La Russia secondo il modello delle civilt: Paese in
bilico o civilt originale?
Alessio Stilo GEOPOLITICA (rivista peer-reviewed), vol. I, n. 1/2012 (Primavera 2012), pp. 233-244 ISBN: 9781907847110 Il presente studio intende proporre una analisi della Russia alla luce del modello delle civilt enucleato da Samuel Huntington, seguendo un approccio multidisciplinare che consente di convalidare epistemologicamente taluni punti delle sue tesi e rigettarne altri. Il saggio, pur sorretto sul paradigma del modello delle civilt, si avvale del supporto teorico delle pi influenti dottrine teoriche e prassi geopolitiche russe. Lattenzione posta alla dimensione imperiale e allinflusso esercitato su tale vocazione dalla tradizione storica autocratica, insieme al ruolo dello spazio geografico e alle inclinazioni culturali eurasiatiche, funzionale allobiettivo di dimostrare loriginalit del modello russo e la sua irriducibilit a categorie politiche occidentali. Il modello delle civilt 1 come paradigma geopolitico Una rigorosa analisi del modello russo secondo il paradigma del modello delle civilt di Samuel Huntington esige lapplicazione, perlomeno ex tempora, delle categorie e della metodologia impiegata dal politologo di Harvard. Gi nel saggio Orientamento politico e mutamento sociale 2 (1968), Huntington critic le teorie classiche della modernizzazione, segnatamente la loro pretesa di spiegare in maniera universale i processi storici alla luce dei fattori economici, per enfatizzare i fattori sociali quali lurbanizzazione, lalfabetizzazione e la mobilit sociale. Negli anni 90 il pensiero di Huntington raggiunse lapice della sua popolarit in virt della pubblicazione, sulla rivista Foreign Affairs, del citatissimo articolo The Clash of Civilizations? che scaten un dibattito tale da indurre lautore ad ampliarne e svilupparne le prospettive in un libro (The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order, 1996), il cui proposito soleva essere quello di interpretare levoluzione mostrata dalla politica internazionale nellepoca post-Guerra fredda allo scopo di presentare un modello interpretativo dello scenario politico mondiale che risulti valido per gli studiosi e utile per i politici 3 , fermo restando che per lo studioso Huntington non esistono modelli onnicomprensivi e validi per ogni secolo. Il modello delle civilt postula un mutamento degli attori principali dello scenario internazionale nel XXI secolo: non pi gli Stati-nazione, ma le civilt. Una partizione
1 Cit., SAMUEL P. HUNTINGTON, Lo scontro delle civilt e il nuovo ordine mondiale, Garzanti, Milano 2000, p. 38 2 Cfr. SAMUEL P. HUNTINGTON, Political order in changing societies, Yale University Press, New Haven 1968 3 Cit., Lo scontro delle civilt e il nuovo ordine mondiale, p. 8 concettuale del mondo in civilt permetterebbe di superare carenze e limiti dei quattro modelli prevalenti (modello del mondo unico, dei due mondi, modello realista- statalista e modello del caos) senza sacrificare il realismo alla norma n viceversa 4 . Stati con valori, cultura e istituzioni analoghi o simili tenderanno a cooperare tra essi e a entrare in conflitto con paesi di diversa cultura 5 . Huntington riconosce la sostanziale riduzione della sovranit statuale e la progressiva permeabilit dei confini topografici. Le linee di divisione o di faglia culturale e non pi politiche o ideologiche, analogamente al XX secolo costituiscono i luoghi nei quali si verificherebbero gli attriti e i contrasti tra le diverse civilt. Lungi dal vagliare la validit antropologica 6 del modello delle civilt, occorre piuttosto qualificare gli stati nei confronti delle rispettive civilt di appartenenza. Huntington distingue gli stati membri (paesi pienamente identificati, dal punto di vista culturale, con una civilt) dagli stati guida (paesi pi potenti e culturalmente pi influenti). Ulteriore ripartizione teorica quella tra paesi isolati (cio privi di legami culturali con altre societ) e paesi divisi, i quali presentano ampi raggruppamenti sociali appartenenti a civilt diverse 7 : i paesi divisi che accorpano al loro interno le linee di faglia tra diverse civilt incontrerebbero particolari difficolt a preservare la propria unit 8 . Infine i paesi in bilico, nei quali esiste una sola cultura dominante che assimilabile a ununica civilt, ma i cui leader politici collocano coattivamente allinterno di una civilt diversa 9 . Rispetto a quanto avviene nei paesi divisi, i gruppi culturali dei Paesi in bilico concordano circa la propria identit ma non sulla civilt di appartenenza 10 . Huntington subordina la ridefinizione della propria civilt di appartenenza che approder ad una
4 Ivi, pp. 36-37 5 Ivi, p. 34 6 Una critica comune, dal punto di vista antropologico, quella secondo cui lapproccio dellautore largamente influenzato dalla logica del Dipartimento di Stato americano di tipo conservatore ed etnocentrico; in tale approccio il concetto di civilt appare di tipo essenzialista, totalitario e determinista. Questa critica stata mossa, ad esempio, dallantropologo americano Clifford Geertz (Cfr. Geertz C., Mondo globale, mondi locali, Il Mulino, Bologna 1999, p. 15) 7 Cit., Lo scontro delle civilt e il nuovo ordine mondiale, p. 196 8 Huntington cita, come casi di Paesi divisi: il Sudan (musulmani e cristiani), lIndia (musulmani e ind), Sri Lanka (singalesi buddisti e tamil induisti), Malaysia e Singapore (musulmani cinesi e malaysiani), Cina (cinesi han, buddisti tibetani, musulmani turchi), Filippine (cristiani e musulmani), Indonesia (musulmani e cristiani di Timor). Leffetto disgregante di queste linee di faglia tra civilt diverse stato pi evidente in quei paesi divisi che furono tenuti uniti durante la Guerra Fredda dallideologia marxista-leninista. Per Huntington, col crollo del comunismo la cultura si sostituita allideologia quale polo di attrazione e repulsione; di conseguenza, Jugoslavia e URSS si sono frammentate per poi dare successivamente vita a nuovi raggruppamenti fondati sulla comune civilt di appartenenza. Cfr. Lo scontro delle civilt e il nuovo ordine mondiale, pp. 192-197 9 Ivi, p. 198 10 Cit, Lo scontro delle civilt e il nuovo ordine mondiale, p. 198 nuova civilt, quasi sempre quella occidentale alladempimento di almeno tre requisiti. In primo luogo, tale mutamento deve essere strenuamente sostenuto dalllite politica ed economica del Paese in bilico; in secondo luogo, la quantomeno minima acquiescenza dellopinione pubblica del Paese in bilico; in terzo luogo, gli elementi dominanti della civilt di approdo devono essere disposti ad accettare il nuovo adepto. Un simile processo di mutamento di civilt richiede sacrifici di natura sociale, politica, istituzionale e culturale e, almeno sino ad oggi, sempre fallito 11 . La Russia secondo Huntington e le radici delloriginalit del modello russo Alla stregua di siffatta elencazione, Huntington situa la Federazione Russa Stato guida della civilt ortodossa tra i Paesi in bilico a partire dai tempi di Pietro il Grande, divisa tra chi la vorrebbe parte integrante della civilt occidentale e chi invece il fulcro di una peculiare civilt ortodossa eurasiatica 12 . La civilt russa avrebbe seguto uno sviluppo autoctono a partire dallamalgama di tradizioni scaturenti dalle diverse dominazioni. Huntington attesta lalterit della Russia rispetto allEuropa occidentale sino alla fine del XVII secolo e, da un punto di vista meramente storico, le sue conclusioni non presentano imprecisioni epistemologiche: n la Rus di Kiev n, dopo la conquista mongola, il principato di Mosca mostrano elementi di affinit socio-culturale con lesperienza europea. Persino la repubblica di Novgorod, de iure e de facto indipendente da Kiev, pu essere ricondotta al panorama politico e culturale russo dellepoca 13 . Occorre pertanto una disamina della peculiarit dello sviluppo storico-politico dello Stato russo e dellidea-forza imperiale. Le basi dellautocrazia furono concepite in seguito alle aspre guerre civili del Quattrocento e al mito ideocratico propagandato dal clero moscovita 14 . A suggello del nuovo potere dello stato moscovita e delle rivendicazioni della Chiesa ortodossa, nel 1547 il metropolita Makarij incoron Ivan IV (poi conosciuto con lo pseudonimo il Terribile) gran principe e zar di tutta la Rus con una cerimonia che richiamava i riti di Bisanzio e conferiva implicitamente al sovrano la stessa dignit dei regnanti bizantini e mongoli 15 . Era la prima volta che un sovrano veniva incoronato zar. Lo zar secondo la visione teocratica di Makarij rappresentava Dio sulla terra e, come tale, godeva di un potere politico assoluto e insindacabile 16 : il regno di Ivan il Terribile marchia lultima fase della sacralizzazione della monarchia russa 17 .
11 Ivi, p. 199 12 Ivi, cit., p. 198 13 Cfr. ROGER BARTLETT, Storia della Russia, Oscar Mondadori, Milano 2007, pp. 41-43 14 Ivi, p. 37 15 Ivi, p. 55 16 Ivi, cit., p. 55 17 Ivi, cit., p. 55 Unermeneutica del principio autocratico russo fu enucleata a fine 800 da uno dei precursori del pensiero bizantinista ed eurasista, Konstantin Leont'ev 18 , la cui concezione morfologica della storia insita nellopera Vizantinism i slavjanstvo 19 anticipa di un paio di decenni quella spengleriana de Il tramonto dellOccidente 20 , questultima una delle fonti ispiratrici di Huntington. Rispetto a Spengler che pone il mondo bizantino allinterno della Kultur araba, pur riscontrando nel bizantinismo un fenomeno di Zivilisation, cio di decadenza culturale Leontev non degrada il bizantinismo alla stregua di un semplice ciclo storico ma lo eleva a idea-forza, lunica in grado di modellare e organizzare lelemento demotico dellarea geografica sottoposta alla sua giurisdizione, intervenendo su di esso cos come la forma agisce sulla materia 21 . Sebbene Pietro il Grande abbia tentato di mutare radicalmente occidentalizzandola la societ russa, in particolare i boiardi, Huntington sottolinea come il suo regno abbia altres proseguito con i tratti prettamente asiatici del Paese attraverso il perfezionamento del proprio regime dispotico 22 secondo un intreccio di modernizzazione/occidentalizzazione da un lato e dispotismo dallaltro, modello che sar imitato in diversa misura da Caterina II, Alessandro II, Lenin e Stalin. La storia russa insegna, secondo il politologo di Harvard, che la centralizzazione del potere un prerequisito essenziale della riforma sociale ed economica 23 . Sul piano interno le riforme pietrine, convertendo la Russia in un Paese in bilico, hanno trasformato la societ in una sorta di ibrido 24 . Lo zar si affid al cosiddetto stato di polizia ben ordinato, ossia la teoria (elaborata in Francia e dai cameralisti in Germania) di un governo interventistico e di una societ prospera e regolata che comportasse il riordino delle istituzioni e il rimodellamento di sudditi ed lite secondo i dettami del primo Illuminismo 25 . Huntington conscio del fatto che, a partire dal XIX secolo, Pietro fosse assurto a eroe dagli occidentalisti e acerrimo nemico dagli slavofili, a partire da Danilevskij. Questultimo si fece assertore di un federazione slava, il cui ciclo avrebbe seguto inesorabilmente quello romano-germanico, diretta dalla Russia e con capitale Costantinopoli, destinata a sconfiggere lEuropa. Tra i primi preconizzatori di uno
18 Nella sua opera LOriente, la Russia e il mondo slavo, Leont'ev propugna la creazione di un grande impero slavo con centro a Costantinopoli, modellato sullidea-forza di bizantinismo, i cui elementi dominanti sono lautocrazia e il cristianesimo ortodosso 19 Trad. it. KONSTANTIN LEONTEV, Bizantinismo e mondo slavo, Edizioni allinsegna del Veltro, Parma 1987 20 Cfr. CLAUDIO MUTTI, Un precursore del pensiero eurasiatista: Konstantin Leontev, in Eurasia online, 11/05/2011 (http://www.eurasia-rivista.org/un-precursore-del-pensiero-eurasiatista-konstantin-leontev/9385/) 21 Un precursore del pensiero eurasiatista: Konstantin Leontev, cit. 22 Cfr. S. P. HUNTINGTON, Lo scontro delle civilt e il nuovo ordine mondiale, p. 201 23 Ivi, cit., p. 201 24 Un simile approccio onnicomprensivo, razionalistico e attivista al modo di governare era nuovo per la Russia, come nuovi erano anche il concetto di progresso parola adottata da allora nella lingua russa e la distinzione tra sovrano e stato che si afferm con Pietro il Grande. Cfr R. BARTLETT, Storia della Russia, pp. 89-94 25 Cfr. R. BARTLETT, Storia della Russia, p. 90 scontro tra civilt (romano-germanica e slava) e anticipatore dei cicli storici di Leontev e Spengler, Danilevskij dichiar che la Russia non appartiene allEuropa n storicamente n culturalmente 26 . Huntington recepisce ab ovo, bench in maniera superficiale, la retorica del futuro scontro tra civilt ma ne capovolge la retorica erigendo lOccidente euro-anglosassone a modello e il resto del mondo a semplice fattore interagente. Un ulteriore ausilio interpretativo per cogliere lunicit del principio politico zarista che Huntington riduce allaspetto meramente politico-istituzionale, ignorando ogni nesso filosofico-simbolico fornito dalla speculazione di Zinaida Gippius riportata in uno scritto di Roberto Valle 27 , volta a trarre una teologia politica dellautocrazia che consente di arguire i nodi fondamentali del pensiero politico-religioso russo riconducendolo ad una simbiosi antitetica tra arch e anarch 28 . Gippius inquadra Pietro il Grande nel solco di Mosca e Bisanzio, anzi ritiene che lidea dello zarismo si sia compiutamente estrinsecata con Pietro, nonostante i raskolniki 29 e gli slavofili considerassero le riforme dello zar una cesura con la tradizione; la forza dellautocrazia, secondo la Gippius, risiedeva nella fusione di due principi, limpero e il sacerdozio, in una sola persona 30 . Nondimeno, rileva il Valle, lo Stato-regolare forgiato da Pietro il Grande aveva infranto solo la tradizione moscovita e bizantina dell immobilit pietrificata delledificio religioso, la fedelt ai riti e alle antiche regole. Contrapponendosi alla staticit del diritto canonico e consuetudinario, lo Stato-regolare aveva imposto un principio dinamico, trasformando la realt sociale attraverso la codificazione di leggi e di regolamenti e ponendo l'accento sulla "volont sovrana" che precede e forgia le leggi fondamentali 31 : una dottrina giuridico-ideologica dello Stato fondata su una concezione del potere sovrano rifacentesi, oltrech alle fonti del diritto russo, allopera codificativa di Feofan Prokopovi 32 . Per Prokopovi, avvocato dellautocrazia illuminata, il decisionismo e la "volont sovrana" di Pietro il Grande avevano prodotto la trasfigurazione (preobraenie) della vecchia Russia e generato la
26 Cfr. Danilevskij, Nikolj Jakvlevi in FRANCO VOLPI, Dizionario delle opere filosofiche, Mondadori, Milano 2000, pp. 269-270 27 Cfr. ROBERTO VALLE, Autocrazia e anarchia: arch e anarch nel pensiero politico russo, Istituto di Politica, IdP Paper n. 2 (2011), consultabile sul sito http://www.istitutodipolitica.it/wordpress/wp- content/uploads/2011/04/PAPER-VALLE.pdf 28 Ivi, cit., p. 4 29 Raskolniki: termine che deriva da raskol (scisma) e indica i seguaci della antica fede (Vecchi credenti), cio i monaci che si opposero alle riforme del patriarca Nikon (concili del 1656 e del 1667) e per tale motivo vennero perseguitati o scelsero la via del martirio 30 Cit., ROBERTO VALLE, Autocrazia e anarchia: arch e anarch nel pensiero politico russo, p. 4 31 Ivi, cit., p. 4 32 Teologo e letterato ucraino contemporaneo di Pietro il Grande, Prokopovi fu il braccio destro dello zar nella sostituzione del patriarcato con il santo sinodo (fino al 1918), organo sottoposto al sovrano temporale e spirituale. Cfr. Feofan Prokopovi in Treccani.it, lenciclopedia italiana "nuova Russia 33 . A ben vedere, Valle individua una certa dissimiglianza tra la vocazione autocratica originaria e quella pi marcatamente cosmopolita impressa da Pietro: ci a simboleggiare il tradimento (dellautocrazia) della propria missione storica quale incarnazione di quella tendenza originaria del popolo russo ad organizzarsi in uno Stato forte e autonomo 34 per approdare al dispotismo imperiale tout court, intravedendone una realt cosmopolita non difforme dallimpero asburgico. Bolscevismo e Russia post-sovietica Il bolscevismo, secondo Huntington, cre un sistema politico-economico in nome di unideologia nata in Occidente, risolvendo la contrapposizione tra occidentalismo e slavofilia e consentendo alla Russia di differenziarsi dallOccidente, senza essere arretrata rispetto ad esso ma anzi saltando a pi pari il modello occidentale 35 . Durante gli anni sovietici la disputa tra slavofili e occidentalisti si interruppe per riemergere in tutto il suo vigore a partire dal crollo dellURSS, quando il crepuscolo del comunismo avrebbe determinato la fine dellinterazione politico-ideologica tra Russia e Occidente. Limplosione dellURSS ha riproposto, in Russia, nel dibattito pubblico e nella nomenklatura la questione della ridefinizione dei propri interessi nazionali e del proprio ruolo nel mondo, producendo alcune scuole geopolitiche riconducibili alle teorie occidentaliste (Dmitri Trenin 36 , Egor Gajdar, Andrej Kozyrev, il partito Jabloko), a quelle neo-sovietiste di Gennadij Zjuganov 37 e alla scuola neo-eurasista. Coerentemente con il suo impianto argomentativo, Huntington ritiene ampliato il divario Russia-Occidente a partire dal momento in cui i russi hanno smesso di comportarsi da marxisti e hanno iniziato a comportarsi da russi 38 . Una tale rappresentazione sostenibile solo alla luce della teoria eurasista (o, pi propriamente, neo-eurasista), alternativa tanto al modello sovietico quanto a quello occidentalista: essa postula il superamento del nazionalismo etnocentrico e del panslavismo, nella prospettiva di una sintesi tra gentes slavo-germaniche e ceppi turco-mongoli. Leurasismo rivendica, in linea generale, leccezione culturale e la peculiare identit della Russia, distinta tanto dallEuropa quanto
33 Cfr. R. VALLE, op. cit., pp. 4-5 34 Ivi, cit., p. 9 35 S. P. HUNTINGTON, Lo scontro delle civilt e il nuovo ordine mondiale, cit., p. 203 36 Cfr. DMITRI TRENIN, Post-Imperium. A Eurasian Story, Carnegie Endowment for International Peace, Washington 2011. Trenin descrive la Russia post-sovietica come un paese euro-pacifico che si avvale del soft power, auspicando che Mosca abbandoni lidea di ricreare uno spazio geopolitico para-imperiale. Lalternativa, secondo Trenin, non una nuova versione dellimpero storico ma la marginalizzazione definitiva della Russia 37 Nelle due uniche opere tradotte in italiano, Geografia della vittoria (1998) e Stato e potenza (1999), Zyuganov riassume la portata storica e geopolitica dellintera vicenda dellimpero russo dai Rjurikidi allURSS, enfatizzando la portata imperiale della Russia e rigettando qualunque interpretazione occidentalista in ogni sua dimensione nazionale o repubblicana 38 Ivi, p. 204 dallAsia 39 , ancorch gli eurasisti siano stati raggruppati in quattro famiglie 40 : geoeconomisti (Sergej Rogov, Vladimir Kolosov, Nikolaj Mironenko), stabilizzatori (Kamaludin Gadiev e lambiente vicino a Evgenij Primakov), civilizzatori (Gennadij Zjuganov, Nikolaj Nartov), espansionisti (Aleksandr Dugin, Vladimir irinovskij). Tra i teorici neo-eurasisti che hanno influenzato in misura maggiore le linee direttrici della politica estera russa durante il decennio di Vladimir Putin vi senzaltro Aleksandr Dugin. Il paradigma di Dugin riconosce che la Russia (come Stato, come popolo, come cultura) ha un valore di civilt autonoma, di unicit, di indipendenza e potenza raggiunta, che deve preservare 41 . Dugin ritiene leurasismo un pragmatismo patriottico 42 originale, libero sia dal dogmatismo sovietico che da quello liberale, nonostante riecheggi gli accenti antagonistici del continentalismo (Kontinentalblock) di Karl Haushofer 43 e Carl Schmitt 44
e riprenda dallo stesso geopolitico tedesco il concetto di pan-regione (o pan-idea) per definire il sistema di alleanze strategiche sul quale la Russia dovr improntare la propria politica estera, abbandonando ipotesi etno-centriche e rivalutando il ruolo geopolitico di Mosca durante il passato sovietico 45 . LUnione Eurasiatica propiziata da Vladimir Putin pu essere considerata, seppur in nuce, un prototipo dellUnione eurasiana 46 teorizzata da Dugin, poggiandosi sul federalismo eurasista duginiano e nondimeno ispirata al metodo funzionalista dellUnione Europea. Il recupero, operato da Dugin, di tutto il patrimonio storico-politico russo, con i dovuti distinguo sul periodo pietrino, ha stimolato alcune ricerche accademiche dirette a riscontrare eventuali elementi comuni alle diverse articolazioni morfologiche della societ russa. In una di esse, Alfred Rieber elenca quattro fattori persistenti (empiricamente discutibili, soprattutto il primo) che avrebbero influenzato il comportamento russo nel corso dei secoli: relativa arretratezza economica, frontiere vulnerabili, composizione multinazionale, alienazione dallOccidente e dallOriente 47 .
39 Cfr., GERMANO DOTTORI, Geopolitica. La politica di potenza dallet degli imperialismi allepoca della geoinformazione, p. 60 (http://www.geocities.ws/gdottori2004/DispensadiGeopolitica.pdf) 40 Cfr., ANDREI P. TSYGANKOV, Mastering space in Eurasia: Russian geopolitical thinking after the Soviet break-up, Communist and PostCommunist Studies, vol. 36, n. 1, pp. 101-127 41 Cit., ALEXANDR DUGIN, Eurasia. La rivoluzione conservatrice in Russia, Nuove Idee, Roma 2004, p. 85 42 Ivi, p. 86 43 Cfr. KARL HAUSHOFER, Geopolitica delle pan-idee, Nuove Idee, Roma 2006, p. 15 44 Cfr. CARL SCHMITT, Terra e mare. Una riflessione sulla storia del mondo, Adelphi, Milano 2002, pp. 28 ss. 45 Cfr. ALEXANDR DUGIN, Eurasia. La rivoluzione conservatrice in Russia, pp. 86-92. Lo stesso Vladimir Putin defin il crollo dellURSS come la maggiore catastrofe geopolitica del XX secolo 46 Cfr., A. DUGIN, op. cit., pp. 91-92 47 Cfr. ALFRED RIEBER, How persistent are persistent factors?, in ROBERT LEGVOLD (edited by), Russian foreign policy in the 21th century & the shadow of the past, Columbia University Press, New York 2007, pp. 205-278 La Russia contemporanea tra sovranismo democratico e modernizzazione autoritaria La parentesi eltsiniana ha delineato un vulnus nella tradizionale impalcatura politico- culturale russa, uneccezione capace di prendere il sopravvento sulla variegata galassia russocentrica in un momento di crisi sistemica cagionata da diversi fattori endogeni ed esogeni , per inculcare una visione liberale e occidentalista nel modello di sviluppo. Il declassamento del ruolo dello Stato in molti settori della vita sociale non ha prodotto gli effetti promessi dallentourage di Eltsin. La rovinosa gestione economica propiziata dai Russias Manhattan Boys 48 ha costretto Vladimir Putin, una volta assurto alla presidenza, ad applicare una de-privatizzazione dellamministrazione dello Stato che ha sotteso un costo politico, in particolare il congelamento di alcune procedure democratiche, ma ha altres comportato il ripristino di un sistema di direzione statale 49 secondo un asse verticale della struttura di potere. La funzione storica di Putin non consistita nella trasformazione della Russia in uno Stato nazionale ma nelladattamento delle istituzioni imperiali (sia vetero-imperiali che imperial-sovietiche) alla necessit di una legittimazione democratica 50 , contemplando i caratteri che rimarcano la specificit della Russia, come il centralismo e la composizione multietnica, multinazionale e multireligiosa 51 . In riferimento agli scenari inerenti il XXI secolo, il Cremlino ha dato priorit alla tradizione dei Romanov riguardo allidea della Russia come grande potenza e ai princpi di comportamento sullo scacchiere internazionale 52 , quantunque la dimensione vetero- imperiale sia stata mitigata dalle concezioni neo-eurasiatiste e dal concetto di democrazia sovrana elaborato dallideologo del partito putiniano Russia Unita, Vladislav Surkov 53 . Questultimo vincol la statalizzazione delle lites al perseguimento di una democrazia orientata a perseguire gli interessi nazionali, rigettando le tesi occidentali dellesistenza di un unico modello di democrazia: se in Occidente la rule of law serve a garantire le libert economiche, politiche e civili, in Russia essa funge da salvaguardia contro il caos e il
48 In particolare Mikhail Khodorkovsky, Vladimir Gusinsky, Boris Berezovsky. Cfr. BRUNO SERGI, Misinterpreting modern Russia: Western views of Putin and his presidency, Continuum, London-New York 2009, pp. 105-120. 49 Cfr., VITALIJ TRETJAKOV, Progetto Russia. Che cosa vogliono Putin e Medvedev, Limes, rivista italiana di geopolitica, n. 3/2008, p. 58. Tretjakov ritiene che lasserita libert degli anni 90 abbia di fatto trasformato la societ russa in uno stato di guerra di tutti contro tutti 50 Cfr., ADRIANO ROCCUCCI, Impero e democrazia: un binomio possibile?, Limes, rivista italiana di geopolitica, n. 6/2004, pp. 59-66 51 Cfr. ALFREDO MUSTO, Russorgimento, in Eurasia online, 23/12/2010 (http://www.eurasia- rivista.org/russorgimento/7516/) 52 Cfr., ADRIANO ROCCUCCI, Impero e democrazia: un binomio possibile? 53 Alexander Rahr, buon frequentatore del Cremlino, descrive Surkov come il pi grande stratega politico nelle fila di Putin; Cfr. STEFANO GRAZIOLI, GazpromNation, Lulu.com, London 2009, p. 36 disordine sociale nellinteresse primario della collettivit 54 . La difesa della sovranit statale poggia sul centralismo politico contro la polverizzazione e polarizzazione partitica del decennio eltsiniano , sullimplementazione di un sistema dei poteri forti e, non da ultimo, sulla rivendicazione della non interferenza negli affari interni da parte di entit straniere 55 , un concetto quello della non ingerenza radicato nellidea westfaliana di sovranit statuale alla quale fanno riferimento i Paesi che contrastano la dottrina occidentale universalistica dei diritti umani e della democrazia liberale. Un forte ruolo statale costituisce una condicio sine qua non per la salvaguardia della dimensione imperiale come tratto costitutivo della Russia, tenendo presente che il termine imperiale non assume il carattere necessariamente negativo ma va inquadrato in una prospettiva avalutativa, neutrale, frutto dellinterpretazione di una vicenda storica particolare come quella russa. Lelaborazione dottrinaria del manifesto di democrazia sovrana riprende il lascito eurasista della commistione fra tradizione e innovazione e propugna la modernizzazione senza occidentalizzazione, unitamente alla concezione organica della societ e al patriottismo pan-russo: un processo inquadrabile nella definizione politologica di modernizzazione autoritaria 56 . Ergo, una democrazia guidata 57 implicante il radicamento di istituzioni democratiche che tengano conto, in primo luogo, delloriginalit russa, degli elementi concreti della situazione attuale e, in secondo luogo, che escluda in toto qualsiasi ingerenza esterna nelle questioni e nei processi della sua politica internazionale, e conduca in ultima analisi a una politica estera autonoma e assertiva. Un siffatto costrutto funzionale alla preservazione del ruolo geopolitico di Mosca nello spazio eurasiatico. Il peculiare itinerario storico ha reso il Cremlino un centro gravitazionale dellarea eurasiatica, luogo in cui sono in gioco interessi vitali per lesistenza dello Stato russo, in particolare lo spazio che Mosca considera Blinee Zarubee (estero vicino). La Russia come civilt originale Secondo il paradigma di Huntington, la pi importante fonte di identificazione bench non lunica di una civilt la religione. Al di l della mera catalogazione della Russia come Stato guida della civilt ortodossa, Huntington non fornisce una disamina esaustiva sul ruolo dellOrtodossia nella determinazione di una sorta di coscienza di civilt russa, nonostante la sua tesi trovi riscontri nella posizione che la Chiesa ortodossa ha assunto a partire dalla disgregazione dellURSS. La concezione di mondo russo, secondo la Chiesa
54 Cfr., CRISTINA CARPINELLI, Democrazia sovrana della Russia: una nuova idea o una sfida allOccidente?, Cassandra, maggio-giugno 2011 (http://www.scribd.com/doc/57211444/Democrazia-Sovrana-in-Russia) 55 Ibidem 56 Da un sondaggio del Valdai Club (http://valdaiclub.com/poll/34360-results.html), relativo al futuribile scenario russo dopo le elezioni del 2012, si evince che le aspettative di una modernizzazione autoritaria prevalgono sulle altre ipotesi (rivoluzione democratica, riforme liberal-democratiche, scenario inerziale, regime autoritario hard-line) 57 Democrazia guidata fu utilizzato per la prima volta dal politologo Vitalij Tretjakov, un assertore del sovranismo democratico, nel 2000 ortodossa, non di carattere etnico: il patriarcato si propone come perno di un sistema di coabitazione di popoli, culture e religioni differenti, quale si venuto storicamente affermando in Russia 58 . Roccucci puntualizza elaborando alcuni discorsi del patriarca Kirill come: il modello di civilt, di cui nel corso dei secoli la Russia stata depositaria, ha caratterizzato lordine delle priorit di politica estera, una parte importante della quale stata costituita dalle relazioni con i paesi di tradizione ortodossa 59 . Le linee direttrici della politica estera della Federazione Russa sarebbero, di conseguenza, influenzate dal quadro di riferimento culturale e religioso ortodosso, che indurrebbe llite russa ad una cooperazione multilaterale con gli altri paesi di cultura ortodossa, sovrintendendo alla definizione degli interessi nazionali. Da un punto di vista empirico, la concezione di civilt di Huntington e la possibilit di futuri conflitti lungo le linee di faglia (interne allo spazio russo) tra diversi gruppi di civilt non soddisfa appieno i requisiti dellanalisi storica e geopolitica, in quanto esula dal contesto storico delle relazioni russe con i popoli turcofoni, islamici o pagani dellAsia centrale 60 , i cui influssi culturali hanno contribuito a distinguere la specificit del carattere russo e la natura stessa della condizione geografica e della vocazione imperiale. In ultima analisi, la possibile ridefinizione della propria civilt di appartenenza della tesi di Huntington, alla luce di quanto vagliato, va rigettata nel caso specifico della Federazione Russa, in quanto non soddisfa gli stessi tre criteri huntingtoniani: primo, la sua lite politica ed economica pur lungi dal formare un blocco omogeneo ha tuttaltro che sostenuto il passaggio alla civilt occidentale; secondo, la non-acquiescenza dellopinione pubblica ad un presunto cambio di civilt riscontrabile dai risultati elettorali dellultimo decennio, che hanno premiato un gruppo di partiti espressione della tradizione anti-liberale, russofila e patriottica della politica russa e, viceversa, punito i raggruppamenti di orientamento liberal- occidentalista 61 ; terzo, gli elementi dominanti della civilt di approdo (quella occidentale, nel corollario di Huntington) non hanno mai dimostrato di essere disposti ad accettare il nuovo adepto 62 . Sicch possibile concludere che la Russia, alla stregua del paradigma huntingtoniano, va rubricata come civilt originale.
58 Cfr., ADRIANO ROCCUCCI, Lortodossia cemento delle Russie, Limes, rivista italiana di geopolitica, n. 6/2004, p. 243 59 Ivi, p. 237 60 Cfr., THOMAS BAMFORTH, Hordes and massed: Samuel Huntington in Russia, Traffic, 2005 (http://www.thefreelibrary.com/Hordes+and+massed+machines%3A+Samuel+Huntington+in+Russia.-a0159180184) 61 Le ultime elezioni per il rinnovo della Duma (http://en.gazeta.ru/infographics/elections2011/russia.shtml) hanno visto i partiti filo-occidentali ottenere, nel complesso, un risultato inferiore al 5% 62 Per un approfondimento storico sullalterit politico-culturale dellidea di Europa/Occidente rispetto alla Russia e allOriente, a partire dal periodo ellenistico: Cfr. FEDERICO CHABOD, Storia dellidea dEuropa, Laterza, Roma-Bari 1961, pp. 44 e ss. * Alessio Stilo, ricercatore associato dellIstituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG).