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ANALISI E PARAFRASI DEL CARME DEI SEPOLCRI

ANALISI E PARAFRASI DEL CARME DEI SEPOLCRI


Il Carme dei Sepolcri verr indirizzato ad Ippolito Pindemonte, un autore contemporaneo a Foscolo e che egli conobbe in un salotto Veneziano (quello della Signora Teotochi
Albrizzi) e con il quale aveva discusso di un argomento di grande attualit per il tempo, ovvero un editto Napoleonico del 1804, l"EDITTO DI SAINT CLOUD" che stabiliva il
divieto di seppellire i defunti all'interno delle mura cittadine per ragioni igieniche; l'editto inoltre stabiliva che le lapidi dovessero essere tutto uguali in virt della legge di
uguaglianza sancita dalla Rivoluzione francese.
Questo editto suscit notevoli polemiche in Italia, soprattutto da parte dei cattolici, in quanto la sepoltura nelle chiese aveva per loro un significato di grande prestigio
spirituale.
Ippolito Pindemonte, che era cattolico, abbracci questa causa di dissenso nei confronti dell'Editto. Inoltre l'uguaglianza delle lapidi era stata interpretata come se in
realt i morti dovessero essere sepolti in fosse comuni. Da qui l'ostilit dei cattolici che vedevano sminuito in tal modo il culto dei morti.
Foscolo, da buon materialista e ateo, dopo un primo momento in cui si dimostra disinteressato alla questione, contesta l'editto da un altro punto di vista: per lui la tomba
importante perch costituisce l'elemento di corrispondenza di "amorosi sensi" che permette al vivo e al morto di dialogare e inoltre perch le tombe dei grandi offrono esempio ai
vivi per spingerli a compiere gesta e opere grandiose. Dal verso 1 al verso 30, in unarticolata domanda retorica, il poeta afferma che la tomba in s non importante in quanto con
la morte dell'uomo non resta pi niente di lui.
Successivamente, dal verso 30 in poi, afferma il contrario sviluppando la tematica degli "amorosi sensi". La contestazione della legge viene fatta con l'esempio del
Parini, dicendo "e senza tomba giace il tuo o Talia" (Talia la Musa della poesia satirica) affermando che il Parini stato sepolto in fossa comune e non poteva essere cos
venerato. In realt questa affermazione una interpretazione del Foscolo.
Poi il discorso di Foscolo assume connotazioni sempre pi vaste fino a diventare un grande affresco sulla vita, la morte, il bene e il male, la storia, larte, lunica
immortalit possibile per un ateo, che quella di lasciare un segno per le generazioni future. E ancora la gloria, il tempo, la bellezza, la patria, ovvero tutte quelle ILLUSIONI che
costituiscono per Foscolo una sorta di religiosit laica e che aiutano gli uomini a sopportare la vita e lidea di non esistere pi dopo la morte.
Il sepolcro per Foscolo appunto una testimonianza valida per chi ha compiuto gesta degne di essere ricordate e di essere imitate, ovvero capaci di fungere da monito
per gli uomini del futuro; ma pi ancora del sepolcro, cio della tomba, della lapide, del monumento tombale di stampo neoclassico, la poesia che pu vincere i colpi del tempo, la
distruzione, loblio. La poesia di Omero presa ancora ad esempio, come simbolo universale e assoluto della memoria storica e del cammino delluomo.
Seguiamo ora, punto per punto, le fasi progressive dellopera analizzandone i temi e cercando di ricomporre quei contenuti che ai primi lettori e critici del tempo di
Foscolo sembrarono cos malamente accostati, confusi, frastagliati e poco omogenei, tanto da rendere il carme paragonabile ad un fumoso enigma, sostanzialmente oscuro,
criptico ed incomprensibile. Scopriremo invece che, pur se in una costruzione che procede per analogie sotterranee, lidea di fondo della poesia emerge chiaramente, se la si fa
seguire ad unanalisi circostanziata ed attenta di tutti i riferimenti con cui lautore ha costellato gli endecasillabi sciolti della lunga e significativa composizione. Dopo vedremo la
parafrasi completa dei 295 versi del carme.
Questa che segue una rilettura del senso dellopera attraverso il percorso collegato dai vari argomenti che Foscolo tratta via via nei versi.

ANALISI DEI SEPOLCRI SEQUENZA PER SEQUENZA

vv. 1-22. Il sonno della morte non meno profondo per il fatto che il sepolcro si trovi in luogo ombreggiato da cipressi, o abbia il conforto del pianto dei vivi affezionati
allestinto. La distinzione di una lapide non compensa chi muore di ci che, morendo, ha perduto; il vario spettacolo della vita, le speranze, le gioie dellamicizia o lispirazione
della poesia. Di fatto con la morte viene meno ogni speranza e tutte le cose sono soggette alle forze della distruzione: lOblio le avvolge nelloscurit, la Natura le sottopone a
continuo avvicendamento, il Tempo trasforma gli uomini e le loro tombe, e quanto resta delle mutazioni fisiche.
v. 22-50. Tuttavia perch negarsi lillusione di poter quasi, nella morte, sopravvivere? Questa illusione che trascende i limiti umani, pu essere operante se alimentata e
coltivata attraverso il legame degli affetti nella mente delle persone care. Essa rende possibile un colloquio, una corrispondenza damorosi sensi fra lestinto e i superstiti, ma
legata ad altre condizioni: che il sepolcro sia protetto nel suolo della patria e che la lapide conservi la distinzione del nome, fra segni visibili della sollecitudine dei vivi. Ma
fondamentale condizione lasciare eredit di affetti. Infatti chi malvagio non pu associare alcuna illusione alla propria sepoltura. E per quanto si immagini la possibile sorte
dellanima nelloltretomba, di fatto il suo sepolcro destinato a luoghi squallidi, maltenuti, lontano dalla minima espressione di piet.
vv. 50-90. Questa necessaria distinzione dei valori individuali appartiene alla sensibilit comune. E tuttavia una nuova legge (cio lEditto Napoleonico di Saint Cloud)
sembra ora misconoscerla prescrivendo lallontanamento delle tombe dalla piet dei superstiti, e negando il nome ai morti. Prova di questa insensibilit il fatto che il corpo del
Parini rimasto insepolto e giace chiss dove, probabilmente in una fossa comune. La Musa Talia (ispiratrice della poesia satirica), sua compagna dei riposi nel boschetto dei tigli
del Parco di Milano, ricerca invano tra le tombe comuni la salma del suo poeta prediletto, in ricordo del quale la citt di Milano (pur infangata dalla corruzione e dalla barbara
usanza di evirare i cantanti per mantenere la loro voce bianca e non avere cos lo scandalo di veder salire donne sul palcoscenico), non ha dedicato nemmeno una parola. Forse le
ossa del Parini giacciono, confuse nella promiscuit della fossa comune, accanto a quelle di qualche malvivente giustiziato per delitti comuni (lugubre scenario notturno del
cimitero abbandonato).
vv. 90-150. Passando dagli argomenti dettati dalla sensibilit alle prove offerte dalla storia, Foscolo valuta la civilt dei popoli in relazione al modo di onorare la
sepoltura. Il costume di seppellire i morti risale al PATTO SOCIALE, che col nascere della piet umana ispir le fondamentali istituzioni civili. Le tombe divennero un riferimento
della vita privata e pubblica: di affetti familiari, di legami religiosi e di memorie storiche. Non sempre vi fu lusanza di seppellire i morti nei pavimento delle chiese, o di ricordare
la morte con macabre immagini (spavento notturno della madre provocato dal lugubre richiamo del defunto); ma presso gli antichi greci i riti funebri evocarono simbolicamente il
senso della perennit della memoria, della continuit della luce e della vita fin nel sepolcro. La stessa illusione pietosa e civile nei tempi moderni, si ritrova nei cimiteri-giardini
degli inglesi, luogo di riferimento dellaffetto privato ma anche del sentimento patriottico. Qui le ragazze inglesi pregarono i geni (divinit o spiriti aiutanti) della patria per il ritorno
di Nelson. Poich il costume sepolcrale lespressione dei valori civili e morali di un popolo, laddove questi valori mancano, le celebrazioni funerarie sono soltanto vuota retorica o
iconografia lugubre. Cos la morta societ del Regno dItalia, degradata nelladulazione dei tiranni, pu vantarsi solo dei propri stemmi e di un lontano passato glorioso. Per
opposizione e distinzione rispetto a questa societ, lio di Foscolo rivendica a s e ad altri pochi il diritto di trasmettere, attraverso il sepolcro, un messaggio ispiratore di forti
passioni e un esempio di poesia libera.
vv. 150-212. Questo messaggio sar efficace perch dalle tombe dei grandi proviene un impulso a compiere grandi azioni. Il luogo che le accoglie diviene prediletto e
sacro. Foscolo ricorda la propria esperienza, la visita alle tombe di Machiavelli, di Michelangelo, di Galileo nel tempio di SANTA CROCE, cimitero dei grandi artisti di Firenze,
terra privilegiata per la bellezza naturale, per aver dato i natali e la lingua a Dante e al Petrarca, ma soprattutto perch custodisce con le tombe dei grandi le memorie dItalia. Da
questi sepolcri, fra i quali anche quello dellAlfieri, emana lispiratrice presenza del Nume della Patria (scena della fantasmatica battaglia di Maratona, esempio della potenza del
nume di patria in ogni tempo).
vv. 212-295. Foscolo afferma che dal sepolcro la poesia attinge ispirazione per un canto che si diffonda nel tempo oltre la distruzione delle testimonianze visibili e oltre
la distruzione del sepolcro stesso. Per la forza della poesia giunge fino ai nostri tempi la risonanza di antiche storia tramandate dai sepolcri, monumenti che sono testimonianza e
documento. E ricordata la contesa delle armi di Achille fra Ulisse e Ajace, conclusa per volere divino con il trasferimento delle spoglie sul sepolcro dello sconfitto Ajace. Foscolo
rivendica a s il compito di evocare gli eroi della patria, contando sul potere della poesia che, oltre le distruzioni prodotte dal tempo, mantiene viva la risonanza del pensiero umano.
E infatti, per virt della poesia, ancora oggi, nella desolazione della Troade, si visita il luogo in cui ebbe sepoltura la ninfa Elettra, sposa di Giove e capostipite dei Troiani. Il luogo
eterno perch la ninfa morente invoc da Giove leternit della fama ed ottenne che il sepolcro rimanesse inviolabile. Qui ebbero sepoltura i grandi Troiani e qui vennero le donne
Troiane per scongiurare la sventura imminente. Spinta da amorosa sollecitudine per le memorie patrie, Cassandra vi conduceva i giovani e li esortava a tornare un giorno, dopo le
umiliazioni dellesilio e della schiavit, per ritrovare il luogo sacro ai Numi della Patria. Inoltre supplicava le piante perch proteggessero le tombe dei padri fino allavvento del
poeta cieco (Omero). Il canto del vate, interprete e consolatore delle antiche sventure, avrebbe tramandato in tutto il mondo le gesta degli eroi, suscitando in ogni et la devozione e
il compianto per il destino di Ettore, caduto per la patria.

PARAFRASI
vv. 1-3. Il sonno della morte forse meno duro se avviene allombra dei cipressi
(albero simbolico di tutto il carme e della sua atmosfera)
e dentro le tombe su cui si concentra il conforto del pianto di chi vive?
vv. 4-15. Nel momento in cui il sole, per me, non feconder pi la terra resa bella dalla vita delle piante e degli animali, e quando il tempo futuro non si riveler pi
davanti a me pieno di ingannevoli promesse, n pi ascolter, dolce amico
(Pindemonte, dedicatario e destinatario dellopera)
la tua poesia e la mesta dolcezza che la caratterizza, n pi nel cuore mi arriver lispirazione della poesia
(Muse vergini, custodi della poesia - una metafora classicheggiante come molte altre nel carme)
e la spinta dellamore, unica consolazione alla mia vita di esule perpetuo, di quale conforto potr essermi, di fronte alla perdita della vita, una pietra sepolcrale che distingua le
mie ossa dalle infinite altre che la morte semina in terra e in mare?
vv. 16-22. E proprio vero, Pindemonte!
(In relazione ala discussione precedentemente affrontata in cui Foscolo difendeva la tesi dellinutilit delle tombe per i morti; ora segue una rettifica, come una sorte di
ripensamento che Foscolo ha, senza per questo smentire le sue originarie convinzioni di ateo materialista e di scettico in materia di vita oltre la morte)
Anche la speranza, ultima a morire, per chi non crede nella vita ultraterrena, abbandona i sepolcri; e la dimenticanza copre ogni cosa nel silenzio della sua notte; e la forza attiva
della natura che trasforma tutto, quindi anche i defunti, col suo movimento perenne trasforma tutte le cose che perdono vita sottoponendole ad un faticoso lavoro di metamorfosi; e
il tempo tramuta gli ultimi aspetti delluomo e gli avanzi lasciati nella terra, cio luomo, i suoi monumenti funerari, le ultime immagini da lui lasciate e le reliquie
(reliquie come resti intesi in senso carico di spiritualit, significativa per un Foscolo comunque ateo)
delle distruzioni che investono il cielo e la terra.
vv. 23-25. Ma perch luomo, prima che lo faccia il tempo, cio prima del momento deciso dal destino, dovrebbe togliersi lillusione che gli fa credere di poter essere
trattenuto, una volta morto, al di qua della soglia del regno dei morti?
(il limitar di Dite, inteso come annullamento finale. La domanda introduce le alternative laiche del Foscolo alla prospettiva religiosa del Pindemonte, a cui Foscolo riconosce
limportanza del bisogno che luomo ha di credere)
vv. 26-29. Non vive forse egli anche sottoterra, quando larmonia della vita quotidiana sar per lui il silenzio del nulla eterno, se riesce ad alimentare lillusione della
sopravvivenza, mediante il culto pietoso della tomba, nella mente dei suoi cari rimasti in vita?
vv. 30-40. E divina questa corrispondenza di sentimenti affettuosi tra i vivi e i morti
(il termine celeste fa da mediatore tra una concezione materialistica ed una spiritualistica; un modo per rendere il senso religioso in termini di sacralit laica; Foscolo il
materialista che, essendo sensibile e poeta, pur avendo convinzioni diverse da Pindemonte in fatto di religione, va in soccorso con i mezzi che ha delle posizioni di chi ha la fede)
negli umani vi una dote divina, e spesso, grazie a questa corrispondenza di sentimenti affettuosi, si vive con il caro defunto e il caro defunto vive con noi, se la sacra e pietosa
terra che lo raccolse bambino e che lo ha nutrito
(tema caro a Foscolo, quello gi incontrato della sepoltura nel suolo patrio)
porgendo il proprio ventre materno
(Zacinto, patria e madre, fecondit della terra in cui si viene al mondo)
come ricovero estremo, renda sacre, inviolabili le reliquie del morto dagli insulti delle intemperie, e dal calpestio profanatore della gente e conservi una pietra con il nome in
memoria di chi morto e lalbero amico, profumato, di fiori consoli con ombre create dai rami in movimento.
(ritorna lalbero simbolico della continuazione della vita dopo la morte, espresso al femminile alla maniera latina - come tutti i nomi di piante - per innalzare maggiormente il tono
del carme. Il cipresso, come il tiglio, sono alberi che spandono buon profumo e questa annotazione che ritorna spesso in Foscolo, in una specie di sublimazione in altra forma di vita
di ci che la natura decompone)
vv. 41-50. Solo chi non lascia uneredit di buoni sentimenti, il malvagio, non prova alcuna consolazione al pensiero della tomba; e anche se crede in qualche cosa
dopo la morte, pu immaginare il suo spirito vagare tra i pianti dellInferno
(templi acherontei deriva da ACHERUSIA TEMPLA, espressione del poeta latino Lucrezio: inferno pagano solcato dal fiume Acheronte)
o cercare ricovero nella generosit del perdono di Dio; ma il suo corpo lo abbandona alle ortiche di un campo deserto dove nessuna donna innamorata vada a pregare e nessun
viandante solitario ascolti il respiro, la voce che la natura manda ai vivi dal sepolcro.
(Il poeta Gray, nellElegia tradotta dal Cesarotti, aveva detto: Anche dalla tomba grida la voce della natura. Lo stesso Foscolo aveva gi utilizzato questa espressione nel
frontespizio dellOrtis: Naturae clamat ab ipso vox tumulo= La natura geme anche dalla tomba)
vv. 51-61. Tuttavia una legge nuova
(nuova nel senso di innovativa ma anche di strana, originale)
impone oggi che i sepolcri siano posti lontano dagli sguardi pietosi dei viventi
(cio lontano dai centri abitati, al di fuori del tracciato delle mura)
e mira ad eliminare il nome ai morti per renderli tutti uguali.
(nome quindi non solo quello scritto sulla lapide ma anche la fama)
e senza tomba giace il tuo principale interprete, o Talia
( la Musa della poesia comica e umoristica; il sacerdote Giuseppe Parini la cui salma, seppellita in un primo momento nel cimitero della Moiazza, presso Brera, a Milano, in
seguito alla distruzione del camposanto and perduta. Foscolo insiste sulla suggestione che vorrebbe le ossa del Parini deposte in una campagna deserta e desolata, in una fossa
comune, confuse a quella di qualche malvivente)
e facendo per te poesia nella sua povera casa, fece crescere un lauro
(lauro, cio allora, simbolo della poesia, in quanto pianta sacra ad Apollo)
con grande passione, e vi appese le corone della sua poesia;
(attribuzione sacrale di alti valori alla poesia, illusione principe e sostituzione della religione per Foscolo)
e tu gli concedevi i favori della tua ispirazione ridente, i versi in cui il Parini satireggiava il giovane aristocratico lombardo del Giorno, ricco e ozioso come il famoso re assiro
Sardanapalo (Assurbanipal), al quale gradito soltanto il muggito delle mandrie di buoi che dalle stalle di sua propriet (antri) vicino allAdda e al Ticino, gli forniscono le
rendite con le quali mantiene la sua vita oziosa e gaudente.
vv. 62-69. Dove sei, bella Musa della poesia satirica? Non sento il profumo dellambrosia, segno della tua presenza divina, fra le piante del Parco di Milano
(dove il giovane Foscolo aveva incontrato lormai vecchio poeta del Giorno , incontro descritto in alcuni importanti passi dellOrtis)
e dove siedo e sospiro pensando alla mia casa
(queste piante sono dimesse perch non coprono con la loro ombra la tomba del poeta; non c il profumo dambrosia che segnali la presenza di un poeta sepolto. Si noti come tutti i
passaggi del discorso dipendano dalla catena morte-sepolcro-albero-profumo.poesia)
e tu, dea dellispirazione, venivi e sorridevi a lui sotto quel tiglio che ora, tristemente, con le sue fronde, freme perch non copre come vorrebbe la tomba del vecchio poeta a cui,
mentre era in vita, donava tranquillit e ombra.
vv. 70-90. Forse tu, vagando sperduta, cerchi fra tombe indegne di vedere dove riposi la sacra testa del tuo Parini; a lui la citt di Milano, che pure attira cantanti
evirati
(Cera ancora la moda dei soprani non femmine)
ed perci corrotta, lasciva, non ha dato una tomba al suo maggior poeta, non una lapide e neppure unepigrafe; e forse le ossa del Parini sono bagnate dallindegno sangue del
ladro che lasci sul patibolo, insieme alla testa tagliata, i propri delitti.
(E la comunanza dei buoni e dei malvagi che il poeta tanto depreca. Le tinte pesanti di gusto macabro sono caratteristica tutta preromantica)
Tu, Musa, senti forse raspare tra le macerie e gli sterpi
(bronchi=sterpi, espressione dantesca, per cui si veda il canto XIII dedicato a Pier della Vigna, nella selva dei suicidi)
una cagna abbandonata, e quindi derelitta perch affamata e ululante che va sperduta e inquieta sulle tombe: e vedi uscire da un teschio, attraverso i buchi del quale fuggita la
luce della luna, lupupa
( solo per il suono cupo della u, abbinata ad ululando, che lupupa ilare uccello ingiustamente calunniato dai poeti - Montale - cio il bel galletto di marzo, diventa un
lugubre uccello notturno che fa il nido addirittura nei teschi sperduti in una campagna desolata; si tratta di una correlazione fonosimbolica con fUggia, lUna, Uscir, Ululando)
e svolazzare sopra le croci sparse per la campagna dove sono seppelliti tanti morti e gridare minacciosa e indegna come se accusasse con il suo verso sinistro, simile ad un
singhiozzo, e stridulo, i raggi di luce di cui sono generose donatrici le stelle alle tombe dimenticate ed immerse altrimenti nelloscurit pi fitta.
(lupupa amica solo del buio e delle tenebre - sempre secondo linterpretazione errata di Foscolo - e quindi vuole che nessuna luce, per quanto debole come quella delle stelle,
illumini loscurit assoluta)
Invano, o Musa Talia, invochi dalla notte tenebrosa un po di rugiada che faccia crescere qualche fiore sul luogo della sepoltura, ma non nascono fiori sugli estinti, se non sono
fatti crescere dalle lodi e dal pianto delle persone care.
vv. 91-96. Da quando matrimonio, giustizia e religione permisero agli uomini
(l'uomo-bestione, il termine e' di G.B. Vico)
primitivi di aver cura per se stessi e per gli altri, i vivi sottraevano all'aria pestilente e alle bestie i miseri avanzi che la Natura assegna ad altra vita con trasformazioni continue.
(In pratica la civilt iniziata con il rito della sepoltura; dal tono della discussione personale, che fin qui il carme ha avuto, inizia ora una serie di considerazioni universali sulla
storia di tutti gli uomini)
vv. 97-103. Le tombe divennero simbolo di gloria familiare e altari per i posteri; e le risposte degli Dei familiari (LARI) provenivano da l, e il giuramento sulla
tomba degli antenati fu rispettato: questi culti che hanno trasmesso (ATTRAVERSO I SECOLI) l'amor patrio e l'amore dei parenti per un lungo periodo di anni con diverse
cerimonie.
vv. 104- 113. Non sempre le lapidi delle tombe fecero da pavimento alle chiese; n la puzza dei morti, mescolata alle spire degli incensi infest coloro che pregavano (i
supplicanti); n le citt furono sempre afflitte dalle immagini degli scheletri sugli affreschi, per cui le madri saltano su impaurite durante il sonno e protendono le braccia scoperte
sulla testina amata del loro caro neonato affinch non lo svegli il lamento continuo del morto
(s'intende apparso in sogno alla donna per troppa suggestione dovuta allo stile e alle usanze dei tempi)
che chiede preghiere a pagamento ai parenti da dentro la sepoltura della chiesa.
(Si tratta della tradizione cristiana di seppellire i morti sotto i pavimenti delle chiese. Il poeta non sopporta della morte i turpi segnali rappresentati dal lezzo - che sono l'opposto
della purezza, della compostezza, della bellezza perfetta, di stampo neoclassico, a cui egli aspira. E non sopporta neanche la vista degli scheletri, che la vera morte orribile, fine di
tutto, consunzione di ogni cosa e
soprattutto delle illusioni; ancora una volta per questo motivo egli oppone la sua idea di sepolcro come di qualcosa da collocare in un luogo aperto in mezzo alla natura, accanto ad
un albero "amico e profumato". C' poi un riferimento all'uso di dipingere gli scheletri a titolo di ammonimento religioso sulle pareti delle chiese e delle case - vedi le "danze
macabre". Nell'accenno, non felice, all'immagine della madre che balza spaventata nel sonno da lugubri immagini, dovute appunto alle consuetudini medioevali, c' una precisa
critica a tutto il rito cristiano che suggestiona i deboli, li spaventa e fa persino un lugubre commercio della morte - il riferimento alle messe di suffragio sono a pagamento e sono
richieste a gran voce, e con grandi lamenti, dal morto stesso. Tutto questo passo debole e anche piuttosto facile, banale, mediocre in ogni riferimento)
vv. 114-118. Ma cipressi e cedri, inondando i venticelli di soavi profumi, stendevano il verde perenne dei rami sulle tombe a eterno ricordo, e pregevoli ampolle
raccoglievano le lacrime offerte in voto.
(Le sepolture pagane, in contrapposizione a quelle cristiane, rappresentano il rovesciamento delle immagini lugubri e del lezzo, della bruttura della morte. I vasi deposti nelle tombe
contengono profumi e addirittura le lacrime dei cari)
vv. 119-123. Gli amici rubavano un raggio di luce al sole (accendendo una lampada) che consentisse di rischiarare il buio della sepoltura, perch gli occhi dell'uomo
morente cercano il Sole; e ogni anima indirizza l'ultimo desiderio alla luce che, insieme con la vita, scappa via.
(La scintilla del sole, cio il lume acceso dagli amici del morto sulla sua tomba, rappresenta la continuazione della vita. Ancora una volta il binomio contrapposto tra VITA
e MORTE rappresentato dall'accostamento di LUCE e BUIO; le scene luttuose e lugubri sono tutte notturne, quelle del sereno colloquio con i morti tutte diurne)
vv. 124-129. Le fontane facevano crescere fiori di amaranto e viole sulle zolle delle tombe, riversando acque purificatrici; e chi si fermava a cospargere latte
(per i pagani c'era l'abitudine di versare latte o vino sulle tombe, sempre per il solito concetto della contrapposizione degli elementi vitali alla morte)
e a comunicare i suoi dolori ai cari morti, sentiva intorno un profumo come zefiro proveniente dal Paradiso (I BEATI ELISI).
(Anche l'immagine delle acque purificatrici un modo per esorcizzare, con un simbolo di vita come l'acqua, gli aspetti ripugnanti della morte; stessa cosa vale per i fiori di
amaranto e per le viole. Il profumo che si espande intorno il simbolo del paradiso, ovvero della vita dopo la morte, non come immortalit ma come continuazione della luce e della
bellezza sotto altre forme)
vv. 130-136. Nobile illusione che rende cari i giardini dei cimiteri periferici alle donne inglesi, dove le conduce l'affetto della madre morta, dove invocarono i Geni
affinch fossero clementi per il ritorno del valoroso eroe (L'ammiraglio Nelson) che priv dell'albero maestro la nave catturata e si costru la bara.
(L'uso inglese delle sepolture fatte in luoghi alberati, fuori dalle citt, che fungono da giardini pubblici, il pi vicino a quello pagano. Il riferimento all'ammiraglio Nelson consente
a Foscolo di ricordare l'episodio del vincitore della battaglia di Aboukir, nel 1798, contro la flotta napoleonica, che fece costruire con il legno dell'albero maestro della nave francese
catturata, la propria bara)
vv. 137-144. Ma se il desiderio di imprese straordinarie si assopisce e la ricchezza e la paura diventano la regola del vivere civile, stele e monumenti di marmo sono
inutile ornamento e malefici simboli di morte (L'orco Pagano).
(E' la desolata condizione dell'Italia, dove l'eroismo e l'amor patrio sono irrimediabilmente spenti; il culto delle tombe, di cui ci sta parlando Foscolo, ha senso solo dove c'
ammirazione per le gesta eroiche)
Gi il popolo dei dotti, dei ricchi e dei nobili, onore e guida del bel regno d'Italia, sepolto gi, mentre vive ancora, nelle regge lussuose e gli stemmi sono l'unica lode.
(Dotti, ricchi e nobili rappresentano i tre collegi elettorali della Repubblica Cispadana prima e poi del Regno Italico sotto Napoleone, ma sono tutti e tre "volgo" e le loro lussuose
case sono gi le loro tombe perch sono tutti dei morti; possiedono come unico segno di gloria le insegne gentilizie delle loro nobili casate. Con quell'"A noi" del verso successivo
Foscolo intende prendere con forza le distanze da questo triplice volgo)
vv. 145-150. A noialtri la morte assegni una dimora serena (ancora la tomba vista come rifugio, riposo), qualora la sventura finalmente dovesse smettere di vendicarsi
e gli amici abbiano non eredit di ricchezze, ma sentimenti calorosi e l'esempio di una poesia libera.
vv. 151-167. O Pindemonte, le tombe dei forti infiammano il forte animo spingendolo a imprese eccelse, e rendono stupenda e santa allo sguardo straniero la terra che
le accoglie. Quando io vidi il monumento dove riposa il corpo di quell'illustre (Machiavelli) che consolidando il potere ai regnanti lo priva della gloria, e indica ai popoli quanto
dolore e quanto sangue si versi;
(Mentre Machiavelli insegna ai principi le buone regole del governare, in realt ne demistifica la gloria, mostrando come questa sia edificata sul dolore e sul sangue dei sottomessi)
E la tomba di chi (Michelangelo) costru un nuovo Olimpo a Dio in Roma (la Cupola) - ; e di chi vide girare intorno al Sole pi pianeti sotto la volta celeste, e il Sole illuminarli da
fermo, sicch apr per primo le vie del cielo all'Inglese (Newton) che vi estese tanto dominio; gridai: felice te (o Firenze), per la soave aria piena di vitalit
(in realt Firenze ha un pessimo clima, e Foscolo qui non vuol fare del turismo, ma creare intorno alla citt una dimensione ideale che introduca la pianura di Maratone, altro luogo
significativo per le sepolture, cos come emblematico definire i monti "lavacri", come ad accentuare l'aspetto sacralizzante dell'acqua, in questo senso le "acque lustrali" che
rimandano alle sepolture pagane)
e per le acque che l'Appennino porta a te dalle sue vette!
vv. 168-171. La luna felice del tuo clima inonda i tuoi colli ridenti per il rigoglio dei vigneti di luce chiarissima e le vallate cosparse di case e di uliveti innalzano
profumi di molti fiori al cielo.
(Firenze dunque descritta come "cimitero ideale", luogo in cui la memoria dei grandi ha vinto ogni aspetto funebre della morte e si fa forte dei profumi e dei fiori che sublimano
la morte in vita)
vv. 172-179. E tu, Firenze, per prima ascoltasti la poesia che mitig il dolore al ghibellino esule (Dante);
(Dante, come sappiamo, era guelfo, ma appartenendo alla parte bianca avversa al papa viene qui definito significativamente ghibellino per testimoniare i suo essere "contro".
Scrisse i primi canti dell'Inferno quasi sicuramente a Firenze prima della fuoriuscita definitiva, per esilio, dalla citt)
e tu hai dato gli amati genitori e la parlata a quel soave poeta (Petrarca) ispirato da Calliope
(Musa della Poesia Epica, ma qui il riferimento al significato letterale della parola, alla sua etimologia, che sta ad indicare "Bella Voce", e quindi, per estensione, melodiosa poesia
in senso generico),
che abbellendo di un velo purissimo restituiva nel seno di Venere divina Amore, che era stato materiale, fisico, presso i greci e presso i romani.
vv. 180-196. Ma pi felice perch, riunite in un tempio (Santa Croce) conservi le virt italiche, forse le sole, da quando le mal difese Alpi e la mutevole potenza della
fortuna delle genti ti portavano via l'onore delle armi, le ricchezze e i tesori sacri e l'indipendenza, e tutto eccetto il ricordo di gloria.
Perch se speranza di nuova virt risplende nell'animo coraggioso degli Italiani, da qui, cio da queste tombe, che trarremo l'augurio. E Vittorio
(si tratta di Alfieri, che in questo caso rappresenta la continuit della poesia italica, in Firenze, rispetto al passato glorioso)
spesso si rec per ispirazione presto queste tombe. Sdegnato contro gli dei della patria
(che non erano favorevoli ai suoi progetti patriottici)
vagava silente l dove l'Arno disabitato, mirando ansioso la campagna e il cielo: e poich nessuna forma di vita gli alleviava il dolore, solo qui trovava pace l'altero; e aveva sul
viso il pallore della morte e la speranza della libert
( gi descritto come statua vivente, ma ancora per poco, di se stesso).
Ora dimora sempre con questi grandi, e le sue ossa mandano fuori dalla tomba amore di patria.
vv. 197-213. Ah s! Un Dio parla da quel luogo di quiete santa; e infondeva valore ed odio ai Greci contro i Persiani nella piana di Maratona dove Atene consacr
tombe ai suoi eroi. Il navigante che solc il mare di fronte a Negropante, per l'immenso buio notturno, vedeva sprigionar scintille dagli elmi e dalle spade stridenti, i roghi
mandare fumi rossi di fuoco, vedeva le ombre di guerrieri, splendenti di armature metalliche, cercare la battaglia e al terrore del silenzio della notte si diffondeva per la campagna
un clamore di schiere e un suono di trombe, e un avanzar di cavalli veloci scalpitanti sugli elmi dei soldati caduti, e pianto dei feriti e canto e voce del Fato.
vv. 214-225. Ippolito, beato te che, nella tua giovent, solcavi il dominio immenso dei venti
(il mare; si allude ai viaggi giovanili di Pindemonte)
E se il nocchiero mand la nave oltre le isole egee, di certo udisti le coste dell'Ellesponto (Dardanelli) echeggiare di antiche gesta, rumoreggiare la marea spingendo verso la
spiaggia del promontorio reteo le armi di Achille sopra la tomba di Aiace; la morte equa dispensatrice di gloria ai valorosi
(ritorna il concetto dell'immortalit nella gloria solo dopo la morte del personaggio; vi aveva gi fatto accenno con Alfieri, per il quale Foscolo parla in senso monumentale e di
memoria ancora mentre Alfieri era in vita, nei suoi ultimi giorni di vita, quando gi la statua funebre di se stesso);
n mente furba, n l'aiuto dei re Atridi pot conservare le armi difficili da ottenere ad Ulisse, perch il mare agitato dagli dei sotterranei le rap alla nave errabonda.
vv. 226-235. Le Muse chiamino me, che il tempo attuale e la mia ricerca di gloria mi costringono a fuggire di gente in gente, ad evocar gli eroi, le Muse che sono
coloro che animano, rendono vivo, ispirano, il pensiero dei mortali.
(Il passaggio alla prima persona indica che anche il poeta si sente al livello degli eroi e principalmente degli eroi sfortunati, sconfitti ma meritevoli come Ajace, quelli che devono
morire prima di veder riconosciuti i propri meriti ed ottenere i compensi che spettavano loro in vita ma che il destino non aveva loro concesso. In questo caso le armi di Achille
dovevano andare ad Ajace e invece furono consegnate ad Ulisse; solo la morte consegner le armi di Achille a chi le deve lecitamente possedere, cio Ajace. O meglio... la sua
tomba. Come poeta Foscolo potr farsi cantore delle gesta eroiche per i posteri e assicurare limmortalit ai personaggi; siamo sempre di fronte ad un doppio Foscolo: autore e d
eroe contemporaneamente. Il discorso comunque punta gi sulla poesia e sulla sua possibilit di vincere un maggior tempo di oblio rispetto ai sepolcri. Ricordo degli eroi e
immortalit laica)
Le Pimplee
(appellativo delle Muse, dal monte Pimpla, dove esisteva una fonte a loro sacra. Prosegue il progetto di sacralizzazione della poesia, che va oltre linnalzamento del tono, di stampo
neoclassico, e diventa simbolo assoluto, universale, di tempo e di storia)
siedono sui sepolcri e li custodiscono, e quando il tempo, con le sue ali fredde, spazza dai sepolcri persino le rovine, gli ultimi resti, loro allietano con i loro canti il deserto, e
larmonia della poesia prodotta dal loro canto vince il silenzio della dimenticanza di mille secoli.
vv. 279-295.
(Gli alberi hanno il compito di proteggere i padri, i predecessori, la memoria storica rappresentata dalle tombe dei Troiani visti come progenitori della stirpe italica)
Proteggete la memoria dei miei padri. Un giorno vedrete un mendicante cieco sotto le vostre ombre secolari, date da rami secolari, e vagare incerto tra i sepolcri e abbracciare le
tombe e chiedere loro il racconto delle gesta, delle vicende degli uomini.
(Il poeta Omero trae ispirazione dal diretto contatto con quelle tombe, sotto le ombre di quegli alberi diventati antichissimi. E la rappresentazione in termini figurati del rapporto
tra il sepolcro degli eroi e la poesia, entro il fondamentale mito dellimmortalit laica. Omero, oltre ad essere cantore delle gesta dei Troiano e dei Greci, limmagine stessa della
poesia e del profondo significato che ad essa attribuisce Foscolo)
Le anime dei defunti gemeranno nelle loro tombe nascoste sotto la terra, e il sepolcro narrer tutta la storia di Troia (Ilio) due volte distrutta e due volte ricostruita
(le prime due distruzioni sono dovute rispettivamente ad Ercole e alle Amazzoni)
in modo splendido sulle strade deserte (per la distruzione) in modo da rendere ancora pi prestigiosa lultima distruzione operata dai figli di Peleo (Achille e Neottolemo) destinati
a questo dal fato.
(La distruzione di costoro, dei greci, o achei, sar quella definitiva da cui Troia non risorger pi, ma in compenso rester viva e splendida nel ricordo dei posteri grazie alla poesia)
Omero, il vate sacro (sacralit della poesia come sostituzione della religione che Foscolo non possiede), placher con la sua poesia le anime afflitte e render eterni con il suo
canto i condottieri greci per tutte quante le terre abbracciate dal mare.
(Gli antichi ritenevano che Oceano fosse un grande fiume che circondava tutte le terre)
E tu, Ettore, figlio di Priamo, eroico difensore di Troia
(opposto ai Greci per sorte, Ettore , tra gli eroi sfortunati, quello pi sfortunato di tutti: nella guerra per la difesa di Troia ha perso la moglie, il figlio, la citt e la vita. Ma proprio
per questo pi glorioso ed destinato a raccogliere il compianto maggiore dei posteri, ovunque il sangue versato per la patria sia considerato sacro e fino a quando vi sar tempo e
storia per gli uomini e per le loro sventure)
avrai onore alle tue sofferenze dovunque il sangue versato per la patria sia considerato sacro e compianto e finch il Sole illuminer le sciagure umane.
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