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Kirghizistan, il fallimento della Rivoluzione dei tulipani A cinque anni dalla Rivoluzione dei tulipani, in Kirghizistan in corso un nuovo

o rovesciamento del regime con uno scontro dallesito ancora incerto, il cui bilancio si attesta sulla settantina di morti e migliaia di feriti. Taluni politologi temono che un conflitto tra il presidente defenestrato e le nuove autorit possa precipitare provocando una guerra civile. La pi piccola tra le ex repubbliche sovietiche dellAsia centrale stata scossa da scontri di piazza che hanno portato ad un braccio di ferro inconcluso: lopposizione, guidata dallex ministro degli esteri Roza Otunbayeva, ha assicurato di avere in mano, oltre la capitale, 4 regioni su 7, potendo contare sullappoggio di esercito e polizia; le forze armate sono accorse in ausilio dellopposizione nel mantenere lordine a Bishkek, dove il governo provvisorio ha autorizzato i gendarmi ad aprire il fuoco contro i banditi che opponessero resistenza. Lesecutivo ad interim ha promesso di rivedere le privatizzazioni sospette, abbassare le bollette elettriche e indire le elezioni presidenziali entro 6 mesi. Il presidente deposto, Kurmanbek Bakiev, al potere dalla rivoluzione colorata filo-occidentale del 2005, ha ammesso di non riconoscere la sconfitta ma di non avere leve per influenzare la situazione del Paese, pur assicurando di essere pronto a trattare. Il rais detronizzato, accusato di autoritarismo e gestione nepotista delle istituzioni, ha parlato di colpo di stato orchestrato da forze esterne che vogliono destabilizzare il Paese, con un tacito riferimento alla Russia e a Putin. Il premier russo, da parte sua, nonostante avesse raggiunto telefonicamente la Otunbayeva per manifestarle lappoggio del Cremlino, suggellato dalla promessa dellinvio di aiuti umanitari, ha ribadito la totale estraneit di Mosca nellorganizzazione della rivolta popolare. La notizia ha destato sospetti negli ex ambienti governativi kirghisi in quanto il mese scorso la nuova leader della protesta, unitamente ad altri esponenti dellopposizione, si era recata a Mosca per incontrare alcuni dirigenti del partito putiniano Russia Unita. La rivolta nel povero e senza grandi risorse energetiche, al contrario dei suoi vicini centroasiatici Kirghizistan costituisce un ulteriore tassello nello scacchiere geopolitico dellex impero sovietico. Nel Paese presente una base Usa aperta nel 2001 a Manas di fondamentale valenza strategica per il rifornimento delle truppe a stelle e strisce in Afghanistan. Il territorio kirghiso rappresenta altres il teatro per ulteriori futuri progetti americani, ovvero la costruzione da parte di Washington di unarea antiterrorismo nel sud del paese, parte di un piano pi ampio che ha condotto alla costruzione del centro daddestramento per Forze Speciali Scorpion nella citt di Tokmak e di un ospedale militare nei pressi di Besh Kungey. Anche la Russia possiede una base militare a Kant, a poche decine di chilometri da quella americana. Nel siffatto contesto, il Cremlino prospetta la costruzione di infrastrutture militari: proprio nel luogo deputato ad ospitare il centro antiterrorismo statunitense nella regione di Batken, non distante dal confine col Tagikistan Mosca attende infatti il permesso per edificare una nuova base. Qualche analista del Center for Strategic and International Studies ha recentemente ipotizzato che laumento dei dazi doganali per i prodotti petroliferi verso il Kirghizistan sarebbe stato una ritorsione di Mosca per il mancato sfratto delle forze Usa dalla base di Manas da parte del

destituito Bakiev. E sarebbe proprio lincremento dei gravami, e conseguentemente della benzina, la scintilla che avrebbe innescato la ribellione in atto contro il governo di Bakiev. La geografia politica dei tumulti palese, in quanto divampata nelle province settentrionali del Paese, abitate dagli strati sociali diseredati i quali hanno subto pesantemente le conseguenze della crisi internazionale. La forza motrice della Rivoluzione dei tulipani (2005) fu, viceversa, rappresentata dalle province meridionali, multietniche e pi prospere, motivo per cui del tutto fuori luogo cogliere parallelismi con la rivoluzione filo-occidentale di cinque anni addietro. Vieppi gli avvenimenti odierni certificano il fallimento dellera delle rivoluzioni colorate solo la Georgia resiste, sebbene in equilibrio precario nonch il conseguente crash dellidea brzezinskiana di accerchiamento geopolitico della Federazione Russa. Alessio Stilo (pubblicato l11 aprile 2010)

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