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ANALISI DEL TESTO DE LA SERA DEL DI DI FESTA di GIACOMO LEOPARDI Composto nell'estate del 1820, quest'idillio puo essere

considerato l'esempio tipico di come la situazione sentimentale dei "Piccoli Idilli", tutta basata sull'aspirazione di sensazioni vaghe ed indeterminate, si distenda sull'onda di ricordi di paesaggi e di intuizioni dell'anima e si raggeli invece ogni qual volta riaffiori un tema immediatamente personale e polemico. Cos quest'idillio si racchiude soprattutto sulla descrizione del villaggio addormentato contemplato in un silenzio immobile in un' estasi sospesa; sull'eco musicale del canto che sale dalla strada, e sul ricordo della fanciullezza che questo canto suscita. Il canto si apre con una straordinaria descrizione della notte illuminata dalla luna e si chiude in un malinconico indugio sulla propria infanzia ormai irrimediabilmente trascorsa. Nella lirica prevale il carattere soggettivo e autobiografico: il poeta riflette sul proprio destino. Nella prima parte (w. 1-24) si coglie il motivo dellamore non ricambiato e della natura ingannatrice, che ha condannato il poeta allinfelicit. Ci che maggiormente colpisce lo stato d'animo contemplativo raggiunto dal Leopardi, quello improvviso contemplare e tacere di ogni altro senso, quello aprirsi nuovo degli occhi dinanzi alle immagini della natura. La seconda parte (vv. 24-46) introduce invece le tematiche dello scorrere del tempo che vanifica ogni evento umano, della rimembranza, della delusione che si prova al sopraggiungere di unattesa ma vana felicit un idillio anche questo che cerca il senso della fugacit del trapassare e spegnersi di ogni vaghezza; che accompagna un altro degli aspetti della poesia leopardiana cio la capacit di rinvenire nelle contemplazioni del momento, stupori, incanti e malinconie degli anni passati. La differenza tra i versi lirici dellinizio e della fine e i versi 24-39 ha aperto un dibattito critico sulla mancanza di unit dellidillio. Ma c un elemento che unifica il tutto: il canto dellartigiano che il poeta sente allontanarsi per le vie del paese e che lo riporta alla sensazione di angoscia che sentiva da bambino. Questa poesia raccoglie concetti ed immagini che negli stessi anni compaiono anche negli appunti e nelle lettere. Essa caratterizzata dalla compresenza, tipica di tutte le poesie leopardiane, ma qui pi vistosa, di momenti descrittivi e di discorso polemico protestatario; la protesta contro la natura che al poeta ha negato anche i mediocri divertimenti e le speranze che illudono gli altri uomini e si svolge in termini personali patetici. I nuclei tematici I/notturno e il sonno della donna (vv. 1-10). ll poeta contempla il paesaggio lunare nella sera di un giorno festivo e lo interiorizza. Nei primi quattro versi la natura e il paesaggio notturno sono i protagonisti, circondati da unarea semantica che riconduce alla pace e alla tranquillit; alcuni esempi sono le parole dolce, chiara, senza vento, queta, posa, serena. un momento di grande pace e di idilliaco e autentico rapporto con la natura stessa, che infonde serenit La quiete evoca in lui il ricordo dellamata che a quellora dorme serenamente(Tu dormivv.7, frase che ripeter in anafora anche al verso undici). Le negazioni (non ti morde cura nessuna, non sai n pensi) sottolineano la spensieratezza della donna di contro allangoscia del poeta, escluso dai sogni e dai pensieri della fanciulla e destinato a unesistenza di dolore. Nei versi nove e dieci lautore rivela la piaga damore che la donna stessa gli ha provocato, cosa a cui lei sicuramente non d pensiero: e gi non sai n pensi quanta piaga mapristi in mezzo al petto. La festa degli altri e a disperazione del poeta (w. 11-24). Il verso undici, che inizia con lanaforaTu dormi, evidenza il contrasto tra lo stato d animo del poeta e quello della donna, sottolineato dalluso dei pronomi Tu e Io. Mentre lui scruta la natura angosciato, lei dorme serena. Sempre da questo verso inizia un ribaltamento totale del conforto della natura: essa viene definita antica (come a mostrare la precariet della vita umana rispetto al cosmo) e onnipossente (pu infatti creare o distruggere a suo piacimento); inoltre Leopardi nel verso quattordici, riferendosi sempre alla natura, dice: che mi fece allaffanno, ossia, che mi gener per farmi soffrire. Evidenzia cos chiaramente come senta ostile ci che lo circonda: non pi madre ma matrigna. Nel verso quattordici c una prosopopea: la natura stessa che parla, personificata dal poeta, e che, come una maledizione, afferma di aver negato lui anche la speme, la speranza, e che gli occhi del

poeta non brilleranno daltro se non di pianto,eccezionale l uso del verbo brillare,solitamente riferito alla gioia,qui associato al pianto. Al verso diciassette inizia quella che la sezione narrativa, come mostra il primo verbo che incontriamo, fu ossia un passato remoto, il tempo del racconto appunto. Si rivolge di nuovo alla donna, usando tra laltro una parola di solito riferita ai bambini, trastulli per indicare gli svaghi che durante il giorno lhanno stancata e da cui ora si riposa. La immagina mentre sogna tutti gli uomini su cui ha fatto colpo e soprattutto quanti le sono piaciuti: e lautore, con pi negazioni, ribadisce la sua convinzione di non essere tra questi: non pu nemmeno sperarlo, la natura glielo nega. nel verso ventuno che subentra langoscia vera e propria del poeta, con una disperazione espressa in una maniera molto incontrollata ed esasperata, come si nota anche dai verbi mi getto e grido e fremo, introdotti con un enjabement che costituiscono sia un climax ascendente del furore provocato dalla passione, che un polisindeto e che rimandano al tema romantico del titanismo. Il canto dellartigiano e i grandi imperi dimenticati (w. 24-39). Dal verso ventiquattro Leopardi racconta di udire il solitario canto dellartigian, che riede a tarda notte, dopo i sollazzi, al suo povero ostello. lunico residuo della festa che c stata, dove probabilmente si rafforzata o nata la passione dilaniante per la donna che ora dorme e a lui non pensa. Associa il canto dellartigiano che si allontana sempre di pi per le vie a come tutto passa a questo mondo; il suono lo riporta a una riflessione sulla caducit della vita, il mondo coinvolto nella fugacit. Anche i versi successivi trattano ancora lo stesso tema: il tempo tiranno porta via ogni umano accidente. Partendo da questa esperienza personale, siamo al verso 33, passa a una riflessione ancora pi allargata, nella quale si domanda che fine abbiano fatto i popoli gloriosi antichi, le battaglie famose e quella Roma caput mundi. Associando ci al canto dellartigiano, utilizza termini che riportano a delle percezioni sensoriali uditive, come le parole suono, grido, fragorio. Si pu notare anche una netta differenza con I Sepolcri, nei quali Foscolo esprimeva la sensazione di vedere ancora infuriare la battaglia, solamente vedendo o trovandosi, secoli se non millenni dopo nello stesso luogo. Il verso trentotto segna il ritorno alla quiete: pace, silenzio, posa. Sempre in questa riga c una forte anafora della parola tutto e viene ripreso lo stesso verbo dei primi versi posa che era stato usato per la luce lunare. Dal giorno di festa ad una sensazione infantile (w. 40-46). Nel verso quaranta c il ritorno allinfanzia, nella quale, come ora, non riusciva a dormire nel d di festa. Il salto nel passato permesso dal canto dellartigiano, tramite tra passato e presente, che anche quandera piccolo sudia per li sentieri. Laffievolirsi della voce, a causa della lontananza gli faceva stringere il core similmente ad ora. Al canto dellartigiano Leopardi associa dunque la caducit della vita, ma riesce a giungere a questo pensiero solamente in et adulta, quando ha gi scoperto il vero, raggiungibile solamente tramite la riflessione. C qui la consapevolezza del dolore delluomo. Le caratteristiche dello stile Lessico indefinito, suoni e ritmo. Il lessico privilegia il linguaggio poetico dellindefinito e concorre ad esprimere la struttura circolare dellidillio. Lo splendido paesaggio notturno introdotto con un ritmo ampio e solenne, rallentato dalla collocazione del soggetto la notte, a met del verso 1. Dominante il punto di vista del poeta che interiorizza il paesaggio lunare: laggettivo chiara esprime una sensazione, ma preceduta dal sentimento dolce che la stessa sensazione alimenta. La notte, i tetti, gli orti, la montagna comunicano un senso sfumato di lontananza, una suggestione vaga e indeterminata. I verbi posa e rivela indicano limmobilit della natura, ma lassonanza che li lega (posa la luna... lontan rivela) con la ripetizione della vocale a, dal suono ampio e aperto, tende a dilatare lo spazio indefinitamente. Nella parte conclusiva ritorna con circolarit la dimensione personale e soggettiva, collocata nel

paesaggio notturno e resa attraverso il ritmo lento di parole polisillabe (lontanando, similmente, stringeva), che riprendono la dilatazione dello spazio.

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