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Usa e Cina: da Cuba al Giappone, dal Brasile
all'India, chi sta con chi
di Massimo Basile
Le alleanze internazionali messe alla prova dall'invasione di Mosca. Due schieramenti contrapposti,
ma c'è anche chi preferisce essere neutrale
25 Febbraio 2022 6 minuti di lettura
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito Vladimir Putin un “reietto sul palcoscenico
internazionale” e promesso che l’uomo del Cremlino “risponderà dei suoi crimini davanti al
mondo”. Ma, per essere precisi, Biden avrebbe dovuto dire “davanti a gran parte del mondo”. Non
tutto. Perché il giorno in cui dovesse essere giudicato, non tutti i posti della platea internazionale
sarebbero coperti da nemici del presidente russo. Il mosaico delle alleanze ha registrato piccoli
sommovimenti, qualche perplessità, ma anche gli entusiasmi verso la Russia da parte di singoli
leader politici e ex presidenti. Il quadro delle alleanze è variegato. Se il mondo occidentale è
schierato al fianco dell’Ucraina, la Russia è tutt’altro che isolata, e non solo tra le ex repubbliche
sovietiche. Vediamo qual è l’attuale situazione.
Il G7: "Putin via dall'Ucraina". Johnson: "Stop a banche e soldi russi: le nostre sanzioni più
dure di sempre"
A oggi Kiev può contare soprattutto su Stati Uniti e altri alleati Nato, tra cui anche Canada,
Lituania e Regno Unito. L’anno scorso a una videoconferenza a cui avevano preso parte i ministeri
della Difesa di questi Paesi erano arrivati segnali di sostegno a Kiev. Su di loro l’Ucraina sente di
contare in pieno, oltre a Biden, che ha ribadito la volontà di sostenere gli ucraini con tutte le forze.
A Flourish map
Per esempio: il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente della Repubblica Ceca Milos
Zeman. I due leader hanno criticato il Cremlino, turbati da una situazione che ha riaperto vecchie
ferite: la Repubblica Ceca, come parte della Cecoslovacchia, venne invasa dai carrarmati sovietici
nel 1968, l’Ungheria aveva subito lo stesso trattamento dodici anni prima, nel 1956. Il presidente
Zeman, considerato un “servo di Putin”, ha definito l’invasione un “atto di aggressione non
provocato, un crimine contro la pace”. In Ungheria Orbán ha evitato di condannare Mosca, seppure
gli ungheresi storicamente, proprio per i fatti del ’56, non si fidino completamente dei russi. Ma
stavolta Orbán si è schierato con la Nato. “La posizione dell’Ungheria è chiara - ha aggiunto il
ministro degli Esteri Peter Szijijarto - stiamo con l’Ucraina, con l’integrità territoriale e con la
sovranità”. Rumen Radev, il presidente della Bulgaria, uno degli alleati più stretti di Mosca durante
gli anni della Guerra Fredda, ha definito “assolutamente inammissibile” l’attentato alla sovranità di
un Paese. Condanne sono arrivate anche da Romania e Moldavia.
Dal Medio Oriente al Sud America, chi sta con Mosca e chi con Washington
La Siria fa parte di quell’elenco di alleati della Russia che, ufficialmente, non hanno accordi
bilaterali, ma Bashar al-Assad è molto in debito verso Putin, che gli ha garantito aiuti militari e
protezione politica. L’India può essere considerata un'altra potenziale alleata, senza però
sbilanciarsi: la sua "neutralità" ha intanto infastidito Kiev. Il vicino Pakistan ha evitato di prendere
posizione, invitando a riprendere i negoziati. Il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, ha parlato con
Putin di nucleare, ma non ha commentato l’invasione dell’Ucraina. Il ministro degli Esteri, Hossein
Amir-Abdollahian, ha fatto un breve commento su Twitter per attribuire la causa della crisi alle
“provocazioni della Nato”.
Israele ha dato all’inizio una risposta tiepida di condanna, nonostante in Ucraina viva una delle
comunità di ebrei più popolose d’Europa, poi attraverso il ministero degli Esteri Yair Lapid ha
detto: “L’attacco è una seria violazione dell’ordine internazionale”. Se il Qatar ha chiesto alle parti
di trovare un’intesa “attraverso la diplomaia”, una condanna sfumata è arrivata dal Messico, l’Egitto
è rimasto tiepido, mentre Cuba, Venezuela e Nicaragua - unite dall’anti-americanismo - hanno
dato la colpa agli Stati Uniti per aver “provocato la crisi”. Dall’Africa è arrivato, invece, un
sostegno all’Ucraina: l’ambasciatore del Kenya all’Onu, Martin Kimani, ha attaccato duramente
Putin. Stessa posizione espressa da Ghana e Gabon, mentre il Sudafrica si è mantenuto neutrale.
dalla nostra inviata Rosalba Castelletti 24 Febbraio 2022
In Francia la leader dell’estrema destra Marine Le Pen cerca di districarsi con imbarazzo, mentre i
giornali americani, come il Washington Post, hanno ricordato il giorno in cui il leader della Lega,
Matteo Salvini, aveva indossato nella Piazza Rossa una maglia celebrativa di Putin. La rete
conservativa americana Newsmax ha ribattezzato il presidente russo “Vlad the Great”, Vladimiro il
Grande, così come il conduttore principe della Fox, Tucker Carlson, ha ammesso la sua
infatuazione politica nei confronti di Putin, una linea condivisa dal sostenitore numero uno di Putin,
l’ex presidente americano Donald Trump, che ha prima definito il suo amico un “genio” e poi
spiegato che se ci fosse stato ancora lui alla Casa Bianca, l’invasione dell’Ucraina non sarebbe
successa, facendo intendere che tutto l’architrave di alleanze mondiali di cui abbiamo parlato finora
sarebbe inutile davanti al rapporto di due vecchi amici.