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GUERRA RUSSIA-UCRAINA

Davide è davvero così piccolo e Golia così


grosso?-Riflessioni sul conflitto tra Russa e Ucraina alla
luce di fattori oggettivi

Carlo PISANIAprile 24, 2022

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Sono stato molto in dubbio se scrivere ancora sulla guerra tra Russia ed Ucraina perché in un
contesto già di per sé confuso e reso ancor più complesso dalle azioni di disinformazione poste in
essere da entrambi i contendenti, il rischio di prendere delle cantonate è concreto.

Faccio quindi mio il pensiero del Generale Camporini che afferma che la verità su ciò che sta
avvenendo sul campo la conosceremo forse tra 30 anni e mi limiterò a sottolineare alcuni fattori
abbastanza evidenti da potersi pertanto ritenere oggettivi, evitando qualunque pronostico e
lasciando a chi legge di trarre le conclusioni.

Il primo aspetto che evidenzio è che quello in corso appare un conflitto a bassa intensità.

Ora a bassa intensità non significa che non ci siano vittime numerose, distruzioni o atti di brutalità,
bensì che una o tutte le forze in campo non hanno pienamente dispiegato il proprio potenziale
distruttivo, che è cosa ben diversa da quello operativo.

Ho ipotizzato in un precedente articolo tutte le motivazioni politiche, militari e logistiche per cui i
Russi sembrano procedere con il freno a mano tirato e pertanto non mi ripeterò.

Evidenzierò soltanto che un conflitto condotto in regime di bassa intensità avvantaggia chi si
difende e logora chi attacca, sia sul piano materiale sia su quello morale.

Il secondo punto è che le forze armate ucraine non sono quelle giovani marmotte indifese in balia
del nemico che la propaganda occidentale sta cercando di rappresentare.
Un conto è diffondere a fini propagandistici immagini di bambini, vegliardi e ragazze in armi allo
scopo di promuovere soprattutto all’estero l’immagine di “guerra di popolo”, altra cosa è capire
nella realtà chi stia effettivamente combattendo sul terreno.

Nello specifico parliamo di un esercito che da 8 anni opera secondo gli standard addestrativi
NATO, che è stato impiegato in missioni all’estero e che si è fatto le ossa, in qualche caso
rompendosele, nella lunga guerra contro i separatisti del Donbass.

La decrepita macchina militare ucraina del 2014 è stata oggetto di una profonda ristrutturazione
che ha portato nei due anni successivi da zero a 20 le esercitazioni tattiche a livello di brigata e a
200 quelle a livello di battaglione.

In quel periodo nell’ambito di questo piano di ammodernamento 862 istruttori si sono formati
all’estero secondo gli standard NATO e sono stati rivisti tutti i protocolli in vigore all’epoca, con
l’adozione di 655 norme e regolamenti e 961 standard formativi NATO.

Quindi ad opporsi alla forza d’invasione russa non ci sono cavernicoli con la clava, ma elementi che
conoscono il mestiere, con alle spalle una tradizione ed una storia in cui il popolo ucraino ha spesso
mostrato spiccata propensione alla combattività ed all’aggressivita’.

Va anche in parte sfatata la vulgata della schiacciante superiorità numerica dell’esercito russo,
perché in Ucraina non c’è tutto l’esercito russo, bensi un corpo di spedizione di 150/200 mila
uomini di cui una significativa aliquota di coscritti, quando gli effettivi delle forze ucraine
ammonterebbero a 196 mila unità.

Chi attacca è notoriamente svantaggiato tant’e’ che Von Clausewitz sosteneva che per condurre con
probabilità di successo un’azione offensiva si deve disporre di una superiorità di almeno 3 a 1.

“Chi sta sulla difensiva non fa la guerra, la prolunga”. Lo dichiarava il Maresciallo di campo barone
Colmar von der Goltz nel 1883, ma questa frase da sola spiega gli attuali scenari più dei tanti
dibattiti in corso.

Va inoltre considerato che il grande stratega prussiano si confrontava con scenari rigidi che
vedevano difensori attestati a caposaldo da un lato ed attaccanti dall’altro.

Ora il quadro è molto più fluido, con scontri tra piccoli nuclei, colpi di mano,
infiltrazioni/esfiltrazioni che rendono estremamente complicato e costoso il controllo del territorio
da parte degli attaccanti, sia in termini di perdite umane e di materiali, sia di logistica.

Un’altra ipotesi che secondo il mio modesto parere appare poco credibile è quella dell’escalation
militare che porterebbe a giocare una finale Russia – Resto del Mondo.

Napoleone, che era un altro che di guerre e battaglie se ne intendeva, affermava che per condurre e
possibilmente vincere una guerra occorrevano solo tre cose: l’argent, l’argent ed infine l’argent.

Vediamo allora quant’è l’argent sul tavolo da gioco.

Il budget per le spese militari russe ammonta a 61,7 mld, pari al 4,3% del pil.

I soli Stati Uniti, pur impegnando una quota inferiore del proprio pil (3,7%) stanziano 778 mld che
rappresentano il 39% delle spese militari mondiali.
Una cifra enorme se pensiamo che Russia e Cina insieme non arrivano alla metà di questo importo.

Se Napoleone fosse l’arbitro della partita, sarebbero sufficienti questi numeri per decretare punto,
set e partita mandando tutti negli spogliatoi per la doccia.

Ma se volessimo approfondire questa analisi vedremmo che nella graduatoria deĺle spese militari
dei primi 11 Paesi, ben 5 appartengono alla NATO (ho considerato i primi 11 per amor di Patria
perché l’Italia è appunto undicesima…fosse stata trentesima, avrei preso i primi trenta).

Quindi se al budget statunitense aggiungessimo quello dei restanti membri della NATO
supereremmo i 1.100 mld…che ad occhio sembrerebbero un po’ di più dei 61,7 mld della Russia.

Se poi si volesse perseguire l’ipotesi di un’alleanza Russia – Cina (che come abbiamo visto sul
piano degli investimenti militari non reggerebbe comunque il confronto con la NATO) dovremmo
però avere ben presente che l’interscambio commerciale Cina – Europa ammonta a 820 miliardi,
quello Cina – USA a 750 miliardi mentre quello Cina – Russia arriva appena a 147 mld.

E anche se sarà poco sportivo farlo notare, al momento la Russia sta facendo molta fatica ad avere
ragione di una nazione che destina alle spese militari appena 4,7 mld e che nel ranking che ho
menzionato occupa il 34mo posto, attestandosi al 22mo in quello degli eserciti più potenti del
mondo.

Del resto, historia magistra vitae, non mancano precedenti in cui la Russia ha avviato con iniziale
successo conflitti contro avversari decisamente più deboli per ritrovarsi poi sonoramente sconfitta
da coalizioni di grandi potenze, scontando drammatiche conseguenze sul proprio sistema finanziario
(per chi fosse interessato ad approfondire guerra di Livonia del 1558 e guerra di Crimea del 1853).

Il campo dove invece la Russia sta senza alcun dubbio subendo una disfatta totale è quello della
comunicazione, ma questo non deve sorprendere.

I russi sono infatti i grandi assenti della comunicazione moderna sviluppatasi fino ad assurgere al
rango di vera e propria scienza.

Mc Luhan era canadese, nato prima della rivoluzione di ottobre e già teorizzava “il villaggio
globale”.

Chomsky con i suoi studi sul linguaggio e Edward T. Hall con quelli sulla prossemica erano
americani, tanto per citare alcuni dei più noti.

Infine non a caso la Scuola di Palo Alto dove nacque la pragmatica della comunicazione di cui
Watzlavick fu tra gli esponenti di maggior rilievo si trova in California e non a Novosibirsk.

Mentre in Occidente tutto questo mondo cresceva, a volte con connotazioni perverse e
manipolatorie, in Russia la filosofia che guidava la comunicazione era semplicemente…non
comunicare.

La massima di Lenin “una notizia smentita è una notizia data due volte” basta da sola ancora oggi a
spiegare il silenzio assoluto dei russi di fronte a qualunque cosa, fittizia o reale, gli venga attribuita.
E forse per loro è davvero meglio agire così, confidando che con il trascorrere del tempo i fatti, o
quantomeno le notizie dei fatti, sfumino ed infine si dissolvano, piuttosto che inscenare patetici
siparietti che avrebbero imbarazzato anche i fratelli De Rege.

Infatti solo palati molto grossolani possono credere che un apparato la cui connotazione principale è
da oltre un secolo quella della segretezza assoluta di colpo, a beneficio delle telecamere, allestisca
un set dove come ad una riunione di condominio, si decida se riconoscere l’indipendenza di
Lugansk e Donbass e dove, a dimostrare che non si fanno sconti a nessuno, un balbettante alto
esponente dei servizi segreti, evidentemente a disagio in quella per lui inusuale situazione, viene
duramente e poco credibilmente redarguito da Putin.

Ancora più goffa l’esibizione di Shoigu che per attenuare il rischio di beccarsi anche lui un
cazziatone in mondovisione, riferisce su di una bazzecola come la conquista di Mariupol leggendo
il fogliettino sul cui retro poteva benissimo esserci la nota della spesa che gli aveva dato la moglie.

Il tutto per consentire a Putin di affermare magnanimamente: mi raccomando, non mandiamo i


ragazzi all’assalto delle acciaierie di Azovstal perché sono giovani e c’è rischio che qualcuno si
faccia male. In ogni caso fate i complimenti a tutti e date qualche medaglia.

Suvvia! Oggi in seconda elementare i bambini relazionano la maestra utilizzando la lavagna


multimediale ed in quinta con le presentazioni in power point, mentre un ministro della difesa cui fa
capo il secondo esercito del mondo riferisce su di un evento che sta tenendo un intero pianeta con il
fiato sospeso leggendo il foglietto di carta!

Persino il Rocco Casalino di Giuseppi, che pure aveva proiettato per due anni un intero paese su di
una sorta di fantasmagorico e grottesco set del Grande Fratello, avrebbe saputo fare di meglio.

Mi ero ripromesso infine di non scrivere nulla sull’affondamento della Moskva: dopo le decine di
vignette e battute circolate in rete a questo riguardo mi sarebbe infatti sembrato di sparare sulla
croce rossa.

Però la vicenda cosi come è stata rappresentata, da una parte e dall’altra, offenderebbe l’intelligenza
di un criceto.

Tralascio ogni commento alla versione russa che sarebbe poco credibile anche per un bagnino di
Ostia (c’era mare agitato, qualcosa di infiammabile deve essersi rovesciato, la nave ha preso fuoco e
gli esplosivi che come tutti sanno non sono in una santabarbara ignifuga e dotata di tutte le misure
di sicurezza, bensi sparsi un po’ dappertutto, essendo appunto esplosivi hanno tenuto fede al loro
nome esplodendo e spacciando la nave che è colata a picco).

Mi soffermo solo un attimo sulla dichiarazione ucraina che forse è ancora più surreale: abbiamo
visto questa nave bella grossa, ci trovavamo casualmente tra le mani un missile antinave Neptune
fatto in casa, non abbiamo resistito e glielo abbiamo tirato….poi abbiamo esclamato:

“Ammazza che botto! Gagliardo!” e ci siamo goduti il falò.

Fino ad ora mi ero riproposto di scrivere qualcosa di serio, ma faccio davvero fatica ad immaginare
un novello Davide che tira una fiondata alla Moskva.
Qui parliamo di uno o più missili antinave, non necessariamente made in Ucraina, che eludono tutti
gli apparati di difesa antimissile colpendo ed affondando l’ammiraglia di una delle flotte più
blasonate del mondo.

Pensare che dietro alla fionda non ci fosse solo Davide, ma qualche sistema un tantino più integrato
ed in grado di accecare le difese elettroniche della Moskva, coordinato da qualcuno che forse non
parlava ucraino potrebbe essere una malignità…ma la guerra, si sa….è maligna.

Si potrebbe quindi essere nella situazione kafkiana in cui questa zoppicante versione eviti guai
peggiori: gli ucraini si prendono un merito che non hanno ed i russi fingono di crederci per evitare
di trovarsi nella condizione di fare ciò che hanno minacciato finora, avviando cioè azioni ritorsive
su di un Golia…più Golia di loro.

La guerra è la storia che si ripete senza che


nessuno faccia tesoro del passato
Il messaggio in bottiglia di Carlo Pisani, già importante
manager bancario e cultore degli scenari internazionali, ci fa
riflettere sottolineando come la storia non ci abbia insegnato
nulla o – peggio – ci fa constatare che non abbiamo capito
nulla dalla storia
Carlo PISANIMarzo 15, 2022

Vorrei sottoporre una mia riflessione partendo dall’amara considerazione che l’Italia sarà pure un
grande Paese, ma a volte sembra competere strenuamente per avere la palma del peggiore.

Purtroppo, in questo siamo facilitati da una storia divisiva che ci ha portato sovente a combattere
con maggiore efferatezza e ferocia tra noi che contro nemici esterni. Orazi e Curiazi, Guelfi e
Ghibellini, Piemontesi e Borbonici, Repubblichini e partigiani e chi più ne ha più ne metta. Quindi
abbiamo la tendenza a dividerci su tutto e la pandemia tutt’ora in atto ha sublimato questo impulso
ancestrale facendoci divenire esperti virologi schierati sulle opposte barricate vax/no vax.

L’incipiente conflitto russo ucraino ha cancellato di colpo il covid riposizionandoci ora sui diversi
capisaldi Putin si/Putin no. A questo proposito la riflessione che ti sottopongo non è sul perché
Putin abbia aggredito l’Ucraina, in quanto credo che le motivazioni reali (se pure ci fossero) non le
sapremo mai…ma perché l’abbia aggredita così!

Si è mosso infatti con le stesse modalità con cui Hitler invase la Polonia nel ’39 o i russi l’Ungheria
nel 56 e la Cecoslovacchia nel ’68. Perché nel terzo millennio è ricorso ad un’opzione così datata e
dispendiosa, in termini di vite umane, costi e, last but not least, logistica?

Oggi nessuno più risolve i conflitti in questo modo becero e chiassoso: USA ed Israele hanno
fornito numerosissimi esempi di come si possa rovesciare un regime non gradito, eliminare capi di
organizzazione ritenute pericolose per la sicurezza nazionale, condurre sotto copertura operazioni di
infiltrazione/esfiltrazione di unità speciali finalizzate a colpire centri nevralgici del sistema
difensivo avversario, colpire più o meno chirurgicamente con droni soggetti e infrastrutture da
neutralizzate arrivando all’assassinio mirato tramite operazioni di intelligence che, considerando il
curriculum del nostro, dovrebbero risultargli piuttosto familiari.

Lascio per ultima l’opzione che invece considererei al primissimo posto: un’offensiva informatica
che avrebbe riportato l’Ucraina indietro di un paio di secoli.

L’enorme potenza che la Russia vanta in questo campo le avrebbe consentito di spegnere o
disarticolare con facilità l’intera rete di trasmissione dati, paralizzando comunicazioni, trasporti,
erogazione di servizi primari…in una parola tutto. Invece, no….mette in fila 60 km di mezzi
blindati (anche un po’ datati) come se fossimo nel 1940, giocando un risiko che potrebbe scatenare
la terza guerra mondiale. Mezzi, peraltro, che difficilmente potranno essere utilizzati al massimo
del loro potenziale per tutta una serie di ragioni pratiche e politiche.

Provo a titolo esemplificativo, ma non esaustivo ad elencarne qualcuna

1) sarebbe imbarazzante affermare da un lato che lo scopo di questa “crociata ” sia accorrere in
soccorso dei fratelli russi per poi spiaccicarli sotto i cingoli dei carri armati

2) l’Ucraina non è l’Afghanistan dove ti puoi divertire a tirare cannonate a casaccio tanto male che
va sgretoli un pezzo di una montagna invece che un’altra. In Ucraina le infrastrutture ci sono e
rischiare la terza guerra mondiale per ritrovarsi con un prato non mi sembra intelligente.

3) il combattimento strada per strada da Stalingrado in poi è sempre stato l’incubo degli strateghi

4) ridurre in macerie dei fabbricati avvantaggia chi difende e non chi attacca (Montecassino docet)

5) i problemi di logistica che hanno fermato Napoleone prima e Hitler poi non si palesano solo per
chi entra, ma anche per chi esce dalla Russia e il supporto di cui necessitano truppe e mezzi
(relativamente) moderni con l’allungarsi delle linee di rifornimento è infinitamente più articolato e
complesso di quello che occorreva a pezzi di ferraglia di 80 anni fa che andavano avanti pure a
martellate.

Mi fermo qui, ma potrei – purtroppo – andare avanti a lungo….

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