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APPUNTI

Parafrasi Parini Il
Mattino 1-360
e b y h m

Parafrasi Parini Il
Mattino 1-360

1-52

Giovane signore, ascolta me, precettore di


amabile stile di vita,sia che a te scorra il
sangue nobile per la lunga serie di nobili
antenati, o sia che in te sia gli onori comprati
(i titoli nobiliari) sia le ricchezzeraccolte in
terra (con l’agricoltura) e in mare (con il
commercio) in poco tempo dal padre
parsimonioso, sopperiscano al difetto del
sangue.Ora ti insegnerò come trascorrere
questi giorni di vitanoiosi e lenti, ai quali si
accompagna una lunga noiae un fastidio che
non si può sopportare. Apprenderai quali
debbano essere le tue preoccupazioni al
mattino, quali dopo il mezzogiorno e quali la
serasempre se in mezzo ai tuoi ozi, ti resti
l’ozio, di ascoltare i miei versi. Hai visitato
devotamente già l’altare sacro a Venere,e al
giocatore Mercurio, in Francia e in
Inghilterra,e porti ancora impressi i segni del
tuo impegno.Ora è tempo di riposarti. Invano
Marte ti chiama a se (alla vita militare)è ben
folle quello che si guadagna gli onori a rischio
della vitae tu naturalmente rifuggi dal versare
il sangue.Ne i tristi studi della dea Pallade
(dea della sapienza)ti sono meno in odio: ti
fecero contrario ad essi (agli studi)le aule
scolastiche lagnose, dove le arti migliori e le
scienzesono trasformate in mostri e in vani e
orridi fantasmi, che fanno risuonare i soffi di
grida giovanili.Ora per prima cosa ascolta ,in
quali dolci preoccupazionia te il Mattino ti
debba condurre con mano esperta (senza
affanno).Il Mattino sorge insieme all’Alba,
prima del Sole,che in seguito appare grande
nell’orizzonte più lontano,a rendere felici gli
animali, le piante, i campi e le acque.Allora il
buon contadino si alza dal caro lettoche la
sposa fedele, e i suoi figlioletti minori avevano
riscaldato durante la notte. Poi portando sul
collo i sacri arnesi che per la prima volta
avevano inventato la dea dell’agricoltura e
della pastorizia,va nel campo con il bue lento
che gli cammina davanti, e lungo il piccolo
sentiero, scuote dai rami curvi le gocce di
rugiada che come una gemma, riflette i raggi
del sole che sorge. Allora si sveglia il Fabbro,
e riapre l’officina rumorosae ritorna ai lavori
non terminati il giorno precedente,sia che
metta in sicurezza scrigni e forzieri al ricco
inqueto (costruendo) una chiave difficile da
duplicare,e congegni di ferro, sia che voglia
incidere con l’oro gioielli e vasi per ornamento
di spose e mense.
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53-100

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Ma cosa? Tu inorridisci, e drizzi i capelli in


testa,come un istrice pungente, a sentire le
mie parole.
Ah non è questo, Signore, il tuo mattino.Tu
non ti sei seduto ad una povera mensa,
mentre il sole tramontava,e alla luce incerta
del crepuscolo, non sei andato ieri a dormire
in un letto scomodo, come è condannato a
fare l’umile popolo. Giove benigno concesse
altro a voi, stirpe divina, a voi adunanza quasi
divina in terra (iperbole che indica classe
nobiliare):per una nuova strada a me
conviene guidarvi con altre leggi.Tu molto hai
prolungato la notte,tra veglie, teatro lirico e
gioco d’azzardo; e alla fine stanco, in una
carrozza d’oro, in lungo e in largo hai
sconvolto la tranquilla aria notturna, con il
fragore di calde e veloci ruote,e il calpestio di
velocissimi cavalli, e illuminasti tutt’intornole
tenebre con fiaccole tenute in alto (alte e
nobili), cosi come allora Plutone fece tremare
il territorio sicilianocon il carro a cui davanti
splendevanole fiaccole di pino delle furie
anguicrinite (che avevano serpi al posto dei
capelli).Così sei tornato al palazzo; ma qui ti
attendeva con una nuova occupazione la
mensa, che era ricoperta da appetitosi cibi e
prelibati vini delle colline francesi, spagnoli o
toscani,oppure una bottiglia di tokai
ungherese, alla quale Bacco concedette una
corona di edera verde, ùe disse: “Siediti,
regina delle mense”.Infine il Sonno in persona
rassettò i morbidi materassidove, dopo averti
accolto, il fedele servo ha tirato le tendine di
seta (del letto a baldacchino); e te
soavemente ha chiuso gli occhi il canto del
gallo che di solito li apre alle altre
persone.Dunque è giusto, che Morfeo non
disturbi i tuoi sensi stanchi dal sonno
profondo, prima che già il giorno tenta
dientrare tra gli spiragli delle finestre dorate, e
i raggi del sole che già alto pende a te sulla
testa (a mezzogiorno) a stento dipingono la
parete in una piccola zona.Da questo
momento devono avere inizio le leggiadre
attività della tua giornata, e quindi io devo far
salpare la mia navee con i miei insegnamenti
ammaestrarti ad alte imprese, attraverso la
poesia.
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101-157

Già i premurosi servi sentirono il richiamo del


campanello vicino che la tua mano mosse da
lontano attraverso un cordone;e corsero
pronti a spalancare le imposte atte ad opporsi
alla lucee badarono attentamente che Febo
non entrasse violentemente negli occhi,
infastidendoti. Adesso tu ti alzi un po’, e ti
appoggi ai cuscini che scendendo
lentamentefanno da morbido sostegno alle
tue spalle.Poi passando l’indice destro, molto
lievementesugli occhi, cancelli ciò che resto
del sonno.E formando un piccolo arco con la
bocca,dolce alla vedersi, sbadiglia
silenziosamente.O, se ti vedesse in quest’atto
così gentileil rude capitano quando durante la
battaglia,spalancando la bocca, emette un
gridoche lacererebbe anche i timpani più
resistenti,con il quale impartisce gli ordini alle
truppe.Se ti vedesse, proverebbe certamente
più vergognadi quanto ne provò Minerva il
giorno, che , suonando il flauto, vide riflessa
nell’acqua lo spaventoso aspetto delle guance
gonfie. Ma io già vedo entrare di nuovo il tuo
servo ben pettinato;lui ti chiede oggi quale tra
le bevande consuete desideri bere nella
preziosa tazza:tazze e bevande sono prodotti
dell’india.Se oggi preferisci dare allo stomaco
dolci caloricosicchè il calore del corpo arda
regolato con giusta misurae ti aiuta a digerire,
scegli il cioccolato nero , che gli abitanti
delGuatamela e dei caraibi ti hanno offerto
come donoche hanno i capelli avvolti di piume
come i barbari:ma se una noiosa irritabilità ti
opprimeo cresce troppo grasso dalle belle
membra,onora le tue labbra con il caffè , nel
quale fuma e bruciail seme tostato giunto
dalla Siria e dalla Moka, popolatadalle mille
navi che sempre la affollano.Certo fu
necessario che un regno( la Spagna)uscisse
dal suo territorio originale,e con navi ardite
superasse i confini da tempo rimasi
inviolati,tra tempeste in mari stranieri, nuovi
mostri, paure, rischi e privazioni inumane;ed è
giusto se Cortes e Pizarro non giudicarono
umano il sangue che scorreva negli uomini
d’oltre oceano, per cui, con armi da fuoco che
tuonavano e fulminavano, rovesciarono dai
loro antichi troni i re aztechi e i valorosi Incas;
in modo che potessero giungere al tuo palato,
o gemma degli eroi, sconosciute delizie.
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158- 203

Non voglia il Cielo però che in quel momento


in cui ti accingi a bere le bevande che hai
scelto,il servo inopportuno non ti annunci
improvvisamente cheil sarto villano, che non
soddisfatto dii avere condiviso con te le stoffe
prezioseabbia osato ancora, con un conto
interminabile, chiedertene il
pagamento:ahimè, che resa quella salutare
bevanda aspra e indigesta tra le tue viscere,ti
farebbe eruttare in modo plebeo tutto il
giorno,sia in casa che fuori, in teatro e al
corso.Ma il dolce maestro, che guida e
corregge i tuoi piedi a suo piacimentonon
attende che gli altri lo annuncino,ogni ora
gradito, benchè arrivi improvvisamente.Lui
all’entrata si fermi dritto sulla soglia, dunque
alzando entrambe le spalle, come fosse una
tartarugaquando contrae il collo, e allo stesso
tempo inchini il mentoe con l’estrema punta
del cappello piumato si tocchi il labbro.E non
meno di lui, liberamente, accostati al letto del
mio Signoreo tu che insegni a intonare con
voce agile teneri canti,e tu che insegni agli
altri come far vibrare con maestriasul violino
armoniose note.Né a terminare la bella corte
intorno al tuo lettomanchi o Signore
l’insegnante della bella lingua francese,
che dalla Senna, madre delle Grazie, venne a
spargere di ambrosia celeste le labbra all’
Italia ormai insofferente nei confronti della
propria lingua.Quando appare, le parole
italiane tronche cedano il campo al loro
tiranno:E alla inaudita ineffabile melodia dei
superbi accenti ti nasca odiopiù grande in
seno contro le bocche impure che osano
ancora macchiarsi di quella lingua con la
quale fu lodata e pianta già la bella Francese
(Laura) in Valchiusa; e con la quale vennero
cantati i campi all’orecchio del relungo la
dolce fonte dalle belle acque
(Fontaineblau).:Misere labbra, che non sanno
mescolare la nostra lingua con le bellezze
della lingua francese cosicchè un suono
menoaspro ai delicati spiriti, e meno barbaro,
ferisca le orecchie.
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204-255

Dunque, o Signore, questa bella schiera ti


trattenga al giorno appena iniziatoe occupa i
tempi vuoti con un piacevole discorso ora con
l’unoora con l’altro riguardo le indecisioni sul
da farsi,mentre chiedi loro tra i lenti sorsi della
bevanda calda a quale cantante
liriconell’inverno prossimo si darà la vittoria
sopra le scene; e se è vero che torna l’astuta
Frine che ben cento signori rimandò poveri al
Tamigi;o se torna pure il brillante ballerino
Narciso ancora ad ingelosirei mariti italici
dagli apprensivi petti.Poiché per cosi lungo
tempo alle prime luci del tuo mattino,avranno
scherzato con te, o per loro volontào da te
congedati, vadano via costoro,non senza aver
riposto prima l’ipocrito pudore, e quella
riservatezza che le severe e accigliate
matrone chiamano modestia.Quindi domani o
dopodomani, forse potrai porgere gli orecchi
ai precetti lorose meno di oggi di assilleranno
con le loro cure.A voi stirpe divina il Cielo
concesse più assai che a noi mortalipiù
materia cerebrale dentro alla scatola
cranicacosì che una minima fatica vi basta
per imprimervi nuove idee.Inoltre a voi fu data
un tal movimento e struttura dei sensi,dei
nervi e di spirito che la vostra anima
contemporaneamentepuò penetrare e capire
mille cose diverse e non le distorce e non le
confonde mai,ma anzi le colloca ben distinte e
chiare nei comparti ben assegnati della
mente.Il popolo intanto, a cui non è lecito
aprire il l velo dei tuoi misteriosi fatti,sarà
assai soddisfatto poiché vedrà spesso andare
e tornare dal tuo palazzoi primi maestri d’arte,
e a bocca aperta berrà stupefatto le tue frasi
sentenziose.Ma già vedo che non puoi
sopportare più a lungo il letto e invano
l’ignavo calore ti lusinga e ti accarezza,
poiché le ore del giorno ti attendono per
illustrarti più gloriose preoccupazioni.O voi
dunque servi del primo ordine, che siete
irreprensibili ministri al fianco dei grandi
Signori,or dunque voi, al mio divino Achille, al
Rinaldo preparate l’armi. Ed ecco in un attimo
che i tuoi servi sono pronti ai tuoi cenni.
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255-307

Già ferve tanto lavoro: qualcuno ti mette la


veste da camera di seta con ornamenti
a disegni arabescati di tipo cinese; qualcun
altro, se lo richiedela stagione, ti copre le
membra fino ai piedi di calde pelli;Un altro ti
cinge al fianco una bianca asciugamano,che
dispiegata poi cade e ripara i calzoncini; un
altro, curvando dall’alto la brocca di cristallo,ti
versa, con le mani in alto, le essenze
profumatee dalle mani, di sotto le accoglie
una limpida bacinella.Uno ti porge il sapone di
muschio profumatoche profuma tutt’intorno e
un altro ancora ti porgeil macinato del frutto di
quell’albero, (mandorlo)che a Rodope fu già
una bella donzella, e chiama invano sotto le
trasformate spoglieDemofoonte, ancora
Demofoonte.Uno ti dà una spugna intrisa di
soavi profumi con cui lavare i denti; e un altro
si appresta ad imbiancarti le guance di
belletto.Assai o Signore hai pensato a te
stesso, ora volgile tue preoccupazioni per un
poco ad altri obiettivinon meno degni di te. Sai
quale compagna con cui poter condividere il
peso di questa illustre il Cielo riserva al
giovane Signore? Impallidisci?Non parlo di
matrimonio. Sarei un dottore antiquato e
superato, se ti dessi un così folle consiglio. Di
tante alte doti tu non abbellisci cosi lo spirito e
le membra,perché in mezzo alla nobile
carriera, dovresti sospendere il tuo corso e
uscendo fuori da questo mondo definito “bel
mondo”, dovresti giacere relegato tra i severi
padri di famiglia, legato ai nodi,di giorno in
giorno sempre più stretti, e potresti
diventareignobile cavallo della razza
umana.Dall’altra parte il marito, ahi, quanto si
disperae prova nausea verso i fini abitanti del
vostro bel mondo,quando dei nostri semplici
antenatiosa portare in ridente trionfo la fede
coniugale e il pudore,nomi severi! E quale ira
non è solito con la forza provocare in quei
delicati seniquando ricorda, con contentezza,
i calcoli meschini del fattore,le vendemmie, i
raccolti,i pedagoghi, di quei cosi dolci suoi
bambini ; e non si vergogna a
mischiarequeste sciocchezze con soggetti
raffinati, a creare neologismi, a dir concetti
liberi da vincoli naturali con cui viene
ravvivato dai begli spiriti il vostro amabile
mondo.
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308-363

Possa perire dunque, chi ti consiglia il


matrimonio.Tu però non andrai senza
compagnache sia giovane dama e sposa di
un altro;poiché cosi vuole l’inviolabile rito del
bel mondo di cui tu sei cittadino.Ci fu un
tempo in cui il fanciullo Amore era dato in
custodia a suo fratello Imene,perché Venere
temeva il cieco e l’incauto Dio andasse,
correndo pericoli, misero e solo, per vie
ambigue,
che, bersaglio a colpi indistinti, e che il genere
umanoche è nato per governare la terra,
bersaglio degli indiscreti colpidell’arciere
senza guida e senza freno, si estinguesse
troppo presto.Quindi il figlio, poco sicuro, lo
aveva dato in custodia all’altro,dicendo loro
cosi: andata, figli, insieme, tu più forte scocca
il dardo,e tu più cauto guidalo verso un giusto
bersaglio. Così ogni momento la dolce coppia
andava insieme e in un sol luogostringevano
le anime in un nodo comune.Allora avvenne
che il sole non vedeva mai sempre unitiun
pastore ed una pastorella, mentre se ne
stavano su un prato, nella selva, sul colle, al
fiume;e la luna, sorella del sole, poi li vedeva
ancora uniti nel letto beato,che entrambe le
amiche divinità a piene mani spargevano a
gara gigli (purezza) e rose (felicità).Ma che
cosa non può accadere negli animi divinise si
accende il desiderio di dominio?A poco a
poco crebbero ad Amore le ali, e con esse la
forza,ed è la forza unica e sola a regnare
sovrana. Perciò si affidò in un primo tempo ad
un volo basso, poi più coraggiosoa voli
maggiori, e alla fine, sicuro, volò a cielo
aperto,e scuotendo con forza il grande arco e
il capo, fece risuonare, con quel movimento,
le frecce che dietro gli riempiono la faretra, e
allora gridò: <>Disse, e rivoltosi alla madre
aggiunse: << Amore dunque, il più forte degli
dei, il primo figlio di Venere a ricevere le leggi,
dal fratello minore dovrebbe ricevere le
leggi,come un misero allievo, anzi come un
servo? Ora dunque Amore non avrà che una
sola volta per colpire l’anima, come questo
schizzinoso a me chiede? E non potrò più
stringer un laccio amoroso e scioglierlo a mio
piacimentoe, se mi fa piacere, stringerne
ancora un altro? E lascerò pure che lui
imbratti con i suoi unguenti i miei
dardi,cosicchè meno velenosi e meno crudeli
scendano di più al cuore? Dai, perché non
togli dalle mie mani quest’arco e dalle mie
spalle questefrecce e lasci nudo Cupido,
quasi come un rifiuto degli dei?

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