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DEI SEPOLCRI, di Ugo Foscolo, ANALISI


Parte 1: IL SEPOLCRO COME LEGAME DI AFFETTI,
VV. 1-90
Dopo un esordio dal tono colloquiale, tipico
dellepistola (il carme quasi una lettera aperta allamico
Pindemonte), e le due domande retoriche che sembrano
indirizzare il discorso poetico a una conclusione
negativa (il pianto dei vivi e la cura della tomba a che
servono per il morto? Il fatto di avere una tomba
compensa forse i beni
della vita che luomo perde
morendo?), la riflessione del poeta si apre a prospettive
positive con altre due domande che corrispondono alla
doppia interrogazione iniziale: perch luomo non deve
mantenere lillusione di una sopravvivenza dopo la morte,
anche se essa negata dalla ragione? se la tomba tiene
desto il ricordo del morto, questi non continuer forse a
vivere anche sotto terra? Celeste questa /
corrispondenza damorosi sensi, / celeste dote negli
umani: ma a questa dichiarata corrispondenza affettiva
tra i vivi e i morti, che garantisce agli uomini una forma
di immortalit che li accomuna agli di, si
contrappongono gli ordinamenti giuridici, che, come nel
caso di Parini, impediscono il riconoscimento della virt
di un uomo illustre, negandogli la dovuta e giusta
sepoltura, punto di riferimento non solo per i familiari, ma
anche per lintera collettivit.
In questa prima parte dei Sepolcri si imposta
lalternanza, continua e dialettica (che sar di tutto il
carme), fra le immagini di vita e quelle di morte; la
morte porta con s visioni tenebrose, talvolta macabre; la
vita, per contrasto, sempre luminosa e ridente, ricca di
promesse, soprattutto calda di affetti. Sugli affetti,
appunto, Foscolo basa tutto il suo ragionamento, che solo
in apparenza incentrato sul sepolcro e sulla morte: in
realt, come si pu rilevare, una costante esaltazione
della vita. Infatti, quando egli ammonisce Sol chi non
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lascia eredit daffetti / poca gioia ha dellurna intende


richiamare ogni uomo a vivere degnamente la propria vita,
se vuole rendersi immortale. Foscolo finisce per
contrapporre alla legge cieca e meccanicistica della
natura, un mondo umano ricco di valori e di civilt, e solo
in questo trova la sfida al nulla eterno della morte.
Tanto pi amara, quindi, la considerazione della sorte
toccata a Parini, questo grande uomo che ha consacrato
la vita allimpegno poetico e civile, pi degno di chiunque
altro di considerazione e di memoria. Ma il suo corpo non
ha degna sepoltura, neanche una lapide a ricordare il suo
nome, non un cipresso a consolare le sue ceneri. Ed ecco
la voce di Foscolo che si accende di sdegno contro il
materialismo corrotto di Milano, una citt che esalta gli
evirati cantori e non sa riconoscere i suoi cittadini
migliori; che non sa dare quel tanto di amoroso pianto al
suo poeta estinto, s che anche sulla sua tomba possa
spuntare un fiore.
Parte 2: IL SEPOLCRO SIMBOLO DI CIVILT, VV. 91150
Quattro sono gli esempi che Foscolo riporta per
dimostrare che le tombe e la piet per i defunti sono un
segno distintivo del grado di civilt raggiunto da una
societ.
Il Medioevo un esempio negativo di unet di
barbarie, caratterizzata da una visione tetra della vita
perch su di essa incombe sempre lo spettro terrificante
della morte, che si materializza nel lezzo dei cadaveri
che contamina i fedeli nelle chiese, e nel terrore
superstizioso dei fantasmi.
La civilt classica, allopposto, rappresenta un esempio
positivo di unet che ha una visione serena della morte
e della vita. Il verde perenne delle piante, i cui rami
sono protesi sulle tombe, il simbolo della memoria
perenne degli estinti presso i loro amici. La sepoltura
pagana rievoca, con la sua armonia serena e luminosa, il
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motivo della corrispondenza damorosi sensi (v. 30)


tra vivi e morti.
La serenit che caratterizza le sepolture antiche riporta
il poeta ad unanaloga realt, quella dei cimiteri
suburbani inglesi, dove le fanciulle britanniche si
recano a invocare i numi tutelari della Patria, perch
leroe Nelson faccia ritorno. Le sepolture dellInghilterra
moderna non sono solo il segno di piet verso i propri
familiari, ma anche la testimonianza dei valori civili che
veicolano il popolo alla gloria degli eroi nazionali.
Infine lItalia napoleonica, il bello italo regno,
rappresenta una societ contraria a quella inglese: in
essa la bramosia di guadagni e il servilismo vanificano la
funzione delle tombe che rappresentano un lusso inutile.
Dopo questa sferzante polemica sullItalia napoleonica il
poeta focalizza lattenzione su se stesso: perseguitato
dalla sorte avversa, spera di trovare nella morte un
riposato albergo e auspica per s un sepolcro onorato
che susciti negli amici sentimenti nobili.
Parte 3: IL SEPOLCRO ISPIRATORE DI EGREGIE
COSE, VV. 151-212
Questa terza parte rappresenta il nucleo centrale dei
Sepolcri e chiarisce il motivo ispiratore di tutto il carme:
se le tombe e il mantenere viva la memoria degli estinti
rappresentano una conquista della societ civile ( il
contenuto delle prime due parti), il ricordo che si spigiona
dai sepolcri degli uomini illustri un valore
irrinunciabile per un popolo, come quello italiano, che sta
cercando una sua identit politica.
Con questa premessa ecco che vengono celebrati dal
poeta, uno dopo laltro, i monumenti funebri presenti in
Santa Croce che raccolgono le spoglie di Michelangelo,
Galileo, Machiavelli, Alfieri. A questo si accompagna
lelogio di Firenze che, non solo accoglie in un unico
luogo tanti celebri sepolcri, ma rappresenta anche la culla
della civilt letteraria italiana in quanto patria di Dante
e, indirettamente, di Petrarca.
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La figura di Alfieri, scrittore contemporaneo di Foscolo,


rappresenta inoltre la continuit tra un passato
glorioso e lincertezza di un amaro presente: nel suo
vagare inquieto per Firenze facile riscontrare una
identificazione dello stesso Foscolo che, come il suo
maestro, prova ira e sdegno per la situazione dellItalia
contemporanea in cui il valore, il coraggio e la virt dei
popoli antichi (i Greci e Maratona) sembrano davvero
lontani.
Alla rigorosa architettura concettuale di questa parte del
carme corrisponde una struttura stilistica varia e
dinamica per gli accenti ora solenni ora lirici ora epici.
Parte 4: IL SEPOLCRO COME FONTE DI POESIA: VV.
213-295
Lultima parte del carme si incentra sul tema della
funzione della poesia. Dopo la morte degli eroi la gloria,
le sepolture e la poesia assicurano loro una sopravvivenza
e una definitiva giustizia preservandone la memoria e gli
insegnamenti. Anche i sepolcri, per, pur garanti di una
giustizia postuma (come nel caso di Aiace, al cui sepolcro
il mare port le armi di Achille, di cui era stato
defraudato), sono soggetti alla distruzione del tempo;
ma la loro memoria pu ancora sopravvivere, se
conservata dai poeti. Infatti le Muse, custodi dei sepolcri,
ne eternano il messaggio ideale, anche quando i
monumenti sepolcrali siano stati distrutti: la poesia
capace di far vivere per millenni memorie di uomini,
valori, affetti, sentimenti. La parola poetica non
soggetta alle leggi della materia ed , perci, lunico
mezzo di sopravvivenza. Foscolo, in una lettera a
Monsieur Guillon (26 giugno 1807), nella quale chiarisce
le intenzioni che lo avevano guidato nella composizione del
carme, scrive: Anche i luoghi overano le tombe de
grandi, sebbene non vi rimanga vestigio, infiammano la
mente de generosi. Quantunque gli uomini di egregia
virt sieno perseguitati vivendo, e il tempo distrugga i loro
monumenti, la memoria delle virt e de monumenti vive
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immortale negli scrittori, e si rianima neglingegni che


coltivano le muse.
La funzione civile della poesia viene specificata
ulteriormente l dove il poeta perla di Omero, il mendco
cieco, che canta non solo gli eroi greci vincitori, ma
anche i Troiani sconfitti, perpetuando il ricordo di tutti
coloro che morirono per la patria. La poesia, infatti, non
deve solo conservare la memoria delle azioni gloriose, ma
anche, serbando il ricordo degli sconfitti, destare
sentimenti di compassione e di solidariet per le
sventure e le sofferenze.

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