Sei sulla pagina 1di 2

BERTINOTTI E SANTA MARIA DELLA VITTORIA

di Antonio Socci

“Chi controlla il passato” diceva Orwell “controlla il futuro”. Per questo i comunisti sono sempre
stati molto disinvolti nel riscrivere la storia a proprio uso e consumo e magari nello “sbianchettare”
le immagini scomode del passato. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha “rimosso” dalla
sala di Montecitorio dove riceve le delegazioni una tela rappresentante la battaglia di Lepanto,
quella vittoria cristiana che nel 1571 ci salvò dall’invasione turca.

Pare che Bertinotti ne fosse imbarazzato per spirito pacifista. Ma che accadeva se nessuno si
opponeva ai musulmani? Lo si vede nella cattedrale di Otranto, in Puglia, dove si conservano le
ossa degli 800 uomini (per primo il vescovo Stefano Pendinelli) a cui i saraceni di Maometto II, 90
anni prima di Lepanto, tagliarono ferocemente la testa, mentre i loro figli e le loro mogli finirono in
schiavitù. Il 15 marzo 1570, alla vigilia di Lepanto, l’impero turco, smanioso di conquistare tutto il
Mediterraneo, dichiarò guerra anche alla Serenissima invadendo Cipro, territorio di Venezia:
“Nicosia” scrive Alberto Leoni “si trasformò in mattatoio dove furono trucidate con crudele fantasia
20 mila persone. I superstiti, 2 mila donne e ragazzi, vennero destinati all’harem”. E l’altra città
dell’isola, Famagosta, subì lo stesso macello con il comandante, il grande Marco Antonio Bragadin,
che fu torturato orrendamente. Gli tagliarono orecchie e naso e infine fu scorticato vivo: “non emise
un lamento, mormorando il ‘Miserere’ fino a che il cuore cedette quando il coltello del boia era
arrivato all’ombelico”. E’ la storia gloriosa di Venezia cristiana.

Non rendendo onore a questo passato, l’attuale sindaco di Venezia, Cacciari (oltretutto post-
comunista), è arrivato a dichiarare che è stata la religione cristiana, non l’Islam, che “si è imposta
agli altri con la violenza” (parole che fanno indignare). Queste carneficine musulmane
preannunciavano cosa sarebbe capitato all’Italia se i turchi fossero riusciti a invaderla. Senza la
battaglia di Lepanto e senza quella vittoria dei cristiani non ci sarebbe oggi nessuna democrazia in
Italia (ma avremmo qualche sultano al potere). Senza quella vittoria cristiana non ci sarebbe
neanche il Parlamento in Italia. Soprattutto – e questo dovrebbe far meditare Bertinotti – senza
quella vittoria cristiana non ci sarebbe la sua poltrona di Presidente della Camera. Né la libertà di
essere comunisti.

Insomma quella tela sulla battaglia di Lepanto è simbolo della libertà italiana almeno quanto la festa
del 25 aprile (in entrambi i casi il Paese era sotto invasione barbarica). Si vuol forse abolire anche il
25 aprile? Hanno dichiarato che la decisione di rimuovere la tela “è stata presa in sintonia con la
linea di dialogo e di pace”. Con questa filosofia pacifista Bertinotti rischia di prospettare pure
l’abolizione del 25 aprile che celebra la liberazione armata dell’Italia da parte dei partigiani e degli
Alleati.

Perché la vittoria militare del 25 aprile deve essere ricordata con una festa nazionale e di quella di
Lepanto imbarazza perfino una tela? Forse perché la prima fu una vittoria (anche) dei comunisti,
mentre quella di Lepanto fu una vittoria tutta cristiana sulla minaccia islamica. Dunque via la tela.
Così – fa sapere Bertinotti – “si è voluto mandare un segnale di novità e diversità”.

E quale novità? L’ostilità anticattolica dei comunisti è una novità? E’ roba stravecchia. Arrivare a
rimuovere la tela su Lepanto è un gesto di fanatismo ideologico. I comunisti ormai da tempo
cercano di usare l’argomento “musulmani” in modo strumentale, per dare addosso ai cristiani.
Nessun islamico aveva chiesto la rimozione di quella tela (e, nel caso, doveva rassegnarsi: ci
volevano invadere! Casomai dovrebbero chiedere scusa). Per non urtare gli islamici dovremmo
forse abolire la Divina Commedia (rea di parlar male di Maometto) e poi cancellare tutte le
immagini sacre perché l’Islam le ritiene “blasfeme”?

Il problema in realtà è la Sinistra. Che evoca il “dialogo” con i musulmani per cancellare la
memoria cristiana, ma non certo quando lancia battaglie laiciste come quella sui Dico. “Come mai”,
si è chiesto padre Samir, “quando si è trattato di togliere alcuni segni visibili della tradizione
cristiana (il crocifisso, il presepio, ecc…) hanno utilizzato l’argomento dei musulmani da non
offendere (come se il presepio fosse un offesa per loro!), e quando si tratta di questioni così
fondamentali per loro (come la famiglia e i Dico) non se ne parla?”. Questo mondo progressista “li
sta strumentalizzando, utilizzandoli per confortare una sua opinione solo quando fa comodo. Questo
non è rispetto, ma manipolazione”.

Peraltro “censurare” Lepanto è pure sintomo di ignoranza storica. Un celebre protagonista di quella
battaglia, Miguel de Cervantes, disse che quel 7 ottobre fu uno dei giorni più grandi della storia del
mondo. Lo storico Fernand Braudel scrive che “la vittoria segnò la fine di una miseria. La vittoria
cristiana sbarrò la strada a un avversario che si annunziava molto oscuro e vicino. Prima di far
dell’ironia su Lepanto, seguendo le orme di Voltaire, è forse ragionevole considerare il significato
immediato della vittoria. Esso fu enorme”.

Lepanto è diventato un tabù per i comunisti perché ricorda 14 secoli di minaccia islamica e di
tentativi di invasione dell’Europa. E perché a opporsi oggi all’aggressione islamica (che punta
sempre a fare di noi l’Eurabia) sono gli odiati (dalla Sinistra) “amerikani”. Inoltre perché nel 1571
era stato il papa Pio V a coalizzare i (divisi) sovrani dell’Europa nella Lega Santa e a organizzare la
difesa. E fu lui a organizzare anche un immenso esercito di preghiere con le Confraternite del
Rosario. Il Papa – che seppe misteriosamente della vittoria quel giorno stesso (si dice che ebbe una
visione della Vergine) – proclamò da allora il 7 ottobre “Festa della Madonna del Rosario” o anche
“Santa Maria della Vittoria”.

Un evento storico clamoroso: il Papa letteralmente salvò l’Italia (e l’Europa) grazie all’aiuto della
Madre di Dio. Fu una delle “ingerenze” con cui la Chiesa ha protetto da secoli l’Italia e l’Europa
dall’orrore e dalla distruzione (come nelle elezioni italiane del 1948). Dev’essere questo che urta
oggi i comunisti che accusano di nuovo il Papa e la Chiesa di “ingerenza”. Sì, è vero: la Chiesa ha
sempre difeso l’Italia.

Proprio mentre scrivevo queste note ho ricevuto una mail da un certo “Centro culturale Lepanto”
che, con toni assai polemici, afferma: “In questi ultimi tempi, le forze laiciste hanno lanciato una
nuova e più grave campagna di odio contro la Santa Chiesa Cattolica ed il suo Pastore Benedetto
XVI. Giornali, libri, televisioni, pellicole cinematografiche, cartelloni e spot pubblicitari rovesciano
continuamente torrenti di calunnie, accuse, insulti e derisioni sul Papa, sul Clero e sull’intera
Chiesa, pretendendo d’isolarla, emarginarla e metterla a tacere… Questa campagna di odio cerca
d’intimidire i cattolici, spingendoli a relegarsi nel chiuso delle chiese e a rinunciare a testimoniare e
difendere la Fede nella vita pubblica. E' una campagna che potrebbe preludere a quella persecuzione
violenta descritta nell'ormai noto ‘terzo segreto’ di Fatima”.

Infine però gli estensori ricordano la protezione della Madonna. Certa come nel passato. Post
scriptum: per il 30 aprile prossimo, festa di S. Pio V, pare che Benedetto XVI voglia promulgare il
“Motu proprio” che restituisce alla Chiesa la sua grande liturgia latina, detta appunto “di S. Pio V”.
Il Papa di Lepanto, che salvò l’Italia anche con la forza del Rosario. Storia da meditare anche per i
cattolici.

Da “Libero”, 13 aprile 2007

Potrebbero piacerti anche