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Alla scoperta della gloriosa polis di Tripi-Abakainon Lalone di incertezza sulle ancestrali origini di Tripi ha perennemente destato curiosit

negli studiosi ed appassionati di un passato remoto che torna a far capolino in quanti hanno a cuore le sorti del paesino sito rigorosamente sulla linea ideale in cui i monti Peloritani mutano il nome in Nebrodi. La millenaria storia, che affonda le radici nella notte dei tempi, rende Tripi un unicum tra le antiche citt siciliane, in considerazione delle potenzialit archeologiche ed antropiche che consentirebbero allantica e gloriosa Abacena di risorgere dallinesorabile crepuscolo demografico cui si assiste dati alla mano da un novantennio a questa parte. Origine del nome La genesi dei due principali toponimi di Tripi appare incerta. Il toponimo Abakainon si fa risalire ad epoca pre-greca in quanto ritrovato nelle pi antiche iscrizioni e descrizioni del sito, a differenza della maggior documentazione del secondo toponimo Abacaenum che perdura dal periodo ellenistico alla fase municipale det romana. In seguito ad un momento incerto durato alcuni secoli, durante i quali si perdono le tracce dellinsediamento, si ritiene che lattuale toponimo di Tripi abbia origine gi in tarda et bizantina, sebbene i primi documenti attestanti la moderna denominazione risalgano soltanto al XIII sec., quando il casale di Tripi fu dato in concessione a Guglielmo ed Enrico Visconti di Piacenza, nipoti di Papa Gregorio X. Qualche secolo prima compare, in un diploma del 1134 (et normanna) il toponimo Trabilis: probabile che larticolarsi in tre diversi nuclei Piano, Casale e Tripi in epoca bizantina abbia contribuito allattuale denominazione dellabitato (Tripolis, ovvero Tre polis). Genesi e storia Ben prima della colonizzazione greca nellisola sicula, il territorio di Tripi era gi frequentato nel Neolitico medio da popolazioni indigene dedite alla caccia e alla pastorizia, senza dimenticare che il territorio limitrofo presenta testimonianze archeologiche risalenti, in taluni casi, al Paleolitico superiore (18000 a.C. circa). Lanno della fondazione di Abacena non conosciuto con esattezza, nonostante alcuni studiosi lo facciano risalire al 1100 a.C. Diodoro Siculo, nel libro XXIV, asserisce che Abacena sorgeva vicino Milae, castello dei Messeni e ritiene costoro e gli abacenini fra i primi siculi ad unirsi al cartaginese Amilcare. Pur non volendo addurre spiegazioni mitico-sacrali, senzaltro plausibili nel caso di civilt che a differenza delle attuali non avevano abbandonato il Sacro e larmonia con le leggi primordiali della natura, le motivazioni di una tale magnetica attrattiva del territorio in questione possono essere ricercate nella valenza strategica donata a Tripi dalla conformazione orogenetica. Il periodo greco vide Abakainon al centro di numerose vicissitudini belliche. Pare che nel V sec. a.C. la citt avesse notevole rilevanza fra i centri indipendenti della Sicilia settentrionale.Dopo una breve parentesi di indipendenza, in conseguenza della prima guerra punica Abakainon cadde in potere dei Romani nel 263 a.C., assumendo il nome di Abacaenum (o Abacaena) e raggiungendo lo status di municipium. Abacena decise di sottomettersi spontaneamente ai nuovi arrivati e, malgrado avesse perso lindipendenza, continu a preservare la sua laboriosit nelle attivit tradizionalmente praticate: la coltura dei campi, lallevamento del bestiame e i commerci.

Lo splendore promanato dalla Civilt di Roma ben si coniug con le singolarit di Abacena, cosicch la citt nebroidea conobbe un tale benessere economico da potersi permettere di coniare monete nella sua zecca. Taluni esemplari di queste monete con la scritta ABAKAIN sono conservate al museo di Siracusa. Nellanno 36 a.C. Cesare Ottaviano, futuro re di Augusta, ordin la distruzione di Abacena poich gli abitanti locali non poterono ottemperare alla richiesta di rifornimento di viveri nella misura in cui fu chiesta. Un successivo cataclisma tellurico spazz via le ultime tracce della millenaria civilt abacenina. Abacena ha cessato di esistere precocemente a causa dellarrivo degli Arabi e dei Normanni, i quali hanno plausibilmente costretto la popolazione autoctona a spostarsi dalla zona pianeggiante al cono montuoso che sorgeva alle spalle di essa, contribuendo in tal modo alledificazione dellodierna Tripi. Per quanto concerne lorigine di Tripi, di questo nuovo abitato non si hanno notizie sino al 1300 quando, sotto gli aragonesi, Tripi fu concessa in feudo allammiraglio Ruggero di Lauria, il quale lo cedette successivamente al cavaliere templare Ruggero da Fiore: questultimo fu nominato Granduca e arriv persino a negoziare con Andronico la concessione del titolo di Cesare dellimpero, salvo poi essere assassinato a tradimento ad Adrianopoli. Il paese che fu Abakainon annovera, tra coloro che ne amministrarono le sorti, Matteo Palazzi, Giovanni Infante, Niccol Cesaro, Luigi Aragona, per passare quindi dagli Aragona ai Villaraut; in seguito si avvicendarono Federico Ventimiglio, Stefano Gaetani e il figlio Pietro. Nel 1600 la propriet di Tripi fu trasferita ai Marino, duchi di Gualtieri, che a loro volta la cedettero (nel 1760) a Ludovico Paratore, principe di Patti e signore di Oliveri. Nel XIX sec. si conclude formalmente il periodo feudale con Giuseppe Merlo di Patti, al quale venne tuttavia riconosciuto nel 1895 il titolo di Barone di Tripi. Il centro esportava vino, olio e seta e nel 1813 fu fondato anche un peculio frumentario il quale venne mutato nel 1839 in monte agrario per frumento. Ritrovamenti archeologici La prima ricerca archeologica nella zona (1550 circa) fu effettuata da uno dei pi celebri storici siciliani, Tommaso Fazello, il quale ramment di essersi recato a Tripi e di aver osservato i resti di una vecchia e grande citt. Financo il messinese Francesco Maurolico tramand notizie di protoarcheologia, attribuendo allantico abitato di Tripi il nome di Sterope (dallomonimo Ciclope) e quindi Strepio, intuendone per primo le origini preistoriche. Nei secoli successivi, nel corso di taluni lavori agricoli sono stati ritrovati da agricoltori locali alcuni oggetti che lasciavano intuire la presenza di una citt sepolta: monete argentee e bronzee, anfore e frammenti di ceramica ed altri cimeli di riguardevole valore storico-archeologico. In contrada Piano, sita nella parte sottostante Tripi, sono stati trovati i resti di una villa romana e in contrada Currao il ritrovamento di altre monete stato il preludio allindividuazione di una necropoli: le costruzioni di pietra e i mattoni in terracotta si fanno risalire al periodo ellenistico e a quello romano imperiale; le monete portano inciso le figure di Giove e Gerone, per non parlare di quelle mamertine con le effigie di Eracle e Artemide. Allo stato attuale le monete di Abacena sono custodite nei pi famosi musei al mondo: Siracusa, Palermo, Napoli, Firenze, Parigi, Monaco, Londra, Berlino e New York.

Le monete pi antiche risalgono al 460 a.C. e sono state coniate in coincidenza con i periodi storici cruciali per la storia della Sicilia. La moneta dargento di Abacena connotata dalle effigie raffiguranti un cinghiale o una scrofa e rappresenta un esemplare unico in ambito siciliano e magnogreco. Il cinghiale, eletto come animale simbolo della citt, ispirato allambiente boschivo circostante, in cui lanimale vive, ma anche alla secolare tradizione delle raffigurazioni pittoriche della caccia, che lo vedono protagonista, insieme al cervo. La scrofa, suo corrispettivo al femminile, legata allidea di fecondit. In contrada S. Caterina stato rinvenuto uno scheletro della lunghezza di 1,80m depositato in una tomba, avallando lipotesi che vi fosse edificata lantica Abacena, e nel 1994 stata ripresa la campagna di scavi in un vasto settore della necropoli greca posizionata in contrada Cardusa: i tesori ivi rinvenuti sono comprensivi di unottantina di sepolture, databili tra la fine del IV e linizio del II sec. a.C., molto ben conservate. Il Castello Irto su uno scosceso cono montuoso, rimasto immutato a dispetto del frenetico avvicendarsi dei signori, il simbolo di Tripi il Castello, collocato nel punto pi alto (610 m), la cui posizione domina visivamente lintera costa tirrenica fino ai monti pi interni. Incerte appaiono le notizie circa le origini del Castello, e lunico documento risulta essere uno scritto datato 1154 del geografo Idris che narra della presenza di una fortezza medievale in questarea. E peraltro assodato che nella prima met del Trecento stato teatro di azioni militari volte al possesso del Castello stesso e vi soggiornarono lammiraglio Ruggero di Lauria, il re Federico II ed altri personaggi dalto rango fino alla seconda met del XVII secolo. Poich gi in rovina, il Castello non venne in seguito utilizzato se non durante la Seconda Guerra mondiale, quando si racconta che servisse come luogo di avvistamento. Conclusioni La naturale bellezza artistico-architettonica, derivante da un passato di gloriosi fasti e dalla posizione geografica che lo pone al crocevia tra i monti nebroidei e la costa tirrenica, rende Tripi tra i borghi pi antichi e suggestivi della penisola italiana. La valorizzazione di un cotale patrimonio non pu prescindere dalla ri-evocazione delle radici, fedelmente al motto le radici profonde non gelano mai di tolkieniana memoria. Per non lasciar tramontare nelloblio una simile tradizione millenaria con pochi eguali nel mondo urge pertanto una rivalutazione della ricchezza tripense, in primis la riscoperta degli innumerevoli siti architettonici, potenzialmente capaci di attrarre ingente capitale umano e finanziario. Alessio Stilo (pubblicato il 27 settembre 2010)

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