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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
SPECIALMENTE INTORNO
Al PBINCIPAtl SANTI, BEATI, MABTIRf, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDIWAII
E Più CELEBRI SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARIl GRADI DELLA GERARCHIA
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTA* PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
Al RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE B
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, KON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.
COMPILAZIONE
VOL. XCIV.
IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
.MDCCCLIX.
%
STORICO-ECCLESIASTICA
VER VER
V,ERNEUIL, f^ernoliuni. Cillà di pino re de' franchi , e si adunò nel suo
Francia nel d parli menlo dell'Euro, cir-
i
palazzo. I vescovi che vi sì recarono da
condario a 8 leghe da Evreux,ed a 18 da quasi tutte le parti del regno vi fecero
Ronen, capoluogo di cantone sulle sponde 25 canoni, di cui ecco i principali. Cia-
dell'Avre, che divide la Normandia dal scuna città avrà il suo vescovo, ed uà
Perche. Situala in mezzo a fertile pianu- vescovo nou potrà possedere due vesco-
ra, traversata da un braccio dell' llon, è vati. Saranno celebrati annualmente due
ben distribuita,ma male ediQcata. Del- sinodi in Francia, l'uno io marzo e l'al-
l'antico castello non rimane che una tor- tro io ottobre. E affidata a'vescovi la cu-
re alta 60 piedi e di mura grossissime. ra d' invigilare sui monasteri d'ambo ì
tezza, e notabile per la maiìsa gotica. Pre- vranno assistere al sinodo del loro vesco-
sentemente ì terrapieni offrono bei pas- vo. Saranno scomunicati tutti quelli che
seggi. Vi è una biblioteca con piti di 3, 000 comunicano cogli scorauuicati.E ^'oibito
volumi. Vi sono varie fabbriche e mani- agli ecclesiastici di cambiar chiesa e di ri-
fatture, con circa 4>ooo abitanti, che ten- ce vere uu chierico di un'altra chiesa. Non
gono 3 fiere l'anno, possedendo territorio si faranno opere servili ne' giorni di do-
taglia sanguinosa tra'francesi e gl'inglesi, I conti de' beni ecclesiastici saranno resi
i primi restando sconfitti; e da' vincitori Regia l. 17, Labbé t. 6, Ar-
al principe.
la ricuperò Carlo VII nel 1 449- P''ifna duino t. 3. 11 2." concilio fu tenuto nel
di queste epoche vi furono celebrati due dicembre 844 ^^^ palazzo del re Carlo I
coQcilii. Il i.° oel 'jS5 per oidiue diPi- il Calvo. Ebroiuo suo arcicoppellano e
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limosi iiiere, vescovo di PoiClers, e Ye- A vignone nel4o3, nel quale anno perciò
1
servar la pace co' suoi fratelli. Inoltre si cardinale era stato fatto canonico e ar-
invitò a mandar commissari, ailine di cidiacono di Segovia.
reprimere coloro che commettevano ec- VERNON, /^'emoHmm.Ciltàdi Fran-
cessi, e disprezzavano la disciplina eccle* cia neir alta Normandia , dipartimento
siaslica.Clie monaci vagabondi ed chie-
i i dell'Euro, circondario a 6 leghe da E-
rici disertori sieno castigali secondo i vreux, capoluogo di cantone. Sorge sul-
canoni. Che quelli che sposano religiose la riva sinistra della Senna, che vi sì var-
sieno scomunicati, se non fanno pubblica ca sopra d'un ponte di 11 archi, per co-
penitenza. Fu altresì determinato di da- lìiunicare con uno de' sobborghi. Della
re un vescovo alla chiesa di Reims, che sua cinta rinflancata da torri più non ri-
già da lungo tempo n'era priva, e fu ri- mane che una di esse altissima , in cui
messa la questione della primazia accor- sono depositati gli archivi. Il castello di
data a Dragone vescovo di Metz, dal Rizy,che apparteneva al duca di Penthiè-
Papa Sergio H, ad un concilio più nu- vre, è stalo demolito e convertito in casa
meroso Germania. Re-
delle Gallie e di di villeggiatura con parco; colà presso è
gia t.2 i,Labbé t. 7, Arduino I. 3. Alcuni un bel viale di tigli. All'estremità del
confusero Verneuil con Vernuin (/^.). ponte sono due fabbricati vastissimi, l'u-
VERNHIO oVERGNE Pietro, Car- no fa parte d'una torrefatta edificare da
dinale. Nato in Toul professò legge ca- Giulio Cesare, l'altro serve di magazzi-
nonica nell'università di Montpellier, do- no pe' grani. Notabile è la chiesa princi-
ebbe a cixnpagno de' suoi sludi Rai-
"v* pale per la sua antica costruzione. Vi è
rulfo Monturco poi cardinale, e divenne ospizio, collegio comunule, sala pe' S|)el-
dottore nelle decretali. Assunto quindi tacoli, manifutture, fabbriche e deposito
alla dignità d'arcidiacono di Rohan, al d'artiglieria. Traflica di grano pel prov-
grado d'uditore di rota e di canonico di vedimento di Parigi, e di vini, e tiene 3
Poitiers, Gregorio XI nel maggio o giu- fiere l'aiuio. Ila circa 3, 000 abitanti. Vi
gno 37 lo creò cardinale diacono di s.
I I sono litomie rinomate per la(]ualità del-
Maria in Via Lata. Seguendo egli pure la pietra, e sopra di tali cave incomincia
le orme de'suoi colieglu francesi, dopo a- la !»elva di Vernon.Nel 754 l'i' loglio,
vere nel 1378 concorso col suo suffragio il re de' franchi Pipino vi fece convocare
nell'elezione d'Urbano VI, l'abbandonò un concilio, che vi radunò tutti i vescovi
per seguire lo scismatico antipapa Cle- delle Gallie pel ristabilimento della di-
mente VII, nella cui falsa ubbidienza e Vi si proposero de'riniedi a'più
sciplina.
deposto dal iegiltiuio Papa, chiuse il pe- grandi abusi, che si erano introdotti, a"
riodo del viver suo nel i 3c)8 , altri prò- Spettando uu tempo più favorevole per
traendone la morte al 1 4oo o al 4^3, ed 1 fare rifiorire la disciplina e abolire il ri-
anco al i4^9- Credcsi da alcuni, che 5 lassauìento. Vi si fecero sS canoni, e visi
anni prima del suo decesso, ravvedutosi ordinò che ogni anno fossero celebrati
dell'errore comniesso, detestato lo scisma, due concilii o sinodi, cioè il i." marzo e
si riunì al vero Papa ; imperocché, co- il i." ottobre. Fleury.
nosciuta la pertinacia e ostinazione del- VERNIJM. Nome latino d' un luogo
l'altro antipapa Benedetto XIII, neh 3()B di Francia, nel quale fu tenuto un con-
gli voltò generosameule le spile e morì io cìlio nel 7 54- Alcuni scrillori eredouo cImì
,
VER VER $
sin il metìesimo di l'erneuil {F.) cele- il quole ultimo ne trattò nella 3.' «erie,
bralo nel 755. Fleury e il p. LeCoinle 1.6, p. 55o, t. 8, p. 727 nelle sue Origini
pretendono die sia Vernon C^.). Il p. Italiche, e ne' Mi'steri della lingua £"-
Pagi con r autorità di Mabilloti e di triisca. Il vescovo Corsignani, nella Reg-
Valois, colloca Vernum suU'Oise nel ter- gia Marsicana, rileva che Veroli è una
ritorio di Deauvais, in una foresta dello delle più cospicue città erniche. Anco il
stesso nome. Aggiunge altresì che Ver- Marocco che la \'\s\ìò,ne' Monumenti del-
num era un castello reale al tempo di lo Stato Pontificio, t. 5, p. 94, l'enume-
Clotario III re de'franchi morto nel 670, ra fra le 4 ragguardevoli città erniche,noa
e die fu in quel castello che venne con- dimeno splendore alle altre, e tuttavia ia
vocato il concilio. Finalmente Leboeuf estimazione e decoro. L'ultima proposi-
in una dissertazione sulla posÌ2Ìone ilei zione concistoriale riferisce: »• In provin-
palazzo Vernum, Palalium Fcrnutn, so- cia Campaniae Romanae pervclusta Ve«
stiene che il nome latino f'ernum non rulana civitas supra montem posila cer-
significa né Femori sulla Senna, né Ver- nitur, quae in suo trium circiler millia-
iieuil sull'Avre o Euro, ma bensì Ver o riu'mambilu mille elquingentascontineC
Vern, castello reale che il medesimoLe- domos, atque a quatuordecim pene mil*
boeuf colloca tra Parigi e Compiegne, a libus inhabilatur incolis". E situata lungo
3 leghe da Senlis, nel dipartimento del- il dorso di un'altura, formata parte di
l' Oise, e che serviva come stazione a're vivo scoglio e parte arenoso, diramazio-
di Francia per andare da una città al- ne dell'Apennino, rivolta a mezzogiorno
l'altra, del quale ultimo sentimento è pu- ed a ponente, che in parte domina la va-
re Bouquet. ga pianura che fino a' monti Lepini si
VEROLI [Ferulan). Città con resi- estende; mentre ad oriente può spaziar-
denza vescovile della provincia di Cam» si lo sguardo oltre confini del regno di
i
sciràr etimologia quando il nome del del medio evo. Incedendo poi per l'erta,
fiume si faccia derivare dall'idioma feni- dove spira il vento greco, s'incontrano
cio o osco, Chus, cotne ne discendono tuia ranlicliissime mura pelasgiche, termina-
iniìiiilà di nomi delle contrade e paesi le nella cima del monte dalla Rocca, che
(lell'Eriiìco, del Lazio e precipuamente Giovanni X, per
servì di carcere a Piipa
dell'Elrurid, come nella Civiltà Cattoli- quanto a suo tempo narrerò. Queste mu-
ca s\ può riscontrare ne'ilotti articoli dei ra veluslissime,sono quasi simdi a quelle
gesuiti pp. Marchi, Garrucci e Tarquiiij, di Coss:), di Rosselle e di Populonia, città
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«ìell'anlica 7o4tv7nfl (F.), della i.* aven- è alpestre, ma una moderata acclivi-
di
done riparlalo nel voi. LXXIX p. 21 3. là, nella maggior parte ampia e per in-
Jmperoccbc la loro costruzione è alquan- tero lastricata a mattoni, come pure vi- i
to più rozza delle ricordale, e sono com- chi che vi sboccano: il centro quindi della
poste di massi calcarei non uniti da ce- città è comodamente carreggiabile. Sul
menlo, di varie e grosse dimensioni in , vertice del monte, avendo principio la
forma di poligoni irregolari. Hanno trat- suddetta colla porla e chiesa di s. Leucio,
to tratto de'cunicoli, donde poteva sor- ha contigua una rocca, smantellata e di
lire un guerriero armato alla leggiera. forma quadrilatera, ove venne per breve
Al dire degli intelligenti, queste mura tempo detenuto Giovanni X. Soggiunge
pelasgiche si reputano più antiche del- ilMarocco, il disegno della presente città
l' etruschc e ciclopee, lavorate quindi a non offre grande interesse, tranne gli e-
tutt'arle. Avanzi di mura ciclopee esisto- difìzidi cui vado a parlare, essendo il fab-
no vicino B Veroli nel luogo detto Gira- bricato in molti luoghi disgiunto, in al-
^p,» nella provincia stessa altre sono quel- tri disordinalo, ed in alcuni punti diru-
le famose di cui riparlai ne' voi. LXIII, to.Può dirsi che Veroli non abbia pro-
p, 227 e seg., LXXXIX, p. 45, 53, 58, priamente circuito di mura urbane, at-
'>9, 60, 62,64, 75. Trovo "fi' Marocco tesa l'irregolare disposizione delle fabbri-
iiiesatlamente detto che , sull* indicata che. Non ostante l'amor patrio, che ne*
rupe altissinia sorge il tempio con par- verolanì è grandissimo, agli antichi gua-
rocchia di s. Leucio, di gotica struttura, di sti va riparando, e nell'arte di edificare
dove incomincia il borgo del suo nome, non manca il genio,assai favoreggiato dal-
la cui via è molto alpestre, ed alla quale l'abbondanza de'mnteriali. Anche in tale
corrispondono gli scabrosi viottoli laterali. descrizione Marocco oscilla ed è inesat-
Su quel vertice anticamente torreggia- to. Imperocché il fabbricatodi Veroli, co-
va il forte o castello, che per l'eminente me notai, non è né diruto, né disgiunto;
sua posizione difendeva egregiamente la ma piuttosto, non essendovi lunghi trat-
citlà, quale prima de' terremoti orribili ti di strada rettilinea, trovasi per natura
«offerti era estesa e magnifica, esistendo del suolo non regolarmente disposto. Ne
oolassù lina torre assai rovmata,che dà fu cagione l'orribile terremoto dell'S set*
il nome di Civita a questa contrada, vo> tembrei35o. Le mura urbane atterrate
cabolo che sovente si legge in vecchieper- specialmente nel i4o6 dal re Ladislao,
gamene dell'archivio della cattedrale, in non vennero per buona parie rifalle, ma
cui esistono bolle pontifìcie, e moltissime non perciò manca il paese di circuito, e-
memorie e ragguardevolissime. Devesi sistendone ancora non pochi tratti con
rettificare il Marocco cos'i. Dalla porta di diverse torri. Le strade moderne sono al-
s. Leucio non incomincia il borgo, ma it quanto più regolari, e sono lastricale di
paese,ch'èpropriamentesituato sopra due inalloni: le antiche sono strette, ripide e
tortuose sporgenze delT antifaUle Apeo- tortuose. Otto sono le porte urbane, cioè
nine, si distende dall'alto in basso per u- V Arenaria, denominala Amara, o Ro'
Ila larghezza di oltre un miglio di discre- maria, ridotta a magnifico gusto moder-
to e continuato fabbricato , mentre In no; di s. Leucio y corrispondente al ram-
larghezza media non ne raggiunge che mentato borgo; di s. Croce ; ò\ Porta
il 3.°, e perciò la città ha pressoché una Scura ;à'\ Olrnntola; di Olivella;i\\ Ci-
lega di circuito. La strada maestra, che verta, e di s, Martino, ha visuale della
dalla porla di s. Leucio raggiunge, come porta divella è sorprendente, perché l'o-
dissi, alla distanza d'un miglio, quella di rizzonte amcnissimo presenta la veduta
». Croce, ch'era l'antico Consolare, non di molti paesi, e al mezzodì dell' intera
VER VER 7
ctlià (li Frosinone. Nell'interno di Veroli pellatur Manfano, in quo est lacus cum
sebbene si usino comunemente le acque pìscaris suis, et omnibus eie, come si ha
'
terreno quasi tutto da collinette circon- pure non fosse originaria del luogo, giac-
dato, e così profondo che dù a conoscere che Giovanni padre di RolFredo, si crede
la preesistenza d'un lago presso al fiume figlio d'un Vidone com'esso conte o ret-
Cosa , ed al piccolo rivo dello i Bagni, tore di Campagna; e quindi per altra per-
luogo spettante al capitolo della cattedra- gamena (jgurano come figli di Rodredo,
le.Da una pergamena di quell'archivio Landuino e Ratterio. Queste due perga-
siapprende la certa esistenza d'un lago mene sono del 987 e del 990, e tratta-
in questa parte ove sono confini. Il
, i no d'una vendita, poscia d'una donazio-
documento consiste, dice Marocco, in una ne d'alcime terre poste nel territorio di
locazione stipulala dal (nel gSg dal ve- Ceprauo, che lo stesso R.otfredo fa a «(uel-
scovo col consenso del) capitolo, e intito- la chiesa di s. Magno. I verolani inter-
lata: ZiOca//o£rtc«5 /IffirnVrt/i/y^rfrtrt/io- venuti a tali attierano tutte persone di-
Canipaniac Roma'
friclo duce, et contile stinte e ((uali ficaie, conti, tribuni, ec, per-
nae anno ogc) (deve dire 959, come già
i sone facoltose. L'interno della città con-
ho notato). Inoltre nella pergamena si tiene ragguardevoli palazzi, primeggian-
dice dell'esistenza d'un altro laghetto do que'de^ marchesi Bisleti, Campanari,
ehinmalo Canore, vocabolo di contrada Galluzzi, Giovardi, il vescovilee altri. Ne'
esistente sotto il monte Nervo, ove tro- fabbricati progredisce la città in render-
vasi il cratere disseccato, che per altro si vieppiù decente, ed essendovi esercita-
riempiesi nelle dirotte pioggie con nota- te tutte le arti opportune agli usi del-
bile quantità d'acqua, ma per breve tem- la vita, trovansi accreditate botteghe di
po lo formano , sgombrando mercè un mercanti. Il eh. ab. d. Alessandro Atti a'
ampio meato fnlto nel masso di viva pie- i3 febbraioi857 pubblicò nel rfiVic/c/o-
tra, anch'esso proprietà del capitolo cat- pedia contemporanea dì Fano, t. 5, p.
tedrale. Ma in questo ancora errò Ma- 177, questa lettera. » Fra molte città
rocco. Capricciosa e confusa è l'idea del dello slato pontificio che godono bella fa-
Lago dal nome della fontana, e così le col- ma di attività, di commercio e di opifi-
linette, il cratere; peggio poi la confusio- zi non è da porre certamente per ulli-
ne del lago Canoce, cli'è solo un basso Dia Veroli, comechènon siane molto va-
fondo, con il lago Hfaniano e non Mani- sta, né di assai numerosa popolazione (ma
lana. Le pergamene sono tre e tutte di la stampa della riferita proposizione del
paleografìa longobarda, così detta. L'en- 1857 dice 1 4)000 anime, e deve ritener-
fiteusi fu fatta dal vescovo Giovanni I e si errata ancorché vi avesse compreso gli
dal clero in favore di Goffredo consul el abitanti di sue fiazioni, che più innanzi
dux . . . ides ifunduni in in tegro ,(juodap' uoiuineiò; e la Statistica della popola-
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zione dello Stato Pontificio (IeliSS3, vremmo a lamentar sì spesso la misera-
pubblicata dal governo nel iSSy, com- bile condizione de'popoli, e vedere lanta
preso le lerrilorìali frazioni veracemen- robusta gioventù molte volte per difetto
le registrò I 0,848 abitanti). Poiché, vuoi di facii lavoro gittarsi per disperata a mi-
per il destro ingegno degli abitanti, vuoi sfare con tanto scandalo e danno della
per la vicinanza del regno di INapoli, che ci vii società. I ricchi che hanno come ri*
rende aninialissinii i IraHìcì, vuoi per gli parare a'sempre crescenti mali dell'ozio
ebdomadari mercati (in ogni martedì, più e dell' inopia dovrebbero accordarsi di
abbondanti essendo que'dei l'in verno)cbe gloriosa emulazione e aprire in ogni ter-
{attirano di mollo concorso, e peri pub- ra, in ogni villa, in ogni borgata (|ualche
blici stabilimenti die vi sono, ha di che utile stabilimento acconcio all'indole de-
fare invidia ad altre più cospicue e rino> gli abitanti, oye faticar potessero con gua-
niate città pontifìcie. Tra le varie fabbri- dagno e con onore tante braccia paté ma
che di diversa ragione tiene senza dubbio non accostumale giammai alla fatica (U'
il primo luogo quella messa su dal sig/ tìnaml fiat, fiat) ". Nello stesso anno il
luarchese Campanari di panni ad uso di Giornale di Roma a'26 settembre notifi-
Francia, di coperte e tappeti finissimi da cò. Gran deposito di tappeti di Peroli
>j
disgradarne, starei per dire, i più famosi ad uso inglese e francese. Per le lodevo-
d'oltremonli ed oltremare, tra per la bon- li cure della ditta Campanari e JVIellonj
tà de'tessuti, la bellezza del disegno e la venne gretta una grande fàbbrica di tap-
vivacità de"* , come ho
colori inteso più peti nazionali in Veroli ad uso de'miglio-
volte a Roma
da persone di gusto squi- ri inglesi e francesi, con il vantaggio che
sito. Yi è anche una fabbrica di tappeti mentre in oggi questi sono per lo più fal-
inferiori del sig." Bruni (forse in essa si sificati e misti di cotone (specialmente
formerapno ingegnosamente que'tappe- quelli sotto il prezzo di scudi 2:3o cir-
ti, colle monture de' soldati, che riesco- ca) e sono tinti di falsi colori, i suddet-
no solidi, ed io l'uso nella camera di stu- ti di Veroli sono tutti di lana fina e di
dio in tutto l'anno, com avendo sempre colori vivaci e durevoli. I verdi e neri, i
cappelli del sig/ Luzzi, ! i :;» di cotone, 3 pli. Quello della cattedrale è buono, si-
di cappelli ordinari in campagna a s. tuato nella strada di mezzo alla città, di-
Francesco (frazione della città) , una di nanzi ad una piazza, avente da un lato
polveve sulfurea e due di colla cerviona l'episcopio ereltodal vescovo cardinalEn-
(aggiungerò inoltre io, le fabbriche di vasi nio Filonardi, al dire di Marocco; ma ri-
di terracotta elerraglie,di sedie, di spiri- ferisce il Cardella che soltanto lo ridus-
li,di conretture;,emoltedi pastedi perfetta se a miglior fornia riattandolo da'fonda-
qualità, non inferiore a'rinomati mucche- menti, e con grande spesa ne riordinò le
ioni di Napoli, di cui si la gran traflìco). camere, che in avanti piccole e disador-
io tanta varietà d'arti e mestieri egli è ne, riuscirono per lui più ampie e deco-
certo che moltissimi trovano dove impie- rose. E tanto deve ritenersi. £' dedicala
gare l'opera loro e donde trarre giornal- a Dio, sotto l'invocazione di s. Andrea a-
inente l'onorato sustentaniento per sé e poslolu, col fonlebattesimale e la parruq-
per la propria famiglia. Se in ogni paese thia, amministrata da un canonico, scel-
vi fossero proporzionatamente allretlan- to per concorso e approvato dal vescovo.
U fuuli d'iudu!>tric u di gMudagiiOMOu n- Codesta chiesa aulichisiima a 3 navi, da'
V EI\ VER 9
vei'oìatii si celebra fabbricala nell'impero Jempoinsoi'li in tali trasporti ripetuti con-
ili C(><>luiitinu 1 il Magno, riedificala in trasti, non ebbe più luogo 1' annua tra-
più elefante forma e decorala di faccia- slazione, restando nella cattedrale senza
la esrerna ruartnorea dal vescovo de Zaii* più monaci custodire una delle cliiavi,
i
lis. Dipoi il veitcovu Tarlagnì riuiodernò o per concordia o al certo di fatto, restan-
il presbiterio, dilatò la Iribuna ed a'Iati do così soppresso il diritto, che quasi da
VI a-jgiiiiisedue cappelle. Altri vescovi ne un secolo si tralasciò di reclamare. Può
furono beiiemerili, cbe alla lor volta rac- leggersi il cap. &'.Di\>oruinR('liquuie,qHae
cuiilerò. ìNlerila considerazione il coro, in ad Casaemarii monasleriuin pertinente
cui sono veramente lungnifici , la calle- nella Bre\>is Historia M onaslcrii s. J\l(i-
nonicali, luUi di legno di noce con va- mario, da dove ricavo che l'abbate com-
ghissimi intagli. Il l(jdato Fdonardi so- mendatario del medesimo cardinal Ba-
pra al coro fece un'elegante ringhiera per nelli Alessandrino nel 1572 trasferì nel-
l 'ostensione delle ss. Ueliquie,nè deve con- la cattedrale le ss. Reliquie e quali in li-
fondersi coll'esterna loggia al sinistro an- gneicftie annnrii, ubi conditac sunt, da-
golo di essa, ove erigendosi in alcune so- vis altera penes claustraleni coenobil
lennità il Irono episcopale , dui vescovo aìibateni, altera pcnes antiquioreni ca-
sicompiute la benedizione papale.La cap- thedra lis ccclesiae canonicuni custodi'
pella del ss. Sagramentoha un altare or- tur. Oltre il busto di s. Salome, e quelli
nato di bei marmi, e con vaga balaustra, de'suoi compagni ì ss. Biagio e Demetrio,
il (|uadro di s. Salome o come altri dico- tutti d'argento, e di cui più sotto, nel san-
no di s. Maria Salonie, protettrice prin> tuario delle ss. Reliquie sono le princi-
cipnle della cillù e diocesi, è di pregevo- pali. I corpi di nome imposto nella loro
le peimello; e buoni dipinti sono pure i in venzioiie,de'ss.liluininata, Albano, Do-
laterali esprimenti l'uno il martirio di S. nato e Giustina. I corpi di nome proprio
Stefano, l'altro i ss. Gio. e l^aolo. Meri- (ie'faiiciulli ss. Felice e Teodoro, e della
ta pur menzione il dipìnto di s. Bartolo- madre dell." s. Faustina martìri, ciascu-
meo apostolo, nella 2." cappella della na- no rinchiuso in urna «li legno dorata, di-
ve simstr-a. A cornu Epistolae<\v:\\'a\\.a- fesa da crijitalii. Egualmente sono di nu-
ve uìaggiore trovasi l' importantissima me proprio corpi de' ss. Placido, Vin-
i
il Marocco) «Iella IMarc.i; il quale abito lora divina. L'arcidiacono gode l'uso del -
essendo uno di quelli con cui di quando le vesti prelatizie , ed i canonici quello
iu quando sogliono i divoli rivestirne il della cappa magna sul rocchetto, ornala
proprio corpo, sembra non doversi rigo- e foderala di pelli nell'inverno, e di seta
rosamente considerare per identica reli- nell'estate. I beneficiati indossano la sem-
quia. Il bellissimo Hreviarioin pergame- plice cotta. Leggo nel Garampi, Memo-
na di s. Lodovico arcivescovo di Tolosa rie ecclesiastiche, che nell'erudita storia
scrittocon carattere gotico, donalo dal mss. di questa città, compilata dal vero-
vescovo Cipriani. Una gran Croce di ar- lano prelato Vittorio Giovardi (si può ve-
gento dorato, con molta diligenza lavo- dere l'opera dedicata a tal prelato da P.
rala, ed ornata da getnme preziose e co' Roberti, Polymalhia seu scientìarum //o-
quie appartennero al suddetto monaste- sa, quale ora si conserva nella biblioteca
ro Casamari, e descrivendolo ne ripar-
di Vallicelliana segnato B. 32. In un istru-
lerò), il capod'una delle ss. Vergini com- mento dell 356 vedesi menzionato. Dar'
pagne di s. Orsola, due ss. Spine, il dito mitorium Ecclesiae Ferulanaej e\n al-
eli s. Biagio vescovo e martire, oltre al- tri, Dormitorium, uhi Dii'inuni celehrn-
sione che leggo nelle 3 ultime Proponi- stat Episcopale palati um, quodveterent
zioni Concistoriali (F.): in Cathedrali praefert structuram, at nntlam cxposcit
plures praesto siint insigne^ ss. Beli- reparationem. L'arcidiacono di padro-
quiae,praeserlim corpus s. Marine Sa- nato passivo fu istituito insieme con tre
lorne, stimma veneratione adservatae. canonicati nella cattedrale da Pietro Ja-
Si prese la parte più nobile pel tutto, il boni ed eretto con suo testamentodel 1742,
che tante volte, come ripetutamente no- trasferendo la detta dignità iu perpetuo
tai all'opportunità, produsse gravi que- ne'soggetti idonei della famiglia Bisleti,ed
stioni contrastandosi più luoghi il posses- in mancanza di essi supplisse il concorso;
so d'unmedesimo corpo. 11 capitolo si ed egualmente chiamando n'3 canonica-
compone della dignità dell'arcidiacono, e ti soggetti parimente idonei delle fami-
i
za (li esse si nominano altre patrizie fa- vanni da Veroli, ch'era suo notaro in A-
iTiiglie verolane. Tale istilozione nel de- vigrione, come apprendo dal Garampi,
corso d'un secolo si è resa illustre per a- che tra gl'inventarii della camera aposto-
ver dati alla Chiesa le seguenti dignità e lica del 1824 trovò scritto: Suniinae di-
dalla facciata della chiesa concattedrale liiagio e Demetrio martiri, in due urne
sotto il titolo della patrona gloriosa s. Sa- di marmo falle d'ordine del nominata
lome, che dopo la Passione del Uedento- pastore: ne'sagri sotleiranei si mostra il
re e la I.* persecuzione mossa da'giudei luogo in cui 8*17 ottobre i35i furono
alla chiesa di Gerusalemme, vi portò la rinvenute le dette sagre spoglie, riposte-
sua fede, di che e di quanto riguarda la vi nell'invenzione del 1209, quando il
santa, ragionerò descrivendo l' avventu- detto terremoto distrusse la chiesa, onde
rosa epoca dell'introduzione del cristia- furono trasportate a'25 maggio 352 1 al-
nesimo in Veroli. Questo tempio fu in- la cattedrale, e vi restarono sino al 1 74^*
grandito dopo che il terremoto del 35o 1 nel quale anno si riportarono in questa
lo ebbe distrutto, tornandosi a deporre loro chiesa, rimanendo nella cattedrale
nel luogo slesso dell'invenzione, avvenu- la sola testa di s. Salome custodita in bu-
ta neliaog, le ss. Reliquie della Protet- sto argenteo, come narrai. Nella mede-
trice, disperdendo così le cure e le spese sima chiesa vi èuna heWaScala santa,c\\Q
che vi si erano impiegate, al cui effetto ne' concessi tempi gode le stesse indulgen-
il Papa Giovanni XXII con sua lettera ze di quella di Roma, accordate da Rene-
del 329, pressol'encomiato archivio del-
I detto XIV neh 751, come lo attesta la la-
la cattedrale, avea infervorato il popolo pide. Il Marocco che visilò questa con-
a contribuire limosine col premio d' in- cattedrale, loda le magnifiche pitture a
dulgenze; e ciò forse ad istanza di Gio- fresco della cappella dì s. Francesca ro-
t% VER VER
ninna, ed Ivi è il deposito di Fi'ancesca fegiata di 9. Paolo e protonotario aposto-
Antonia Leni, decoroso siccome formalo lico. Così il Marocco^ ma io non glielo
di marmo bianco, elevandosi dal suolo posso concedere,poichè le lapidi ed cain •i
da un rozzo macigno, su cui stanno se- mei di iVocchiaroli sono nella c;iltedrale.
denti due statue marmoree di grandezza Scrive il citato Ughelli:Incivitate 7 pa- >»
sima e virtuosa, figlia unica di Francesco tò le fondamenta della chiesa e del mo-
patrizio romano, morta neh 645: Quem nastero, co' mezzi somministrali dal ve-
Sacellisereclis - Laudaliae de Miraldis rolano Valentiniano; partendo poi per
ma tris - A Monte Gallo in Piceno oriun- Monte Cassino a proclamare il suo or-
dae ac-Vendanae civis-Ainor erexit itti dine e la regola meditata a Subiaco, ne
i/iatrem fìliae dolor Exaniinavit - Hinc lasciò la cura a'ss. Placido e Mauro, che
monumento hoc amoris etdoloris est. La n s. Erasmo l'intitolarono. I monaci be-
chiesa collegiata e parrocchiale di s. E- nedettini possedettero la chiesa e il mo-
rasmo, in origine di gotica struttura, ven- nastero sino al declinare circa del secolo
ne ridotta nel secolo XVII con moderno XI. Istituita la collegiata di canonici se-
disegno, tranne il suo bel portico ester- colari, ed è insigne, perciò la dignità fu di-
no che conserva l'antica costruzione, e chiarata abbatemitrato, il quale per privi*
vi si ascende per doppia scala. Si divi- legio pontificio, 4 volte all'annOgin coro ve-
de in 3 navi , semplici ma ben disposte, ste sopra il rocchetto la mantelletta e la
ed è forse la più elegante chiesa di Ve- mozzetta nera, olire il distintivo della mi-
ruii. Il Marocco
ci diede 3 iscrizioni esi- tra, nel passatosecolo concessogli. I 16 ca-
stenti medesima. Una eretta dal-
nella nonici indoisanoil rocchettoe la cappa di
l' encomiato prelato Giovardi, per pe- seta rosacea foderata paonazza e con fioc-
rennare il memorabile soggiorno fatto in chi eguali, ed i 6 beneficiati adoperano
Veroli nel contiguo monastero da Ales- la semplice cotta. Tale è il capitolo col-
sandro III, sussistendo ancora la cappel- legiale di s. Erasmo, il cui archivio pos-
la da lui consagrata. Un grandioso e pre- siede interessanti pergamene. Il canonico
gevole dipinto rap[>resenla quel zelantis- Alessandro verolano, eletto nel 1282 ve-
simo Papa, che assolve l'imperatore Fe- scovo di Teramo, invece di accettare, la-
derico I. Le altre due lapidi sono collo- sciata la collegiata di s. Erasmo, eroica^
cate nella nave sinistra, co'ritratti in for- niente professò la regola de' frati mino-
ma di cammei, in onore de'nobdi vero- ri, come attesta il p. Casimiro. Tra le ss..
piazza Nflvona in Roma. Il suo capitolo ni, ma dopo la soppressione decretala dal
si compone della dignità dell'abbate e di governo francese, non vi furono più ri-
8 canonici. L'nbbale indossa la tnanlel- stabiliti. 1 minori osservanti nell'estremi-
letla nera sopra il rocchetto, ed i cano* tà della città, egià nel suo suburbio, tut-
nici vestono il rocchetto e la mezzetta tora hannol'elegante e ben tenuta chie-
paonazza. Un beuefìciato assiste all'uni- sa di Martino vescovo, con ispazioso
s.
no la farmacia. IN'arra il p. Casimiro da ti, come si trae dal documento che offre,
Roma, che il monastero fu alzalo da'fon- cioè una memoria scritta nel muro del
damenli nel 58o dal vescovo Battisti, il
1 coro dietro l'altare maggiore. Fabbricò
quale per tale effetto fece trasportare da nncorn, lo slesso prelato, un monastero
Subiaco, da Alatri e da Guarcino alcu- contiguo alla chiesa, nel quale dipoi fu-
ne religiose dell'ordine di s. Benedetto, ronvi introdotte le monache benedettine,
acciò ammaestrassero nella regola quel- le quali vidimorarono sino alla metà del
le che ne aveano abbracciato l' istituto, seco lo XV; imperocché erano ridotte allo-
come si ha dalle memorie del monaste- ra le religiose a sole 3, ne potevano altri-
ro e apparisce dall'istrumento rogato per menti vivere se non colle limosine sponta-
gli atti di Gio. Antonio Rossi li
9 luglio nee offerte da'fedeli,e ciò per essere stalli
l5do, io cui si fa palese la cessione, con- beni del monastero quasi lutti alienati e
cessione e donazione fatta dall'abbate e brullamente dissipali. Laonde la città di
chierici di questa chiesa, del sito conce- Veroli ricorse al l'apa Nicolò V, perchè
duto per fabbricarvi il nuovo monaste- concedesse il loro monastero e chiesa a
ro,obbligandosi le monache in perpetuo frali minori, obbligandosi il comuned'as-
a pagare scudi 7 nella festa dell'Assunta. segnare alle superstiti monache ona con-
In un mss. comunicato in Veroli al p. Ca- grua abitazione, e di provvederle di so-
simiro lesse, che il monastero in discorso stentamento e altro durante la loro vita.
fu edificato ex pnblico Civitatìs voloj Alla quale richiesta il Papa benignamen-
e clìt l'abbate di s. Maria de'Franconi è te condiscese col breve Sacrae Religio^-
dello nelle bolle ^onì'\ f\c\t parochiis mo- /2/.y, de'3o gennaio i449. che esibisce lo
nello maestro e originale. Vi è l'abbate falsità del credere alcuni, che le monache
eoo 6 beneficiali. L'unito monastero del- beoedeiline odierne dis. Maria de'Fran^
i4 VJER VER
coni derivino da quelle di s.Marlino.Que- il catasto di esso. Neli4B2 fu commuta-
sta chiesa d' una sola nave, abbastanza ta una piccola campana della chiesa, con
larga e lunga pe'suoi i o altari laterali, nel altra poco più grande dell'ospedale di s.
1738 fu coperta colla volta e rinnovato Spirilo di R,oraa. Tornando alla chiesa di
l'altare maggiore, sul quale per l'iunan- s. Martino, avverte il Marocco, meritar-
zi si alzavaun grande tabernacolo di le- si osservare il bel quadro della ss. Imma-
gno, con 3 iscrizioni conservateci dal p. colata Concezione,non che l'elegante, per
Casi mirojche dicono a ver lo fatto nel i56i marmi e disegno, cappella di s. Antonio
Tommaso Campanari civis vtrulanus ad di Padova. Di più riporta l'iscrizione nel
onore del ss. Salvatore e della D. Vergi- 1750 posta sopra al coro, celebrante le
ne, in aumento del divin cultore che poi benemerenze della famiglia Campanari,
nel1 596 l'ornò il nipote Stefano Campa- Ferularuin ac Urbis Patriciae, eoa l'al-
nari /. /'. D. Di più riporta 7 isciizioni tare maggiore, la chiesa, il convento ab-
sepolcrali di tombe gentilizie, l'ultima es- belliti. Dopo il decretato dogma sull'Im-
sendo un epitaflio in versi. Lai.' è lun- macolato Concepimento di Maria sempre
ga e comune a'due nominali Campana- Vergine, pubblicò il n.° 284 del Giorna-
ri con elogi, riportata anche dal Maroc- le di Roma del 1 854, e lo accennai nel
co Stefano si dice pure cittadino roma-
: celebrare il fausto avvenimento nel voi.
no, vicario generale di Monreale e di A- LXXIH, p. 80, ed al quale intervenne il
versa, governatore di vari luoghi dello vescovo verolano mg."^ Zannini.» In Ve-
stato pontificio. Fra le ss. Reliquie, oltre roli, città non ultima certo per l'attacca-
quelle della ss. Croce, di s. Martino e di mento alla pietà e religione, il d'i 8 di-
s. Antonio di Padova, vi è del mantello cembre, sagro al trionfo di Maria Imma-
di s. Giovanni da Capistrano, prodigioso colata, pp. minori osservanti solennizza-
i
pe'malati di febbre, il quale nel 1 449 P'*^' rono tal festa con molla pompa. Infatti
se possesso del convento; e siccome nel nella loro chiesa di s. Martino, dopo un
chiostro per alcun tempo col compagno novenario solenne, si cantarono con iscel-
abitò in due cellette composte di vimini ta musica i primi vesperi, e nel dì solen-
e di loto, il principe ab. d. Andrea Con- ne la messa, che si celebrava dal sig. can.
ti governatore generale di Marittima e d. Giaciuto Polidori pro-vicario genera-
Canq3agna, divoto del sauto, nel 1623 re- le. Nella sera poi ad ora opportuna si por-
stauiò l'umile abitazione coprendola di tava in processione la statua dell'Imma-
legno e ornandola di pittine esprimenti colata: seguiva ancora per tutta la città
le principali azioni del servo di Dio; fin- il clero, che si forma di tre capitoli, cioè
ché nel 1 7 6, pii benefattori vi fabbrica-
1 della cattedrale, di s. Erasmo, di s. Pao-
rono una cappella. Altre notizie riferite lo, non che del numeroso seminario e del-
dal p. Casimiro sono le seguenti. Nicolò la famìglia religiosa, e coll'intervento del
III o IV concesse alla chiesa indulgenze, magistrato e di tre confraternite , e col
pe'visilanti nelle feste della ss. Vergine e suono della banda. Intanto giunti tutti
dis. Martino e loro ottave. Nella mede- alla chiesa cattedrale di s. Andrea, per
sima vi fiorì assai la compagnia di don- non essere capiente tulio il popolo accor-
ne del lerz'ordine, osservanti la regola e so quella di s. Martino, fu recitato ivi un
facendo professione nella chiesa. £d es- dotto ed eloquente discorso dui professo-
sendo insorta lite nel 1476 tra tali sorel- dogmatica e morale del se-
re di teologia
le e la comunità di Veroli , super sola- minario vescovile p. Gio. Battista Lom-
tione coUcctarum,ct praesertim salis, fu bardi minore osservante. Da ultimo ter-
poi concordato che alcune di loro pagas- minalo il panegirico, la processione col-
ieio solauieule il sale, « le altre ancora r istesso oidiue si rettiluiva alla chiesa
VER V E Pi 1 5
de'sddJeUi frunccscatii, e si chiudeva la sto seminario ha dato alla letteratura ed
sagia funzione con litanie in ruusica, e alla Chiesa |)iù uomini distinti, anche nel
benedizione della reliquia della gran ma- nostro secolo, come il cardinal Carlo /'/z-
dre di Dio". Alile chief^e della cillà sono zardclli e il prelato Stefano suo fratello,
(|uelle delia ss. Annunziata, di s. JNicola, l'abbate Pallocchi di VoCi,eiia\\' Unii'cr-
di s. Maria de'Sacconi, il cui sodalizio o- silà lluiiiana i professori Giuseppe Man-
luoninio osserva le cosliluzioni di c|ucllo giatordi e il vivente cav. Paolo Volpicel-
di Boma, della Madonna ss. dell'Olivel- li. Inoltre l'educazione ha in questa cit-
tenere un cenlinaio d'alunni, e secondo tre 3oo scudi per stipendio del professo-
il Marocco se ne contarono (ino a circa re. Per recente istituzione del fu can. d.
annui 70. £' ben dotato , con pubblica Pietro M.' iMobilj, ben presto vi saranno
biblioteca comunale ricca e scelta di ben introdotte le nuinachelle o conservatorio
1 2,000 volunu, e di 3oo e più mss. e co- di suore francesi per la pubblica istruzio-
dici in pergamena con miniature elegmi- ne delle donzelle. 1 beni legali ad hoc dal
ti. Ne fu fondatore e donatore ueìiy'j'ò benefìcoverolano, consistono in una buo-
l'illustre prelato Vi tloiioGio vardijdotan- na casa, che servirà al pio luogo, ed una
dola con una rendita di 3o luoghi di Mon- rendila conveniente comodo sostenta-al
ti per l'assegno del bibliotecario. E' aper- mento delle religiose. Non mancano al-
ta al pubblico quotidianamente, ed d co- tri stabilimenti benefìci. Cu ricco, como-
lapidi, e varie teste e piedi di terra cot- zione dell' esistente monte frumenlario,
ta, stimale dagl'iulendenti antichissime, colla dote di scudi2,000, ad istanza del
per la qualità e coltura della terra. Rap- vescovo Rossi che lo fondò, contiibuen-
presentano i Cabiri e altre false divinità dovi il comune e l'intera città, per esser*
adorate da'lirreni pelasgi. Nella detta bi- si il prelato C(nnmosso per la carestia pa-
blioteca^ oltre il conservarsi diversi ritrat- tita nelprecedente anno; per cui il Pa-
ti d'illustri verolani , come del senatore pa rassoggellò in perpetuo all'immetlia-
Andrea, e de' letterati Sulpizio e Palea- ta e privativa giurisdizione del prelato e
rio, de'quali ragionerò più avanti, vi so- de' vescovi suoi successori , adiilandosi
no circa 12 teste di Numi etruschi in ter- l'amniinislraziunea duedepulali, uno ec-
ra colta, una bella testa d'alabastro, for- clesiastico, l'altro laico, dovendo riuscire
se esprimente Giove o Esculapio.ed un a benefìcio de' poveri. Le oneste e biso-
cimiero antico. Gli alunni, a ricreazione, gnose zitelle ricevono dotazione per be-
vi hanno un grazioso teatro a 3 ordini nefiche disposizioni d'un Filonardi, d'uu
apposilamenlefabbricalo, eper villeggia- Cono, d'un Campanari, e di un can. d.
tura un grande casino subuibano silua- Dontenico Trulli in premio alle istruite
tou Fojauo a due miglia dalla città. Quc- nella doltrina cristiana. FiDalmenle vi
l6 VER VER
è il (entro comunale, die per i'ordinnrio tali statuti vi è V /Ustoria Civitalis /'V.
agisce in alcune sliigioni, e parlicohinneri- rulì. Quello che sì conserva in pergame-
(e nella stagione di carnevale, eziandio na, donde fu ricavato parte del pubbli-
con musiche isirumentali e vocali; e vi cato, è l'antico n[)provato da Eugenio
sono due società, la filodrammatica e la IV i446>^ poscia fatto riordinare dal
nel
filarmonica-strumentale col maestro di cardinal Quignones nel 54o. Veroli da 1
repubblica, confederata colle città erni- settembre i83v5. Di più Clemeute XIII,
che. Sotto i romani pure, governandosi la cui famiglia Rezzonico trova vasi ascrit-
quasi a repubblica, col carattere di libe- ta al patriziato verolano, come pure la
ro municipio romano, essendo stata an- nobilissima degli Albani, neli7Go asse-
che colonia avea perciò l'ordine o col*
, gnò alla città un governatore nominato
Icgio de' decurioni, da' quali a imitazio» con breve apostolico. Ed il suo predeces-
ne del senato romano si estraevano i sore Benedetto XIV nel 752 in una bol- i
del marchese Ferdinando Bisleti , e nei distorio donali alia cattedrale, e 1' aper-
1780 Desiderio figlio del marchese Pio. tura nel i853 dell'orfanotrofio o parle-
Ascrìtta la famiglia Cisleti, come la Cam- notrofìo, tanto sospirato, affidandolo col-
panari, alla nobiltà romana e napoleta- l'ospedale alle cure delle suore figlie della
na, nel 1775 conseguì il titolo di mar- Carità ec. ec; esprimendo altresì il gene-
chese dal re di Polonia Stanislao Ponia- rale vivissimo rammarico per la sua di-
lowski. Il regnante Papa Pio IX nel 847 1 partita, de' diocesani e d' ogni ordine di
fece vescovo di Ripatransone (^.)mg/ persone. A ciò che pubblicò sulla illustre
Camillo de' marchesi Bisleti (già in pa- famiglia de'marchesi Bisleti, desumendo-
tria vicario generale e capitolare, ed ar> lo da' mss. del verolano can. Crescenzio
cidiacono della cattedrale, padronato di egli dice (poiché sebbene graziosamente
sua illustre famiglia), quindi nel i854 lo mi favorisce tulle le sue pregiatissime/I/e-
dichiarò i." vescovo di Corneto e Civita- tnorie, con pena non ebbi quanto vado
vecchia , per quanto ho riferito nel voi. con lui a ripetere, cioè la XVIII Memo-
LXXII, p. 275 (per cui gli successe de- ria sulla cattedrale Ripanayche ne con-
gnamente l'attuale venerando vescovo di tiene le notizie, e scritta in occasione che
Ripatransone mg/ Fedele Bufarini pa- la virtuosa nipote del prelato vestì in Ru-
trizio di Tolentino e di Recanati sua pa- ma l'abito religioso dell'adoratrici del ss.
tria, nella quale fu vicario generale e ret- Sagramenlo, col nome di suor MariaGiu-
tore del seminario, la cui consagrazione seppa Clotilde dell'Incarnazione, la cui
e ingresso il eh. marchese Filippo Bruti solenne professione volle pure segnalare
Liberati con animo esultantecelebrò con colla XX Memoria sulla cattedrale Ri-
due Memorie erudite). Nello slesso 1 854 pana che per di luì ^benignità posseg-
,
la tipografìa Taflei di Ripatransone pub- go), dal medesimo trasse quanto si legge
blicò : Ne' solenni ingressi nelle Calle- nella tomba gentilizia, sotto l'anticostem-
drali di Corneto e Civitavecchia di S. ma formato da 3 fenici volanti verso il
Ecc.za Rma
mg/ d. Camillo de' mar- sole, ora accresciuto con altre inquarta-
diesi Bisleti patrizioVendano e Cu- te colla croce dell'ordine di Mal-
armi e
prense ossia Ripano ce, primo vescovo ta o gerosolimitano: Ut Phoenix vixil,
di delle diocesi riiinile trasferitovi da vivet Bisletae propago. - Bis laeta in ter-
questa sede di Ripatransone. Al degnis- ris, laetior in Superis. Altre nobili, pri-
simo prelato in attestalo di profondo os' marie e ricche famiglie sono quelle de'
scquio e venerazione offre e dedica il
, conti Paolìni, de'Franchi, de'Mellouj.de-
marchese Fi lippoBrutiLiberati la XXII gli Antoniani, de'Perciballi e altre, secon-
Memoria sul Seminario Ripano. Il eh. do il citato cav. Palmieri. Aggiungerò,che
autore, che colla sua IV Memoria sulla neh 775 dal cardinal d'Aragona (ne vi-
Cattedrale Ripana ne avea solennizzato veano due,Domenico Orsini ministro del
Tinaugurazione, in questa chiama fortu- re delle due Sicilie, e Pasquale Acquavi-
natissima la nuova diocesi per l'acquisto va) si concesse il titolo di conte palatino
compiange la Ripana
di tanto pastore, e alla famiglia Paolini. La famiglia Fran-
per averlo perduto dopo uu settennio, chi trovasi ascritta al patriziato romano
sembrali 7 giorni, e ciò pe'tanti vantag- fin dal 1600. La famiglia Perciballi ora
gi spirituali e temporali da essa provati, si è estinta nel febbraio iSSg, vantando o-
e tanti altri ne preparava il suo gran cuo- rigine normanna da un Percibaldo. Eb-
re e la sua gran mente alla città e alla be diversi illustri: un Cecco Perciballi era
VOL. XCIV
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i8 VER VER
castellano (iella rocca di Segni nel fatale retto un monumento in forma di pira-
1 557, restando ferito nell'impresa degli mide, e nel suo interno era la di lui sta-
spagnuoli. Il di lui figlio Giambattista fu tua su piedistallo, la cui superstite iscri-
creato cavaliere di s. Giorgio della mili- zione nella suddetta sala municipale ne
zia Angelica nel i582. Domenico loro di- ricorda la storia. Mi un verolano,
disse
scendente di venne segretario d'Uladislao cbe la statua equestie diMarc' Aurelio,
VII re di Polonia, ed ebbe presso Urba- die fa stupenda mostra sul Campidoglio
no \'in onorifica missione. Ultimo rara- di Roma, è opera d'un verdiano di casa
pollo fu il defunto nel suddetto febbraio Civetta, e cbe lo riferisce il Tiraboscbi.
per nome Demetrio, di cortesi maniere Ma il dotto Kibby, cbe la descrive e il-
e conveniente istruzione, il quale di sue lustra, coH'autorevole Fea, ripete con lui
sostanze lasciando usufruttuaria la mo- che errò il Tiraboscbi nell'atlribuirne l'o-
glie, donò la proprietà alla congregazio- pera a Papa Clemente del 88, donde
1 1 1 1 1
ne del preziosissimo Sangue, cotrìc avea prese argomento essere allora la statua-
promesso in vita al ven. fondatore della ria in qualche riputasrione. Clemente 111
viro quinquennale, e quindi curatore del- cariogenerale della haiWa niilliiis di Mon-
la colonia Casinense: io Veroli gli fu e- te Cassino, vescovo di Ferentino: non lo
.0 ,Ì;iQwT
VER VER 19
trovo registrato dairUghelli. Imperocché strezza di Papa Clemente V fece svanire
Dell' alto che Urbano Vili l'avea nomi- il disposto, avendo invece avuto luogo la
nalo a tal vescovato cessò di vivere. An- difesa in un concistoro tenuto in Avigno-
tonio Ascanio de Gasperis da collaterale ne. Questo Nicola poi credendolo alcuni
<IiCampidoglio,vescovodiMarsineliG5o. avvocato concistoriale non lo trovo nel
Fortunato Bisleli vescovo di Cissamo in Cartari, AchocatoriiTii Sacri Consistorii
pariìhns nel lyoo. Silvio Cavalieri com- Syllabuni. O noi conobbe, o fu avvocato
missario della camera apostolica, volante soltanto nella curia romana.GiovanniSul-
di segnatura, consultore del s. ofGzio, ar- pizio, dice il Ptenazzi, Storia delt uiwer'
civescovo d' Atene inpartibus nel 171 2, sita degli studi di Roma, si rese famoso
morto in Roma nel 1 7 1 7 e tumulato in s. nelponlificalod'InnocenzoVIIIdeli484i
Eustachio in deposilo con iscrizione. Gio. per avere pel primo istruito la gioventù
Francesco Bisleli nel 1721 vescovo di Ca- romana a recitare e a cantare commedie,
gli, nel 1726 Andrea
trasferito a Segni. essendo peritissimo anche nella musica.
suddiacono e cappellanod'Onorio III, da Egli slesso si attribuisce tal vanto nella
questi fu delegato alla ricupera dell'Emi- lettera con cui dedicò l'architettura di Vi-
lia e del ducato di Spoleto. Nel 1 267 Leo- truvio al cardinal Raffaele Riario.un bra-
nardo fupiimicerio e cancelliere per Car- no della quale riportai nel voi. LXXIII,
loId'AngiòneirAcaia,indida MarlinoIV p. 175, eccitandolo ad innalzare un tea'
fattocanoniconellaCastiglia.CurzioFran- tra nel suo palazzo della Cancelleria, e
chi canonico Vaticano, peritissimo teolo- infatti fu il i.°a rinnovarlo in Pvoma, e
go, venne impiegato in rilevanti congre- v'intervenne Innocenzo Vili- Niun pote-
gazioni da s. Pio V
da Gregorio XIII.
e va più agevolmente di Sulpizio accingersi
Vittorio Giovardi nel 1 742 fatto da Bene- a tale impresa: facendo scuola di lettere
detto XIV votante di segnatura, del qua- umane nel pubblico studio con gran con-
le tribunale divenne decano, amante del- corso di giovani, aveva agio quelli sce-
le memorie patrie, onde in diverse chiese gliere tra loro, che sembravangli più di-
eresse lapidi per conservarle, ed in quel- sposti e più atti per essere addestrali a
la di Salomealla madre, riportata dal
s. lai esercizio. Oltre il Vitruvio, che Sul-
Marocco. Il Cancellieri nella Lettera al pizio die'il i.^in luce colle stampe, com-
dJ Korejf, lodice dottissimo, morto in mentò la Farsalica di Lucano, Giulio
Roma di 92 anni nel 1780, sepolto nella Frontino, Vegezio ; compose un poemet-
cappella del ss.Crocefìsso,da lui eretta nel- to latino sui costumi da usarsi a mensa,
la chiesa dis. Gioacchino delle paololte,di e diversi altri opuscoli grammaticali, de'
cui era stato vigilantissimo deputato. Do- quali il Fabricio ha tessuto il catalogo,
menicoCampanari prelato di giustizia e di nella Bill. mcd. et inf. Latin., t. 6, p. 2 1 6.
merito distinto, governò piii provincie, e Andrea de AlalrinÌ5,di antica famiglia,ce-
morto in Roma nel 824 (u sepolto in s.
i lebre nello studio del diritto, fu da Inno-
M.'in Monterone con iscrizione.Giuseppe cenzo VI li nel 1489 creato senatore di Ro-
Bisleli canonico dell' arcibasilica Latera* ma, e si diceche in tempo degli antichi ro-
nense, facendo parte della visita apostoli- mani i verolani ebbero altri 1 5 senatori.
ca di Sardegna, mori in Sassari nel 1827. Si vuole che l'Ughelli trasse la serie de'
Tra'letterali fiorirono. Nicola celebre per vescovi di Veroli da quella compilata dal
dottrina, fu scelto a difendere in scriplis can. Giovanni Vecci, com'egli asserisce
nel i3ii al concilio di Vienna r integri- ne'suoi mss. esistenti nella biblioteca ve-
tà e cattolica credenza di Bonifacio Vili, rolana. AntonioPaleario studiò solloGio-
ma per l' influenza del fiero nemico di vanni Martella, ed in seguito cambiò il
quel gran Papa Filippo IV il Bello , la de suo nome con quello di Aonioj secondo
20 V ER V E R
V uso de' letterali de' suoi tempi. Il Ma- verse opere in tersi e in prosa, di cui la
rocco riporta perciò il dislieo: y^o/zm^ ^ui migliore edizione è quella di Amsterdam
mine es eras Antonius olim^ - Aonii Ao- nel 1696. Sono le principali: i." De ini'
nidum dat libi nomen amor.T! vovossi nel mortalitate animarum libri tres^ in versi
i527 io Roma quando fu orrendamente latini.^."Epistolarum libri tjiiatuor^ e la
saccheggiata, per cui fuggito a Periigia e ricordai nel voi. LXlli, p. 155. 3.°0ra-
in Toscana, vi prese a moglie Maria Gui- tiones de animarum immortalitate libri
doni, e poi si stabili in una casa di campa- tres. 4.°Dodici Discorsi. 5.°Actio in Fon-
gna presso Siena. Si distinse nelle belle tifìcesRomanos et eoruni asseclas, ad
lettere, ed aggiunse allo studio della lin* Jniperatorem Ronianum, Reges et Prin-
guagrecae latina, quello della filosofìa e cipes Christianae Reipublicae, siunmos
della teologia. Fu amato dal dotto suo ve- oecumenici Concilii praesides^ conscri-
scovo cardinal Ennio Filonardi, che per- pta,cum de concilioTridenti habendo de-
de nel i549- Percorse le principali città liberaretur. 6.°Aonii Paleariiad Liilhe-
ove apprese altre istruzioni da
d' Italia, runi, Calviniumaliosquede ConcilioTri-
uomini insigni ; ed in Venezia il famoso dentino Epistola. Si legge ntW Indice de'
PietroAretino lo difese dalle accuse che an- libri proibiti. » Palearius Aonìus, i." ci.
davansi spargendo contro di lui, median- App. Ind. Trid.". Il Marocca aggiunge,
te appositacommedia satirica composta che gli si attribuisce pure il trattato, £>eZ
da quel mordace, e fatta recitare pubbli- benefìcio della morte di Cristo (dal Pa-
camente in quella singolare e celebratissi- leario difeso e sostenuto con dissertazione
tna metropoli. Insegnò eloquenza a Luc- avanti al senato di Siena. Il Laderchi as-
ca, e poco tempo dopo a Milano, dove fu serisce che Flaminioun'apologia scrisse
arrestato d'ordine di s. Pio Ye condotto sul Beneficio): chiama famosissime lei 4
a Roma. Oltreché il suo sapere e la sua orazioni latine,alcune sembrando di Cice-
fama formò nemici, venne incolpato
gli rone, e lodate dal celebre cardinal Àlcìa-
sino nel i542, di corrispondenza co' teo- ti ; mentre l'altro dottissimo cardinal Sa-
logi protestanti di Germania, e d' errori doleto, che saggiamente V avea ammo-
ereticali. Risultati veri questi dal processo nito de' suoi errori, encomiò qual capo
e convinto, nel iSyo fu condannato ad d'opera il poema io versi esametri sul-
essere appiccato e bruciato. Prima dell'e- r immortalità dell'anima. Di più scrisse
secuzione della sentenza, eseguita a'3 lu- 12 libri. De arie
Oratoria, de'quali si
glio, e accompagnata da'conforti religiosi, dice fece ricerca Alessandro VII per ri-
lodevolmente si mostrò pentito, abrogan- stamparli ; ed anco De arte Grammatica,
do i suoi errori, e facendo la professio» dove rimproverava i romani di varie vo-
ne di fede cattolica romana. Gli errori ci. I verolani Pagliaroli si ritengono di*
di cui fu accusato, secondo l'annalista La- scendenti di Antonio, anche per afferma-
derchi, sono: che negava il purgatorio; re il suddetto can. Vecci ne' suoi scrit-
che parlava molto male dello stato mo- ti, che il di lui cognome vi corrisponde,
nastico; che sembrava attribuire la giu- e suona in Ialino Palearius. Ritenendo
stificazione alla sola confidenza nella so- erroneamente il concittadino can. Jacuc-
la misericordia di Dio, rimettendo i pec- ci,che Antonio sia nato nella parrocchia
cati per mezzo di Gesù Cristo. Inoltre dis. Leucio,enon in quella di s. Maria de
parlava con elogio de'Iuterani, insegnan- Franconi,contigua alla quale avea la casa
done l'erronee massime; biasimava l'uso e in essa realmente come sua parrocchia
di sotterrare i morti entro le chiese ; e qua- vi possedeva il sepolcro, collocò sopra uq
lificava l'inquisizione uno stilo sguainato muro diruto d' un orto a sinistra della
coalro tutti i letterati. Di lui abbiamo di- pubblica via che conduce alla chiesa di
VER VER
i
'•i Leucio, che poteva appartenere al Pa- secolo XVI in vari governi dal celebre car-
2t
contro gli algerini non prima del 1620 ; tnathia seu scientiariwn nolitia^fa aman-
e prova ne sia, che questa famiglia, di o- tissimo della patria ed eruditissimo. Giu-
rigine francese, si stabili in Veroli verso liano Capobassi dottore in ambe le leggi
il 55o, avendovi Desiderio suo padre
1 compose un trattato morale intitolato: La
preso moglie. Fr. Gio. Angelo Campana- mente del savio, e dedicato ad Eleoao»
ri cavaliere gerosolimitano, e 3.° castella' ra Gonzaga per le sue nozzecon Ferdinan-
no di Rodi, fiorì del secolo XIV, come do III imperatore. Pietro Fiorini laureato
rilevasi da una medaglia monumentale nelle discipline mediche e filosofiche. Lo
trovata nel 1666 in una cassa di porfi- fu ancora Giambattista Leo che scrisse
do col suo scheletro, nella chiesa della ss. un trattato di materia medica. Applau-
Annunziata di Bieste presso Capaccio, ditissimo professore d' eloquenza nei se-
la quale formalmente venne rimessa alla colo passato fu d. Nicolò Faidoni, dì cui
sua famiglia, che col corrispondente atto si hanno stimatissime produzioni e in pro-
gelosan)ente custodisce. La medaglia in sa e iu versi.Vincenzo Fabrizi maestro e
argento dorato, presenta lo stenuna anti- cotnpositore di musica. La sorella ad imi-
chissimo de' Campanari inquartato colla tazione diSulpicio, che restaurò in Roma
la leggenda
croce equestre, e Fr. Joan. : la musica teatrale, nello scorcio del pas-
Angelus Campanarius. Nel rovescio, at- sato secolo fu la prima cantante che
torniato dalla croce dell'ordinasi legge: con sommo plauso calcasse quelle scene.
Cnstellanus s. Rcligionis Hierosolimita- Annibale Val vani, allievo di Cimarosa,
iute Rhodii III. Veroli vanta pure un Au- riuscì profondo contrappuntista e compo-
reliuBinursio prioredei cavalieri delTem- se musichedi chiesa. Rinomato pianista ia
pio.ordineche ne'primordii di detto seco- Roma fu Scipione Jacoucci. Illustri ec-
lo fu soppresso. E qui devesi ricordare,che furouo Tommaso Campanari
clesiastici
vo zelantissimo di questa città, per da- giusto rammarico per l'avvenuta perdita
li, essendoché per lo spazio di circa 3o cata, e da lui graziosamente ricevei sup-
anni sostenne con somma riputazione plementi e rettificazioni, doposcrilto que-
gli uflìci di convisitatore della diocesi, di st'articolo. Per non dire di altri, il giova-
esaminatore pro-sinodale, e per più anni ne Eugenio Bubali dà speranze di liete
rio di mg.' vescovo Francesco M.'Cipria- ben alfetto allievo del celebre maestro
ni di fé. me., dal quale fu sempre parzial- Mercadanle. Non da meno di lui è il suo
mente amato. E fu perciò che nell'anno maggior fratello Vincenzo pittore di qua*
1832, dovendo formare il suo tribunale drijche sta producendosi in Roma. — Os-
di ragguardevoli soggetti per giudicare le servò il Marocco, che il linguaggio de'po-
cause criminali, lo elesse a preferenza di polani,più degli altri luoghi della provia-
altri ad occupare il i.° grado dopo il vi- ciadiCampagua,a quello romano si acco-
cario generate. Mercè poi delle tante pro- sta, ma usano moltissimi vocaboli chepar-
ve di dottrina, integrità e prudenza, l'at- tecipano dell' antico idioma latino, ben-
Roma, coir assistenza de' pp. liguori- ritoriosi estende a 6,042 rubbia roma»
ni. Nel di seguente il Papa Pio IX re- ne: confina all'est col regno di Napoli,
cossi a visitarlo ed esaminarlo, accom- per una linea tutta montuosa ; al sud co*
pagnato dal Rm.° p. Mauron superiore terrìtorii di Giovanni, Dauco, Ripi,ecl
s.
generale e rettore maggiore della congre- in parte con Torrice eFrosinone; al sud-
gazione del ss. Redentore. Indi il Papa, est s'incontra il territorio d' Alatri, che
dopo aver ammesso al bacio del piede la lo cinge per tutto il lato di tramontana,
comunità religiosa, si compiacque beni- sino a ricoufiuare col reame napoletano
gnamente di visitare il loro convento. Si sulla vetta del monte dello il Passeggio,
chiamano le altre frazioni di Veroli. Col- acni sono sottoposti molti paesi regnicoli
li Berardi, Crocefisso, Villoria, Madon- e tutta la deliziosa valle di Roreto. Le
na degli Angeli^ Giglio (e non Piglio, terre dominanti nella periferia verolana
come con menda tipografica si legge nel sono in gran parte la calcare e la silicea,
ìfol. XXVII, p. 96, ove pure l'enumerai), con altra minor parte di alluminosa. Inol-
s. Anna, s. Francesco, s. Giuseppe, s. tre questo suolo asconde ferro e asfallo,
Domenico, s. Pietro o tenuta di Castel di cui s'introdussero l'escavazioni.
Massimo, s. Fito,s. Angelo. In quest'ul- Veroli, Verulae, Verulum, come al-
timo luogo ancora si vedono gli avanzi tre città antichissime, trova la sua origi-
di altissima torre che serviva pe' seguali ne avvolta nella nebbia de'secoli,per cui
telegrafici,con propinquo vasto fabbri- non può stabilirsi con sicurezza. Un e-
cato servito per episcopio suburbano, e rudito verolano crede Veroli cominciato
nella prossima contrada Viari si rinven- da Saturno , ed ingrandito da Clitarco
nero anticaglie. Il Riparto territoriale Verulo, da cui trasse il nome ; ma si
del i833, pubblicato nel 1 836, registra manca di prove. Ed il cav. Palmien nel-
pure fra le frazioni della città di Veroli, la utilissima e pregevole , Topografia
CVz.vfi(/?2atr/ con anime 83. U territorio ve- Statistica dello Stato Pontificio, v'ilìeiìe
rolano è abbastanza fertile. Narra Ma- che il nome di f^eroli viene da F'^eru,
rocco, che produce olio in abbondanza e sorta di arma, di cui, secondo Servio, so-
di qualità squisita e dolcissima, le mon- levano servirsi i sabini antichi, da' quali
tagne essendo cariche d'olivi : il prodotto discesero gli ernici; secondo poi altri, sog-
non solo compensa l'agricoltore, ma rie- giunge, che con Macrobio vogliono gli
sce la principale ricchezza del luogo. Il eroici derivati da' pelasgi, F'erulo fu un
gelso serve d' alimento a' bachi setiferi, pelasgo ernico duce. Dalle testimonianze
che in quantità e comunemente si alle- degliscrittori,sembra che i siculi siano sta-
vano, li vino non è a sufHcienza, ma ot- ti i primi abitatori delle balze Apennine ,
timo e puro; e si sopperisce colle uve ac- quali loro vennero contrastate dagli abo-
quistate ne' paesi limitrofi. Altre produ- rigeni, dal Tevere id Liti,come narra
zioni sono i grani, i granturchi, le bia- Dionisio d' Alìcarnasso. Una mano di pe-
de, i castagneti, ec. Oltre la porcina, buo- Insghi si un'i agli aborigeni , in danno dei
ne sono le altri carni, abbonda il polla- siculi, che ne furono discacciati. L' altro
me, cosi la selvaggina, precipuamente vo- scrittore moderno Calindri è d' opinione,
latili, cinghiali, capri, lepri ec. Poiché le che Veroli fu fondata dagli antichi abori-
estese montagne sono coperte di boschi geni montagnini, e fortificata da' pelasgi
di frassini, carpini, querce e faggi, chitt- uniti in lega cogli aborigeni contro si- i
mandusi Fragaia la più elevala; produ- culi, i pelasgi cìnsero di mura i paesi con-
coQu inolile ottimi pascoli, e nutriscono qiiistalij circa 546 anni avanti la fonda-
,
VER VER i5
zione tli Roma. Avendo Veroli tuttora gli nelle loro terre, trionfando di Veroli,
avanzi delle mura sopra descritte, dalla Rauco ec. Irritate perciò le città erniche,
loro conformazione si può credere che unitesi a' volsci, e profittando dell' inte-
primi ad abitarla furono i siculi, a cui stine discordie de'romani, l'aggredirono.
successero i pelasgi. Come poi vennero Sedate le questioni di Roma, per affron-
ernici chiamati, vieneda gravi autori di- tare i nemici, nel 26S seguì la battaglia
versamente spiegato. Macrobio li vuole nell'Agro Prenestino: lunga e sanguino-
coloni-pelasgì, nominati dal loro duce sa fu la lotta, e per piìivolte dubbia la
Ernico. Servio li crede d'origine sabini, vittoria,che quindi arrise a'romani.Non
nominandoli Ernici da' sassi, quasi abi- ostante gli ernici si collegarono nuova-
tatori delle rupi. Questa opinione è se- mente a' volsci, e stabilirono difendersi
guita da altri autori : altre le ho riporta- dentro le mura ; ma poi abbandonati
te ne'due articoli testé citati, celebrando chiesero pace e alleanza. Da' romani fu
la grande, valorosa e fortissima nazione, concessa, e così gli ernici divennero citta-
vos genteni magnani et validam. Certo non che messi a parte nelle conquiste in
è che ernici vennero appellati gli abitanti proporzione delle forze che somministra-
di V^eroli,percomun consenso degli sto- vano. D' allora in poi Veroli e gli altri
rici. I costumi di questi popoli erano io ernici, seguirono la sorte e i destini dei
principio rozzi e guerrieri. l*rimario lo- romani, nelle sconfìtte, e nelle vittorie che
ro vanto era la forza e il Quat-
coraggio. furono in numero maggiore. I verolani,
tro città, come dissi altrove, ne compo- uniti cogli altri ernici e co' latini, sulle
sero la confederazione: Veroli, Alatri^ terre di questi ultimi combatterono ter-
Ferentino ed Anagni,o\[.vea\\.r\ minori ribile guerra, contro gli equi ed i volsci,
paesi; ed Anagni fu chiamata Caput Her- i (|uali dopo averle saccheggiate, furono
uicoriim. I loro deputati si riunivano nel vinti e fugati , colla perdila del campo.
Circo marittimo a trattare gì' interessi Neil' anno Roma
790, gli equi inva-
di
della confederazione, massime della guer- sero paesi ernici, ed romani si mosse-
i i
ra e della pace con altri popoli, e ne fa ro a difesa de'loro alleati. Solvendo per-
testimonianza Tito Livio, l'ero ogni cit- dite, fu ordinato agli ernici ed a' latini di
tà, siccome indipendente , era libera di armarsi,e capitanati dal proconsole Quin-
scegliere quel partito che più stimava op- zio, all'arrivo loro vendicarono i sopraf-
portuno. Gli ernici, ebbero prima de'ro- fatti romani la patita strage , il ferito
mani a sostenere varie guerre co' popoli console romano e la morte del suo fra-
circostanti, cioè i marsi, i volscì, gli equi tello, distinguendosi perciò con prodezze.
o equicoli. Tarcjuinio il Superbo, ultimo Neil' anno seguente gli eniici dovettero
redi Roma, strinse con essi alleanza, e sostenere altra guerra con gli equi ed i
discrepanti pareri ,
gi' inviarono amba- soli contro nemici, dovendo però cedere
i
ransi accampati i Tarquinii, arrestò i popoli, furono involuti pure gli ernici ;
messi degli ernici e de' volsci, che l'avvi- laonde scossone poi il giogo nel SgS, pre-
savano fra 3 giorni essere pronti ad aiu- starono soccorso a'Ioro nemici. Dipoi do-
tarlicon grandi soccorsi, e tosto die'bat- mandando pace, fu loro negata, air^i di-
taglia e riportò vittoria. I romani vinci- chiarata guerra. Nel I. "scontro, il console
tori, a vendicarsi degli ernici, eutrarouu romaao cadde in uà' imboscala, e fu uc-
26 VER VER
ciso nella sliage de' suoi. Sopraggiunlo il motto dello stemma o insegna di Ve-
ildiUatore,glieiniciauineularonole pro- roli si formò di questa epigrafe: f^crula-
prie forze cou 8 coorli composte di scella na Civitas Almae Urbi Confederata.
gioventù, animala da duplice paga. La Nelle guerre intestine fra Caio Mario e
pianura che divideva due eserciti, allo i Siila, è certissimo che Veroli parteggiasse
spuntar del giorno, fu occupala da'coni' per Mario, il quale aveva la propria vil-
balleuli aiiiuiati da pari valore. La ca- la lungi 3 miglia dalle sue mura, e luogo
valleria romana fu arrestata dull'eruiche di sua nascita, secondo alcuni, ma anche
coorti; grande fu la strage dell'una e il citato Rondinini lo dice di Arpiuo,ci-
dell'altra parie, né per un giorno si co- tando la bell'opera del p.Cla velli, L'An-
nobbe dove piegava la vittoria; ma nella tica Arpino
ove leggo, e poi ripeterò ,
y
notte gli ernici abbandonarono il campo, che a Casa Mario fu il suo palazzo, tro-
per cui restò dalla parte de' romani. Nel vandosi Veroli situata fra Arpino e Ala-
seguente 3()^, ripresa la guerra, Fereu- tri. Siila rimasto vincitore, fece provare
però dopo aspra pugna soccombettero. scrizione, furono divise tra le legioni dei
Finalmente nel 896 di Roma, il console Gracchiani.Si legge io Frontino, De Co-
riauzio riporlo il vanto di vincere e sog- lon.: Verulae mura duclumj ager ejus
giogare la bellicosa nazione eroica. Più nidilibus Gracchìanis in omnibus est
tardi , nel 44^ g'i anagnini invitale a assignalus. Quanto a Casamario, si ha
cooaresso I' eruiclie città nel Circo ma- da Plutarco nella vita di Mario, che quel
ritlicno per muovere nuova guerra ai
,
luogo, ed ove esso nacjue, si chiamasse viK
l'Oinani, que' di Veroli, Mairi e Ferenti- laggiù di Cirealone. Cosi anche il Feller,
no furono di contrario parere. Ostinati nel Dizionario degli uomini illustri.
gli anagnini, vollero soli intraprenderla, Laonde gli dhsevo Cerea tini
abitanti si
mani. Dopo questo avvenimento, la ro- quel celebre archi-cenobio. Veroli soffrì
mana politica, io premio di loro fedeltà, questo giogo sino al tempo del saggio
reintegrò Veroli, Alalri e Ferentino del- imperatore Nerva, che verso l'anno 97 di
le patrie leggi, ed accettarono co' loro nostra era la liberò; né eragli giovalo
popoli il reciproco connubio, non ad altri l'aver innalzato ad Augusto, dopo la sua
fino allora concesso, per interessare co' le- morte , un tempio co' propri sacerdoti
gami del sangue le parti della repubbli- augustali. Nel 4^3 Adua o Alino di-
ca. Tito Livio scrive: Che i verolaui pre- strutta du'barbari, colla strage de'suoi, i
ferirono di governarsi colle proprie leg- superstiti furono ospitalaienle accolli dai
gi, atnanti più di vivere co' loro istituti, verolanì, i quali loro concessero libertà e
che d'esser fatti partecipi del governo e cittadinanza, e particolare quartiere ciie
degli onori del popolo di Roma; beusì la tuttora ritiene il nome della patria loro.
città fu elevata al grado di nìuiiicipio, Riedificata Atina.fu grata cou Veroli ,
immagine della loinana repubblica. Per- strinse cou essa alleanza, che rinnovò an-
ciò ebbe memorali e altri magistrali e col-
i cora nel 161 5 e poscia di nuovo nel i ^5 i
legi propri, quello de'decurioui, i duum- cou vicendevoli e splendide feste e cou
viri uiiuualmente scelti a guisa di consoli, donazioni. E dessa una pìccola città del-
i pretori, i questori, gli eddi,i (lumini; ma- la provincia di Terra di Lrtvuro presso
gistrali locali, il cui potere non eslende- della Mclfa. Di sua aulica sede vescovi-
vdsi oltre il loro paese. D' allora iu poi le rcslula callcdiale) ha couvcuti^ spe-
/
|k VER V E R 37
dale e altri stabìlimeDli. Antichissima, ne, poiché estendevasi nella giurisdizio-
Virgilio r annovera fra le città che pre- ne del prefetto di Roma, la quale com-
sero parte nella guerra tra Enea e Tur- prendeva un raggio di territorio di 100
no. Appartenne a' sanniti, e dicesi che miglia tutt' air intorno dell'alma città ;
Nerone Claudio vi condusse una colo- ilche rileva ancora l'illustre storico fro-
nia. Si dice che anco i Cassinesi e gli sinale cav. Giuseppe de Mattheis. Ina-
AIHdenati vennero ad abitare in Vero- sprito poi Narsete dall' imperatrice di
li, dopo che barbari abbatterono le
i Costantinopoli, a vendicarsi chiamò in I-
loro patrie. De'popoli alfldenati però con talia i longobardi, quali occupatala qua-
i
tal vocabolo non trovo notizie, bensì di si tutta, replicataraeute fecero scorrerie
AìCiileiìa, /4 afide ria nel Dizionario geo- nel ducato romano e nella Campania,
grafico, aulico paese dell'Abruzzo Ulte- con desolanti travagli, massime i longo-
riore secondo, cantone di Castel Sangro, bardi del ducato di Benevento, segnalan-
situato alla base degli Apennini in aria dosi fieramente nel 702 il principe Gi-
salubre. È famoso nelle guerre de'sanni- solfo con devastazioni nella Campania e
tì, ed ha ottimi pascoli pel bestiame. 11 paesi ernici ; per cui non ne sarà andata
Baudraod , Lexicon gcographictini, la esente Veroli, per aver preso varie città
chiama con detti vocaboli , ed oppido e incendiato molto paese. Frattanto l' I-
popolo Aufldenales. De' cassinesi è cele- da'greci imperatori alla baldanza de'Ion-
bre Manie Cassino , la cui magnifica gobardi, solo nel Papa trovarono un pa-
storia di recente pubblicò anche il eh. p. dre amorevole ed un valido protettore.
ab. Tosti. Altra confederata di Veroli è Il perchè, quando l'empio eretico impe-
la celebre Palestrina , di che verrà oc- ratore Leone III l' Isaurico, idwiorc de-
casione di parlarne. Decaduto l' impero ^' Iconoclasti yàwtuulo incorreggibile e
romano, Veroli seguì la sorte e le vicen- attentando alla vita del Papa s. Grego-
de di Roma, quindi sarà soggiaciuta alle rio li, avendolo questi scomunicato, e
invasioni barbariche, per la sua vicinan- sciolto gì' italiani dal giuramento e dai
za, ecome le patirono le altre città e luo- tributi, Roma e il suo ducato, colla Cam-
ghi delta Campania e del Lazio colle , pania sino e inclusive a Gaeta, si sottras-
quali ordinariamente ebbe comune de- i sero dal giogo greco e con ispontanea ,
stini. Tra'barbari più lunga dominazio- dedizione, verso 726 o dopo si dierono
il
ne vi esercitarono i goti, linchè l' impe- alla Sovranità del Papa e della s. Se-
ratore greco romano d'oriente Giusti- de (^'•). Questo dominio temporale fu
niano I, volendo vendicare le ragioni che poscia riconosciuto e ainplialo da Pipi-
avea sull' impero d'Occidente, a togliere no, Carlo Magno e altri imperatori. Nel-
Roma e 1' Italia dal gotico domìnio, in- la dedizione delle città eriiiche e della
viò prima Belisario e poi Narsete, il qua- Campania, vi fu pure Veroli , la quale
le nel 552 colla sconfitta e morie di To- cóme le altre della provincia giurò ub-
lila re de'goti, riconquistò Roma e tutto bidienza e fedeltà al Pontefice romano;
il Lazio, e nel seguente anno il resto di e nulla valsero le mene e le prepotenze
Italia. Allora fortnatosi il ducato di Ro- de'greci ,
per farla tornare al loro do-
ma o Romano, di questo fecero parte le minio, restando fedele a'Papi e allaChie-
città crniche e della Campania, e perciò sa romana eziandio nel principato tem-
ancheVeroli sebbene non la trovi espres- porale, sotto il governo de' loro rettori
samente numinata negli storici documen- o legali , e talvolta sotto speciali gover-
ti, bensì Frosiuone e le altre. Anche l'au- natori. Che se ne' diplomi imperiali di
ticu ducalo diRouiu couteuevu lu regio- ncouoscimeulQ, e conferma delle amplia-
y ,
28 VER VER
zioni dei principato , non è mentovata oltraggio, sbarcando a .Salerno. Adelgiso
Veroli, é com'altre compresa nelle paro* spaventato, pose in libertà Lodovico II,
tic ierritoriis ej'us, perciò s'intende com- Benevento, ricavata dalle Cronache Sa-
presa Veroli, che faceva parte del duca* lernitana e Cassinese, servirà a illustrare
to stesso. Ma ecco ne' primordii del IX il riferito dal p. Casimiro da Roma: >» Lo-
secolo la regione divenuta segno alle san* dovico II elesse la città di Veroli per suo
guinarie e depredatrici irruzioni de' Sa- asilo, dappoi che fatto gli venne di fug-
raceni, e facendo schiavi i miseri cristia* gire dalla prigione, in cui Adelchi, prin-
ni. Più tardi e nell'BGG, Adelgiso princi* cipe di Benevento, tenevalo rinchiusa".
pe diBenevento assalito dal furore dei
, Confermerà pure il racconto degli scritto-
vo, colla moglie imperatrice Angilberga, ebbe campo di radunare le sue forze ,
disponeva della città a suo talento, e le colle quali presso Capua potè vìncere e
milizie insolenti per le riportate vittorie fugare Siccome due volte Lo-
i saraceni.
cagionavano a'beneventani non pochi di* dovico Il fu a Veroli , conviene distin-
Kagi. Adelgiso benché gli fosse obbligato, guere tempi. Adonta che Muratori ne-
i
dopo aver dissimulato, ne scosse il giogo, gli Annali d' Italia escluda la venuta
e montato in furore, ordita congiura coi in Veroli di Lodovico II, perchè esso nel-
suoi beneventani, a'25 agosto 87 pose in 1 1*87 I acquistò l'isola suddetta presso il
loro figlia Ermengarda. Oltre 1' orrore raccoglie che l'imperatore soggiornò in
che per tanta ingratitudine ne intese il Veroli neir866 con Nicolò I. Quindi per
mondo, Iddio mosse dall'Africa sarà* i Sera e Monte Cassino portossi a Bene-
ceni per punire Adelgiso di si enorme vento. Così dallo Statuto Ferolano e
VER VER 29
dalla Cronaca Cnssinese. Passali 5 an- sepolto da Paterno nella cella ove spi-
s.
dì, cioè neir87 1, tornò a Veroli a rifugio rò presso Fondi. Il luogo si rese celebre
dalla narrata scampata prigionia. Altret- alla divozione de'fedeli, dopo che Costan-
tanto si ricava dal Muratori, /?eri/m fiat, tino I restituii la pace alla Chiesa; laonde
script. neWHist. Princ. Longob. ; e dal poi s. Benedetto ivi gli eresse un tempio,
Gattula, Cassiti. Hist.jQ meglio dal con- con monastero pe'siioi monaci, ed allora
temporaneo monaco Erchemperto nel- il sagro Corpo fu collocato neh' altare.
r Hist., dimorante allora a Monte Cas- Nella badia vi fiori l' istituto benedetti-
sino, il quale può ritenersi come punto no, finché nel IX secolo per le scorrerie
medio tra Veroli e Benevento. In tale de'barbari,i monaci si trovarono costretti
incontro, in Veroli fu visitato da Papa A- di abbandonarla , ritirandosi a Monte
driano II, e poco dopo l'imperatore si Cassino luogo più sicuro. Appena partili
trasferì nella Sabina , come si ha da' ci- da Fondi, nella città e nel monastero vi
tati Statuto e Cronaca. Di più, nel giu- portarono tosto la desolazione i saraceni
gno dello stesso 87 s. Atanasio vescovo i venuti da oriente neir84o a' danni d' !•
di Napoli si poetò a visitare Lodovico talia. Fra tanta calamità, il tribuno del-
II in Veroli, ove infermatosi per im- la provincia di Campagna Platone, resi-
provviso morbo, ne mori, ed il suo corpo dente in Veroli, pensò sottrarre le reliquie
fu trasportato prima a Monte Cassino e di s. Magno dall' irriverenze cui erano e-
poi a Napoli, il obesi legge presso Mura- sposte, e trasferirle in Veroli, città meno
Athanasii scrip. a Jo. Dia-
tori in vita s. in pericolo all'invasioni di que'crudeli e
cono, e nel Martirologio Romano. 1 bar- fanatici infedeli. Dopo maturo consiglio,
bari saraceni audacemente irruppero di con persone prudenti e pie, seguì la tra-
nuovo nella Campania nell'BSS circa ,
slazione con ogni possibile onorificenza
assalirono Anagni, e condotti dal loro neir 874- Pertossi pertanto nel cimpo
principe Muca o Manuca, piombarono Dimetriano in Fondi alla chiesa di s.
con violenza sopra Veroli e l'assediarono. Magno, il pio Platone, e accompagnato
I verolani opposero valida resistenza, ma dalle milizie, da' nobili e divoli verolani,
il loro valore dovette cedere al numero ed e rinvenuto il sagro deposito, Platone tre-
alla fierezza de' saraceni ; che espugnata pidante di riverenza, volleaprirlo e tro-
la città, la riempirono di strage e di de- vò il venerabile Corpo, indi solennemen-
solazione, profanando e saccheggiando le te fu trasportato in Veroli, ove adunali
chiese e le ss. Reliquie, fra le quali quelle in assemblea vescovo e clero, col tri-
il
di s. Magno
martire del 254 o ^^^^i P'ù buno e gli ottimali della città, si conven-
vescovo di Trani; nel quale
tardi, e già ne per maggiore onorificenza di collocar-
articolo ho detto che il suo corpo oc- lo nella cattedrale. Frattanto tornati di
cultamente sepolto in Fondi, trasporta- nuovo i saraceni a infestare la contrada
to poi in Veroli nel sotlerraneodeliacat- nel pontificatodi GiovanniVllIdeir872,
tedrale di Andrea, indi venne trasferito
s. i primi furori li provò Roma, e per evi-
nella basilica d' yénagni {in questo e nel- tarne la devastazione il Papa si obbligò
l'altro articolo ricordato parlai degli ^ttì a un tributo. Si diressero poi a depreda-
di sua passione), ove tuttora si venera; ma re il Lazio. Volle resistergli Anagni, ma
occorre che io ne faccia una breve digres- gli abitanti scorgendo che il loro duce o
sione col de Magisfris: Istoria della città re Muca o Manuca, sempre più infieri-
es. Basilica cattedrale d" y4nagni,\\h. 2, va negli assalti, per non esporsi ad un ec-
cap. 4 Delle Traslazioni
: del corpo di cidio, anch'essa gli accordò un tributo, ri-
s. Magno. Patito da questo santo il mar- cevuto il quale i barbari partirono alla
tirio nel campo Dimetriano, il corpo fu volta di Veroli. ImpadroDilìsi della cit-
3o VER VER
tà, spieiatamente trucidarono i primari Muratori, negli y^wn/x//, all'anno 884 •''"
cò questa sacrilega ingiuria s. Magno, fa- le Notizie islorìche delle città del vec-
cendo loro trovar morti nel di seguente i chio e nuovo Lazio^ sulla traslazione del
cavalli; il che gl'irrito a maggiori empie- corpo dis. Magno, dice che avvenne cer-
tà, ed attribuendo la strage de'ca valli al- io nel mese di novembre 883; come più
l'avello di s. Magno, che con tanta ve- diffusamente si prova da Francesco M."
nerazione vi si custodiva, ne trassero da Pratillo nella Serie degli Abbati Cassine-
quello le ss. Ossa e le giltaroiio con di- siyStoria Longob. t.5. Per le vicende de*
sprezzo nella pubblica strada. L'avarizia tempi furono impediti gli anagnini d'in-
però vinse l'empietà, poiché Muca sapu- nalzare il promesso tempio, anche pera-
la l'ingiuria fatta al s. Corpo, lo fece rac- ver dimenticato il preciso luogo ove fu
cogliere e rimettere nella sua urna per collocato il corpo di s. Magno, finché me-
trarne utile. Mandò quindi ad invitar gli diante prodigi si rinvenne nel io63 dal
anagnini se volevano comprare le spo- vescovo s. Pietro, il quale onoratamente
glie di s. Magno, da lui trovale nel priu- lo ripose nella riedificazione della catte-
cipal tempio di Verdi. Accettarono di drale, nell'altare eretto nella basilica in-
buon grado qne'citladini l'oirerla, e spe- feriore. Di più il de Magistris confuta il
dirono ambasciatori ad acquistare il sa- Torrigio, che pretese venerarsi il corpo
gro tesoro, esborsando a Muca quanto nella chiesa de' ss. Michele e Magno di
chiedeva; e quindi giubilanti, con esso Roma, della quale tornai a farne men-
partirono per Anagni. Ma giunti poco zione nel vol.LXXXVIH, p.208. Nel se-
bligatae di vota, in nome della patria pro- vanni X, con empia violenza s'impadro-
mettendo con voto fabbricargli in essa a nirono della sua persona e lo mandaro-
suo onore un tempio e di prenderlo a pa- no nella sunnominata Rocca o torre Sa-
trono pi incipaled'Anagui. Iddio volendo racena, e ivi lo tennero obbrobriosamen-
premiare la loro fede, terminata la pre- te per breve tempo, facendogli sommini-
ce subito poterono alzare la sagra arca, e strare soltanto |)ane e acqua. Indi ordi-
con somma gioia pervennero in Anagni, narono che si riportasse in Roma, e lo cac-
incontrali dallii processione del clero e del ciarono in carcere nel Castel s. Angelo,
popolo, deponendolo nella cattedrale in ove lo fecero perire a'a luglio 9-28 sodo-
luogo segreto, per evitare l'avvenuto in cato con un guanciale. Di tale racconto
Veroli. Questa traslazione sembra acca- fa memoria anche lo Statuto J erolntio.
duta neirS^y, soggiunge il de Magistri*!, NondimciK» ho<|ualclic sospetto che l'at-
seguilo dall'ab. Cappelletti. Ma secondo tribuilo a dello Papa, sia avvenuto a Gio-
le notizie di Veroli, avven- il fallo invece vanni XI [»er iniqua opera della stessa Ma-
ne nel novembre del suddetto 883; ed il rozia supposta sua madre, e del fratello
VER VER 3i
Alberico II lirnnno di Boma, morendo in fine in uno al celebre cenobio, proba-
loro villinia in prigione nel gennaio gSS. bilmente sarà slato anche in Veroli. A'
Intnntopenetrali i bellicosi uormanni nel- 7 settembre i i59 eletto Papa il magna-
la Puglia e Calabria, le conquistarono, eil nimo Alessandro III, insorse l'antipapa
esteselo più volle le scorrerie nelle circo- Vittore V, che poi fu sostenuto colle ar-
stanti con trade. Afrenare la loro baldan- mi dall'imperatore Federico I, e fu co-
za, si trovarono i Papi costretti ad infeu- stretto dalla fazione scismatica a farsi
«tarli prìn)a delle terre napoletane, poi consagraie e coronare in Nmfa a' 20 di
della Sicilia, cominciando da s. Leone iX detto mese. Dalla provincia INIariltima
iielio54, rinnovando l'investilnra in Ce nel I I Go passò in quella di Campngna, fu
prano s,Gregorio VII nel 1080. Prima in Anagni e si portò in Veroli, ove con-
di tale anno e nel 1076 il verolano Oi'so sagrò il vescovo Fraimondo o Faramon-
abbate di Casaniari, salvò In patria dal- do, mentre Ottone conte palatino si sfor-
la rovina cli'erasi proposto il normanno mava per l'imperatore a soggiogare la pro-
Riccardo conte di Capua. Il Papa Pa- vincia di Cam[)agna. iNel i i6i ilPapa
s<juale II neh 06 recandoii in Beneven-
i forno in Roma, ma vedendo di non es-
to, onorò di sua presenza Verdi, vi si ser sicuro <lalle violenze de'ledeschi par-
fertnòe consagrò il vescovo Agostino. Es- tigiani dell'antipapa, s'imbarcò sulle ga-
sendo tornato in Benevento neli i io, por lee di Guglielmo I il Alalo re di Sicilia,
domandare soccorsi a diversi luoghi, ed e fece vela per Francia neh 162 a chie-
a vari polenti contro le violenze d'Enri- der soccorso al re Luigi Vii il Giovane.
co V, nel ritorno in Roma neh 1 1 1 nuo- Intanto Federico l emanò un bando, ob-
vamente consolò i verolani di suo sog- bligatorio a riconoscere l'anlipapa.II con-
giorno, consograndovi vescovo Leto I o te Godolino, e Cristiano arcivescovo di
Leone I, cordinola celebrazione del con- Colonia, intruso di Magonza, armala ma-
cilioper costringere l'orgoglioso areica- no con incendi e devastazioni costringe-
nonico di s, Paterniano di Ceprano al- vano popoli ad ubbidire al falso Villo*
i
sandro III insieme ni riconoscimento del- taglia di Legnano, in cui la lega Lombar-
i-oteda Alessandro III nella sua dirnoi-a in netoet profeclus est ad Eerulds. Septi-
Veroli. Giuntovi a'i8 marzo i 170, nar- mo idus mai] tani vehemensfnit terrae-
ra Cardella nelle Memorie sloriche de' motus qnod plerosque niilros civitatis
y
p. 907, nel riportare la Cronaca delvio- d'Inghilterra Eórico II, riponendolo pei'
naxlero Casaurieiise j ed oltre a ciò ne allora nella sua grazia, e dopo avere in-
esisteperpetuo monumento i« cor//» E- teso i procuratori delle due parli, scriven-
pislolae neWa chiesa di s. Erasmo di Ve- doda Veroli al santo a'io settembre i 170.
roli Marocco eziandio la riprodus-
(il Inoltre vi consagrò arcivescovi , vesco-
se più completa, ma non giustamente e vi ed abbati, spedì bolle colla data di Ve-
con errore la dice esistere a corna Epi- roli, trattò gii affari della Chiesa e dello
slolae della chiesa di s. Martino), il cui stato pontifìcio, e quanto & quelli del Tu-
attiguo monastero fu giù residenza cano- scolo, cedutogli in Veroli dal conte Rai-
nicale,do ve si legge incisa in marmo. A- none, e dove passò nel marzoi 17 I, l'in-
Itxander IH P. /)/. - ExJpulia rediix- dicai nel voi. XXVII, p. 202 e 2o3; di-
Aedibus huj'us Basilicae succesit- Leo- cendo in il somma p. Casimiro, che vi
neni Hypodiaconuni ab Casaiirienseni - operò diverse cose degne d'eterna ricor-
In eadeni Basilica - Inter S. R. E. Dia- danza. Secondo il Novaes, nella Storia
conus Cardinales coopta<>'it - An. mclxx d' Alessandro lU, il Papa tornò a Pio-
sabbaio ante donùnicam - DieniPa^sio- ina a' 3 giugno i 7 l ma forse per bre-
1 r ,
nix- Reigestae nicmortani- Privatista- ve tempo, perchè si conosce esser e;jli nel
hnlis servataci - Victorius Giovar dns I 172 passato da Veroli in Anagni. An*
ì^erulanus- Vtriiisque Signat. Decan.- che il di lui successore Lucio III rallegrò
Publico monumento inibii S.P. E. - An- Veroli di sua presenza, cioè quando ne!
no MDCCLXXv. IVello slesso 170 Alessan- I I 82, ovvero nel i83da Felletri%ì tra-
I I
dro III, come trovo nel p. Casimiro, con- sferì in Anagni, dimorando nell'episcopio
giunse in Veroli in matrimonio il puten- per alcun tempo. Pel matrimonio di En-
te e nobilissimo Oddone Frangipani ro- rico VI, figlio di Federico I, colla nor-
ninno, colla nipote di Emanuele Comne- manna Costanza, il reame delle due Si-
no imperatore di Costantinopoli, la qua- cilie passò nella casa di Svevia. Nel i 194
le vi si recò accompagnata da vescovi e Enrico VI iuìperatore entrò coll'eserci-
conti greci, e da milizie, spendendovi mol- to nella provincia di Caaipagna, e si con-
to denaro, A proprie spese il Papa fab- federò con essa; ma Veroli, restando fe-
bricò fuori della città l'ospedale pe'leb- dele al Papa Celestino III, negò di som-
brosi e dotò, dedicandone la chiesa a s. ministrare il fodro, di cui riparlai nel voi;
Maria Maddalena, delhi qual consagra- LXXX, p.i83,percui il castellano d'Ar-
KÌone e spedale fece poi n)enzione Inno- ce, per rappresaglia j piombò su Veroli,
cenzo I II in una sua bolla. Dipoi l'ospe- e vi fece gran bottino, conducendo seco
dale , come giù notai , essendo cessato di prepotenza uomini, bestie e altro. Al*
€|uel morbo, fu destinato per ospitarvi i lora il comutie di Veroli assegnò al tè*
pellegrini infermi. Devesi aggiungere col- scovo Oddone II alcune terre, perchè re-
la Cronaca di Ccccano, riferita dall'U- dimesse il depredato dal castellano im-
f belli: Quinto idiis inartii PapaAltxan- periale. Si apprende dal celebre cav.Hur-»
voL. xcir. 3
34 VER VER
Papa Innocenzo III^ die
ter> Storia di Veroli, per un luogo iiperto. Nel mona,
sebbene Enrico VI dispose nel suo lesta- stero era apparecchiatoun lauto pranzo,
niento, doversi restituire i doniinii della durante il quale Marcualdo medesimo
s. Sede, da lui e da'suoi occupati, questi servì a mensa cardinali; se non che
i i
ultimi si ritennero; anzi nel morire la di suoi avevano ordine d' intuonar sotto
lui vedova imperatrice Costanza, con sag- voce, in sulla fine , chi; bisognava im-
gia e previdente politica lasciò il regno padronirsi de' preti, sperando per que-
di Sicilia e il figlio, poi Federico II im- sto modo d'impaurire i cardinali legati,
peratore, sotto la tutela e prolezione à* In- acciocché poi non avessero da eseguire
nocenzo III, Ma MarcUaldo, da Enrico gli ordini loro. In falli in sulle prime si
nistrazione del regno , colla lusinga di ce a leggere dinanzi a tutti gli astanti la
formarsi un principato, per averlo Inno- sigillata bolla pontificia, che conteneva
cenzo III caccialo dalla Marca,\aciviàe le condizioni imposte a Marcualdo; e
il Papa lo fulminò di scomunica; terribi- terminato eh' egli ebbe, disse ad alta e
lesentenza che tuttavia non ispaventò il sicura voce." Tale si è l'ordine del Papa
tiranno , proseguendo a porre in opera Nostro Signore, e noi non possiamo sco-
tutti modi a conseguire colla forzaecol-
i starcene d' un punto ". Le condizìxii
rìnganno il suo pravo intento. Ma tro- della riconciliazione di Marcualdo colla
vando seo)pre nuovi ostacoli, fece gran- Chiesa erano: Ch'egli più non si me-
di offerte nientemeno per essere investi- scolasse nel governo della Sicilia ; desi-
lo del reame, dichiarando Federico ba- stesse dall'assallare o molestare in alcun
stardo e non figlio dell'imperiai coppia. modo, o far assaltare o molestare da'suoi
Innocenzo III ributtò con orrore le sue quell'isola, né il patrimonio di s. Pietro;
proposizioni,ed egli allora immaginò nuo- restituisse tulli i luoghi occupati eli di-
va perfidia: chiese di riconciliarsi colla s. chiarasse sciolti da ogni obbligazione; si
to il perdono a'figli suoi ravveduti, nel al monastero di Monte Cassino; non po«
I 199 spedì a Veroli per legati apostolici nesse più , né in persona né per mezzo
il caidiual Guido Paparescìii o Papero- de'suoi, la mano addosso a'chierici e lil-
ni, insieme co'cardinali Ottaviano Conti le persone ecclesiastiche; non isvuligias-
Gregorio IX, all' uopo di solennemente e i legali della s. Sede, purché nou fosse
si, prestò il giuronienlo, pregando quin- Come tosto le genti di Marcualdo ebbero
di cardinali d'accompagnarlo nel vicino
i udite questo condizioni, si levò fra loro
monastero di Casamuri, per annunziare un lumullo,ed egli pure appariva mollo
a'suoi compagni d'armi, che ivi stavano agitato; impedì nondimeno qualunque
aspetlandolo, la sua riconciliazione colla ullesa contro i cardinali, ed anzi gli uc-
Chiesa. F'acil cosa fu l'indurre i cardina- compagno fino a Veroli, dove aiiivuli,
li a bsciar uu luogo fortificato, qual era muuifeslò loro il desiderio suo di pre-
VER VER 35
sentarsi
SCI in persona al Sanlo Padre, di- segreto, ed esser pronto a mandargli il
nfldar non poteva se non a lui solo; avendone parlato a sufficienza ne'luoght
imandò in conseguenza una prorogale mentovati, anche col dotto Hurter; e so-
el medesimo tempo chiese a'3 cardinali lo ricorderò qui, ch'egli non cambiò di
legati uno scritto che attestasse essersi condotta, e da empio tiranno morì pre-
egli sottoposto agli ordini del Papa e a- maturamente nel 1202 in Patti. Siccome
ver prestalo il prescrittogli giuramento. Innocenzo III più volte visitò le provin-
Marcualdo scrisse indi da Veroli a In- cie di Campagna e Marittima massime ,
nocenzo 111, ma die'a divedere l'astuzia lasua patria Anagni, e nel 1208 fu a
sua ùu dalla salutazione ,
prendendo il Fossanova, a s. Lorenzo, a Castro, a Ce-
titolo di siniscalco dell'impero, quasi di- prano, a Casamari a'21 settembre , cer-
chiarar non volesse né dissimular formal- tamente aviù onorato di sua presenza an-
mente eh' ei tenevasi pel reggente del che Veroli. Onorio III che successe al
reame di Sicilia e tutore di Federico, ti- Papa nel 1216, avendo da cardinale ri-
tolo che avea già preso nelle lettere an- fabbricato la chiesa di Casamari, nel se-
tecedenti. Né era scorsa una settimana guenie anno si recò a consagrarla a'3
ancora dal dì del presta io giuramento, novembre, visitando anche Veroli. Aven-
ch'egli bandiva in tutti dominii di Fe- i do i crocesigna ti perduto Damatia nella
derico, essersi riconciliato col Papa e rien- Siria e venendo oppressi dalla fierezza
trato in grazia sua,avendogli esso adìda- de'saraceni, Onorio III, a cui era tanto a
lo il governo del regno, e inviato due cuore la liberazione diTerraSanla dal gio-
cardinali con commissione d' ubbidire a go maomettano, narrano il Novaes e il p.
lui in ogni cosa. E sembra pure ch'egli Casimiro,che nel 1 222passò in Anagni col-
si rivolgesse a Filippo di Svevia, fratello l'imperaloreFedericoIIjCol quale era na-
d'Enrico VI e pretendente all' impero , ta discordia pelsuo biasimevule operare,
ed a'principi di questo, avendolo essi ri- benché suo aio, e con lui re-
fosse stato
conosciuto sì per reggente della Sicilia e catosi a Veroli vi si trattennero in con-
sì per marchese d'Ancona e duca di Ra- gresso i5 giorni, cioè dopo la solennità
venna, e raccomandalo alla benevolenza di Pasqua, che in quell'anno cadde a' 3
pontifìcia.! cardinali legati si fecero dap- aprile. Veramente il Papa d'Anagni veo-
prima in Veroli a rimproverarlo per un ne in Veroli ad attendere Federico li,
somigliante procedere; ma egli loro ri- che vi giunse u' i5 aprile 1222, da Ca-
spose, che né Dio né gli uomini l'avrei)- samari ove avea pernottato, come rilevo
bon costretto ad eseguire i comandi del dal Rondinini. Nel congresso, dice 1'
CJ-
Papa. Di poi lo stesso Innocenzo III gli ghelli : Suinina oniniurn laclitia inter
scrisse, sulla clemenza usatagli, essendo Poiitificem, etImperalorem pax iiiìta
opinione di molti, che neppure il precet- fuit.Quindi discussero del modo onde
to del pellegrinaggio in Terra Santa fosse eseguire una nuova crociata in Palesti-
bastante espiazione a tutti i suoi molti e na da condursi dall'imperatore, non
,
gravi peccali. Sperare, eh' egli nulla a- meno altri gravissimi negozi concernenti
vrebbe ad opporre sul sentenziato per la la cattolica religione ; e stabilirono che
salute dell' anima sua, più cara al Papa tutti i principi cristiani convenissero nella
d' ogni tei reno profitto. Ptestare sorpre- città di Verona, per trattare l'intero ri-
so, per arrogarsi ancora il titolo di reg- cupero diTerra Santa e lo sterminio dei
gente del reame, perciò l'ammoni ad a- saraceni. Di che nulla si fece, comincian-
steuersene , die del resto udrebbe con do Federico II più apertamente a tra-
piacere quaulo avesse a comunicargli in vagliare lu&talopouliliciu e perseguitare la
,
36 V H R VER
Chiesa, onde Onorio III Io scomunicò. La me a difesa del rettore si dichiararonft i
riunione d'un Papa ed'un imperatore in popoli di Fumone, Anticoli, Castro, Pofi,
Yeroli,è un segnalato vanto per questa Ceprano, si scagliarono quindi i verolani
città. Anzi Federico II nel seguente anno contro di essi, ruba le
e misero a fuoco e
tornò in Veroli colle sue truppe, per re- loro terre. Il Papa Clemente V, che avea
carsi ad assediare e punire Celano , che fissato la sua residenza in Provenza, per
co' suoi conti Pietro e Tommaso gli si reprimere i verolani e ristabilire l'ordine
erano ribellati; ed egualmente vi si re- nella provincia , copimise al suo nipote
stituì Onorio III, per consagrare il nuovo cardinal Arnaldo Pelagrua legato di Bo-
vescovo Giovanni II. Federico II dopo logna di passare in essa e prendervi ener-
essere stato deposto e scomunicato da giche provvidenze, e di estenderle altres'i
Papa Innocenzo IV nel concilio generale nella provincia di Marittima che ne avea
di Lione 1, venne a morte nel i25o, on- pure bisogno. Tranquillati verolani , i
de il regno delle due Sicilie, dominio furono poi invitati da Giovanni XXII ,
della s.Sedejl'usurpòil suo figlio bastardo con lettera scritta in forma di breveda A>
Manfredi, anch'esso scomunicato da'Pa- vignone a' 5 gennaio 1827 e con altra
pi. Per tanto, il Pontefice Clemente IV de' 18 gennaio i333, presso \o Statuto
neli265inve$tì del reame Carlo I d'An* Ferolano^ad unire le loro forze a quelle
giò, il quale recatosi coli' esercito al pos- del rettore di Campagna, per marciare
sesso del regno, accampò nelle vicinanze contro ribelli ghibellini della Marca dt
i
municipali fra' popoli vicini, non ne an- frenare tanta insolenza. Nella lettera so-
dò esente la provincia di Campagna, e no da notarsi l'espressioni , colle quali si
«e provò i funesti effetti. Nel 1248, nar- afferma: »> che sicuro dell' attaccamento
ra rUghelli, Giordano e Giacomo signori e fedeltà de' verolani, non che della loro
di Sonnino, ben armati e con copia di ca- forza, perizia ed audacia nelle fazioni
valli, mossero contro di Veroli, ma ebbe- guerresche, levino le armi, e si facciano
ro a pagar cara la loro audacia; dappoi- a difendere i diritti di s. Chiesa contro
ché riavutisi verolani dallo sbigottimen-
i Francesco conte di Ceccano, il quale con
lo prodotto dalla sorpresa, si armarono, molto sfurzo di fanti e cavalli erasi im-
•confissero e posero in fuga gì' inimici padronito della città d' Alatri. Funesto
aggressori, inseguendoli fino a Sonnino, poi e desolante fu l'S settembre iSio
ed avendone molti o feriti. Inoltre
uccisi per Veroli perchè ad ora di vespero
,
•pmsero i verolani nel iSoy ad assalire con gravissimi danni, oltre la perdita
arditamente in Ferentino il pontificio delle vetusile memorie. Dipoi se neh 'ò'jj
VER VER 3t
in Roma, tosto si trovarono inviluppati fcovo Bartolomeo, col suo clero. La bolla
uel pernicioso scisma, cagionnto dall'an- si conserva nell' archivio della cattedra-
tipapa Ci lemen le VII, con lagriraevoli le. Ma se cessò lo scisma della Chiesa
conseguenze, di cui fu gran fautore il ri- verolana, incrudelì quello che Lacerava la
belle Onorato Caetani conte di Fondi, romana, per essere succeduto neli'antipa-
punito poi dal Papa Bonifacio IX. Veroli pato ambizioso Benedetto Xlli. A.
l'altro
^rasi mantenuta nella vera credenza e profittare del generale perturbamento
Habbidienza fino ali 383, «na colla morie insorse il versipelle Ladislao re di Sicilia
del vescovo Giovanni VI divenne anciie di qua dal Faro, per aver concepito , ad
essa smarrita seguace dell'antipapa Cle- onta delle beneficenze avute da' Papi, il
oggetti. Dì più il Papa, nella sua mcmi- popoli della provincia di Campagua, fu-
ficenza, avere ordinato un quadro per rono da Ladislao malmenali in più gui-
l'altare maggiore della cattedrale, e una se.A troncare lo scisma, neli4o9Si vol-
preziosa urna per collocarvi il corpo di le adunare, contro 1' autorità del Papa
s. Grimoaldo, che in essa si venera, già Gregorio XII, il famoso sinodo di Pisa^
parroco di Pontecorvo nel XII secolo. che in vece 1' aumentò coll'elezione d'A-
L'esultanza del clero e de' cittadini, la lessandro V. Finalmente nel concilio di
profonda gratitudine, venne espressa an- Costanza fu estinto il grande scisma, ed
che in Roma al Papa, dal Rni.°p. Meloc- ivivenne eletto Papa Martino Vl'i i no-
caro vicario generale de' dottrinari, dal- vembre i4i 7, il quale subito a*20 scrisse
l' avv. Tommaso Carocci consigliere di al podestà e comune di Veroli, parteci-
stato, edall'avv. Antonio Rossi, deputati pandogli la sua assunzione al pontifica-
grembo
dell'illustre città) a tornare nel to, encomiandone insieme la fedeltà, ed
supremo pastore nel 399,
del legittimo 1 esortandolo al manteni(nento dell'ubbi-
appunto quando di più imperversava lo dienza. A Ladislao nel i4<4 ^''^ ^^^'
scisma d'occidente. Il 9 aprile di tale an- ceduta Giovanna II, la quale'
la sorella
no Bonifacio IX cancellò l'interdetto col mottrandosidivota del nuovo Papa,eper
ijuale l'avea punita, e col i.^del seguen- avere l'investitura del regno, inviò a Ro-
te agosto ebbe la bolla d'assoluzione, ma coir esercito Muzio Altendoli detta
noediante la quale, prorogatane sponta- Sforza per proteggerla in uno ad altre ,
vita, per la via di Veroli si condusse a suoi messi ad intimarla resa alla ittunitis-
CasainarijClie iniim,e dispose le sue trup- sima rocca di Monte s. Giovanni, tenuta
jie per opporle allo Sforza nel suo pas- dalle genti del marchese di Pescara, e ri-
saggio. Ma conosciutasi dallo Sforza la tornando questi mutilati, adiratosi gran-
trama, SI portò in vece ad attaccarlo; rup- demente il re ne ordinò 1' assalto, che
pe e fugò il di lui esercito, e fece prigio- egli andò a infervorare da Casamari ; e
uionli dalla parte di Veroli e ili Monte itnmensamente patì quella di Marittima
s. Giovanni. Questo passaggio , nota il o Velletri, anche in questo alla sua in-
cav. de Mattheis,fu accompagnato da'so- fausta epoca, e descrivendo paesi che ne i
liti guai e aggravi, ed in Monte s. Gio- soffrirono. Prima però di farne cenno ,
vanni i soldati commisero orrori e in par- col Pctrini, Memorie Prenestine, debbo
te abbatterono. Patirono meno i paesi del narrare uno spiacevole avvenimento lo-
piano, come Prosinone e Ceprano. Indi cale. A' i5 maggio iSSy nel consiglio
pel contrasto di detto regno tra francesi della pubblica assemblea di Veroli, tenu-
e spagnuoli, a varie funeste vicende fu ta nel palazzo della città, assisteva il pro-
esposta Veroli ed i circostanti luoghi. prio notaro Biagio Monci di notabile fa-
Noterò, che Carlo Vili soggiornò in Ve- miglia prenestina. Ivi il verolano Pro-
roli, e quivi secondo lo Statuto P^eroln- spero Jannuccio, uomo alquanto accatta-
rio, venne a condolersi AlessandroVI, per brighe, rimproverò il notaro d'esser sla-
la seguila fuga del figlio cardinal Cesare to d^ lui assai ingiuriato, col titolo di
Korgia da Felletri, e per la njoite del- mentitore. Lo negò il Monci, e disse che
l'ottomano principe Gem o Zizim. Ma non poteva esservi persona capace d'at-
in vari luoghi narrai cogli storici,quanto Soggiunse Jannuccio, bastare la
testarlo.
fece il re inutilmente per riabboccarsi sua affermazione. Se ne offese il Monci,
col Papa, dopo la sua partenza da Roma, e terminata l'adtmanza, inviò n Jannuc-
e quando vi ritornò g'à Alessandro VI cio UH cai Icllo di disfida, diccudugli che
-
VER VER 39
andava a Paleslrìna ed ivi sì sarebbe
, dando colle parole: Sindìcus, OJJlcialea
Iraltenuto 8 giorni coatioui , pronto a ac tota Civitas Ferulana omnibus Ci-
provargli coU'ariui la sua mentita. Il vihiis, incolis, ac hahilatoribus quìbus-
cartello tuttora si conserva nell' archivio qumque Magnificae Civitatis Praenesli-
prenestìno, ignorandosi il fine di questa nae S. P. D.Lo dice sottoscritto dal car-
briga. Pare però die pel momento in- dinal Bonelli governatore dì Marittima e
generasse inali umori ne'due popoli, che Campagna,efattoin pergamena adorna di
poi per l'antica reciproca amicizia si dis* rare miniature allusi ve all'antiche memo*
siparono; poiché rimarca lo storico,che rie di Palestrina; facendolo presentare al
(juandoper l'anno sanloiSyS, recandosia pubblico consiglio, mediante un de'pri»
liomaiooo verolanì, con alla testa il ve- mari cittadini molto dotto ed eloquente,
scovo, passando per Palestrina trovarono Francesco Campanari poi vescovo d'Ala
una cordiale accoglienza.Questa riuscì co- tri;che recatosi a Palestrina con tutto de-
sì gradita, che tornati in Veroli e aduna- coro eseguì l'incarico: per cui fu bea giu-
to il pubblico consiglio, rammentando la sto che prenestìni per riconoscenza u-
i
comune tradizione che fra' verolanì e ì sassero lo stesso ufllcio versoi verolanì;
prenestìni eravi un'antica alleanza, de- di maniera che da quel tempo gli abitau-
terminarono rinnovarla formahnente,ac- ti due città si riguardano come eoa-
delle
cordando a'prenestinì la verolana citta* federatì,ed osservano con religiosi là scam-
dinanza. Indi spedirono a Palestrina il bievolmente i diritti d' una perfetta con-
nobile Francesco Campanari a presen- cittadinanza. Nel vescovato del cardinal
tare il decreto in pergamena, e sottoscrit- Ennio Fdonardijil celebre cardinal Fran-
to d;d cardinal fr. Michele Bonelli detto cesco Qdignones (A'.) spagnuolo, dotto e
Alessandrino e nipotedi s. Pio V, ch'era dì santa vita, già ministro generale de'
governatore di Veroli, non che abbate mÌDorì osservanti, confessore e consiglie-
commendatario di Casamari. Laonde ì re dell'imperatore Carlo V , col quale
prenestìni, per giusta corrispondenza, a- trattò nel 1 527 la liberazione di Cle«neu-
scrissero alla cittadinanza di Palestrina i te VII assediato in Castel s. Angelo, au-
terolaui.IICecconi altrettanto narra nella tore d'un più breve Uffìzio divino {f^.)^
Storia di Palestrina, con altri partico- portatosi al convento de' francescani di
lari. Dice pertanto, che passando per Pa- Veroli, ed invaghito del clima dolce e a-
leslrìna con grande esemplarità i verola- meno dt-lla città, vi fabbricò un palazzo,
nì, recandosi a Roma per 1' acquisto del in cui morì a'2 7 ottobre 1 540, ^/o/;e Ec-
giubileo, per le dirotte pioggie i prene- desiarti s. Crucis, dice 1' Ughelli, ciij'us
stìni subito accorsero loro incontro; ed viscera in cathedrali sub lapide rotun-
in considerazione della stretta amicizia do recondita fuere, ut ìnscrìptio ibidem
che da tempo antichissimo passava fra apposita refert. Corpus vero Romani
le due città, ed anco per esercitare un at- relatum, in basilica s. Crucis in Ilieru-
to pio versosi divoti pellegrini, non solo saleni sepultum fiiil. Questo non avver-
il pubblico, ma eziandio ogni privato si tì il p. Casimiro, semplicemente riferen-
riporta le iscrizioni nella Storia della ba- no un sacerdote spagnuolo, ch'era cano-
ailicadis. Croce in G€rusalemme,\e(\tìa- nico della verolana cattedrale, a trattare
li il cardinale collocò vivente, colle pa- con Garzia la pace. Al nome di uno spa-
role: De morie ac resiirrect. cogitans vi- gnuolo, l'isolano duce calmò alquanto la
vens sibi posuit. • Expeclo donec veniat sdegno, e lo ammise al parlamento. Que-
imniutatio ineci. — Ed eccomi a parlare sti con tanta eloquenza seppe mostrargli
tiellii sciagurata guerra, delta (Zc//(2 Cam- non aver avuto parte alcuna il popolo
pagna Honiana, ossia della provincia di nell'ardimento di un solo, ed eg'i dover
tal norne, che forse più della Marittima concedere pace per essere proteggiirice di
e de'diolorni di Roma ne fu infelice ber- Veroli la madre di s. Giacomo proletto-
saglio. Insorte gravissime discordie fra il re della Spagna {f^.), che Garzia cedet-
magnanimo Paolo IV e Filippo li re di te; ma a condizione, che gli si fosse dato
Spagna e di Napoli, figlio del suddetto nelle mani l'uccisore del nipote. Lieto il
cito, a'5 settembre 1 556 prese Ponte Cor- Fiorini non fu potuto rinvenire. Già il
vo, indi occupò Ceprano, Fresinone ec; Toledo era colTesercilo sotto il conven-
ma lasciamo parlare il verolanocan. Cre- to de' frati minori, posto allora fuori la
scenzi, co'suoi Cenni storici sovra s. Sa- portaNapoletana,ed attendeva impazien-
lame, di cui più soUo dovrò ragionare, te. Il dubbio intanto., T angustia e il li-
»lì duca d'Alba nel portare le armi coa- nioreagitavanoil petto de' verolani, qua- i
tro Io stato pontificio, correndo 1' anno li non sapevano a qual partito appigliar-
i556, mandò in Veroli d. Garzia di To- si. Non potevano più resistere al nemi-
ledo (forse era nipote del duca) con nu- co , perchè le perdile erano state consi-
meroso esercito spagnuolo , onde espu- derabili, né potevano soddisfarlo, poiché
gnarla e sottometterla. Per «on essere del Fiorini non ne aveano notizia. Final-
giunto in tempo il soccorso da Roma, Ve- mente, si prese risoluzione di presentare
roli chiese la tregua di 3 giorni, la qua- alduce nemico le chiavi della città. Fu
levenne accordata. Nel qual tempo il ni- eseguito, ma nulla valse. Imperciocché
pote del duca ispauo, non so se per suo credendo Garzia ciò un pretesto, minac-
diporto, o per spiare punti della città, si
i ciò di nuovo morte a'citladini, e alla cit-
avvicinò in aria di passeggio alle mura. tà saccheggio e fuoco. Cosi risoluto vo-
Flavio Fiorini lo vide, ne sospettò, e con leva entrare in Veroli; ma il cavallo im-
un colpo di spingarda rovesciollo in ter- provvisamente inginocchiossi. Fu allora
ra. Saputosi ciò da d. Garzia (suo zio), rialzato ma a stento, ed a stento poi giun-
montò vuppe la tregua e mos-
in furore, se sino all'antica chiesetta di S.Pietro (cioè
se all'assalto. Veruli che aveva avuto già al luogo dove sorgeva, poiché da due se-
dal duca di PHliauu(d. Giovanni Caraffa coli circa avea cessato d'esser uflìciata, e
nipote del P«pa, il quale gli avea confe- non era più chiesa) , in cui al giovane
Mar-
rito quello stato tolto al ribelle d. Tommaso fu rivelato il corpo di s. Sa-
c'Antonio 11 Colonna, unode'duci del- lume. Qui di nuovo il cavallo piegò le
l'esercito nemico) due compagnie d'ita- ginocchia; per quanto molti si sforzasse-
liani, comandale dal capitano Bargello di ro u rialzarlo, lutto fu vano. Allora il
Fabriano, e da Lorenzo (Im Perugia, gli canonico spagnuolo, che ivi trova vasi, pie-
resistette in modo che agucootinciò ^ ce- no di coraggio e fervore disse al duce.
VER VER 41
che in lai proiligio ammìrnsse il potere bastianui de Sebastianis aediurn domi-
di s. S^iiouie, e rispettasse la città da lei nus - Facti seriem ad posleriorum docu-
cos'i fliileuleiiten te protetta. Atterri toGar- mentiun - Mormori sculptamposuit-An'
zia, sLil)ilo livucò il comando, impose a' no Domini mdccxlu. La lapide colloca-
soldati die a N'eioli non recassero il mi' la in tale anno, e non nel 1743 còme ri-
iiiruo dciniio, e disceso da cavallo |)ortos> ferì Marocco , conferma quanto di già
si a piedi nella cattedrale, dove fu rice- raenmentava una catena dì ferro decre-
vuto tlal clero. 1 vi dopo die ebbe adora- tata dal municìpio fin dall'epoca dell'ac-
te le reli<|uie della santa ne chiese in gra- caduto, alludendosi con questa al doppio
zia un dente. Tosto un canonico preso un significalo, sia di barriera al passaggio»
cortellino, si accinse ad estrarlo, quando sia di Subita servitù. Inoltre fa fede del
toccatolo appena ne uscì vivo sangue. Slu- fatto la seguente iscrizione che tuttora si
pt^fatto Garziii più che mai da quest'al- legge sulla tomba dell' ucciso guerriera
tro uiiracolu, non permise che il dente si nella basilica di Casamari,ove venne se-
levasse, dicendo esser egli contento del pollo. Firgilius Corrtidinus Romanne
sangue , the già era stato in un bianco origine Regiensi. Mil. Inip. in Ferula-
pannolino raccolto. Levatosi alloradat di- na devasta tione regn. Paulo IF acci-
to r anello, che donò alla santa, si con- sus. Hic jacet et vertithic sua Lilia in
geilò,epairida Veroli pacificamente (qui sìdera turrim, quodferreani stegmati-
l'autore cita varie opere, in appoggio di Addidit oh. d. mil. Petrus pater ex
sua narraziont). Ma d'un tale anello, da barigellus soeer. dulcis filio m.pp.—
poco in qua non se ne sa notizia alcuna". Le altre città e paesi della provincia sof-
Del resto, l'artiglierie di d. Garzia avea- fi'ironogravissimi danni, specialmente la
lio fatto <pialchu danno alla città nell'ai» vicina Frosinone, i di cui abitanti conser-
tacco; ed in essa solo vi restarono a pre- vano ancora per tradizione scolpila nella
sidio due couqiagnie di spagnuoli e te« memoria la rovina a cui soggiac(|ue, come
deschi, e vi rimasero fino alla pace sospi- eiprimesi il patrio storico cav. de Mat-
rata, che seguì in Cave u'i4 settembre Iheis. Lunghe, egli dice, furono le depre-
1557. Quanto al prodigio che salvò Ve- dazioni, continuali i saccheggi, ripetuti
ioli, se ne le,':ge la memoria scolpita in gl'inceiidii, per esser durala questa deso*
marmo, e collocata sopra un muro d'u- laute invasione, forse maggiore di tulle,
na casa de' marchesi Bisleli in via della oltre un anno. INel 1
5^^ il palazzo comu-
Catena, entrando per la porta Arenaria, nale di Veroli saltò in aria per opera di
che ricavo da Murocco e riproduco. D. una mina falla da Pompeo Caetani, ramo
(). M . gradurn vialor
- Sistc Ac D. -
de'conti della Torre, ch'erasi stabilito in
Salomcn ytiuliPalronain- lentrare- Veroli, la cui famiglia si estinse coll'ucci-
Quae Urbis salulcin a Deo deprecala - sione del medesimo, a causa del prodito-
fiain ab maxi ino periculo servavi t - Fi rio ed orribile misfatto della mina, diret-
fnim posiobsidionetn capta- Fer dinari- to in odio del podestà, che con tutta la
dus Tolelanus Albae Dux - [lostiles famiglia ed altri, andando per aria il pub-
txercitiis iiiiptratar - ìnler necionein ci- blico palazzo, miseramente vi rimasero
vibus niiiialus - Deposila repente ira - vittune. pubblico archivio rimase in-
Il
Mi lite s e aedi bus praedaeque inìdanles - cendiato, e la città priva de'suoi più au-
Conipcsenil-Ac Civita lem Itunianae tra- tentici documenti. Forse egli è per questo
ctavit- S. P. Q. f endanus - Anno Do- che la città manca di una pubblicata sto-
mini MOLr t In locoubireseveuit - Ca- I ia completa, al qual pregiudizievole vuo-
tenain servilutis notani- Adhuncniurum to, con lodevoleintendimenlo, si accinsero
{ippnidi- Expublico dee re lo.j assi l - Se- ^er ripararlo zelauli amatori delia patri»,
4» VER VER
come i ricordali cai). Vecci,mg.' Giovar- con tutte le sue forze napoli-ispane nel
tli,ed altri che lasciarono ross. le loro me- giugno l'j^^; dimorò il re io giorni ia
morie. Il cali. Crescenzo Crescenzi sullo- Veroli, e passato Velletri fugò il nemico
dalo, olire i Cenni storici sovra s. Sala- a' IO agosto, dopo sanguinoso combatti-
me, avea preparalo una dislesa storia di mento. Intanto nel declinar dello stesso
Verdi, sino dall'originedella città, la qua- secolo cominciò la fatale epoca degli scon-
le potrà eziandio fornire molle notizie cir- volgimenti e catastrofi disastrose, le cui
ca gli antichi popoli di queste contrade. rovinose conseguenze tuttora si piangono.
Qualche cenno di tale storia mi fu dato Quindi Veroli, come le altre città e luo-
«vere, e con critica ne profittai in questo ghi della provincia, soggiacque alle triste
mio articolo. Faccio lieti voti perchè presto vicende prodotte da'faUi nomi di libertà
sia pubblicata la storia chesta compilando e di eguaglianza, predicate col cannone e
il nubilee rispettabile verolanocav. Fran- con tutte le arti da' repubblicani france-
cesco Mellon|,già benemeritogonfalonie- si, che pretendevano democratizzare tut-
le della città (dal i838 al i844. perciò ta l'Europa e soggiogarne popoli. L'illu- i
1849 presso il regnante Pio IX in Gaeta, nel 1798, con le più pregiudizievoli ea-
a cupo della commissione provinciale), il rnare conseguenze; quindi insurrezione
quale graziosamente mi ha favorito, eoa contro il giogo straniero nel luglio, re-
patria benemerenza ernia indelebile gra- pressa con orrori, guasti e spargimenti di
liluiline, giù tributata di sopra, nell'in- sangue; ed anche in Veroli, molli de'suoi
terpellazioni a lui fatte pe' mieidubbi e cittadini perirono nelle domestiche discor-
lacune; lumi ricevuti mentre e dopo che die. Pia volte la città dovelle sopportare
io scriveva quest'articolo, appunto per la l'estranee truppe de'belligeranli, massi-
lamentata mancanza di storie slatnpale me napoletane, e nell'ospedale, dichiara-
di Veroli, onde mi debbo limitare alle to militare, albergarvi i soldati a spese del
cose principali. M' ingegnai con amo- comune. Tornò passeggiera pace e quiete
re e paziente industria di raccogliere da nel 1 800 colla elezione di Pio VII, ma do-
que' non pochi autori che vado ricor- po pochi anni gl'imperiali francesi rioc-
dando, e rettincaiidoli al bisogno, per cuparono Veroli e la provincia, ed a tanti
compilare un articolo onde intanto ne mali sì aggiunse l'infestazione de'iadroni
desse una sufficiente monogran.i,colla pos- che turbarono miseramente le nobilissi-
pagna onde più facilmente penetrare nel polazioni dello stato pontificio godevano
reame. Conosciutosi il progetto dall' in- la pace, la quiete, l'ordine, l'abbondanza
per alcuni vicini paesi parimente infetti, angolo della città echeggiava di ben con-
mentre temeva di giorno in giorno di es- certati pezzi musicali, ed in particolar
sere ammorbata, sperava nella sua Pro- modo banda di detto bai-
di quelli della
leggitrice ". Riporta la preghiera, che il taglione de'cacciatori. Nelle due seredeila
di voto popolo verolano continuamente festa fu illuminazìonegenerale per la città
dirigeva alla gloriosa protettrice s. Maria e sulla facciala del tempio; e furono incen-
Salome, la quale esaudì la prece fei voro- diati due fuochi artificiali, in cui i vario*
sa de'suoi figli. Già avea ciò celebrato il pinti colorie i bei capricci dell'artefice ap-
n. 45 delle Notizie del Giorno di Ilo- pagarono il gusto degli spettatori; ed infl-
m<2, pubblicando ilseguentenrticoloscrit* ne si elevarono due globi areoslatici. Co-
lo in Veroli a'2 i ottobre iSSy, della fé- sì ebbe termine la festa; ma non però la
44 VER VER
Arelini-Sillam, e quello d' Alalii mg." pagna. Avendo il Pa[>a riparato nel re-
Giaropedi; accompagnali da 3 scelte e va- gno di Napoli, nel restituirsi ne'suoi stati
rie musiche, ciascuna con diverso macsiro per Terracina neli85o, volendo letifi-
nel maggio i843, per le sue dilette Pro- tanti di ciascun municipio genuflessi col-
vincie di Cauìpagna e Marittima, anche le rispettive popolazioni, con rami d'olivo
la magistratura municipale si fece solle- e imploranti l'apostolica benedizione, a
cita di tributargli l'omaggio del popolo tulli graziosamente compurlita. Il Papa
vei'olano, di sudditanza e di venerazione, fu ricevuto dal vescovo di Veroli mg/
corrisposta benignamente, ed il vescovo Venturi col suo clero, come rilevai a p.
mg.'Cipriani si trovò a ricevere il Papa 72 del citato voi., ed accompagnalo alia
sulla porta del palazzo apostolico rimpet- chiesa principale. Il prodigio dell'inco-
to alla chiesa abbaziale di s. Denedetlo lumità di Veroli pel patrocinio possen-
in Prosinone, alla testa del suo clero, per te della gloriosissima prolettrice s. Sa-
essere la città soggetta alla chiesa verola- lome, si ripeteva negli anni 1 854- 55,
na, Narrai negli articoli Pio IX, Velletri in cui di nuovo il chuiera alilìsse nota-
e altri, quanto deplorabihnente precedet- bilmente Roma e lo slato pontifìcio, ol-
te e accompagnò la rivoluzione di tutto tre altre parti d' Italia. Nel suo decorso
io stato pontilJcio1B4B-49, eia procla- non pochi viandanti morivano lungo le
mata repubblica romana, a cui soggiac- vie del senza che Veroli ne
territorio,
«|ue anche Veroli colla sua provincia; e risentisse danno. Gli stessi suoi medi-
vorae per l' intervento delle potenze il ci, cosa mirabile a dirsi, si portavano im-
Papa la fece reprimere,napoletani a'i 7
i punemente a curare ne' prossimi luo-
giugno 1849 occupando f'oshione, Ve- ghi invasi dal fiero malore, senza alfatto
«di imaueuledellapcoviuciadt
lali Cttll4- cuutiarlo.Tia que'del clero che si dislm^
VER VER 45
sero, si lieve paiiicolai mente encomiare te da una vetusta abitazione, ne di fac-
la virtuosa abnegnazione e I' edificante ciata avea altro segno che una porta ia
cristiana carità del Rm.°p. ab, d. Michel- angolo). In tale chiesa (che dopo il ter-
angelo Galliicci, benemerito commissa- remoto nel i35o venne convertita ad
rio apostolico dell'arclii-cenobio di Casa- altro uso), avvenne nel 1209 la rivela-
muri, quale onioiato dal proprio zelo
il zione fatta da s. Pietro al giovane Tom-
accorreva in queMintorni co'soccorsi del- maso, del luogo ove giacevano le ossa
le consolazioni spirituali, ne rare volle fu di s. Salome, di che ne fa teslimonian'
visto apprestarli a capo scoperto sulla za la sovrappostavi iscrizione; ed an-
pubblica via, ed ovunque ne avesse av- che innanzi alla medesima il cavallo del
viso. duce toledano Garzia (la chiesa di s. Pie-
La benefica luce del vangelo fu porta- tro risarcita con una specie di facciata do-
ta in Yeroli dal principe degli Apostoli s. po il i35o, tuttavia considerandosi in
Pietro, secondo il Baronio e il Summon- complesso troppo abbietta, alcun anno
te, seguiti dal De IVIagistris anagnino; dopo fu soppressa e cessò di essere uflicia-
imperocché questi nella rammentata I- ta, e non era più chiesa nel i556, epo-
s loria della città e s. Basìlica cattedra- ca del prodigio). E della erezione, fino
le di /inagrii, riferisce che nell' anno da'tempi apostolici della sede episcopale
44 t'eir era corrente portatosi s. Pietro in Veroli, anche 1* Ughelli il conferma
in Italiacon 7 compagni, e approdato a colle parole: Episcopalis digiti tas Pera-
Taranto, per essere passato a Napoli, a lana antiquissinia est, ubi prinium ed
Capua, in Atino, deve dedursi che di là CivitasClirisiianasacracomplcxataesL,
recatosi a Veroli, Ferentino e Atiagni, in Antistitem etiani sacrorum accepit, eie.
ciascuna vi seminasse la legge evangeli* E quanto alla prima introduzione del cri-
ca, e ne riportasse qualche fruito ; donde stianesimo in Veroli lo stesso Ughelli ri-
fetto , o chi ricompensa) da Cleofa fra- vita^ ed essendo insieme testimone degli
lellogermanodis. Anna avventurosa ma- stupendi prodigi che operava. Tania fe-
dre della ss. Vergine. Tralascia la genea- deltà e la confidenza che riponeva nel
logia del Gersone, come non fondata (si Salvatore del mondo, le fece concepire
può vedere quella riferita dal p.Menochio, un ardito pensiero d'amore materno. Do-
Stuore^t. I
, centuria 4-*, cap. i : Della ge- po che Gesù Cristo manifestò a'suoi di-
nealogia di Cristo Signor Nostro, del- scepoli esser giuntoli tempo di consuma-
la B. Ferginee di Giosejfo, e come que- re il gran sagriHzio, ella aifannosa si cac-
sti fossero parenti con s. Gio\>anni, con ciò in mezzoagli afflitti e pensierosi disce-
Maria Salomrj Maria di Giacomo ec). poli, adorò il divin Maestro, e suppliche-
Anctie il luogo dove nacque la santa, ha vole gli disse: SignorCy ti prego a voler'
contrari pareri, alcuni dicendola nata in mi concedere una grazia. Ordina che
Beltlemme, altri in Cafarnao e altri in seggano questi due miei figlia V uno al-
Cetania. Per le sue virtù, Zebedeo det- la tua destra, l'altro alla sinistra nel
to pure Aristobulo, pescatore nel mare regno tuo. Rispose l'Uomo Dio: Non sa-
di Galilea, la sposò e da questo bealo , pete quel che domandate. Potete voi be-
connubio derivarono ss. Giacomo Mag- i re il calice, che son io per bere.'* fig" '
tro fratelli e poi apostoli, cioè innanzi che nistra,non tocca a me il concederlo, ma
fossero chiamali all'apostolato da Gesù sarà per coloro acquali è sfato prepa-
Cristo, allora separandosi dalle loro mo- rato dal mio Padre. Negli ultimi gior-
gli, li 1."a dirgli seguitemiW divin Mae- nidella vita del Salvatore,Scilo(nefu sem-
stro, fu Andrea,perciòdenominato Pro-
s. pre colla ss. Madre di lui e colle altre pie
toclefo, ed egli vi trasse s. l*ietro, ambo donne. Con esse loro lo raggiunse per
pescatori; eziandio e mentre esercitavano via quando egli si portava al Calvario,
la pesca, come il padre loro, i ss. Giaco- per compiere l'ojjcra della redenzione.
mo e Giovanni, al divino invito abban- Ivi fu a pie della Croce^ ebbe la conso-
donate le reti e il genitore, lo seguirono. lazione di ascollare le parole colle quali
Intanto s. Salome abbattuta da violenti Gesù lasciò Giovanni per figlio a Maria;
febbri giaceva in letto nella casa de' ss. ed allora, commossa si scostò dalla Cro-
Pietro e Andrea : le saggie sue figlie si ce, e non molto lungi rimase pietosa spet-
davano ogni tenera cura per assisterla e tatrice del tragico avvenimento. Poi, de-
sollevarla, quando il divin Maestro co' 4 posto dalla Croce il ss. Corpo, non parli
eletti discepoli, rìspetlivamente suoi ge- dal monte della Mirra finché noi vide
neri e figli, entrò nella di lei abitazione. La mattina, che al sabato suc-
tuu)ulato.
Allora tutti lo pregarono a guarire Sa- cesse,Salome coli' altre pie donne sue
lome, ed Egli appressatosi ad essa, e col compagne, co'vasi de'balsami si portò al
solo prenderla [>iacevolmente per la ma- sepolcro dell'estinto maestro, per unger-
no , subito le restituì la sanità. Balzata ne il ss. Corpo, ma trovarono un Angelo
dal letto, sollecita si die* a preparare l'oc- risplendente come un baleno, e con ve-
corrente al suo liberatore, e poi Ir-scìalo ste candida qual neve^ il quale sedendo
VER VER 47
sulla pietra del sepolcro lovesctala disse ss.Vergine. Leggo poi nel filippino p.
loro: Gesù Nazareno è risorto j rende- Massini, Raccolta di vite de' Santi , 27
tene consapevoli i suoi dise epò li^ e dite dicembre, che due figli di Zebedeo e di
i
loro che li precederà in Galilea. Dopo Salome riceverono dal Salvatore il nome
varie apparizioni, il B.edentoie fece no- di Boancrges , per significare l'ardente
to a'suoi che un monte
si portassero sur loro zelo per la gloria di Dio e 1' uflizio
verso Betania. Salorae vi andò con essi, sublime a cui erano destinati di pubbli-
ed ascollò Gesù, che dopo avere rinno- care al mondo i misteri della s. Religio-
vali i suoi precelli, i suoi doni e le sue ne e le verità della Fede, come fece ia
promesse, terminò con dire: Vivete tran- modo particolare sopra tulli S.Giovanni,
quilli in Gerusalemme, finché siate ri- tanto nel suo l^angelo, quanto nelle sue
vestili da quella virtù, che vi verrà dal- Epistole, e nella divina sua y4pocalfsse.
l'alto. Ed pure mirò il Verbo eterno
ivi Giacomo pare che nascesse prima del fra-
levarsi al cielo con tutto lo splendore del- tello, ed ebbe il soprannome di MaggiO'
la sua gloria. Conforme l'ordine ricevu- re per distinguerlo dall'altroapostolo del-
to, tutti tornarono in Gerusalemme, do- lo slesso nome, che fu il i.° vescovo di
ve si trattennero io giorni nel ritiro in G erusalemme ,àe{io\\ Minore perchè fu
orazione. Ecco l'epoca in cui prese for- chiamato all'apostolato dopo s. Giacomo
ma la Trovandosi nel
società de' fedeli. ilMaggiore,o perchè egli era piccolo del-
Cenacolo (si crede l'abitazione che avea la persona, ovvero come più giovane. In-
sul monte di Sion, Maria Madre di Gio- oltre s. Giacomo Minore fu cognomina-
vanni Marco, discepolodegli Apostoli. Fu to il Giusto, a cagione della suaemìnen-
alla porta di quella casa, che dipoi battè le santità, ed era figlio di Alfeo e di Ma-
s. Pietro quando fu liberato dal carcere ria sorella cugina della ss. Vergine. Os-
pel ministero d'un Angelo. Non si cono- serva l'annotatore del Boiler, aver qual*
sce altro di questa Maria), Salome col- che autore pensato , che Alfeo e Cleofa
r altre donne e i discepoli^ nel dì della fossero due nomi della stessa persona; al-
Pentecoste, s'intese uno strepito, e com- tri slimarono che Cleofa fosse padre di
presi tutti da sagro terrore, videro dal Maria e che Maria avesse sposato Cleofa
cielo scendere lingue di fuoco che posa- dopo la morte d'Alfeo. Giuseppe, che il
ronsi sopra ciascuno de'congregali. Era lesto originale chiama José, era fratello
il misterioso simbolo della meravigliosa di S.Giacomo, e per conseguenza figlio di
operazione delloSpirito Santo che li riem- Maria. S. Giuda si appella egli stesso fra-
piva de' suoi doni. Salome, la forte ma« tello di Giacomo. Questi aveii un altro
dre de figli del tuono (appellativo de'ss. fratello per nomeSimoneo Simeone, che
Giacomo e Giovanni, datogli dal divin fu vescovo di Gerusalemme, ed ioaggiun-
Maestro, chiamandoli Boanerges, come gerò di cugino e immediato
lui fratello
leggo nel Butler. Volle con ciò indicare, successore nel vescovato. Il p. Fauloni,
quella viva fede e quel zelo ardentissimò Istoria d" Avignone^ t. 2, p. 280, chia-
con che si sarebbero dati ad annunziare ma Maria Cleofa la madre del vescovo
la legge diDio senza temere la possan- Simeone, moglie di Cleofa fratello di s.
za degli uomini. Questo soprannome con- Giuseppe sposo della ss. Vergine, perciò
veniva poi a Giovanni in una maniera di questa cognata, e da s. Giovanni qua-
speciale, perch' egli dovea con una voce lificata di lei sorella, e fu con essa sotto
di tuono, rivelare i più sublìaii misteri la Croce. Ritorno all'annotatore del Bu-
della divinità di Gesù Cristo, di cui fu ller.Tutti questi santi erano à&\.\\ fratel-
il diletto discepolo e stretto parente, li del Signore, conforme l'uso degli e-
giacché Saloaie era sorella cugina della brei, di dare questo nome a' più prossi-
48 VER V E R
mi parenti. Avevano anctie delle morelle, dia della sua Madre. Pare dunque, se-
ss.
J figli di Cleofa erano anch' essi germani dalla Provenza passò in Italia s. Moria
cngìniclel Salvatore, per S.Giuseppe ch'e- Salome. Anche (pjesta nota non riuscirà
ra riguardato come suo padre, e cui E- poi superflua; e del riportato col p. Fan-
gesippo assicura essere stato fratello di loni, pure il can. Crescenzi ne fa cenno
Cleofa. Questi era uno de' due discepoli nelle note), da dove giunse in Verolicon
a' quali Gesù Cristo apparve sidla stra- a4 compagni. Allora Veroli era governa'-
da di Euiniaus. Sua moglie Maria, do* ta da Onorio. Essendo repubblica gode-
pò aver servito Gesù Cristo nella Gali- va la sua libertà, non impedita dagl'ini-
lea, l'accompagnò fìnoalla tomba, e me- peratori. Oltre i discorsi magistrati e col-
ritò pel suo nuiore d' essere una delle legi, avea pure il suo senato, i questori^
prime a vederlo risorto. Queste nozioni, i censori, gli auguri. Dominala dall'ido-
a suo luogo serviranno a chiarire quai* latria, seguiva i pagani riti degli orgii e
che obbiezione che dovrò riferire). Salo- de'cabiri, venerando specialmente le fal-
me, ricevuto lo Spirilo Santo, si senfi dif- se deità di Cerere, Plutone e Proserpi-
ferente da quello ch'era stata prima. Di- na; oltre il rendere onori divini ad Au-
venne piena d' intelletto e di scienza , e gusto, a Racco, a Cibele ed a Sdvano,
d'un'elevatezza di mente non ordinaria. con proprie ceremonie e danze dichia- :
LaonJe, dopo la i.* persecuzione insor- rando di tutto provare nella patria sto-^
ta in Gerusalemme contro i cristiani, e la ria , da lui quasi ultimata. Tale era lo
morte del protomartire s. Stefano, sicco- stato di Yeroli, quando Salome, siccome
me pensano molti gravi autori, portossì è fama, converti al cristianesimo l'agri^
col figlio Giacooto nelle Spagne, per a- coltore suo ospite, a cui nel battesimo fu
ver parie al merito e alle fatiche del suo Imposto il nome di Mauro; il quale die'
apostolato, ed ov'è onorata con anniver- pure ricetto a Riagio, a Demetrio e agli
saria festività.Ma quest'intrepida e gran- altri suoi compagni. Cominciò poi Salo-
de eroina, checché ne sia di questo viag- me la sua predicazione, dimostrando la
gio, egli è certo che non si arrestò in quel- stoltezza neh' adorare numi, essere de-
i
la regione, come asseriscono dotti scrit- gno di culto il solo Dio creatore dell'u-
tori, e finalmente mise piede in Italia (il niverso e rimuneratore secondo i meri-
citato p. Fanloni parlando dell'introdu- ti; fece conoscere la verità del Vangelo,
lione della fede cristiana in Provenza, in e la necessità del battesimo per salvarsi.
Avignone e nel Venaissino, dice che ciò La sua predicazione era accompagnata
avvenne nell'anno 35 approdandovi per dall'esemplarità della vita, e dall'eserci-
mare e pel Rodano s. Lazzaro, 8. Mas- zio delle più edificanti virtù. S'ignora
simino, $. Chelidonio, s. Marta , s. fl^a» però quanti a tanta luce abbracciassero
ria Maddalena^ s. Marcella, s. Maria la i*n\s di Cristo, e solo la pia tradizione
Salome madre di Giacomo e di Gio- fa conoscere, che a Veroli in breve tem-
vanni^ s. Maria d'Alfeo madre di G/Vz- po, il vero Dio vi fu adorato dj non po-
co//ioy>fmorPj' e che sulla spiaggia di Pro- chi» In questo ebbero parte Riagio e De-
venza dove sbarcarono, il luogoper le no- metrio, e gli altri loro compagni, i quali
minate fu detto dtlle tre Marie ; men- gareggiarono in zelo colla santa, per cui .
tre la ricordata Maria Cleofa sorella di furono segno alle persecuzioni degli osti- 1
8. Giuseppe, crede che probabilmente re- nati nell'idolatria, immersi in tante lai-
stò in Efeso colla ss. Vergine sua cogna- dezze comuni agli altri gentili. Il presiilu
ta, econ s. (ìiovanni Evangelista, ni qua- o pretore o duumviro Onorio, e il colle-
le il Salvatore avea commesso la custo- gio d«'decurioni,do?euda curare che nel-
VER V E II 49
la cillà non si adorassero Dei slranieri, (irologioromano. È vero che a'22 otto-
pare che ordinassero che i divulgatori del bre si fa in esso menzione di s. Salome»
Vangelo fossero mor-
presi e puniti culla u}a è ancora incontrastabile, che non vi
te. un antico martirologio di
Sì legge in si fa adatto parola che morisse in Geru-
Veroli, presso l'archivio di s. Erasmo (e- salemme. AlCrescenzi quindi sembra più
tauiinò questo codice membranaceo del probabile l'opinare, che in Gerusalemme
secolo XV il veliterno cardinal Borgia, e sicelebra la memoria di questa santa, per
trovo nel suo Commentarius de Cruce essere stato (primo) teatro di sue eroi-
il
costanza mostrata da questi eroi del cri- correnza centenaria della traslazione del
stianesimo nel sostenere il martirio; ne corpo della santa, dalla cattedrale al pro-
invidiò la sorte, ma Dio che già l'a vea fat- prio tempio; la quale solennità venne pei*
ta martire di dolore sul Calvario , non quell'anno trasportata da' 25 maggio a'
permise che soggiacesse alla crudeltà de- primi di settembre dello slesso 1842). Fi-
gli uomini: fu sua provvidenza se uou nalmente, com'è detto nel patrio marti-
cadde nelje mani de'carnefìci. Dopo tan* rologio, una grotta, in luogo remolo, ser-
ta strage, i novelli cristiani dierono nella vì al suo sagro corpo di tomba. Ivi ri*
notte pietosa sepoltura a'corpi de' Mar- mase nascosta, finché Dio non lo mani-
tiri, s. Chiesa Ve-
primizie feconde della festò a bene e gloria di Veroli. E' tradi-
l'olana. Sentendo poi Salome che poco zione riferita da'Bollandisti, che apparve
le ritnaneva di vita, calorosamente rac- s. Giacomo al vescovo verolano, indican-
comandò a'couvertiti la fedele osservan- dogli illuogo ove avrebbe trovalo sepol-
za delie prescrizioni del Vangelo, e tra ti i corpi di s. Salome, e della sorella di
il compianto de'fedeli, morì carica di me- lei Maria di Giacomo, che ivi furono tra
riti, di gloria e di anni a'25 maggio (di- un grande splendore e tra la fragranza
cesi dell'anno 4^ dell' era cristiana), se- d'un odore meraviglioso rinvenuti, sì can-
condo la tradizione. Sebbene questo sia tlidi e belli , senza segno di corruzione;
confermato da molti autorevoli docu- ed il panno in cui erano avvolti si trovò
menti, dichiarati dal can. Crescenzi nel- integro e quasi nuovo. Si collocarono in
le copiose annotazioni, pure pretendono un'urna presso l'altare maggiore,con que-
alcuni, ches. Salome sia morta in Ge- sta iscrizione. Hicduae SororessunlMa-
lusaremme, allegauduueÌD piovali Mar- lerterae Chrisii - Quae vita functae sy-
VOL. xciv. 4
$o VER VER
iltrti nienfc (eiicnl. In quest'invenzione, ritrovossi una cassa con scritto : Marirt
Dio glorificò le sue serve, liilonando la Maler Joaunis Evangclistae et Jacohi.
tanità agl'infermi, la vista a'cieclii, Tu- Una piccola carta co' medesimi caratteri
(lilo a'soi'tli; i zoppi si videro adclrizzali, si lesse ancora cucita nel panno , in cui
gnai'ili i lebbrosi. Non si conosce il certo erano avvolte le reliquie. La carta peto,
tempo in cui ritrovossi il corpo di s. Sa- il panno e l'ossa erano così pure, integre
tome, ma una piccola cassa dì pietra, la e sincere, che sembravano allora ivi pò»
cui iscrizione in cifre gl'intendenti asse- ste. Il lutto fu rinvenuto come giova- il
riscono appartenere al VII oall'VllI se- ne avea predetto. Furono svolle allora
colo, fa certi che prima di tali epoche il dal vescovo le .sagre reliquie, che conse-
s. Corpo erasi rinvenuto. E siccome fu gnate a me le ridiedi a lui dopo poco
trovalo integro, non si potè rinchiudere tempo. Egli allora le consegnò al vicario,
in essa, che tiopo essersi ridotto nelle so- e questi ad un mio monaco, il quale, u»i-
le ossa. Non si sa poi in qua! tempo e rabil cosa dirsi toccando un osso si ac-
!
per qual motivo le reliquie di s. Salome corse, e vide la sua mano aspersa di fre-
fossero stale nuovamente nascoste. For- sco sangue, ed io stesso vidi ancora cogli
se quando il suddetto Muca principe de* altri il panno, in cui era avvolto, tulio in-
saraceni, ponendo l'espugnata Veroli a sanguinato, dell'eseguirsi lo scavo un o-
rid)a e i nobili a morte, vendè agli ana- dore soavissimo riempì me e tulli quel-
gnini il corpo di s. Magno (ciò narran- li che vi concorsero, ma fu di non molla
do col De Magislris, notai per epoca durata, e si fece sentire ancora un gran
r 877, però non senza avvertire, rite- terremoto, come dissero, ma io non l'in-
nere verolani meglio l'anno 883),
i i fe- tesi. Dopo pochi giorni, andando colà col
deli verolimi temendo che quel barba- vescovo di Civita di Penne, e coll'abba-
ro facesse altrettanto della loro Proteg- te di s. Atanasio, nell'osso, come stimo,
gìtrìce, la posero sotterra non molto lun- della gamba, vi vedemmo fresco e viva
gi dalla città. Questa sembra al patrio sangue. Quanto co' miei occhi vidi, alla
storico la più probabile congettura. Cer^ Santità Vostra ho fatto nolo". La fama
lo è, senz.i contrasto, clie nel 1 209 fu rin •
d'un tanto ritrovamento subito si sparse,
venuto di nuovo il corpo di s. Salome, molti popoli accorseroa Veroli, e Dio per
ed eccone la narrazione fatta dall'abba- mezzo di s. Salome vi operò innumera-
te di Casamari Geraldo I ad Innocenzo bili miracoli. Per la qual cosa l'elemo-
III. »' Un certo giovane verolano (Tom- sine delle pie persone furono tante, che
maso), tra le altre visioni asserì essergli la chiesa erettavi in tale circostanza, es-
apparsa la seguente (nella chiesa dis. Pie- sendo piccola, fu magnificameute ingran*
tro di Veroli). Ei vide s. Pietro aposto- dita. Tullociò sembrerebbe opporsi a
lo, il quale gli additò il luogo ove giace» quello che scrissero alcuni autori france-
vano le ossa della madre de' figli di Ze- si, quanto al corpo di s. Salome; ma il
bedeo. Dopo alquanti giorni si andò nel Crescenzi reputa «leboli le ragioni sulte
luogo additato, ed io con due altri fi «ti, quali si apjioggiano. Vi è nella diocesi di
invitali dal vescovo verolano, v'interven- Arles nella Provenza un paese nominalo
ni. Il luogo era fuori le mura della città, delle Tre lìJaric (quello forse di sopra
ed era scabroso e difiicile ad andarvi, e indicato col p. Fantoni, da'geografi chia-
pieno di precipizi e di rupi, le quali era- malo città di Les Sainles iMaries , nel
no d'una mole grande, che vi fii d'uo-
.sì dìparlimenlo delle Bocche del Rodano,
po di gran lavoro, onde rimuoverle. Ri- presso l'imboccatura del piccolo Rodano.
noosseperò, hi scavato per la statura d'un La chiesa è antichissima e pi esenta 1' n-
uomo, e fu rinvenuto uu «nsso sotto cui 9petto d' una cittadella per le sue grosse
VER VER 5i
muru merlate e per le sue torri. La città é in sana critica^ ciò qual grado può ave-r
piccola e conta un migliaio d'abitanti), il re di probabilità? Si abbiano pure i fran-
quale vanta di essersi in esso rinvenuto cesi il corpo di s. Maria di Giacoiuo, po-
il corpo di s. Maria Salorae nel i443« co ciò importai ma cessino con le con»
j> L'unico monumento, dice il Crescenzi, gettare di contrastarci il corpo della Ma-
su cui ciò basa è una lapide die ricopri- dre de'flgli di Zebedeo. Nell'istoria ci vo-
va due corpi di santi, in cui leggevansi gliono autentici e genuini documenti ''.
roli nella cassa, in cui erano chiuse le os- comò Maria Salome, alla presen-
e di s.
la divisione di quel fiume apparisce piut- poste nell'epitaffio sepolcrale del mede-
tosto essere opera della natura. Bensì si simo cardinale: Jacobi et Salome Ma^
iion)ina Fossae Mariaiiat una città del- rias alta locavit. Riporta poi il p. Fau-
la Mario
Gallia Narbonese, pe'canali che toni 1' intera lettera di commissione, Sa-
vi fece aprire sino al mare, che Baudrand ne sicut ex serie petitioniSyóe'io ottobre
dice essere la stessa Cainargue\ capace i44^) ^i Papa Nicolò V, ad istanza di
delle maggiori barche, per assicurarsi de' detto Renato d'Angiò, licei carperà ss.
viveri nella detta guerra, per esser le fo- Mariae Jacohi, et Mariae Saloniae in
ci del Rodano impedite da interramen- Ecclesia B. 3Iariae Fillae de Mari A-
ti), i corpi di s. Salome e di s. Maria di relatensis dioecesis infra ter r ani, in lo'
Giacomo, la quale ottenuta si fece lo sca- co honesto per sanclos discipulos diri-
vo, ove fu rinvenuta una cassa di legno, sii recondita et tumulata faerint , et a
che racchiudeva due corpi, quali: Cre- i Christifidelibus ibidem cani magna ve-
debanlnr esse s. Marine Jacohi et Sa- neratione venerentur: tamt/i idem Rcjc
lomes (qui il Crescenzi cita Bollando, t. (Renato clie ne portava il tilolo)yj/'oyt-/:-
Si VER VER
fiat corpora et reliquias luijusmodi ile. 4,2 1 Il Piazza neWEmeroIogio di Roma,
.
(lieto loco elevavi, et supra altare vcl a- a'i5 maggio registra la Traslazione del
lias infra eamdetn Erclesìam in taber- corpo di s. lìfaria Jacobij inoltre nfe>
naculo seucapsa argenteahonpn'/ìce re- risce, illustrato da molti miracoli il suo
poni et recondi, si desuper a Sede Jpo- sepolcro: in Roma celebrarsi la festa del-
slolica concedatur licentìa. A p. 349 il la santa nell'oratorio di s. Cecilia, iieì-
|). Fanloni riporta
1' accennalo epitalUo
V Università artistica de' Mascellari e
posto nel 1464 al cardinal de Foix sulla Barihiri in Trastevere (nel quale arti-
tomba nella chiesa de'minori, suo anti- colo o voi. LXXXiV, p. 23282 e 233, 1 ,
ta le Tre Marie, sulla riva del Rodano mezzo della chiesa, al Iato sinistro nell'en-
edel mare". ìSe\ì'arl\co\o MariaSalornCy trare vi è un altare dedicato alla medesi-
la dice figlia di Maria di Cleofa, che pro- ma santa, dove se ne fa festa. Trovo poi
priamente chiamavasi Salame, ed esse- nella Descrizione delle pitture in Roma,
re senza fondamento il darlesi il nome del Titi, Roma
763: il quadro dipinto a
1
di Maria, eh' è quello di sua madre. E olio dallo Speranza (Gio. Dattisla roma-
neir articolo AJaria Salame, o sempli- no morto nel 1640), esprime s. Maria Ja-
cemente Salame, la dice moglie di Ze- cob! con s. Giovanni. Il che conferma il
bedeo, e madre de'ss. Giacomo Maggiore Venuti, Descrizione di Roma moderna,
e Giovanni Evangelista. Il Sarnelli, Let' Roma 1767, con dichiarare essere il qua-
fere ecclesiastiche, I. 4'
y, leti. Qanl • dro di s. Maria Jacobi e di s. Giovanni,
fosse il nome della madre de'figliuoli di dello Speranza. Non vedendo più ricor-
Zebedeo? risponde Salome, che interce- dati la scultura, l'aitale e il dipinto da'
ditpro filiis apud Christumje cW è la posteriori descrittori di Roma, ne inter-
slessa, che Maria Salome, di cui s. Mat- pellai il Uev. p. curato, il quale gentil-
teo cap. ult., avendone pure parlato nel meole mi rispose: Non piùesislere il mar-
,
VER V.ER 53
mo e l'iscrizione, neppure il quadro, an- C;irIo Miissini, autore della 1
.* Raccolta
zi essere l'allure ora detlicato a s. Vin- delle Fi te de' Santi, impressa in Roma
cenzo Ferreri <lomenicano (al cui ordi- n-il 1763, e l'altro filippino p. Andrea
la chiesa Innocenzo XIII del
ne affidò Micheli, autore senza nome della i.', pu-
1721) col quadro che lo rappresenta. re stampata in Roma nel 1767, ambe dal
Quindi tutto verificai personalmente, tipografo Pagliarini, dissero a' 9 aprile
nulla trovando. Altri schiarimenti so- nella vita di Maria di Gleofa, c/te il suo
s.
poraneo abbate Cappelletti, fatte nelle Carlo Mellonj, gliene scrisse in proposi-
Chiese d'Italia, opera in corso di slam- to quanto vado a riprodurre, il che die'
p;i. Si può vedere, Antonio Sandiui njotivo a'due dotti filippini della congre-
//istoria apostolica ex antiquis ma- g izione dell'Oratorio di ricredersi, il cui
numenlis collecta, Patavii 1765. Delle tenore non si discosta dalle dotte conclu-
tre Marie, chi alcuni intendono essere, sioni del eh. ab. Cappelletti. >» Veroli 2 i
l'accennai in quell'articolo. Qui per eru- marzo 1767. Al Piev.°P. Andrea Miche-
dizione ricorderò. Secondo le diverse o- li. La s. Protettrice di questa città e dio-
pinioni dissi: nel voi. VII, p. 203, espri- cesi, il di cui sagro corpo veneriamo nel
mere lei 5 Candele \i%iì\e \\k\ Triduo lìel- suo tempio, che é il piìicospicuo della cit-
la Settimana Santa, XII Apostoli, la i tà, è la madre de'due apostoli Giacomo
B. Vergine e le due Marie; e nel volume il Maggiore e Giovanni l'Evangelista.
LXIV, p. 3 II, oltre l'opinione del Bu- Dil 1209, in cui seguì la prodigiosa ia-
ller, simboleggiare tali candele gli XI A- venzione delle ss. Reliquie, sino al presen-
postoli, la ss. Vergine , e le altre sante te giorno, sempre prestato il cullo
si è
Donne; inoltre ivi notai, col Didich, de- mai interrotto a questa, e non ad altra
notare la fede della ss. Trinità, quale vi- santa. Gli annui panegirici, la messa ed
geva nella B. Vergine, negli Apostoli e udlzio proprio, antichi e moderni, tutti
nelle tre Marie. Ma nel voi. Vili, p. 284, tendono al cullo della madre de'figli di
col Cancellieri, significare lo smorzameu- Zebedeo, e questa è 1' antica e costante
lodii4 di tali candele, il raffreddamento tradizione che abbiamo fondata sopra
non meno degli A postoli e de'Discepoli, e monuiuenti tali, che non ammettono di-
quella che si lascia accesa, simboleggia- sputa. Ne accennerò qualcuno. iVel l'arca
re anche la B. Vergine. Inoltre col Can- di pietra d'antica struttura, dove erano
cellieri rilevai ne' voi. VII, p. 202, Vili, riposte le ss. Reliquie, e che oggi come
p. 319, indicnre le Ire candele del Tri- prezioso monumento si conserva nella
cereo, le tre Marie; e che il Borgia sostie- pliitea esteriore della confessionje, si legge
ne figurare il mistero della ss. Trinità, la già conosciuta iscrizione. Potrei citare
non le tre Marie o le due Marie e Salome. in.jitissime pergamene esistenti nell'ar-
Nella basilica Vaticana, nel vesperodiPas- chivio di questa cattedrale, che indivi-
qua si fa la processione detta delle Marie. duano lo stesso, ma basterà il riferirne
Ma ora dalle erudizioni conviene passa- s'.lo due; la i." del 12 io, l'anno stesso
re a ponderate critiche, come richiede il dopo l'invenzione, in cui Adinolfodi Go-
grave argomento, riportando quanto in rizia, vendidit d. Oddoni ven. Epìscop.,
proposito miha elargito l'onorevole cav. quello stesso che l'anno precedente assi-
Alellonj, estraendolo dalle memorie del- stè allo scoprimento delle ss. Reliquie. U-
l' archivio di sua nobile famiglia, e rac- ghelli, Italia sacra, t. i, Ferul. Epis.,
colte dal sullodato suo degno e dotto avo § I , ani. med. et § 2 : /id utilitalem Ec-
Fruacescu Carlo. 11 ricordato filippino p. cltsìae B. Mariae Mairis ^poslolorwa
54 VER VER
Jacohi et Johctnnis Casali num.t,2L 2/ è da Giambattista Caporali; e benché in es-
un breve d'indulgenza coucccUita da Mar» se, come in altri monumenti, si chiami s.
tino Y, a citi visitava la chiesa di s. Sa- Maria Jacohi, s' individua però essere
lome nella sua festa de'aS maggio colle s. Maria Salome la madre de'fìgli di Ze-
seguenti espressioni. Citm itaque, siculi bedeo, la madre de'ss. Apostoli Giacomo
accepimus ad Ecclesiarn B. Marine Ma- ilMaggiore e Giovanni l'Evangelista, e
tris ss. Joannis et Jacohi Aposlolorum mai s. Maria di Cleofa ossia la madre di
yenilas, uhi corpus dictae Sanctae ve- Giacomo il Minore e di Giuseppe. Mi
nerabililer requiescil honiinum est
, sovviene a questo proposito ciò che lessi
VI, Bonifacio IX, ed altri, che si cooser* la sua opera a Giovanni Evangelista,
s.
vano nell'archivio riferito. L'ufficio pre- v'inserisce gentilmente due versi, che ad
sentemente impresso con decreto della s, un dipresso cantano così, non ricordan-
congregazione de'rili, dice espressamente: domi le precise parole, non essendo più
Die 7.5 maii infesto Trans lalionis s. Ma- il libropresso di me. Dumque tihi, et ma-
rine Salome. Die 7 oclohris infesto In-
1
tri solido de tnarniore Tcniplum - Jn-
ventioiiis s. Marine Salome. Le lezioni stituunt Verulis, Folsci, Marsique, La-
sono di Salome, enei fine della terza
s. tincque. Cito quest'autore verolano che
del 2. "notturno si legge: Apud Hernicos fiorì nel secolo XVI, poiché cognito a'
tandem in Domino qiiievisse prodeunt letterati, con molti de' quali si trovava
velerà monumenta Ecclesiae Ferula- io istretta relazione. Il dedotto fin qui
nae, ubi sacrum ej'us corpus piissime mr sembra sufficientissimo per potere af-
volilur. Nella messa e nell'uffizio si legge fermare, che la s. Protettrice da noi ve-
il Vangelo di s. Matteo cap. 20, ove si nerata, none altrimenti Maria di Cleofa,
raccoota la petizione fatta da s. Salome ma Salome; pure per compimento, sti-
a Gesù Cristo, die ut sedeant eie, qual mo d'aggiungere, che la sa. me. di Be-
motto si legge sull'arco grande della tri- nedetto XIV, era così persuaso di tal ve-
buna delia sua chiesa, di contro la porta rità, che volle di questo sagro tempio
maggiore. Ma quel ch'è più, anche l'uffi- formarne un santuario, con arricchirlo
zio antichissiniOjConlemporaneoquasi al- di varie indulgenze plenarie perpetue, con
l'invenzione, e fatto sul gusto di qne'lem- brevi e rescritti del l'j'^i, (le'quali chia-
pi con versi leonini, tanto nelle lezioni, ramente si dice: S. Maria Salome, ma-
Ire leggende impiesse di questa santa, ce sempre scrivere qui al vescovo ante-
una nell'anno 553, presso Antonio Bia-
1 cessore del presente. Egli è vero, che l'es-
do impressore camerale in Roma, l'altra sersi bene spesso chiamata qui e da vari
pressoGi.'imbaltistaUobleti 1 689 iuRieli, scrittori ecclesiastici la s. Protettrice col
da 3."ch'èun piccolo volume in 4.°com- nome di Maria Jacohi, ha dato luogo a
posto dal tuttora vivente sig. d. Giantbat- taluno,comea'pp. Bollandisli addicni q
tislaNorchiaroli abbate di qnestacollegia- aprilis, cap.7. in fine, di dubitare che il
non hanno voluto mai qui intendere, /cz* 202, dopo rifioriate le parole del Marti-
cobi 3Iiiioris, ned Majoris, come risulta rologio de'aS maggio, soggiunge: F^cru-
da tutti documenti. Se pp. Collaudi-
i i Vis in Hernicis Iranslalio s. Mariae Ja-
6ti avessero avuto la volontà o il comodo cobi, cuj'us corpus plnrimis miraculis
di esaminare gli Atti della s. Chiesa Ve- illustratur, così le spiega. Quod audis
come ha fattoti p. Calmet, avreb-
l'olana, Mariani Jacobi, Majoris intellige ma-
bero cocie il medesimo cambiato parere, treni, non Minoris, constai eni/n tam
dacché egli nel suo Dizionario Biblico ex qnam ex P^erulanac
citala historia
in verbo Maria Cleophae avea detto. In et PistoricnsisEcclesiae monumenlis Ma-
Martyrologio romano 3Iariae Cleophae riae Salome, non Jacobi Minoris reli-
fesluni ad dieni 9 aprilis consignaiur ; qnias apud l-^erulas asservari. Ma ecco
me/noria vero translali ej'us corporis che in luogo d' una lettera, che mi era
agro romano die i5 maii re-
iteralini in proposto di fare, ne è uscita una piccola
eolitur. Ma
poi nel Supplemento in ver- dissertazione. Quale mercede io doidero
bo Maria cuj'us lypsana (si corregge) dal mio p. Micheli riveritissimo? Null'al-
servanlur Verolini in agro romano, ma- Irò che mi faccia il favore di cancellarmi
tri eral Jacobi etJoannis appellabatiir, nella vita di s. Salome nel suo proprio
non Maria,sed Salonie, quamquam vul- giorno de'25 di maggio, come fa il Mar-
go Maria eliam nuncupalur. Mi aveva tirologio romano, discifrando l'equivoco
fatto la V. II. dell'impressione sensibile di s. Maria di Giacomo edi s. Maria Cleo-
col dirmi nella sua riveritissima, che l'U- fa. In tal giorno se ne celebra la festa non
ga, di grazia, dal situarla sotto il d'i 22 ot- to di seguire quanto più è stato possibile, .!'|
'
tobre, che allude al culto di questa santa la pone a'22 ottobre. Quello che icscris-
in Gerusalemme e Costantinopoli, come si in questo proposito dell' Ughelli, ho ri-
opinano i suddetti pp. Bollandisli e com- conosciuto essere uno sbaglio preso dal
pagni, a'g di aprile nella vita di s. Cleo- p. .Massini nel leggere quel <esto pressa
ia al cap. I in fine. A noi che siamo latini i I3ollandisti,i quali col riflettereche que-
compie di dare risalto al cullo delle no- sto autore non chiama la Santa, che cost\
stre chiese occidentali. Riceverò questa si venera, Salome, non Salomam sed
finezza per maggior attestato dell'a-
il Mariani Jacohi, gli fecero apprendere,
mor suo verso di me. Intanto ec. " — ch'egli escludesse positivamente s. Salo-
Risposta del R. p. Micheli. » lllm.° Sig."^ me, nel qual caso, sarebbe riraasa sola-
Francesco Mellon j. Roma i. "aprile i 767. mente s. Maria di Cleofa, cioè moglie non
Pago ora, benché tardi, il debito che madre di Cleofe, dicui si potesse dire che
ho con Lei di risposta alla stimatissi- costi fosse il corpo. Ma non più di questo,
ma sua lettera de' 2 i scaduto marzo. e come ec.".Soggiunge il cav. Mellonj, né
E primieramente le rendo infinite gra- smentì il p. Micheli la sua parola, giac-
zie della pena ch'Ella si è presa di accen- ché sotto 22 ottobre della 1.' Raccolta
il
costì hanno del cullo prestato da codesta alla t.' raccolta pubblicata nel 1763, t.
la nuova RaccoUa delle Vite de' Santi, la santa si venera in Veroli, sull'auto-
si dirà che il suo corpo si venera costà, rità di alcuni gravi scrittori, che ciò han-
ed in una notarella si accennerà l'equi- noasserilo; ma da documenti veri ed au-
voco scorso nella vita di s. Maria di Cleo- tentici della chiesa di Veroli, apparisca
fa, al quale ha dato occasione il Tille- che il corpo della santa ivi venerata non
mont,alla cui esattezza, veramente incom- è altrimenti quello di s. Maria di Cleofa,
parabile, si era prestata fede. Vedi que- ma di s. Maria Salome ". Prima di ri-
na parola dell'esistenza del sud corpo co- ricevei dopo aver interamente compito
st"i in Veroli. Sicché Ella vede che, se- quest'articolo. Se prima di cominciarlo
guendo il sentimento di questo scrittore, l'avessi conosciute, certamente mi sarei
si dee inclinare piuttosto a credere costi astenuto, tanto avanti quanto dopo di
il corpo di s. Maria di Cleofa che di s. Sa- questo luogo, di discutere ptmti in es- i
«lei mio scrllfo, slinio meglio lasciar tul- molle controversie gli riuscì di assegnar-
io, nnco per assolnin m.incniiza di tem- le alcimi beni deliacoraunìtà;il 2." è Do-
po, poicliè la ti porrla liii precisamente a menico de Zaulis, il quale variando l'an-
questo punto inaticava ed il pre- di mss., tico disegno, la fece rifoimarecon buon
sente doveva subito imprimersi. Meli'as ordine di architettura. Termina il Cre-
est abìindare qunm dcficere. Riassu- — scenzi suoi Cenni storici , col narrare
i
della comunilàdi Veroli,il cardinal Ber- foso mal di lebbra, le apparve s. Salo-
trando Deucio legato o vicario apostoli- me, e le promise che sarebbe guarita se
co per Cleuieiile VI di tutto lo stato ec- sì fosse portala a Veroli, come si verifi-
clesiastico, col diploma che produce Ex' cò. Il sperimentò Gregorio giova-
2." lo
hìbila nobis, de' i 6 febbraio 346, uni i ne pugliese, il quale trovanilosi a' bagni
alla cattedrale la chiesa scu ctppellnmy di Po7zuoli per riacquistare la perduta
esistente nella città sotto l'in vocazione di loquela e raddrizzare la sua bocca di-
s. Saloine, che avea il proprio rettore, in- storta, ed ascoltando miracoli che ope-
i
per cui rovinò quasi tutta la città, crollò tasi condurre a Veroli dal consorte, restò
jinch'essa, e tra le sue rovine sepiielTi le libera dalla podagra e chiragra che l'a-
reliquie della santa. Poscia dopo alquan- veano malmenata 5 anni. Della mirabi-
to tempo, e pare nel i 35r, a'i 7 ottobre, le liberazione dell'eccidio a cui do vea sog-
mi pare ragionevolmente), per custodir- , Mauro che più sopra nominai, secondo
le più onorevolmente. D'allora in poi, in la tradizione della s. Chiesa verolana. Ma
memoria dell'avveinUo, in Veroli si ce- rUghelli dichiara: Fcrulani Praesulei\
lebrò l'invenzione nell ottobre enei mag- quos nobìs eruere licuit ex diversis seri-
gio la traslazione, ne' medesimi indicati plitris , nionitnientisque ejiisdem Eccle-
giorni, e sono le principali feste popola- sìae segnentcs ernnt. L'incomincia con
ri. Due vescovi, rimarca il Crescenzi, più Martino del 743, ed io lo seguirò, com-
degli altri meritano lode per lo zelo ch'eb- piendone la cronologia colle Notizie di
bero in edificare, arricchire e ornare la iJor/iay però terrò presente il eh. ab. Giu-
nuova chiesa di s. Salome il .° è fr. Cle- : 1 seppe Cappelletti, che colla sua dotta e
mente Bartolomei, che nel i449 "on so- critica opera, Le Chiese d'Italia, ha sa-
lo la condusse a fine e consagrò, ma l'u- pulo rettificare e ampliare l'Ughelli. E-
ni nuovameote alla pattedrale, e dopo gli pertanto nel t, 6, p. 467, tratta del-
58 VER VER
la s. Chiesa di Veioli. Sostenendo i ve« infra màjorem Ecclesiani, ciint hynmis
l'olani, esser stata loro predicata la fede etlaudibus, non devesi riferire al tem-
evangelica da s. Salotue, moglie di Zebe- po del loro martirio, perche egli ritiene
deo, madre de' ss. Giacomo Maggiore e non esisteva allora la chiesa maggiore,
Giovanni apostoli; l'ai). Cappelletti si pro- ossia la cattedrale; ma bens\ a lem[)o al-
pose, colla piena cognizione de'ragionati quanto più tardo, seppur non abbiasi ad
Cenni storici del can. Crescenzi, che se- intendere, che sieno stali sepolti colà, do-
gue e loda per la molta erudizione cui ve oggidì la maggior chiesa sussiste (iu
l'accolse e compendiò l'antiche patrie tra- fatti 1' Ughelli, parlando del vescovo A-
dizioni, sulla detta asserzione, conferma- steo, come poi dirò, nella cattedrale co-
ta dall'immemorabile tradizione di que- struì il sepolcro per se e successori , in
sta chiesa e da'monumenti di considere- loco ubi corpora Marlyruni Dlasiiet
ss.
na critica, che s. Salonie, sia comunque licia Corpora a christianis sepulta cani
del suo viaggio col figlio s. Giacomo nel- dia ignota fecissent Coelesllno HIP. M.
le Spagne, pose piede in Italia dopo la cwn cuidain Bernardino Perniano in
persecuzione, che i giudei avevano susci- somnis apparuissenl ab EpiscO'
f'^erulis
i verolani che desso ne tu pure il i.° loro martirio, polrassi ritenere, che veramen-
vescovo, al riferire del medesimo Cappel- te il luogo ove fcu'ono sepolti, ed ove ri-
tori evangelici avea formato in Veroli un trio ^ Gregorio et Leone, et altis decem
è da Dotare, che la sepoltura loro data l'io veuzioae del sagro suocorpo, con quel- I
VER VER 59
lo (li sua sorella Maria di Jacopo, dichia- to quali Hcatìvo , matris aposloloruni
ra non poter comprendere per qual mo- Joannis et Jacobi. Perciò il martirologio
do, né quando, né da chi fosse sepolto con romano alternando i nomi di Maria Sa-
quello di s. Salome (in fatti il Crescenzi lome e di Maria di Jacopo, disse di quel-
non riporta alcuno schiarimento). L'ab. laa'22 ottobre il ritrovamento in Geru-
Cappelletti offre il fac simile dell'iscrizio- salemme, e di questa in Veroli a'25 mag-
ne in cifre trovata sulla cassa di pietra e gio; il che, soggiunge, devesi intendere
ricavata da' Cenni storici, non aderendo invece tuttoall' opposto come chiara- ,
però al parere del Crescenzi e degl'inten- mente vede dalle surriferite parole del
si
denti, che come dissi l'attribuirono al VII martirologio verolano. Al che, non po-
Vili secolo, opinando colle sue conside- nendo menici Bollandisti, ingannati pro-
razioni appartenere le forme delle lettere babilmente da infedeli leggende, narra-
appena appena al X secolo e forse forse al- rono trovali insie(ne due corpi di s. Sa-
i
l' XI. Egli inoltre lascia a .suo luogo la lome e di 8. Maria di Jacopo, e portaro-
verità sul ritrovamento del corpo di s. no anche due versi di sopra notati: Hic
i
sia morta, oppure che vi sia stata Irasfe- di Salome; perchè sebbene 1' abbiano
s.
1 ita defunta, per aver ivi sepoltura col- nominata Maria Sa Ionie, invece cUe Sa-
ia sorella Salome, e sì perchè la piccola lome semplicemente, l'hanno sentpre per
cassa di [)ietra, in cui furono chiuse le altro qualificata per guisa da non poter-
ossa, forse per sottrarle alle profanazio- la equivocare con Maria di Jacopo; e par-
ni delle soldatesche di Muca, non olire lando del corpo di lei si espressero sem-
nell'epigrafe che il solo nome di s. Ma- pre in singolare, come d'un corpo solo,
ria niadreclegli apostoliC iovanniEvnn- anziché vi fosse unito anche quello di
geli.sla e Jacopo. Egli èd'awiso, che l'e- sua sorella. In prova l'ab. Cappelletti ri-
quivoco sia nato e dall'avere i martiro- porta quanto ne scrissero il citalo vesco-
logi e gli agiografi attribuito a Salome il vo Eleca, ti\ il Bcironio , ambedue con-
nome di Maria^ cui nessuno degli evan- venendo in favore di Veroli: iji." si espri-
gelisti le attribuì giamnaai , e dall'esse- me, dicilurque Verulisnnievisie, et mora
re stata anch'essa madre di un Jacopo e- cj'tis mnltis nobilitala niiraculis; W 2.°^
gualmenle che quella Maria, la quale nel in Italiain adventasse et apud fJernicos
Vangelo si nomina, da s. Matteo 27,56, itinere Jatigatani in pace qnie^'isse tra-
Jacobi et Joseph maler, ovvero conje di- diiiilreterà monumenta Ecclesiae Ve-
ce s. Marco 5,^Q^J(icobi Minoris el Jo-
1 rulanae yUbi ej iLs venerandum corpus re-
*fp/tmrt/fr,oppuresecotidos.Luca24, IO, ligioseasscrvalur.MA eccomi ormai giun-
semplicemenle/J/<:ir/rt/tìc'ot/,com'è chia- to ad un altro punto per me delicato e
mata nel martirologio verolano dell'ar- diilìcile a svolgersi, per le discrepanti o-
chivio di Erasmo, che parla del 2.° suo
s. piuioni e asserzioni, non meno di scrit-
ritrovamento nel 2og. Quindi l'ab. Cap-
1 tori , che delle parli in esso interessate.
pelletti nota, come in esso sia stato cam- Laonde soltanto tenterò di esporlo eoa
l)iatoil suo vero nome di Salome iu quel- quella semplicità che non può scompa-
lo di Maria di Jacopo; e che non si po- gnarsi dall'erudizione. — Il rispettabile
trebbe conoscere sotto questa denomina- ab. Cappelletti, dopo aver concluso egli
zione s. Salome, se uoq vi fosse l'ugi^iuu- ciedìsre di aver posto ia luce quauto fe>
-
Go VER VER
te nascere lo sbaglio sopra s. Salome, per zo vescovo di Prosinone nel 499) ® '' '"*'"
l' inesatta denoaiinazìone, e doversi re- cessore Pnpia nel 5o3, non senza ilubi-
putare almeno incerto e dubbio il ritro- tarne, mancandosi di argomenti di asso-
vamento di due corpi, al dire de'Boilaii- lulasicurezxa, perchè il i
° si sottoscrisse
disti, anziché del solo di s. Salome; pe- nel sinodo romano Episcopus Ecclesiae
lò ili." ritiovatuenlo del suo corpo, opi- Eorosensis, e Papia si denomina Frexso-
na doversi stabdirlo in un tempo in cui nensis, nel 5." sinodo sotto Papa s, Sim-
la chiesa verolana era già provveduta del maco, per cui il Giorgi neW'flIstoria di'.
pastore^ e la chiesa maggiore o cattedra- ploinalica cathedrae Episcopalis t'ivi-
le era già slata eretta; perchè secondo il tal. Seliaeiii Latio, Romae 1727, dubi-
racconto de'Bollandisli,al vescovo di que- ta as<ai circa il'nome del vescovo Pa-
sta città apparve l'apostolo s. Giacomo pia, benché ne sia favorevole quanto al
per indicarne \l luogo. I\Ia poiché, sog- vescovo Innocenzo, comechè sottoscritto
giunge l'ab. Cappelletti a p, 474) '^ **''* framezzo a' vescovi della Campagna , e
rie non ci trasmisero il nome di alcun quello tra gli orientali ". Sul quale pro-
vescovo «li Veroli prima del 743, quan- posito scrive il Giorgi : Fniùnoid Epi-
do al concilio romano di Papa s. Zacca- scopiiM adscribilnr Papias Fressonensis,
ria si trovava presente il vescovo di Ve- (juisynodo V sub Syinniacho, anno Do-
roli Martino; perciò stringe il suo dire, r/iì 5 o3, subscrìpsil: sedcuni ipse Pa-
ni
che il ritrovamento di quelle ss, Ileli- pias rnedius sii inter Oricnds episcopos,
quie avvenne dopo la metà delI'VIlI se- vereor, ne Orientalis ecclesiae sii assi-
colo, o che la cattedra verolana ebbe pri- gfiandus. Ego malini Frusinonis prae-
ma di quel tempo de' vescovi, de'(juali si sidcni consdtiiere Innocentiuni episco-
ì: perduta ogni memoria; il che non gli pum ecclesiae Forosensis, «^wj in subscri-
sembra improbabile, che nell'VIIl seco- pdonibns priniae synodi liomanae, an-
lo o in quel torno si stabilisse una nuo- noDomini 499, •^''^ Sym macho, per Sle~
va sede vescovile in tanta vicinanza a pluiniini Baluzinni e variis codicibus e-
quella d'Alatri; e che in tal caso la catte- ridis, posi Sanctulum Signinuni recen-
dra vescovile di Frosiiione precederebbe sentur, ac deinde post Innocendum sue
di 3 secoli la Verolana, alla cui giurisdi- cedunt Valerius episcopus Calenotanus
zione oggidì ne appartiene la città e il ter- et Felicissimus Caudinensis. Dice inoltre
ritorio. Ma circa ali." ritrovamento del l'ab. Cappelletti. '> Per la quale ambigui
corpo di s. Salome, l'opinione seguita dal tà i de'due pa-
verolani, che nell'epoca
dotto Cappelletti, secondo il racconto de' stori non ponno mostrare per anco un
Oullandisti, i verolani la riguardano del vescovo della loro chiesa, e si sforzano
lutto erronea; poiché la s. Chiesa vero- di escludere Prosinone dall'onore della
lana ha ritenuta per unica apparizione di dignità episcopale (dicendo però essi che
s. Pietro al chierico Tommaso, quella del Prosinone nel Ve VI secolo era ben po-
1 ^OQ.Essendoadunquc insussistente l'ap- ca cosa, e trovarsi la confutazione, parte
parizione al vescovo, di s. Giacomo, da' dal testo medesimo del cav. De Matlheis,
Soli Bolltindisti riportata e da molti au- e da quegli stessi autori che allega), ed
tori non seguita, cadono di conseguenza ascrivono invece alla loro sede, sino dal-
per se le supposizioni ed i ralh'onti del- la più remota antichità la giurisdizione
le cattedre episcopali tra Veroli e Fre- piena ed assoluta su di essa. Ma a torto :
sinone, come sostengono ì verolani. Tut- perché, sebbene Prosinone nomini ne' si
le vicende guerresche, a cui andò soggetln mela del secolo Vili, senza però che si
lità preferisco e slimo opportuna la in- rente che l'errore stesso si riproduca e si
genua e intera pubblicazione della se- confermi in un'opera,cheacquìstògià ben
guente lettera di critiche osservazioni sul- meritata fama prima di giungere al suo
l'argomento, a lue indirizzata dal Rev. tern^ine. Laonde per incarico aHìdato da
canonico segretario delR.moCapitolo del- questo R.mo Capitolo della calledrale
la cattedrale di Veroli, per espresso in- Verolana, principalmente interessato nel-
Il suo contenuto io non
carico di questo. l'argomento, a me suo Canonico Segreta-
poteva mai tacere, dopo tutto quanto il rio, debbo adempiere al mìo onicio di
riferito a vantaggio di Prosinone, non presentare a V.S.,con preghiera di esa-
senza impegnarmi in una grave respou- minarle, alcune poche e succinte osserva-
sabìliià. Co^ì ne risulterà una semplice e zioni fra quelle molte che sul proposito
fedele esposizione dell'asserzioni e tesli- potrebbon>.ifMe piiidi^lintamente, se vo-
moniiinze^/o rro/j/rrt, evitando del tutto lessero eccedersi limiti di una lettera.
ì
l'aggiungervi sillaba, né per una parlenè Per brevità mi asterrò sovente da citazio-
perl'altra, di tendenza e inclinazione indi- ni specifiche, e soprattutto nel riferirmi
vìdua le, come preventivamente dichiarai. a cogniti autori, e ad uno scritto latino
— »' Illustrìssimo e Chiarissimo Sig."^ Ca- dell' avv. Giuseppe Bompiani di Fiosi-
valiere Gaetano Moroni a Roma. — Le none del i J^S, che tradotto ed ampliato
iniziali lettere del suo Dizionario dieru- nel i8i6 dal De Mallheìs costituisce la
tlizìone storico-ecclesiastica y indicano già nominata di lui opericciuola a V. S.
prossimo l'articolo di Veboli. Le gem- ben nota. — 11 supposto dei detti due fro-
ghiere assicurazioni di personaggi d' al- cede almeno un secolo il tempo dei pretesi
tronde rispettabili, di avere attinto a guasti di Prosinone ; e le sue doglianze
buone sorgenti, cotne la stessa S. V. rife- erano riferibili a tutti altri luoghi, fuor-
risce nel voi.LXXXIX.p. 4i,fa>itener ché a quelli, ne'quali Prosinone si trova.
probabile che nell'articolo Veroli avrà se A provar che longobardi nella loro oc-
i
t)on espressamente, almeno tacilan)ente cupazione Italica più lunga di due secoli
a confermare il supposto di un'antica se- non solo non danneggiarono mai, ma che
de vescovile dìFrosinone, traslata indi a neppur misero piede in Prosinone, potrò
Veroli, ben vero che le preuture de'
li' essere dispensato dui trascrivere i diversi
frosinonesi impegnale ad accattarsi una storici, che scrissero tielle loro mosse e
tal gloria dalla oscurila di remoti secoli e de' loro fatti, e indicaroiio i luogiu in-
indusiiero vari scrittori degli ultimi due vasi e danneggiati da essi, senza che vi
secoli scoisi alla disgrazia di cadere per apparisca mai Prusìiione,<:he non sarebbe
VER VER G3
staJo cei'lamerile taciulose ne avesse sof- esaminare integri e con sana critica testi i
fierie iiivasioiti e sciagure, e sì gravi da ca- da lui all'uopo addotti, e ridurli a'tempi,
gionargli la perdila della sede vescovile, checoncernonOjdovrebbe convincersi be-
i'o Irò esser di buona grazia dispensato da ne spes»o dell' assoluta insussistenza di
questa materialeed inutile fatica, perchè quanto egli ne «leduce. Se da un lato mi
invece di legger le mie copie, può ognu- rincresce che neppur quest'analisi di fatti
no scegliere e legger le storie pubblicate. di più secoli mi è concessa dai limiti di
La scorreria poi dai frosinonesi indicata una leltera, dall'altro mi rincuora il pen-
i.iispecie diGisolfo passò lontana da Fro- siero che il lettore avvertito sarà almeno
sinoue circa 20 miglia nella depredazione più cauto nel legger quello scritto : che
«li Arce, i\rpino, Sora, e quindi per la facendo < pportiine osservazioni, ravvise-
Valle di Roveto fino e Morreo, ove ter- rà es>ere stata cotanto oscura la condizion
minò. E
appunto per cpiesto che fi osi- i diFrosinone al tempo degli antichi roma-
nonesi non avendi- in che poggiar le loro ni, che non lasciò a'successivi scrittori no-
assertive, si rivolsero a s. Gregorio I, che tizie bastanti ad assicurarsi se appartenes-
parlava di luoghi e tempi dall'argoiiien- se alla regione Eriiica o alla Volsca: os-
t(> estranei, e livoUeio quindi a poste-
si serveià che trovasi unicamente nomina-
riori avvenimcnlidi altri tempi, ne'quali lo nella storia romana per alcune sue e-
i fiosinonesi stessi aniinetlono fuor di venienze, ritenute prodigi, che avvenir
d(d)bio la mancanza di setle vescovile in potevano in ogni indiiFerente villaggio; e
Frosinone. Se poi in quei secoli Veroli, per l'eccitamento «d una congiura con-
che aveva in buono stato la diramazione tro i romani, onde ripoitata la pena del-
della via Latina, apeita a cura di Cicero- la confioca della terza parie del territo-
ne, forse per maggior bievilà di viaggio rio, i capi tiella trama furono virgis
ila [iou)a ad Arpinosua patria, fosse qual coesi et secitri pi.'rcìissi : osserverà es-
vorrebbe presumersi, cillà più appartala sere stata non già nobile ed illustre, ina
e meno esposta di Fresinone, lo dicano i penale prefettura di seconda classe, loca-
falli. £ qui ancora per brevità uii limito le e non di provincia: vedrà nello Stra-
Innocenzo III, dalla R. Camera A posto- proprie leggi; converrà rivolgersi a'teuipi
lica a terza generazione si concedeva e del pieno dominio teo»porale della Cliiu-
l'innovava di tulio rincasato e territorio sa. Dall' oflioio della traslazione di s. Ma-
di questa prelesa illustre città chiamata gno, non clie dal De Miigislris nella storia
ivi caslriim da quei i^ontefìci, che le a- di Anagni si ha che nel declinare del IK
riebbero pur avuto qualche riguardo e secolo era il tribuno della provincia di
tratti d'incoraggiamento per le soderte Campagna Platone residente in Ferali.
disgrazie, che l'avrebbero poco anzi pri- Da varie pergamene conservatene!! ar-
vata del seggio vescovile,ad onta che non chivio di questa cattedrale Verolana l'i-
inolti secoli prima di tale perdita sareb- sultano nei successivi secoli Xe XI, al-
be slata la culla di ùue santi Ponlehci : tri quattro Consoli e Duchi di Cainpa-
che non solo Prosinone appartiene alla gnae Mariltinia pur residenti in Veroli,
Campania di quei tempi, e che i natali di talun de'quali dà cenno ancor 1' U-
de'due Pontefici al nostro Prosinone non ghellio. La residenza di un cardinal Le-
sonoconlraslati dal solo Ciacconio,di cui gaio in Veroli apparisce chiarissima da
trovando più futile l'opinione, il De Mal- un breve spedito di Benevento ila Ales-
theis imprese ad opporglisi, senza curar Sandro III, il 12 decembre i 167. Che se
gli altri: che dati e non concessi questi in quel torno di tempo non troviamo altri
natali al nostro Prosinone, non ne conse- rettori di provincia inVeroli,ueppur li tro-
guisse per necessità l'essere stata una il- viamoin Prosinone; bensì in Anagni, in
Juslre citià nel rimanente, poiché uonii- Ferentino, in Fondi, in Segui: nel fine del
ni sommi per santità, dullrina e valore secolo XIII e nel XIV abl)ali e vescovi di
possono [)ur derivare e ne derivarono un- Monte Casino, e rettori di Benevento fu-
cile da liiughi abietti, non incontrando in rono pur rettori di Marittima e Campa*
ciò difìlcoltà la divina onnipotenza de , gna. Nel iSgg altro legato di Marilli-
slercore crif^cns pauperem, ut collocet ina e Campagna, il cardinal Lodovico
rum cum principibus : che questi incer- Fiesco del titolo di s. Adriano, pur re-
ti natali in vece di far regalare per con» sidente in Veroli , conie da pergamena
geltura ed equità un fatto ( che o è, o nell'archivio di s. Erasmo, mia delle Ve-
non è) con quella liberalità di Lucenti rolane insigni chiese collegiate. Lo spe-
e Coleli, liinc acquior conjectura Epi- rimentato incomodo de'governanti e dei
scopali decort coruscasse liane ci\'ila- governati per la distanza fra loro, o per
tcin, tenderebbero anzi a farne ritene- la vagante residenza dc'primi, fece sì che
re il contrario, se si considerasse la inve- ben più lardi fosse questa fissala nel cen-
losiniiglianza che due Pontefici, padre IricoProsinonecon notabilissimo suo in-
e figlio, de'quali pur si conservano sto- cremenlo negli ullimi tempi; ma da ciò
riche notizie ed epistole, non si rivolges- nulla può iolerirsi alla supposta sede
«ero mai ai vescovi della propria patria, vescovile di dieci e più secoli indietro.
e non concedessero alla loro cattedra Quali altri fondamenti rimangono alla
diritti, onori e privilegi tali, da non farla immaginazione frosinonese? La Iradi/io-
poi svanire in uien di due secoli, senza uè? JNon dw tradizione, neppure uu/«
VER VER G5
mot' popolare merila di appellarsi una rie di esteri, in mezzo dlla quale Irovasi
voce incominciata ad uscir dalla bocca di il Papia Fressonensis. Volendo tratte-
qualche frosinonese nel secolo XVlI, al- nersi su questa frivolezza dell'ordine del*
lorquando si otleoneclie Filippo Ferrari le firme, se da quello del secondo conci-
nel lessico geografìco,senz'addurnealcuna lio può inferirsi la esclusione di un ve-
ragione, scrivesse per la prima volta Pro- scovo FrosinoneSe, come ne la inferiva il
sinone urbs Latii alias Epìscopalis y Giorgi; il confuso ordine del primo noù
mine oppiduin. Per dirsi tradizione ,
è atto a somministrare alcun argomen-
allorché trattasi di un fatto di otto o die- to. Dèi resto se alcuni , sopraffatti da
ci secoli addietro, di cui non possono n- quell'apparato di apocrife notizie di an-
versi testimoni di udito del passaggio del- tica celebrità di Prosinone e di poste-
la da una all'altra generazione, mi
notizia riori suoi guasti immensi, e mirando ab
par che occorrano scritti idònei a supplir- la mancanza di sicure notizie specifiche
ne la mancanza. AJferranlur srripta,ed degli antichi vescovi Verolani, s'indusse-
allora si potrà esaminare semerita di es- ro dal secolo XVI in poi ad inclinar dub- I
conda Papia Fressonensis. Poiché l'at- duino e il Labbé. Nelle note di questo
tenzione di Monsignor Giorgi si diresse ultimo non troviamo attribuito alcun si-
all'ordine materiale di queste firme, mi gnificato allo inesplicabile Forósemisj
converrà notare che nel primo concilio ed al Papia Fressonensis li'oviaiu sot-
nulla può desumersene; dappoiché le toposta la nota : Forte Eressensis ab
firme di vari vescovi esteri son seguite E/3i^oj inCaria. Hard. Tale interpre-
da quella del vescovo di Ferentino, vi tazione non solo sembra consentanea al-
sono quindi undici vescovi dall' attuale l'accennato ordine delle firme, ma si rav-
provincia di Marittima e Campagna iu visa ancor ragionevole: avvegnaché iri
parte, ed in parte anche dall'attuale Sta- quel tempo, in cui solevano eleggersi i
to Pontificio estranei, poi quel di Terra- vescovi dal clero locale^e come scriveva
Cina, appresso otto vescovi pur dalla pro- nel III secolo il vescovo s. Cipriano nel-
vincia estranei, dopo quel di Anagni,quel la epist. 67, pag. 289 (edizione di Am-
di Volturno, quel diAuiigni di nuovo per sterdam 1700), plebe praesente, quae
quello di Segni impolente a soscriversi, singiilornni vilam pienissime novil ci
quindi il Forosensis, e poi altri vescovi itniuscuj'iisrjue aduni de ejiis converia-
ancor fuori della provincia. Nel posteriore tione prospexit , e che in coriseguenia
concilio alcune firme di vescovi de'luo- ei'ano ordinariamente eletti dello stesso
ghi dell'odierna Italia o a questa prossi- o di vicini luoghi ; sarebbe troppo dif-
mi, son seguite da una lunghissima se- fìcile a credersi che nel latino FtosiooDe
VOC XCIT. 5
,
66 VER VER
fosse eletto vescovo un greco qual lo , chiesa 1 ruderi, gli avanzi di un conven-
iinlica il nome Papia, e il quale perciò to, di un ospedale, un istituto di cari-
tieve per giustizia essere conservato allo tà o d'istruzione, che presenti alcun che
greca allor vescovile città di Cidonla di pregevole ed origine anteriore o pros-
che corrisponde al Ialino Eressus, o E- sima alla perdita del supposto vescovato.
ressos alla greca ; sicché non solo Eres- Oggi da chi non si avvide de' pericoli
sensis al dir di Arduino e Labbéj ma conosciuti da que'frosinonesi si asserisce
poteva ben essere scritto ancora Eres- che la frosinonese chiesa collegiata soglia
sonensì's, e ridursi così l'errore de'copi- quasi per tradizione chiamarsi il Duo-
sii al minimo e facilissimo cambiamento mo. Se la tradizione dell' episcopio ebbe
della sola iniziale E in F, in vece di tra- origine dal secoloX VII, questa del duomo
scinarlo al più difforme vocabolo Frusi- scaturì assai dopo lo scritto del De Mat-
nonensis con assoluta ripugnanza della theis nel secolo XIX, e non si diffuse fuio-
buona critica e della storia. — I recen- ra oltre la bocca di pochissimi nella spe-
tissimi, ai quali traspari per avventura la ranza di allucinare i creduli, giacché il
a curare con rilievi ulteriori questa pia- chiarissimo Cappellelli, i quali però non
ga, ma con esito non migliore di quel di reggono, perchè basali sul falso suppo-
Ovidio, <7e Ponto, lib. 3. — Curando fie- sto dell' antichità di tali cose, senzache
ri quaedam inajora vidcmus — Vul'
< siagli comunicata quella notizia,
stata
nera, quae melius non tetigisse fuit. — che ad ogni richiesta avrebbe potuto ri-
Ed in vero, l'arguirsi oggi al Frosino- cever da Veroli, della bolla cioè di Bene-
nese vescovato dal leggersi Frosiuuue e detto XIV, data il i5 luglio 1755, Ro-
non Veroli nel dipiuma Lodovico Pio
di mae opud S. Mariani Ula/o rem, '\ulovno
dell'ai 7, o di altri in)peratori, oltre che a quella chiesa matrice di Frosìnoue ret-
inciampa in quanto già accennai intorno ta allora da un parroco arciprete e con
a tal diploma ; incorre eziandio in un so- beneficiati, come sono orditiàriamenle
lenne anacronismo, al riflettersi che se quelle di lutti i paeselli Mi questa Vero-
pur volesse rimontarsi alla donazione di lana diocesi; chiesa pochissimi anni a-
Pipino del 755, già si era veduta la fir- vanti già restaurata, ampliata e ridotta
ma di Martino vescovo di Veroli nel con- a decente forma a cura del verolano ve-
cilio sotto s. Zaccaria nel 743. E conti- scovo Tartagni. Quella chiesa chiama-
uuando su questi rilievi novi»sìmi,gli stes- la nella bolla stessa Parochialis Eccle-
si fiosinonesi Bompiani e De Mattheis sia ArclàpraeshjteraUts nunciipala s,
lire il primo vescovo ins. Mauro j nondi- diocesi Verolana anteriori a quella bolla
meno dal tutto insieme delle notizie, da di Urbano II, della qualeancora si fa qual-
non potersi raccorre in pochi cenni, non che motto a prò di Prosinone, senza at-
dubitò di ritenere, che EpiscopaUs di- tendersi che in quella si contiene una sem-
gnilas p^erulana antiquissinia est; ubi plice conferma, e non una primitiva con-
prinium ea civilas Christiana sacra ani- cessione. A chi è versato nelle storie non
plexala cst,Anlislilcni ctianisacroruni occorrono racconti, onde fargli giudicar
acccpil, qui Romani Poiitifìcis imme- se Veroli in antichi tempi ebbe alcun che
diate majestalcni veneraliir et colit.'VuV di lustro superiore aFrosinone,e dedurre
tavia siccome non trattasi di causa inte- se anche su questo rapporto si trovino in
gra, ma
di preconcette opinioni più dif- parità di circostanze. Ciò lasciando, egli
ad essere abbandonate, così mi per-
fìcili è certo che de' quattro distinti municipi!
meila di prevenire qualche sofisma, che ernici a' tempi de' romani imperatori, e
se non da dotti imparziali, opporre mi si quindi io principio dell' era cristiana,
potrebbe da frosinonesi. Potrebbesi forse cioè Anagni, Perentino, Alatri e Veroli,
obiettare, rimaner senipre certo che il non si mette in disputa il seggio vescovi-
primo conoscmlo vescovo di Veroli sia le dei primi tre fin dai primoi-tlii della
del 743, restar quindi incerto se gli an- Chiesa^ ad onta che quelli, e moltissimi
tecessori in Veroli risiedessero, o in Pro- altri di sì fatti episcopii,qual più, qual me-
sinone ; giacché amendue i luoghi si tro- no, ignorino i propri vescovi di più seco-
vano egualmente mancunli di notìzie.Da- li. Non vede ragione, per cui Veroli
si
ta per ora e non concessa questa eguale dovesse andar privo di quello, che ebbe-
mancanza, non dirò a parità di circostan- ro gli altri tre munìcipii di egual condi-
ze fra due litiganti, ma ancor nel caso che eione olla sua ; tanto più che in posterio-
per un di essi, il quale non possedesse la re tempo si trova di averlo iu (atti senza
cosa controversa, militassero delle ragio- che ne apparisca 1* anteriore mancanza.
ni, insufficienti però a stabilirgliene il do- Inoltre il De Magistris nella citata storia
minio, sarebbe massima di giurispruden- ci riferisce ohe nel secolo IX i saraceni
za, che nielior est conditio possidentis. impadronitisi di Veroli, spietatamente
Or né siamo uel caso di ragioui per Fio- trucidarono i primari cittadini ^ e tutta
68 VER VER
la saccheggiarono. Di ciò non rontentì, ex cis qiiaereretur, qunre ila esxpt, re-
mirali nella cattedrale ^ la manomise- spondere solitos, ipse dicit. — Nella fi-
ro, e rubarono guanto eravi di prezio- ducia pertanto che V. S. vorrà gentil-
so. E ^ììiclìstìntanienle al mio scopo nel- mente soddisfare ai desideriidel Verola-
la lezione 3.' dell'officio della traslazione no mio capitolo Cattedrale con apprez-
di s. Maguo: quidam igilur ex Muca mi- zar le ragioni, e compatire i difelli di
lilibus inB. Andrene templumirrumpen- queste mie poche osservazioni, mi pregio
te.s, impudenti audacia non veriti snnt di dichiararmi pieno della più alta slima.
aitarla disturbare, argentea vasadiri- — Di V. S. 1 lima. Veroli i 8 aprile Sjg. i
perCy (noli bene) codices auftrre. Ecco Um.''osseq.° dev,° Servo. Scipione Ma-
dunque che la città di Veroli non trova- ciocchi canonico segretario del R.mo Ca-
si a pari circostanze di Frosinone: essa, pitolo della cattedrale ".
die per l'accidentalità di una Orma in un Quanto alla chiesa cattedrale di s. An-
concilio conosce un suo vescovo Martitio drea apostolo di Veroli, portano opinione
nel 74^9 iii^dla ha iu opposizione, che gli i verolani, come rilevai in principio, che
stabilisca in costui il primo vescovo res- siastata fabbricata a'tempi diCostantino I
sa ha fatti positivi indicanti la causa della imperatore, ed hanno pure buone ragioni
perdita delle memorie di quel tempo e di per sostenerla; parrebbe dunque, ehe aU
un buon secolo appresso, per quell'eccidio meno allora ne ilovesse essere stato anche
» e saccheggio, in cui con altre cose perde il i.° vescovo. Ma in un'antichità cosi ri-
precisamente / codici della Cattedrale. mota non potendosi procedere che con in-
£ se quei codici furon tali, che meritaroa certezza e congetture, è bene con 1' U-
di essere annoverati dalle storiche rela> ghelli cominciare col nominato Martino
zioui fra gì' involati oggetti preziosi con ^
del 74^' Quindi s' ignorano i successori
i vasi di argento, non |)otevano esser co- sino ad Arnaldo, o Artnaldoo Àruuido,
dici che di una già antica cattedrale, e il quale nell'BSS sotto<icris$e nel concilio
non di una da poco tempo eretta. Quan- romano di s. Leone IV, contro Anasta-
* do V. S. colla sua perspicacia e sana cri- sio cardinale pretedi s. Marcello. Il sue
tica imparziale avrà considerato che tut- cessore Ildebrando o lldeprando inter-
to ciò ha Veroli, e nulla affatto ne ha venne al concilio di Laterano dell' tJ6i
Frosinone, senza che io dica più cose, che tenuto da Papa s. Nicolò I; sottoscrisse
potrei pur dirne, non posso dubitar del- pure a quello adunato in Roma du A-
la sua persuasione che l'antico frosinone- driano 1 1 nell'SGS, e pare che sedesse nel-
se vescovado non è che uu fittizio com- l'Byi. Itosela r Ughelli registra Bunifa-
mento de'frosinonesi, in buona fedeam- ciò, recatosi nell'Byg al concilio romano
messoda più scrittori, stante la mancan- pel rislubilimento di Fozio, ma il Lucen-
za di una storia tanto di Veroli quanto ti avverte che fu vescovo Rierano ossia
di Frosinone stesso, non potendo per i- di Rieda,non Verulano. Alcuni preten-
storia ritenersi quella del De Mattheis: dono che quindi fu vescovo Avito, com-
né certamente alla sua persuasione farà memorato da'Bollandisli nella leggenda
ostacolo l'autorità degli opposti scrittori, di s. IMagno, ma è rigettato dal Cappel-
se avrà presente quella sentenza di Cice- le! Ii,perchè, a cagione del l'eccidio de'sara-
rone lib. I , De Nat. Dcor.: Non tani aii- ceiii, la traslazione delle sue sagre spoglie
ctorilatis in dispulando, quam rationis è anteriore, credendo egli posili varaen-
momcnta quacrenda sunt. E poco ap- te stabilirla nell'877. Conviene il Cap-
pressoNec vero probare solco id, quod
: pelletti col Ciescenzi, che in tale orribi*
de Pilhagoreis accepimus, quos ferunt, le macello e furioso saccheggio, i verola-
tiquid affìrmarent in disputando, ctun ni uascosero eolro cassetta di marmo le
VER V ER 69
ossa eli I. Salome, per soltiaile Ja'sagri- ta dairorìgioale esistente nell'archivio dì
leghi e rapaci insulti t]e'n>aotnetlani;ar. sua patria cattedrale. In essa lessi: Quo-
gomento pel Cappelletti favorevole a sti- niain ccrtus est nos Rofridus coiisule et
mare le cifre scolpitevi nel IX secolo al- diix filius qiioddnin Johannis boti, rtie-
meno. Ma già ili sopra, parlando della morie coines Campania sen Marie quon-
traslazione del corpo di s. Magno da Ve- dam jugalih. et habitatores in civitalis
rdi ad Anagni, rettificai l'asserzione del Ferulane. Io ho copialo secondo l'orto-
De Magislris clie la vuole segnila nel- grafìa del documento. Dal contesto poi sì
r877, dichiarando che propriamente av- trae, che Marie non è il nome della pro-
venne neir883 insieme alla rovina reca- vincia di Marittima, ma di Maria moglie
la a Veroli da'saraceni, ed allrettanto ri- di Eiofrido conte di Canjpagua per la Se-
tengono verolani. Perciò crolla l'opi-
i de apostolica , console e duca di Veroli.
nione del rispettabile Cappelletti, basa- Siccome anticamente col nome di Cam-
ta che la traslazione delle suddette sagie pania o Campagna^ oltre tale provincia
spoglie di s. Salome sia anteriore nW'Sjj, sì comprendeva l'altra poi denominata
ma invece essa pure deve riportarsi al- marittima, qui ricordo che al seguento
r883,come parimente superiormente de- secolo XI il veliterno cardinal Borgia ne
scrissi. Non trovandosi d'altronde oppo- riferisce la divisione della Campania, in
consuli et duci, hahltatonbus Ferula- il Papa Giovanni XII; al quale poi nel
nae civitatìs. Dipoi il lago colle sue per- 964 nel sinodo romano che condannò
tinenze, a tempo dell'Ughelli si possede- Ottone T, implorò perdono del suo delit-
va dal comune di Prosinone, ossia nella to. L' Ughelli registrò poi nel ioo5 N.,
metà del XVII secolo. Già di Roffredo anonimo che inserì nella serie de' vesco-
ne parlai in principio. Solo qui trovo di vi, secondo il Cappelletti, tratto in erro-
aggiungere, che avendo consultato, sui re da un brano di cronaca del monaste-
vocaboli /17ort/7rt.7Ji/» oManilanunieMa- ro di Casaniari, che riporta, la quale e-
reae, il peritissimo paleografo verolano spone la fondazione del medesimo, men-
Giambattista Carinci, io Roma archivi- tre avvenne assai più tardi, come narre-
sta della principesca casa Caetani e diret- rò descrivendolo, eoo alcun riflesso sulla
tore degli archivi! della congregazione carta creduta errata, essendolo solo in
cardinalizia della rev. Fabbrica di s. Pie- parte, perchè amalgamò l'origine e la fon-
tro, gentiloienle mi mostrò l' istromeu- dazione del monastero, ambo per opera
tothe li contiene, cipè la copia da lui fal- di 4 sacerdoti vsrolani, che ivi vissero q
70 VER VER
tnorirono in fama di santità. Nel 1 0^4 era sa verolnna ad Adamo vescovo d'Alatri;
•vescovo Sergio, come si trae da un do- ma il Cappelletti asserisce ch'ebbe lunga
cumento dell'archivio della cattedrale, vita, perchè nel 1090 si trovava presen-
ch'è la locazione d'un latifondo nel ter- teeassisleva alla consagrazionedella chie-
ritorio diocesano di Torrice presso la di- sa di s. Martino, fatta da Rinaldo vesco-
ruta chiesa di s. Oreste, da lui concesso vo di Gaeta. Perciò il successore Alberto,
a'signori di Torrice. Sotto di lui onel ve- che l'Ughelli disse eletto dopo lunga al-
scovato del successore propriamente se- tercazione nel detto anno 1074, comin-
gm in fondazione del celebre monastero ciò il suo past«>rale governo 20 annido*
diCa$an)an, per opera di 4 sacerdoti ve- pò, cioè neliog4, e realmente la sua e-
rolanichenel oo^eransi ritirati nel luo-
i lezione fu preceduta da lunga discordia
go a menare vita regolare. Gerardo o Gi- tra 'canonici elettori discrepanti nella scel-
raldo fioriva nelio36, nel novembre del ta ; laonde fu Urbano II che per prov-
quale anno intervenne al sinodo romano vedere frattanto a' bisogni della vedova
adunato da Benedetto IX, ma nel fram- chiesa destinò amministratore apostolico
mento diessoè denominato ^ero/e/z-y/V. Il Adamo che dal 1077 era vescovo d'Ala-
vescovo Benedetto I, non conosciuto da U- tri, e non nel 1074 come vuole Ughelli.
ghelli e supplito dalCappelIettì, sottoscris- Nel vescovato d'Alberto, il Papa Urbano
se colle parole Benedictus BerulertsìsfBc- Il colla bolla Juslis volis asscnsuni prae-
/•o/en.«',y è veramente il nome latino che si bere, del 097, Bull. Roin.
1 1. 1 , p. 99 (la
dava a Veroli , cambiandosi indistinta- riportano ancora l'Ughelli, il Cappellet-
mente la lettera F nella B, di che ne fau ti, e il De Maltheis nel Saggio isloricoj^
no fede tutte le antiche patrie scrittu- colla quale confermò
Chiesa Ve- alla s.
/ olancnsiss'i sottoscrisse nelioSg alle co- Giovanni, Monte Negro, Canneto, Carpi-
stituzioni del concilio tenuto in Roma da no, Castello (de'4 ultimi luoghi ora non
NicolòII;duDr]uegià dueanni prima n'e- si hanno notizie, poiché furono distrutti
ra al governo. Nel 1 066, dice il solo Ron- da'barbari. Canneto lo fu dal conte Adi-
dinini, che a Placido successe il verola- uolfo neh 188, rimanendovi la sola chie-
no Giovanni 1 abbate di Casamari, e II sa, e gli scampati abitanti dettero origi-
come vescovo di Veroli: pe'suoi meriti e ne a Colli, come si ha dalla cronaca di
virtù l'elessero ilVero-
clero e popolo di Fossanuova. Carpino era nel territorio di
li, e Papa Alessandro li lo confermò; mo- Ripi, conservandone tuttora quella con-
ri nel 1067. Nel 1070 Onesto o Onorato trada il nome; ed altrettanto avvenne a
assistè alla consagrazione della chiesa di Monte Negro nel territorio di Veroli). Da
s. Martino di Monte Cassino , e benedì questo diplouiarisultaincontrastabi teche
l'altare di s. Ambrogio. Disse l'Ughelli, già Frosinune era riunita e faceva parte
the morì nel 1074» e per le dissensioni della diocesi di Veroli da molto lempu
de'canonici nell'elezione del successore. innanzi, e non che le fositc riunita in (juel-
Papa I. Gregorio Y 11 commendò la chie« l'epoca, come alcuni preleuduuu, couvc
-
VER VER 71
nendovi pienamente il patrio storico fru- autem praecepit, qiiatenus eitm, ut de-
sinate oav. De Mattheis. Morto Alberto ricum suum, ad se revocarci: sin autem
nel 06, in quesito stesso i canonici e cle-
I 1 ohedire renueret , excommunicationis
ro verulano elessero in suo luogo il mo> gladio euni percuteret: asserens se eum
naco e poi abbate di Casamari Agostino, prò excommunicato habere,si ah Epi-
diverso da Agostino I abbate di Casama- scopo excontmunicatus foret. His aliis-
ri, a cui era successo. Trovandosi in Ve- que causis praecepto Domini Papaecon-
1 oli, come già notai, il Papa Pasquale II, gregata est Synodus apud Berulas (così
non solo lo confermò,
ne fece l' epi- ma talora chiamata Veroli,perciò,ripeto,i suoi
scopale consagrazione, unitamente all'al- vescovi talvolta ne'concilii s'intitolarono
tro Agostino vescovo di Ferentino.il ve- Berolensis e Beruleniis, se pure non è
scovo di Veroli ottenne poi nel 1 108 la errore degli amanuensi)jMZ>£^aMi«/ioPa/i-
conferma di tutti i privilegi e diritti del- tifice Laeto con<!entienle cwn eo j'ussu
la chiesa Verolana, eoo bolla simile a Domini Papae, domino Gregorio car-
ipiella d'Urbano li, ed emanata in Ce- dinale ss. Aposlolorum^el Ogdone Ana-
prano, // iionas septembris, pontifwatus gnìno praesule, nec non domino Angu-
anno x. Morì Agostino nel 1 1 1 1 e fu se- stino Fereniinate episcopo. In qua dc'
polto nella chiesa di Casamari. Gli suc- niqueSynodo praedictus Grimaldus Ar-
cesse tosto Leto I o Leone I, ed auch'eglì chicnnonicus vocatus, corani pracdictis
fu consagrato da Pasquale II in Veroli Patribus etsancto conventuconfessus est
a' 5 novembre 1 1 1 stesso. Inoltre in ta-
1 1 se peccasse, et contra niatrem suani ec-
leanno fu celebrato un concilio, d'ordine cleslam de inlerdicta obedienliafecisse.
del Papa, e non nel i4o come viene ri- e Unde prac/ati Patres decrevernnl , ut
portato dal p. .'Vrduino, seguito da al- omne episcopale jus suae matri eccle-
tri, come dal Lenglet nelle Tavolette cro- siae, etdebitam obedientiant suo Epi-
nologiche, sopra l'ubbidienza ecclesiasti- scopo ullerius non negarci. Qtiod si ne-
ca, citando il p. Mabillon, ma senza aver- garetj Episcopus, sicut Dominus Papa
lo riscontrato, altri«ncoti non sarebbe ca- praeccpetat, libere suum o[]flciuniface-
duto in errore (altrettanto avvenne all'ab. ret. Qnaproplcr praesidentibus pracdi-
Cappellelli diligenlissimo,cheailerma es- ctisPatribus et toto conventu,Jideni ci
sersi tenuto in Veroli altro concilio nel obedientiam, sicut sui praedccessoresfé
I i4o, eziandio citando Mabillon, t. 2, cerunty ecclesiae s. Andreae, suoquc E-
p. 24^1 mentre è il concilio di cui vado piscopo deinceps se debere spopondit.
a parlare, che t. i.Niuua sorpre-
sta nel Placuit hoc praedictis Patribus et san-
sa, se si tiene presente quanto rilevai nel cto conventui: assensum praehuit Epi-
voi. XC, p. I 39, secondo il dichiarato in scopus et clerus ejus". L'ab, Cappelletti
più luoghi). Eccone il contenuto culle pa- riprodusse il testo del p. Mansi, Colle-
role che ricavo dal Mabillon, Museum [- clionis Conciliorum Synopsis, il (juale
talicunij 1. 1, p. 24^. M Synodus l'aera- pure lo ricavò dal p. Mabillon, ma Gri-
lancnsis in causa Grimaldi ArchicanO' mattlo lo chiama Archidiaconi. Il p. Ca-
nici. Anno Doniinicae Incarnationis simiro da Roma nelle /l/c'/ior/e superior-
Mcxi, Domino Papa Paschale TI prae- mente discorse, diceudo di questo conci-
sidente^ domino Griuialdo s. Paté mia- lio, r ap[>olla Grimoaldo Arcicanonico
ni ArchicanonicOjJldcni el obedientiant XI, p. 84), ci-
(tale già lo dissi nel voi.
suae mairi Ecclesiae, sitogue Episcopo tando Mabillou. Col medesimo p. Casi-
prò privilegio acceplo spirita siiperbiae miro già narrai, doversi al vescovo Leto
conimolo negante; Episcopo vero bis ter' I la fondazione del monastero per le be-
ijue Domino Papae oroclanianle : ipse ocdcttiuepresio le mura di Veroli, e la
1 5 ,
1 127 dedicò, ora dentro di essa e de'mi- vo nel 1 144 donò alla badia di Monte
nori francescani. Prima però di questo Cassino la chiesa di s. Giuliano, situata
tempo rCJghelli riferisce di lui le seguen- nel castello di Prosinone. Però il cav. De
ti memorie. Nel ricevè per la sua
i i i 1 Muttheis ritarda i54, e con
l'offerta al i
le due lezioni può adattarsi al vescovo cuf/i ecclesiastica dignitate ssuntma prii'
Leto, Vuole ancora l'Ughelli, che sotto- dentia admùiistravit ad niorleni iistpie ,
scrisse nel iii4a quello tenuto dallo gnae incidil in anno i 147. In questo gli
stesso Papa nel monastero de'canonici di successe Leone 11 o III, che intervenne
s. ^alevoiano apud Caò tri Ceperanì{$[C' a* 19 agosto 1148 alla consagrazione
come leggo nella suddetta bolla di Urba- della chiesa di s. Clemente di Perenti-
no II, enumerando luoghi i della diocesi no, e benedir altare di s. Stefano nella
monaslerios. Pateniiani, di questo duu- confessione. Narrai di sopra , che Papa
queeraarcicanouico o arcidiacono il sua- Eugenio 111 trovandosi neli i5o,o meglio
riuminato Grimaldoo Grimoaldo), PosL nel I 1 1, nella provincia, consagrò due
haec Laetits, Paschali Iltnulclatus, et chiese della diocesi, cioè di s. Croce nel
a Gelasio II anno 1 i i8 ad pristina ni, comune di Castro a'22 aprile, e quella di
digmlateni restilutus est.. Il Cappelletti Casamari a'29 ottobre, essendovi presen-
dubita di questo racconto,ed asserisce non te il vescovo Leone li, al dire dell'Ughel-
trovarsi negli atti del concilio di Cepra- lì. A lui Anastasio IV nel i i53 confer*
no, riportati dal Mansi, il nome de' ve- mò gì' indulti apostolici , accordati alla
scovi gbe v'intervennero. Con diplomi» chiesa verolana da'suoi predecessori. Nel
dato nel territorio di Paliano, da Calisto 1 159 il vescovo Leone li, coH'autoritàdi
Leone Ioli, il quale neii i4^ da Pupa Chiesa. Dice Lucenti, a questo vescovo
Celestino II con diploma de'27 febbraio, scrisse Papa Alessandro III la lettera che
fu ricevuto colla sua chiesa nella prote- trovasi nel cap. 3 De Cleric.conjug. Mo-
zione della s. Sede , colla conferma dei rì il vescovo nel i 160. Nello stesso 1 cano-
potscdimeuti e gtuiisdjzioul delia iued&- nici elessero a succeilerlo Puramondo o
VER VER 73
Fromondo oFrujamondo monaco cister- nel I 190 fu vescovo Oddone li, che nel
cieatte dell» badia di Casnrnari , consa- 1196 intervenne alla consagrazione di
grato a'i oltobre in Veroli , insieme a s. Maria de B'iumine presso Ceccano ,
Itodolfo procuratore di detto monastero nella diocesi di Ferentino. L'ab. Cappel-
in sacerdote, e poi nel r 1 6 1 in vescovo di letti riporta la lettera scrittagli da Papa
Ferentino, da Alessandro 111 cli'erasi ri- Clemente HI, sopra un fatto accaduto
fugialo in Veroli per evitare la persecu- nella sua diocesi, per la separazione di
aione dell'imperatore Federico 1 , come certo matrimonio. Non solo in tempo del
a suo luogo raccontai, in uno al soggior- suo vescovato ebbe luogo la rifabbrica
no che vi 170 al 1172. Rac-
fece dal i della chiesa de' ss. Gio. e Paolo di Casa-
conta rUglielli che Faraniondo conser-
, mari, ma successe il lietissimo e già nar-
vando singolare airetto pel suo antico rato avvenimento del ritrovamento del
monastero di Casaniari, implorò ed ot- pre^.ioso corpo di s. Salome. Qui 1' ab-
lenneda Alessandro 111 non solamente la bate Cappelletti riproduce il riferito dal
confern)a de'beni e privilegi, ma ezian- Crescenzi tanto sull' invenzione ,
quan-
dio nella protezione della Sede in cui s. to del discorso luogo di Provenza, detto
l'aveano |)Osto Nicolò li, Alessandro li, delle Tre Marie , ove a preferenza di
Calisto II, Anastasio IV e Adriano IV , Veroli, si pretende possedere il corpo di
lio santo, per la consagrazione degli al- l'origine di sì enormi incertezze, sul pro-
tari e della basilica. Si legge pure nel posilo di questa santa e delle sue reli-
Bull. Rom. t. 29, p. 4o9.1noltre vesco- il quie, fu per la massima parte l'inconside-
vo Faramondo intervenne al concilio ge- ratezza degli scrittori, che attribuirono a
nerale di Laterano 111, celebrato dallo Salome il nome di Maria (non è incon-
stesso Alessandro \\\ nel i 179, e mo- sideratezza , poiché di fatto gli odierni
rendo nel I 18.1 fu sepolto nel diletto verolani stessi riconoscono in s. Salome
monastero di Casamari. Ambrosio, che in l'antinome di Maria, come rilevasi dagli
detto anno gli successe, nel seguente o nel articoli da loro fatti pubblicare ne* gior-
Il 83 accolse nel suo palazzo vescovile nali ufficiali di lloina, (la me riferiti di
l'apa Lucio III, che nella sua dimora in sopra e da riferirsi ancora ; anzi dalle»
Veroli confermò i privilegi di sua chie- stesso Crescenzi ne'Ce«/»*5tor/ci, il qua-
sa; e si trovò all'elezione seguila iu Ve- lesebbene esclusivamente chiama la san-
roli ili Urbano 111, ed alle solenni sa- ta col solo nome di s. Salame, wtWa pre-
gre funzioni che ne seguirono. Morto ghiera poi che riporta per la preserva-
neir anno 1188, Ambrosio, in questo zione dal cholaa, r incomincia colle pa-
gli fu sostituito Roberto, a cai e al suo role Gloriosa Maria Salame^ sostegno,
:
rio III. Questo pastore uni alla mensa concessoglidaGregorio IX e riferito par-
vescovile le chiese di s. Silvestro e di s. lando di tal collegiata, o quelli di s. Ma- ^
Nicola, nel territorio frusinate, e le chie- ria de Franconi, o quelli di s. l'aolo , e . .
se di s. Magno e di s. Egidio, nel terri- neppure priori o rettori <li s. Angelo e
i
torio ceprauese, col beneplacito apostoli- di s. Leucio. Intanto i canonici della cat-
co di Gregorio IX. Zelante del suo mi- tedrale aveano eletto Giovanni IV loro
nisterOjfece molto per reprimere gli abu- collega, il quale perciò dal l'apii, ricono-
si,che violavano nella tliocesi le discipli- scendo in e>>si il diritto d' elezione, fu tli-
ne canoniche, tra le quali precipuamen- chiarato vero e legittimo vescovo , con
te la conleiuporanea pluralità de' bene- lettera dell'i maggio i 252, diretta al
i ca-
fìzi, di cui cercavano d'essere provvisti pitolo medesimo. Nello stesso anno fu rie-
Stefano di Rujano. Dal medesimo Papa da Innocenzo IV, e muiì nel 1253. In <pie-
furono soggettati all'episcopale giurisdi- sto canonici della cattedrale procedero-
i
V BK V E a 75
sede sino al i 25q, in cui fu eletto Andrea e Immutano le denominazioni e le date) ;
«pprovalo da Alessandro IV, da cui ot- e più tardi altresì alla chiesa dì s. Ania-
tenne una Kulenne conferma dell' unione no , diocesi d'Asti; e similmente alla
fatta dal vescovo predecessore Giovanni parrocchia de' ss. Morando e Cristoforo
111, delle chiese di s. Silvestro e di s. Ni- d'AIlkircli, nella diocesi dì Basilea, essen-
cola di Fresinone, e di s. Magno e di s. do in Rieti, nella cui carta, pressoi boi-
Egidio di Ceprano,alla sua mensa vesco- landisti, per isbaglio Laterio è qualificato
vile.Col Ì2G1 terminò colla vita il suo Ntrulanus^ invece di f^erulaniit. Legga
Vescovato, ed il capitolo cattedrale gli so- inoltre nel p. Casimiro da Roma, che da
Gregorio, uno de'canonici, che Ur-
stituì una bolla diNicolò IVsi trae,cheil vescovo
bano IV confermò e anche consagrò, non di Veroli pagava ogni anno alla camera
prima perù de'4 settembre, giorno in cui apostolica 60 brachia panni, 200 scu-
ricevè la cousagrazione dal Papa. Disceso tellas, et 2.0 solidos. Nel pontificato di
nella tomba nel 1278, vacò la sede sino Nicolò IV, scrive l'Ughclli e pare con ,
i:ola,dichiaracheun solo Loterio possedè serva l'ab. Cappelletti. »La quale misu-
i.i cattedra pastorale di Veroli dal 1280 ra; che oggidì sarebbe pur necessaria,
uno 3 4i e perciò esclude a quell' e-
al I 1 non di rado , benché forse con poco o
poca Tommaso e interamente Lolerio II. nessun effetto , a difesa de' sagri diritti
Di più corregge la data di anno V del delle chiese; riusù efficacissima eoa A-
pontificato d'Onorio IV, del diploma di denolfo, perchè restituì ben tosto alla
indulgenze concesse alla cattedrale di Ve- cattedrale verulana beni che le appar- i
roli nel 1287 (dallo stesso vescovo, siii- tenevano, e ottenne 1' assoluzione dalla
g7///4o <://V;i^),ed i uouii de' vescovi iu esso pronunziata sentenza: ciò nell' anno se-
sottoscritti. Loterio nel precedente 1286 guente. E mentr' era
nel susseguente,
t't.sendo in Roma (nella quale risiedendo Loterio iu Angelo, castello della dio-
s.
ottenne il vescovato,e poi vi sarà tornato cesi sua, ricevette l'omaggio e il giura-
nell'assunzione al pontificato del suo car- mento di sudditanza da quelli di Ripi
dinale), concesse indulgenze allo spedale altro luogo della sua diocesi". In breve,
della Misericordia di Siena; nel 1289 ne tuttociò riferisce pure l'Ughelli, assegnan-
concesse pure alle monache di s. Salva- do al iSoo l'omaggio di R.ipi, e dichia-
tore del castello di s. Severino (s' intende rando morto Laterio, per lui I, nel 3 1 4- i i
con altri vescovi, che si ponno leggere nel Sino al 1 3 7 non trovasi che Tommaso o
1
Turchi, Z>e Eccles.Cwitrinensis Ponti/i- Tommasio, morto nel i32g. Quindi nel
cibus, p. 2 34> »>a ivi Loterio è sottoscrit- 33 1 gli fu »ostituitoAdjutorio,alcui tem-
1
to f'/ci/er/wi. Si debbono però tener pre- po a sua istanza, ed a quella del capitolo e
senti i falli de'copisliede'tipografJ, che sic- del comuDe,un'ì alla cattedrale la chiesa di
come Uomini, eaì pure cadono in errori. s. Salouie, il sunnominato cardinal Deu-
76 VER VER
ciò. Il Cappelletti che riprotlnsse il suo Chiesa Verolana nel i384 lo scismatico
diploma, già pubblicalo dal Crescenzi , Nicola. Ma il vero Papa Urbano VI nel-
opportunamente sul contenuto del me- l'istesso anno nominò vescovo di Veroli,
desimo, osserva. »» Se non si sapesse d'al- Francesco I detto anche G.Francesco Bel-
tronde, che qui si tratta della chiesa riz- lauti nobile sanese, trasferendolo dalla se-
zata da'verolani in onore di s. Salorae , de diMonleVerde.epoineli SSylotrasla»
chi non dovrebbe conchiudere, dal teno- tò a quella diNarni,da dove passò al vesce»
re del recato documento, doversi inten- vaio di Grosseto. 11 suo successore fu e-
dere Maria madre di Jacopo e di Giu- letto dal Papa Bonifacio IX nel iSgG
seppe? Eppure l'inesattezza di scrivere nella persona d'un Bartolomeo, forse a-
e la spensieratezza di dare a Salonie il vendolo impedito prima o l'intruso Ni-
nome di Maria, o di alternare il suo nome cola o il prepotente scismatico Onorata
con quello di Maria di Jacopo, resero co- Caetani, o per 1' infelicità de' tempi si
sì comune tra'verulani s\ enorme sba- smarrì la memoria di altro legittimo pa-
gliOjchesenza por mente alle conseguen- store. Dello scisma delta chiesa di Veroli,
ze da me altrove notate (cioè con quanto dell'interdetto a cui soggiacque, del ri-
già dissi del suo opinare, anzi argomento torno suo all'ubbidienza di Bonifacio IX,
esaurito e giustificato, mediante le due e dell'assoluzione di quel Papa, parlai a
lettere dell'archivio Mellonj, che ripro- suo luogo di sopra. Bartolomeo il i.^a-
dussi) , la loro santa Protettrice è no- gosto i4i>^ trovasi nominato in una in-^
minata più comunemente Maria di Ju' dulgenza concessa a s. Martino di Val-
cono e Maria Salonie, che non col vero cussa nella diocesi di Fondi, e morì nel
e proprio suo nome di s. Salame ".Et- 1420. Papa Martino V a'19 settembre
guaimente del terremoto patito da Ve- 1422 dalla chiesa di Fondi trasferì a
roli nel i35o,che distrusse il tempio di questa Benedetto II, anteriormente ve-
s. Salome, del giubilante ritrovamento di scovo di Marsiglia , e sembra di nobile
sue sagre Ossa 7 ottobre, e del trasfe-
a' i condizione, descrivendone lo stemma l'U-
rimento loro nella cattedrale a's^ mag- glielli, che pure esibisce, poscia morendo
gio 1 352, ripetutamente già ragionai. nel «427, e non nel i437 come scrive il
Segnalato così il vescovato di Adjulorio, Cappelletti, seppure non è assolutamente
e pagato da lui l'umano tributo nel (354. fallo tipografico, giacché nel catalogo re-
nel seguente anno Innocenzo VI nominò gistra la vera data 14*27 P^l successore.
in sua vece Guido decano Morinense ,
Esso fu fr. Clemente Bartolomei roma-
cioè di Terouanne. A suo tempo, scrive no e romilano di s. Agostino, nominata
rUghelli, i canonici della cattedrale, a da Martino V a'3 dicembre, benemerito
questa nel 1 356 edificarono TurrisCani- per quanto già dissi e qui meglio i-ipe-
panaria. Morto il vescovo nel 363, indi i terò, prima notando che nel (4^9 donò
Sebbene questi stabilisse la sua cattedra dovi nelle spese eziamlio per decorarla
di pestilenza in Avignone, nondimeno pel con magnificenza, quindi la dotò e prov-
polente suo fautore Onoralo Caetani con- vide di sagri utensili; inoltre ebbe la
(e di Fondi, esercitò autorità nella Cam- consolazione di consagrarla nel i449»
nauta; ed è perciò che ialruse uelhi s. goU'assisteuza diI>iirlo|lo(ueoGiovanui abr
VER VER 77
baie (li Casaraari, e nuovanienle in per- io co'cardinali neiraposlolica Sede va-
petuo r iiiù alla catleclrale. Defunto nel cante; il cadavere fu trasferito non nella
1457, a'i2 aprile Calisto III gli sostituì chiesa di s. Stefano di Rauco, e non in
Angelo Martino de Caccis J. /'. D., Veroli come dissi con altri nella biogra-
morto 1468. Nel i.° agosto gli succes-
nel fia,con prolissa iscrizione the leggo nel
se Uibano, per un triennio. Indi a'28 lu- Ciacconio, P'itae Cardinaliuni t. 3, p. ,
glio 147' ^'o. Paolo Ponziani romano, 608, erettagli dal detto Antonio e Satur-
che finì di vivere nel luglio i5o 3. Note- no Filonardi suoi nipoti ; ma bensì nel-
rò di avere registrato nel voi. LXXXIX, la cappella di s. Stefano della chiesa ar*
p. 121, descriventlo Sermoneta ed suoi i ciprelale di s. Angelo in Rauco , il die
Giovanni Lucci da Sisto IV fatto
illustri, ho avvertilo nel voi. XXVII, p. 286 ,
vescovo di Verdi, sulla fede del Pucclii, rilevando quanto fu contrastata l'epoca
2'catio degli iioniiiii illustri de Folsci, della morte del cardinale e il luogo di
p. 181, inoltre questi asserendo, benché sua tumulazione. Per cessione dunque
non sia dall' Ughelli individuato colla del cardinal zio, Antonio l Filonardi di
distinta uienzione del cognome. JMorto Bauco, ol dire dell' UghcHi, a' 12 agosto
Ponziani, a'4 agosto di detto anno Ales- 1 538 vescovo di Veroli e abbate
fu creato
sandro VI conferì il vescovato al celebre commendatario di Casamari da Paolo III
Ennio Filonardi [F.) di Banco diocesi (il quale secondo un niss. di Casamari,
di Veroli ( dopo la qual parola nella , che mi sta davanti, gli compartì l'episco-
biografia, avendo tipografi umniesso le
i pale consagrazione in tale anno), essendo
parole die scrissi col Cardella: e non già abbate di s. Erasmo di detta città. II
città dell'Abruzzo, e seguendo quelle., Cappelletti, come ho detto, propende a
nel regno di Napoli^ sembra erronea- credete che il vescovato verolano l'avesse
mente che a questo apparter)ga, perciò nel 1 546, e poi nel catalago con esso lo
ne fo avvertenza), per cui alcuni lo cliia- registra. Trovo nel ^\av\\ì\ySaggio di ra-
tuano verolano, ma poco avrà fatto re- gioni della città di Sanleo detta già
sidenza in diocesi, siccome inqiiegato in MonteferctrOj^.ioiyChe il cardinal En-
gravi aiìari per la s. Sede e nelle nun- nio Fdonardi vescovo di Veroli, ritenen-
liature, onde meritò che Clemente VII do questa sede, a' 2 agosto 538 fu no-
1 1
Antonio Filouardi la commenda, non il tra chiesa, bencliè poi col ten»po egli ri-
vescovato come riferisce l'Ughelli , per manesse prima di una , poi d'ambedue
avergli Papa concesso quello di Mon-
il morte amministratore. Mandòin
sinoalla
te Feltro; ma forse ciò avvenne nel 1 546 appresso a risiedere nella diocesi Fere-
secondo il Cappelletti, dopo essere stalo Iranainsua vece, quale luogotenente e vi-
munìfico culla cattedrale e coll'episcopio, cario generale, il proprio nipote ex fra-
per quanto riportai pure nella biografia, tre, Antonio vescovo di Veroli, a favoi-e
altrettanto dicendo l'Ughelli.
Morto a' 19 di cui avea per l'ionanzi rinunziala quel-
dicembre! 549, data da Cardella,riferita la sua I.' chiesa, coll'aspettaliva però di
per correggere l'Ughelli che la segnò nel entrare in possesso alla propria sua mor-
1546, iu Castel s. Angelo ov'erasi rilira- ie^ volendoue restar egli fiuchè viveva
78 VER VER
amminislrnlore.ll Marini ragiona d'una prodigio di Salome, di sopra narrato,
$.
in Monte Feltro. Era una aspettali va, che da Frosinone, nato da Bernardi-
Battisti
concedendo il titolo, per ottenerne il pos- na de Alexandris verolana (disceiuiente
sesso occorreva « la morte o la (li missione da un Antonio che fu castellano di Ca-
libera del possessore. Colla riserva e ri- pua nel 1477), canonico di Veroli, ar-
tenzione di amministratore, dimise poi la ciprete delia chiesa di Frascati , esimio
chiesa Feretrana a'7.5 aprile 1 549, dopo teologo e intimo famigliare del celebre
di che il gran cardinale rinchiuso (a'ag cardinal Alessandro Farnese nipote di
novembre) nel conclave del Vaticano per Paolo ili, che gli ottenne il vescovato da
l'elezione del successorediPaoloIll, am- s. Pio V. Vigilantissimo e dottissimo pa-
malatosi dovè uscirne e condursi in Ca- store, come lo qualifica il concittadino
stel s. Angelo, del quale egli era castel- cav. De Mattheis, celebrò due volte il si-
lano (con altri dissi ritirato in esso col nodo diocesano, nel 568 e nel i57 i,//»
1
sagro collegio, senza ripetere per il con- quibus tum ad cleri inslitiitionem tnin ,
veva Cardinale di s. Angelo Ferulano^ ghelliil miracolo avvenuto nella 3.^ festa
come si trae dall' Angeli, Memorie sto- di Pasqua i58i. Cnni e nini in sacello
riche dello Sperone d'oro, si stabilì in Nominis Jcsu in ecclesia s. Erasmi iis
Veroli un Marco Tullio di lui nipote dichus maxima midtitudo convenissetad
del 2." ramo della famiglia Filonardi, ed ss. Hosliae adorationem, convenerunt
estinta la primogenita di Bauco, ne ere- etiam nonnulli jndaei aJidelibus invita-
le fortune e il fidecommissodi
ditò quello ti,qui ftdgentissimum sydus, quod eo-
Ennio, come da suo testamento del 1 54B. rimi oculos offt'ndcbat, in sacra Hostia
Quindi rimase estinto anch'esso ramo sul- aspicientes exclamare coepernnt, se^
,
rosa. Lodalo pastore mori Ortensio nel corpi de' ss. Biagio e Demetrio martiri
j 594. In esso a' 2 ottobre gli fu surro-
1 (era noto, che dessi, come rilevai più so-
galo Eugenio Fucci da Tivoli, preclaro pra, si trovavano nella cattedrale medesi-
nel jus civile e canonico, già vicario ge- ma, una cappelletta sotterranea ,
cioè in
nerale del cardinal Bernerio vescovo di quale a' di n)g.' Astei, per rimuo-
tempi
Ascoli, di gran pietà pe'poveri e zelantis- vere degrinconvenienti, venne ricolma e
simo della disciplina ecclesiastica. Adu- in parte convertila ad uso di tomba epi-
nò due sinodi, mores clerìcorum corre- scopale: prima però si procedette a rin-
jcil,populum ad pietà lem suoexcmplo tracciare le ss. Reliquie, ed un'urna con
inflammavit, prò liberiate ecclesiastica lapide ov* era scolpita un'oscura iscrizio-
ìionnullas ah impiis pcrseculiones so- ne, contenente alquante ossa, e rinvenu-
sliiiuit^quihus tanquam auriirn in far- ta nell'altare della stessa cry/^frt, le quali
proba tus,ejus innocentia, ac i-itoe
ìiacc diedero luogo a credere appartenessero
candor magis e/n7Hj7. Portatosi a Tivoli a'corpi de'ss. Biagio e Demetrio. Perdu-
a riveder l'amata patria, s'infermò e vi rò tale pia credenza, finché per le lode-
morì nel 1608, tumulato nella chiesa di voli cure del benemerito prelato verolano
s. Croce da lui edifìcata a' cappuccini ,
Giovardi, recatosi iu Veroli il dottissimo
avendovi pure posta la 1/ pietra, con mg.' Garampi, questi chiarì l'equivoco
onorifìco epitaflìo espresso dall' Ughelli. incorso, poiché la male interpretata iscri-
A' 17 novembre di detto anno fu eletto fr. zione tutl'altro esprimeva. Siccome pel
Girolamo Asteo o Astei nobile da Porde- decorso de'secoli erasi smarrita pur anco
none diocesi di Concordia, minore con- la memoria del luogo, riuscirono quindi
ventuale e inquisì toregenerale nella dioce- inefficaci le praticate perquisizioni e se
si patriarcale d'Aquileia.Bcnemerito eze- ne depose il pensiero. Finalmente, in oc-
]antissìmo,nella chiesa di s.Giacomo(ossia casione della solenne traslazione del cor-
di s.Salome)a'i7aprile 1 6 icelebrò il sino-
1 po di s. Maria Salome al proprio tem-
do, in cui plura tum ad ecclesiasticorum pio, ravvivò di santo zelo il pio canoni-
vilam reale instituendam, limi vero ad co della cattedrale, già lodalo Tommaso
depravalos plehis mores reformandos, et Mellonj , e datosi egli a tutt'uorao a rin-
ecclesiasticam liher totem Jmmunilalem- novare le ricerche ,
giunse in modo pro-
que restiluendom dtcrevit. Colle norme digioso a' 12 giugno 1743, allo scopri-
del concilio di Trento istituì il semina- mento prima della sotterranea cappellet-
rio; addestrò il giovane clero negli studi ta, quindi delle casse contenenti i veri
teologici e filosofici ; predicando quasi corpi de' ss. Biagio e Demetrio martiri ,
a'5 giugno fu traslato alia chiesa di Mar- munifico nobile faentino Domenico Zauli
si (il C(ns\gn!ìn\ , Reggia Marsicana,\>\o- o de Zaulis , dotto giureconsulto e ver-
trae al 1628 il trasferimento al vescova- sato negli atlari della curia romana. Ra-
io di Marsi, ove morì nel i63o, zelan- dicalmente riparò le cadenti o mal re-
tissimo e amatissimo). A' 19 dello stesso staurate muraglie della cattedrale, la ri-
fMmrct'Ocai'/V, celebrò il sinodo nel 1629, me, chiamata pure di s. Giacomo, e l'au-
nella cattedrale eresse due cappelle, una mentò con fabbricarvi nobile cappella^
in onore de'ss. Biagio e Demetrio, l'allra alla quale assegnò pingui rendite. A' 28
per la B. Vergine, più una 3."" a s. Filip- oprile 1708 si dimise dal vescovato, ed
po Neri,cioè fabbricandola nell'episcopio. apprendo dal Marchesi summenlovato j
Lodato morì a'3 ottobre 1649 ® S'^'^s » che pio e dotto, fu fatto arcivescovo di
nella cattedrale. Dopo due anni e 20 Teodosia , vicegerenle di Roma e asses-
giorni di sede vacante, l'occupò a'aS ot- sore del s. Udizio. Due giorni dopo Cle-
tobre i65i Alessandro Argoli marsica- mente XI die' a pastore di questa chiesa
no, cioè di Tagliacozzo e cittadino roma- Lodovico Anselmo Gualtieri nobile or-
no, indi vicegerente di Uoma j virtuoso ,
vietano, che poi traslatò a Todi a'21
probo, prudente, morì in quella città nel gennaio 7 5; ed a' 7 del seguente ni;)r-
1 1 i
A'21 aprile i6'j5 il perugino Francesco Novadola già vicario apostolico di Fe-
,
li Lombardi, morto nel 1660. In questo rentino e poi di Fossombrone , non che
a'i5 marzo fu eletto Francesco 111 An- vicario generale di s. Ellera nulli us dioe-
gelucci spoletino, professore di giurispru- cesis di Toscana. Fornito di pietà, scieil-
denza nell'università romana e patroci- ta e zelo, celebrò il sinodo diocesano e
natore nella curia integerrimo. Dotato di quindi pubblicò colle slampe. Questo vi-
somma pietà, si affaticò indefesso al be- gilantissimo pastore per l'invenzione dei
ne del suo gregge regolandone i costumi, corpi di S; Salome, e de' ss. Biagio e De-
pel clero celebrando il sinodo dioce- metrio, eseguita al modo narrato, nella
sano che fece stampare, statuendovi uti- calledralesolennemente e coU'intervento
lissime leggi. Morì nell'episcopio nel 1675. ile'magistrali volle trasportarli nella con-
A'27 maggio di tale anno Clemente X lo cattedrale di s. Salome; cioè quella del-
fece succedere da Riccardo Annibaldeschi la Santa, il cui sagro corpo fin dal i 35 i
VER VER 81
la cattedrale cou anipliurla e abbellirla zione de Celestini, della quale fu rulli-
al iuodo suddescrilto. In flue volendo 11)0 prelato superstite. Benemerito pasto-
terminare nella quiete i suui giorni, ri- re, pio e dotto, mori a'28 dicembre 1 843 e
nunziò il vescovato, si recò a Forlì e ivi fu sepolto in cattedrale, ove una lunga
dopo un anno mori a'7 giugno 1752 e iscrizione meritamente ne celebra le lodi:
restò sepolto; di che fa memoria l'iscri- ii.>a leggendosi in essa avanti all'anno P'.
zione posta nella cattedrale di Yeroli a Kal. Jan., invece di collocarsi dopo
destra del principale ingresso, che può avverte il Cappelletti che induce in er-
leggersi in Marocco, ina per menda, for- rore come fosse morto
Gre» nel 1842.
se tipografica morto nel 1762.
, leggo gorìo XVI 22 luglio
nel concistoro de'
Con esso X Italia sacra termina la serie I 844 pi'econizzò vescovo Mariano Yen»
no, decesso a'24 marzo 1786 e deposto lico ; encomiandolo per prudenza, dot*
nella tomba de* vescovi in cattedrale. Pio trina, integri costumi, esperienza e ca-
VI a' 8 dicembre dello stesso, vi trasferì
I pacità. Pertanto pubblicò il o. 92 del Dia'
duEucarpia in partibus A.uloiVìO II Rossi rio di Roma del i844- " " 5 dello
<•'• 1
ferrarese. Uiferiscel'ab. Cappelletti." Vis- scorso ottobre partiva da Roma per por-
se nella sua dignità intorno a 26 anni, tarsi in questa sede vescovile di Veroli,
testimonio dell'avverse vicende, che lace il novello nostro pastore mg."^ Mariano
ravano in que'tempi la Chiesa universa- Venturi. Lo attendevano nelle vicinanze
le; senza che per altro ne sollrisse i dan- di Anagni (non di Anagni, ma di Fereo-
ui. Egli , co'suoi canonici e con tutto il tino) mg/ delegato di Frosinone, 1' arci-
clero verolano (però, dicono i verolani, il diacono d. Camillo de'marchesi Bisleti vi-
solo vescovo e qualche parroco presta- cario generale, ed il sig."^ Filippo Passeri
rono il giuramento, ed il rimanente cle- anziano del comune di Veroli. Pervenu<
ro, non requisito, se ne astenne), si lasciò to poi al limitrofo territorio d'Alatri, veo-
persuadere dalle sacrileghe istigazioni ue incontrato da' signori governatore ,
del general Miollis, e quindi mucchio se gonfaloniere, e da altri magistrati, cui fa-
stesso e la sua chiesa colla viltà del giu- cevano seguito il marchese Evangelista
ramento voluto da quell'usurpatore go- Campanari cameriere d'onore di Nostro
verno : e così la diocesi di Veroli fu pre- Signore (cioè segreto soprannumerario di
Servata dalle tribolazioni , che affissero spada e cappa, e lo è pure del Papa che
allora tante e tante altre chiese, incon- regna), ed il sig.' Francesco Mellonj, no-
taminate per la fedeltà de'Iuro pastori e bili verolani ; ed accompagnato da questi
del loro clero nell' osservanza de'propri giungeva il sagro pastore presso la città,
doveri. Con questa macchia Cim i suui fra suono de' sagri bronzi e lo sparo
il
so. Dalla porla Romana sino all'episco- tosianimatoree capo delle opere di be-
pio la vìa era lateralmente ornata di fa- neficenza , con parte del proprio e del
ci , i balconi apparati , e sorgeva ntl- raccolto dalle elaigizioni de' principa-
la piaeza maggiore un arco magriifìco , li della città , aiutato da 4 zelanti re-
opera di Vincenzo Jannozzi pittore vero- ligiosi, aprì nel seminario ilìocesano un
lano. Al prospetto vi era dipinta laGiusli- forno, che somministrò ahbondonlemeu-
zia e la stemma del
Carità, e nell'alto lo te pane buono e salubre a modico prez-
novello pastore coll'iscrizione: Nirnium - zo; beneficenza, che coadiuvata ilal mu-
Expeciato Opliino Antistiti - Mariano nicipio con altre provvidenze per diverse
Vcnluri-S. P. Q. /'.Dall'altra parte opere istituite di pubblica carila, unila-
dell'arco era effigiala la Prudenza e la Co- mente badia
alle copiose limosine della
stanza, con altro slemma avente quesla diCasamaii, resero quasi insensibile l'in-
iscrizione: Ob- Graviaac Preclara Mu- fortunio. Ti ovo poi nel n. 178 del Gior-
nia - In Re Catholica - A Mariano Ven- nale di Bonza iS5^. » Il giorno 17 lu-
turi - Alacrìter Suscepla Fausleque Per- glio con istraordìnaria pompa nella cat-
fiincta - Vcrulariini Civiuni - J ola Pu- tedrale di Veroli furono celebrale l'ese-
llica - Aretini Erigi I oliiere. Altro ar- quie compianto vescovo di (|ueila cillà
al
V E n VER 83
rtr ^ri>.° E. Cardinali Corsi
Dn." S. /?. ospedale per porgere all'inferma umani-
lune episcopo Aexino, s. Scn'pturac pro- tà consolazione e soccorso. A cura del
fessor ac ree f or ser/ìinnriì-rollegiico/isli- municipio, alle *j pomeridiane, una bril-
tittiis liitjnsmodi ofjìcia nsqiie ad prac- lante luminaria, come nella sera antece-
Sfus ohivit. Vir grai>ilate,prtidenlia, do- dente, rallegrava la città, alle 8 s'iucen-
e Irina, niorum ìtonesta le, reruwque ex- diava elegante macchina artificiale ed,
il caniniino verso l'I cliiesa cattedrale, nunzia si dimise dal vescovato, ritirandosi
sulla cui porta, come su quella della cil- in Roma. Si legge nella successiva pro-
!ìi, sull'arco trionfale appositamente eret- posizione concistoriale: yr7er dimissionent
to, e in altri luoghi leggevaiisi analoghe suain, libere ac spante in nianibns San*
iscrizioni. Giunto al duomo nuovo pa-
il clilalis Stiae factain,et ah Eadeni ani-
store, recitò alla presenza di grande mol- niìssam, nel concistoro de'2 dicembre i
all'episcopio, dove facea dÌ8[)ensare a'po- gia, nel gius civile e canonico, in cecie'
veri larga elemosina, ripetuta anche nei siasticisobeundis qfjìciis, inqne Dei ver-
dì seguenti. Nella stessa sera del suo in- bo praedicando, sacrisqne fìdeliuni^ ao
gresso, egli visitava le madri benedettine etiani monialinni eonfessionibus excl"
e il ven. seminario; nella notte assisteva piendis tolns fuit. Inter collcgii philo'
«'divini uffizi, e celebrava pontificalmen- sophiei,mathe<!eos, ac iheologici socio
te la i.' messa, la "3." all'aurora nella Camerinensi in wiivcrsitate adscilusf
chiesa della proteggitrice s. Maria Salo- sacrae Scriptiirae cathedrani os-
ibiqite
nie, e la 3." solenne aUe io antimeridia- see u tu SyConvisita loris dioecesani^exani i-
ne accompagnata da scelta musica voca- naloris cleri, orphanolrophioruni dire-
le e strumentale del maestro sig/ Cesare ctoris, et aliquando tllam prò vicarii in
Tabanelli chiudendo le indicate sagre
, spirilnalibus generalis nmneribits lait-
funzioni col compartire al popolo, più dabiliter perfnnctiis est. Canonicalu lan*
numeroso del di precedente la papale , dem,ac eliam coadiuloria ad archidia-
benedizione. Efìnolmente nel giorno me- conalum camerinensi in metropolitana
desimo del s. Natale, si condusse al ven. ad praesens urqne lionestatus ejusmodi
3
«4 VER V E R
exhibuil dortrinae^ gravila tìs, pruden- norevole titolo di città al castello di Mon-
tiae, morum honestalìs , rerumque uso te s. Giovanni, richiamandolo così allo
dexten'tatis, et praestantiae specimwa, splendore di cui godeva quando era prin-
ut dignus e.apropter sit censendus qìti cipale luogo del ducalo, che di Monte 8.
nuovo vescovo è lassato ne'libri della ca- Rocco; vi sono gli agostiniani. Torrice :
le rendite della mensa a scudi 200, se- i Maria Maggiore. Amara: s. Nicola. Pofi.:
condo la ricordata ultima proposizione s. Andrea, s. Maria, s. Pietro. Strango-
concistoriale. Però i primordii dell'episco- lagalli: s. Michele. Castro: s. Maria , s.
pato di mg.' Maurizj vennero contradi- Nicola, s. Oliva. Tali sono le parrocchie
stinti dalla munificenza del Papa Pio IX, della diocesi Verolana, secondo la Stati-
il quale perpetuamente donò alla mensa stica ddli853 summentovata, pubblica-
vescovile di Veroli un capitale consolida- ta dal governo. Di Falvaterra parlai nel
lo di scudi dodicimila. — La diocesi si e- \ol. XXV^Il, p. 278, ed altrove , dicendo
stende per circa 3o miglia, e contiene 1 essere tradizione che ricevè il lume della
luoghi compresa la città e sede vescovi- fede dall'apostolo s. Pietro , allorché si
le di Veroli. Essi sono: Frosinonc, resi- recò in Atino o Atina (della qual sede e
denza del delegato apostolico della pro- de'suoi vescovi l'Uglielli ne ragiona nel
'viucia, la quale facendo ora parte della 6, p. 4o6,
t. 1. 1 o, p. 1
9 deW'Italia sarra),
legazione di Campagna e di Marittima o non che da Maria Salome. Della nuo-
s.
VER V ER Hi
Geiu all' Ecc.* flm.* di mg.' Giuseppe roli. Maestoso luogo famoso nella sto-
,
no, indi a quella ne aggiunse un' altra, onorevole slauzadel gran guerriero; dal-
da' due monumenti dedusse che il vero le cui rovine si edificò gli odierni oobi-
sitode Fabraterni f^cleres era in Cecca- lìssimo tempio e ampio monastero, tra-
no, e che quello de' Fabraterni Novi ne sformato cosi il luogo in sagra magione^
era distante circa io miglia. A queste che alla sontuosità accoppiando il diviii
due epigrafi, ora altre 9 ne aggiunse il eh. culto e l'esercizio delle più sublimi vir-
p. Garrucci , le quali ha illustrato con tù, di molto ne avanzò la celebrità e l'an-
dotti commentì, che ponno dirsi Tuniche tico decoro. Il Rondinini segue l'afferma-
pagine di storia e de'cittadini illustri re* tiva del Clavelli,econvieneche,«6zo/tV/»
stateci di Fabrateria Paciere, sollo l'iai- Caii Marii arpinalis romani consulis
pero , e contengono quaatu si riferisca domum indelieiis stetisse nonnulli prò-
dalla Civiltà Cattolica. diderunl, cujus adirne apud Arpinunt
quaedam supersunt vestigia. Locuni i-
Casamari. Basilica e monastero ahha-
psum inler genlilitatis errores Marti sa-
zìali di s. Maria e de ss. Giovanni e
crum,ejusq ne simulacro, et praenobili
Paolo f de' Trappisti Cistcrciensi del-
templuni religiosuin fuisse^ etc. Trovo
la stretta osservanza , nella diocesi
che il vescovo Corsignaui, nella Reggia
di Fé coli.
Mursicana, p. 143, chiama famoso que-
Casamari o Casamare oCasavaavo,Ca- sto monastero, abitato dagli osservantissi-
sae Mante, Casae Mario , Casac Ma- mi monaci della Trappa, detto di Casa-
t'ii, Cusemariuni , nel letrilorio di N^e- maro Casamari, nìc^Wo diCasamnia-
86 VER VER
r/o, ed anche Castinariu perchè prima ,
proporzione , scornicialo nella base e al
fu casa di deliziti di Cuiu iMurio , ed e- di sopra ove forse posava qualche cosa ,
l'avi uu tempio iunalzatd al falso Dio con 3 rose due a' lati ed altra al di die-
Marte. Senz'alile tesliiiioniuuze, che po- tro, enei davanti vi si legge scolpila la
trei aggiiiugeie, il JNeriui, De leniplo et seguente iscrizione; Felici Fictorio Firo
cocnohio ss. Donifacii e.L Alexii, scrive a Egregio Patrono Pro Mtrilis Ordo Ce-
p. Syo: Casamaru9, in a^ro /^erultmo, rentinoruin lìlarianoruin. Recatosi ia
ita niinciipalus a Cajo Mario arpinate Casamari il gesuita p.Garrucci, dolio ar-
romano consulc, qui ibi donititu in dtli- cheologo, la lesse ed esaminò, quindi pub-
ciis liahuit. Il RIarocco, Monumt-nd dello blicò colla stampa. Questo marmo fu col-
sialo Pontificio, l. 5, p. i i i, lipurla una locato nel portico della chiesa, qual mo-
liiuuugrafla di Casaiuari, da lui visitalo numento interessante, e fu pubblicatone!
e per favore del p. ab. INJicara per multi Bollet. delVIslit. di corrisp. Ardi, anno
giorni studiato , moouuieuti e
anco uè' i85t a p. IO. Tale popolo e tale municipio
uelle preziose pergamene stampa (aia la erano conosciuti dagli scrittori, ma finora
riuscì con diversi errori ne'uomi e molli nou si sapeva dagli storici ove situarli, per
tielle date), liferisce che il inona^lero «- cui il Cluverio scrisse ueW Ital. ani., p.
levasi sulle rovine delle campestri deli- 1 o45: Ficus iste quo silafucrit piane in^
zie di Caio Mario, e dal deslru lato del certuni c^^Dal pubblicato dall'encoiui alo
piazzane si osserva uu muro reticolato, p.Garrucci, e per altri argomenti, la villa
te d'un solo arco, composto di grossi e giunge, che il passo di SUabone, ed due i
r|uadrati massi calcarei, opera antica ro- di Frontino, ricevono dal prezioso mo-
mana. Inoltre diverse lapidi , avanzi di numento Filtorio Felice la più sicura
colonne d'ordine dorico , greco e pesta- conferma. Osservò il Corsignani,che pres-
no, ricordano eziandio il luogo della vil- so la vicina montagna di Casamaro pru-
la del viocilore diGiugurta 'n\ Nuinidia duconsi erbe rarissime, e molto stimate
e de'Cimbri presso f^eronat del gran ca- da'botaaici di Roma e di Napoli. •£ po- —
pitano intrepido, che possedè il coraggio stoCasamari piùdi 4 miglia all'oriente di
in un grado eminente e raro , segnalalo Veroli, e più di o da Trisulti, e primeg-
1
e memorabile esempio delie instabili vi- gia fra le anlichitù sagre del paese degli
cende umane (ch'ebberola ventura cono- ernici; si dislingue per imponenza e giau-
scere gli attuali esemplari al)italori del ce- diosilà, avente r aspetto di vetusto ca-
lebraloluo»o,ec|uelli che prima di essiivi stello e d'un gigante masso di mura co-
vissero nella solitudine tra la preghiera lorate dairiinpruuta de' secoli. Il Rondi-
VER VER Sf
cus ejusdeni hihUothecarius in Ms. co- contado di Scifelli colla bella casa reli-
rax, quani in lluatri forniam colles et dal mare alle prime vette Àpennine si
montes nndique coronane. In hujus fere stende. Si gimige adunque all'avanporti-
ìuedlo monasterium assurgit etc, Plani- co del monastero per una linea di 26 ba-
ties ipsa cuj'us non exigiiani parteni
, racche coperte a tegola, le quali lateran-
monasterium ampio murorum ambita do la sinistra deil'amiiia via, rendono
«i
gli ediOzi riuniti, oltre quello della sola gresso al piazzale esterno del luogo, ove
basilica; non che altra pianta della chie- addossato ad un'alta parete di fIanco,ev-
sa e monastero di s. Domenico di Sora vi un getto d'acqua potabile per pubbli-
per essere uniti alla badia di Casamnri. co uso. Una foresteria, non facente par-
Clii movendo dalla parie orientale di Ve- te della clausura, ha rivestito colle sue
rdi per la nuova via carrabile, che a cir- mura l'accennato loggiato , le cui mar-
ca 3 leghe di distanza la fi ontiera del Liri moree colonnette tuttora spiccano fra
raggiunge, superatechesi abbia per buon l'interstizio dell'arcuate finestre. In fine
tratto fra una rigogliosa piantagione di ima estesa cinta di mura racchiude all'in-
ulivi e castagni le cime di un dorso, e la- torno 6 rubbia di terreno coltivato e al-
icìato il pittoresco villaggio di Colle Ce- beralo, costituendo e delimitiindo tutto
rardi, inaspettata gli si otfre dinanzi una quanto nella clausura contiensi. Belia-
tion breve e ineguale pianura , nel cui luenle prospetta il piazzale la vasta ba-
londosul declinar d'una pendice, l'abba- silica dalle gotiche arcate e vetrierea co-
Bia e archi-cenobio di Casauiari,a guisa lori, ch'è preceduta da un nobile atrio, in-
di feudale dimora, innalza le sue abbru- tercluso sul fronte da ferrei cancelli, cui
nite muraglie. Il torrente Araaseno, che vi si ascende per ampia gradinata. Dei
ne bagna l'estrema parte, si tragitta in prospetto esterno della basilica di Casa-
prossimità per antico ponte di sostruziu- mari, V Album di Roma nel t. 16, p. Sy,
ne romana, come romana è la foggia del- pubblicò il disegno, con articolo illustra-
l' acquedotto , che sulla destra lo latera e tivo e con belle fantasie, intitolato: Trap-
immette nel vetusto edificio, distribuen- pa di Casa/nari : Lettera del cittadina
do in tutti luoghi opportuni le sue prov-
i P. F. Lombardi min. coni', all' egregio
vide acque. Quindi , come distendesi la cittadino archeologo d.' L. Bassanelli di
prospettiva di sinistra, per una grada- Albano. A latri il dì delle Ceneri del
zione d'alti piani e colline, che iuerpican- 1849 (epoca repubblicana ). Di questo
dosi s'innestano da lungi colle antifalde trofeo religioso, capo d'opera d'archilei-
Apennine (ove a media distanza giace il tuia lombarda sui generis, se ne dice ar-
88 VER VER
chilelto, e insieme capo mastro un mi- da sette grandi , solidi , lunghi e snelli
lanese, quello di Fcrssamiova presso P/- pilastri per ogni parte, che sorreggono
perno, per la somiglianza della chiesa , gl'intercolonni di altrettanti archi acuti,
del chiostro, del capitolo. Ne osserva con i quali in varie maniere incrociano nel-
facondia la parte estetica il p. Lombar- l'ardita volta della nave media ed es-
di, e la trova propria de'cenobili che l'uf- sendo alti 88 palmi. Gli archi delle navi
fiziano. Pei«^la costruzione del tempio minori laterali sono sostenuti da colon-
dìFossanuovaè creduta posteriore a que- nette co' capitelli a foglie e capricci in-
sta. Contrassegni e memorie che l'archi tet- tagliali, con quegli occhi e con quelle fi-
to ne fu pure l'esecutore, $ono gli emble- nestre cos'i ben traforate, che formano un
mi de'capitelli, come compassi, archipen- lutto che rapisce e incanta. Eguale ordi-
doli e simili, ch'era solito effigiare. Prece- ne tenne l'architetto nella nave trasversa
de l'atrio o portico, a cui si ascende per o crociera. Oltrepassando nave caloidi-
la
2,5 gradini, l'ingresso della basilica, cor- ca, o crociera trasversale, che mette ca-
rispondendo nobilmente al tempio, nel po nelcorOjivi veggonsi gli stallielaborati
quale a sinistra mirasi su alto piedistallo con amore e artificio. JNella intersecazio-
Inmarmorea statua colossale eretta nel ne della nave media colla trasversale, e*
lyyG a Pio VI, con l'iscrizione riferita levasi un'elegante tribuna eretta da Cle-
da Marocco, corne vado a
l'altra di cui mente XI a foggia di tempio , tutla ab-
far Bene/adori
lìienzione, leggendosi: bellita di finissimi marmi, da 4
e sorretta
eximio, in grati animi ohseqnium di- colonne con capitelli d'ordine corintio,
cariint. Ed incontro, sopra una porla, talché sembra un prezioso gioiello custo-
trovasi la lapide nel i 724 collocata dagli dito in una vecchia teca gotica, come e-
Alias et monachi slrictioris olserv. ci- sprimesi il Lombardi, che inoltre os-
p.
.f/(;rc.g:rflt//a/?///;i,al cardinal Annibale Al- serva. j> Chi non vede gli oggetti se non
bani perpetuo commendatario, loro fau- superficialmente, o ne giudica solo colle
tore e propagatore, /if(/H.9 nion. ah incu- idee che hanno regnalo negli ultimi se-
ria honùnuni atque injuria temporiim coli sopra l'arie, per non dire contro r^ir-
nal Scipione Borghese l'arcata, sublime diin*;no considerata sotto un punto di vi-
per bellissimi fregi e cornici semicirco- sta lutto suo proprio, par verni di un effet-
lari di pietra ben lavorata. E ne' fianchi to sorprendente. Infatti il genio dell'archi-
incorniciata da bifilate colonnette para- tettura cristiana, onde avvicinarsi quanto
Ielle, in due gruppi, rientranti e svariate gli è possibile alla struttura u)isteriosa di
da rabeschi e frastagli , con capitelli di quel tempio eterno di cui Dio fu l'arte-
fogliami di gusto gotico, il tutto sull'an* fice, ha concepito due siatemi di edifizi
darnenlo di quelle cornici che nel secolo religiosi che e<[)rimono, uno l'idea della
XVI si posero intorno a'quadri più ce- penllenza e de'palimenli con rassegnazio-
lebri. Sotto il dello arco tra diver$i ge- ne sostenuti, alla quale si convengono le
(natiche con un edificio a due piani, cor- sormontati da tre monti e una stella, rap-
rispondenti a questo doppio concello: qui, prestati lo stemma di l'apa Clemente XI
se ina! non vedo, si ottiene io scopo con Albani, che la fece costruire, leggendosi
una sola. Dappoiché volgendo lo sguardo a al destro lato dell'altare: Clemens XI
quelle antiche pareti nu<!e di ognr orna- Pont. Max. Jnno mdccxi. A 3 ordini for-
mento e di qualsivoglia traccia di pittu- masi la scalinata per cui si ascende alla
ra, come in uno sfato dt doloroso abban- tribuna e ne costituisce la base. Ha l'e-
solcano al pari d'una meteora notturna.Lo lone, con due finestre laterali, queste e
pf)rti sulla tribuna? Tantosto il suo aspet- quello in oggi già rimessi a cristalli co-
to g;(io, splendido e ridente ti inebbria l'a- lorati. A capo sopra il coro, sulla faccia-
nima d'una voluttà santa ed incognita: es- mezzo vi sono un occhialone e 5 fi-
ta di
sa ti si appresenta come un bel giglio che una delle quali ossia quella di
nestre, ,
sorge frammezzo agli i'^pidi rovi deldeser- mezzo sotto 1' occhialone è chiusa per ,
le Albani, seguendo l'esempio del suo zio do ancora chiuse, ma sembra che verran-
Clemente XI, feceli restaurare, come ap- no a riaprirsi. Nelle due navi minori la-
parisce dal suo stemma ivi situato : fece terali, le finestre ascendono a 4) rna tut- 1
pitturare diversi quadri di qualche esti- te chiuse, come chiuse sono pure alcune
mazione,eledonò non pochi arredi sagri". altre finestre accanto ad alcuni altari e
Nel mezzo dunque del presbiterio s'innal- nella crociera. Somministrò i cristalli co-
va la tribuna di singoiar magnificenza e di lorati, e f,u-à altrettanto per l^finestre da
Gtlimo disegno, costruita a guisa di lew- riaprirsi, il valettle ravennateAnlonioMo-
90 VER VER
toni, che ili siffalli cristalli tiene nocredl- va a Pietro Perugino maestro di RalTae-
ttita fabbrica in Roma, della quale e dei- le. Nel i85i fu rimossa la tavola, e per
Ja sua perizia parlai culle debile lodi tiei gratitudine de'benefizi ricevuti, trappen- i
voi. LXXIII, p. 35j e 3")2. La lunghez- sir umiliarono al Papa Pio IX. Lo re-
za della nave inedia dalla porta (ino a' staurò il prof. cav. Francesco Coghelti,
gradini della tribuna è di palmi 201, e cattedratico in pittura dell'accademia di
da quella all'eslieniilà del coro ne corro- s. Luca, sotto la direzione del cav. Tom-
no altri 68, formando un lolule di palmi maso Minardi, allro professore di detta
269 romani. La larghezza è di palmi ^1 accademia emerito e ispettore delle pit-
circa, l'altezza 88, come già dissi. Le na- ture pubbliche di Roma, ed anch'egli lo
vi minori laterali sono larghe ciascuna reputò del Perugino o della sua scuola. U
palmi 4 e mezzo, e la loro volta è bas-
r l'apa fece collocare il dipinto nella sua
sissima, però corrispondente alla larghez- particolare libreria nel Palazzo Pratica'
za. La nave Iras versa o di croce, è lunga no, ove pure si ammira la superba col-
palmi i5o e larga 3o e mezzo. Oltre l'al- lezione de'quadri di Peter, discorsa in ta-
tare maggiore della tribuna, dedicalo al le articolo. Si può vedere il Rondinini,
ss. Sagiamenlo, vi sono altri sei altari si- cap. IO, Praesens forma Basilicae de-
tuati nella crociera, che addossati alle pa- scribitur. Egli dice, che nella crociera
7
reti, 4 fronteggiano l'ingresso, e 2 tengo- sonogli altari, compreso quello della tri-
no l'angolo estremo delle braccia di es- buna, il cui quadro credesi dipinto dal
sa. Sono decorati lutti di quadri buoni, cav. Giuseppe d'Arpino, sull'originale di
rappresentanti quanto vado a riferire. A Raffaele: (7«<J'/i hiiicab<;Lullsscferlur ah-
corna Evani^elii,i° Giovan- aliare, i s». baxcomniendalariusejui le/nporis, sub-
ni e Paolo fratelli e titolari, e sulla men- stilato exemplari. Gli altri 6 altari li ri-
sa anche un bel quadrello con s. Fdooae- ferisce disposti nella nave tras versa, due
na; 2." s. Matteo apostolo, che ha pro- dalla parte del Vangelo, due dalla parte
pria cappella; 3.° fuori della linea de'pre- dell' Epistola, et bina alia prope fineni
cedenti due altari e piti addietro, i ss. Be- ulriusque na%>is lateralis. Presso il 4-° ar-
nedetto e Bernarilo, forse del cav. Arpi- co della nave media ab apposito latere
no e stimalo il migliore degli altri. E' il fere in medio totus ecclesiae ambita ex-
quadro sovrastato da altro in forma ova- ciiatus est suggestus concionaiorius la-
le, copia della tavola che prinui era ap- pìdeas antiqae sed nobilis in primis et
pesa alla tribuna dalla parie del coro, del- eleganlifi structurae sub quo bina jacent
la quale vado a parlare. A conili Epi- conditoria concamerata , ubi antinuis
stolac'jt." aitare, la Natività del Reden- temporibus sacri libri custodiebantar,
tore e perciò esprime la s. Famiglia; 2.° quos prò velcri ecclesiae move e suggC'
i Giovanni Ballista ed Evangelista; 3.°
ss, sta recitari oporlebat. Ad una vecchia
aliare dirimpetto a quello de' ss. Bene- cancellata di legno, venue ultimatnenle
detto e Bernardo, s. Carlo Borromeo e; dall'alacrità del già lodato p. ab. Galluc-
8. Filippo iVeri, quadro de' migliori, co- ci, sostituita altra di ferro a stile gotico
me lo è il suddetto di s. Matteo. L'altare modellala, che abbracciando tutto il cor*
della tribuna non ha quadro. Un tempo pò della chiesa, prospetta e delin)ita a 200
ve ne fu sospeso uno con fucinelle dietro palmi dall'ingresso la clausura per inte-
alla facciata dell'altare dalla parte del co- rocouleimta nella descritta nave trasver-
ro, a due delle 4 colonnelli marmo ne-
fi sa. Del resto, tutte le pareti, i pilastri e
ro. Era una tavola roppresenlanle la B. gli archi sono a contestura di travertino
Vergine, o.n Gesìi ed il Battista, lenu- squadrucciato , da rendere solidissimo
to [)cr capo d'opera d'arie, e si ulliibui* quanto iniporlaule il ben tessuto lavoro.
VER VER 91
Appena passata la porlicella , che dalla to cleri el populiverulani stipante coeto,
cliiesa cuiicliice al cliiuslro, vi è un alta- accorrendovi a venerarle nella basilica i
re dedicato a' ss. Sotero e Caio maitiri, popoli circostanti , e dopo il vespero si
cult (juadi'o esprimente un gruppo di ss. restituivano alla cattedrale. Di più trovo
Beuedettiiii e deiroidine, oltre s. Anto- nel l'ai tra opera del Rondi nini, Otfs*. /li.zr-
nio e l'Angelo custode. E' questa una cap- tyribiis Johanne et Paulo eorunique ba-
pellina ove nella uolte ufTiciaiioi conver- silica in Urbe Roma, p. 20, che con più
si recitando in forma di coro alternativa- dilTusione ne riparla, dicendo essersi tro-
mente ad Pater ed Ave, non
alta voce i valo presente nel 706 a Casamari, quan-
1
avanti quello della nave trasversa, r;2t2g/i/ facendovi eseguire le ss. missioni da'pii
quadrati Lipi (Ics ìiiolein conipoiiunt: ele- operai , onde vi accorsero circa 3o,ooo
vasi dal fornice e tetto della chiesa per persone d'ogni specie, in sagri pellegri-
4o palmi. Era sovrastata da una specie naggi con sodalizi flagellandosi, tra il cau-
di piramide alta circa 3o palmi, nella cui to de' sagri inni e la general coinmozio»
sommità spiccava la Croce di ferro, ves ne e di vote lagrime. — Dice il p. Lom-
siilo di nostra redenzione. Era una spe- bardi, la basilica, il claustro, il capitolo,
cie di padiglione alla moresca maiolicalo e un lungo fabbricato di gotico stile, at-
a colori che coronava l'edilizio. Ala que- tiguo alla parte esteriore della chiesa, che
sta sommità venne devastata da' fulmi* ora serve ad uso di granaio e sotto con-
ni,eriniasedecurtata per minaccia di ro- tiene ampie stalle, ma che in origine era
vina. Le due campane pesavano, la mag- il refettorio de'monaci, formano le parti
giore fatta dal cardinal Fiancertco Bar- più cospicue del grandioso gotico edifi-
berini abbate commendatario, 3oou lib- zio, la cui vista in seno a quell'apei ta so-
bre circa, e looo l'antichissima minore. htudiiie ispira venerazione e stupore, e
Inoltre il Rondiniui tratta nel cap. 6: Di- lancia T immagìtnizione a'tempi del suo
vorain Reliquiae, quae ad Casacinarii massimo splendore, in cui mille di que'
inonasteriuiiipertinent.tin\\Ci\iìMi\\\tmiA- venerandi solitari abitavanlo, e Pontefi-
tesene veneravano nella chiesa, per sagri ci, imperatori, porporati e nobilissimi ba-
doni de'Papi, ma ora poche ne esistono, roni venivano a venerarlo ed arricchirlo
dopoché il conunendatario cardinal Bu- de' preziosi loro donativi. Dopo la chie-
nelli nel i 572 le trasferì nelsanluai io del- sa, merita di essere osservala la grande
la cattedrale di Veroli, e collocò in appo- aula capitolare, veramente magnifica nel
sito armadio chiuso con due chiavi, una suo genere. E' un perfetto quadrato con
delle quali dovea custodne l'abbate clau- 3 navi eguali, cui archi acuti posano so-
i
strale di Casan)ari, 1' altra i canonici di pra 4 robuste colonne scanalate, cioè cir-
s.Andrea stesso, come già dissi ragionan* condate da un bel giro di colonnette, a-
doue in principio di quest'articolo, insie- dorne di capitelli con bei fogliami; e la-
me a i|uetle della ss. Croce, del braccio teralmente sopra capitelli di pietra scal-
di s. Matteo, e di notabile porzione del pellata somiglianti a capricciose menso-
capo de'ss. Gio. e Paolo, e queste tre o- le, che nell'intorno formano una simme-
gni anno nella festa dell'Ascensione dal- tria assai vaga. Il Marocco riferisce, il ca-
la cattedrale verulana si portavano ia pitolo avere l'aspetto d'un tempio il più
questa basilica iu solcuue processioue lo- elegante, foitualo alla gotica culla volta
9» VER V ER
che costiliìisce molli angoli acuii di pie- minare la contigua corsia, ornali de'so-
tra scalpelìcita , che hanno diramazione lili fregi tricuspidali, e distinti da 3 or-
nll'oi dine delle colonne che la sorreggo- dini di colonnette spirali e gemelle di
uo, le quali se«nbrano fasci di colonnet- singoiar magistero, tutte svariate nel la-
te; lateralmente posando su capitelli di voro e con vaghissimi fogliami, e da cui
egnal pietra, cheall'intoroo de'muri for- sidipartono per le variate cornici degli
mano un ordine vagliissitno. Questa gran archiacuti. Ogni balcone conta 6 colon-
.sala ha palmi 55 per ogni lato. In com- nette, cioè due per parte e due in mezzo,
plesso, l'elegante porta, le finestre, l'u- che reggono l'intercolonnio, intersecan-
nione delle lniee rette e curve co'loro an- do la luce. Questo claustro è lungo per
goli salienti e rientranti, formano un beli- ciascun lato circa 90 palmi, e venne ri-
so congiungevasi a'deboli raggi della lu- nei di colai fatta? « Noi vediamo lo stile
na furtivamente introdottivi, a rischia- univoco di que'secoli in tanti monu men-
rare que' taciturni ed immobili solitari ti depositari di quella generosa pietà che
bianco-vestiti, che sarebbersi presi per una insegnava a'nustri avi d'impiegarli brac-
radunanza di notturne apparizioni raccol- cio alla difesa della fede nelle crociale, e
te sotto quell'antiche gotiche volte. Il Ma- le ricchezze ad innalzar insigni basiliche
rocco, testimonio oculare, aggiuHge, su e fondare badie, per la redenzione delle
questo capitolo e de'suoi trappensi: olire loro anime da'peccati, come usavano e-
però il capitolo ch'essi vi fanno, si tiene sprimersi, che noi tuttora ammiriamo, e
seralmente una lettura sagra e ascetica, che pel loro colore storico ci destano sen -
che muove il cuore a tenerezza; si ricor- timenti di rispetto e di culto". Qui pro-
dano soltanto le massime eterne, e gli ef- lesta ilp. Lombardi, di non esser vagheg-
fetti della divina provvidenza, anzi d' al- gialore del gotico, ne rileva le stranezze,
tro non trattasi che dell'estremo fine de' che col suo bello in più luoghi ragionai,
mortali, ed il silenzio de'maestosi padri, dichiarando nondimeno: » ma non dee
di bianco vestiti, alla lettura egregiamen- negarsi, che un filare di colonne gotiche
te risponde, mentre un fioco lume collo- sulle quali nasce da un cespo di fcglie e
cato in mezzo pel solo leggitore accresce si diparte il consueto gruppo di archi di-
lina teira meditazione. Dalla porta, chiu- vergenti per ogni verso, coll'imitareuna
sa da cancello, si passa nell'ala destra del fila d'alberi quali co'loro rami vanao a
i
questi penitenti ingrata così, come a noi, ed anche i suoi superiori alla peniten-
che sogliamo asconderlo ne'luoghisùbur- za. Io meditava su questa verità, allor-
bani,e spogliarlo d' ogni immagine che ché una croce mezzo rovesciata che m'era
ci attristi. Quivi non olezzo di fiori, non dinanzi fissò la mia attenzione. Nell'ab-
lusso di marmi, non orgoglio d'iscrizio- bassarmi per leggerne la scritta ... mio
ni bugiarde; ma tulio è governato da u- Dio, the vedo! il nome d'un mio bene-
na severa semplicità. Un viale che mette fattore Quasi fuori di me per la sorpre-
!
capo ad una sagra edicola, ove sta effi- sa inaspettala, io caddi a' suoi piedi, e
giato \ì primogenito de' morti divide , pregai requie e pace allo spirito benedet-
per mezzo in tutta la sua lunghezza quel to , che forse invisibile mi si aggirava
campo funereo, e per largo alcune spal- d'intorno, e godeva di quell'estremo tri-
incerto sulle croci, illuminate allora da- me poi seppi, consumò l'olocai^sto della
gli ultimi raggi del sole cadenleche pare- sua vita nel bacio del Signore, ed io era
va curvarsi ad adorarle, io riandava col- sul suo sepolcro. O mio amico! Quai le-
la mente le pietose e commoventi cere- zioni di disinganno non si apparano in
mouie che accompagnano questi virtuosi questa scuola! Dopo il brevissimo riso e
cenubiti nell'ultimo alto della loro mor- il lungo pianto della vila, Linquenda tei'
che sogliono incontrare con
tale carriera, bis, et domus, et placens - txor (Ora-
animo as$aitranquillo,sicconiequelli the zio), Un pugno di lerracuopre egualmen-
alliaver.'o le paurose ombre del sepolcri te le ossa del superbo mondano e del-
vedono in lontananza la bella e sertiA l'ignorato Trappista(F.)j e il nudo spi-
luce de' cieliparevami avere dinanzi
; e rilo, sulle ali delia virtù o del vizio, vo-
questa veridica pittura che l'autore del la in seno all'eternità". Il monastero, co-
t)4 V l{ R VER
me già Inclicat, non manca d'arrjtia pò- p. Lornhardt. »« L* austero fenor di vita
tabile, che qui giutige per acqnetlollo di de'lrappisti, giudicandone dalla nostra le-
materiale dello degli Archi da un 3." di ziosa <lelicatezza, sembrerà forsea toi co-
miglio in disianza verso la parte di Bau- me ad altri, che sia cosa la non più fa-
co, inlroducendosi nel claustro dopo di cilead imitarsi. Nientedi più assurdo. Un
aver formato una bella fonte, che oltre pocodi buona volontà, stimolala dall'ar*
di passare alla cucina si dirama per le al- dente desiderio di procacciarsi una feli-
Ire oflicine del medesimo. Un allo e luti- cita perenne, e avvalorala dall'aiuto di
go murag.lione laterale alla ptdjblica slra- lassù, basta ad operare quel prodigio, e
da, prima d'arrivarf al cenobio, lutto for- trasmutare di sovente un voliUtuoso si-
forma - Rediixeriint- An. mdccvi. Di- vorile della solitudine: e di ciò ne fa le«
nanzi al .° androne, comesuol dirsi, che
i slimoniaiiza tu» solitario non sospelto,seb-
melte poi al piazzale del mojiastero e bene non penitente, qual è G. G. Rous-
chiesa, vi è la Itinf^a Illa delle descritte seau nella lettera 23.' della sua Eloisa,
baracche. Rimarca Marocco, (he pub- laddoveparla de'Iuoghi elevali e solitari,
blicò il tomo che cotiliene l'articolo nel Colassìi mi si diede a conoscere, e mi
1834, dalla vastità del suindicato antico si dispiego innanzi sensibilmente in quel-
refettorio ,
ognuno può congetturare la l'aria così pura la veracagione d'esser-
molliludine de'primitivi venerandi soli- mi cambiato d' umore , e di avere riac-
lari, essendo Iradizione tra gli odierni es- quistato quella pace del cuore, che da
sere giunto sino al numero di mille, ed tanto tempo avea perduta ... Dove l'aere
allora vi fiorivano soltanto 4o trappen- e puro e sottile, si sperimenta maggior
si conversi e coristi, i quali con 1' ausle- facilità nel respirare, maggior Icggerez-
rissimo ed esemplare tenore di vita, cor- za nel corpo, pili serenità nello spirito,
lesemenle accolgono frequenti i ospiti vi- nien vivi si provano gli slimoli, piìi mode-
sitatori del luogo. Egualmente scrisse il rate le passioni. Le meditazioni vi preu-
Castellano nel 837, Lo Stato Pontificio,
1 dono un non so qual carattere grandio-
p. 225, ili questo istituto Irappense, es- so e sublime proporzionato agli oggetti
sere rigido ed esemplare il lenor di vi- che ci toccano, e s'insinua dentro di noi
ta che menano i solitari, presso quali i un non so qual tranquillo piacere che
con particolar cortesia vengcmo accolli i non ha niente di sensuale. Pare che in-
frc(p>eiHi ospiti. Il cav. Palmieri, nella nalzandosi sopra il comune soggiorno
Topografia statistica dello Stalo Pon- degli uomini, si lascino indietro tutti i
lifìcio,\ìnv. 3,p. 1 97,disse nel 1 858: Fiori- sentimenti bassi e terreni, e a misurache
ronoinCasarnan uomini sommi per dot- uno si avvicina alle regioni eteree, l'n-
Irina e per pietà singolare, e que'buoni ninia vi contragga qualche cosa della
Zi monaci che tuttora (non 3r,ma 43 inalterabile sua purezza. Noi ci accor-
erano Irappensi neh 858, fra coristi e
i giamo d'esser scrii, ma senza malinco-
conversi, e in quest'annui 859 sono 3r)) niaj pacifici, ma senza indolenza: lutti
con attività incredibile si occupano a van- ^idesiderii troppo vivi si rintuzzano, per-
faggio degli abitanti delle vicine campa- %lono quelC acuto siimelo che li rende
glie,, a coloro che vi si conducono prodi- tormentosi, non lasciano nel profondo
gnno In più corlcscospilalilà. Dice poi il del cuore se non una leggera e soave
VER. V En 95
tommozìonej quincli avviene che contri- per es<<eie ad essa vicina e nella sua dio-
huìscano olla felicità dell' uomo anche cesi, eperchè molte sue notizie le sono
passioni stesse., che per altre sogliono
le comuni; finahnente, eziandio quid monu-
essere d'altronde il suo tormento. Oiìà'è mento del medioevo, che la stessa Rfi-
$
che monaci dilunga iiclosì saviamente ila
i
dilettosa - Simili a se gli aùitatorprodu- stendeimi alquanto nel ilarne una mo-
ce (Tasso 1,62), si elessero profondi de- nografìa. Imperocché il cistcrciense ve-
serti, antiche foreste; e quali aquile con- scovo di Badajoz d. Angelo Manriquez, di
lemplalive posarono i loro voli sui sagri Casamuri ne tratta ne suoi /4nna li de' Ci'
orrori dell' Alvernia, nelle erme spelon- stercicnsi, ma egli mori nel 1 65^ circa.
che di Subiaco, sulle velie diMonte Cas Il suo storico Rondinini pubblicò l'opera
sino, e sugli altissimi gioghi di CamaMo» nel 1707, perciò non potè ancor lui ra-
h, donde si odono gli ultimi rniuori del- gionare della 7>^^^;<7, la quale, come no-
la terra , e i primi concenti del cielo". tai in tale articolo, e meglio vado a de-
sero per elevarli ad eminenti dignità ec- mondo si ritirai ono,col pei messo del pro-
clesiastiche, e per in)piegarli in servizio prio vescovo, che a ciò gli avea esorlati,
della s. Sede. Al presente non è più nu- per non aver che il nome e l'ordine di
meroso come per l'addielro; vi è però in chierici, nel vicino luogo di Cosa Mario
pieno vigore, anzi in inciemento la mi- o C<7y<7/77fl/v7, quindi Casa Morie Casa-
rabile osservanza religiosa, congiunta al- mari, già magnifica villa di Caio Mario.
l'esercizio di edificanti e feconde virtù, Vi trovarono uiolle case e altri edifizi di-
olla contemplazione e alla pteghiera, fe- ruti, e gli avanzi del tempio di Marie sul
licemente conginngcndo l'attività inde- quale vi fabbricarono una cappella imi»
fessa a benefìzio degli abitanti delle cam- tolitla a'romani fratelli ss. Gio. e Paolo
pagne circonvicine, la gentilezza njona- martiri della famiglia Orsini. Tanto si
stica a vantaggio degli ospiti. E' l'unica ritiene inCasamari, e tanlo afferma l'U-
Troppa dello stalo pontifìcio, quindi un ghelli, Italia sacra, t. i p- SSg, se- ,
•
suo illustre pregio conveniente al centro guilo anche dal p. Casimiro da lloma
rfel caltolicismo, ove esistono o sono rap- nelle Memorie. Il p. Clavelli, L'Antica
presentali tulli gli oidini Religiosi, an- Jrpino, p. ig, errando però nella data
che Solitari j ornamento virtuoso e
fa IO i5 efacendo costiuire il monasteroda'
t'iejce benefica alla Campania papale; e divoli normanni che signoreggiavano le
forma gloria per Verdi, da cui è deriva- vicine contrade, indi accresciuto da' ve-
ta la sua prin)iliva origine, non meno che roiani sacerdoti rilirativisi a vila esem-
96 VER VER
piare e religiosa; e questo pure è iiiesal* qui non vi è contrasto, perchè si parla
lo, per quanto dirò} forse poi fra'benefijt- dell'erezione del monastero, non dell'e-
tori che contribuirono all' erezione del poca che vi die'origine, che per altro do-
monastero, può darsi che vi concorressero veasi conservare con dichiarazione. Poi
anche nuriiiat)ni, die tante chiese e mo-
i nel u. xiii, eh' è il t;italo dal Cappellet-
rtunienli monastici innalzarono. Il Uon- ti, trovo il detto brano riferito da lui, e
cliinni nel cap. 2: Inilia,et profccCus Mo- dal Itoifdinini , il cpiale però si corresse
nasterit\ allegando un antico codice ma- al modo che dissi ed in cui leggo: Anno
nu exarato carclìnalis Baronìus^ ove si Millesimo Quinto Lidictione UH, col-
legge la data dell'origine, ossia della vo- la chiamata d'un asterisco iu margine
xlo Jndictioiie quarta, che invece è la da- giorno dell o35), ed essere la data della
ta della posteriore loro professione mo- fondazionedel monastero. llBaronio con-
nastica, come proverò. Infalli il ouedesi- tinua a riportare le successive notizie del
UJo Rondinini, ntW Addenda et corri- monastero rifabbricalo coU'odierna chie-
genda scrisse supple in margine j ita
, : sa. Adunque a me sembra, che la carta
codicem corrigendum duxit cardinalis allegata dairUghelli, all'epoca del ioo5
Jiaronius ,
quuni Millesimo Quinto
ibi attribuì genericamente quella' del mona-
scriptum sit. haoiìde pare che non del tut- stero , senza esprimere che fu piuttosto
to giustamente l'ab. Cappelletti sullodalOj il principio a cui più tardi die'origine, e
Le Chiese d'Italia, t. 6, p. 479> "on ab- perquesto doversi preferire al detto e poi
bia voluto aamieltere all'annoiooS l'a- contraddetto dal Baronio, la correzione
nonimo vescovo registrato da Ughelli fra* del Rondinini. Il Corsignani,fìeg'g/tìt Mar-
\escovi di Veroli, sull'appoggio d'un'an- sicana, p. i45, anch'egU riferisce, che il
dal Mabillon ben diverso. Per ciò vol- tata dairOgheili; ma benché citi e abbia
le riprodurlo, ed è quello identico ri- letto il Rondinini, non si avvide che an-
ferito dal Rondinini; se non che ripeten- co egli la riconobbe, neW addenda etcor-
do l'errato anno, da quello storico cor- rigenda, (itWa quale nulla ne dice. Del
lello,anche il Ca()pelietti ripete: An- resto il Rondinini, col testo del codice,
no Millesimo Trigentcsimo Sexto, invi- oUre il perchè i verolani preti si deter-
tamlo il lettore di consultare il Mubillon n)inarono a ritirarsi. Erant in civilate'
negli Annali Benedettini, ed il Barunio l'erulana quidam boni meriti clerici^
negli
Xiii.
Annali ecclesiastici, anno o3o, n.
L'ho ubbidito per quest'ultimo, per-
t qui servanles praecepla Dominica, divi'
naqne judicia mcditantes, ac dicenles:
I
chè li posseggo, del Mabillon, quanto a' Fae nobis j qui nomine clericatus ha-
benedettini, solo avendo gli Annali de' lente sofficium, vitam ncque canonicani,
San li Benede Itini, col le Prefazioni, ol t re ncque monasticam ducimusl Quid de
oltre opere. Quindi nel t. XI
Anuales
, nobis erit, quid in exlremo die turi su-
Ecclesiastici, n. xii: Demonasterio Ca- mas examine? ad cujus auxiliuin con-
saemarii, Baronie lo dice eretto nel-
il fugiemus ? Jaciamus nobis amicos de
Vanno millesimo quinto, e poi lislabili- mammona inquitatis, ut quum ab Une
»ce l'auno Millesimi trigesimi quinli, E vita migrayerinius, recipianl nos in ac-
VER VER 97
terna lahernacala. Tnlia animo voh'cn- diocesano Gerardo ; e quivi diedero ca-
Ics ninne dicenUs, adjnnclis r/uibnsdatn nonicameute principio alla comune os-
laicis fidelibus ejiisdem ch'itati s, vene- servanza monastica. Insomma questa so-
rimi ad funduni qui dicitur Casaema- litudine ebbe origine nel ioo5 da'detti
rii in territorio Verulano. Dopo aver- ecclesiastici verolani , che essendosi poi
vi fabbricalo la già tueniorala cappella, moltiplicati, nelio36 presero abito mo-
idearono di erigervi contiguo un piccolo nastico, e allora divenne casa monastica.
monastero, ma alcuni di ^loro per vari Non credo il riprodurre come
superfluo
anni intanto presero abitazione presso il cav. Mellonj nel suo mss. narra
1' origi-
la
vicina chiesa della Madonna del Reggi- ne di questa gloria patria.» Erano a que-
mento posta sur un colle', 5oo passi di- st'epoca in Veroli (allude ali oo5) cpiat-
stante dal luogo ove poi fu eretto il mo- tro benemeriti ecclesiastici, ed avevano
nastero di Casamari, a cui in seguito fu nome Benedelto, Giovanni, Orso ed Az-
unita; ed il Rondinini che ne tratta nel zo, e concepivano o meglio ispira vanii nel
cap. 1 1, in uno alla chiesa di s. Croce, progetto di menar vita claustrale, e sen-
questa lungi circa io passi dalla basilica, za prevedere i futuri fasti dell'opera lo-
ilcui suolo fu poi convertito nel discor- ro si davano con mezzi propri e con sus-
so cintiterio, esibisce l'iscrizione postavi sidii di altri divoti concittadini ad erige-
dal conunendutario cardinal Francesco re una chiesa con alquante celle sulle ro-
Barberini nel i 666 per averla restaura- vine di vasti fabbricati nel territorio esi-
sacerdoti e laici verolani, per imitarli nel d'ignoranza , conservò fino a noi la sud
tenore di vita solitaria e penitente, qua- i tradizionale denominazione. Inlanlo che
li formatisi incongregazione, coll'annuen- fra lo spazio di alquanti anni procedeva
za del vescovo di Veroli, d'unanime con- l'opera pia, dessi andetteio a vestire l'a-
senso si dierono a vita claustrale appro- bito benedettino nel prossimo monaste-
vata dalla Chiesa. Questa risoluzione ef- ro di s. Domenico in lenimento di Sora,
fettuarono col recarsi nel celebre e flori- e ciò seguì definiti vameute prima dell'aii-
do monastero di s. Domenico abbate di noio35. Dedicata quindi l'eretta chiesa
Sora nel io36, posto due miglia dislau- a'ss.Giovanni e Paolo, aumentati di nu-
te dalla città, a ricevere l'abito nero mo- mero, creato Benedetto, uno di essi con-
nastico colla regota del patriarca s. Be- fondatori, per loro abbate, consegnarono
nedetto, dalle mani del ven. ab. Giovan- alla memoria de'posleri questa splendida
ni Ceverando, già discepolo di s. Dome- pagina della Verolana istoria"; Ben pre-
nico morto 5 anni prima, e deposto nel sto monastero acquistò rinomanza per
il
sotterraneodell'antica chiesa gotica. L'ab- la santa vita de' monaci fondatori e per
bate Giovanni approvò tutto, e dichiarò la dottrina che presto vi fiorì. Il Rondi-
i.° priore abbate del nuovo monastero nini ragiona nel cap. 12: Priontni Abha-
che doveasi edificare in Casamari, Bene- inni series, qui Monasteriuni rexerunt.
detto!, nobile verolano, ch'era il piìi vec- Nel cap; 'j-.Elenchus Ecclesiarum, qnae
chio de'4 sacerdoti fondatori (tale alcu- Monastero subditnesunt; furono :i3,fia
no disse anche il ven. Giovaiuii Beveran- le quali s. Ippolito di Veroli e s. Vito nel
do, pel suo operalo). Ritornali essi in Ca- suo territorio. Nel cap. 8: Bonn et /ura
samari, fabbricarono monastero che a-
il Bloiiasterii, compresi quelli del territo-
V(;,ino ideato fin dal oo5, con più como-
i rio Verolano. L' abbate Benedetto I ri»
da chiesa, col precedente titolo de'ss. Gio. nunzio nel o4o, e per avere Dio, pe'suoi
i
e Paulo, e la fecero dedicare dui vescovo meriti, dopo morto, operato alcuni sire-
VOL. ICIY. 7-
gb V E R VER
pilosi miracoli, il popolo gli die' il titolo aprile i'2i7. L'abbate Orso accrebbe le
di Ideato, secondo l'uso di que' tempi. Il possidenze, in uno alla chiesa di s. Ste-
suo corpo s'ignora ove fu deposto, come fano presso Rauco. Durante il suo regi-
pure quelli di altri abbati , non che di meinsorsero disordini nel monastero, per
quelli clie divennero vescovi di Veroli o cui voleva rinunziare, se non s'interpo-
altre diocesi, parimenti sepolti in Casama- nevano Alberto vescovo di Veroli, Gior-
lì,come rileva Rondinini. Nel detto o4o i dano governatore di Campagna, ed il car-
diventò 2.° abbate Giovanni I verolano, dinal Chalillon, che divenne Urbano II
il quale verso il io45ampiiòeabbeHì con nel 1088. Però giunto a decrepita età ef
pittare la chiesa, vi aggiunse 3 altari ia fettuò la sua rinunzia. lu sua vece gli fu
onore di s. Maria, di s. Pietro, di s. Be- sostituito nel 1095 per 4-° abbate, Ago-
nedetto con finestre di bellissimi vetri
,
stino I di Capua, che dotto e di gran pie-
colorati; eresse un ciborio sull'altare de' tà, riformò il monastero, (eceediiìcare un
ss. Gio. e Paolo, e l'ambone, e la fornì nobile claustro, ampliò il dormitorio, ed
sessioni, colla suddetta vicina chiesa del- tò Casamari, insieine ad Agostino mona
la Madonna del Reggimento. Da Papa co e abbate successore di Casamari e ve-
Nicolò II ottenne l'esenzione del mona- scovo di Veroli. Questi è Agostino11. che
stero, reso soggetto immediatamente al- dopo Agostino I era stato latto 5." ab-
la s. Sede, ed allora fu che s'inquartò l'ar- bate, e poco dopo eletto al dello vesco-
me di Casamari del pastorale colle chia- vato Ferentinale. Laonde neh loGfue-
vi di s. Pietro. Divenuto Giovanni I ve- letto in G.°abbateGiovanui II, morto nel
scovo di Veroli nel 1 0G6, gli successe qiial i io8. In questo gli successe il 7.° abba-
3.° abbate il decano del monastero Orso te Placido I, nel 1 1 1 1 eletto vescovo di
verolano, e come i precedenti confonda- Ferentino. Allora per 8." abbate succes-
tore del medesimo. Ottenne da Alessan- se Amato, il quale rinunziò neli 1 16. Il
dro II la conferma dell'esenzione del mo successore 9.° abbate Benedetto II, elet-
«asterò (altrettanto poi facendo Anasta- to in tale anno, anch'esso rinunziò nel
sio I Y, Adriano I V, Alessandro III, Ono- I 123. In quest'anno fu il io." e ultimo
rio III e altri Papi), e poi nel 1076 ebbe la abbate de'benedettiui ueriPietro,già prio-
gloria di preservare Veroli dal minacciato re del monastero, e governò sino all'in-
eccidio, ch'erasi proposto di prepotenza troduzione de' cistcrciensi in Casamari.
ilnormanno cunte di Capua Riccardo. Il Sotto di lui e ili i4o piò volle si
verso
buon prelato gli andò incontro con ab- recò a Casamari Bernardo dottore di
s.
bondanti e ricchi doni preziosi tolti dal s. Chiesa, abbate di Chiarm-aUe, rilor-
suo cenobio, quindi con mansuete paro- malore e propagatore insigne de'monaci
le lo placò, e lece ritorno ne'suoi stali. I Cislerciensi (^.), in occasione che por-
verolani per riconoscenza, con istromen- regno di Napoli per
tavasi n'congressi nel
to de*i3 dicembre 1076, a mezzo de'lo- anche tenuti alla pre-
affari ecclesiastici,
ro consoli, prò Univfrsilate civit. reni' senza del Papa Innocenzo II, non chepas-
lannni, donarono a Casamari molte pos- sandoa Monte Cassino. Siccome nel mo-
sessioni nella diocesi, co\ Jus pas( endici nastero era avvenuto qualche sconcerto,
lignandi. quale atto, perchè in parte
Il e nello scisma dell' antipapa Anacleto 11
corroso, venne rinnovato da'consoli e cit- alquanto avea parteggiato per lui, così il
tadini, e da tulio il popolo verolano a'24 zelante e virtuoso luonaco Giovanni, co'
VER VER 99
correliglosi,uuDueiilel'aljIjali;Piclro,in»- bre, ma leggo iu memorie particolari a'
ploiacoiio e olteiinero da s. Dcinarclu di 27), dedicando il tempio a Dio, in onore
essere adìgliati al suo noientissimo mona- dell» lì. Vergine Maria, e de'ss. Giovan-
stero di Cliìaravalle: luUavolla i uiona- ni e I^iolo martiri antichi titolari. Que-
ci coiitinuarouo a porlarei'abilotiei'ocas- sto rito non potè godere il degnissimo
siiieuse per altri pùclti auni. Non oslan- abbate Giovanni IH, essendo morto a' iG
te, nel i i43 i aioiiaci di Casaniari quasi febbraio dello stesso i i5i: fu sepolto iu
tutti caderouo in rilassatezza e diveuue- Casamari in luogo ignorato, ed il suo e-
ro insolenti. Ciò non potendo couiporta- logio trovasi nel martirologio cistercien-
re il monaco Giovanni, con alcun altro se col titolo di bealo. Egli vivente, scrìs-
osservante della disciplina monastica, ab- se la bella lettera spirituale, Memor dui-
bandonato il monastero passarono in cediiiis ,
prodotta dal Rondinini a p. 6,
Francia nell'abbazia di Chiaravalle, sot- al suo diletto maestro s. Bernardo, a cui
to la regola di s. Ilernardo, che li vesti fu carissimo, sulle crociale di (|uel tem-
dell'abito bianco de'cisterciensi. Intanto po per l'infelice spedizione di Gerusalem-
il Papa Eugenio III, che avea professa- me, e le rivelazioni fatte a favore del s.
to le costituzioni di Cistello, ed era stato Dottore, da'ss. Gio. e Paolo. Eragli suc-
discepolo di s. Bernardo, mal solfreudo ceduto il 12." abbate Faramondo o Fro-
l'oltracotanza degli eretici arnaidisti, da mondo o Flaimondo, che dopo aver sof-
Ruma essendosi ritiralo in Francia, po- ferto col monastero le persecuzioni del-
scia neli i4<) vi l'iloriiòavendo sottomes- l'imperatore Federico I, ed anco l'esilio,
so gli arnaidisti faziosi colle armi di Rug- per restare nell'ubbidienza d'Alessandro
gero re di Sicilia. Ma per nuovi tumul-
I III,ricusaudosi riconoscere l'aulipapaVit-
ti, nel declinar dell'anno nuovamente ne tore nel iGo divenne vescovo di Ve-
V; 1
uscì, portandosi a dimorare nella provin- roli,ove Alessandro Ili lo cousagrò, in-
cia di Campagna. Recatosi a Casamari e sieme all'ordinazione al sacerdozio di Ro-
veduta l'infelice condizione cui era ridot- dolfo cellerario di Casamari, che ^>oi a'
to il giù esemplare monastero, da'mona* 5 ottobre i 161 consagrò iu vescovo di
ci benedettini neri violato, abbandonato Ferentino. Il Papa si recò più volte a
e quasi distrutto, e che inosservanti le di- Casamari; e qui noterò, che probabil-
scipline eransi dati al dissipaDienlo, li ri- mente que' Papi che di sopra registrai
mosse affatto nello stesso fine del 1 149» essere stali in Veroli, per la celebrità
cominciò a riedificare il diruto cenobio, e vicinanza di questo monastero, non a^
e l'affidò alla cura di Bernardo, accioc- }=. vraniio mancalo di visitarlo. Nello stes-
ché vi ponesse una colonia de'suoi edifi- so! i6uinBisìgiiano nella Calabria, a spe-
canti cislerciensi. Subito il sauto dichia- se de'conti Gollrido e Berta, fu fonda-
rato! I ."abbate il sulludato Giovanni HI, to il monastero di Sambucina e vi anda-
l'inviò a Casamari con alcuni suoi mo- rono alcuni monaci di Casamari con Si-
iiacij approvandolo il Papa (veramente gismondo peri ."abbate; divenne celebre,
il liondinini ap. 96 esibisce un documen- e vi si ritirò il famoso Pietro Lombardo,
to in cui si legge, inlroinisU inonachos dello il 3Iaes Ira delle SenlenzCytìo]^olA
cislcrcicnsis ordinis anno 1 5i). Restau-
1 sua rinunzia al vescovato di Parigi, ed
rato a spese notabili del Papa tutto il nto- avendovi 4 anni dimorato, ivi morì a'20
nastero, colla chiesa, questa volle consa- agosto 1 164, e perita la chiesa nel seco-
grare solennemente, e recatosi a Casama- lo XVI, le sue ossa furono trasferite nel-
ri colla corte e il vescovo di Veroli Leo- la chiesa di s. Marcello di Parigi. Torna-
ne Ioli, eseguì la funzione quarto Ka- to neli 170 Alessandro IH a Veroli, fra
U'iidas novcmbrisi i5i (ossia a'29 olio- le beaedizioui che vi fece dì piùabbali.
loo VER VER
comprese Gregorio 1 Ca- 3." abbate
Vi di ci, i 194 vi fabbricarono
quali poi nel 1
dinini a p. 1^, già discorso nel vescova- no per abbate; celebre per più secoli, e
to di Farainondo, di conferma a' privi- divenuto prioria, fu allìgliato a Casama-
legi e beni che godeva, ed altri aggiun- ri, e cessò d'esserlo per le vicende de'teni-
ti. Neil 181 fu 14.° abbate Geraldo I, che pi. Neil 182 giunse in Casamari il famo-
governò lungamente , in memorabile e- so b. Gioacchino abbate e fondatore del-
poca per lo splendore a cui giunse il mo- la congregazione di Fiori, di cui riparlai
nastero abitato da più di 3oo monaci. ne' voi. LV, p. 288, XC, p. 276, e vi re-
Appena crealo Innocenzo lll,a'26 gen- stò ospite un anno e mezzo. Quivi col-
tiaioi iq8 emanò la lettera iVoii ahsque l'aiuto d'alcuni monaci del cenobio, qua-
dolore corclis, presso il Rondinini a p. li amanuensi, col beneplacito di Geral-
2$, diretta a'vescovi, abbati e altri pre-
1 do I, compilò suoi Coimnentiiri sull'A-
i
Sessa, lodato nel martirologio cistercien- i re di Sicilia Guglielmo III con Sibilla
se col titolo di beato; oltre Giovanni V, sua madre, e Tancredi; e Ira'Papi Inno- Jj
di cui pili sotto. Nel 1 181 Geraldo 1 es- cenzo 111, Onorio HI e Gregorio IX. II
"
sendo di ritorno da un capitolo genera- Rondinini ne riporta i diplomi a p. 1 25:
le dell'ordine con altri abbati e quello di /éppendix Ada i'etera. Con essi fecero
Fossanuova, ed i vescovi di Volterra e moltissime donazioni al monastero, e con-
Messina, di passaggio presso il monte cessero segnalati privilegi. Onorio III fra
Siepi ne'coutorni di Siena, assistè al fe- tutti si distinse, poiché da cardinal Cen-
lice transito di s. Galgano romito, a cui cio Savelli intraprese a proprie spese la
impose la cocolla cistcrciense prima di rifabbrica degli odierni claustro, e basi-
morire, ascrivendolo all'ordine, e fatta- lica tutta di pietra a gusto gotico, che co-
gli edificare una cappella sulla di lui totn- me dissi, in uno al capitolo, sono edilìzi
ba, uè allidò la custodia u'j^ropri tuoua< celebrali miracoli d'arie architeUouicu;e
7
precedente chiesa troppo angusta. Il Pa- Vergine e de'ss. Gio e Paolo maitiri.Di
pa, reduce da Sora,a'2i settembre 1208 questa consagrazione feci memoria nel
si portò in Casaraari e vi pernottò. Altra voi. XI, 254, col Cecconi, //^rt'gro ri-
p.
gloria di Geraldo i fu l'aver contribuito to di consagrare le Chiese, p. 172; e la
nel laoqal ritrovamento dell'ossa di s. descrive anche l' Ughelli. Narra il Ba-
iMaria Salome patrona di Veroli, e ne fe- ronio riferito dal Rondinini a p. 2 1:
,
ce a Innocenzo III la relazione che ripor- Porro eidem consecrationi interfuisse le-
taisuperiormente. Gli successe ili 5.° ab- gnnttir episcopi cardinales duos, pre-
bate Giovanni IV, che poco risiedette nel sbyleri cardinales tres, diaconi cardi-
monastero, per gravi legazioni eseguile nales scptem, et episcopi ahi decern. Si
[)rima e dopo tal dignità, per commissio- trae dalla Cronaca di Fossanuova: Per
ne d'Innocenzo III presso i re d' Inghil- gr ali ani Jcsu Christi tanta fiiit ciboruni
terra e di Francia per la concordia tra lo- abundantia in pane,vino,et piscibus^in
ro, edc'Dulgari,findali2o3 avendo pre- casco, et in ovis, quod onines sìne mnr-
sieduto il concilio di Meaux. A lui il Pa- muratione plenarie reccperent cibaria,
pa diresse la decretale: De probatioiiihus, in sero et mane: plusqnani mille equi
cap. 8, In prciescntia, nel lib. 2 delle irnienti suni adannonam.D\ questa con-
Decretali , e ricordata dal Rondinini a sagrazione famemoria Onorio III in più
p. lui tratta pure l'annalista ?ti-
i5. Di diplonn, e prima con quello: Si apud he-
iialdi anche della legazione di Bosnia:
, braeos o//m, diretto ali7.°abbate Banie-
di questa e dell'altra di Bulgaria e P^ci- ro (che forse poi fu cardinale di s. Ro-
lacchia discorsi in quesl' articolo, e che mana Chiesa; però con nome noi
tal
^ essendo anche cappellano del Papa, con- trovo nel Cardella) nel 1218; Bcatonun
ferì la dignità di primate all'arcivesco- ìMartyruni Johannis et Pauli , ne. stabi-
vo di Debeltus o Zagora, e non che e- lì la festa anniversaria, concedendo l'in-
gli fosse fatto arcivescovo di Zagora , dulgenza di un anno; anche per tutta
come alcuno crede. Il Rondinini conCer- 1*8. ' permise mes-
a'religiosi nelle solenni
ma la mia asserzione a p. 16: Lci^titus paramenti di seta,
se de'dì festivi l'uso di
adivit; in cuj'us manibus fidein Roma- e del turibolo d'argento; confermò pri- i
nastero quello pur cisterciense de'ss. Giu- guardasigilli. Sotto di lui, quel principe
sto e Pastore nella diocesi di Compo- recossi colla corte in Casamari 1' i i a-
stella,n'ebbe cura fioche fu dichiarato prile 122 I, al dire del codice Alessan-
commenda; quindi si recò a Casamari drino esibilo dal Rondinini, cap. 3: Mo-
con tutta la curia, cardinali, principi e nastcrii dignitas et privilegia. Fu rice-
prelati, fra'quali due arcivescovi spa- vuto con solenne processione, e dopo a-
gnuoli e 1 1 vescovi, compreso quello di vervi pernottato passò in Veroli ad ab-
•Veroli Leto II, ed a' 1 5 settembre t 2 1 boccarsi con Onorio HI, col quale si
t ,
li, ed in quest'occasione sì lui, che l'impe- giugno 1222, sottoscritta dal Papa e da
ratrice mogi le, con tutta la sua casa foro r I diploma impe-
cardinali; e l'analogo
no dal p. abbate ascritti tra'figli spirituali riale, datitrn apnd
mense a- f^erulatn
del monastero di Casamari ond' essere , prilis 1222; non che riferisce diverse no-
partecipi dell'opere buone e orazioni dei tizie sulla chiesa e monastero di s. Do-
monaci;efii allora che l'imperatore pre- menico di Sora, tanto celebre pel santo
se seco l'abbateGiovanni V. lo dubito suo litolare che ivi riposa, di cui pub-
assai,quanto all'anno , e sembrami più blicò F, Frangipane: Rnecolfa di mira'
certo il 111, non solamente perchè mol-
1 coli e grazie di s. Domenieo di Som ,
li storici sono per l'anno 1111 ed i sin- Messina i634- Kgli è pur detto di Fo-
croni documénti seguenti, ma ancora pel ligno e di Cuculio, pel notato nel ci-
tenore del codice Alessandrino, presso tato articolo. Abbiamo inoltre: Del-
l^iondinini a p. 5o dappoiché sebbene
; la vita di s. Domenico abhate del-
ivi dicesi 12?, r, si soggiunge, Bfoiinste- l' ordine di s. Benedetto, racconto di
riiitìì s. Doviiniri Casaewario imperiali d. Litigi Tosti cassinese mandato alle
iiberalit/rte donavi , et datimi aitrcum stampe da' pp. cistcrciensi di Som, de-
prii'ilegin ronfìniinvit. Et mi Kalen- dicato a S. M. Ferdinando IT re del
daa (24 aprile) per Cnsaemariiim
inaii regno delle due Sicilie, Napoli 18')'). Il
rcdicns etc. Conviene dunqtie qui sape- eh. scrittore, citando Manrique/. ePiondi-
re, che Onorio III, dopo il consenso del- nini, a p. 58 dice. » Sebbene la chiesa e
l'imperatore Federico II, come re di Si- il monastero edificato da s. Domenico
cilia e perciò sovrano territoriale, rimos- l'osse stato intitolato alla ss. Vergine, pu-
sue possessioni, chiese filiali e privilegi , veri monaci furono. Incominciarono que-
a questo di Casamari, del qjiale vi pose sti a dimenticare gli esempli di evangeli-
12 monaci cistcrciensi con un priore,do- ca perfezione che aveva loro lasciali il
'vernali dal solo abbate di Casamari; per- dall'ottimo (come sempre avviene) diru-
ciò Giovanni V ed i monaci ne furono parono al pessimo. Veramente corsero
messi in possesso dal medesimo Onorio dopo tempi assai procellosi, che per guer-
Jil, in presenza de'ministri imperiali, cioè re ed altre calamità noti solo nelle città,
quando a'27 aprile di detto anno vi an- ma anche nelle badie sommersero ogni
dò in persona colla sua corte a consa- quieto vivere. Gli anni specialmente iu
grare l'altare della chiesa del monastero cui imperò in queste parli Federico II
l'ullare r Kalendat niaii, che appunto colsero i monaci in mal punto , dico iu
•corrisponde a*2y aprile, e racconta la lòr- quello in cui sogliono venire tutte le urna-
iiialità deiriaveslitura ; indi riprodusse 11^ CQivpagnic quando si sono uuùlto dduii-
,
dunati ,
provvedessero alle disposizioni Majanellodi Capitanata, per concessione
degli ospedalieri cavalieri Templari, ag- di Stefano vescovo di Larino;eneli2
47
gregali all'ordine di Cistello, quali per i ottenne in favore di Casamari il libero
invidia tentavano ogni pregiudizio di Ga- jus pa<icendi et lignandi nelle selve di
samari e perfino d'impossessarsene; di- Monte s. Giovanni, per concessione dei
chiarando avere li da lui riedificati basi- signori di quella città Arnolfo Rogerio e
lica e monastero dati a'monaci, e ad essi Aimo conti d'Aquino. Nel 12 53 fu 21.**
soltanto volere che appartenessero. Papa abbateGiovanni VI, che nel 12^4 acqui-
Gregorio IXjpoco dopo la sua elezione, stò per Casamari la nobile baronia del
colla lettera Dilccll filii prior et con- castello diPrizzo con fertile territorio, a-
vcnttis Cns(ic/iiarii,t.\e* iG n»aggioi22y, bitato da 7000 individui, col monastero
l'iprovò le usurpazioni ed uccisioni di di s. Angelo fondato da' Conelli in Mal,<vi
bestiami, i ferimenti e le oll'ese personali lianodiocesidi Girgeuli, ricevendone l^rt-
fatle a'monaci, da iniqui e prepotenti so- vestitura da Papa Alessandro IV colla ,
rani. Il Papa si mostrò anche poi bene- bolla Sacro ordinis i'cstri religio, data
volo col cenobio e lo visitò, benché do- in Anagni a' 3 settembre 1259. Di lutto
vesse confermare la sentenza in favore tratta R.ondinini a p. yS e seg. , ed a p.
del vescovo de'Marsi sulla giurisdizione 142. Tale baronia godè Casamari finché
della chiesa di s. Maria del Bujo, permu- il monastero diventò commenda cardi-
tata da'monaci con quella di s. Nicola di nalizia, terminando d'esserlo nel 1784
Castel Cappelle, come racconta il Corsi- per nllrui occupazione. Qui si deve av-
guani, Reggia ìllarsicanayt. 189. i, p. vertire, che lauto il monastero, quanto
Nel 1228 fu eletto 19.° abbate Geraldo H i rispettivi abbati commendatari furano
dotlissimo e di santa vita, che da Papa sempre soliti a dare que'fondi di Prizzo
Gregorio IX fu impiegalo in vai ie e dif- e di Girgeuti in Sicilia, in enfiteusi alla
fìcili legazioni, nel i23i presso Federico 4."' generazione; e il canone annuo era di
li, il quale voleva sopprimere religiosi i scudi mille in oro, anzi dipoi giunse a
cavalieri templari onde usuiparne beni, i j4oo , e fu canone sempre p;igato a
il
allacorona, e Casamari nulla più ha sma che desolò la Chiesa. Perciò il mo-
potuto avere. Meritò Giovanni VI d'es- nastero restò con pochi monaci regolali
sere elello nel 1 264 vescovo di Sora dai da un priore e procuratore generale; quin-
canonici, ma non approvato da Clemen- di molli beni si alienarono, altri allidati a
te IV, che gli sostituì Pietro Gerra, co- stranieri amministratori ne abusarono.
Hie notai in quell'articolo. Nel 1289 fu Nel I 390 fu priore Rainaldo daBauco,
22.° abbate Giovanni VII, che fece fare ed allora monaci eransi ridotti a 6 ; e
i
restituire il tolto ingiustamente, e chedi- per R.oma. Ciò avvenne sotto Giovanni
fendino e sostenghino i privilegi accor- Vili, già nel if\.i5 elello 25. "abbate, e
dati al monastero. Nel i336 fu 23.° ab- successo nel governo a'priori. — Nel me-
bate Bartolomeo, molto nel!' istesso an- desimo tempo, ridotti a pochi i monaci.,
no. Narra Rondinini, che avendo elet- le molte possessioni tuttavia rimaste ma-
to monaci a successore Matteo da Bau-
i le amministrate e usurpate da' secolari
co, fu destituito da Benedetto XII, per determinarono Papa Martino V nel i43o .
dopo un anno nelle mani pontificie In lemme, come apprendo dal Ciacconio e
commenda, a favore del prelato domesti- dal Cardella. Nel 527 in conseguenza del
1
co di Giulio li, Angelo Crescenzi diCiiu- terribile sacco di Roma, certamente anche
co protonotario apostolico, Ln ritenne 3 Casamari ne avrà pianto gli effetti, co-
anni, indi la rinunziò al Papa, il quale la me li deplorò la provincia. Ne' conclavi
restitm al cardinal d'Aragona, ed Angelo del r52r e del i523lo Scombergh eb-
virtuosamente si fece monaco in Casa- be de' voti pel pontificato senza essere ,
mari. Tutto rilevasi da'pontificii diplomi fregiato della dignità cardinalizia, di cui
e altro, esibiti da Rondinini a p. io3 e poi l'insigm Paolo IIIa'20 maggio 535. 1
i3i. Racconta l'encomiato p. ab. Tosti. Però fin dali527avea rinunziato a Cle-
« Le provvidenze d'Onorio MI andarono mente VII la commendadi Casamari, per
fallite in processo di tempo. Le Commen- cui quel Papa l'assegnò al celebre vesco-
de non furono troppo opportune alla di- vo di Veroli Ennio Filonardi (^.) da
de'monaslericommendatije Giu-
sciplina Rauco, già tesoriere di Marittima e Cam-
lio li ridusse in commenda quello di s. pagna, il quale creato cardinale da Paolo
Domenico di Sora, che si conferì da* re III a'22 dicembre 536, rinunziò la com-
1
delle due Sicilie. Se gli abbati commen- menda al nipote Antonio Filonardi da
datari oltre alla cura del censo che ne Rauco nel i538, o meglio a' 26 agosto
l'itraevano, ne avessero avuta altra della 1 54», come leggo in Rondinini, che de-
disciplina non so, perchè non lo trovo gli abbati commendatari ragiona. Intan-
nel i633(e non nel 1629 come scrive il No- nelle quali successero preti secolari, quan-
vaes, Storia di Paolo f^), benemerito di do Innocenzo X sopprese i piccoli mona-
Casamari;etalefupureil cardinalFrance» steri e conventi. Restata anche chiusa la
sco Barberini (f.) nipote d'Urbano Vili, chiesa di s. Domenico, non volendo più
quando gli fu sostituito nel i635. A suo Dio tollerare che il sepolcro di si gran
tempo venne ripristinato l'abbate clau- santo, già onorato cotanto dalla [>ietà dei
strale nel 663, colla elezione del 3o.°ab-
1 fedeli, e reso glorioso da moltitudine di
bate Guglielmo Evangelista diSonnino, miracoli, rimanesse quasi negiello per in-
ma ad tempus^e così seguenti. Nel 672 i 1 decenza di esteriore culto, piegò l'animo
abbate 3 i." Vincenzo Lenluli, Nel 1672 di Clemente XI a provvedere ed emen-
abbate 32.° Dionisio Catelli o Catena. Nel dare con solennità di pietosi uffizi la ir-
-j67<) abbate 33." Bruno Vincenzo Fa- riverenza dti'leinpi verso il Saulo> come
io8 VER VER
esprimesiil p. ab. Tosti. iVclunqijell Papa seguente colla spesa di 4,000 scudi e più,
nel 1703 incaricò il summentovalo mg/ o di 5,000 come vuole Marocco, fece e-
Lucio AntonioLoreto vicario ge-
Battelli, seguire per la basilica l'altare di già de-
nerale dei vescovo di Sora, ed il pure ri- scritto di preziosi marmi a vari colori a
cordato p. ab. Anloniaui di Casamari a forma di tribuna, più maestoso del pre-
discoprire le ossa di s. Domenico, per e* cedente ; donando inoltre un magnifico
«porle solennemente alla venerazione dei tabernacolo di legno intagliato e dorato,
fedeli con ampie indulgenze. Volle inol- a foggia di tempietto, per custodia della
tre Clemente XI, che col Ballelli ince- ss. Eucaristia, e non pochi preziosi sagri
desse il suo fratello principe d. Orazio arredi. Nel 1714 "ewnQ eletto 37." ab-
Albani. A' 18 maggio seguì il lieto ritro- bate Gio. Battista Felce, che fu l'ultimo
vamento del corpo di s. Domenico, sotto della comune osservanza cistcrciense e ad
l'unico altare delia chiesa inferiore, pre- tempus.
senti fra gli altri testimoni, il p. d. Gio. Cisterciensi Trappensidi Calamari.
Battista Felici priore di Casamari, ed il IIcardinal Annibale Albani, zelanteab-
curatore de'beni di questa badia Gio. baie commendatario perpetuo, credette
Battista de Carolis , colle particolarità avere giusti motivi di rimuovere dal mo-
narrate dal p. Tosti. Ala come il Battelli nastero di Casamari i monaci cisterciensi
si fu ritirato la sera al monastero di Ca- della comune osservanza, che in numero
samari, cominciò a propalarsi per Sora, di 8 passarono in altri monasteri dell'or-
che sotto colore di ricognizione a vesserò dine; e pieno di ammirazione pe'cisler-
i deputali pontificii trasportate altrove le ciensiTrappisti [f^.J, istituiti dal p. d.
ossa di S.Domenico; laonde levatisi a Armando Giovanni leBouthillierde Ùan-
rumore i cittadini e dato di piglio alle ar- cé,eda Clemente XI autorizzali coi bre-
mi, chierici e laici corsero alia chiesa del ve Expoiii nohis nnper, de' 19 settem-
santo loro protettore, e di viva forza si bre 1 705, a stabilirsi nella badia di Buon-
chiarirono dell'esistenza delle preziose sollazzo in Toscana, ad istanza del gran-
reliquie. Dipoi volendo il Papa rimuo- duca Cosimo III, ottenne dal medesi-
vere dal sotterraneo il s. Corpo, per e- mo Papa anche nel mona-
d' introdurli
sporlo al culto deTedeli nell'altare mag- stero di Casamari, con ampie facoltà,
giore della chiesa superiore, ed intanto contenute nel breve Expoiii nobis nn-
nel sotterraneo stesso fabbricare altro no- per, de' 7 aprile 17 17, riferito col pre-
bile aliare di preziosi marmi a vari colo- cedente nel già citalo Breve ragguaglio
ri, ciò venne eseguilo l'H maggio 1707 did. Giacomo abbate di Biionsollazzo.
con tutte le rormalitù. Cuiripitu il nuovo Questi dichiara, monaci di Buonsollaz-
i
fu il i.° motore e munifico prolettore, pensi furono dal cardinal Albani messi in
contribuendo molte migliaia di scudi pel possesso del monasleroe chiesa di S.Dome-
collocamento loro, per rifabbricare i dor* nico di Sora, della parrocchia di s. Sil-
Vìu cullo. Fin dal giugno del 1716 ven- un monaco e un converso, e dopo qual-
nero da Buonsollazzo a Casamari alcuni che anno un prete secolare, così alle al-
monaci trappensi, e dopo il citalo breve tre due parrocchie: bensì monaci reca- i
de' 7 aprile 17 17 il cardinale dieile loro vansi ogni anno a'22 gennaio e a'22 a-
il possesso dell'antica insigne badia. V'i- goslu in s. Domenico a celebrare la festa
stallò una colonia di 16 trappensi fatti del Santo e la dedicazione della chiesa,
venire da Buonsollazzo, col p. d. Livio e ciò fino al 1 789 in cui dovettero lasciar*
Giulini ex senatore milanese per i.°ab* la. Allora per decreto di Pio VI, il ve-
bate perpetuo, come lo furono i successo- scovo di Sora prese la cura di quelle chie-
ri, per tale dichiarato daClementeXI col se. Appena per l'Furopa si sparse la fa-
breve Religionis zelus, emanato mense tua della nuova trappa di Casamari, to-
maio 1717.11 possesso seguì a' 1 4 aprile, sto vi accorsero a menarvi vita peitilente
con rogito del notaro verolano France- e terminarvi i loro giorni molte persone
sco Marino. Neil' allegalo breve ponlifi- ragguardevoli per nascita nobile e per di-
cio de'7 aprile, diretto al cardinale, tro- gnità, fra' quali meritano ricordo : Gio-
vo dichiaralo, che l'abbate di Casamari vanni Exteras cav. di Catalogna e valo-
dev'esser sempre italiano e restare nella roso guerriero. Il p. Celestino Pepe no-
dignità sua vita durante, secondo l'anti- bile napoletano, teologo celestino in s.
co uso. Che nell'elezione deve assistere Eusebio di Roma. Il cav, Dositeo Bous-
Del capitolo di Casamari un p. presidente sarl di Liegi. D. Francesco Rocmont vi-
cistcrciense del reggimento toscano. Che cario generale di Meaux. Luigi Vernerò
dimorino nel monastero almeno 12 mo- canonico di Colonia. Il filippino Alessan-
naci (in seguito giunsero sino a 4o, com- dro de Lovigni, conservando l'abito. Il
presi però i religiosi conversi, come si può cav. Giacomo Bracciolini Fabrizi di Pi-
due in oggi). Che monaci
i si contenteran- stoia, per ^o anni monaco e cellerario.
no, e pel mantenimento loro si assegnano Il cav. Vittorio Piemonte.
Avogadro di
annui 5oo scudi, ed altro che secondo il Guglielmo Francesco de Beauvasin di
bisogno di vile e vestito, e di suppellettili Dol. G. Aulouio Welssely di Praga gene-
no VER VER
rale imperiale. Il cav. Giuseppe Giaco- gazione, cli'eransi recati a SclfcHi per ve-
mo (Ji Waldsasseu di Ralisboua. Il cav. dere il luogo che voleva loro cedere l'ab.
Dometiico Jareitte de CaJJiinisla Bmye- Arnaud; pregandolo a interporsi con es-
red'Aviguone,inorloin coocelto disatili- so e col vescovo di Veroli, pe' debiti ac-
tà nel 1765, di cui si stampò l'esempla- cordi. Egli fece njolti acquisti di fondi ru-
re vita nel seguente in Roma dal p. ab. stici a favore del motiaslero, oltre la va-
Callaridaui. Il cav, Pietro Igneo Aldo- sta tenuta della Selva di Lantero nel ter-
brandini fìorenlino. Tutti professarono ritorio di Monte s. Giovanni e di V^ero-
in Casauiari vissero penitenti e morirono li. Per le deplorabili vicende de'lempi e
santamente. Non poclii Irappensi di que- le novità religiose di Toscana^ restò af-
sto ceiiobio meritarono d'essere illustra- flitto nel setitire nel 1782 soppressa la
li colle stampe, cotne col libro t I prodi- trappa di BuonsoUazzo. Morì il p. Bal-
gi della i^razia, Venezia 1742- D. Ma- landani nel 1788, dopo aver scritto le
lachia dMiiguimbert fu fatto arcivescovo vite de' suoi monaci penitenti, alcune
di Teodosia in partibus,e colla ritenzio- delle quali pubblicò, e lasciato mss. uà
ne del titolo arcivescovile nel 1735 fu commentario sul i ."concilio diNicea. Nel
traslato a Carpentrasso sua patria, ove I 790 fu (dal Papa, come i successori ab-
inori nel 737. Ma si retroceda al i.°
1 — bati) eletto 42. "abbate il p. d. Romualdo
tibbate trappense Giulini e 38."della ba- de'principi Pirelli napoletano, anch'egli
dia, cbemori nel 17 18. Io questo gli suc- stato eremila camaldolese, dolio e santo,
cesse il 89.° abbate Alessio Duvia nobile poi impiegato da Pio VII in missione di-
bolognese, che rinunziò nel i 72 i. Gli fu plomatica a Ferdinando IV re delle due
surrogato in 4o.''abbate Placido II Pez- Sicilie pel tributo della Chinca e la diuji-
7.ancheri nobile piacentino, nel726 fat- i nuzione de* vescovati ne' due regni; dal
to vescovod'Imeria inpariibus ,\\e\ 1728 qual Papa fu pure deputalo visitatole
traslato a Tivoli, rinunziò l'abbazia sol- straordinario del proto-monastero «li
tanto nel 1752, e mori in buon odore Monte Cassino, e morì santamente nel
di santità a Tivoli nel 1757, a sua in- 1822; ma non poco do vi òri parlarne. Nel-
tercessione avendo Dio operate alcune Casamari si conservano pre-
l'archivio di
grazie. citato encomia la sua
11 Nerini documenti sugli accennati
ziosi e copiosi
dottrina, pietà e soavi virtù. A suo tem- argomenti. Qui però conviene far sosia,
po il cardinal Annibale, nel 1750 rinun- auzi retrocedere, per narrare i memora-
ziò la commenda al nipote cardinal Gian- biliavvenimenti succeduti nel periodo
francesco Albani (^.). Nel 1 732 divenne in cui visse il Pirelli. E primieramente,
4 1 -"abbate Isidoro Maria Ballandani ve- per le falalissime vicende che per sem-
neziano (per pontifìcia elezione. Sembra pre renderanno infausto il declinar del
che prima anche in Casamari i religio- secolo XVIII, dal 1 798 al 1 800 Casama-
si eleggessero I' abbate, come si pratica ri accolse ospitalmente molli preti e reli-
nelle trappe, che però sono numerose di giosi di vari istituti emigrati dalla Fran-
monaci composte da un centinaio di
e cia rivoluzionata, che((uivi si fecero Irap-
essi, e senza conferma sono istallati nel pensi e vi morirono santamente. E per-
{governo), giàeremita camaldolese dotto e chè in questa lagrimevole epoca Casama-
singolare gran maestro di spirito, perciò ri fu molto numeroso di monaci, Papa
consultato da moltissimi, ed al qualescris- Pio VI concesse al p. ab. Pirelli due al-
se ila Aiieuzo s. Alfonso M.' de Liguori tri monasteri per collocarvi de' monaci
a'i4 febbraio 1778 lettera che si conser- stabilirvi l'osservanza trappense: l'uno fu
va in Casamari, ringraziandolo delle cor- quello di Fossanuova, donato col breve
tesie prodigale ad alcuni di sua congre- Cui/i sicut iiupcr acccpimuSf i\i:'2j giù-
VE R VER III
gno 793I ; l'aUro fus. Ana- il collegio di 4 de'6 servi del Signore sagrificatljin fine
Mussa Lubrense,
stasia già de' gesuiti, in per edi ficazione de 'fedeli ,i quali della bar-
(louatodalreFerdinandoIVcoIla rendila bara uccisione non sanno che poche e sem-
d'annui dùcali 3ooo, ed approvazione di plici parole riferite nelle diverse verbali
Pio VI con Ietterà autografa de'aSsellem- narrazioni, mentre idocumenti originali
bie 798. Questa 2/ trappa fu nel 806
1 1 non sono visibili a tutti monaci. Credo
i
Stali alienali i beni. I pochi restati nel Sabina di tal città fu dotto sacerdote pro-
passato a miglior vita, oltre l'avermi re, pali con pazienza molti mali corpo-
favorito, di molo proprio e per affetto rali, senza mai lasciare la quotidiana ce-
all' archi-cenobio, parecchie notizie ve- lebrazione delta messa. I superstiti vec-
ridiche e autentiche riguardanti Casa- chi della diocesi che il conobbero ne par-
mari, eziandio si prese la pena di ri* lano con lode e lagrimando. Dopo la tra-
cavare con laboriosa fatica dall' insigne gica sua morte volleDio operare un mag-
archivio dello stesso cenobio, di cui era gior numero di prodigi in proporzione
custode, cioè da' documenti originali e di quelli futi pegli altri uccisi, anco per
non conosciuti, un fedele e prezioso tra- essere sempre da' fedeli pel i.° invocalo
sunto, per mio uso, sulle memorie de' 6 implorandone il patrocinio. Egli è per
monaci di Casamari, servi di Dio, tra* questo, che mosse la benignità del p. Lou-
cidati nel monastero da' giacobini em- goria a inviarmi in divoto dono graditis-
pi e increduli, in odio della religione cat- simo un pezzo di uffizio da lui scrilto e
tolica a'i 3 maggio 1799, 2." festa di Pen- per più anni usalo, precisamente: Fé-
tecoste; il che eseguirò nel più impor- slum Puritalis B. Mariae Virginis, con
tante, come promisi nel voi. LXXIX, p. gentile autentica a me intitolata. 2.°P.
187, secondo il savio intendimento del d. Simone Maria Cardon di Cambray,
laudato mio amorevole religioso, a rao- già sacerdote monaco professo della con-
dodisemplice raccontoislorico senza con- gregazione di s. Mauro in Parigi. Nel tem-
travvenire a' decreti di Urbano Vili, po della rivoluzioneetrovandosi nell'as-
nel toccare alquanto della santa vita, vir- semblea, indignato degli applausi dati a
tù e miracoli da Dio operati a loro inter- un infelice sacerdote prevaricato, per a-
cessione; a gloria ed esaltazione della s. vere inveito contro la religione cattolica,
Religione e sua Chiesa, ad onore e lustro acceso d' eroico zelo volle ascendere la
del monastero di Casamari, anzi partico- tribuna per declamare contro l' empia
lartueale della Francia,per essere Aaucesi doUriua professala dairindegao ecclesia-
V
US VER VER
stico; ma appena cominciò, il popolo con figlio del giardiniere del re di Fran-
ischiamazzi gt' impose a disceiKlere. Eil cia. Arrolato per forza nell'armata d'I-
egli con coraggio restò sulla bigoncia, con talia di Bona parte, uialatosi d'asma e di
protestare: Audi io ho la libertà di par- fortissima febbre, nel gennaio 1799, con
lare j e proseguendo intrepido, confutò nitri I I soldati infermi, fu mandato allo
tutto il riprovevole detto dal sacerdote spedale della Passione in Veroli. Tosto
corrotto. Accorgendosi poi che si voleva il medico lo spedì, e ordinò la confessione
uccidere, fuggì a Roma, patendo influiti che prontamente fece coll'encomiato ser-
strapazzi, dall' idioma francese venendo vo di Dio p. Cardon, il quale lo trovò in
creduto giacobino; si portò quindi iiiCasa- istato d' innocenza. Avendo il Pitri pro-
tnari ad abbracciarne ristituto,dopo l'an- messo farsi religioso in Casauìari se Dio
no del noviziato professando a'5 maggio lo guariva, restato esaudito pi'oiligiosa-
1797, e subito fu fatto priore e cellera- mente nel S.^giorno, il p. Cardon notte-
l'iodel monastero. Esemplarissimo e os- tempo lo condusse in Ciisamari, vestì lìaU
servantissimo della regola, ebbe somma V abito di novizio converso, ed ebbe poi
carità con tutti, pazienza co'mali che ne la sorte di perire per la s. Religione. Ed
afiliggevano il corpo; e secondo il da lui eccone il motivo, e così quello degli altri 5
predetto, che dovea soffrire molte tribo- servi diDio tenuti per martiri. Raccontai a'
lazioni, a' 5 del 1799 da^soldati napole- suoi luoglii,colla<y/or/rt, che rivoluzionala
tani ([ual creduto giacobino fu arrestalo la Francia, proclamata la repubblica, abo-
mentre orava nel capitolo, co'piedi nudi lita la s. Religione, decapitali il virtuoso
secondo l'antico uso trappense, e condot- Luigi XVI, e le infelici regina nìoglie e
to prigione a Sora; indi conosciuta la sorella, invasa e democratizzata 1' Italia,
sua innocenza rdasciato. Tornato al mo- inclusivamente allo stato pontificio, de-
nastero, fu consiglialo a ve>tirsi da seco- tronizzato Pio VI e condotto prigione a
lare e fuggire, onde evitare le barbarie Valenza; i giacobini republilicani fran-
de'soldali francesi che doveano giunger- cesi presero di mira anche Ferthnando I
vi reduci dal regno napoletano. Ma egli e suo regno delle due Sicilie^, che non
il
dichiarò non volersi muovere, ed esser mancava di sellarli, sebbene la massa del
contento morire col s. abito, col quale popolo era religiosa e fedele al re, ecapi-
fu da essi trucidato. 3." t*. ti. Albertino nati da Championnel e da Macdonald,
Maria Afnisonadcdì lìordeaux, fuggilo cominciarono ad invadere il reame di
dalla Francia per la rivoluziune, fu am- Napoli nel declinar del 1798, onde il re
messo in Casa mari tra' coristi, ed a'20 colla famiglia reale a'3 i dicembre ripa-
novembre 792 I fece la professione e rice- rarono in Sicilia. Segnalarono francesi i
vè la cocolla: ottitno religioso, meritò l'uc- l'ingresso in Napoli col massacro a' 23
cisione per la s. [leligione nostra. 4.° Fi'- gennaio 1799- Insorte dissensioni fra
plice: anch'esso ebbe la gloria di morire, secondarle il re mandò loro a suo vicario
come sopra. 5.°Fr. Modesto Maria Bur- il cardinal Rulfo, ed allora l'insorgenza
gen Borgogna, ex religioso della real
di divenlò in molli luoghi generale: Clmai-
(aeta, a'. 7 maggio Macdonald levò il ruppero il prezioso tabernacolo dell' al-
campo a Caserta e si avviò verso Roma, tare maggiore, di marmi a vari colori,
facendo marciar l'esercito in due colon* amiitaccarono lecolonne e i pilastri del-
ne, una per la via di Terracina e l'ultra la tribuna; poi passati alla sagrestia, ne
per Sora. Quest' ultima eh' era compo- ruppero la porta e tutti i credenzoni, e
sta delie divisioni di Lemoine e di Oli- si posero a disflire i reliquiari. A tal ru-
vier, giunse nel dì 1 i sotto s. Germano, more, accorse in chiesa un loro udìziale
e dovette aprirsi la via col prendere quel- colla spada nuda, forse buou cristiano,
la città d'assalto e incendiarla in parte. per cacciare que' soldatacci; e recatosi in
IVuova e ostinata resistenza incontrò essa sagrestia, prese il calice colle sagre parti-
nel seguente giorno 12 ad Isola, ove gli cole, lo consegnò al converso fr. Dome-
insorgenti eransi fortificati per contrasta- nico Celmi milanese, e questi lo die' al
re il passaggio del Liri. I francesi non corista d. Eustachio Migliorati di Città
pervetmeru ad impadronirsi di quella ter- di Castello, che nascostolo in petto lo por-:
ra, che dopo un micidiale assalto di 5 ore, tò nella cappella dell'infermeria e na-
e la incendiarono, come narra pure l'an- scose neir urna dell'altare. Appena par-
tialista cav. Coppi. Dalla memoria quin- titi d. Eustachio e il buon ufiìziale, entrò
di del p. Colombano sì trae, che discac- nella cappella un sacrilego soldato, e pre-
ciati i giacobini repubblicani francesi dal so il calice versò per terra le sante parti-
regno di Napoli, in numero di i5,ooo cole, portando seco il vaso. Da lì a poco
circa, la maggior parie dopodi averda- il p. Zaùrzel accortosi del rinnovato or-
to sacco e fuoco all'Isola di Sora, passa- rendo caso, si pose a raccogliere quell'o-
rono per la via di Casamari, e nel
i3 d'i slie consagrate, e sopraggiunlo il conver-
inonastero,a cui recarono molti danni per indicandogli ov' erano sparse, in che si
3 giorni. Allora il priore p.d. Simeone Car- unì ilp. d. Albertino Maisonade, tutti e
doo francese die' subito ordine a' frati tre piangendo l'oltraggio fatto aliasi.
conversi ed a' minislri, di dar da man- Eucaristia. Il p. Zaiirzel involte le sagre
giare e bere alle truppe, e quant' altro un corporale, le depose nel-
particole io
avessero chiesto; fu puntualmente ubbi- l'urna donde erano stale tolte. Ma ecco
dito,ed egli stesso volle servirli. Ma alcu- subito venuti nella cappella 3 feroci sol-
ni di tali soldati, veri giacobini, dopo a- dati e fattisi soprai 3monaci li frugaro-
ver mangiato e bevuto a sazietà, e getta- no addosso e nulla trovando, aperta l'ur-
to nelle cantine molto vino eolio, sulle na dell'altare si presero il corporale col-
ore 20 corsi in chiesa aprirono il ciborio le sante particole, e Dio sa l'iniquo uso
del maggior altare, presero la pisside e che ne avranno fatto. Indi rivoltisi a're-
versate per teira tutte lecousagrale par- ligiosi domandarono argento^ ed essi a-
svenuto. Eivollìsi poi con più furia sul con colpi d'archibugio e di sciabole, nella
p. Zaiiizel gli menarono due vigorosi fen- stanza terrena che conduce al refettorio
denti di sciabola sul capo e altri nel cor- e alla spezieria monastica : lasciatolo se-
po, il quale cadendo, appena pronunzia- mivivo, potè poi fuggire e nascondersi,
lo Jesus Maria, adorabili nomi a lui fij- ma nel 3.°gioino volendo andare a Bau-
luigliari, immediatamente rese l'anima co per ricevere 1' olio santo, nell' uscire
al Creatore. Dopo un quarto d'ora me- i la porta ntorì, ed il suo corpo fu riunito
desimi forsennati soldati, tornati nella a quelli degli altri 5 uccisi suoi fratelli.
cappella, fecero la cerca sui 3 religiosi gia- 11 portinaio fr. Egidio Corticelli milane-
centi in terra, e avvedutisi che fr. Dosi- se, decano de'conversi, restò ferito mor-
teo ancora respirava, lo presero pel cap- talmente da colpi di fucile e sciabole, nella
puccio e alzatolo con furia lo rigettaro- testa e braccia; poi guarì, restando però
«o Giacche non ci
in terra, dicendogli : airettodaquolidiane penose vertigini, che
avete voluto dare argento, fate ora la sopportò con edificante pazienza e mori
dorma. E cavate loro le scarpe, con que- in buon odore dopo 3 anui. Finalmente il
ste partirono. Fr. Dosileo potè quindi corista p. Palemone Baret savoiardo di
fuggire dal monastero, curarsi e guarire. Guilliou)tne, ntentre scendeva le scale del
Dopo aver que' soldati sparso tanto in- professorio per fuggire, per miracolo del-
nocente sangue, corsero ogni ai>golo del l'immagine della B. Vergine dipinta a ca-
monastero in cerca del p. ab. Pirelli per po della scala, la palla della schioppettata
farlo a pezzi; ma egli avea prevenuto sparala su di lui andò a colpire il muro.
r arrivo dell' indisciplinala truppa, cou Quindi nascostosi nel campo della clau-
rifugiarsi in Palermo presso Ferdinan- sura detto la Pastoreccia, essendosi di-
do IV, compare e consigliere.
di cui era menticato del breviario, coraggiosamen-
Intanto il priore p. Cardon avvedutu^i te tornò a prenderlo in cella, senza esser
dell' empio e tragico operalo de' soldati, visto du' furiosi eoldati di cui eia pieno
si nascose nell' orlo, ma poi per amore il monastero. Gli altri monaci si salvaro-
verso i suoi monaci, fattosi coraggio ri- no, alcuni calando per le finestre, altri
tornò nella sua cella, vicino a quella del p. uscendo pel clauslro si nascosero tra'gra-
abbate. Appena giunto, tosto fu assaltato ni qu^ìsi maturi della Pastoreccia, pas-
da'solda ti; e cerca lolonelle tasche gli tolse- sando in quella funesta notte da' pp. li-
ro due scudi che poco avanti aveagliman* guorini nel vicino contado di Scifeili,
dato per limosina il general Rusca. INoa altra fi azione di Veroli. Da ultimo, le
corridore del noviziato, con archibugia- cannelle di aS botti di vuio, che si spar*
la e sciabolale trucidarono fr. Modesto se per le cantine, e per esse pur disper-
Burgen ; ed egualmente scolpi di fucile so moltissimo olio con rompere non po-
e sciabole ivi uccìsero fr. Maturino Pi- che velliue; partirono tulle da Cusamari
3
corpi de'6 monaci barbaramente uccisi, abbate di Casamari, e dicesi anche il ve-
fra le lagrime e le preci li portarono nel scovo di Veroli, per virtù di santa ubbi-
camposanto, ove nel i. "quarto di bu^so dienza ingiunsero a' 6 monaci di non l'a-
a sinistra della porta, fatti 3 fossi cou re piùgrazie, e furono ubbiditi. Il p. Ba<
murelli divisorii, in ciascuno collocaro- rei sempre raccontava, come il p. ab.
no due monaci e coprirono di
separati Pirelli recatosi al cimiterio comandò lo-
terra, ponendo sui lori capi capitelli mar- ro di cessare dal far prodigi, ed essi ubl^i-
inorei, ciascuno con cannello di piombo, diruno al proprio abbate anche dopo
ed entro pergamena col nouje, cognome, morti (altro esempio simile l'ho riferito,
patria e caso tristo di ognuno, ultre le parlando de' Cerlosiui). D'allora in poi
solite croci; il tutto cou opera del sud- la lorotomba restò deserta, benché di- i
detto p. Baret valente meccanico, che voti non lasciarono di quando in quando
lutto poi narrava a correligiosi finché di fare istanze pel trasfei imeuto in chie-
visse, morendo santamente nel i SSg. Es- sa de' venerandi corpi. Tuttavia non si
sendosi subito propalato per tutta la dio- elJeltuò, benché non si lascia di pensare
cesi di Veroli il tragico avvenimento del a soddisfare i pubblici voti, per disotter-
massacro dc'monaci, e la desolazione del rare que' venerandi corpi e trasportarli
monastero, mg/ Rossi vescovo di Vero- in chiesa. La (Iducia de'fedeli é ancor vi-
li, e mg." di Pietro delegato apostolico di va, e bene spesso si recano al cimiterio
Roma, spedirono in Casamari qual pre- ad applicare de' panni sui loro sepolcri,
sidente e superiore interino a fine di riu- prendono uu poco della terra e dell'er-
nire e governare i monaci, il p. Bonaven- ba che li ricuopre, e dicono riporlarue
tura Trulli di Veroli,de'minori conven- alcuu buon elfetto, senza però che 6 mo- i
tuali, il quale governò il monastero io naci abbiano fatto più que' prodigi di
mesi^ sino al ritorno del p. ab. Pirelli. 1 prima. La loro memoria non è stata mai
6 servi di Dio uccisi, dopo la loro tumu- pubblicata colle stampe, ed io ne ho la
lazione, per circa 3 anni operarono per di vota compiacenza, anche per aumento
virtù divina molle grazie e prodigi a quel- di splendore al celebratissimo archi-ce-
li che loro si raccomandavano, ed i più uobio, per le fervorose ricerche del p. d.
strepitosifurono rogati per gli atti di Colombano Longoria, terminate a'28 di-
pubblici notari e Ormati da testimoni, a cembre i855. —
Ora col p. Tosti, prima
cura del presidente p. Trulli, descritti di compiere la mia monografia su Casa-
in i4 fogli autentici e depositati nell'ar- mari, debbo dire alcunché della chiesa
chivio, il cui trasuuto eziandio mi donò di s. Domenico di Sora, per ragione del-
il virtuoso p. Colombano, col titolo :Z?/"c- l' epoca discorsa. Nou era ancora corso
ve Catalogo delle grazie ec. Essi sono un secolo dall' invenzione del corpo del
i3, fra' quali ne furono beneficali 3 ve- Sauto, che una terribile tempesta venne
rolani,4 segninì,2 arpinali, unceccane- a turbare la pace del suo sepolcro. Im-
sc. Perciò quotidiano era il eoucorsu di perocché traboccatasi uel reame uapole-
ii6 VER VER
tfluo la rivolutìoDe fraucese, eiufuriao- denaro, che tolse dalia principesca sua
do per le soriane coutrade le forestiere casa paterna, ristorò il saccheggiato e ro-
milizie, avveDuero abbominevoli cose vinato monastero. Nel i8o3 mor"i ilcar-
nella chiesa di s. Domeuico. Queste mi- dinal Gio. Francesco Albani, decano del
lizie, ossia 1 francesi, tra per la licenza, sagro collegio e i5.°abbale commenda-
che sempre accompagna i conquisti, e tario, con molli Pio VII concesse
debiti, e
certo delirio che si era appiccato alla loro agli eredi,per saldarli, l'indulto di soprav-
patria di tnauomellere quanto fosse di vivenza del godimento della badia per 4
antico, irruppero nelle sante mure come il Papa nel
anni.I ndi 8o8 conferì la com- 1
pra, tenerissimo com'egli è dell'onore de' e nel 1809 deportato Pio VII; mentre
santi suoi; e in quel punto che le rapa- già il regno di Napoli era stato invaso
ci mani tiravano fuori il sarcofago, tra- dalle slesse armi, e dato prima a Giusep*
balzò fortemente da non lasciare
la terra pe Bonaparte, poscia a Gioacchino Mu-
in piedi i ed il fiume repentina-
rapitori, rai. A suo tempo e nel 1 81o i sorani nella
mente gonfiò e corse fuori delle sponde. 2." domenica dopo Pasqua, cou molta so-
Uno smisurato spavento incolse que'pro- lennità di ritoe concorso di popolo, ripor-
fanatori del luogo santo; quali tosto si tol-
i tarono alla sua chiesa il corpo di s.Dome-
sero all'iniqua opera, e si dettero a preci- nico, decretandosi annua festività per tut-
pitosafuga,temendoche qualche nascosta ta la diocesi di commemorazione a tale
insidia de' sorani non covasse sotto quel traslazione. 11 governo francese nel set*
terreno. 1 sorani ch'eransi armati per re* tembre 181 soppresse ancora l'antichis-
1
spingere colla forza dalla città i francesi, simo monastero di Casamari: furono e>
come li videro fugati, non per umana spulsi i monaci, e la pregevole biblioteca
virtù si tennero liberati dal guastatore coll'importanlissimo archivio furono ira-
uemico, ma pel loro s. Domenico, fattosi spottati in Veroli. Il monastero ed i be*
intercessore presso Dio. Per la qual cosa m si dierono iu alTillo a'secolari,che poi
uscirono tosto dalla città, e vennero alla caddero in miserie e guai 1 Nel maggio
chiesa del Santo a rendergli un pietoso te- i8i4 ritornato Pio VII alla sua sede e
stimonio della loro riconoscenza, cantando reintegrato del suo slato, come il re delle
salmi e inni al Dio degli eserciti. Tolse* due Sicilie nel seguente anno del proprio
IO da quella le s. Ossa e se le recarono in regno, ripristinati gli ordini religiosi, nel
città, collocandole nella chiesa dis. Resti- settembre di detto 1 8 4 cu» decreto pon- 1
tuta, non solo a guarentirle dal pericolo tificio fu restituito Casamari a'trappensi,
di altre profanazioni, ma anche a farne e vi ritornarono: n'ebbero pure beni ru- i
quasi propugnacolo di salute alla minac- stici, la libreria e 1' archivio, l'uno e l'al-
ciala patria. Frattanto tornato iu Cusa- tro però mancanti di alcuni libri e scrit-
niari il p. ab. Pu'«lli| cou molla spesa di ture^ per esierit limasti, cou altre t obe,
V ER VER fif
in deposito di persone paiiicolari, le qua- do di cose oneste ed edificanti. Nel 1826
li, senza scrupoli, non
si presero il pen- ritornati liberi i beni della commenda
siero di testituirle. monastero poi fu Il abbaziale, lo stesso Leone XII la confe-
trovato spogliato di tutto, senza neppu- rì al Lodovico Micara (f.)
cardinal fr.
di scudi tolte dalla casa paterna, ed a lui apostolico. Narrai nel voi. LXVII,p.2o4,
date dalla pietà della principessa di Car- che la pietosa munificenza di Ferdinan-
pino di Maggio sua sorella. Con tali fon- do Il re delle bramando che
due Sicilie,
gli utensili e suppellettili sagre; riparò il chiesa di s. Domenico, con diploma de'3
monastero, le oflicine, le celle provveden- novembre 1 83 i ne investì il cardinal Mi-
dole dell'occorrente, e resolo abitabile, i cara abbate commendatario di Casama-
monaci vi ripresero le mirabili osservan- ri, riunendola così in uno stesso commen-
re trappensi. Mori il benemerito p. Pi- datario come era prima di Giulio II. Il
relli, come già dissi, nel 1822, nel con- cardinale deputò il suo parente p. ab.
vento da* minori osservanti di s. Marti- Micara a prenderne il possesso nella fe-
no in Veroli, ove vennero celebrati fu- i sta dis. Domenico. Così dopo lunghi an-
nerali, con orazione funebre pronunziata ni quelle beate mura rividero monaci i
priani vescovo di Veroli, gli 8 settem- p. ab. Micara supplicò il Papa Gregorio
bre. Di più a sue istanze il Papa miti- XVI, che non volendo accettare la sua
gò diversi usi antichi e rigorosi del mo- rinunzia e farlo ritornare alla vita eremi-
nastero. Invece monaci di dormire tut-
i tica camaldolese persino senza voce atti-
ti in camerata, ciascuno ebbe la su>i cel- va e passiva, almeno a toglierlo dalle an-
la, soltanto con pagliariccio e coperte di gustie che l'addoloravano, pernon poter
lana, potendo dormire con tonaca e pic- sempre abitare nel monastero, a cagio-
colo scapolare, in vece dell* ampia eoe- ne de'suoi incomodi e delle malattie sof-
colla. Nel vitto ancora concesse riforma ferte pel clima, lo volesse fornire di qual-
indulgente, permettendo dopo il pranzo che mezzo per ultimare alla meglio un
e la cena mezz'ora di riunione, parian- fabbricato nella possidenza d«l menasi*-
ii8 VE^ VER ^
IO, dislanteda esso circa 3 miglia, d'aiia Pasqua, ne prese possesso con-
le, festa di
stero, dell' attivo e del passivo, che in o- giosa di Casamari, nel!' osservanza con
liginaleho sotto gli occhi. Dirò solo, che mitigazioni ottenute dalla s. Sede, e nel
la comunità religiosa allora componeva- patrimonio che trovò rovinato e indebi-
si di20 monaci coristi, buona parte de' tato, aquistatì molti fondi rustici, pieno
quali già sacerdoti; di 20 conversi, parte di meriti morì a' 2 gennaio 1842. Nel
professi di voti solenni, altri professi di seguente febbraio da' monaci fu eletto
voli semplici, numero quasi indispensa- 44-" abbate il p. d. Macario Maria lìal-
bile per supplire a tulle le ubbidienze e delli d'Ancona monaco professo di Ca-
lavori del monastero, attesoché non si samari, poscia riconosciuto dalla Sede
ammettono secolari a'bisogni interni del- apostolica, e quindi benedetto in Ve-
la casa, meno garzoni che agiscono di
i rdi dal vescovo mg/ Venturi a' 2 feb-
fuori pe' trasporti di robe. Vev mancanza braio 1846. Ancor lui fece acquisti di
dì sussistenza e locale, quasi dal 182^ foudi rustici, arricchì le chiese de' due
non eransi ricevuti novizi, benché più monasteri di molte suppellettili sagre, fe-
di 3o ne fossero fervorosi aspiranti. Ad ce riparazioni nel monastero e chiesa di
onta delle notissime circostanze politiche s. Domenico, alla quale riimovò la volta
di quel men)orabile aniio,Gregorio XVI stdia tribuna che minacciava l'ovina, ri-
die'5oo scudi al p. abbate.Queslo poi rei- modernò r altare maggiore, fece la nuo-
terando, col vescovo di Sora, le suppliche va balaustra di bei niiinni, T ammatto-
al re Ferdinando li, perchè volesse favo- nato, e nel clauslro diversi miglioramen-
rire i monaci di Casamari nella stretta ti.A suo tempo morì il cardinal Micara
osservanza di Cistello, che volevano ordi- a'24 maggio 1847, * S" s"ccesseil 18."
narsi in s. Domenico in monastico ceno- e ultimo abbate commendatario di Ca-
l)io, alla pia inchiesta rispondendo l'otti- samari cardinal Pasquale Gizzi di Cec-
njo |)rincipe, ri<lonò a' 2 gennaio i834 cano. INel seguente 1848 l'abbate clau-
la chiesa e monastero a Casamari, con strale p. Jjaldelli rinunziò nelle mani
r autorizzazione apostolica di Gregorio de! Papa Pio IX, il (juale poi con de-
XVI, e con regia munificenza li provvi- creto della congregazione de' vescovi e
de d'annuo censo pel mantenimento di regolari, dell' 8 aprile 1 853, udito il pa-
IO religiosi; inoltre ottenendo il p. ab. rere del caidinal Bianchi abbate genera-
Micara il monastero di Vicalvi. l'ertan- le di lutto r ordine camaldolese, allìdò
lo egli con divota procc&siuuc, a' 1
q apri- il governo di Casamari all' odierno du*
VER VER 1.9
gnlssimo commissatìo apostolico p. d. La famiglia monastica di Casamari, ad e-
Michelangelo Gallucci camaldolese, cui ternare la memoria del benefìzio, eresse
grado e dignità d' abbate di detto suo nel portico della chiesa il ritratto di mar-
rdine, tale tlichiaralo a'aS del tneino- mo PonleGce, con sottopo-
in rilievodel
'ato mese dal capitolo tenuto in Roma sta simile lapide che descrive la conces-
alio stesso ordine, con tutte le facoltà sione; di più obbligandosi il monastero
e privilegi, ed uso de' pontificali, che a cantare una messa perpetua anniver-
hanno
h gli abbati camaldolesi nelle loro saria nel dì della creazione dell'encomia-
chiese e monasteri, cioè con piena giu- to Papa, e di requie dopo la sua moi te.
t isdizione
vere
rita quella di
la
; e siccome ogni abbate
sua abbazia,
s. Maria
cos'i gli
d' Urano
fu confe-
deve
presso
I
do
beni poi della
posti nel
il li donò
regno
al
commenda
di Napoli, il re
capitolo della patriarcale
di Casamari
Ferdinan-
4 svizzeri; due di questi presero tra loro tiche, e nel claustro si conservano alcuni
a questionare, ed uno finalmente uccise bassirilievi di marmo col busto del cele-
l'altro con un colpo di fucile, sul ponte berrimo Cicerone arpinate, che ivi nac-
dell'acquedotto. 11 battaglione di Gari- (pje, ed ebbe villa. Il p. ab. Gallucci nel
baldi, che da Prosinone e Rauco si portò far stampare la discorsa P^ila dis. Do-
all'Isola ed a Sora, nel ritorno avea fissa- inenico/dA p. ab. Tosti, l'intitolò co'rao-
lo la tappa in Casamari, ma la guida in- naci di s. Do(nenico,
Ferdinando II, al re
se direttamente a Monte s. Giovanni. Nel nella sua pia e generosa munificenza non
partire da questa città per Veroli, quasi solamente impedita la rovina del mona»
prodigiosamente prese la via poco più di stero, e restituita la chiesa al divin cul-
un tiro di palla lungi dal monastero; si to, ed a glorificare il sepolcro del Santo
fermò a considerarlo e per buona sorte titolare , ma decretato a favore di tale
proseguì il cammino senza visitarlo.A'3 tempio la somministrazione di ducati
giugno 1849 essendo morto il cardinal 38oo sul pubblico erario. Mancante il
Gizzi,il Papa Pio I X aderendo alle istanze monastero di costituzioni, lo zelo dei p.
de'monacidi Casaaiari, colla bolla/>e/i//ì- ab. Gallucci vi ha supplito compilando-
cioruni oniniuni auctoretn ac distribii- le, basate sulla regola di s. Benedetto, e
torem Deum, de'20 setteudire 85o, do- 1 sulle osservanze cistcrciensi di stretta di-
ni della commenda posti nello slato pon- ne della comunità religiosa, ed ora si va
tifìcio, coli' obbligo perpetuo di sommi- a sottoporle all' apostolica sanzione del
nistrare al capitolo della basilica patriar- Sommo Pontefice; quindi si eleggerà
cale Liberiana diRuma aunuiscudi 1 :20o. l'abbate tiappeuse perpetuo dal medesi-
, 8
nasteri, allora dovrà tenersi capitolo ge- r. comando generale, e degli stabilimen-
nerale in Casamari, e si eleggerà per tut- ti militari centrali delle monture, ed al-
ti gli altri monasteri l'abbate di gover- tri relativi ; quanto nel i8i6 dell'i, r.
no ad sexennìnniy quello di Casamari senato supiemo di giustizia pel regno
dovendo restare a vita, giacché di ele- suddetto, il quale per altro dopo casi i
merito commissario apostolico. Riporta sino al 1854 e dopo la soluzione dei casi
il n. 1 4^ del Giornale di Roma del 858. 1 predelti, restò sede del governo generala
»> domenica de'i3 giugno circa le 3
Nella civile e militare del regno, qnal era adi-
pomeridiane, nel monastero di Casamari, dato al fu feld -maresciallo co. Radelzky.
territorio di Veroli, avendo preso fuoco il Attualmente poi, seinplice città di pro-
° vincia, sede speciale del dello comando
fienile sottoposto al salone del i corri-
doio e stanze dell'abbate, sviluppò un in- generale militare e fortezza. E' situata a-
cendio imponente, che scorgevasi a piìi n)enamente in bella pianura e parte iu
miglia da Veroli e paesi circonvicini. Il colle, quae in suo sex niillianim amlii-
monastero situato in mezzo alia campa- tu deccni mille demos, et quinrjuaginlft
gna, nella Casa di Caio Mario, per la sua tres mille circiter enumerai cii'es, come
distanza dall'abitato, e per mancanza di leggo nell'ultima proposizione concisto-
persone atte e de'mezzi all'uopo, sarebbe Di grandioso e imponente aspetto,
l'iale.
stato distrutto, e già crepolavano le im- sorge in riva e qual maestosa regina del-
qualuncpie nitro vano che avea sollerto. tri canali. L'inondazioni dell'Adige sono
VERONA ( (^eroncn). Città con reM- assai dannose al Polesine di Rovigo, anzi
denza vescovile munita e regia, antichis- lo avrebbero del tutto rovinalo, se deca •
ima e illustre, già della Venezia terre- nali artificiali e forti dighe non oe rad-
«tre, ed ora del regno Lombardo- Vene- drizzassero il eorso. Verona stessa nel
to, capoluogo della provincia e del di» 1757, e i suoi diotonii, ne furono pei
VER VER 121
«{ttatclie giorno inondati, la cui descri- //, di di discipline j Sito che lie-
virili,
zioiie è a vedersi nel poema la Ristide to fanno anzi felice - L'amenissinie val-
delio Spolverini, ed inmi, mentre stava li e le colline,- Onde ben a ragion {giu-
per minare la torre del Ponte delle Na- dica e dice - Per questo, e per V antiche
vi, Biirtolomnieo Rnbele, detto il Leo- tue mine, - Per la tua onda altiera che.
ne, del contado di Valpaiitena, si fece a la parte, - Quei che l'agguaglia alla cit-
salire eroicamente per iscale legate con tà di Marte. Per questa sua singolare
corde, ed a salvare per esse due donne bellezza la si disse, secondo alcuni, Ve-
e due che abitavano sull' alto
fanciulli rona, cioè Eere Unaj ed altri pensò
della detta torre, senza aver voluto do- trovar riunite come in essa, cos'i nel no-
po accettare dai cittadini premio veruno me, VEnezia, di R.Oina e
le bellezze di
(/^'. Venturi, Conìpeiulio della storia di di IN A poli. Il poeta Giovanni Cotta poi
f'erona, t. 2, p. 196, ediz. 2.* 1823, ti- scrisse: »chechi vede e non ama perduta-
pografia Bisesti). L' Adige è rapidissi- mente Verona, è privo d'ogni sentimen-
mo, non congelandosi se non per uti fred- to, ed ha in odio se stesso e tutte le grazie".
tio eccessivo. E' navigabile da Trento al Divisa dunqiie la città in due ineguali
mare, ma la sua navigazione non è mol- parti dal sinuoso Adige, quelle si comu-
to facile, ed il passo della Chiusa è spe- nicano insieme per 4 ponti principali, de-
cialmente pericoloso. L'Adige è utilissi- nominati del Castel Vecchio, della Pie-
mo pei commercio col Tirolo e colla Ger- tra, Nuovo, delle Navi (dice il Castella-
mania. Il celebre veronese marchese Sci- no, che il tratto minore della città, esi-
pione iVaffei, nella classica opera, f'^ero- stente nella sinistra S[)0nda del fiuu>e,
na illnslr a Ui con giunte no le e correzio-
, , prende il nome di /^ero/?r'//rtr, che pur con-
ni inedite dell' autore (di cui mi gioverò tiene tnolteplici monumenti, ed i resti del
liberamenle in questi miei cenni: ne die- Campidoglio antico). Del i.° parlerò a
di contezza nella biografia, insieme i\\\e suo luogo. ponte della Pietra antico fu
Il
altre opere che hanno rapporto colle rifatto, nel secolo riguardandosi come X
scienze ecclesiastiche, ed anche coll*A<t- stupendo, dicendosi da Liutprando, pon-
dres celebrando la sua Meropc, «lel voi. te marmoreo di mirabii lavoro e di me-
LXXlll.p. 199), Milano 1826, ragionan- ravigliosa grandezza. Il ponte Nuovo lui
do del suo sito, riferiscR quanto ne disse una torre dalla parte della città, che por-
r insigne architetto bolognese Bastiano ta l'arma Scaligera, fabbricata 11611298
Serbo dopo aver trattato dell' Arena
, : d'ordine d'Alberto: il ponte poi fu riedi-
»» Ed è ben di ragione, se i romani fecero ficato ingran parte con insuperabile ro-
tai cose a Verona, perchè egli è il più bel bustezza dal Sanmicheli. Di quel delle
sito d'Italia per mio parere, e di pianu- Navi furono architetti Giovanni da Fer-
re, e di colli, e di monti, et anco di ac- rara e Giacomo da Gozo, in quale anno
que". Assai conforme, soggiunge, fu il giu- e per ordine di chi, l'insegna la grandis-
dizio del poeta fiorentino Berni nell'Or- sima lapide di marmo greco che fu po-
lando. Rapido fiume, che d'alpestre ve- sta allora sulla torre cITè nel mezzo, tra-
na - Impetuosamente a noi discendi, - E sportata al museo dell' accademia che ,
quella terra sovra ogn altra amena- Per MalFei nel riprodurla la dice forse la |)iU
mezzo a guisa dìMeandro, fendij - Quel- insigne iscrizione volgare che in tutta l'I-
la che di valor, d'ingegno < piena, - Per talia si abbia, considerata la sua lunghez-
cui tu con pili lume ^ Italia, splendi, - za e sontuosità, e il non aversi marmo
Di cui la fama in chiara risuona, - te di versi italiani avanti questo scolpito, ia
Eccelsa,graziosa,almaFcronajz=.Ter- forma gotica. Il poeta fa parlare il pon-
rn antica,gentil,niadre e nutrice di spir- te, ed usa il dialetto veronese, e dice che
laa VER VER
lo coslriù Cansignore nel 1 373. In Vero- doìnìiùca; Calvario, eh* è it monte di ».
na meritano non poca considerazione i Rocco, e compreso ora dentro le mura,
ponti, pe'Ioro poclii archi nella larghez- Nazaret e Beltlemme: monte Olivelo si
za d'un fiume impetuoso. Fra le tavole disse ancora ov'è monastero della Tri-
il
Mall'ei, lai." olFre la pianta della città e veronesi crocesignati che tornarono dal-
li rigirar dell'Ailige in e<sa ,
colla forma le sagre guerre di Terra Santa, nellequa-
del l'ecinlo e positura de'3 Castelli appel- li tanto si distinsero, e furono imposti per
lalis. Felice, S.Pietro, Vecchio, e col cen- aver trovato che la situazione di questi
no de'colli che ha dietro, ed a'quali sem- è simile a quella ditali luoghi. Ne'molli
lunghissimo giogo di monti che si .«picca rimente che sono fiume, per tulio il
sul
«laU'Alpi separanti l'Italia dalla Germa- tratto interiore dal ponte delle Navi a
nia; e il piano in cui la città si stende, quel della Pietra, e molle ancora suquel-
vien però ad essere il principio di quei- la riva, cui restaaperta la campagna ed
l'ampissimo, che per lo spazio d'olire 2 00 i monti, godono vaghissimi prospetti, e
miglia fino alla radice dell'Alpi di Fran- così alcune strade: ma troppo più e trop-
ciacontinuando, furma la più fertile e pò- pò più helle sarehhero in questo le lon>
polata parte d'Italia. La lunga costa or- tananze, se si avesse avuto a ciò qualche
nata in più luoghi di fabbriche e di ci- riguardo, cos'i nella dirittura delle vie,
ra della città, e le varietà de'suoi edifi- ^li strade larghe e magnifiche, e altri siti
zi, vengono in molti luoghi a formar prò- averli. Quella del Corso, per cui si fanno
spetlive così nobili e così belle, che scene correre i barbari, dalla porta del Palio
forse non si videro mai sì bene ideale. Si alla chiesa di s. Anastasia tira per diritto
ponno godere dal ponte della Pietra, dal non meno di 1066 passi. Il Castellano
bastion di Spagna, e in più altri luoghi, la qualifica superba e che si dislingue
ma singolarmenle sul ponte Nuovo, che dall'altre. Trovo nel cav. Fabio Mu-
può dirsi un incanto dell'occhio: pari- tinelli, Annali dalle Province FenetCf
mente dalla collina, ove si domina am- che neli84o Verona pose in comunica-
piamente anche l'esterna pianura; conte zione la vasta contrada di s. Caterina con
a dire dal Caslello di s. Pietro, dall' allo quella del Tealro,ecolIa [)iazza della 13ra
del giardino Giusti, e da più altri siti, ne' per lu via appellata della Colomba co- ,
saviezza veronese valendosi dell'opportu- condo l'uso suo, e di non maggior esten-
nità d'un'abbundante e «lalubie fonte die sione fu contemporaneamente trovata
scaturisce a un miglio dalla città, con- Milano. La popolazione, compresi i mo-
dusse dentro una buona parte dell'acqua, nasteri e luoghi pii,non che gli ebrei, nel
e la fece sgorgare in mezzo della piazza I 7 3o,anniversario secolare della gran pe-
maggiore, in fionteaila pescheria, e in al- sle,di cui non erano ancora ristorati dan- i
tri luoghi, e ne fece parte a quasi tutte ni, si calcolò a 48,000 aninie, ma senza i
le case per un gran tratto. Avendo no- soldati. Così veniva ad essere la 1." città
minato le piazze, la maggiore delle 4 dello stalo veneto, succede-ido poco lonta-
principali, più vasta e più elegante es- na dalle4o,ooo Padova, indi Brescia che
sendo quella di Bra, secondo il Castel- dicevasi arrivare a 35,ooo. Poche città
lano, dirò, che su quella dell' lirbe si provarono maggiori vicende di Verona,
vede una colonna che in [)as$nto ba- poiché ne'secoli anteriori e fin iieli4oo
stava a' debitori di toccare, dopo un de- di troppo maggior numero e di frefpjeii-
creto del consiglio, per esser salvi dal- za hanno riscontri; ma nel principio
si
le molestie de'credituri. La statua espri- del i5oo scemò fieramente per la lunga
mente Verona, sulla stessa piazza, era già guerra, e anche per contagio. Neli5o5
decorata di una corona per indicare che avea 70,000 anime, benché ne'precedeu-
la città era stata di residenza sovrana : ti anni avesse regnato mortalità e penu-
questa corona fu infranta sotto l'invasio- ria. L'istesso numero, anzi più nel (612;
ne francese. Tanto ricavo da un bell'ar- ne susseguenti anni venne degradando al-
ticolo inlilolalo A''«?ro/itìf, di L. A.M.,con quanto,finché l'accennata peste del 63o, 1
graziosa veduta della città e dell'Adige tanti in pochi mesi rapì , che dopo due
con un ponte di i archi, pubblicato dal- anni trovarono soltanto 26,000 abi-
si
la Con-
Maffei, trasportala d'ordine del che a' 3 maggio e 9 agosto 855 // sacer-
1 1
solare della Venezia a' tempi di Teodo- dote Cesare Cavatlonifece nell'accade-
sio dal Campidoglio nel Foro. Il mede- mia d'agricoltura, arti e commercio, la
simo, ragionando dell'ampiezza di Vero- quale grazio premiarlo colla meda^'^HcL
na, nel i73o ed a suo teuq)o (|)ubblicc> d'oro, enelZ^." de' suoi volumi inserir-
l'opera nel 1 ySa.epocache va tenuta pre- lo. Verona 858, per Vincentini e Fran-
1
ieute in tutto questo articolo, per quau* chiui cou 1 2 tavole slalisliche. Quanto ai-
Iti VER V ER
le porle e alle mura della città, il MafTei toni. L'altezza di queste muro, e la gros-
comincia dal parlare delle antiche, e col- sezza d'oltre a 3 braccia, le rendeva in-
cheslrade, quella ila llonia ad Ostia, che architettura civile, come andrò poi ac-
per essere frequentatissima, fu divisa in ceimando, il simile fa della militare, de-
<lue da un corso di pietre alquanto più scrivendo le mura e i bastioni, colle por-
alte dell'altre, mentre per una si andava, te. Il sito antico di questa cillà, egli di-
per l'altra si veniva, schivando 1* incon- ce,non poteva desiderarsi più opportu-
trarsi), con due ordini di piccole finestre no per una fortezza, siccome circonval-
sopra. Con erudizione archeologica con- lato in 3 parti da rapido e grosso fiume.
futa quelli che la reputarono un Arco, an- Le antiche mura, rinnovate a tempo di
che per denominarsi la prossima chiesa Gallieno , la serrarono solamente dalla
s. Michele ad portas, e perchè il popo- parte che rimaneva aperta. Lo stesso fe-
lo, per tradizione antica, la chiama Por' cero le seconde di Teodorico, sebbene si-
ta Borsari. Doversi tenere per regola in- tuate più avanti dal primo piegar dell'A-
dubitata , che dove sono due i passaggi, dige suo ritorno per linea retta, ser-
al
ossia le aperture, quella è porla, aven- vendosi dell'Arco de'Gavii per una por-
done gli archi sempre una sola o 3: pro- ta;benchè allora oltre l'Adige, con recin-
va, che il far le porte così duplicate fu to dell' istessa struttura, la collina di s.
menti, mostra l'arte già guasta, ma non 3." dell'altezza delle colonne. Sua raris-
perduta. L'opera è sontuosa e grande, sima particolarità è l'aver scolpilo il no-
«l'ordine corintio. Dal dello luogo si può me del suo architetto Lucio Vilru vio Cer-
passare a osservar le mura rifatte da Gal- done, liberto e discepolo del gran Vilru-
lieno, e nel silo delle prime di nuovo e- vio. Non carco trionrale,maprobabilmen-
relte, qua e là incorporate nelle case. Da tecenolafio o depositoonorario. Le iscri-
questi avunzi sembra di vedere le mura zioni poste sotto alle nicchie, mostrano
di Atene tempo di Temistocle,
fatte in che le statue erano di 4 Gavii, onde per
poiché lavorate in fretta, si adoperarono loro e non per imperatore alcuno fu fal-
alla rinfusa pietre quali sì presentavano, lo, oltre una donna. Teodorico fece cam-
e postevi dentro colonne e marmi lavo- biar uso all'arco, avendolo compreso e in-
rati di aliti edifizi, oltre i sassi ed i mat- serito nel suo 1° recioto^ e fatto diven-
VER VER 1^5
lare una porla di esso. La contigua tor- tira piedi 86, ed il piede veronese corri-
re dell'orologio, non mai fabbrica Scali- sponde a un palmo e mezzo del romano.
gera, se non nella parte alta di mattoni, Così il MafFei. Il celebrato ponte di Uial-
fu una delle torri di (|uel recinto e qui to in Venezia, lo descrissi nel voi. XCI,
innalzata per difesa di tal porta. Pietre p. 3o8. Nel 1389 Galeazzo Visconti, per
rive e grandi, state prima dell'Anfiteatro farsi una specie di cittadella, eresse a ri-
^e di altri edifizi, vi siponno osservare, in dosso del 2." recintola muraglia merla-
alquante delle quali apparisce i' uso an- ta che si vede dal Crocefisso a' Portoni
tico di lasciar rozzo il mezzo: ve n'ha an- della Bra, con fosso e torri e porte, ser-
cora di lavorate. Passò Verona, ne'secoli rando con altra, che si andava per dirit-
di mezzo, per città fortissima. Nel 1287 to a congiungere con quella della città,
pliata la città fuor di modo, e resa trop*. tro di s. Felice, pro^ieguito da'veneziani
pò didicile a esser difesa. Di queste in- nel secolo seguente. IMu inventata la pol-
tende il Petrarca, ove nomina, /'«//e //2H- vere, e nell'inclinare del 1 3oo l'artiglie-
dovi la sua abitazione. Il ponte di Castel ne. 11 merito di tali opere in Verona, [)ar-
Comunicando col castello, e dovendo ser- zioni moderne un veronese fu il i.° in-
vire per recare dentro soccorsi da quella ventore e fondatore. Qui il dotto mar-
parte, o per avere abitazione in esso, od chese premette alcune riflessioni, cotne U
un'uscita in pronto, vi si cammina a co- fortificazione passa comunementcper ar-
perto tra' due muri nterlati delie spon- te straniera e oltramontana, per quanto
de. L'Adige in quel sito si dilata assai più riferisce; quindi sostiene, che l'arte delle
che altrove, talché non computando se fortificazioni è tutta nostra, nata in Ita-
non l'importar de'3 archi e delle due pi- lia e in Italia perfezionata , assai prima
le di mezzo, il ponte viene ad esser lun- che il Vauban nascesse; ciò prova con
go piedi 348. Gli archi, principiando dal- riportare gli autori italiani di opere d'ar-
la parte di là, vanno crescendo in lun- chitettura militare anteriori , anzi l' in-
ghezza e in altezza: la corda deli." è di venzioni italiane attribuite non solo a
piedi 70 , e la I .' pila di 1 8; l'arco 1.° è di Vauban e ad altri, com'è manifesto dal-
piedi 82, e la pila di 36. Ma la corda del le opere di Francesco Marchi bolognese
3.° arco arriva alla lunghezza di piedi nato nel 1 5o6. Questa scienza italiana pas-
142, della quale estensione non si ha no- sò alle altre nazioni, le quali persino ne
tiziache altri si sia arrischiato in nessu- adottarono i leruiini stessi e le voci fon-
na parte di costruire una volta. Il famo- damentali, esclusivamente italiani. Quin-
so ponte di Rialto da un fianco all'altro di con ragione celebra il gran vei'onese
126 VER VER
Michele Sanmitheli nolo neli4<^4> ""'- l'ingegno di molti strniiieri,e dalle gran-
<;o forse Del rendersi egualirtente eccel- di occasioni di lante nuove fortezze e di
lente e nella civile e nella militare aiclii- tante guerre prodotti, la forza e il fon-
lettura,adoperato da Papa Cleinenle VII daniento della difesa consiste pur tutto-
e da Francesco II Sforza duca di Milano ra ne'bastioni di tal figura e nelle piazze
nell'opere fortificatorie, oltredalla repob- de'fianchi. Aggiunge il iMafTeijClie quan-
blica di fcnezia in questa città e nel do- to di più si è poi fatto, da questa iuven-
niinio persino di Levante, come dissi in zione ha preso l'idea; imperocché l'opere
tale articolo, e per questo desiderato dal- esteriori a corno, l'opere coronate, lecon-
Timperatore Carlo V e da Francesco 1 re troguardie, lemczzelunee rivellini, non i
i-an)enti, ma egli iiì il fondamento di tut- attestalo altresì di Vasari; egli è vero che
lo. Sanmicheli mutò sistema e intro- non compose libri, ma essi per lui furo-
dusse nuovo n)elodo, inventò il bastione no Verona e Candia, muti veramente, che
triangolare o cinquangolare, cou faccie però insegnarono tutto. Confessò il frau-
piane e fianchi, e con piazze basse che cesedo/vw/c t^/c'/?of^i del 1678, che l'in-
di esso, cioè quello spazio che resta nel dia co'baslioni, potè /'e//esirt resistere per
triangolo formalo da'tiri laterali, rima- un 4-° di secolo agl'incessanti sforzi del-
neva indifeso. Tal fine si è unicamente la formidabile potenza turchesca, al mo-
ottenulocon l'ingegnosa forma de'baslio- do narrato in quell'articolo. 11 Malici por-
ìùf quale si è poi sempre, e da tutti, e in la per esempio del più grande assedio di
ngni parte adoperata, con modificazioni cui parli la storia, quello sostenuto eroi-
eli verse. Consisteva [)arimenti la forza del- camente dalla famosa Candia. Così tale
Farle, in trovar modo di rendere quasi scrittore senza saperlo e volerlo fece un
continuo il fiancheggiar delle difese, e co- immortale panegirico a Sanmicheli, che
sì terribile che con grandissima dinicollà né a lui, né pressoché a tutti, non era no-
potesse superarsi dagli aggressori. Questo to per l'inventore de'bastioni ei.° intro-
ni conseguì colle piazze laterali scoperte, duttore di quest'arte. Altro vendicatore
che danno modo di fulminar senza in- degl' italiani è il eh. Rambelli, che oltre
termissione, molliplicando gli ordini de' Sanmicheli, celebra Marchi, e Comandi-
cannoniede'[ucili;laddovedelIecasemat- no da Urbino (^.) per la forma de'ba-
te coperte che prima si facevano, breve Ioardi (a lui però insegnala dal concilia-
e di poco frullo era il risultalo. Qoindi dino Centogatti), nelle Lettere intorno
CjCheoggidìdopolanliralliuumeulijdul- invenzioni e scoperte italiane, leti. 5.' e
VER VER 127
67.' : jirchiteltura militare. I primi au- invenzione pose in opera, e però del nuo-
tori che parlano di bastioni angolati, os- vo modo si vedono lutti i bastioni fab-
serva Mafiei, sono tutti pubblicali dopo bricati dopo. Si die' principio alla porta
ilj55o, nìeutre nel recinto veronese si del Vescovo in qua. Il i.° bastione dello
hanno più bastioni della moderna ma« della Maddalena, sotto il veneto Leone,
ìera, non solamente eretti assai prima qual comparisce nell'alto delle sue fasce,
i
di
tutti
i libri di fortificazione moderna,
i
nio Sangallo, nel giardino Vaticano dal- della nuova. Malfci tiene duixpie per in-
la parte di Belvedere bellissimo, quello dubitato, che questo bastione foii i.°rag-
superbo fra le porte s. Sebastiano es. Pao- gio della nuova atte; e in esso vedesi per
lo, e l'altro del pari magnìfico the difen- l'appunto l'aite ancor bambina, e vi si
munire le Mura di
l'infanzia, e ciò per stesso, fece poco dopo; ma è un certo mi-
Boina. In Verona alle nuove mura ."ipo- sto del vecchio modo e del nuovo. Il ba-
se mano nel 5 7. Fino a quel tempo si
1 1 stione è assai più piccolo degli altri, pu-
stettero co'muri meilali. De'pro-
le città re fu 8s«ai lodato da Francesco M.' I du-
pugnacoli cominciati qui nell'istesso tem- ca d' Libino, nel tempo che dimorò in
po,cliedieder luogo i tedeschi, fa menzio- Verona qual capitano generale della re-
ne il Saraìna. Lai." parie the si lavorò, pubblica. Do[)o «pjesto si sospese da quel-
fu dalla porta del Vescovo a quella di s. la parte e si pose mano
qua dal fiume. di
"Giorgio. La polla del Vescovo, co'non»i Olire i Acquaro o s. Francesco,
baslioni
de'veneli rettori e di Teodoro Tiivulzio s. Bernardino, s. Zenone, della Catena o
di Santa Toscana. Sulla muraglia del ca- l'Adige, ili." bastione non ha iscrizione,
ste! s. Felice per di fuori, e sopra i 3 ba- n)a il 2." detto del Corno ha il s. Rlarco
stioni che seguono, colle armi de'retlori, nel di fuori, con l'arme de'rappresentanli
si vede quella del doge veneto Grilli, e- veneti di quel tempo e l'anno i53o. La
letto nel i523. Su quel di s. Giorgio fu prossima poi la Nuova co'nomi delle su-
scolpitoin nicchia un bel Leonealato,con preme tiignilà porla l'annoi 533, e nella
I' iscrizione di Giovanni Baduari eniie.i facciala interiore ha da un lato lapide co'
pra< fi'clus miro sii, flio fieri ciirn\'it i5i5. nomi del doge, del pretore, del prefetto,
Sulla porla slessa, che fu l'ultimo lavo- de! provveditore alle pubbliche fabbri-
ro da quella parie, è parimente scolpilo the, e quello pure di AJiclineleMichae-
I 5^5. 1 bastioni di questo tratto son lut- Ho vcronensis archi ledo i535, onoie
ti rotondi e con casematte coperte. Inol- grande non comune (tale èil veio cogno-
tre neh 52 5 o nel seguente, può creder- me suo: il Maflei e altri lo chiamarono
si prendesse congedo da Clemente VII il Sanmicheli per conformarsi all'uso, ad e-
Sanmicheli, e ripatrinndo si dedicasse a' sempio di Fracasloro; altri loiimedaSan
servigi del suo principe naturale, che l'a- JllicItdeJ. Non si terminò di costruire
lea i usta n temente desideralo. Fu perciò questa porla se non 5 anni dopo
,
e ,
rione che nasceva dai venir più volle spe- i.° Ca vallerò e sul colle al castello di»,
dito il Sanniicheli in Dalmazia e in Le- Felice, dove le mura che riguardano la
vanta. L'ultimo bastione di Spagna ha campagna sonoaltequanto unagran tor-
nei!' una delle facce bel Leone alalo io re e di fortissima coniposilura. 1 para-
nicchia e l'unno 1547. La porta del Pa- petti sono per lo piìi di 18 e di 20 piedi
Jio andò tanto in lungo, che non fu erel- di muro, con tal declinazione, che vi scor-
ta se non dopo sua morte (iSSg). Delle rono le palle, e tanto massicci i merloni,
3 porte da lui (uchitettate credesi lai." che poco resta da temere alle piazze bas-
posta in opera quella di s. Zenone, il che se; sono per lo più senz'angoli, tondeg-
da altri fu ignorato o taciuto ad arte, giati nell'estremilà e degradali. Le gai-
come altre opere di Verona. Le antiche lerie, e le stanze sotterranee, e le contra-
opere militari della citlù hanno il meri- mine sono pur bellissime. Le porle altre-
to e il pregio d'esser le prime del melo- sì, e gli archi e i ricelti, e quanto accade
do moderno, non che le ultime dell'ante- di veder lavoralo nelle interiori n)ura-
riore. Kon devonsi considerare insieme, glie, nobihnenle è fatto, e con gran pie-
come farebbesi in una regolare fortezza, tre a suo luogo. Della costruzione de'mez-
II doversi slare col recinto Scaligero, l'ir- zi bastioni sui rivi de'fiucni, pel i.**ne
regolarità e la grande estensione del si- die' l'esempio Sanmicheli in quello chia-
to, escludono tal considerazione; e ciò an- nialo s. Francesco, dove una sola faccia
Cora per non essersi posto fine all'impre- e un sol fianco si vede, tirata dalla par-
sa, mentre alla controscarpa e alla strada te dell'Adige una linea retta, che si va a
coperta non si arrivò a metter mano, an- unire coH'angoIo del bastione, con pre-
zi interrotto in più luoghi e dilFerilo il parato piano a 3 pezzi per giuocare so-
]avoro, gran pezzi si lasciarono del vec- pra del parapetto. Ove termina il muro
chio muro. Bisogna solauienle osservare si butta fuori una specie di piccol fianco
a parte a porle bastioni e le mura, e far
i che vede due lati. Nella faccia son due
i
prima riflessione alla sontuosità della fab- cannoniere che dominano la campagna,
brica, quale spira verauìenle l'antiche In questo bastione vie la banchetta, co-
idee, e presta un mirabilesaggiò della ve- me poi venne da tutti ordinata, sopra la
neta magnificenza. Il muro nelle cortine quale si smonta per due gradini di pie-
è glosso da 14 ai6 piedi, e ne'bastioni è tra. il fianco cade perpendicolare sulla
grosso 24, tulio massiccio e solido, e di cortina.come osservasi nella maggior par-
buon materiale, talché il cannone vi a- te degli altri. La metà di esso è aperto,
vrebbe per certo da lavorare un gran ed ha due cannoniere e merlone cou ,
pezzo (procedendo col Mafl'ei , conviene piazza bassa, nella quale si entra per con-
sempre stare alla sua epoca), e tanto più dotto coperto; d' ambo lati sono duei
ricetti o stanze per le guardie, e con luo- vidia l'antiche fabbriche romane. Il di
go per l'artiglieria, saracinesche e altre fuori di essa e il di dentro non ponno più.
difese, tutto con arte e nobiltà somcna. facilmente ammirarsi che descriversi: l'o-
Le porte e i due prospetti sono d'ordine pera è rustica e massiccia, ma insieme or-
dorico: lutto è grave e robusto, come al- nata; i pilastri nell'interno sostengouo u-
la qualità xiella fabbrica si conveniva. Il na cornice di modo particolare, e sopra
lavoro è rustico, fuorché nelle porle di di essi da una parte all'altra attraversa-
mezzo e nelle parti architettoniche. Nel- no archi di pietra Ira'quali è incassata la
l'interno sono due lunghi aditi in volta, volta. Sforza Pallavicino, governatore ge-
che fanno profondamente discendere a nerale dell'armi venete, era tanto inna-
galleria e stanze sotterranee: l'istesso os- morato di questo edilìzio che riteneva ,
servasi in tutti i Cavalieri di questo recin- non trovarsi il più superbo in Europa.
to. Scale cordonate sono dentro negli an- Vengono successivamente due baluardi i
goli, che girano artificiosamente, e dan- dis. Dernardinoe di s. Zenone della solila
no comodo di tirar sopra ciò che si vo- figura e co' soliti fianchi, in distanza di
glia. Il coperto è lutto di pietra viva: al- giusto tiro, e con Cavaliero in mezzo al-
tro tetto è sopra per maggior comodo de' la Meglio non poteva farsi, fuor-
cortina.
soldati e delle munizioni. Il muro este- ché nel coprire con orecchioni, essendo
riore, che forma anco parapetto, è gros- situate le canituiiiere in modo che per ,
none, sudd, n>agnifìca e iieu archi lettala, gettar archi di pietra sotto la loggia del-
in quadro anch'essa^ sarebbe usservabile ia porla dèi Palio intrainurandovi la voi»
in altte città, ma qui è oiTuscata dall'al- ta; e come ne impalò il raddoppiar gli
tre. Le coluniie piatte, cotu partile iu qua> archi sotto i vani, e il fure porle grandi
dri rustici, bizzairautente escono verso la di 3 soli pezzi, o col cuneo in mezzo, e
cima con un nello più ristretto, sopra cui il valeisi mollo e in più foggie del rusti-
è capitello composito. La maggior parte co, che tanto fa liene nell'opere grandio-
del tratto di questa porta cili'ultimo ba- se e severe, nobilitando però con Itelle
stione è rimasto dalla fortilìcazione pre- parti architettuniclie, e con pulir talvol-
cedente, fatta molto avanti il i5oo. Ne' ta a luogo certi piccoli spazi. Nella pie-
parapetti delle cortine sono spesse canno- na dell'Adige, avvenuta ne'|)rimi del no-
niere dritte e oblique; qui si vedono re- vembre 1719, entrata l'acqua in questa
spiri e luminari pe'sutlerranei, che girau lussa, corse fino a uscire dall' altro lato,
sotto da per tutto. Si vuole che lo studio e fino a tornar nel suo letto, essendone
de'le contromine cominciò dopo che Pie- limasti abbattuti 3 archi del ponte alla
tro INavarro, chiamato nventordelle mi-
i porla di Zeno. Tra le opere militari
s.
due casematte per parte dell'aulico mo- gola di 610, la faccia deslra di 612, e il
do, due cannoniere delie quali riescono suo fianco 60, la sinistra di 5 8, e il
di 1 1
sotto il cordone, e due quasi al pian del suo fianco dii32, compresi 78 che ne ti-
fosso. £' notabile nella cortina che tiegui- ra la corda dell'orecchione. Ha il para-
ta il vedersi anche in essa la bocca di due petto di terreno, e benché da una parte
casematte, e qui si riconoscono le finezze copra il fianco con orecchione, non (a co-
del forlifìcare, che precede il moderno. si dall'altra, forse per non esservene bi-
Passando avanti irovasi inserito nella cor- sogno per la vicinanza del fiume , e per
tinaun pezzo del muro Scalìgero. Vieu lo battete che vi fu della campagna il po-
finalmente il buslione di Spagna^ di super tilo allo del Crocefisso. Le piazze basse
ba struttura, d'angolo aculo, coinè posto hanno mura nobili e più cose osservabi-
nei voltar det recinto, e per la sua situa- li: vi si scende dalla gola per due larghe
zione di figura purliculcue, ma vhe ful- strade di facil declivio. 11 muro Scalige-
mina d' ugni parie in più n)udi. Fu lo- ro, che procede sino al fiume, duvea col-
dalo assai dagli scritturi dell'arte. Il Sun- le sue torri atterrarsi; vedesi principiala
miclieli, in cui parve esser passata l'ani- la cortina, che si ritirava in dentro pie-
ma di Vilruvio, imparò un mudo prati- gando sulla drilla, oude proseguendo ta-
catovi dal veronese Anlìteatro, come im- glierebbe io spazio ove nel 1
." quarto del
parò da' suoi gradi il modo delle piette secolo passato si fabbricò la Fiera di rnu-
•opra il coperto della porta Nuova , al 10. Segue il bastione delle Maddalene, già
VER V£R i3i
descritto qual primogeiiito ói tutti gli au- lo più ne'fianchi de'baslioui, e solevano
golai'i. La
porla del Vescovo a mezzo la tener luogo di piazze basse. Dopo il nuo-
cortina, benché sia l'iafei-iore tra le ve- vo modo dal Sanmicheli introdotto, fu-
H'onesìjè però molto nobile, ornata e bea rono fieramente riprovate dagl'ingegne-
pensata. Da essa alia porta di s. Giorgio ri italiani, perchè con tutti respiri e fa- i
I
bastioni sono tutti rotondi, ma così ri, il fumo e il rimboutbo le rendevano
fraudi e massicci, e così ben muniti, che ben tosto impraticabili: ma avea trova-
>eu meritano essere osservati. Ne sia sag- to modo di renderle praticabili chi ta
il muro Scaligero colie sue torri, ma fuo- de in larghezza di ^o piedi, alta da ter-
-ri di esso nell'alto si sporge il bastione di ra nel mezzo piedi 24- La grazia e la
-«. Zeno in monte, ìndi l'altro di s. Felt- maestria con cui tutta questa volta cam-
i-^. 11 Castello, eh' è fondato in parte sul mina in cerchio, il che è di molta dilG-
masso, seguendo la necessità della aituu- coltà, e la perfezione e cuune>sione di tut-
xione, consiste nella parte di fuori in uu ta l'opera nun ai può e»primere in breve.
grandissimo tenaglione, furmato da mu- Pareimpossibiie, nel mirarla, dice il Maf-
ra lerribdi di cui poche sono Teguaii. Ha fei, che in così largo spazio possa reggefr
porte di sortita, e modi vari di difesa, e SIcon !>ì poca curvatura, e tanto più per-
casematte di grandissima opera. Venen- ché non imposta perpendicolarmente sul
do dalla città al Castello ai monta »ulla muro della circonferenza, ma vi si ap-
piazza del terrapieno per bella porta la- poggia lu angolo solamente di 4^ gradi;
terale, ornata di colonne doriche con fa- con tutto que!>tu nou avea mai fatta la
sce rozze. Proseguendo il recinto si tro- minima fessura, né perduto un mattoue
va in poca distanza il bastione della Da- dopo le pioggie e il gelo di 200 e tanti
cola,co»ì detto perchèera (piivi una por- anni. Aggiungasi la meraviglia de' fori,
ta, che apparisce ancora nel di fuori, su- poiché avendo ne'Iali due cannoniere per
Stenuto dinanzi ad essa con vulte di ter- parte, sopra queste sono ailrellanle am-
reno. Dal bastione al ca>tello di s. Pietro pie aperture semio vali, che corrispondo^
slendesi una traversa di grossomuro, che no ai vampo de' pezzi; e nel colmo del-
mostra cima come faceva difesa di
nella l'arco n'ha altre 4 intere e veramente o>
qua e di là. Passando al bastione delle vali,perchè più strette dalla parte inter-
Boccare,coȓ detto per le gran bocche che na nel procedere al centro con sommo
sono nel suolo della sua piazza ; esso è artifizio. L'asse di queste aperture è luu-
mollo diverso dagli allii, giacché non gopiedii8,e il diametro piccolo è di pie-
pieno ma vuoto, con muro grosso 25 pie- di 1 i. Gli urli sono contoruati nel di so-
di e corridore in cima pe' moschettieri. pra di gran pietra per durevule/.za e pei'
inortal memoria ben degno: la quantità Vicenza, di Brescia, e del Pallio, la qual
d'uomini eccellenti in ogni professione, ultima viea appellata miracolo di robu-
che allor fioriva, faceva Irasandare an- stezza e di eleganza". Narra il cav. Mu-
che le cose grandi. Non resta che il ba- tiuelli, che non cessando Verona, assai di -
stione di s. Giorgio, vuoto parimente, e vota all'Austria, validamente munita, e
con parapetto in cima al muro e dalle , superba per l'antiche sue porte, conside-
sue fessure non si temevano palle, poiché rate fra le più belle d'Europa, di accre-
iu poca distanza vi è il lìutne. La prossi- scere anche perdi lei parte le militari o-
ma porta, detta dal bastione di s. Gior- pere, oihiva al termine del i84o, com-
gio, non rimase terminata verso il di den- piuta sopra la piazza della Bra grandio-
tro, ma fu pur lavoro di bravo architet- sa fabbrica , bella creazione della mente
to: suo prospetto di bianco marmo é
il dell'architetto Barbieri, la quale innalzan-
grave, puro e molto ben divisato, d'or- dosi tra il romano Anfiteatro, la pia bel-
dine tra toscano e dorico. M'accorgo d'es- la cosa del inondo, anche conte ora si tro-
sermi alquanto diffuso in questo estratto, va, e il palazzo della Comune , e piace-
ma la città per antonomasia detta delle, volmente armonizzando per le sue gigan-
fortificazioni, lo meritava; anco perchè tesche colonne e per il magnifico suo fron-
.°
da ne derivò all'architettura milita-
essa tone colla severità del i edilizio, e colla
per rendere un omaggio alla gloriosa re- Dome di Palazzo della gran guardia, iVi
pubblica di Venezia, che della sua fedele cui a' 9 dicembre presero solennemente
Verona fece un fortissimo propugnacolo, pussessu e a bandiere spiegate le soldate-
come pure fu una delle gemme più ful- sche. La spesa dell'edilizio amcnontò a
gide di sua corona. Tali erano le mura, 1 58, ODO lire, e le due ale in corso di ese-
le porte,le fortificazioni veronesi nel 1780. cuzione, a tale epoca, a 2 i 2,000; doven-
Dopo tanto lasso di tempo, dopo tante do il comune occupare il piano superio-
vicende politice, probabilmente occorse- re pel proprio ulìizio. — Non lascio per
ro variazioni, sebbene ninna avvertenza altro di notare che sulle fabbriche nuo-
ne trovo nella citata edizione del 1826. ve della Bra ha sta mpato pensieri e pro-
Certamente dagl'imperanti austriaci Ve- poste ben altre il celebre Gaetano Pina-
rona ricevè nuove formidabili fortifica- li, già consigliere d'appello, uomo eru-
zioni, delle quali vado a dirne alcunché. ditissimo, morto da circa un quarto di
Verona è piazza forte, singolarmente per secolo, intelligente soprammodo e studio-
le nuove fortificazioni aggiunte dagli au- so d'architettura, al quale sono dovuti
striaci. Trovo nel Dizionario geografi' tanto gli studi e le proposte fatte per la
co universale ^'ww^vt&io iu Venezia: » Tra licosti'uzioue dull'Aico dei Gali, demo»
VER VER i33
ìlio nel y.g novembre i8o4, e pei" la fab- e difese furono bastanti per rendere sazio
brica cbe si avrebbe dovuto sostituire e tianquillo l'animo tilul>ante della de-
alla (.leniolila chiesa di s. Giinitiiano uel- crepita oligarchia austrìaca (la sua pub-
ia piazza di s. Marco in ì^eneun (/'.) ; blicazione porta la data de' 10 giugno
quanto tutte le illustrazioni alle tavole I 848 1
), che anzi avvezza da secoli a di-
delle fabbriche del Saninichieii,opera in videre in categorie gli uomini, ed a rin-
loglio riprodotta dalla tipografia Anto- negare la vita progressiva dello spirito u-
nelli. Al Pinali la città di Vicenza fece mano, onde renilersi vìemmaggìorraenle
coniare una medaglia per ringraziamen- temuta, imperturbabile e sicura, ordinò
to di alquanti disegni originali di l^al- che s'innalzassero ancora più innanzi nel-
ladio, ch'egli le diede in dono, come do- la campagna de'saldi trincieramenti rin-
nò a Verona la bellissima statua romana forzatida mezzi addizionali e da altre o-
dell'oratore Orleusio. — Il prof.Giovanni pere gagliarde, fatte tutte ed ideate se-
Parati, coli' odierna pianta di Verona^ condo il principio delle torri Massimi-
pubblicò con tale titolo un articolo nel* liane. Però alla vista di queste barriere
\' Album di Romani. 1 5, p. 1 22: ecco quan- formidabili, al cospetto di sì studiate e
to dice delle attuali fortificazioni.» Que- munite fortificazioni s' arresterà forse il
litare importanza. Per la qual cosa te- i plina e la virtìi militare non vennero mai
deschi onde aver il duplice vantaggio del- meno, sormonteranno gli ostacoli, trion-
la difesa e della oil'esa simultanee e libere feranno delle diHìcoltà che la natura e
(l'esperienza sta per farsene mentre seri* l'arte gli hannocontrapposto. Dappoiché
vo),s'acci userò bentosto a ridurla secondo per l'intera liberazione patria dal giogo
il terribile sistema di Carnot, qual misto stianiero e per l'italiana indipendenza é
di fortezza e di campo trincerato (che nel- stata snudata da Carlo Alberto la spada
la piantasi vede delineato presso \\ Cam- ec." Qual si fu il successo di questa divi-
po Marzio). Sei bastioni in pianura sulla nazione d'allora, l'accennai a suo luo-
destra del fiume furono formati d' un go quale della presente franco-sarda
;
doppio muro parallelo, ma in tal guisa vedremo. Ci disse poi VOxservalove Ro'
fatto ed innalzalo da lasciar libera usci- mano (\e\ i85i, a p. gSS, facendo la
ta pe' fianchi a numerosi corpi di trup- corrispondenza del Cattolico parlare
pa, che schierati nel letto del fosso pei* un viaggiatore reduce dal Tirolo, di
una lunga e facile controscarpa, potesse- cui per la religione e la
restò edificato
ro a un bisogno uscire con cavalleria e fedeltà, e da Trento meravigliato per
artiglieria ordinate per respingere l'eser- non rinvenirvi un pubblico monumen-
cito nemico. Il vetustissimo Castello, i to che testimoniasse all'universale la ce-
•ette baloardi del medio evo, i fortini,! lebralissima adunanza dell' ultimo ecu-
torrioni, le cortine de'monti che le stan- menico concilio. » Da Trento passai a
ino a ridosso, ed i molti propugnacoli che Verona, la città delle fortificazioni, che
da luogo a luogo sorgono tutto all'intor- volli vedere, per quanto era permesso, per
lori frangersi contro quelle rocche, ognu- palazzo de'conti Bevilacqua ( nel quale
no vede quanto incerta sarebbe per loro secondo WCBnceW'wv'x, Memorie delle sa-
la sorte dell'armi e dubbia la vittoria gre Teste de' ss. Pietro e Paolo, [ì. 71,
(allude alle insistenti voci di guerra, ed si custodiva la Spada di s. Paolo, la qua-
«'timori di nuo»i sovvertimenti politici, le fu poi trasferita nella chiesa de'frati mi-
che turbarono al cominciar del i85f) nori di Carotta o Arcarotla fra'limili del-
tulio il regno Lombardo-Veneto, anzi d la chiesa parrocchiatesuburbana di Quia*
vesto d'Italia e d'Europa; per dirsi vo- 7ano, come si legge nella vita mss. di s.
lere di forza il Piemonte aggregarsi tal Martino, che si conservava nelle libreria
reame, e secondarlo in quell'impresa la Saibante in Verona stessa, scritta nel se-
Francia e fors'anco la Russia). Nel 1857 colo XV; di che feci ricordo nel voi. XC,
colla destinazione dell' arciduca gover- p. 391 ), ha ornatissima facciata, che su-
natore generale del Lombardo-Veneto, pera le altre nella ricchezza e profusione
ee»sò Verona d'essere la sede del gover* di ornati, ma rimasta imperfetta, poiché
VER VER i35
doveva continuare per quanto abbraccia sa e nobile, e tutta in aria. Nel pianlerreuo
il rimanente del fabbricato. Il sito dei è giudiziosamente cavalo il comodo per
Corso, ove sorge, rende a proposito la con- 4botteghe, senza guastar punto il decoro
tinuata ringhiera dì molto uso. La corni- né l' apparenza. Sul tetto anticamente
ce è alquanto licenziosa. Delle colonne di era un giardino che a piacere può ri-
,
sopra, alcune hanno canali diritti e al- i mettersi, li palazzo della Bra dovea ser-
tre torti, le qiinli ultime scanalature gi- vir per uso del provveditor generale di
rano più di 3 W'Ile. Il prezioso museo Terraferma, il quale magistrato straor-
che per due secoli gli acquistò tanta ce- dinario della veneta repubblica soleva
lebrila, non esiste più; la sua bella Ve- risiedere in Verona. cominciato con Fu
nere, il suo Pane, il Bacco, i suoi busti di gran sontuosità, coroeapparisce da quan-
Impeialuri romani, la sua bella Livia so- to fu eseguito, e dovea avere i5 fine-
no passati in Baviera; l'Augusto e il Ca« Ben divisato è in esso
stroni in facciata.
racnlla ritornati da Parigi non fecero che ilcomparto del fregio dorico che sopra le
traversar Verona, per arricchire del pari colonne benché doppie fa riuscire tri- i
la gliptoleca di Monaco sua capitale. Il solchi in modo, che si poteva far fine
palazzo Pellegrini a s. Benedetto, si ar- senza spezzar nulla nell'angolo. De' di-
gomenta del Sanmicheli dal tempo e scorsi palazzi, il Ma (Tei offre i prospetti
dalla maniera : bellissima tra le oltre par- nelle tavole,avvertendo di non credersi
li è lagrande altezza, della quale fu per angusti, poiché supplisce il fondo ampia-
altro un ripiego dell'architetto per far ,
mente alla poca fronte, poiché la molta
lucida l'entrata, quale per aver poco silo popolazione,al tempo in cui furono eret-
in fronte a motivo della vicinanza delie ti, rendeva diOìcile il poter sulle strade no-
piazze, non si potè fare che assai bislunga. bili aver molto sito. Vi sono altri palazzi.
La scala segreta a chiocciola in ristrettis- Quello della prossima accademia coi gran
simo spazio, forse non si vide mai la più salone e col vestibolo d'ordine jonico,si
comoda; elfetto della linea spirale ineii attribuisce aCurtoni o Fontana. Dai non
tortuosa e più prolungata, e insieme dei esser bastato l'assegnamento venne il di-
gradini tenuti anche nell'angolo interno fetto dinon alzare laterali al pari deli
di sufficiente larghezza. II palazzo già La- gran colonnato. Per quel sito avea dise-
vezola, poi de'coiiti PoQìpei alla Vittoria, gnato un palazzo il l^alladio, come può
fu singolarmente lodato ilal Bibbiena ,
vedersi nelle sue opere stampale, che a-
quando Verona [)el teatro. Il palaz-
fu a vea alcuna similitudine colla detta fab-
zo de'Verza ha il sotloportico aperto che brica, ed in cui l'altezza della sala dovea
serve di via coperta all'uso di Padova, ed arrivare fin sotto al tetto. Le porte dei
è osservabile quanta grazia porti il pog- due palazzi Pretorio e Prefettizio sono
ginolo per esser fatto in proporzione giu- dei Sanmiciieli. La junica.del palazzo del
sta, quando in oggi, ove si pongono balau- Podestà è pregiudicala dall'essersi alzata
stri, per lo più si guasta. In questo e nel- alcpianlo il piano della piazza nei pavi-
l'antecedente le scanalature non sono in mento. Ma qui debbo notare col cav. Mu-
tutto il rigore delle regole del dorico, ma linelli , che nel i84o erano prossime a
queste sono minuzie. Il palazzo de'conti componimento le sale del vecchio palaz»
Mdlfei gode il raro vantaggio del sito ,
zo della Comune, destinate a sede dell'ac-
occupando la froote delia piazza grande. cademia di pittura, della Libreria, e del-
E ben diviso e nobilmente ornato anche la comunale Pinacoteca, alle quali saie si
l'interno. La scala, che dalle cantine s'al- giunge per un'assai ampia e magnifica
za (Ino all'ultima 9oaamità,per nou per- scaia. vSi valutava la spesa ascendere a
dere sito fu fatta a chiocciola, ma spazio- lire 160,000. Degno d'esser veduto è il
,
lo Brasa sorci veronese (cioè perchè rio- a Bologna a ritrarre lutto dal vero, e l'e-
tagliatore suo padre, come dissi altrove, segui con tanta diligenza ch'è stimato il
scopri un segreto per far perire i sorci): suo capolavoro, per la moltitudine delle
nel prospetto e sopra il fiume si distinse figure ben distribuite, e varie nel movi-
ne' chiaroscuri e nel colorito per la no- mento; gli uomini , cavalli, la varietà
i
biltà de' pensieri, l'inlelligeuza e la bel* de' vestiti, la maestosa pompa, lo splendo-
lezza de'nudì,e tra le altre cose nelle bat- re, la gioia che anima lutti volti, renda-
i
confondere con Gio. Ballista Morone di mente ideato da quello espresso nella sa-
Albino nel Bergamasco, eccellente pitto- la del gran Consiglio di Venezia; la Ve-
re e stupendo ritrattista ), Paolo Cavaz- nere con amorino di Paolo Veronese; e
xola, Francesco da'Libri, suo figlio Giro- quadri del Carolo e de' Brusasorci. Tra
lamo grande nell'arte e Francesco figlio idisegni superava ogni altro uno di
,
fratello Gio. Callista e Felice figlio del marmi si distinguevano 5 insigni statue,
I .", denominati Brusasorci, Boni<-
lutti busti ed altre sculture non essendo a ;
e di alili luoghi, che resero anco in que- così dell'altre o[>ere d'arte, mancandomi
sto celebre Verona nell'esercizio d'un'ar- io spazio. Esibisce Malfei alcune tavola
le cos'i bella e nobile. De' pittori e delle delle sculture di questue altri musei, an-
pilture,deglisculloriedellesculture vero- che li museo Moscardo lo (ur-
in bronzo,
nesi, col laudalo marchese Ma Ilei parle- Uiò avanti metà del Secolo XVII il
la
uomini illustri fioriti in questa città, non moso per l'Europa, la cui illustrazione fu
polendo garantire, quanto alle pitture e pubblicata; la rciccolla essendo uuiver-
sculture se tutti esistano, dopo il volger .sale può classificarsi. In molti quadri di
di tanti anni e di tante vicende; così de- autori insigni, di ritratti d'uomini illustri,
vesi avvertire de'musei e delle gallerie che di disegni in quantità grandissima , di
descrive,edi cui eccone un cenno d'indi- stampe scelte di celebri pitture.di figure
cazione, riserbandomi parlare del Museo di metallo in notabilissima copia e di va-
d'Iscrizioni ragionando delle cospicue
, rie maniere di buoni maestri, di modelli
antichità di Verona. —
In altri tempi furo- del Saiisovino e di altri tali, di varie cu-
no famosi in Verona musei e le galle-
i riosità di lavori singolari. In una stanza
rie, parlicolarnienle per collezioni di me- grandissima , collezione di cose naturali
daglie e pitture quelli di Marc' Antonio egregiamente disposte, nella più parte
da Monte, del conte Girolamo Canossa, provenienti dal rinomato museo Calceo-
di Cesare Nichesola, del conte Agostino jario. Serie di gemme e di marmi, di mi-
Giusti, dì casa Muselli per rarissimi qua- niere e dì minerali, coralli, piante, erbe,
dri celebratissimo, di INicolò Cusani, d'A n- legni, amianto, calamita, terre, sali, bal-
tonio Curloni, e più altri, sino all'ulti- sami, gomme, petrificazionì, testacei, ani-
luo Gio. Bellino Cignaruli morto net mali strani, mostri, scherzi della natura
r38 VER VER
e copiosi oggetti il' India. DI anticliilà , antiche,sìngo!ari per forma, materia e la-
nriiueggiavano idoli e allie figurine di voro in copia grande, e ogni sorte di ar-
rneliillo, amuleti , voli, lucerne, anel- da galleria. 11 suo nobile genio pose
ne'ìi
li, vasi, utensili, vetri, cose egizie, due insieme ampia e numerosissima hbreria,
imporlaiilissime tavolette di bronzo in- per giovare eziandio agli studiosi di buoa
cise nell'epoca di Tiberio, contenenti due gusto, compiacendosi anzitutto d'incettar
jstrunienli di patronato e clientela tra due lesti a penna, e vi riuscì con tal fortima ,
città d' Africa e un personaggio di Ro- che gli venne dato raccogliere piùdi 3oo i
ma. Alquanti mss. di vario genere, mas- mss.,anche paliiie perciò di sommo pre-
sime di memorie patrie. Scrigno di me- gio per Verona, oltre 80 codici greci il
daglie celebralo dal Vaillant, ricco di co- cui catalogo riferisce MafFei. Di più, te-
se singolari, di metallo, d'argento e alcu- ste antiche e moderne di marmo, e si-
na d'oro, non poche greche e diversi me- mili busti, ed alti e bassi rilievi; paesag-
daglioni. Raccolta di monete, princi- giben dipinti; medaglie d' uomini illu-
piando da Carlo Magno. Medaghe mo- ; numero grandissimo di figure mo-
sila
derne d' uomini illustri e d'altri. Gem- derne di bronzo; cose impietrile, galan-
ine intagliate e cammei. L'erudito conte terie cinesi, gemme, pietre rare, e miscee
Gomberlo Giusti riunì una quadreria d'ogni fatta. Benché il museo Trevisani
perfettamente intagliati, ed anticaglie cri- mss., tra'quali non pochi per ogni conto
sliane. Copia di gemme e pietre intu- pregevoli. D. Domenico Vallarsi riunì
gliate, e di quelle in ispecie con nomi e varie erudite curiosità, buon numero di
parole incise. capo principale della rac-
Il pietre intagliate, medaglie, iscrizioni e al-
colta essendo le medaglie ed medaglio- i tro,ed un bel n)a|)pumondu cinese. 11 d.'
ni, Mafifei fece osservazioni riferenilone Bastiano Rotari po»e insieme rara e am-
alcune, ed offrendone tavole: olire di me- pia raccolta di cose impietrite d'ogni ma-
tallo,argento e oro, anche uniche o ra- niera, e di testacei, per gli sludi naturali,
re, ve u' erano molle di piombo antico, quasi tutto trovalo nel Veronese; oltre
eziandio greche. La galleria e museo di quantità grande di disegni e stampe scel-
«mora per acquisto a qualunque prezzo conteneva alquanti quadri di buoni pen-
(licose rare,precipuamente inss.,strumeD- nelli, fra'quali di Paolo, di Carolo, ed un
M matematici e particolari, armi strane e soUiiisù dell'eccellenle Felice Brusasoici
V E R VLR iSj)
ton 01 n.Ttissiiua cornice, olire alili dipinli ne del fiimoso Ci-escenzio Numenfano ,
e uno lodevole di Giovanni Cignaroli pur che rinnovo prima in Roma il nome di
veronese. Meritò l'nntica staliHi greca di console, e pieno di spirito romano assun-
Serapide l'incisione in tavola, e per tale se il nome d'Imperatore e di Cesare Au-
la riconoI)be il sommo Canova. A II re gusto, e di Padre della patria , come si
sculture, anche in bronzo, molle iscrizio- trae da tal numisma, fatto eseguire dai
ni ed una in bronzo, e molli bassirilievi suoi partigiani, esprimendolo declamante
specialmente greci, destinali tnlli al pub- a cavallo un'allocuzione alTesercilo. Cre-
blico museo, che dovea compiersi, sicco- scenzio avendo aspirato , anzi usurpato
me pezzi per lo più scelti, dislinguend-jsi l'impero, con diversa lezione del MafFei,
vari marmi figurati;, eziandio cristiani, qui ripetei ò, occupò Castel Angelo ^ .t.
ehe descrive Martei. Irnpronli figulini che per lui prese il suo nome, travagliò
fle'vasellai, col tempo segtialo per con- ]*apa Giovanni XV detto XVI, fece in-
solati; alcuni monumenti etruschi, serie trudere nella cattedra di s. Pietro l'an-
di slatuine di metallo, ma veramente an- tipapa Giovanni XVI detto A^/^//, con-
tiche, mollo comune essendo l'inganno, tro il Papa Gregorio i^, laonde Crescen-
in questo genere,di credere antico il mo- zio nel 998 fu fililo morire da Gitone in
derno, benché se ne fece pompa colle imperatore. Da (piesto importantissimo
stampe. Anco queste statuine Uìeritarono medaglione, Mnffei ne trae argomento ,
la descrizione di MalFei. Miscea d'arnesi come le belle arti in Italia non manca-
nntichi, medaglie d'ogni specie, samari- rono mai del tutto. Inoltre nel museo
lane, fenicie, di Sidone e Tiro, efrusche, Maffei era no alcune cose natura li, alquan-
puniche d'Africa, e di Sirilia, e di Malia, tipesci grandi impietriti, trovali in una
egizie, gaditane, ispaniche, alctme delle montagna veronese; delle nooslre de'mar-
quali ellìgiale in una tavola e illustrale, mi veronesi. Diverse prime slampe, spe-
siccome pregevoli e rare, mollo curiose cialmente greche, in uno alle poche pri-
non pubblicale prima. Piccola serie d'an- mitive falle in maiuscolo: l'enumera Maf-
tiche monete di Pv.oma. Medaglie conso- fei , la più antica essendo impressa nel
lari in abbondanza, alcune differenti dal- 1481, anche in ebraico e dichiarata la
le conosciute , ed imperatorie. Curiosa più antica, ed ruteno o serviano. Al-
in
raccolta in metallo di medaglie piccole quanti mss. greci e latini, di cui l'autore
del secolo alto, non più grandi di quelle dà contezza. Riguardano Verona: Rao-
d'argento. Alcuni medaglioni. Bellissimo colfe d'antiche iscrizioni (i'\ Feliciano, e
studio di gemme intagliate, d' incavo e di Fra Giocondo. Sermoni ed Epistole:
a rilievo, ma realmente antiche, anche di Raterio. Epistole del ven. Paolo Maf-
in questo spessissimo si suppone antichi fei, dello il beato Paolo da Verona. Stif
'
casa de'marchesi Glierardini, tra molte scandagliata, la dice alla piedi 3 10 di
pitture, 4 1 conservavano di Ales-
pezzi si questa misura; sommità è nobilmente
la
sandro Turchi, detto Orbello perchè na* divisata e ornata. Leggo nelle Campane
to da un povero cieco, o perchè egli era di Cancellieri, che nella Cronaca di Pier
losco, comesi scorge nel suo ritratto in Zagata si ha , essersi fatto el rengo per
casa Yianelli a Verona. In casa de'conti Zan-Francesco da Legnago a' i 3 feb-
Sereghi a s. Bastiano, de'conti Maffei a' braio i394- Nella campana più grossa,
Leoni, de'conti Pozzi a s. Maria in Orga- niesser Andrea Grilli', allora podestà di
no, de'marchesi Sagramosi, de'marchesi Verona, e poi doge, fece scolpire questi
Canossa, ed in piìi altre eranvi non po- \ei'Sì. Supplicium ponendo lìeis^ moneO'
che pitture di molta stima. Le case de' qne monendos, - liane miserani in sor*
conti Turchia s. Nicolò, e de'conti Giu- teni ne mala Fata Irahant. Jacopo Riz-
sti a'ss. Apostoli, erano piene di fatiche zoni nella continuazione della Cronaca
de'piii ammirati tra'moderni artisti. Co- soggiunge: A'aS a^vWeiSi^ fa vesetà el
sì nella deliziosa casa de'conti Chiodi, do- lìengo ...et pesò 1/^,000 libbre, et li san
ve nella gran sala terrena molto dipinse- scolpidi su questi due versi, essendo po-
ro il veneto Pietro Muttonì detto della destà A. G. et la prima volta che sono
r'erc/i/f?, pel suo amore agli antichi e pei' fu a la festa de s. Zen de marzo. Avver-
la sua abilità ne'restauri di tele antiche; te l'editore Biancolini, che poi ììt\i55j
del Carpioni e del Falcieri. —
Le bibliote- fu rifatta la campana da maestro Ales*
che principali di Verona ora sono 3, la Sandro, con questo tetrastico. Aere ego:
comunale, quelladel capitolo ricchissima praeslantntn Venctuni Campana cano-
per codici mss., come dirò parlando di ros - Arteque Alexandri perjlua fendo
esso, e quella del seminario vescovile, la sonos y - Altisonans populo cano so-
quale va ogni giorno aumentandosi per lemnia Divnni -Sacra, Reis poenas, lae-
cura de'zelanti suoi rettori. Utili precetti litiam Potribus. Lo stesso Biancolini nel-
fornisce Maifei sugli edifizi delle librerie. la C/'0«<7ca, prova che fin dal 294 I vi era
Di recente venne pubblicato: Storia del- in questa torre anche la a.' campana,
la hiblioteca comunale di f'^erona, che chiamata la Marangona, con cui si suo-
dinanzi al corpo municipale e la giun- nava per norma dei lavoranti, e dei ma"
ta ad essa preposta lesse il sacerdote
Cesare Cavaltoni bibliotecario il giorno
r<j/jgo;}/(falegname)roradi terza, di nona,
di mezzogiorno,la mezzanotte,erAveMa-
I
i5 dicembre xò'^'], Veronal 858, dalla ti- ria; e ne'giorni festivi alle ore 2 -a, per dar
pografìa di A. Frizierio. Del medesimo segno a'pistori,a'molinai, e ad altri vendi-
autore: Relazione d'un legato per la bi- tori di cose necessarie, di poter ripigliare
blioteca comunale di Verona, iviiSSg, le loro vendile e i loro lavori. Collo stes-
stamperia Vicentini e Franchini. Non — so nome Marangona è chiamata una
di
tnancono in Verona edilizi anteriori al delle campane delta basilica di s. Marco
bando dato poi alla maniera della goti- di Venezia. Dissi che Verona aveva la
ca, ed a quel lisorgimeulo dell'aili che fiera. Le memorie oe parlano sia dol se-
2
tempo d'ogni fiera costruivansi di legno scienze, lettere e arti stabilita nel 1 8 o, e
1
nella piazza deliaBra,ciò che fece conosce- l'accademia A' Agricoltura ^ Arti e Coni'
re quanto fosse meglio fabbricare in altro mercio, la quale pubblicava un giornale
sito una fiera di muro. Superate le dif- d'industria e agricoltura; mentre il Po-
ficoltà, quanto al sito, nel 1718 si tornò ligrafo trattava di scienze, lettere e ar-
a Campo Marzo, dove a spese de' nego- ti: pubblica vasi ancora un giornale di far-
zianti s'alzarono 124 botteghe di muro, macia chimica'medica;e col 853 la Gaz- 1
che servirono sino al 1794 in cuimancò zetta di Ferona divenne ufliciale, come
la fiera, e furono a poco a poco demo- le altre due di Venezia e Milano, pel re-
lite, né v'ebbe più fiera sino al 1821, gno Lombardo- Veneto. Verso il 832 uu 1
e allora tornò in Cra con botteghe di le- cittadino unì in sua casa tutti gli studen-
gno, dove un secolo prima n'era avve- ti, i cpiali recavausi a leggere le loro pro-
nuto l'incendio. Ora Campo Marzo è duzioni due volte il mese. Quindi si vol-
quasi tutto occupato per per usi milita- le istituire un gabinetto di lettura eccle-
ri, che lo tolsero alla gioventù pei giuo- siastica. Il marchese Madei narra che ,
chi prediletti in questa città della palla l'accademia filarmonica quando era com-
a tamburino, mandata e rimandata per posta di dilettanti di musica, tolse ad im-
aria, delle palle al moglio, e dei zuccoi, presa una Sirena, ma fu mal servita da*
trocco da terra, giuochi ch'erano molto pittori, che secondo il volgar uso la rap-
opportuni per addestrare il corpo e te- presentai'ono mezza donna e mezzo pe-
ner giovani occupati e lontani dai vizi.
i sce, con due lunghe e squammose code,
La dogana di Verona è un monumento quasi di delfino; la qual figura presso gli
alla pubblicazione della Verona illustra- porte quasi occulte. 1 corridori sono co-
la, vennero gli accadeii>ici in detibeiazio- modi e larghi, e così le 4 scale di pietra,
ne di eseguire finalmente il proponiineu» che ne'(noderui teatri dell'epoca in discor-
to degli avi loro, ma con fabbrica analo- so sogliono essere incomode e strette, es-
ga a'iempi e Pertanto
agli usi coirenli. sendo in questo veronese pronta l'uscita
si chiamò da Bologna sua patria Fran- per altiettanle porle. La voce vi giuoca
cesco Galli du Bibbiena (valente arcbi- ottimamente, aiulaiutone forse il buon ef-
tello teatrale e dipintore rinomato di tice- fetto dall'aver t'architello ordinato due
Diche decorazioni, anzi fu invitato a pro- sollitti, altro di sottili tavole e traforato,
posizione del Mttllei, essendosi distinto altro due braccia più allo per cammi-
nell'ere/ione del teatro di Vienna, d'or- narvi sopra, che viene a corrisponde-
il
dine di Leopoldo i,il suo figlio Giusep- te alla cassa d'un islrumento. Sul palco
pe avendogli couuuessoahri
I edifìzi), col dietro le scene sono a m pi reposilorii , mot •
disegno del (pjale i\ fabbricò ti teatro, e lo opportuni, e nel muro ultimo si fece
riuscì tale d'aver allora pochi che il pa- in mezzo un graud'arco, serrato da sot-
reggiassero, quanto alia perfezione della tile muraglia, atterrando la quale, resta
struttura; come ninno cerlauìente l'egua- un fondo arbitrario per qualunque ap-
gliava nella nobiltà degli annessi che ha parenza bramasse mostrare in lonla-
si
dinanzi (considerato unode'più belli d'I- uanza, o per fir montar cavalli, ed altro
talia, e ben superiore al Ttalro Alibcrt che si volesse. Le figure del sipario rap-
èli Roma, óaìoì disegnato nel 17 10, il più presentavano le 3 Muse che presiedono al-
vasto di quella metropoli e il 1
.°
nel qua- laTragedia,alla Commedia e alla Musica.
le si eseguirono »j>ettacoli d'opere regie In allo in greco molto di Pla-
si pose ti
lo de'conti Giusti, eretto nel declinar del riconosce dal nome scolpitodella sua spa-
«ecolo XVIj perciò mollo differente da' da, duriudarda non durlindana, e Oli-
moderni, tuttavia bello e delizioso, cioè viero che suole accompagnarsi con lui, il
con idea italiana quando tra gli uoaiìai quale tiene una mazza ferrata con cate-
insigni si computavano anche bravi i ar- na. Tralascio 1' erudi^^ioni colle quali il
chitetti di giardini. Quindi biasima il si- gran veronese suo dello, al-
illustra ogni
stema de'suoi tempii Bei giardinetti con Irimenli dovrei essere troppo prolisso, ed
ameni annessi e nobili casini aveano pu- anco per non ripetere il dello idlrove. Va-
re conti Zenobj nobili veneti, sul fianco
i ri pezzi d' antiche pietre furono usati iu
della collina di s. Pietro; ed conti Ga- i questa fabbrica, di porfido e di granito.
Zola deliziosi orti con passeggi coperti. Sotto l'altare della cappella della Madoa-
Questa maguiHca città sidistiiigue an- ua è un'arca sepolcrale con iscrizione ro-
che ne'numerosi ediHzi sagri, non contan- mana, fattone poi uso per un vescovo di
do meno di 53 chiese^ e parecchi ora lo- Verona cioè per l' ossa di s. Teodoro.
,
rii che poi noterò. La cattedrale basilica Tra le memorie che in questo tempio si
è dedicata a Dio sotto il titolo dell' Au- conservano, insigne e lunga è l'iscrizio-
Dunziazione di Maria Vergine, secondo ne scolpita neir846 del suo arcidiacono
la proposizione concisloriule, di antica e Pacifico. Si vedono poi quelle de' vesco-
gotica struttura, bellissimo monumento vi,Nolkerio o Noterio del 928, e Bonio-
di lai genere, chiamata anche Duomo. il contro sepultu in terra presso la porta
IlMadei la dice cattedrale moderna, per- grande nel 1298. In quesla chiesa fu te-
chè vuoisi che l'antica fosse s. Stefano, di nuto un concilio (che dal i ." agosto i 84 1
cui più sotto, lodando la porta, nelT in durava ancora al 4 novembre, e dove
terno la sveltezza delle colonne che di- fu sancita la costituzione contro ì catari
stinguono le navate, con modo tenuto palerini, e poveri di Lione), di che in fi-
dall'architetto per non ingombrare, e le ne, da Papa Lucio III, morto in Verona
belle volte pochissimo arcuate e incrocia- a' 20 novembre vi restò sepolto in arca
le da cordone di bella pietra lavorato va- di pietra accanto l'altare maggiore; ma
gamente, ed a suo tempo stolidamente riuscendo questa d'impedimento, quando
imbiancato. E' la grande porla di mar- a tempo del vescovo Giberti si fabbricò
mo rosso veronese, innanzi alla quale al- in più nobil forma il coro e la tribuna,
quanto di sito è coperto: tal uso solten- fu levata, e invece di collocarla altrove
tiò ne' secoli inferiori agli antichi vesti- cospicuamente, fu cacciata sotterra all'al-
boli e portici che si facevano avanti Iti tare, figurale sopra del pavimento le chia-
basiliche, principalmente pe'pubblici pe- vi pontificie, coll'iscrizione stampata fe-
nitenti, quali stavano fuori assai teutpo delmente neir Antichità Veronesi del
prima che venissero ammessi. Non è for- Panvinio. Ma quella ch'era sull'arca, e
se diderenle cosa l'arco altissimo su due che variamente è stata pubblicala e nel-
colonne : i due grifi alati, sui quali posa- la quale credette il Pagi all'anno l l85,
no te colonne che sostengono lo sporto, non trovarsi altro che in due distici, fu
vengono da costume preso dagli egizi, ricopiata con tutta diligenza dal notaio
i quali leoni, sfingi e altri animali e mo- Agostino Caprini l'islesso giorno che fu
«tri figuravano avanti le porte de'lempli, sotterrata, senza il nome del mese e al-
quasi a custodia, come notai in più luo- cuni numeri perchè corrosi. Dalla tabel-
ghi. Bizzarre sono le figure lavorale a la degli anniversari del duomo, appare
bassorilievo in dura pietra da'lali, per- che quel di Lucio III cade a'20 novem-
che le più grandi lappreiculuuo due pa- bre. Nella. sua biografìa, col Novaes, Sto-
144 VER VER
r inde PonteflcìjQ rautorilà di allri sclit- te è delle insigni faticlie di Tiziano.! I mo-
loii, lo dissi moiloa'25, e nel riprodur- numento prossimo di Galesio Nichesola
re l'iscrizione, da Novaes confrontata an- fu opera del S<insovino;e il busto di mar-
co in opere di veronesi, notai esservi al- mo posto a mg."^ Bianchini, con testa so-
cuna ditferenza nell'epitaflio posteriore, mìgliantissiuìa e ben condotta, è di Giu-
li iporteròquello della Ferona illustrala^ seppe Schiavi. Neli83g fu cominciato a
acciò si vedano le varianti. Luca dcdit pubblicarsi in Verona dalla tipografia
lucein libi Luci, Ponlificatunt • Oslia^ Sanvido: Atlante Mariano, ossia origi-
Papaluin Roma, Ferona mori. - Imma ne dell' immagini miracolose della B.
Verona dcdit lucis libi gaudia, Roma • Vergine Maria venerate in tutte le par'
Exiliuin, curas Ostia, Luca mori. Sog- tidelmondo, redatto dal gesuita p. Gii'
giunge Maffei: »» Ha inoltre questa chie- glielmo Gumppenberg , pubblicato per
sa il pregio d'essere stata a' 1 3 settembre cura dell'editore Giambattista Maggia,
I187 dedicata personalmente dal Sooi- recato in italiano ed aggiuntevi le ultime
nio Pontefice Urbano IH, che a Vero- immagini prodigiose fino al secolo XfX
na (trovavasi), e probabilmente in essa da Agostino Zanella sacerdote verone-
fu eletto". Non probabilmente, ma posi- se, a beneficio del pio istituto de' sordi-
tivamente ai5 novembre i85,
ivi lo fu I muti in Ferona. Nel l. i si descrivono
perchè non vacò la Sede apostolica, seb- quelle di Verona e del Veronese, co-
bene altri pretendano che lo fu sino a'y minciando a p. 5c) coir immagine mi-
dicembre,come riferirò alla sua volta con racolosa della B. Vergine Maria, La
prove contrarie. Entrando per la porla 3Iadonna del Popolo, clie si venera
grande, ili." quadro a dritta è del vero- nella cattedrale di Verona. Egli dice :
nese Antonio Balestra; nel 1.° l'Adora* La chiesa maggiore di Verona, che mae-
zionede'Magi, lodato dal Vasari, in mez- stosamente presso la riva dell' Adige
zo è del veronese Liberale, nel rimanen- s'innalza, là dove il più da vicino allea-
te è del concittadino Giolfino; il 3.° al- mene colline passando, quasi bacia loro
tare si fa del sullodato Morone. Nella cap- il verdeggiante e fioritissimo piede, dai
pella delSagramentOjlaCrocefissionecon quali principii, a poco a poco crescendo,
rilievi e dorature fu lavorata da Giaco- sia a tanta grandezza pervenuta, non è
mo Bellini. Il coro con sua tribuna fu facile dimostrarlo, a cagione di sua an-
dipinto a fresco dal veronese f^-ancesco tichità,che si fa montare almeno fino ai
Torbido detto il Moro, cioè alcune sto- tempo del vescovo Sigisberto del y/fS cir-
rie della ss. Vergine, tra cui ha ili." luo- ca. In questa illustre basilica il culto a
go la sua Assunzione, e cos'i nel di fuo- Maria è antico quanto essa, ed ivi dal
ri, il Crocefisso di metallo è opera molto I 286 per decreto dell'arciprete e capito-
stimata di Battista da Verona, encomiato lo, e consenso del vescovo, si cominciò in
da Vasari. All'altare de'Malfei lavorò il ciascun sabato a celebrare a suo onore »
veronese Gio. Maria Falconetto, che poi soieimeinente una messa , e tosto il pa< JH
si die' all'architettura. All'organo operò triarca d'Aquileia llaimondo, e il cardi-
Felice Brusasorci eccellentemente. Nella nal Beruiudo Laiiguisello vesoovodi Por-
cappella de'Malaspini furono antiche pit- lo e legato apostolico, concessero ognu-
ture poi abolite. In sagrestia vi è bell'o- no 4o giorni d'indulgenza a chi v'inter-
pera di Claudio Ridolii da Verona, ove venisse. Con questo eccitamento di divo-
aprì scuola. Ne'seguenti altari erano bel- zione al popolo, già nel i32( trovasi e-
l'opere antiche; ora son due quadri de' retta nella cattedrale una numerosa so-
veronesi Sante Prunati e del liglio Mi- cietà o compagnia di di vote persone d'o-
chelangelo. L'ullitua pula da (jucsla par- gni ordine e se:>$o, solluriuvocazionc del-
I
VER V ER i43
la Madre di Dio nell'altare di s. Teodo- le, seguendo la solenne coronazione del-
ro vescovo, ivi esercitandosi in pie pra- la ss. Immagine a'i5 aprile, portandosi
tiche e sostenendosi il sodalizio, nelle spe- processionalmente in trionfo per la città,
se ilelia cappella in nnoalle suppellettili coir intervento dell' arciconfralernita di
sagie, perle oblazioni deTedelijCollequa- s. Diagio, ed in questa lieta occasione si
dale antico del Mercà Nuovo, altri in vi- coronazione. Sì riportano le iscrizioni e-
cino luogo. Intanto il vescovo Memo a- sistenti nella cappella. L'Ughelli, Italia
vendo concesso il padronato della cap- sacra, t. 5, p. Gj5: J^eronenscs Episco-
pella di s. Teodoro al suo vicario cnn. pi, dice la cattedrale basilica, i?. Mariae
Antonio Malaspina, q'.iesti nel i44o l'ab- Plrgini Asswnptae dedicala est. liana
bellì e vi aggiunse il tìtolo del dottore s. cliniDianae Ephcsinae lemplunifuisse
Girolamo, e quindi si riaccese ne' fedeli ffnidain scribimt, quod postea Carolmn
la divozione alla ss. Immagine, collocala Magniim,postsuhaclani Peronam K'elu-
sull'altare, per le strepitose grazie che ne siate deforma Inni vel restilnisse,^'el ex~
riportavano, i veronesi abituatialla divo- aediflcasse narrant anno 778 perciò ,
zione alla B. Vergine, fino dali." vesco- sonovi le suddescrille figure di quell'im-
vo s. Euprepio che l'introdusse, secon- peratore, e de'fralelli Orlando e Olivie-
do la tradizione. Per la copia de'miraco- ro figli d'una figlia di lìerta madre di Car-
li e la bellezza dell'immagine, s' invocò lo IMagno. Porro templiwi palet in lon-
co'nomi di Maria dtlle Grazie e di^l/rt- gitudine pedes ferme 210, latiUtdo 80
ria Graziosa. A lei divoto il vescovo Su- spa tinnì aequat. Aliare majus siinni est
sinatense F. Maria Fortunato , luogote- in medio chori,orienleni versus, cum ihro'
nente del vescovo cardinal Condulmer, no Episcopi instar pontifìcii sacelli fa-
nel «4^2 gli riuscì riunire l'antico soda- ticanae hasilicae. AUareni deceni in hoc
lizio delia cattedrale con quello di s. Ma- tempio sunt magnopere exornata ac ,
ria del Duomo, insieme alle loro rendi- tanti aediftcii mafestale digna. Ibi pia-
te, e allora prese da ciò il nome di s. Ma- ranohiliiunveronensiuni visuntur sepul-
ria Novella. Fu quindi arricclìito di pri- chra.Bina itevi sacrari a templi exislunt^
vilegi e di tesori spirituali, il che contri- ac mirifice exornala,alLcrum canonico-
buì al suo ingrandimento, onde nel 1 5o5 rum, minorum altcruni sacerdotum. Di-
potè con grandissima spesa interamente latar haec basilica plurib US Sancloruut
rinnovare la cappella, e poi neli6i6 Pao- llpsains,thecis argenteis,pretìosisqueva-
lo V accordò agli ascritti l'indulgenza ple- sis inclusis: ibidem facent corpor a ss.
porlicella della cattedrale, ch'è verso l'al- il battesimo del Salvatore. Tale cristiana
tare grande,si trova un avanzo della chie- antichità è veramente delle notabili.Quc
sa anteriore alla presente basilica, che a- sto battisterioper tradizione vulgare sa-
veva pavimento assai più basso, e se ne
il rebbe stato tempio di Marie, ma non pa-
•vedono ancora alquante piccole colonne. re: l'antica forma non è conservala. Vi
Di questa è da credere intendessero l'A- è la pala del veronese Farinaio. Il capi-
nonimo ritmico, e l'autore dell' epitaHìo tolo della basilica cattedrale si compone
di Pacifico, quando nominano la chiesa di 3 dignità, la i." l'arciprete, le altre due
della Madre di Dio, onde poi fu dello il il preposto e l'arcidiacono; di io canonici,
duomo s. Maria Matricolare. Uscendo a colle prebende teologale e penitenziale; di
dirìttasulla strada, v'ha sulla piccola por- 24 mansionari e cappellani corali, e del
la un antico ambone di marmo greco, collegio di 24 accoliti, aggiiujgendo l'ul-
pulpito che stava accanto l'altare per leg- tima proposizione concistorale, quorum
gervi il diacono l'Epistola ed il Vangelo. nonnulli particìpantes, alti \'ero pri^'ad
Vi è scolpita a grosso rilievo la ss. Ver- nuncupantar. Benedetto XIV col breve
gine, auniuiziata dall'Angelo, senza nim- Praeclara decora, de'ig gennaio 1748
bo e in piedi non essendosi usato dagli decorò il capitolo di particolari onorifi-
ebrei d'inginocchiarsi. Quindi trovasi a- cenze, concedendo ai canonici, u.y«m scO'
diacente le della chiesa di s. Giovanni in tulac, sive palniulae, vulgo bugia, ad
FontejOratorio delia cattedrale. Nel mezzo instar Episcoporum, lain in niissis pri-
sorge il batlisterio antico sopra 2 gradini, vatisi quani in solenmihus cimi canlu,
consistente in un recipiente otlangolo di sive in eadcni^sive in aliis ipsius civila-
marmo veronese la cui circonferenza è pie- tis et dioecesis l'cronensis, alquc alia-
di28 opal mi romn ni archi tei tonici42,tut- rum etiani dioccesurn Ecclcsiis in per-
to di un pezzo nel suo centro è altro pic-
: pcluuin concedimus et elarginius. Di piii
colo recipiente a 4 nicchie rotonde. Le 8 accordò a' canonici due volle la settima-
faccia Sono lavorate a rilievo molto ope- na, che in qualunque altare celebrassero
rosamente, e di non disprezzabile manie- la messa pe'clefimli, fosse privilegialo. Ce-
ra. Sugli angoli tramezzano separando lebrandosi nell' oratorio d' Angiari, di
colonne scanalale, ma sempre variamen- proprietà del capitolo, per chi l'ascolta
te con linee e figure diverse: capilelli i nelle fesle valga per soddisfaziotie del
e lemensole che giran sopra e d'uitorno precelto. XVI col breve >SVz-
Gregorio
danno qualche saggio d' architettura, e croruni insignium,òe3i marzo i83i,
6on pur tulle d'opera diversa. Il i.°qua- Bull. Rom. t. iq, p. i5: Coiicessio inda-
dro ha Vergine Annunziala in pie-
la ss. menfoinm magis insigniuni prò canoni-
di, levalada sedere, col lavoro in mano ci sEccleu'ac catliedralis Ter oncnsis Sic-
e nimbo alia testa lavorato: l'Angelo ha come godevftno d' aniico teujpo il privi-
giglio in mano e niml)o liscio; donne a legio dato dilli» s. S*ii.\c^ dellii cappa uta-
due portiere in atto di meraviglia. Nelle gna di lana color paonazzo, e queslu riu-
analoghe descrizioni che seguono, non scendo incomoda neh' estate, accorilo
senza interesse, non posso seguire il .Maf- l'indullo, sta tis per annnin dielns jani
fei. Dirò solo, che il 2." quadro lia la inde eis tril'utain, postìiac acstivo tem-
Visitazione e la Natività; il 3." l'Angelo pore sericani possint defivre. Vi so-
che avvisa pastori del nato Messia; il
i no vari libri clie trutlano delle prero-
4."la venuta de'Mngi; il 5. "Erode che or- gative e de' privilegi del capitolo cat-
dina la strage de'bambini ; il
6." l'esccu- Icdralc, come ; Noti-Je speUanU al cu-
,
scnzione del capitolo di t^erona: Nuo- divoto servigio: in has enini casas^etin
i'a difesa di tre documenti Verone- hoc loco volunius, utsit Scola Sacerdo-
si. Narra V Ughelli, che a suo tempo tuni, ubi sua stipendia passini hahere.
sopra a 200 erano i sagri ministri del- Continuò in appresso questa Scuola de'
la cattedrale, i canonici nobili e dotti Sacerdoti, poiché cosi per molto tempo
2 I colle 3 nominate dignità, e quella pu- chiamossi quest' illustre capitolo, come
re del tesoriere rinnovata nel i4^4 *^^^ rilevasi da vari monumenti cle'secoli IX,
vescovo Barbaro, da presentarsi dal ca- XeXIpressol'Ughelli; ma nel secolo XII
pitolo e da conferirsi dal vescovo. La di- era forse decaduta alquanto dalla cano-
gnità del preposto averla ripristinata il nica osservanza. Infatti nel i i5y, furono
vescovo Gì berti nel 532, e da conceder- 1 da Papa Adriano IV canonici ammo- i
si dal capitolo mediante presentazione; niti, quatenus oumes de uno cellario in-
dinati e i coloni, e per le cause loro eleg- soscrizioni del concilio di Calcedonia: for-
geva uno de' giudici di collegio, che sie- se era nello slessoluogo quella professio- a
tievain palazzo.Gode inoltre tali ecclesia- ne di fede de' pclagiani, stampata dal p.. ||
stiche giurisdizioni, che viene ad essere Garnerio, trovata dal Sirmondo in un
ordinario di più chiese parrocchiali e codice veronese. Lasciò scritto il Panvi-
d'oratorii, e delle monache di s. Mi- nio, credere che questa fosse la più famo-
chele in Campagna; e in delti luoghi sa librerìa del mondo, ed allora non ne re-
e chiese (che si ponno vedere annoverate stavano che vestigi. Dunque non esage-
dal Moscardo nel libro 5, ed una nel Pa- rò nel celebrarne le reliquie il MafTei nel-
dovano) fa la sue visite ed esercita il suo la al Cassiodoro, come altri
prefazione
diritto. Dà altresì le bolle de'suoi bene- dissero; mentre dopo l'invenzione dell'ar-
fizi, raccomanda, benché da qualche
e te della stampa, ninno ne fece uso, tran-
tempo più non presenti. Con esempio u- ne il codice di s. Cipriano, anzi non ne
nico nella cristianità è in possesso da più fecero memoria Libardi e Torresani, e
secoli del privilegio d'essere immedia- non ne ragionò l'Ughelli, a cui ogni pic-
tamente sottoposto al metropolitano. Il cola notizia fu suggerita, ed il quale so-
che ciò riferisce (essendo poi
JVlaffei, pra ogni cosa spettante al capitolo tanto
da Benedetto XIV il capitolo stato as- si dilhise. Neppure nominò questi mss.
soggettalo ol vescovo, come dirò), pas- capitolari ilp. Moulfaucou nel Diario
sa a descrivere la biblioteca e l'archi- Italico, ed il p. Mabillon asserisce nel
vio, ed i preziosissimi codici manoscrit- Museum Italicum, che avendone fatta ri-
ti, che possiede il capitolo cattedrale, l^rin- cerca alla canonica, gli fu risposto, nien-
cipia col notare, che nel secolo XV no- te più rimanere dell' antica biblioteca.
bile biblioteca si trovava nella badia di s. Ciò avvenne principalmente perchè nel-
Zenone, ma
che al presente insignissimi r inondazione dell'Adige anteriore al
avanzi se ne conservano solamente nella iG3o, ed in quel contagio (descritto dal
capitolare. J.*rimo raccoglitore di questi medico Francesco Pona che ne andò sal-
codici fu il suddetto arcidiacono Pacifico vo) si riposero e quasi nascosero i codici,
nel IX secolo, credulo fondatore di que- restando occulti, massime per la morte
sta biblioteca, e certo poi donatore ad de 'canonici custodi della libreria capito-
essa di oltre 200 codici rarissimi, come lare. A ciò riparò il can, Carinelli nel-
consta dal suo epitaffio. Nel principio del r anno 17 13, che li scoperse, onde il
secolo XI due canonici diRatisbona trova- Maffoi ne diede succinta notizia, die iu
rono in Verona l'esposizione del salmo xv compendierò, trasandandone gì' indivi-
di 8. Ambrogio, che non avea Milano. duali pregi, di que' solamente che :per
Portatosi nel i43i in Verona Ambrogio le loro qualità egli conobbe apparte-
storale, l'Omelie su Ezechiele, i Dialoghi Furono eziandio stampati gli atti de' ss.
di s. Gregorio I. Complessioni di Cassiotlo- Fermo e Rustico, la vita di s. Zenone,
lettore di questa chiesa. Difesa de'TreCa- care nobilmente tutto questo tesoro nel-
pitoli di Facondo Errauniese, e libro con- la nuova fabbrica, allora (juasi termina-
tro Muziano. S. Isidoro, De sumi/io hono. ta, per opportunamente servire di cospi-
Raccolta di monumenti spettanti a con- cua libreria, la quale di fatto accresciu-
cilii. ConcilioEfesinOje Romano del yGy ta dai doni de'detti Gariuelii e MalFei e
pubblicalo dal Cenni. Concilio Calcedo- dal Torelli e da'canonici Muselli e Giau-
nese. Due raccolte di canoni di Cresconio iacopo Dionisi, fu resa di pubblico dirit-
africano. Suniinarinni Caiionnin. Colle- to nel 1781.1 codici tutti fvuono descrit-
zione di canoni di Teodosio diacono e al ti dal canonico Agostino Rez/.ani. Nel
tro. Difesa di Papa Formoso e altro. Li- 1797 furono da'francesi levati e portati
bro Penitenziale. L' Epistole canoniche. a Parigi i più preziosi, poscia nel 18 16
Alcuino, Esposizione del Vangelo di s. restituiti. Se ne ha l'elenco neU'/;//mHrt-
Luca esugli Alti. Commenti dellas. Scrit- rio statistico del IMainardi del detto an-
tura. Glosse suir Esodo, forse dell' arci- no. Finalmente sono famose le scoperte
diacono l\icifico. Sermoni, Orazioni, O- fatte in giurisprudenza e letteratura sui
melie. Regota di s. Benedetto. Orcio Epi- codici rescritti di essa biblioteca, ed il
dipinta da Paolo Veronese ne' suoi pri- Antonio dipinse Giulio Carpioni. All'al-
Di'anni. Nella cappella vecchia le storie tare circondato ampiamente intorno da
sagre in piccole figure, sono di Liberale. lavori del Caroto, la pala e la lunetta so-
IS'el gran salone si vede la serie de'ritrat- pra sono opere applaudile di Bartolomeo
ti de' vescovi veronesi; sopra i co figure Farfusola discepolo di Felice Brusasorci.
al naturale di Domenico Brusasorci, do- All' altare del Crocefisso le figure sulla
v' è da notare la bella avvertenza d'a- pietra di paragone sono del Prunati. Nel-
ver fatto Siagrio in atto di leggere una la stanza o ca[)pella presso il chiostro,
lettera, perchè lettera abbiamoalle slam- bel quadro del Balestra. Sopra la porta
pe a lui scritta da s. Ambrogio: del mede- laterale della chiesa per di fuori credesi
simo sono i bei paesi sotto, nello stesso dipingesse V antico Stefano veronese fio-
salone, ed ognuno perciò lo crederebbe rito nel i4oo. BaW yj dante Mariano
paesista. Inoltre ivi egli figurò il trionfo apprendo che quivi si venerano due im-
In mezzo a questo è tavola del Giolfino, luogo presso a Malcesine, ameno paese
sulla quale è beli' opera di Battista del del Veronese in riva al lago di Garda.
Moro. De' 4 che seguono, 3 ne ha Feli- Dovendosi trasportare il corpo di s. Ze-
uno il fioretto da Bre-
ce Brusasorci, ed none vescovo e martire, prolettore di Ve-
scia, Nel coro in faccia dipinse Bernardi- rona, dall'umile chicsctla in cui giacev
no India; nella cappella dell'Angelo Raf- alia maestosa basilica fabbt icata in od
1
VER VER i5t
re del suo uonie, per religioso rispetto e no eccellente lavoro di Danese Cattaneo
tituoie uiunode' veionesi osava disten- di Carrara, e cosi le belle colonne e il di-
der la mano a quel sagro tesoro. Il per- segno. Nel mezzo è la figura di Cristo ri*
chè Rolaldo vescovo di Verona fece ve» sorto, ed ilVasari afferma, che questa
«ire in città i due santi eremiti, come so- cappella si stimavo fra le più rare che fos-
li reputali degni di toccare e recare al- sero in Italia. De'gobbi che sostengono i
trove quelle beate reliquie. Laonde tra- pili dell'acqua santa, si crede che l'uno sia
Unigenito. Per 4 secoli possederono il sa- grini fu istoriata amezzo rilievonel prin-
gro simulacro gli agostiniani del castello cipio del i4oo. All'altare maggiore ser-
di Montorio, presso alla città, nella chie- vedi mensa grandissimo pezzo di tnarmo
sa di s. Agostino da loro edificata nel rosso e vi è intagliato in lettere del 3oo, 1
I "243, e tenuto in gran divozione dal po- come fu dono di Bonaventura Giudice
polo. Chiamati a Verona dal vescovo da Garda, insieme con tavola che avrà
Manfredogli agostiniani nel 1262, e cou- servito di pala. La moderna è del vero-
loro la chiesa di s. Eufemia, in essa
cesic» nese Felice Torelli. Nella cappella del
trasportarono la ss. Immagine. Pe'raira- Rosario, a cui si die'mano nel £58 3, no-
sponde alla magnificenza che per l'affluen- rito: molto bene, e cougran manifattu-
za delle ricchezze regnava in Italia a que* ra, è finto un padiglione che sporge iu
tempi. La facciata dovea essere istoriata fuori e cuopre. Il cavallo ha il frequen-
in gran parte con quadri di basso rilie- tissimo errore nel metter molto innanzi
vo, di che si vede il 1." presso la porta. idue piedi dell'istesso lato, e posare sfor-
Sono notabili i portoni della Bra, sebbe- zatamenle sugli altri due, il che pareche
ne alquanto posteriori per essere i gran- nel loro moto progressivo quadrupedi i
suoi voli il popolo veronese nel i63o, del Farinaio. La Maddalena è delT Or-
dal crudel morbo di quella pestilenza belto, r Aniiiniziata del Balestra, il s.
afilillo«e distrutto; e per Tinlercessione Hocco il quadro in sagrestia
e di Fran-
di Lei essendo stata la città liberata dal cesco Caroti. La 2.*, denominata chiesa
fiero flagello, fu promesso, e stabilito nuova, ha il i." quadro del Balestra, al
con voto, di visitarla con pubblica annua 2.°allare d'Antonio Bellucci, al 3. "di San-
processione, e di offrirle alcun dono. to Prunati.Di queste due chiese, quella di
Nella parrocchia di s. Anastasia è l'orato- s. Tommaso Cantauriense era de' cartne-
l'io di s. Maria in Chiavica. Essa ha mol- litani calzali; quella di Teresa presso s.
le pitture a fresco del veronese Michelan- Porla Stoppa o del Palio, dei carmeli-
gelo Aliprandi,e (juadri del Farinaio, di tani scalzi (ino dal 1660. La prima di
Pascpiale, del Caroti e dell' Orbelto. — s. Tommaso era succursale di s. Paolo,
4." l'arrocchia de' ss. Apostoli. In que- avanti la sop[)ressione; ora è divenuti»
bla chiesa sono pitture de' veronesi San- parrocchia; ed in questo convento di s.
no manca. —
5."" Parrocchia di s. Luca. Girolamo fu provinciale delt'oriline nel
p.
Vi sono statue d' Angelo Marinali e di 1766; il [>. Giusep[)e lasciò liadotle in
Giuseppe Schiavi quadri di Giacomo ; volgare alquante lellere di s. Giiolanio e
Ligozzi, deirOrhello, del Torbido e del di s. Bernardo, e di lui il suddetto cav.
Ridoin ; ukoderni del Dorigni, del Pru- Scolari diede a stampa i La vita di s,
nati, d'Antonio Calza e Alessandro Mar- Paola, madre della vergine Euslochio,
chesini pur veronesi. In questa parroc- traila dal libro J£I delle Lellere di s.
chia avvi ancora l'oratorio di s. Luca, e Girolamo, recala in ilaliano nel 777, 1
ronelta presso il ponte delle Navi; nien- alludere all'opinione volgare che gli spi-
Ire gli scalzi l'avevano ed hanno lullora riti infernali gli somministrassero cavalli
a destra. — 6." Parrocchia di s. Zeno e cani. Dall'altra parte in 8 comparti-
o Zenone Maggiore. Di questa insigne menti è la storia di Gesù Cristo. La Ver-
mentovata sin-
basilica e celebre badia, gine A nii-mziata a sedere, il Presepio con
golarmente da Dante nel suo poenia, e due animali, s. Giuseppe di mezza età,
che passò in commenda al principio del Pastore con pedo ritorlo nella cima, E-
secolo XI V, s'ignora con sicurezza il tem- rode sedente, i Magi a parlamento seco.
po della fondazione e della fabbrica, non Nella Cattura del Salvatore, Pietro tagli;»
neir Apologetico il vescovo Ralerio, co- nuti a cercar di Zenone; indi in piccoli ri-
me r imperatore Ottone partendo da
I partimenti altri falli e miracoli secondo
Verona, gli lasciò del denaro, perchè do- le volgari tradizioni e leggende,comequel-
vesse terminar la basilica di Zenone. s. la del non potersi cuocere il pesce ruba-
Nel 1045 l'abbate Alberigo fece comin- to. Nel pie di questo sporto sono i 1 2 mesi
ciare il campanile, (ino alla metà, quale bizzarramente figurati. Marzo è il primo,
poi fu proseguilo, nel 1178 alzato e per- e Mag2;io,per denotare l'allegria delta pri-
fezionato, essendo la chiesa 4» anni in- mavera, si ia|i|)resenta per uomo coro-
nanzi stata rinnovata anch'essa e ingran- nato che dà fiato a due slruujenli in for-
dita, come si ha du due iscrizioni. Opera ma di corni. Alla sommila di quest'arco
di maestro INIarlino, come da iscrizione, si vede una gran mano in alto di bene-
fu la parie alta e l'ornameiitodel campa- dizione latina, figurando Dio Padre. Nel-
nile. L» facciata esterna nella [)arte infe- V occhio o finestra rotonda nell'alto sul-
riore è coiiipartila tu quadri di lucido la porla, che dà lume alla chiesa, per
i54 VER VER
r avanti molto oscura, l' Ingegnoso ar- se suo fonte, la bellissima vasca di por-
il
tefice Ciiololo con bizzarro disegno lo fido delta \a coppa, notabile per grandez-
fece in forma della rota della fortima, za, trasportata in un' angusta stanza do-
con 6 figure intorno all' ultimo giro; po r ingresso. E' questo vaso rotondo e
altri siede, altri ascende, altri precipi- grosso, ben incavato, d'8 piedi veronesi
ta capitombolo. Le figure d' animali e di diametro. Il piedestallo è pure un al-
di mostri in bassorilievo, tenute da al- tro gran pezzo di porfido. Prima stava
cuni in questa fiicciata e in altre vecchie lateralmente nella piazza eh' è avanti la
fabbriche per geroglifici significativi, al- basilica. L' interna forma della chiesa
tro non sono che bizzarrie e ornamenti. ha il pavimento basso e gradini
da'quali
L'imposte di legno sono coperte di pez- si discende, e dalla parte di là si sale al
zi di bronzo figurati, di maniera affatto luogo che dov'ea servir tutto di presbi-
barbara, mostrandosi con fantocci strani terio. Singolare è la forma dei pilastri e
storie del vecchio e nuovo Testamento delle colonne, perle quali si distinguono
mico e leonino, con sensi rotti e tronchi. neo di Lendinara, vescovo di Verona.
Questo battiSterio sembra indicare che Dopo r ingresso a sinistra si vedono di
ancoanticamentequesla chiesa fosse par- pietra le statue del Salvatore co'Xll A-
rocchia, eziandio per recarvisi il sabato postoli al naturale, e verso l'altare gran-
santo i canonici della cattedrale ad am- de quella di s. Zenone in cattedra , mag-
ministrarvi il battesimo d'imnicrsione, i gior del vero, tuttoché la pittura fattavi
quali nel i 194 ^' mandarono a supplir- sopra le faccia creder di legno. Non man-
li due cappellani. Di più una Croce sta- ca in quelle degli Apostoli qualche buo-
zionale esistente nella medesima ricorda na intenzione, benché l'imbrattamento
inoltre ch'essa era una delle chiese sta- de' colori quasi le occulti; e
benché l'ar-
bilite per le stazioni pasquali; altre es- tefice non ardisse di spiccar le braccia e
sendone nelle chiese del Crocefisso e di s. le mani dal corpo, temendo forse non fos-
Anastasia. Anticamente pare che innan- sero sicure isolandole, onde le tenne at-
zi il tempio fosse il $o\\lo fonte, per la- taccate a maniera di bassorilievo, il (|(ial
varsi le mani e il volto prima d'entrar- mododi farecontinuò assai tempo. Quan-
vi; però nell* orlo d' un tal vaso, presso to alle pitture, lamaggior tavola divisa
il Orutero si legge in greco: non lavar in pili sparti(nentiè opera di Andrea
la fai! in solamente-, inai peccati anco- Maiitegna: due laterali ragionevoli con
i
che per tal uso anco questa chiesa aves< gran quadro nel refettorio del monaste-
I
,
Diouisio Biittnglia, ed altra del conoìtta- mulacro nella basilica con solenne pro-
timo India colla figura di s. Zenone da cessione. In due intercolonni laterali aU
piede creduta d' Orlando Fiacco o Fiac- r eftigie sono quelle di s. Giuseppe
vi
della Pielà. Narra V Atlante Mariano, sta basilica, dice che tra le statuette
lìnchè r antichissima chiesa di s. Procolo eh' erano suir altare, quella di Dioni- s.
era parrocchia, vi si teneva in somma gi con pianeta greca avea in mano un li-
venerazione. Correndo il 1694 pregiu- brOj e non la testa come si prese a far poi
dizievole siccità desolava la provincia ve- per denotare il suo martirio. La gran
ronese, quando nel giorno di s. Bartolo- mensa era di verde antico lunga 12 pal-
meo fu esposta la ss. Immagine per 9 mi j e quasi 6 larga. Nella confessione o
giorni all' altare maggiore, sopra un e- sotterraneo conservavasi bella e antica la-
niinente pallio e con altri addobbi, e da pide, dichiarante che ivi fu posto il cor-
tutte parli accorsero divoli a supplicarla po di s. Procolo vescovo di Verona, in-
del bisogno, ed ottennero la sospirata sieme con reliquie d' altri santi , ed in
pioggia e abbondaiilissima: altrettanto lastra d'africano era scritto che il cor-
avvenne a'22 aprile iyo6. Allorquando podi s. Procolo si scuoprl nel i4o8. A.-
armate alemanne e francesi danneggiava- vea il cimiterio , e discesi molti scali-
no gravemente il territorio veronese, ces- ni trovavasi una cameretta di pietra
sarono per l'invocato palrocinio.Nel 7 32 I sostenuto il soffitto da 4 colonne disu-
faceva strage un morbo appiccatosi a guali. La cassa di pietra in mezzo servì di
bovi, e poco appresso la siccità rovina- sepolcro a persona di conto, ma da gran
va le campagne: si portò in processione tempo non era vi nulla. Famosissimo chia-
solennissima la venerabile bnmagine a ma Malfei tal monumento, per venir co-
spese della città, con l'intervento di tut- munemente creduto del re d' Italia Pi-
te le università artistiche e confraterni- pino. L'opinione ch'ei fabbricasse la vi-
te, insieme al clero secolare e regolare. cina basilica di s. Zenone, die' forse prin-
Fu esposta nel principale aliare, e il fre- cipio a tal credenza, autorizzata poi da
quentissimo popolo ottenne consolazio- scrittori, ed anco dalCoinzio negli Anna-
ne subitanea, poiché cantate le litanie li di Francia^e dal Mabillon negli An-
di penitenza, nel d'i seguente intuonò so- nali Benedettini. Ma veramente conti- ,
lenne l'inno di ringraziamento Te Deiun. nua Maifei, non si ha di ciò verun fonda-
Indi a'2 I giugno 1787 si celebrò un tri- mento,perchè Pipino morìa Mdatio e ,
duo alla ss. Immagine per la cessazione l'arco non ha, né ebbe mai lettere o Vi-
tlelle tempeste e pioggie che avevano prò- gura alcuna ,
per cui s' indicasse chi vi
corpo, che riposa sepolto ir» questo mo- mente avvenuta neir8o7,e fatta per suo
nastero. Ora conviene che dia contezza volere e divina ispirazione da' ss. ere-
del libro che mi sta davanti: Notizia miti Benigno e Caro, che soli poterono
storica sulrinvcniineiilo della sagra spo- levarne le sagre spoglie, inutilmente pri-
glia del glorioso martire e protettore dì ma tentalo xla altri, collocò il s. Corpo
f^erona Zenone, pubblicata con au-
s. sotterra nella marmorea cassa, da ulti-
sta i'escoi'ile curia j unitamente alla vita nel (jual anno la calata degli ungheri iu
dell'illustre f'^escovo, ed accenni intorno Italia pose a soqquadro le città tutte e
a'ss, eremili Ben igno e Caro, che so li del s. Sopra ogni altra Verona; per cui ragio-
Martire, nella di lui traslazione,poterO' nevolmente temendosi che ne' ladronec-
no levare le sagre ossa. Verona, tipogra- ci e nelle distruzioni recate ovunque da
fìa di Pietro Ijisesli i838. Il d/ Giusep- queste predatrici genti potesse il s. Cor-
pe Bennassuti veronese, autore del li- po venire involato o distrutto, si traspor-
bro, questo dedicò al conte Giovanni Gi- tò nella cattedrale antica di Maria s.
rolamo Orti Manara podestà di Verona, Matricolare. In fatti quanto saggia si fos-
sì per le sue virtù e sì perchè contribuì se tale previdenza, si conobbe allorché
all'invenzione del venerabile monumen- arsero que' barbari i sobborghi di s.
to, che racchiude le s*. Ossa dell' inclito Zeno, di s. Stefano e di s. Giorgio, i qua-
avvocato di Verona. Volato al cielo s. Ze- li tutti preda alle fiamme caddero iu to-
none, ebbe onorata tomba non lungi dal- tale disfacimento. Sedati i tumulti , si
la città nel medesimo tempio da lui eret- trasportò la s. Spoglia, dopo però supe-
to e consagrato, nel quale soleva eserci- rata grave opposizio,«ie dal lato de'cano-
tare il suo ministero e piesso a cui abi- nici che volevano conservarne il posses-
tava, come dirò [)iù avanti. Tale chiesa so, nella propria basilica, e fu riposta nel-
per lungo tempo si chiamò 1' oratorio di l'avello in cui prima giacevasi { ignora-
s. Zeno, ed è opinione di molti vedersene sene l'epoca, ma si conosce già in segui-
le vestigia nel monastero Zenoniano; al- to il trasporto delle ss. Ossa dal duomo
tri pei ò pretendono essere l'altra che in a s. Zeno nel 9?.2, perchè in tal anno il
onore del santo fu edificala vicino al Ca- vescovo Nolcherio con testamento lasciò
stel Vecchio. Dal cadere del IV secolo le sue f icoltà a' canonici coli' obbligo di
giacquero nelToralorio le spogjiedi s. Ze- dare annualmente uiu* libbra d' argento
no sino alla loro invenzione n^l' 807 ai s. Zeno, ubi corpus
alla chiesa di s. Zie-
20 maggio, in memoria della quale tras- nonis hunialuni qniescit ) e tiove si rin-
lazione la s. Chiesa di Verona ne cele- venne a's-z marzo 838,I cioè nella cripta
bra l'anniversario a' 20 maggio con di- della basilica a lui intitolata, precisamen-
vota processione. Il solenne trasporlo dal- te sotto l'altare nell'arca, alla sola pro-
l'oratorio nella basilica fu breve, poiché fondità di nìezzo piede dal piano dell'al-
pare che Ojsse ddatalo e amplialo, col- tare stesso, in una cassa di bianchissimo
l'ai^guMita della sotterranea basilica, con- marmo greco, con un mucchio di sagre
Irdjufiidovi il vescovo Uolaidojl'iircidia- ceneri, avanzo della fragii sostanza che
cono raciHco, il re d'Italia i.'q)ui(i, con le ss. Ossa copriva, raccolte da' due ve-
pie e ricclic ollcrte, e poi colle continue nerandi eren»iti nel i." avello, ed ivi nel-
alcun brano di vesti ponlificali tli color va adduce Io storico, nel supplicare all'al-
paonazzo. Erroneamente lasciò scritto Io to della traslazione re Pipino il vescovo
storico veronese Carli, che nel io52 Val- Rotaldo a concedergli porzione del s.
terio vescovo di Verona regalò ad Ulnia, Corpo, il quale però solo gli diede poca
hcredesi sua patria, j7co/y;o di s. Zenone, cenere della carne e alcuna particola
allegando la testimonianza dello storico delle vesti, e tutto il l'esto sigillò col suo
contemporaneo al dono Ermanno Con- anello dentro un sncchetto, il quale fu
tratto;mentre questi solo disse delle posto colle ss. Ossa nella cassa preparata.
reliquie, le quali reliquie in fatti man- I monaci custodi della basilica promos-
cano Corpo, poiché delle mani e
al s. sero per precauzione il trasporto alla cat-
de' piedi è adatto privo , come si vede tedrale, per la poca profondità del luogo
dalla tavola posta a lato del frontispizio ove giacevano, sia per le devastazioni de-
del libro di cui ragiono, ove viene espres- gli unglieri, e sia per premunirsi in quei
so come come ora giace. Il d.'
si trovò e uìiseri tempi da'molti rapitori de'ss. Cor-
Bennassuti appoggia la sua narrazione pi, allora non esistendo l'altare che lo
aWaSloria della li aslazione tradotta dal sovrasta , il sarcofago di marmo rosso
latino da Marco da s. Agata veronese, ri- dietro di esso, che poteva tar supporre
ferita dal Biancolini nelle Notizie, e ripe- né cancelli da cui è ciicon-
ivi esistere, i
te che lo scbelelrodel santo, nel suo tra- dalo; cose tulle aggiunte più tardi e for-
sferimento, venne deposto nell' avello in se al lenipo degli Scaligeri, il sarcofago es-
cui tuttora giace; die nelqoi da questo sendo stato disfallo nel i838. l'ero l'al-
levalo ,
per la venuta degli unglieri , e tare é meno antico delle superstiti infer-
trasportato a s. IMaria Matricolare, da es- riate, perché eretto sul capo del s. Marti-
sa si riportò nel monumento medesimo, re e coiisagrato a'26 settembre i4^^^> ^'
e poi non si mulo pili luogo, né fu mos- poca in cui si riconobbe la sua esistenza.
so. Riporta pure la storia della trasla- Per l'inondazione fatale dell'Adige, per-
zione, che Rotaldo e il re Pipino recan- dutisi nel ySy molti 1 rari documenti
dosi alla chiesa di s. Zeno, e parlando della cancelleria vescovile, situala ne'lo-
de'suoi miracoli, veduti da loro e utlili cali terreni dell'episcopio prossimi al fiu-
da altri, convennero che tanto tesoro sta- me, si perdette ancora la memoria del ve-
va umilmente posto, e doversi per de- ro silo in cui era il s. Corpo, e si pensò
cenza sublimarlo in piìi alto luogo; e sic* giacesse nel n»onumento supcriore, dietro
come la chiesa ove si custodiva era pic- l'aliare edificato solo per indicarlo. Wella
cola, si dovesse ampliare; laonde poi fe- visita del 1 riconobbe la sua esi-
674 poi si
cero edificare una chiesa sollerranea con stenza, per asserzione de' monaci. Final-
colonne e pavimento pure di pietra , ed mente nel i838 volendosi procedere ad
nn avello di marmo polito per sepoltura una legale verifica la commissione ad ,
ss. Ossa nella i." traslazione. Altra prò- cav. Mulinelli negli Annali delle Pro-
ìSS VER VER
vince T'^enelc ,
pubblicali nel 1 843. Bella ta.1 flasse s. Zenonis relir/uias per\>etu-
e graiule provo ili pallia carila e insieme sia inscriptio teslaliir, quae olini ad la-
di religione offiì Verona, quando snoi i tus altaris cjiis Ecclesiae sequentis tc-
sacerdoti Fasoli e Pacherà rinvenivano noris fiat. Istud altare consccratwnac
a*22 marzo i838 io una cassa di mar- ss. Trinilalis, s. Mariae Firginis,s.An-
mo greco , nella crypta della basilica di nae, s. J. Baplistac, s. Georgio mari, et
s, Zenone, le reliquie del corpo di lui, a s. Zenoni episcopo et confessori , ciijiis
ciòmossi pel gran desiderio di far più vivo reliquiae hic in choro habcnlur in de-
il cullo al loro prolellore. Neldocuiuen- xtra muri parte. Jiivalescentis in Ger-
lo riporta la descrizione come si Irovò mania illius , sic dictae, nforniationis
attraverso l'aliare l'arca, la sua n)isura,e Lulheri, imprimis cives TJlmemes exi-
le parti del s. Corpo enumerate e pari- Hinc anno
ster e fillio rcs et asseclae.
menti tuisu. ale, come sta scritto nel pro- 1 53 I ex urbe calholicis reliquiae
pulsis
cesso ve» baie de'i 6 Dal giorno 20
luglio. et imagines Sanctorum ex templi cjc-
oprile, in cui vi accedette la commissione ctae hinc ideniqiie distractae
, imo el ,
pa indicibile e con pur indicil>ile concor- come l'antica chiesa era quasi nell'isles-
so di popolo, le venerabili spoglie di lui so silo della presente basilica, poiché vi
pre altamente a compiacersi e lodarsi. legge ancora che nel far la traslazione si
Ma si riprenda il Malici. Usciti dalla ba- portarono prima le ss. Ossa con sagra
silica di s. Zenone, ed entrando nel pros- pompa, non per buon tratto di strada ,
simo chiostro; si vede a destra il sepolcro come sarebbe stalo necessario se si fos^^e
ro.Ravvisasi tosto l'aulico delle colonnet- no alla chiesa. Uscendo fuori, trovasi u-
te, e del luogo da lavarsi pe' monaci. Vi na torre che formava una buona parie
è un'iscrizione in versi deirabl)ale Albe- del palazzo, qual servì alcun tempo a've-
rigo, che fece fare la sepoltura pe' .suoi scovi, e dove poi soggiornarono più vol-
monaci, l' istesso che nel \o^5 principiò tenelXleXll secolo gl'imperatori quan-
il campanile. Altra lapide del ii23 fa do venivano a Verona. Più diplomi pe-
memoria del chiostro restaurato, ed al- rò si trovano dati in tal luogo, come di
da Gaudio o Gaudioso, che
tre cose falle Federico i nel 184 se ne registra nel-
i
par fosse abbate. Dietro un cortiletto Y Amichila Estensi che comincia colle ^
vedesi nel muro pietra del 1212, con parole: Cani Federìcus Ronianorum Ini-
memoria in 7 distici di varie opere falle per atorq noci Feronam in Palatio s. Ze-
da lliprando abbate. Altra senza tempo ìionis Clini maxima Curia essct, ec. E nel
già usata per gradino, in un portichello fine: Aduni in Verona in Palalio s. Ze-
(levala poi e messa in posto non suo, do- nonis. Del monastero di s. Zenone aviò
ve può esser cagione d'errore), insegna molivo di riparlarne in occasione di epi-
the Benfatto monaco avea creilo una scopali rappi^i o di controversie col ca-
chiesa a s. Cenedello. Entrandosi in quel- pitolo o col vescovo diocesano. L'Ughelli
l'oscuro luogo eh' è presso la porticella a p. 664 mollo riferisce dell'abbazia di
per cui si è passati dal tempio nel chio- s. Zenone, il cui abbate avea giurisdizio-
slro , si vede un avanzo di antichissinia ne separala dall'ordinario. Anch'egli cre-
chiesa, eoo 4 colonne che sostengono la de la basilica rinnovala da' fondamenti
volta, non compagne, ne in grossezza né da Pipino, e arricchita di rendile, e che
per lavoro, e con informi e dispaialissin)i niorlo in Milano, fu trasportalo nel vi-
capitelli, trarrebbe potersi credere che fos- cino cimitero e poi trasferito in Francia,
sero presi qua e là, e fatti supplire alla restandovi il solo sepolcro^il che non am-
i6o VER V E R
meUe MafTei, come dissi. Enumera i cor- piare, la pleiade! popolo di que'dintornr
pi santi e le reliquie di molti santi che fece per essi costiuireunachiesinaintito-"
sivenerano nella basilica di s.Zenone. Ra- lata a s. Zeno in Monte che tuttora esi-
giona delle immunità e privilegi concessi ste, e nella quale i virtuosi eremiti assi-
da're longobardi, dagl' imperatori e dai duamente orando passarono i loro J^ior-
Papi, alia basilica e al monastero. Ri- ni,edin cui conservansi ancora alcune
porta la serie degli abl)ati benedettini ,
cose ad essi appartenenti. Questo santua-
cominciando da Adeodato nel 74^) ^^"'6 rio è in venerazione non solo degli abi-
rilevasi da un diploma che riprodusse tanti de'viciui paesi, ma già altresì dei
attribuito a Carlomanno fratello di Carlo pellegrini di lontanissime parti. Quei
Magno, il che n)ostra il monastero molto delle circostanti terre continuano a re-
più antico della chiesa. La serie degli carvisi a piedi nudi ad implorare il di-
abbati claustrali si compie con Pietro vino aiuto per l'intercessione de'ss. Ere-
Paolo de Capelli» i3c)i, abbate 44-°> ^' miti, quali morendo santamente furono
i
quali Papa Bonifacio IX nel i4o2 sosti- onore volutente sepolti nella chiesa par-
tuì gli abbati commendatari, e pel i.° rocchiale di Maicesine, ove ancora si ve-
Pietro Milio o Emili di Brescia, il 3.° fu nerano le loro sante reliquie. Inoltre la
il cardinal Antonio Corraro, il 6." il car- parrocchia Zeno ha per sussidiaria
di s.
dinal Battista Zeno, dopo il quale di fre* la chiesa di Bernardino de'miuori os-
s.
quelite, per le pingui rendite, furono in- servanti. AlSaninicheli spiacque assai che
vestiti della comntenda altri cardinali : in questa chiesa non venisse interamente
tieir Italia sacra
ultimo abbate com-
1'
eseguila secondo la sua idea la celebre
mendatario registrato è Vincenzo Moli- cappella Pellegrini, la quale però conilot-
no nel i665. Aggiungerò che la badia ta neli7q5 all'originaria sua perfezione
sino al 1773 rimase sollo la commenda, a cura del cav. Giuliari e da esso descritta
[uenlre la chiesa e il chiostro continua- inun suo hbrodeliS iG.qode meritameu-
rono a rimanere in mano de'monaci be- te di altissimarinomanza. È in forma di
nedettini fino alla loro soppressione. Sic- piccolo tempietto rotondo d' ordine co-
come questa parrocchia ha per oratorio rintio, compartito in 4 ricetti [)er 3 al-
s. Zeno, sarà quello in cui Madei disse tari e per la porta, e in (piattro nicchie
esservi pitture di Domenico e di Felice preparate a statue: le sagre mense, i pie-
Brusasorci, Non devesi affatto confonde- distalli, i frontespizi, le cornici, e gli ar-
re cou s. Zeno in Monte (già stanza fi- chi stessi ed vani giran tutti a tondo
i
veronese Pasquale Ottiny^ altro famoso lume: la cupola è ben girata , ma dovea
di Ridolfi , ed altro lodalissimo suU* or- esser divisata con altri ornamenti : delie
gano di detto Domenico. Narra il d.'^Ben- 8 colonne grandi, 4 hanno canali drit- i
nati, Jjenigno e Caro, erano uomini d'au- di lasciati pieni, come usarono molte vol-
stera e santa vita pervenuti dalla Spagna te gli antichi, percliè la colonnrt fosse meu
e ritirati in una grotta delle roccia del sottoposta ad esser offesa. Gli stipiti a
Monte Baldo che guarda il lago di Gar- lutti gli angoli sono intagliali a rilievo
da, sul villaggio di Cassone, dove per la di fogliami, d'uccelli e d' altre bizzarrie
loro costaule pcrnjaueura e vivere eseia- cosj vagameDlc e cun lauta Iluczza ,
che
1
pella della Croce, dove bel quadro fu già tesono de' 3 Marinali. M' istruisce 1' A-
di Paolo: nel sinistro lato lavorarono gli dante Mariano che in questa chiesa si
^Itri veronesi Carolo e Antonio Badili venera la miracolosa imm.igine delia Ma-
the tra' pittori suoi concittadini intro- donna della Ghiaia detta della Gia-
dusse morbidezza, franchezza di pennello ra. La chiesa sul)urbana di s. Maria del-
ed espressione d'affetti, la quale gentile la Ghiaia , detta così dal terreno areno-
maniera insegnò al suo nipote i^aolo Ca- so in cui è fabbricata ( in cui la i.' pala
lieri, di cui subito conobbe l'immenso con quadri è del Moretto, l'altra di
altri
ingegno. Sotto la chiesa di s. Bernardino Giulio Carpioni il vecchio, e due beli' o-
i i' oratorio di s. Maria del Pianto. — pere di Pasquale)jfu prima posseduta da'
7.' Parrocchia della ss. Trinità, che ha religiosi umiliati (flu dal 1 1 yS, ed atten-
la cappella della Madonna Lauretana , devano all'arte della lana), l'ordine dei
di cui farò parola nella g.' parrocchia, e quali essendo già soppresso in Verona j
zo 1648, con applauso universale de* ci- Francesco PatrÌ£Ì da Siena, piissimo e
tadini veronesi, cominciò tosto a sfolgo- prudente; quindi la B. Vergine venne a
rare per benefizi e per grazie a' suppli- favorire il santo proponimento. Imperoc-
canti largamente dispensate; le quali co- ché, spossato Can Grande dalle continue
se tutte pervenute a notìzia del capitolo guerre, cadde mortalmente infermo, e
ValicaììOy fu per suo decreto di corone consigliato Francesco volò alla ss.
da fr.
d'oro regalato il simulacro della B. Ver- Vergine l'erezione d'un tempio, in una
gine e del divino Infante a' 3 dicembre delle case già da lui abitate. Nel 1329
1709. Chiusa in seguito questa chiesa e per ardente volere di Can Grande fu tan-
«oppresso l'ordine de'teatìni in Verona, to condotta innanzi la fabbrica, che si ven-
fu atterrala la divota cappella, i cui sas- ne a dipingere sul muro l'immagine del-
si e le pietre, portatevi da nubili donzel- la B. Vergine, ed appena terminata, e-
di s. Nicolò, ed in appresso in uua somi- secondo alcuni scrittori, in cui con infini-
gliante cappella, ma non delie slesse mi- to concorso di veronesi fu incominciata
sure,che a lato di questa medesima chie- e celebrare, ed a tenere io somma vene-
sa si fece fabbricare. Questa parrocchia razione la ss. Immagine pegli ammirabili
ha l'oratorio di s. Nicolò, e la chiesa di 8. prodigi che operava a'suoi divoli. Quin-
Maria della Scala per sussidiaria, giù de' di a Lei, prima d'intraprendere alcuna
religiosi servi di Maria, che fa vedere a guerra, ricorrevano i principi Scaligeri,
sinistra delia porta due opere del Barca. e riportale vittorie Lei ringraziavano, e
L'immagine prodigiosa della Madonna conquistate città al suo patrocinio ralTi-
della Scala d'antico pennello, e luleral- davano, appendendo quali trofei alle sue
menle sotto di essa genuflessi Alberto II pareti gli stendardi tolti a'nemici,iu ar-
e Martino II signori di Verona, che han- gomento di di vota gratitudine. Le benefi-
no la figura della scala sulle velli, preci- cenze (le'Scaligeri avendo arricchito lem-
samente sul petto. I 4 Santi da'Iati sono pio e convento de'serviti, gli derivò il ti-
di Francesco Benaglia veronese, f<i Iti nel tolo di S. Maria dilla Scala. Imitando-
1476. S. Orsola culla sua schiera delle ne r ossequio il popolo veronese, istituì
ss. Vergini, è di Felice Brusasorci, come una pia congregazione per incremento al
ancora l'Asitunzìone all'altare grande : i cullo della ss. Vergine, che presto enu-
due frameizo di INicolò Giolfino. Nel de merò 16,000 confratelli,! quali si^dedi-
Siro lato viene prima il dipinto di Fran- carono eziandio a sollevare i poveri, a tu-
cesco Caroto, poi quello di Liberale, indi mulare i defunti, a suffragarli, e ad altre
altro del Giolfino, e per ultimo quello di pietose opere. Infinile furono le grazie
Coppa. Della miracolosa immagine della concesse dalla Madre di Dio a' ricorren-
Aladonna della Scala, ecco quanto ne ti, come si prova anche dalle tabelle vo-
VER VER i63
live dipinte. Oltre la chiesa di s. Maria scrizione esibila da MalTei. Non si ha in
della Scala, vi è pure rotatorio del suo quest'opera il nome dello scultore, ma
noQie. — IO." Parrocchia di s. Fermo ben si ha sotto la statua sedente di s.
Maggiore. Ebbe contiguo un monastero Procolo, fatta nel 1 892 per Giovanni ve-
anticamente di benedettini, da'quali pas- ronese figlio del maestro Bigino. Inoltre
to a'francescani, e nella soppressione il del principio del i4oo si ha in questa
chiostro fu cambiato in usi profani. In chiesa alquante statue al monumento de'
questa chiesa si tengono di Stefano antico Brenzoni, che meritano lode; e perchè
pittore veronese, i Profeti e 1' altre figu- non si potrebbe riconoscerlo, è bene l'av-
re che sono intorno al pidpito. La tavola vertire, come ora fa la figura d'altare ; e
della prossima cappella e 1' altra di Ih la ragione si è perchè essendo stato uso
della sagrestia di Francesco Torbido, la in Verona ne'più sontuosi sepolcri delle
susseguente degli Aligeri di Ballista del chiese di rappresentarvi il Redentore ri-
Moro. Quella che segue è di Paolo, lavo- sorto dalla tomba, come mistero per cri-
rata in giovanile età, e la prossima all'al- stiano monumento molto a proposito; e
tare maggiore altri la vuole di Domenico Tenendo a restar situatala sua figura nel
Brusnsorci, ed altri di Battista del Moro. mezzo, tali monumenti, ovvero depositi,
Dall'altro lato la Nascita del .Salvatore è o furono credutilo con aggiungervi la sa-
deirOi bello dove alla culla
, si vede s. gra mensa fu stimato bene di farli di-
Girolamo genuflesso, licenze artistiche venire altari. Il Vasari però chiamò que-
per soddisfare alla divozione de'commit- sto medesimo, sepoltura della resurre-
tenti. Nella cappella della Madonna lavo- zione del Signore fatta di scoltura , e
rò la bellissima paia Francesco Caroto secondo que' tempi molto bella. Nella
nel 1 528, sembrando le figuredi rilievo. stessa chiesa è distintissima e degna di
11 laterale a destra è del Barca, il sinistro memoria l'urna sepolcrale poggiata sul
del Coppa. Oltre la porta è una pala di dorso di due torelli che la città fece scol-
Ciò. Battista del Moro, che va a paro pire in marmo rosso di Verona ad ono-
con l'opere più celebrate. Appresso è un re del famosissimo Torello Saraìna, che
deposilo, da' lati del quale dipinse Pisa- ne' primi anni del secolo XVI moriva,
nello ; e sopra l'arco della porta ignota e e divise gli onori del principato coli' al-
molto antica mano. Ilprossimo altare fu tro veronese Onofrio Panvinio agosti-
dipinto dall'altro veronese Francesco niano, nel campo della romana e del-
Monsignori. In questa chiesa^ detta pure la veronese archeologia. In s. Fermo
de' ss. Fermo e Rustico, si conserva il altra opera di scoltura si trova mollo
monumento nobilissimo di Giovanni Sca- meglio condotta, cioè un Cristo depo-
ligero , che fu coperto da un artificioso sto dalla Croce con più figure, che re-
padiglione di pietra : le statuette intor- sta ora nascosta sotto un altare pres-
no all'arca hanno buone piegature di so la sagrestia. Benché sia della stes-
manti, e la figura di luì giacente, col capo sa età, mostra intelligenza grande, ben
quasi per naturale elfetto in corpo mor- espresse le ossature, ben prese le propor-
to graziosamente inclinato, perchè chi è zioni; ma poco si può godere, perchè tan-
in terra ne veda il volto; ha delle parti to questa, come la sopraddetta, seconda
benché lavorata nel 1 35g,
assai lodevoli, la fatale usata sciocchezza, sono state di-
cioè4o anni avanti che maneggiasse scal- pinte, con che fanno piuttosto orrore che
pello il Brunellesco, di cui dice il Baldi- rechino diletto. In questo secolo fiorì U
oucci, che restituì già perduto essere il scollura in Verona, perchè di buon gusto
all' arte della scoltura. Ciie il luonu- e d'antico modo furono lavorate le sta-
tnealo sia di quel tempo, Io dimostra l'i- tue degli uomini illustri che sono iu piai-
.64 VER VER
»8, e guslo oltimo e di somma perfe-
fli serva in molte delle anliclie, onde si
zione riuscirono le opere tulle del vero- può riconoscere quanto durasse l'imila'-
nese Girolamo Campagna , allievo del zione delle opere romane: una di esse è
concittadino Cattaneo, non meno in me- grandissima, e tutta lavorata e fìgurata.
tallo che in marmo, e non meno in ton- Altra ve u'ha presso la chiesa, posterior-
do che in basso rilievo: non solo Verona, mente segnala del nomee dell'arma d'al-
ma ornò di belle opere Venezia e Pado- tra famiglia: questa è nobilmente collo-
va, e nel palazzo d' Urbino è sua la sta- cala , e Unge esser coperta da un padi-
tua del duca Federico; poco a lui poste- glione formato da 6 gran lastre di mar-
riore fu il veronese Gio. Battista, e nel mo, che si uniscon nella cima in un pic-
decorso secolo si distinse Giovanni Schia* cot quadro con palla sopra, e posano sui
vi. Degna di visita è la chiesa sotterra- traversi di sollo per via di piccolissimo
nea di s. Fermo maggiore , dalla quale incastro molto artificiosamente. Abbia-
8Ì denominò negli antichi tempi la porta mo dal Moscardo come in questa fu col-
della città ch'era prossima, e nella quale locato Mastino I,che nel 1261 fu eletto
fin da'tempi di Desiderio re de'longobar- capitano generale del popolo in vita; ti-
di, si custodisce e si venera il sagro de- tolo corrispondente appunto a quel d'im-
posito delle ossa de'ss. Fermo e Rustico peratore in Roma, al dir di Malfai, e col
martiri ; ed a canto si vede un' opera di quale Mastino 1 o coperse o si fece stra-
Creara. Pretendono i beigamaschi pos- da al dominio: l'istesso storico recita l'i-
seder nella cattedrale tali reliquie, di che scrizione, della quale ora non si trova ve-
dirò altre parole parlando ile' vescovi. stigio alcuno. Sopra la porta della chiesa
Nella parrocchia vi è l'oratorio di s. Fer- è l'arca di Can Grande 1 colla sua figu-
mo Maggiore, e la chiesa sussidiaria di s. ra, che mostra giacer sopra un Ietto , e
Maria antica con oratorio omonimo. Im- nella cima del lutto la'sua statua ammala
pugna Mailei che Papa Alessandro III a cavallo con visiera calata, ma ricaden-
nel 1177 solennemente consagrasse l'ai dogli il cimiero dietro le spalle, coperto
tare di s. IMaria Antica, coli' intervento tutto di maglia il cavallo ancora: le co-
di I Scardinali, e del marchese della Mar- lonne e i capitelli sono assai ragionevoli.
ca Veronese, come pretendeva una lapi« Morì Can Grande I nel 1828. Il mau-
de. Fu poi consagrata la chiesa 100 an- soleo ch'è suir angolo dalla parte della
ni dopo da Gotifredo patriarca d'Aqui- piazza tiene l'ossa di Mastino II, che mo-
di questa chiesa e nel cimiterio suo eb- I\lc Doniiimm Ferona suum,me Brixia
Scaligeri, che di Verona e di molte altre Feltro Marchia tota (fra Feltro e Fel-
citlà furono signori, alla nobiltà de'quali tro). Quest'edilìzio è sontuoso e ammira-
monumenlì non troveranno forse gli
si bile, perchè posa tutto su 4 colonne ar-
de Ih Scala con Aquila sopra, onde s' in- stìgio cu'suoi ornamenti: nell'ultima ci-
tende il verso di Dante E 'n su la Sca- : ma si vede la statua equestre di Manti-
la porla il santo ucctllo. Su gli an- nò II, grande al naturale. Intorno è no-
goli haDoo quel rilevaaieuto che si of- bil lecJQlo di pietra e di /erro, con 4 p>-
VER VER i65
laslrì e slaltie negli angoli. Cansignorio, lica lapide, da cui s'impara quanti antichi
che moiì nel 1875, volle prima pi cpa- e santi vescovi veronesi fossero qui sepol-
rarsi il sepolcro, ed avanzare in ciò la ti, e qnant'allre reliquie riposte. La bella
lagnificenza degli anteriori. Non può tavola nel coro, la cupolètta e i suoi late-
rtatuente esser più superbo, supposta rali, il quadro con l'adorazione de' Magi^
l'angustia grande del sito. Ha 6 (acce, ed e le figure di chiaroscuro sulla porta di
è sostenuto da 6 colonne , che reggon fianco, son di Domenico Brusasorci. Nel»
prima un piano di bel marmo antico, so- la cappella degl' Innocenti la pala è di
pra il quale sta la grand'arca tutta isto- Pasquale ; bellissima la Strage, e così gli
riata. L'essersi serviti nell'uno e nell'al- angolari. li laterale co'Santi vescovi del
tro di questi mausolei di due si gran pez- Bassetti; la storia de'ss. Quaranta marti-
zi di preziosi marmi ed antichi, non tanto ri deirOrbetto. A sinistra dell'aitar gran-
fu per magnificenza, mentre restano co- de dipinse Nicolò Giolfino. Sopra la por-
perti e quasi nascosti quanto per sicu- ,
to operò Battista del Moro, e così il chia-
rezza, attesa la maggior durezza e consi- roscuro da quel lato. L'jftlare co'ss. Pie-
stenza de' marmi orientali e oltremarini. tro e Andrea è del Caroto. L'ultimo del
1 capitelli hanno la i.^ mano di belle fo- Marchesini. Il penultimo dal lato destro
glie corintie, ma si devia nel rimanente. è d'Orazio Farinati , il susseguente di
Sei altre colonne reggono r altissimo fa- Santo Prunati. Nel sotterraneo sono aU
stìgio, nella cima del quale fa bella mo- quante colonne di marmi stranieri, eoa
stra lo Scaligero a cavallo. Il tutto è capitelli di pietra veronese variamente e
così operosamente ornato e con tanta barbaramente lavorati, ed alcune arche
spesa lavorato, che di maniera goti- grandissime, quali servirono prima per
ca , come suol chiamarsi , didicilmente gentili, come qualche avanzo d'iscrizioni
si troverà cosa più nobile e più bella. L'i- tiiBnife'>ta, e saranno state [)oi adoperate
scrizione è intorno nel fregio, ed è già sta- pe'Sanli veronesi. Sopra tutto è degna
ta pubblicata con l'altre da diversi scrit- d' osservazione la gran cattedra rozza e
toti veronesi, ma senza aver avvertito, schietta di pietra , che quivi si conserva
dice il Maffei, che altra ve n' ha nel i.°e ancora, e sopra la quale avranno seduta
più basso listello col nome dell'artefice. gli antichi pastori veronesi. Con singoiar
Hoc opus fedi Uonìnus de
sculpsity et cura e venerazioneconservavanogià i cri-
Campi^liono Mediolanensis dioecesis. stiani le sedi de'loro primi vescovi, come
Serra intorno un recinto di marmo rosso si trae dal Buonarroti nelle Osservazio'
pure in sessangolo con 6 pilastri, sopra ni sui vasi di t'erro. Nelle pietre della fac-
quali soliti tabernacoli quadrati, con
i ista- ciata furono scolpite quantitàdi memorie
lue di Santi che fecero professione d' ar- per lo più del secolo XIII. Della parroc-
mi. E notabile anche il serraglio e can- chia di s. Stefano è sussidiaria la chiesa
cello di ferro con l'armi della Scala, per- di s. Giorgio, con omonimo oratorio. La
chè lavorato con tal vaghezza di disegno chiesa (in da'tempi de're longobardi era
a Gorame, che poco di più potrebbesi a- ufììziata nobilmente. Ambigua fra ilSan-
speltare dalla bizzarria moderna.- 1
1.'
— micheli e Sansovìno n'è la facciata:
il
i lati, che potè impervi la cupola, che il Caroto. Il battesimo del Salvatore sulla
niun altro ardiva di fare. Questo tempio porla è del Tintoretto. Nell'ailezza di s.
per conto di pitture è una galleria , alla Giorgio si trovarono molte lapide roma-
quale non sarà si facile che altra possa ne figurate e scritte. L'iscrizioni cristia-
paragonarsi. Nel i." ingresso dà nell' oc ne sono del tempo di Liutprando. Oltre
chio, benché in tanta distanza, la superba le pitture che l'adornano di rara anti-
tavola ch'è nell'altare grande, col Santo chità, è osservabile precipuamente una
che vien fuori della tela; ma facendo gran coppa di pietra, la quale a similitu-
principio a man destra entrando la i.' , dine di quella discorsa di s. Zenone, stet-
pala è del veronese Francesco Montemez- te già dinanzi la chiesa. Anticametilecol
Zani ; la 2.^ del concittadino Pasquale Ot- titolo di s. Giorgio, e nominata nell' epi-
tini, lavorala sul gusto di Tiziano; la 3.* pitaffio dell'arcidiacono Pacifico, eravi u-
Michele, Raffaele e
lice Brusasorci co'ss. Elena, presso al chiostro canonicale. Vi
Gabriele: Angeli non furono mai fatti, si vede lunga iscrizione marmorea del
che paressero Angeli. La susseguente è I r4o, della cou^agrazione dell'altare fat-
una delle più belle coseche uscissero mai ta dal patriarca d'Aquileia Pellegrino,
dal pennello di Paolo per li professori : dopo la profanazione del precedente; al-
vi è da osservare una giornata , rileva tra è in memoria delle ss. Reliquie; e nel
Maffei. Le figure adiacenti, come altresì sotterraneo vi è nobilissimo pavimento a
le dirimpetto, sono dell'India. L'Annun- musaico di bel disegno e variato; laonde
ziata fuori della maggior cappella è del si puòdeduie quanto nobile fosse questa
Caroto. Passando all'altare grande, si ve- chiesa. — 12.' Parrocchia di s. Maria in
drà un portento dell'arte nel martirio di Organo, con oratorio dello stesso nomi-,
s. Giorgio di Paolo, e le riflessioni che si già de'monaci Olivetani. Usuo monastero
potrebbero qui farvi, darebbero materia deve reputarsi più antico di quello di s.
quasi a un trattato. 11 laterale a mano si- Zeno sebbene taluni lo dicano fondato
,
VER V E R 167
(la e comunicò alla chiesa fabbricata-
lo messi, slnnò Vasari poco durevoli; in-
li
vi. Questo monastero apparteneva alla vece esclama Matfei « Che direbbe ora:
giurisdizione del patriarca d' Aquileia vedendo queste manifatture dopo 23o
da tempo remotissimo e già lo era nel- anni conservatissime? poiché il coro di s.
e d'allora in poi vi furono gli Olivetani nel 2.° altare è di Luca Giordani loda-
con libera e assoluta amministrazione. tissima laterali, dalla parte del Vangelo
:
Tra essi fiorì il monaco o laico oli vetano del Brentana, da quella dell'Epistola di
Giovanni veronese , non solo eccellente Giovanni Murari. Scesì i gradini, la 1.*
nelle cose sue, ma perchè a'iavori di tar- tavola è di Felice Torelli, come il prece-
sia diede nuovo essere, non avendo la- dente veronese, la 2.^ del Palma, l'ultima
vorato col nero e bianco solamente, co- del Balestra. Dall'altra parte, dirimpetto
me gli altri avanti di lui, ma trovato il a questa, è un'opera del veneto Pittoni,
modo di dar vari colori a' legni con tin- e le due colonne son d'africano. La pros-
poco inferiore; ma il non esserci scolpi- due monumenti con analoghe erudizioni
ta parola alcuna fa ignorare ì nomi loro. archeologiche, per me non necessiarie. —
1d fronte alla più grande, ch'è tutta isto- 1 3." Parrocchia de'ss. Nazario e Celso, che
l'iata, come vedesi dalla tavola prodotto ha pure oiatorio omonimo. La chiesa col
da MolTei, sta nel mezzo il Salvatore con monastero de'ss. Nazario e Celso era de*
volume spiegalo in mano sopra un moa- benedettini, del tempio antichissimo so-
le,da cui sgorgano 4 capì d'acqua, che fi- lo restandone una reliquia, non giù pres-
gurano 4 fiunti del f^aradiso terrestre.
i to Ih presente chiesa, u)a tutta incavala
A dritta è s. Pietro, a sinistra s. Paolo. Da cogli scalpelli nella gialliccia e non dura
un lato si rappresenta la Samaritana, ia- pietia, o sia tufo del colle, sul quale mo- i
fli uno de'miracoli del Salvatore; dall'al- naci a veano possessione. Si può veder qui-
tro In risanata dal flusso, indi Giuda che vi, salendo pochi passi, una stanza qua-
bacia il Salvatore. Dietro son colonie e drata, tutta lavorala nel masso, con sof-
ornamenti d'architettura. Sui fianchi è fitto spianato; indi eutraudo ,
quasi ia
da una parte Adamo ed Eva col serpe , piccola grolla, conservato ancora sì rico-
dall'altra uomo sedente ricevente doni, noscerà il pìccolo presbiterio, vedendosi
iòrse Giuseppe co'fratelli. !Vla io fronte al la linea di pietra in terra; e nel tufo, che
monumento è altra fascia metà piìi bas- fa parete, l'incavo del cancello che lo ser-
sa,parimente figurata. Nel mezzo è la rava. In faccia è una nicchia, e laterali
Croce in fondo liscio, dalle parli sono uo- due ricetti, l'uno de'quali però era sialo
mini nudi che sembrano tener il quadrp. distrutto. Dal presbiterio in giù si ddata^
Le storie sono dell'antico e del nuovo e si prolungava aucor più, ma ne fu buo-
Testamento. Da un lato è Daniele co'leoni, na parte tagliata per far luogo a fabbri-r
indi uomo e cnne,che pu,ù credersi Tobia: che. Leggesi negli alti de'ss. Fermo e Riv
dall'altro Mos^ che riceve le tavole della slieo, Come in tempo di quella persecu,-
legge, ìndi ara con fuoco acceso, e innan- zione, s. Procolo vescovo di Veroua sta-
bosco, il «Mo iiascotiiliglio. Anche l'aver- dove la chiesa s'allarga da una pai le, par
ìà (ialla servir di chiesa, è cosa vei osimi- sia figuralo il monte Oreb, donde Mosè
le, e che ìncuininciasse prima che la fé- fece scaturire l'acqua, e uomini che la
da una figura del Salvatore, sedente so- Wazario, che può rimontare al VI seco-
pra un trono cun la mano in benedizio» lo. Le grotte che vi sono in vicinanza
ne, e con suppedaneo: di qua e di là son servirono di ritiro a'piimitivi cristiani, e
due piccoli fondi con entro figura umana, possono dirsi le Catacombe Veronesi",
che secondo l'uso antico rappresentano il Nella chiesa parrocchiale Maffei descrin-
soie e la luna. In fronte della piccola tri- se le seguenti pitture. La tavola grande
buna o nicchia si vede s. Michele in pie- del coro è di Libri: tuttoii limanenle neU
di con due grandi ali e col diadeu)ao nini' le volte e ne'Iaterali è del Farinaio. ìVel
bo capo, e grossa palla sulla sinistra
in prossinioallare,dov'èilSagiamento,co«D-
il suo nome. Qualche al-
in cui è scritto parisce un'opera del balestra. La gran
tro nome o parola si vede presso le figu- cappella di s. Biagio fu principiata nel
le sempre colpunto alto, e a mezzo del- 1 4^9»^ cantò messa a'3 luglio 149»
^' si 1 •
la lettera, iccondo l'uso delle lapidi an- Le pitture sono di quel tempo. La tavo-
liche. Sulla nicchia è dipinta una città, la dell'altare è di Francesco ;Monsignori:
non Gerusalemme, come scrìssero alcu- si credono
le [)itlure laterali delle pareli
ni, ma propriamente Verona, di cui con- di Gio. Maria Falconetto. La nicchia a
corda col sigillo antico e colla iconogra- luano dritta, che ha scolpilo l'annoi 493.,
fia di Verona, che a' veronesi pervenne ha una tavola che pare anteriore a cpiel
dal celebre loro vescovo Ualerio morto tempo, col nome dell' autore per altro
nelle Fiandre nel 974, nell'età di 80 ignoto, Girolamo Moceto. La cupola è
anni. Dalle parti Angelo e Vergine An- molto notabile. Parlando il bellori del-
nunziala in piedi. Sotto «. Nazario e l'incomparabile cupola del Coreggio in
s. Celso con nin)bo, e 1' aureola nell' u- Pcirrna riprese il Vasari , perchè come
,
no, e corona nell' altro in mano. Nel- troppo parziale de'fiorentini seccamente
le pareti i XII Apostoli, 6 per parte, sen- ne ragionò, mentreafFerma che altra non
za simboli : il i." a dritta è s. Pietro col se n'eiaveduta dipinta, né altro sottinsù
nome sotto. Nell'incavatura o ricetto, che avanti di lui. Invece osserva ilMaftei.che
sussiste a dritta, si vede una gran
in alto questa de'ss. Nazario e Celso fu senza dub-
niano, per la (piale era uso figurare Dio bio anteriore di molto, e polerisi credere
Padre, che non si rappresentava in figu- veramente la prima. Narra il Uidolfi del-
ra d'uomo, e nel muro il battesimo *el la meraviglia che desiò in Venezia il sof-
Salvatore: Angelo che tiene losciugatoioj fitto di Paolo della chiesa di s. Sebastiar
ilue piccole figure 4'uoajini W(|enti ver- no, quando si scopi), per non essersi piìj
—
1.1 cupola del lempio veronese in discor. ratorio con egual vocabolo, già df' reli-
«o fu dipinta tiiHa dentro il secolo XV, giosi servili. Vi si trovano pitture di Pao-
Itenrliè poi il lempo e forse l'acqua assai lo, d'Orazio Farinato, di Marco del Mo-
1;»danneggiarono. Rappresenta un'archi* ro e di Felice Brusasorci, non che la pro-
lettura distribuita dtd basso all'alto in 3 digiosa immagi ne della M^c^OH/ia^^e"/ P/X-
ordini, e divisa in compartimenti, ognun r^r//>o. Dappoiché si racconta lìaWAllan'
de'quali ha una figura al nattirale, più te Mariano, essere sì grande la fama di
piccole, com'è di dovere, essendo l'ulti- santità goduta nel secolo XV dall'ordi-
me: nel mezzo è un tondo che contiene ne de'servi di Maria, che veronesi nel i
VER V E R 171
sizione dalla Croce il Farinaio, nel pros- si arclpretali. Si legge nell'ultima pro-
simo altare il Ridolfi , e nella cappella posizione concistoriale, esservi nella città
presso la sagrestia vi è opera insigne di sex viroriim, et quatuor ììtnlierum mo-
Paolo Caliari, co' muri tutti del Farina nasteria, nonnulla laicoruni sodalitia,
lo, benché mal ridotti. Nella parrocchia orphanotrophilun, bina ospitalia,ptoco-
è la chiesa sussidiaria di s. Giacomo di trophinm, brephotrophium, nions pietà-
Galizia con oratorio dello stesso lito- lis et seminarinm. Riserbandomi di par-
—
,
Io. 15.' Parrocchia di s. Tommaso A- lare più sotto di tali pie e benendie isti-
poslolo, col suo oratorio omonimo, pres- tuzioni , dirò intanto che i regolari esi-
so la piazza. L'interno della chiesa sa- stenti in Verona sono i ministri degl'in-
rebbe un bell'esempio d'architettura ec- fermi o crociferi, i filippini, i minori os-
il modello dato dal Sanmi-
clesiastica, se servanti, minori osservanti riformati, i
i
solamente nella parte superiore. Ivi è quel Sono le religiose, quelle della s.
sionari.
grande sepolto, presso le ceneri de' suoi Famiglia mìnime della Carità, le Clarisse,
antenati, poiché tale ediflzioè rifabbrica le figlie della Carità o canossiane, le suo-
dell' antico. Questa chiesa vanta due ta- re della Misericordia, le figlie dell'lmma-
vole del Bassetti, piti una dell'Orbetto e colataConcezione. Fuori di Verona, cap- i
una del Fiidolfj : nella nicchia sopra la puccini hanno convento a Villafranca, le
porta al di fuori, malamente fu osato ri- canossiane hanno casa in LonatOj le suo-
toccare la pittura di Domenico Brusasor- re della Misericordia in Zevio. In Desen-
ci. Ne'sobborghi di Verona sono altre 3 zane è un monastero d'orsoline, ed in Lo-
parrocchie, e nel resto delia diocesi ve ne nato vi sono pure l'ancelle della Carità.
sono altre 238 distribuite in 46 vicarie. Quanto a'cappuocini, restituiti a Verona
W Atlante Mariano àesci'ìve le prodigio- nel 1 835, nel convento pressoCampoMar-
si immagini della B. Vergine esistenti ne' zo eretto di pianta dalla liberalità de've-
sobborghi e nella diocesi; il MafTei rileva ronesi; più di recente la religione e mu-
i pregi artistici ove sono in dette chiese nificenza del fu marchese Bonifazio di Ca-
e nell'altre di Verona. Si hanno di Gio. nossa costruì e provvide interamente il
Battista Biancolini, Notizie {storiche del- nominato altro sagro ricetto a Villafran-
le Chiese di Verona, ivi 1749. lof^i 4- ca, grossa borgata un o miglia da Vei'O-
i
L'Ughelli descrive le antiche badie di na , del quale già erano in possesso nel
Verona, cioè di s. Zenone, de'ss. Fermo lB39,pel loro santissimo vivere di evan-
e Rustico Minore in Braida, della ss. Tri- gelica povertà sprezzatrice delle monda-
nità, e de'ss. Nazario e Celso, tulle del- ne cose. Riferisce il Maffei, che in Vero-
l'ordine di s. Benedetto, insieme a quel- na dopo il rispettabile capitolo cattedra-
le suburbane e della diocesi. Quindi con le, vi è altro corpo ecclesiastico molto co-
sordini forza è che produca nell'ecclesia- Ferdinando imperatorie re, Verona dal-
stica disciplina. Né a questo danno sup- la tipografìa provinciale di Paolo Liban-
pliscono più i lasciti o legati de' cittadi- ti a beneficio degli asili di carità per l'in-
ni ,
quali da gran tempo non più alle fanzia. In 4 quadri sono descritti gli sta-
mendate insigne sopra tutte era quelle di descrivendosi in breve la storia, lo scopo,
s.Zenone, che passata in commenda, de* i metodi di ciascuno, il numero degl' in-
tratta la mensa de'monaci, quando i be- dividui beneficali specificati per sesso, la
ni erano ben diletti e l'entrale correva- rendita o spesa annua d'ognuno. I. Qua-
no a giusto prezzo, si calcolava la rendi- dro: Stabilimenti e associazioni di bene.->
ta deli' abbate commendatRrio 'a ducati iicen%a. =z Con ricOi'ero.=:z i Civico spe^.
monastero di s. Maria in Organo e quel- ne 180. Net corso d'un anno entrarono
lo ^e\%. Nazario e Celso, con giurisdizio- nell'ospedale uomini 838, donne 58o. Lo
ne sopra alcune chiese e parrocchie, con- spedale de'Aizz/, e la sala per le Parto-
cedendo gli abbati le bolle agli esa urinati r/e«/( sono compresi in questo stabilimen-
e giudicati degni dal vescovo. Tanto be- i to, rettoda un proprio direttore medi-
nefizi di città quanto quelli del territo- co, eda un amministratore. Le rendite
rio per giustizia naturale e per volontà annue patrimoniali (compreso il generoso
del princi|)e, abbastanza dichiarata nella legato de'conìugi Trevisani di lireaustria-
raccomandazione benignamente promes» che 630,000), sommano a lirei 1 1,000;
sa per quelli diesi conferiscono alla s.Se- comuneaggiunge intornoa lire22,ooo,
la
prete di fuori, ed un monaco. — Ora n ra- là. Nel 1819 ne accoglieva 600 con lir«
gionare della beueOceuza e istruzione pub- 170,000 di spesa. Uopo l'eredità (\t[^
— -
ne della benefica Trevisani, fatta nel 1 833 16 giugno 1837 pensò anche devolvere
in una casa al Seminario: in mancanza di pure tutte quelle elemosine, prodotti, e
questi il reddito si devolve a benefìcio de' risorse eventuali cUe prima era slata a-
chierici poveri accolti nel seminario me- strelta impiegare per la pia casa. Dal 1816
desimo. Beneficati 2. — 5, Ritiro delle al 1834 distribuiva lire 59,244 ^ ^^"^ 1
per 3 mesi lireniS al giorno. La socie- le i og. — unionidf gli artisti. Nel-
1 4. Pie
tà acquistò nel i835 un'edicola nel pa- le calamità del cholera, per opera del sa-
trio cimiterio a comune sepolcro. — g. cerdote Giuseppe Turri nel i836 si for-
Spedalieri notturni. Il sacerdote Pietro marono le pie unioni i\e barbieri,de snr-
Leonardi sin dal 797 avea istituito que-
i tori, óe fabbri-ferrai e de' tessitori. Ol-
sta pia unione di sacerdoti e laici pel soc- tre a'religiosi atti a che s'impegnano so- i
corso degl'infermi all'ospedale civile. di, si aiutano in caso di malattia con una
Sciolta quasi, fu rimessa in vigore nel 1829 lira al giorno, e si provvedono di lavoro
mercè i zelanti impulsi e l'esempio del ve- dove ne fossero mancanti. Vennero pò-
scovo mg."^ Grasser. Ogni notte un sa- scia a loro esempio le altre pie unioni de-
cerdote, un chierico, e 2 laici fanno la ve- gli orfani (sic) e argentieri, de pizzica-
glia , indi anche nel giorno si recano a gnoli, (ìe calzolai, iW muratori, degli o-
confortare que'malali. — io. Pia opera stif defalegnami, de' cocchieri e d'altri,
di carità. Antica fondazione per soccor- che senza speciale obbligazione prestano
rere i poveri infermi nelle loro case coti però soccorsi a'poveri della loro arte. Cia-
medicine e assistenza medica. A tale sco- scuna pia unione ha un protettore scel-
po ella stipendia io medici e io chirur- to tra'nobili, e un sacerdote. Sono una
ghi distribuiti nelle varie parti della cit- specie dell'utilissime e antiche università
ta. E governata dal direttore e ammini- artistiche. — 15. Pia unione della dottrina
stratore del civico spedale. Possiede fon- cristiana a carcerati. Quest'antica com-
di propri, la rendita annua è di circa lire pagnia composta di 12 individui, ha li-
10,000. Nel 1887 spese per onorari a' cenza di recarsi ogni festa alle carceri po-
medici lire 5,o5o, per medicinali lire litiche e criminali, e alla civica casa d'in-
1 0,000; la comune supplisce al deficit. Le dustria. Distribuisce a que'poveri, dopo
medicine furono somministrate a 4)3oo le istruzioni e i conforti spirituali, anche
circa inférmi poveri. 11. Convnissa- — temporali soccorsi: dona a ciascimo due
rie di pubblica beneficenza. Sono molli pani e una cartuccia di tabacco. Si pren-
legati pii l'amministrazione de'quali è de- de poi cura di essi quando escono di car-
voluta in gran parte alla Commissione di cere. Non ebbe ancora alcun fondo, s'aiu-
pubblica beneficenza y che ne distribuì- ta per via di liraosine. — 1 6. Nuovo Mon-
«ce redditi secondo la volontà de'testa-
i te di pietà, e Cassa di risparmio a s. Be-
tori a'parrochi in soccorso de'loro pove- nedetto. 11 Monte di pietà esisteva già sin
ri. — 1 1. Patrimoni a' chierici poveri. Per dali490. Riordinato poi neliGSg creb-
legati Trevisani, Busti, Molin, Bonzani- be tanto, che nel 1797 possedeva un ca-
Ili e altri vennero stabiliti 18 patrimoni pitale d' un milione circa di lire italiane.
perpetui a favore de'chierici poveri. Be- Spogliato d'ogni suo avere per le vicen-
neficali 18. — 13. Doli a povere e oneste de politiche di que'terapi, fu riaperto col
donzelle. Vengono in gran parte dalle dono di lire 60,000 dal municipio nel
suddette coramissnrie , eda diversi altri 1820, presente l' imperatore Francesco
pii istituti. Ogni anno la casa di ricovero I,acui l'opera di tanto pubblico bene ve-
ne deve 84, lo spedale civico 5, e pel le- 1 niva intitolala. Si pensò poi di aggiun-
gato del celebre Antonio M. Lorgna al- gervi la cassa di risparmio, come una sor-
tre 12, il capitolo canonicale 3, lu cassa gente di denaro e una dote al monte, e
della dottrina cristiana 5, la compagnia come una istituzione assai vantaggiosa
«lei Siinlissiino in s. Eufemia 8, s. Tont-1 per avvezzare cittadini alla domestica
i
maso 3,s. Anastasia 2, la compagnia del economia. Ambedue le pie opere son(»
Sautissimu di s. Giovauui ìd Vaile 3. lu rette da uu dircUore. Nel i8;25 eulru-
i
—
VER VER 17'
lono p<'gni 8,789 , del valore d'i lire cos'i li numero di questi, parve bene allo
137,751: 43. Nel 1837 ne entrarono zelo del sacerdote d. Cesare Bresciani di
135,701, del valore di lirej, 42 7, 43 2:7 5. separarli dalla massa degli altri ricove-
JVelIa cassa di rìsparcnio nel iH'25 si fe- rati; il perchè edificò in gran parte a sue
cero 533 investite del valore di lire spese, con 16,000 lire circa, ne'recinti del
63,8i4:o6j nel1837 se ne fecero 43 del r pio istituto, un'apposita casa intitolata a
valore di lire 276,482:47. 17. Mini- — s. Luigi Gonzaga nel 1828-3 1, dove aves-
stri degl'infermi a
Antonio. I lunghi
s. sero comoda stanza. Ad apprendere le ar-
e caldi voli del veronese d. Cesare Bre- ti vanno al giorno allogali in diverse bot-
sciani , che si ofTr'ì con altri sacerdoti e teghe per la città , tornando a casa pel
laici di trapiantare in Verona il pietoso pranzo^ e alla sera. Scuole interne li am-
istituto di s. Camillo, a bene dell' ospe- maestrano nella dottrina cristiana, negli
dale e del ricovero, furono compiuti po- studi elementari e nel disegno. La came-
co dopo ili 838, per la favorevole acco- ra di commercio mantiene in questa ca-
glienza che ottennero presso l'una e l'ai- sa i d'artigiani poveri, premiando o-
figli
ira autorità. — H. Stabilimenti e Jsso- gni anno quello che più si distingue nel-
dazioni di beneficenza. =z Per le clas- l'aite e insieme nel buon costume con li-
si povere. =:z i8. Casa degli esposti in re 3oo: dali8i6 ah 834 tlitt^'e per essi
s. Stefano. Ebbe origine nel 1426, e si all'istituto lire 283,265, d'ordinario an-
eresse a pubblico stabilimento nel 1821. nue lire 8,000. La rendita figura nella
Raccoglie e mantiene figli illegittimi o i complessiva somma segnata più sopra al
nbbandonali pel corso di 12 aimi. Negli 8 n. 2. Direttrice di questo pio istituto è
nuni 18 14-21, vennero annualmente al- la Commissione centrale di beneficenza.
la casa 336 bambini, de' quali 100 nati I maschi beneficati sono ì^o.r20. Or- —
nel Tirolo; nel s. Francesca di
1837 nella sola provincia f inotro fio femminile a
di Verona 369. Il sacerdote Moschini la- Cittadella. L' antico isliluto detto le
sciò a questa casa nel 1 83 i liie 200,000 Franci'schim: fu aperto sino 548 per
al 1
da impiegarsi nell'erezione d'un più va- le fanciulle povere e mendiche. Nel 1812
sto ospizio che nel 838 1 si slava edifican- gli furono aggiunte le rendite i]e derelit-
do. La rendita era di lirei35,ooo cir- ti e de' mendicanti, per cui nel 1 838 som-
ca : l'erario soniministra annua somma mavano a lire 4i>ooo. Vi è un direttore
determinata. La comune paga lire 5ooo onorario, un amministratore, un catechi-
circa annue pe' figli illegittimi di madri sta; oltre la superiora, e maestre per l'in-
glande altitudine, con animo ili mante- avvezzare alcune giovani che vi sentisse-
nerlo poscia a Pioma. Questa casa si reg- ro vocazione a divenir vigili e sperte in-
ge sulla carila de' benevoli concittadini, fermiere , da poter in seguilo chiamate
die non sanno né ponno però riOularU prestar gratuiti soccorsi anche nell'allrui
uiai al d. Mazza. Il sacerdote F. Aiberti- case. L'opera è diretta dallo slesso prof,
i»i gli forniva gratuitameute il locale, col d. Mazza , e dal suo allievo prof. d. L.
vicino oratorio. 0. Mazza venne dall'itn- Dusi. Due nobili signore ne sono le pro-
peralore decoralo della grande medaglia tettrici. Anche questo dispendioso istitu-
d'oro con catena a' i4 settembre 838. 11 1 to non avea che un esiguo patrimonio;
cav. MuUntìW, Annali delleProvince Ve- miracolosa carità però lo inantenne,e sem-
nde^ scriveva nel iSjS, avere la carila pre più lo fa prosperare. Erano l'educa-
del Mazza aperto un'altra casa per colo- trici 25, le beneficate femmine 226. Tro-
io de'suoiioo e più giovanetti che, libe- vo poi nel Mulinelli, ben a ragione loda-
ra a ciascuno di essi la scelta dello stato, ta Verona, come città che più di qualsi-
inleiulono di proGllare degl'insegnamen- voglia altra si dislingue per private be-
ti di quello studio, tenendoli così disuni- neficenze. Guidato dallo spirito del Ca-
ti dall'altra scolaresca, aflìnchè maggior- lasanzio, uniformaiulosi però alla condi-
utente i>i inantenga intatta la purità de' tione de' tetnpi , il sacerdote Mazza ali-
loro costumi; né ciò è bastante al bene» menta e ammaestra in molli belli e ac-
merito sacerdote: egli ogni anno redime conci lavori più di 200 fanciulle povera
tutti que'suoi allievi che sono chiamati e abbandonale, non raccolte in forma di
alla sorte militare. — 22. Gineceo Icopc' monastero o conservatorio, ma in diverse
dico o isliliizioiie dì educazione dome sti- case in forma di famiglia, e fa nudrire nel
ra per Paolo di Campo
le fanciulle a s. modo stesso ed «ducarealtrovepiùdiioo
Marzo. Fondato dal medesimo encomia- miserabili fanciullelti (allude alla prece-
to prof. d. Wicola Mazza nel 1828. llac- dente casa di educazione). Nel voi. XXX,
toglie quel le giova net te pò vere e innocen- p. 322, tomai a celebrare il genovese sa-
ti , che non potendo aver collocamento cerdote Olivieri, il quale riscatta le po-
negli altri pubblici istituti, prive di soc- vere fanciulle nere, quindi l'adida ne'mo-
corsi, crescerebbero senza coltura, espo- nasleri e altre case pie per farle educare
ste a pericolare. L'educazione civile di cristiane, e che nel regno Lombardo- Ve-
(|ueÀte non niira ad altro che a t'ormai le neto ne avea collocale 38, e tra queste si
senza l'incessanti e paterne cure di quel- accalcava sui loro passi: e la commossa
l'angelo (li carità, languirebbero nell' i- voce degli abitanti non facea che invoca-
gnoranza e nell'abbandono, balestrati re le celesti benedizioni dell'umanità. Noi
quelli all'aratro o alle officine, e queste a pertanto invochiamo riconoscente e vera
vender l'opera loro, e forse l* innocenza gratitudine al sacerdote Mazza, e copio-
nelle splendid»; case dell'opulenza. Ma non sa indefettibile ricompensa a tutti colo»
è solo sopra le cillà lombardo-venete e ro che in qualuu(jue modo concoVrono
al vicino Tirolo, che discenda l'influsso sia colle sostanze, sia con l'ingegno, sia
operoso delia sua beneficenza; che anco colle materiali prestazioni, ad un'opera
sulle lontanissime rive del Nilo, e degli di tanta carità e di tanto decoro". Rac-
adusti deserti dell' Africa, benedetto ri- contò poi la Bilancia, foglio di Verona,
suona il suo nome, da che giunsero dal- e ripetè il n.i8 dello stesso Giornale dì
l'Egitto parecchi giovanetti arabi e 3 fan- Roma del i854, che a' 6 gennaio nella
ciulle more, già schiave, destinati quelli chiesa di s. l'aolo di Campo Marzo in Ve-
e queste a ricevere una composta educa- rona fu compiuta un' assai di vota e com-
zione in grembo alla religione e alla ci- movente funzione. Quindici giovanetle
viltà. Imitatore del mirabile zelo dell'O- delle tribù dell'Africa centrale ricevette-
livieri, il p. Geremia Bertocci da Livor- ro in quel di il sagro battesimo per le
no, missionario per 17 anni nell'Egitto, mani di mg."^ Giovanni Neuschel arcive-
dopo 40 giorni giunse dal Cairo a Pado- scovo di Teodosiopoli, già vescovo di l*ar-
va a 15 luglio, conducendo seco una co- ma. Ad un'altra furono fatte le sole sa-
mitiva di 3o piccoli arabi, tra cui 16 fan- gre ceremonie avendo già ella innanzi
,
ciulle more già schiave comprate, 4 S'o* ricevuto il battesimo, perchè presada gra-
vanelli pur mori egualmente comprati, ve malattia corse pericolo di vita. Nel me-
ed un metliccio, diretti lutti a Verona desimo tempo che mg.' Neuschel lavava
Dell'istituto del sullodatod. Mazza ad ap- nell'acque battesimali queste giovanette,
prendervi le prime idee di religione e di il parroco dis. Stefano battezzava 4 g>o?
. dirozzamento,di cui erano quasi del tut* vanetti nativi anch'essi dell'Africa, ed uà
io ignari, massime quelli che fino allora turco, che vennero anco ammessi dipoi
aveanogemutosotto il giogo spietato del- alla mensa eucaristica. Si gli uni che le
la schiavitù. 11 viaggio dal Cairo a Vero- altre vengono mantenute nel collegiodaU
na della piccola carovana africana, destò l'ottimo e zelantissimo sacerdote d. Nico-
amn)irazione e stupore nelle cillà e terre la Mazza. Questi poveri fanciulli ricevo-
per dove passò. E veramente spettaco- no in Verona uua cristiana educazione,
lo commovente e pietoso doveva esser fino a che cresciuti in età possano essere
quello di vedere un ministro della religio- mandati alla loro patria, e quivi insegna-
ne, abbronzato e riarso da'cocenti soli del- re a'ioro fratelli le scienze, ed i lavori da
l'Africa, vestito de'panni della povertà e essi appresi in Europa. » Cosi d. Nicola
della penitenza, togliere all'ignoranza e Mazza, il quale ne'suoi due collegi, l'unc^
all'abbrutimento ben 3o tenerelle esi- pe'raaschi, l'altro per le femmine, man-
stenze, a 20 delle quali era stato pur al- tiene ed educa alla pietà, alle scienze ed
lora, a prezzo d'oro, donata la libertà, il al lavoro ben 5oo persone, in grandissi-
moggiore de'beui, che possa dar la for- ma parte della nostra città e proTÌncia»
voi. ICIY. 12
lyS VER VER
concorse anclie colle sue forze a dilatare ternad'alcune giovani dicampngna man-
la religioue, ed a spandere frale nazioni date loro tla'parrochi, per allevarle in gui-
barbare dell' Africa la crÌ!>riana civil- sa da divenir poscia maestre ne' paesi. 5.
tà". — 23. Le Figlie della Carità de' sì. Istruzione ed educazione delle sorde-mu-
Giuseppe e Fidenzio. Nuovo ordine reli- te (come rilevai nel voi. LXVII, p. 223),
gioso, fondalo dalla marchesa Maddale- della cui scuola nel n. 40 parlerò. 6. Ri-
na di Canossa, alla quale l' imperatore cevono neir istituto le signore, anche «e
Francesco 1 nel 1 8 5concesse in dono l'ex
1 lor piace a convivere dentro, ne' io gi'H'-
monastero de'ss. Giuseppe eFidenzio.do- ni degli esercizi spirituali ogni anno, e nel
ve se ne fece l'erezione canonica nel 8 g. 1 1 giorno del mensile ritiro. Erano l'educa-
Le figlie della Carila {^\n\.a\e articolodie- trici28, le ammesse all'istruzione 320.
di up cenno dell'istituzione, sparsa nella Noterò, chedell'istituto delle figlie della
Lombardia e nel Veneto, essendomi pro- Carila dette Canossiane, è protettore il
posto qui trattarne come notai in altri cardinal Fabio M." Asquini d' Udine, nS'
luoghi, però dicendone confermate le re* toin Fagagna. Abbiamoli! d. Cesare Bre-
gole da Leone XII, qui aggiungo col bre- sciani, Elogio della marchesa Madda-
ve iS'iiVoZ'/^jde'aS dicembre 1828, Bull. lena di Canossa fondatriee delle figlie
Rom. coni. 1. 1 7, p. 427, ove sono ripor- della Carità, Verona dalla tipografia Li-
tale interamente le regole stesse, e si dice banti 835. Già l'annalista cav. Mutinel-
1
te, si dilatò prima in Venezia, o\e fxnco nossa, cattolica e saggia quanto pur he- la
indulgenze alle figlie della Carità, viven- Romani Pontefici, Firenze 8 %i)',
tilde e i 1
demente ammirata^ alle case da essa a- tilde di Canossa, presso la Civiltà Cai'
perte in Verona, Venezia, Milano, Ber- tolica, serie 3.*, t. 7, p. 5i e seg., t. 8,
gamo) allora avevano due case a Mila- p. 54 9, p. 60 e seg., t. 10, p.
e seg., l.
no, altre a Venezia, a Trento, a Cremo- 3o e seg. Questi narra, che la presente
na, a Bergamo, a Brescia. I rami di ca- famiglia de'marchesi di Canossa scemle
rità in che si occupano sono: 1. Istruzio- per diritta linea dal polente A Itone di To-
ne, educazione e custodia delle fanciulle, scana, quale nel goo su ampio scoglio
il
giovani e donne povere: col tenere scuola edificò la rocca di Canossa a mezzodì del-
ogni giorno da roane a sera per le fan- la città di Reggio. Egli fu padre di Te-
ciulle povere, neh 838 essendo 100; col- daldo avo di Bonil'azioe proavo della grau
l'istruire ogni di dalle 2 alle 3 le povere contessa Matilde. L'odierna famiglia pos-
giovani artigiane, che allora erano 160; siede ancora ricche e vaste possessioni, e
coll'istruire le donne povere due volte per palazzi nel M.uilovano e nel Veronese,
settimana dalie 3 alle 4» Q quell'epoca Nel pahizzodi Veiona, opera insigne del
giungendo u 60; col tener ogni festa do- più a»aestoso architetto del secolo XVI,
po le funzioni parrocchiali raccolte legio- qual fu Sanmicheli, l'ora defunto marche-
vani fino alla sera, in numero di 3oo a 6e Bonifazio nella sua giovinezza vi accol-
della epoca. 2. Assistenza alle scuole del- se tre imperatori, INiipoleone 1, Francesco
la dottrina cristiana della parrocchia me- I, e Alessandro I, il quale prendeva indi-
nandovi le giuvani allieve. 3. Visita dcl- cibile diletto nell' abitarlo, da dove pa-^
l'inferuie airos|)edale. 4- Educazione ìq< sctva l'occhio di piacevoli piospelli, che
A
VER VER 1-79
th quel belvedere si olTrooo svanatissimi generose e proficue opere , spinte le fi-
dall'istituto, ili aggiunta a tulle queste comialoestiallo, per rilevare quanta lo-'
i8o VER VER
de menti il verace e i^irluoso aleman'
si da gl'italiani (peggio e peggio ancora), in
no, il quale con nobile intendimento, ne) che veramenlegliacutiuomini hanno fat-
prendere a subbietto delle sue conside- to conoscere d'aver per l'appunto colto
razioni una sola città della privilegiala nel segno, e scoperto e penetrato a me-
Italia, l'illustre Verona; e di questa con raviglia il loro debole". Quindi il MafTei
calde e soavissime tinte tratteggiandone deplora il Piaggio d'Italia descritto da
il quadro, tutto spira fede, costumatezza, Misson, col quale e altri simili libri ri-
religione, carità, beneficenza. Inoltre egli stampati sogliono gli oltramontani in-
in più luoglu dimostra saggiamente, co- caulamente venire a visitare l'Italia, eoa
me il giusto suo scopo mirasse a più ele- incredibiledannodiquesta, non meno che
valo e vasto segno, e come nell'intesse- di Verona, sulla quale rimarca gli spro-
re questosplendido elogio alla diletta Ve- positifrancamente sentenziati; I' astio e
rona, volesse che i forastieri,e specialmen- l'imperizia del Misson spiccando di più
te i suoi tedeschi, imparassero quindi a parlando di Vicenza e di Fadova, per cui
meglio giudicare e apprezzare in genera- avverte la fiorita e nubii giovenlù d'o-
le lacondizione religiosa e morale d'Ita- gni nazione che passa in Italia, a non a-
lia tutta.Imperocché que'singolari pregi ver fede a libri così miserabili, e di ricor-
e quelle opere SI laudevoli di Veiona,son darsi the in oggi (lySo ... che direbbe
figlie di quel mirabile spirilo di fede che dell'età presente? e di quanto recente-
non ivi solo alligna e fruttinca, ma sì per mente, con fantastico cumulo d'oltrag-
tutta Italia è largamente diiTu^o (massi- gi e slacciale falsità insulsamente scris-
ine nel tempo in cui scriveva l'egregio e se di una lìorna il francese Amadeo A-
veritiero alemanno), e vi germina frutti chard, il quale non meritando se non di-
di vita eterna. Sul mal vezzo degli oltra- sprezzo, fu poderosamente con patrio de-
montani di biasimar a torto l'Italia, e sul- coro confutato con parecchi ragionati ar-
le negligenti ed erronee guide per cono- ticoli nell'Eptacordo di Roma, anno iv
scerla, anzi pregiudizievoli alla stessa Ve- dal n. 23 e seguenti, dal facondo e pa-
rona, inveì pure il marchese Maffei nel- ziente Lodovico Trombetti! ) la sfronta-
V appendice al t. 4tlella T'erona illustra- tezza della stampa è meravigliosa, talché
ta, ove tra le oltre cose leggo queste pra- serviranno ben presto principalmente a
tiche verità, che dipingono pure l'odier- seminar nei mondo la falsità e la scioc-
na epoca.» Che povere idee, che misere chezza, come il libro pubblicato a
Leida
fantasie, qual somma ignoranza non han- in francese: Jl curiosoAntiquario, che
no spesso fatta conoscere molti di colo- di Verona scrisse poche linee di favolosi
ro, che pretendendo d'informar bastan- errori. Un Cluverio però che tutta l'esa-
temente di tante e tante città , osarono minò e frequentò più volle, molto tliver-
d'intraprendere un così vasto assunto e samente giudica la bella penisola, alfer-
così difficile, e che ricerca prudenza som- mando: Tanto essere delle città d'Italia
ma, raro discernimento, saper non comu- lo splendore, la bellezza e la inagniji-
ne, e cognizioni diversissime ed infinite. cenza, che in tuttoil mondo nulla si tro-
ralo di far comparire come geule sloli- talento si dee. Qual profitto può mai ri«
VER VER {\Si
chiesa tra le divole figure v'è una statua dasse al giumento da lui cavalcato. Per
di legno del Salvatore, esprimente il so- ultimo, rimarca MafFei, gli errori in cui
lenne e trionfale suo ingresso in Gerusa- caddero a nuoraScotto,Mabillon, Montfau-
lemme tra gli Hostinna è le Palme so- can , Àddison parlando di Verona. Al-
,
174O' ^ '" ^'^'o •l' benedire il popolo; cìssimesperienze, avvisando avervi in Ve-
scultura d'un converso di quel monaste- rona di molte cose, atte a religioso altrui
ro, molto riputato in simili lavori al suo eccitamento, e degne di essere con rico-
tempo, e per l'eseuiplare e santa sua vita, noscenza imitate. I molti ed eccellenti or-
le sue opere si riguardarono quali reli- dini ed istituti religiosi rivolli per la più
quie. Pochi anni avanti all' epoca in cui parte alla educaziotie e addottrinamento
compose l'opera il MafFei, nell'abbellirsi delia gioventù, i quali nel volgere di po-
la chiesa con nuove pale, la statua rimase chi anni o risursero dalle rovine d'un'eta
nascosta nella sua nicchia, e coper ta dal- u al tutto novellamente ger-
disertatrice,
la nuova tavola dell'altare. Quindi, e per- mogliarono e crebbero in questi ultimi
chè deridere veronesi, nel rappresenta-
i tempi a Verona: la liberalità singolaris-
re una sagra storia onde onorare Gesù sima onde nobili e cittadini gareggiano
Cristo, quasi come venerassero l'asino,con tra sé peldecoro de'sagri templi e pel so-
calunnia già imputata anticamente agli stentamento de'poverelli:Ia splendida son-
ebrei e agli stessi cristiani, mentre in tan- tuosità e la si convenevole celebrazione
ti monumenti espressero le arti il Salva- del divin culto per cui mezzo il clero sot-
tore cavalcare un
anche de'primi-
asino, to reggimento d' un egregio pastore
il
opere della fede: quinci elle hanno il pri- che vedeva sapientemente star le radici
ino vigoroso germoglio, quinci il saluta- nella giovanile educazione negletta o per-
le alimento e sviluppo, e il nobile e puro vertita, concepì il generoso divisa mento
ioroindirizzamenlo:qùiuci ricevono quel- di fondare una società di religiose donne,
lu forma indubitatamentereligiosa,equel- le quali si logliessero a fine di lor voca'
l'attività ond'elle in umile silenzio, ma zioue il venir piantando ne'cuori della te*
perciò stesso più potentemente, influisco- nera gioventù l'amore e l'osservanza de'
no, con la retta istituzione della umani- civili ecristiani doveri, e facessero in ispe-
tà, sul suo spirituale e civile ben essere, eie opera di coltivare la classe inferiore
Uè qui si ha in costume di menar gran del popolo. Da sì nobili pensieri anima-
rumore del bene che si opera, e prornub ta, si parti nel 1808 dal paterno palazzo
garlo quasi a suon di tromba al comune; di Verona, e pigliate a fitto alcune case
e da ciò venne all'autore stesso cagione in altro canto della città, ivi in povero
di gran dilBcoUà e fatica a poter racco- arnese gillòle fondamenta di quest'ope-
gliere mercè d' osservazioni e inchieste ra di salute. E presto le riuscì di aver sta-
na si serba ascosi, mollo più che la co- ricevere il puscolo dell'istruzione, accolte
Doscenza loro potrà eziandio conferire a caran)ente dalla Canossa come figlie, di-
far che altri sappia più giustamente ap- venendone madre; le rivestì, ammaestrò,
prezzare lo stato religioso d'Italia in gè- corresse e animò. Dopo Venezia, l'islitu-
no della maestra delle novizie, infine ri- llari, per cui aggiunge Valgano a tran- :
l'istituto. Tutto in loro spira semplicità e novità, e a turar la bocca, s'è possibile,
povertà. Indi descrive gli uHìzi esercitati a'malìgni. Ogni asilo ha due sale per la
dalle suore, le loro molteplici curt^, che separazione de' sessi, con 4 maestre, un
«i estendono anche alle feste, conducendo sacerdote ispettore, un economo. In ogni
le fanciidle alla messa, al catechismo, alla parrocchia vi è un promotore di carità,
dottrina cristiana, e trattenendole nell'i- per Io più sacerdote. Nel i838 presso a
stituto in piacevoli ammaestramenti e tra* 5oo azionisti provvedevano la commis-
stulli: nel carnevale procurano alle fan- sione per le spese. Le 3 scuole costavano
ciulle innocenti ricreamenti, tenendole annue lire 1,107. L'educatrici erano 3,
I 1
no nelle loro case pio riliraiienlo. — 24. meritarono dello stalo. Vi sono annesse
y4sili di carità per l'infanzia a s. Zeno, le scuole del corso fìlosotìco, e del ginna-
olla Cattedrale, a s. Maria in Organo. sio, frequentato ancora dagli esterni, il
Istituiti nel 1837 e governati dalla Cotn- regio delegato é presidente di lutto l'isti-
minsìone di soccorso per gli orfani ri- tuto, e superiori interni al convitto sono
masti dal cholera, il viceré arciduca Ra- il provveditore e il censore. Lo stabili-
nieri se ne dichiarò prolettore. Le disci- mento é a carico dell'i, r. erario per lire
pline che danno regola a questi usili, la re- g4,ooo. Corso filosofico alunni 1 8o,ginna-
ligione posta a base e anima di tutta l'o- siale246, educatori 20. 27. Imperiai —
pera, il leutperato sistema d'insegnamen- regio collegio delle fa. mtdleagli Angeli.
to adottato, la direzione ch'éatlidata ad Per decreto reale fu aperto nel 8 2, mi- 1 1
gratuite, 25 per sola metà pe'fìgli di uo- pera della dotti ina crislian.t, tlopo il bel-
mini che nell'armi, nelle civili ammitii- l'ordine in che l'avea posta il vescovo Gi-
slrazioni, nelle scienze e nelle arti avesse- berti,inossealc<mi pii successori, dal 1 635
ro renduto lunghi e utili servigi allo sta- al 1664, a dotarla d'annua rendita, che
to. —28. Seminario a s. Maria in Or- viene impiegata in assegni agli operai, iti
gano. Il vescovo cardinal Agostino Va- premi, in soccorso a'()overi infermi con-
lerio o Valter nel 1567 ne poneva altro- fiatelli e consorelle, in iloti a povere gio-
"ve le fondamenta. Lo traslocò nel 1695 vani le piùddigeirti nel fiequentar la dot»
dove ora esiste il vescovo Leoni, amplia- Irina. Scrisse il lodato d. Schlòr. Esem-
to in seguito da'vescovi Barbarìgo e Mo- plare è l'ardore onde e clero e nobili e
rosini, e ridotto quasi a compimento da' cittadini si faticano per (|uella. Fino da
vescovi Liruli e Grasser. E com posto d'un antica età vescovi di Verona drizzaro-
i
convitto di 92 chiericij d'un altro detto no con grande industria i'aninto a que-
di postulanti in numero di 100; e di un sto rauto di religioso ammaestramento,
3.° totalmente separato detto di nobili o sia coik savi ordinamenti e calile esorta-
collegio vescovile con 66 ammessi. Tut- zioni, sia colla presenza di lor persona, e
ti frequentano le medesime scuole, che pigliandone il reggimento, han-
essi stessi
Corso teologico, alunni iio; filosofico, Iroppo comfnendarp, dal cui fatale tra-
i2o;g»nnasiale, 4oo; 3." elementare, 60. sandamento, o dalla deplorabile poca sti-
Gode alcune rendite proprie, che sebbe- ma in che si liene procede in ispavente-
ne non lo obblighino che a sole 4 pensio- vole modo la crassa ignoranza d' oggidì
ni gratuite, vanno però ripartite a bene- in fatto di religione! Certo la Chiesa e
ficare da'3o a'4o alunni. All'istituto pre- avransempreobblighi im-
la ci vii società
siede mg.*^ vescovo, con due canonici; ha mortali a quel santissimo cardinale Car-
uo rettore, 3 vice-rettori, un prefetto de- lo Borromeo, il quale primamente ebbe
gli studi, un economo. Educatori 25, am- istituito nella sua Milano quello ragù-
messi all'istruzione o beneficali 690. Si uarsi de'fanciulli ed adulti d'ambo i ses-
tenga presente che io procedo sempre col- si nelle chiese i di festivi per esservi elu-
le cifre dei i838. L'edifizio è ampio e ben dili n'e'divini misteri e nella morale evan-
ordinato, con romana magnificenza e con gelica. E Mdano lodcvolcjjente si lenna
molta esattezza la voratu> disegno d'archi poi fedele alla piissimu costumanza, la
VER VER 185
quale indi si propagò in altri luoghi cl'I- vero per entro tanta sapienza e accorgi-
lolia (il tlolto editore can. Aristide Sala, mento, che ponno servire di sicura nor-
dopo aver in Mdano nel 1857 pubblica- uia a qualunque altra città divisasse in-
to i Oociiineiili circa Li vita dì s.Car- trodurre questa preziosa e utilissima isti-
lo, ivi neh 858 lia contìiiciato la stampa tuzione. Sopiintenduno a silFalta opera
tlclla Fila
Carlo corredata di dis-
(li s. in tutta Verona due sacerdoti deputali
icrtazioid : le due prime di <piesle sono dal vescovo, a' quali assistono 6 promo-
dite Irattalelli intorno alle Scuole della vitori, 3 ecclesiastici e 3 laici della pili
dottrina cristiana, e h' Catechismi in es- chinra nobiltà. Ogni distinta scuola par-
sa prescritti, itell'fircidi(jcesi di Milano. rocchiale ha tlue persone ragguardevoli
Originata 1' utilissima istituzione da sì a visitatori o visitatrici, secondo il sesso
gran sanlOj a cui (u tanto prediletta, in cui la classe ap[)artiene: le quali si pren-
e!>se trattasi de' mezzi di rimetterla nel dono prossimamenle in cura ciascuna
pristino vigor»-; a'tempi riuscirà opportu- scuola, assegnandole vari ullicìali a con-
na, e riuscuà di giovamento universale servare il buon ordine, ad istruire, a rac-
dottrina cristiana nella domenica, perfe- la gioventù, per suo eterno bene, ad im-
zionate da s. Carlo, che le scuole della parare la sublimissima, la più necessaria
domenica usale e cotanto magnilicateda' delle scienze , che per isvenlura dell' o-
protestanti, singolarmente in Inghilterra, dierna società, tra lo splendore degl'inge-
dove bau nome di Sabbatk-schools o ^ gni umani, è miseramente tra.sctu'ata! Bel-
Suiidajschools, sono in fine tolte di get- e a vedere la compostezza del
la infatti
to da così fdtta istituzione già tanto pri- portamento, l'alacrità dell'animo, l'or-
nia fiorente nella Chiesa romana. Papa dine meraviglioso che governa ed avvi-
Paolo V procurò di favorirla erigendone! va queste catechetiche adunanze di uo-
1607 nella basilica Vaticana la confra- mini e donne: le quali l'une dall'altre,
ternita della Dollrìna Cristiana, cui ar- secondo il sesso, affatto divise, e partite
ricchì di singolari privilegi. Or neliG4i ciast^una in 3 diverse classi di fanciulli,
volle Verona associare alla romana una di pili adulti, e di persone provette, si as-
consimile corporazione da lei formata al sembrano, traendovi gran gente, ogni do-
uiedesimo inlendiraento;e questa si èquel- menica e dì festivo nelle chiese parroc-
ia che in seguito venula a tanto maggior chiali. Ivi ogni classe, giusta l'età -e capa-
numero ed ampiezza e recata ad urdi- , cità sua propria, vien coltivata coti santi
iialiìtsimo stato, grandemente al presen- eddetlevoli esercizi, attissimi ad illustra-
te fiorisce. I suoi regolamenti, la cui pri- re le menti eziandio de'più rozzi coU' e-
ma origine risale al vescovo cardinal' Va- terne verità splendide della fede, e met-
lerio sul ileclinardel secolo XVI, poscia tere ne'Ioro cuori amore della santa leg-
di mano in manovennero nei
migliorati, ge di Cristo. I piccoli premi thein ogni
i83i e seguenti anni come poi meglio , tornata, dopo lo scambievole disputar di
dirò,pubblicati colle stampe da mg. "^Gras- due fanciulli, si dispensano al vincitore;
ser, accrescendoli assai acconciati a'gravi e assai più. le solenni e rigorose prove o
bisogni dell' età nostra. E vi Iraluce iu dispule che con tanto apparato di pom-
,
cardinal Agostino Valerio vescovo di altro presso alla chiesa stessa delle Stim-
della città nel i Sgo y rivedute ed amplia- mate, dove istituì uua specie di congre-
te da'vescovi della medesima inig.i Mar- gazione di chierici regolari , che tra le
co Giustiniani nel i6:\.6, Sebastiano Pi- molte opere di carità, a questa singolar-
sani nel 669, Gio. Francesco Barba-
1 mente provvedono della cristiana e let-
rigo nel 1703, e Giovanni Bragadino teraria educazione della gioventù. Fan-
ìielijSi. Novellamente riformate, e a- uo l'intero ginnasio, e la 2.' e 3.' scuola
datiate agli usi de' nostri tempi, per or- elementare. Educatori 16, ammessi all'i-
dine di mg.'' Giuseppe Grasser vescovo struzione i5o. L'ammiratore della reli-
di Verona,Wì per Valentino Crescini ti- giosa Verona d. Schior, dice che tali pa-
pografo vescovile i83i. Dichiarazione ben
recchi ecclesiastici piissimi e in parte
più copiosa della Dottrina Cristiana agiati, raccoltisi insieme da io anni per
composta per ordine della sa. me. di Pa- la propria perfezione, con un vivere e o-
pa Clemente Vili dal ven. cardinal Ro- perarcomuiie a modo di persone da chio-
berto Bellarmino^ ristampatacon qual- stro, e insieme attendere, secondo l'op-
che piccolo cangiamento con giunte
, e portunità e la facoltà loro, alla salute de-
d'ordine di mg.' Giuseppe Grasser ve- gli altri; benché si prefissero precipua-
scovo di Verona, ad uso della sua città mente la ritiratezza e nascondersi altrui
il
e diocesi, Verona dalla stamperia Toni- nondimeno il buon odore delle loro vir-
masi 832. Dottrina Cristiana breve
1
da tù e l'eOìcacia del zelo loro è tale, che tut-
farsi imparare a mente, ck'è la prima ta la città, popolo e clero gli ama e vene-
parte della istruzione composta dal ven. ra quali preti santi. Il superiore d. Ber-
servo di Dio il cardinal Roberto Bel- toni, amabile e onorando vecchio, assai
larmino , per comando di S. S. Papa versato nelle scienze teologiche, e special-
Clemente Vllf, ristampala con giunte mentenel governo dell'anime, era per co-
d'ordine di mg.' Giuseppe Grasser per sì dire l'oracolo pe' cittiidini, e pe' fore-
la grazia di Dio e della s. Sede aposto- stieri che a da lontano ricorrevano a
lui
lica vescovo di Ferona^ad uso della sua consultarlo in delle materie. Il suo senno
città e diocesi, Vevowa per Valentino Cre- e pietà sapeva con soavità mista a fer-
scini tipografo vescovile i833. Introdu- mezza condurre la comunità, che un so-
zione alla Dottrina Cristiana del ven. lo spirito gli animava tutti. Conversando
cardinal Bellarmino ,
ristampala con con loro, trovi che ciascuno nel pensare,
giunte per ordine di mg.' Giuseppe Gras- ue'sentitnenti del cuore, nell'esterior por-
ser vescovo di Verona, ad uso della cit- tamento fa riti-atto fedele dell' altro. Se
tà e sua diocesi, per li fanciulli non at- vuoi sapere che co^a principalmente si
tiper anco allo studio della breve Dot- renda in loro notevole, gli è umilia, c«-
trina Cristiana, Verona per Valentino rità, tratto alfabilissirno. Vivono poveri
Crescini tipografo vescovile 834- 3i.1 — e mortificali. Semplicissima è la stanza
Congregazione de' Sacerdoti alle Slini- e ogni lor masserizia, da per lutto però
«mre.NeliBjS l'arciprete d. iNicola Gal- regnando dilettevole nettezza. La picco*
I
—
V ER- VER 187
Ih chiesa, già appailenenle a'francescani, in vàrie parti della città, si partono in due
da loro restaurala, sempre riluce per raou- classi le le esterne. Le prime re-
interne e
dezza. Essi vi predicano ogni settimana, stano nella comune dimora, ove curano
e vi odono le confessioni de'soli uomini. l'interna scuola o convitto in cui ricevo-
Non acceltano doni, e tanto rigoroso di- no fanciulle agiate , e ragguardevoli de-
sinteresse li rende rispettabili a lutti. L'e- cadute; ed con pensione intera o di-
ivi
dificante scrittore tedesco , non dubita mezzata, e anco gratuitamente, con ogni
qualificarli: perla nascosta del clero ve- studio l'educano. Le figlie di Gesù ester*
ronese. Nella loro casa tengono una scuo- ne, dopo aver soddisfatto iu comune col*
ia o ginnasio pubblico, ove gratuitamen- l'altre suore a'consueti esercizi di pietà,
te insegnano a buon numero dì giova* escono a due o a tre la mattina, e distri-
netti scelti per onestà di costumi. 32. — buendosi nell'esterne scuole pe' diversi
Le Cosimo e a s.
Figlie di Gesti a s. canti delta città, ivi si restano tutto il di
Biagio. Nuovo 1B09
istituto eretto nel a loro udicio, e in sulla sera si restitui-
daUucerdoted.PietroLeonurdi,nel 1816 scono airistituto. Queste esterne, tranne
approvalo dall' imperatore Francesco I, necessità o convenienza, non ponno an-
ed encomiato in più rescritti puntificii. dare in altri luoghi.Le loro scuole sono
Ila case filiali a Modena e a Ueggio, esi utlimainenle disposte e governate. Oltre
dedicano alla educazione delle giovani. A i lavori confacenti al sesso, insegnano le
f. Cosimo, dov'è il centro dell'istituto, ol- cose elementari: la religione, la pietà, la
vi è una scuola per 65 civili esterne. A fanciulle nelle parrocchie a ricevei e i san-
i.Biagio poi scuola peri 70 fanciulle po- ti sagiainenti,e inciascuna festaalla mes-
vere, con soccorso alle più bisognose di sa eal catechismo, riportandole alla scuo-
vitto e di vesti. Neh 838 erano l'educa- la, ove nel giardino o altro luogo le trat-
trici 18, l'amntessea istiuzionei 5o. An- tengono sino a sera per ricrearle onesta-
che di queste figlie di Gesù intesse l'elo- ntenle. Modesto è il vestire, verecondo il
gio d. ScUlòr,conie benenterilo della cri- portamento, castigato il parlare colle sco-
stiana educazione. Fermano propriamen- lare. Dura l'educazioneallefanciulle, fin-
te un ordine religioso, senza però solen- ché sonoatte aentrare al servigio in buo-
ni voti perpetui; unicamente dojtu la lo- ne case, o convenientemente allogarsi. —
ro probazione o prova riimovano ogni 33. Le Figlie del Cuor di Grsìi. An-
due anni promessa a Dio e all'istituto di na Brunetti di Venezia cominciò l'istitu-
vivere in esso ubbidienti, caste e povere, tu neli8io nella parrocchia di s. Stefa-
senza rinunziare tuttavia i diritti di pro- no, da dove neh 835 fu trapiantalo nel-
prietà. Al termine di ogni biennio sono l'antico monastero delle Maddalene, do-
libere dall'obbligazione contralta, finché ve s'aprirono scuole gratuite alle pove-
compililo anni lian .sicurtà di riujianere re. Educatrici 3o, femmine ammesse al-
nella congregazione per tutta la vita, sol l'istruzione 5o (temo errate le cifre).
che tengansi fedeli alla vocazione. Altea- 34. LeSorelle della sagraFainiglia,al'
dono alla propria perfezione, e insieme a le Terese e as. Domenico. Le fondò Leo-
giovare il prossimo non pur colla pre- poldina Naudet nel 18 16, con approva-
ghiera e l'esempio, ma singolarmente al' zione sovrana e pontificia neh 833 (cioè
levando puveie ragazze nel vivere co-
le diGregorio XVI col breve Eu est mi-
stumato e cristiano, e diconsi Figlie di serrima noslrorum temporum conditio,
Gesù per le scuole di carità ossìa gru- de'20 dicembre, Bull. Rom. coni, t.i^,
liiile, E siccome haunu scuole iu casa e p. 299» avendone pretiedeotemeule fatte
i88 VER VER
esaminare le regole Pio VIIeLeooeXII: li versavano In desolanti calamità per le
già ne diedi contezza nel voi. LXVII, p. vicende politiche. Finalmente un pio sa-
323). Di questo novello ordine,priocipia- cerdote la confortò a passare a Verona,
to con faustissimi auspìcii, se ne deside- come luogo più d' ogni altro acconcio a
rò la diiriisioue in altre città, come uno fondare una religiosa comunità, secondo
de' più adatti a fornire la più completa lo spirito e il disegno da lei concepito. Vi si
eoo 24 alunne, un altro per le cittadine sii inse in santa amistà colla pia marche>a
a s. Domenico con i 7 alunne. Le sorelle di Canossa. Divisasi nel i8 17, entrò nella
della s. Famiglia fanno anche lu scuola casa a s. Teresa per darvi principio e for-
a I 00 fanciulle esleiiie, istruiscono le gio- ma alla sua religiosa congregazione, po«
vani della parrocchia avanti la cresin)a co dopo cui approvazione di Gre-
la
Schlòr ,
premettendo la biografia della plare, in cui tenendo fisso lo sguardo, di
fondatrice, la cui vita olire s'i bella prova mezzo alla vita attiva mai non perdesse-
di quelle vie adorabili onde la divina ro di veduta le cose del cielo. Molti e sa-
provvidenza conduce l'anime elette a* vi ordinamenti ella fece al conseguimen-
grandi suoi fini. Traendo origine da illu- to dell'alto suo fine. Statuì che le gio-
stre famiglia francese di Soissons, si Ira- vani da ammettersi fossero di vita irre-
sferldessacon Francesco Lorena quan- di prensibile, pie, fornite di buon giudizio,
do mutò quella ducea colla Toscana, e il docili, atte ad insegnare, di ferma sanità,
suo figlio Leopoldo 1 la levò al s. fonte di maniere dolci e affabili, nella civile e
e le impose il proprio nome. Questo segui cristiana educazione sperimentate. Ri-
a Vienna quanilo divenne imperatore, chiese da esse di lunghe prove; e prima
dopo aver ella pcr<lulo genitori, ed esse- i uno spazio detto di postulato, poscia un
re stata educata ne' monasteri di Tosca- noviziato per due anni, al cui termine el-
na e di Soissons. iS'ella corte fu assegna- le fanno i voti semplici e pigliano l'abi-
la educatrice e maestra nell'idioma fran- to dell'istituto, restando coAallri 7 anni
cese de'giovanetti imperlali; e ne' o anni 1 innanzi i voti solenni. Ciascuna deve a-
che vi rimase seppe ivi pure servire Dio ver la dote, e il viver delle suore è in tul-
esemplarmente. Ritiratasi a Praga col- io comune, il reggimento di tutte le cose
Pai ciduchessa Marianna, ivi giunti trap- i dell'istituto dee dipendere dalla superiora
pisti d'ambo i sessi fuggenti dalla rivolu- residente in Verona^ eletta a vita. Per l'e-
zionata Francia , consideratido essa la ducazione l'istituto insegna, oltre le cose
compostezza e serenità dell'animo delle religiose, la storia sagra e profana, gram-
religiose, sentendosi disposta alla vita con- matica italina, stile epistolare, calligrafia,
ducande. La danza e la musica essendo e- pietà de' veronesi non isfuggì tale vero;
scluse come pericolose. Oltre al convillo e non è per verun modo amor leggero di
delle nobili donzelle, altio ve n'alia per novità, quello che gli ha mossi e condot-
quelle di civili e agiale famìglie, le quali ti a tanle istituzioni novelle. Loro disegno
savie e cristiane goveruatrici di loro cn> alle condizioni dell'età nostra, la quale si
se. Contìgue al chiostro sono le scuole lascia più facilmente tirare e prendere a
pubbliche, aperte graluilaraenle alle gio- ciòth'è nuovo, che non al vecchio o anti-
vani, ove una proporzionata educazione co. Quantunque debbansi avere in altis-
va di pari col zelo della pìeià cristiana e sima riverenza gli ordini antichi, che ras-
della vi rtù. —
35. Le Sorelle Minime di sembrano nella vita religiosa a quell' an-
Maria y4 ildoloraia a s. Maria inOrga- nose quercie che han le radici profonda-
no. Nel 1822 l'istituì la nobile Teodora mente fitte nel suolo (risplendenti dal-
Campostrini, approvale dal sovrano nel l'aureola d'infinite benemerenze colla so-
1829, e dal Papa nel 833(GregorioXVI
1 cietà universale), nondimeno non può
col breve Qiiaw(]iiam religiosas, de' 26 negarsi, ciò che la storia ne insegna, aver
aprile, 5w//. Reni, cont., t.19, p. i2 2,ove ogni periodo della Chiesa sortilo e quasi
sono pure riportali gli statuti). Faceva- ingeneralo un suo propizio mezzo di salu-
no la scuola all' estere giovani, le dispo- te contro quel male particolare che il
nevano a' ss. Sagranienlì, nelle fcNle le travagliò. L?ionde non è ragione da riget-
raccolgono all'oratorio la mattina, e alia tare, per dir così a priori, verun novello
ricreazione nel dopo pranzo. Educatrici istituto. Imperocché quantunque l'essen-
IO, ammesse all'istruzione i5o.Dice di za degli ordini religiosi dimori nell'osser-
più d. Schlor. Le costituzioni ritraggono vanza de' consigli evangelici, la quale è
assaissimo dallo spirito di s. Francesco di da per tulio la slessa, resta tuttavia lar-
Sales, hanno clausura e voli solenni. Si go campo ad una varietà di forme (come
occupano principalmente della vita spiri- pure nella scelta de' mezzi e nell'esecu-
tuale e interna, congiungendo insieme la zione dell'opere), che dalle peculiari ne-
cura educazione delle giovanelte
dell' ,
cessità e tentlenze del tempo, come di per
in bene delle quali tengono aperta un'e- se, si derivano. » L'età nostra domanda
sterna scuola. E qui l'autore fa al- dalle religiose comunità una lai modera-
cune gravi osservazioni, le quali si pon- zione e pieghevolezza, the affissando sot-
no applicare anche al generale. E per- tilmente l'occhio nell'indoledella gene-
chè, egli dice, in Veiona dove fi tiene razione presente, vogliano con libertà di
peculiarmente rivolta la mira all'edu- accomodai eì a ciò che il tempo of-
spirito
cazione della gioventù, non si ristoraro- veramente buono ed innocuo;
feiisce di
no gli antichi ordini di religiose, di che mentre dall'altro canto con risoluta fer-
molli ivi erano un tempo (basta leggei ne mezza, scevra tuttavia da modi aspri e
il novero ricordalo, dell' Ùghelli), le or- buibanzosij faccian contrasto a tuttociò
soline, le salesiane, le beuedetline,le quali th'è male ed allo a corrompere. Ufìicio
lanlo ben meritarono per secoli in que- per verità difìicile, se altro ve n'ha, a cui
sta parte? Gli ordini antichi hanno una trattar degnamente richiedesi nullame-
regola non solo approvata, ma conferma- no la scienza de' santi, che la conoscen-
ta da lunga esperienza, e godono il teso- za de' tempi 1
" — 36. Scuola di Cari-
ro de' ricchi meriti de' loro istitutori, e la a s. Giorgio. Nel 1828 l'opri lo ze-
delle sanie anime che vi fiorirono, i quali lo di d. Alessandro Ferrais a bene delie
di continuo sui loro istituti invocano le giovanelte povere di quella contrada, ed
benedizioni del ciclo. Agli alti sensi di erano nel iS38 da i3o, olire da circa
igo VER VER
3o educate nella casa a dozzina, dirette 12,000. E con ciòintese a compiere il be-
da lina superiora e 3 maestre patentate. nefico voto dell'imperatore Ferdinando?,
— 87. Le. Serve di Maria alla Calte- che le sue fedeli città lo accogliessero non
fìrale.Lefonób nel 1829 la contessa Giu- con la festa di soli dispendiosi spettacoli,
lia OUolini, die insieme ad altre pie ma con opere di pubblico bene, quindi
donne apr\ una scuola di carità per le fu ottimo intendimento dell'ab. Giuliari,
accompagna all'oratorio,
fanciulle: le le di offrirgli l'imponente e mirabile qua-
dispone a ricevere i ss. Sagramenli, le dro di quelle che fiorivano in Verona, in
raccoglie e custodisce dopo pranzo delle
al questo forse a niuna seconda. A delta epo-
feste. —
38. Scuola eli Carila a s. Ma- ca gli educatori erano 3, gli animesi al-
ria in Organo. L'arciprete di s. Stefano l' istruzione 1 5 maschi. Il cav. Mutinelli
d. Gaetano IMarlinelli avea chiamate da celebrando l' istituzione pia e perspicace
Deseuzano le Sorelle Signori, perchè in del sacerdote Provolo, morto a'4 novem-
unione ad altre pie vergini aprissero una bre 18425 aiutato dalle largizioni de'suoi
scuola a vantaggio delle fanciulle povere concittadini, cui la religione, l' umanità
della sua parrocchia. Poco dopo l'istitu- in generale e gli sventurati in particola-
zione di (juesta scuola in s. Stefano, per re benedicono; tutto intento a scior la
difetto di luoghi convenienti, dovette es- lingua a' sordo-muti ; e ciò col far porre,
sere nel 1887 traslocata a s. Maria in Or- quando intuonavn la voce, sul proprio
gano. Le sorelle Signori hanno un inter- petto la mano del sordo-mulo, avendosi
no convittodi I2alunnc, poi scuola al- già osservato che quanto più si aveva re-
l'eslerno di 28 fanciulle; raccolgono an- sa pieghevole ed esercitata la lingua del-
ch' esse le giovani alla festa. Erano nel l'infelice, tanto più andava migliorandosi
i838 educatrici 7, ammesse all'istruzio- in lui la condizione dell'udito. Avendo
ne 4o. —
3g. Scuola pc' Sordi-Muti a* sempre vagheggiato 1' argomento, oltre
Colombini. Allievo del eh. d. Giuseppe il riferito e indicato nel citato articolo,
Venturi, l'altro sacerdote d. Antonio benché pure in altri luoghi ragionai degli
Provolo, dopo l'esercizio d'alcuni anni stabilimenti Sordo- Muli, dirò che si
i\e
il eh. conte Giuliari, che nel ]838 sta- E la Civiltà Cattolica, serie 4''> *• 2, p-
vasi per fare acquisto d'un orto ed' un 347 dà contezza de' Cenni suW Istituto
altro locale contiguo, troppo necessario di^ Sordi- Muti dello Stalo Pontifìcio, r-
per accogliervi i)uon numero di giovani sistenle in Roma presso le Terme Diocle-
sordi-muti, alcuno avendone già raccolto ziane, Ruma i858; e del Regolamenln
nella propria casa. Gli nitri intervengono interno dell' Istituto de' Sordi- Muti in
.solonilascuohi.il consigliocomunale,nel- Roma, ivi i858. ^o. Scuola per le —
l'agosto di detto anno, persuaso altamen- Sorde- Mute a ss. Giuseppe e Fidenzio.
te di questa bencnca o[)era, anche da' Ebbe principio nel 1882 sotto la dire-
pubblici saggi che ne diede T istitutore, zione del sullotlalo d. Antonio Provolo;
che giunse con nuovo ingegnoso trovalo ne presero poi cura le canosse figlie dellti
persino a [av parlare ecantare suoi «I- i Carità, come accennai nel n." 28. Alcune
hevi, la volle soccorrere col dono di lire pi.e duine provvedono al inantenimcnlo
VER VER ifjc
delle 8 povere allogate a con villo in una Sebasliano de* gesuiti ; essere del loro p.
. vicina casa, cioè quanle etano nel 1 838, Pozzi il disegno del sontuoso aliare mag-
I alla quale epoca due erano l'educa- giore, del Marinali vicentino la grande
trici e 17 le ammesse all'islruzione. = statua nel n»ezzo, ma delle 8 colonne di
III.Slabilimcnti di sola islruzione. =z rosso di Francia, commendate dal nome,
^K, 4i' Iiiiperiali regie saiolc elcmcnlori due rimangono nascoste. Dtdie due co-
^m maggiori maschili a casa Pellegrini. I- lonne dell' altare di s. Sebasliano, del ve-
sliluite nel1821, un anno dopo conla- ronese mischio di brenlonico, si conosce
vano 349 alunni, indi crebbe il numero facilmente come Verona non manca di
quasi del doppio. Sono divisi in 4 da'si, marmo eguale per ogni conto alla bellez-
oltre alla scuola di disegno, e quella per za de' marmi antichi. Avverte il INIulFei,
domenica in numero di Sy.
gli artisti la 1 che non sono di muro le parti architetto-
Vi è un direttore, un catechista, e 9 isti- niche del tempio, benché tali compari-
tutori. Questo e il seguente istituto so- vano per esseie imbrattate da'muralori
no stipendiati dalla sovrana munificeu- con quella tinta, essendo tulle di buona
«a. La comune aggiunge lire 6,356, pel pietra. La pala di s. Ignazio, la disse del
(ìlio de'locali. Nel i838 erano gli educa- Balestra, la prossima del Ciguani, il s.
menta ri maggiori femminili a' ss. Apo- na. Opera stimala era quivi, anche pri-
stoli. Aperte nel 1828, divise pur queste ma fatta in tavola nel i5o7 ùa Bartolo-
in 4 classi, le dirige un ispettore e un ca- meo Montagna, che altri dice veronese,
techista, e nel 838 coniavano 2 educa-
I altri vicentino. 11 soUìltu è di due forestie-
tori, 4 educatrici, e 2o3 femmine am- ri. De'<|uadri incassali nel muro in allo,
messe air islruzione. —
43. Scuole ele- • principiando a dritta dell'altare graiide,
mentari minori maschili a ss. Naza- e proseguendo intorno, gli autori a tem-
rio, Stefano, Bernardino e Luca. A po del Malfei erano cos'i disposti: lìide-
n)iiggior comodo de' giovauelti degli e- stra,Drentana, Giù. Ballista bellotti, Car-
sliemi lati della città furono istituite, e lo Salis, Torelli, Tiepolo, Odoardo Peri-
sono a carico del comune. E' qui com- ni, Torelli di nuovo. Santo Prunati, Do-
presa la scuola elementare israelitica. E- rigiù. Di questo sonoancora tulli chiaro- i
ducalori 7, maschi ammessi all'istruzio- scuri sollo, e del Balestra è il bel quadro
ne 25o.— 44- Ginnasio Comunale a sulla porla. Allorché il dotlod.vSchlor det-
s. Sebastiano. Dopo la soppressione de' tava il suo magnifico scritto intorno a
gesuiti seguitarono pur tuttavia le scuole Verona, quivi era di fresco, dopo s'i lun-
in questa loro casa stipcodìate dal comu- ga stagione, tornata ad avere stanza la
ne. Ristabilito il benemerito ordine da veneranda compagnia di Gesù. Perciò e-
Pio VII, sino dal i83o il municipio invi- gli volle offrire ancora a lei una pagina,
tò i medesimi siccome celebri e-
gesuiti, calda di religioso affetto, in cui ramme-
ducalori della giovenlù, a ripigliarne la mora come ne' pelli de' buoni veronesi
direzione, indi a' 20 settembre i838, il vivesse da gran pezza accesissiaio il ile-
lo di s. Giorgio, eh"" è propt ietà ilei rev. maestri e maestre, i quali non che punto
d. Alessandro Ferrais, rettore della cine- ttnbare quel loro fanciullesco sollazzarsi,
sa,a cui è quello attiguo. Tutti quelli, con savie industriosi modi il fanno loro
che non hanno le traveggole agli occhi, più grato. Eziandio nelle pubbliche sc\io-
the giudicano con cognizione di causa, e le d' insegnamento, le (|'.iali son pure ila
l'ottimo rettore sunnominato, che, come essi una provata savia condotta, e quindi
nel 1848 quando fu iniquamentedisper- stampano quasi di per se questo bel di-
sa la Compagnia di Gesù, a braccia aper- stinti vo sulla gioventù che li frequenta,
te, e di lutto cuore, accolse i rr. padri, e la quale sente in tal guisa spronarsi a vir-
a quantipotèdie'alloggio inquelconven- luosa etnulazione. » Sì : ima vita tuli.»
lo, così ora aggiunse ivi loro tanlodi luo- confoime a'piincipii della cristiana fede,
go da poter essi piantare una casa prov- è lo scopo principalissiuio cui qui si mira
visoria di noviziato ". /\.5. Scuola di e .s' agognacollivamento della gio-
nel
pillili a alla Gallina. E' diretta dall'ac- venlù. berciò fin dall' età puerile s' av-
cadetuia di pittura, fondata dalla repub- viano i fanciulli alle pratiche di divozio-
blica veneta nel 1 764. Agli alunni vengo- ne, alla preghiera, all' usar frequente al-
no dati4premi, ed unodi lire 24operun le chiese, e innanzi tutto ai confessarsi
quadro di concorso. La conìuiie soccorre spesso; anzi per la più parte de' giova-
questa scuola con annue lire 290:72. E- netti si celebrano ogni festa nelle varie
rano neh838 educatori 21, gli am-
gli congregazioni ed oratorii i divini uflizi
messi all'istruzione 20. Ecco poi come con appropriata pompa e divozione. lu
r accmato vagheggiatore di Verona d. questi oratorii e mercè de' catechismi
Schlòrdescrivcreducazionedellaverone- della dottrina cristiana sì eccellenlemen-
fee gioventù. Forma in Verona anzi tulio te condotti, a'quali tanti e sì ragguarde-
ilpunto luminoso de'molteplici sforzi che voli laici studiano di cooperare, la gio*
ivi si fanno di cristiana filantropia l'è- venlù ammaestrasi nei miglior modonel-
Uucazione della gioventù, la quale è qua- le cose di religione, e difendesi da (|ueiri«
si esclusivamente aflidala alle mani del gnoranza, la quale altrettanto che il ba-
derò e delle congregazioni religiose. L'è- gliore di sapienza fallace, è madre feconda
ducazione, le scuole e le altre varie isti- dimiscredenza e di vizio. E quando anco-
tuzioni quivi non sono ristrette al suoeiu- ra in tra v venga che le i)ollenti passioni e le
dimenio; ma invece la tendenza loro è di* occasioni reespengano poscia in parecchi
retta a formare nomini utili o dabbene al- questo spirito di religione, resta tuttavia
lu Chiesa e allo Stalo. I fanciulli, special- per consueto I' esteriore almeno di lei,
mente della gente povera, stanno quasi restano (juelle divote pratiche cui l'ani-
tuUo il dì nella scuola, ove l'apprendere ino si assuefece da' primi aani, ed iu
-
re, come
Verona si fa, hi religione e la
in trovano sovente degli assai buoni inge-
pietà non in modo puramente teoretico, gni, perchè Dio sparge suoi doni senza i
anche all'età virile. Itnperocchè gl'istitu- za. Ebbe da virtuosa donna una casa e
ti de* così delti oratorii e della dottrina vi allocò il suo nascente istituto d'educa-
cristiana, le religiose confraterni te, le spe- zione. Or la fiducia illimitala ch'egli,
ciali feste delle varie compagnie, oorpora- non altiimente che il vicentino s. Gaeta-
rioni e collegi, dal popolo più volgare in- no, ripose nella divina Provvidenza, ope-
fjnoa'grandijSono mezzi eUlcacissimi on- rò sì che mai smarrì d'animo, benché
de eccitare i vari ordini a certi esercizi dovesse provvedere a'bisogni di 3oo gio-
di pietà, e stringerli fra se in dolce con- vanetti. Egli però diceva, nella semplici-
cordia; mentre d' altro lato porgono al tà della viva sua fede: // ricettare i po-
clero bella occasione d' indirizzare a'fe- veri fanciulli, guest' e opera mia; ma il
deli, giusta la condizione e il bisogno di sostentarli, e- cosa, mio buon Dio, die
ciascuno, la parola di salute. Ciò che a tocca a voi. Fu per questo, ch'egli era a
scienza profana s'appartiene, in Verona Verona cagion di meraviglia e di venera*
se ne insegna meno, ma la s'insegna più zione. Faceva applicare i suoi allievi agli
solidamente. Si veglia più distréttamen- studi nelle scuole pubbliche del semina-
te che altrove sulla lettura de'libri. wAlla rio, per l'umane lettere e per la filosofìa;
pubblica moralità gli ecclesiastici e singo- indi gli avviava alle belle arti, sia alla teo'
larmente i parrochi ha n l'occhio sempre logia, sia alla medicina, sia alla giu-
inteso: i concubinati sono prestamente di- risprudenza, lasciando loro in tulio libe-
sciolti, o sanati con maritaggi : giovani e ra r elezione dello stato. ]Nè minore fu
donne di vita vagabonda e scorretta sono la paterna sollecitudine per le ragazze
consegnati al clero perchè li rimetta in indigenti, facendole esercitare da discre-
iria; i poveri sovvenuti abbastanza d'aiu- te donne ne' lavori propri del sesso, e
ti, la cui convenevole partizione è in ma- specialmente istruendole nel governo pra-
no similmente al clero; ma al tempo me- ticoedomestico della casa ; quelle di mag'
desimo confortati e stretti ni lavoro, al gior capacità ammaestrandole a cose più
frequentar delle chiese, al buon alleva diincili, di lavori e mestieri; il tutto ac-
mento de' figli. L' autorità civile opera compagnando colle pratiche religiose, a-
d'amichevole intelligenza con la eccle- vendo a cooperatori zelanti ecclesiastici.
; e guarda ue'confini della decen-
siastica := IV. Scuole private a mercede. = i
."
pria patria sotto la guida di privati mae- che suburbaua villa, dove hanno pranzi
stri. A Verona due ebbero la patente, di- e giuochi. Le giovani raccolgoosi in 7 isti-
stribuendosi fra loro le materie dell' in- tuti femminili, pure al dopo pranzo del-
segnamento, sì che r uno tratti le filo- le feste, dove in mezzo a onesti e lieti ri-
sofiche politiche, e l' altro le positive- creamenti, ricevono dalle buone religio-
giuridiche. Gli esami però debbono farsi se cosà pei' via di familiare conversazio-
aM'universilà. Maestri 2, e i 2 studenti. ne ottimi esempi e consìgli di virtuosa
6." Maestri di belle arti. Maestri in iscul vita, e in un di civile coltura. Il numero
tura 2, e in pittura io; d' ornato 5. Stu- delle giovani racculte è anche maggiore
denti e dilettanti sopra i6o. Da qualche negli ultimi giorni di carnevale. A me pa-
anno è istituita una pubblica esposizio- re che questo sia il luogo per far cenno
ne. Anche la musica è coltivala congran- di quanto altro scrisse d. Schiòr, dell'i-
de autore io Verona. De'maestii di pia- stituzione pel buon coltivamento de'gio-
no-forte se ne contano io, con 2 3o sco- vanetti, detta degli oratorii, la quale già
lari: dilettanti saranno fra tutti ben
i introdotta da s. Filippo Neri , non pure
8oo, cioè uomini 3oo, donne 5oo, con sta in fiore in Verona presso la congre-
circa looo piano-forti. Suonatori d'altri gazione de'pp. filippini, egli dice, ma e-
stromenli, artisti e maestri 5o, dilettan- ziandio in tutte le parrocchie, e io alcuna
ti320. Quanto a musica vocale artisti altra chiesa della città; e pel gran van-
5o, dilettanti loo. =
//. Quadro: E taggio che se ne ritraeva si andava dila-
ducazione cristiana della gioventù, ve- tando eziandio ne' luoghi e villaggi de'
ronese, cioè delle scuole della dottrina dintorni. Dopo averne descritta l'iiulole,
cristiana. Si suddivide nelle i5 parroc- {eleggi, i divoti esercizi, le opportune ri-
chie, nelle chiese sussidiarie e negli ora- creazionie gli effetti meravigliosi che ne
loriicheenumerai superiormente, e in di- derivano, conclude in questa forma.» Per
versi istituti, parimetjti descritti. I ma- le cose or narrate, non è possibile a
schi e le femmine che la ricevono sono disconoscere il che gli ora-
grande utile
classificati avanti e dopo la comunione, torii dtlla gioventù, sotto il governo di
col numero loro complessivo, e quello dei- zelanti sacerdoti, partoriscono alia socie-
la popolazione nel i838 ascendente a tà cristiana e civile, come pur la sperien-
51,570, divisa per parrocchie. = ///. za il pone fuor d'ogni dubbiezza. Peroc-
Quadro: Ricreazioni cristiane ne' giorni ché gli allievi degli oratorii si distinguo-
di festa pe' giovani e le giovani. In ogni dì no da per tutto d'infra gli altri per la so-
festivo dopo le sagre funzioni pomeridia- da conoscenza che hanno della religione,
ne della parrocchia, i giovani di ciascun per la costumata loro condotta e la pie-
oratorio, accoa)puguati dal direttore sa- tà, pregi cui per consueto serbano ezian-
cerdote, e da'chiertci assistenti, sono con- dio maturando negli anni. E frutto di ta-
dotti in gran parte i\\ Campo Fiore, o in li istituzioni tener lontano ne' dì festivi
qualche orto, n comune sollazzo. Nella r ozio , i giuochi ed i sollazzi coi rompi-
iuveraale stagione hanno anche la sera lori dell'auiiua, le male compuguie, ed
VER VER 195
alhj guasti che troppo spesso e assai per deplorando MalFei la perdita cleirantica
fempo all'età giovanile sì appiccano. Sen- teatro, i cui grandiosi avanzi negli ultimi
za che, viene in questa guisa allevandosi anni furono disotterrati, e probabilmen-
una scelta mano di giovani, i quali ser- te l'avrà pure celebrato nel suo libro,
suntivo generale dimostrante lo stato at- che il palazzo del re Teodorico, la sepol-
tuale della istruzione in Verona, i . Sono tura del reAlboino, eie pitture nominate
notati gli studenti secondo le diverse ma- da Raterio nel X secolo. Anche dell'altro
terie dell'insegnamento, comprese le fem- insigne veronese Onofrio Panviniosi ha,
inine, e secondo la diversa maniera de- Antiqiùtatum Fe/'0/ie«*/*«w,lypisFram-
numero degli educatori e del-
gl'istituti: 1647. Comincerò col Maf-
botti, Patavii
l'educatrici, e numero totale degli stu- fei dal Museo d'iscrizioni, le quali tra tut-
della beneficenza. 3. La spesa annua per no quelle che più insegnano, siccome as-
le opere di beneficenza e istruzione; cioè sai più parlano di tutte le altre; laonde
per la beneficenza sola lire 4^6,6 1 4; per nìun genere di monumenti meriterebbe
la beneficenza e l'istruzione lire 487,286; più d'essere conservato e custodito, ben*
per l'istruzione sola lire 53,22 1 : totale che nitin altro è stato più miserabilmea-
lire
997, 1 2 I . I santi e leggiadri futli fin te dissipato e negletto, e ciò per non a-
qui narrati, co' quali i benemeriti sa- ver pregio se non dall'erudizione e pres-
cerdoti Giuliari veronese eSchlor tede- so i dotti. Giacenti qua e là abbandona-
sco intrecciarono, quasi come tanti elet- te, ed a tuttoesposte, fatalmente sono sta*
tissimi fiori, olezzanti edificazione, per le dalla gente comune per diversi usi a-
trari)e imitazione,un non caduco ser- doprate come l'altre pietre, singolarmen-
to a fregiarne Verona, insieme olfrono te nelle fabbriche, infinite essendo le get-
q chiunque del vero bene degli uomini si tate ne'foiidamenti, o sottratte in altro
fa sollecito, materia di gravissime con- modo e consunte. Si trovò però in Ve-
siderazioni. L' alemanno scrittore, che rona ne'primi del secolo passalo chi cu*
SI alto allogò i suoi pensieri, sul finir dei rò la conservazione delle lapide che vi ri-
rà di buon grado nella credenza, che il per nobilitarne la raccolta. Moltosi distin*
popolo di Verona va di ciò debitore in sero tra gli altri, per quantità d'iscrizio-
grandissima parte al suo clero". ni e bassirilievi offerti, il marchese Ora*
Disliiiguesi ed è rinomata Verona an- zio Sagramoso, i conti Torri e il conte
che per le superstiti antichità, meravi- Daniele Lisca. Oltre i veronesi, vi con-
gUosi avanzi di sua vetusta grandezza, tribuirono diversi patrizi veneti, con sin-
che lioprav vissero airiogiuiiu de'secoli, golari monumenti greci, alcuni contri-
196 VER VER
buendo pure nella spesa della collocaxio- zi d'antichi e anche superbì edifizi non
ne. Sì disposero per classi cominciando
, mancano in varie parti.Fra gli edifizi
la I .' serie colle greche. Madei ne rimar- che occupavano il colle, non è inverosi-
ca i pregi, descrive i bassirilievi e l'illu- mile fossero terme, cioè bagni pubblici:
stra anco con (avole. Delle latine sono la alcun fonticello sanissimo che ne zauipil-
I.* classe le votive. Vengono appresso la ancora, ossia a tempo del MafTei; il fiu-
l'imperatorie, seguono le militari, indi le me vivo che scorre a piedi; alcuni tubi
notabili per dignità e magistrati ;
poscia di metallo trovati già in
poca distanza ;
alquante spettanti a giuochi e spettaco- l'apparenza di camerette, e l'essersi let-
li, e per fine le sepolcrali, mischiate in o- to in Giovanni Diacono dal Panviuio
,
gni parte a bassirilievi attinenti. Oe'mu- che Teodorico fece terme, e riparò in
sei di privata proprietà, insieme alle gal- questo luogo un acquedotto, ponno for-
lerie, più sopra ne parlai. D'avanzi di ma- tificare tal congettura. Ma teatro fu an-
gnificenze romane Verona ne ha conserva- cora nella sinistra parte di questo colle,
to maggior copia di qualunque altra città, colla solita industria degli antichi di va-
eccettuando Roma. La collina di s. Pietro lersicon molto risparmio di spesa del pie
è tutta sparsa di pezzi e,di vestigi d'anti- d'alcuna collina, collocandovi sopra la
che fabbriche, nta disegni pubblicati in
i gradazione dell'uditorio. Di questo tea-
altri tempi, con sontuosi prospetti rap- tro cadde una parte verso la une del IX
presentando meravigliosi edifizi, princi- secolo; per la qual cosa il re Berengario
palmente col nome dì Naumachia, sono I neir895 lasciò un rescritto pubblicato
capricci e ideali invenzioni. Conservate dal Saraina, in cui si dice, ch'essendo pre-
lapide assicurano che in Verona fu il cipitata per lagran vecchiezza del mezzo
Campidoglio, e da uno scrittore deliSoo, Circo, che soggiace al castello, con morte
che così chiamavasi ancora quel sito ci , di presso a 4o persone, e con ruina di
80 luogo ucciso fu anche sepolto. Quivi peratore Berengario l,con che intese ar-
nel 902 fu preso da' soldati d i Beren- chi e portici stati già del teatro. Alcuni
gario I l'imperatore Lodovico 111 (o più considerabili avanzi erano nella ca-
IV ), che altresì vi dimorava per l' a- sa sulla piazzetta del Redentore , cioè
menità e fortezza del luogo. Ma gli an- pezzi grandi di 3 archi simili in parie a
tichi avanzi sono sparsi dal basso al- quelli dell'Arena; per questi è che disse
Talto, che senza dubbio sono tutti o del il Palladio, parlando del teatro di Veru-
Campidoglio o del regio palazzo. La co- na, come nel basso fecero tanto grossi i pi-
sta a' tempi romani ebbe ancora sul lastri, quanto era il vano. Esistono pure
sinistro fianco un sontuoso teatro. Degli altre reliquie del teatro, che per la gran
antichi archi de'ponli [>arlai in principio trasformazione seguita in tutto il silo,
^«e la più bella e la più grande, e se non ti gli altri Anfiteatri, il più superbo e il
la più antica, certo almeno la meglio con- meglio inteso edificio del mondo, doven-
*ervata,anzi l'unico che si conservi intatto, dogli cedere anche le piramidi ed mau- i
meno il recinto di cui non resta che pic- solei, e dover fama parlar di esso solo
la
cola parte, esagerandosi niente meno ca- per lutti gli altri. Con quanto si spese per
pace di 5o,ooo e più persone secondo al- edificarlo, si sarebbe potuto fabbricare
cuni, o più probabilmente di 1/^,000 al una città capitale (certamente eh' è 1* e-
dire di Saraina. Infinite volte descritto, difizio più grandioso che la mano del-
malgrado le ricerche de' dotti ,
1' epoca l'uomo abl)ia innalzato per meravigliare
della sua origine e fondazione è incerta; il mondo. £ il principalissimo monumen-
non si hanno indizi, e neppur fondate to dell'archilpllura antica). L' Anfiteatro
congetture : solo si sa non esser egli più di Verona dal Maffei non si crede fatto
antico d' Augusto, né più moderno di né da Augusto, ne da Massimiano, ma
Traiano, per quanto dissi nel ragionare dalla repubblica di Verona;perònon mai
degli Anfiteatri e del loro uso, nel voi. avanti al romano Flavio. Egli crede che
LXKllI, p.Perchè prima dei
240 e seg. già sotto Gallieno, che regnò dal 260 al
Cesari , edifizi di tal genere non furono 268, non solo erasi fatta l'Arena di Ve-
mai fabbricati, per quanto consta dalle rona, ma erasi cominciala a disfare, forse
storie; e a' tempi di Traiano si trova per difetto de' fondamenti, onde venne
menzionalo quest' Anfiteatro da Plinio il restaurata. Alla predilezione de'veronesi
Giovane, quale da alcuni si crede con-
'\\ per questo monumento, insigne e ammi-
temporaneo di queir imperatore. Tulle rabile per architettura, doversi la sua in-
le indagini degli eruditi non giunsero a tatta conservazione, tranne il recìnto, di
scuoprire più in là, e lo slesso veronese cui sussiste soltanto un tratto di 4 archi
MadeijChe vi spese intorno non poco tem- ripetuti in 3 ordini. Il materiale, si nel
po e dottrina, non diede che vaghe ed recinto,come in tulli i pilastri, archi, por-
incerte supposizioni, quasi attribuendone te, gradi e scale interiori, è duro marmo
l'erezione a Domiziano o a Nerva, od al- veronese, parte rosso e parte bianco, del-
lo stesso Traiano, come gli attribuiscono cave, per quanto credono i più, di
le
alcuni, ma non pare per quanto dirò con Grezana distante dalla città 7 miglia. Il
esso. Del pari è ignoto il nome dell' ar- lavoro è rustico, ma grandioso, di troppa
chitetto, non potendosi dar fondamento maggior opera sarebbe stato l'appianare
alla volgar tradizione che vuole farne au- e ripulire le pietre vive, che il traverti-
tore Vitruvio, del quale bisogna pure ri- no in Roma , di cui formasi il Flavio.
portarsi alla tradizione circa la patria e L' ordine architettonico in tutti i 3 pia-
l'epoca in cui vìsse. Il marchese Maffei ni è toscano. Le parti lavorale, cioè il so-
nel t. 5 della Verona illustrata ci die' praornato del 3.° piano i capitelli e le ,
vede usata mai calcina o malta, ma com- coli egli fosse l'arena. Si su d'un gliidia-
messe le pietre senza intriso di sorte al- tore che combattè 27 volle, dal che ri*
vi
cuna. Si combaciano ben^ì perfetlatneu- levasi quanta fosse la frequenza di sif-
le, e son collegnle insieme , nelle volle fatti spettacoli. L'ultima notizia diesi ab-
degli ardii con perni o chiodi, nelle parti bia di popolo ivi radunato sotto la do-
rettecon chiavi di ferro, cioè arpesi. Uso minazione romana, risale all'anno 3o4,
deirAnlìtealro si fece da'veronesi mollo in cui tutta la cillù accorse al principio
frequente, di che indizio grande è una del martirio de'ss. Fermo e Rustico. Vi
pietra dalle funi del velario incavata, e fu pure condotto s. Procolo, ma contro
«iprova per 3 insigni lapide esistenti. I di lui non volle Anolino incrudelire. Po-
gradi dell' Anfiteatro veronese , dice il co dopo i giuochi gladiatorii furono mo-
Maflei , non ammettono più di 22,000 derati, ridotti a spettacoli e quindi aboli-
persone (altrove lo dice capace di 5o,ooo ti; e gli Anfiteatri, almeno ne'primi an-
; quanti VI
spettatori ne contenne a' nostri ni del secolo, andati fuori d'uso,
giorni lo riferirò a suo luogo); mentre il caddero naturalmeute in rovina. Ne'tem-
romano, egli ritiene non poteva capire pi di mezzo, (|ueslu Anfiteatro servi a
che da 34,ooo persone, e che le altre a- diversi uflìzi. Sotto il nome di Laberiu'
viauno avuto luogo alle parli aite e sui lo trovasi ricordato nel Ritmo Pipinia-
gradi che non si vedono, poiché altri dis- to, che contiene la descrizione di Verona,
ici ricevereil Flavio 70,000 persone, in sul principiare del IX secolo, quan-
altri avere 87,000 luoghi. Solenne spet- do Pipino re d'Italia fermò stanza per
tacolo anfìteati ale
»i celebrò sotto Tra- qualche tempo iu Verona: al poeta che
iano in Verona, per liberalità d'un per- l'appellò con tal vocabolo, sembrò l'An-
sonaggio detto Massimo. £i lo die' per fiteatro un Laberinto, per le molle scale
onorare la memoria della defunta moglie, interne, e le varie e oscure vie, ed i repli-
ch'era veronese, e per gratificare i vero- cali e circolari corridori. Presso i vero-
ed amato , e
nesi, da' quali era riverito nesi fu più comune e costante il denu«
qual veronese per adozione. Per questo minarlo Arena. Poiché con tale antico
épettacolueranodestinale moltissime pan- vocabolo fu chiamato ogni Aiifiteutro,
tere, quali per le tempeste di mare nuu per l'uso di spargere di «abbia il suolo,
giunsero d' Africa a tempo. D'ultra cac- adinché non isdrucciulassiero combat- i
cia di fiere n'é rimasta memoria iu una tenti, e perché il sangue ne restasse ad-
iscrizione, lasciata per testamento da Li- sorbito. L' Ì!>lesso nome si die' al Circo,
cinia, oltre il doversi fare una statua a di cui ragionai nel luogo citato, anzi ad
Diana, e che si facessero salienti u tubi ogni luogo di certame: si copi ivu d'are-
da condurre ac(|ua, o forse per far salire na anche il Foro, quando vi dovevano
eoo artifìcio dui fondo dell' Anfiteatro si- pugnare gladiatori. Poi venne adopera-
i
no alla citila liquori odorosi, che eoa lo più d'una volta come fortezze; e si hi
,
come io campo franco; cioè a que* duel- per la loro antichità non può vantare
,
li ordinali dal giudice, ne' secoli quando, che Verona, e la più antica disposizione
secondo le leggi longobarde e V istituto che si conosca è del 1228 , dalla quale
delle nazioni settentrionali, molte liti si apparisce la premura de' veronesi di con-
decidevano col duello, del genere de'cosi servare questo tesoro. Nel 1376 fu or-
delti Giudizi di Dio [P'.) e Purgazio- dinato tener chiuse tutte le porte del-
ni {f^^.y A continuare in Verona più che l'Arena, che prima stavano aperte, prov-
in altro luogo siffattocostume, dieTomen- vedendosi alla sua custodia e decoro.Di-
lo senza dubbio il comododell'Aufiteatro. sposizione rinnovata nel 475, con ag-
1
separati però dalla sburra, e i rettori ve- antico, per maggior sicurezza da parzia-
neti che siedono sopra un palco co' giù* lità, doveano essere foraslieri uno avea ;
dici e co' premi. E credibile che negli il titolo di vicario, altro di giudice a' ma-
anteriori tempi molti torneamenti si sa- lefizi ossia al criminale, e due prendeva-
ranno fatti; d'uno nel 1222 fa men- no il nome dal tribunale in cui sedevano,
zione il Saraina. A' 20 novembre 1716 cioè del Grifone e della Regina. Il pode-
si ottenne di potervi eseguire nell' Arena stà conduceva ancora per pubblico servi-
l'azione della lancia e corsa all'anello, zio un contestabile e due militi, antichi
con nobile apparato, per la venuta in Ve- nomi di que' che presiedevano a'sergeu-
jona dell'elcllore di Baviera. Ne diminuì ti, poi detti sbirri, Due nobili veneti a-
]a solennità, minuta e ostinata pioggia , venno custodia e cura della cassa pub-
che tolse gran numero di spettatori. Fi- blica, col nome di camerlenghi: due al-
gurò maestro di campo il conte Cozza tri risiedevano col nome di castellani nel
Cozzi cavallerizzo , che pochi pari ebbe Castel Vecchio e nel Castel s. Felice. La
in sì nobii arte, e da più principi fu ono- divozione naturalee innata verso il nome
rato e richiesto. Nobdi veronesi fui'ono veneto, che sempre Verona palesò sopra
i
4 giudici, gli 8 attori e gli 8 padrini. tutte l'altre città del dominio ne'più sna-
Popò l'epoca romana, e le diverse do- brosi tempi, resta va comprovata dal gran-
, a
e
tre città, e si radunava sempre in nume- gette del dominio veneto, meritò d'esse»
ro di molte centinaia. Sotto il domuiio re riferito e descritto nel corpo delle Ue-
veneto si ridusse a numero limitato, e si pubblìche stampato dagli Elzeviri, l'or-
compose di soli nobili. Erano in tutti dine del governo tratto dal lib.i. "degli
i52, tra' quali non potevano aver luogo statuti veronesi. Ma non può negarsi, o-
più di 3 d'un casato; ma a tempo del pinò Malfei, che mollo più utile al pub-
Maifei, in uiliziu erano solamente 122, blico sarebbe riuscito per più ragio-
dovendo ogni anno restarne 3o cir-
fuori ni r uso d' alcun' altra città dello stato
ca, dicendosi essere in vacanza. I 122 veneto, dove ognuno di nobile condizio-
lottando nello stesso tempo anche i vec- decreti, che si dicevano parti, o per cor-
chi che ritornavano, quali però poteva- reggere abusi che andassero nascendo,
no restare esclusi: con che tenevasi o- per regolare il buon ordine di più altri
gnuno in soggezione di continuar sem- corpi (iella città, e alcuni pubblici paga-
pre a meritar la pubblica approvazione. menti, l'esazione delle gravezze e 1' am-
Con tal orduie e regolamento niuuo re- ministrazione delle rendite. Si eleggeva-
titava m consiglio più di 4 anni continui. no dunque in 1.° luogo il vicario ilella
Ogni mula avea 3 capi , ch'erano più i casa de'mercanti e due provveditori; l'in-
vecchi de'3 ordini, ne'quali si dividevano gresso delle quali dignità si faceva solen-
i consiglieri , cioè graduati ossia dottori nemente. Questi 3 duravano in ullizio 6
titolali e laici, ch'è quanto dire non dut- mesi. Il vicario presiedeva alle arti , e
luri, uè titolati. Chi desiderava esser ani- giudicava tutte le cause di mercatura, in
,,, .
beri di comune, già detti prociu'atori pesca d'anguille che quivi facevasi da re-
per cura della grascia e della pub-
la motissimi tempi; e la sua origine rimon-
blica sanila. Deputati, presidenti e mi- la all'epoca dell'imperatore Lotario. La
Distri principalmente per amministrar le sua rocca distrutta da Ezzelino III, ^a
pubbliche gravezze, l'arte della seta , il rifabbricata dagli Scaligeri. Caduta in po-
inonie di pietà, gli spedali, i luoghi pìi lere de' veneziani, qual frontiera de' loro
r Anfiteatro , le fabbriche pubbliche, il «tali di qua dal Miucio , l'ampliarono ,
ghetto, tener in fieno l'Adige per cui si fortificarono, e sul disegno del duca di
spendevano da i4;000 ducati l'anno. Urbino eressero la cittadella; indi la
risdizione su di esso, facendo vigilare eoa villaggi, ne'quali il pubblico avea giuris-
barche armate, onde non fossero estralli dizione. Da' giudici de'dugali si vegliava
grani dallo stato, e pel pagamento dei alle acque di lutto il dislretto e de' pie-
pubblici diritti d'ogni naviglio di oier- coli fiumi, de'torrenti e degli argini, dei
canzia. Altre volte eravi un capitano ^<;{ ponti e delle chiaviche, la nettezza de cn-
i^e//7rt , che vegliava tulio il territorio, naii. Altro corpo di molla cousiderazio-
. Teneva il a." luogo il podestà di Peschie- ne era il collegio de'giudici, già dello de-
e
VER V E H 3o3
gli avvocali, composlo di giurìsli gra- credeva che la nobiltà consistesse in vi-
duati del doltoiato, e ristretto a uobìli di vere senza far nulla, rileva MalFei ; anzi
condizione. Da questo collegio furono ri- per antichi privilegi di tal collegio, tale
chiesti soggetti piti volte da varie parti esercizio non derogava alla nobil nascila.
per controversie grandi e per uffizi su- Era altresì in Verona un celebre e illu-
premi. Da gran tempo Verona fece le stre collegio di medici, cessalo ()er dispu-
proprie leggi, compilale ne' 5 libri degli le al principio del secolo passalo.Trovo
statuti, confermali dalla repubblica vene- nel Bull. Bom. t. 3, par. 2, p. 286, il
la, la quale permetteva, seguendo l'orme diploma di Papa Benedetto XII, Duni
de' ro(nani antichi, ad ogni città di vi- solicitae consideratìonis, de* 22 settem-
vere colle sue leggi. La giudicatura di bre I 33g: InsdliUio Studii generalis in
Verona grado de' giudizi si am-
in i." civilale f^eronen.y injun canonico et ci-
ministrava nel palazzo grande o del co- vili , et in medicina, et artibu<f, in quo
mune, dove sedevano 7 giudici in altret- ntagistri doceanl, et scholares libere slu-
tanti tribunali;cioè il vicario del podestà, deant et aadìant in facultalibus prae-
con due altri della corte forestiera e 4 de- libatis, et in eisdeni facultaiibus magi-
putati dal suddetto collegio , ed eletti sterii lilulo valeant idonei decoravi. Il
deUuo numero, innanzi a'qualiosi chie- MalTei dice che il E'apa con tal bolla ap-
deva deputazione ocominissione, cou che provò r università veronese, e riferisce
il giudice emanava sentenza. Si poteva leggersi nello Statuto Scaligero, che il
domandare altresì il consìglio del savio podestà col consìglio del vicario e del ve-
o sia del giurisperito, con che il giudice scovo e chierici, eleggano un lettore di
riinetleva a un del collegio nominato gius canonico e decretali, altro di medi-
dalle parti, o tra'noroinali sortito. Al giu- cina, altro di logica, altro d'abaco o ago-
risperito commetteva le cause anche il i-ismo,altrodi grammatica.altrom dieta'
podestà e il suo vicario; l'appellazione mine j e che tulli i pubblici maestri sa-
appartenendo al podestà, o al capitano lariati dal comune debbano in ciascun
se si trattava di comunità, o di certe per- mese d' inverno fare una disputa. Né fu
sone, e talvolta ad ambedue. Fer le liti la nostra fra le altre università, soggiun-
tra'congiunlì si eleggevano arbitri , per ge MalFei, in ultima considerazione, poi-
giudicare sommariamente e senz'appel- che la trova nominala avanti la Pado-
lo. Singolare era il privilegio di Verona vana, e avanti piti altre mollo rinomate,
per l'imperio mero e gius del gladio, cioè fra le 29 più famose d'Europa, nella di-
piena giurisdizione anche nel criminale. sputa del capitolo di Praga avuta eoa
La giudicatura ne'delilti spettava al con- Kukìzano ussita nel i465. Si trova me-
solato, composto d'8 individui chiamati moria ch'ebbe pure cattedra teologica,
consoli, eletti dal consiglio e per metà forse col nome di gius canonico ogni
dovtudu esser dottori collegiali. Il pode- studio sagro veniva a intendersi. INoa
stà presiedeva senza voto, tranne i casi si conosce quando mancò quello studio
di discrepanti pareri, ne' quali decideva generale, certo è che continuava ad esi-
col suo. Altro modo di procedere era per stere nel i5oo,eforse 1' aspra guerra
delegazione, in gravissimi casi atraci, fat< che poco dopo travagliò tanto il paese ,
la dal supremo cousiglio de'X di Vene- allora la fece dismettere. Si cominciò poi
zia , facendosi allora il giudizio da' due a iilipendiare solamente alcuni maestri
rappresentanti veneti e da' 4 assessori. per le più necessarie scuole, come io o-
Corpo mollo considerabile e onoralo era gui città SI faceva , e questi assai spessa
ancora quello de' notati, geloso uffizio e- chiamali da loutane parli, e de'più ripu«
sercilato anche da'oobili, quando uon si tali m que'lempi, né già cou pìccole mei'-
ao4 VER VER
cedi. Nota pure Madei , che li diploma solìdos trìgìnta et sex. Cos'i in una caria
ponlificio del SSg concesse nuova au-
i della contessa Beatrice , sono nominate
torità e nuovo lustro ai pubblico studio ccntum librae denariorwn Feronen-
ili Verona, e non prima fondazione, poi- siuni. E quando l'imperatore Eurico III
ché sul monumento d'Antonio da Par- nel 1049 nel concedere il privilegio del-
ma, conservato nel convento di s. Fer- la zecca a Bernardo vescovo di Padova,
Diente lo vide. Notabile però è sopra lut- ma volta inventò nel 1 5o3 le note (uusi-
ti il Valturio , De re miliCari, stampato cali,e certamente ivi l'impresse neh 5i 3,
inVerona nobilmente e corretta mente nel come notai nel voi. XXVI,p.24,XLVII,
1472, perchè non fu opera d' oltramon- p. i35. Ad ogni modo dopo gii studi
tano artefice, ma di veronese, il quale già dell' ab. Venturi è da starsene al suo
in quel tempo s'intitola maestio in que- Compendio della storia sacra e profa-
st'arte, e non solamente di caratteri ma , na di /^ero/;rt,ivi,tipografiaBiseslii 825,
di figure. L'istessa opera fu ristampata in nel quale abbiamo di certo per la tipo-
Verona neli4B3 per Bonino da Ragusa grafia veronese l'anno i470j e di grande
in due modi, cioè in latino e in volgare. onore per essa la i.' edizione di Esopo
Tralascio di far menzione delle seguenti del Sominacampagna in 4-° figuralo.
primitive edizioni veronesi, non senza pe- L'indole de'veronesi, secondo il IVIaf-
rò notare, che alluia andavano gli stam- fei, sebbene per le vicende de* tempi ab-
patori qua e là cogli strumenti loro, e per- bia subito una notabile alterazione, è per
ciò talvolta si lavorò anco ne' villaggi ,
lo più vivacissima, ed alta a riuscire in o-
come in Fogliano nel distretto veronese. gni cosa, ma con singolare eccellenza in
Così in Toscolano sul lago di Garda si ogni genere di studio e di lettere, corte-
stampò un tempo, e con carattere diverso se altresì e facile, e a' tempi felici della
dall'usato, perchè rappresenta scritture veneta dominazione, briosa e somma-
a roano: nella libreria de'minori osser- mente amica del forastiere,che bentosto
vanti eravi in tal modo impresse l'i^roi- siammetteva a famigliarità. Ad onta di
di d' Ovidio con molti commenti del
, queste ed altre ottime qualità, riporta le
ao6 VER V E R
renti però ernno i veronesi quando la larance, uova sode, sacchetti di legumi e
città si reggeva a popolo; poiché non po- di frumenti, galline, piccioni, uccelletti e
teva entrar ne' consigli chi non profes- vesti. Mascherate di vari costumi e cori
sava alcun esercizio, e non potevano en- di musici si mostravano interpolatamea-
trarvi! grandi, né aver parte al governo, te a rompere con bell'effetto la fila de'
se non si matricolavano in qualche ar- carri; cocchi splendidissimi seguivano di-
ie o professione; quasi non meritasse rem quasi quel trionfo del commercio e
di partecipar della pubblica autorità, chi dell'industria veronese, essendosi poi ve-
non mostrava di contribuir con l'opera duto meglio di5o,ooo persone, mosse
sua qualche cosa alla società civile. Si la- dalle rive del Po alle falde dell' Alpi, u-
gna pure il patrio scrittore, che da alcuo nite alla cittadinanza di Verona per go-
tempo con infinito pregiudizio, non pri- dere di quella ricca e piacevolissima festa.
mato solamente ma pubblico, vedeva tra - Tuttociòèsla lo frutto di molte cure del ca-
scuratolo studio legale, fontein ogni tem- po del ukunicipio veronese il fu conte Gio-
|)0 di supreme dignità e di grandi onori. vanni Orli Manara,il quale si adoprò af-
La medicina fu sempre esercitala in Ve- finchè ogni anno fosse ripetuto con egual
rona, benché con decoro, anco da perso- magnificenza il tripudio slesso, dal quale
ne nobili e di antiche famiglie; ma allo- appunto forastieri potevano agevolmen-
i
considerasse il vero spirito esser quello monio il sollecito intervento alle chiese,
che non lascia starla persona senza ope- l'uso frequente de' sagramenti, le spesse
rare, e senza speculare cose utili, e senza solennità e ildecoro de'templi a Dio con
occuparsi. Riconobbe ancora, esser 1' in- sagrali, i quali si mantengono per la sìn-
dole de' veronesi molto gioviale e conver- golar generosità del popolo, poiché dal
sevole, per cui regolate e continue con- tempo del regno Italico le chiese manca-
versazioni, radunanze, festeggiamenti e no di fondi stabili. In ogni occasione di
balli non maucavano.L'annalista cav.IMu- solennità maggiore si fa colletta di co e i
tinelli racconta, come anni addietro si fe- 200 scudi, a cui molto contribuiscono gli
ce rivivere in Verona coli' antico splen- slessi poveri, de'Iuoghi altresì villerecci,
dore UD cittadinesco tripudio, giù istitui- in parecchi de'quali sono state fabbrica-
to alcun secolo innanzi da Tommaso da le magnifiche chiese. Il popolo fin dalla
Vico (il quale sulla facciata della chiesa puerizia viene eccellentemente ammae-
à\ s. Zeno ha il suo sepolcro colla cele- stralo nelle cose religiose e ben avviato
bre iscrizione : f^ixi Ergo Rcsurgarn)^ in tulle le pratiche della divozione cri-
cioè il baccanale del venerdì gnocco- stiana. Loda pure laverecondia e mode-
lare , oScia la dispensa de' gnocchi nel stia del vestire nelle donne, tutte inceden-
venerdì grasso, coll'aggiungere alla soli- do nelle processioni e nelle chiese col ca-
ta cavalcata de'Sanzenati, e al consueto po velalo, e sono separate dagli uomini
trionfai Carroccio dell'abbondanza, altri ne'calechismi, a'quali è gran concorso. La
carri per la varietà degli emblemi assai moltitudine de'poveri fa esercitare a' fa-
J
VER VER ao7
prossimo , cooperando all' istilulo della Già notai che gì' istituti di educazione e
^Kidultiina crìsliaua e agU stabilimenti d'e- di beneficenza sono pressoché lutti affida-
^Hluccizione. La venerazione poi e la filia- ti al vescovo ed al suo clero, di cui en-
^Be ndncia verso la B. Vergine, in ogni comia pure il nobile disinteresse, l'umil-
^^hempo crebbe altamente. Tenerissima è tà, la prudenza, il vestire sempre mode-
^Ba divozione de' veronesi per la ss. Euca- sto echiericale; e a non ripetere altro, dol-
^Hrislia, e si manifesta coli' onorarla mas- cissimi sono i vincoli d'intera ubbidienza
^^pime nelle pubbliche esposizioni e nelle e di riverente amore, che stringono il cle-
Solenni processioni, senza risparmio di cu- ro tutto al proprio vescovo. Il clero è in-
re e di spese, e nel frequentemente osse- oltre compreso da religiosi sensi e otti-
quìarla nelle chiese. In) perocché in Italia mamente esperto nella liturgia, e nell'ac-
tutta nella Madre di Dio si ispirarono e ciu'ata osservanza delle rubriche ecclesia-
cantarono molti de'suoi più illustri poe- stiche e del rituale romano; poiché in Ve-
ti; da lei trassero quel bello ideale e so- rona splendido e sontuoso è il di-
assai
vrumano onde animarono loro dipinti i vi n culto, frequenti e varie le sagre fun-
egli scolpiti marmi tanti de'suoi valen- zioni, divoti esercizi che si celebrano, ed
i
tissimi artisti; e per lei trasfusero tanta a tutto alacremente si presta il clero eoa
armunia e dolcezza nelle loro musicali no- fervorosa diligenza. Le frequenti confe-
te i suoi celebri compositori. lu Verona renze sacerdotali e gli annuali esercizi ria-
la parola di Dio è con singoiar zelo di- fucano in esso lo zelo e il sapere nelle dot-
spensata, e forma l'anima d'ogni religio- trine ecclesiastiche. E gloria di Verona
sa solennità. L' ab. Schlor dà pure lode il vantare un innumerevole e splendido
allo studio e diligenza che gli ecclesia- stuolo d'illustri, che in ogni tempo ne
stici pongono al grave uHìcio del predi- resero più chiaro il nome. iNon pochi,
care, congiunti alla tenacità e prontezza massime de'fioriti nelle belle arti, di già
della memoria, alla saldezza della voce, superiormente celebrai. Di più Vero-
al facile e colto eloquio, e alla vivacità e na vanta moltissimi uomini insigni per
calore nel porgere, in ispecie ne' più so- Santità di vita, per dignità ecclesiastiche
lenni ragionamenti. Viea dipoi noveran- e civili, per valore e dignità militare e in
do le tante forme e maniere onde vi si spar- altro. — Per la storia letteraria di Ve-
ge tra popolo questa divina sementa.
il rona, colle notizie degli scrittori verone-
Bello e consolante è il quadro che ne pre- si di maggior nume, nel compilarla tre-
senta del clero veronese, egli che fu per pidò Io stesso dottissimo MalTei ; tanto
lungo spazio testimonio di veduta, pel ze- grande n'è il numero ferace e dovizioso,
lo di religione e per la condotta inteme- e ciò, com' esso rileva, per aver dato la
rata della vita, istruito, studioso, vero or- natura a questo clima il maggior capita-
namento del sacerdozio. iNon ostante il le nell'ingegno. Il perchè ne'secoli XV e
gran numero degli ecclesiastici, ognuno XVI, quando dalle città i più dotti uo-
lia di che focte travagliare; tante ivi so- mini si sceglievano pe'pubblici maestra-
no le sagre funzioni e le istituzioni alle li, sovente le vicine e lelontane, elegrao-
quali il clero conferisce l'opera sua. Per di uìetropoli ancora, da Verona li trae-
tutto questo egli è amato e riverito, lo vano. Il MalTei dedicò all'argomento l'in-
stalo sacerdotalevenendo di frequente ab- tero 3 di pagine 47^» * "*® "°" ^ P^*"'
t.
braccialo dalle famiglie più ragguarde- messo che spigolarlo, cioè quanto a'prin*
yoìi; ed eziandio le magistrature rendo- cipali nomi, non mai al titolo di tutte
no al clero la debita venerazione, e con- le loto opere, molto meno delle copiose
Uibuìscono alle cure de'parrochi nella notizie bibliografiche, parto di sua vasta
con^ervaziuue della pubblica tuorulilà. erudizione, mancandomi lo spazio. Degli
•ló^ VÈR VER
•ufori %'eronesi, già die' un soggio il ce- de'pìù antichi scrittori della lingua lati-
lebre Vauv\n\o iìe\ì'y4ii(ichìtà l^cronesi^ na. Caio Valerio Catullo, morto circa 5o
Antonio Torresani ne scrisse un Cdlalo- anni avanti l'era corrente, che senza fon-
go ne' suoi Comentari, molle memorie damento si pretende nato inSarmione, pe-
raccolse l'altro veronese Ottavio Alecchi nisola del lago di Garda e sua proprietà,
gran talento e mera-
distinto letterato di ove ospitava Cesare, alla cui tavola era
ilio del dottissimo ab. Venturi si hanno Fu tra gli autori latitn de'più eccellenti,
secolo per secolo nomi e le opere de'
i e il suo stile chiamalo da Gelilo,
rapisce,
più celebrati scrittori veronesi da Ca- il più elegante di lutti i poeti; ed greci i
nel rendere ragione come procedette nel- Roma in frescaetà.Ovidioe Marziale con-
la dottissima patria storia letteraria, vi trapposero questo poeta al principe de'
Sono quelle sui creduti veronesi e che noi latini Virgilio,nominando l'uno cou»e o-
furono, valga per tutti Bartolomeo Pla- nor di Verona, l'altro come onor di Man-
tina, ancorché in alcune scritture per al- tova, e così il Petrarca. Virgilio nato in
lusione si disse veronese, il che die'moti* Andes, poi Bande, villaggio del Manto-
To a più autori di crederlo tale (in lii' vano, fu detto veneto di rustici genitori
ceni edilu.; agri Creinonensis i'ico, leggo nato, perchè della Venezia era Mantova
nel Vuirani, Cremonensium Monumen- e buon tratto, perciò niolto vicino ad es-
ta. Egli era di Piadena borgo del Cre- ser veronese, come nato nel suo margi-
pi, l'assunse per cognome, il quale inve- quanto il eh. somasco p. d. Ilario Cesa-
ce era Sacchi, e si disse Platina), Rinno- rotti pubblicò di Roma, t.
nell' Album
vatosi il diletto dello studio delle meda- 2 3, p. 333 : Verona sia tanto
Perche, in
glie moderne, forse per farci vedere l'ef- fiorita la poesia campestre e V estempo-
figie vera degli uomini illustri degli ultimi ranea. A tale disquisizione, perchèdi poe-
secoli , fallaci e per lo più immiiginarie ti campestri siano state cotanto feconde
dicendo il Malfei le dipinte, egli volle ag- le rive dell'Adige, senza ripetere ciò che
giungere ad ornamento dell'opera, ([nel- in questi ultimi tempi fu scritto intorno
le degli scrittori veronesi cerle, per pos- al genio de'veronesi per le bellearti, sen-
sederle quasi tutte nel suo studio, e no- za escludere il resto ,ne sembra princi-
uiinando quelle altre che si couservava- palissima causa (piel sito dove sorge Ve-
I .° degli antichi. Poche sono le citlù, la- la ([uale mollemente scendendo, in larga
sciando le gieche, che possano cominciar pianura poi si distende. La co«ta adorna
la loro storia letteraria da epoca remola, in più luoghi di fabbriche e di cipressi, il
come Vei'uua, perchè comiuciu cou uno maggior suo iuoulicello,chc resta dentro-
VER VER ao5
alle mura, tulio coperto il'abìtazìoni, la rotore egregio morto nell'uDDO di Roma
piegatura delle adìaceuli colline, la va> 784. Caio Plinio Secondo ilVecchio e
ghezza del fìuaie, ch'è il viceré de'fìumi il naturalista, zio di Plinio il Giovaneco-
d'Italia, la varietà degli edinzì,e pernno mosco, scrisse la storia naturale, vero le<
le sporte rupi adorne di iiasceuli giardi* soro, e altre opere; fu anche padre adot-
ni, vengono in molti luoghi a forojar pro- tivo di dello nipote insigne oratore e giu-
spettive così nobili e cos'i vaghe, che sce- reconsulto , nato dalla sorella veronese»
ne mai non si videro meglio ideate; laon- perciò può vantarlo anche Verona, da
de quivi si godono accoppiali comodi i se stesso facendosi veronese. Forse tali
della cillù e le delizie della campagna. furono Emilio Macro giureconsulto fìo-
Ciò basterebbe a trasformar quanti so- rilo sotto Alessandro Severo, e Calvo o»
no veronesi, piuttosto in campestri che in ralore famoso. Placidia illustre fanciulla,
coi'ligìani poeti: ma s'aggiunge quella co- in tenera età istruita nelle lettere e negli
sì celebrala pe'suoi vini Valpolicella; s'ag- sludi, morì nel 532. — Nel hb. 2." si re-
giunge ne'bassì pianiuna paglia d'ottiuto gistrano li fioriti dd'tempi romani (sic) si-
riso; s'aggiunge un lago pe'cedri e gli o- iioal 4oo. N'è il I .° Anonimo Pipiniano,
1
livi delle sue riviere aineuissimo; s' ag- autore della descrizione di Verona io ver-
giunge quel Monte Baldo deliziosissimo. si otlonarii ritmici, cioè senza legge di
E convien dire che Tmiluenza di questo quantità, al numero di 33 terzetti, e fìort
(lato ai te Pipino (padre di Carlo Ma- nella loro serie. Enrico vescovo di Mau-
gno, Gglio del quale fu il re d'i lalia), eoa lovae vicario imperiale d'Ottone IV, fra-
alquanti libri perpromuovere buoni stu- i tello di Kabano dalle Carceri, il quale in-
di in Francia, onde parrebbe se n'aves<ie fastidito dalle fazionichebollivanoin Ve-
notizia BTanli Pacifìco; ma forse inven- rona, con truppa scella di partigiani pas-
zione diversa e nuova struttura fu la sua sio in Levante, ed armando legni conqui-
((^trecisameute, per quanto dichiarai nel stò Negroponte e altre città, nel 1209 ve-
ricordato articolo). Così è da dire dell'o- nendo iovestiio per procuratori dal do-
rologio mandato in dono a Carlo Magno ge di Venezia d'un' isola coU'annuo tri-
dal re di Persia (o al cali(ru). Pacifico ac- buto di 2100 monete d' oro. Everardo
coppiò con l'orologio un ottimo strumen- notaroebbe principal parte de'4"00 cam-
to per le sfere celesti; e più altre cose in- pi di terreno paludoso a 4^0 particola-
gegnose inventò e tra queste l'Argomen- ri assegnati dal comune, perché li ridu-
to. Non pare trattalo o invenzione dia- cessero a coltura, dovendo pagare ciascu-
lettica, ma alcuna macchina che nominò no 5 soldi e mezzo d'annuo allitto, e ciò
Argumenlitm, vocabolo chea que' lem- per la |)enuria de'grani patitasi avanti il
pi fu sinonimo d'istruuteulo. Dicesi ap- 1 199. Neh 128 furono compilati gli sta-
presso ch'egli fece 218 codici, cioè o li tuti col titolo : Liber iuris civilis Urbis
scrisse o acquistò, poiché nell'epitanio tal- Fcronnt. La 2.? compilazione ebbe luo-
volta s'ebbe più cura del ritmo, che del go a teuq>o degli Scaligeri. La 3.' è la
signincalo. Dissi che già a luì si attribuì stai' ,>ala nel i^'jS. La prima raccolta
la fondazione della libreria insigne del delle leggi veronesi vuoisi falla nel XI se-
capitolo. Ch'egli componesse opere, la la- colo. Neil 3 18 ne fu fatta altra partico-
pide stessa dice aver fatto la dosa al vec- lare di decreti in materia darli e di mer-
chioe nuovo Testamento, e la parola no- canzia, e fu stampata col titolo: Sialulci
tabile /butZc', significa che mise ciò insie- DoiuHs Mercalornm. Aidizione legista
me colle cose inventale da lui; così della XllI, veramente Gia-
fiorito nel secolo
Glosa Ordinaria fu egli il i
."
autore, nou como di Brodo , sommo chiosatore. A'.
Valfrido Straboue, benché contempora- Pietro Martire (F.) domenicano, gloiia
neo, ma nato assai dopo di lui, poiché di Verona e del suo ordine, scrisse un'o-
Rubano niaestro di Slrabune nacque do- pera sopra il simbolo della fede, sermo-
po Pacifico. Coronato nolaro. Massiuiia* ne e trattalo contro gli eretici di quel tem-
no compose un inno a s. Anjbrogio. Ca- po; fu ucciso per viaggio in odio del suo ze-
lalo o Cadolao nelio4i vicedumino del- lo neh 2.52, mentre era imjuisilore e si
ia chiesa veronese, poi vescovo di Pur- portava a Milano. Stufano Cantore della
ma, fondò nel io4^ il monastero di s. cattedrale compilò un Oidine veronese,
Giorgio iu Verona, assegnandogli ntolti nel quale si contiene l'indice dell'orazio-
beni net Veronese enei Vicentino; nel ni, antifone e salmi che si cantavano per
1061 fu eletto antipapa da' vescovi lom- lutto l'anno. Sperandiu abbate di s. Ze-
bardi col nome di Onorio 1/ ('A'J. Lo- none, poi vescovodi Vicenza, morto nel
renzo Diacono scrisse in versi la conqui- 1 32 scrisse le costiluziuni di sua chiesa.
I ,
«la dell'isola di Maiorica fatta tla'[)isHni Paride u Purisio autore d' una eronaca
neh I i 5. Giacomo prete descrisse in ver- di Verona , la quale non manca d'altri
si i Zenone, pubblicati dal
miracoli di s. cronisti e di annalisti iiiKjniiui. Giovan-
p. La/.aroni nel suo Pastor f cronensis. ni Diacono fiorì nel secolo Xlll, compilò
Adelardo Cattaneo (/'.) cardinale e ve- e condusse fino ah 3oo uu'isloiia di Ve-
VER VER ttt
rolla nccuiatiHsima e di fatica itnmeasa. rico nella f^ilu dì Dante^con iioaè d'ac*
Ma l'allro (lotloGirolamo Tai'turotti, su cordo col Malfei sul luogo ove fu coiu-
Giovtiiuii Diacono scrisse due Lettere, posto il aiagrio poema, e intorno «!•
pubblicate dal p. Calogerà nella Tracco/- la fìgliuolauza di Dante, che passò pu-
la d'Opuscoli, 1. 18, p. i33,t. 28, p. i, re a Treviso). Attesta Giovanni Villa-
con questo titolo: Rtlazìone d'un mano- ni com'egli vi pose mano dopo die fu in
scrino dell' Istoria di Giovanni Diaco- esilio, il <juale segui nel i3oi (o neli3o2
no veronese. Lettera ^t." Intorno al ma- secondo il riferito nel voi. LXXVIII, p.
Itoseli tto della Storia Imperiale di Gio- 129, e ue'luoghi iu cui ragionai delle fa-
vanni Diacono veronese. Sostiene iu esse rioni de Ghibellini e de Bianchi, e del-
l' Algarotti, che Giovanni Diacono scrisse l'inimitabile poenta), quand'era iu età di
l'opera: Ilistoriaruni Impcrialium, co- 35 anni; però finse il principio del suo
minciundola du Augusto, e non da Giulio viaggio essere avvenuto: Nel mezzo del
Cesare, fino ad Enrico V II, lodandola ac- caniinin di nostra vita. Cacciato di Fi'
curatissima. Esamina se veronese, e con- renze per la forza delie fazioni, part'i di
elude airermativamente. Ragiona di sue Toscana e venne a Verona per cercai*
(jpere, dell'età in cui vii.se, cioè oltre il ricovero presso D'Alberto
gli Scaligeri.
1 320. Esserelo stesso che Giovanni Man- però, o diCcirtolomeosuo figlio pare eoa*
«ionario riferito dal Pastrengo e ripro- venga intendere, ove finge nel canto 1^
dotto dal MafTei, come dirò alla sua voi- del Paradiso, che il suo tritavo Caccia*
ta;errando il Moscardo, sulle parole del guida così gli predica: // primo tuo ri'
Panvinio, nell'asserirc che scrisse ['Hi' fa^io, e 'l primo ostello - Sarà la corte-
storia ecclesiastica di P^crona. \vùno no- sia del gran Lombardo, • Glie 'a siila
taro raccoglitore di patrie concioni o par- Scala porta il santo uccello. Altri pre-
late per aifari pubblici, e in faccende di tendono Can Grande I, fratello di Bnr-
go verno, suearinghe fatte in con-
oltre le tolumeo. Si legge nella vita di Boccaccio:
siglio e dette da ambasciatori di Verona, lornaloda P^erona,dovc nelprimofiig-
o d'altre città in occasione di negozi, ed gire a messer Alberto della Scala nera
ultio. Boiicaenbio Verità scrisse le gesta /to. Convien dunque diie, osserva Malfei,
degli Scaligeri. Dante Alighieri o Aldi- che di nuovo venisse dopo a Verona. G
ghieri e persino Aligeri come si vede in nel principio del poema e nel decorso, di
s. Fermo (tutte corruzioni e alterazioni cose veronesi fa piìt e più volte menzio-
arbitrarie del solo vero e legittimo Dan- ne. Tradizione costante è rimasta,che in
te Allighieri , documentato da tutte le certa casa, posseduta poi anche da' suoi
prime edizioni e codici), diviu poeta: Fi- discendenti in Gargaguago di Valpolicel-
renze gli fu patria naturale di nascita, e la, una buona parte egli ne componesse.
Verona gli fu per così dire patria adot- Qui certamente assai tempo si trattenne,
tiva, poiché in essa trovò il primo rifu- poiché vide Can Grande 1 in signoria, al-
gio ed ostello, onde poi la sua famiglia la quale venne per morte del fratello
la
acquistò case, beni e cittadinanza, e vi la- Alboino solamente nel i3i2 benché S ,
sciò fissata la discendenza. Patria fu ancor anni prima fosse da lui preso per coni-
Veronadel suo immortal Poema, la Z>;Vi- pagno nell'amministrazione dello stato.
na Commedia, da lui finto in visione, che Ad esso Can Grande 1 però (quando fos-
qui fuda lui continuato in gran parte (de- se vera l'Epistola a Can Grande, su cui
gli altri luoghi che dividono e portano fu tanto dispulato in questi ultimi tem-
una parte di tale vanto, parlai in diver* pi,e contro laqualeuon furono mai sciolte
»i artìcoli, come nel voi. Lll, p. io4- H le obbiezioni messe innanzi dal mio amico
fioccaccio scrisse da poeta e uoh da sto- ilcav. Filippo Scolari, da lauti anni dcdt-.
ai2 VER VER
to a questi studi), Dante avrebbe deilìca» (ricusalo per altro sempre ed assai conclu-
to la 3.' parte del suo poema cou dedi- dentemente e dal fu dottissimo mg.' Jjco-
ca latina,il Paradiso (^.). Dice in essa poDioni$i,e con essodal sopra indicatomi»
ilgran poeta: Non ho trovato convenirsi amico) sarebbe da computar negli scrit-
all'eminenza vostra la Comedia tutta, tori veronesi, poiché sue rime si citano nel
ma la Cantica piìi nobildiessa, onora- Vocabolario della Crusca, e di suo Co-
ta del titolo di Paradiso: questa con la ntento Ialino al poema del padre (comen-
presente epistola, quasi sotto propria in- to che non si sa qual fosse in mancanza
scrizione, dedicatavi, intitolo a voi, a voi d' autografo, e che ad ogni modo non
porgo , a voi raccomando. Dalla regia dovrebbe essere trovalo od ignaro dei
niunifìcenza di questi principi non sola> fatti del padre, od ingiurioso alla sua
niente ebbe con che trattenersi ouorevob memoria, ec. ec. ; come ne' suoi Aned-
niente, ma che acquistar beni per as-
di dotiha dimostrato mg.' Dionisi), fa men-
sicurar lo stato de'Ogli. Sembra ancora zione il suo epita/Tioch'è in Treviso, dove
esser quivi stato magistrato. Passò poi in mori; però gli ultimi 3 versi appartengono
Francia, e tornato in Italia dopo vari ac- al genitore. Altro figlio di Dante si com-
cidenti fu chiamato per valersene in gra- puta tra' scrittori Giacomo per rime da
vi affari dal signor diRavenna, nella qual lui composte, e per un compendio in ter-
città appena tornalo da un' ambasciata poema paterno. E opinione che
zetti del
fatta a Venezia, neh 32 1 morie vi restò Giacomo fosse lo stesso Pietro, chiamato
sepolto. Di che parlai ne'vol. LVl, p. igS Pier Giacomo. Inoltre Pietro compose al-
e 223, XCI, p. 388, e XCII, p. 35.Dan. 1 cuni Capitoli sul laudato poema. Egli eb-
te non sarebbe forse partito mai da Ve- be a sorelle Lucia e Gemma, e Gemma
rona, se il suo costume alquanto aspro e fu pure il nome di sua madre moglie al
feroce, e il suo parlare troppo libero e poeta, di casa Donati, e quindi involon-
franco non l'avessero a poco a poco fat- taria causa delle sue sventure, sia per-
to decadere dalla grazia di Can Grande chè il parentado con tal casa io portò ad
], che per un pezzo l'avea avuto carissi- impacciarsi in adari pubblici; sia perchè
mo e in sommo onore. Della difesa del iDonali erano della parte guelfd dei Ne-
sublime Dante da altre più gravi impu- ri,cioè dell'estrema sinistra. Il cogno-
LVII, p. 3o6
tazioni, feci parola ne'vol. me Aldighieri venne alla famiglia dal
e 3ii,LXXXVlI,p. 26o,LXXXVIlI, bisavo dì Dante figlio di Cacciaguida,
p. 2i8. Tra turba d'istrioni e d'altre
la che cos'i era nominato, ed avea trailo il
che si eslinse. E' multo credibile, sebbe* assai frequente Altichc.rius : questo pas-
ne affatto ipotetico, che de'suoi figli filcuni sò in Aldighieri, poi in Aligeri, che di-
vcuissero qui alla luce. Tra essi uu Pietro ventato cognome, quasi venisse dal lati-
VER VER 3l3
no diliger, chi lo portava fece un'ala per leggio airallissimo canto. Pietro, i.°d«i
impresa, abbanilonnndo la vecchia eli ca- avea avuto per moglie Teodora
fratelli,
sa, conservataci nelle Memorie del Pel- Frisoni,ma non ne sorti che una fem-
li, Da Pietro venne Dante II che lesto mina per nome Ginevra, quale fu ma-
nel 1428. Da Dante IILeonardo, di cui ritata nel conte Marc'AntonioSarego nel
siha che testò nel i439- ^* Leonardo 1549. I conti Sareghi rimasero però e-
nacque un altro Piero, al quale indiriz- redi e delle facoltà e del cognome Alige-
zò la sua f^ita di Datile (che resta da ro. La lor casa d'abitazione fu ornata den-
far ancora dopo le tante che se ne han- tro e fuori coll'arme Aligera, eh' è un'ala
no da Leonardo Bruni e Boccaccio si- d'oro in campo' azzurro. Poema chia-
no a Balbo e Furici) Mario Filelfo : mò MalFei la Divina Commedia, perchè
testò nel 1476. Questi testamenti si con- Dante sebbene l'intitolò Commedia, la
servavaiionel pubblico archivio di Vero- pure Poema sacro, e per l' altre e-
disse
na, che poi miseramente distrusse il fuoco. rudile ragioni che adduce. Non per mo-
Da venne Dante III, che ha ono-
Piero lì tivo o aiuto, ma di
di cercar ricovero
revole luogo tra gli scrittori veronesi, dot- spontanea volontà venne a Verona Fran-
to nel greco e nel latino, per aver dettato cesco Petrarca, lume del secolo suo, che
eleganti poesie volgari e latine (queste era pur quello di Dante, ed a cui tanto
ultime recate in versi italiani dal cav. debbono l'italiane e le Ialine lettere. Se-
Scolari , coll'opera ricordata nel citato condo il computo che può trarsi da quel
voi. XCI, p. 388 ), ed altro. Dante III eb. Ragionamento alla posterità, in cui dà
be 3 figli, tutti letterali, Pietro, Lodovico conto di se stesso e della sua vita, egli ci
e Francesco. Pietro fu provveditore del- venne in età di circa 3o anni , regnando
la città nel i53g. Lodovico fu dottore Alberto li e Mastino II; ma ci fu poi più
di collegio, ed eccellente giurista ; fu pu- d'una volta (notai nel voi. XCII, p. i6r,
re vicario de'mercanti, dignità primaria che Petrarca fermò l'ultima sua dimora
di Verona, e ambasciatore a Venezia. Da in Arquà circa io miglia lungi da Pado-
Leonora sua moglie, figlia del conte Ad- va, la quale gli celebrò magnifici funerali
Ionio Bevilacqua, non ebbe prole, onde quando morì in quel pacifico luogo). A
nel I
547 lasciò erede il fratello. Questi Mastino li indirizzò un'epistola in versi,
nella chiesa di s. Fermo Rlaggiore fece mentr'era, come pare, di là da'raonti. Di
la cappella a man sinistra dell'aitar gran- essersi trattenuto in Verona e in Parm.i
de co'monumenti a'fratelli, ed iscrizioni, assai tempo, fa memoria egli stesso nel ri-
Franciscus Aliger fieri ciiravit. Lo stes- cordato Ragionamento. Scrisse loSquar-
so Francesco fu più dotto de'fratelli, tra- ciafjco, che in Verona venendogli da chi
dusse e illustrò Vitruvio. In lui spirò la lo visitava recitati de' versi del suo poema
posterità mascolina di Dante, il cui divin Ialino r^^ric/2j pregasse di desistere, pa-
volume è tuttora vagheggiato oggetto di rendogli troppo imperfetti e poco limati.
Studi, siccome fonte mai sempre inesau- In Verona vi contrasse amicizie, massime
sta di generosi e maschi pensamenti, nel di letterati, ad un veronese indirizzando
tjiiale in uno coH'originaiità (di cui nel il suo libro, Delle virtìc del generale, cioè
ìfol. XLV[,p. 171: non è possibile che a LHchino del Verme comandante del-
io qui possa rammentarci luoghi tutti in l'armi venete, cui chiama in una lettera
cui celebrai \\ sommo vate) della lettera- il Scipione Veronese, e cui molto esalta
tura nostra si trova costantemeule l'uo- in altra diretta a Giacomo suo figlio. E«
n»o politico ed il poeta ispirato, che fa gli nomina ancora Pietro Navo, verone-
servir l'arte alla civile rigenerazione dei se probabilmente, che nella corte di Can
popoli che Icariano In favella che egli at- (riandeera stato celebre per sapere, ben-
ii4 VER VER
che di genio mordace. Era Petrarca in lo e vero motivo dell'alfezione del poeta,
Verona nel suo studio, quando a'i5 gen- e della sua perseveranza nel cantarla: fu
naio i348 intese il terremoto, e quivi un amore puramente contemplativo per
nello slessoanno gii giunse l'avviso della Laura. Però suoi contraddittori osser-
i
morte di Laura, come scrisse il Toma- vano: Se Laura fosse stata zitella, il poe-
sìni nel suo Petrarcha redivivas, Lau- ta nel Trionfo della Castità non le a-
ra cornile^ Patavii i65o. Noterò che al- vrebbe dato un corteggio di eroiche don-
tri pretendono, si trovasse allora Petrar- ne maritate, ma delle vergini per compa-
ca a Parmama egli stesso di suo pugno
; gne, ed avit^bbe intitolalo il suo compo-
scrisse sopraun Virgilio mss., esistente nimento: // Trionfo della Verginità. \n
zia gli giunse in Parma a' 19 del seguen- di tale libro Enciclopedia contempo'
l'
te maggio. Ora quanto a Laura, il eh. ranca di Fano, dice che l'autore inten-
cav. Salvatore lìetti, ne'Tre dialoghi de dimostrare, che la Laura cantata dal
ston'co-criiicì , homa
i858, espose an- Petrarca fosse non Laura de Sade, ma
ch'egli nel a.° dialogo,come molto pro- bensì Laura des Baux Adhéaiar, figlia
Petrarca arse in y^i'/g-/Jo/i'c negli anni suoi Francia, volle anch' egli vederla). Disu-
giovanili fin dal 1027, di limpido casto mate che furono, si trovò con esse una
amore per Laura de Sado, donzella (ìi scatola di piombo, col seguente sonetto
nobil sangue, di elevalo ingegno, di per- (tenuto mediocre, e verosimilmente com-
fetta beltà, d'impenetraGile pudicizia : et posizione d'un amico del Petrarca: altri
era corrisposto entro medesimi limitii aggiungono che vi si trovò una medaglia
d'intemerata onestà da Laura, cU'era non di bronzo, rappresentante una donna che
men consapevole della pura intenzione, si seno, con intorno le lettere M.
copre il
che del merito sublime del suo amante. L.M. J. interpretate: Madonna Laura
La conosciuta virtù d' entrambi rende- Morta Jace). Qui riposan le caste e fé-
va libere le loro pratic^)e non men vir- liei ossa - Di queir alma gentile, e so-
tuose che amorose, et incapaci d'esser la in lerra^-Aspro e dar sasso or ben te-
denigrate da minima macchia d'alcu- co hai sotterra, -E^l vero onor, la fama,
na sinistra opinione del mondo. Multi e beltà scossa. - Morte ha del verde lau-
desideravano di veder congiunte in ma- ro svelta e smossa - Fresca radice, e il
trimonio quelle due rare persone; e premio di mia guerra - Di qiialtro lu-
tra gli altri il Sommo Pontefice Gio- stri e pài, se ancor non erra - Mio pen-
irauni XKIl vi sollecitò il virtuosissi- sier tristo, e' l chiude in poca fossa. - Fe-
mo giovane, eziandio con offerirli per di- lice pianta in borgo d'Avignone - Nac-
spensa apostolica considerabili vantaggi que e morì, e qui con essa giace - E pen-
di pensioni ecclesiastiche, acciocché po- na, e stil, l'inchiostro, e la ragione. - O
tesse con maggior decoro sostener lo sta- dilicali membri, o viva face, - Che an-
to coniugale: ma ricusò l'offerta il Pe- cor mi cuoci e struggi, inginocchione -
trarca, rispondendo: JYon voler divenir Ciascun preghi, il Signor ti accetti in
marito, per non lasciare d'essere antan- pace.W re Francesco 1 compose anch'es-
te. Così è riferito nella sua vita in ispa- so due quaternarii, e insieme col sonetto
gnuolo descritta in fronte de' suoi libri: del Petrarca li fece porre nella scatola
De renfcdiisntrinsqueforluna, parimen- di piombo, la quale fu rinchiusa con l'os-
te tradotti in ispagnuolo. Morì l'amata sa dentro la sepoltura. Ecco reali versi, i
donzellaiìopo molli anni degliamori del che però darò corretti. En petit lieucom-
Petrarca, passando ad abitare, come pro- pris vous pouvezvoir - Ce qui comprend
babilmente può credersi, in luogo più beaucoup par renommée - Piume, la-
«conveniente alla sua paragonata virtù; beur, la langue, et le savoir- Furent
1' addolorato Petrarca per monumento vaine US par l'ayniant de l'ayméc. - O
del suo amore pose dentro la sepoltura ame ciani tanl csiiméc,-Qui te
genlille
del di lei cadavare un sonetto". Questo pourra louer, quen se taisant? - Car
lo storico riporta a p. SSy. Prima però la parole est toujours réprimée,- Quand
narra, che Francesco l re di Francia, re- surmonte le disani (Francesco I
le sujet
catosi nel i533 in Avignone, per lafa- compose pure un epitadio in versi che
xnn della bella e virtuosa Laura, sepolta unì al sonetto: si legge nella critica e im-
nella chiesa de' minori di quella città, portante biografia di Lattea di Noves,
nella cuppeila della «s. Croce, della nubi- nella Biografìa Universale, Venezia
le sua casa de Sado, volle vederne le os- 1828, t. 4', edove la questione delle due
«n (nella rivoluzioued'A vignane del 1790 Laure viene esaminata con erudizione
lo tomba fi) distrutta, disperse le ceneri non comune). Il p. Faiitoni Castrucci
f]i (^nura. Frani esco \ pare che nut) fece dimnuc, la bella Madonna Laura dice
VER VER , 217
ripeluJattiente donzella (raffermarono di altre effigie credute di Laura, riferen-
puie il p. Niceioii,eBiinard ile la Bastie; do con bella critica tutte le opinioni di-
nUri runpngnaiio: anche Fleuiy e Villa- icorsedagli scrittori nelle opere che ricor-
let scrissero che il Fap.) Beiieiletto XII da diligentemente. Conclude, con dichia-
•vollepersuadere Petrarca a sposar Lau- rarsi a (livore di quello dipinto in tavola,
ra, con promessa di conservargli bene- i poi inciso dal celebre Morghen, per rico-
fizi ecclesiastici che godeva. Ma ella si noscervi le descrizioni che ne fece il Pe-
S|)0sò con de Sade nel
325, e lìenedelto i trarca ne' suoi aurei versi, almeno ne ha
XII successea Giovanni XXII nel i334)> la maggior probabilità. Si è detto di Pe-
non fa |>iiiola del suo matrimonio con trarca : .Superiore a tutti i poeti italiani
Ugo de Sade, ne che era figlia di Odiber- che preceduto l'avevano (ora il prof. Ze-
lo di Noves, borgo distante due leghe da firino Re con eruilito e dotto ragionamen-
Avignone, pi esso la sinistra riva della Du- to sui biografi del Petrarca, ne passa e-
iiiiiza, «liparliinento delle Cocche del Ro- gregiamente in rassegna ben 4o, e vi pa-
dano, ma la crede semplicemente della lesa il profondo studio fatto nell' opere
famiglia de Sado. Non trovo il sonetto e nella vita del sommo lirico; riparlando
dal suddetto storico riferito, nell'opera: / della canzone, Spirto gentil che quelle
Quattro Poeti Italiani ec. pubblicati dei membra reggi, confermandosi esser di-
j^.Biitttira,l*iìng'\ presso Le Fevrei 833. retta a Cola di Rienzo, come già notai
Di Petrarca egli riporta lel\in)ein vita di nel voi. LXXIII, p. 3o3), ne' versi cui
Laura; in mortedi Laura; ([uelledti'trion- composedurante la vita di Laura, superò
fi d'amore, della castità, della morte, del- sé stesso in quelli che fece dopo la sua
la fama, del tempo, dtlla Divinità. Le ri- morte. Il soggetto di Laura fu trattato
me in morte sono loo sonetti, 8 canzo- anche in romanzo, con finzioni e favole :
ni, una ballata ed una sestina. Il eh. Ze- la verità squarciò il velo che involgeva la
fìrino Re ci ha dato neW Album di Ho- storia di tal donna celebre, immortalata
mnX 23, p. '262,265e 284, due ritratti da Petrarca in versi ed in prosa,in italiano
eli Madonna Laura, il (."secondo la mi- ed in latino, con un omaggio il più puro
niatura Laurcnziana, il 2." a tenore del- ed una specie di culto. Ma ormai basti di
l'incisione di Morghen,erudilissin)atnen- loie di Laura, e si ritorni al Malfei ed agli
le illustrandoli, ragionando pure di cpiel- scrittori veronesi. — Rinaldo da Villa-
lo scolpito in marmo insieme al ritratto franca fu grammatico e poeta di qualche
del Petrarca, ciascuno de' possessori di- valore, grandemente lodato da Petrarca,
sputandosi vanto di sue vere sembian-
il quando gli scrisse da Napoli, e che tornan-
ze. Si vogliono operati da Simone Mar- do in Verona si sarebbe trovato quasi in
tini detto Memmi da Siena, ma esso non patria, per essere in (|ueslo paese le ceneri
fu scultore, il quale ritrasse Laura in A.- di Virgilio e di Plinio : fu autore dell'epi-
\igiìone nel i 33 5 per commissione del di- gramma diCangrande. Guglielmo oratore
^in poeta, e furtivamente di Pandolfo è celebrato tra l'epistole del Petrarca in
Malatesla, cioè quello della pergatnena versi, che gli scrisse da Parma e d'Avi-
del codice Laurenzianu, e quello in tavo- gnone: alTeltuosa amicizia e pratica ten-
la già del cav. Piccolomini Dellanti, che ne altresì il Petrarca con Gaspare lette-
dicesi ora posseduta in Bologna da'mar- rato. Guglielmo da l'astrengo sapiente
chesi Tanara; oltre il bassorilievo di notaio e magistrato, pel quale fu teneris-
marmo presso Biodo Peruzzi e suoi di- simo d'alfetlo il medesimo Petrarca, per
scend ^li, che per la suagolTezza non am- esser da lui aiutato negli studi con prestar-
mette, ancorché si volesse considerar il gli de' libri di cui era ricco; fu pure pa-
poeta unuinic platonico. Tratta eziandio trio ambasciatore, ed autore d' un'opera
ai8 VER VER
in cui una parte è una specie di diziona* vinetto conobbe la necessità del greco a
rio storico-geografico, perchè lodato qua- chi voleva oltrepassare il limite delle co-
le primo a simili generi di trattali, avan- gnizioni di quel tempo, e non per altro
ti il Ruscelli ed a tutti quelli che haunu motivo si portò a Costantinopoli, dove
con loro gloria empiuto il mondo di sì u- studiò 5 anni sotto Emanuele Crisolara,
tiliopere. Primo egli puòdirsi ancora che e per più anni camminò la Grecia per
osservasse le lapide. Gidioo da Somma- acquistar dottrina, onde poi in Verona
campagna, dopo Antonio di Tempo pa- e in Ferrara, prima che altrove, risusci-
dovano, fifi'l 2. "a trattar delle rime, cioè tò le lettere greche; di più
vuole aver si
delle varie specie de' componimenti poe- di Grecia portalo buon corredo di codi-
tici volgari e del modo di rimarli, anzi i." ci, e perciò in questo pare i.°ad arricchir-
a trattarne in volgare coll'arte del ritmo: ne l'Italia. Prima dello spirar del secolo
funse l'uflìzio di fattore generale, di gran- cominciò ad insegnar Guarino le lettere
de considerazione, di Cansignorio e d'An- greche, quindi anteriore alla venuta di
tonio Scaligeri, cui mal corrispose come i3g8 vi recò
Crisolara in Italia, che- nei
traditore. Marzagaglia eiudilissimoscrit- nuovamente tal merce, morendo nel 4 5 1 •
tore, maestro d' Antonio Scaligero, au- a Costanza per dolore di veder Giovanni
tore d' un'opera. Di altra e dedicata ad XXI 1
1, che seco l' avea portalo, deposto
Antonio lo fu Francesco de Caronelli. e profugo. La scuola di Guarino in Verona
Gio. Evangelista da Zevio agostiniano, acquistò gran credito, quindi concorso di
nel 1387 fu fatto reggente del convento forastieri, anche distinti, per ricevere i suoi
diVerona ove istituì un'insigne libreria. insegnamenti.specialmente nel greco. Pare
Giovanni Seregno scrittore del i34o. In dunque che Guari no abbia avuto par te nel
questo secolo legisti e medici veronesi fu- merito del rifiorimento degli studi inVe-
rono mollo riputati; tra' primi vanno rona,lirandoviCosimo de Medici WPadre
menzionati Lodovico Alberti, Guglielmo della patria e delle lellere, che partito
Servidei, Agostino Giullino, maestro Ro- da Firenze pel contagio, elesse Verona per
landino scrisse dell'arte notarla; tra' se- trattenimento di tutta la famiglia; ed a
condi Eernardo Campagna, Aventino Verona venne altresì il gran Lorenzo de
Fracasloro, PietroCepolla, Ba varino Gre- Medici. Guarino nel i4'2ostipendiatodal
scenzi (mio della qual famiglia passalo pubblico insegnava in Verona, e poi fece
iu [loma fondò il ramo ch'ebbe più car- il simile in Venezia, Firenze, e Ferrara
dinali, credeMalfei, ma non pare, almeno chiamatovi da Nicolò ili Estense |)er mae-
«nteriormentepreesisleva la famiglia ro- stro del figlio Leonello. Ivi fece da inter-
mana CrcscenzifCd avea avuti cardinali prete tra' greci e latini nel concilio gene-
e Torre), Bono, Avanzo e Giacomo La- rale. Tornò Guarino nel if{.^i a insegna-
vagitolo, Giovanni, poi njedico di Fede- re in [latria, indi si restituì a Ferrara o-
derico imperatore, nato in Porto, ch'è
III ve morì di Qoanni nel 14^0. I suoi disce-
partedi Legnago. —
Nel libro 3.° si con- poli sparsero il sapere per l'Europa. Dot-
tengono gli scrittori veronesi del if\OQ. tissimo, dolce e tranquillo, meritò conia-
Guarino fu autore primario e primo fon- zione di medaglia, e d' esser chiamato
ie che risvegliò in Italia lo studio delle grecae et lalinoe eruduionisfo'ilein. Eb-
lettere greche, regione per altro che di be a fratello Benedetto, che si segnalò ne-
quando in quaiido non avea mancato di gli sludi, ed ebbe pur esso l'onore tli ripe-
cultori, COM in Verona. Si lagna Malfei tersi l'eHigie con medaglia. Guarino per
the molti nel rammentar coloro quali i commissione <li Pap^i Nicolò V ti,Kliis8e
fecero rivivere buoni studi, dimcntica-
i interamente Slrabone in latino: d'altre
ronuGuarino ualo nel 370,chefinda gio- i traduzioni e opere ragiona Malfei crtuli-
VER V E R ai9
tamenle. Il suo nome divenne cognorae •covali,arricchìdi mss. edi libri le librerìe
cit'discendonti, così i figli Battista e Giro- di s. Leonardo di Verona, della Carità in
luiuo Giiat'inì,il i. "succedendo al padre Venezia e di Verdara in Padova col suo
nella lettura e nella gloria di fiorita e for- peculio, e fu autore di varie opere. Nel-
tunata scuola in Ferrara; fu pure auto- t'istessa età fiorì Giovanni Maffei scritto-
re d'opere, il i." editore di .Servio sopra re, canonico Giorgio in Alga, Late-
di s.
damenti la badia di Fiesole, e .vi costituì Colonna, nominato presidente pel conci-
sceltissima libreria. Ricusò l'arcivescova- lio di Siena, indi governatore della Mar-
to di Milano conferitogli da Nicolò V, ma ca d'Ancona, in cui ricuperò alcune città
fu costretto accettar quello di Ragusi da e vi estirpò gì eretici fraticelli. PierFrance-
i
ca, tiopo avere scoperto la congiura con- coliteGiacomo Giuliari. Di essi vari e hin-
tro Nicolò V di Stefano Porcari. Di Ma» ghi componimenti si hanno in versi la-
dio o Maggio, o Mazode'Mazi giurecon- tini, recitati a un' accademia nel i484
sulto. Girolamo della stessa famiglia. Do- tenuta inonor del maestro nella piazza
menico Fativinio arbitro Ira il duca di dei Signori, con molta pompa, forse il
da di far conti palatini, dottori e poeti gegno, virtù e bellezza s' invaglù Dante
laureati. Una sua lunga opera in versi esa- IH, e gli stranieri perla fama cercavano
metri, ed intitolata ^«?roH<2, tratta di tut- vederla. Antonio Beccaria, cognome ma-
ti i pregi della città e territorio, e men- fa terno, era tesoriere della cattedrale, mol-
7Ìone delle |)iù conosciute famiglie, non to encomiato,sci isse eleganti poesie e ora-
cbe del lago di Garda. Fu pure mirabile zioni, e perito nel greco fece traduzioni.
improvvisatore in italianoe in latinod'in- Ilarioue monaco benedettino, poeta e
credibile memoria, su argomenti propo- grecista lodato. Domizio Calderini sacer-
nili da loo persone. Qui Malfei celebra dote nata in Torri sul lago di Garila,
1* improvvisatore olivetatioZucco, anche chiamato Restilutor Litcrarum, da Lu-
senza canto, già lodato: Che pensar noi cio Fosforo vescovo di Segna distinto
potriachi non l'ha udito. Giovanni Pan- letterato. Di 24 «'i"' P^ulo " 'o chiamò
ico scrisse un dialogo uni bagni <li Cai- in Roma a leggere belle lettere nell'uni-
diero (noterò ebe nel lygS fu stampato versità degli studi» e fu fatto segretario
di Bongiovanni, Zenone « Matteo Brirbie- apostolico. Si crede essere stalo il i."cl)e
ri: Illustrazioni delle Terme di Cnldle- cominciasse a studiar a fonilo gli autori
ro nel /^cronese), argomento già tratta- antichi, e spiegandoli col siissidiodell' e-
. lo da A leardo Pindemoule, De laudibus rudizioue, ofide ritrarne i più importanti
VER VER ÌI2 t
lumi e notìzie. Tanto sapere e tanta glo- 8l' Doclorutn hominuin parens,
elogio.
ria mosse diversi dotti malevoli a impu- ingeniorum altrix, sacrariwn Uiera^
gnarlo, massiuìe Poliziano, che poi lo dis- ritnif etcui plus hoc nomine [talin dc'
se sprezzalor degli altri e amniirator di bet, quain Gruccia Alhenis : illa doclos
se stesso. Peròemulazione prevalse
all' viros aliunde accepit, tu aliis genlihus
comporgli l'epitairio
io lui la verità, nel dcdisti. Altri professori furono Ferraboi
quando il Calderini mori in Roma d'an- e Colombino; letterato Francesco Ro-
ni 32, confessando che la via alle Muse selo. Lodovico Cendrata, e Bartolomeo
chiusa e impedita ancora, s' era da esso di sua famiglia eziandìo si rese chiaro.
spianata come si vede da'suoi epigrammi. Antonio Partenio Lacisìo pubblico mae-
Di questo grande ingegno si hanno più stro in Verona, assai celebrato. Gio. Fran-
commenti e opere, stampate e luss. Nel cesco Burana dotto pure nell' ebraico e
latino e nel greco ebbe a maestro Anto- nell'arabo, come nella musica. Medici il-
l'appellò Giovanni da Lignano, tutti ac- ì' Jnfilicilà de' /eWcrfl/Zy Alessandro Be-
correndo in folla quando interpretifva O- nedetti da Legnago, scrisse opere dotte.
(nero e Tucidide, Ciceronee Quintiliano. Nello slesso secolo si resero insigni: Pie-
Fu ottimo correttore di stampe, e molte tio de Gualfredini; sacerdote Domenico
edizioni diresse.Morto in Venezia, Gio- Pizimenti, recitò un'orazione nel concdio
vanni Quirini nel i5o5 gli eresse elegan- di Costanza ; Francesco Aleardo; Giaco-
te nionuuienlo intarsiato di marmi orien- mo Pindemonte, compilò una buona cro-
tali nella chiesa de'Frari, col suo busto e naca di Verona fino al i4i45 Giovanni
iscrizione ov' è detto Vtroneasem. Ga- Mansionario, scrisse per provar veronesi
spare Veronese fu maestro in Roma, e da i due Flinii, ed assai bene fece altrettan-
lui apprese il latino Aldo Manuzio: scris- to Matteo RutTo (rammento aver di so-
se l' istoria di Paolo 11 e de' suoi tempi pra riferito, che il Tarlarotti lo conside-
(pubblicata dal Muratori, Script, rcr. Giovanni Diaco-
ra la slessa persona di
Jtal.,\., 3, par. 2, p. io44* l'O'o inoltre no) Bartolomeo notaro compose un \\-
;
detto Gabriel de Verona. Poeti volgari gtioso disegno pei' rifare Rialto, mn nou
furono seguenti, notando MaiTci, essere
i fu posto in opeia (xi tenga [)resenle quan-
meraviglia, come in tanta copia di scrit- to di analogo ho riferito ne! voi. XCI, p
tori, pochi fossero in Verona rpie'che ii- 307 e 3o8). In Verona die' il («odo per
sarono ne'libri la lingua volgare, (jiorgiu rifabbricare la pila di mezzo del ponte
Sumtuariva provisor forlilitioruni l'è- della Pielrn, e fece altre cose. Pel 1
."
por
VER V E R acjJ
to in Francia da Luigi Xll; 2." fu il Ser- parenlarono co' Farnesi. Ambo i fratelli
la Senna, il che trasse in inganno il poe- soro ih Ile cose roinaue. Continuò la di-
ta). Molle altre opere architettò in quel scendenza a rendersi beneuìerita delle
regno, dove lungo tempo si trattenne. In buone lettere. Da Benedelfo usci lo scrit-
Roma gli fu alluiata la fabbrica dì s. l*ie- tore Bernardino yj/^///c'/(A^'.) fatto cardi-
Irò, insieme C(jn Buonarroti, Raffaele da nale da Paolo III, il fralellodelqualeMar-
Urbino e Sangallo, dopo la morte ili Bia- c'Aulonio ]ÌJfi/fci{r.) ebbe egual digni-
luaute. — Nel lib. 4. "i fa memoria de- tà da s. Pio V, e più tardi Orazio 3Jc//fci
gli scritturi veronesi vissuti nel XN'I se- {/'.) crealo cardinale da Paolo V: forma-
colo. Età felice iu cui risorto in Italia lo tisi due rami ile'iMalfei di Roma, si esliu-
spirito dell'antica Grecia, tutti gli sludi sero in Ottavio, fratello d'Ascanio arci-
più lodevoli , tutte le facoltà più nobili, vescovo d'Urbino, che da Verona chia-
tutte le arti più pregiale vi fiorirono in mò erede Agostino figlio del conte Mar-
alto grado. In fjueJ tempo fu che si scris- c'Aulonio. li museo in Roma raccolto da
se latino in prosa e in verso col sa[)ore Agostino fu accresciuto da'successori. Gi-
del secolo d'Augusto. Fu allora che nel- rolamo dalla Torre o Turriuni lettore
la sana erudizione, ch'è quanto dire nel di Medicina in Padova, scrisse opere, ed
saper vero, si penetrò molto a dentro, e il figlio Marc' Antonio di mirabile inge-
per andar più avanti si spianarono a tut- gno più di lui fu celebralo, piofessorein
ti le strade; quando si prese a raccoglie- medicina e profondo nell' atiatoinia per
re con ambizione, e a considerare dotta- la luce che vi sparse. Di tal f<iUMglia fu
niente medaglie e lapide, con l'altre su- letterato l\aimondo,emolto più Gio. Bat-
peibe spoglie e preziose reliquie dell'an- tista medico, filosofo ed astronomo; Giu-
tichità. Ma che a tutte queste belle im- lio, altro letterato, sì dilettò grandemente
prese contribuì (jualche cosa anche Ve- della bell'arte di fondere e della di lui pe-
rona, e che nell'onorata schiera di colo- rizia rimasero belle medaglie de'suoi, il-
tri riporta diverse notizie de'Malfei, dice sole, a eoi fu dato il soprannome dalla
•segretari Antonio e Franc!ebCo),e quesl'uj- Scala, onde Giulio lo prese per.cogno-
.324 VER VER
me, spacciando colla sua franchezza im- degli scrittori reronesi, a seconda del pro-
prese militari e adinilà reali, e sostenen- tesl.Tto in principio. Suo fratello Leonar-
do che Bordone non fosse cognome, ma do Nogarola va ricordato. Gio. Battista
feudo: fu ancora eruditissimo medico. da Monte celebre medico amantissimo ,
Ciano suo figlio divenne bravo generale delle buone lettere, formò un gran mu-
de' veneziani e governatore generale del- seo di medaglie di tutti tre i metalli; e
l'armi. Cesare della stessa famiglia acqui* letterato di grido fu pur Marc' Antonia
sto nell'armi mollo grido. Servì a questi suo figlio. Girolamo Fracasloro sommo
signori ii veronese poeta Matteo Bando!- filosofo, famoso medico e delle cose ce-
lo.Giuseppe nato in Agen, come il padre lesti peritissimo: il pubblico di Verona lo
suo Giulio Cesare non si contentò di as- distinse tra'suoi molti letterati che fiori-
serirsi discesodalla famiglia Scaligera, ma vano alla sua epoca, erigendogli una sta-
benché dotto e celebre letterato, lo stipe- tua togata nella più nobii piazza, con
rò in pazzi racconti e invenzioni, aduhe- iscrizione del Panvinio: il Malfei olfre la
rando persino le genealogie de' principi, sua medaglia, come di altri illustri vero-
corronipendo anche fuor del suo interes- nesi. Onofrio Panvinio (F.) agostiniano,
se l'istoria; favole pienamente confutale denominato con glorioso encomio padre
da molli e pienamente derise ne'due vo- della storia, ch'è madre d'ogni scienza e
lumi intitolati: Scaligtr Hypoboliinaeus d'ogni sapere, alla quale cominciò ad ap-
e Àinplwtides Scioppicinae. Paolo Emi- plicarsi intensamente nell'anno a.°di sua i
lii scrisse meglio de'precedenti la storia eia, dal Tuano riconosciuto uomo nato
di Francia, nell'eloquenza superando gli per cavar dalle tenebre le antichità tut-
storici antichi e in alcune parli un Tito te romane ed ecclesiastiche. Il Manuzio
Livio. Conte Lodovico Canossa vescovo lo chiamava, divoratore dell'antiche co-
«li Tricaricoetìi Bajeux, nunzio
in Fran- se. Morì di 38 anni in Palermo col dolo-
cia.Bernardino Donato del castello di
Zano, professò lettere greche e latine in
re d'un'incongi uà riprensione fattagli in
Pioma, con gravissimo danno delle lette-
^
9
Padova, ed altrove, indi con pubblico sli- re, e desta meraviglia come in tal breve
pendio in patria. Meravigliosamente fio- periodo potesse scrivere tante e sì sva-
rendo in Verona le lettere greche, altri riate opere , alcune delle quali insigni e
grecisti furono Gio, Battista Gabia,pro- con singoiar profondità, sotti-
originali,
fessorenell'universilà romana; Malleodal sua vita quando
gliezza e critica; e finì
Bue o Bovio, anche perito ncll' ebraico; ordinariamentegli altri cominciar soglio-
Girolamo Bagolino, medico e lettore in no in materie gravi a scrivere; onde ben
Padova di filosofia; Domenico Monteso- disse di lui Giacomo Caddi fiorentino:
ro; Girolamo Liorsi; Paolo Lazise; Al- lol Oniiphrius scripsit, ut nihil legere,
bertoLìni; PieIroBonalini. Merita distin- tot aliena legit, ut nihil scriberepotuis-
ta menzione Pier Francesco Zuii, perla se vidcatur. Di sue opere sagre e profa-
quantità di sue versioni, lesse filosolia mo- ne ne pubblicò il catalogo copioso il Maf-
rale in Padova. Conte Lodovico Nogaro- fei, ed anche ne ragionò, come di quelle
la letterato, più volte aud)ascialure pa- degli altri veronesi, ed il celebre cardinal
trio a Venezia: nota il Madei , che niun Mai ne stampò alcune inedite, che ricor-
premio ebbe mai di sua vii tu e di sue fa- dai nella biografia. Nel Verona
1621 in
tiche; n)a chi è capace di far tanlo, l' è si pubblicò, De viris illuslrihusj ed in Pa-
nltresi di ridersi d'ogni esterno premio. dova nel 1660, Delle antichità, istoria,
Lasciò una moltitudine de' suoi mss. so- et nomini illustri di f^erona. iNiuno for-
pra vari argomenti , che io per brevità se più di lui illustrò e tanlo promosse lo
taccio, come del gran uuraero di opere siudiu delle lapide e dell'iscrizioni, foule
VER VER 225
sicuro e ampio delle notizie antiche: egli titolò iVbZ>i7tó diferona. Più altri in que-
poi fu il 1." che adducendole ne tuo«trò sto secolo delle cose patrie scrissero breve
J uso, ne additò il frutto, e ne ricavò im- mente; però si reseconsiderabile Alesuan-
mensa erudizione interpretando (jueile
, <lroCanobio famigliare del veronese Or-
che prima non eransi intese. Gli aniiaU maneti vescovo di Padova, anche col Co/«-
ecclesiastici, lavorati con tanta gloria dal pendio dell'istoria di Verona. Fra l'al-
cardinal Baronio, furono prima da lui in- tre operette, Albero della famiglia Sca-
trapresi e molto avanti condotti: diver- ligera, Istoria della Madonna di Cam -
si scrissero, a lui doversi le fila maestre pagna, Trattato dell'Accademie (di niu
dell'immortale orditura, con infinite fa- sica) agli accademici novelli di Verona,
ti d'ogni genere. I suoi confrat«'lli gì' in- sa. Vita della contessa Matilde. Furo-
nalzarono un nobile monumento nella no in questo secolo illustri scrittori me-
chiesa dis. Agostino di Roma, quantun- dici, il cui collegio assai fioriva in Veru-
que la più bella e imperitura memoria na, e tra gli altri Marsilio Cagnati profes-
l'abbia a se stesso lasciato co'suoi ntolti e sore nell'università di Roma celebralissi-
e dotti scritti. Adamo Funiani,per 43 anni mo, versato in o^^ni scienza, nella Ialina e
Scalìgero rum, Lugduni Batav.; Historia torio Algaroto. lìartolorneo Poli. Gio. An-
efatlide'veronesi ne' tempi del popolo e drea Bellicocchi. Fiancesco India, di cui
di tutti per averle scritte di proposito, lennemente al suo funerale. Suo fruteilo
previoaccurato esame delle cronache pa- Giovanni speziale, insigne nella sua pro-
trie , benché per altro non appagasse il fessione e nella botanica, descrisse dotta-
genio d'ognuno, lodato qualche parte in mente il Monlebaldo, denominalo Orlo
da Lodovico INogarola. Dopo questo fu d'Italia e rinomata scuola di botanica, e
Gio. Francesco Tinto, al quale venula in de'snoi moltissimi semplici con opera im-
mano l'opera ancor inedita del Panvinio, pressa nobilmente (Plantae seti siinpli-
matico Michele Sanmichieli eccellente in- dulo veronese anche Alessandro Allegri,
gegnere e archilello, per le scritture in- ma è fiorentino. Gio. Ballista Aliprandi.
torno al rislringiraenlo del porlo di Ma- Aurelio Schioppi. Stefanello. Giacomo
lamocco, che allora di soverchia larghez- Bonfadio allevalo in Verona, ma nato sul
za mancava di proporzionalo fondo, e sul lago di Garda , anche storico. Adriano
Coimetlone di Limena, ove tratta anche Grandi. Vari del secolo XVI. Fr. Paolo
dello stato antico della Brenta. Poeti la- Chierici carmelitano, storico, come lo fu-
tini: Francesco Roseti, perito nell'ebrai- rono Alessandro Guagtiino, Galeazzo Ca<
co. PascalinoCordigero da Peschiera. Gio. pella, Francesco del Bene, il quale scris-
Ballista Panlino, il cui figlio Pietro fu se uno schizzo di Cronaca e di genealo-
dotto io greco. Tommaso Becelli. Paolo gia delle famiglie veronesi. Michele Ca-
Dionisi lettore in Padova. Giuse|>pe Ti- vicchia compi lo un'istoria di Verona; Pie-
nazzi. Antonio Pasini. Lodovico Campa- tro Padovani gli annali Scalìgeri; Gugliel-
na. Giovanni Avwogaiio. Cosa Turone. mo Servidei Diaria. Girolamo Nogarola.
Francesco Volpino. SperiudioGiroldi. Ca- Gabriele Saraioa giureconsulto; altri fu-
Gregorio XIII inviato nunzio iu Ispagna. nelle tavole. Francesco Filippo Pinde-
Lelio Zanchi vescovo di Retimo, autore monte francescano trascrisse tutte 'le la-
d'opere: dell'istessacasa, Alessandro com- pide di Verona e sue parti del territorio,
pose rime volgari, e scritture mediche ed e'ie illustrò. Bartolomeo Lonibardi. Giu-
Fiaucesco Lioi cauouico. Coiaelio Bcl- sei'elligialuiu grau medaglia presso Maf-
228 VER VER
Tei.Marc'Aulonio da Monte, fratello di pena basterebbe a trascrivere. A sua e-
Teudoi'o, coDtìnuò il paterno museo di mutazione scrisse il confratello Zaccaria
medaglie, siccome eruditissimo: questa Pasqualino. Loreto Franchi. Gio. Griso*
famiglia si estinse nel marcdese Alessan- slomu Fdippiiti, Giovanni Morando, al-
dro bravo generale. Orlando Pescetti di tri chierici regolari , conte lo fu il p. d.
Merradi maestro pubblico di Verona, eb- Bonifacio Dagatta. Fedele Danieli gesui-
be briga con Gio. Domenico Candido pro- ta. Benedetto Cisanicanonico di s.Gior-
fessore veronese, in favore esoprail buon gioiuAlga. /arcangelo Pona canonico La«
uso della z, ed uscirono di loro più scrit- teranense poi cappuccino. Lorenzo da V^e-
ture* per sostenere la contesa. — li libro rona cappuccino e dello slesso ordirte
,
5° comprende gli scrittori veronesi dal Barnaba da Gambelarn che scrisse: Con-
1 600 al I
.° quarto del secoloX Vili. Piin- trarietàfavorevoli all' JmmacolalaCon-
eipia il MaiTei dal deplorare il degrada- cezione. Ottavio Comincioli agostiniano.
mento degli studi e dell'arti, rendendo Scipione Buri. Gasi>are Aliprandi. Laz*
instabile al nostro genio anche il buono, zaro Straparava ui'uore osservante. An-
e per l'amore di novità col tempo si pas- drea Vigna. Gio. Antonio Brighenti pe-
sa al cattivo. Tale fu l'età ch'egli prende ritissimo dell'ebraico. Medici: Beuedelto
a scorrere, con qualche intervallo poco Ceruti ebbe dal Chiocco continuata l'il»
felice, sebbene ciò che mancò in un ge- luslrazione del museo Calceolari.Fran-
nere, si compensò in altro; e nel decli- cesco Fona SCI isse libri senza fine con
nar del secolo XVII riscossa 1' Italia di sommo plauso, e scrisse ancora: Il gran
nuovo, e risvegliate l'antiche idee, ripi- contagio di Feroaa nel i63o, Verona
gliò in ogni parte l'esser di prima. Ad- 1 63 1 j e la storia dell'accadeiuia filarino*
diea Chiocco medico illustre, lesse nel- nica a cui era stato auìuiesso. Dessu prin-
l'accademia filarmonica Platone, l'Etica cipiata nel 1543, colla congiunzione di
d' Aristotde e Meteore. Scrisse pure
le : due emule fra loro, gli accademici si de*
De Coeli Feronensis clementia: Della nominarono Filarmonici e Incatcualij
natura dell'imprese Scaligere: De Col- indi nel i547 fu stabilito d'abbracciare
lega Feronensis illustrihus rnetlicis.Voe- anche gli studi migliori di varie scienze e
lo anche in greco. Francesco Pola scrit- facoltà, ed olire il condurre uomini ec-
tore é poeta, più volte nunzio patrio a cellenti nella musica, si stipendiarono per
Venezia, nelle molte sue opere talvolta la niosoiìa, perla malemalica, per le let-
prendeva il nome accademico di Eureta tere greche. Francesco Turchi autore di
IVI isoscolo e lo pose in fronte ad esse. Do- controversie niediche e filosofiche. Anto-
mizio Calderini giurisperito detto Mira- nio Carolo. Valerio Badili. Alessandro
ni. Francesco Sparavieri ornamento del Brenzone. Bernardino India. AlessanJro
collegio de' giuristi , eruditissimo anche Peccana. Gio. Ballista Muriui analumi-
nelle lettere greche, raccolse scelli libri co. Alessandro Vicentini. Pietro da Ca-
che legava con mirabile maestria. Con stro. Ezechiele da Castro. Gio. Raimon-
l'-opera, De legibus palriis , et earuni do Forti famoso in Padova. Lea!
lettore
iisit, inveii contro quelli che rinegando i Leali altro lettore. Conte Carlo Cavalli.
privilegi veronesi dello statuto, quando Michelangelo Aiidriolo. Francesco Fanta-
tornava bene, si facevano giudicar da al- sii professore. Gio. Francesco Vigani. Me-
tri tribunali più dispendiosi, con aperta dici neolerici. Intorno al 1GS4 alquuiili
ingiuria alle patrie leggi. Scrittori sagri: giovani incamminati alla mediciuu, sco-
Luigi Novarini teatino, peritissimo nelle prendo col penetrante loro ingegno mol-
lingue orientali , tanti volumi pubblicò li errori della volgar filosofìa, e non po-
che lunghissima vita d'uomo faticoso ap* chi abusi nella piulica medica, dclil'i-ra-
VER VER J29
ti ili sagriHcai'ti alla verità ogni riguarilo baldi autore d'opere. Leonardo Tedeschi
e interesse, e di non perdonare a studio canonico. Gio. Ballista Alecco. PaoIoLan -
e fatica per rendersi più benenierili del- doni crocifero. Giacomo Moreti di lai
ia salute degli uomini, formarono un'ac- ordine. Antonio Bianchi. Tra' poeti vol-
cademia col titolo (i'Jletofìtiy benché co- gari sono nominali: Maurizio Moro. O-
munemente subito furono chiamati iVeo- norato Brognonico olivelano. Marc' Anto-
(erici, e stabilirono 12 annue conferenze. nio Balcianelli. Francesco Belli. Orazio
Il conte Mezusbergo Serego, studioso di Sorio. Paolo Bozzi. Domenico Pezzalino.
ttd genere, destinò Utia sala terrena alle Adriano Grandi. Stefano Bernardi. Gia-
loro adunanze. Si unì con essi Francesco como Antonio Bianchini. Cav. Michele
Bianchini, che poi si rese celebre, e nel Sagramoso. Marchese Giovanni Malaspi-
1687 recitò una bella dissertazione sopra na. Paolo Zazzaroni. Antonio Lavagno.
quest'istituto, stan)pata per opera del d/ Giacinto Branchi. Lorenzo Atinuzì. Tra
Badili presidente, ed altre poi successiva- le donne: Aquilina Chioda Prandina. Ca-
mente. Nel 1688 fu presidente il d."^ Gi- terina Pellegrini-Nogarola. Ersilia Spol-
rolamo Allegri maggiore di etti tragli ac- verina. Giulia Palazzola. Veneranda Bra-
cademici oltre quanto scrisse, compose
: gadina. Altri poeti: Conte Emilio Emilj.
due liquori che mischiali insieme impie- Marc' Antonio Rimena. Ortensio Mauro.
trivano istantaneamente. Mollo si distin- Marchese GirolamoSpolverini. Nella co-
se r accademico d/ Roberto Cusani di lonia dell'Arcadia di Roma eretta in Ve-
grande ingegno impugnando senza ri-
, rona fiorirono il conte Luigi Nogarola ed
guardo diversi usi. Lodato assai fu pure nitri. Vari scrittori: Policarpo Palermo;
il d.' Giuseppe Gazola che stampò // : il fratello Giacomo fu dotto pure in gre-
mondo ingannato da'falsi medici. Mevi- co. Palermo Palermi chirurgo. Polfran-
ta pure ricordo il d.' Michelangelo Ru- cesco Polfranceschi. Valerio Seta servita,
zeuerUi, ed il d.' Giuseppe Morando di poi vescovo d' Alife, scrisse in favore di
raro ingegtiu, il quale si separò in parte Roma nell'interdetto di Venezia. Teofi-
da alcuni accademici, non volendo asso- lo Bruni cappuccino. Giovanni de'Neri.
lutamente bandir la cavata del sangue, Stefano Bernardi. Ottavio Bultorini. A-
chiamandola giovevole in alcuni casi. gostino Pozzo. Ippolito Pindemonte oli-
Poeti: BarlQlomeoTortelletti,scrisse mul- velano. Gaspare Bocchini. Bartolomeo
to e r Ossuhiana Coniuraùo contro Ve* Monclese nunzio ordinario patrio a Ve-
nezia. Bernardino Semprevivo gesuita. nezia, raccolse Municipalia civilads K«-
Giacomo Semprevivo. Pier Paolo Ven- renne decreta dal 4058116*2 3. Bernar-
1
turini legista. Fabio Manzoni olivelano. do Comini poi cappuccino fece l'indice al-
Ortensio Sorio. Giuseppe Aldrighi. Gia- lo Statuto di Verona, repertorio utilissi-
como Antonio Tognali. Pier Francesco mo. Alessandro Noris storico, padre del
Toccolo erudito. Giovanni Ratlistella. Ni- cardinale. Il cardinal Giacomo Corradi
colò Tedeschi. Flaminio Valerini. Auto- [F.) pare nato a Ferrara, uja da genito-
nìoCalandra. Lorenzo Fontana. Alessan- ri veronesi , di raro talento. Girolamo
dro Zonzi. Celio Maflìoli. Lodovico Fi- Bianchi storico dell'imperatore Leopoldo
cieno. Ottavio Menini che si crede udi- I. Conte Lodovico Moscardo, compose la
Alessandro Midani. Giacomo Panoncino. rego vescovo d'Adria e nunzio agli sviz-
Antonio Franchini. AulonioCassettì. Gia- zeri. Carlo Libardi compilò una Cronaca
como Cavalloni. Avanzò nume-
tutti nel ecclesiastica veronese dall'SoQ al i63o,
ro delle poesie Ialine Gio. Francesco Ram- degna di stima, Antonio Torresani più
23o VER VER
'Volumi scrisse sui magistrali e consiglio di loro opere artisticamente descritte dal
di Verona, e la genealogia Scaligera, e Malfei: d'un buon numero esistenti io Ve-
altre cose patrie. I canonici Gio. Battista rona ragionai disopra. L'architettura fio-
Lisca e Agostino Rezani fornirono all'U- rì assai ne''tempi antichi in Verona, e qui-
gUelli le notizie di Verona. Cherubino vi prima che altrove rinacque, e di qua
Lazaroni priore di s. Zeno rìum molte si propagò ne'prossimi paesi; poiché da
memorie ecclesiastiche con titolo di Ve- Verona uscirono quelli che a dette parti
rona Sacra, benché fosse veneziano; e nel diedero esempio di sano e perfelto ope-
1664 stampò il Sagro Paslor Verone- rare. Antonio Rivio o Riccio, che vero-
se. Conte Alberto Pompei storico. Mar- nese, e statuaria, et architcctura claris-
chese Giovanni Pindemonte. Alessandro simuSy viene detto da Malico Colaccio.
Jiecelii somministrò notizie al Vossio per Lume dell'arte fu Gio. Maria Falconet-
gli storici veronesi. Francesco del Pozzo, to, che in principio applicatosi alla pit-
Trattato intorno al governo dell'Adige. tura, invaghitosi poi dell'architettura, co-
Giulio del Pozzo, Collegii Veronensis minciò a far osservazioni sulle antichità
Judicum Àdvocatorum elogia, Veronae di Verona ed a ritrarle con somma di-
i653; Meraviglie eroiche della duches- ligenza. Passò in Roma e dopo lo studio
saMalilde. FrancescoCaro somasco.Leo- di12 anni ripatriò, e cominciò ad opera-
nardo Bonetti somasco. Giuseppe Leali re inPadova ed altrove. Si osservò, co-
minore osservante. Angelo Fiorali, oltre me alcune invenzioni e modi particola-
altri che brevi cose diedero in luce. Con- ri, attribuiti a Buonarroti, furono prima
te Bartolomeo del Pozzo grande ammi- posti in pratica dal Falconetto. Disse di
raglio di Malta e storico di sua religione: lui il Vasari, che fu ilr." che porlo il ve-
mise insieme notizie sui pittori veronesi. ro modo di fabbricare e la buona archi-
Carlo Carinelli canonico raccolse memo- tettura in Verona, Venezia ein tutte que-
rie patrie. Francesco Treccio particolar- ste parti: quanto a P enczia,m'\ rimetlo
mente lodato. Qui il Malfei mette in fa- a qucll'arlicolo, essendo troppo illin>ita-
scio alcuni nomi e le loro opere: sono 24» ta la proposizione di Vasari. Suoi con-
Lodovico Perini anche architetto. Car- temporanei furono sommi fra Giocon-
i
dinale Enrico Noris {V.), agostiniano, do e Sauraicheli già celebrati. Anche nel-
grand'uomo che riempì l'Europa di Sua la i.' parte del secolo XVII fiorirono buo-
fama; molto ne scrisse il MafTei, ragionan- ni architetti, di cui si trascurarono le no-
do delle molle sue opere, di cui riporta il tizie; come Giulio Mauro pure pittore e
catalogo,edegli onori a lui resi dalla città. scultore. Eguale negligenza provò la pit-
Frnncesco Bianchini [V.) prelato, illu- tura io Verona, sebbene tanto vi fiorisse,
stre letterato, di cui il Mode» scrivendo per cui moltissimi quadri portali in lon-
la biografìa, tenne per bella sorte ter- tane parti, anzi in Venezia ad altri si at-
minar l'opera con tanto onore, riferendo tribuirono, senza che niuno si prendesse
l'elenco di quelle scritte dal dottissimo cura di vendicarli a'veronesi. E siccome
concittadino. Il senato romano colla fi- ad onta della decadenza dell'arte in Ita-
miglia l'ascrisse al patriziato, e da se egli lia sempre si dipinse, anche ne' bassi se-
col Malfei di già parlai di moltissiun il- ronesi per la frecjuenza di pìliurc lasci-
lustri artisti veronesi che fiorirono nel- ve: fioriva adunque la pillnra in Verona
l'arti del disegno, sui quali col medesimo nel X secolo. Nel 1 19, 3 furono fatte pit-
qui aggiungerò altre nozioni , non però ture nel chiostro di s, Zenone; e nel b"'
1
V ER VER 23i
do di Federico li deliiSg, anno prece- gmgliando la gloria dell' antica Grecia.
dente alla uascita di Ciinabue, celebrato tSfÀ'-x s. Fermo Maggiore la Cro-
chiesa di
reslauiatore dell'arie in Italia, la quale con molte figure fu lavorata
cefìsiiione
ivigiù era risorta, leggesi che i ribeili e* prìmadi Cimabue e Giotto, eseguita con
ranu dipinti e ritratti nella sala. Il vesco- arte eguale alla loro. Ma delle nominate
vo I3oninconfro nel 1298 lasciò a Verde, ealtre pitture antiche di Verona, chede-
moglie d'Alberto Scaligero, la sua icona scrive Maffei, per trascuranza de' verone-
dipinta sul vetro da Poia. Risalendo a si, non si ponno dirne gli autori. Che ia
tempi piùanticlii, rimangono avanzi;sen- quantità fiorissero professori neliBoo si
po, come in Roma e in altri luoghi d'I- gnalò Vittor Pisano, detto Pisanello, da
•
ilia; econveirh interpretare il preleso ri- s. Vigilio sul lago di Garda, e nato cir-
tscimento della pittura e delle altre ar- ca So anni prima dt Masaccio, non con-
ti XIII secolo, a miglio-
del disegno nel vieneiVIa Ilei chea questi toccasse la gloria
dai alla perfezione ammirabile acni giun- celebrarono Pisano, onde a lui attribui-
c la pittura nella i.' mela del X\ }, e- sce il %." grado di miglioramento nella
-
re di Verona, da loro eseguite. Dalla sua nati valentuomini. Dui Torbido venne
scuola uscì Liberale che leone tra'pittori Battista, che fu suo genero e da lui prese
veronesi principale luogo: fece piangere e il cognome di Moro, e superò il maestro,
ridere alle sue figure, e fu eccellente nel operando in concorrenza di Paolo Calia*
miniare, massime libri corali. Nello stes- ri.Grand'opere fece anco a fresco, e inse-
so tempo fiori Domenico Morone assai gnò a Marco suo figlio, che imitò Rallae-
lodato, ma superato dal suo figlio e al^ le, e morì a Roma. Di Battista si vuo-
lievo Francesco per disegno e colorito. le discepolo Orlando Fiacco, e non pars
Francesco da' Libri, riputato unico nel* del Badili assai rinomato e gran pitto-
:
re insigne mmialore. 11 suo figlio Fran> de' filarmonici: per lui i veronesi poco
cescu fu degno di lui, rimarcandosi i glo- hanno da invidiar più famosi. Fece pro-
i
bi terracquei da lui coloriti. \n questo se- gressi dopo studiato Tiziano, ma più si
colo pur si due Benagli e un
distinsero compiacque di Giulio Romano. Illuni i
Zeno. Allievo di Muntegna tu Francesco pregi di molti de'più classici. Della scuo-
Bonsignori; ebbe due fratelli lodali. Sot- la del Caroto fu pure Giacomo Ligozzi,
glio e lasciato erede: si attenne pure al- nesi fle'fiorenlini, benché riconosca fiori-
la n)aniera di Giorgione, di cui fudisce- re le arti in Firenze, singoliirnicnle io
polu. Si distinse grandemente e lavorò marmo e metallo, e diceinlola col l'^erra-
con sommo applaudo m Venezia e nei ii, ipòiii.i /Uiliae ftnliu est. Da'cclcl)i;iii
VER VER :s33
Domenico, Felice e Farinaio, può dirsi li, franco e valoroso pillore: molto ope-
venisse data l'ultima mano, e desumesse rò, massime a fresco, così pastoso che sem-
priucipalniente il suo carattere la scuola bra olio: fu un de'migliori del suo seco-
di Verona; poiché dove l^aolo Caliari ve- lo. Pillori di gran vaglia furono poi Be-
ronese stette per lo più in Venezia, quelli nedetto Caliari, Gabriele e Carlo, fratel-
dimorarono sempre in patria; e quaa- lo e figli di Paolo, precipuamente l'ulti-
tiHique ciascuno avesse proprio stile, in mo emulandone la gloria, ma la morte lo
certe particolarità però conveiniero. 11 rapì alle arti di aGatiui. Si fecero valen-
proprio dunque e parti colare della pittu- ti sotto l^aolo, Diirio Varotari, che fu an-
ra veronese, continuata poi ne' discepoli cora buon architetto di giardini, Fran-
di Felice, consiste in rappresentare il ve- cesco Montemezzano, Eliodoro Forbici-
ro in nobillà d' idee, in Uellezxa di vol- ni le giottesche, Antonio
celebralo per
li, in grazia di colorito, siiigolar franchez- Fasolo, Luigi Benfatto, Malfeo Verona
za e maestrie) nel disegno; ìnsuinraa nel- ed altri, de' quali con lode parlano gli
re, singoiar grazia e vaghezza. Parlando quale molto operò con grandissimo ap-
il JVlailei di Lìuonarroti, disse contentarsi plauso. Alessandro Varotari celebre in
i veronesi di ra|>preseMlar il corpo uma- Padova, fu figlio e scolare di Dario, e
no secondo natura, e non caricarlo di maestro ili Giulio Carpioni. Seguitò le
tientimenti oltre la verità, con più ossa e maniere di Paolo e del Zelotli anche
uiuscoli. Singolare si rese anco la scuola Gio. Antonio Fasolo. Altri nomi potreb-
veronese in quella specie di pitture che si bero ri|)orlarsi se il Mailei non si fosse
dissero da' greci inonocromi, cioè unico- propostodi solamente far ricerca de'prin-
/o/v", non usando che un color solo: modo cipali, mentre in tavole eccellenti trovati-
ingegnoso che all'aria e alla pioggia resi- si nomi ignoti, e di altri che operarono
bravura del di-
ste più, e in cui spicca la molto nobilmente poco resta. Nella i.*
segno, e il lumi e
bell'artifizio del farei ruelà del XV II secolo la scuola veronese
l'oudjre, e per conseguenza il tondo o il fu braviimente continuata e con molta
rilievo, caricando alquanto più o meno il lode dagli allievi di Felice Brusasorci. San-
colore stesso, cioè i chiariscuri. I veronesi to Cieara assai si distinse fra questi. Né
vi usarono tinte dolcissime. Quarta scuola restò punto addielro Marc' Anioni^ Bas-
fu quella d'Antonio Caddi, più fortunata setti. Pasquale Otlini quasi emulò il mae-
di tutte, poiché ne uscì il gran i'aolo Ca> stro; morì nella peste del i63o, e la ma-
Jiari suogeneroda lui istruito, di meravi- dre romana campò 107 anni. Secondo
glioso e fecondo ingegno: principal tea- molti superò tulli gli altri Alessandro
tro di sua gloria fu ed è /eneziiT, per- Turchi, detto Orbetto dal condurre nel-
ciò in quell'articolo singolarmente il ce- la sua puerizia un cieco, giacché di po-
lebrai. La sua immaginativa fu impareg- vera condizione: il suo meraviglioso ge-
giabile, e rimirata bene una persona, ne nio naturale mosse tanta invidia e
gli
lar di lui: il suo nome è au elogio. Le dalissiini. Claudio Ridolli, detto Claudio
sue opere studiarono sopra tulle i «lue Veronese, meglio di Paolo fu scolare di
gran fiamminghi Rubens e Van-Dick, Dario Puzzo, si distinse per nobillà, gran-
\)À\' islesso Badili imparò Uallìsia Zelo- diosità e correzione di disegno. Antonio
,,
volle abusare della facilità e del talento, in Verona in ogni età, come già dissi più
dipmgendo molto e studiando poco. Pe- sopra parlando di diverse opere e di scul-
rò verso il termine del secolo tornò a ri- ture antiche. Nel i3oo le statue eque-
vivere il buon gusto, e a destarsi l* anti- stri degli vScaligeri e i loro superbi monu-
che idee. L'arte rifiorì a Verona in mo- menli dimostrano che già vi era chi si
do, che a tempo del Maffei non avea da sforzava al buono. Fiorì poi in Verona
invidiare nessun'altra città. Pel i.° si di- la scultura nel secoloXV, perchè di buon
stinse Santo Prunati, anche a fresco. An- gusto e d' antico modo furono lavorate
tonio Colza si fece onore colle battaglie le statue degli uomini illustri che sono in
e co' paesi ed in Bologna ebbe fiorila
, piazza, e di gusto ottimo e di somma per-
scuola. Risorse quella di Verona princi- fezione riuscirono tulle l'opere di Giro-
palmente per Antonio Balestra, dello il lamo Campagna in metallo e in mar-
Catullo della pittura , studiando princi- mo. Non mancò d'eccellenti stuccatori, e
pahnente in Roma sotto Carlo Maratta, Falconetto fu uno de' primi die insegnò
poiché il modo di questi più si conlàce- a metter gli stucchi in opera. Bartolomeo
va col veronese. Grandi lodi meritarono Ridolfi fece bellissimi scomparii di stuc-
Alessandro Marchesini e Felice Torelli co. Mancò il lavorar di tarsia, specie di
im fratello del quale fu violinista eccel- musaico fallo con legni di vari colori com-
lente, anzi Giovanni suo nipote se non messi, in che riuscì eccellente il converso
mancava in fresca età avrebbe rinnovato olivelano Giovanni. Molli e diversi la-
Non manca-
l'arilica gloria della pittura. vori si fecero di sgraffili sulle muraglie,
rono più volte valenti pittori forastieri con dintornare e tratteggiar la calce; pa- i
che innamorali delle rare e co[)iose pit- vimenti con incavar pochissime linee, e
ture di Verona, o rapili dal silo e dnlie con pietre di due sole tinte; bacini, gli i
ruota a emulazione degli anticliì, e l'ef- Maometto II. Ritratti in medaglia fece
Hgiar cammei, cioè pietre dure faldate ancheFrancesco Caroli, ma con assai mi-
di d(ie o più colori ; in somma l'operare glior disegno e maestria Giulio della Tor-
con be'ritrovali e con giusto disegno in re. Più medaglie fece eziandio Gio. Ma-
smalto e in ogni metallo, erano operazio- sìs. Ne' passati tempi si segnalarono nel-
si, al solo dipingere lutti applicandosi. Moro, che eseguì con incisione .vari pae-
Tuttavolla nelle raccolte di ritratti d'uo- si; Giacomo Caraglio, emulando Mar-
mini illustri si vedono que'del buon seco- c' Antonio; Paolo Furl;tni incise gran
lo, insieme co'primi pittori e con alquanti carta dell'Africa; Orazio Farinaio più
eccellenti e dotti musici, Matteo del Nas- opere di suo padre bravamente intagliò
sarOjGirolamo e Galeazzo Mondella, Gia- ad acqua forte. Dell' incisione, in Vero-
como Caralio, Nicolò Avanzi, perchè fu- na prima che in verun'alira parte si po-
rono insigni intagliatori di gemme. Il se mano a farne uso ne'libri, poiché qui-
Nassaro discepolo dell'Avanzi e del Rlon- vi nel i472con quantità di figure d'ar-
d»'lla, Francesco I re di
fu carissimo a mi, di macchine, di edìfizi , e d'uomini
Francia, ove molti ammaestrò. Dimen- e d'animali, fu stampata l'opera di Ro-
ticala del lutto erasi egualmente in Ve- berto Vallurio, De re militari, onde lo
rona l'arte del getto, in figure e bassori- iilampatore Giovanni si die'tal vanto nel
lievo mentre l'arte era stata veronese
, fine, libriim elegantissimum literis elfi'
poiché il rinomato pittore Pisano fu il j° giiratis signis sua in patria prirnns im-
che la risuscitò e pose in lume, e ne mo- pressit. L' intagliatore fu il Pasti. Nel
strò il buon modo. Del gettar di metallo •
479 stampò pure in Verona la tra-
si
in Verona fin da più rozzi tempi se ne duzione d'Esopo in Sonetti con figure
ha esempio nelle porle delia basilica Ze- colorile, di cui fu inventore Ugo da Car-
noniana, ed è credibile che alcuno si tro- pi, nato in Roma verso il i586, cioè
vasse in ogni età che rozzamente ope- dello slampare gl'intagli con più tinte ;
rasse. Ma me-
di ritratti in tal guisa e di laonde o in Verona ciò si praticò prima
daglioni con riversi d'invenzione, o non di lui, o li colori furono dati dopo. E qui
era corso l'uso, o era certamente manca- termino col Maffei degl* illustri vero-
to in ogni parte da gran tempo, quando nesi; i posteriori saranno celebrati dal
per valore del veronese Pisanello rinac- conte Gio. Battista can. Giuliari biblio-
que. Perciò nella serie delle Medaglie tecario della capitolare ,
poiché appren-
fìonlif/cie non può andar più addietro
si do dalla Cronaca di Milano che nel ,
di Martino V, nel cui tempo Pisano fio- i858 cominciò in Verona a pubblicare
rì; e il gesuita p. Bonanni, che le rac- la Biblioteca Veronese, col proposito di
colse e dottamente illustrò, e degli arte- raccogliere quanti mai
appartengo-
libri
fici ragionò, dice niiUnin dcprchcndi ari' no alla storia e agli interessi qualunque
tiquioreni yictore Plsanello: per dar siano di Verona, avendole promesse al
saggio di sua celebrata bravura. Malici Comune colla lettera sopra la biblioteca
olire un bellissimo medaglione di
Gio- veronese, offrendo un ragionato catalo-
vanni Paleologo poi imperatore greco, go degli autori o di veronesi che scris-
che intervenne al concilio fiorentino. Po- sero su cose di Verona, aiutando d'un mo-
co dopo applicò a figtu-ar medaglie Mat- do singolare la bibliografia nazionale.
teo Pasti pittore e scultore, assai lodato. Alle opere riguardanti Verona qui ag-
e
2 36 VER V ER
giungerò. C. G. Pellegrini, Al popolo ve- nio Cesari, cenni di Giuseppe Manuzxi
ronese orazione. Verona 1800.J. F.Se- in questa quinta impressione novella-
giiieiio, Plantae l'^eroncnses, Veronae mente riveduti dall' autore ^Viverne 832. \
1 743- Osservazioni della Cometa del- Ivi e nel i858 di tale insigne scrittore si
l'anno 744 » ^ '''' ^'"^ Eclissi lanari,
1 pubblicò: Vocabolario della lingua ita-
falle inVeronadaGianpaolo Guglienzi liana già compilato dagli accademici
e da Gianfrancesco Seguier, con la po- della Crusca,ed ora nuovamente cor-
sizione geografica di della città, presso retto ed accresciuto dal cav. ab. Giiisep'
ììp.Calo^erdyRaccolladiOpiiscoli, I. 32, pe Manuizi. 2.* edizione riveduta e no-
\ì./^c)^.Gl»f.ep[)eVeu[imf Compendio del- tabilmente ampliata dal compilatore.hu
la storia sagra e profana diP'erona, ivi i." edizione il cav. Manuzzi parimente
1825. Prima di lasciare gl'illusUi vero- l'impresse in Firenze nel i833,con lau-
nesi, non voglio preterire di far menzio- to applauso che meritò l'altra. Elogio di
ne de'fralelli sacerdoti Pietro eGirolamo Antonio Cesari prete che fu dell' Ora-
]jallerini, autori e editori di tante dotte torio di P^eronajetlo nel serbatoio ci' Ar-
opere; di ricordare pure la recente pub- cadia, da Tommaso Azzecchi cappel'
blicazione, di cui dà contezza la Civiltà lano segreto di IV. S. Si aggiungono
Caltolica,ievie 4-', t. 1, p. 47^> Scritti due dissertazioni sulta lingua italiana,
inediti del p. d. Pietro Cassali chierico Roma i836. Delle opere di mg."^ Azzoc-
regolare teatino, pubblicati da Baldas- chi, lodato traduttore nitido, espressivo,
sare Bonconipagni ec, Roma 1807, sic- elegante di Cornelio Nipote, come giusta-
cooie celebre matematico e colto scritto- mente lo qualificò il cav. Manuzzi , nel-
re veronese , un principe
e per cura d' l'intilolargli la F/tó dell'illustre veronese
strenuo illustratore della storia delle ma- a cui fu alFettuosamenle carissimo ed a-
temaliclie in Italia; e per ultimo di mnto, e delle diverse edizioni, feci parole
dire alquante parole del celeberrimo p. nel voi. LXXXIX, p. 94. Col suo Elo-
Antonio Cesari filippino, luminare del- gio si propose mg."^ Azzocchi di forma-
l'italiane lettere e restitutore della classica re un ritratto di quell'uomo sommo, che
lingua voIgare,del quale d.Sclìlòr ancora, eglivede sempre cogli occhi della mente,
benché straniero, ne lamentò la perdita, mentre con quelli del corpo ne vagheggia
si fece sollecito di rendere dolcissimo uf- le sembianze nelle domestiche pareti, m
ficio alla sua memoria; rammentandolo Comincia a celebrarlo, con dichiarare la 'fl
quiil valente oratore cristiano, quali ope- tristezza e dolore dell' animo suo, per In
re lasciò, per copia di pensieri e per bon- perdita di sì eletto ingegno e suo dolcissi-
tà di dettato fioritissime e meritevoli di moamico, commosso esclamando. »» Dun-
esserconosciutealtresì fuori d'Italia. Tut- que tanta sapienza e virtù, dunque tante
ti gli animi italiani colti e gentili devono dotisingolarissime si racchiudono insieme
un
esser grati a' celebranti p. Cesari, la in un uomo, per aver fine in un punto ?
cui ricordanza sarà sempre fra essi cara e O nostra vita, che è sì bella in vista,
onorata fincliè appresso loro sia in pre- Coni' perde agevolmente in un mattino ,
gio (quell'idioma gentil, sonante e puro, Quel che in molt' anni a gran pena s'ac-
verso il quale viemmeglio fecero conosce- quista ! Antonio Cesari ,
quella torre
re e apprezzarne i meriti scgnalatissimi d'alto intelletto, onoie che fu dell'Italia,
dello scrittore veronese, diversi dotti am- ornamento del nostro secolo, lume della
miratori. Fra questi certamente primeg- Religione, splendor delle lettere, risloia-
giano chiarissimi, i pur benemeriti della tore e sostegno di nostra lingua, è stalo
lingun italiana , autori de'seguenti due a noi da morte inaspettata rapito. Dan-
libri. Della vita e delle opere di Anto- no» perdita e lagrimevole, per la quale
VER VER 2^37
non solo chi 'i conobbe si vede immerso alunni ospitavalo il Farini , aggravatosi
nel pianto, ma le lettere e le muse stesse il male, USCI di vita il i." ottobre 1828.
appariscono dolenlisf^ime e quasi in me- Fu quello un giorno di lutto per Raven-
stissima vedovanza rimase ". Non ostan- na, la quale, mentre si era fatta lieta d'ac-
te i encomiato e l'enco-
dissenzienti, 1' cogliere nelle sue mura l' egiegio chio-
miatore, con ammirabile costanza, col- satore di Dante, dovette all'incontro ri-
la voce e colle opere , sempre propu- ceverne le spoglie mortali fredde e mule.
gnarono virilmente l' arte del bene e A confortarsi di tanto dolore, fu t
."
d
leggiadramente parlare e scrivere, qua- Farini a promuovere in onore del gran-
li amatori focosissimi dello stile italia- de veronese l'erezione d'un monuinenlo,
no schietto e verecondo, e siccome in- e gli facevano eco volonterosi cittadini i
timamente persuasi, che dalia scelta più illustri, le autorità piìi eminenti, i
delle parole derivi l'eloquenza. Imperoc- magistrali, i professori, gli amatori dello
ché dice il facondo mg/ Àzzocchi. » La studio e del patrio decoro. In questo si
lingua italiana de' classici scrittori ado- depositava la salma del Cesari nella chie-
perata è per tal forma doviziosa di bei sa urbana di s. Romualdo di Classe, ove
modi, sem-
di natie grazie, di eleganza, di usano i collegiali alle pratiche religiose,
plicità e di schiettezza, che con maravi* dentro l'avello posto sotto la cupida, e
gliosa forza l'animo piglia di chi studio- ch'era in anticola tomba comune de'mo-
samente la coltiva, e del suo amoie mi- naci camaldolesi, che negli alligni chio-
rabìlmente accende chi si fa alcun poco stri stanziavano. Se il progetto ilei mo-
a vagheggiarla. Conciossiachè là e non numento illanguidì per le vicende poli-
altrove si trova chiarezza, colore, nerbo, tiche del 1 83 1-32, non andava però
vivacità, nitidezza, sapore, proprietà, ef- spento del tutto, perchè fu ordinalo al-
ficacia di parlar vivo ed espressivo. .... l' egregio scultore ravennate Gaetano
Nelle opere di lettere il piti bello si di- Monti il biislo in marmo del Cesari, ese-
mora ne' pensanìenti e nella favella ". 11 guilo fedelmente e con bel magistero, e
p. Cesari, recatosi nel 1828 in Ravenna lu pure commessa al valentissimo Schias-
a visitare suo preclaro amico mg. "^Pel-
il si, l'emulo felice del Morcelli, un'iscrizio-
legrino Farini di Russi, amena terra del ne ad elogio di lui. Partito il Farini da
Ravennate che tanto sentì amore pei
( R.aveima, per reggere la dotta università
classici italiani e per le lettere , in che di Bologna, e sopravvenute altre politi-
tutto s'immerse, non che per Dante e per che vicende, così non fu più pensato al
la pura italica favella, chiarezza, pro- monumento , né a scolpire la lapide al
prietà e grazia del dire, come apparisce restauratore delle grazie italiane; fu sib-
dalle sue opere registrate con bella bio- bene riposta la memorata eHìgie di lui,
grafìa del eh. G. F. Rambelli neW Àlbum ricavata dalla sua maschera, in una del-
di Roma, t. 16, p. 233, colla quale de- l'aule dell'accademia di belle arti di Ua-
plorò pure tramonto di que' valentissi-
il venna a figurare con altri personaggi
mi che operarono alla restaurazione delle benemeriti della città e provincia. Era
buone lettere, e a tornare gli studi di es- riservato allo splendido ingegno dimg."^
se e della lingua alle pure sorgenti dei Stefano Rossi di s. Reno, delegalo apo-
classici i soli veri maestri e padri di color stolico di Ravenna (poi consultore di sla-
che sanno) , rettore di quel collegio e to per le finanze, rapito immaturo al de-
uno de' pili eleganti scrittori italiani del coro della romana prelatura e all'orna-
nostro secolo, sorpreso da subito malo- menlodellebelle letlereilaliane nel 857) 1
celebrai a'ioro luoglii, tenero piìi che al- gura entromessa grande urna, è ador-
la
tri mai della fama di tanto maestro, ven- nata d'una larga fascia di caristìo o ci-
ne nella deliberazione di elevar egli a sue pollino tinto in sanguigno rosato , mar-
spese sulle ceneri di quei l'esemplare sa- mo antico bellissimo, onde fu arricchita
cerdote, quanto pio e dabbene, tanto Ravenna sottu Teodorico e sotto Giu-
scienziato e letterato, un monumento che stiniano I e il basamento principale è
:
additasse con qualche decoro il luogo ove di marmo lunense a macchie cenerogno-
riposano que'resti onorandi e preziosi. C le, meraviglioso a modo che sembra uno
poiché si conveniva primamente toglierli de' più vaghi alabastri orientali. A lo-
da un avello comune, annuente il magi* dar poi degnamente il patrono della pu-
strato municipale e l'arcivescovo cardi- ra lingua italiana , nig."^ Rossi pregò il
nal Falconieri, a'27 maggio i853 venne suo degno amico d. Celestino Cavedoni
estratto il feretro del p. Cesari dalla se- aHìnchè dettasse 1' epigrafe da incidersi
poltura ile'monaci, ove giaceva da 5 lu- sotto Teflìgie del defunto, a grandi carat-
stri. Volle allora l'illustre prelato Rossi teri messi a oro: né potevasi all' enco-
che quelle venerande ossa coperte della miato, scegliere migliore e più morcellia-
s. tonaca de'figli di s. Filippo Meri, fosse- no lodatore. 11 monumento fu discoper-
ro legalmente riconosciute, e recitate le to a'aS giugno. Non è a dirsi quanta
preci, e ribeiiedettele coiracquasauta,ac- folla corresse ne'giorni seguenti a veder-
compagnolle al nuovo apposito e ben mu- lo, e a fissarsi nella testa ammirabile del-
rato avello, con pergamena entro tubo l'astro veronese, che tutta spira pietà ,
Ti ravennate, da lui lavoralo sotto il suo satoree ritrovatole delle bellezze dell'Al-
maestro valentissimo Duprez. Il gran me- lighiero; a quell'Antonio Cesari da Ve-
daglione che campeggia nell'alto, e che rona, che fece rivivere a'noslri dì nel bel
porla il ritratto a rilievo del p. Cesari ,
paese la casta favella a cui Dante fu pa-
non può lodarsi abbastanza, sia per la so- dre. Avventurala Ravenna, che vegli le
miglianza iconica, sia per la maestria del ceneri (gloria che doveva spettare a Ve-
taglio, per la morbidezza delle carni, pev rona) de' due padri immortali di nostra
b fioezza e partilo de' ca]jelli> olliecLè dolce lingua ove il S^i suona"! Tuulu e
VER VER 23(J
meglio si può leggere , in uno all'epi- fiorirono, ma non è certo neppur secon-
grafe e air isci'iziuue posta nel tubo, nel- da a niuna per copia e fuma di cittadi*
l'Album di Roma,l. 20, p. 197, in cui ni illustratori de' suoi molteplici e singo-
si vede il disegno del monumento de- lari pregi : tale si rese l'autore della rac-
Già da alcuni lustri nel romauo
scritto. colta di notizieche riguardano princi*
Campidoglio e nella sua Protomoteca era palmente le famiglie uubdi di Verona ,
slato concesso al p. Cesari il segnalalo che per più secoli si governò all'arislo-
onore dell'erma marmorea, scolpita dal cratica sotto la sapientissima signoria ve-
commendatore Giuseppe de Fabris, sic- neta, e perciò benemerito ancora di quan-
come uno de'primi restauratori dell' an- tisono in Italia e fuori di essa studiosi
tica eloquenza italiana, e quale scrittore amatori delle memorie italiane. Nella 1/
elegante e sapiente del XIX secolo; anzi dell'encomiale opere è l'elenco de' nomi
rUluslralore della Descrizione del Cam- d'illustri veronesi che furono ascritti. al
pidoglio , ove è r erma in incisione, di- nobile consìglio della città dal i4°9 ^1
chiara che Cesari' fece rivivere la bella 1797, distribuiti per famiglie. Più una
eloquenza italiana, ed a lui doversi il ri- serie di notizie inlorno a molte famiglie
sorgimento dell'italica favella, decaduta nobili o no, ma tutte onorevoli per Ve-
in bassissimo stalo, e quasi non più ri- rona. Seguono cataloghi de'nomi di pa-
Di che riparlai nel voi. XCI,
conoscibile. recchie case antiche e d'alcune anco no-
p. 4o'> dicendo pure degli alivi veneti bili non iscritte al nobii consiglio; quelli
che meritarono busti ed erme nella Pro- di altre onorevoli famiglie veronesi fio-
zione ed un elenco di varie delle sue pas- l'ordine gerosolimitano. Dimostra poi,
sale magistrature, ed altre memorie ri- che il ceto nobile è principale e utilissi-
tua schiera di uomini illustri che iu lei sangue governarsi io guisa da meri-
24o VER VER
tare la nobiltà, se non avesserlu eredi- marzo i856, che il cimiterio veronese,
tata. uno de' migliori del Lotnbardo-Venelu,
llciraiterio pubblico è heliìsiiìnto e no- avea fallo di recente un nuovo acquieto.
bilissimo. Scriveva nel 1840 l'annalista Vi furono collocate sul frontone del pro-
delle Provincie venete cav. Mulinelli, in nao 3 grandi statue colossali rappresen-
esse distinguersi Verona nel sepolcreto tanti la Fede, la Speranza e la Carità.
eretto da pochi anni, vasto, magnifico e Sorge la Fede nel mezzo appoggiandosi
bene ordinato, da formar elogio all'au- alla Croce e chinando riverente lo sguar-
tor suo, architetto Giuseppe Barbieri ; do; da un lato e tlall'altio le si aggrup-
sepolcreto il cjuale, colla semplicità del- pano sedute a'piedi la Speranza e la Ca-
l' invenzione combina il bello e il solido, rità, con simbolismo purissimo, rallìgu-
in cui hanno separati siti per le ceneri rate in quegli atti in cui sono rappresen-
degli adulti e de' fanciulli, edicole per tale nella morale cattolica. Sono esse pre-
quelle de' cittadini illustri, catacombe, gevole lavoro di Grazioso Pazzi scultore
ossario , e tempio sì per la grandiosità ,
di abilità, e meritano lode così l'artista,
come per l'acconcezza d'ogni parte e come l'operosità della congregazione mu-
dello mollo decoroso e cospicuo. Ap-
stile nicipale, che accelera il compimento dim
prendo dal Giornale di Roma del 1 852, niagnilico cimiterio, quale sorgerà frail
a p.882, che a* 12 settembre nel dello non molti anni ad attestare l'in-
fluito
tempio si celebrò una di vota funzione. La telligente pietà de' veronesi, imperocché
ctiiesa ed il cimiterio furono già dal mu* colle largizioni falle a prò delle spoglie
uicipio aflldati a'minori osservanti rifor- de' loro cari va costruendosi il religioso
mati, i quali v'innalzarono presso le mu- e severo sepolcreto. In que* giorni venne
ra un convento. Deliberato dalla religio- istituita una commissione per la fonda-
sa comunità di trasferire in Verona il rione d'una casa di maternità pe'bao»bi-
noviziato della provincia veneta, in tal ni lattanti , carila iniziativa che in una
giorno se ne fece l'apertura. Nella mes- Verona non avrà mancato d'esser secon-
sa celebrala dal p. provinciale fr. Beu" dala dal voto e dall' elargizioni de'cilla-
venuto da Bergamo furono vestili del ,
dini, vedendo in questo modo sorgere un
sagroabilo6 novìzi, a'ijuali tenne il pro- altro pio stabilimento ad accrescere i ti-
pare più a delta epoca, per quanto dovrò Clizia veronese, ed altre antiche poesie
dire ). La cappellella cos'i chiamata, se- col corredo d' illustrazioni sloriche e
condo una tradizione volgare ma erronea bibliografiche per cura di Alessandro
(propusìzione che reiìterà confutata dalla Torri, e con 6 tavole in rame. Per essere
seguente digressione, quanto agli avanzi il conte Trissino, di autorevole opinione,
del sepolcro), prenderebbe il suo nonie persuaso della verità del fatto, volle il d."^
dalla famiglia de'Capuleli. La memoria Torri dedicargli le 3 lettere del suo esi-
di Romeo e di Giulietta è stata ridestala mio amico e concittadino d.' Scolari » che
in Italia dagl'inglesi, che fanno luro vi i con tanto valore ha combattuto a soste-
viaggi ; il con)punicuento di Shakspeare nere la medesimo, sta-
veracità del fallo
l'ha resa popolare. Il Dante ed il tragi- bilendone morale certezza con ragio-
la
lustre e antenato Luigi da Porto, sia ri- stessoimmortale Aifìeri erasi già dato a
guardo alle principali edizioni che ne fu- comporne una tragedia, che può credersi
rono fatte, per cui il Torri eccitalo dal avrebbe contrastalo a tulli la palma, se
conte a ripubblicar la Novella con mi- quell'anima troppo iucontentabile,ed ec-
glior lezione, l'eseguì nello stesso i83i cessivamente severo con sé, non avesse
co'tipi de' Nislri di Pisa: Giulietta e Ro- dislrullo il i.° abbozzo del suo lavoro,
VOL ICIV. i6
a42 VER VER
e privalo d'un uuovo Mggio del-
l'Italia connazionali non .si sgomen*
fieri, olfii
l'alio suu iiumngìnare e sentire. Ed è tarono di porre sul teatro lo sle>so av-
probabile die, nella profonda sua scienza venimento con successo più o nien feli-
dell'indole e de'costumi nazionali, avreb- ce ed oltre al bresciano Scevola ed al
;
della Novella del Da Porlo, nelle dotte sulle scene di Napoli fin dal 1817; il
osservazioni di cui 1'
ha corredala. Ma nominato prof. Leoni, e la livornese An-
ciò nulla toglie al pregio eminente di quel gelica Palli poetessa di merito, tentarono
dramma, del quale in brevi anni si vide- egualmente r arringo drammatico (mi
ro àue stimabili versioni in nostra lin- piace di ricordare / Capuleti ed i Mon-
:
gua, una del prof. Michele Leoni di Par- ttcchi, tragedia lirica in tre parli da
ma, l'altra del prof Gaetano Barbieri di rappresentani nel nobile teatro di A-
Modena, delle quali il d.'^Torri fece cen- pollo nel Carnevale dell' anno iS33.
no in pili d'un luogo nelle sue illustra- Parole di Felice Romani, musica di Fili'
zioni alla Novella stessa. Ed avendo eyli cenzo Bellini, Roma 833). La i." let- 1
letto inun Saggio sulla storia dell'ila- tera del cav. Scolari, scritta all' eruditis-
liana lellvratura de primi xxr anni del simo Bartolomeo Gamba di
e illustre
secolo XJX^a più riguardi conimi^ide- Venezia, porta data di Verona 20 di-
la
vole , che il marchese Scipione MafTei cembre 1823. Comincia con dire. L'av-
tradusse in prosa italiana la ricord.ila venimeiilo compassionevole di Giulietta e
tragedia di Shakspeari', gli venne dubbio Piomeo è sillattamente conosciuto in Ita-
che r anonimo autore del Saggio fosse lia e fuori, che giungendo in Verona li
stato da non esatte informazioni tratto in fuiestìeri ne indagano con tanta solleci-
errore; non facendosene cenno nelTelo- tudine da poter alTermare, che il mode-
gio diligentissimo che di lui scrisse il sto sepolcro delle loro sventure non è ri-
cav. Ippolito Pindemoute ( illustre ve- verito meno de' monumenti superbi del-
ronese ed uno de' poeti più amabili e la romana grandezzajanzi al pari di quc
più celebri che l' Italia produsse nel se- sii bisognò guarentirlo, per serbarlo ab
colo XVIII, il quale consagrò l'inteia l'aflello de'posteri, a' quali lo si rapiva
sua vita al culto delle muse. Una dolce da'uiolti che, slaccandone le particelle, a-
malinconia era la caratteristica partico- mavano legarle in oro e formarne anelli
lare del suo talento, come del suo tem- amorosi. Però non son pochi coloro quali i
peramento. Ha celebrato nelle sue poesie credono, che questa generale e perenne
campagna, dove vivea di
le delizie della tenerezza verso quegl'infelici amanti d»b-
frequente, dividendo il tempo fi a'piaceri basi tenere assai più nutrita dal prestigio
dello studio e quelli che gli oH'riva un'e- de' roman/i, e dalle opere di poesia e di
letta società. Si conoscono C) sue opei e, piltura, che non dalla certezza d'un ca-
compresi i volgarizzamenti, deirO^//,y.y<'n so, il quale avrebbe dovuto a[)[)artenere'
in ì<ipecie, in alcuni dei quali apparisce alla storia. Il perchè, o constiltino gli an-
l'inclinazione stessa del suo amico Salu- nuii, o ne cerchino le reliquie, o ne legga-
moue Ge«tnei' di Zurigo, che nel genere no le novelle, essi Don vi trovano che com-
pastorale fu collocato nel i." grado tra* plicazioni inesplicabili, e per essi tutto a-
iiioderni,ed anch'egli malinconico per na- iula la tenera fiducia, che nasce in ciioi'(7
tura), della cui morte (avvenuta nel i S^-tS) di ognuno alla visita di cpit-lla tomba,
è fresco lulturo il coniuti lutto. Dopo l'Ai- che i lìei'i caai diGiulicltu e dillomeo sic-
,
V EK VER 3-45
la subita inclìnazionedel c\ìovt[ Amor che la strada di Castel Vecchio; Romeo nel-
a gentil cor ratto s'apprende). Finisce la la mischia fa il possibile per pur cessarla
festa ; ma qual contrasto e sorpresa do- ma, che serve? Tebaldo de' Cappelletti
persona dotta ed esperta, il quale udiva quali nulla sapevano del maritaggio ) le
le confessioni e regolava gli affari di tut- proposero un partito nobilissimo di ma-
ti. Romeo corre a lui, gli manifesta ogni trimonio. Avvisatone con calde lagrime
Lorenzo non solo l'accoglie e'I
cosa, e fra dalla povera Giulia, che fjjrà mai fra Lo-
conforta, ma si propone anzi con pensie- renzo? Angustiato egli medesimo, tor*
ro lodevolissimo ed evidente di cogliere mentalo da Romeo ad ogni tratto, pau-
l'opportunità per acquistarsi approva- roso di più gravi muli seGiuliella senza
zione universale, e far bene a tutta Ve- addur buone cause non si presta al vo-
rona, rappacificando per via di tal ma- lere paterno; tra il pensare alla fu-
trimonio le due discordi e turbolenti ga di lei, ch'era il più espediente a torla
famiglie. Fermatosi in questo, fra Loren- d'imbarazzo, e dover provvedere onde
il
7.0 vede che sarebbe stato più facile il far potesse poi unirsi a Romeo senza nuovi
sì, che genitori d'ambe le parti si aves-
i timori , fra Lorenzo abbraccia un suo
sero a contentare del matrimonio fatto, pensiero di farla passare per morta , di
di quello che del matrimonio da farsi; ed ricovrarla per questo modo in convento,
ecco ragionevole e savia la sua delibe- di vestirla quindi da frate, e di mandar-
razione di unirli tostamente, chiaman- la poi a Mantova al suo Romeo, da dove
doli al suo confessionale uno per parte, poscia con esso lui, e sempre con l'aiuto
e benedicendo la loro promessa, alla di fra Lorenzo, avrebbe potutoaudarsene
I
VER VER a45
già dimenticata in parte di tutta ior sicu* senza di Pietro, quella tragica morte, la
rezza. Cuntenta Giulietta del fatto suo, quale doveva dar finalmente termine al-
riceve in chiesa da fra Lorenzo la polve- l'angosciosa vita diambidue. Ignaro di
re soporifera : presa questa, il suo sonno tutto questo, fra Lorenzo esce dal con-
sì prolunga oltre il solito; si tenta sve- vento, accompagnato, in sul far del gior-
gliarla, ma indarno; ècliiamato allacasa no per cavar fuori Giulietta; e qual egli
fra Lorenzo, al quale confefsavasi anche sìa rimaso all'intendere la fiera ventura,
ta, e gli affanni suoi nel dover lasciarla. 66, e lunga al di fuori metri 2 e centi-
Che farà dunque questo uomo fedele, il metri 26. Al di dietro vi si osserva sca-
quale non ne sa più di che sente così, e vato un basso capezzale con iucavamen*
morta Giulietta? Tutto dolente pel suo to per collocarvi la testa d'una sola per-
caro padrone, egli non sa fare di più che sona. Li due buchi poi (dicesi fatti per
correre a Mantova per dargliene il tristo gli opportuni respiri di Giulietta, onde il
annunzio, ed assisterlo. Fra Lorenzo, per meno dell' aria non avesse potuto soffo-
l'altra parte, non ha sì tosto Giulietta in tempo che doveva restar nella
carla, nel
convento, che per uno de'suoi gli manda tomba), uno vicino al luogo del capo nella
una lettera in cui l'avvisa di tulio. Ecco parete sinistra, e l'altro nella parete vi-
il terribile contrattempo. Pietro, il fede- cina a'piedi, sì vedono fatti a traverso la
lissimo Pietro, arriva il primo; e R.o- pietra senza diligenza veruna , e quasi
meo, che non può già dubitare,e che or- all'iufretta. Il Dalla Cortescrive^che que-
mai di se più non cura, determina (che sl'arca (la quale adesso è già posta sotto
altro non gli rimane) di almeno correre la tutela municipale) egli la vide servire
disperato sulla tomba della perduta con- per lavello al pozzo delle Franceschine,
sorte , dove con un veleno ha risoluto e non ha molt'anni che tuttavia si adope-
di dar tine alla dolorosa sua vita. E così rava al medesimo uso. Raccolta in que-
accade. Romeo arriva di notte tempo ; sti termini, soggiunge il cav. Scolari , la
non pensa più a fra Lorenzo, dal quale dolentissima istoria , confessa di avei'
anzi si crede abbandonato o tradito va ; supplito, o, per dir vero , spiegato alcuu
difilato al cimitero, che restava fuori del- poco il Dalla Corte, per quello appartie-
la città, e fatto alzare dal suo Pietro il ne allo sviluppo di questa vera tragedia;
coperchio della tomba, vedere Giulietta, prevalendosi delle circostanze ragionevo-
e prender il veleno, e gitlarvisi dentro è liche trovò negli altri due, quasi con-
luti' uno. Ma che? mentre il veleno stra- temporanei scrittori , De Porto e Baa-
zia le viscere di Romeo, Giulietta scuo- dello, rigettando i soliloqui di Giulietta,
lesi dall'assopimento, ed accortasi dì aver che s'incontrano nelle Novelle, ed altre
n lato Romeo, è là che compiesi, alla pre- particolarità la verosimili e vere fantasie
a46 VER V ER
esagerate, proprie de' novellieri, sempre uè sulla loro tomba ! Finisce con escla-
premurosi del meraviglioso. Termina la mare: L'arte critica arriva al massimo
lettera con propugnare il discusso argo- de'suoi trionfi allorquando giunge a di-
fnento,anchein ordineal riferitodalBian- fendere la giustizia anche al di là del se-
rnlini, nelle sue diligenti memorie sulle polcro, ed a trarre in Incela verità an-
chiese veronesi. La 2.' lettera del cav. che a traverso la più fittanebbia o delle
3r.olari è scritta da Padova il i.° gennaio passioni umane o del tempo. A me non
1 826, all'erudili^imo e illustre ab. For- è lecito dir di più, dovendo pur far pa-
tunato Federici in Padova, e versa e- role della 3." lettera, ed anche della 4'*
^ualmente sulle pietose avventure di ed ultima. Scrisse la 3."lettera il cav. Sco-
Pioineo e Giulietta. Dopo aver dichia- lari da Belluno a'i5 giugno i83o, nuo-
ralo che le opposizioni e le persecu- vamente all'encomiato Gamba a Vene-
zioni in ogni tempo fecero sempre più zia. Con essa inlese virilmente a risponde-
risplendere la verità, si lagna di quel- re alla lettera stampata nel 1829 in Pa-
li che osarono domandargli dopo 5 secoli dova dal prof, di quell'università il dotto
le prove legali, negando fede al gran Maf- Giuseppe Todeschini, e nientemeno chea
fei, che nel Dalla Corte riconobbe la 22 capidi opposizioni. A tutte quante l'au-
cognizione e l'esame accurato delle cro- tore risponde concisamente con forza di
nache patrie (come quello che scrisse ai raziocinio e testimonianze storiche,ed an-
provveditori di Verona, di aver compi- che con nuovi argomenti e meglio svilup-
lato la storia per giovare i suoi concitta- pando i precedenti, a difesa di sue asser-
dini,con diligenza avendo frugato nelle zioni. Strinse e concluse il suo direj esser
cronache e nelle scritture antiche, ed al tempo di terminarla, per ammettere la ve-
quale corrispondono tanto esattamente i rità verissima della tragica morte di Giu-
hioghi della Divina Commedia), e dis- lietta e Piumeo, e desistere dalla pazzia
sero la sua I." lettera una menzogna, ed di pretendere le prove legali. Quindi
lino sforzo di erudizione ingegnosa. Egli sentenzia: Chi avesse per il capo (|uesta
però scese in arena colla storia, l'erudizio- fantasia, tralasci subito di credere a tut-
ne e la logica a ribattere gli argomenti de- te le meraviglie della storia greca e ro-
gli oppositori, fra'quali l'ab. Venturi nel mana. Basti in vece, a chi usar voglia di
moderno Compendio della Storia di / >» umana ragione, la forza e l'evidenza delie
rona, e s'accinse a confutare uno ad prove morali. » Queste si raccolgono
'uno capi d'accusa, per comprovare la
i tutte nel caso di Giulietta e Romeo. Tale
nioralecerlez^a della verità del fatto, che èia mia professione di fede... e tengo fida-
ilDandello dichiarò degno d'esser con- tamente, che la verità delle mie proposi-
servato all'età più remote, nella sua No zioni, senza imbarazzo di sorte alcuna,
velia, intitolandola al gran Fracastoro, ha né crollò punto, malgrado
resistito,
Bembo mandò la sua. Né ommise ra- spettabili, quali sono in fitti l'ab. Ven-
gionare sul cognome e famiglia Montec- turi e il prof Todeschini ". Seguono nel
e perchè non da credere a quello de'sven- lietta e Uf)meo), Poemetto del prof. Ce->
I
VER V ER 247
dell'alio 2.° euna parie dell'alto 5."
Ter' li ab. Venturi defunto ed il prof. To-
ze rime del prof. Francesco Villardi di deschini;ma non per questo abbando-
yeronaj s'invitano veronesi ad innal-
i nò Dalla Corte, e sé stesso, all'impe-
zare a Giidietta un monumento degno to di sì valenti avversari. Farne pro-
della sua fama. Giuliellae Romeo tra- va le sue 3 lettere critiche, quali si tro-
gedia inedita di Angelica Palli di Li- vano unite insieme, con tutte l'erudizioni
vorno ^ l'atto 5." Del Camposanto di spettanti al fatto di Giulietta e Romeo
Brescia, Poemetto di Cesare Arici; versi i nell'edizionedel d. 'Torri. Essersi in quel-
i 15 a II 4o. Fersi di Tommaso Gar- le fermato per incidenza sopra due luo* i
la sua non ancor terminata Novella di ferno, e v. 06 del canto VI del Purgato-
1
Giulietta e Romeo. Dell'Epistola di Pier rio. Passato un 4° «J' secolo senza ulte-
Alessandro Paravia ad Adelaide Me- riori contraddizioni , e dopo avere il
ncgìvni^nelle sue nozze con Jacopo Cre- francese barone di Guénifey nel i836
scinij versi 63 a i^6. Il PAlegrino
i tradotto le sue lettere sulla lagrimala
dell' Adige in Terra Santa, Poemetto morte de'due nobili amanti, accaduta in
di Teresa Albarelli Vordoni ; o rac- Verona a tempo del signore di essa Bar*
conto della storia degl'infelici due aman- tolomeo dalla Scala, il prof. Todeschini
ti, padre di Giulietta pellegri-
fatto dal a' 29 maggio 1837 aver pensato di pub-
nante inTerra Saula. Ora, sebbene ilcav. blicare una 2." lettera, colla quale tornò
Scolari avesse comincialo e terminatola in campo per eliminare ogni nerbo criti-
sua 3.'' con ripetere il verso Dan-
lettera, co dalle lettere critiche, e mandar quin-
tesco :non rispondo, e questo so per
Piìt di tutti i casi di Giulietta e R.omeo qìial
prova j nondimeno nella Gazzetta nfjl- fumo in aere ed in acqua la schiuma.
ziale di Venezia de' 2 7 novembre 85^ 1 La lettera del prof. Todeschini si legge
trovò opportuno di pubblicare, riprodot- colla sua precedente in appendice al li-
ta a parte co' tipi della medesima, la sua bro stampato or ora dal Le Mounier,
Lettera all'illustre e nobile cav. Fortu- intitolato: Lettere storiche di Luigi da
nato Lanci di Ro ma j come a rpiL'llocui Porto dall' anno 1^09 al i528, ri-
si deve uno de' piìi distinti seggi fra'cri- dotte a castigata lezione e corredate
liei e sagaci espositori della Divina Com- di note per cura di Bartolomeo Bres*
media, cui appunto si rivolse per T in- san, aggiuntavi la novella di Giulietta e
telligenza di due luoghi del poema sa- Romeo dello stesso autore, e due lettere
gro , del Signor dell' altissimo canto, critiche del prof. Giuseppe Todeschini.
pregandolo a prender notizia della cau- Pertanto, in onta alla meuiorata dichia-
ia che II riguarda, e dopo fatta piena co- razione, intende il cav. Seo'aii porre al
gnizione di tutte le relative scritture, e- sicuro da capo le sussistenze della tesi da
«teroargli la sua riputala sentenza. Indi lui coslatiteraente mant-euuta nelle sue 3
racconta, che Dalla Corte, principale tra lettere, non solo colla forza degl'incrol-
gli storici della sempre ammiranda Vero- labili argfjmenti addotti e difesi per ben
na, celebre pure per la pienissima fede da due volle, né mai distrutti, e con pregare
lui riferita alla verità e sussistenza ilei fat- ilch.Cftv. Lanci a decidere, se non siano,
to, ed a' casi tanto famosi di Giulietta e qiidl egli le reputa, del tutto giuste ededi-
Romeo, fu da lui mantene-
difeso nel caci a ripulsare il nuovo attacco le bre-
te ia verità del fatto, in che ebbe a fau- vissime osservazioni che sulle stesse pa-
tori riputatissìmi uomini nazionali ed iole dell'ilhislre editore del Todeschini
esteri. Ma si presentarono, gli pare, sig.' Bressan,assoggetta alla sua rettitudi-
contraddittori lermissiaiì, i rispeltabi- ne. Riconosce, che l'amicizia del valcuta
248 VER VER
editore versoi! rispellabile opponénte po- tramine, ed ogni altra sorte di ripari ot-
tè mostrarsi inclinata ad accordargli Iti timamente intesi e fabbricali : ricorda
palma ; ma protesta, che prima di pro- col suo aspetto la sua antichità. L'origi-
clamare ^ev confutale le sue 3 lettere, la ne si fa risalire a'tempi di Papirio Car-
lavasi pronto a discutere e chiarire con i cimbri,! rugii e gli altri barbari che per
tazione recata in campo dal prof. Tode- ciato a discendere in Italia, e si fecero a
schini, ogni qual volta il Le Mounier, costruire in quelle deliziose regioni dei
altro tipografo, sia pronto a pubblicar- gagliardi castelli. Di sua strategica posi-
la, con tutti i documenti relativi, e come zione e vetusta celebrità se ne ha testi-
conviene alla conipìuta istruzione di qiie monianza nella guerra civile di Vitellio
sto critico e letterario processo. » INel e di Vespasiano ,
perchè ne' primi moti
quale, scrive il cav. Scolali, se il valo- consultando inPadova , Primo e Vero
roso mio oppositore si couìpiace cuns- ed altri vespasiani dove fosse da far piaz-
batlere la verità de' casi dì Giulietta e za d'armi, fu stabilito di farla io Leo-
Bomeo per ciò solo, che dalla storia u- niaciim, sulla destra riva dell'Adige, sia
niana possa esser tolto il laccontu di una perchè le sue campagne come piane e
disgrazia di più; io spero di servir meglio aperte, erano opportunissime alla caval-
ul^a causa della verità, mantenendo i cn- fiume e per
leria, sia pel passo del la co-
1 atteri della certezza ad un fatto, che da 5 municazione che apriva lungo le linee
secoli ha legato a'casi de'due infelicissimi del Po, del Mantovano e della Lombar-
amanti il sentimento e l'alletto de' poste- dia, un luogo si riputava di somma si-
ri, e schiuse alla poesia, all'eloquenza ed curezza e militare importanza. Pati ro-
all'arti belle campo estesissimo a luminosi vine la piazza nell'invasioni de' goti, dei
trionfi". Passiamo ad altro. — Il territo- vandali, de'Iongobardi e dell'altre barba-
rio veronese, nelle cose notabili, fu pure riche orde che pel Tirolo si avviavano
egregiamente descritto dal Mafi'ei. Lo dice in Italia. Rodolfo Borgogna
II re della
esleso in lunghezza yo miglia e non me- Transjurana nel 924, e l'imperatore Fe-
no di 40 in larghezza, distinguendosi la derico 1 nel secolo XII la ridussero in
popolazione a suo tempo in 820 comu- cenere; ma più volte smantellata, per
nità. Ha in se due insigni fortezze, Le- opera de'veronesi tornò sempre a risor-
gnago suir Adige, e Peschiera alla fo- gere. Però non cessò di es[)eriinentare le
ce del lago di Garda da cui procede il sorli comuni colle altre fortezze e città
Mincio. Avendo parlato dell' ultima, di- italiane, e di andar soggetta specialmente
rò della prima Legnago alcune parole. nella lunga, terribile e desolatrice lotta
Lemniacwn o Leoniaciun è 8 leghe di- de' guelfi e ghibellini a molti politici ri-
stante da Verona nella parte della pia- volgimenti, costretta a piegare il collo a
nura verso il mezzodì, porzione della vari stranieri dominatori ed a' tiranni.
quale è separata dalla città di cui fa par- Passata in dominio della repubblica di
te, per mezzo dell' Adige, sulla sponda si- Venezia, conosciutasi in seguito da que-
nistra del quale è situata, e che vi si va- sta l'inferiorità dell'antico sistema di for-
lica sopra un ponte di legno, denomina- tificazioni, a fronte del nuovo metodo di
la da quel lato anche Porlo- Legnago. E espugnazione tanto superiore ali antico,
Legnago cinta di forti mura, di alti ba- nella sua solei te previdenza non indugiò a
luardi, di duppii fifinchi, di fosse, di con- forlificiire anco Legnago gagliardemea-
M
VER VER 249
f«, roll' opera e il genio di Sanmichieli Rovere di Velo si traeva sai di miniera.
dal i535 al 154*2. Questi, olire la for- Nelle montagne che separano il Verone-
Ie7ta, v'innalzò due bellissime porle. 1 se dal Tu-olo, trovansi minieredi carbon
francesi dopo 3 giorni d'investimento la fossile. Vi sono terre da colori, e per tut-
presero per la piiina volta a' i3 set- ta Emopa pittori si servono delia terra
i
tembre 1796. (jiiiiuli la restaurarono, veronese, ch'è un verde. Molti sassi nel-
ed altrettanto fecero gli austriaci con di- la campagna grande contengono parti-
verse opere formidabili, che vado a de- celle di rame e striscette metalliche. La
La fortezza si presenta a gui-
scrivere. natura però se in metalli fu avara al pae-
sa un esagono posto mezzo di qua
(li se, mollo prodiga è di marmi e di pietre
e mezzo di là dai fiume avente in quel da opera. Il più scelto e ben carico gial-
sito le ripe arginate e profonde.' Porto- lo di Torri, non pare inferiore al giallo
Legnago, situato comedissi sulla sinistra, antico. Il mischio di Brentonico è vago,
ha due tanaglie e due mezze lune con rarone'coloii, bizzarro negli accidenti. E
cortinealqiianlo brevi, raa bellissime, che pur stimabile il rosso di s. Ambrogio, su-
per la loro costruzione res'an sempre in- perato però di molto da'tnarmi di varie
lolle contro i colpi a rimbalzo. I suoi ba- macchie che ne'monti della Chiesa nuo-
stioni poi sono assai robusti, solidi e dì va, nelle parti di Velo, di Lugo e in più
buon materiale; i lati, i merli, le torri e altri luoghi potrebbero scavarsi, d'alquan-
tolti gli altri propugnacoli che guernisco- ti de' quali sarebbero le cave perpetue.
no il corpo di questa piazza sono anch'es- Ci sono mischi vaghissimi, a Velo un ne-
si tuagnilìci e stupendi lavori. Essa tie- ro con istrisce bianche; un rosso vivo eoa
ne suoi ripari quasi tutti terrapienali;
i macchie rare e grandi, pezzati graziosa-
ed incetti, o sia stanze per le guardie, sa- mente da più colori, che ricevono lucido
racinesche e altre difese si vedono con pulimento: ma tra gli altri di mirabile
julee nobiltà somma innalza te.Non man- bellezza è l'occhio di pernice, che trova-
ca a questa cittadella i\ue piccoli fortini si ne'monti di Lugo, di colore per lo più
staccati quadrilateri, ed un ridotto di si- bigio, composto di minuti rigiramenti,so-
curezza che comunica sotterraneamente miglianti talvolta a occhi d'uccelli. Poco
colla piazza, armato di feritoie, coperto a lungi dal distretto di Verona, su quello
prova di bombe e inleramente nascosto di Roveredo, è il marmo di Vallarsa, che
al nemico da' terrapieni delle faccie del- dee computarsi tra lebreccie, ed ha pez-
le opere unitamente a un rango di pa- zi trasparenti come agata. Pietre da ope-
lizzate raddoppiate. E tulle queste, ed al- ra si hanno in molli luoghi, e di qualità
tre simili addizioni, e tutti que'forti e for- diverse, le migliori assai lodate dallo Sca*
midabili lavori, e vari altri grandi e mol- mozzi. Di tufo o pietra tenera si è taglia-
teplici restauri, furono fatti dopo il 1 8 5
1 lo multe volte gran copia fin dentro la
nelladominazione austriaca. Il territorio città. Mollo frequenti nelle parti monta-
veronese è mirabilmente vario nell'aspet- ne s'incontrano gì' impielrinienli ed i te-
to de'paesi e nella qualità de'terreui, per- stacei marini; alle volle appaiono i pesci
chè contiene montagne, colli, valli, pia- quasi interi. Inoltre il Veronese sommi-
ni alti , sassosi e seminati di collinette, nistra pietre focaie, terra da vasaio e da
pianure basse ampissime e di buon fon- tegole, e del gesso di perfetta qualità. De'
do, lago, fiume reale,' fiumioelli non po- semplici (li Monte Riddo già parlai. An-
chi, sorgenti molle, e gran tratto paludo- cor più che d'erbe, fu già ricchissimo d'al-
so. Miniere non ci si hanno scoperte, ben- beri il Veronese: Malfei deplora la cessa-
ché ne'monti de'Lissini indizi di minie- ta industria di legnami da costruzione,
re d^oio siansi osservali più volle. Presso per la smania di coltivar pure i monti e
>5a VER VER
i siti bosctiivi. Abbondanti sono i frulli de sono ricercali pure da lontane parti.
e i giani, così il giantuico; le vili, i gel- L'uva retica fu lodala da Catone, ma bia-
si ,
gli ulivi. Singola pailicolaiità delle simata da Catullo. Virgilio ne ricordò le
montagne veronesi è l'avanzo di lingua viti, ed Augusto si compiaceva del suo vi-
cimbrica^ che in tratto di esse conserva- no. Celebrato da Strabone, Plinio disse i
si; partecipa del tedesco, benché alquan- vini retici posposti solamente a'falerni da
to diverso dal più comune. In alcuni luo- Virgilio: a Roma chiama vasi pafifitce^z ve-
ghi trovarono lapide rumane figurate
si ronese. Famoso a tentpo de'goti fu il vi-
e scritte; vi sono diverse chiese antiche no acinatico, corrispondenleal vino det-
con velaste pilline, e in alcune con ss. Im- to santo. Niente meno è ricca Verona di
magini miracolose, descritte neiry^//a/?/e pesci ottimi e di varie specie, sommini-
Mariano. Curiosità naturali esistono in strandone eccellenti il lago ed i fiumi.
hi cillà vi è un* acqua termale di molta e che l'accademia agraria avea conferito
^irlù,e in altri tempi dimollo grido, che il premio della medaglia d'oro al d.' Giu-
diede alla prossima terra il nome di Cal- seppe Ganz, per la benemerenza acqui*
diero. Se ne fa uso in bevanda, col ba- statasi verso l'arte medica mediante la
gno e col f uigo, con sovente felici elTetti, pubblicazione della sua memoria: Profi-
essendo marziale e consolidante; e di chi lassi e cura de' sintomi prodromici del
ne scrisse feci menzione. Non manca il f/jo/tTrt, poiché, come notai più sopra, la
Veronese di belle ville, però sparse fia cillà ripetutamente ne fu colpita. Il Maf-
loro e lontane, alcune nnllameuo assai fei parlando del commercio di Verona,
distinte per nobiltà di fabbriche, per am- che rende prospera una città o uno sta-
piezza di reLÌi)li, per acque, e per deliziosi lo, come l'economia rende felice una fa-
annessi signorili,cziandiu abbelliti da scul- miglia, dice che nel lanificio avanzò già
ture e pitture, come negli lllasi ed altro- tutte le altre, e derivò da esso la sua ric-
ve. I suburbani poi sono deliziosissimi, a chezza, di chesi ha testimonio sin dal X
nulla dire della non lontana V'al[>uricel- lempodegli Scaligeri fiori sin-
secolo. Nel
Ja dove Slilla ne.Unrc eguale a quel di golarmente tale lavoro, onde più leggi
Giove. La città e il territorio d'ogni co- statutarie furono pubblicate, con proibi-
sa necessaria al vivere abbonda, e d'o- zione severe per l'estrazione di lana di
gni genere di delizia non meno, pe' ter- qualunque quantità, essendosi conosciu-
reni fertilie pingui, conogni specie dibia- to benefico al paese non venderla, ma la*
de e riso della miglior qualità. Bestiami vorarla. Si fabbricavano 3 sorte di p.in-
e carni a sullicienza, olirei polli e l'iiccel- ni, e meritò nel secolo XV d'essercele-
bime, ogni specie di selvaggina. L'olio è brala da più scrittori. Questa manifat-
d'ottima qualità. I frutti sono copiosi, tura cominciò a scemare e lini col cessa-
vari e squisiti, famose le persiciie, cosj i re, per essersi ridotti a coltura i pascoli
fichi, i meloni, persino i tartufi, gli erbag- e per essersi invaghila l'Italia de'delica-
gi, le delicate uve, poiché parlicolar dole ti panni siranieri. Poscia alquanlosi rieb-
beneficio del faune venendo ad essere uo p. 437» xeni, p. 57, parlai delle Stra-
pollo di mare in terra. Dice d. Scldor, de ferrate del regno Londjardo- Veneto,
Verona per la sua posizione è quasi la cominciate nel 1837, e de'suoi progressi,
cliiiive d'entrata d'Aleinagna in Italia. Il dicentlo che quelle del territorio veneto
iiansitu dunque è per Verona uno de' in principio si divis«?io in i i sezioni, co-
principali fonti di ricchezza. Ddlla fre- minciando da Venezia, la 5." stabilendosi
quenza del [)a$saggioedairoberlàde'pro- da Lobb'.i a Roveggia presso Verona, e
ilolli. Verona in altri tempi fu piazza di la G.'da Pioveggia alifi sponda sinistra del
cambio non meno de*[)rincipali emporii, Mincio, ed eziandio dissi parole della fer-
onde numerosi erano mercanti con pro- i rovia di Verona. Ne) 1840
cominciò la si
prio tribunale e magistrali, lenendo nel ferrovia, che partendo da Milano, per
i 200 guardieepresiilio nella torre di Ro- Verona, Vicenza e Padova terminasse a
vigo. La fiera franca, che si faceva a s. Venezia; ed a'4 maggio 846 si eseguì la 1
Zeno, contribuiva grandemente al fiorir I,' prova sull'intero tratto di strada che
del commercio: dopo la peste deli63o, da Venezia guida a Vicenza. Trovo nel
per ripopolare e far rifiorire la città, fu- Giornale di Roma del (849, riprodotto
ronosubilo istituite 4 fiereannue dicam- c|uello di Verona, che dice. A'2 luglio il
bio, e poi se ne fecero 2 di merci con mez- nuovo tronco dell'i, r. straila ferrata Fer-
za esenzione, in maggio e in novembre. dinandea tra Vicenza e Verona fusoleu-
Grande e importante è il commercio del nementeinauguraloilall'oltimo degli au-
legname^ anche per la facilità di segarlo spicii, la Ueligione. La santità della festa
a forza d'acqua. Vi si lavora ancora quan- ebbe lustro e decoro, non che da molti-
tità di rame per 1' esportazione. AlalFei tudine grande di popolo, dall'eminente
propone vari mezzi pel florido commer- e autorevole carattere de'perspnaggi che
cio, e ricorda 1' antico co' versi diretti a vi assistevano. Poiché v'intervennero l'uf-
to. Un
eloquente discorso del venerando a mantenere fra' popoli la carità fratel-
vescovo di Verona mg/ Mutli, iniziava levole è il sentimento e la pratica della
la pia ceremonia. « Fennelleggiate con Religione". Da molti e molti dell'eletto
traili maestri le meraviglie dell'universo, uditorio proruppe un sospiro d'ammira-
disse, l'opera più portentosa che usciva zione entusiastica; il più verace tributo
mani dell'onnipotente esser l'uomo.
dalle d'encomio che ivi offrirsi potesse alla già
Toccando allora per sommi capi le più rinomata facondia del pio diocesano pa-
stupende invenzioni e scoperte dello spiri- store. Alcune orazioni secondo il rito pre-
to umano ,
scese upportunamenle a ra- corsero alla benedizione formale della lo-
gionare di quella the, in>prigionando e romoliva, che, seco trainando carri, mes- i
reggendo come forza motrice il più im- sa a ghirlande, venia lenta lenta accostan-
mansueto ed indocile degli elementi, va- dosi a pie dell'altare. Compila la ceremo-
le a superare con incredibile celerilà le nia, passarono i convitati in amplissimo
disianze dello spazio e del tempo, eolie, a luogo, che di grezzo deposilo delle mer-
• materiale efletto della inventiva dell'uo- ci fu convertilo, a così dir per incanto,
mo, rivaleggia, per così dire, colla rapi- in magnifica sala addobbata con molta
ilità del pensiero, emanazione di Dio. La- eleganza, dove sedevano a delizioso rin-
nientanoalcijnì, soggiunse, ilnovello tro- fresco 5oo persone. 11 tenente marescial-
vato, per ciò the agevolando fuor di mi- lo Gherardi innalzò un brindisi alla sa-
sura le comunicazioni de'popoli, ne faci- lute dell'imperatore e re Francesco Giu-
lita anche il contagio de'vizi, e lo rende seppe l,acMÌ fecero tutti eco, ed una mu-
infausta cagione di pervertimento mora- sica banda rallegrava di melodie soavis-
le. Ma dall'abuso non si dee argomentar sime l'adunanza. Seguì poi una refezio-
contro l'uso. La letteratura, lescienze, le ne per tulli militari di servizio alla fe-
i
gliardi sostegni ed impulsi del civile con- rosi evviva all'amato monarca e al graji
rende più comode e agiate le condizioni lenne ceren)onia di porre l'ultima pietra
dell'esser loro, e più tenaci stringendone al nuovo magnifico ponlesull'Adige, por-
i vincoli, vie maggiormente accomunali tante il nome dell'imperatore Francesco
nel santo nodo dell'amore e della fratel- Giuseppe I, cominciato ne' primordi del
Janza. Ma pur troppo a sfiorar le dolcez- suo impero, per congiungere la strada fer-
ze, che sarebbero il frutto dell'universa- rata del Veneto con quella della Lom-
le loro concordia, vi solila talvolta peren- bardia, a destra e sinistra del fiume: do-
tro d pestifero alilo dell'anarchia. £ qui po essere slati costruiti i 6 archi laterali,
con lancio d'inspirazione sublime e con eransi compili i lavori t\e'5 archi princi-
parole di veemenlissimo alfetlo, 1' augu- pali del gran ponte, opera grande per la
svolar sullo spazio, inlruducvudo fta'pa Veruna a Brescia^ alla colossale trincea e
VER VER 253
tunnel di s. Giorgio in Salice; alle onilu- i853, riferisce il Foglio di Ferona, al-
lazioni presso Cavalcaselle; al gran ponte le ore IO antimeridian«,ebbc luogo col
sul Mincio presso Peschiera; alle gigante* miglior successo la 1/ corsa d'ispezione
sche dighe fra Peschiera e Desenzano in sul tronco di ferrovia da Verona a Pe-
vicinanza al lago di Garda; al gran via- schiera fino oltre il gran ponte sul Min-
dotto Desenzano e Lonato; alla gnj-
fra cio. Dopo
l'esame de' lavori di presidio
leria di Lonato e contigue trincee; al gran nella gigantesca trincea di s. Giorgio in
ponte sul fiume Chiese, il cui grand'ar- Salice, della galleria che si trova nel mez-
co principale è largo 3o metri, per com- zodella medesima, de'fabbricali nella sta-
piersi nel 853, già progettandosi l'attua-
1 zione di Peschiera, e del gran ponte sul
zione del tronco ferroviario da Verona a Mincio, il convoglio d'ispezione, salutalo
Bolzano, per porsi ad effetto nel dicem- dalle popolazioni accorse sul suo passag-
bre. La ferrovia per Milano faceva pro- gio, ritornava a Verona verso Icore due
gressi, cominciandosi a porrete rotaie da pomeridiane, la corsa essendosi effettuata
Verona in là. Queste notizie le ricavo dal con tutta precisione e sicurezza. Per non
Foglio di Verona^ riprodotte dal Gior- dir altro, nel corrente iSSg procedevano
naie di Roma de] i852, il cui numero 298 alacremente le opere delle ferrovie Lom-
conlieneun importante articolosuilepub- bai do-Venele per la congiunzione de'due
te poi per reltiflciue alcune acque irri- coltà frapposte dalla direzione dell'eser-
ganti che intersecano la base dello sbar- cizio delle strade ferrale Lombardo-Ve-
catoio e per altri scopi dell'esercizio, e lo nete e dell'Italia centrale all'apertura del
stesso canale fu messo in comunicazione tronco ferroviario Trento-Bolzano, e il
co'rispettivi canali dianzi costruiti. Oltre direttore generale in Verona ricevette
altri utili lavori e comodità, fuori dell'a- quindi l'ordine d'ultimare colla massima
rea dello sbarcatoio, coll'erario militare possibile sollecitudine lavori ancora i
fu messo all' ordme un opportunissimo mancanti, onde potere entro il mese d'a-
stabilimento di nuoto e bagni, alimenta- prile aprire questo tronco al pubblico
acque d'irrigazione. Per
lo dalle suddette esercizio. Al principio poi del 1860 si
gior lunghezza. A' 16 dicembre ebbe luo- gua e incerta, inutilmente affaticandosi
go nella stazione principale della strada chi vuole affermare o investigare il vero
ferrata a Porla Vescovo la solenne con- pr incipio di così nobile e vetustissima cit-
segna della sezione per 1' esercizio delle tà,poiché dall'edacità del tempo e dalle
ferrovie Lombardo-Venete. A'ioollobrt barbare invasiioui col ferro e col fuoco fu-
25:4 VLR VER
roiio lacerale e incenerile le memoiie fa neli secondi^ per tlislinguerli da' flette-
guisa tale, che (la così oscure lenebi e nou ti priiìii ai\\&ì'un\ abilaiiti delle mede-
si può raccogliere alti o che coufuse con- siine. march. Scipione Mal-
Quindi il
gellure e fallaci giudizi; cosa però che le lei, nella Verona illustrata facendo
rende gloria, splendore e dignità. Onde I' anlicn storia di Verona, cillh veneta
avviene che gli antichi scrittori di ciò pò- fin dalla i.' origine, dichiarò non po-
co abbiano scritto, o lasciarono Ira di lo- tersi continualanienle ordire con chia-
ro opinioni discordanti ed a'futuri tempi rezza e fondamento, senza estenderne al»
maggiori confusioni. L'antichità in cui si la regione tutto il trattato, e senza ram-
inabissa la splendida Verona e
perde il si mentarvi i principali fatti in essa avvenu-
di lei nascimento, porge indubbia fede di ti, e nelle città nella Venezia comprese,
sua vetusti! grandezza. Ho riferitone! voi. e senza entrare nelle varie condizioni e vi-
XCII, p. 3 eseg., l'origine degli antichis- cende de'secoli prima de'romani e poi de'
sitbi e illustri popoli Veneti, terrestri e golie de'loogobardi. Perciò comprese nel
inarillimi, lo stabilimento loro ne'monti suo argomento. Verona, anche il nasci-
e coWi Euganei, perciò con tal vocabolo nìenlodell'invittadominanle Venezia eie
furono pur anco appellati; non che della prime età del suo incomparabile governo,
terrestre Venezia, bella, ricca e fedele prò- Di quando in quando le sue asserzioni le
origine, poi denominala l'inezia, d'on- gresso del serenissimo dominio della re-
la Repubblica ì entla atteso il presen- e provincia. Nella 2." parte trattò delU
te stalo d'Italia e d'Europa^ pioclaman- storia lelleraria di Verona; nella 3." di
do la glande massima che per essere li- quanto eravi in essa di cospicuo;nella 4-
beri e dominanti è mestieri essere po- parlò degli Andlealri e di quello patrio:
lenti, e che uno sialo non è potente se di tulle in breve discorsi. Mi resta a fa-
licu allorquando tutti sudditi sono ini» i re altrettanto della i.' parte contenuta in
pegnati pel proprio interesse a sostener- 642 pagine, la quale talvolta l'autore la
lo. Ma il grand'uulore della flJerope (che svolge con diffusione e quasi in trattati,
resterà sempre la prima Iragediadel Par- e sembra in diversi luoghi prender la for-
delIeXll principali città otribù orepub- diversi remoli vocaboli che adduce l'au-
bliche di qua dall' Apennino, etrusclie, tore in prova della derivazione elrusca
riconoscendo MnlTei gli elrusci per itali de'toschi dalla Lidia, trovandosi chiama-
primitivi. Finse Vii gilio.in graziadiMan- to il lago di Garda, Lidiae lacus wulae,
lova sua patria, e ripetè il suo conimeli- e Lidia la Toscana (^'.) o Elruria sles-
latore O. M. Servio, che tutta la Vene- sa, un tempo chiamando i romani il di-
zia ad Enea diede aiuto; e che Mantova stretto veronese di Valpolicella, Arusna-
era capo di Xil popoli in 3 genti divisi, A;v, voce di vestigio etrusco. Non è poi
forse elrusci o veneti secondo Servio. da credere ch'escluda Plinio quella pri-
Fanuccìo Campano asseTi, cui fece eco mitiva origine elrusca, quando attribui-
Dempslero, gli euganei essere stato nobi- sce Verona agli euganei ed a' reti, no-
lissimo popolo originato dagli efrusci, e mi che adduce come rilciuili dalla tra-
che di essi fu metropoli Verona. Midfei dizione dopo la mischìaiiza di queste gen-
dubita di laliasseiziuni, poiché al suo di- ti e dopo l'ainpiamento per esse a Vero-
re, forse non una sola, ma più città prin- na avveuuto;sì per esservisi ricovrati par-
cipali ebbero i veneti, come XII n'ebbero te degli euganei discesi da'vicini monti
gli elrusci; e se pure in una vollero co- pel benefizio del fiume, e s'i per esservi-
stituite quasi il centro della loro repub- si condotti quando cominciarono a
i reli
blica e delle loro assemblee, non Verona, valicarle Alpi,n tempo di Tarquinio Pri-
cii'era all'estremila, ma piuttosto Pado- sco re di Roma, cacciali da'galli cenuma-
va par da credere avessero eletta, sicco ni condoni da Delloveso. Tali popoli era-
lìie nel mezzo del proprio paese, e però no elrusci e si dissero reti da Relo loro
a tutte le parli più comoda. Nondimeno, duce, e per la fortezza del silo è credibi-
quanloaglietruscied a Verona, soggiun- le che il i.° loro asilo fosse Verona. Gli
geMaffei: sembra probabile clie il silo non heneti, poi con vocabolo latino detti ve-
j)assasse loro inosservalo, e molliplicon- neti, dopo la loro venula nella Venezia
done le abitazioni (lasserò principio alla pressoAdria, antichissima gente parimen-
città; poiché il giro e il ripiegar dell'A- te discorsa nel citato suo proprio artico-
dige, che abbraccia il giusto spazio d'u- lo, con tal nome o con quello d'euganei
na città da 3 |)aili , veniva a costituire fabbricarono alquante città, e si annida-
uQ luogo molto agevole ad esser reso si- rono in Veroia. Laonde tanto é l'assegnar
curo dagTiusulti, e quasi naturai fortez- per autori di Verona euganei e reli, (pian
za; eil trovarsi appunto uve finalmente lo veneti e gli elrusci. Cluveriu tenne
i
ha termine da questa parte il lunghissi- che Veruna fosse giànelKi lleiia compre-
mo giogo de luouli, la pailecipar questo sa (di cui anco a Svizìera) e co'rcli cou-
V E R VER a57
giunta, e Mnffei riconosce opinione lion o (amiglia Vera, dalla quale la ciltù pre
disprezzabile, essendosi poi computalo il se nome), anzi ci fu chi scrisseVerona
il
territorio veronese nel la Rezia.Mn più an- essersi chiamata Brennona,da Brenno re
ticamente colla prossima Venezia, da ini- de'galli senoni (perchè invaghito del si-
memorabile tempoVerona fece corpo, per to, l'ingrandì e v'innalzò una superba e
cui quando romani ottennero la Venezia,
i forte rocca, dove sorge la chiesa di s. Ma-
ottennero eziandio Verona; e dilettandosi ria Maggiore, per cui si dice un'iscrizio-
gli antichi veneti di tener razze di cavalli nedella rocca ricordava: hic prìinusBren-
e giuochi equestri, fu in [ionia denomina- noVeronaecondiditarceni^cìOG 867 an-
ta f'eneta una delle fazioni del Circo, il ni avanti l'era nostra). Stringe la conclu-
che pure dissi nel ricordalo articolo, e sione il Verona fu Etrusca e Vene-
Maflfei,
ciò pel colore di mare usato nelle vesti da- ta, ed i cenomani non vennero mai a Ve-
gli aunghi detti Veneti. Confessa Malici, rona, restando di là dal Chiesio. Comu
che sull'origini di Verona da gran tempo ne opinione de'geografi è, che l'origine
invalsero errori, per cui ripetutamente di Verona risalga a'tempi più rimoti, fab
non Etrusca o Ketica, uè Euganea o bricata dagli euganei nel IV o V secolo
Veneta, ma fallacemente Cenomana si avanti l'era corrente. Altri la dicono fon-
credè Verona, ed a'galli ceuomani lutto il datada'Liberi, popoli galli, quindi succeg-
paese si asseguò;ilchequalificando ingan- siv.imente l'occuparono gli etrusci e poi
no, virilmente e con molteplice erudizio- i veneti. Il MalFei dimostra la potenza e
ne e critica, si diffonde u sostenere esser rinomanza della nazione de' veneti, che
Verona Euganea o Relica, non mai Ce- occupavano l'ampio paese ch'è dal Chie-
nomana né Gallica, con Tito Livio e con sio al mare, e quanto è tra il Po e l'Al-
l'esser nel bisogno tulli soldati, non dal- rono Milano nel 532 di Roma, indi do-
l'estensione dolio sialo loro. E' pur erro- marono anco i cenomani, e nuovatuente
neo il credersi Verona nome gallico, no- dopo l'unione de'galli a'cartaginesì nella
me variamente e scorreltamenle
scritto I
."
guerra punica, soccorsi da'veneli. Nel-
Veruno, Velona , f^era (d quale voca- la 2.^ guerra punica e nel 568 di Roma,
.Jjolomi ricorda l'opinione che vuole e- già trovasi la Venezia tutta e Verona con
dificaia Verona du'toscaui della colonia essa soggella a'romani per volontaria de-
vot. xciv. »7
a58 VER VER
dizione, come crede Maffei, essendo i ve- rettori di Verona non furono quindi pre- i
neti loro aulidii amici e collegali. Non sidi della Gallia Cisalpina, per non essere
per questo cessò lor nome e stima, e fino considerata provincia. I romani lasciaro-
all'impero di Claudio, tutti i popoli ci- Qo l'Italia libera e niun magistrato ordi-
salpini venivano denotati co'due soli no- nario vi spedivano, neppure alle sue cit-
mi di ventile d'insubri, come più i illu* tà e regioni, eccettuala Roma. Da' pro-
stri e per insubri s'intesero tutti
diffusi: pri magistrati e dal lor consiglio si am-
i per veneti coloro che fin dall'ul*
galli; ministravano le città tutte nel romano
lima età dell'impero una delle più no- impero. I romani distìnsero l'Ilalia dal-
bili com pose-
Provincie d' Italia da se l'altre genti, facendo di tutta la penisola
io e denominarono. Non mancano poi una repubblica Per guerra e occa-
sola.
a'roroani, siccome corpo tanto potente; magistrati, con militare comando, anche
ma questa dedizione, dice Maffei, li rese per quietare lumultiefazionì. Questi ma-
soci, compagni, collegali de' romani, se- gistrati straordinari vi dimoravano sino
condo la pohtica di questi di farsi alliel- alla fine dell' incombenza loro imposta.
tanti aiuli, mentre il farli servi era uu Se qualche città d'Italia avea bisogno di
preparare altrettanti nemici. Intorno dun- soccorso ne prendeva cura il senato io-
que, egli crede, all'anno di Pionia 534, mano. Queste parti pochissimo stettero
Verona col rimanente della Venezia pas- o diventar iuterameute romane. La lin-
sò sotto i romani, quando già si distin- gua latina parche molto presto si adottas-
gueva tra l'altre e in favore de'rooiarii, se; così il vestire romano e lo speciale di-
a'quali inviò soccorsi prima della balta- stintivo della toga romana, onde le de-
glia di Canne. Si vuole da alcuni che la rivò il nome di Gallia Togata, anche per
via Emilia, lastricata nel SGy di Roma esser più pacifica. Nel 689 di Roma E-
fino in Aquileia dal console Emilio Le- railio Scauro trionfò de'galli e de' carni,
Verona ma non fu
pido, passasse per , genie il cui piano era tra la Venezia e l'I-
mai. Venuta Verona alla divozione de' stria.Mentre romani avanzavano lecou-
i
romani, ebbe comune le surti e le vicen- quiste nella Gallia Transalpina, non graa
de colla Venezia tutta, e in gran parte tempo dopo seguì la calata de'cimbri nel
alla Gallia Cisalpina ancora. Però i ve- Veronese, uno de'più famosi fatti della
neticontinuarono nella loro libertà e go- storia romana. Quella guerra portò a'
verno come per l'innanzi, solamente con- romani la prima notizia delle genti ger-
tribuendo armi, gente, denaro in tempo maniche. A'ciuibri venuti dalle foci del-
di guerra, da buoni confederali; tranne l' Elba, si unirono teutoni che abitava- i
alcune città che demeritarono l'umanità no l'isole danesi del Baltico e ili.° lembo
de' romani, a cui per castigo essi manda- della Scandinavia, tratti nel bel paese, co-
rono ogni auno il prefetto, perciò dette me i celti e ì galli, dalla moltiplicazione,
prefetture. Occupatosi da'romaui quau- e penuria forse accresciuta dalla poca
la
to era dentro l'Alpi, la Venezia tutta ac- cognizione di ben coltivar la terra, e pa-
quistò il nome di Gallia Cisalpina, e poi reanche per le marittime inondazioni. Si
anche Cernia e l'Istria, come incorpo-
la proposero conquistar 1' Italia e Roma, e
rate per ragion di governo alla Cisalpina approssimatisi nel 640 al Norico, nou
Gallia, per avere i galli pe' primi domi* riuscì debellarli al console Papirio Car-
uato questa metà d' Italia. 11 pretore o bone. Nel 644 ' barbari si collegaio-
altro magistrato della Gallia comanda- no co'galli ambroni e ligurini, combat-
va fino all' lllirio, e comprendeva nella tendo con successo nella Gallia, e massi-%
sua giurisdizione liguri, galli e veneti. I me al Rodauo nel 643, contro i romani.
VER VER a5g
L' ultima gravissima rotta mise scooipi- chiamò le sue legioni dalla Gallia, arri^
glio in Roma, per cui fu rieletto console vate le quali passò il Po e si mise in pò-
Caio Mario vincitoredellaNumidia, e de- sizione di tener lontani dall' Italia ì bar-»
cretandogli laGallia per provincia lo chia- bari. Catulo, coll'opera di Siila, che poi
marono a quest'impresa. I nemici per di- si rese famoso, tenne a freno alcuni bar^
videre romane per invadere l'I-
le forze bari alpini, e si procacciò tale abbondan-
talia, si divisero in due corpi, teutoni e i za di viveri, che potè darne anche al cam-
gli ambroni presero la via dell'Alpi Li* po di Mario. I cimbri stettero assai tem-
gustiche e Galliche, e cimbri co'tiguri- i po e svernarono nel Veronese da loro oc*
Ili marciarono nel Norico e all'Alpi Re- cupato, e nel rimanente della Venezia,
fiche. Mario eletto nuovamente console aspettando l'arrivo de' teutoni, ignoran-
passò r Alpi e si accampò al Rodano, e do ch'erano stati vinti da Mario, il qua-
in due combattimenti fece grandissima le fece loro comparire alcuni capi incate-
strage di teutoni e ambroni, mentre cim- i nati. Il re de'cimbri stabilì con Mario la
bri penetrarono in Italia, non avendo po- battaglia a'3o luglio, e per luogo la pia-
tuto respingerli il collega Lutazio Catu- nura presto Vercelli (^'.), al dir di Plu-
lu, il quale poiché gli vide indirizzati al tarco, ma fu errore di copisti, dovendosi
più aperto varco, ch'è quello dell'Adige leggiere presso Verona, e nemmeno a
ne' monti di Trento, calò dall' Alpi e ri- Pollenza, nella vasta campagna allora ste
dottosi nel Veronese, si appostò a questo rile. Fu da'cimbri stimata opportuna per
nume,accampandosi probabilmente pres dispiegarvi la gran moltitudine di gente,
80 Rivoli e Canale, forse piantando gli e da'romani per farvi gìuocar la loro ca-
olluggiamentì nel villaggio di Costerman valleria.Seguì propriamente il combat
detto così dal Castra Romana, collocan timento nel suo mezzo, ne' campi Gaudi
do di là dal fiume presidìi onde non la- o Cauri, ed il cronico Eusebiano dice al
sciare in arbitrio de'uemici il paese, e con Po, fiume che segnava il confine del Ve-
ponte ben munito si assicurò la comuni- ronese. Nel piano dunque ch'è a poche
cazione e il passaggio. Occupò pure e si miglia da Verona, fra l'Adige e il Mau^
fece forte in un alto castello vicino all'A- tovano,accadde il famoso conflitto. Ebbe
dige, verosimilmente verso la sommità del Mario, come console, il supremo coraau-
monte Pastello in riva al fiume. Avvici- do, e Catulo si collocò nel mezzo eoa
nati i nemici conquassarono il ponte, e 20,3oo uomini suoi 82,000 li divise
: i
pel loro furore impauriti romani comin^ i nelle ali laterali. La fanteria de'cimbr
ciarono ad abbandonare il maggior cam- uscì dal suo campo in ordinanza, formati
po e a dar volta. Se cimbri dopo tal suc- i do un quadrato perfetto di profondità e
cesso e dopo esser felicemente giunti nel guale alla faccia, ed occupando con ogni
piano, fossero subito marciati su Roma, lato presso a 3 miglia di paese; da che si
sarebbe ella stata esposta a grave perico- può raccogliere quanta fosse la loro mol
lo. Ma presi dall'incanto del paese in cui titudine. I cavalli in numero di 1 5,ooo fé
si trovarono, arrestaronsi, e tra per l'uso cero bella mostra, e vidersi allora cam
del pane e delle carni cotte e del vino, e peggiar que' cimieri che in molte armi
tra per la dolcezza del clima, nella Ve- specialmente nella Germania, si
gentilizie,
nezia, ove l'Italia è più che altrove deli- vedono ancora; poiché le celate rispleo
ziosa, il loro vigore si rallentò. Nonostan- denti erano in forma di spaventose fiere,
te a pattis'impadronirono del castello, con bocche spalancale, e busti e figure
dopo valorosa resistenza de'romani. In tal lor proprie sovrapposte, e con alte penne
pericolo fu chiamato Mario a Roma , il che facean parere gli uomini assai più
juale si portò tosto all'armata di Cntulo, grandi. A?eano loriche di ferro, e scudi
26o VER VER
rilucenti, con aste di doppia punta; ma trapassate per le ciuture. Atroce spella'
\enutì alle mani col nemico 6i valevano colo poi si vide nel loro campo e ne'Ioro
ili grandi e pesanti spade. Plutarco nel alloggiamenti, perchè donne infuriate le
te arti, ed assai più colli degli altri po- che o lancie, trafiggendo in fine se stesse
poli settenlrionali. La cavalleria non mar- e loro bambini. Furono in ciò aiutate
i
ciò di fronte contro i romani, ma piegan- da feroci cani, i quali difesero le cose de'
do a destra, passò oltre con animo di ser- cimbri ch'erano sui loro carri. 11 Verone-
mezzo. Ben se ne avvidero i co-
rarli in se dunque fu il teatro delta gigantesca lot-
mandanti romani, ma un soldato avendo ta, ed un avanzo de' cimbri fuggita restò
gridato che i cimbri fuggivano, si mosse- sempre nel Veronese, nel Vicentino, nel
ro tutti gli altri a ftuia per inseguirli, né Trentino, mantenendosene tuttora la di-
fu possìbile agli ufiìzialì di rattcnerli. La scendenza in que'terrilorii. Nelle monta-
fanteriade'barbariavanzava intanto fran- gne del Veronese confinanti alle Vicen-
camente verso i romani, quasi un vasto tine e Trentine, un tratto di 12 villaggi
mare che fosse in molo. Mario prima circa, nel cui mezzo è quello di Proguo,
d'attaccare i cimbri, votò solenne sagri- parlano una lingua differente da' circo-
fizio agli Dei, come Catulo di consagrar stanti paesi, cioè un tedesco sassone, os-
la Fortuna o il Genio di quel decisivo sia il toscano della Germania (o come fu
vittoria de'romani, a' quali giovò molto come a tutte le città dentro l'Alpi ,
per
il calore eccessivo, sojiportato da essi co* crescer di condizione nella gerarchia, per
stantemenle, ed il sole che feriva i cim- cosi dir, dell'impero. Mirabile fu la poli-
bri allaunali dal caldo, e liquefatti dal su- tica romana nel soggiogare i popoli, di
dore negli occhi, talché volendoli coprir farseli amici e congiunti , con comparte-
collo scudo, scoprivano il corpo alle feri- cipazione più o meno alle romane pre-
te, il che fu attribuito ad arte e a saggia rogative, anche alla cittadinanza, ma non
condotta di Mario. Giovò ancora la pol- tulli colgiusdi sulFiagiOjdiirerenziaiulo-
vere che non lasciò conoscere a' soldati
, si nel gius Ialino e nel gius italico, il qua-
romani la gran moltitudine de'oemici. I le principalmente consisteva in non aver
migliori de'cimbri restarono sul campo, [)reside alcuno. Invaghili popoli italia- i
ilmaggior segreto che la politica inven- lum viri, i questori dell'erario, edilii, i col-
tasse mai, messo in allo dal fondatore legi dell'arti, istituto cominciato da Nu-
Romolo sagacissimamente; interessando ma che in 8 arti distribuì il'popolo di Ro-
così molli nella difesa e nella gloria della ma. Ebbe il patrono o protettore a Ro-
romana repubblica. Nel tempo suddetto ma, ministri della religione, sacerdo-
i i
vincia, e vari presidi o proconsoli fami- principe de'geografi scrisse di Milano, già
gerati la governarono, ritenuto, che i metropoli degl'insubri, esser ancora città
romani risguardavano per paese di con- insigne, e Verona poco lontana gran cit-
quista il suolo di cui si fosse impossessa- tà ancoressa. Così Verona ne'primi tem-
ta straniera gente e nemica, e da cui pi degl'imperatori per grandezza e splen-
cacciata e sconfitta l'avessero, come av- dore fu paragonata con Milano, la quale
venne nella Gallia Transalpina dopo l'oc- fu sempre famosa e potente; e già a'tem-
cupazione cimbrica, terra non più de' pi d'Annibale, Verona era stata distinta
galli che si trasferì a' romani, ed in cui dalle circostanti, laonde non fu vico, seb-
forse alcuni popoli cisalpini avevano se- bene con questo vocabolo talvolta si dis*
condato cimbri. Madei ricorda pro'
i i sero anche le città. Consistendo il com-
consoli più celebri, e le loro principali pimento della perfetta cittadinanza ro-
gesta. In appresso Verona ebbe il suo mana nel gius degli onori, alle dignità e
foro pe'giudizi. Nel 7 i 3 di Roma, secon- m'igisUaluie di Roma, fai diritto fu co-
a6i VER VER
iDunicatoalle città della Cisalpina, e per- sterna, veronesi non maucarono che sa-
ciò anche a Verona, oeirVIlI secolo di lirono in Roma a'suprcmi gradì e al con*
Roma; io tal modo quelli die a Roma e- solato,come Tinsigne poeta tragico Lu-
rano ricevuti, oltreché già romani si con- cio Pomponio Secondo, discorso tra'scrit-
sideravano per l'aggregazione, venirano tori illustri, che vinse i catti nella Germa-
ad acquistare una 2.' patria, che amava- nia superiore da essi invasa, e perciò gli
no di più della nativa, tramutandosi in furono decretati gli onori trionfali, il che
romani più che nativi, onde non aveva* equivaleva al trionfo, dopo gl'imperato-
no più altro a cuore e anteponendo Ro- ri non volutosi più concedere a'citladini.
ma di gran lunga alla patria originaria, Plinio il F'ecchio e Plinio il Giovane, pa-
la pallia comune dalla particolare, dalla rimente già discorsi, esercitarono grandi
grandezza il bene di que-
di quella anco uffizi , ed il 2." fu console e proconsole.
Tale sentimen-
sta e la felicità consisteva. Una delle conseguenze della cittadinan-
to era sì naturale, che non potrebbe in o- za romana essendo il poter militare ne'
gni tempo dall'islesso motivo non ripro- corpi più nobili, molti soldati veronesi a
dursi; perché I' uomo segue il suo utile varie legioni ascritti, ovvero alle coorti
per natui'a; e poiché in grado assai mag- si vedono ricordati
pretoriaue e urbane,
giore collocava ognuno la 2.' patria Ro- ue'monumenti,non che portinsegue,cen-
ma che la i.^, così naturalmente maggior lurìoni, prefetti de'vigili. Nella divisione
all'etto e maggior interesse concepiva o- o meglio riparto geografico d'Italia, fat-
gnuno per la 2/ che per lai/ d'origine. ta d'Augusto, senza però farne alcun uso,
Quindi ciascuno reputò Roma la patria Verona restò nella X regione, la quale
sua, la patria comune, patria della liber- comprendeva non solo tutta la Venezia,
tà, città di tutto il mondo, nella quale i ma alcune grandi appendici. Quell'im'
soli barbari, cioè non compresi oell'ira-
i peratore non mai ridusse l'Italia in pro-
pero, ed servi erano forastieri. Questo
i vincia,ma l'innalzò fino a eguagliarla iu
punto viene svolto così bene dal MalTei, certo modo a Roma nell'onore e nell'au-
the dal multo credei ricavare questocen- toiilà; perciò anche de'veronesi, per l'ele-
no. Mecenate consigliò Augusto, fatto ca- zione de'consoli e altri supremi magistra •
sa propria, e Roma quale sola e vera cit- aver campagne aperte opportune alla ca-
tà, Urhs. Così i romani fecero facile ac- valleria, e per l'importanza di togliere a
quisto di tutti i cuori. Per tal civile si- Vilellio una coluuia florida e abbouJaa-
VER VER a63
te. S'aggiunga che pei* Verona passava la città abitala dal fiore del sangue ro-
no le Ire strade principali Gallica da : mano, ed il Panvinio raccolse i5o nomi
Torino ad Aquilcia dell'anno 5^3 di Ro- gentilizi tratti da tali lapide: la quantità
ma} Postumia che sin dall'anno 643 fa indizio della popolazione e frequenza.
K'gù l'Alpi Giulie al mar di Liguria; e Fu creduto veronese il bisavo dell'impe-
Claudia augusta, che nell' anno 799 ratore Vespasiano. E' notabile l'aversi
movendo da Augusta, pei* la Baviera ed alquanti monumenti della gente Veronia,
il Tirolo passando per Verona prose- che non si vede altrove. Ed è credibile
guiva al Po presso Ostiglia, e di là a Ro- che tal gentilizio nome prendesse princi-
ma. Quanto alla P^ia Emilia, la escluse pio dalla libertà data ad alcuni servi dal-
agl'atto il Mallei, e la Via Postumia èia la repubblica veronese, poiché servi pos-
prima, che abbia segnato i termini mili- sedevano i pubblici ancora, ed i collegi,
fiume che nasce nel Veronese, assicuran- comannie quadi, genti germaniche. L'im-
i
lerante, onde poco gli giovò fosse cristia- dar(i l'Europa: principali loro abitanti fu- 1
na Mammea sua madre. Però tutti con- ron<j i geli, misti agli sciti per alleanze,
venire I .° d'ogni altro essere stato Gostan- costumi, vesti, e spesso anche del nome.
tino I, il quale professò solennemente il Divennero una delle più possenti e civili
Quan-
cristianesimo e lo rese trionfante. nazioni del mondo barbarico^ pressoché
to a Verona tempo preciso di
s'ignora il simili a'greci, e i più sapienti barbari eu-
sua introduzione. Pochi anni dopo genti ropei. Nel III secolo circa di nostra era,
barbare cominciarono sotto Gallieno, a si vuole che con lieve inflessione di nome
invadere, scorrere e depredarl'Italia, per si chiamassero goti, da cui uscirono nel
l'indebolimentodeirimpero disputato fra V i famosi regnatori d'Italia, della Gal-
ntolli tirannide provincie lacerate da più lia meridionale e della Spagna. Parte del-
nazioni, restò i' Italia esposta al furore la nazione getica erano i daci o davi o
(le'barbari alemanni, con l'eccidio di piti dai, posti tra il Pruth e il Danubio. Sot-
i;itlà ; mentre gli scili, saccheggialo TU- to Claudio II Gotico^ succeduto a Gal-
brio, entrarono in Italia e scorsero quasi lieno nel 268, scesero gli alemanni nel
fino « Roma, perciò compresa di terrore. Veronese; ma fattosi loro incontro l'im-
Laonde Gallieiio^nel 265 volle munir Ve- peratore colle legioni, non lungi dal la-
lona di nuove e pili forti mura, proba- go Benaco , e forse nella selva Lugana,
bilmente nel sito dell'anteriori, divenu- die'Ioro l>attaglia e li tagliò a pezzi, re-
l«;deboli e mal ridotte, e rinforzarla con standone appena la metà, L' insigne fa-
fesa. Dipoi queste mura furono eifìgiate sconfìsse e uccise ne'campi Veronesi. Si
Dell'arco di Coslantino in Roma, in con- hanno di lui medaglie d'ogni metallo, in
sta in Verona la città è chiamata: Colonia Pio Felice Augusto e dal rovescio si ,
Atii^Hsta Nuova Gallienana. Il titolo di trae ch'eltbe alla sua divozione la Pan
ytitgiisla non davasi che alle grandi città e nunia confinante colla Venezia. Da lui
(die Colonie inviate dagriniperaluri. Cie- vuoisi prese il nome Forum Juliaiii «k 1
lane. Pare che Verona non lo considerasse farsi se talvolta fu per l'istes^o motivo
per tirniino, né d'infausta memoria, per- battuta moneta eziandio in Verona. Né
chè per la di lui uccisione venne det- osta il non essersene vedute, perchè an-
ta macchiata di sangue civile. Non raol- che di Alitano ninna se ne conosce, ben-
todopo gl'imperatori Diocleziano e Mas- ché attesta Ausonio che avea ricca zecca.
simiano segnarono in Verona due leggi: Questo fa sospettare che in Verona pure
Massimiano vi fu più volte per lespedi- si fecero le medaglie di quel tempo , e
zionisuenella Reziaenella prossima Ger- quelle di Giuliano furono coniate sicu-
n)ania. Per la frequenza del transito e ramente nella Venezia, e molto è proba-
del soggiorno in cjue'tempi degl'impera- bile che alcune sieno di Verona, dov' e-
tori, palazzo a loro destinato era in Mi- gli soggiornava quando venne Carino a
Ifiiioe in Aqtiileia, edèche assai credibile combatterlo : da lui è credibile avesse
in Verona ancora pur fosse. Mei 3o4tia- principio il batter moneta nella Venezia,
lerio MassimianoCesare passandoper Ve- il che si sarà trovalo utile e comodo. Di-
rona , ordinò che si erigesse una porta, poi di niun' altra città d'Italia tanto si
per essere imperfetta quella in fretta fab- rammentò la zecca, ne'mezzani secoli, co-
bricata colle mura, il che ricorda una me- me di Verona, i cui documenti di ciò ri-
daglia coll'iscrizioiie:A'ero/m/V^»oivz Por- salgono al geo dell'era nostra, ed accer-
III.Osserva Malici, che veramente le cit- tano una zecca veronese al tempo di Car-
t;i generalmente
d'Italia nell'alto secolo, lo Magno; e quando poi si cominciò ad
non battevano moneta, [)arendoche per accomunare questoprivilegio, regola del-
1 Italia soLimenle Augusto s'appigliasse l'altre zecche fu la Veronese; onde En«
al consiglio ailribnito a Mecenate, che le rico III nel o49) come già dissi col Mu-
i
ghi, dove tanta immensa quantità se ne della moneta Verona: tutte le quali co-
di
coniava in Roma; e non era ancora nel- se concorrono a rendere molto probabi-
le sue città avanti il dominio romano tan- le che eziandio nell'ultime età romane in
to in uso da per tutto il coniar monete, Verona si battesse. Fra molti edifìzi che i
biare, COSI anche questo mutò, essendo- vità di motti. Colle rinunzie all'impero
si specialmente preso a batterne in Aqui- di Diocleziano e di Massimiano, si ebbe-
leìa.La frequenza dell'aggressioni, che ve- ro a un tempo 6 imperatori, ed a Seve-
nivan fatte all'Italia da (juella parie, re- ro fu data l'Italia, contro il quale nel 3o6
se necessario il tenervi o lo spedu-vi trup- si fece in Roma
Augusto Mas- gridare
pe di tanto in tanto; onde si trovò oppor- senzio figlio di Massimiano, mentre per
tuno di battervi moneta per maggior co- la morte di Costanzo Cloro era stato da'
modo del pagar gli eserciti. Ma siccome soldati proclamato imperatore il figlio
frontiera all'Alpi è anco il V^eronese, ben- CostantinoI,e nel v3 2 marciòcontro Mas- 1
ché tante non fossero le genti che preu- senzio. A ciò s'indusse perchè il compe-
desser») allora questa via, facevano pu- titore meditava di muovergli guerra, e
re in Verona quasi scala l'armate roma- per dolergli sentir lacerata da crudeli e
ne uQn di rado, e ninna meraviglia è da perversi costumi l'Italia e Roma. Ricevu-
2G(> VE R V E R
to con festa a Milano, dopo esser entra- be potuto fare, e riportò finalmente pie-
to in Susa e vìnta a Torino la cavalleria na vittoria, morto combattendo Rmicio
(li Massenzio, i cui cavalli e uomini eran sfesso. Dopo ciò soprastettero alcun tem-
coperti di ferro. Ma essendosi Ruricio po gli assediati, e finaitnentesi resero a
Pompeiano, il più sperimentato e famo- discrezione, senza uccisione alcuna, sol-
so de' capitani di Massenzio, colla mag- tanto ordinando Costantino I incatenar i
gior parte di sue milizie fatto forte in Ve- soldati; e perchè per sì gran quantità non
rona , ed essendo in essa gran quantità sitrovavano ceppi, volle che colle loro
di gente da più parti concorsa a salvar- spade si facessero manette. Questa è la
si, non credè Costantino I di proseguire prima eia più antica espugnazione di Ve-
la marcia verso Roma, senza prima com- rona, e per renderla memorabile e glo-
battere costui ed espugnar tal città. Pre- riosa basta il nome di Costantino 1 il
fetto di Verona vieo detto Ruricio, per- Grande^ il Magno. Nel suddetto arco a
chè tale era rispetto ai presidio e alle mi- Roma si vede Verona assalita e difesa.
lizie dentro raccolte. Mandò egli fin pres- Prima conseguenza di tal vittoria e del-
so Brescia una paiHe della cavalleria per la presa di Verona, si fu il rimaner si-
opporsi alla marcia del nemico, il quale gnore di tutta l'Italia di qua e di là dal
facilmente l'indusse a retrocedere in Ve- Po, e di tutte le sue regioni e città. Di
rona; dove giunto Costantino I, e ricono- più avvenne cosa che ha fatto continuar
sciuta la situazione della città, molto gli sempre la rinnovazione della memoria di
premeva di non potere , senza passar il tal fatto, cioè nacque quella specie d'e-
fiume, circonvallarla dintorno e levarle poca che dura negli atti pubblici tuttora,
il commercio dove resta-
col paese di là, il segnar V Indizione (^.), eh' è un giro
'va libero l'adito a ricever continuamen- dii5 anni, e forma una delle principali
te viveri e soccorsi; né piccola impresa era note cronologiche, dalla quale tanto sus-
il passar l'Adige in vista de'oemici, im- sidio si ritrae per giudicar de'docuraen-
petuoso e pericolosoallora per sassi e gor- ti, e per fissare il preciso tempo de'falti
ghi. Mandò però Costantino I una parte sforici. Che dalla vittoria di Verona l'in-
dell'esercito più sopra, e lontano dalla dizione avesse principio, l'ha mostrato il
trare, e giunti a vista nel cader del gior- sistema loro, e non tornando il mese, qua-
no, non ricusando Ruricio di combattere le senza dubbio fu il settembre. Da'24 di
subito, segu'i la battaglia di notte. Avea esso credeva il Noris che si dovesse pren-
Costantino I disposta l'armata in due derne il i.° punto, quando compilava la
grosse linee; ma veduto il numeio He'ne- detta Istoria, che avrebbe mutato se l'a-
mici, rinfoizò la i.',e spiegò più larga- vesse compita; mentre n^W Epoche Siro.
mente la fronte. Nel combattimento ac- Macedoni, che scrisse dipoi, conobbe do.
corse personalmente in ogni parte più pe- versi prendere dalr." settembre. Moslr^
ricolosa, come ogni privato duce avreb- egli ancora come per indizione debb^
,
VER V E R tì67
essa avesse cominciamento l'indizione. Di fece Costantino I dopo reso colla vitto-
nuove e smoderate imposizioni furono au- ria veronese signor di essa : né con 1' I-
che nuovo peso a queste regioni si addos- nologica universale che nel fatto di Ve-
sò, adinché non mancasse alla corte e al- rona ha radice.
Tuttociò insegna
le milizie la sussistenza. Col secolo IV dell'era cristiana la fac-
chiaramente Aurelio Vittore, il quale e- cia del romano impero fu cambiata, tra-
sposta la ripartizione ne' due Augusti e sformato il governo, impiccolite e però
due Cesari per la mole della guerra sta- moltiplicate le provincie, mutati i nomi,
bilita, di qua, dice m venne il gran male variato l'ordine e il modo, in Italia siu-
de'tributi a una parte dell'Italia; " e ap- g ilarmente. Riuscirono all' Italia queste
presso: w nuova legge fu introdotta nel- novità sommamente ingiuriose e pregiu-
le pensioni, perchè l'esercito e l'impcra- dizievuli; poiché venne finalmente allora
lore, che sempre o per lo più vi erano, a ridursi anch'essa in condizione di pro-
si potesse sostentare". Non dunque all'I- vincia, divisa in xvii parti e mandato a
talia tutta, com' erasi creduto da tutti, ciascuna il governatore, con nome di con-
ma il nuovo aggravio era
a questa parte solare, o di correttore, o di preside. Col-
stato dato, scemato e poi moderato da le Provincie, amministrale dal suo retto-
Costantino I: la qual verità si rende an- re, si formarono diocesi cui sovrastarono
cor più manifesta dall'intendercosasi e- vicari immediatamente subordinati ad
sigesse per via dell'indizione; poiché non uno de'4 prefetti del pretorio, che ripar-
tuonetH, come si è parimente creduto, ma tivansi la cura suprema dell'impero. Uno
specie di commestibili e singolarmente di essi ebbe l' Italia e l'Africa: l' Italia fu
grano con essa si ritraeva; il che tralucc divisa in due diocesi, l'una delta di Ro-
dal dir Vittore, come serviva la nuova ma e composta di IO provincie, l'altra det-
legge perchè nudrir si potessero in questi ta Italia che comprendeva l'altre 7, ara-
paesi gli eserciti e gl'imperatori; e più dal be col proprio vicario. Alla dioce'»i d'I-
libro delle morti de Persecutori, il qua- talia restò assegnala la Venezia. Già no-
le rammentata l'enormità delle indizio- vità Adriano avca introdotto in Italia co'
ni sotto Diocleziano, dice che si abban- suoi 4 consolari giudici, senza aver biso-
donarono perciò per disperazione i cam- gno di appellar a Roma. Non fu stabile
5.68 VER VER
piovvedimenlo, che Marc'Aurelio poi in gione, come de'suoi governanti, rilevan-
parie riuiiovòjdeputanclo per giudici per- do benefìzi co' veronesi, consolari della
i
per comodo de'litiganti,si componeva u- gioni italiche, non distrusse punto l'an-
na provincia dopo Costantino di più
, I tica idea romana, in quanto riguarda il
ubertàe po-
intesa, forse per l'eccellenza, comun consiglio, in queste si radunava-
polazione;unde Polibio non dubitò d'an- no per trattar degli affari alle loro re-
teporre le pianure Traspadane o Cisal- pubbliche e comunanze spettanti; in qua*
pniea tulli paesi d'Europa: ne lodòl'ab-
i ste furono gli ediflzi più splendidi , e si
bondanza e fertilità, il buon prezzo de' celebrarono gli spettacoli più sontuosi; a
viveri, la dovizia d'ogni cosa, la molli- queste faceva capo il commercio nieican-
ludine della gente e la bravura, la bel- tile e il concorso, e di queste intendono
lezza e grandezza de'corpi, l'ampiezza e i geografi, gli storici e gli altri scrittori,
ricchezza delle città; la Venezia e il pae- e non meno le medaglie e gli altri mo-
se trai' Alpi e il Vo, altamente da altri numenti,quando nominano capitali emc-
furono encomiati con magnifici epiteti. tiupoli. Ma non di primati spettanti al-
Jl Maflei riporta copiose notizie sui no- le cose intrinseche e loro proprie, quan-
la sede stabile del tiibunale supremo e gura dimetropoli anche della Venezia
defìmtivo, formano gli essenziali costitu- inferiore, e cresciuta a dismisura nel ili
tivi d'una capitale; ma in arbitrio de'pre- e nel IV secolo, benché Verona e i'ado-
sidi rìn)aneva la scella del luogo, non do- va fossero state già gran città pricna che
lendo di preferenza risiedere sempre in Aquileia nascesse dopo l'anno 568 di Ro-
uno, ma alternarli di hequente, essendo ma, le avanzò tanto di po[)olazione, di
obbligo de'presidi il portarsi non meno concorso e di ricchezza, che venne a es-
nelle città, che in tutle le terre. Laonde ser considerata come regionaria metro-
«on eravi neppur l'idea di metropoli, né poli della Venezia tutta. Ma per quanto
di stabile residenza determinata, anzi non è del governo romano, se non fosse sta-
potevano ne'Iuoghi ove recavansi dimo- to in uso di fissar capitali, non si sareb-
rar troppo, e dopo 3 giorni doveano man- be nella Venezia scelta Aquileia, ch'era
tenersi del proprio, dovendo avere in mi- nell'estremità di essa, e troppo però con-
ra il bene comune e l'utile de' popoli. Le traria a quel comodo de' popoli, ch'era
metropoli in que'lempi erano puramen- ili." scopo. Non pochi hanno arguita re-
te regionarie e nazionali. Invece che i li- sidenza di preside in una città, per esser-
tiganti andassero cercare il tribunale, visi scoperta iscrizione a onor d'un con-
questo andava a cercar quelli; il che era solare o d'un correttore innalzata. Se ta-
un de' motivi d'obbligare presidi a gi- i le «igomento valesse, capitale della Ve-
rar tutta la provincia; lua perché i giu- nezia sarebbe da dir Verona ove uni- ,
dizi solenni non si facevano senza l'inter- camente trovossi memoria d'un consola-
•vento della corte che rettori stessi con-
i re, propria dignità della provincia, cioè
ducevan seco da Roma da quella eran , in Valerio Palladio, il quale è chiamato
seguiti. Per questi conventi giudiziali de- Consolare della Fciiezia e dell' hlna
pulavansi più città princij)ali in propor- in esimia lapide che fu sempre in Vero-
zione dell'estensione della provincia. Le na e ora nel museo che curò con zelo,
città d'ogni regione solevano comporre l'ornamento della città, oltre due altri
una comunanza o comunità. Da lutto il consolari. Di più inVerona operarono più
ragionamento, il MafFei ne trae la con- correttori, come si ha da ultra lapide. Né
seguenza, che Aquileia non potè essere poco caso è da Iure per tal conio auihe
t^tf VER VER
ilell'Anfiteatro, che secondo l'idee greche te per aver qualche vena di ferro nel ter
ilpiù superbo edificio bastava a preten- ritorio, e pare fosse nel Montebaldo, ed
der il primato. Questo faceva parimente a Campione forse allora nel Veronese.
pretendere alle città l'esser sede alle pub- Nuovo e deplorabile aspetto di cose, in-
bliche feste e de'più solenni spettacoli, a* fausta seriedi mìseri avvenimenti e sven-
quali dalle circonvicine parti d'ogni in- turata trasformazione dell'Italia presen-
torno si concorreva. In questo secolo IV ta il V secolo. Cadde in questo finalmen-
furono Verona più volte gl'imperato-
in te a terra il suo impero, e lacerala in va-
ri e qualclie tempo vi soggiornarono, co- rie maniereed afflitta, non solamente per-
me sì ha dalle leggi che vi fecero Costan- de il dominio dell'altre nazioni, ma di se
tino I nel 33o; Valentiniano I nel 364 stessa. Era assai tempo che diverse gen-
e nel 365; Valentiniano II nel 383, nel ti settentrionali con potenti eserciti sac-
leggi rilasciò in Verona nel 390, ed una morte di Teodosio I s'invaghirono del-
Onorio nel 399. Frequente passaggio de- l'Italia, e d'accordo co'scellerati ministri
gl' imperatori ponno indicar ancora le imperiali Slilicone e Rufino, che aspira-
molte colonnette migliarie trovate nei vano all'impero, nel 4oi dalia Pannonia
territorio veronese , diverse delle quali vi calarono col re Alarico senza contra-
si conservano nella città. A Verona poi sto. Dopo la battaglia di Pollenza, incam-
facevano capo le strade di Milano, d'A- minato Alarico per uscir d'Italia, secon-
quileia e per Germania, con mansione a do il convenuto con Stilicone , giunto a
Sarmione , cioè casamenti pubblici ne' Verona mutò parere, e contro la data
quali prendevanoalloggio i presidi, gl'im- fede volle contrastar di nuovo, onde se-
peratori, e quelli che viaggiavano con di- guì altro fatto d'anni con vittoria de'ro-
ploma. Inoltre in detto secolo corpi di mi- mani Verona non piccolo cumulo ag-
:
lizia erano distribuiti per l'Italia per pre- giunse portò al ma-
al trionfo, e l'Adige
sidio e per esser pronti ad ogni occasione: re il sangue e corpi de'goti. Fuggito A-
i
3 erano nella Venezia, cioè in Verona, larico, nel 4o8 con nuova e maggior ar-
in Padova e in Oderzo, ciascuno sotto il mata di goti e iinniy passò di nuovo in I-
comando d'un prefetto, e trovasi quello talia perla solita via d'Emona, passando
de' sarmati gentili in Verona, gentili si- l'Adige a Verona, assediò Roma, che net
gnificando stranieri e barbari, non cora» seguenteanno e8pugnò,morendo nel 4 o. '
nell'altre nn sol genere di cose si lavora- ché Leone I Papa pose fine alle loro
s.
finito l'amore e quella società che avea vio dell'eccessive imposizioni rimasero
composta in Italia la libertà romana.» Ma più degli altri alienali ed offesi, perché
volle fatalità, che quella medesima cit- del gius italico 1' esenzione appunto era
tadinanza romana, per la quale si era re- il principal costitutivo. Primo effetto del-
una città sola, e per la
sa tutta l'Italia l'alienazione dell'Italia dal nome roma-
quale ognuno avrebbe volontieri versa- no si fu il cominciarsi allora in regioni
to sangue per conservar Roma , dal-
il COSI popolate e per natura sì bellicose a
l'imprudenza d'alcuni e dall'avarizia d'al- penuriar di soldati; di modo che fu poi
tri fosse fatta cadere prima in vilipen- furza assoldar genti straniere, e chiamar
dio, poscia in odiosità; con che rotto l'in- a difesa dell'impero quegli stessi barbari
canto, e disciolto il comun legame, niun che n'erano nemici nati! Frattanto regna-
pensò pili che al proprio interesse, e a sé VciOdoacre, quando nel 489 mossecontro
stesso, eh e la via più certa e più breve di lui Teodorico re de' goti o ostrogoti,
per mandar tutto in mina ... Venne in annuente Zenone impcatore di Costan-
proverbio potersi diventar cittadino ro- tinopoli. Dall'Illirico disceso nella Vene-
mano per vetri rotti ... Lasciò Augusto zia, si accampò all'Isonzo. L'incontrò O-
per ricordo a Tiberio e alla repubblica, doacre, ma n'ebbe la peggio e si ritirò a
di ammettere parcamente alla cittadi- Verona; indi raccolte altre forze, a'27
nanza. Per verità essendo essa inquel settembre pose gli alloggiamenti nella
tempo comune già all'Italia tutta, che ba- minor Campagna. Teodorico venne su-
stava in tal situazione a difendersi da tut- bito a combatterlo, e seguì il conflitto nel-
to il mondo; né onesto era ne utile di la famosa pianura, teatro di tante cele-
dilFonderla senza motivo ragionevole, e bri battaglie: la vittoria fu de'goti, e de'
senza merito particolare in uomini d'al- vinti molti ne distrusse il ferro sul cam-
tre nazioni ... Ma ciò che diede l'ultimo po, molti co' suoi rapidi gorghi l'Adige
crollo , e ogni cosa confuse, e annullò il nella fuga, riempilo di cadaveri. Nel ca-
sistema e la gerarchia romana, si fu la co- lor della vittoria e nella confusione de'
stituzione di Caracalla, con cui diede la occupata Verona. In fine,
fuggitivi restò
cittadinanza a tutto l'impero, e dichiarò nel493 OJoacre fu assediato e ucciso iu
cittadini generalmente tutti gli uomini li- Ravenna, ed goti senza attender la con-
i
beri d'ogni provincia. Quel mostro a ciò ferma di Zenone, proclamarono re d'I-
fu indotto da avidità di guadagno e in- talia Teodorico, che vi regnò tranquil-
saziabileavariria,acciòda'gravami da lui lamente, mantenendo l'ordine del gover-
imposti niuuo ne rimanesse eseule". Laou- no romano. Questo fondatore del regno
272 VER VER
tl'llalia t«i)lo amò Verona clie ne riporr recinto a'tempi di Carlo Magno, ovvero
tò sopraritioine diP eroiicse. Ma l'Italia di Pipino, altri di Berengario 1, altri du
da libera e cluuiinaiite, sempre |)iù di- pò ili ODO e fìn'anco dopo il 1200. Ciò
venne veramente serva, e degli stranieri avvenne dal chiamarsi borghi e conside-
goti miserabile preda e infelice. Teodo- rato fuor di città quanto rimaneva fuori
rico deve a Cassiodoro suo segretario la del ." e più vecchio recinto. Teodorico
I
beila comparsa che iia fatto nella poste- restaurò pure il foro e più basiliche. iSel
rità, li nipote e successore A talarico chia- 535 l'imperatore grecoGiuslinianoi mos-
mò li domìnio d' Italia sua regia eredi- seguerra a'goti per cacciarli d'Italia, on-
,tà. Cessola milizia romana e le coorti ita- de Roma fu occupala da Belisario, cosi
liane, due ter-
ed agl'italiani tolsero i goti Ravenna ed luoghi forti della Venezia,
i
da questa parte contro le nazioni fron- non mancar di fede al suo signore. Mo-
tiera, e non meno per esser forte, la for- rì ucciso nel 54 1 e gli successe Erarico,
tezza delle città nascendo in que' tempi ma poco dopo i goti proclamarono To-
dall'acque, come Ravenna e l*avia,e Ve- tila comandante di Treviso e nipote del
mollo popolo, non parve al re che fosse goti dal prossimo colle di s. Pietro, do-
compiuta l'opera s'anche di là non si io- i ve s'eran raccolti, il poco numero de'gie-
sellava, il che non erasi fallo da Gallie- ci ch'eran dentro , e (pianto ancor fosse
no. Alili pretesero ulti ibuirc ipieslo 2." distante l'c&ercilo,corseiu ucllu ciltà, ricu-
VER VER 273
IraiiLlo per la slessa poi la, die dagt'iin* cnazia, mandò a chiedere il passo a'fraii-
|itrriiili per la poca pratica e pel poco nu- chi, che io alcuni luoghi forti della Ve-
lueio tic era stata occupata bene, i>è chiu- nezia lenevao presidio; ma negato da
sa; e leroceiueoie assalirono Artabazecol questi, condusse l'armata lungo l'Adria-
suo tlrappello. Si posero questi in brava tico, tenendosi pe'greci i luoghi adiaceu-
«iifesa, laicliè giunse frjiltanlo T armala, ti mare, superando ladinicollàde'mot-
al
lua trovò serrale le porte. Riconobbesi ti fiumi con raccolta di barche per far
in questa occasione perfellaiuente qual di- ponti; il che creduto da Totila impossi-
'animo produca ne'popoli l'a-
sposizioiieil bile, non si era data cura, che di preclu-
ver interesse e parte in un dominio, o il dere la consueta via, con mandar Tela,
non averla; e si cominciò a vedere il nuo- il miglior de'suoi capitani, col fior più
vo edello della servitù, tanto contrario scelto delle sue truppe a Verona tenuta
all' universal costunie delle prische età: sempre da'goti. Ed avea Tela con fosse
poiché se avveniva alcun secolo
tal Cciso e altri lavori talmente impedito il paese
prima, non dubbio che veronesi, en-
v'è i dintorno al Po, che per questo ancora
trala dentro una truppa di romani lor fu necessario a Narsele d'appigliarsi al
confratelli e concittadmi non avessero
, consiglio di condursi a Ravenna per le
Subito preso l'anui in sussidio loro, e non spiaggie. Non molto dopo nel 552 segui
avessero almeno serrale le porle dietro la battaglia, in cui fuiono disfatti i goti
«'goti usciti, e apertane una all'esercito e Totila ucciso: i goti avanzati dal con-
inqieriale, quando giunse alle mura. Ma Hilto passarono il Po, e fecero Teia re.
cambiato il ci vii sistema, e trattandosi Valeriano, mandalo ^ki Narsele, attaccò
d'esser meramente soggetti o a'goli o a' Verona; ma suscitali i franchi, ch'erano
greci, accadde allora in Verona l'islessis- qua e là in presidio per lu Venezia, ab-
swno veduto dal Malici alla sua età, in bandonò l'impresa. ProcuròTeia di muo-
altre città similmeole sorprese; cioè che vere il loro re in suo favore , ma aspi-
nel contrasto e nella pugna Ira ledue par- rando esso a far l'Italia sua non accon-
ti i cittadini restarono spettatori indilFe- sentì. Nel seguente 553 mori Teia valo-
renti, Abbandonati però i pochi inaperia- rosamente combattendo nelle parti di Na-
h, e dagli abitanti che non si mossero,
, poli, e con lui ebbe termine il regno de'
e dall'esercito, che vedute chiuse le porte goti in Italia , partendone i superstiti.
e i goti in armi, prese partito di ritirar- Perì pure il grande esercito di alemanni
si, perciò o rimasero uccisi, o precipito- e di franchi, condotto da'fratelli Leuta-
samente si geltarouo dalle mura. Questo ri e Rutilino, per rimettere o sostenere ì
fallo die' modo a Totila d'ingrossar l'e- goti: di Rutilino e de'suoi fu fatta strage
sercito, e gli fu principio di ujolti pro- orribile presso Capua. Battuto Leutari
speri avvenimenti, talché Giustiniano I ancora, mentre voleva ritirarsi, morì a
fu costretto a rimandar Belisario in Ita- Ceneda, o tra Verona e Trento, restan-
liacon poche forze. Nel qual teropoi fran- do consumato l'I suo esercito dalla peste.
chi occupatori della Gallia, cogliendo In questo modo a disposizione di Narse-
r opportunità del guerreggiarsi aspra- le e di Giustiniano I restò l'Italia. Vero-
mente li-a' goti e greci nelle parti inte- na dopo caduta de' goti prese 1' armi
la
riori, calarono in Italia, regnando su di per tenersi in libertà, e per difendersi da'
essi Teodiberto, ed occuparono l'Alpi Co- greci. Dopo la morte di Papa Pelagio I,
lie, la Liguria e una gran parte della Ve- avvenuta a'2 marzo 56o, seguì conflitto
nezia. Mandato poi Narsele in luogo di fra' greci e i veronesi, e restò presa Ve-
Belisario a comandate in Italia, entrato rona a'20 luglio, per cui Narsele da Ro-.
in essa coll'esercilo dalla parte della Dal- tua spedì due messi trionfali a Costaoli-
VOL. XGIV. 18
«74 VER VER
uopoli (Teofane dice nel S5S), colla no- re a quiete e sicurezza le provincìe rite-
titìa d'aver prese due fotti ciitù de'goh, nute. Spirati i IO anni, gli si andò pro-
rimase coll'altre in potere de'greci. Con fondo dell' autorità nel popolo e nel se-
dotta digressione qui ragiona MalTeì, del* nato. Le Provincie poi conquistate, si dis-
l'origine della nuova città che più tardi sero soltanto ridotte in podestà del po-
prese il nome della regione e si chìainò polo romano. Anche il gius della mone-
Fenezia, per opera degli abitanti d' A- ta restò diviso, in quelle di metallo, ch'e-
1797). Asilo furon le lagune e isole ve- senza del governo da moltitudine inde-
nete alla più scelta gente di nobilissima teratinata a niulliludine scelta, per esse-
provincia , dominio
che per sottrarsi al re senato la parte più degna del popo-
il
to, egli volle correggere l'errore grande non fu altro, che un ripigliarsi la parie
e comune, di creder Roma passata dopo del popolo militante quel supremo aibi-
gl'imperatori a stalo regio, ed a monar- trio «Iella repubblica, ch'e>a prima slato
chia, mentre Cesare venne trucidato per di tutto il popolo. Ma tali abusive ele-
sospetto che ci pensasse. Augusto, che ve- zioni ebbero sempre bisogno della con-
ramente stabilì il principato e mutò la ferma del senato, il quale gli conferiva
forma di governo, non ricevè dal senato facoltà di far confederazioni, d'adunare
e dal popolo uè podestà regia, wh ditta- il senato, di dilatar
il pomerio della cit-
toria. I nomi trasmessi a successori di tà , quanto
e di far reputasse giovevole
principe e imperatore, erano d'antico uso alla repubblica. Continuarono sempre
nella repubblica: coli." si disse il i.° se- gl'imperatori ad esser capi della repub-
natore o i principali cittadini, col 2." il blica, e suoi perpetui generali, non mai
supremo comandante d'armata, signifi- signori; nulla a ciò pregiudicando quelli
cando pure duce o prefetto. Nome ù'ani- che si arrogarono tirannica e assoluta po-
tninistrazione fu solito di dare Augusto destà. Con nome di repubblica romana
al suo principato, cioè alla parte delle pro- continuarono a chiamarla gli scrittori del
vincia prese in sua cura, rimanendo l'al- V e VI che gl'impera-
secolo, dicendosi
tra in quella del popolo e del senato. Ta- tori la reggevano e governavano. Si ve-
le amministrazione non l'assunse in per* de nelle monete d'Onorio e di Valenti
petuo, ma peno anni, promettendo de- niano 111, continuata la solennità de'voli
porla prima se gli fosse riuscito di ridur- dcceunali^indicanle la coufermatione del-
VER VER ayi;
la patria, cassò gli atti. Le legazioni e l'i- novato da Valentiniano Ili imperatore
itanze s'indirizzavano al senato e agl'im- d'Occidente, benché già da tanto tempo
peratori. Quando questi furonoacclama- uno degl'imperatori fosse solito far quivi
ti tali dall'esercito, diversi di loro scris- dimora. Com'era mai possibile di tra-
sero al senato ritenere il reggimento se sportare la repubblica romana e la giu-
gli fosse piaciuto, convalidando la dignità ri»dizione sua senza trasportarRoma? Già
imperatoria. A'consoli, dal senato, e non Camdlo, incendiata e rovinata Roma da'
dagl'imperatori, furono seni predate l'in- gallisenoni, mostrò non potersi la repub-
segne, cioè i fasci e il bastone d' avorio. blica trasferir a Vej come si pretende-
,
Cassiodoì o e altri contemporanei, benché va, né esser ciò lecito neppur col traspor-
Teodorico non risiedè in Uoma, questa to di tutto il popolo e di tutti magi- i
chiamarono reggia di libertà, signora del- strati. Or da tuttocìò che segue? Segue,
le co«e, padrona dell'impero, così l'Ita- che quando da straniere nazioni fu fìnai*
lia. Né Odoacre, né Teodorico non vol- mente debellata l' Italia, distrutta la re-
lero chiamarsi imperatori, mentre il 2° pubblica, soggiogata Roma, l'impero ro-
con più. di ragione poteva esserlo: ma po- mano perì, s'annullò, s'estinse: allora co-
tendo Teodorico in virtù di sue ampie minciò essa a lasciar l'epoca di sua fon-
ed estese conquiste gioire d'autorità di- dazione, e a valersi della ciistiana. Col-
spotica e assoluta, non volle a$sun)ere un la sola presa di Roma fu troncato il ca-
grado il quale giuridicamente altro non po all'impero romano, come disse s. Gi-
era che un magistrato, e lasciava per na- rolamo, e senza capo non c'è più vita.
tura in repubblica l'Italia e Uoma. Riluce L'impero romano non continuò e non re-
da tutto questo perfettamente, quanto sia stò vivo in Costantinopoli, perchè il si-
falsa la volgar opinione, che Costantino gnor d'Oriente non fu imperatore ro-
1 trasportasse l'impero ruiuauoaCostau- mano, se uon fìucliè da Roma fu elei-
r,
276 VER VER
lo o approvato, e che riconobbe il sena- a sicuro ricovero, che poi divenne tanto
to romano per fonte dell'esser suo. Ces* potente e tanto glorioso, ciocia repubbli*
salo lutto questo, cambiata lingua, luo- cadi Venezia, chegiunse persino a signo-
go, governo e costumi, diventò quel di reggiar l'Adriatico e altri mari. — Distrut-
Costantinopoli regno greco; formato ben- ti o cacciati iamministrò e resse l'I-
goti,
sì con Provincie già soggette a Roma, ma talia per l'imperatore grecoNarsetea mo-
il cui imperatore non essendo più capo do di provincia, e non senza accumular
del popolo romano, e non più mantenen- gran ricchezze. Morto Giustiniano I nel
do la libertàe il dominio all' Italia e a 565, trovarono i lamenti degl' italiani e
Roma, imperatore romano non poteva le loro accuse tanta considerazione pres-
mai pretendersi senza una ridicola ripu- so Giustino II, che richiamò Narsete, il
gnanza di termini. Vero è bensì, eli' es- quale oltraggiato dall'imperatrice SoOa,
sendo lor continualo assai tempo il do- per vendetta invitò dalla Scandinavia i
imperatori romani; non però perchè fos- talia, e per più eccitarli, come col vino
sero, ma
per eccilarli a mostrarsi tali, avea fatto Àrunte co'galli, mandò loro va-
per averne difesa contro longobardi. i rie specie di frutti e altri prodotti italia-
Queste verità, che forse a taluno liusci* ni. Giustino II Nar-
nel 5-68 successore a
ranno nuove, furono oltimamenle cono- sete mandò Longino col titolo
in Italia
sciute ne'tempi antichi, da'nominati dal d' esarca e residenza a Ravenna. Dalla
dottissimo Malfei. Dissero i romani a Nar- dominazione de'greci all'occupazione de'
sete: più utile è servire a'goti, che a'gre- longobardi, perde l' Italia ogni vestigio
ci, essendo quello de' secondi giogo più di repubblica universale e di magistra-
gravoso. Perciò, come imperatore roma- ture cittadine, venendo governala col no-
no potevo dirsi il greco e prelenderc d'a- me di duchi da governatori secondai i, ad
ver ragione sull'Italia, e di farla serva, arbitrio quasi in ogni città , e general-
quando il vero imperatore romano libe- mente inviati dall'esarca, non sempre dal-
ra all'incontro l'avrebbe costituita, e do- l' imperatore, come avverte Mitll'ei; seb-
minante sull'altre genti? Da tutto questo bene , credesi universalmente che i du-
risulta,che per l'originaria libertà di Ve- chi e l'istituzione de'tanti ducati venisse
nezia se ne deduca; poiché negli ultimi da'longobardi, i quali tuttociò trovarono
respiri e convulsioni che patì la repub- stabilito; solo esser probabile che altra
blica da Valentiniauo III ad Augustolo, mutazione non facessero, se non nelle cit-
e tanto più se dopo la morte di questo, tàda essi occupate di sostituire un loro
gente fu in che sapesse raccoglier-
Italia duca al greco. Propriamente duchi in Ita-
ei natura e per industria da
in sito per lia già sussistevano, e Narsete ne molti-
ogni aggressione sicuro, e quivi fondar plicòil numero, onde a lui devesi tal si-
governo, stabilir leggi, vincolar società; stema , secondo Maflei. Dalla Pannonia,
società e governo nati liberi interamente donata loro da Giustiniano I, scesero i
e giuridicamente; non potendo esser sta- longobardi in Italia col re Alboino nel-
ti gravati di soggezione all'impero roma- l'aprile 568, il quale già avea aiutato Niir-
no, non più esislcnte, e non al greco, ch'e- sete contro Tolda, insieme a 20,000 sas-
ra dominio straniero, e non avea però in soni e varie altre genti. E' credibile te-
Italia altro diritto, che quello potesse na- nessero la solila via dell'Alpi Giulie, per
scer dall'armi, per via di conquista. Così le quali calarono nella Venezia inferiore,
l'antica e nativa libertà romana poterono detta poi Friuli, occupando senza contra-
mantenere i vcucti^nel luogo da loro scello sto Furo Giulio. Passata la Piave s'im-
VER V ER 277
padrom tll Vicenza, di Verona, e dell'al- bre, e ne restò rovinato un pezzo delle
Venezia superiore, tranne
tre città della mura. Due mesi dopo un incendio furio-
Padova, Monselice e Mantova; poscia Mi- so distrusse gran parte di Verona. Dive-
lano e la Liguria piana, più tardi Ticino nuto nel 591 re Agilulfo, guerreggiò con
della Pavia nel seguente secolo. Alboino più duchi, fra'quali Zangrulfo duca de'
divise la sua residenza tra l'avia e Vero- veronesi, che non meno degli altri ne ri-
na, anzi in questa fermò il suo ordinario mase vinto e ucciso. Poco dopo la città
soggiorno, e dove nel SyS o nel 574 nel fu grandemente afflitta da contagioso
palazzo regio lo fece uccidere la moglie morbo. Indi Agilulfo soggiogò alcune cit-
Rosimonda, per vendicar il padre Cuni- tà della terraferma della Venezia, che e-
mondo re de'gepidi. Vollero i longobar- ransi mantenute col presidio greco, fra le
di trucidar la regina e l'omicida lleltni- quali Padova, che fece barbaramente bru-
clie, saccheggiando il palazzo: ma essi sep* ciare e distruggere, onde gli abitanti si
pero custodirsi nella città, finché il tu- trasferirono parte a Ravenna, e parte a
multo si quietasse, avendo intanto spedi- Rialto, ad Olivolo e ad altre isolette che
to all'esarca Longino, che mandò subito andavano formando la città di Venezia.
barcaarniata,collaquale fuggironou Ra- Fu Agilulfoili.°re longobardo che a per-
venna, colla figlia Alsuinda e tutto il te- suasione di Teodolinda abbracciò la re-
soro de'Iongobardi; ma poi incontrarono ligione cattolica, ed è credibile che col
tragica e miserabii morte. Cessato di vi- suo esempio il simil facesse la maggior
vere il famoso conquistator d'Italia e fun> parte de'suui. Il re Rotari si rese celebre
datore del regno de'Iongobardi, fu sepol- per le sue leggi, pel i
."
di sua nazione, co-
to nella stessa Verona , in monumento minciando con esse il corpo delle longo-
sotto una scala contigua al palazzo; se- barde; espugnò Oderzo e l'atterrò, mo-
polcro conservatosi chiuso per 200 anni, rendo nel 652 o nel principio del 653.
dopo i quali fu aperto dal duca Giselber- I longobardi furono fierissìmi, supersti-
to per vederlo, e per trarne la spada e ziosi, crudeli nemici du'cattolici; divenu-
turi fece di Verona l'ordinaria sua resi- pe'quali si mantenevano quasi per tradi-
denza, sebbene in seguito per lo più fu zione le notizie. Svanì dunque in Italia
sede regia Pavia (^^.). In Verona Anta- l'uso de'cognomi, e forse unicamente in
ri celebrò con gran solennità le nozze con Venezia, come di soli italiani anticamen-
bari da noi riconoscere; e che da essi di- tà che ne dipendevano di che poi non ;
scendano la maggior parte degl' italiani tenendo fede, e invece assediando Roma,
de' nostri giorni, mostrandone la falsità, tornò Pipino e l'obbligò ad eseguire il
poiché il numero de'barbari che propria- promesso, e fu allora consolidato il do-
mente in Italia allignarono, fu assai mi- minio temporaledella Chiesa romana sul-
nore di quanto erroneamente si crede. l'esarcato, sull'Emilia, sulla Pentapoli e
Costoro non vennero in numero che a« sulle città state de'greci. E" singolare, os-
Tesse proporzione co'milioni di persone serva Maflei, che non mancarono scrit-
the abitavano l'Italia da un capo all'al- tori, come Giannone, che per esser legit-
tro;uè per questo è da far meraviglia che timo l'operato da Pipino, chiamato do-
ne occupassero e poi ne ritenessero sì nazione, dovea esser fatta non da Pipi-
gran parte. 1 longobardi col poco loro nu- no, ma da Costantino I, perchè di questi
mero si seppero difendere da tutti i loro erano que*paesi;dov'è mirabile che di Co-
•vicini coli' armi. Non fu però da' longo- stantino I fossero anche a tempo di Pi[)i-
bardi ripopolata l'Italia di nuovo, che an- no, e niente meno il non avvertire che
grandissima parte non occuparono
si in invalida e ridicola sarebbe stata tal do-
giammai. Nei nomi barbari bastano tal- nazione, se fosse venuta da Costantino I,
volta per far fede della discendenza, per- il quale, come imperatore romano, nien-
chè gl'italiani ancora alcune volte gli as- te a vea di suOj fuorché il patrimonio pri-
sunsero, o per parentela o per compia- vato; e privati patrimoni furono quelli in
cere agli stranieri. L'Italia non cambiò fatti ch'egli donò, cioè terreni e fondi. Il
religione, linguaggio e vesti: all'incontro Muratori errò nel dichiarare l'indole del-
i barbari col tempo si uniformarono al- la donazione o restituzione di Pipino, uno
la religione e agli usi nostri. Da' longo- de'fondaraenti della Sovranità tempora-
bardi fu portato in Italia il (."seme de' le clePapi(P^.), e parte importantissima
feudi giurisdizionali. L'altra specie di feu- del diritto pubblico europeo nel medio
di,che consìste in fondi dati dal princi- evo, attribuendo a're franchi l'alta signo-
pe, o vincolati a lui con certe condizioni, ria del principato della s. Sede. I Papi
ebbe origine da'romani. li patrimonio de' riceverono intero e assoluto il dominio,
re longobardi formavasi colla metà delle nou soggetto, né allora né poi, a niun le-
rendite godute da'duchi. Regnando Cu- game di feudale dipendenza verso la mo-
niberto si ribellò Ansfrit, che dopo usur- narchia francese. Imperocché, dice Maf-
pato il ducato del Friuli, tentò di tarsi feì, non si trova menzione alcuna in mo-
re, ma preso in Verona , fu accecato e numento veruna sorte che Pipino fa-
di
mandato in esilio. In tempo del re Liut- cesse la donazione con restrizione e riser-
prando, sotto i! quale giunse al più alto va di sovranità, come si é poi specidato
punto la grandezza e la forza de' longo- modernamente; e ben Pipino a vea rice-
bardi, fiorì in Verona Teodelapio di san- vuto assai maggior beueficioda'Papi. Pi-
ta vita e dotato di spirilo profetico. Il pino non chiede altro in contraccambio,
re Astolfo deliberato di ridurre tutta l'I- che preghiere per l'anima sua, e il titolo
talia dimezzo indominiosuo, $'impadro- di Patrizio di Roma (K), cioè difenso-
nì di Ravenna e dell'esarcato, minaccian- re de'roniani. E' quindi falsa l'opinione
do anche Roma. Papa Stefano II detto di certi scrittori, nel pretendere di soste-
Ili invocò l'aiuto de' franchi, onde calò nute, che Pipino cedesse il solo utile do-
VER VER 279
minio. Mot lo Astolfo senza prole, gli suc- Verona pure ancor ti teneva, prese seco
cesse non senza contralto Desiderio col un grosso distaccamento di gente scelta,
favoie del Papa Stefano II detto HI nel e venne ad attaccarla. poche longo- Ma
7 56, al quale promise rendere alcune cil- barde milizie e non aven-
in essa essendo,
là dal predecessore trattenute; ma poco do voluto gli abitanti prender l'armi per
durò la sua gratitudine e buona fede, a- conservare un dominio nel quale essi niu-
spirando a ricuperare il perduto, minac- na parte avevano, fu forza che Auctario
ciando d'attaccar Roma. Papa Adriano abbandonasseognidifesa,eco'fìglidiCar-
I si preparò alla difesa e ricorse al re de' lomanno si ritneltesse nelle sue mani. A-
franchi Carlo Magno , successo a Pipino delchi fuggì per acqua, e se n'andò a Co-
suo padre, invitandolo a venir in Italia stantinopoli; né lasciò poi di ritornare, e
per liberarla d.d dominio longobardo, e di far invano qualche tentativo. Cadde
far acquisto di sì bel regno. Carlo Ma- quasi negli stessi giorni Pavia, avendo for-
gno per pili vittorie e conquiste già po- se l'espugna/ione dell'una di queste cit-
tentissimo, venne tosto nel 778 con nu- tà tolto l'animo a chi difendeva l'altra:
meroso esercito, irato ancora con Desi- rimasovi Desiderio prigione, fu condotto
derio per aver accolta la vedova e i figli in Francia, ove il rimanente de'suoi gior-
del fratello Carlomauno aspiranti alla me* ni privatamente condusse; vi fu anche cout
tà del suo regno. Si oppose Desiderio al- lui condotto Paolo Diaconoscrittore del-
l'imboccatura de'monti, ma per confusio- l'istoria de' longobardi. Variano quanto
ne e timor panico nato nella sua armala, al tempo gl'istorici, ma pel documenta
abbandonò con precipitosa fuga lutto il pubblicato dal MafFei, nell'aprile 77.4 né
paese a'nemicì, e alla difesa di due sole Pavia né Verona erano slate prese. Seb-
piazze si ridusse; Pavia dove andò egli
, bene comunemente si voglia il fine del
a rinchiudersi, e Verona ch'era fortissi- regno longobardo nel 778, con piò cer-
ma sopra tutte le città de* longobardi, e tezza si deve riconoscere nel 774- 'u tal
nella quale si ricovrò il suo figlio Adel- (nodo di questo regno rimasero signori i
chi o Adalgiso già dichiarato re e asso- franchi; e Carlo Magno ampiamente cod-
ciato dal padre al regno fin dal 3.° anno fermò alla Chiesa romana ed a' Papi le
dacché regnava, e non pare nel 767: ven- restituzioni e donazioni fatte da suo pa-
nero con lui la vedova e due figli di Cur- i dre Pipino; non mai, come inventarono
lomanno,con Auctario personaggio fran- maligni scrittori, furono i Papi feudata-
co, che gli avea accompagnati, quasi per ri di Francia, e niun legame di feudale
presa: prima d'altro però sentendo che se moneta in Veroaa non « da dubitara
28o 'VER VER
per più ragioni, e chiara è la prova che supposto suo sepolcro. Gli successero
trovasiin quella di Treviso, nel documen- gl'imperatori Carolingi, anco nella signo-
to della quale si nomina Lopulo mone- ria diVerona, sotto quali visse felice- i
la in Italia di Carlo Magno, per due tnot curezza il castello di s. Pietro, al presen-
tivi: l'uno, che pe'susseguenti secoli 1' i- te Castel Vecchio. Tuttavolta contento
storia di Verona e di altre città fu pure del giuramento di fedeltà, lasciò a'vero-
in qualche modo dove quel-
già lavorala; nesi pieno arbitrio ili governarsi colle
la degli antichi tempi può dirsi che an- proprie leggi, Lodovico III figlio di Do-
cora non si avesse: l'altro, ohe dovendo- 8òne re d'Arles e di Provenza, fu uno de'
si d'ora innanzi pescare per lo più nelle competitori di Berengario al trono d'I- I
carte pecore, ed essendo queste o inedile talia, e dopo la vittoria riportata sopra
o mal pubblicate, sarebbe stalo necessa- quest'ultimo, neir8gg si fece coronare re
rio aggiungere alla Verona illustrata un e nel gei imperatore. Ma Beretìgario I,
gran tomo di documenti, il che non era che la fama avea pubblicato morto, sor-
dell'assunto e sistema degli editori. Ora prese nel CjOT. il suo avversario a Vero-
dunque a me non rimane, che con ge- na, ove faceva la sua residenza e dopo ;
pino fissò la residenza reale in Verona, bravano felici; ma grandi, gelosi della i
che perciò divenne la capitale del regno sua nuova autorità, gli suscitarono. altro
d'Italia, e rimase tale anche ne'tempi po- competitore in Rodolfo II re della Bor-
WeirSoo Papa 8. Leone III rin-
steriori. gogna Transj<n'anii, il quale nel g?. in- t
soldati di Lotlovico ili, i (piali lo prese- rona si dichiarò per lui, facendo allret-
ro nella chiesa di s. l'ietto di Castello, e tanlo (|uasi tulli i prelati d'Italia. Invita-
l'assassinarono nel marzo g •24, pei' ni ez- to Berengario II a recarsi in Milano, vi
zo dì rianiberto, di cui tenuto egli avea fu accolto con entusiasmo da una dieta
il figlio al s. fonte, ed al quale avea per- <li grandi feudatari d'Italia. Disperando
donato la slessa congiura di cui restò vit- Ugo di potersi difendere, olFrì di rinun-
tima, poiché eragli stala rivelata il gior- ziare la corona in favore di suo figlio Lo-
no prima dell'esecuzione. Nel secolo pas- tario,che meritato non avea com'egli l'o-
salo sopra un'arca antica di pietra posta dio del popolo. Tale proposizione fu ac-
fuori di delta chiesa, fu scritto giacervi cettata nel 947» G parve che per alcun
sepolto Berengario I.ConvieneJVlaireiche tempo Lotario regnasse; ma la vera au-
quell'imperatore fu ucciso Verona, ina in torità era in nelgSo
Berengario II, finché
non si ricava da Liulprando il luogo del- morì Lotario non senza sospetto di vele-
la morte, né dei sepolcro. Solo disse quel- no. Berengario II ricevè il giuramento di
l'istorico, che una pietra posta avanti al- fedeltà de' veronesi, cui lasciò l'antico reg-
la porta di certa chiesa riteneva le mac- gimento, e si fece coronare a'i5 dicem-
chie del suo sangue, onde scrisse poi il bre dell'istesso anno con Adalberto suo
Sigonio, come non potè tal sasso lavarsi figlio. A questi die'in isposa Adelaide ve-
mai; però convien dire sia poi riuscito di dova di Lotario, che poi perseguilò;on-
trovar miglior acqua, mentre a'iempi di de la regina si pose sotto la protezione
Matfei non più si vedeva tal meraviglia. d'Ottone re di Germania, per cui si
I
principe trucidato, che la ressefìnchè tor- 95 1, penetrò senza resistenza sino a Pa«
nò Rodolfo Il nella penisola. Uodolfo II via, capitale di Berengario II, e vi sposò
restato re d'Italia senza conipelilore, an- la regina Adelaide. Nondimeno fu costret-
ch'egli si conienlò del giuramento de' ve- to nel 9^2 tornare in Germania, seguito
ronesi di fedeltà, lasciandoli governarsi da Berengario II, che fidando nella ma-
colle proprie leggi; il che permise pure il gnanimità del suo vincitore, andò a chie-
successore Ugo d'Arles nel 926, il quale dergli amistà e la restituzione di sua co-
si associò al regno il figlio Lotario. Que- rona con quelle condizioni che gli fosse
sti avvertì Berengario II marchese d' I- piaciuto imporgli. In falli Ottone I rese
vrea e nato in Verona da Gisela fìszlia di l'Italia a Berengario II, feudo ma come
Berengario l,di fuggire, perchè suo pa- dipendente da Germania, e riservò per
dre avea ordinato d'accecarlo. Recatosi se Verona e la sua provincia, che erigen-
in Geimania presso Ottone l il Grande, dola in marchesato indipendente, si dis-
da di là incominciò nel g^3 a sollevar se /«t Marca di Verona, perchè l'ingres-
gl'italiani contro Ugo. Indi A madeo gen- so gli schiudeva di tale regione. Così Ve-
tiluomo lombai-do, scorse sotto mentite rona, dopo aver partecipalo alle calami-
spoglie le corli di lutti i feudatari, prò- tà che accompagnarono l'impero de' re
a8a VER. VER
d'Italia, in un tuibolentissirao perìodo quale autorizzò Duello (^.), per ter-
il
che travagliò Tltalia tutta misern mente, minar le liti colla spada. Si riformaro-
passò nel dominio degl'imperatori tede- no e si sancirono nella dieta alcune co-
schi, anche per esser poco dopo sotten- stituzioni, che aggiunte poi furono al co-
trati nel possesso deiregno italico, però dice Longobardo col titolo di Decreti
,
continuando Verona a reggersi colie sue de' Comizi P'eronesi. Dalla nipote d'Ot-
leggi. Imperocché, volendo Berengario tone I, Luitgarda, nacque Brunone det-
]l punire i feiul.itari, eh' eransi dichia- to di patria vengiano e sassone il cui ,
tliafovi per lungo tempo da' tedeschi, fi- gorio F, è le sue virtù gii procacciaro-
lialmente la fame ad arren-
lo costrinse no r altro di Gregorio il Minore. Nel
dersi nel 964- f " mandato con sua mo- I o5o Papa S.Leone IX, reduce dalia Ger-
inquietar» tedeschi, finché venne costret- Marco, ciò che altri ritardano al io53.
to a riparare alla corte di Costantinopo- In Verona si recò pure Papa Pasquale
li. Già Ottone I nel 962 era stato coro- II neli 106, proveniente da Parma, per
nato imperatore da Papa Giovanni XII, passare in Germania, ma avvisato ivi che
questi trasferendo cosi l'impero ne're di Enrico V imperatore pareva poco dispo-
Germania stabilmente. Sotto di lui Ve- sto rinunziare all'enorme abuso dell'in-
rona respirò alquanto, poiché vi costituì vestiture ecclesiastiche, giudicò miglior
una nuova maniera di governo, con re- partito il recarsi per la Savoia in Fran«
star però sotto l'imperatore ed a lui sot- eia. Non pare esalto il riferito dal iVo-
toposta; bensì principiò allora in Vero- vaes.che tale determinazione prese il Pa-
na un consiglio composto d'8o cittadini, pa pel tumulto insorto in Verona, dal
a cui apparteneva l'amministrazione ci- quale conobbe che tedeschi gli tende-
i
vile e. criminale della città e della pro- vano insidie per sostenere le conJannate
vincia; ed un altro consiglio di 88 per- investiture, cioè per lo meno gii enricia-
sone intitolate sapienti alla guerra. Di- ni giacché non lo trovo confermato in
,
ce il Castellano, che Ottone I proclamò altri storici. Nel 1117 terribile terremoto
L'imperatore Ottone II, figlio del prece- cum fragore ad solimi nsqnc prostrala
dente, tenne una dieta nel 983 in Vero- est. Continuando Verona nella soggezio-
vano ne'moousleri, ed espone vale alle vil- Ceneri del i 184 creò cardinali Bosone^
La lega fu denominata Lom-
hiiiie di altri. Mcliore o Migliore, Cattaneo veronese,
barda, e oltre modo si ralForzò, per ope- il proprio nipote Bandinellio Paparo-
ra de'veneziani, cu'popoli diCreuiuna,di «/,Diana, Nigelli, Paltinieriy e vuoisi
Mdano, di Piacenza, di Brescia, di Ber- anche un Raniero detto il Piccolo. Nel
gamo, di Ferrara, acquali aderivano con Bull. Roni., t. 3, p. 9 e seg., si leggono
gli animi gli altri lombardij coraechè per 6 bolle di Lucio III Datniìi /^eronae,ì^
allora non si dichiarassero per tema del i/del 3 marzo c84i l'ultima de*23 no-
I I
fiero persecutore; di che egli avvedutosi, vembre i85, che però vuoisi emanata
I
mentre stava per entrare in battaglia co' nel 83 in Velletri o in Anagni: due so-
I 1
veronesi, fuggì vergognosamente dal cam- no pure sottoscritte dai 5 cardiuaii pre-
po a sua gran confusione. Quando po- i senti in Verona. A'4 novembre 1 185 il
poli si videro per decreto pontifìcio sciol- Papa si condusse insieme all'imperatore
ti da ogni vincolo di sudiJitanza a Fede- e alla maggior parte de'vescovi nella chie-
rico I, fu allora che scossero il suo insop- sa cattedrale, ove Gerardo arcivescovo di
portabile giogo, e si strinsero nella lega Ravenna pubblicamente espose lo stato
Lombarda per concertare di comune ac- infelice del nuovo regno Ialino di Geru-
cordo il combatterlo, difendere i propri salemme. Lucio III morì in Verona a'a
diritti, quelli della Chiesa e del Papa, re- novembre i85 e fu sepolto nella catte-
I
stando solo Pavia in fede all'imperatore. drale, al modo giù discorso nel descriver-
La lega, di cui parlai in tanti luoghi, va- la. Senza vacar la sede, iu Verona fu e-
lorosamente riuscì nell'impresa, abbattè letto Papa nello stesso giorno (altri, co-
l'imperatore e lo costrinse alla famigera- me diiò nella serie de'vescovi, ritardano
ta pace di f^enezia {l.). iNella (piale oc- l'elezione a'7 dicembre, ma sembra er-
casione, Alessandro III da tal città si re- roneamente) Urbano III e coronato in s.
ca, assistilo dai 5 cardinali, presente Er- Sabato della Pentecoste di tale anno vi
manno marchese e signore toliut Mar- creò cardinali Borbone,
iS'/(//[yde'conti di
chiae VerorKìisis^ come leggo nella la* e Gctnclolfo. Il Novaes avverte che alcu-
2
ro o Formoso, riferisce che il Pagi asse- signati perduto anco Daraiata nella Si-
lisce nei Breviario storico che lo creò ria, il Papa Onorio III nel 1222 tenne
cardinale nel «abatodella Pentecoste del- congresso in Veroli con l'imperatore Fe-
l'ordine de'preti, e nella seguente dome- derico 11, in cui stabilirono la promulga-
nica, che di presente sarebbe quella in zione d'una nuova crociata, ed'invit-ire
cui cade la festa della ss. Trinità, come tutti i principi cristiani a riunirsi in Ve-
nota il Cardella, lo consagrò il Papa ar- rona, per trattare dell'intero ricupero di
civescovo di 'yVeve/v, nel qual articolo ne Terra Santa e dellosterminiode'saraceni;
riparlai, quindi lo fece legato di Sciam- riunione che non ebbe luogo, perchè Fe-
pagna. LaqualeorJiiiazioneiniuiicò l'im- derico Il divenne persecutore della Chie-
peratore Federico I, per avere investito sa e de'Papi. Nel 1280 i padovani diven-
iiella sede di Treveri Rodolfo. Dall'altro nero nemici acerrimi de' veronesi, dopo
canto il l'apa in Verona gravemente si over conclusa e giurata co' cittadini di
lagnò di sue operazioni e per ritenersi il INIantova e con Azzo Novello marchese
patrimonio della gran contessa Matilde d'Este una forte lega. Conquistarono su-
lasciato alla Chiesa romana, ricusandosi bito Legnago, preceduti dal Carroccio e
di coronargli il figlio Enrico VI s'egli pri- dal loro podestà Stefano Badovaro, ac-
ma non deponeva la sua corona. Bensì compagnato da molti fuorusciti verone-
concesse a Enrico I! re d'Inghilterra d'in- si. Passato notabile tempo padovani si i
coronare re d' Irlcinda un de' suoi llgli. pacificarono co'veronesi, e Legnago tor-
IN'el Bull. Rotti, t. 3, p. 17 e seg., trovo nò all'antica dotninazìone di questi ulti-
1 2 bolle colla Daluni Feronae: la ," ch'è t mi. Le tremende civili e sanguinose fa-
l'enciclica all'Episcopato di partecipazio- zioni de' Guelfi e Ghibellini per lungo
ne della sua elezione, porta la data de' 1 tempo straziarono anche Verona, ove re-
gennaio o meglio dicembre n 85, l'ulti- cossi nel f?.3q Federico II gran fautore
ma quella del ." agosto 1 187. Quattro
1 de'ghibeliini. famoso Eccelino o Ezze-
Il
tì per Venezia , onde nkettere in ordine chi, nel 1225 o nel 1226 introdussero in
l'armata navale che doveva portare soc- Verona Ezzelino III, il quale ne cacciò ^m
corso a' cristiani d' Asia. Di là passò in il conte nizzardo da s. Bonifacio, capo del |H
Ferrara, ove morì di pena a' 19 ottobre p^irtito guelfo (nitri dicono eh' era stato
dello slesso 187. Ciò narrano il Novaes
I prima espulso da'Montecchi), che fu scon •
nella Storia d'Urbano IH, e più il Fer- fitto insieme col marchese d'Este in cam-
lone, De" Fiaggide Papi: ma leggo nel pale giornata; esebbenegli fosse pòi con-
Morosini, Hisloria di Fetietia, che per ceduta pace, 4 onoi dopo in mezzo all'ef-
la presa diGerusalemme falla da Sala- fusione del sangue civile, venne di nuovo
dino, Urbano III con lettere e invio di imprigionato e stretto in catene. Ezzelino
V Eli VER. 28>
III erasi fatto eleggere capitano del po- da per lutto fece scorrere il sangue a tor-
polo e podestà, dal senato di Verona in renti. L'imperatore, di cui avea nel 1 238
detta epoca, e da quel momento la repab. sposato una figlia naturale detta Selvag-
blica veronese non cessò più d'esser sot- gia, l'avea creato vicario imperiale in tut-
tomessa al suo crudele giogo. Aspettò ti paesi situati fra l'Alpi di Trento e il
i
nondimeno diversi anni ancora, prima di fiume Ogiio. Tale paese era già quasi tut-
farlo interamente provarea uomini gelo- to sottomesso al signor di Romano, ed il
si di loro indipendenza. Ma Federico II, fiore dellan obiltà vi era stato immolato
di cui era uno pe'più zelnoti servitori e con rattìnamento di crudeltà. Ora faceva
capitani, l'assisteva apertamente a raffer* murare le porle delle prigioni, e le sue
mare un'autorità di cui egli tanto abusò vittime, per gli orrori della fame, mette-
poi. Gli diede nel 1236 de'soldati per for- vano grida che difTondevano lo spaven-
mare in Verona una guarnigione che lo to: ora le faceva mettere alla tortura, e
mettesse in salvo da' moti popolari. Lo rendeva più terribili i tormenti, non per
slesso anno avendo l'imperatoresaccheg- trarne rivelazioni, ma per togliere loro la
giato Vicenza, ne die' il governo ad Ez- vita nel modo più doloroso. Spaventevo-
zelino 111, e questi si fece neh 287 con- li prigioni erano state costrutte di suo or-
segnar la ricca e potente Padova, che to- dine , e studiato erasi di rendere il sog-
^to iniquamente tiranneggiò per depri- giorno tenebroso, impuro e pestilenziale.
merla , riducendo al niente le principali Uomini, donne e fanciulli ammucchiati
famiglie con depredazioni e assassiniì. in- vi erano, e de'fanciulli prima di esservi
tanto ostinati conflitti succedevano tra lui chiusi erano stati orbati della vista, o resi
ed i famosa as-
guelfi veronesi, finché la incapaci d'esser uomini mai. La morte di
semblea convocata da fr, Giovanni da Federico II, avvenuta neh 25o,liberòEz-
Schio siccome mosso dal lagrimevole
, zelino III dall' ultimo freno che potesse
spettacolo di tanto sangue citladinospar- ancor contenerlo. Si considerò allora co-
so a cagione delle fazioni, nella contrada me sovrano indipendente, e contrassegnò
di Paquara, lungi da Verona poco meno il regno assoluto, che incominciava pei'
d'una lega nella pianura dell'Adige, ove lui, col supplizio di quante vi avevano per-
pressoa 400,000 persone convenneio dal- sone distinte nella Marca Trevigiana. Pa-
la Lombardia e dalla Venezia co'princi- reva che risarcirsi volesse de'riguardiche
pali signorie nobili di quelle regioni, par- avea avutolo principioperl'opinione pub-
ve porre un tern)ine al lutto, e suggel- blica. Fu allora, chepredominandoin Ve-
lare l'universale concordia collo stabilito rona ognor più il suo partito ghibellino,
matrimonio di Fiinaldo Estense e di Ade- la città cadde definitivamente in suo po-
laideda Romano nipote d'Ezzelino III. tere, e ne venne acclamato assoluto si-
Ma ambizione eh' era venula a
la stessa gnore, istituendo quindi un consìglio di
curare, corruppe l'animo di fr. Giovan- 5oo presieduti da un pretore. Invano Fe-
ni, ed aspirando egli alla signoria, sotto derico e Bonifazio della famiglia Scalige-
apparenza di zelo religioso, riaccese in ca- ra, che incominciava allora a farsi gran-
po a pochi giorni più terribili le contese, de, tentarono d'insorgere contro Ezzelino
e la pace fu di assai poca durata. In mez- III, alla testa dì molti nobili e popolani
zo a queste, Ezzelino III estendeva le sue di Verona, che tutti senza pietà furono
conquiste nella Marca Trevigiana, alla re- trascinati a coda di cavallo per la pub-
pubblica stessa di Treviso; prese i castelli blica piazza a suon di campane, e quin-
de' padovani emigrati, altri al marchese di abbruciati vivi. Non basta. Ezzelino
d'Este e al conte di s. Bonifazio; s'impa- III, come per insultare alla pazienza del
dioui delle città di Feltre e Belluno , e popolo, lo chiamava tulio iulero ad es-
a86 VER V E R
ieie le&timonio de'suoi furori. Se In ma» fittando dell'assenza d' Ezzelino III, che
ialtin o r aria infetta delle sue pi igioni occupato era a Brescia, riuscirono ad im-
gl'involava alcune 'vittime, ne faceva Padova
iiui* padronirsi di a' 19 giugno di del-
iauieno mutilare i cadaveri sul patibolo. lo 1256. Il tiranno a tuie nolizia, ditli-
Qualunque specie di onorifica distinzio- dando de' padovani che militavano nel
ne gli era odiosa egualmente, e siccome suo esercito in numero di 1 1,000, li fece
non cercava nenuDea pretesto a'suoi fu* tulli chiudere nell'anntealro di Verona.
lori, ogni genere di distinzione era puni- Di là li mandò a piccoli drappelli in altre
ta col supplizio. Delle guardie vegliava- prigioni, e in pochi giorni gl'immolò lut-
no su tutte le frontiere de'suoi stati, e ti senza eccezione. La villa e indisciplina
quando coglievano alcuno che sottiar si impedirono di giovarsi deli."
de'crociati
volesse a tal orribile tirannia, gli taglia- loro buon successo. Per due anni teii- i
vano sul fatto una gamba, o gli svelle- lativi loro fallirono , anzi Ezzelino III
vano gli ocelli. Gl'infelici clieerravano in riuscì neh 258 a sottomettere Brescia, ma
Italia cos'i mutilali da que'moslri, invo- gli alienò due soci Pallavicino e Buo-
i
cavano su di lui le punizioni del cielo, e so. Vergognandosi questi d'una crimino-
destando indignazione ne' popoli , final- sa alleanza con un tiranno nemico di Dio
mente trovarono vendicatori. Papa In- e degli uomini, olTriroiio a'crociali di u-
nocenzo IV, dopo aver nel i253 cano- nirsi ad essi; e senza rinunziare al parti-
nizzato s. Pietro Martire da Verona do- to ghibellino, strinsero Ti giugno 12 59 I
celebrazione della festa a'zc) aprile; a'9 mato a Milano dal cieco furore de' ghi-
aprile del seguente 1 254 t^oatiò sentenza bellini e de'nobili, avea passalo l'Oglio e
di scomunica contro il crudelissimo li- l'Adda. Tentò indarno d'impadronirsi di
ranno Ezzelino III, anche quale eretico, Monza e di Trezzo; il popolo ed i guelfi
colla bolla Trucitlentain iinins Jiomìnis di Milano aveano formato un'armata nu-
rahì'eniy citalo JSull.,p. 343. Indi il suc- merosa per combatterlo. Oberlo Palla-
cessore Alessandro IV confermando l'a- vicino co 'cremonesi, e il marchese d'Este
natema, pubblicò una crociata contro £z- Azzo Novello colle truppe di Ferrara e
relinolll, nel marzo 206 commettendo
i di Mantova, s'impadronirono del ponte
a Filippo arcivescovo di Ravenna d' in- di Cassano sull'Adda e tagliarono la ri-
cominciar la predicazione io Venezia. Il tirala ad Ezzelino HI. Questi che non a-
marchese d'Esle, il conte di s. Bonifazio, vea alcuna idea religiosa, era però su-
la repubblica di Venezia, Bologna, Man- perstiziosissimo. Il nome di Cassano gli
tova, e soprattutto i numerosi emigrati era slato indicato da'suoi astrologhi co-
di Ezzelino III presero la croce contro di me funesto: esitò prima d'assalire il pon-
lui.Ma egli comandava ancora da padro- te, che solo gli poteva assicurar la riti-
Alberico da Romano, meno feroce ma più lembre 259, ma fu ferito nel piede e co-
1
simulatore, fingendo d'aderire al partilo stiello di dare indietro. Do|)0 essersi fal-
guelfo. Trento erasi ribellato, nia da uo lo medicare, tentò in un guado passar il
altro canto Brescia pareva vicina a rice- fiume, uia giunto ap[)ena all'altra spon-
verei! suugiogo. Due putentialleati d'Ez- da le sue genti cominciarono a sbanditr-
relino III, Oberto Pallavicino e Buoso di si. Fu assalito in ^pari tempo da tulli i
Doara, l'assistevano colle proprie foi7i- e suoi nemici, sulla strada di Bergamo, «
cu'luio cousigli. Tuttavia 1 crociali pro- nuu era circondalo clie da un piccolo iiu-
VER VER 287
mero Ji soldati, quando fu ferito nella te- guein, i quali, d'allora in poi, non furo-
sta, l'uvescialo da cavallo e fatto prigio- no pili richiamati, e nel 1262 propria-
ne da un uomo di cui avea mutilato il mente ottenne con un decreto che la ca-
fratello. 1 capi deiraraiata non permise- rica sua di podestà sarebbe perpetua, il
ti i medici a curarlo; ma egli ricusò l'as- tà, oppressa dal novello signore, contava-
sistenza loro, si squarciò le piaghe, e l'i 1." ne più ancora. Nel 269 lutti coloro che 1
giorno di sua cattività mori a Soncino, volevauo impedire alla casa della Scala
nel Cremonese, e Avea 62
vi fu sepolto. di consolidare il suo dominio recente, pre-
anni, ed il suo regno sangue ne durò
di sero le armi, e fecero ribellare quasi tut-
34. Già erasi ribellato Legnago, con non te le castella del territorio di Verona. Ma
poche ville e castelli, e cacciata la guar- sebbene la nobiltà pressoché tutta di cit-
nigione, ucciso il governatore, avea ac- tà si possente avesse preso parte nella con-
clamato il tiiaichese d'Este; ma dopo la giura, dopo due anni di guerra, fu di-
morte del mostro, gli abitanti memori scacciata da tutti i luoghi forti, pel va-
della loro capitale Verona, deslrainente lore e abilità di Mastino I, che avea sa-
espulso il novello signore, tornarono al- puto tirare dalia sua tutta la plebaglia.
l'ubbidienza veronese, e alle libere istitu- Egli stesso, benché annoverato tra'nobi-
tioni del suo benigno governo. — Dopo li, avea .sortito una bassa origine: i suoi
bi morte dell'odìatoEzzelino III, che avea nemici adermavano essere stati i di lui
fatto tremare la Lombardia e la Venezia maggiori mercanti d' olio. In seguito, i
terrestre. Verona e gli altri suoi stati ri- signori della Scala hanno trovato de'ge-
cuperarono la loro piena libertà; ma Ve- nealogisti che si sono studiali di provare
rona non tardò a soggiacere ad altra do- come la loro nobiltà era senza macchia.
minazione assoluta sebbene più uìite, , Legnngo noti avea perseverato lungo tem-
quella cioè degli Scaligeri, che per 127 po neir ubbidienza e divozione che tri-
anni la sostennero potente e in rinoman- butava a Verona ed a'suoi podestà; poi-
ca. JNe fu il primo Mastino I delia Scala ché dal marchese d'Este e dal conte Lo-
gentiluomo veronese, non mai di fami- dovico ripreso fu costretto a soggettarsi
glia originaria di Germania, poiché si ri« e a riconoscerli suo malgrado per signo-
cava da' documenti che suoi antenati i ri, fjnché Mastino I con un gran nerbo
288 V E K VER
leggei e dal popolo capitoli getieraleili Ve- di e il consiglio, rinuiiziarono all'elezione
rona. Alberto I della Scala non attese più di capitani del popolo, pubblicarono l'in-
che a rairermaiela sua autorità stringen- vestitura dell'imperatore, a cui ed a sé
do alleanza con tutti signori gliibellini
ì slessi fecero prestai- giuramento di fedel-
della Lombardia. Die' soccorsi a' Bona- tà. Can Grande I a' 1 5 aprile dello stesso
cossi di Mantova, e a'ghibellini di IMode- i3i I tolse Vicenza a' padovani, e v'in-
iia e Reggio; ma non fece mai la guerra trodusse un presidio, che dicevasi impe-
per sé, dimodocliè rimangono di lui po- riale, ma che dipendeva da lui solo. Al-
che ricordanze sloriche. Moi"i nel i3o i, boino 1 mori in detto anno a'28 ottobre,
dopo aver governato la sua patria per aS e restò solo nella signorìa di Verona e
anni. Dante fu ricoverato in Verona da nella vicaria imperiale Can Grande I, e-
lui o dal suo successore. — Suo figlio pri- leggendo a collega, ma di solo nome, Al-
mogenito Bartolomeo I lo succede e re- berto 11 figlio del defunto fiulello. Per
gnò due anni e mezzo senza prender , l'acquisto di Vicenza nacque una guerra
molta parte nelle rivoluzioni che in quel- accanita tra'Scaligeri e la repubblica di
la stessaepoca balzavano da'Ioio seggi i Padova. Questa repubblica erasi fatta del
Visconti, i Correggeschi, ed altri signo- partih) guelfo, ed avea ottenuto conside-
1 i ghibellini di Lombardia. Morì a'y mar- revoli soccorsi da coloro che difendevano
zo i3o4 senza legittimi figli. — Alboino la causa medesima nel restante dell'Ita-
J figlio d'Alberto I e fratello di Barto* lia, mentre Can Grande 1, all'opposto, e-
loineo I, al quale successe nel principa- rasiimpoverito di gente e di denaro per
to di Verona, prese in moglie nel i3o5 fornire soldati e sussidii ad Enrico VII.
una figlia di Giberto di Correggio signo- Perciò per parecchi anni ebbe pochi lie-
re di Parma e uno de' più valenti capi ti successi. Finalmente a' 17 settembre
de'ghibelli ni. Francesco Bonacossi (li Man- I3 4, sorprese padovani già postisi nel
I i
tova era il marito d'un'altra figlia dello sobborgo di Vicenza che assediavano;
stesso principe; e questi 3 signori uniti li pose in piena rotta, spezzò loro stem- i
per l'interesse di parte,i parentadi e l'am- mi, fece prigione tutti i loro capi, e sfor-
bizione, assalirono di concerto il marche- tolli a sottoscrivere a'20 ottobre un trai-
se Azzo d'Esle, e fecero varie conquiste lato, col quale rinunziavano a qualun-
nel Ferrarese. Alla per fine il marchese que loro pretensione su Vicenza. Nel 1 3 1
d'Este li respinse mediante il soccorso di Can Grande 1 voltò le sue armi contro i
Bologna e Firenze. Alboino 1 dipoi, 3 an- guelfi di Cremona; prese loro Gasalmag-
ni prima di sua morte, si prese a collega giore, e li costrinse poco dopo a richia-
il fratello minore Can- Francesco, poi so- mare i ghibellini nella loro città. In mez-
prannominato il Grande e chiamato Cau y.o alla pace, i padovani tentarono a' 22
Grande I. Era nato nel 1291, ili alta e maggio 3 7 1 1 di sorprendere Vicenza; ma
imponente statura, di fi&onomia nobile e il signor di Verona, ch'era sempre mi-
dolce, avea le maniere graziose, principe rabilmente servito da'suoi esploratori, fu
magnanimo e generoso, segnalandosi pu- avverlitode'lorolentalivi, ed oveudolias-
re per eloquenza e valore. I due fratelli saltati all'improvviso, ne fece il maggior
UOD conlenti della nomina del popolo, numero prigioni; e coll'aiuto de'prigioni
che poteva l'una o l'altra volta reclama- medesimi s'impadronì diMonselice, la for-
re i suoi diritti, allorché nel i3i i l'im- tezza più importante dello slato padova-
peratore Enrico VII calò in Italia, a prez- no. Dopo un anno di guerra, i padova-
zo si fecero da lui creare vicari imperia- ni non potendo più difendersi, si diedero
li, dopo di die, quasi insultando a chi li a Jacopo di Carrara, alleato di Can Gran-
avca elttlijcuovocall gli auKÌapi, i {jablal* de I, e cUiamaiouoiu loro ululo Federi-
VER V En 289
co il Bello (luca ci' Ausilia. Nello slesso feretro fu porlalo da 6 capitani in s. Ma-
anno, Cau Grande I, ormai fatto celebre ria Antica,accompagnalo da'citladini con
agli occhi di tutta Italia, fu eletto capila' lercie accese, e poi fu collocato in un'ar-
no generale della lega de' ghibellini di ca di marmo, sopra la porta della chie-
Lombardia, in un'assemblea tenuta aSon- sa. Erano 12 anni che portava il titolo di
nel 1 320. Can Grande I non avea voluto aveano dato nome di Grande in un
il
dar la pace a' padovani, ne per interces- secolo fecondo di uommi ragguardevoli.
sione di Jacopo di Carrara, né per timo- Ad una bravura che non ismeniì giam-
re del duca d'Austria; e quantunque ac- mai, accoppiava le qualità più rare; lér-
cordasse loro alcune tiegue, di cui si va- mezza di principii, franchezza di discor-
leva per volgere le sue armi in altre par- so, fedeltà a'propri impegni. Non solo e-
li Lombardia, s'impadronì di Mati-
della rasiguadagnato l'amore de'suoi soldati,
lova e ne procurò il dominio a'Gonzaghi, eia anco amato da' popoli cui reggeva,
non che ridusse finalmente Padova a sot- ed impadronivasi prontamente del cuo-
tomettersi a'7 settembre 328.CanGran- i re di coloro che soggiogava coli' armi.
de I essendo caduto pericolosameute in- Fra'principi lombardi fu ili.° a proteg-
fermo, fu per poco credulo morto; ed es- gere le arti e le scienze. La sua corte, ri-
sendo i nipoti Alberto e Mastino molto fugio di Dante, che gli dedicò la 3." par-
giovani, a'quali spettava il dominio, Fe- te del suo divin poema, il Paradiso, asi-
derico della Scala conte di Valpolicella, lo di tulli gli esuli ghibellini , e de' più
separalo dall'ubbidienza di Verona, per eminenti personaggi d'Italia, come Mat-
esserne stato in vestito dairin]peralore,co- teo Visconti cacciato da Mdatio dall'emu-
minciò a suscitare rumori e colle sue ric- lo Guido della Torre, ed Uguccione del-
chezze tentò farsi signore di Verona. A- la Faggiuola già signor di Pisa e di Lue»
vea già guadagnato alcuni capitani in suo ca; anzi era altresì il comun ricovero de-
favore, tua riuscì male il suo disegno, per- gli afllilli e degli oppressi, come de' più
chè Can Grande 1 miracolosamente gua- grandi pittori e.scullori,ede'priioari poe-
rì. Già signoreggiava, oltre a Verona e ti di sua età, Irubadorì o trovatori. Lo
altri luoghi, in Vicenza, Padova, Fellre storico di Reggio narra quanto fosse ge-
e Cividale, ed a terminar la conquista nerosa e magnanima questa ospitalità.
della Marca Trevigiana non reslavagli " Diversi appartamenti, secondo la con-
che soggiogare Treviso: quest'ultima cit- dizione de' viaggiatori, erano preparati e
tà gli fu ceduta per capitolazione a' i8 venivano assegnali ad ogni ospite nel pa-
luglio 1829; ma come diedesi riscaldato lazzo della Scala: ciascuno avea i suoi dp*
a bever acqua freschissima, mentre en- mestici, ed una tavola splendidamente
trava trionfalmente, s' inlese assalito da servila; i loro appartamenti erano indi-
violenti dolori , e fallosi recare alla cat- cati con simboli e divise allegoriche alle
tedrale, ivi moiì il 4'° giorno in età di loro condizioni: la vittoria pe'guerrieii,
4( anni, lagrimalo da ludo l'esercilo^dal la speranza pegli esuli, le muse pe'poeli,
quale il cadavere fu portato a Verona. Mercurio per gli artisti, il paradiso pe'
Con estrema doglia veronesi 1' accolse- i sagli oratori. Durante il pasto, de'sup-
To, indi gli celebrarono meravigliose e- natori, de'bulToni e de'giuocatori di bos-
Sequie, co' paggi e cavalli coperti di vel- solo percorrevano gli appartamenti; le sa-
luto nero, portando stendardi abbas- le eranodecoratedi quadri, che rainmeq-
sati a terra: anche famigliari eranoi lavaiio le vicende della fortuna, ed il si-
\eslili di nero. Nella i/ora della uoUe il gnore della Scala godeva talvolta di po-
VOI. iciv. »9
igo VER VER
ter dar posto alla sua propria mensa ad chiarazione , che mancando un di loro
alcuni de'più distinti ospiti, Ira'quali so- senza figli maschi, l'altro in lutto il prin-
pra ogni altro desiderava aver seco quel cipato succedesse, non dovendosi divide-
sommo senno di Dante. E chi bramato re il dominio Scaligero, ma passare di
non l'avrebbe? Beato veramente chi può primogenito in primogenito. Però Alber-
godersi tali ospiti !
" Nondimeno , notai to II lasciò interamente al fratello Ma-
di sopra, il parlar troppo franco di Dan- stino II la somma delle cose , nel resto
te, glie ne aveva diminuito il favore. seguitandosi le norme de'loro maggiori.
Principe assai formidabile e temuto per Il loro carattere era assai differente, an-
innumerevoli vittorie , e pel suo animo zi si pretende che Alberto II fosse il pri-
coraggioso e intraprendente, fu veramen- mogenito o fratello maggiore. Egli eia
te per Verona magni^co il suo governo, quieto, pacifico, gioviale; gli piacevano i
to di lui Verona fu capitale di stato gran- nalo capitano generale de' ghibellini di
dissimo, e sede di corte veramente prin- Lombardia, come lo era sialo suo zio,
cipesca. Alcuni monumenti gloriosi, di cui fu nondimeno tosto riconosciuto pel più
adornò Verona, attestano ancora oggidì potente ed abile de'loro capi. Tulli co-
il suo genio per l'architettura. Le armi loro che in quella fazione credevansi op-
però erano la passione sua favorita, e fu- pressi, ricorrevano al di lui patrocinio; e
rono la gloria del suo regno. Consiglie- Mastino II sapeva bene che tulli i clienti
re e luogotenente de'due imperatoti, En- che acquistava divenuti sarebbero tosto
rico VII e Lodovico IV o Vii Bavaro, suoi sudditi: perciò era sempre pronto a
si mostrò superiore all'uno e all'altro, e correre in aiuto di chi lo invocava, per
sostenne co' suoi talenti e attività l'au- aspirare alla signoria di tutta l'Italia, l
torità dell'impero cui que'monarchi era- ghibellini usciti di Brescia, furono i pri-
no incapaci di mantenere. Can Grande I mi neli33o a chiedere la sua assistenza.
non lasciando alcun figlio legittimo, suoi i Mastino II entrò immantinenle nello sta-
due nipoti, figli di suo fratello Alboino I, to Bresciano, ed intraprese nel settem-
gli successero congiuntamente senz'alcu- bre l'assedio della capitale. La venuta ina-
iiacontraddizione,tanto in Verona, qua Il- spettata in Italia di Giovanni re di Boe-
io negli altri dominii dello zio. — A'aS mia, figlio del defunto Enrico VII, e la
o 24 luglio 329 furono
I pubblicali signo- protezione da lui data a'bresciani, obbli-
ri Verona, Mastino 11 del-
al capitello di garono Mastino II a ritirarsi; ma si destò
la Scala, nato neli3o8, e il suo collega in lui un risentimento contro tal re, cui
e fratello Alberto 11, nato nel 3o6, con 1 il monarca non lasciò di accrescere. Fe-
solenne suono di campane e fuochi per cesi riconoscere per signore da altre cit-
un giorno continuo. 1 due nuovi signori tà vicine, sulle quali il principe di Ve-
erano compresi e nominati neirulliina in- rona avea pure disegni. Mastino II, at-
vsstituin presa in Milano dallo zio da territo di vedersi sorgere dappresso, per
Lodovico Y il Bavaro^ coq espressa di- opera di quel re avveuluriere, un polen-
VER VER 291
tato rivale che minacciava d'inghioUirlo, stilità contro ì fiorentini a' 26 febbraio
conobbe la necessità, per opporglisi, di ri- i336. Essi inviarono Pino della To-
gì'
vendetta i ghibellini di quella città, de' relazione contribuì non poco alla con-
quali fino a quel momento erasi dichia- clusione della gran lega che fiaccò la po-
ralo protettore. Così Mastino II comin- tenza di Mastino II. Questi era allora si-
ciava a palesare quella falsa e perfida gnore di 9 città, comprese Ceoeda, Bel-
ambizione, che al pari del valore guer- luno e Feltre, capitali altre volte di al-
riero costituiva il di lui carattere. Giu- trettanti slati sovrani. Ritraeva dalle ga-
sta il trattato di Castelbaldo, Parma do- belle di esse città una rendita di 700,000
vea spellare a lui , e di fatto se ne im- fiorini d'oro all'anno, rendita allora pari
possessò a*4 giugno 335, dopo la ritira-I a quella de'più grandi principi della cri-
ta del re Giovanni, che avea rivenduto stianità. Aveva inoltre per alleati i più
a'signori privaWi le città che si erano da- potenti princìpi della Lombardia, e Sac-
te a lui volontariamente. Le altre città cone de'Ferlali, il terribile capo de'ghi-
che rimanevano doveano toccare agli al- bellini degli A pennini. Ma tutti men- i
leali di Mastino II; ma per la sua atti- tovati vantaggi furono più che bilancia-
vità, per la sua superiorità di forze, e più ti dall'energia e costanza de'fiorenlini e
di lutto per la mala fede, prevenne mol- veneziani, e da'lalenli di Pietro Rossi di
ti de'suoi collegati. Reggio gli fu ceduto Parma loro genernle. La repubblica di
a'3 luglioi 335; ed allorché 8 giorni do- Venezia era stata fino allora or media-
po la restituì a'Gonzaga, a cui era stata trice di pace, or mallevadrice, or sem-
destinala anticipatamente, il fece a con- plice osservatrice di quanto accadeva ne*
dizione di riservarsi la sovranità feuda- Carrara e negli Scaligeri, attenta alla pro-
le , che non eragli slata promessa. Ma- pria difesa, ed a trarre i vantaggi offer-
stino II acquistò pure la città di Lucca, ti dall'occasione. Ingelosita della formi-
che non volle restituire io appresso a* dabile potenza di Mastino II, malconten-
fiorentini. Quella conquista gli die' spe- ta delle saline da lui stabilite a Bovolen-
ranza di allargare la sua influenza nella ta, vicino alle lagune venete, vedeva con
Carlo Libardi nella sua storia, le seguen- di Mantova, delegato dal Papa a' 25 set-
ti condizioni, riferite eziandio dall'anna- tembre i338. Di altro relativo parlerò
lista Ptinaldi e dall'Ughelli. » i." Che il nella serie de' vescovi alla sua epoca. In-
sig.'Mastino e Alboino Scaligeri doves- oltre MastinoII e Alboino mandarono
sero, nel termine (1*8 giorni dall'assolu- nuovamente Guglielmo da Pastrengo, in-
zione, portarsi dalla porla della cillù del- sieme con Azzo da Corregijio e Gugiiel-
J
VER VER 293
tuo Aritiiondi, parimente giureconsulti, questi patti furono gli Scaligeri ricevuti
in a Benedetto XII, perchè fos-
Avignone nella protezione della s. Sede, sino alla
se loro approvala e confermata la signo- creazione dell'imperatore legittimo. Ma
ria di Parma (Guglielmo fu nunzio anco la sfortunata guerra sostenuta da Masti-
di Cangrande). Intanto Mastino II, non no Il avea distrutto il suo credito, e sli-
polendo resistere a'suoi avversari che lo molò chi era geloso di lui ad assalirlo di
guerreggiavano, non pensò più che a di- nuovo. Azzone e Guido signori di Cor-
viderli. Cedendo alla repubblica di Ve- reggio e suoi zii materni, fecero ribella-
nezia Treviso, Bassano, Castel Franco, re Parma e gliela tolsero per sorpresa n*
Castelbaldo e Capo d'Adige, e distrug- 2 maggio 34 Li secondarono Luchi-
I I 1 -
i33q. Con essa Mastino II conservò la rini vendè Lucca a'fìorentini, quali pe- i
ch'era stato eletto imperatore da una fecela pace col signor di Milano, mari-
parte degli elettori dell' impero, in con- tando a Bernabò Visconti la sua figlia
correnza di FedericoIII il Bello duca Beatrice, cui la maestosa statura, e for-
considerando perciò il Papa
d' Austria, s'anco r orgoglio suo, aveano fatto so-
Benedetto XII vacante l'impero, la cui prannominare /^z regina. Mastino II ri-
amministrazione per tal causa eragli de- dotto alle sovranità di Verona e di Vicen-
voluta, e temendo che l'Italia fosse assa- za, rinunziò a'progelti ambiziosi che lo
lita da qualche nemico straniero, anche tennero affaccendalo ne'primi tempi del
per risieder egli in Avignone, costituì al- suo regno. Prese tuttavia alcuna parte
cuni vicari feudatari di s. Chiesa con an- alle turbolenze di Romagna, dove si mise
nuo tributo, nominando per Verona, Vi- nel parlilo del legato pontifìcio; ma cer-
cenza, Parma eLucca, Mastino II e Al- cò sopra tutto di ristabilire le arti e I' a-
berto II Scaligeri, col censo annuale di gricoltura ne' suoi stali, che sforzi spro-
5,ooo fiorini d'oro; dichiarando il Papa porzionati, rispetto alla loro estensione,
a' detti vicari della s. Sede, che la loro aveano esausti. Moiìa'3 giugno i 35o ov-
rappresentanza durerebbe finché vacasse vero i35f, lasciando 3 figli, quali gli i
lui più grave coll'opprimere d' imposte cembre 1359 Can Grande li, cheattra-
eccedenti i suoi sudditi; ed avea creduto versava Verona a cavallo; in un attimo
di metter in sicuro i tesori da lui accu* gli si avventòconlro, e lo trapassò da par-
mulati, ponendoli ad interesse nel ban- te a parte col di lui stocco: altri dissero
co di Venezia, a nome de'suoi 3 figli na- che da scellerati sicari al-
lo fece uccidere
turali, colla quale repubblica erasi colle- la sua presenza. Fuggì dopo a Padova, e
gatoneli 353. Queste esazioni resero Can Francesco I da Carrara signore di essa,
Grande II odioso al popolo. Fregnano, non solamente l'accolse con onore , ma
suo fratello naturale, credette di poter lo ricondusse in Verona, alla testa della
profittare del malcontento universale per sua truppa, e lo fece acclamare signore
impadronirsi della sovranità di Verona. a' I 7 dicembre, congiuntamente a suo fra-
Mentre Can Grande II era andato a Bol- tello Paolo Alboino. —
Can Signore del-
zano, con suo fratello Can Signore, per la Scala, chiamato pure Cansignorio, di-
ed i Visconti, gelosi della casa della Sca- Trevigiana contro la casa Visconti. Non-
la, si unirono per favorire l'usurpazione; dimeno, nello stesso anno, fecedi concer-
ma Can Grande II , ritornato in tutta to co'collegati la pace con Bernabò Vi-
fretta colla sua gente d'arme, ali.° sen- sconti suo cognato. A*5 giugno 1 364 spo-
tore di tale sedizione, trovò alla guardia sò Agnese figlia del duca di Durazzo. In-
d' una delle porte di Verona alcuni de' tantoCanSignore, vittima, durante il re-
suoi partigiani, che l'introdussero nella gno precedente, dell'ambizione del fra-
città. Diede battaglia a Fregnano in mez- tello suo maggiore, non aveva imparalo
zo alla via: lo vinse e lo uccise, come fe- nella sventura a comportarsi colla sua
ce anche di Pico della Mirandola, che generosità: escluse suo più giovane fra-
il
Fregnano avea fatto podestà, e ricondus- tello Paolo Alboino da ogni comparteci-
se i Poco tempo
ribellati all'ubbidienza. pazione al principato, ch'eragli stato con-
dopos'immischiòin una legafurniata con- ferito dal popolo. Paolo Alboino trovò
tro i Visconti dalla repubblica di Vene- Ira'veronesi un partilo sollecito a far va-
zia, e tutti i principi suoi vicini, ed alla lere i suoi diritti: i loro segreti disegni
pace vi fu compreso neh 3 55 cogli altri rivelati al principe, furono riputati una
signori. Indi i veneziani inimicatisi con cospirazione; Paolo Alboino fu rinchiu-
Francesco I da Carrara signor di Pado- so a'20 gennaio I 365 nel castello di Pe-
va, glimossero contro il principe di Ve- schiera; 8 de' suoi complici vennero de-
rona. L'alleanza veneta parendo a Caq capitati, ed un gran numero d'altri fu-
Grande II atta a consolidare il suo po- rono cacciati in alcune prigioni, donde
tere, ruppe senza ritegno u lutti i viyi, la QOQ msqìvoqq se »oq alla iiiorle di Cau
—
VER VER 295
Signore, ilqualecommelleocloun a.'fi'a- fratricidio non poteva spaventarlo in una
tticidio, baibarainente fece strangolare famiglia in cui tale delitto ei'a in qualche
iu Peschiera l'infelice Paolo Alboino, an- modo divenuto gentilizio, appostò alcu-
che per meglio stabilire la signoria a sé che assalirono Bartolomeo II nei
ni sicari
ed a'fìgli suoi naturali, circa ili 875. Ri- momento che entrava, con un sol cotu-'
uunziando poi alla politica de'suoi mag- pagno, in casa d'una donna che amoreg-
giori, d'opporsi all'ingrandiotenlo della giava. Bartolomeo II fu trovato morto la
Antonio della Scala figlio naturale di Can dova. Quest'ultimo ripetè l'accusa di fra-
Signore èva in età dii5 anni quando gli tricidio contro il signor di Veroua , ed
successe nel dì seguente alla sua morte, Antonio s'irritò per tanto oltraggio me-
congiuntamente al suo fratello Barlolo* ritalo. Cercando da per tutto nemici al
meo II. 11 padre li avea messi sotto la Carrarese, gli ruppe guerra neh 385, ri-
tutela di Nicolò 11 marchese d'Este, di gettò ogni sua proposizione, ognisua prò-
Galeotto Malalesla e di Francesco 1 da ferta di soddisfazione. Battuto allaBren-
Carrara. I primi anni del loro regno pas- ta a'25 giuguoi386, e presso Caslelbal-
sarono paciGcamente, toltone un tentati' do l'i I marzoi387, ricusò ahcora di far
vo the nel 1378 fece contro di essi Ber- la pace, e non volle ascollare niuno de'
nabò Visconti, il quale per sua moglie Francesco I
consigli (Iella sana politica.
Beatrice, figlia di Mastino II, chiedeva da Carrara videsi forzato a chiamare ia
l'eredità della casa Scaligera, pretenden- suo niuto Gian Galeazzo Visconti signor
do che non potessero succedere bastardi di Milano, che osservava attentamente i
in pregiudizio di figli legittimi; ma i fra- due rivali per profittare del loro indebo-
telli della Scala avendo ricevuti soccorsi limento: egli avea fallo morire Bernabò
da lutti i loro vicini, e quindi otteouti suo zio e suocero, avendone sposata la
molti vantaggi sopra i Visconti nello sta- Caterina, nata daBeatricedella Sca-
figlia
to di Brescia, leostilità furono sospese con la. Antonio non potè opporre alcuna re-
tregua del settembre 187 8. Frattanto i sistenza al novello aggressore. A' 18 ot-
due Scala essendo giunti al-
fratelli della tobre 1 387 Verona fu data da alcuni tra-
l'età digovernare da se, il più giovane ditori Galeazzo, e Vi-
in balìa di Gio.
Antonio sentì con terrore che il potere cenza fu presa dal Carrarese» a cui poi
sovrano sarebbe passalo quasi lutto nel- la tolse il Visconti. Allora Antonio dei-
le mani di suo fratello Bartolomeo II. 11 la Scala fuggì per l'Adige a Venezia, col-
—
296 VER VER
la sua famiglia ed i suoi tesori. Non tro- vèsciala la bilancia politica dMtalia. Tro-
vandovi i soccorsi ette attendevasi, andò vandosi in Marignano morì di contagio
a domandarne invano a' fìorentini ed al a'3 settembre 40-2. Gli successe il figlio
1
Papa Urbano VI. Nel ritornare in Ro- Gio. Maria Visconti , cadendo la Lom-
magna, per restituirsi a Venezia, mori bardia nella più orribile anarchia, ed i
nelle mnnlagne di ForPi a' 3 settembre guelfi rialzando ilcapo alteramente: tan-
i388 avvelenato, e dicesi per opera di to lui quanto il fratello Filippo Maria,
Gio. Galeazzo Visconti, con lui terminan- siccome minori, restarono sotto la ma-
do il dominioScaligero in Verona. La- — terna reggenza di Caterina, molte città
sciava un figlio, Can Francesco, e 3 fl- sottraendosi dal dominioVisconteo. Fran-
glie.CanFrancescoriconciliossicon Fran- cesco li da Carrara conquistò Verona, e
cesco II Novello succedutoal padre Fran- vi dominò sotto il nome apparente del
cesco 1 signor di Padova, e ricomparve suddetto Guglielmo della Scala, che fu
vicino a Verona neliSgo. Il suo appros- da lui fatto avvelenare. Aspirava pure al
simarsi cagionò nella città un moto fata- dominio di Vicenza, la quale fu esorla-
le a'suoi partigiani, il Visconti punì i ca- ta dallareggente Caterina a dai-si alla
pi della rivolta, e trovò mezzo di far av- repubblica di Venezia colici ritorio, il che
velenare quel pericoloso competitore, in i vicentini eseguirono nel 4o4' Lo slesso
— Guglielmo
i
ed Asisi Sì diedero successivamente a lui conta le solennità (atte in tale città per
neli3c)9 e neh 400, ed inoltre !.otlomise la dedizione, non iioininu fra gli aniba-
Uulugud al suo potere;; com ii;blitudu io- i»cialuii vetuuesi il Malici; sebbtnc de-
•
scriva i segni di soggezione da essi ofTeiii maggio i4o4 ^'^^^ due fratelli,
premiere i
al pnbljlìco di Venezia, cioèsigillo del co- e li mandò a Padova solto buona scorta,
mone di Verona, le 3 cliiavi della città, e li fece rincliiudere in prigione. Fallo
la bandiera della nobiltà, quella del pò- ciò, ritornò a Verona, dove a' 25 oiag-
polo, lo scettro quale insegna di dominio gio si fece proclamare a signore della cit-
assolulo sulla città e territorio, il giura- tà. I due fratelli, o che fuggissero dalla
f^iva s. AJarco! Di più l'annalista cita il Ionio non trovandosi più meaioria, l*er-
Verci, Storia della Marca Trivigiana duta dn Brunoro ogni speranza di rimet-
e P'cronrse. La repubblica di Venezia tersi nel dominio, allorquando vide ve- i
assicurò i veronesi, l'uiclila cillà e la sua neziani falli padroni anche del Friuli, si
provincia, con un dolce e savissimo go- ritiròpresso l'imperatore Sigismondo, ac-
verno, dandosi ogni premura a regolar- colto da questi colla maggior ainorevo-
ne nel miglior modo possibile l'^esterio- lezza, Convien dire che Brunoro avesse
re sicurezza e Tmlerna amministrazione, delle grandi qualità d'animo, poiché Si*
D'allora in poi Verona seguì i destini del- gismondo, che fu uno de' piiiicipali so-
la repubblica di f^eiiezia, e nelle sUsse- vrani del suo tempo e per l'avvedutezza
guenti guerre vi tenue precario dominio e pel talento, gli donò tutta la sua grazia
FilippoM.'' Visconti duca di Milano;laon- e lo ammise alta sua più stretta oonfìden-
de i principali avvenimenti di sua storia za, fors'anco senza mire [>oliliclie. In fai»
Inquestonon
lidescrissi in quell'articolo. li maneggi ili Brunoro e([uelli di Mar-
i
faròche rantmenlarne alcuno de'più da- silio da Carrara anch'egli profugo presso
elelli in signori della città, e con gran- ebbe mozzo il capo. A Brunoro la repub-
dissima festa ed allegrezze accompagna- blica offrì annua pensione, ma venne ri-
ti dal popolo plaudente al palazzo. Se cusata. Giacché Sigismondo non potè ri>
non che brevissimo fu lanlo tripudio oiettere lo Scalìgero nella sua signoria in
de' veronesi, poiché avendo il Carrare- Italia, lo fece grande in Germania. Ini."
se posto l'assedio a Vicenza, e volendo luogo con(liplouiade'22 gennaioi4 ' 2 lo
che vi andasse o Brunoro od Antonio dichiarò suo vicario imperiale in Vero-
con una truppa di soldati, essi non sola- na ed in Vicenza, e con questo gli die'uu
mente ricusarono di farlo, ma incomin- rango fra'princi[»i della Germania, e co-
ciarono a trattar segretamente d' unirsi me tale fu sempre con^iderato in quella
alla repubhlica di Venezia, allora dicliia- regione, conte pure anche suoi succes* i
ratasi nemica del Carrara. Per lo che sori. E questa dignità di principe tlel-
qiieslo pi incipc, montalo m isdegiio, -l'i <S l'impero si continuò nella famiglia Scd-
ayS VER V E R
ligeia non solo per lutto quel secoIoXV, ben degno: ricolmò di benefizi la sua chie-
ma nel sussegueule XVI ancora, finché sa, l'arricchì di sagri e preziosi doni, e di
na senza prole, a'a i novembre dello sles- famosi della nazione bavara. Du Cristofo-
so 1434» e fu sepolto nella chiesa degli ro fratello di Bernardo, il quale ebbe per
agostiniani. Pretesero alcuni ritardare U moglie Elisabetta contessa di Zollen, nac-
morte di Brunoro, poiché quando la re- que Giovanni Warmondo , di cui si fa
pubblica veneta nel i437 prese l'inve- pur menzione dallo Spenero e da altri
tinga, onore e dignità di cui si mostrò in seconde nozze in quella di Giorgio Si>
VER VER 299
gismondo libero barone Lamberg. Di
di commisero enormi falli, e poi la repub-
questa disceudetiza e di questi matrimo- blica la ricuperò prima di Verona, ov'e-
ni lifetitì dal Baccellino si trova pur me* rano entrati pure gli spagnuuii. Final-
moria presso Hocheneck nell' Historica mente la repubblica riebbe anche Pe-
descripliofainiliaruinAiislriacar uni sa- schiera, e Verona a2^^enaa\o\5i'j,re-
prà Ànassum. E questo autorevole sto- stando nel suo pacìfico dominio, tranne
rico chiama la detta Giovanna ultimo alcun tempo di guerre in cui il suo ter-
rampollo della faniiglìuScaligera de'prin- ritorio fu ingombro da'passaggi di trup-
cipi di Verona, e però si può ragionevol- pe straniere. Narra l' Ughelli, che il se-
mente asserire, cbe vivente Giovanna fos- nato veneto dichiaròF/^eZew f^eronani^
sero morti senza successione 3 figli diCer- i e che il suo oratore al doge e senato, yèn-
nardo, cioè Gio. Lodovico, Cristoforo e ionius Collii viri clarissimi comitioruni
Brunoro. Anzi seo)bra che il Buccellino f^eronensium praesidis, duci et senalul
ponga la morte di Brunoro ultimo Sca- gralias retulcre, vexillumque J^eronae
ligero nel 1 544- Secondo tutti gli autori divi Marci Ducali tempio hoc emblema-
tedeschi, la famiglia Scaligera Hniin quel- te exornalum : Verona Fidelìs, et eo-
le persone che hu accennato; ciò non o- ritm perpetuo lestandam fidem suspen-
stante, in quel secolo medesimo insorse- derunt. Fra Rivoli e Canale, nel maggio
come a suo luogo notai, che si
ro alcuni, 1701 da' belligeranti per la successione
vantavanodiscendere da que'priocipi ve- allamonarchia di Spagna, fu po»lo ili."
ronesi. Tali furono Giulio Cesare Scalige- campo. Ma gallo-ispani comandati dal
i
mini dotti per altro, diesi resero famosi destro lato, e di battere e renilere inac-
con opere stampate. Persino Gio. Batti- cessibile la comune e frequentata, eh 'è
sta della Scala, architetto, si vantava del- presso al fiume sul sinistro, abbandonan-
la famosa stirpe Scaligera: neh 63 i eres- do a'nemìci le superiori e tutto il paese
se in Padova l'arco trionfale in onore di là: i tedeschi però vennero nel Vero-
d'Alvise Valaresso. Dell'usurpazione del nese senza contrasto , benché non senza
nome Scaligero tratta pure il Malici. Si tlìnìcullà, per la strada allora poco nota
può vedere di Giuseppe Giusto Scalige- della Valfredda, che di qua da Ala sale
ro, Epislola de vttuslatc et splendore con tortuoso giro di 5 miglia per la co-
geiitis Scaligerae, et vita Julii C. Sca- fcta d'alti e selvosi monti, e viene a riu-
ligerij acceduti t J. C, Scaligeri or alio scir ue'Lessini. Praticabile dalla cavalle-
in lucili Jilioli Àudecli, nec non diver- ria e transitabileda piccola artiglieria fu
soruni testimonia de genie Scaligera et resa a foiza d'uomini e di lavori; car- i
riconobbe, come toccai più sopra, che il patrizio veneto d. Abbondio Rezzonico
linguaggio de'Selte Comuni del Vicenti- senatore di Roma, il quale co'più distin-
no ha qualche aftìnità col danese. Del col- ti attestati di gradimento fu accolto dal
legio militare splendidamente fondalo e Santo Padre, il quale senatore, con par-
aperto dalla repubblica neliySc) in Ve- ticolare attenzione, continuò a seguirlo
rona, parlai nel voi. XCII, p. 661. Esso nel viaggio fino a Imola. Si presentò al
poi fu tipo di quelli più fardi stabiliti qua- Papa anche mg. Vincenzo Ranuzzi nun-
"^
li scuole militari in Modena e Pavia. zio apostolico di Venezia, che poi ebbe l'o-
Verona, perla munificente ospitalità che nore d'accompagnare Papa fino a Bo- il
la dalla presenza del Papa Pio VI. Re- delti personaggi, e al bacio del piede una
duce questi neh 782 da Vienna, da Ro- quanlitàdicavalieri,di regolari e molli al-
veredo s'incamminò verso Verona saba- tri. Fra le tante dimostrazioni dì giubilo
to! maggio, e giunto al luogo, ov'era il
I mostrate in questa circostanza dalla cit-
(ermine degli stati austriaci e la irontiera tà di Verona, singolare fu quella che si
de'veneli, il Papa colle maggiori e più si- vide nelle due sere che ivi fece perma-
gnificanti espressioni di riconoscenza e di nenza Sua Santità, essendostatocon som-
gratitudine, incaricò il conte di Streoi- ma vaghezza illuminato lutto il Castel s.
berg, che l'avea accompagnato, di rap- IMetro (il Diario di Roma dice che furo-
presentare in di lui nome all'impei-atore no illuminale pure le due rive dell'Adi-
Giuse()[)e II quanto rimanesse sensibile ge), a segno che tutta quella riva dell'A-
per le tante replicate attenzioni, e
gli con- dige opposta al convento, ove dimorava
segnò una corrispondente lettera pel nie- il Papa.oltViva agli occhi d'ognuno la ve-
ilesimo; ringraziando anco il conte per duta d'uno spettacolo de'più belli e bea
gl'uicomudi solferti e le diligenti premu- intesi, che possa mai idearsi, specialmen-
re. Continuando indi il viaggio, entran- te per la ripercussione de'gran lumi nel-
do dominio veneto, si trovò ivi pron-
nel l'acqua di detto fiume. Domenica 2 n>ag- 1
I
VER VER 3oi
ricolma di popolo, ricevuto tlal capitolo, sto, dando allo slesso con tutto il più sin-
cantandosi l'Ecce Sacerdos Magnux^se- cero e paterno amore l'apostolica bene-
guitodal suono di armoniosesinfonie. Ivi dizione, che hi ricevuta con singolari di-
celebrò il divin sagrifizio, ed ascoltò an- mostrazioni di commovente divozione, ed
co una 2." messa, del suo cappellano se- accompagnata da vivissime acclamazio-
greto mg/ Fonzelti ; e prima di uscire ni e voci di liliale giubilo, che muoveva-
dalla chiesa, con ediHcante religiosità si no a tenerezza 1' animo di chiunque fu
fermò innanzi la tomba in cui era rac- presente ad un alto tanto singolare. Con-
chiusoli cadavere del cardinal Pietro Co- dottosi indi al celebre museo lapidario,
lonna PanìphilJ, zelantissimo e virtuoso insigne memoria dell' illustre letterato
porporato, morto nel fiore dell'età
in Ve- marchese Scipione Maffei veronese (del
rona a' 4 dicembre 1780 (donde poi (11 quale il più bel ritrailo è quello dipinto
trasportato in Roma nelle tombe de'suoi da Francesco Lorenzi, e<l inciso da Mar-
antenati), per porgere preghiere al Signo- co Pitteri), nella sala de'filarmonici, no-
re in sniiragio della di lui anima. Passa- bilmente ornata , ammise al bacio del
to dipoi nelici biblioteca capitolare , ivi piede tutte le dame e l'altra nobiltà di m
ammise al bacio del piede tutto il clero ragguardevole ed osservate 1' anti-
città,
della cattedrale slessa, molti altri eccle- che memorie, che ivi si conservano, fece
siastici e regolari, e molla nobiltà, e quin- ritorno al convento di s. Domenico, ove
di osservò alcuni dei rarissimi codici che nella sera similmente soddisfece al desi-
vi si conservano. Asceso poi di nuovo in derio di molti altri, che ambivano l'ono-
carrozza, col medesimo nccouipngnuinen- re di poter ossequiare la Santità Sua. Per
to, passò al celebre Anfiteatro denomi- la via del Corso si restituì alla sua resi-
nalo ['Arena di f'erona, antica ammi- denza, dove die' a baciare il piede a' do-
rabile fabbrica e vestigio della romana menicani e altri ecclesiastici, e nei pome-
magnificenza, la quale si trovava cosìj>ie- riggio fece altrettanto con diversi distinti
na di popolo, che somministrava il com- soggetti. Lunedì i3 maggio, disceso Pio
plesso d' uno spettacolo veramente sor- \'l nella chiesa di s. Anastasia, aderente
prendente e raro; giacché in quel vasto al convento, la trovò sontuosamente ad-
anfiteatro, per comun sentimento delle dobbata, ed la messa di mg.
ascoltata
persone più pratiche, fu considerato che Ponzelti, riprese suo viaggio verso Pa-
il
vi fossero adunate più dì sessantamila per- dova, seguendolo sino a Caldiero, luogo
sone (il Novaes scrisse 00,000, ed il rac-
I distante una posta da Verona, il rappre-
contodel Diario di Roma \ì\h di 70,000) sentante della città conte IMario Savor-
con esserne rimaste addietro molte altre, gnan, il quale fu dalla Santità Sua di nuo-
per non avervi potuto aver luogo (sono vo colle più gentili espressioni ringrazia-
autorevoli asserzioni di mg.*^ Dini prefet- to del diligente pensiero ed attenzioni
to de'ceremonieri pontificii, ch'era vi pre- verso di lui praticale dalla cillà. Quindi
sente, ed autore del Diario pieno e di- per Vicenza e Padova, pervenne a P^e-
stinto del viaggio fatto a Ileana da Pio Ajez/<2,sempieaccompagnato da'due pro-
VJ^ da cui ricavo questa descrizione). A* curatori di s. Marco. Veiona quindi con-
scese la Santità Sua un piano dello stes- tinuò a godere per altri pochi anni di una
so anfiteatro, ornato con tutta magnifi- pace e diuna nazionale prosperità sino
cenza e ricchezza, ed ivi dal ricco Irono, al 1796, in cui divenne bersaglio delle
appositamente eretto, soddisfece ni desi- più amare vicende, per avere fallo ogni
derio di voto di quell'immenso popolo, a- sforzo per conservare la legiitima e ama-
dunato non per uno spettacolo profano, ta sovranità veneziana, ^'arrai le sue vi-
ma per venerare il Vicario di Gesù Cri- cende, con qualche dillusione, nell' arti-
Sol VER VEtl
colo Venezia. E
prÌDiamente nel volume d'incendiar nella notte Verona, per aver
XCIF, da p. 629 a p. 634. Pf' fico a p. dato stanza al conte di Lilla, mostrata-
673, che in conseguenza della formida- si tenera di lui, e quasi credutasi per es-
bile rivoluzione di Francia^ cosliluitasi so divenuta la capitale della monarchia
in repubblica, e della decapitazione del francese. Appena ciò saputo du' verone-
virtuoso re Luigi XVI, il suo fratello con- si, molli abitanti lumultuariamenle fug-
te di Provenza, sotto il nome di conte di girono. Nel seguente giorno tranquilla-
Lilla, fu accolto onorevolmente dal doge mente il general Masseua entrò in Ve-
e senato veneto nel suo dominio, ad on- rona, benché munita di 3 forti castelli e
ta delle rimostranzedel ministro della re- di numerosa guarnigione de'fedeli schia-
pubblica francese; onde il conte di Lilla voni, e poi estese le sue truppe lungo l A*
nel maggioirg4 si recò a Verona nella dige, il che alquanto calmò Bonaparte.
casa de'conti Oazzola, ricevuto con ogni Inoltre raccontai nel nominalo articolo o
distinzione da'veronesi e trattato da loro voi. XCII,da p. 646, e a p. 672,
637 a p.
con munifica generosità, per cui furono come nel i
797 Bonaparte apertamente si
Applaudili da tutti buoni d'Europa. Meo-
i mostrò deciso di voler attaccare la re-
tie vi soggiorna va, per la morfedellosveo- pubblica di Venezia; ma mentre guerreg-
lurato nipote Luigi XVIl, l'S giugno il giava l'Austria in Garintia, gliene porse
conte dì Lilladivenne Luigi XVIII, e di- il pretesto le famose Pasque Feronesì^
•versi sovrani accreditarono loro mini- ì cioè l'orrenda carneficina fatta da'vero-
stri Tutto questo mosse l'ai-
presso di lui. nesi per 5 giorni de'francesi, e con tal no-
Ipnzione del governo tirannico e rivolu- me registrata dalla storia perchè comin-
zionario che gli usurpava il regno, e ciò ciala a' 17 aprile la sera della l.* festa di
mentre esso preparavasi a invadere l'in- Pasqua di Risurrezione, o secondo altri
felice Italia. Il direttorio di Parigi per- la 2." Stanchi eziandio veronesi delle i
tanto ne die* commissione al general Bo- tante sevizie patite, ciò eseguirono quan-
naparte, che nel marzo 1796 partì per do Bonaparte nel dì seguente 18 aprile
l'impresa, quando già ili." di tal mese il co'famosi preliminari di Leoben cedeva H
^
medesimo direttorio avea intimato alla all'Austria prima di possederli, e come
repubblica veneta il pronto allontana- un branco di pecore, i popoli della nobi-
mento di Luigi XVIII da' suoi stali. La lissima repubblica di Venezia, che conla-
repubblica pe'moli vi deplorati nel descri- va XIV secoli di gloriosa esistenza. Idee-
verne la caduta, e per la forza delle cir- rà e indipendente, impegnandosi di di-
costanze, ebbe la debolezza di cedere, e struggerla; e lutto qviesto per indenniz-
commise al marchese Alessandro Carlot- zarla del rinunziare r Austria sfavore
ti di Verona, d'invitare Luigi XVIII a della Francia i Paesi Bassi Austriaci, ed
partire. Il re subilo vi accudì, esigendo i suoi slati d'Italia che si trovavano sul-
prima la cancellazionedi sua (ìjmiglia dal le sponde destre dell'Oglio e del Po, os-
libro d'oro del patriziato veneto, e la re- sia il Milanese, non che per restare libe-
sliluzìotie dell'armatura donata da Enri- ra nell'azione di quanto erosi proposto
co IV alla repubblica; indi a'2 1 lasciò Ve- di fare. Qui solo dirò, che dopo le rivo-
rona. In tanti gravi casi il senato veneto luzioni, fomento te da'francesia Bergamo,
nominò piovvedilore generale delle pro- Brescia e com-
Crema, tentando essi di
oppressi dalla violenza straniera, a paga- larmanti si diffusero ben presto e gli as-
re il fio del loro zelo nazionale: villime sembramenti si resero più numerosi. E-
principali essendone i conti Francesco de- gli era specialmente nelle vicinanze del-
gli Emili, Verità e Malenza, il p. Luigi la chiesa di s. Zenone che manifestavasi
Colloredo cappuccino, con altri ancora. l'elìervescenza degli spiriti. Un gran nu-
Impadronitisi interamente francesi di i mero d'individui ricoperti di cenci erasi
Verona, con mano ferrea imposero a've- riunito in quel punto, e sembrava atten-
ronesi le più esorbitanti contribuzioni; dere un qualche avvenimento, in cui il
vennero postea saccomanno le pubbliche loro intervento fosse necessario: passòco-
istituzioni, e molte privale famiglie, in- sì una parte del mattino. Ad un tratto
clusivamente alle collezioni di belle arti un uomo correndo precipitosamente si
e di storia naturale, sì pubbliche e sì par- fece largo in mezzo al popolo per giun-
ticolari. Fra le quali rapine è da contare gereall'adunanza principale, e giunto co-
il monte di pietà, ricco di ben 5o milio- là esclamò: Amici miei, ifrancesi hanno
ni (di franchi, secondo il Coppi). Tante saputo che i nostri podestà hanno chie-
espilazioni e tante ruberie furono lamen- sto il soccorso austriaco.- la nostra cit-
tale dallo stesso general Augerau, quan- tà va ad esser fulminata. In tale istante
do rappresentò al general in capo iiona- le porte della chiesa si aprirono, e se ne
parle, non essere ormai più possibile di vide uscire una turba d'individui in va-
estrarre tante cose da una desolata città, rie foggie vestili; lutti portavano a* loro
sebbene^fosse la principale delle provin- cappelli delle larghe coccarde turchine e
ole della signoria di Venezia. A questi gialle,esembrò che fossero diretti da per-
cenni, Sicnza ripetere il riferito ne' citali sonaggio rivestito d'insegne della magi-
luoghi ,
per le particolarità interessanti stratura veneta. Questa turba fece alcun
che contiene, trovo opportuno di aggiun- passo in avanti; il popolo immerso nello
gere la descrizione dell'insurrezione vero- stupore, fece largo innanzi la medesima;
nese, di L. A. M., già rammentato, nel e quegli uomini cominciarono a gridare:
suo articolo Verona presso il t. 6 del- ^
Vi\>a la patria ;e\a folla rispondea:/l/or-
\ Album di Roma, p. Sg. Il giorno 9 a- te a* nemici di Venezia. La truppa segui
prile 1797 (riconfermo collo storico ab- il suo cammino seguita dalla corrente de]
3o4 VER VER
popolo; ma ben presto alla voltata d'una sala in culi magistrati tenevano seduta.
strada sì ferma, e di rango in rango eia- Finalmente la portasi aprì violentemen-
senno gridò: Un francese. Era un capo te; diversi individui entrarono tumultua*
di battaglione della guarnigione,che spin- riacnente; tulli erano armati' di sciabole
to dalla curiosità o dalla necessità di ve- e di pistole, e nel numero figuravano di
dere ciò die avveniva, erasi injpruden- quelle megere scarmigliale , die si mi-
temente e senza scorta inoltralo fin là. schiano alle turbolenze popolari di tulle
Un colpo di pistola slese morto l'idllzia- l'epoche. La truppa si arrestò come in-
senza capo apparente dirigeva le sue o- che poteva aver per essi e per la vacil-
pcrazioni: divtdeasi in più masse per an- lante repubblica un omicidio commesso
dar a sorprendere alcuni posti isolati, i colla loro adesione ed in loro presenza
cui difensori erano all'istante e improv- sulla persona d'un uftlziale, incaricato foi':
visamente messi a morte: molte porte oc- se d'una missione di pace. Molli di essi
tare le forze degli ammutinali. Il popolo Che i traditori soltanto potevano parla-
parlava già di scagliarsi contro i forti; re di transazionej óiìscuno enumerava i
quando si vide dal vecchio cartello scen- torli che credeva dover rinfacciare agli
dere un ufliziale superiore disarmato, con stranieri, e le grida, Morte al francese,
un fazzoletto bianco iuvoUo al braccio, erano sempre predominanti. 11 coraggio-
annunciando un parlamentai io. Giunse so giovane francese rimovendo da se,
lino al palazzo in cui \\ prowediloie con quelli che lo circondavano, s'inolira ver-
allri magistrati deliberava sui pericoli so la moltitudine, e scoprendosi il petto
della posizione. In quel momento alcuni esclama: Ferite j ma in che vi ho io offe-
colpi di fucile si fecero sentire a poca ili- so? Il suo atteggiamento , i suoi sguardi
ttanza, ed un usciere annunciò ohe il pa- di fuoco imposero a quella turba, ed un
lazzo era assniito. La fdla invadeva già- mormorio confuso annunziò che irre- I
i
VER VER 3o?
gli agitatoti più influeuli sembravano in- stelli Verona, quali colla città passa-
di ì
clinare a cieoienza. L'uHlziale si rese ac rono nel dominio dell'Austria. Nel 1799
corto, esser quello il momento propizio i repubblicani francesi nuovamente di-
per salvarsi; con una mirabile presenza chiararono guerra ed apri- all' Austria ,
eli spirito affrontò le prime file, ed allo- rono la campagna con radunare d'Italia,
ra disse: Eccomi inerme in mezzo a voi, il general Sclierer a'a marzo, fra il Min- i
io mi affido alla vostra generosità. Sia- cio e l'Adige, circa 45>ooo uomini, oltre
te voi la scorta del parlamentario. Pro- l'ordinare l'occupazione della Toscana e
nunciando tali parole, salutò i magistra- della Valtellina. Gli austriaci avevano al-
ti rimasti attoniti, e traversando le turbe, lora sull'Adige un numero di truppe pres-
die facevano largo, sortì seguito dal-
gli so che eguale, e il general Kray lecoman-
la folla. Al basso della scala erano alcu- dava in assenza del general comandante
ne compagnie della guardia urbana, che in capo Melas indisposto. Egli avea col-
si sforzavano di dissipare la moltitudine locato l'ala destra in un posto fortificato
che aumentava a torrenti. L'uHìziale
si presso Pastrengo, fra l'Adige e il lago di
si lanciò in mezzo agl'insorti, ed esclamò: Garda, centra a Verona e ne'circon vi-
il
Cittadini, proteggete la mia vitaj la sal- cini villaggi, e l'ala sinistra a Bevilacqua
vezza della vostra città ne dipende. I cit- presso Legnago. Scherer poi, allorquan-
tadini s'affollarono intorno ad esso, e pre- do pronto all'assalto, divise il suoeser-
fu
sero la strada del vecchio castello. La cito in due colonne. Di una, ch'era com-
truppa forsennata, che avea avuto il tem- posta delle divisioni di Victor, di Montri-
po di riflettere, e che vedeva togliersi la cbard e di Hatry, die' il comando a Mo-
sua preda, alzò de' gridi di rabbia; Fuo- reau coll'istruzione di fare un falso attac-
co sui traditori! disse una voce. Ma già co contro Verona
Legnago. Intanto col-
e
la scorta era troppo lungi e le palle non l'altra formata dalle divisioni di Oelmas,
colpirono alcuno. Alcuni istanti dopo il di Grenier e di Serrurier, sotto del quale
fragore del cannone annunziò al popolo combatterono piemontesi, egli avrebbe
i
preliminari di Leuben, in virtù del quale cipali sfòrzi del nemico erano diretti con-
i francesi sgombrarono dall'antico domi- tro la destra , si recò subito a Verona.
nio venetOj nella parte che dovea occu- Intanto giunsero le notizie della disf'alta
pare r Austria, e specialmente Palma- de' fra noesi a Slokach; per il che doven-
ijuovu, Osoppo, Porto-Legnago, ed i ca- dosi essi ritirare du'Giigioni, la loro |>u-
VOL. xciv. 20
3o6 VER VER
sizione sull'Adige diveaiva pericolosa. la Scala, e costrinse quella di Delma.s a
5clierercredelle perciò presidiarePeschie- piegare verso Due Castelli. Oltenuli que-
la e ritirarsi al Tarlare. A palliare il mo- sti vantaggi sulla sinistra, Kray prese a se
vìmenloretrogrado,a'3o marzo ingiunse uua forte colonna , vi unì la riserva , e
a Sfrrurier di varcar l'Adige presso Pa- marciò obliquamente verso la destra. Con
slrengo e Polo , e fare un falso allacco questo movimento egli respinse ulterior-
contro Verona. Cos'i fu dì falli eseguilo, mente le truppe della destra francese, bat-
onde passò senz'oi^lacolo il fìiime su due tè la vanguardia di Moreau, scacciò Ser-
ponti; ma uscirono bentosto da Verona rurier cb'erasi avanzalo sino a Villafran-
• generali austriaci Froelicb, Chasleller e ca, e così gli austriaci rimasero vittorio-
Lallermancon 3colonne,eallaccala quel- si su tulli i punii. In quesla battaglia,
la divisione la disfecero interamenle. Al- cbefu denominata di Verona, e da allridi
cuni squadroni di cavalleria piemonleÀÌ Magnano o dell'isola della Scala, gli au-
comandali da Saluzzo, e un reggionento striaci perdettero 2,000 uomini, ed 1 fran-
di dragoni francesi sostennero alla retro- cesi circa 5,000. Scberer dopo tale disa-
guardia l'urto degli austriaci, quanto ba- stro lasciò il general Foissac-La Tour con
stò ad una parte della fanteria per ripas- 10,000 in Mantova, e rilirossi subito sul
sare il fìuu)e; ma intanlo Kray avendo Mincio, poco dopo suH'Oglio e finalmen-
fallo rompere un ponte sul principio del- te sull'Alida. Kray speilì la sua vanguar-
l' azione ed essendosi impadronito del-
, dia solloMantova e Pescbicra, assicuros-
l' altro quando incominciava la ritirala, si uiì passo sul Mincio, e fermossi alcuni
la maggior parte deila divisione reslò pri- giorni colle principali forze all'isola della
gioniera. Questo vantaggio animò Kray Scala. Progredendo le vittorie degli au-
« recarsi sull'olFese, ma inlauto nello sles- striaci e de'col legati russi, entrarono in
i
VER V E R 3o7
conlravano resistenza, meutre si alien* li già vendi ceduti all'Austria, Verona
elevano di trovatla grandissima. Ma ces- fu tagliata in due parti l'una austriaca,
sò bentosto la sorpresa al compai ire d'un l'altra franco-italica, perciò divisa in ilue
9.5 dicembre io Germania per 3o gior- 1801 fino ottobre i8o5, cui tenne
al 29
ni, ed estensivo all' Italia, perciò propo- dietro pace di Presburgo nel dicembre
la
austriaci non cedessero Mantova, Peschie- neral francese Massena con 5a,ooo uo-
ra, la parte di Legnago esistente sulla de- mini nel principio d'ottobre 180 5, tentò
stra dell'Adige, Ferrara e Ancona". Bel- di passar l'Adige presso Verona ma fu ,
legarde giudicò tali palli troppo gravosi, respinto. Nondimeno pervenne a risarci-
e chiese alla sua corte ulteriori istruzio- re un ponte che gli austriaci avevano in
ni. Intanto lasciale deboli guarnigioni ne' parte rotto, ed a fortificar la testa sulla
nuò a retrocedere. Dopo piccoli e insi- 29 ottobre, passando il fiume presso Ve-
gnificanti combattimenti, egli abbando- rona. Gli austriaci opposero vigorosa re-
nò r eccellenti posizioni di Caldiero, di sistenza, e quindi retrocedettero alle forti
Montebello e della Brenta, e ritirossi ver- posizioni di Caldiero. L' arciduca Carlo
so la Piave. Pdcevuti poi gli schiarimenti schierò quivi le sue truppe in battaglia;
da Vienna, a' 1
4 gennaio i8oo fece an- Massena l'altaccò a' 3o, ma fu respinto
nunziare a' francesi bramare arinistizio, e dovè retrocedere sull'Adige, e nel di
il quale fu sottoscritto a Treviso a' 1 6, ed seguente Bellegarde comandante l'ala si-
in sostanza fu concluso colle seguenli con- nistra, ottenne segnalali vantaggi a Chia-
dizioni. >) Si sospendessero leodese, e l'ar- vica del Cristo. Tuttavolla l'arciduca fu
mata francese occupasse una linea sulla costretto a retrocedere, attesa la marcia
sinistra della Livenza , e si consegnasse di Napoleone I in Baviera.
Massena pas-
dagli austriaci Peschiera, Sermioue, i 3 sò quindi a occupare Vicenza, Padova e
castelli di Verona, Legnago, Ferrara e altri luoghi, mentreSaint-Cyr bloccò Ve-
Ancona". Intanto nel marzo tu eletto Pa- nezia. Indi pel trattalo di Presburgo, de'
pa in Venezia Pio VII, e Verona gli ras- 26 dicembre i8o5 la parte degli stati ve-
segnò suoi omaggi di venerazionea aiez-
i netiche possedeva l'Austria, fu ceduta a
zo de'deputati, conti GaspareBevilacqua- Napoleone I, che T uni al regno Italico,
Lazises Alessandro Murari-Brà. Divenu- compreso Verona e f^enczlct, il quale ar-
to Bonapartei." console, la fortuna delle ticolo va tenuto presente anche per la ces-
sue armi lo mise in grado di dettare le sala dominazione austriaca e per la nuo-
condizioni di pace coli' Austria e i prin- va, venendo dichiarata Verona capoluo-
cipi di Germania, sottoscritta a Lunevil- go del dipartimento italico dell' Adige-
le a'9 febbraio i8o i, in cui per altro si Verona celebrò l'avvenimento in nobile
confermò il possesso de'dominii veneti a forma.Sponlaneameule raccolta da mol-
favore dell'Austria, ratificalo a'g marzo li giovani scolari una rilevante somma,
dalla dieta Germunìca. Essendoslato sta- la divise fra'soldati feriti.
Nel 8 3 l'im- i 1
bilito l'Adige a confine fra l'Austria e la peratore d' Austria Francesco I dichiarò
lepubbltca Cisulpiua colla parte degli sta- di nuovo la guerra a Napoleone I, il q<ia-
3o8 VER VER
Je in Italia gli oppose il viceré Eugenio, diche chiuso il cadavere in una cassa di
che slabiiì il suo quartier generale a U- piombo venne trasportato a Vienna, e de-
dine, indi rinforzato nella fine dell'anno posto nelle tombe imperiali. Benedetta
sull'Adige, dopo aver combattuto nella da mg.' Liruti vescovo di Verona l' im-
sua valle. La posizione di Verona strate- periai defunta, una mano d'ussari apri la
gica e munita gli avea permesso sostener- pompa funebredella partenza, seguiti da
si controle forze superiori austriache, ma tutti i parrochi della città, da'domestici
poi i francesi aveano dovuto ritirarvisi. della casa imperiale co'gonfólouì, dal ca-
il viceré passato dall'Adige al Mincio, vi pitolo e clero della cattedrale, e dalla fa-
ritornò nel febbraio 1 8 4> riuscendo frat- 1
miglia del vescovo. Veniva poi il funereo
tanto a Bellegarde di costringere i ca- carro, circondato da4o gentiluomini, e
stelli di Verona ad arrendersi, col quale seguito dal gran maggiordomo e dalla
poi il viceré a' 6 aprile concluse l'armi-
1 gran maggiordoma della defunta, non che
stizio di Schiarino-Rizzino, per lo sgom - dalle varie magistrature. Chiudeva la de-
bero de' francesi dall'Italia, restando le corosa comitiva altra mano d'ussari, cui
truppe italiane ad occupar la parte del lungo ta via che dal palazzo Canossa mette
regno Italico non ancora presa da'collega- a portaVicenlina,facevano ala i soldati del
ti. Imperocché già caduta la colossale po- presidio, sonando a lutto tutte le campa-
tenza di Napoleone I, che ad ogni mo- ne. Il cav. Mutinelli, che ciò racconta ne-
mento scompigliava la carta geografica gliAnnali delle province Fcnele, ag-
d'Europa, e disciolto il suo formidabile giunge parlando del ricuperato dalla
esercito, nel 1 8 4 l'Austria ricuperò do-
1
i Francia da Francesco I. » Altri libri, al-
roioii veneti, inclusivamente a Verona, ed tri codici, altri busti ricuperava Verona,
insieme il Milanese; e l'imperatore Fran- e un'Assunzione di Tiziano, e il Martirio
cesco 1 nel 8 1 5 con tali stati vi formò il
1 di s. Giorgio, e la Deposizione di Cristo
regnoLombardo-Venelo,dichiarando cit- di Paolo, e una Vergine, e un s. Paolo,
tà regia Verona, la quale fu poscia resa e un Battista, e un s. Zeno, e un s. Gior-
sa grandiosamente costruite. Nel seguen- mia penna, sia diitle mani del tipografo
te anno l'imperatore onorò Verona di compositore, usci nella i.' linea della 2.*
sua presenza, e la città tra le dimostra- colonna un non che va soppresso, poiché
zioni di pubblica allegrezza, illuminò in Francesco I positivamente si recò a'con-
architettonica maniera la piazza d'Armi, gressidi Troppau, di Verona e di Lubia-
quella dell'ErbeJo stradone di portaNuo- na, come dichiarai altrove; quindi nella
va, e neir Anfiteatro, pieno di 5o,ooo linea 6." quelma, va convertito in ed. In
spettatori, distribuì doti a povere donne, Verona dunque nell'ottobre 182 2, secon •
sò di vivere a'y aprile di 28 anni. Alllit- ueli8j5 a Vienna, già convalidata nel
ta Verona da quest'infortunio ridusse in congresso d'Aquisgrana, e precipuamen-
forma di tempio apparato a bruno una te per la questione della rivoluzione del-
sala del palazzo de'marchesi di Canossa, la iSpngna (/^.),colà in gran bollore, che
già albergo dell'imperiai corte; nel mez- si voleva combattere da Luigi XVIII, co-
zo giaceva il corpo dell'estinta tra la ce- me l'Ausilia avea represso quelle di Na-
gnitari e di vari altri distinti personag- gnoranza e la malafede aveano sparso per
gi intervenuti al grande congresso d'Eu- l'Europa, per trarre in errore l'opinione
ropa nella regia città di/erona l'anno de' popoli, suir intenzioni sincere e leali
1822. » Nobilmente intanto e magnifi- de'monarchi riuniti in Verona. Ilcongres-
camente, or con luminarie, or con rigiri so si metà di dicembre.
disciolse nella
di carrozze, or coti corse di cavalli, or con L'imperatored'Austria Ferdinando I, do-
musiche deliziose, ed or con danze ed ar- po essere stato in Milano unto e corona-
meggiamenti nell'Anfiteatro, si festeggia- to re del regno Lombardo-Veneto, a'22
va da Verona quella riunione straordina- settembre 838, in compagnia dell'impe-
1
ria di tante e tanto illustri persone, in- ratrice Maria Anna, si portò a Verona.
defessamente per la bella liuscita di que' A festeggiar veronesi convenientemen-
i
passatempi e in ogni altra cosa adoperan- te sì auspicata venula, furono fatte nella
dosi capo del municipio Gio. Battista di
il città splendidissime luminarie, e tramu-
Persico (uomo di bella mente, di animo tato il teatro Filarmonico in un giardi-
generoso e di assai pii«cevoli maniere), af- no, vago per fioii, erbe odorifere, e per
finchè maggiormenlesalisseinfama pres- una fontana, dalla quale per 3 bocche di
so gli stranieri la sua Verona, e maggior- delfinizampillava 1' acqua occupato il ,
mente avesse a risaltare la sua grandez- fondo della scena da una magnifica ten-
?a sola ammiratrice ed estiinalrice la
: da, disposte in quella credenze e deschi
Francia della virtù del Persico, degna- con profusione di rinfreschi, la società
mente appendeva al suo petto la croce degli Anjìoni f//oforp/ die' all'augusta
3.0 VER VER
coppia Inquel lealro il trallenimentod'iio ilgenio delle rivoluzioni guardò a se din-
feslino: oÓiì pur loro Verona la riunio- torno per vedere se rimaneva altra cosa
ne del di popolo accolto per una Tom-
lei a distruggere; e vide che fra tante rovi-
bola nell'antico Anfiteatro, e meglio di ne dell'autorità una ne restava ancora io
5o,ooo furono le persone che ivi si e- piedi sostenuta dal suffragio di tutti ì se-
nuinerarono. Il terribile morbo cbolera coli , dalla legislazione di tutti i popoli,
penetrò in Verona lai." volta nel i835, dal buon senso dell'uman genere. Questa
ed in essa e ne'circonvicini paesi serpeg- autorità era la derivante dalla proprie'
giò sino al fine dell'anno. Nel 1847, — tà. Ogni proprietà in fatti fa ognuno pa-
1848, i849gi'a'"de attività militare re- drone nel suo domìnio. La rivoluzione
gnò in Verona, per essere allora sede del vedendo tale ultimo baluardo dell'ordi-
coniandogenerale niilitaredel regnoLom- ne sociale impedire il suo passo, dichia-
bardo-Veiieto, a motivo della rivoluzio- rò guerra sterminatrice alla proprietà^
ne che sollevò pure il regno, ed ivi anco- sociale; e da mezzo secolo la combatte
ra a'20 marzo si formò la guardia civi- con terribili colpi, nella lusinga che abbat-
ca, ma concessa e limitata per soli 4^0 tuto questo baluardo.la società non sareb-
uomini. La città fu posta sul piede di be più niente, non rimarrebbe altro che il
guerra, fu minacciata di blocco, e nelle trionfo àt\Socialisino[V,).YiV)\o permise
«uè vicinanze seguirono combattimenti, questo supremo assalto per aprire gli oc-
ed uno sanguinoso presso le sue mura, chi a tanti egoisti, volontariamente ac-
vinto dagli austriacida Verona preci-
; cecati su questa guerra satanica da 3 se-
puamente partendole deliberazioni per re- coli mossa al principio d'autorità. Fio-
primere la ribellione, dalla quale fu la sola che siffatta guerra era diretta contro l'au-
ad andarne esente, siccome presidiala po- torità della Chiesa ,
1' autorità di Gesù
derosamente dagli austriaci, anco allor- Cristo e l'autorità de' re, i felici proprie-
ché Venezia proclamò la repubblica. Ta- tari diceano nella beata loro sicurezza: La
le generale e tremenda conflagrazione eu- Chiesa si difenda, e altrettanto facciano
ropea, e massimamente italiana, trae la i re. Ma quando Tidra rivoluzionaria eb-
sua origine dall'opposizione e dal disprez- be posto il piede sulla soglia del loro do-
zo dell'autorità, aspirando ad una rivo- mìnio, e minacciò colle case ed campi i
sistere senza un governo qualunque, es- combere che lasciar crollarecolla proprie-
so immaginò un mostruoso sistema po- tà l'ultimo baloardo dell'ordine sociale,
litico, in cui l'uomo è ad un tempo sud- il dovuto alla proprietà. Tanto
rispetto
dito che deve ubbidire e padrone che co- e più ampiamente, con robustaeloquen-
manda, o piuttosto un sistemadove ovun- za propugnava il facondissimo p. Felix
que si trovano sovrani, ed in nessun
i gesuita nell'ultima quaresima a Nostra
luogo sudditi. Quindi gl'istinti rivoluzio- Donna di Parigi, un importante brano
nari insorsero dall'una all'altra estremi- del quale può leggersi a p. 283 del Gior^
la del mondo sociale, e scoppiò la rivol- naie di Roniaòdi^S^. Appendice: Il di-
ta politica e l'opposizione all'autorità, sprezzo dell' Autori là.Frattanto nel- —
coni'eiaìii fatto nell'urcline religioso e fi- l'agosto 1811 I iinpetto alla porta di s.
losofico sin dal I yHi). Fiero, ma non sod- Zeno si vide sorgere in pochi giorni una
disfatto ancora di queste 3 devastazioni. 2." città di tela, di ampia esleniioue, il
VER VER Sii
grande accampamento per le manovre lore generale del regno Lombardo-Ve-
inìlilari, non infrequenti. I padiglioni e- neto,^ il bano della Croazia Jellacich ,
rano di 3 categorie: piccoli antichi, per i mancato a'vivi or ora pur esso. L'impe-
8 uomini circa; grandi di figura elilti- i ratore entrò nel palazzo del marchese Ca-
ca , ed i grandissimi in forma circolare, nossa, ch'era ivi sul limitare ad accoglie-
ognuno per 5o uomini. Siccome luoghi i re l'ospite eccelso. Poscia l'imperatore vol-
d'intorno a Verona, punto principale del legraziosamente vigilare nella sua abita-
concenlramento veneto , al quale viene zione il canuto eroe e feld-maresciallo
diretta per le manovre di settembre la Radetzky. Restituitosi al palazzo Canos-
maggior parte de'corpi di truppa, erano sa, ammise all'udienza le autorità civili
pieni zeppi ancor prima che si fossero
, e militari, il clero, il municipio, e le de-
riuniti tutti corpi disponibili, non rima-
i putazioni che vennero da cillà e da pro-
neva altro mezzo per collocare le truppe vince diverse a rendei gli omaggio, di-
die doveano giungere, che l'erezione del- stinguendo la veneziana pel cordiale rice-
l'accampamento, da durare fino agli ul- vimento fatto poc'anzi alla persona del
timi di settembre. A'i4 di questo mese lodato feld-maresciallo. Indi usciva in
railfgiò Veruna della sua presenza l'im- carrozza, visitando vari istituti, singolar-
peratore regnante Francesco Giuseppe I, mente il rollegio femminile, l'ospedale
ed inaugurò il suddetto magnifico ponte civico, la casa di ricovero, 1' istituto del
che porta il suo nome, eretto sull'Adige benemerito Mazza. Tornato al palazzo
per coiigiungere la strada ferrata di Ve- Canossa, furono invitati alla mensa im-
nezia con quella di Mantova e la poste- periale lutti generali, il luogotenente
i
riormente attuala dì Milano, onde il di- delle Provincie venete il vescovo mg.' ,
filò col suo seguito al novello campo di in un mare di popolo, che sul passaggio
Marte fuori di porla Muova. Durarono del monarca si esprimeva con enfatici vi-
circa due ore davanti all'imperiale mae- va. Con isquisito buon gusto erano lu-
stà gli esercizi militari, congratulandosi meggiali i portoni della Brà, e l'edifizio
l'imperatore con ruffizialità dell' esimia della dogana. Tutto il long' Adige, os-
destrezza di que'balttiglioni, dell'incom- servato da'ponli, era avvivato da innu-
parabile loro disciplina e della verace sua merevoli faci, che si specchiavano nel fiu-
soddisfazione. Indi alle 3 ore pomeridia- me recale, i castelli scintillanti dalla lon-
ne fece il suo ingresso nella città addob- tana d'immensa luce, svelavano la scena
bata a festa, fra la comune esultanza, il degli amenissiini poggi, i quali, anfiteatro
frastuono di viva e gli universali applau- d'incomparabile bellezza, presentavano
si , con che i veronesi manifestarono la a'riguardanti un mondo di prospettive,
loro divozione al sovrano. Egli era se- che forse niun'altra città della penisola
gnilo da'due paiiadii del trono, i propu- ne vanta di più seducenti e ammirabili.
gnacoli invitti della monarchia, 1' ora de- iS'ella stessa sera v'ebbe spettacolo d'ope-
funto feld-mai escialloRadelzky governa- ra e ballo al teatro Filarmonico, la sala
3i2 VER VER
jlluinlnafo a giorno e gremila di spellato- Jore del giorno lungo la slrada che met-
ri, ornale essendo le donne splendid;<men- te a Verona. Nel giorno appresso l'im»
piedi; rialzandosi alla partenza del sirene sera del 29 settembre l'imperatore fu di
accompagnandolo con fragorosi piansi e passaggio per Verona, onde tornareaVe-
dimostrazioni di ovazione. Il giorno i/\ nezia, trovando fuori di porla s. Zeno un
sellembie resterà indelebile né' fasti de' magnifico arco trionfale decoralo di ban-
veronesi, e nella memoria del loro sovra- diere alla sommità, ed illuminalo con e-
no.» Eglino mutuamenle s'intesero. La leganza; luminarie rischiarando Verona.
crescentepiospeiitàdiVerona,caraegen' Ricevuti i pubblici omaggi, dopo la refe-
tile regina delTAdige, è inseparabile dal- zione, si recò fuori di porta Vescovo alla
l'aifelluosa espressione della sua fedeltà", stazione della ferrovia di Venezia alla
—
,
Tanto e meglio pubblicò il /^ogZ/ot^/ F'e- cui volta si diresse. In conseguenza del*
rona. JVel d'i seguente l'imperatore par- la sovrana risoluzione de' 28 febbraio
lì per /^'e«fzi/2. Quindi fece ritorno in 1857, colla quale l'arciduca Ferdinando
Verona a'i6 dello stesso settembre. Vi- Massimilianofu nominatodairimperalo-
silò i caserme della città, e nel
forti e le re fratello a governatore generale del re-
pomeriggio cavalcò al beisagliofeslivo in gno Lombardo- Veneto, cessò d'esistere il
s. Massinjo, fuori di porta s. Zeno, e riu- governo civile e militare residente in Ve-
sci bellissimo. Ivi presso, quand'era pre- rona, dove non rimaserodi autorità cen-
sunlivo erede del trono, combattendo da trali che il comando generale militare, il
semplice volontario nelle file de' valore- deposito delle monture, la direzione dei-
si, appunto colà ove più atroce ferve-
e le strade ferrate, e quella delle poste per
va la mischia, diede di sé il 1° saggio sul tutto il Lombardo-Veneto. Al nuovo go-
campo, e d' imperturbabile coraggio. Al vernatole geneiale si assoggettarono tulli
calar della notte seguì una scena mera- i rami dell'amministrazione civile, in uno
vigliosa. Il Radetzky, fino
viale del forte alla superiore sorveglianza sulle autori-
alla strada maestra che mette in Verona, tà giudiziarie. Ne'primi di marzo di que-
fu rischiarato improvvisamente, come sl'anno 1859, dall'imperatore d'Austria
per magico incanto, da innumerevoli fuo- furono nominati : il tenente marescial-
chi bengalici. » I razzi che si lanciavano lo Ignazio Teimer, comandaule del 7.°
per tulle le parli vedeansi solcare di su- corpo d' armata (che fu a/lidalo
al ba-
bila luce fuggevole l'oscurità degli spazi rone Tommaso Zobel de Giebelsladt-
aerei; le armonie delle musiche bande, le Darstadl), a comandante della città efor-
cantilene de'soldali che in quell'immensa lezza di Verona; il tenente maresciallo e
spianata udivasi l'eco ripetere, olfrivano divisionario di truppe Francesco barone
alla rimembranza de'veronesi ben altro de Gorizzuli, a comandante della fortez-
spettacolo dalla luce ferale e dallo sire- za di Peschiera; ed il generale maggiore
pilo della battaglia che, a prezzo di lan- e brigadiere di truppe Carlo Torri di
to sangue de' vincitori e de'vinli, fu cora- Dornstein, a comandante della fortezza
ballula, oggi è lerz'anno, in quell'ampia di Legnago. E da notare, che ne'sotenni
dislesa. Cessi la Provvidenza il rinnovar- tempi inesplicabili che correvano nel se-
"
si più mai di sì lagiiinevole esempio ! guente aprile, le prime capacità militari
Centinaia di torchi a venlo, poi a ma-
tali prussiane reputarono validamente assi-
ijodu militari, emula vano quasi lospku- curala la posizione slrolegica dell'Austria
VER VER 3i3
uell'alta Italia; litcoendosi d'iucalcolabì- in qualità di govei natole generale la pò-
le suo vantaggio il quadralo lisullatite iievaa capo dell'auiministraziouedel pae-
dalle foltezze di Mantova, Veioiia, Pe- se. Ma, poiché lecircoslanzeattualim'ira-
scliieia e Legnago; uotaudu ancora es- , pongono l'obbligo di attivare misure
ser diftìcile di trovare un altro terrenu co- sii aordinarie a difesa de' diritti del mìo
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