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Inferno di Dante Alighieri: gironi e struttura
(https://www.studenti.it/inferno-dante-alighieri-gironi-struttura.html)
Cosa imparerai
Il testo e i versi del canto III dell'Inferno
Individuarne le figure retoriche
Fare la parafrasi e il commento
INDICE
Infobox i
Autore Dante Alighieri (https://www.studenti.it/inferno-dante-alighieri-gironi-struttura.html)
Cosa Canto III dell'Inferno di Dante Alighieri
4 Analisi del Canto III dell’Inferno: elementi tematici e narrativi
Quando 1300
Movimento Umanesimo
Lingua Fiorentino
Frase celebre "...Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogni
speranza, voi ch'intrate"
, vero protagonista del terzo Canto, dalla duplice funzione didattica e profetica
(vedi paragrafo 2.1).
Il Canto III dell’Inferno è, inoltre, il più fitto di echi virgiliani di tutta la Commedia.
Dante, però, ne accentua i tratti demoniaci, lo rende più aggressivo nel suo
rivolgersi alle anime, donandogli una connotazione molto meno neutrale.
La demonizzazione di Caronte è in linea con le interpretazioni che i
Padri della Chiesa davano delle figure del mito classico: egli diventa così
una figura diabolica, un essere furioso il cui carattere principale è l’odio che Nell'opera di Dante, Virgilio sarà al
nutre verso sé stesso e verso le anime. suo fianco lungo tutti i canti
dell'Inferno e del Purgatorio. —
Fonte: Ansa
C’è di più: nel Canto III dell’Inferno Caronte assume anche
un’importantissima funzione didattica e profetica: egli, infatti, da
una parte è utile in chiave narrativa, in quanto ribadisce alle anime – e al lettore – ciò in cui si imbatteranno
una volta arrivati nel regno infernale («ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo», leggiamo al verso 87);
dall’altra egli profetizza a Dante il suo futuro approdo al Purgatorio e, di conseguenza, la salvezza della sua
anima (ai versi 91-93 leggiamo infatti: «Per altra via, per altri porti / verrai a piaggia, non qui, per passare: /più
lieve legno convien che ti porti»).
Curiosità
Pochissimi, nella tradizione letteraria, i personaggi che, da vivi, sono riusciti ad essere trasportati
dall’altra parte dell’Acheronte. Sono, nello specifico: la dea Persefone, Enea, Teseo, Piritoo e
Ercole, Odisseo, il vate Orfeo, la sibilla cumana Deifobe, Psyche e, per l’appunto, Dante Alighieri.
Versi 22-69. Varcata la soglia, Dante è travolto da un terribile mescolarsi di pianti, voci, lamenti, urla;
Virgilio gli spiega che ad emettere quei suoni sono gli ignavi, le anime di coloro che in vita hanno peccato di
viltà, non schierandosi mai né dalla parte del bene né da quella del male. La loro punizione è quella di correre
continuamente dietro a un’insegna senza significato ed essere punzecchiati senza sosta da vespe e mosconi: il
sangue che esce dai loro volti viene raccolto da orripilanti vermi. Tra queste anime, Dante scorge quella di
4 Analisi del Canto III dell’Inferno: elementi tematici e narrativi
«colui che fece per viltade il gran rifiuto».
Versi 70-120. Dante scorge poi altre anime, ammassate sulla riva di un fiume: si tratta delle anime dannate
che, disposte lungo l’Acheronte, aspettano di essere portate verso l’altra sponda, laddove comincia l’Inferno. A
traghettarle c’è Caronte, il nocchiero che appare a Dante in tutta la sua vecchiaia e che intima il poeta di andar
via, rivolgendogli parole ingiuriose. È Virgilio a zittire il demone, ricordandogli che il viaggio di Dante è
voluto da Dio; tanto basta a calmare Caronte.
Le anime, accalcate lungo la sponda, si gettano dalla riva alla barca e, quando il nocchiero ancora non è
arrivato alla meta opposta, sulla riva si è formata una nuova schiera.
Versi 121-136. Virgilio spiega a Dante che non deve prendersela per le parole di Caronte, anzi: nessuna
anima in Grazia di Dio può essere traghettata all’altra riva, e quindi la rabbia del nocchiero significa che
l’anima del poeta è salva. Improvvisamente, il suolo infernale è scosso da uno spaventoso terremoto
accompagnato da un lampo rossastro: Dante perde i sensi e sviene a terra.
Dante recupera l’idea della porta di ingresso agli inferi da una lunga
La struttura dell'Inferno secondo
tradizione classica e religiosa. Due, nello specifico, sono i precedenti
Dante — Fonte: Ansa
più palesi:
Il profeta
4 Analisi Isaia
del Canto (Isaia, 38,elementi
III dell’Inferno: 10): «Atematici
metà della mia vita me ne vado alle porte degli
e narrativi
inferi»;
L’evangelista Matteo (Matteo, 7, 13): «Entrate per la porta stretta, perché larga è
la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che
entrano per essa»;
Virgilio (Eneide, VI, 126-129): «[...] facilis descensus Auerno: / noctes atque dies
patet atri ianua Ditis; / sed revocare gradum superasque evadere ad auras, / hoc
opus, hic labor est [...]».
Da una parte l’uso – attestato nell’antichità – di porre iscrizioni sui manufatti che
indicassero l’artigiano artefice degli stessi;
Dall’altra, le epigrafi poste alle porte di alcune città medievali
(https://www.studenti.it/medioevo-significato-cronologia.html)
Sottraendosi al suo compito primario, l’essere umano che si macchia della colpa di Ignavia non
merita alcuna considerazione: per questo motivo, Dante auctor non si sofferma – all’interno del terzo
Canto dell’Inferno – su alcuna anima, accennando solamente a «colui / che fece per viltade il gran rifiuto»
(vedi paragrafo Il gran rifiuto).
C’è però da precisare che la loro non è una colpa teologicamente riconosciuta: non avendo preso alcuna
decisione, essi hanno vissuto senza meriti ma anche senza demeriti, e di fatto non hanno in questo modo
commesso peccato. Quella all’Ignavia diventa, perciò, una condanna morale, terrena, probabilmente dettata
dall’esperienza personale del poeta.
Per questo motivo, per non opporsi alla dottrina cristiana, Dante colloca le anime degli ignavi non
propriamente all’Inferno, ma in una zona che lo precede, l’Antinferno, che si prefigura in questo modo
come luogo del giudizio dell’uomo.
4 Analisi del Canto III dell’Inferno: elementi tematici e narrativi
Si tratta solo della prima di una lunga serie di condanne che verranno
inflitte alle anime dell’Inferno – e, come vedremo, anche a quelle del
Purgatorio, sebbene in forme più lievi. La descrizione della pena risulta
sempre molto realistica, ricca di particolari duri, crudi e spesso ripugnanti.
Le condanne scelte da Dante auctor per le anime peccatrici
Per scegliere le pene da assegnare
dell’Oltretomba seguono tutte una regola ben precisa, che il poeta
ai Dannati, Dante si rifà alla Bibbia
riprende dalla Bibbia e dalla giurisprudenza medievale e alla "legge del contrappasso" —
(https://www.studenti.it/topic/il-medioevo.html) : si tratta della cosiddetta legge del Fonte: Istock
contrappasso, secondo la quale le pene vengono distribuite in rapporto ai
peccati commessi in vita.
Undici giorni dopo venne eletto al soglio pontificio Bonifacio VIII (https://www.studenti.it/topic/bonifacio-viii.html) che
imprigionò Celestino V in una fortezza a Fumone in Ciociaria, dove «colui che fece per viltade il gran rifiuto»
morì nel 1296.
Papa Celestino V sarebbe quindi colpevole di aver rinunciato alla carica papale e, quindi, di non
aver mostrato responsabilità nei confronti del compito di cui era stato investito. Questo è tanto più vero se si
pensa che l’abdicazione del pontefice ha spianato la strada all’elezione di Bonifacio VIII responsabile,
secondo il poeta, della corruzione della Chiesa e del proprio esilio.
Parafrasi
«Attraverso me si va nella città so erente, attraverso me si va nel luogo del dolore eterno,
attraverso me si va tra i dannati.
Fu la giustizia a spingere il mio sommo Creatore [Dio]: mi crearono la divina potenza [Dio
Padre], la somma sapienza [Dio Figlio] e il primo amore [Dio Spirito Santo].
Prima di del
4 Analisi meCanto
non fu
IIIcreato nullaelementi
dell’Inferno: se non letematici
sostanze eterne, e io rimarrò in eterno.
e narrativi
Abbandonate ogni speranza, o voi che entrate».
Queste parole, con caratteri scuri, le vidi scritte sulla sommità di una porta; perciò
[dissi]: «Maestro, il loro significato mi turba».
Ed egli mi rispose, da persona saggia qual era: «Qui è necessario abbandonare ogni paura;
ogni forma di viltà dev’essere lasciata.
Noi siamo giunti in quel luogo dove t’ho detto
che vedrai anime so erenti che hanno perduto il dono della ragione [Dio]».
E dopo che ebbe posto la sua mano sulla mia
con un volto sereno, così che io mi confortai,
mi fece entrare in quel luogo misterioso.
Qui sospiri, pianti e forti lamenti risuonavano per l’aria priva di stelle, per cui io, che li
sentivo per la prima volta, piansi.
Lingue diverse, pronunce orribili, parole piene di dolore, esclamazioni d’ira, voci acute e
deboli, e insieme ad esse un battere di mani
producevano un tumulto, che si aggira continuamente in quel mondo eternamente buio,
come la sabbia quando so ia un turbine [di vento].
E io che avevo la mente avvolta nel dubbio, dissi: «Maestro, cos’è ciò che sento? E che gente
è questa che sembra così sopra atta dal dolore?».
Ed egli a me: «Hanno questo miserevole atteggiamento le anime infelici di coloro che
vissero senza [meritare] infamia né lode.
Esse sono mescolate a quella malvagia schiera degli angeli che non furono né ribelli né
fedeli a Dio, ma rimasero neutrali.
Li cacciano i cieli per non rischiare di perdere la loro purezza, e neanche il profondo Inferno
li accoglie, perché i dannati potrebbero farsi vanto della loro presenza».
E io: «Maestro, cosa c’è di tanto doloroso che li fa lamentare così fortemente?». Rispose: Te
lo spiegherò molto brevemente.
Questi non hanno alcuna speranza di morire, e la loro vita senza scopo è tanto spregevole
che sono invidiosi di ogni altro destino.
Il mondo [dei vivi] non lascia che vi sia alcuna testimonianza di loro; la misericordia e la
giustizia divina li disprezzano: non occupiamoci di loro, ma osservali e passa oltre».
E io, guardando attentamente, vidi una bandiera che, girando, correva così velocemente che
mi pareva incapace di fermarsi;
e4 dietro di essa veniva una fila di dannati così lunga, che io non avrei creduto che la morte
Analisi del Canto III dell’Inferno: elementi tematici e narrativi
ne avesse annientati tanti.
Dopo che io vi ebbi riconosciuto qualcuno,
vidi e riconobbi l’anima di colui che
per viltà fece il gran rifiuto.
Subito compresi e fui sicuro che questa era la schiera dei vili, sgraditi a Dio e ai suoi nemici [i
diavoli].
Questi sciagurati, che non vissero mai veramente, erano nudi e punzecchiati continuamente
dai mosconi e dalle vespe che si trovavano lì.
Questi [insetti] gli rigavano di sangue il volto, che, mescolandosi con le lacrime, veniva
raccolto ai loro piedi da ripugnanti vermi.
E quando mi misi a guardare altrove, vidi anime sulla riva di un gran fiume; per cui dissi:
«Maestro, ora concedimi
di sapere chi sono, e quale principio le fa apparire così desiderose di oltrepassare [il fiume],
come io intravedo attraverso la debole luce».
Ed egli a me: «Le cose ti saranno chiare quando noi fermeremo i nostri passi sulla triste riva
dell’Acheronte».
Allora, con gli occhi bassi e vergognosi, temendo che le mie parole gli risultassero fastidiose,
fino al fiume mi astenni dal parlare.
Ed ecco giungere verso di noi su una nave un vecchio, con capelli e barba bianchi per la
vecchiaia, che gridava: «Guai a voi, anime malvagie!
Non sperate mai più di veder il cielo: io vengo per condurvi all’altra riva, nel buio eterno, tra
fuoco e ghiaccio.
E tu che sei lì, anima viva, allontanati da questi che sono già morti».
Ma, poiché vide che non me ne andavo,
disse: «Per un’altra via, per altri porti giungerai alla riva [dell’Aldilà]; non da qui: conviene
che ti traghetti una barca più leggera».
E la mia guida a lui: «Caronte, non preoccuparti: così si vuole là [in Paradiso] dove si può
[ottenere] ciò che si vuole; non chiedere altro».
Da quel momento si calmarono le guance barbute del nocchiero della plumbea palude, che
attorno agli occhi aveva cerchi infuocati.
Ma quelle anime, che erano impaurite e nude, cambiarono colore [impallidendo] e
batterono i denti, non appena compresero le parole crudeli.
Bestemmiavano Dio e i loro genitori, il genere umano e il luogo e il tempo e l’origine del loro
4 Analisi del Canto III dell’Inferno: elementi tematici e narrativi
concepimento e della loro nascita.
Poi si raccolsero tutte quante insieme, piangendo fortemente, lungo la riva malvagia che
attende ogni uomo che non ha timore di Dio.
Il demonio Caronte, con gli occhi come brace, facendo cenni verso di loro, le raccoglie tutte
[nella barca]; colpisce con il remo chiunque si adagia.
Come in autunno cadono le foglie, una dopo l’altra, fin quando il ramo vede per terra tutte
le sue spoglie,
similmente i malvagi discendenti di Adamo si gettano da quella riva [sulla barca] una ad
una, ai cenni [di Caronte] come un uccello quando sente il suo richiamo.
Così se ne vanno sul fiume cupo, e prima che siano discese sull’altra riva, già di qua una
nuova schiera si raduna.
«Figliolo mio», disse il cortese maestro, «coloro che muoiono in disgrazia di Dio, tutti
convergono qui da ogni parte del mondo;
e sono desiderosi di attraversare il fiume perché la giustizia divina li sprona, così che il
timore si trasforma in desiderio.
Da qui non transita mai alcuna anima buona; e perciò, se Caronte si lamenta della tua
presenza, puoi ben comprendere ormai cosa significhino le sue parole».
Detto questo, la terra buia tremò così forte, che il ricordo dello spavento mi bagna ancora di
sudore.
Quella terra bagnata di lacrime sprigionò un vento, che fece lampeggiare una luce rossa
vermiglia, che vinse tutti i miei sensi;
e svenni come l’uomo improvvisamente preso dal sonno.
Concetti chiave
Tempo 1
Siamo nel 1300, probabilmente nella sera dell’8 aprile (venerdì santo); secondo altre interpretazioni
potrebbe trattarsi della sera di venerdì 25 marzo.
Luogo 2
L’Antinferno. Si tratta di un luogo eternamente buio dove si odono «sospiri, pianti e alti guai». A
delimitare l’Antinferno vi è il fiume Acheronte, dalle acque scure e melmose; alla sponda opposta si
trova l’Inferno.
Personaggi 3
Dante
Virgilio
Le anime degli ignavi, tra le quali Dante riconosce «colui / che fece per viltade il
gran rifiuto»: si tratta, secondo l’ipotesi più accreditata, di Papa Celestino V.
Caronte, il nocchiero che traghetta le anime dannate oltre il fiume dell’Acheronte,
per accompagnarle all’Inferno vero e proprio. Si tratta di un demonio.
Le anime dannate che attendono di essere trasportate dalla riva dell’Antinferno a
quella dell’Inferno.
Colpa 4
La colpa qui punita è l’ignavia (o pusillanimità). Gli ignavi solo coloro che non hanno saputo prendere
posizione in vita, né verso il bene né verso il male, agendo in maniera vile.
4 Analisi del Canto III dell’Inferno: elementi tematici e narrativi
Pena 5
Due pene spettano agli ignavi:
Dal momento che in vita non hanno seguito alcun ideale, ora sono costretti a
correre incessantemente nudi dietro a un’insegna priva di significato, punti senza
sosta da vespe e mosconi (contrappasso per antitesi).
Così come la loro esistenza è stata ripugnante, a raccogliere il loro sangue e le loro
lacrime ci sono dei vermi ripugnanti (contrappasso per analogia).