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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO Al NOSTRI GIORNI
COMPILAZIONE
VOL. XCIL
IN VENEZIA
DALLA r I P O C, R A K I A F. :M I I- 1 A N A
."MDCCCL VI 11,
La presente edizione è pnsla sol lo la salvaguardia delle leggi
vigenli, per quanto riguarda la proprietà letteraria, di cui
l'Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni
relative.
DIZIONAPiIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
V
V E N VE N
milmeiite in origine, al dire del di. Mi- minore, e il fece unitamente co'suoi tro-
cali (V Italia avanti il fìominio de vo- iani (in favoie de'quali avevano pugnato
in Tracia e poscia in
medesimi eneti)
inani: Storia degli andcìii popoli itn- i
xenetosi reca ad onore di spesso trascri- seguito d'una spedizione falla di concerto
a fundare lor sede
cimmerii o cind)ri)
vere, se no!) se una Irihìi avventurata di (o'
quelle prime genti, la quale partita dal nelseno Adriatico. Dalla similitudine del
luogo natio, usurpò l'impero de'naziona- nome fra questi eneli, ricordati da Ome-
Ji. Può la loro affinità cogli alili italici ro, ed i veneti italici, noti da gran tempo
principalmente sostenersi per la somi- in Grecia (avendo i greci qualche colo*
glianza della lingua, la quale, come mo- nia sulle coste de' veneti, in cui portarono
strano monumenti ritrovati nel territo-
i
ilcullo della Diana Calidonia e della
rio Euganeo e Veneto, fu solamente un Giunone d'Argo), ebbe verosimilmente
dialetto dell' italico antico. Le naturali principiola favolosa e volgare opinione
il nome degli Euganei, quasi trionfai mO' novella dello stabilimento di quell'eroe e
numenlo dell'antica loroesistenza in quel- degli eneli paflagoni nel seno Adriatico,
le parli, sebbene per molti segni vulcani- ove vollero, che vinti gli euganei, piglias-
ci abbia sostenuto 1'
ingegnoso naliuaii- sero in comuneil nome di veneti, secon-
sta ab. Fortis, che formassero lui tempo do la pronunzia dell'Italia antica. Cato-
le sconosciute isole Elettridi degli anti- ne lasciò scritto che i veneti erano di
chi; isole la cui esistenza, non che il silo troiana stirpe, e fu copiato da Livio, che
sono stati non poco controversi da' geo- al pari de'nien giudiziosi scrittori del La-
grafi. Ciò non ostante greci da'quali i , zio, non tralasciò mai di adulare la vanità
si è in necessità di dedurre gran parte nazionale (sullcoriginidi/ìow.'7 impugna-
della storia italica, usarono, come sem- le da alcuni moderni, in quell'articolo e
bra, questo titolo di euganei e veneti per altrove col dolio JNibby ne tenni pro-
sinonimo d' illustri (Eueti, Heneli o Ve- posito contro dì essi). Plinio non parve
neti si dissero i [)opoli dell'Italia, origi- troppo persuaso di tal concello; e Stra-
nari deiriHirio, secondo Erodoto, i qua- bene ne fu sì poco convinto che amò me-
li per molto tempo restaiono senza me- glio ciedeie i veneti derivati dalla Gal-
scolarsi con altre nazioni. Abitavano nel- lia Celtica e da' lidi dell'Oceano. Le altre
le vicinanze dell' Adria, e Pataviuni era sentenze divulgate molto oscuramente fra
la loro città principale), nobili, lodevoli, gli antichi che quelle genti provenissero
mentre divulgavano molte favole sull'o- dalla Media o dall' Illirico, debbono fi-
rigine stessa di quel popolo fritto già ce- nalmente convincer del difetto delle loro
Narra Polibio, che sublimi cose ne
lebre. cognizioni ed insieme dell'inutilità di la-
avevano detto tragedi. per la voce de'
i liricerche. Dione Crisostomo nella fa-
quali salirono certamente i veneti in gran- mosa orazione inlilolalar////V7crt, sosten-
de onore. Sofocle, nella presa di Troia, ne che veneti esistevano in Italia mol-
i
pose il profugo Antenore co'figli alla le- to prima della favolosa venuta d' Aole-
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iiojT, ed erano già collocati nelle stesse le si stese per tutti i luoghi situati di là
beute "«edi.'» Che fossero antichissima gen- del Po; ma qual fosse la capacità di quel-
te, e che avessero linijtia diversa da'galli lo spazio ch'essioccupavano intorno al
confinanti" lo asserì Polibio.espressatnen- seno Adriatico, parve argomento di gra-
le, il che è riprova ceilissima di diversa ve controversia agli eruditi. Sembra pe»
slirpe. Il eh. Roman in nella Sloria do- rò che i dubbiosi coufini della Venezia
cuinenlaladi f^'enczia, che dopo ri ferisce non oltrepassassero a ponente il fiume
l.i «aduta si erano
di Ti oia, per la quale Chiesio, e che con più stabilità i suoi ter-
amiate tante popolazioni nella i. "gran- mini naturali fossero a settentrione le A.1-
de lutta tra l'LInropa e l'Asia, tenne die- pi, a levante il Timavo ed a mezzogior-
tro un general nioviinento di popoli, e no le paludi veronesi, indi il Po fino al
prohabiltuerite un nuovo passaggio d'u- niare(ilcav. INbitineHi, negli Annali Ur-
na parte di eiieti paflagoui nella Tracia, Lani di P'enezia, citando Filiasi e le sue
e quindi nell'Illirio e fin sull'Adriatico. D/ernorie storiche de' veneti primi e se-
Fors'anco per l'AI[)i del Friuli, dette an- condi , riferisce. Ad occidente il Benaco
ticamente / ctwle, penetrarono nel pae- e il Mincio, ad austro il Po, ad oriente
se, che i latini denominarono poi f'eiw- il Mare, a settentrione le Noriche, le Car-
lia^ e reneli i suoi abitanti. ìMentre poi niche, le Tri vigiane e le TrentineAlpi, dal
nella primitiva patria si andò estinguen- Tiiuavo fino al Benaco, formarono i li»
do il loro nome, questo si conservò lungo miti della bella e ricca provincia del ro-
tempo e si conserva m parte tuttavia, ol- mano impero, P'enezia appellata. Sorge-
treché nella Venezia d' Italia , anche al vano in essa Mantova presso i galli ce-
Baltico, nella Lu^azia, nella Stiria, nella 'fiomani, in riva all'Adige Verona, succe-
Cai niola e Carintia, nella Bretagna fran- deva Vicenza, indi Padova; in vicinanza
cese, ove Cesare vinse e sottomise i ve- alle AlpiTrevigi, Asolo,Feltre e Belluno;
neti di Vannex^ de'(|uali già discorsi, ed e sopra le Alpi Oderzo e Giulia Concor-
altrove. Tutte le quali colonie, avendo dia; finalmente verso il mare Aitino e A-
la stessa origine, tutte couservoroni» con qiiileia). Ad ogni modo certo è che i ve-
varia modificazione ne' vari linguaggi, neti tennero una delle regioni più fertili
di I nome Enetos, col quale le tribìi che di popolazione poteva armare fiuo a
h|i.iliiarono furono chiamale da' greci, 20,000 uomini, Eìle, Vicenza, Coucor-
che primi ci diedero notizia degli eneti. dia, Aitino, e fors'anco Verona, come il
Non è dunque a supporre, ^oggiullge il Maffei valorosamente sostenne contro i
poco da'/ i/idi o Fendi, popoli slavi, co- restre Venezia. Quindi non è da meravi-
sì chiamati da'germani, cioè errantij ma gliarsi se fin dalla più remota età ebbe-
sarebbe piuttosto a considerarsi come una ro i veneti grido d'illustre nazione, e se
delle tanle colonie che, uscite in origine nel loro paese, in gran parte vulcanico,
dalla l'afiagunia e da' circostanti paesi, fìnsero le favole più celebri dell'Eridano
passarono più volte inEuropa. Sorte par- adi Fetonte. Ora quest'illustre nazione,
ticolare de veneti si fu iti rimanere illesi anlichissin)a e le cui origini perdute nel-
nella generale iqvasiouc clrusca. la quu' la calij^inc de' tempi, si sono volute riu-
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tidcciare per tante guise e per tanti si- vile uiiioue. Se di tal forma gli umbri, i
stemi, acquisterà lustro e nobiltà ^e iioii volsci,i sabiui, e geDeraluienle i popoli <li
<jliielle sedi che occiipm'aj per guisa che, ciale, non meno il furono i veneti, grati
ìiolo non essendo popolo da cui dinio- tialcio del popolo italico. Livio parlando
sfrare si possa discesa, abbiasi a consi- degli etiusci descrive l'ampiezza del lo-
derare quasi originaria. Il che avendo io dominio che occupava lutto lo Sji^/io
in coinuìic con molle altre nazioni, non lia l'Apcnnino, le Alpi ed i mari clieba-
c nieravigtia se gli scrittori romani pili gnano l'Italia, a riserva del cantone de*
autorevoli, dessero senza esitazione agli veneti : trattando Plinio delle conquiste
antenaliil nome di Aborigeni, ilvuimeii eslese di ([uel popolo sulla sinistra del
controverso significato era quello di Po, ne eccettua il veneto territorio. Coù
gente paesana surta daignoto figlio del è [trovato che i veneti qui ertuio quando
la Noetica famiglia qui venuto a forma- primeggiavano gli etiusci, il diesi amcov-
re l' italiana gente. Nella qua! voce co- da con quanto si è dello, e rimonta al
mune, granimalicaluiente ed istorica- di là della guerra troiana. Si ha dalle
mente intesa da ogni latino, abbiamo pu- storie che prima di quella guerra e pela-
re una manife^lazione del buon senso sgi ed etrusci fiorissero grandeuieule in
degli antichi; dove che i dotti della lei- Italia, e che poi abbandonota da quelli
teratura roodernasiafTalicanoaiicorii inu- l'opulentissima Spina (città d'it.dia nel-
lilniente a ricercare chi fossero e donde la Gallia Cispadana, fondala alla foce dei
originassero i nostri piogenitori. Abita- Po da'pelasgi, i quali dicesi che vi venis-
tori primi d' un paese sono ccilamenle sero prima della guerra di Troia; Plinio
coloro che anteriori ad ogni alUo nel pò- la vuole edificata da Diomede, colie lic-
slo non abbiano couìe provare, uè per chezze rapile al tempio di Delfo; e Stra-
allineuza di stirpe, uè per autorità di bone crede che fosse una colonia greca,
storia che sien venuti da altre nazioni. E la quale da fioritissima si ridusse alla con-
tale è senza dubbio l'origine degl'itali dizione di villaggio), questi ultimi giunti
primitivi, da cui discendono l'un dopo all'apice della grandezza e confederatico'
I altro! popoli, che indi acquistaronsi no- veneti, fissassero in Adria Temporio del
me e grado distinto nella comune pa- più va^to commercio (per cui iLl/a/v; 'Sa-
li ia: insomma the gli stianie-
que'popoli perum ebbe il nome di Adriatico lutto-
ri, e massimamente greci ritrovaronoi , ra conservato, al diie del Caslcliano). iNo-
di già congregati in tribù o nazioni allo- bilis^imo fupoi quel porlo e molta la
va che passarono in questa nostra terra, grandezza d'Adria che, oltre a Livio, ce-
eche pur sempre vi riconobbero di san- lebrarono Slrabone e Plinio come anli-
gue dal loio diverso, colla sprezzante no- Fu essa forse che die
ca colonia etrusca.
ta di barbali. Nell'opinione slessa degli il suo nome al mare vicino. Ma se que-
anlichi dicevansi gli aborigeni nati in Ita- gli etrusci ch'erano in grado di fondare
lia, dacché per 1' ignoranza dell'origine
sì ragguardevole città e che già domi- ,
tutli credevano d'essere di quella lerra navano un gran tratto d' Italia con al-
che abitavano. Né solamente i prischi la- lissima fama di sapienza,' di virtù, di va-
lini, ma le nostre nazioni più copiose e loie, ei ano confederati co'veneti, conviett
grandi si pregiavano a un modo di porre dire che questi fossero, se non paii, al-
1 antichissime famiglie degli aborigeni in meno molto prossimi a loro nelTarli, iiel-
fronte a' loro annuali , e di riconoscere la civiltà, nel nome , allrimenli uou a-
anzi da quelle principii della slessa ci-
i
vrebbe potuto sussistere una comunanza
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d'iiileressi se una troppo gran diderenza puramente domestica e locale, sino a che
fosse corsa h-a'contiaenli. Or questo è tut- la guerra e le conquiste non istabilirono
lociò che se ne sa, né alcun fallo partico- nuove convenienze, col propagare in piii
lare ci viene di (|uegli antichi tempi ri- largo spazio l'usanza e gl'interessi reci-
cordato se non che amici appunto e me- proci de'popoli. L'invasione de'galli e il
scolali cogli elrusci , ne dicono gli stori- pericolo duna tal vicinanza tennero per
ci,ad un tempo con essi liorirouo. I ve- verità svegliate le genti della terrestre
neti furono anche fdmigerati per la loro Venezia, le quali si approflltarouo molto
intelligenza nel nutrire generose razze di accortamente de' vantaggi della loro si-
cavalli, il che parve a'greci fantasticatori tuazione; ma perchè la forza de'costumi
nuovo argomento per giudicarli discesi e l'amor delle lor salse lagune non per-
daglieneUdi Faflagonia, ue'cjuali vantò misero a' veneti di portare la propria at-
Omero una simile industria. Che loro i tivila al di là della loro frontiera, fu que-
puleilri, in velocità presuntissimi si se- sta forse la cagione per cui, soli fra tutti
hmpia , si deduce chiaramente dal loro co'romani, né anco quando avrebbe do-
soprannome di portatili corona. Lo stes- vuto indurveli la politica e il nazionale
so Dionisio di Siiacusa. grande amatore vantaggio. Infatti quattro o cinque secoli
di giuochi ecpitslri, cavò la sua domesti- prima della venuta di Gesù Cristo, ro' i
onori divini che i veneti erano soliti di al R(djicoiie ed all'Arno, fecero diventar
farei» Diomede, fingendo le fìivole aver l'Italia quella Gcillia che roujaui chia- i
fjueli'eroe terminalo i suoi giorni presso marono Cisalpina; ed i primi, con pasào
loro, e conseguita colà l'apoteosi. E' mol- rapido dilatavano nelle varie provincie
lo verosimile che le paludi e l'acque co- italiche d loro dominio, e soggiogavano
piose e sparse, tra le quali stava riuchiu- alcuni di que'galli che aveano scacciato
bd la Venezia dalla parte di mezzogiorno gii etrnsci, giungendo alia fine alla re-
i/ievoli comunicazioni tra' veneti e le co- nelle critiche circostanze ciie fecero va-
ionie toscane più prossime al loro paese, cillare la Roma; imperocché
potenzi di
come il persuade ancora il nome di cer- è da sapere che quando Drenno, incen-
tecomunità del distretto di Verona, chia- diata Roma, strinse co'galli la rupe Tar-
mate Arusnales, nella cpial voce pare di pea, un esercito di veneti verso l'anno
riconoscere vestigio etrusco; dal che siasi 3G4 di Roma, secondo che ne dice Po-
poi venuti a queda confederazione più libio, invadendo il gallico territorio, l'ob-
tro gl'istriani, e nel 535 contro gl'illiri- più cospicue, alle tribù di Roma e con
ci). Comunque fosse, la Venezia dall'al- esse votavano (il citato Lazzari nel Di'
leanza passò sotto la dipendenza de' ro- scorso sopra alcune iscrizlp/ù Asolane,
inani, senza che se ne sappia l'epoca preci- presso ilp. Calogerà, t.40, osserva: Quan-
sa, the quasi (ulti però accordano a
si do alla Venezia la romana cittadinanza
collocare vicinoalla 2." guerra punica, po- fu partecipata, ognuna delle sue città a
co più di due secoli prima dell'era volgare qualche particolare tribù fu aggregai^
o corrente (l'aiTerma pure Michele Lazza- pel diritto, che colla cittadinanza aveva-
ri, nella Dissert. sopra lui iscrizione nel- no acquistato gli abitanti, di dare i suf-
la villa di s. Eli lalia nel territorio d'A- fragi ne'comizi. Aitino fu unita alla tribù
solo, presso la Raccolta del p. Caloge- Scapila, Padova alla Fabia, Este alla Ro-
là, t.i5, con moke notizie sull'argomen- nìilia, Vicenza alla Menenia, Verona all^
sulle frontiere venete 01 ienlali, Roma ma- loro voti. Riconoscenti i veneti al favore,
gnifica, Roma, i cui cittadini esercitava- di Giulio Cesare ,
gli prestarono i pos-
110 il dominio sopra una gran parte del senti aiuli , che la sua profonda politica
mondo, eccitò la gelosia sì che tutta l'I- ne aspellava, e che formarono il nerbo
talia voleva essere a parte di quella glo- di cjuelle forze, colle quali vinse l'Elve-
ria; ed ecco accendersi la guerra sociale, zia e le Gallie, e poi a Roma il condusse-
terribilmente combattuta e diretta ad ro dove proclamare dittatore, e il
si fece
ottenere la cittadinanza romana. Allo sostennero a domare pompeiani dovun- i
parlarono in quella occasione veneti, che i que, e poi reduce vincilore dalla Spagna,
per la loro fedeltà se ne credevano più con lui tragittarono l'Adriatico a vince-
degli altri in diritto, e fu loro concesso re e distruggere Pompeo, pur difeso da
pricna il jus latino, che non era gran co- tante nazioni, e finalmente il fecero pa-
sa, e poi, conosciuto da Giulio Cesare drone dell'impero. La celebrità de'vene-
quanto valesse l'appoggio loro, gli ascol- ti li rese oggetto di pretensioni a coloro
lò meglio e ad essi concesse l'agognala che, morto Cesare, aspiravano al sommo
cittadinanza. Però fu data in principio potere. Soleva Cicerone dire al senato
senza jus di suffragio; vi si aggiunse poi elle i traspadani, cioè i veneti e gì' insu-
anche questo nel 70G di R,otiiu th'eru , bii, erano 11 fiore d'Italia, l'oruameulo e
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sostegno del popolo romano (ornamento mitata d'un tale uomo. Aftcll?) dunque
duliaromana repubblica , dice invece il moderazione, sia per evilare i colpi die
Romanin, cioè veneti e i galli cisalpini); precipitarono Cesare , sia per ribadue
e anc.lie l'imperatore Claudio molti anni meglio le catene che preparava a'suddi-
tjopo a quell'augusto corpo ricordava co- ti; ma non si può negare che Homa sol-
ine Roma non fosse mai stata quieta e tedi lui non respirasse pacificamente do-
florida 5 né sicura la repubblica , come pò gli orrori delle guerre civili. Molti e-
quando furono ammessi i traspadani al- logi riscossero le sue azioni; di dar forn)a
la cittadinanza. Infatti in quella congiuri- allo stato, serbando però il supremo po-
tiira gravissiina argontenlo de' consigli tere ; il governo delle provin-
di dividere
,
di Cicerone, i veneti dichiaratisi pel se- eie col senato, lasciando pure qualche ap-
parie nella Venezia per costringerla ad conobbe quanto calcolo doveva fare di
abbracciare quel partito suo malgrado, questo capo di sì gran corpo; perciò ri-
Gravi travagli oppressero allora il mon- spettava il diritto alla romana cittadi-
do romano. Morto Bruto, morto Cassio, uanza, già esleso a tutta Italia, che assi-
disfatti gli eserciti loro, debole Lepido, la curava l'ampiezza e la quiete alla sede
somma del [lotere di R.oma cadde nelle deiri(npero; perciò cinse al trono larga
mani dOttaviauo nipote, figlio adottivo corona d'uomini insigni, mezzo unico ad
edeiededi Cesare, e in quelle di Marc'An- ottenere splendore ed a moltiplicareistru-
lonio, ognuno de'quali troppo era forte menti al potere. Ma chi non ravvisa iu
per tollerare un collega; laonde, spenti ciò le cause della rovina d' Italia? Così
i nemici comuni, ruppero tra loro la spopola vansi per correre a Pioma;
le città
guerra, cercando entrambi l'appoggio de' cosìi cittadini dimenticavano l'amore del-
traspadauì. Ma la sagacità di Ottaviano, la patria naturale per sostituirvi quello
sogacissimotra gli uomini, vinse e l'olten- dell' adottiva; così ... Tuttavia potrebbe
ne; n'ebbe infatti quegli aiuti che aveva- dirsi che se le singolari città hanno in
no conti ibuilo alla grandezza di Giulio ciò soiTcirto danno, n'ebbe vantaggio la
Cesare, e con questi e colle navi de' ve- generalità dell'Italia, dell'impero, e così,
neti lidi riportò ad Azzio quella vittoria sotto un certo punto di vista, a favore
che lutti sanno e che lo rese padrone di de' membri tornò a ridondare il benes-
yiowa e dell'impero. » Salito co>ì col no- sere procaccialo alla comunità sociale,
me d'Augusto al supremo grado all'uo- Difatti l' Italia intera somministrava a'
Ilio concesso, ebbe la malizia dica chi , comizi, al senato, alla pretura, al conso-
Tuule la saviezza, di tosto abbandonare lato, al sacerdozio, ed al trono i suoi,
le arti usate per giungervi, ed assumere migliori cittadini, i quali, nuovi ma fa-
quelle capaci a conservargli e fargli l'eli- mosi, conservarono alcuui secoli lo stato,
ce il regno; per il che ristabilì l'ordine, sollentrando agli antichi patrizi , cui le
&e pur non sia da dirsi la durevole schia- smodate ricchezze ed un lusso eccessivo
vitìi, che laddove in uno stato libero s'è rendevano incapaci a regolare la cosa
usurpala la sovranità ivi si chiama re- , pubblica e a sostenerne la gloria ". E
i^oia ciò che può foudarc l' autorità illi- molli vcueli allpra ij^uraiouo a TvoiDaj
, o V EK V E N
iie'consigli, negli eserciti, nelle dignità, e rono la Venezia cotue appaiteneiile alla
lungo sarebbe l'enumerarli. Non si può GiiUia . siccome invasa per la maggior
per altro lacere di Pomponio secondo, parte da' popoli galli, i quali vi erano
nato a Verona, senatore, generale d'alto preponderanti). Nella Fenczia superiore
valore e due volte console, di gran me- truvavansi le città di Padova, Vicenza,
nlo e animo che alla morte di
di tanto Verona, Asolo, Este, Oderzo, ec; cele-
Caligola molto non fu che il suo brac- brata perla feracità del suolo, bagni ler- i
cio non ristabilisse la repubblica; di Ce- mali d' Abano, con terreno vulcanico, e
cina, vero genio nell'armi, nato a Viceu- pieno di laghi sulfurei e d'acque bollenti,
za. Quel Cornelio Gallo conquistatore di prosperandovi colla civiltà della copiosa
Tebe, che tanto allargò le frontiere del popolazione, l'aiti, l'industrie, icomaier-
l'Egitto, fu del Friuli. E Traseo Peto, ci e questi anche fluviali. Nella Feneziit
onore di Padova e raro esempio d'ogni i:iferiore ebbe le città di Piavenna, Spi-
virlù, noD basta ei solo ad illustrare lut- na, Adria antichissimo porto etrusco. Al-
la intera una nazione? E^ti fu console; tino, ec; con terreni coltivati, conimer-
ia sola sua presenza era di rossore a Ne- ciò, navigazione e numerosi abitanti: aU
rone, e le sue beneficenze celebiò tutta cune delle sue terre erano insulari, cir-
l'Asiache governava. Cornelio Nipote, condale dalle paludi, da'fiumi, dalle la-
Valerio Catullo, Eurilio Macro, Virgilio gune, altre si trovavano unite al conti-
Marone, Cornelio Augure^ Tito Livio, e nente, ma in genere salubre eravi l'a-
e più altri erano veneti. Uoma fugraii- inoltrandoci al teu)[)0 dell'alta njarea, al-
de finché onoiò gli uomini che la illu- lagavano gran parte delle pianure, e tra-
slravano,e decailde quando gli ebbe con- sportando poi via nel ritirarsi ogni soz-
dannati all'obblio, ai disprezzo. Fu un zura e putredine, mantenevano la purità
tempo che per carestia scacciati crudel- dell'atmosfera, nel mentre che il sapore
niente da Roma , in un co' forastieri , i amaruleuto e salso dell'acque giovava a
pochi uomini di lettere che vi si trova- distruggere gl'insetti nocivi e ad impedire
vano, vi rimasero ben Ireuiila ballerine, i miasmi che esalano l'acque stagnanti,
altrettante e più cantatrici, tutti i loio La natura del suolo rese assai per tempo
maestri ed una caterva di genti ad esse necessari lavori idraulici nella Venezia
i
eslremo dell'Adriatico, fumava la /'<'• na, donde poi raggiungevano le foci del
nezì'a inferiore, conosciuta dagli antichi Po. Cosr veneti terrestri e marittimi for-
i
greci sotto lì nome d'Isole fe/iCte, e ì.\iì' niavano polente nazione, prima ancora
romani con quello di Galliche Paludi che Roma sorgesse; ma inquietati da for-
(poichè dessi per qualche tempo reputa- midabili e inquieti vicini ne' galli o cel-
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ti, i ([iiali devastarono le terre cle"\eiieli, re col medesimo eli. llomanin , s>ul co-
pitcipuacnenle neir incursione avvenuta sliinie de' veneti priniitivi, ma in parie
4oo anni circa avanti l'eia volgare.Do- sornij^liando a quelli de' ven'eli secondi,
pò aver i galli invaso Roma, non mollo riferiti col cav. Mulinelli nel § XVI, n.
passò che alla Venezia venne nuovoegra- 2, 3, 4 e a, e in parte con ([utili de'ro-
ve peiicolodalla pailedel niiire.Unasqua- mani, me ne dispenso per nreviià. [ ve-
di a di lacedemoni, condotti ila Cleonimo, neti aulici)! fcnono popolo luiincroso, foi-
(juasi 3oo anni innanzi delta era. pene- le industriante, amico del divei tmienlo
Irata fino alidi veneti ne siti di Cliioggia, e degli spettacoli sagri e profani. — Ri-
Pele^lrina e Malamocco, mandò esplora- tornando, col Dizionario veneto, alla de-
tori a riconoscere il paese, e quindi con cadenza del romano impero.gviari nonan-
legni piccoli e leggeri, raggiunte le 3 bor- dò die Pioma fu incenerita, e con essa di-
gate sul lembo delleLagune, le diede al strutto l'impero. Tulli saimo le vicissi-
solenne giostra di navigli sul fiume che tramandarlo a' posteri di nuova luce
scorre nel mezzo della città. Nella guerra splendente e di gloria imperitura' colla
de'romani contro galli, veneti uniti u* i i città di Venezia da loro fondata. Sorta
cenomanisomministraiono lino a20, 000 da un pugno di fuggiaschi sollratlisi ai-
uomini: Roma liionfò, ed veiif^li re- i la barbarie irrompente, che metteva le
spirarono dalle cessate molestie, sebbene loro terre a ferro e fuoco, crebbe rapi*
SI trovarono circondali da'non meno foi- da mente, novella Roma , ben presto gi-
inidabili romani, laonde pare che si pò- gante. Quindi mentre era ogni altra na«
ne^sero sotto loro protettorato, daRonia
il zioue involta nejla barbarie e nell' igno*
vagheggiato per essere le terre de .veneti ranza, Venezia ciltà marittima indrpen-
op[)orlunameiile collocale alle porle il'l- dente e forte, non llagellata da eslernci
lalia in mare, tanto fertili e popola-
sul incursioni, stendeva placidamente le cu-
te. Così avveime che poco a poco la prò- re verso quegli slutli e quelle arti, che «ì
anche spazio per fabbricare; che dall'in- yeiiezia marittiina. La sua vera e pre-
dustria necessaria a sussistere ed a fer- cisa posizione descrìsse Bernardino Zen-
mare il suolo sotto a'suoi piedi giunga drini ,
Ohsen'alionum astronoinìcarnni
sino a presentare alle nazioni moderne il et rntleorologìcaruni , fase. 3, presso la
i." esempio d'un governo regolare; sino Raccolta del p. Calogerà, t, 3i, p. 36o.
(I far uscire da una palude flotte senza V'erano isole più vicine al continente, co-
fine rinascenti, per recarsi a distruggere me Grado Caorle, ec, ed in frequente
,
talia , doininar sui mari, tener tulle le ec. Altre ricche, abitate da genti di tul-
Dazioni alla condizione di tributarie^ ren- le le classi, come sui lidi di Tre Porli e
dere (ìnalmente impossenti tutti gli sfor- MalamoGCO , opporlunissime al tragitto,
ve, m suolo limaccioso, e quasi tutte abi- fìssero le romane legioni, desolarono il
tale da pescatori pacifici, ed altri non del paese fino a Oderzo ed al Piave. Suc^
lutto miseri perchè giovali da' prodotti cessero (piindi nuovi scompigli, nuove
del suolo, da' fruiti della pesca e della irruzicm e uuuvi disastri. In mezzo ^
V E N YEN i3
questi picvnlefido gloriosamente il cri- e pel suo ardor nelle pugne , facendosi
si iatiesimo, Costantino I lo professò, ne chiamare Flagello dì Dio. Trovati aper-
permise il libero esercizio, e con danno ti passaggi dell'Alpi, giunse Attila im-
i
larico, th'erasi associato Radagasio rego- ferocia; onde l'implacabile re, cessati gli
nella devastata parte meridionale dell'I- no e vita. Nel secolo seguente riuscì al-
talia vagheggiava la Sicilia e 1' Africa in l'imperatore d'Oriente Giustiniano I, aiu-
appresso, morte noi mieteva dopo brevi tato dagli abitatori dell'isole della Vene-
giorni di violenta malattia in Cosenza zia con navile pel trasporto dell'esercito
nel 4 ' o. Sulle tracce de'goli calarono poi da Aquileia a Ravenna, a cacciar d'Italia
in Italia gli unni usciti dal fondo della i goti pel valore di Belisario e di Narsete;
Scizia, nazione orrida, crudele, avida di ma quest'ultimo dopo aver innalzato in
sangue, e (piale la descrissi nel citato ar- Rialto le chiese di s. Teodoro, e de' ss,
licolo, die aveva allora alla testa re At- (iemitiiano e Menna, grandemente dal-
tila, famoso per la ferocia del carattere l' inij.)erati'icc Sofìa irritalo, chiamò ad
, 4 ^ E IN VE N
ocoupnre la I>f'la legiono Alboino re de' fjiKtli aI)I)nni]iiiiP.rono coroggiosamente i
Longobardi (f^.) verso il 568; laonde ni- ]>aesi nativi colla peisiwsione, che rese le
r iiiiptro gieco in Italia non l•e^lò (he venete Lagune più copiose di popolo, vi
\' Esarcnlo Ravcunn (T^)- In tulle
\.\\ avrel)bero condoUo meno disagiata la vi-
ogni maniera d' indicihili ecccs>i, quanti meglio che polerono. Que'di Padova da
d' Italia polerono evadere, da questo o qualche tempo ricorrevano all' isola di
da quel lato (uggirono. Le isoletle della Rialto, come ad un porto pel lorocom-
Veiiezia maiillima dell^nllimo seno del uicrcio marittimo ,
dove i legni loro si
j;olfo Adriatico, furono un asilo fortuna- fermavano prima d' entrare nel fiume,
to a'veneti (Iella Venezia terrestre, dove ed allorché un incendio vi consunse i\.
(in dalla i
."
invasione d'Alarico, o alme- case iigiiee, fattone volo a Dio, vi aveva-
no non più laidi del 42 incominciarono a
i no gli ahilauti fabbricalo una chiesa de-
liparare i fuggitivi, talvolta inseguilicol- dicala a s. Giacomo nel 4^ ' ('' cui ul-
le spade alle reni. Furono quindi i nuovi timo re^ta^^o si va operando dopo la
sliada ordmaiia de'bnibari, per penetra- pula anleriori alla riferita e[)Oca. » Po-
re nel cuore dell' impero. A queste iso- irebbe anche darsi, che sebbene altre ve
Ielle rifuggivano adunque solleciti, come ne fossero siale erette, la sola di s. Juco-
od un porlo sicuro come ad un ritiro , posi dicesse la prima, perciocché fra tut-
inaccessibile, il quale pei ònon presentati- le le altre la prima che venisse consa-
do loro altro merito che quello d'un ri- grata solennemente per mezzo dell'cpi-
covcro nell'infuriare della tempesta, pri- sco[)al ministero". La chièsa de'ss. Ser-
vo delle comodità, cui lunga consuetu- yio e Bacco, una delle primissime erette
dine gli aveva accostumali, non sì tosto nell'isole dalla pietà de' primitivi profu-
ibarbari si allontanavano, che abbando- gl)i della terraferma o veneti secondi, la
navano anch'essi que'meschini asili per crede probabilmente contemporanea al-
tomare alle loro sedi primiere. Ma qiian- l'altra ili s. Jacopo di Rialto. 11 Cornei'
do Aitila co'suoi unni si volse all' Italia, la dice edificata nell'isola di Olivolo, ora
«inando la fama si fece a precederlo col Quintavalle, sotto l'immediata giurisdi-
racconlodella sua infinita baibarie,quan- zione quindi de'palriarchi gradesi, insie-
do fu inleso Venezia terrestre si
che alla me con tutte l'altre della Venezia marit-
oppressava, lo spavento fece abbandona- lima fino alla fondazioiie del v£scovalo
re Inmulludsamenle, disperatamente cit- d'Oiivolo; e fu lai." cattedrale della cit-
eh' crauo grandi per ricchezze e cuori, i PicUo di Caslello. Prima della deraoU*
5
A E N VE N 1
zione della cliics^n di s. Teotloio, nnclie in din nel vicino E>.luario di Cnpnile o
e.^sa il vescovo d'Olivolo vi aveva la ciit- Caorle , con altri abitanti di altre città
tedia pastorale. E acconcio che io lipro- e luoghi del Trevigiano; quelli d' Acjni-
duca il riferito dalla G/7:rr//<7 ^//V/icz/^ leia a Grado. A misura che le sleimi-
de'i5 lebbraio 855, che leggo nel n. 4^
j natrici armi d' Attila avanzavano, la 'di-
dei G/o//w/('<^///ion;(7.'.0 vogliono i nio- seizione facevosi maggiore. Senza dislin-
derni storici dare inconiincianiento a'fa- zione d' età o di se»so lutti fuggivano, e
sti Venezia dall'anno 4^1} ''^ cui se-
di portavano con loro suppellellili, fienali,
guì la fondazione della prima chiesa di effetti, cpianlo mai peimettevano il disor-
s. Jacopo di Piivonllo; o vogliono prcn- dine e la fretta. Finalmente da quel bar-
der le mosse dal 4^^^j epoca deli' elezio- haroquasi distrutta Aquileia, presee snc-
ne del primo de'suoi tribuni; o vogliono cheggiole Concordia, Oderzo, Aitino, l*a-
riportarsi al 697, in cui, di consenso col dova, ed altre città niol(is>ime, "viem-
patriarca eco'vescovi.deliberavasi la erta- maggiore fu il concorso a' veneti rifugi,
zione d'un doge in Paolo Lucio Anale- anche co'popoli di Verona, Vicenza, IMon-
sto, che nel 1797 doveva aver l'ultimo selice, Este, Asolo, Ceneda, Belluno e di
de'successori (cioè ebbe termine, peicliè altri luoghi delle venete provincie, don-
Manin eia stato eletto nel I789);certa desi coprirono di nuore genti, oltre quel-
cosa è che per i veneziani la stella del le prime anche le isole di Dibioiie, Era-
mare, in seno di cui andaiono a cercale elea, l'^^uilio, Mazoibo, Ammiano, Lni-
sicurezza e pace, e riiggiuiiseio graiidez- lano, Costanzinco, IMui ano, Oli volo, l*o-
za e gloria imuiorlale , è stata sempre veglia ed altre minori fino a Capo d'Ar-
I\]aria, tanto che dal mese e dal giorno gine, ora Cavaryeie, castello situatoin ri-
della sua Annunziazione (nel quale pò- va all' Adige. Tanto e meglio iifeiiscono
sere la impietra alla diiesa di s, Jacopo ilDandolo, fV/ C//ro'»Vo//, nel 1. adi !Mu- 1
di l'iiallo, secondo alcuni, poiché i più latori, Eeiuin Ilalìc. Script., ed il 8a-
asseriscono in vece che in detto giorno bellico, Ilìstoiia ì ernia, decade i.'Co'
si fece la r/erZ/Vos/o/a) presero a datar fuggitivi cittadini vi vennero loro ve<c<»-
i
l'anno del governo loro (poi, come dirò, vi, e ciascuno piantò in una o in un' al-
trasporlato al i." di lai mese, dal qua! tra isola la propria sede e|)iscopalo, laoii-
seio, nel conquisto dell'altera Eisan- tli ÌÌJcilamoccu, (\\ JbrcfZ/oy divenendo
7Ìo, di recar a Venezia la preziosissi- Gvado meli opali ecclesiaslica della
\)v\
? '.V "T"'"'''"'"^
'" '"''° " '" P''"'''^ '^ '^- '^"'^ disperso, e come senza una comun<i
di. JNell irrompere de' barbari nella Ve- società un'isola dall' altre separala non
nezia terrestre gli abitanti ripararono
, poteva da se sola provvedere a'bisogni
nella Venezia maritlima, sicuro asilo e in-
della vita e resistere agii esteriori assalti^
Questo
tatto. asilo si mantenne poi mai saviamente deliberò
si di formare di quel-
sempree fino agli ultimi
tempi indipen- le tante membra un corpo quale
solo, il
dente e franco da occupazioni di estranee
parimenti si avesse a governare con uno
genti. Per mito queslo si vuole, qual
ca- spirito solo. Fu stabilito dunque verso
none storico, da ultimo esplicitamente e- l'anno456 circa un tribuno per l'ammini.
mincialo Che se vi ha goccia di sangue
:
slrazione della giustizia, il quale fosse giu-
dcglilaIiprimiliv,,scorreindubitalamen- dicedei proprio distretto, composto da
te i^Ile vene de'veneziani. Pel modo on- una dell' isole principali e da altre mino-
de Venezia nacque, è manifesto che non ri, secondo le leggi formate di mano in
SI può hssare un
punto in cui dirla fon- mano nelle.nascenli da quegli
occasioni,
data, tuttavia prevalse l'uso di
contar nomini d' ingegno anzi maturo che sotti-
J /tm
/ enczmun dall'anno ^i (la Ira- le; che tribuni fosseroscelli
i
i
annuahnen-
dizione del principio della repubblica
in le dal volo comune di coloro che dove-
tale anno, sebbene non si accordi colla ve- vano rejjgei e; e clte si chiamassero oìjbJi-'
VE N V E N 17
gnfi n lentliT conto cleiraninìinisliazione rabile degli uomini. Quanto poi all' in-
glia, crescente ogni giorno di forze. 11 prof cero altre città e provincic; i goti poi nel
Romanìn nel lib.i,c. 5, ragiona del prin- lungo e pacifico regno di Teodorico, e
cipio dello stato veneziano, della dipen- tenendo una fluita in Ravenna, non a-
denza o indipendenza originariade'vene- vesserò pensalo a far tornare all'ubbi-
ziani, del governo interno delle città ro» dienza quell'isole s'i vantaggiose pel silo
mane, della costituzione della Venezia loro; aversi prove evidenti del dominio e-
sloria fa vedi-ye le lelazi.^ni, die furono fughi s'accordas^e^•o d'islitoire una le-
se.npie Ira l'isole e la Venezia lenesiie, pubblica democratica, ma venne essa a
derivanti dall'originecomune, dalla fi e- formarsi come conseguenza naturale del
qnenia de' passaggi, dalla giacitura, da- diritto, che quelli già avevano nelle In-
gl'inleressi del commercio interno ed e- ro città natali, di concorrere alla nomina
sterno. A Malantocco,a Toreello, a Cliiog- de'propri magistrali; e della comunanza
già, a Rialto erano porti, gli ancorag-
i di sciagure che gì' interessi altresì acco-
gì, gli emporii de'veneti terrestri, e perciò munava. Trovasi qualche memoria d'im
doveva esservi una popolazione dipen- consiglio particolare o minore, costituii
dente dalle città madri; doveva esservi to probabilmente da'nobili e maggioren-
/lualche magistrato incaricalo della vigi- li, ma insieme d'una popolare assemblea
lauza, come l'avevano porti toscani e deliberante; e
i
tal forma di governo pò-
nel secolo V quel di I»isa, e col nome ap- tè manienersi nell'isole anche durante la
punto di Tribuno. Era cpiesto magistia- dominazione erula e gotica in Italia, la
to negli ultimi ten)pi dell' impero un uf- quale avendo lasciato sussistere le roma-
fizialc investito talvolta, come il duca, ne istituzioni, non alterò il governo de'
d'una giurisdizione oltreché militare, au- veneziani. Pare che veneziani facessero i
che civile. La costituzione imperiale fi<r- parte del regno gotico, che possedeva l'in-
ni precisamente le basi all' ordinamento tera Italia, e cheavca probabilmente una
dell'isole veneziane,imperocchècome nel- fiotta ad Aquileia, ed altra per sicuro a
le città maggiori di terraferma erano Ravenna. La loro dipendenza f-piò era
duci e prefetti comandanti de'loro presi- più nominale, che di fallo; regolavusi a
dii, e nelle minori tribuni; così è a ere- norma dell'emergenze, era quale conve-
dei-si che, durante ancora l'impero, sieno ni va ad uno sialo nascente
, che pe'suoi
stali mandati al governo dell' isole ap- rapporti colle lene vicine, pe'suoi inte-
partenenti a' lerrilorii di Padova, Aqui- ressi commerciali non poteva nimicarsi
leia ec, egualmente tribuni, sopratlulto col dominatore di quelle. La relazione de'
negli ubimi tempi. Per la venula d'Alti- veneziani col regno gotico, fu quella te-
la nel 452, data die non si accorda col- nula anche più lardi co'due im[)eri d'O-
J'era nazionale fìssala al 421, come già rienle e d'Occidente; fu una relazione di
dissi.e per la distruzione di Padovani lega- protelloi alo,un riconoscimenlodi rispet-
me che teneva unite l'isole a questa città lo e d' omaggio al sovrano che regnava
e all'altre del continente, venne naturai- in Italia e da cui ottenevano in cambio
mente a sciogliersi, e gli abitanti di quel- utili privilegi e la conservazione del pro-
le costretti a provvedere a se, passarono prio stato. L' isole dunque, senza essere
a nominare ne' propri comizi tribuni, i
propriamentesndditc.furonosotlo la pio-
onde l'accreditata Cronaca Savina, pò- lezione de' re goti, non avevano
i quali
nendo nel 466 la loro creazione, dice motivo di fcnne la conquista, dacché e-
che SI ridussero in Grado e s'istiluì una rano nominalmente annesse al loro im-
repubblica, composta de'membri di tulle pero; mentre esse poi dal canto loro, prò-
quell'isole; per essersi moltiplicato il pò- fìllando d'ogni propizia occasione, alien-
polo e succedendo molli disordini, onde lavano a poco a |)oco sempre più qtie-
i capi delle case siadunarono in Grado sto vincolo di dipe-idenzn, finché si semi-
e nominarono in ognuna dell'isole mag. se del lutto. Dopo morte di Teodori-
la
•
ni, ricorsero i pntlovani, per essersi impa- Per tutto (pieslo, sembra al prof Rouia-
dioniti del porto di Malarnocco già ,ap- nin,doversiconsiilerare lo sta lo veneziano,
parlenenle a Padova, non che occnpatu come veramente costituito, solo alquan-
tntlele bocchede'tiunii a loio nso, e nin- to dopo la metà del VI secolo; non però
nile con difesa, essendosi soliralte l'isole ancora indipendente, per durarelutlavia
dall' antica dipendenza , e di tulio do- una relazione più o meno stretta di di-
mandando la reintegrazione. Però i ve- pendenza óaW Esarra (^^.j greco, co-
neziani rappresentarono a Narsete, ninn nìiiicialo in certo modo nel 544 ^ meglio
dirillo avere i padovani sui luoghi che nel 568 con residenza in Ravenna. Le
un tempo avevano ricoverato i loro an- isole per la loro giacitura, opportima a
tenati, e da questi assicurali e inglandi- servir d'appoggio alle greche intraprese
ti: appartenere l'isole alla gente che l'oc- contro i longobardi, e dar soccorso alle
cupavano e sempre l'avevano abitale, ed ciltà, che couie Padova, si sostenevano li-
gliar)do le due parti a concordia e pace; sciar l'i talia nel 584, ^' '"'^^^ ^ visitar
e recatosi a Piiallo fece voto d'innalzar- l'isole venete; restò meravigliato di loro
vi le suddette due chiese. L'occupazione condizione, dell'operosità degli abitanti e
greca viene riguardata dal eh. Roma- del loro prosperamento, trovando vero
nin, piuttosto un'occupazione inililare, e il detto da Narsete^ d' essersi i veneziani
truppe greche tuttavia erano a Grado nel creata una patria sicura da ogni nemica
declinar del VI secolo. Ma calati in Italia invasione. Pertanto desiderò firlipiùa-
i longobardi, ebbe lungo nuovo e gran- mici del suo imperatore greco Maurizio,
de concorso di profughi nell' isole delle stimandolo vantaggioso; e mostrandosi
Lagune, Cui abitanti decisero di non
i co'veneti sommamente benevolo, prese a
più ripalriare, di dar forma stabile al perstiaderli a farsi spontanei buoni ser-
fdtto fuio allora per modo di provvisio- vitori dell'impero e soccorrerlo colTarmi
ne, e di ordinare il proprio governo. L'e- al bisogno, senza giuramento di fedeltà.
lezione de'capi o tribuni ne'comizi dell'i- ? veneziani riflel tendo che con tal atto
sole venne perciò sancita solennenieutp, d' osservanza, nulla perdendo della pro-
e cos'i tale ni;igislratura fu stabilita lego- pria libertà, acquistavano ne a specie di
laiinente. A dimostrare l'elezione esser protellorato e per questo molti privilegi
seguila di piena autorità degl'isolani, e incremento al loro commercio;dopo a-
senza riguardo alle città madri, s'intito- ver ricordato al l'esarca, com'erausi crea-
larono i liibuni delle 12 isole maggiori: lo tale asilo nelle Lagune da non temere
Noi Tribuni de W ho le delle Lagune M^ -
d'essere soggetlali né d dl'imperatore, ne
rilliine. preposti dalla università di quel- da' re, né da altro qualunque principe,
le. Il Sagomino da qucsl'ejìoca comincia acconsentilo alla prn[>osla, inviarono al-
a registrar lelezione de' tribuni annuali, l'uopo alcuni de'più ragguardevoli a Co-
cioè circa alla metà del secolo VI , con stantinopoli. L'imperatore gli accolse as-
polere civile e militare per ammioislra- sai benignamente, lodò la presa delibe-
--
20 YEN YEN
razione, e concesse loro un diploma, con zioni e qnanlo si riferisce a possessioni,
prornelleie, olire particolari favori, la fiumi, passaggi ec, tlc'veneziani nel re-
proiezione (li tulle le forze impeiiali per gno d'Ilalia. Alcune espressioni, che seni
in)pero , con ampia lacollà di trallicare rico VII al doge di mandare ambascialo-
liberamente di tulle le cose e in lutti i ri alla sua coronazione (e chi mai polrcb-
Juoghi del medesimo. Questa fu duncjue be osare dire in quel tempo Venezia di-
lai/ relazione politica de' veneziani con pendente dall' impero?) o che suonano
Costantinopoli, e al paro di quella co're orgogliose, sono dello stile diplomatico
d'Italia, piìi di protezione che di som- del tempo e derivate dalla pretensione
niessione. Riconobbero l'imperatore gre- curiosa e vana, che quegl' imperatori a-
co come loro alto signore, si piegarono vevano della propria supiema autorità su
alle formole servili, volute dall'orgoglio- tutto il mondo cattolico, come in tanti qi--
sa vanità della corle d'Oriente, accetta- licoli narrai, osando intrudersi talvolta
l'ono il costume generale di porre in ca- persino nella Soi'raiiità della s. Sede e
poa'propri atti il nome e gli anni dell'im- de' Papi [T .) c\i\Sk\\ nella persona di
,
'\
zione de'veneziani verso rim[)ero d' O- buti agli stnli barbareschi dell' Africa,
liente, era soltanto di protezione, di ri- A' Algeri^ Tunisie T/7/?o//, come di chia
verenza e non di soggezione; e tale eia rai in quegli articoli, per mettersi al sicu-
aitresì verso gì' imperatori d'Occidente, ro dalle loro piraterie, senza averne per-
Uappresentavano questi la maestà del ro- ciò ad inferire che fossero sudditi di que-
niano impero, tenevano le vicine terre gli stati o da essi dipendenti, il Romaniu
d'Italia, ea'veneziani dovevastare a cuo- conclude i suoi critici e pregevoli schiari-
re di conservarsene la buona grazia pe^ menti col dire: che l'isole delle Lagune in
loro commerci terrestri, come quella de- principio fmono dipendenti dallaVene-
gl'imperatori orientali pei marittimi, zia terrestre, alla quale erano annessejche
Quindi anche verso di quelli certe esle- nella confusione derivala dall'invasioni
riori dimostrazioni, cerio tributo altresì; barbariche, esse trovandosi staccate dal-
rna questo e tpielle soltanto per tutela la madre doverono provvedere a
patria,
da'tialfici e per la sicurezza delle terre, sé e nominare tribuni a propri magl-
i
ie quali assai per tempo acquistarono strati, che probaijiimente prinja da quel-
snl continente,
il tulio provandosi con la ricevevano; che riconobbero il domi-
documenti. I diplomi imperiali, coinin- niogotico, dal quale non ebbero molestia
ciando dal più antico di Lotario del- I efurono lasciate in possesso del proprio
r84o, di cui ragiona in progresso dellac- governo municipale che infine a' tempi ;
re il dominio de' longobirdi, convertiti quieti, sempre più estendendosi nella Ve-
dall'arianesimo al caltolicismo; ma pre- nezia terrestre, e fattisi confinanti del-
cipuamente riconoscendo per padri e su- l' isole veneziane, or 1'
una or l'altra as-
premi protettori ellicaci romani Fonte- i salivano di quelle più vicine al continen-
liei, anco nelle cose civili, onde eserci- te. Lupo duca del Friuli, eoa improvvi-
tavano una specie di sovrani'à tempora- sa scorreria saccheggiò Grado; altre con-
le, die non lardò a produrre il princi- tinue ostilità commettevano potenti pa- i
pato a cui l'acclamarono gli stessi popoli, triarchi d' Aquiieia; e tru[)pe longobar-
trascurati e angariali da' greci, e spesso da si spingevano fino ad Eraclea e più
aggravali ila' longobardi sempre cupidi oltre. Fu quindi uopo fortificare le foci
d'ampliare Is loro invasioni, aspirando al- de' fiumi, i porti de' lidi ;Giado, iVm-
l'intera signoria d'Italia, la quale di quan- Uiiano, Olivolo, Luprio ebbero castelli
do in quando era desolata ali' occidente e torri. Ma non contenti a ciò venezia- i
l'armi a propria di!t;sa. Imperocché, di- noi avvilupparsi ne' lacci de' medesimi
Danubio e dalla Sava
scesi gli slavi ^\ì\ sci-'malici, soleva chiedere il vescovo alla
sponde dell'Adriatico, l'alpestre
fino alle Stidf. apostolica ; col quale amplissimo ti-
natura del suolo dell'attuale Dalmazia, la tolo ella gloriosa e potente ha felicemen-
facilità di sicuro riparo che loro offriva- te ddalato il suo dominio per terra e per
no i tanti sejii, i tanti golfi, gl'invilava- mare". Dunque la repubblica di Vene-
no alle piialeiie, e su leggere navicelle zia polè vantare come il re di Francia
percorrendo quel mare, recavano non coi sublicne titolo d'onore. La lettera
poca molestia a' veneziani. Accaddero d'Ouoriu I è riportata pure dall'ai). Cap-
«juindi fin d'allora alcuni scontri, Hjiie- pelletti, Le Chiese d' haliu) Jauileia al-
52 V E N V E N
l'anno" 63o, ed alle ponlidcie parole esterne minacce e danni, richiedevano
Chiisilanissiniae Rcipublicde, aggiunge prontezza ne' provvedimenti ed energia
q-ianto nolo Severino Biiiio. Hoc litulo neir esecuzione, quali attendere non si
Venetani KtinpuhUcnm inerito exor- potevano dal tribuno del 1 uogo, da se solo
nat : quia ipsa, relicìif schismaticis, troppo debole, né dalla lenta tribunizia
Romanae Ecclesiae adhaerebat, el a a(liu)anza,e rnoUo meno dalla generale
Bomnna Ecclesia Episcopum petere so- concione o comizi generali che dirsi vo-
Ichal, ne scliismalicoruin Inqueis im- glia. l*erciò fu bandita una generale con-
piicaretur. JNotò pure il liinaldi, all'an- vocazione da tenersi in Eraclea, come
no G37, n. I, che gli arabi e saraceni luogo più sicuro, e dove sorgeva trovasi
niaonieltani avendo preso Antiochia, me- tra' recinti della diocesi di Treviso. Gir-
tropoli di lutto l'Oliente, colia Siria e conilata da fiiuni e paludi e piuttosto
Gerroaleinme, oltre Alessandiia. emi- mediterranea che isola, era Eraclea, che
grando molti de' loro abitanti in Occi- fabbricata nel declinare del V secolo col
dente, e Irallicando mercanti ciistiani
i nome di Melidissa, prese poi quello d'E-
in f|uelle parti, o per 0[)era d' altri cri- raclea, o perchè ampliata ad onore del-
stiani, onde preservarli dalla profanazio- l'imperatore Eraclio (regnò dal Gfo al
ne, moltissimi Cor[)i de' ss. IMarln'i e 64 '), da' fuggitivi di A-olo, Oderzo, Fé!-
Confessori fuiono portati a Roma, a V'^i- tre e altri luoghi della Venezia alpina,
negia e altrove. Leggo poi nei ÌNlutinelli per cnm[)are dal furore di Rotari re de'
che se la lontananza e la barbarie de'letn- longobardi del 636, ed ebbevi rifugio s.
pi ci tolgono il conoscere qual fosse pro- Magno vescovo d'Oderzo nel secolo Vl[
priamente ramministrazione e la giuris- cogli esuli suoi diocesani. A vea suolo
dizione de' tribuni nell'isole, quale ed a asciutto e sano, territorio fertile, la ri-
qual punto 1' autoiità loro si estendesse, gogliosa selva Eracleana abbondantissi-
si sa però come per ambizione, per va- ma di selvaggina; e nella città molte e
ghezza didominio,e divisi da gelosie per nobili chiese, ricche di marmi emusai-
desiderio di migliorare i loro particolari ci; fiorendo tra le principali famiglie i
Dizionario veneto, come suole nel cre- tadino d' Eraclea, per saggezza e per o-
scere delle nazioni, che vanno piìi fre- neslà umversalmetite slimalo, il quale
quenti succedendosi i casi, e più gravi si stabilì la residenza in Eraclea stessa. Fin
rendono e più bisognosi di adattati rime- (pii il Mulinelli. A tanto avvenimento è
di, venne il tetnpo in cui dissidii interni, lune riportare il riferito pure dal Uoniu-
V E N V E N 23
tiiii. Dt-pliii'ulì i ilìssìdii e idisoidiui nella ne' vari trattali co* re d' Italia, non om-
cosa piibl)lica di vari tribuni, «iella ge- uiiseroi veneziani di farli sempre dichia-
nciale concione o assetiiblea di Eraclea, rare come spettanti al loro ducato do-
ilicesi clieCrisloforo patriarca di Grado (d g ido, in regno nostro. Innanzi d' inco-
t'appelletti lo cliiauia d'Aijuileia residen- minciar a descrivere i fasti de'dogi, e con
te in (irado, e non fa parola di quanto c»\ i principali avvenimenti della storia
qui forse si attribuisce a lai prelato, anclie della repubblica e della città di Vene-
dal Dizionario veneto, in que>Li genera- zia, trovo opportuno e assai interessante
li comizi) prendesse a culiuare gli animi ilgiovarmi liberamente delle notizie ge-
molto in.i'prili,ed in grave ragionamen- neriche premesse a' dogi dall' encomiato
lo facesse coiisiilerare: i danni 8 le mo- prof Roiuanin. Eletto il ° doge, non es- 1
lestie deilisole provenire non meno dal- sendo bene definiti limiti della ducale i
la mancanza di legame tra queste e dal- autorità, rimase questa incerta, ondeg-
la discordia de' IrJjuui, che dalla forza giante e spesso in lotta co'diritti e colle
de' nemici; tante essere le vie aperte a [)relensioni de' nobili, del clero e del po-
questi per introdursi, o colia violenza o polo. Laonde, se il doge era d'animo for-
ili soppiatto, <\ii riuscire ddìcile a cia- te, egli tentava non di rado usare d'un
scuna isola da per se il respingerli; per- assoluto potere, e perciò veniva per lo
ciò avrebbe stimalo molto op[>ortuna de- [)iìi deposto, accecato, ucciso; se debole,
liberazione (jtiella di maggiormente re- n ju s ipeva comprimere la superbia de'
stringersi intorno ad un capo comune, potenti e de' vescovi, e specialmente il
Cuecehè sia a pensare di questo discor- tolo perfino in nome di casato, come I
so, forse vero nella sostanza, viene ad Memmo; ma di ciò veniva altresì nuo-
ogni modo accettato comunemente, clie vo disordine, giacché quelle potenti fa-
nel 697 (anco il eh. cav. Cesare Cantìi miglie non lasciavano d'opporsi al nuo-
nella sua Cronologia per servire alla vo governo e di suscitargli ostacoli d'o-
storia universale dal 697 comincia la gni parte, onde le frequenti rivoluzioni
serie de'dogi di Venezia e con E*aoIucciu successero. Siffatto iucomposto governo
Anafesto) i veneziani deliberassero l'ele- doveva però essere la conseguenza natu-
zione d'un doge o duca, a ciò spinti o dal rale dell' idee romane d'assoluto impe-
bisogno d'introdurre [)iìi stretta unità nel li), e insieme del sentimento della pro-
governo, o ad imitazione delle città mag- pria libertà de' veneziani. Aveva il doge
giori d'Italia, come Roma, Genova (che lu facoltà di convocare la generale cou-
[)ure ebbe dogi, ma più lardi nel i33c)) cionc del popolo, nel quale sedeva insie-
e JNapoli, eh' erano allora governate da me col patriarca, co'vescovi, co'giudici;
un duca. Eraclea quindi divenne l<i re- egli avea la nomina de'magistrati, e po-
sidenza del doge, fu per circa 70 aum la teva rimuoverli e punirli; trattava co'
capitale de' f'cncziaui secondi, e vi si principi stranieri, ma per concludere le-
la loro missione a tutto il popolo nella popolo ebbe scosso il giogo feudale ed
chiesa di s. Marco, ed il popolo approvò istituito il reggiinenlo a Comune. Per-
colle suegi'ida. Varie sono l'opinioni degli ciò erano avanti alle chiese vasti campi
sciittori circa alla composizione di dette o piazze, ove trattenevansi coloro che
concioni assemblee popolari, volendole nella chiesa stessa non capivano; ed era-
alcuni cosliluile di soli nobili, ossia de' no (pielle numerose assemblee una delle
maggiorenti della popolazione, altri di particolarità di que' secoli. Eraiivi oltre
tutto il popolo in generale. Ma la que- la generale concione, altri consigli mino-
stione sembra sciogliersi co'documenti, ri, compiesti o de'soli consiglieri del tlo-
e se si prima origi-
consideri, die nella ge o coir intervento ancora de' maggio-
ne la repu!)blica veneziana non poteva renti e del clero, per quelle cose a cui
[ondarsi che sulla fratellanza di tutte le il popolo non avea o non poteva aver
classi e sul concorso comime a' comuni una partecipazione dii'etta, onde alcune
provvedimento e di
interessi di difesa. volte si convocavano le sole classi pri-
Sicuramente che gii uouìini piìi istrui- marie. Del resto 1' intervento divenne a
ti, più ricchi e di più illustre prosapia, poco a poco sempre più raro, ristretto,
e tra questi i decurioni^ avranno ri- in fine abolito per decreto del 14^3, co-
dotta, nella slessa democrazia, in pio- me dice il lodato prof. Uomanin, patrio
prie mani la direzione de' puliblici alfa- storico, che più non si convocasse V a-
ri ; ma non perciò poteva la nvassa del vengo ossia assemblea popolare. L'ari-
popolo, seujpre la più numerosa, resta- stocrazia andò progressivamente for-
si
re esclusa alfalto d'essere consultata nel- mando, sempre più esclusiva, per l'o-
e
le deliberazioni di massima importanza perato precipuamente del doge Pielio
e che concernevano interessi generali ; Gradcnigo nel I2C)6, che narrai nel §
mollo più che a ciò era chiamala anche XVI, n. 7, e meglio dirò nel suo do-
dalla precedente forma del municipio ro- gado 49''' iu questo § ma a torto per :
Capo d'A rgine o Ca varzere, territorio che stimonianza de' docuuienti e de' [)iù an-
formava dominio denominato Dogado,
i^i tichi e accreditati scrittori, coufermauo
alle pubbliche faccende. AlTelezione del che democratico fu a principio il gover-
doge Selvo nel 107 !, si radunò Sulla spiag- no della veneziana repubblica. Era puie
gia del Lido una moltitudine imo^ensa ne' duini del doge, a principio, imporre
di quasi tulio il popolo di Venezia, che gabelle chiamale angaiie,\e quali ortli-
acclamò il doge; pel quale alto, e per naria mente consiste va no nella deci ma de-
altri molti, manifesto apparisce la parie gli averi, ma per lo più col concorso del
the avea il popolo nella scelta del suo popolo, od almeno d'alcune classi ; come
supremo magistrato. Interveniva «'giu- nel f)g6 in cui il doge co' primati, ec, e
dizi e approvava le leggi, diviso nelle.sue con tutto il cdnsiglio, deliberò imporre
classi di nuìi^i^iori, rneiliocri e minori j uè una decima a benefizio della patria. A-
vaiel'obbiezionemossada la lunOjChe con- veano dogi altresì grande auloritìi nel-
i
te nella ba>ilica di s. .Marco. L' esercizio nocenzo 11, perchè tiell'elezione della ba-
li venivano per lo più fatte simoniaca- i suoi fratelli. Durarono le discordie iii-
ne del Pastorale e dell' y/«f7/o, al paro nel i5o, il doge Domenico Morosini e
i
tiegli altri signori feudali), uiassioie a' Papa Eugenio 111 vennero ad amiche-
tempi del Pontefice Innocenzo ili e del- vole componimento, [)er cui fu stabilito,
r imperatore Arrigo V (sarà meglio il i he in avvenire il patriarca, i vescovi, gli
dire Papa s. Gregorio VII e gl'immediati abbati e le badesse avessero l'investitura
successori, massimePasfjuale 11, che con- dal doi;e e riconoscessero la loro dignità
dannarono tali investiture, egl'impera- y^c/'.s. /ly^rc»/;?. Il Ca[)pelletli riporta i'iu-
lori Enrico IV e il suo figlio Eurico V, lero racconto del Benintendi, eil ezian-
solto il quale colla Pace Calistiua nel dio il rescritto pontifìcio ed il ceremonia-
I 1 22 ebbe fine la grave controversia. La le usato da'dogi nel dare l'investitura
con\enzione di Papa Calisto 11 determi- a' prelati del dogado, inclusivamente a
nò che in avvenire i vescijvi e gli abba- cpielL del primicerio e cappellani di s.
II fossero eletti dal clero e dal popolo, IMarco, come già divsi nel ^ VI, n. 2.P».i-
alla presenza dell imperatore o de' suoi leva il eh. scrittore, che a ben considera-
legati che r eletto gmrasse fedeltà al-
; re il pontificio rescritto, poco o nulla ven-
l'imperalore, e che questi nella tradizio- necacnbiato dall'antico e primitivo rito
ne sioibolica de' beni, si servisse dello dell'investiture conferite d-il doge. ÌN'e fu
scettro, enon dell'anello e pastorale, co- tutto al più sconvolto l'ordine, perchè
me faceva prima abusivamente. Co/icor- dopo l'elezione, fitta certamente dal do-
dalo che ralilicò il concilio generale di I gè e dal senato, in conseguenzi della pro-
Lalerano). Eppure il doge de' Venezia- posizione del clero o dell' esibizione del-
ni 5 secoli prima di quell'età, ed altri che vi aspirava, n' è prescritta
lo stesso
3 secoli dopo, investi pubblicamente gli conferma del patriarca; si noti, del
la
abbati, i vescovi e persino l'istesM) p.itriar- palriarca, non del Papa. Dopo la con-
ca, senza che vi sia stala giammai oppo- ferma il primicerio di s. Marco, ovvero
sizione veruna per parte tlella s. Sede, un cappellano ducale, dava all'eletto il
Soltanto notifica Ijuninlendi Ravagnano, possesso del suo benefizio in nome di .v.
cuticeliier g'"^'^*^»^ d'ella repubblica uel Marco, E qui osserva lo storico, che il
2G V E N
*
YEN
primicerio eii i cappellani non avevano per le valorose imprese d<i lui opeiate
una purlicolare e propria rappvesentau- nel leiupo del suo principato, nicissinie
za, ma erano persone dipendenti dal do- per la vittoria da lui ottenuta sugli luaii
gè; cosicché la cereaionia, cosi detenni- nel seno delle Laj^une venete. L' unico
naia did rescritto, non consisteva clie iu dissapore tra Ini e il popolo fu per I e-
un' esteriore apparenza di farvi figurare lezione di Domenico, e sono false e smen-
una persona piuttostocliè un'altra, nien- lite da tutti gli altri pii;i antichi cronisti
tre in realtà nome di (juel-
operavano in e dalla stessa serie de' fatti, tutte le ca-
lo, da CUI dipendevano. Ed anche la for- iuunie inventate a disonore di lui ddcro-
uiola di dare all'eletto il possesso del be- nisti altinate. Riporta poi lab. Cippel-
ueficio in ìionu; di s, 3Lirco, era una for- letti il ducuatenlo che ricorda 1' investi •
moia insignificante, quanto allo scopo, tura con ritardo conferita neli3i)r), dal
perchè col nonje di s. Marco, non s'in- tioge Antonio Venier al patriarca di
tendeva che la repubblica. E similiuen- Grado Pietro III Amely o Amelio. E
te il farsi questa ceremonia nella basilica siccome ne'registri della cancelleria du-
ducale di s. Marco, piuttosto che in c|ua- cale si trovano gli atti dell' iuvestilure
lun(|ue altra chiesa, mostrava che l' m- a' vescovi e altri prelati dello stato, lo
ve?.litura conferivasi dallo stato. Ed era storico riproduce il registro di una, a cui
questa quasi una prima investitura, la tutte le altre, poco più poco meno somi-
quale per essere data d.i una perso- gliano, cioè l" investitura pure ritardala
uà ecclesiastica, non peto in nome prò- nel 1429 al [)atriaicj gradeie Ijiagio Mo-
prio, offriva l'aspetto d'un'in vestitura spi- lui. Liacconta per ultimo, die cessato l'u-
litnale. Seguiva poi la consagrazione del- so deUiiivestitura, già conferita solenne-
r eletto, e dopo questa il doge gli dava incute dal doge nella basilica di s. Marco,
una 2.^ in vestitura, a cui meglio della 1.' di poi se ne dava soltanto il possesso spiri-
si poteva dare un tal nome; perchè iu tualein Venezia al solo patriarca, e glie-
essa il doge col mettere iu dito all'eletto, lo dava nella cattedrale di s. Pietro l'ar-
4;he stava genuflesso dinanzi all'altare, cidiacono assistito da'cauouici, comeog-
il suo anello, e col dargli in mano ilba- gidi si suole praticare in tutte le dioce-
stone [ìastorale, ne compiva la ceremo- si. Tutto al più variava in qualche cir-
iiia. In sostanza si ridusse il concordalo costanza del ceremoniale. bensì un qual-
a raddoppiare il rito, che per l' innanzi che avanzo del' investitura, che dava il
teiibravasi una sola volta. Al proposito doge, fu conservato nella ceremonia che
di silf.itle investiture, ci fa sapere la ero- praticavasi ad ogni nuova elezione, e che
naca Altinate, che il vescovo d' Olivolo continuò sino agli ultimi tempi della re-
Domenico li Vilinico del f)Oq, sdegnando pubblica. 11 patriarca dal palazzo di sua
di ricevere 1'
investitura dal doge Pietro dimora, sino alla basilica metropolitana
Tribuno, la cui condotta scandalosa l'a- di s. Pietro di Castello, era condotto dal
veva reso oggetto di disprezzo e di abbo- doge e dalla signoria ; e giunto iu chiesa,
minio alla nazione, prese colle sue mani il doge io faceva sedere sul trono, gli face-
la volontà del doge l'avea eletto al ve- e alle monache, mostrandosi pubblica-
6Covato d' Olivolo. D'altronde, Pietro niente; e che per lui con particolari for-
Tribuuo era anzi assai caro al popolo, uiuie si piegava pubblicamente nelle
V E N VE N 27
tinuaiono per lungo ancora ad
nel § W, n. 3, parlan- le.p.po
rl.iese lo narrai
tic dell' antico rito Palriarcliino. — Fa- esercilare il commercio, ed a tenere iia-
Storia del eh. lioma- vigli per proprio conto, onde dovevano
cendo ritorno alla
dice che l'aulorilà militare pare essere ricchissimi,e potevano quindi spen-
iiin, eoli
pelò con dipendenza ilal doge, al mae- ornamento di chiese e di palazzi, e la-
sciare alla morte considerabili legali, co-
Siro de militi, dignità di cui a' tempi di
Anafeslo trovasi rivestito un Marcello, me supei lorujenle in diversi §v5 ho nar-
rato, specialmente no'§§ Vili, X e XI \^
A veva il doge le sue guardie, numerosi
1 dogi antichi solevano alzarsi prima del
servi e famigli, e gli escutali, nomini che,
oddeUi, godevano di certi privilegi giorno, e ascollata la messa, come acceu-
a lui
agli nai nel § XVi, n. 1 indi passavano a
ed esenzioni, torse corrispondenti
germanici, come in gè- giudicare il popolo, e ciò sempre in pub-
aiitrn.-:tionii\e\ re
blico, le sentenze venendo stese da' no-
Iterale è a credersi che la corte ducale
sull'esempio de'priu- tari ducali, per la più parte ecclesiastici,
si formas-e io parte
rivava la carica di gastaldi o gastaldio- leda un buon numero degli astanti. Pro-
delle produzioni e delle ricchezze di eia- e con qualche applicazione di leggi ro-
terre, selve, pascoli, diritti mane; alle quali forme vennero poi di
scima: aveva
di caccia, di i;/rpz//co pel taglio delle le-
mano in mano aggiunte anche alcune
|)arli tolte <la'codici longobardi, come le
gna,di gliindaritio[)t\ pascolo ec. Dice il
compensazioni in denaro: nonfurono pe-
Mulinelli: Erano gastaldi ducali antica-
i
del doge, prima che s'istituisse la magi- Duelli e i Giudizii di Dio (l-'.). Le pe-
gè servigi di scorta, di barche d'accom- rono Ira' veneziani. Le vesti egli orna-
ppgnamentoallacacciao nelle visitech'e- Dienti de\logi erano alla foggia de'greci
gli ficeva all'isole; aveva il doge mugnai esarchi e de' con,oli, non che degli stessi
imperatori greci, e in parte de're o du-
e vignaiuoli che per lui lavoravano; a-
Acva in (ine do ilio alla lesla e alle zam- chi longobardi. Ne dissi alquanto sudi-
cientemente col cav. Mulinelli, ragionan-
ne de' cinghiali, non che alle corna de'
cervi che si cacciavano ne'pineli e nelle do de'cosUimi e delle vesti de' venezia-
memorati coslu- ni antichi, nell'ultimo citato § e numero,
selve eracleane, di già ;
germanici, presso quali era in lan- cale, riserbando per ([ui altre erudiz:o-
cipi i
Avevanoquindi dogi ni, che poi dirò col Nani. Intanto rac-
to onore la caccia. i
servi addetti a' cavalli, a' falconi, agli a- conterò e in parte ripelerò collo storico
stori, i quali servi par che fossero d;ip- Romanin, essere le vesti e gli ornamenti
prima schiavi, poi allele/ione del (."do- de" dogi, ne' pi imi tempi, un manto di
liberti. Innalzati seta con aurei fregi, allllibialo con bor-
gè successivo dichiarali
al i.''ijrado della repubblica, i dogi con- chia d'oro, e sotto a quello uua solla-
98 V E N VEN
i)i;llii a maniclie strette e altocolhie, ha- Seb.i<;tianoZiani,lemeodocli non ottener
veto di pelle e rossi calzari. Eia in ori- tini popolo, per la variata forma ilell'e-
}^ine il famoso cornoclucale soltanto una lezione, le oidinaiie acclamazioni, ad uso
Ixrietfa, come quella degli altri pi'inci- degl' imperatori greci e di altii principi,
pi e signori di quel tempo, alcun poco fece gettargli una qmiilitù di denaro;
iiìodifìcata: comunemente sino al secolo novità cliepoi divenneconsnetiidine. Im-
XVI circa si chiamò hirellair/, e zo/a peroccliè eletto appena il doge, era po-
quella riciliissima per le occasioni suien- sto a sedere entro, un pergamo di legno,
ni. Fu anche Corona Ducale (f.).
detto volgarmente appellato y:)ozze«c>, nel qua-
Leggo nel 1664 nel
nel Mutinelli, che le adagiatosi era portato in giro dagli
tesoro di s. Marco si custodiva un cor- operai dell'arsenale per la piazza di s.
no ducale d'oro tempestato di diaman- Marco, spargendo intanto egli ogni sor-
ti alquanto grossi, di perle e di rubini, la di n>onete, coniate col suo nome nel-
col quale si coronava il iloge. Sotto al la noi te precedente. Ad evitare un' eco-
lìeirelto portavano sem[)re i dogi la cuf nomia soverchia o una eccessiva profu-
lit bianca di sollilissinm lino, onde le- sione, fu poi stabilito che il doge non
vaudo quello rimanesse il capo coper- potesse gettare al popolo né menodi 100
to a segno di dignità. Cingevano inol- e né piìi di 5oo ducali. Ne' funerali si
Ire la spada, aveano scettro e sedia d'a- osservava un (teremoniale, parte greco,
V(jrio, a imitazione de' consoli e magi- parte longobardo. I! cadavere del doge
hirali greco-romani, come[)re>ero(laque- veniva esposto nel leito di parata, cir-
sli l'ombrello, d doppiero acceso (ma per condato da ima moltitudine di ceri e tor-
que-lo e per quello ne ripailerò diceii- ce accese; era vegliato da distinti per-
do del doge 89." Sebastiano Ziani nel n. snnaggi, e stavano a' suoi piedi lo scudo
8 di questo §), le trombee gli stendardi, rovescialo, gli sproni ed altie insegne ca-
da cuierario accompagnati allorché coni- valleresche. De' titoli dati al doge li ri-
j)arivano in pubblico. Quando fu assuii- friirò in |)rogresso di questo §. il Mor-
, lo al dogado Anaiesto, approvato dal pò- celli latinamente lo disse: f^e ite. liar uni
polo e ricevuto (la esso il giuramento di Princcp';, Diix Serenissimus l^tneLo-
ft-deltà, fu portato in giro sulle spalle e v:un. Per le feste del s. Natale, lutti i
sto 5, massime in fine del dogado 7 5." Fo^lra Serenità, di Mostra Serenità,
e priiici[)io del 76.°, ove dico pure del Bacio divotissinianiente le ninni. De-
funerale del doge: delle spese notabili votissimo Servitore. Nella lettera si do-
poi che occorrevano per gli elettori del veva nominare la Screnis.^inia Repiib-
doge, ne ragiono nel n. 44> parimenti di blica di f^enezia. Non si dava al doge
queslo §. Trovo nel Mulinelli, che nel nella soprascritta il titolo di i^Vij/zori*, n)a
I 172 sollevato a! <logado il ricchissimo Siinì[ì\\ctvati)\e: Al Serenissimo Doge di
VE N -M)
f^enezia. Anche il Reumont, Della Di- coir autorità d' altri sciillori, ma ri-
corno ducale, che usava. Della corooa- gnomi; ambedue coli' epoca della loio
zione delle dogaresse discorro ne'dogadi elezione, rinunzia, deposizione o morie.
G^.'^, 82.", 89." e 109." Secondo il Sa- Si nota, che ne'diié indici si posero le e-
nudo, pare che fosse coronata dogaressa poche possibilmente esalto de' dogi, an-
anihe la Alorosmi mogl.e del doge (58. che [)er rellilicare qualche abbaglio corso
INicolò TroD. lo però non trovai che gl'in- nello precedenli notizie; il perchè doversi
dicali quattro esempi, e ne descris>i le attenere [>iulloslo a queste ilale che a
funzioni. Uen-"i per ispeciaie onoie e ben- cjuelledelle biografìe in caso di dubbiezza.
che non coronate fu concesso 1' uso del Gli anni ne' mesi di gennaio e febbraio
corno ducale alle dogaresse mogli di Al- sono posti secondo l'era comune, non se-
vise Mocenigo
I e d.i Alvise IV IMoctni- condo l'usanza veneziana del Dlore 1 e-
gOjCome dico ne loro dogadi 85.° e i 1
8.° 7k7o, che cominciava l'anno col mese di
Dell'esequie della dogaressa ne parlo nel marzo. Di che islruilo, fin qui [)rocedei
dogado 84-° e altrove. Finaluienle il ti- e procederò sino alla fine, di preferenza
tolo di Sereiiissiina apparUneva al- coir epoche contenute ne' due indici. A
la Signoria, oltreché alia Repubblica, cagione di grato animo dichiaro, che I e-
te aWa Serie de' Dogi di Venezia inta- lo, impreziosito per me con onorevole
gliali in rame da Antonio Nani, giun- autografa epigrafe. L'elegante incisione
tevi alcune notizie biografiche eslege da del frontespizio ci dà il costume delliii-
dii'crsi. Siccome tue ne gioverò Idjera- tero vestiario de' dogi de'primi tempi e
niente, occorrono alcune |)reliniinari av- e de'dngi degli ultimi tempi, gli steuMui
vei lenze. Lei 20 biogiafiede'ilogi lesciis- genldizi de' quali erano sovrastali ilal
sono del cav. E. A. Cicoi-na. La biosra- traili dietro le collezioni delle slampe
fia 49-^ tli Giovanni Veludo. La 5o.% già pubblicale, tutte ricordate con cru-
5i.', 52.% 53.'. Francesco Cafli. La 54-' dizioui bibliografiche; anzi per esser pììi
e SSJ' Veludo. La 5G.' e 57.' Cicogna. fedele nelle fi^onomieragguagliiMa sua se-
La 58." Caflì. La 5g.' Cicogna. La Go.'' rie co'rittalli ad olio de'dogi che ricorro-
Giovanjii Caconi. La G i
.'"
e 62."" Cicogna. no lunghesso il cornicione delle due mag-
La 63. Veludo, La
'
64-' Casoni. La G5.' giori sale del palazzo (hicale, cioè del Mag-
Veludo, Dal doge G6.° air87." iiiiliiM\e, gior Consiglio e dello Scrutinio, sebbene
Casoni L' 88.' e 89." Veludo. Dal 90." in esse non si cominci che dal doge iX,
doge al 09. "inclusive Casoni. Dal 10,"
1 i cioè da Obelerio Anienoreo, creato nel-
al 120.° inclusive d. Giannanlonio cav, r8o4- Sotto a ciascun ritratto è lo stem-
RIosi Inni, Nel riportare il da loro riferi- ma gentilizio del iloge, sovrastato dalla
to, uun inlendo d'essere in contraddizio- berretta o corno ducale. Si avverte, ch'è
ne su qualche variante pel già nanato vano rintracciare se la eldgie de'dogi
3o V E N VE [V
dal pi'inripio (lell;t loro i>liftizioiio al se- in nntico 1 dogi usavano della berreMn,
colo XIV, e di alcuni anclie posteiiorij e non del corno ducale, e la riferisce
lappresenli pro[)iiamente la fisoiioniia neWix Di'^xcrlazione. ì?ev \a sua vanììx ed
loro. Inipeioccliè hniciala nel lo^y la a cura di G. B. Astori venne riprodotta
saia del Maggior Consiglio, ove attor- in Venezia da G.B. Merlo nel i83^.
no nelle lunette sotto il soffitto erano i Con Nani alterò la forma
tale scorta il
che forse nelle rispettive famiglie si con- primissimi dogi anteriori iiyy: poi- al
servavano, o dalle medaglie, o da'monu- cliè piiva d'ogni buon fondamento de-
menti scolpiti, vari essendovene tuttavia vesi Icnei" la tradizione che Papa Ales-
nelle chiese di Venezia anteriori al i577, Sandro III accoidasse a' dogi veneti, ol-
e pregievoli ne sono le corrispondenti tre altri privilegi, anche il portar sotto
ei udizioni illusli ali ve; ma la maggior la berretta la cunia; e in effetto ru";o di
parte si dovette ritrarre dalla fantasia del portarla è ben più antico di qiiell' epo-
pittore slesso, solo p(jlendo<i assicurare, ca, sì (piale inscena di persona sagra a-
cbe i poslerioii al 077 fino all'ulti- dopernla non solo da' dogi, ma da altri
nio doge Lodovico Manin presentano la principi, e sì per decenza e per non re-
Terissima loro immagine, la quale però slare a capo scoperto del lutto volendo
non si poleva liirarre nelle sale se non levar il corno. La cuffia adoperata dal-
dnpo la morte di ciascuno, e quella del l'ultimo doge Manin il giorno dell'abdi-
IManin, siccome morto dopo la caduta cazione, |ierveniie in potere del sullodato
della repubblica, vi fu posta con sovrana Casoni. ì\lorto il Casoni nel 1 837 fu com-
annucnza, uia col solo nome e cognouìe. pei'ala dal conte Alessandro Albrizzi che
Il Natii, (juanto agli antichissimi, fu fé- gelosamente la conserva con tutti gli al-
il doge si veslì col manto Inigo, spazio- doge le monete e le medaglie coniate «ot-
so, e con la coda a strascico per lena, col- to d suo reggimento, con iiiiislra7Ìoni
la soltanella sotto al manto. I prinjissimi «lell'ota defunto ab. Pietro Pasini. liiu-
do"i coltivarono la barba, poiché nella sci infatti si spl<?ndida e si completa cjue-
deposizione per castigo si faceva loro ra- sia nuova edizione, die presentata dal
deie r onor del cnenlo. Il doge Domeni- Giimaldo in omaggio alla INb'eslà (lai-
co Micliiel del i i r, per fare dispetto
i
l'impeialore Franre>co Giuseppe I, nie-
a' greci, ordinò a' veneziani di farsi ra- rito dal sire magnanimo il premio del-
lati or colla bniba, or senza. Alla fine o Serie dìmonele e fiiedaglie de' dogi
pelò del secolo W
era tornala in uso,
come si vede in varie slalue. L'accon-
di I cHta'f?, 847-56. Il degno sacer-
ivi i
dendo alla moda deile corti, a' mustac- ntziani, cioè illustrazioni di molte inci-
c Ili, alle basette e alle mostlulle; ciò prin- sioni rappresenlanti i falli principali del-
cipalmente nel X\ Il secolo. iNelle col'e- la veneta sloiia. Sono 8o e racchiudono
zumi incise de'ritratti de'dogi ve ne sono tutta la storia di Venezia, ove furono
con abito monacale, peicliè abbandonato stam[)ale nel iS/p. Inolile lasciò molle
per forza o per volonià il principato si opere inedile, e merilaiio d'essere licor-
1inchiusero in un monaslero assumendo date: i.° Un poema epico in esnmeiri in
il \e •«lilo (lell'tiidine. ! dogi veslili da mo- 6 libri sulla caduta della Repubblica ve-
naci nelle serie del JMalina. del IMacedo nela, intitolalo: Adriade<:. 2." La tra-
e altri, sono Giovanni Pnrteci[>azio, Or- duzione in versi sciolti delle Metamoi-
so Parlecipazio, s. Pietro Orseolo, Vitale fo*i d' Ovidio. 3.° IMoltissime poesie la-
Candiano, Tribuno INlemmn, Pietro Cen- line ed italiane. 4-° Varie dissertazioni
Iranico, v'-ebasliano Ziani, Orio INJastro- su lapidi e Diouele antiche. 5.° Alcuni
pieio, Pietro Ziani. Al iNani parve ragio- sermoni ec.
nevole di levar loro quell'abito e sosti- 4- Paoluccio Anaftsto Idcgc di Ve.'
luirvi il solito de'dogi, riuscendo stra- mzia. Narrai già, che dopo la consocia-
no rappre^entaieun personaggio col cor- zione de padri veneti secondi, foggili da
no ducale in capo e coli' abito religioso, molle cillà e provincie, e dalle stesse an-
aiico pel riflesso chedivenuti monaci non lichissime Venezie, al modo di espriroer-
eran più dogi. Iii|iiodusse però «piella si del cav. Ci(ogna, per le [>ersccu7Ìo-
spcciedi cappucdo ro-so con lista di pel- ni de'baibaii, e nelle Lagune venete fi-
li iiianche, che al corno ducale sopiap- doilisi, vivendo sotto il reggimenlo de'
posto scende giù pei le spalle a'dogi Gio- Inliuni, insorse primo male per lecon-
il
vaiuii Delfino e Marco Cornaro, singo- linue «liscordie gelosie <li comando.
e
larcostume forse proveniente da qual- JVlessa così a cimento più volle la pub-
che privilegio o onorificenza ricevula. blica tranquillila, disubbidite le leggi, ne-
Giova riferire, che avendo il Nani alle- giigenlalo il commercio, i veneti vetlevo-
nalo le lamine eh ei inci>e per questa o- no propri legni divenir impimemenle
i
pera sua, ed acquistali! dal lipogiafo Giù- preda depilali. Ad impedii e il danno e-
.sep[;e Grimaldo, questi neprocuiò una stremo, si raccolsero nel Gcfj in i.snw-
secùutìa edizione, aggiungendo ad ogni blea ad Eraclea primi della nazione, e
i
VEN- V E N
da CiisloCuro palriiiicii di Grado (e lo ferma. — Pusposi, essere tro[>po immerso
affeimnno anco lo storico Paolo Morosi- in altri vasli sludi; per allora non poter-
11 i, e V Arie di i'crìfìcar le date), dn' mene occupare, riservandomi [ieraltro di
suoi vescovi sudVagniiei (o almeno fla prendere in esame questo punto storico
(juelli le r.ii sedi ei'ano siale trasferite nel presente articolo, anche in riverenza
iiell'isolt), dal clero, dalla nobiltà e dal di benemerito e rispettabile patrio sto-
sì
popvjlo, per iscnotere il giogo de'lribuiii, rico. Quindi ecco il risultato di niie ri-
si decretò di eleggere un sol capo, nel cerche e studi in proposito. Col iXo- —
fanale concentrata la puliblica autorità vaes, Storia de Pontefi ci, (\\%?^\ nella bio-
tolta quanta la nazione diligesse; e riget- grafia di Papa Adeodato II, eletto a'22
tato il n(jme regio non proporzionato al- aprile 672 e morto a' 26 giugno 676 :
\olealla pubblica libertà,si convenne per di eleggersi il loro doge, citando col me-
(pjello di duce o doge, o di condottiero desimo Novaes, Pietro Giustiniani fedele
tlella veneta nazione. Quindi nella stessa storico e senatore veuet-o chiarissimo, fio-
Faliei: Fciletrì de Fano veneriint, Ann- quasi fa credere che a' tempi di Adeo-
Jtslìs nomine appellanittr, si legge nel- tlalo 11, già i veneziani avessero il diritto
la Cronaca Altinalc), per consenso una- dell'elezione del doge; mentre sta in fallo
nicue del popolo, de'nobili, del clero, de' che non sussisteva allora il doge, e sol-
vescovi. Ricevè il giuraniento di fedeltà, tanto [)er la i.^ volta fu eletto 21 anni
e giurò egli pure d'osservare le consue- dopo la morte di Adeodato 11, chiamato
Uuiini aniicbc e gli statuti delia nazione, Adeodato da 1 quelli che il Papa di la!
ed in Eraclea sua patria fermò la sede nome del 61 5, denominarono s. Deusde-
dei nuovo governo ducale. Dis<.i già col dit, e da altri appellalo Deodato. lo vo-
ci). tnutamentodi
Ilouianii), diedi r|uesto glio dir lutto e nulla occultare, per poi opi-
governo ed elezione, ne fu dato avviso al nare colla ragione. Principiando da /4na-
Papa. Piacquea quell'egregio e dotto ve- stasii Dihiiothecarii, De f'itis lioniano-
neto, nella lettera che volle indirizzarmi rnniPontificum, con dissertazioni, prefa-
nel I 853, come notai nel § X, n. 3, d'in- zioni, prolegomeni, varianti del dotto pre-
terpellarmi sul riferito da qualche cro- lato veronese FrancescoBiaiichini, nel 1.
1,
nista: Che i veneziani, alla nomina del a p. I 33, si dice eletto.\dcodalo nel GGf) e
loro primo dogePaoluccio Anafeslo (697- morto nel 676, senza leggersi parola in ar-
712), mandarono ambasciatori a liouia gomento: discrepanti sono altresì diversi
e ne ottemieio da Papa Adeodato (672- storici sull'anno dell' elezione. Nulla ne
r)76) la conférma. Perciò voler sapere, dissero, il cremonese Bartolomeo Plati-
se del fallo in PiOQia esisteva memoria na, Le Vite de" Pontefici, in quella di Deo-
li.qualche cronaca o archivio; tanto [)ii!, dato 11, sebbene racconti avvenute nel
e giustamenle, the non sapeva in vero suo pontificato le irruzioni di Lupo du-
combinai le date che punto non corri- ca del Friuli, e le calamità patite da O-
spondono. Opinare, che veneziani in air i derzo; l'altro veronese Onofrio Panvi-
lo d'ossequio abbiano avvisalo il Poii- nio, EpitoniePontifìcum Roinanorum, p.
lefice, ilei cambiamento da loro o[)erato, 3 I ; Alfonso Ciacconio, Viiae Pontifieuni
non credere pciò ne cliiedesscro la con- Uùuianorum, t. i, p. 4^3, e neppure i
V E i\ YEN 33
suoi annotatoti Vitlorellie OldoinijFran- cesso d'Adeodato If, secondo' l'epoca
cesco Pagi, BreK'iariiiin Ponli/lciuìi Ho- in generale adottata. Non debbo poi ta-
mnuorum gcsta^ t.i, p. 44^ J
Guglielmo cere il dichiaralo d;d Romaniu." Però il
'Qm'\o Romanorwn
, Ponlifìcnni hrevis Sagomino, dicendo avvenuta I' elezione
Notilia, p.io4 ; e nulla il moderno ba- (d'Anafesto) a'tempi dell'imperatore di
rone Henrion, Storia de Pnpi, t. i, p. Costantinopoli Anastasio II (713-710)0
\^G. L'annalista Baronio, e il suo com- di Liutprando re de' longobardi (712-
pendiatore Piinaldi, hetichè narrino tut- 744), converrebbe ritardarla di qualche
te le gesta di Adeodato II, non fanno pa- anno e stabilire la nomina del primo do-
rola del riferito dal veneto Giustiniani e ge almeno nel 715 avanti la morte del
del Novnes. Soltanto prima di quest'ul- patriarca Cristoforo, che forse mancò in
timo, il vicentino Antonio Sandini biblio- quell'anno (o nel precedente almeno «se-
tecario del seminario di Padova , Tltae condo l'ab. Cappelletti). In generale, nel-
vii. Ma siccome allorché nel 697 fu elet- ne di Anafesto, per ossequio siasi partecipa-
to ili." doge Anafesto, sedeva sulla cat- to al Papa, che probabiliàsimamentennn
tedra apostolica Papa s. Sergio I, ch'eb- fu Adeodato II, ma in tempo d'alcunode'
Ije la gloria di riconciliare colla Chiesa successori,massime di s. Sergio I, e dub-
Romana quella di Aquileia, separatasi per biosamente in quello di Giovanni VI, Si-
lo scisma de'Z're Capitoli, negli stessi ri- sinnio. Costantino e s. Gregorio II del
cordali autori volli ricercare se ricevet- 715, qualora contro la comune e più
te partecipazione della seguita elezione al abbracciata sentenza si volesse protrarre
dogado d' Anafesto, nulla avendone io l'elevazione d'Anafesto alla ducea vene-
detto col Novaes e altri nella biografia. ziana. Si potrebbe ancora ragionare e o-
Nihil verbo, ne trovo in Anastasio Biblio- pinare così secondo l'uso de' tempi e la
:
tecario e nel Bianchini che Io commenlò; grande venerazione che si professava a'
neppure nei Platina, nel Panvinio , nel Papi in que' secoli, sta benissimo che i
Ciacconio, nel Pagi, nel Burio, nel San- veneziani abbiano domandalo o la san-
dioi, nell'Henrion, nel Baronio, nel Ri- 'in doge, o
zione del diritto di eleggersi
naldi; neppure finalmente ne disse Lo- laconferma del da essi operato, preci-
dovico Agnello Anastasio, che nella Sto- puamente per una innovazione politica
na degli Antipapi scrisse ancora accu- così fondamentale, a seconda del prati-
ratamente, con diverse cronache, quel-
e cato dagli stessi imperatori, re e altri
la de'Papi, contro quali insorsero, s. Ser-
i principi in diverse circostanze, e più an-
gio I avendo avuto a competitori pseu- i cora per vestirlo d'un caratleie sagro, e
do Teodoro e Pasquale. Stringo il risul- così rendere più rispettabile in faccia a'
tato delle mie ricerche' con rilevare, che popoli , ed alle altie nazioni e principi,
il Giustiniani, e forse altri pure, fu quanto aveano eseguito. Qui non si tratta
quello da cui il Sandini e il Novaes li- della domanda della conferma anzi tem-
cavarono la notizia sulla approvazione po, che sarebbe as<;iuda, e darebbe un
e conferma del diritto de'veneziani nel- anacronismo. Sì invece d'una manifesta
l'elezione dei doge, senza riflettere al- necessiià politica ; né posso dipartirmi
l'apparente grave anacronismo, che il dagli storici Giustiniani e Sandini. Per-
doge fu nominato?,! anni dopo il de- ciò appunto, riflettendo, che il patri-
voi.. XCII.
34 V E N V E N
zio sierico era responsaI)i]e della ve- ilducalo Vendico e 1' Italico, pailico-
lila verso il senato, delibo o[)inare e larmente verso Eraclea (dice 1' Arte dì
spiegare, per iillinia conclusione: do- verificar le date, che ritarda al 7 i 5 la
rarsi rispetlaie l'aiilorilà del Giustinia- stipulazione del trattato, che allora i ve-
ni, pel naturale riflesso che i primili- neziani possedevano in terraferma ciò che
"vi veneti, pensando di proposito già da trovasi Ira'fiumi delti la glande e la pic-
qualche anteriore tempo alla nuova for- cola Piave; possessioni, egualmente che
mei stabile del governo ducale, savia- tulio lo stato veneto , indipendenti dal
mente prima di efTc'Uuarla abbiano vo- regno de' longobardi); stabilito di quali
luto premiuiirsene, con procurarsi an- immunità e franchigie a tutela del com-
zitutto suprema autorizzazione del
la mercio goder dovessero i mercanti vene-
soiumo Pontefice, a poter in iiiwìsìnui ziani, che i fiumi e le terre del regno lon-
eleggersi a suo leuìpo il proprio principe gobardo scorrevano. Né da questi patii
indipendente. Questa ottenuta da Papa sfuggì ciò che alle gieggie numerose di
Adeodato li, l'applicarono al caso nell'»- pecore, e alle razze de'cavalli pascolanti
lezione di Anafeslo. Dal 672-676 di A- sul terreno di Equilio (pel copioso nu-
deodato 11,31 697 dello slesso Anafeslo mero de'quali che ivi si allevavano, quel
vi é bensì una distanza di 1 anni, ma 1 luogo tuttora porla il nome di Lido Ca-
min vi è un anacronismo perchè altro è ;
vallino, tra il porto di Piave e quello di
far decidere il punto di massima neces- Tre Porti), e di Eraclea spettar poteva,
saria (acciò l'elezione non fosse potuta e il taglio delle legna ne'boschi del con-
esser contraddetta dalla gelosia o pre- tinente, oggetto cotanto necessario agl'i-
tensioni di altri principi), altro mandar- solani; e in fine ebbero luogo altri privi-
lo ad ellettouna tal cosa e l'altra,
; e tra legi e trattati (obbligandosi il doge al
ai anni non creano un impedimento ad pagamento d'annua somma a giusta in-
Jinimeltere l'aulorilà del Giustiuiani e dennità e compenso), che in processo di
degli altri. In questo uiodo le date si pon- tem[)0 tra'veneti, i re d'Italia,! francesi
no benissimo combinale, e così il rima- e gli alemanni furono rinnovati. Inoltre
nente, stante che veneziani non aveva-
i il doge compose gl'interni dissidii, liberò
no più bisogno di cliiedere alla s. Sede l'acque venete da'corsari, e munì le foci
conferma dell'operato, quando già era- de' fiumi. INIa,ad onta de' benefizi che
no muniti di anteriore assenso nella per- Paol uccio seppe procacciare al suo po-
sona di Adeodato li. Questa io credo la polo, alcune famiglie, specialoiente delle
più probabile e la più ragionevole spie- più cospicue che in addietro avevano te-
gazione che possa darsi al 'quesito di- nuto signoria, non sapevano piegarsi alla
scorso, restando così lutto salvo, con son)missione. Laonde scoppiarono nirai-
semplicissima dichiarazione, che i lo- cizie tra il doge, ed Egilio di Malamocco
dati storici onunisero. — Una delle pri- e Aulo d'Equilio, che trasmodate in alti
me luminose azioni del doge Paoliic- violenti, fu aspramente combattuto nel
cio Anafeslo, d'animo coraggioso, dal- pineto jesolano e ntW Archiniicidiuni o
la mente e di profondo ingegno, fu quel- //om/aW/(3/f' (così denominato anche per
la di cercare e ottenere la pace tra Luit- altre sanguinose battaglie dipoi in esso
prando re de' longobardi (tale diven- date), detto poi Canale dell' Arco. I su-
ne nel 712). e i veneti, e di por line perstiti, ritiratisi più entro terra, costrui-
così alle vicendevoli persecuzioni che rono il castello d'Equilio lesolo, e vi
da 70 anni andavano lacerandogli ani- stabilirono, a dispetto del doge, un tribu-
mi e le sostanze di ciascuno. Frutto di nale con propri giudici. Le scissure e la
questa pace fu l'aver posto i coufioi Ira guerre si continuarono anche sotto i sue-
V E rs' VE N 35
cessoi i dì Pciùliiccio, con de[ilor;ibiIi con- quilein, al decreto fjlto da s. Gregorio
sciieoze ;
poiché divenula Eqnilio coi>- HI nel concilio di Lalerano del 782, che
sideievole e rinomala cillà, con sede ve- eguahiiente separò per sempre le due
sco\ile, florida e furie, potè cozzare per giurisdizioni^dichiarandosutiVaganeidei-
ben no anni colla vicina Eraclea. Tran- la Dictropoiilana di Grado vescovi del- i
ne queste vertenze, Paoluccio ebbe felice l'Istria e delle Lagune Venete, mentre
e tranquillo governo, ed amalo e carez- quelli della terraferma, fino oltre il JMin-
zaloda ognuno, quindi da lutti compian- ciò, dovevano dipendere da quella d' A-
to, fini ili vivere nel 71 7 dopo oltre 20 quileia. Saggio e triuiquillo fu il governo
ìinrevolis^ima tomba. — HIai cello Te- alquanto debole, per aver sopportalo pa-
gntliano JI doge. Qiìeriìì pin-e di Era- zientemenle qua'che mossa allcslalo pre*
dea, è assai verosimile che sia quel Mar- giudizievole. Santissime leggi promulgò,
cello maestro de'militi, il quale con A- e invigilandoallaconservazione loro, me-
iiafeslo {]>^b Ira'lougobardi e i veneti i rilò da'cronisli d'esser paragonato a Nu-
patti dell'alleanza , e gli successe nello ma 2.° redi Roma. Egli fu piincipal ca-
slesso 717, eletto doge dal popolo nella gione che Antonio Antonino abbate dei-
campagna Eracleàna radunato. Per tale la ss. Trinità di Brondolo, per dottrina e
elezione venne riunito il potere civile e pielà celeberrimo, fosse proclamato a tne-
militare in una sola mano, ciò forse ri- Iropolita della Venezia e dell'Istria. Do-
chiedendo la condizione delle cose ,
già pò questa elezione visse un anno appena
iiitoibidate per l'accenunte frizioni eguer- Marcello (invece 1' ab. Cappelletli pro-
re. IVon appena ascese il soglio, fece co- trae la dignità di Antonino intorno al72"),
sliuiie de' forli allebocche de' fiumi, e essendo morto nel 726, dopo circa q an-
stabih certo numero di barche armate ni di principato, e fu nella stessa Eraclea
per ogni isola. Nelle violenze da Sereno sepolto. — Orso Ipalo IH doge. Nobi-
palriarca aquileiese , col favore di Lini- lissimo cittadino di Eraclea, ne'comizi
prando re de'longobardi, usate contro il ivi raccolti fu eletto nel 726. Esperto nel
metropolita di Grado Donato, pei- cui mestiere dell' armi acce«e la veneta gio-
•vantando antiche pretensioni, aveva per ventò alle battaglie, e il momento ago-
forza occupato l'isolette di Centenaria e gnò di venirne alle prove. In eltetto a-
Mossnne nelle Lagune
Grado, il doge di vendo Luitprando re de' longobardi ce-
ne soffi'i mollo dolore; non però si smar- cupata Ravenna ch'era de'greci, e scac-
II, e scrittone al Pa[)a s. Gregorio II, ot- ciatone l'esarca Paolo (lo fu nel 727 o
tenue, che se non il longobardo, almeno 728), riparò questo in Venezia, unico
Sereno tralasciò di molestar gl'isolani. luogo ove potesse stimarsi sicuro per es-
Si quietarono per allora le ostilità, ma sere veneziani sempre legali pel coin-
i
poco dopo si rinnovarono, e neppur vai- mercio coll'impero greco. Indi li pregò a
se a por termine alle pretensioni del pre- prendere le sue difese e ritornare Ra-
,
Jato d'Aquileia, che il Papa fin dal 717 venna al suo signore Leone III V Isaiiri-
avesse segnatoa lui e al patri;ucn di Gra- co imperatore de'greci. Toli preci furono
do confini delle giurisdizioni rispettive,
i avvalorate dal veder di mal occhio i ve-
de'veneziani; e quella fu l'epoca del ca- tazioni (di s. Gregorio II con questa let-
nonico principio del patriarcato gradese lera, che ricavo da PaoloIMorosini:» Gre-
già originato dallo scisma de' Tre Capi- goi io Vescovo Servo de'Servi di Dio aldi-
tuli. Neppure si quietò il palliai ca d' A- letto figliuolo Orso doge di Venezia. Per-
3G V E N V E N
elle per li «noi peccali la cillìi di Rnvon- L'esarca si avanza. 1 veneziani posto pie-
Yìn, ch'è capo di molle cliiese, è cndutn de in terra appoggian le scale alla mu-
nell'empie mani de' loiigohaiili, e il no- in, p sbarrata nna porta v'entran co'sol
bilissimo Esarca, come ci è slato liferilo, dati dell'esarca viltnriosainenle. Egli è
si trattiene appresso di voi, e si ritrova verosimile che in cotesta occasione il do-
nella vostra città; ci sarà sommamente gedall'in'.peratore d'Oriente ricevuto ab-
caro, che sia favorito e aiutato, e che in- bia il titolo d' Ipato, ossia di console ".
vece nostra a gara insietne con lui per Questo titolo si convertì in nome di fa-
ifono /7 propugnatore del culto delle ss. questi fatti non potevano sopire !e gare
Immagini, e Leone III eretico sostenitore e le contese vicendevoli tra glieracleani e
t\e^\' fconorlasii, onde non potendo vin- gli equiliani. Questi il doge, divenuto or-
cerlo co' benefizi era slato scomunicato goglioso, aveva in odio, per cui aspramen-
dal l*apa, anche per aver allentato alla te li trattava, e voleva impor loro nuovi
sua vita e non ostante 1' apprensione
; censi e tributi. Gli altri sostenevano il do-
dell' ingrandimento de' longobardi, in ge, come cittadino eracleano; il perchè si
quel torno la virtù pontificia fu premia- venne ad aperta battaglia. Vogliono al-
ta colla Sovranìlàxìellax. Sede e de Pa- cuni che nella mischia Orso morisse; ma
j)ì, originata dalla spontanea dedizione la comune degli storici assicura, eh' egli
de'[)opoli. sol trai lisi dtU'etn pio Leone III, da' tribuni e da' nobili intolleranti la si-
avvenimenti clamorosi che descrissi ne' gnoria d'un doge, sia slato fatto trucida-
3 indicati e altri articoli. Ma non voglio re dall' insolente popolo sommosso nel
tacere il giudizio che da ultimo die di s. 787 in Eraclea. IlMulinelli con altri lo
Gregorio 11 il libro: Pensieri sulla.storia chiama Orso Partecipazio^ uomo à\ v\-
d' Italia. Studi di Cesare Balbo." Quel vo carattere, di grande alterezza, aman-
troppo mal conosciuto Gregorio 11, che te del fisto e del dominio assoluto reg- ,
fu l'inventore del vero metodo di libertà geva i cittadini come sudditi e servi; ma
italiana, perchè seppe resistere a' longo- ricordandosi i cittadini di esser liberi na-
bardi e a'greci senza aiuti stranieri con ti, e tali volendo vivere, ed osservando
forze italiane sole e fu capo della i." lega quindi che il contegno di Orso era di-
di città italiane" ), indussero Orso ed i rettamente opposto a'diritti e alle prero-
suoi a mettere in mare poderosa flotta, e gative del popolo, si aninurtinarono, as-
data voce che ad altra impresa fosse ri- salirono nella sua casa il tiranno e l'uc-
volta, l'esarca fece sembiante d'esser sta- cisero. Non mancano storici che com-
to espulso da'veneziani; ma recatosi ver- piansero Orso, per aver recato lustro
so Imola quivi raccolse soldati, quasi che a se stesso, e colle armi recato più im-
la volesse assediare; se non che pollatosi portanza alla patria, non meno che van-
subito sollo Ravenna, nel punto in cui taggi pe' trattati commerciali. Altri in
i veneziani, già del porlo usciti, s'ancora- fine sospettano che Orso agognasse il
vano dinanzi alla città. Sorpresi lon- •= i potere assoluto; tentativo rinnovalo <la
gobardi non sanno cui più giovi opporsi. allri dogi successori. — Inaspriti gli a-
V E N V E l\ 37
ululi, iiou essendosi potuto riunir ìe fa- neziit,e sede del doge. Quanto ad Eraclea,
zioni per la scella ci' un nuovo doge, an- è bene che io qui avverta Che notabil-
:
zi ila quei punto venuta in odio la du- mente indebolita dalle guerre colla vici-
cai dignità, si prese il partito d'abolire na Eq'iilio o Jesolo, sen)pre più decadde,
e tibiogaie un tal inagistiato supreaio e impaludò ilopo la .devastazione recata-
e perpetuo; per la triste esperienza già le co" franchi da Pipino re d' Italia ne'
fatta nou Volendosi neppur tribuni, tut- primi anni del seguente secolo IX, altro
ta viu reputandosi necessario un magistra- funesto eccidio ricevendo nel Xda'tartari
to, si decise e di sostituii ne uno annuale, ugii. !1 doge Agnello Parteclpazio era-
sullo il nome Maestro della Milizia.
di cleano la rifabbricò, poco lungi dal luo-
Si scelsero dunque ad anno maestri de i go ove sorgeva l' antica, ma assai più
militi, e dal787 al 741 cinque ne furo- piccola, e co! nome di C/7tó iVbi'ti, comu-
no, cui nomi ci Irainaiulò la storia: Oo-
1 ne a Emonia o Città .Vov^ d'Istria
né ;
tro de' suoi predecessori aspio e feroce, pri colla cattedrale di s. Pietro, ove si tu-
dall'iudigiiata plebe fu cacciato dal suo mulavano, eli podestà succeduto al du-
uilìcio e alla greca accecato nel 742, cale gastaldo, finché nel i44o Eugenio IV
prima cl^e terminasse anno del suo
t' soppresse il vescovato, ne incorporò le
reggimento. — Teodato Ipalo IV doge. rendite e la diocesi al patriarcato di Gra-
11 governo militare e gli annuali maestri do, che neli4Ti I si compenelrò in quel-
de'militi, non riuscendo magislratura uti- lo di Venezia, il luogo restando racchiu-
le e opportuna al governo del popoly, il so nella diocesi di Treviso, come già no-
partilo, che cliiainato dall' esilio questo tai. —
doge Teodato rinnovò patti
Il i
Teodalo oDeodato figlio dell'ultimo doge co're longobardi, e sebbene costoro fece-
Orso avealo nominato maestro de'milit;, ro guerra a'greci e tolsero R.avenna all'e-
procurava di restituire nella sua casa la sarca Eutichio, il doge non si mosse. Pel
dignità ducale, volle pure compensare in suo pacifico governo fu ampliato il com-
lui il danno dal padre soiferto. Pertanto, mercio, la navigazione de'veneziani di-
nello stesso 742 convocata la conclone venne fiorcntissima ed estesa non solo ne'
nuu pili in Eraclea, ma in Malamocco, man ilei Levante,m in (pielli eziandio del1
si stabili di fare rivivere la dignità per- Poneiile, e lungo le coste e porli dell'A- i
petua di doge, e Teodato che già era sta- fi ica e della Spagna. Si estese eziandio per
to dall'imperalore iusignitodel titolo d'I- l'I tal la, e specialmente a Pavia ed a R.oma.
palo, non senza meraviglia fu il iV doge 11 decadimento di Ravenna tornò a van-
di Venezia, e fissò pel i." la sua dimora taggio de'veneziani, partloolarmeote do-
ili Malamocco, cillà munita di torri e di po l'alleanza più larili conclusa coll'arci-
mura e isola sicura, decorata del seggio vescovo Sergio; in breve, erano ormai es-
vescovile, nou volendo soggiornare in E- 6Ì, si può dire, la sola nazione cominer-
ruclea , ov'eru stato assassinalo suo pa- cianle e navig itrice di ((•ue'tempi. Laon-
dre e vi avea eretto il palazzo ducale ; e de gran cura mettevano nella costruzio-
per freno all'autorità ebbe due tribuni ne de' navigli, e già il maestio de'militi
come assessori. Cosi Malamocco divenne Curnicola aveva invitato maestri ^d>bn-
ccuUo del ijoveiao dellu repubblica di Ve- calcri di uavi dulia Schiavouia, dall'islrui
3S V E N V EN
e dalla Puglia, all'oggello di peifeaiona- diletta forse dalle primarie famiglie de'
le quelle in uso tra' veneziani, come si nobili, lutto a un tratto il popolo solle-
narra dal Romanin. Pareva ancora che vossi, cinse Malamocco, prese Galla, ed
sullo al suo governo gli odii e le discor- accecatolo il cacciò fuori delle Venezie col
die Ira gli eracleani e gli ecjuiliaui fossero bando nel 7 56. — Domenico lìlonegario
sopite, quando si ridesiarono a un trat- /Yr/o^e. Eletto anno, per restrin-
in tale
to. Per assicurarsi da'troi)po vicini longo- gere la troppo assoluta autorità del doge,
bardi già possessori di R.avenna,Teodalo i veneziani forse riguardandolo non meu
in sulle sponde dell' Adige fece costruire feroce del predecessore, gli misero al fian -
giorno in cui Teodalo ritornava dall' a- to operare, e interporsi presso lui a favor
ver visitate le fortificazioni, si scagliò ar- della nazione, erano il più delle volte o
mala mano sopra di lui, il prese, lo acce- per incapacità o per pusillaiiÌMiità suoi
cò, e tantoiniquamente operò che fu dai laudatori. L' alterigia però del Moiiega-
principato deposto; nelySS ciò avvenne, lio mal solTiendo consiglieri^ i quali, co-
i3 anni circa dacché era asceso al soglio munque suo volere aderenti, pure d'o-
al
eia di Malamocco lo elessero nel 764; di- sercito : vinse Desiderio , l' imprigionò e
stinto per nascita cilladino eracleano, ma die fine al regno longobardico di cui s'im-
assai più per prudenza e saggezza, e per padroni. Pare che i veneziani spontanea-
mente pronta e perspicace. Sedò le di- mente accorressero a recar vettovaglie col-
scordie che ancor bollivano tra quelli d'E- le loro barche all'esercito franco, nell'as-
raclea e quelli d'Ef[iiilio, con tregua. Dal- sedio di Pavia ov'erasi chiuso Desiderio.
ie incursioni degl' italiani (come allora i Carlo Magno confermò al principato tem-
veneziani chiamavano ia generale lutti porale della s. Sede le donazioni fitte da
gli abitatori della terraferma), seppe di- suo padre Pipino re de'franchi. Leggo in
fendere leF^agnue. Sostenne i diritti iliGio- Anastasio Bibliotecario, De Vilis Rom.
vanni patriarca di Grado, alla cui giuris- Pontifìcwìtyl. I, p. 25o, che Carlo Ma-
dizione pe'maneggi di quello d' Aquileia gnodonò pure alla Chiesa Romana, Pro-
Sigtialdo eransi sottraiti i vescovi su (Ira- vincias Fenetiaruniet Histriain. Ripor-
ganci dell'Istria, con inviare a R.oma al ta altrettanto il Borgia, Breve istoria del
Papa Adriano 1, nel 772, come leggo in dominio temporale della Sede aposto-
tale anno, n. 5, nel Rinaldi, quali am- lica, p. 283, riproducendo il testo del di-
basciatori loslesso Giovanni, Magno pre- ploma Carolino, e soggiunge. Il solo con-
te, e Costantino tribuno, supplicandolo a fine delle Venezie e dell' Istria in questa
frenare Sigualdo, the aiutalo da Deside- descrizione per fìnes è alquanto oscuro
rio re de' longobardi, gravi danni e vie- per conto dell'/.?//'iV7, nella quale posse-
jen7e recava alia chiesa gradese; ed otten- deva na^/v'mo/ij la Chiesa Romana innan-
nero ponliflcie lettere di consolazione pel zi s. Gregorio I. Che VEsarcato di Ra-
patriarca di Grado, e di rimproveri per venna (in parte datosi spontaneamente a'
quello d'Aquileia. Inoltre il Papa scrisse Papi e in parte donalo d.il re Pipino, in-
a'vescovi dell' Istria, ricordando loro co- di confermato da Carlo Magno) confi-
me ne' patti generali tra' greci, i longo- nasse da un lato colle Venezie ben si com-
bardi ed F franchi, l'Istria era stata rico- prende, ma non fu chiarito ancora come
nosciuta comesoggetta al patriarcnfogra- potesse aver per confine anche l'Istria.
dese. Narra di piìi il Pv.inaldi, che i legati Se Carlo per estremo confine da quella
veneti pregarono Adi inno di dare un I parte del dono fatto alla Chiesa da Pipi-
vescovo diverso da quello Malamocco, di no nominò l'Istria, ebbe buon fondamen-
a Rialto dove cittadini dimoravano cuu
i to di porvela. A dimostrarlo basti il ricor-
maggior frequenza e aumento, e gli esau- dare il patrimonio che la s. Sede posse-
dì; nominando poi il sinodo di Malamoc- deva nell'Istria, raccomandato da s. Gre-
co Obelerio per vescovo, figlio d'Eiiean- gorio I coir Epist. 49» lib. 4> Epist. 9,
gelo tribuno di Malamocco. Dice l'ab. lib. IO, ad un notaro per amministrar-
Cappelletti che nel 775 o nel 776 av- lo, e nel possesso del quale continuava
venne la fondazione della sede vescovile a'tempi di Carlo, come si trae dalla let-
di Venezia, la cui residenza fu stabilita in tera che nel 778^ Adriano I gl'indirizzo
Olivoloossia Castello, una dell'isole Reai- per narrargli un grave sconcio accaduto
tine, ilonde venne a' suoi pastori il titolo in persona ili Maurizio vescovo dell'Istria,
di vescovi d'Oli volo e poi di Castello, po- destinato dal Pa[)a a raccogliere le pen-
scia patriarchi di Venezia: tutto narrerò sioni di quel patrimonio, pubblicato dal
nel § XXI. Frattanto vessato Adriano I Borgia. Se si dovesse slare all' antico si-
uarle ambedue, ed in prova offre la sino- guiti coir attenzione che meritavano da'
dica del concilio romano del 679, in cui veneziani, i quali delle cose d' Italia si
ché fossero luoghi delle Venezie; laonde si erano alleali ora co' greci, ora col
ben a ragione potè dirsi nel secolo Vili Papa, ora cogli arcivescovi di Ravenna,
che l'Esarcato confinava colle Venezie e ora cogli stessi longobardi. Eransi recati
coirislria. Anche la Carnia un tempo fu al camj)0 di questi, cos'i a quello de'fran-
della Istria, e lo provò il p. Parlati. Cre- chi, e vi fecero spaccio di vesti, merci e
dette il Muratori, Aiinali d'Italia, an. ornamenti sontuosi; frequentavano le fie-
96?,, che nella donazione per fiiics le Pro- re; negli ultimi tempi dell'Esarcato ave-
vincie delle Venezie e dell'Istria vi fossero vano per fino acquistato alcune terre di
indicate come terre donate; ma egli prese sotto alle foci del Po, verso Cornacchie e
su di ciò grave abbaglio, come dimostrai! Ravenna, ove tenevano presidi! ed eser-
Borgia. Avendo però riscontrato il Mura- citavano commercio. Considerati da Car-
tori, a me pare che dica quasi tutt'allro, lo Magno i veneziani, siccome per incli-
secondo il suo sistema d'avversare la so- nazione e per interessi aderenti all'impe-
vranità della Chiesa Romana. Egli dun- ro greco, non potevano essere molto in-
que narra la venuta in Pioma nel 962 di nanzi nelle sue grazie, onde egli doman-
Ottone I, e poidice. » Leggesi parimenti dò fin dal 784 ad Adriano I che fossero
presso il cardinal Baronio, e in altri libri, scacciati da que'Iuoghie s'inlerdicesselo-
il diploma d'Ottone (I), confermaloiio ro di negoziarvi, in che fu puntualmente
di tulli gli stali e beni della Chiesa Ro- esaudito. Forse che al dello motivo l'al-
vincie delta Venezia e deli' Istria e , re i veneziani, che il traffico iniquo copio-
tutloil ducalo Spoletano e Bene\'enlano, samente esercitavano , come narrai nel
la città di Napoli, per lacere d'altri pae- § XVI, n. 4} e apparisce dal generoso al-
si, che per l'addietro non mai dipenden- to di s. Zaccaria, Papa del 74'» '' quale,
ti temporale dal Romano Pontefice,
nel a liberare alcuni di quegl' infelici, avea
erano governati da' principi, vassalli de- fatto rimborsare i veneziani del prezzo
gl' in)peraloriOccidente o de' re d'I-
d' per essi pagato. L'animo di Carlo pe've-
laha, o pure degli Augusti greci, e segui- neziani noti era certamente benevolo , e
tarono ad esser tali "'. Per ultimo nou fin d'allora si preparavano le cause de'
voglio tacerei In f'eneliaruin Provincia buccessivi avvenimenti. 11 tulio appreu-5
V E N VEN 4i
tio dal Romnnìi). Il doge Maurizio ebbe foro, per propendere al partito de'fran-
(l.dla corte bizautiua gli onori e il titolo chi, e pe'rimproveri cu' quali biasimava
d'Ipato; e divenuto ormai vecchio, tan- l'abuso d'autorità e la loro scostiunata
ta era la fiducia e 1' auiorenn lui posto vita, lo fecero misera mente precipitare
du'veueti, che nel 777 (al dire dell'^^r- da alta torre da'sicarii, di cui uiuri fu- i
tf (li \'crificare le date, epoca noi» sicu- rono aspersi del suo sangue. L'ab. Cap-
ra perchè in tale anno col Dandolo fa pelletti chiama feroci tiranni due dogi, i
morire il doge), imitando l'uso frecpjeu- dice avvenuto il barbaro fatto nell'Hoa,
li>simo di Costantinopoli, gli permisero e che il solo terrore potè contenere il po-
d'associare nella ducea Giovanni Galbajo polo irritato a vendetta. A solFjcaine l'ira
suo figlio; rendendo cosi, quasi senza vo- i dogi elessero patriarca Fortunato ni-
lerlo, perpetuo nella famiglia Galbaja il pote dell' ucciso, li quale accettò la di-
reggimento della repubblica, e monar- gnità con brama interna di vendicarse-
chico il potere de'dogi; e allora è proba- ne. Frattanto nell' 800 da Papa s. Leo-
bile che avessero fine que'tribuni annua- ne Ili era stato ristabilito l'impero ro-
li, quali si erano aggiunti al preceden-
i mano d'Occidente, proclamando e coro-
te doge Mouegario, secondo il cav. Ci- nando in Roma injperatore Carlo Ma-
cogna. Questa è la i." volta che vene- i gno, re de' franchi potentissimo per va-
ziani avessero contemporaneamente due ste conquiste e benemerentissimo della
dogi ; esempio che produsse in seguito Chiesa. Narra il eh. Romanin, che nel-
perniciosi elfetti, dice il Muratori. Final- l'isole venete andavasi estendendo il par-
mente dopo circa 23 anni di glorioso ti lo a favore de'frauchi, animato dal pre-
principato cessò di vivere Maurizio nel sligio del nome del grande imperatore e
7(S7. —— GioK'anni Galbajo P III doge. dalla considerazione de'ma^f'ioii vantaa-
Defunto IMuiuizio nel 787, solo rimase gi commerciali che avrebbero potuto de-
sul trono il figlio Giovanni, il quale sciol- rivaredallaverlo amico e protettore, an-
to da'riguardi paterni cominciò poco do- ziché >fdvorevole, a causa degli antichi
)io a spiegare le sementi di que' vizi che legami della repubblica coll'impero gre-
{"iiuì allora aveva saputo dissimulare, co. Dall'altro canto il partilo contrario
l'rincipe avido, violento, dissoluto, in c) consiileiava i franchi nemici, e continua-
aiuii di tirannide altro per avventura di mente meditare la rovina de' veneziani,
buono non procacciò, se non la conferma come chiaro mostrava la flotta, che corre-
del trattato de'confìni Ira'veneli e i lon- va voce aver fallo costruire a R.avennaPi-
gobardi, già per 1' addietro concluso, e pino re d'Italia, l'esclusione dal commer-
pare che *ia quell'accordo fra'greci e i cio della Pc-///i//jo//, e ritenere in pericolo
fianchi di cui poi [larlerò, nel quale pri- i le nazionali libertà pel partito favorevole
mi tutelarono gì' interessi veneziani. A allu straniero. Gli animi s' inasprirono
rendere più grave il suo reggimento, ri- per modo che
doge Giovanni, colla op-
il
cercò e gli fu permesso di associarsi il fi- portuna occasiooe,fece allestire una squa-
glio Maurizio, il quale dissimulatore del- dra di navigli armati, e la mandò con
le proprie turpitudini infino a quel pun- Maurizio a Grado ad abbattere il detto
to ne fece mostra in sul trono gareg-
, ,
patriarca Giovanni, secondo il racconto
giando padre e lìglio nelle crudeltà e nel- deIRomanin, e fu allora gettato dalla tor-
r infamia. Andjedue recatisi a Grado, re del palazzo; e poi per dare qualche sod-
dopo aver ingiuriato e fatto battere il disfazione al fremente parlilo dell'ucci-
venerabile patriarca Giovanni sunnomi- so fu sostituito il nipote di granile inge-
nato, per ricusarsi di consagrare a ve- gno, ma scaltro e dissimulatore, hi ({ue-
bi;ovu d"(JIivolo il gioviuelto grecoCristo- slo Icinpo si pacificarono Carlo Magno
4^ V E N V E N
e Niceforo imperatore d'Oriente, a cui corte di Francia, ponendosi sotto la pro-
rioiusero, per accordo, la Sicilia, le citlà tezione di Carlo Magno , onde eccitarlo
le r Italia seltenl rionale posseduta giù essere stato ucciso antecessore perchè
1'
zione del regno Illirico, fra la contea di vare a tumulto i partigiani nell' isole, i
Gorizia e Trieste, sulla costa Adriatica), due dogi Giovanni Maurizio si trova- e
il Lika (distretto e riviera della Croazia, rono a un tratto abbandonati e costretti
ora reggiiueutario militare), parte del- con grande slento neir8o4a rifugiarsi su
l' Istria, della Dalmazia mediterranea, e quel di .Mantova. Giovanni si fermò ia
quella parte della Liburnia concpiislala tal città, e Maurizio gittato>i nelle mani
da Carlo Magno sui croati; ed il duca- di Carlo Magno, indarno ne implorò il
lo Beneventano benché donato alla s.
,
soccorso , come avversalo dal patriarca
Sede, era ancora sostenuto dall'armi del Fortunato; per ciii restituitosi ov' era il
duca longobardo. Quanto a' veneziani, padre, non fu piìi loro concesso di rive-
in tale alleanza e accordo, fu statuito no- dere i patrii lidi, e credesi che ambedue
ininatameute che le città della Venezia finissero i loro giorni in Mantova nell'e-
e quelle marittime- della Dalmazia, co- silio, riuscendo inutili i tentativi fatti per
stanti nella sincera divozione all'impero ricu[>erare il potere. — Obelerio Ante'
orientale, non dovessero essere dall'im- noreo IX doge ([nesso alcuni storici è
pero occidentale né invase, né minuile; computato Vili doge, perchè tengono
e che veneti continuassero a gotlere pa-
i coiBe continuazione di ducato quella di
cificamente delle possessioni , libertà e Maurizio padre e di Giovanni figlio Gal-
immunità ch'erano soliti avere nel regno bajo regnanti insieuìe dal 764, o meglio
Italico. Le nominate città della Venezia, più tardi, al 787; laddove altri storici a
che da' greci si vollero protette da ogni Giovanni Galbajo danno il n. VII fin-
molestia, sono certamente le isole delle ché regnò col |)adre ^uo Maurizio, e al-
Lagime, Urbs Fenetorunìy solo conser- lorché dopo la morte di lui cominciò a
vando lutto al piìi verso l'impero d'O- regnar solo, dal 787 air8o4, assegnano
riente una dipendenza piu'auieiite nomi- il n. Vili, quindi il susseguente doge O-
crabile uccisione del suo zio e predecesso- assegnato il n. XVI a Domenico Tribu-
re, die mano, insieme con parecchie fa- no mettendolo nell'elenco de'ilogi, seb-
niiglie tribunizie, ad una congiura con- bene sia escluso dalla maggior parte degli
tro i dogi Giovanni e Maurizio. Ma sco- storici; ecco pure perché avendo il Nani
perta, egli si vide costretto a prender la ommesso uno e incluso un altro doge, i
fuga insieme co'suoi coinjilici Obelerio numeri della serie del Palazzi dal XVIf
tribuno di IMalamoccoe altri nobili ve- in poi corrispondono alla sua. Il motivo
neziani , ricoverandosi nel regno Italico poi perché nella sala de! gran consiglio
a Treviso. Da qui Fortunato pas-ò alla i ritratti de'do^i non counnciano che da
YEN V E N 43
Oljeleiio, è (juello che, giusla la comu- grandissima autorità, edaccumulav^i im -
ne degli storici, Obelciio fu l'ullimo de' mense ricchezze co'tradìci di 4 *^"'' "'*
dogi crealo iu Malaniocco, e il i.° che si vigli. Finalmente fu richiamato dal baii~
recò ad abitare in Rivoallo, secondo il do e assolto. Tornato in Grado, fece al-
cav. Cicogna, sebbene poi dovrò dire co» tresì listabilire nel vescov;ito 1' amici»
lui che lo stabiiinienlo della sede del go- Cristoforo, ambedue ora pienamente di
verno in Rialto fu neirS 3. Quando il do- 1 accordo nel favoi iie a lutto poteie il pal-
ge Marco Coinaro ordinò che in detta lilo fianco nell'isole. Intanto i francesi
sala si dipingessero dogi volle che si
i ,
allenati dalle promesse d'Obelerio, aspi-
cominciasse dal i
°
doge che fece residen- ravano alla C(inquista delle V'eiiezie, ma
za in Uiallo). D'origine patavina o ate- due volle la fluita gì eco entrò nell'Adria*
stina, già tribuno di Malaniocco, venne lieo per sostenere la sua influenza e il suo
«lall'esilio richiamato a reggere la patria partito in lotta col franco; poiché secon-
iieir8o4i proclamato dall'asseniblea na- do alcuni cronisti pare che Obelerio nel-
zionale, che avea deposti e esiliali Gio- ì'SoS si recasse iuFrancia dall'imperatorB
vanni e ìMaurizio. Assunto appena alla con Beato, e facessero allodi sommissione
ducal dignità associò d fratello Bealo, e e acconsentissero a ricevere il ducato,
in ^eguilo anche Valentino 3." fratello. come allora costumavasi, cpiale investi-
AlTczionalo a Carlo Magno per genio, e tura impei iale. l^ipino re d'Italia, che a-
per la moglie che tolse in Francia quan- spirava ai dominio dell' isole, si decise
do colà recossi, era giunto perfino a pro- abbattere colla forza quel partito greco
Oieltere, senza sapula de'veneli, il pos- che si opponeva alla loro sommissione,
sesso dell'isole delle Lagiuie a Carlo Ma- menlre co'propri circondava tulli i pos-
gno ed a suo figlio Pipino re d' Italia. sedimenti veneziani, e poteva col chiude-
Scoppiò nuova gueira Ira Eraclea ed E- re le buche de'fiumi, che mettono nellii
il quale postavi la quiete, slabiPi che le la alleanza, per impadronirsi della Dal-
piìi nobili famiglie d'Eraclea e d' Equi- mazia, a motivo degl' interessi commer-
lio trasportassero loro dimora in Rialto, ciali the da secoli avevano veneziani con
i
tè per altro richiamare il suo amico ge gli umani destini, ricorsero al sicuro
Fortunato patriaica di Grailo, per e-)Ser- porlo delle orazioni, affluirono alle chie-
vo d'Olivolo, divenuto suo amico, fis- Dando quindi mano a quanto poteva in
sando la sua ditnoia nel borgo luesti ino sì grave frangente tornare a salute della
a Can)pallo,da dove si adoperava a man- patria, cominciarono dal mandare avvi-
tener viva la fazione franca. Non veden- si a'ioro concilladini, che commeiciava-
dosi richiamato alla sua sede, si allonta- no nelle terre dell'impero d'Occidente,
iiòdi nuovo recandosi in Istria, ove, pel aninchè si ponessero in salvo j accelera-
favore dciriiupciatore Carlo, guJev.i di rono l'ari i\o d'ogni sorla di provvisioni,
44 V E jS V E N
t siiodiiono aCostai)liiiO[)oli per soccor- dolo, Chioggia e Pelestrina , tentò var-
si. In pilli tempo con palafitte, con enor- care anco (piellod'Albiola o Paslene, ora
mi macigni con alFondali va-
pietre e ,
Porlosecco e dove si prolunga il lido di
hcelli adoprarono ogni mgegno a cliinile- Peleslrina, allora diviso in due parli e li-
le il passo de'caiiali; levarono a (piesti le di. Nel porto d'Albiola l'acqua era pro-
guide, fortificarono e al» barrarono l' en- fonda e opportuna a reggere le navi con
trale principali e le terre vicine al con- cui Pipino s'avanzava a coiubaftere ve- i
tinente. Tulio era movimento: si costrui- neziani, onde sperava poter colà oppor-
vano barche, si piantavano pali , si ad- tunamente manovrare, e già credeva si-
padronitesi delle due regioni, quasi di- l'opposto lido slavano veneziani e i lì
birulta Eraclea, invasi alcuni paesi della presso le loro barche che impedivano il
parie nieridionale del veneto dominio, passo a quelle di Pipino. Colle sarte, co'
assalirono Grado, isola resa illustre dal- cordaggi , colle antenne avevano fatto
ia residenza del proprio patriarca dt>po altrettanti ripari , dietro a' quali sta-
la lovina della famosa Acpiileia; e tiopo vano arcieri e frombulieri , i cui pro-
vigorosissima difesa fallavi da un mae- ietti davano non poca moleslia a' fran-
*lro de' militi della veneta famiglia de' chi. Tornarono (juindi vani tutti gli
Vanii se ne impadronirono. Forse fu
, sforzi di questi a superare quei passo,
jiiesaanche Gaorlc, e l'aniiala regia con e ben sei mesi durarono l'uiiu parte e
impelo piombala su Jcsolo o Equilio ed l'altra, questa nel tentare animosa lo
gine di Campalto, Tessera, IMestre, Bo- «/.y/t'.Ed i veneziani rispondevano con fer-
linico, essendo i canali artificiosamente mezza : All' imperatore de' romani (così
ì>en muniti e da per tutto le gui-
tolte anch'essi chiamavano quello de'greci, non
<ie. Diresse quindi Pipino gli assalti da* curando titolo dato dal Papa a Carlo
il
lidi meridionali ; e invaso l'acquoso paese Magno) s-'oglia/jio essere sogi^etti^ tioii a
Po e dell'xidige, bru-
vicino alle foci del le, cioè nel senso spiegato di sopra. Con-
tiando Fossoiie, Capo d' Argine, Laure- tinuando i veueli nella resistenza, artifi-
Io, Crondolo e le due Chioggie; superali ciosamente iiulietreggiarouo nella Lagu-
poi oun gravi difllcollù i porli di IJiou- na, onde nel riflusso i molli grossi navi-
;
V E N V E N i
cH nomici ^i «lovessoio aiieslaie iniiìio- quanto solo a varie isole, non mai l'a-*-
l)ili soprn gli «t;anni (lelhi nifdesima, ar- sog^eltamento della repubblica, hi quale
lennisi e reslaie in secco, stialagemma non fu abhalluta e si restrinse n Rialto e
cli'ehbe il suo pieno eiretln e piolun- ; ad altre poche isoletle col doge, che vi
gandosi la guerra snpraggiunscio caldii i I rasici 1 la sede da IMiilamocro, la cui iso-
dell'eslale, riusciti micidiali a'franriii. S. la rimasta in molto decndimeiito, un ter-
f|ueslo disoiilro si aggiunse la notizia del- remoto la distrusse verso il i 107, la se-
nulla olleriel)l)e colla forza, nulla colle dio banco, niun'allerazione del suo go-
minaccievoli intimazioni, si decise alfine verno; passalo il pericolo, la repubblica
di venire a un componimento co* vene- veneta di proprio a ibi li io, .senza consul-
ziani (non manca clii asserisce mediato- tar nessunOjdichiarò d'allora in poi Rial-
le della pace un legato invialo da s. Leo- to capitale dello stalo, e torni) nel libero
ne III), promellendo di ritirarsi e di ri- possesso delle isole occupate. 11 tributo
conoscere gli antichi loro privilegi di slesso non fu sempre pagalo, a seconda
commercio co' porli tl'Jlalia e fdtrove, e delle condizioni in cui si ti ovaroiu) gl'im-
di restituire le terre occupate; menlre peratori, e il bisogno che i veneziani a-
dall'altro canto s' impegnavano i vene- vevano di loro, e il pagavano per le ter-
ziani di pagare a lui ed a' suoi successo- re possedute nel continente e pe'privile-
ri certa somma annua, a rxtmpenso del- gi di commercio, non già ()er l'esistenza
la conferma di loro franchigie ne'lraHìci del proprio stato. I veneziani, finché fu-
nelle terre italiche. Dichiara l'accurato rono deboli, si fecero schermo dell'uno
riomanin.che talee il racconto più proha- impero, e poi deposero ogni ap-
e l'altro
hile d'un fatto cos'i clamoroso e tanto al- parenza di soggezione. Così nella narra*
terato dalle cronache veneziane, non me- ta guerra di Pipino si costituirono sud-
no che dalle francesi, i cui scrittori co- ditiall'impero orientale, di cui sapeva-
piandosi l'un r altro, francamente asse- no esser prossimi soccorsi e del cui no- i
\n\e di più leggera costruzione facilmen- flotta greca, comandala da Paolo prefet-
iislaliililo il l)uon arcortlo tra 'due impe. re re>isleiizn delia repubblica, distillile
laloii neir ollobie 8in sulle basi aule- Eraclea e Mal uiior.co già capitali della
t.edenli, seguendo il definitivo accordo Venezia, sarebbe stato opportuno corisi-
iieir8i2, restituendo i franchi le terre glio il trasportare la sede del governo ia
invase e riconoscendo gli antichi privile- un'isola fino allora dellemeoo imporlan-
pi de' veneziani nell'impero. I due dogi ti (ma era però sede del vescovo d' Oli-
Obelerio e Beate furono sagrificati alla volo) che non vantasse pretensioni, ma
e
comiMie tranquillità, avendo Ebersapio incambio olfrisse per la sua giacitura una
ottenuto che fossero andiedue confinati maggior sicurezza contro gli esterni ne*
l'uno a Costantinopoli, l'altro a Zara. Se- mici. Tali condizioni piesenlava in fatti
condo altri cronisli, Obelerio ricovratosi Pualtojcd approvala pei' decreto del po-
Carlo Magno, sarebbe stato
nila corte di polo la pi opusizlone, colà si trasferirono
consegnalo da questo all'imperatore gre- Dell'Boq secondo Corner, o meglio nel-
co che il condusse a Costantinopoli, e l'S i 3 al dire di Cicogna, le principali fa-
.s'era potuto ravvisare in Obelerio un ta, alto alzandola voce, che se cadeva la
trono; cc-nfinando Obelerio a Zara in stanti sue isolette divenne il sicuro asilo
Dalmazia, allora de' greci, e Beato a Co- e nuova capitale. Così in
la Piialto si an-
sempre fa-
stantinopoli di cui era' slato dava preparando la futura città di Ve-
vorevole. Valentino però, non temuto per nezin, per aver poscia assunto Pdallo tal
la sua giovine età, lasciarono nella Ve- memorando e celeberrimo nome. Si leg-
nezia, spoglio di qualunque potere nella gè nel Castellano : Non hmgi da quest'e-
condizione privala. Narra il Castellano, poca l'isole unite per la varia loro deri-
che dipoi Obelerio avendo tentalo novi- vazione dalla Venezia terrestre, pe' ve-
tà con impadronirsi di Vigilia, una del- neti secondi, T^eneliae, ed il
si dissero
l'isole distrulle della Laguna, pagò col ca- nome anche alla città fai-
poi di /^^e/icz/rt
chi avevano fallo conoscere, che a lo- a «pigolare semp'e e libeiameuli; cou
\ E N V EN 47
gran giuvameiito la bella e difFusa Sto- il prcmifi srrglicndolo a doge nelI'Sio
ria (ioc(if]ì(/ilata, in corso avanzalo di (più probabilmente iiell'Hcq). Istruiti i
tres'i sarà indispensabile; altrimenti con- li tribuni per luogolenenli, come aveva-
%errebbe fare nn completo sunto storico, no praticalo con allii. Di loro consenso
il die mi è vietato per la sua ampiezza e di quello unanime della nazione, per
e per l'indole di mia opera, lo debbo da- rendere più sicura la patria dagli assalti
le nn articolo di Z);-/o7;o//o, perciò im- nemici, definitivamente trasportarono da
periosamente mi sono prescritti sfugge- Malamocco la sede ducale, e nell' 8 3
i
Venezia che con quella delle provincie i'O, da dove trasportò in Olivolo nella
Lombai do- Venete, a tale regno ora ap- chiesa de'ss. Sergio e Bacco, allora catte-
partenendo Venezia, bensì dal prof. Ro- drale, le loro sagre ossa. Unì poi con ponti
manin, che tanto in essa si dilluse, rica- l'isole Realline, inteiiòletombe (ossia i
verò finché giunge la stampa di sua sto- dossi maggiori sull'acque della Laguna)
ria, cioè al l. 6, un estrallo delle mede- e barene, fecevi costruir chiese e palaz-
sime, intrecciandole alla sua volta, per- zi ; e abbandonato 1' antico palazzo Tri-
seguire il mio proponimento di sempre bunizio, eh' era a' ss. Apostoli, uno più
rischiarare all'opportunità le vicende ita- va'»lo e più ornato ne eresse presso s. Teo-
una casa particolare. Indi indusse Agnel- saraceni. Aderì il doge, e la (lolla vene<
lo,die l'amava teneranienle, ma padre la colla gieca andò in traccia del nemi-
troppo indulgente e volubile, a deporre co, ma senza fortuna, anzi con iscorno;
il Giovanni, e dicliiarò Giusti-
fratello imperocché veneti, sebbene dallo stesso
i
niano collega e doge; di più sbandì Gio- doge diretti, furono mallratlati e alle ,
"vanni dalle Lagune a Zara, e per fttr co- loro case tornarono senza trionfo. Per
sa più graia a Giustiniano associò nel altro il dolore di ciò venne compensato
|)rincipato anche il di lui figlio Agnello dalla gioia granilissima provala da* ve-
juniore e proprio nipote. Fu cpundi stur- neziani, nel ricevere il tesoro delle reli-
bata la pace de' veneti da una congiura quie del corpo di s. Marco. A Rustico di
contro Parlecipazii suscitata da Gio-
i Torcello e a Buono di Malamocco tri-
vanni Talonico, Dono Bragadino, Gio- buni, se ne attribuisce ilmerito, come
vanni Monetario e altri; ma a tempo dissi ne' tanti luogi ove parlai del cele-
scoperta, i rei o fiu'ono puniti, o fuggi- bratissimo e memorando avvenimento.
rono. Intanto Giovanni presoda rancore, Le preziose reliquie, fra la religiosa le-
si portò a' piedi dell' imperatore Lodovi* tizia comune, si depositarono nella cap-
co I il Pio, figlio di Carlo Magno, il qua- pella ducale eretta a lato del nuovo pa-
le ricevutolo con bontà, s'interpose (ìcr lazzo, ed immediatamente Giustinia-
riconciliarlo col padre elo rimandna Ve- no ordinò che si gettassero le fondamen-
nezia. Il doge però, onde togliere ogni ca- ta di quel magnifico tempio che dedi-
gione di discordia tra' fratelli, credette calo al s. Evangelista patrono principa-
meglio inviar Giovanni colla sua sposa a le de' veneti e di Venezia, è tuttogiorno
dimorare in Costantinopoli. In questn cit- r ammirazione del nazionale e del fora-
tà recatosi pure Agnello juniore nell'S?. i, sliere. Di ,?. /IÌ^/yo, fu fatto questo ana-
per complimentare Michele Balbo II il gramma: Divus Marcus E'^angellata =:
assunto all'impero, ivi morì, li doge A- Sani vigli ad Venelas cnras. Giusti-
gnello suoavo, protettore del commercio, niano vicino a morte, pentitosi di quan-
dopo aver resa più ricca la città, n>oreudo to avea fatto verso il fratello Giovan-
nel r 827 la lasciò prospera e tranquilla, ni, lo richiamò da Costantinopoli, e col
e in istima presso gli stranieri. Fu sepol- consenso del popolo sul trono ducale
to nella badia di s. Unric presso Fusina, con seco il rimise. Poco appresso Giusti-
ch'egli stesso avea fatto costruire. — Giu- niano morì, cioè neir82(), ed ebbe tom-
sliniano Partecipazio Xfdoge. Defunto ba in s. Ilario fra il pianto della nazio-
Agnello, cominciò a regnarselo neir827 ne, siccome pio e tranquillo, e tutto al be-
il figlio Giustiniano, il quale sebbene fos- ne pubblico dedicato. Lasciò varipii lega-
se vecchio e di mal ferma salute, nondi- ti, e un fondo considerabile per la fab-
meno con assai premiwa al reggimento brica della basilica di Marco. Disse di s.
attese, e massime ne! tempo in che Mas- lui il Moschini imitò il padre nelle vir-
:
senzio patriarca della vecchia Aquiieia, tù dell'animo, non in(|uelle della mente.
sollevò contro Venerio patriarca di Gra- — Giovanni I Partecipazio doge. AH
do i vescovi dell' Istria, cercando di to- Rimasto solo sul trono neir82C),si rivolse
gliere lo stesso Grado a' veneziani e di contro croati della Dalmazia che
gli slavi
s. iMarco, e u lipoftio le venerabili ossa; restò Giovanni mentre usciva dalla cat-
qtiandoObeleriuchedaao anni circa ban- tedrale dOlivolo, lo depose,e spogliatolo
dito viveva oltremare, segretanieute ar- delle ducali insegue, gli tagliarono barba e
mala iuano entrato nelle Lagune si fui- capelli, e fatto chierico per violenza nella
lificò in Vigilia, città già da tuolto ab- chiesa di Grado, il costrinsero a vivere itt
tria, incendiata e punita severamente per leggere capo neil'BSy Pietro Tradonico
seguirne le margine di
parti, indi sul o Tradomeuico d'illustre famiglia di Po-
Cani[)allo a terrore de'ribelli.Nonostan- la nell'Istria, passata in Equilio, indi in
te, dopo alcun tempo sursero Garoso tri- Puallo. Imitando l'esempio de'predeces-
buno e Vittore nobile, e contro il doge sori assunse a collega nel dogado il fi-
congiurarono mossi ambedue da'maneg- glio Giovanni Tradonico. D'animo guer-
gi di Lotario l,di Massenzio, de'malamoc- riero, andò Pietro prima contro corsari i
chini, de' vigiliesi e ne' nobili malcon- slavi o croati, e concluse con Drosorico,
tenti. Tanto estese erano le fila di {|ue- un de'Ioro duci, la pace, col palio di non
sta congiura, che il doge non vedendosi più esercitar la pirateria sull'Adriatico.
sicuro, fuggì dalle Lagune e riparò alla Approdò poi a' lidi di Narenta, e quegli
corte di Lodovico I il Fio, o a cjuella del slavi parimenti costrinse a palleggiare al-
figlio Cario I re di Francia. 1 ribelli in- Ireltauto; ma poco dopo usciti dinuo-
tanto elessero principe Garoso, ma per vo, i veneti si opposero, ma ebbero la
soli G mesi egli fece pompa del soglio, peggio. Molestato frallanto da' saraceni
poiché gli amici de' Partecipazii e altri l'imperatore greco Teofilo, a mezzo del
sdegnali deirusurpazione, radunala gen- patrizio Teodosio invitò il doge a unii e
te, giunsero d'improvviso in P«.ialto, sor- le venete alle greche navi per combat-
presero Garoso, il deposero e accecato lo terli, e gli die' il titolo di Spalarlo impe-
cacciarono in esilio. Alle redini del go- riale, cioè armìgero della corte che por-
verno posero frattanto Orso Partecipa- lava la spada dell'imperalore. Tradoni-
zio vescovo d' Olivoio (secondo alcuni co accettò l'invito, e 60 navi belliche di
figlio deldoge Agnello: pare che gli fosse lutto punto guernite mandò a'greci tan- :
associalo nel governo Giovanni i\larlu- to già era forte la marina militare vene-
rio, come tlissi col Gorner nel § Vili, n. ta. Si combaltè d'ambo le parli assai va-
predate grosse navi venete cariche ili mer- (nel seno tli Grotone e neir848 dice III-
canzie, spargevano terrore nell'Adriati- naldi, e che ridotta al niente l' armata
co, il perchè era forza di star contro di veneta, non campò neppure una piccola
essi snir armi quasi continuamente. INIu barca ; e \' Arie di verificare le date ag-
ildoge por nuova congiura ntìllinlerno giunge che tutti veneziani furono o ta-
i
uon era aticor lraiH|'.ullu. i'cr 1' occulte gliali a pezzi fatti prigionieri) ; funeste
voi. xcu. 4
5o V E N V E N
couseguenze porlo all'Italia meridionale anno,peila mortedel figlioecollega Gio-
e alla uazioue veneziana. Dappoicliè, òal vanni, d quale vogliono alcuni che fos-.e
felice successo preso animo e resi orgo- stato al coniando dell' armata sul golfo
gliosi, ricon)pai vero poco dopo nel golfo di Taranto, fu preso e trucidalo mentre a'
e vicino all'Istria, e fin quasi alle Lagune 1 Ssellembre 864 usciva dalla chiesa di s.
venete,predando dovunque legni ve- i Zaccaria,come deploi ai nel §X,n. 3 (ove
neziani.Quindi si diressero al porlo ro- non poco ragionai della prelesa venuta in
mano d'Ostia, ove portatosi Pa()a s. Leo- Venezia di Papa Benedetto 111 nell'SSS).
ne IV coll'esercilo, riportò sui saraceni I congiurali furono fra gli altri i Giusti-
strepitosa vittoria. Intanto Pietro e d fi niani, i IJorbolani, i Silvi, i Polani, ca-
glio Giovanni, nuovo trattato concluse- pitali nemici de'Tradonici, e volonterosi
ro neir842 coll'iniperatore Lotario 1, io di regnare in vece di questi. Il cadavere
conferma degli antichi patti già co' lon- lacerato ebbe sepoltura dalle pie mona-
gobardi stabiliti; trattato che mollo con- che sotto l'atrio di quella chiesa. IlMo-
Irdjuì a render sicura la tranquillità del- schini dice che i scellerati che trucidaro-
lo stato,ead ampliare ilcommer-
ventto no Tradonico furono falli in brani dal
«:io. Leggo negli Anuali d'Italia del Mu- popolo. —
Orso I Partecipazio XIf^
ratori anno 856, sebbene dica non
all' ilogc. Non andò invendicata la morte di
poterlo precisare, che trovandosi inMan- Tradonico. I servi egli schiavi suoi fi-de-
tova iuiperatore Lodovico II, successo
1 lissimi si erano fortificati entro il ducale
al padre Lotario I, Pietro doge gli spedì palazzo, e avevano giuralo di non cedere
suo legato Deusdedit, ed ottenne la con- se prima non fossero castigati rei del- i
chele di Brondolo con sontuoso accom- servi allora resero libero il psdazzo, an-
pagnamento, e fecero loro quanto onore darono in parte ad abitare in Poveglia,
poterono. In segno poi d'amore e di pa- e furono loro concesse valli e terre, me-
ce, l'imperatore tenne al s. fonie un fi- diante un annuo censo. Orso, come i pre-
glio del doge Giovanni. Una 2.' volta an decessori, armala una grossa squadra
Cora il doge Pietro si armò contro sa- i balle gli slavi scorrenti il t^iuli, la Curin-
raceni, ch'erausi fjtti vedere ne! Qiiar- lia, la Sliria ; ridusse a umilianti condi-
nero e sulle coste dell'Istria; ma in tale zioni Domogoi uno dei loro duci, e fece
incontro pure la vittoria fu di loro, che ritorno in lìiallo trionfante, assicurata
anzi sbarcarono perfino su'lidi di Caorle, così la veneziana navigazione. Da Basilio I
1
V E N V EN 5t
nezintii nelle arti e in quella di fondere. popoli, all' ingrandimento del veneto
Balle poi a Taranto anche i saraceni, e couimeicio, quando Orso assai vecchio
ricco di schiavi e di legni tornò in patria. venne a morte nel 7.° anno del suo go-
i
le consagrare in vescovo di Torcello l'e- carla; fu pianto e lodato per saggezza, [»ie-
fini coll'avere Vittore Fartecipazio figlio rivolse a Papa Giovanni Vili chieden-
del doge e patriarca successo a IMarlu- do la contea di Comacchio {f^.), la qua-
rio consagrato, sebbene con aperto dis- le fiorente per commercio, ed essendo
senso (ad onta che a tal patto giuralo circondala dalla Laguna come Venezia,
avesse ottenuto la dignità, preso da ri- temeva pure che per Marino d'Este che
morso per violare i sagri canoni, nell'at- la possedeva potesse fiìrsi potente sull'A-
to della cerernonia con amare parole driatico, ed emular Venezia, con diveni-
lo limproverò e l'invilo a fin- penitenza re pericolosa rivale. A quest'oggetto spe-
se non voleva esser condannato nel dì dì a Roma Badoaro Paitecipazio fratel
del giudizio. Si era interposto Papa Gio- suo, ed ottenne l'investilura e il possesso
vanni Vili a favore del virtuoso Mar- Avendo ciò saputo Marino,
della contea.
turio), il Caloprino, che già godcvasi in- mentre Badoaro tornava da Roma, lo
tanto tutte le rendite del vescovato. Ma fece sorprendere da'suoi. Badoaro, quan-
i nuovo turbando la pace del-
saraceni di to potè si difese, ma rimasto graveuìenle
le veneteLagune avevano strella d'asse- ferito in una coscia, e condotto a R.ialtf>
dio la ciltà di Grado neir878 circa, re- morì poco dopo. Giovanni montato ìu
spinti da' prodi abitanti. Molte navi fe- ira radunò poderosa flotta, volò ad as-
ce approntare il doge e ne aOidò il co- salire Comacchio, e la fortuna gli arrise;
mando al suo figlio Giovanni, il quale [)erchè sottomise quelle genti al veneto
sì Viileiilemente poitossi iu quest' incon- im[)ero; anzi non contento di ciò passò
tro, ficendo ritirare i nemici (passando nel Ravennate, ne fece saccheggio, senza
a saccheggiar Comacchio), che per pre- che né il Papa né l'imperatore Carlo IH il
mio fu dalla nazione associato al [)adre Grosso facessero rimoslianze, per le tur-
suo. Proibì rigorosamente in seguitoOrso bolenze de'lempi. Trovandosi poco dopo
a' veneziani il trallico infame degli schia- l'imperatore in Mantova nell'883 rinno-
vi cristiani, che vendevano a' corsari sa- vò col doge Giovanni gli antichi trattati
raceni o schiavoni, e questo editto fu da pe'quali fu resa più sicura la quiete e la
tutta la conclone coniermolo. Indi ar- libertà de' pascoli in Eraclea e in Capo-
mate 3o navi tornò in persona sul mare dargine, protetta la navigazione de' ve-
contro gli slavi e croati invasori dell'Istria, neti per tutti i fiumi del regno Italico,
e rimasto vittorioso, restituì generosa- esentate le merci proprie del doge da
mente quanto aveano essi riddato a quel- (pjalunque gravezza. Giovanni inlauto
le chiese, e i prigionieri rimise in hber- in mezzo alle guerre e molestie che tur-
là ; e similmente contro i nareutani al- bavano Italia, assai bene regolava l'in-
tra gente fu dal doge spedita a incroc- terne cose del suo dominio; ma grave-
ciare sulle loro coste, e tenerli in freno. mente caduto inalato, permise che Pie-
(Jospiravano in fine ambedue i dogi al- tro Partecipazio fratel suo lo aiutasse
l'abbellimento dell'isole, alla felicità de' nella ducea, e doge fosse acclamalo. Su
52 V E N V E N
non clie risanò Giovanni, e poco ilopo si, procurò che in sua vece fosse eletlo
morì Pietro, che fu col fiutello Badoai o il novello doge. Dicesi da alcuni che fu
tumulato in s. Zaccaria. Giovanni allora Domenico Trdiuno, appoggiandosi al suo
scelse a collega l'altro frate! suo Orso II privilegio vantato da' chioggiotti, e rico-
Partecipazio, ma conosciutolo poi iutt- nosciuto da'dogi Orso 11 Pai lecipazio nel
lo alla regi^eiiza del dogado lo fece ri- f)20, Rinieri Zeno
i255, e Pietro nel
nunziare, e quindi rinunziò pure lo sles- Gradenigonel I2C)5. Non è improbabile
so Giovanni neir887, lasciando alla na- il dogado di Domenico, sebbene non tro-
zione la libertà d'eleggersi un nuovo do- visi registrato nella serie comune de'do-
ge, vedendosi ormai mal alto per le bue gi, poiché può essere slato om messo il suo
inferoiilà a tenere ancora il comando. nome o pel breve suo reggimenlo, per
Questo doge, nota il Moschini, operò la le frequentissime inesattezze degli anli-
rovina di Malamocco, perchè non ave- chi cronisti. Certo è, che il seguente Pie-
v,a voluto divenir fondo del suo fratel- tro Tribuno fu il doge eletto, vivente
lo Eadoaro. — Pietro I Caudinno Xf^I ancora Giovanni li Partecipazio, il qua-
do^c. A' 17 aprile 887 dall'assemblea le ritornalo alla vita privata lasciò mo-
nazionale fu eletto doge il saggio Pietro rendo il suo nome fra le benedizioni del
Candiano d' illustre e antica prosapia, e popolo veneziano. — Pietro Tribuno
da Giovanni U Parlecipazioeltbc io scet- XI'' II doge. Si ascrive la sua elezione
tro, la sedia e la spada. Coraggioso, eser- air88S ; figlio di Domenico dell' anti-
citò 1'armi contro gli slavi uareutani, chissima famiglia Memia o ]VIemina. Una
ma senza frutto. Candiano però non istet- delle sue prime cure fu d'ottenere dal-
te tranquillo, e poste insieme 12 grosse l'imperatore Guido(meglio duca di Spo-
navi, ne prese il comando. Malgrado leto e re d'itaiia, poi nell' 891 impera-
l'ostinala opposizione de' barbari, il do- tore), diesi trovava allora in Pavia, la
ge ed i suoi poterono eseguire uno sbar- conferma de'precedenti trattali onde as-
co in Monte degli Slavi nella Dalmazia, sicurare il commercio e l'immunità che
i narenlani dopo avere in quella misoliia i veneti godevano per tutto il regno I-
perduta assai gente, si diedero alla fuga, lalico. ]Ma un nuovo genere di barbari
molli però appiattandosi Ira quelle grot- delti tartari ugri, popoli dell' Ungheria
te per ispiare sicuri e non veduti gli ul- (V .), crudelissimi a segno che ovunque
teriori moti de' veneziani cui sempre il portavano flagello e morte, apparirono
doge presiedeva. Egli in fatti senza so- nel Friuli Italiano e quasi nelle Lagune
spettare tradimenti, era rimaslo con po- veneziane. Tanto fu il timore del doge,
ca gente sul lido, quando all'improvviso che non solo si pose a fortificar i' isole
piissimo. Il suo corpo, tolto agli slavi, fu de, metteva fine a s. Maria Zobenigo j
inili, nel mantenere il buon ordine fia' tolo di prolospalario. Pvipalriando per hi
cittailini, (jiiiuido que'lartai i, scorrendo non appena g'iiiise nel pae-
via di terra,
ciil ferro e col fuoco l'antica terrestre se de'dalmatini e sulle frontiere della
Venezia, laLonibardia, ilPiemonte, ginn Croazia, che Mi-^hele duca degli slavi,
ser(j fino a s. Ilario, a Lizza Fusina e a vistolo ricco, il fece arrestare e il consegnò
Mestre, dopo aver già aggredito Capodar- prigioniere a Simeone re de'bulgari. Do-
gine, Loredo, Diondolo, e le due Cliiog- lentissimo il doge padre per la schiaviti!
gie, seguendo l'esempio di Pipino. L'.^r- di Pietro, spedi tosto al re l'arcidiacono
(f ili verificare le (ìa/e (.Wce che gli im- di Mdlamocco Domenico, e perle sue
glieri a' 28 giigno 906 giunsero a Ma- preghiere e l'oro olFerto potè Pietro tor-
lainocco, ed anchefinoa Rialto, cioèaVe- nar libero in Rialto. Questo stesso Do-
nezia; ma non
pare da quanto vado a nar- nienico, dal doge in premio fatto vesco-
rare. Il doge non si [)erdettedi coraggio, \odi M ilamocco,eSlefuioCaloprino fu-
e profìltanilo anche delle genti di Tor- ro 10 inviati a Ro;lolfo di Rorgogna re
cello, di IMazorbo, di Murano, che nell'i- d" Italia in Pavia, per ottenere la rinno-
.sole Realline eransi ricovrate, armò più vazione degli antichi trattali, e 1'
ebbero,
flotte e con esse si portò su! lido di Pel- Legali pure Orso nel 927 mandò all'al-
lesirina e in faccia il porto di Albiola. Irò re d' Italia Ugo nella stessa Pavia,
Quindi attaccali con ogni vigore e d'o- il detto vescovo e Domenico Flabanico
gni parte gli ugri ungari, i quali per per egual conferma di patti; ed il re in
meglio coiidjaliere aveano costrnttodel- (joeli'incontro dichiarò che i iluchi vene-
le barche, o prese l'aveano da'fiumi vi- zi mi avevanodirilto fin da'leuìpi antichi
cini, dopo fiera battagli i furono da've- di coniar la propria moneta, su di che può
neziani sconlitli, onde non mai piì^i osaro- vedersi il § III, n. 2, oltre l'avere di essa
no d'assalirequestodiicato,sebbeneqiia- riparlato nel n. 3 di questo §. Osserva il
si ogni anno nell'Italia comparendo, per R jraanin, che un primo cenno del di-
moilo lempo, or Tona or l'altra città de- rilto di batter moneta pe' veneziani tro-
solassero. Questa vittoria, che fu della vasi fin da' tempi di Carlo Magno, al
d' Albiola, è delle piìi glorii)>eal veneto (piale i veneziani si obbligavano di corri-
iiuine; e il doge, avute poi da Leone VI spmdere lire5o ili loro moneta pe'posse-
il J'ilosofo V insegne e il titolo di prò- dimenìi che avevano nel regno Italico,
lospalario, tnoiì net 912 sul finirdi Qiag- y\llio indizio d'una zecca neh'
pare isole
gio, compianto da tutta la nazione, sic- lo somministri Giovanni Monetario, uno
come fofnilo d'ogni virlìi e per aver go- d<' cospiratori contro il doge Agnello al
vernato saggiamente; è chiamato ^"^7/177- [uincipio del IX secolo; ed nn Domeiii-
54 YEN V E N
r,r> IMonelaiio viveva a' tempi «lei doge tinn squadra leggera prese e die fuoco
(iiovonni I Partecipazio cleU'Sag. Finai- alla loro città, e menali a Venezia alcuni
lìiente il doge Orso, dopo aver ne'comi- abilaiili, non li lasciò liberi, se pi ima non
71 generali conleimati i |)iivilegi e le cose giurarono fedeltà al veneto impero. Al
da'fedelissiini abitanti di Cbioggia ricliie- tempo di questo doge, il più degli storici
sle, già vedendo'-i vecchio, lilMln^iò nel ascrive famoso ratio delle spose Venezia»
il
,\IX doge.YìàW^ dieta generale accolla Altri lo pongono sotto i tribuni, altri al
per eleggere il nuovo di'ge, venne scel- tempo del doge Pietro Tradonico, o sot-
to nei c)?>i Pietro Candiano figlio di Pie- to Orso 11 Parlecipnzioo ne'due seguen-
tro I, the coodjaltendo contro naien- i ti dogadi. RIoiì Pietro II nel g3g ama-
t.Tiii vi avea lasciata la vita. Spedì Pie- to da' suoi, onorato e temuto da' fora-
tro Il immediatamente a Costantinopo- stieri. — Pietro Partccipazio XX do^e.
li il figlio Pietro Candiano. il quale da Quel Pietro Partccipazio o Badoaro, fi-
Cfst.intino V 1 1 ebbe con molti doni il ti- glio de! doge Orso II. |)rotospatarioe pri-
tolo di piotospalaiio Que'di Capodistria, gioniero del re de'bulgai i.dopocirca 28
grati a'benefizi loro latti in vai i tempi da' anni nel q3q venne eletto doge. Alcuni
veneziani, ricorsero al doge per la conli- storici il computano II di questo nome,
nuazionedi loro protezione. ollìendogli a perchè annoverano come I Pietro Parle-
lilolod'onore oo annueanforedi vino in i cipazio che brevissimamente regnò con
perpeliiri. Montato perciò in ira Wiiitero Giovanni II suo fratello. Essi giustamen-
marchese d'Istria pel le Ugo. confiscò te riflettono, che dal vedersi trascelti al
tutti i beni che i dogi colà pos'-cdevano, principato soggetti per lo pii^i delle fimi-
e quelli del patriarca di Grado e de' ve- glie Candiana mol-
e Parlecipazia,devesi
.scovi d' Olivolo e di Torcello, e di altri; to facilmente dedurre quanto polenti essi
proibì agl'istriani di tradicare co' vene- fossero, e quanto pochi maneggi impie-
li, e molte navi venete predò, ucciden- gar quindi dovessero per conseguirlo. Il
care col sangue sì grave ingiuria, fece leg- il suo reggimento goderono pace invidia-
ge che nessun veneto dovesse d'allora bile, mentre Italia tutta era dilaniata da
in poi approdar nelT Istria, vietando a guerre ediscordie,e,per la rozzezza e bar-
qualsiasi istriano l'approdo a' mari eLa- barie de'tempi, il secolo X fu appellalo
gtine venete. Ciò assai bastò peichè Win- ferreo, per la malvagità plumbeo, e per
lero e i suoi vedendosi privi de' mezzi di r ignoranza oscuro. Vogliono alcuni che
commercio, per opera di Marino Con- Sullo questo doge fosse segnato col re d'I-
tarini patriarca gradese si nnjiliassero, talia Rodolfo. o con Berengario li, il trat-
chiedessero scusa al doge e implorasse- tato di conferma agli antichi patti; ma
lo perdono, che fu dal nobile e genero- tortamente una cosa coli' altra confon-
1'
soanimo di Candiano accordato allo sles- dono; poiché il trattato con llodolfoebbe
so Wuitero in pei sona venuto a que- luogo con Orso II, e quello con Beren-
sto fine in Rialto. Avvenne poi che nel gario Il avvenne sotto Pietro III Can-
935 comacchiesi avendo rubato alen-
i
diiuio. Le date poi in che fiorirono duq i
ili veneziani e imprigionatili, il doge con le, mauifèstanu gli anacronismi. Il do-
V E N VEN 51:
q.\i. — Pietro [H Candinno \\I do- dro il ihicnle palazzo, se pronti non fos«
j^r. Nipote di Pietro I e figlio di Pietro il, sero accorsi partigiani del doge a di-
i
per la buona meoioria lasciata da que' fenderlo, venute le due fazioni alle ma-
dogi olteime dal popolo il soglio ducale ni sulla piazza di Rialto; ed anzi il fi-
nel 942. Piivolse Pietro 111 le prime sue glio preso e dannato, avrebbe perduta
cure a reprimere le violenze usate da la lesta sul palco, se le pieghiere del
Lupo patriarca d'Aquileia a Marino pa- padre non gliel' avessero salvata. Colui
Iriarca gradese, e vi riii>cì col proibire nondimeno bandito dal doge dalle Lagu-
a' veneziani ogni commercio co'friulani; ne, per soddisfare la giustizia e il volere
il perchè a Lupo con vetine trattar la pa del popolo, ritirossi Ravenna. Qui- in
venne a Venezia e imbarcatosi su nave padre, tanto persuase i ravennati, che ar-
veneta recossi a CostantinO[)oIi. Qiiivi male 6 navi Pietro stesso con essi si po-
Rebbene re<>tasse sorpreso della grandez- >e a corseggiare control veneziani. Tut-
za edel fastoorientale diquelia corte, pii ti gli oidini <lello stato fecero allora un
re non si ritenne dal sostenere in faccia decreto, pel quale s'iinpegnarono con giu-
air orgoglioso greco, che mercè l'esteso ramento di non ammettere l'espulso al-
conimercio de' veneziani anche in Italia la ducale dignità, né vivente
il padre, né
^ivevasi con agiatezza e splendore. Sue- Ini morto, né mai più. Tal dolore n'eb-
ceduto nel 9 To Berengario II a Lola- be il vecchio doge, ch.^ poco dopo cadde
1i(),il dogeinviòambasciatori per la con- infermo e morì nel gx^- — Pietro If^
ferma de' trattati precedenti, e ricordati Cnn(lia/20 XXff doge. Benché dal'a na-
allora vi furono i confini dEraolea, d'E- zione perpetuamente escluso dal leggi-
quilio, di Caprula, di Chioggia e d'altre mento ed esiliato, dalla stessa fu doge ac-
cillà, imposto soltanto a'veneziaiii di pa- clamato nel gT^Q. Il clero, la nobiltà e il
gare un piccolo tiibutoper le mercie fon- po[)olo con 3oo navi andarono a levar-
diche nel regno Italico possedevano. Ma lo in Ravenna, e a Venezia trionfalmen-
poco prima insorta di nuovo l'audacia te condussero. Ciò è ad ascriversi alla
il
il doge
de' corsari slavi e croati, die' ad popolare vol<d)ilità, quanto ad un tratto
Orso Badoaro e PielroOrseolo ilcoman- lini-simo di politica, per cui eleggendosi
do d'una flotta di 23 navi, e recatisi sid- iloge Pietro rendevasi benevolo al po-
le spiaggie <li iVarenta e di Ragusa, in- polo il temuto re Berengario II, cui Pie-
vano tentarono di soggiogarli. Allora il tro era stretto in amicizia. Quantunque
doge, cambiali forse i condottieri, fece al- di carattere fiero e deciso, nondimeno si
ira spedizione, e i barbari spaventati pat- rese utile alla nazione, in principio sera-
leggiarono, e le pretle già tolte a'venezia- brò mutato governando con giustizia e
ni restituirono. Erano già ( 4anni dacché saggezza. Punì Mirico, col
fargli cavar
Pietro III quietamente regnando, deside- gli occhi, perchè con mezzi illeciti s'era
vii nel 9 75 d'associarsi il figlio suo Pietro fitto eleggere vescovo di Torcello. IJni-
IV^ Candiano, ed il popolo acconsentì, la la concinne promulgò legge che seve-
AJa Pietro IV, che nnirallro bramava rameute proibendo il commercio degli
per vendicarsi di suo padre, il (piale al- schiavi cristiani, minacciò |)ene spirituali
tre volte erasi opposto al carattere violeii- e temporali a'rei di tal delitto. Vietò pa-
lo del figlio, suscitò contro il iloge (pici rinuMili che i veneziani prendesseroe por-
popolo stesso eh' eiagli slato favorevole t^isscro lettere di principi esteri in Gre-
-
5G YEN YEN
eia e a quell'imperatore, e ciò per non ne, e tnnlo si estese che 3oo ne bruciò,
siliiitenlare la soverchia influenza che cifiupresavi gran parte della chiesa di s.
questi aveva sopra gli attari d' Italia, e Marco e del palazzo medesimo, ti doge
peiihè non conveniva a'principi italiani circondato dalle llamme tentò fuggire,
recardisgusloagli alemanni, né sdegnare mostrando loro il bambino avuto da
i greci, nèfar sapere ad ambedue se non Waldrada, implorando la pietà de' ne-
quanto era necessario che sapessero pel iiìici, e rammentando i meriti degli avi ;
tre, nel 964 o 965, la confermazione «le' tri de' suoi segmci. I cadaveri del padre
soliti privilegi; a questo perla sanzione e del figlio gittali nel pubblico macello,
de' diritti di Giado a chiesa patriarcale vi rimasero lungamente insepolti; fìn-
V E >'
V E V ^7
sulla vcnclT nizioiìe il sangue del ma- neficalo già ;iv«va largintienle i poveri
Vito e del (ì^!m). Per lale tiansa/.ione si nel suo testanienlo, eiooo libbre di pe-
C'Hilenlò Walilrada di riavere la sua rie- so d'argstilo lasciato al fisco pei^li .spet-
c'iiissiiita dote, e rinunziò al dono fittole tacoli che davansi alla nazione. Ma iiuii-
do l'uso de'tempi, della 4-' p^n'le di tulli Fuga del doge die al-
ni la notizia della
i suoi beni; di armi, di navigli, di servi, jora coniava5o anni d'età, e di regno i e
d. «chiavi e aliro. Rinnovò poi il doge i giorni 20. Morì Pietro in Cusano a' o 1
pilli con qiie'di Capodisliia; regolò i tri- gennaio 997 i^ Arte di verificare le da-
boli che al fisco si pagavano, e nella gè- le , impugna lale data e registra 987,
neial concione fece che gl'isoliiiii gitnas- ma quella magnifica opera non sempre
seio di pagarli /jr/- la salvezza della lo- currisponde al suo titolo), e venerasi qual
; I jialria. ìNè solo la chiesa M;iiciaiia e santo sogli altari. Il p. Helyot nella Sto-
il palazzo, ma ingrandì gli alberghi, ed o- ria degli ordini monastici, t. 5, cap. 1 ,
spedali fece erigere in Rialto pe' poveri' ed altri storici alfermano, che per con-
e pe'pellegrini, a'qtiali del suo sommi- s ^lio di Pietro furono inceniliali la chie-
iiislrava il villo. Anzi vietò ad altri il dar s^i e il palazzo, onde potersi uccidere il
co eh' era stalo da lui riposto nella ri- macchia e far [lenilenza risolse poi d'ob-
fibbricata chiesa , che voleva adornare !> uuloiiaiio e rendersi monaco, nel (pia-
d-illa Pala d' oro. Ad onta dell' esercizio \v stillo visse sanlissimaniente. Dipoi Pa-
di tante rare virili, l'ottimo doge non era pa Clemente Xll con decreto de'28 a-
tranquillo nel suo interno. maneggi oc- I pnlei73i concesse alla città di Venezia
co!li,>ipecialmentede'[)arliti Cnndiani, ne e al monastero Cussaiiense 1' nllizio e
n'inacciavano non che giunto
la vita. vSe messa di s. Pietro 1 Orseolo doge di Ve-
pcr caso in Venezia dal monastero di s. nezia e poi monaco benedettino, del <pia-
I\!iLhele di Cuxa o Cnxac, volgarmente le fmono approvate le lezioni proprie da
Cusanonella Guascogna, l'abbate Guari- recitarsi da tulli i monaci deh'ordine di
no, il doge piìi set iauienic pensando allo s. Benedello, 5 dicembre i 733. Nel-
a' 1
f-. Romualdo, Maiino anacoreti, di Gio- bi.ia e una tibia del santo, furono o<^[ù-
A inni Morosini suo genero e di Giovan- tiili da'coiifralelli in s. Giorgio Miggio-
ni Gradenigosuo amico, fuggì da Vene- re, donde do[)o formale riconoscimento
Zia alla badia di s. Ilario, da dove mon- delle sagre reliquie, (piesle furono lr;i-
I ito a cavallo e passate le Al[)i, giunse spiritale con religir)!,a pompa a'7 gennaio
(l'colleghi a Cusano di che , parlai 111 1733 alla basilica Marciana e nel .suo
p.iù luoghi, come nel § X Vili, 11. 18. Re- tesoro deposte. Meglio è leggere il Ma-
58 V E N V E N
tinelli negli Aiindii Urltiiii a p. 6i4 e Oltotii d;» molto linripo erano accetti \
seg. , ili cui pur descrive le susseguenti Candiani, come si trae da una donazione
ad onore del servo di Dio,
feste celebrate fatta da Ottone l nel t)63 della grossa
Ildoge Piuzzini peiò, al cui zelo debbe terra di Musestre nell' Emilia Allinale,
Venezia quelle reliquie, ne trasse una presso a cui i veneziani e gl'italiani ave-
parte e liposlahi entro un colKinetto or- vano poi t<j e commercio. Imperocché fu
natissinio di velluti e iloiature, con anri- sempre ioleinliaiento degl'imperatori di
Ioga iscrizione, donolla alla chiesa di s. I\l.' Occidente procurare di slaccare vene- i
tissimo cauialdulese p. Guido Grandi fu fedeli venire con ciò prosciolti dalle col-
stan)pata in Venezia neh 78 ( e ristam- pe commeise. — Trihtmo iVL'iiiino XXF
pata dal Bettinelli nel lySS. — - Filale doge. Nello stesso 979 cominciò a regge-
Candiano XXTT' doge. Nella città di re il dogado, benché quanto ricco, altret-
Venezia sparsasi la notizia della fuga del tanto inetto a cotal carico, e ciò avvenne
dJge Pietro 1 Orseolo, cpjal sciagura na- per sopire l'inlerne discordie.Iufatti guer-
zionale, grande e universale fu il pianto; ra si mossero tra loro alcune famiglie, e
radunatisi quindi i comizi fu nello stes- specialmente gli opulenti e potenti Mo-
so 0)78 proclamato doge Vitale Candia- rosini e Galoprini. Il doge era pe'secon-
no fìllio di Pietro Ili e fratello del tru- di ,
per cui fidato nella sua protezione
ciilalo Pietro IV,regnando nuovamente Stefano Cihjprmo, uniti, i propri ligli,
laCandiana stirpe; e questa era una pro- volle attaccare i Morosini, i quali a tem-
va delle diverse fazioni che tuttavia nel- po avvisati poterono salvarsi; ma Do-
la repubblica dominavano. Vitale grave menico Morosini colto sulla piazza di s.
d'anni, distinto per umiltà e dolcezza di Pietro d'Olivolo, venne da'Galoprini as-
co^lucni, tutto al bene coniune si rivolse. salito e steso morto al suolo. Si giurò
Sapendo come Ottone 11 im[)eratoie te- vendetta da'iMorosini, e tacitamente se
neva in odio il nome veneziano dopo il ne aspettò l' oppoi tunità. Frattanto di-
massacro del fratello, gl'invio a Quedlim- sceso Ottone li con grossa armata in Ita-
burgo, ove trova vasi, il proprio nipote Vi- lia si fermò a Verona, dove il doge gl'in-
tale Candiano patriarca di Grado , che vio ambasciatori per distorlo dal voler
ilopo essersi rifugiato nella sua corte era vendicare sui veneti la violenta morte
tornato a Venezia, in compagnia d'altri di Pietro IV, come si sospettava ad on-
legali e con ricchi donativi de'veneziani. ta d'essersi già mostrato calmato, per a-
L'imperatore ben li accolse, e per la be- verne alcuni riacceso lo sdegno. Ninna
uevuleuza the avea pel patriarca si pla- ri«po<.la su ciò egli diede, e solo accettò
cò e confetaiò gli antichi tialtati. Agli i doni olfcrligli , ed i patii antiobi riij-
V E N VE >^
59
novr). !\I;) coiìliiuiantlo l'inlcslliie (liscor- scortile delle due f,izioni. "Sion 6 giorni
tiie, i! tioge diveiiDeneiiìico (le'Calopiini, dopo e fu sepolto in s. Zaccaria. Avea
e si A-
die invece al pai tilo de'.Morosiiii. pei' sua divozione fondata li badia de'
dirato perciò Stefano Cidoprino corse ad l)enedetlini di s. Giorgio Maggiore, isola
Ottone II, e con alili suoi parenti e and- dalla famiglia ducale detta IMenimia. —
ci l'eccitò a innover gneira a'veneziani, Pielro II Orseolo XXf'^I doge. Figlio
promettendo di daigli nelle mani la cit- di s, Pielro I Orseolo, aveva forse 3o an-
ta, eraccomandandosi al caso della vit- ni quando nel qqi fu eletto doge, e per
toiia d'essere fallo doge. Acceltò 1' im- |e sue gioì iose a/ioni rese celeberrimo il
ziandio del Cnloprino pratico di tutte le discordie Ira'nobili, riportò dalla corte
vie che per mare alla città conducono, bizantina privilegi ed esenzioni utilissi-
larono essi in carcere quasi due anni e 9)8. Salì egli stesso allora sopra una na-
periti vi sarebbero, se l'imperatore reca- ve nel dì dell'Ascensione, dopo avere ri-
tosi a Roma non vi moriva nel dicembre cevuto bandiera benedetta della re-
la
983. con che restò disperso il fatale ap- pubblica dal vescovo d' Olivolo Doiiie-
P'iralo. ) libelli confusi, levalo l'assedio, nico V (donde poi ebbe origine la solen-
ebbero gian ventura di ril'ugiaisi presso ne lesta di tal giorno, e indi la bencdi-
1 imperatrice Adelaide, erinteiposerocon zione e sposalizio del mare, narrala nel
pieghieie ad ottener perdono dal doge. § XVIII, 11. (3), e uscito dal porto tl'E-
L imperatrice colla sua dolcezza lo con- quilio, giunse a Grado, indi a Farenzo,
segni ,
ed i ribelli ripalriarono tranne di là a Pola e a Zara , di dove spedita
Stefano Calopiino morlo in Pavia. Ma una squadra contro un'altra de' iiarea-
il ritorno de'Caloprini desiò ne'Morosini tani, fece prigionieri molli vascelli ilei ne-
l'anlicu risentimento di vendicarci, e uo inico, che promise solenne ubbidienza;
giorno mentre 4 figli del defunto Calo- ma rotti i patti , fu cosliello il doge a
pnno erano in liarca, i Morosini l'aggie- batterlo di nuovo, e ne riportò tale so-
dirono e trucidarono. A tanto mislatlo lenne vittoria , che al veneziano domi-
ildoge re>lò indolente, il perchè acceso dìo (u cagione di sotlomeltcre i popoli
d'ira il popolo sì sollevò nel 99 lode- 1 , dalmalini e gl'istriani per festensione di
pose e costrinse farsi monaco, rispar- quasi 3 Ho miglia t\a\\' Istria fino a Ra-
iniaiidoa Ini gli occhi e la vila. Altri <lis- (^iixa. Ecco come 1' Arte, dì verificare le
seio che abdicò e spontaneamente si ri- date desc:'!Ve tali conquiste. i\el 99''',
tirò nel chiostro, Nlanco delle lui boleir/.e tlopo la morte di Tirpimiro re di Oroa-
chc abitavano la città per le licre di- zia, informalo il doge come le città ma-
(]o VE N V E N
iiiliujc (Iella Diilniazin erano disposte a pelli di martore. Vegliar 5 di martore r
ilonaisi a' veneziani , i qnali non posse- 3o di volpe; Spalatro ebbe l'obbligo d'ar-
devano su queste cosle die Zara, capi- mare due galere ed una barca quando ,
tale della inedesitua, equipaggiò una flot- i veneti ponevano in mare una squadra;
ta e porlossi sul luogo. Fola, Spalalro, Pola contribuiva 2000 hbbre d'olio al-
r.iignsi ed altre cillà e isole, voionlaiie la chiesa di s. Marco e qualche barca. Si-
l'onorevole titolo di Do{^i di T^cnczia, Marco, indi il ducale palazzo, nella cui
della Dalmazia e della Croazia. Si torre occidentale avea per lui preparato
ponno vedere Lucio, Islorìa di Dalma- magnifico appartamento (ricevuto occul-
zia, Venezia 1674- Farlato, Illyrici sa- tamente non potè aver luogo la sontuosa
cri, Wewei'ù'i ly.ji. Non debbo lacere, accoglienza riferita anche da altri ma ,
e per (pianto alla sua velia dovrò nar- semplice e comodo ospizio per cont'or-
rare della Dalmazia, clie per allora non mar^i all'impei iale desiderio; anzi il Cor-
io propriamente a^soluto il dominio del- ner dice che Ottone III si fermò ad al-
fr-ienza non notala dagli storici, ma ini- cero a vicenda. L' imperatore fu padri-
porlanlissima. Furono rispettate le leggi, no ad una figlia del doge eh' era an-
icostumi e gli usi della nuova provincia, cor catecumena. Dopo la partenza del-
S(j1o lieve trdioto fu imposto alle città, l' imperatore, il doge comunicò nell' as-
ma I egolalo a norma della natura e pro- semblea nazionale la sua venuta segreta,
dotti di ciascuna. Così Arbe avea a som- ed ognuno ne ammirò la prudenza sin-
nimislrare 10 hbbre di seta, Ossaro ^o golare, e la confidenza sua censì potea-
-
\ E -\ YEN Gt
[fi sovrano. E fu allora die in provn del ni. QunUi-'anni dopociica, essendo Pietuj
grande veneziani che si
alleilo, vollero i II aggravalo da ciouica malattia, luoi i
associasse nella ducea il figlio Giovanni nella tresca età di 4^ anni nel 008, pian i
Orseolo, giovane religioso e saggio. Piese lo da tulli i veneziani, non senza aver la-
più illustre ancora il nome di l^ietro li sciato ricchi testimoni della n)o!ta ina pie-
il soccorso che di molle grosse navi man- là alle chiese ed a'puveri, ed ebbe totnbu
dò a'greci nel porto di iJari assediala da' nella della chiesa di s. Zaccaria; colla glo-
saraceni circa il 1004, ioiperoccliè venu- ria d'avere col grande e generoso suo iti-
ivi e poi in Venezia si fecero m.ngnifiche solo al governo della repubblica. Era egli
le pompe nuziali, narrale dal ÌMutinelli quanto prudente e savio, allreltanlu beb
negli Annali Urbani di T e/nzia. Ivi por- lo della persona, ed ebbe poco dopo a m'>-
tarono <la Coslanlinopoli il corpo di s. glie Elena o Gisella figlia di Geysa le
Daibara di Nicomeilia e lo diedero alla d' L'ngberia e sorella del re s. Stefano I,
basilica di s. Marco, da dove fu lra<.por- principessa lodala per castità e virtù siii-
tato nel looq nella chiesa di s. Gi». E- golari. Pose OUone regola alle decime
vangelista di Torcclio per dono del doge die i cittadini pagavano, le (piali erano
Pietro 1 1 Orseolo ad istanza de'suoi figli slate alterate da' precedenti dogi elmo
Felicia badessa del monastero e Oiso ve- gaslaldi. Bramoso il vescovo d'Adi ia Pie-
scovo di Tori.elIo e poi patriarca già- Irò di estenderei propri dominii, nel i o 1
7
dese, come dilfusamenle racconta l'ab. uvea gi.à invaso i territorii del castello di
Cappelletti e notai altrove (delle reli- Loreoo LoredoediPossone,da lui latti li-
cjuie di altra s. Barbara, diesi venera- beilaie alla repubblica; ma accorso il do-
no in Venezia, ne pallai nel § Vili, n. gè superiore di forze a' nemici li debello,
I I, e neln. i3 del § XV III). Ma nel col- pose a sacco le loro terre, e costrinse il
mo della felicità vennero il doge Pietro vescovo a recarsi in Rialto, e chieder pi-
li eia nazione sturbali neh 007 ilalla pe- ce e perdono. iMurcimiro o Crusimiro ca-
stilenza, cagionata dalla carestia die al- pò de'croiili devastava il territorio di /-i-
loia regnava in tiilla l'Europa, patita ra e dell'altre dalmatine cillà,clie vole-
antoia da Venezia, die penetrala in lìial- va ricuperare. Questa gente, siccome a-
10, fra' molli, colpì di morte eziandio il mica de'veneli, come la chiama il cav.
figlio doge Giovanni d' anni 24, la sposa Cicogna, implorò il loro soccorso; e il
Maria, e Basilio figliuoliiio loro, tumula- doge allestita un' armala, andò in per-
,
luiiio eziandio, grande si mosliò Pietro con quelle città stabiliti, e tornò glorio-
11, studiando c<iii [irovvidenze e con soc- so in Uialto. Erano trascorsi 1 5aniii dac-
corsi di possibiltuente rimediarealla gra- che Ottone reggeva trancpiillamenle ,
ve sciagura, la peste facendo orrenda quando a un tratto eccitalo il popolo dal-
slrage. Lasciò sciilto il Dandolo: I\in- le famiglie invidiose della grande poleii-
tafuil ìnorialilas in Fcnetia ...ni va- za degli Orseoli, si rivoltò contro di lui.
canlts sipnlchris ciun inorlis ohrucren' Eu fitto creileie che il doge volesse eii-
tur. Volle il [Hjpolo.per con>olare l'alllil- gersi in assoluto sovrano di Venezia, e il
tissimodogCjCliggerea suo socio nel duca- tumulto fu tale che il doge e il surifu-
lo l'allroiiglioOltoDehenchèdì soli i4au- Itilo Orso Orseolo patriarca di Giadu,
—
5 V K ^V V K N
T)eli023 furono coslrelli a iilirai<i nel- pniip, negòla coiifern-.a degli anlirlii frnt-
l'IsU'in. Da ciò prese animo Popone pa- lati co' Venezia ni, dal doge licliiesla; per
ti'iarca d'Aqnileia, nemico di quello di cui i veneti pievedevaoodi peiderequan-
Grado, radunò gen\e e varcata la Lagu- lo po'*sedevaiio nel regno Italico, e già
na giunse sotto Guido. I cittadini chiuse non piccolo daiuio ne ridondava a! com-
ic [ìorlevolevano difendei si ; egli pelò nieicio. Oltre a ciò, Popone facendo ci e-
giurava loro che veniva auiico per regge- dere Orso Orseolo quale usurpatore e
re quella vedova chiesa. Creduli igradesi patriarca illegittimo di Grado, tanto o-
apriiono la porta, ma appena entrato Po- però presso Corrado II, che questi por-
pone e i suoi tutto misero a sacco e non latosi aRotna per es>ere coronalo iu>pe-
furono rispettale ne|>|)ure le chiese e i ratore a'26 marzo 1027 da Papa Gio-
lìionavleii. E secondo il costume, indi si vanni XIX detto XX, ottenne da es-
diedero a rubare i corpi e le reliquie de' so una decretale con cui si dichiarò es-
Santi, credendo con questo atto di sana- sere stala indebitamente Grado tenuta
re commessi loro enorp»i delitti. Ginn-
i mclro[)oli ecclesiastica, e quind' innanzi
la la nuova a Venezia, nel 1024 richia- doversi avere per indipendente da Aqui-
marotisi liall'lstria il doge e il paliiarca leia; e non contento armali iTriula-
di ciò
Orso, e radunata gente il doge in perso- ni e i caiintiaiii fece molle irruzioni uel*
na portatosi a Grado, obbligò presidio il le Lagune gradesi e caorlesi. Ma dell' in-
di Popone a cedere la cillà alle venete for- giusta azione di l^opone, dagli Orseoli fu
ze. Fu prima cura, per Irantjuillare i già- reclamato al Papa slesso, il quale meglio
desi, quella di rintracciare i corpi de'pro- illuminato della condotta del patriarca a-
leltoii ss. Eiuiagora e Fortunato, che si qiiileiese, dopo aver udite le sue ragioni
temevano lapiti, e Irovalili, con sommo e quelle d'Orso, radunalo apposiUnoen-
giidjilo si riposero in più sicuro luogo, le un sinoilo in Roma, a favore del gra-
Ottone fece restaurare le mura
Ir.di di dese decise, dopo aver ritrattato la pre-
Grado, e cingerne le porte di ferro, e ri- cedente decretale. Intanto tranquillità
piii-linò il fratello Orso nella sua sede, non v'era nel veneto dominio, e per
Ma in Rialto non erano tranquilli i mali parte degli slavi ede'ilalmati non poche
nmoii contro la prosapia degli Orseoli; luiboleuze si soifrivano anco per lesem-
e si accrebbero quando Oltoue non voi- pre crescenti discordie per l'esilio dato
le investire del vescovato d'Olivolo Do- ad Ottone, e il popolo veneto era decadii-
nienico Giadenigo, attesa la sua età ili lo dall' estimazione presso le nazioni ol-
18 anni. Laonde i Gradenigbi aiutali da' tremarine. Infatti molte città dalmate
Flabanici e da Domenico loro capo, mos- dalla lega co' veneziani si sottrassero, a
sero il po[iolo conine ildoge nel 1026: ciò specialuienle eccitate da alcun bano
l'arrestai Olio e rasagli la barba e capei- i della vicina Croazia. Fraltanlo i veneti
li, per disprezzo, lo cacciarono iu bando sempre irrequieti internamente, annoiali
a Coslanlinopoli. E ignoto quando sia del governo di Centranigo,e persuasi piut-
inorlo questo doge, che fu sostenitore di tosto di fare risorgere la famiglia degli
giustizia, pieno di religione e di vii là. Orseoli ingiustamenle calunniala ed op-
i'ielroCcniraiiii^ooDarbolanoXXflII pressa, si sollevarono, arrestarono il doge
doge. Dopo vari contrasti, per la deposi- nel io32. lo deposero, gli tagliarono la
zione d'Ollone, forte lullavia essendo il barba ed cipelli, e lo costrinsero a vc-
i
jiai tiio degli Orseoli, la nazionale assem- slirsi da monaco, cacciandolo in bando fi-
blea nel 1026 elesse a doge 1' eracleano no a Costantinopoli. Ad una voce si vol-
l'ictro. L'imperatole Coriado 11 il Sali- le allora Orso Orseolo palriaica di Gra-
to, sosltnilore del patriarca aquilciese Po- doa reggere iuleriueiluicnle il ducalo lino
V E ^ VE N Gì
al ritorno dn Coslantinopoli fli Ollone. gli iliodero luogo pnrticolnre udiri sciie
E as>ai proi)abile die Romano III Ar- tie' dogi (ad onta di ciò venne la sua iin-
giio imperatore greco, col quale gii Or- magine dipinta fra la serie de'dogi nella
seoli aveano parentela, come fiatelio di sala del maggior consigliocon questa iscri-
Maria moglie di Giovanni periti di pe- zinne: J iviis ab hacretle rexi una liiccni
Sta, facesse persuadere i piim;iii della ve- ducatiiiu). Ma chi il crederebbe? La iiii-
nela nazione di richiamare Ollone; e che micizia die nutriva l'implacabile Dome-
quesla relazione tra il greco augusto e dico Flabanico, già esiliato, verso la fa-
gli OrNeoli dovesse imporre a'veneli che oiiglia Orseola, e autore principale della
de'gieci aveano sempre bisogno, massi- df posizione dell'ottimo Otìone, ridondò
ii)e pe'tralìlci. Pertanto fu destinalo con «i vantaggio di sua ambizione; imperoc-
bella SCOI la di navi a portarsi in lìisanzio che i veneziani appena deposto Dome-
Vitale Orseolo vescovo di Turcf-ilo, fra- iiico Orseolo, nel loSa lo richiamarono
leilo del patriarca di Grado e del già do- dal bando e 1* elessero doge. ]")i più la
gè Ottone, per riconilurre questo in Rial- reazione contro gli Oi scoli andò taul'ol-
to, ma tro\òcheil buon principe era già tie, fino a decretarsi quella famiglia in
tuorlo nelioSa. A questa notizia il pò- perpetuo incapace a qua!iin(|ue tlignità
|)olo veneziano fu a»sai dolente, e mas- politica dello stalo. Osserva il Rouiauin,
sime Orso patriarca vicedoge, il (juale questa forse fu opera del [lartito demo-
iiou volle continuare nella suprema ain- ciatico, cui la gian(le7za degli Orseolida-
niinistrazione del dogado, e rinunziò sul- va ombra. Fu per tale parlilo, che ad
l'istante il governo dopoi4f"esi di sag- impedire che figli de'dogi fossero uniti
i
già reggenza, e ilopo avere ristorata Gra- al padre nel governo, onde poteva dive-
nome. Egli da alcuni cronisti è posto nel savissima legge che soltoFlabanico si pro-
catalogo de' d( gi elltfitivi. 11 figlio il' Ot- iiiulgò a patrio vantaggio, col vietarsi as-
tone, per nome Pietro V A lenianno, nel solulamente a'tiogi di eleggere un collega
J o38 successe allo zio s. Stefano 1 nel o un successore nella ducea; legge sem-
legno il' Ungheria, a preferenza del cu- pre poi osservata finché duiò la repub-
gino e del cognato di questi. — Dome- blica (tranne nel i4<i^6, in cui Agostino
iiìco Flahanii o XXIA ttoge. ÌVon appe- lìarbarigosuccesse nel dogado al fratello
na si seppe la ujoile del doge Ottone, si IMarco). Anche due altre hggi si fecero
Iidestarono rumori fra'veneziani, e lim- niodeiativea temperare l'autoiilà del do-
provvisa rinunzia del di lui lialello Or- gè, cioè ch'egli dovesse aver sempre al
so patriarca li mise in iscompiglio. Fu al- suo fianco Aue consiglieri, senza i quali
loia che Domenico Orseolo, altro fialdlo nulla decidere potesse e furono , detti /
d'OUone e perciò figlio di Pietro 1 1 Or- consi-'Ucri (hi finge; e che negli afiari dì
scolo, uomo pili destro che violento, non «omnia iujpoilanza nulla parimente de-
si sa cooie, ma ceilamente senza il con- ciiiesse senza il consenso d'alcuni de' più
senso della nazione, si fece eleggere do- illuminati e ragguardevoli cittadini, scel-
ge, credendo quasi eieditaria nella sua ti però dal doge slesso. Questaconsulfa fu
famiglia la ducea. il pojiolo giustamente il gei ine del consiglio che fu poi det-
montato incollerà per tanto aidimenloso lo i\t Pregadi (del quale vocabolo reti-
.'itlcnlato a'suoi diiitli , assalì Domenico do ragione veiso il fine del n. 4^ di
nel palazzo ducale, e ne saiebbe rimasto questo G), e che cominciò a divenire sta-
villima, se per avventura non t'u>se liig- bile nel d.jgado di Jacopo Tiepolo dd
gito, salvandosi in Ravonna, dopo un sol 1229. Dicesi che Flabanico a tali iute-
giurnu di governo , onde cronisti nou ì lessanti iunovazioui cooperasse, il cln:
6+ V E N V E N
njosirn coni' ei^li fosse animato da zelo chiese che gli avevano chiuse le porle-
pel pubiilico Lene; e in elìcilo sia cliefos- Il doge imnianlinente spedai legali a Ilo-
se in lui (lei tulio spenta la brama di ven- tua, ed oUeiine la rivocazione del pon-
detla.o l'invidia, o l'ambizione anteriore, lificio decreto, nel concilio perciò in essa
sia che »l)l)ia saputo dissimulale tali pas- adunato, e l'ordine a Popone di reslitui-
sioni, lodevolmente resse il [lopolo ve- re a Grado il predalo, aia Popone era
neziano. Non più persegmlò gli Orseoli ; già morto. Egli erusi proposto di recar
si ra[)paltuinò co'greci, da'fjuali anzi ot- molti danni al veneto conimercio, e di
lenneil titolodi prolospalario; e nelio4o fare risorgere Aquileia, colla rovina di
lece celebrare dal patriarca Orso, da* Grado, doge risarcì le chiese e
di cui il
vescovi e abbati delle Lagune un con- le case, ritardando alquanto il suo de-
cilio provinciale nella chiesa di s. iMar- cadimento. Poco dopo Cresimiro re de'
co, per trattare su vari pimti d' eccle- croati, uomo intraprendente, sollevò i
siastica disciplina, onde eliminarne gli a- dalmati contro i veneziani a fine di roiu-
busi introdotti; e Ira gli altri canoni vi pere la reciproca lega. Però il doge ai'-
fu stabilito, che niuno senza grave ne- mata una flotta recossi in persona sul Ino-
cessila e senza il permesso del metro- go, liuiise la ribelle Zira all' osservanzéi
polilano, fosse ordinato sacerdote prima de'palli, ed altre vacillanti città persua •
«lei 3o. anno e diacono prima del 25.°; se a non dislorsi dall'alleanza, e cosi re-
clie le consagi azioni delle monache solo se buon servigio alla nazione. Insorte iu
si ccltbiassero nelle feste dell* Epifania, seguilo forti coiilese fra gli abilanli dei-
di Pasqua e degli Apostoli ; che il cri- le due Cliioggie,e Pietro Orseolo tìglio del
sma, l'Eucaristia, vasi sagri e para-
i i doge Domemco,chefu b.mùilo,perdiver-
menti si custodissero nelle chiese sodo si fondi che in que'dinlorm possedeva, il
chiave; che i pannilini sagri e altre bian- Coniarmi compose le liti con sentenza
cherie per servigio dell'altare si lavasse- nella quale si dà il titolo di y^ci/r/Vo im-
ro in luogo particolare, e le vecchie si periate e di /jro^o.9e/;rt5to, ricevuti da Co-
bruciassero , corporali ed
i purifìcatoi i stantino IX il Monornaco : del i
."
titolo
doversi lavare da'sagri ministri nella sa- ne tratto al suo articolo; dirò col Magri
greslia; che le monache non toccassero i del 2.° che il prolosthaslus era una di-
vasi sagri, non niini'strassero l'incenso, gnità della corte imperiale di Costanti-
ne coprissero Finalmente dopo
gli altari. nopoli, il cui vocabolo greco siguificay;/-/-
10 anni circa di pacifico governo, morì ruo Angusto; onorificenza che conferi vasi
Flabanico nel 1042. —
Donieiuco ICon- a'medesimi figli dell'imperatore o a'pa-
taiìiii XXX doge. JNel io43 raccoltisi i renti, ed eravi annesso un ricco appannag-
comizi, diedero per successore al defun- gio. il che fa vedere l'estimazione che li
lo, Domenico Contai ini d'illustre prosa- iloge godeva presso della corte, dalla
pia e di saggio caiallere. Anche al suo (piale era stato pure onoralo del titolo
leojpo contifiiiava 1' irref|UÌelo e ambi- di maestro della milizia, al riferire del-
zioso Popone patriarca d'Aquileia a u)o- 1' Ai te di verificare le date. Verso il
lestaie quello di Grado Orso, e aveva 1049, o dopo aver celebralo il Natale a
anzi oltenulo nel io44tla Papa Cene- Verona, in taleanno vuole Ferlone, o nel
• letto IX decrelo,con cui nuovautente al- io5o secomlo Novaes, o nelio53 al di-
la chiesa a(|uileiese soggettò la gradese. re di Corner, Papa s. Leone IX si recò ia
Fallo quindi Popone più ardilo e vio- Piallo. Grande fu l'allegrezza del ^)opo-
lenlo, sorprese Grado, e dato orribile lo, decorosi gli onori resigli dal doge e
sa<eo per cohno di scelleratezza tutta
, da'padri veneti profonda la divozione
,
1 abbandonò alle fiamme, massime le colla (]uale venerò l'ossa di s. Marco, coii-
YEN YEN G5
cedendo indulgenze ed ecclesiastici pri- 1067, o come altri vogliono sorella di
vilegi, superiormente ricoiduli. Indi nel ?Siceforo Cotoniate salito poi all' impero
concilio tenuto iu Uoma nelio^Sd Pa- nel 1078. La principessa giunta in Rial-
pa decrelò: L t nova Aqnileja (ossia Gra- to, tulli sorprese col lusso e colla pompa
do) tolius f eneliae et hlriae caput ti regia del suo equipaggio, e colla mollez-
trascurò il doge d'inviar legali neIio5~) de, uou volendo essa in ciò all'alicarsi: in-
airiniperaloie Enrico III, nelle persone somma a tanto giunse la sua delicatez-
di Domenico Selvo o Silvio, che gli suc- za, che venuloleschifosissimo morbo, che
cesse, e di Buono Dandolo, per ottenere a brani a brani lacerava le sue carni, mo-
la solita rinnovazione de' palli antichi, ri in breve. Erano 7 anni circa dacché il
moglie Teodora o Calegona, figlia di Co- o come altri vogliono nel io85, altaceò
Manlino X Duca irnpci alore, nioilu ne! con tal impelo <|uelle de' veneziani e ds'
YOL. xcii. 5
CG V i: N V E N
j^iecij clie dopo vari conibiillimeuri favo- concilio di vescovi iufTiagaiiei , di abba-
1 evoli e avversi, in line i veneziani furo li, di adu-
giudici e di fedeli, invitò 1'
patriarca di Grado Domenico, ed a' ve- stancarsi nel somminislrare aiuti, pro-
scovi suoi suffiaganei. Dipoi Del 1081 i mettendo loro la cessione delle ciltà dal-
veneziani inchinarono ad un accoidocou mate, e la conferma al doge del titolo
s.Gregorio VII, domandando l'adempì- di duca della Dalmazia e Croazia, con
mento d' una loro richiesta; il Papa si quello di pioiosebaslo. Però trovo nel
scusò di non poterla allora accoidaie, R.onianin, che realmeute il titolo di <:/«(YZ
slizia), alla povertà cui erano ridotti i lo di duca di Croazia, che presero più
patriarchi di Grado , col|)a la potenza tardi ; e da un documento prodotto dal
persL'Culrice di (jut'd'Aquileia, massime Sausovinosi legge: Nos fiLalis Pliale-
dopo le feroci incursioni di Popone; aveu- ti Divinae grati ae largitale, ì' cnctiae
o,
do perduto, probabilmente per la poco et Dalmatiae dux. lu breve spazio di
buona disposizione degli ultimi impeia- tempo veneziani misero in lutto punlo
i
tori verso i veneziani, le terre di Uno una flotta più dell'altre numerosa, e aa-
pertinenza nell'Istria e uell'Jtalia. Il Papa dati incontro a quella di Roberto Gui-
avendo sci ilio al doge, vivamente racco- scardo la raggiunsero nell'acque tra Cor-
luandandogli l'onore e la dignità di sede fu e Butintrò, nella primavera 1 o85. La
lanlo rispettabile per antichità e sublime battaglia fu lunga, ostinala, crudele, ma
grado, Selvo raccolio nel 1074 un S»au i vendi riporlaiouo la palma ; e loruati
YEN V E N 67
a casa licchl di spoglie nemiche, pole- snecure neirinterno, ed essendosi da mol-
lono a buoiìa ragione vatilaisi cl»e d» to tempo, massime dalla rivolta popola-
uo acquistare. Dopo ciò, malgrado che glorioso evangelista s. Marco; anzi te-
nunziare alle sue preten^iol»i sulle con- essa, come già narrai a suo luogo. Ciò
dannale investiture ecclesiastiche, e col- avvenne a' 7.5 giugno ioc)4('" ^'"^^^ ^"'
r mjperatore greuo Michele VII Para- no già si trova memoria delle barche
pinace per ricundurlo alla Chiesa catto- chiamale gondole) con grande letizia
lica, si valse mollo dell'opera del patriar- della città, che la principal sua felicità
ca di Grado Domenico Cervoni, essendo riponeva nella protezione di questo san-
i veueziimi in buona corrispondenza co' to, considerando le sue sagre spoglie
due imperatori, li conte Cesare Balbo, come palladio della repubblica. E fu
ntlla summeiitovata opera, celebra fra' allora che il suddetto Euiico IV im-
Papi s. Gregorio VII come il più gran- peratore, venuto a Venezia nello stesso
de fra lutti, (jual rinnovatore anzi inven- anno, secondo Corner, dopo aver levata
tore deil' indipendenza italiana, da lui al s, fonie una figliuola del doge,volle ve-
per avventura non pensala, ma conqui- nerare il sito ov' erano stale uiiovameo-
stata di Paltò insieme coli' indipendenza te riposte le ossa di s. Marco. Giovan-
della Chiesa nella fiera guei ra da lui dogli tenersi amici i veneziani, già in
bandita alla Si/iio/da, all'incontinenza in Treviso aveaconferoìaloagli ambasciato-
difesa del Celibato, ed al loro polenlissi- ri veneti le precedenti concessioni. L im-
ino propugnatore Enrico IV), attenden- peratore fu accollo colle distinzioni do-
do a risarciredanni ad essi cagionali
i vute al suo grado, e durante la sua di-
dalla peidita, per le guerre de'ntjrman- mora in Venezia ebbe campo ad ammi-
ui, al (|ual fine dall'imperatore Alessio rare i tanti sontuosi edifizi, le navali co-
1 molli privilej^i oUetinero, onJ' era lo- struzioni, la ricchezza generale; vide con
ro libero l'approdare in tulli i lidi o por- islupore il movicuento, l'operosità, e tri-
ti del greco impero, neli' Asia, uell'Eu- butò sincero omaggio alle politiche isti-
l'upa, neli' isole di Cipro e di Catidia, e tuzioni della repubblica, le quali singoiar
per tulle 1' altre dell' Arcipelago. Olire cosa e quali incomprensibile apparir do-
a ciò, dava Alessio 1 ogni anno una som- veano all'Enropa feudale, dice il Roma-
ma denaro da distribuirsi alle venete
iti iiin. In segiiilo il iloge a proprie spese
chiese, e vule che gli ainaintani (non si rifece il castello di Loreo o Loredo, che
devono confondere cu'melfilani Aimil : per le passate guerre era quasi dislrnl-
il è un arcivescovato a cut è unito il già lo. iMa già s' accostava il momento in
vescovato di Minori j Melfi ìmu vesco- cui tutta Europa doveva colia Crocia-
vato a cui è unito quullo di RapolLi) abi- ta (ri[)arlala a Turchia), promulgala da
tanti a Coslaulinopoli e nel greco impe- P.i|)'j Urbano II, unirsi per pioudjare
ro, pagassero alla chiesa di s. INIaico an- sulle contrade dell' Asia e dell' Africa.
nualmente 3 //;(7'/;e/i a lesta. Conti nuan- I veneziani in questa occasione guaila-
do in Venezia la calma, il do^e rivolse le guaiuno somme immense per soiuuiuii-
6S \ UN V E N
sd'are rinvigli a' Crocc^ii^nnti. Essi me- a poi gere aiulo aVinciati clie già ave^a^
(lesmu con molte sqiifKlic e fervore leli- no (iitlo diverse roiui'iisle; nia ([Liei Fa«
gioso si apparecchia vano all'ingresso di pa fu elello a' i 3 agosto, cioè in isl.igio-
Tcrra iS/7///<7 a liberare i sanli Luogi da' ne avanzala per sì Innga navigazione; è
fanatici e crudeli maotueltani, e de! pa- vero però clie la fluita passò prima ia
ri co' pisani e genovesi misero in niaie Ì3alinaziae svernòa Rodi,coQie m'istiui-
rnolte navi e le spedirono in soccoiso sce lo stesso Cornei), qoal capo S[>iriUu>-
della i/ crociala, f|uand() nel 1096 ven- le della S|)edizione, per cui il patriarLci
ne a morte Vitale Fallerò doge, die fu di Grado gli avea consegnalo il vessilio
sepolto nel poi lieo di s. Marco con epi- colla Croce. Non mancò limperalore A.-
lidlio lulloia leggibile, la cui basilica al lessio I di porre in opera ogni mezzo per
suo tempo fu consagraf a. Qui noterò ine- distogliere i veneziani dall'impresa, ma
glio r accennato più sopra. Per le ero- li tenne fermi il vescovo Coutarini con
ciale Venezia tliveiine il ritrovo annuo energici discorsi. Anche i successori d'A-
tle' pellegrini d' ogni p^ese che impren- lessio I avversarono le crociale e fecero
devano il viaggio di Tei ra Santa, e una ogni male a'crocesignati, ma pagarono il
galera grossa da traflico veleggiava ogni fio di loro pravità. Una delle prime ini-
anno per Jalfa. Eia arniala dalla signo- prese fu quella dì saccheggiare Smirne
ria, ne sceglieva il capitano e melteva [)0Ì (ne dubito). Ebbero però in mira ve- i
al pubblico incanto il collocarvi le uier- neziani di salvale non solo dalla profa-
canziechesi volevano spedite sicuramen- nazione le reliquie de' santi, ma di Iras-
te in diverse e lontane regioni. La repiib- portarle a Venezia; e sapulo che nella
blica proteggeva il passaggio in Terra chiesa di s. Giovanni (di Mira capitale
Santa e ne traeva mollo profillo, e con della Licia) liposavano i corpi di s. Teo-
AAA7//<'/ogf?. Dueanni dopola sua esal- nacque tale zntTa ha le due nazioni, che
tazione al dogado e nel 1098, Venezia- i convenne da Venezia mandar navigli di
ni vedendosi prevenuti da' pisani e geno- rinforzo, per cui i veneti restarono vii-
vesi, posta insieme una grande armala toriosi (questo i ."scontro e niinicizia fra'
navale (dicesi 200 galeie) s'avviarono pisani e veneti avvenne prima a Ptodi,
colla crociala in SorJa :
11' erano eomau- derivato da gelosie precedenti, e non pe'
danti Giovanni Michiel figlio del doge, sagri tesori, [ler volere cioè entrare nel
il (piale gli consegnò il vessillo collo stein- porlo di Rodi), doge poi alle preghie- 11
ma s. Marco, ed En-
della repubblica in re dell'arcivescovo di Milano fece la pa-
rico Conlarini vescovo d'Olivolo, che ce co' pisani. Que'sagri corpi si colloca-
pel I ."s'intitolò di Castello e figlio del de- rono nella chiesa di s. Nicolò del Lido,
lunlodogeDomenico (secondo il Corner ove lullora sono in venerazione. Tul-
pare nelioggche avesse luogo la spedi- lo e con particolari, e con avvei lenze
zione,il che si accorderebbe con quelli sopra s, Nicola il Grande, detto di Ba-
che vogliono aver in tale anno Pasqua' ri (/'.), narrai nel § XVIll, n, i 3. La
le 11 invitato poternimieule i veneziaui flolla couliuuundo il viaggio, passò a
V E N V E X G<)
nienle dal doge, da' magistrali e dal po- lorché fu da essa aiutata nel riacquisto
polo, con gioia universale e religiosa. di Ferrara. I visdomini soggiacquero a
Fraltantu Durazzo, per denaro da' greci diverse vicende politiche, in ragione de'
aiiterionnente cednlo a'veneziani, cadu- tempi e delle relazioni de' duchi di Fer-
toin potere de'iiorn!anni,d iva loro mol- rara e de' Papi coveneziaiii, talvolta es-
to pensiere e sebbene rivolli alle con-
; sendo stati espulsi dalla città, come nei
(piiste diTerra Santa, furono costretti 1 3o8, in cui i riammisero con-
ferraresi li
a decretare una spedizione anche contro tro il parere del legato, per aver Clemen-
di essi; e la Calabria, una delle proviii- te V fulminato veneti di scomunica.
i
cìe de'normaimi, fu da' veneziaui posta Donato M irine'ilo d'Arezzo vicario gene-
a fei ro e fuoco, uniti agli ui^lieri ()er rale del vescovo di Ferrara, circa il 1480
essersi alleati contro i norujauni col re fulminò la scomunica al visdomino vene-
Colomano. Nel 1 101 il doge aven fi Ho ziano Viltor Contarini residente in Fer-
edificare sul lido di iMalamocco la chie- rara, per aver chiamato un chierico de-
sa e monastero di
il s. Cipriano, dove bitore di piccola somma all' incom[)e-
collocò monaci benedeltini; ma eisendo lenle suo foro, ed averlo fatto carcera -
stali l'uno e l'altro rovinati pochi anni l'e ad onta d'esser avvertito buone ma-
in
ilopo dall'impeto del mare, furono rie- niere dei grado di lui ; scomunica che
dilicali in altro più sicuro sito, che nel- accese grandissimo fuoco nel governo ve-
1 i>oletla di s. Cipriano in Murano. An- neto, e che obbligò il vicario a portarsi
che la gran conlessa MaliLde, marche in Vene'.ia per giustificarsi col senato.
sana di ZbffY?/2<^/, eroina munificenlissi- I vescovi d'Adria in Ferrara vi ebbero
ma de Ila Chiesa romana, nel iioi do- un vicario generale con tribunale a co-
mandò e ottenne soccorso da' veneziani modo della pf)rzione di diocesi situata
di parecchi legni per recarsi a Ferrara ucHa provincia a guardarla sotto il nome
ribellatasi al suo dominio, e dopo aver- aulico probabilmente quella porzioni*
:
la ricuperala, die' in benemerenza al do- di territorio situata sulla riva sinistra del
ge e a' veneziani molli privilegi ed esen- Po con buona parie dell'isola d'Ariano
zioni in ipiella città. Parlai in (pielT ar- in diocesi di Chioggia, che il congresso
ticolo del visdomino o console che vi eb- di Vienna ncInSr) cede all' Austria, atl
hero i veneziani a tutela de' loro traili- onta delle solenni protesi»; ili Pio VII, i
ci, e vi edilìcarono una chiesa in onore cui paesi nominai ragionando di lloswj^o.
di s. Marco, comepii^i tarili lecero a Ti- Fu Tito Nuvelly t<.;rraie5e vescovo d'/V-
,
70 V E N V E N
tlria che nel 1474 oUennetla SislolVla di s. INIarco. Osserva Meschini, che sotto
facoltà di tener vicario e tribunale in Fer- questo dogado si apri l'epoca più splen-
rnra, ed i vescovi d'Adria si man tennero ilenle alla repubblica per l'europeo pen-
sempre nel diritto, a fronte del dispiace- siero di domare la prepotenza via via cre-
re che soffrirono i vescovi e gli arcive- scente de' maomettani, nemici acerrimi
scovi di Ferrala di vedere esercitata una tuttora e ingratamente intolleranti del
l^iurisdizione straniera nel centro della nome cristiano. — Ordelafo Fallerò
loro diocesi, e persino colla forza coatti- XWIl doge. Uomo eloquenlissimo
va. 11 L'arcivescovo cardinal Ruflo riu- chiaro per ingegno, prudente ne' consi-
chiudere un simile tribunale,
scì di (ar gli, strenuo nell'armi, giovane d' età e
che teneva in Ferrai a il vescovo di Cer- vecchio di senno, fu eletto ne! i 1 02 a ca -
via dal I 5og e fors' anco più addietro, pò della nazione. Fu però infausto il prin-
tna non potè olleiieie alti et tanto contro il cipio del suo reggimento, perchè nel o^" 1 i
veneto vescovo d'Adria, uè contro l'altro preso fuoco nella casa dEnrico Zeno a
vicario arcivescovile di Ravenna anch'es- ss. Apostoli, fu tale la veemenza di quel-
so residente in Ferrara. Dali8o3 in poi lo,che più chiese, monasteri e parecchie
cessò in tale città il vicario e il tribunale contrade, essendo ancora le case per lo
del vescovo d' Adria, i cui alti riporta più di legno, arse quasi in un punto. E
IManini. I veneziani non solo in Italia e pochi giorni dopo un altro incendio, u-
nel resto d'Europa, ma anche in Asia si scito fuori dall'isole Gemine presso Ca-
studiarono per via di trattati o conven- stello, si distese e divampò una gran par-
zioni d'assicurare ovunque liber.tàdi traf- te della città : distrusse 24 chiese e di-
fico, sicurezza dellepersone e delle robe, versi monasteri, e pressoché tutto il se-
a tutela decloro inteiessi, propri fonda» stiere di Dorsoduro, e secondo Cornei*
chi e propri giudici, o almeno norme si- gravemente danneggiò la basilica di s.
la giustizia. Erano inoltre solleciti di e- due furiosi e disastrosi incen.lii, nella de-
spressamente far dichiarare ne'loro privi- scri?ione delle chiese che annientò rovi-
legi, che sicure sarebbero pure le robe de' nò. Oltre di che verso quel tempo anche
naufraghi, e di quelli che venissero a mo- Malamocco per l'altezza dell'acque ma-
rire in terra straniera, giacché per l'Al- line soffri la sommersione che fece fug-
binaggio, dichiarato a Testamento, quel- gire il resto degli abitanti a Chioggia,
le robe spettavano al signore del luogo. ove già era stata trasferita la sede vesco-
E siccome per l'osservanza di tali patti, ed vile, e così vi rimase stabilita. Intanto the
in generale per la protezione de'venezia- a Venezia si slavano con edificante gara
ni. faceva d'uopo d'alcuno che nel luogo ricostruendo le chiese, i monasteri e le
stesso vigilasse, e facesse in ogni caso gli case di pietra in più solida e piìi nobile
opportuni provvedimenti a loro tutela, forma, il doge nel i i i i armò per la cro-
furono cjuasi da|)pertutto stabiliti J'i.sdo- ciata una flotta di i 00 vele, la (juale coo-
ìfu'ni, Baili, come a Costantinopoli, De- però all'assedio di Toleinaidc o s. Gio-
legati, corrispondenti a' posteriori Con- vanni d'Acri, di Sidone o di Berito. Bal-
soli, sebbene ancheallora esistessero. In- dovino I re crociato di Gerusalemme, ri-
fatti neh I 17 Teofllo Zeno sosti ime l'uf- compensò i servigi de' veneziani, conce-
fìzio di console in Stuia. Ma si ritcrni al dendo loro la proprietà d'una ^.^ parte
doge Michiel, che moi'i nel i 102, e dicesi di Tolemaide, la libertà di commercia-
ucciso da Marco Cassolbo,che subilo espiò re in tutto il regno di Gerusalemme, ed
sulla forca il suo delitto ; ed il corpo del il privilegio di non esser sotto ad altra
tloge fu interrato nel portico della chiesa giurisdizione che a quella de'Ioro magi-
- —
V E N YEN 71
strali. Nello stesso i 1 1 1 e nel seguente lier ottenne la sommissione dell'isola di
anno, i padovani colto il momento che Arbe ( vescovato unito a P^e^lìa, nel
la veneta flotta era occupata io Soiia, quale articolo ne parlai). Venuto a vivis-
uniti a' trevigiani e a' ravennati tenta- sima battaglia cogli ungheri sotto Zira,
rono d'estemlere i loro confini nelle ve- la resistenza del nemico fu tale, che il do-
nete Lagune, ponendo piede ne'loro lito- ge pieno d'animo e di coraggio, pugnan-
rali.Furono però sul momento compiu- do da forte e non risparmiando se stes-
tamenle battuti da' veneziani, e vi volle so, dovette nella mischia cader senza vi-
la mediazione d'Enrico V imperitore, ta da eroe nello stesso 11 16. La sua
elle Irovavasi a Verona, perchè si com- morte fu il segnale della scondita ile've-
ponessero le co<;e e si stabilissero gli anti- neziani, che avviliti e disordinali, più
chi confinijconfertnando pnrea'veneziani non pensarono che a ritirarsi. Grande ne
l'antica convenzione relati va mente a' vi Ci- fii la strage, pochi soltanto si salvarono
ni. I veneziani grati alla sovrana media- entrando precipitosamente Zira: co-
a
vano altra volta a'suoi predecessori, e che cadavere del valoroso Faliero portato a
poscia non fu più tributato. Frattnnto Venezia fra il generale compianto, fu se-
Colomano re d'Ungheria inimicatosi co' polto nel portico della ducale basilica.
veneziani, perchè troppo vicini alle sue Ebbe egli il merito fin dal i 101 di re-
terre, si fece vedere armato sotto Z.ira care da Costantinopoli, della cui corte
nel I I 12, e cacciatone Giovanni .Moro era protospatario, la preziosa Pala d'o-
sini governatore se ne impailroiù. Mi il ro, ricoperta posteriormente di gemme
doge nel i3 vi accorse, e dopo segna
i i
al modonarrato nel descriverla nel § V,
lata vittoria e il ricupero di Zara, Sebe- n. 3. Altro suo splendido monumento è
nico, Traù e parte della Croazia marit- r Arsenale sotto di lui cominciato, e de-
tima, trionfante ritornò in patria carico scritto nel § XIV, n. 4- Domenico
delle spoglie nemiche; e a'titoli suoi e di Michicl XXXFdoge. Nel 11 17 fu so-
(hica di Otjlmnzia, quello aggiunse di stituito al defunto. Baldovino II re di
(luca (Iella Croazia; titoli che si leggo- Gerusalemme inviò legati a Venezia on-
no documenti posteriori; per
in lutti i de aver soccorso contro gl'infedeli, pro-
cui propriamente da detto anno devesi mettendo maggiori vantaggi al veneto
riconoscere lo stabile titolo di duca di commercio; ma durante le trattative il
rico V, volle visitare Venezia, alloggiato nel laS, celebrando il concilio generale
r
il corpo di s. Marco nella sua basilica, ed alla sagra guerra di Palestina, e la let-
altre chiese e santuari della città, e te- tera inviala al doge da questi fu letta al
nnlo un consigfiode' suoi principi, con- popolo, e tali parole vi aggiunse per ec-
cesse privilegi a parecchi monasteri pe' citarlo all' impresa, che in pochi dì fu
loro posse limenti nel regno Italico; i di- allestita e fece vela per JalFa una (lotta
plomi p(ji tiindo la data del iv idi di marzo di 100 navi, alla quale lo slesso doge Mi-
I I i6 dal palazzo ducale del ficg no (Iel- chiel volle presiedere. Il i." combatti-
le f^enezic. La guerr intanto cogli un- i mento fu co'saraceni d'Egitto, e vennero
gheri e il nuovo re Stefano If, pel riac- compiutamente distrulli, con lode im-
quisto della Dilm ozia, fuiipiesa. Usci mortale e gloria de' veneti. Entrati ve- i
un'altra volta la (lolla veneziana, e ncl- neti nelporlo di Jalfa o Joppe, il doge
l'avviarsi alla difesa di Zara, il doge Fa rccojsi a Gerusalem;nc, e fu accolto co-
7- V E N V E N
me nn allea'iO trionfante e 11 liberatole Le felicissimo efTeltOj perchè Tiro capi-
di Terra Santa, e co' suoi degnamente tolò e si rese. Alui singolari particola-
irntlaloe onorato con moltissimi privi- ri li dissi ni suo articolo. Poscia fu asse-
legi. 'Intanto essendo mancali denari i dista Ascalona, che cadJe egualmente
alla flotta, il doge fece tagliare molti pez- in potere de' crrjcesignati. Ma frattanto
zi di cuoio coir impronlo di s. Marco, e 1' imperatore di Costantinopoli Giovan-
li fece coirci'e per moneta, promellendo ni Comneno sflegnato che gli europei si
che tornato a Venezia li avrebbe fitti stabilissero nella f^alestina, e geloso de'
cambiare con altrettanto argento, come .successi de' veneti, ordinò che si altaccas-
esegiù. Per memoria, fin d'allora l'illu- seroi bas(in)enli mercantili de'veneziaoi
stre famiglia Michiel caricò le fascie del nel mare di Grecia, Di che irritato il do-
suo stemma di alcuni circoletli cherap- gè, rivolse la sua flotta all'isola di R.odi
presentano le dette monete. Dopociò da' e la mise a soqrpiadro. Scorse l'Arcipe-
crocesignali fu deciso d'andare all'im- b'<go, pose a ferro e fuoco Scio, Samo,
presa di Tiro, tenuta inespugnabile. Fri- Mitilene, Paros, Andro, Lesbo, e tutte
ma peròdi partire vennero stabiliti trat- le Cicladi, facendo «nolti schiavi per ri-
tati, pe'quali i veneziani di molli compen cavarne buon riscatto. Indi sceso nella
siedi molti vantaggi avrebbero goduto Morea, s' impadronì di Modone e vi pose
nell'acquisto di Tiro e dell'altre città, presidio ; distrusse Belgrado, ed altri luo-
Quindi s'imbarcarono [)er bloccare il por- ghi della Dalmazia eh' eransi mostrati
to fli Tiro, e battevano la città dalia par- infedeli al veneto sovrano, parteggiando
tedi njare, mentre gli alleati la investi- pegli unglieri o pe'greci. Colmo di tante
vano per via di terra. Dopo parecchi iuu- vittorie ildoge gloriosamente tornòa Ve-
lili assalti, si mormorò de' veneti taccian- nezia, dove nel 1129 abdicò per amor
doli di neghittosi. Il doge sfornite le prò- della quiete. Piitiratosi nel monastero di
prie navi ne portò i principali attrezzi al s. Giorgio Maggiore, dopo pochi mesi nel
campo degli alleati, dicendo che senza ii3o vi morì, venendo seppellito nella
c|uestinon avrebbero potuto certamente stessa chiesa di s. Giorgio Maggiore, assai
fuggire il pericolo comune, e servireb- compianto da tutti. A lui, più che ad al-
liero quindi ad essi di guarentigia della tri, sta bene quell'epitalìio che vi si legge
to con ciii il soldano di Damasco esorlan- ricche merci dell'Asia rigurgitando a Ve-
do gli assediati a resistere, prometteva di nezia, questa le distribuiva al restod'Eu-
giungere tosto in loro soccorso. Gli allea- ropa. — Pietro Polani XXXFI doge.
ti a questo viglietto sostituirono un al- Genero del defunto doge, nel i i3o per
tro in cui facevasi dire al soldano, che acclamazione del popolo gli fu dato a suc-
tscendo attaccato da iin' altra parte, era cessole, giovane di 3o anni e vecchio per
ad abbandonare la piazza di
cristretlo virtìi. Sedò le gravissime discordie che
Tiro a se stessa e poi lasciarono andare
; passavano tra la sua famiglia Polani o
Ih colomba. Questa giunse come il solito il patriarca di Grado Enrico Dandolo ti-
ni campo nemico; e lo stratagemma eh- nito a' Badoari, il cui partito erasi oppo;
VE xN V E ^ 73
sin alla sua elezione al (logailo. Xel 37, I I gli convenne lipnlrinre. Tutlavolta la
;ì niez?o dei^li ainb.isciiilori Giovanni Fo- spedizionejSe^'n sotto il coniando di Gio-
lini, l^ielio Dondidio ed Orio Orio, ot- vanni fratello dtd doge, e sotto Rainieri
Icone dall'iaiperatore Lotario il la con- figlio di Un. Questa spedizione tu di gran-
i'ertna de' privilegi anliciii. Molestali i de aiuto all' imperatore nella guerra e
Acneti da' fanesi, doge con un' arma- il nella ricupera di Corfù, e non meno uli-
la li costrinse a rilirusi, ed a pagare le al veneto commercio. Il l'ulani dalla
annuo tributo; altri vogliono che Fa- contratta malattia inor'i nel i 1 48 e fu
no molestalo invece da' ravennati e da' sepolto in s. Mdrano. Si pre-
Cipriano di
pesaresi, invocato l'aiuto de' veneti, si tende die esista una moneta originale di
IL-ce lni)Utario della chiesa di s. .Marco, questo doge, che il Zanetti si sforzò spie-
Rleglio è vedere il
§ V, verso il fine del gare con dissertazione, mail eh. cav.Ci-
1). 7. Avendo i |)adovani fatto nel i i43 cogna dichiara la notizia fallace, perchè
nlcimi tagli nel fiume Ci aula in danno invece di leggersi sulla moneta da lui il-
tle' veneziani, il doge vedendone irnpe- lustrata Palano Inip., leggesi Romano
dito il corso a' navigli, resi inutili gli Imp.^ oltre di che al doge dì Vene-
amichevoli modi, portatosi sul loro ferri- zia non fu mai dato il titolo d' impera-
torio lo devastò. Allora i padovani si ar- tore. — Domenico Morosini XXXP'ff
niaronoesi venne a battaglia; i pnduva- doge. Le sue prime militari imprese l'è-
ni Condotti da Guido di Montagnana e segui nel ii23 e 1124 nel dogado di
Pietio Gaud)acorta, i veneziani dal do- Dicnenico Michiel colla crociata nella
gè. Dopo varie prove di vicendevole hra- presa di Tiro, e nel 148 divenne doge i
VOI a, il doge respinse 1 nemici, e confer- in età molto avanzala. iVello stesso anno
niò poi, colla implorata pace, gli antichi ebbe il merito di far progredire fino al
patti con essi. Anche co'pisa ni, antichi ri- piuacolo il campanile di s. Marco. Nel se-
vali, per ostili insulti mariltimi, insorse- gueiite i (49 "'i im[)etuoso fuoco uscito
so discordie per motivi dicommercio, e dalla contrada di s. I\Liria 3Iater Donii-
l'apa Lucio H
accomodò. Capodisli la
le /«'bruciò i3 contrade vicine, e giunse
ch'era tributaria, venne circa il i4> 1 fi»o alla chiesa di s. Raffaele arcangelo :
cogli abitanti d' Isola e di Pola a divo- ildoge e veneziani accorsero più solle-
i
zione della repubblica; dipoi il suo vesco- citamente ohe fu possibile alla ripara-
\alo fu uniloa (picelo di Z'r/V5/(',e meglio zione, riedificando in pietra quelle case
ne riparlai in tale articolo. Indi furono ch'erano per lo più di legno. Nel i i53
tolti viiri disordini introdottisi nell' an- armale 5o galee il doge ne afliilò il co-
lica yès/rt delle Diarie, e lu decretalo mando al figlio Domenico, ed a Marino
1 (Miliiie per la solenne annua processio- Gradenigo per ricuperare Pola e alcune
ne. doge già era stato mediatore fra
Il altre terre dell'Istria ch'eransi ribellu-
Giovanni Comneno, padre d'Emanuele, le, o erano slate occupate da'cors»tri, e
imperatore greco, e Corrado 111 iinpe- che poi dovettero assegnare ([ueirannuo
raloie d' Occidente, per unirli in allean- tributo alia chiesa di s. Marco che regi-
prc;stato da' veneziani nel dogado di Po- i 162 scrive l'abbate Cappelletti) unita-
luni a Emanuele Conineno, contro Rug- mente a' suoi cinonici e ad altri nobili
gf*ro 1 re di Sicilia, era insorta inimici- friulani colta «joesta occasione com' è ,
7Ìa tra la repubblica e il figlio e succes- pio[)iio de'd<^bjli, fece nuova spedizione
nosta di Domenico Morosini figlio del gioniero co' canonici e co' nobili (a' 3 l
doge. Vitale Faliero e Giovanni Bonal gennaio nel giovedì grasso di carnevale
do. Per l'ambasceria poi spedita nel 1 1 )4 dice Y Arie dì verificare le d.itc), e man-
a Papa Anasta>io IV Zara l'u elevala a dati nelle carceri di Venezia, il patriarca
metropoli ecclesiastica della Dalmazia, il fu costrettoad un assai singolare e ver-
che Commanville attribuisce a Eugenio gognoso tributo per ricuperare la liber-
ili di lui predecessore erroneamente, là. Ogni anno nel giovedì grasso doveva
dopo la distruzione di Tortona, di Gre- nuovo veneziani ad unirsi con Ini con*
i
poichè non solo spogliava qiie'popoli de' glia, ma essi per non recare danno al Io-
rS V E i\ V E N
legni, n trndimenlo se ne impossessò, e cl';il>it.»nll. L;i cagione di lutti questi mi-
tntti gli domini Ciu-nno messi in ferii. U- li (fi otlnhnila a Vitale H, eJ il popolo
dita l'ingiusta notizia nel i ryi, i vene- aHuilaloal suo palazzo voleva trucii-lii'lo.
7.iani ollesliiono ini oc giorni una flotta li doge irmlilmenle cerei!) di placarlo;
di loo navi di vario genere, che coman- tentò la fuga, a)a in questa ricevè uu
tlata daldoge si diresse subito verso la colpo di coltello, mentre in barca avvi-
Dalmazia. Traù e Ragusa furono quasi cinavasi al monastero di s. Zaccaria; sul-
interanvenle distrutte (Il eh. Luigi Sfor- le soglie di esso moiì a'27 maggio dello
zosi pubblicò nel l. \ 5 (ìe-ìWllhuììi di Ro- stessei 72,0 fu sepolto nella chiesa stessa
i
lungo tempo non più osarono gli anco- de' Giustiniani , né restando di essa die
intani alzar la fronte contro la repub' de'fanciulletti o de'vecchi (certamente nel
Llica, Dice di più, che il doge essendo al- l 187 fioriva Pietro Giustiniani procura-
Issalo di Guglielmo II, a difesa d'Alessan- ture di s. Marco), ed essendo vicina ad e-
dio III e di tutta Italia, contro Feileri- stinguersi la prosapia loro in Venezia,
co I, non poteva aderire alle brame d'E- vivente il doge impetrò dal Papa che Ni-
inanuele). Passò la flotta iieli' Arcipela- colò Giustiniani monaco di s. Nicolò di
go, e Negroponte cedette seii/.a fave re- Lido, potesse sposare la propria figlia
sisleuza. Il governatore greco di questa Anna, e per questo maritaggio fiorisce
città temendo maggiori disastri, persua- tuttora la chiarissima schiatta de' Giu-
se i veneti a mandar andjasciatori a Co- stiniani. Di questo ho dovuto parlarne
stantinopoli onde udire qtiali l'ussero l'in- p'ii volte, e per ultimo nel § XV III, n.
tenzioni dell'imjieratoie. Essi furono xSe- 34- Leggo nel eh. Uomanin, che dopo tan
b.istiano Ziani e Aurio Mastropiero, ain- ti tumulti e discordie,e il pubblico ollrag-
bo [>oi dogi. Emanuele licevelie con tut- supremo dello
gio alla maestà del capo
\ì affabilità i legati; varie furono le Irat- onde salvare la re-
stato nell'ucciso doge,
lative, ma vedevasi chiaramente che col pubblica facevano ormai uopo nuovi e
[)roluiigar!e il greco cercava di deludere vigorosi provvedimenti, a'quali i magi-
j veneziani, e guadagnar leoipo. Il doge strali d'allora volsero tosto l'altenzione e
inlanto svernavacolla flotta a Scio, quan- impiegarono l'opera. Prima di tutto scin-
do la pestilenza penetrò nell'armata, e brò necessario di provvedere ad una più
in brevissimo tempo la ridusse quasi a rcgolaiee più ferma costituzionedelle su
nulla. 11 doge nelii72 volle ripatriare jneme magistrature dello stato. 1 due
co' pochi avanzi rimasti, i (judi essendo consiglieri e lo slesso consiglio de'Prega-
infetti recarono a Venezia il morbo fa- tempo del doi^e Fla!),»nico
di istiluili al
tale che in pochi th fuc? morire migliaia DuU erano moderatori sullicieiiti alla du
I
V E N VEN 77
cnle auloiiiìj, iiii|ieroci;liè stava iiell'ar* nuda il riferito nel u.7 del § XVI). Do-
bilrio del doge il convocare o no quel vea speline a questo consiglio la distri-
coi)«iglio, e hopiìo facile gli liuscivacodi- buzione degli uilizi a maggioranza di suf-
porlo di persone a se divote : rispetlo poi fragi, badando sempre a scegliere mi- i
o'due consiglieri, tanto poca era la loro gliori e più siillicienli cittadini, non che
influenza che non si trovano neppnr no- il preparare le leggi e gli oggetti da sol-
minali nelle carte del tempo. Tnltavolta toporsi alla pubblica conclone o assem-
il doge nella pubhiicaziune de'decreli li- blea (in questa durava neli3o5 soltO[)a-
sa va questa formola: / lidi JJicliiel Dei sta allappi-ovazione del [lopolo una Ira-
gratin ditx f'enet., Croniiae, Dalma' mutazione di pena concernente i ladri; e
line eie. curn judicibus et sapienlibus del i3i I si legge, <y«OfZ landdta vt prò-
eie. Dall'altro canto era eccessiva altresì hatafnit idlroscripta corrcclio in puldi-
la licenza del [lopolo, che si n5aiiife-.tava ca coiicione). Nelle materie di massima
assai di fiequeute con ttunnlti ed alti vio- importanza, specialmente riferibili aliii
lenti. Con veniva dunque lestringcre e ben politica esterna, si continuò a coiivucare
delei minare i poteri del doge, provvede- anche il consiglio de'Piegadi, che prepa-
le al modo che le deliberazioni impor- rava le materie da proporsi al gran con-
tanti di pace e guerra, le leggi regolatrici, che divenuto poi stabile s<jtlo il
siglio, e
'
gl'interessi infìiie che toccavano dirella- doge Jacopo Tiepolo del 22C)-49, *^'^''S i
«juel'i che promettevano più lianqnilli- scrivendo l'elezione di Vitale Michiel II,
tà alla repubblica , e più allontanavano dice che gli araldi colle trombe, d'ordi-
il pericolo d' un governo dispotico. Ma nede'tribuni, convocarono il popolo, che
non fu lo slesso quando il consiglio ven- occupò la chiesa e la piazza di s. Murco,
ne a toccare anclie de! modo di elezione. e le donne, escluse dall'atto dell'elezione
Yolevasi solirar qnesla dall'inconsidera- medesima, si schierarono sulle gradinale
tezza popolare, e snriog-ire regolari di- erette a bella poUa nella piazza e sui pal-
scipline alle tumultuose acclamazioni. E chi del campanile. Che si fecero preghie-
iierciò fu stabilito, die d'ora innanzi un- re nella basilica a'ss. Marco e Teodoro
dici elettoli, scelti dui maggior consiglio protettori, celebrandovi messa il patriar-
e perciò dal celo de'nobili, si ridurrel)be- ca ili Grado, alla presenza de'vescovi, de'
i>er ivi procedere alla scella del nuovo sulla scelta del doge. Riporta il discorso
doge, che dovea riportare nove sulfragi del decano de' senatori, invitandogli e-
Ira gli undici, ed esser poi sottoposto al- lettori allo scrutinio, e di manifestare la
multo, che poco mancò non si venisse restò escluso. Nel farsi lo scrutinio pei"
al sangue, onde a mala pena riuscirono I\l esser Pietro, un grido di gioia fece sen-
alcuni maggiorenti a calmarlo, persua- tire il parlilo assai considerabile che ne
dendolo che il nuovo regolamento non sosteneva la candidatura dentro e fuori
mirava se non ad introdurre miglior or- del tempio, sperando così d'influire sulla
dine uell'elczioue, la quale fuceudosi[iub- lUoluzicut. della lUi'SS'uiaUia de^li elei-
V EX V E iN
79
Ioli; ma le pietre bianche si trovarono tro di lui riiigratiludiiie d'un popolo in-
ìd Qjinorilà nel fondo dell' urna , e con costante.
ujeiaviglia generale si seppe 1' esilo e Sebastiano Zianì A'A'A/A' doge.
8.
uiuno nella piazza osò fiatare. All'agita- Pel ad essere elelto giusta la nuova
i."
zione prodotta da'due scrulinii, successe forma pel sutfragio degli elettori, che i 1
la calma per la votazione di Vitale Mi- il cav. Cicogna chiama senatori, radu-
tliiel, non avcmlo egli, come preceden- i nali nella chiesa di s. Marco, a' aq set-
ti, fallo nulla per rendersi favorevoli gli tembre 1172, fu Aiirio Masti ojàero, uno
elettori. Le pietre bianche si trovarono degli elettori, ma non volendo assumere
3 volle nnaggiori del numero delle nere, il carico, hi scelto in vece Sebastiano
i-d decano manifestando il risullato del-
il Ziaui, sebbene non entrasse nel detto nu-
lo scrutinio pronunciò la formola che
,
mero. Uomo di 70 anni, provvido e sa
f<iceva di Vitale Mlchiel un doge della vio, intelligente e benigno, e di amplis-
veneta repubblica. Allora scoppiarono gli sime ricchezze fornito, essendo fama che
applausi, allora eccheggiarono gli evviva avesse trovata negli scavi d'Aitino una
sulla piazza^ sulle rive e sin nella chiesa vacca di grandezza naturale e tulta di
slessa, con immenso fragore. Gl'interessi getto d'oro. Freseutato al [)opolo, fu ac-
olFesi, le fazioni vinte, tacquero in pre- clamato comune consenso
di e applauso
senza di sì grande manifestazione della con gridarsi: l-^ii'a il Doge e Dio vo-
popolare allegrezza, e nulla lui bòil tiion- glia eh' ei ci procuri la pace. E preso
lo di Vitale decano chiamò
Michiel II. Il II) quell'entusiasmo da alcuni sulle spal-
l'elelto, il quale profondamente commos- le, fu portato tutto inlorno per la piazza,
so salì sul trono erello nel santuario, ove ed egli a vieppiù inginziarsi alla molti-
fuuja vano gl'incensi. Colà il decano, assi- tudine gettava monete, a norma del pre-
da due elettori, pose sulle spalle del
stilo cedente stabilito. Prima cura del nuovo
nuovo doge il lungo manto d'oro e di por- doge fu di dar corso alla giustizia, fa-
pora, segno della sua dignità: il patriar- cendo ceicare e punire l'assassino del
ca di Grado benedisse il corno ducale, os- suo predecessore. Fu scoperto essere s'a-
sia la corona di forma frigia, ela posò lo uu Marco Casolo, che tratto d d suo
sul capo di Vitale i\bchitl 11, il quale rin- nascondiglio, venne iiupeso alle forche,
graziò l'adunanza e quindi con lei ma vo- e la sua casa, posta fra la riva de'Schia-
ce prestò il consueto giuramento, che voni e ss. Filippo e Giacomo, fu demo-
identificava il doge cogl' interessi della lita con decreto di non più rif.djbricula
re|)ubblica. Quando il doge, accompagna- di pietra. E fu inoltre stabilito, che i
lo ihil decano, dal palriaica e da' più di- dogi per l'avvenire nel recarsi a s. Zac-
stinti elettori, uscì della chiesa, gli ap- caria non avessero più a passare per l'at-
plausi, r acclamazioni , lo slrepitu degli tuale riva degli Schiavoni, ma per la via
strumenti musicali , il frastuono delle de' ss. Filippo e Giacomo. Poi volgendo
cautpane scorsero l'intera città, il doge lo Ziani l'attenzione alle cose delle fi-
novello pas>ò fra la folla, che si apriva nanze, trovò queste nel massimo disor-
rispettosa innanzi a'suoi passi, e raccolse dine; e dall'altro canto le spese crescere
tlappertullo le prove evidenti della pub- giornalmente, e pe' bisogni delia guerra
blica soddishizioue, e mille e mille voti co'greci,che probabilmente doveasi con-
per la glori. i del suo principato. Sotto tinuare, e pe' sussidii che non conveniva
il governo di lui !a upubblica fu florida sospendere alla legi lombarda. In tante
e felice per i 7 anni. L' errore commesso strettezze, decise il consiglio la sospen-
a Negropoule, ed un avvenimento che sione del prestilo fallo al 4 P^"'"
100,
non poteva prevedere, suscilaiono coa- per l'armaraculo contro Eioanuele, onde
8o V E i\ V E N
un vero lian-
fin triilioia eiasi custituilo stia contro di essi sin ebbe data soddisfa-
co nazionale, il ." d'Europa, come di-
i zione; eselusi da questo trattato i cor-
chiarai nel § XVII, n. 2. Questo stato sari, e quelli che prestassero aiuto al-
di cose rese vivissimo il bisogno della l' imperatore greco; promettendo inol-
pace cou Emanuele, per cui il doge si tre re di non invadere i domini! ve-
il
tà, e con essi erano i bresciani, piacen- un tlepulalo per assistere alle conferen-
tini, lodigiani, novaresi, vercellesi fin ze. Da Benevento pai lì per Veroli, ove
allora arrivali. Trassero fuora il carroc- ricevè 1' inviato inqìeriale, il quale di
cio, e prima di cominciar la battaglia chiatò voler l'imperatore approvare U:
Ulto la compagnia del Carroccio piegò lerato la fermezza d' animo e 1' imper-
un istante; quella della Morte, rinno- turbabilità, rispose al vescovo, allamen
vando ad alla voce il giuramento, ac- le meravigliarsi come venisse con lalc
corse e res;)inse con tanta furia le trup- ambasciata, che nulla conteneva ili ciò
pe alemanne, che giunse perfino ad at- che più importava ; esser egli pronto ad
terrare lo stendardo imperiale. Federico onorare l^'ederico sopra tulli prin-
l i
1, che combatleva nella 1." linea, fu ro- cipi d'Europa, (piando egli dimostrasse
vescialo da cavallo, e la sua squadra la dovuta divozione alla Chiesa, e senza
sbaragliata. (Generale divenne allora lo allio lo licen/io. Kel i 172 passò il l'apa
scompiglio e la fuga; que'che niiii pe- in Anagiii edimorò mollo tempo. Dis-
vi
I
rìrono di spada, annegarono nel Ticino. si già che nel 1175 l' imperatore per
Più non trovandosi l' imperatore, per es- guadagnar tempo riannodo le Irallalive
ser fuggito liaveslilo e nascostosi, corse co' lonìbardi, e fece sapere al Papa che
voce di sua morte, e l' impeialrice liea- avrebbe volentieri trattato co' cardinali
Ilice di lìorgogna a Como avea già ve- d'Ostia, di Porto e di Pavia; ma tutte
stito il bruno. Tale fu la famosa bal- le conferenze riuscirono inutili. Però
la^jlia di Legnano, che altri dissero di do[io lu diblàllu di Legnano, b'cderico 1
VOL. xcii. G
82 V E N \ E ^'
si decise fermamente per la pace, aljbil- rilà della battaglia a Salvore taciuta dai
luto da lina lunga seiie di calaniilà. Qui più antichi sciillori, ma a rj uè' pochi
la storia è ini label iiito, >u!nei;ita da che nulla ne dicono è sostituita la n)ol-
nn conflillo di date, d' incongnienze, di teplicitàdi (juelli che ralTermano. Il cav.
favolosi racconti, senza critica : però a Cicogna parlando del doge Ziaui nel-
lullo ripararono co' loro SI itti gli stessi V Inscrizioni Ventz'ane, t. 4> P- 568
storici veneziani, cioè il cav. Cicogna, e seg., riferisce le discrepanti opinioni,
il nobile Angelo Zoo, poscia il Roniiinin, illustrando dottamente la di lui epigraft:
dro III, cjoesli fuggì sotto mentite spogli»; e a' diversi suoi documenti, raccolte
di pellegrino. A fronte de' vari accon»o- dal nobile Ji!g< lo Zon $\itnunc\a[o. Nel-
dametiti intavolali Ira lui e l'imperalo- le biografìe de' Papi io seguo priucipal-
re,cercando un a^ilo sicuro, non lo rin iDeiile, come la migliore, la Storia dei
venne che in Venezia, ove si recò di na- Pontefici di Novaes. Coo esso dunque
scos'o colle galee di Guglieluio 11 re di nella biografia di Alessandro ///rac-
Sicilia nel 1177. Pochi gioì ni sielle in coniai la vitloii;j navale, e confutai la
cognito in Venezia (di più secondo Cor- calunnia favolosa dell' orgogliose parole
ner, e nel monastero di s. !\Iai ia dell.» poste in bocca al virtuoso Papa, quando
Carità de* canonici regolari Portuensi, Federico I gli fece ossequio, secondo Gio-
e nel Diodo con lui e con altri scrittori vanni Villani e altri, forse accreditale
riferito nei§X, n, li), e riconosciuto dalla sedia papale un tempo esistente
gli furono tributali gli onori che meri- nella basilica Lateraneuse, che descrissi
tava. La repubblica sul momento inviò nel voi. X, p. 265. Altri in vece con più
Fdippo Orio e Jacopo Cenlranigo am- piobabililà dissero che Alessandro III nel
pace alla Chiesa e all' Italia. Non ascollò a Noi, ina a Pietro. Pare che il Deniua
queste voci Federico \, anzi chiese che nella Storia delle livoluzioni d Ilaliu
gli si consegnasse nelle mani il Pupa, accusi Papa, come [)ensoso più di se,
il
veva essere certam^'ule dell'imperatole, bili azioni ". Egli è per questo, non che
degli Annali ecrlfsuislici del cardinal verando l'identico dal falso o da dub-
Baronio, coll'autoritò degli .liti di Papa bie tradizioni, foimanti manifestamente
.llessandro ///, sciilti da un contem- contraddizioni e anacronismi. A me pare
poraneo testimonio di tutto, esistenti dunque che il seguente di lui racconto
nella Bdjlioteca Vaticana. « E scrivendo sia da preferirsi a quello degli altri, e
noi, non pure non vogliamo oscurare la fra precipuamente innesterò
parentesi
gloria della serenissima repubblica di Vi- e ricorderò quanto di nnalf)go <lissi al-
non venute alla luce, le quali noi prò- netia 1629 per Evangelista Deuchinn.
durreu)o ". Certamente che i racconti Così pure dell'altro libro di mia pro-
del Rinaldi sono interessanti e della più prietà f^ifa di Alessandro III Ponte-
:
grande importanza pei" la storia. Col fice Massimo di Gio. Francesco Lore-
Fellone poi, De viaggi da Sommi Pon- dana. In Veneliai637 perii Saizina. Il
tefici intrapresi, dissi a' loro luoghi: eh. Peruzzi /incora nella Storia d'Anco-
Che Alessandro 111 dono l'Epifania del na, t. I, p. "ÌTLi e seg. dichiara romanzo
1177 per Troia, Siponio e iMon'f Gar- lìial lessutneimposture putide, le pretese
gano si condusse a Inasto, ed ivi ioi- figa d'd Papa e vittoria navale de' ve-
barcossi sulle galere di Guglielmo II re neti su Federico I, addurendo testimo-
di Sicilia e co' suoi inviati; che fu a nianze di gravi storifi. Bramando Fe-
Zara e poi giunse a Venezia solenne- derico I pace dopo Legna- la pugna di
mente ricevuto. Il eh. Romanin con eru- no, già l'avvicinamento de' veneziani che
ditissima e critica digressione, dopo aver avevano dato appoggio a Cristiano di
es|)osto con docoincnti la minuta nar- IMagonza nell'assedio d'Ancona, eragli
razione del grande avvenimento, riferì stato di molto piacere, ed ora pensando
eziandio tutto quanto di non vero e di fa- che sarebbero ottimi mediatori fra le
voloso fu pubblicato, e per tale pure egli due parti, più volle ne scrisse al doge
tiene la pretesa fug;i incognita d'Ales- Ziani, rneltendo in suo arbitrio di trat-
sindio 111 e la vittoria navale su Fe- tarla colla Chiesa. E a cpiesto si unirono
derico I. L' C'ipoiizione verace che con i redi Francia e Inghilterra; tanto ch'i
lui vado a giovHimi di riprinlmre, ba- alfine ben preparata e avvinta la pro-
sterà a far cono'.cere quanto nel resto tica, l'imperatore manrlò gli arcivescovi
non è provalo. E la storia e chi la scri- Guglielmo di M.igdeburgo e Cristiano di
>e gli debbono esser grati, oltre a* sid- IMagonza, con Pietro vescovo di Worms
lotliili illustri e bencniprili conciltadi- ad Anagni, ove dono \^ giorni di con-
84 V E N YEN
foienze si concluse: Che i' irtiperatoie nia del 1177 (il Borgia neWe Memorie
liconosceixbbe Alessamlro IH come le- storielle di Bchcvcìì lo, dice vUe \\ì s' un-
gillimo Pontefice, non moieslerehbe Ijarcò nelle galere prepaiategli da Gii-
(juelli che ne avevano sostenute le pnili, glielino il re di Sicilia). Di là continuò il
e linunzierebbe allo scisma dell' an(i- viaggio per Troia, Foggia e Siponlo, ove
papa Calisto 111 (di cui anche nel voi. trova vasi il 25. Toccò i! Monte Gargano e
LXXXIU, p. i36); e quanto alle con- fu a /'^rr^/oy tua continuando bui rascoso
troversie colla lega louil)arda, foimei eh- il tempo, non potè imbarcarsi nel mare
beio queste soggetto di particolari liat- Adriatico sulle galere siciliane destinale
lative, a ben incamminar le quali il Papa a riceverlo e fargli onore, se non a'f)
slesso sarebbesi recato nelle parti di Lom- marzo i.° giorno di quaresima (Gugliel-
bardia, per dare colla sua mediazione moli provvide le 7 o i i galere cariche
maggior vigore e più sollecito elfetto. di vitlovaglie e armi, oltre altri navigli ac-
Disponevasi quindi il Papa a partire alla cresciuti a maggior decoro de! Pontefice,
volta di Ravenna o di Bologna, ma tut- econ cavalli bianchi ed egualmente per ;
tavia prima di lasciare Anagni mandò onorcvolezza del Papa gli die per accora-
Umlioldo vescovo d'Ostia [e P'el/ctri, pagnamento nel viaggio due persone prin-
cioè Ubaldo Allucingoli cardinal decano cipali del regno, cioè R.omualdo arcive-
del sagro collegio, che gli successe col scovo di Salerno, e Piuggero conte d'An-
nome Z»r/o ///) e Piainero (/iV//??V/-o
di dria e gran contestabile. Alessandro III
da Pavia) cardinale diacono di s. Gior- dopo essere rimasto in Vasto diversi gior-
gio in Velabro, per ottenerne carta di ni, ove con pena seppe la defezione della
guarentigia e salvacondotto. Trovarono lega lombarda e l'unione all'imperatore
Federico 1 a Modena, e da lui onorevoi- diCremona e Tortona, con gran risenti*
niente accolti, ebbero la domandata car- mento de' lombardi, e dopo avere per
la, giurata sopra i ss. Evangeli in nonie tempo celebrato messa e falla la funzio-
suo da Corrado marchese di
figlio del ne delle Ceneri, s'imbarcò con lutto l'ac-
che si presentarono all' imperatore a Ra- naii e gli altri, arrivò a s. Nicolò del Lido,
venna ed egli intanto pervenuto a Be-
; ove fu ricevuto con tulle le distinzioni
«evento nel dicembre i 176, vi dimorò dovute al suo grado, dal figlio del doge
dalla festa di Natale, a quella dell' Epifa- e da' principali della città usciti ad in-
V E N V E iV 85
contrarlo. Nel dì seguente, vigilia ilel- Santità volesse scegliere altro luogo ido-
l' Aiitumziata, il doge Ziaiii ed i suoi neo, come Ravenna o Venezia. Al che
primari cittadini, il piiliiaica di Grado Alessandro III rispose : Essere ormai
Enrico Dandolo, i vescovi, il clero, ve- stato convenuto per la mediazione del
^tlti de' loro abili sacerdotali, colle croci cardinal Allucinguli e del cardinal lla-
inalberale e con isplendulissiiuo seguito uiero, che l'imperatore giungesse in I-
si recarono sopra adorni navigli a leva- Qsola, nel tempo slesso che il Papa a Bo-
re Alessandro 111, die ricevuto dal doge logna ; non poter quindi questo accorilo
nella propria barca sopra tulle le altre alterare, senza il consenso de'suoi allea-
Cimata e ricchissima, sedette, avendo a ti ; se ora spi.ace
inìperatore quanto all'
forse già avea le gallerie superiori, e tut- dite lettere apostoliche a tulli i vescovi
to il brolio,come allora chiama vasi tjuel- e rettori delle cillà di Lombardia, invi-
lo spazio di terreno dal ducale ptdazzo tandoli a convenire la domenica di Pas-
fino all'Ascensione. Ebbe poi alloggio il sione alla presenza sua in Ferrara. Parù
l'apa nel palazzo del patriarca a s. Sd- Alessandro da Venezia
III co' cardinali
ve-itro, e fuiono tosto cominciate le Irat- a quella volta a' C) aprile (ma siccome
Icdive coir imperatore per mezzo di let- intanto erano concorsi in Venezia dalle
tere e messi, che conliuuarono per 17 cillà circonvicine gran numero di nobili
giorni. Giunsero ini. mio quali ambascia- e altri per vedere e udire il Papa, come
-^eio: L' impcr.itore es>er pronto ad a- cenza, Ferrara o Padova, mentre gl'iin-
.ÌL'iiipire ipMiito era stato stabilito; non peri.di volevano Ptivenna o Venezia. Al-
|>utcre [)erò in alcun modo acconsentire fine fu deciso per <|ue->l' ultima, siccome
i;oi>gresso in Bologna, cillà oslile agli cillà sicura per tulli, abbondanle d'ogni
:i[)eriali e avuta da tulli i suoi prill- cosa e d'una popolazione quieta ed a-
ali in 5(jsptlloi pregavano quindi Sua maule dulia pace. 11 Papa nubarcalosi^
-
8r> V E N \ E7i
co'cciidiiiali e i vescovi, a' 9 maggio, fece Magijnza, per qu;mto dissi, e vescovo di
tjuiiidi ritorno a Venezia ricevuto ono- S.djiiui, Guglielmo vescovo di Pollo e
jevolineule come la 1/ volta, e tanto s. Kunina, Manfredo vescovo di Pale-
egli quanto 1'
imperatole mandarono striiia. J3ell' ordine de' preti Ildebrando :
lettere nelle diverse parti della cristia- de' ss. Apostoli, Giovanni di s. Anasta-
nità, invitando gli arcivescovi, i vescovi, sia, Bosone di s. Pudeuziana, Teodino
gli abbati e alili ecclesiastici, non che i di s. Vitale, Pietro di s. Susanna. Del-
principali personaggi secolari a conve- l'ordine de'diaconi: Giacinto di s. Ma-
nire al generale congresso in Venezia ria in Cosmedin, Anlilio Teodoro, di s.
già da luì occupali, della gran conlessa din. Quindi i cardinali 1' aggregarono
Matilde, e di ragione della Chiesa Uo- all'unità cattolica, e Io slesso fu fallo,
maiia. Cosi stabilito, s'invitò l'impera- secondo 1' antico rito della Chiesa, dei
loie a venire a Venezia, mandandogli suoi piincipi ch'erano scomunicali; e
in>ieme copia delle convenute cose, che ciò mentre il Papa iti Venezia assolveva
lu da lui pienamenle approvala, ed in- il ddg- e il popolo veneziano del giura-
viò il conte Diedon marche^e fiylio del mento al quale ert.nu tenuti contro l'aui-
di Monferrato e Sigibolt suo camerario missione dell' imperatore nella città, e
a giurare in suo nome que' palli. Giunto Il sollecitò che ve Io introducessero ono-
poi egli stesso a Chioggia, con licenza revolmente), e l'accompagnarono cou
del Pujia invocala da' principi, questi altre barche fino al monastero di s. Ni-
co caidiiiali l'andarono a liovare (da colò, capo del Canal grande,
situato a
una bolla di privilegi pel monastero di ove trovò altia splendida comitiva che
s. Miiria in Organo, concessa in Vene- l'aspettava. 11 giorno dopo 24 '"g"*^
zia da Alessauclio 111, colla sua sotto- il doge, il pa-
1
<77, uscirongli incontro
sciizione vi è quella de' seguenti cardi triarca di Grado, i vescovi, il clero e
ii;di presenti. \' escovi suburbicari : U- mollil.uduie di jiopolo infinito con gran-
baldo vcscuvu d'Ostia, Gualtieri vesco- de pompa e navigli ricchissimamente
vo d Albuuu, Corrado arciveacovo di uddobbuli. Entrò Federico I ne! navi-
V E N V E N 87
p!io Jel dog", e setlelfe Ira lui e il pa- gra7le a Dio oUimo alassimo, Federi-
(narca, td arrisolo alla piazza liiUa pie- co prestò a noi ubbidienza ed osseriuio
Ita yieniila di genie, si diresse alla chic- come a Soimno Ponleijce, e ricevette da
sa di Marco, sotto il pertico della quale
s. noi il bocio di pace, ci porse devolamen-
(alui, e con più ragione, dicono fuori te la destra e colla debita riverenza ci
della port.i ove erasi eretto il trono pon- condusse alla chiesa fino all'altare (o ci
tificale. Così ani Ile fu secn[)re espresso accompagnò, perchè secondo il rito il
d:«' pittori questo fatto, coinè si può ve- sagro ministro conduce all'altare l'as-
dcr tuttavia nella sala del maggior con- soltu, onde riconciliarlo colla Chiesa),
siglio inpalazzo ducale, e nella sala re- Il domani poi, festa di s. Giacomo, a-
già del Vaticano, come poi ilirò) atteu- dempiendo al desiderio dell* imperatore,
elevalo il Papa in [lontificuli ornarntnti celebrammo la messa nella detta chiesa
e sedente, circondato (hi'suoi cardinali ed tli s. Marco, innanzi alla quale egli si
altri principali del clero. L'ini[)eralore si fece incontro, e mettendosi alla nostra
lasciò caclere in terra e biciogli i piedi, destra, e' introdusse nella basilica (forse
come se fossero quelli del Principe degli alla sinistra incedevano il doge o il pa-
A[iostoli,ma tostt» Alessandro III alzin- hiarca). Poi finita la messa solenne, ci
dolo gli die paternamente in fronle il ba- accompagnò fino alla porti, e mentre
CIO di pace (ciòavvenne, dice d D'z'ona- sdii vamo >ul palafreno colà preparatoci,
rio veneto, per erruie peiò,ove nel pavi- ei ci tenne la stalFa, e ci. rese tutti (lue-
ciento del veslibuloè un bievecompar- gli onoii che i predecessori suoi già ai
lo di marmi preziosi incastrato in un nostri solevano tributare (anzi Federico
gran quadro di pietra rossa, in memo- I avea reso 1' uHìzio medesimo di Pala-
ria della riconciliazione d'Alessan Irò III frcniere ad Adriano IV, e poi tornò a
e Fedeiico l, colla mediazione della ve- renilerlo più volte ad Alessandro III,
neziaua repubbiicn, a' 23 luglio i
177: oltre altri contrassegni di distinto osse-
quanto a questa data, non è esatta, lutti quio, che narrai nel voi. LVI, p. 8G, di-
dicendo a' 24 vigilia (li s. GiaiO'uo. Il cendo del pontificale celebrato dal Papa
suddetto Uomualtlo arcivescovo di Sa- in s. Marco, a istanza dell'imperatore
lerno, presente all'alto, nel suo C/j/-o/i/- nella festa di s. Oaitolomeo, e che il
con lutto racconta, e che il Pa[)a men Papa salito sul pulpito serinone-'"iò ,
tre l'imperatore gli baciava i piedi, pian- traducendo le parole Ialine in tedesco a
genilo di tenerezza, benignamente lo ri Federico l il patriai ca d'Aquileia Voi-
alzò, baciò e beiiedì, e nel flì seguente co- ilarico sununentovato, già prigione
II
il l'apa un'enciclica a tulio 1' E[>isco« piedi al Piipi, e otfrì dell'oro all' aliare,
palo ed a tutto il Clero del mondo cai- Fiuila la mesia accompu'Miò Ales^audio
;li(:o, nella quale tra le aitre cose dis>e. Ili sino al luogo ov' era il cavallo biau-
Colà, alL presenza d'infinita molti- co, perchè il o-uumiuo fino al mure pa-
iLidine d'uomini e di donne, rendendo rc^a liuppo lungo, lenendo forlcJi'JiiliJ
88 V E N V E N
ìa stcìlTo, indi volle adeoipiere l'ufTiziò rii sone, né nelle robe; polendo girare e
lìiilalieniere aliettuosaiiientt)". Immen- commerciare liberamente nelle terre del-
ili' legali delle varie |)Olen7e, dei più <ìi- dosi all'insorgere di controversie elegge-
t.i!nti ecclesiastici e «li altri fbiastieii (in re arbitri per ristabilire l'ordine tra le
(Iflle città più lontane (Nel di seguente cilià: nel corso de 6 anni que' della lega
da pochi, visitò con filiale alliettò il Papa, l'imperatore, uè questi proniiuziare sen-
ammesso nella sua camera, ove lieto tenze in cose concernenti la lega (Assolto
sandria, Carsiiio, Ij(^lmoiite, Piacenza e ce, previa 1' accensione del le candele, e-
Ira la Cliiesa e l'Impero , della i)ace col scismatici che non si erano per anco rav-
re di Sicilia peri 5 anni, e della tregua co' veduti, nuovamente deponendo l'antipa-
louib.-irdi per 6 (un codice Vaticano dice pa Calisto 111 che avea scomunicalo co'
buoi dìiepseudo predecessori. Dimorando
7); e ne giurarono eziandio l'osservanza
gl'imperiali principi secolari ed ecclesia- A lessandro 1 1 1 in Venezia scrisse una lette-
stici, idue ambasciatori <li Guglielmo II, ra ,e l'inviò per Filippo lega lo, al re dell' A-
fìcr moU'-'tati dagl'imperinli né nelle per- tà calioliche : in essa gli die il titolo di Cd-
V t N V E V «9
rissimo frisilo in Cristo illustre, e magni- i8 sel'embre partì da Venezia, [)i;r
di
fico Rt dc}^L' indi, santissimo fra sacer- liaveniia e Cesena, e poi per la Toscana,
doliysalutc e apostolica beriedizione, beo- Genova e IMoncenisio si restituì ne' suoi
cliè fosse ne'<loiiano. La lellera , come slati, co'suoi celebrando i veneziani, come
tante altre, porla ia dala J enezia in Ri- poi fece il Papa colla sua curia e corte.
voalto. Iiititnlo rnoiì in Venezia il conte « Oh quanto beali voi siete, o veneziani,
di Bcrùnoro senza lìgi', lasciando per la presso i quali si è potuta concludere tal
I emissione de peccali suoi e de' genitori pace, che sarà in vero gran monumeuto
cpielia città aila Chiesa loinana sua an> del nome vostro in eterno". A tanta ac-
lica signora, e il Piipa vi spedì il cardinal quistala celebrità per Venezia, a tanti
tleiriinpero, per deciciere a chi d<ivesse- privilegi a vari monasteri e chiese nelle
ro appartenere: restiluì soltanto Berliuo- vicinanze di Venezia e da questa dipen-
ro benché gli piaces>e). Altro tiaitato denti, non che a certe possessioni de' ca-
speciale tu concluso da Federico I co've- nonici regolari di delta chiesa di s. Sal-
iiL'zuini a' 6 seitembre, col fjuaie linno-
I vatore, e restrinse a un triennio il gover-
io e confermò tutti patti ile' precedenti i no dell'abbadesse; oltre la" detta rosa d'o-
iiiiperiilori .sui possedimenti nelle lene ro donat:i al doge, dal Papa portata in
jiiipeiiaii, non che l'immunità e privi- i mano in s. Marco, ed a cui concesse di
legi, eia libertà di commerciare senza da- farsela portare innanzi ne'dì solenni, al
;^io, tranne il ripatico e il qiiadragesiaio. dire del Novaes. Uecisamente dichiara il
Ji mentre l'imperatore concesse loro gi- Bomanin: » FaUo è però che da un privi-
rare per tulle le terre e navigare per tul- legio del Pa[)a a questa occ.isioue del iuo
li i fiumi dell'impero, iiiuilò i viaggi ma- soggiorno in Venezia dei ivos>e al doge il
ultimi de' propri sudditi fìnoa Venezia sigillo colla bolla di piombo, già usala ilii
tollanto e non più oltre; il che accenne- diil tempo deldoge Vitale Michiel 11, l'u-
rebbe fin d'allora ad una qualche specie so precedere dalle Irombe d'ar-
«lei farsi
9^^ V F. V V E N
al Lillo intrndotla fin da' tempi del doge ceswreni d. Barlhnloniaei inC^i'^tro Al-
Orseolo II, per l'anello benedello che, via ni existcnfes. Circa le trofnbe, il Can^
raccontasi , il Papa consegnasse al doge cellieri, Storia de'posse<;si,p.i >, narran-
all'occasione di rpiella festa accaduta dii- do il ritorno d' Alessandro III in Pioma,
rante la sua presenza in Venezia, accooi- col Loredano citalo, e la pompa con coi
pagnatìdnlo colle parole: Ricevetelo co- fu accolto, dice ancora, che i magistrali
rize pegno della .tovranità che voi ed i dono al Papa di alcune
della città fecero
successori vostri avrete perpetuamente trombe d'argento e di 8 stendardi ili vari
sul mare". Le concessioni attribuite ad colori. Questi Alessandro IH dono al
finché durò la repubblica, il Vettori nel gliene concesse 1' uso. IMa ora leggo nel
Fiorino fi' oro illudi min, ne tratta a p. posteriore citato Peruzzi, che né il l'ap.i
I
3q, senza dire della pretesa concessione. né r iinperat<jrtì si recarono alFatto in
II Corner poi pai la <lell' antichità de' si- Ancona, e ciò per quanto dovrò dire sul-
de' vescovi di Castello; del i .°olFre un'in- d'Alessandro Già nel voi. LXXXIII
III.
Marco Nicolai del i i8i l'usava ne'diplo- 3 : Dell' AcolitatQ, narra. Il doge di Ve-
idì, ilche co-^tumarono ancora altri pre- nezia, (pianilo procede solennemente, tra
lati pi ima di lui. Laonde non poteva es- le altre insegne d'onore e di dignità, che
sere un privilegio quello che nella slessa l'accompagnano e precedono , va avanti
città giàusavano ilue prelati. Nondime- i un acolito in veste paonazza con cereo
no rilensce il Cohellio, Nntitìa Cai-dina- bianco non acoeso in mano. Quindi ri-
latii'i^p.'ì'ì'j-.Sed / enclum quocjueRem- porta il riferito da Leandro Alberti nel-
j)uhlicam literaf. Dncales sub plnmbo (ir- la descrizione di Venezia: «Quando do- i
mare scrihit Sabellicus Hixl. l^'enet. de- gi escono di palagio primieramente vi so-
rad. r, lib. 7, p. 4^', f"-^ permissione A- no poi 8 stenduili, due paonazzi, due
lati
lexandri IH Siimmi Pontiflcis,cunt aii- bianchi, gli altri rossi (dovea dire due ros-
tea sub cera jet hoc idem ad haec nostra, si e due paonazzi) di seta; sei trombe d'ar-
seu polins ad sua tempora durasse, ubi gento 6 braccia lunghe; un seggio, un
etinm huius, ac alinrum concessionii/n guanciale, un ombrello d'oro, un dnpie-
hiiic Reipnhlicae infavorem egregi] mi- ro ed una spada donde abbia origine il :
V E N VE N 91
lìiccnfìo il Platina neilii vitn di delfo A- posto definillvarnente termine per wn
Ic'Sanilio III,che il Principe di T'ene- concordato alle discordie che per tanti
zia, per l'onore e servigio che avea dalla secoliavevano inimicato patriarchi d'A- i
Signoria ricevuto, di molti doni e di al- quileia e di Grado. Pel quale concordalo,
fune dignità t indegne orno" .\nò\ raccon- solennemente riconosciuto nel 80, il t i
ta ilei donnto anello per lo sposalizio del patriarca gradese Enrico Dandolo ri-
mare AtliialicOj col Sabellico, seguendo nunziò per se e successori nd ogni ragio-
la ccedenza e tradizione, d'essere slato ne sopra quanto era stalo tolto di tesori,
piescrillo dopo la vittoria navale di Zia- reliquie ec alla chiesa di Grado fin da'
ni sugl'imperiali. Inoltre dice il Sarnelli, tempi del patriarca aquiteiese Poppone;
che il doge di Venezia piìi volte l'anno e per diploma di Alessandro III stabiliti
con grandissima edincazione rispondeva i vescovi sulhaganei al patriarcato d' A-
all'introito della Mc'.^a del celebrante quileia (Licet omnium /ipo^folorutn
(patriarca). Non mi pare, ad (•nta che di presso il Bull. Boni , t. -2, p. 449)- ''^'
molto mi sono giovato del dottissimo patriarca di Grado rimasero i diritti me-
Sarnelli. d'aver parlalo del ricordato ac- tropolitani nell'Istria sugli altri vescovi,
colito,procedendo con cereo non arceso su alcune altre parrocchie, sui vescovati
innanzi al doge, o nimtno non ne ri- de'Lidi, cioè del dogado di Venezia, non
cordo il luogo (cui Dani, riporto nel do- che la primazia sulla Dalmazia fin dal
gndo Ilo.", che Fio VI celebrando in I 1.57 concessa d'Adriano IV; di che do-
s. Marco, fece la Confessione aventi a vrò riparlare nel § XXI. Anche qui no-
destra il patriarca, ed a sinistra e genu- terò, che fu allora slaluila la stabile re-
flesso il doge). Bensì circa alla Spada o sidenza in Venezia del patriarca di Gra-
Stocco,\n questi due articoli con Mo^aes e do, oltre f[uella del vescovo di Castello
altri notai, che Ira' privilegi da Alessan- proprio ordinario. Ale<saudio 111 otten-
dro III concessi al doge, per averlo dife- ne dal doge 4 galee triremi, [loicliè la
so contro l'im[ieralore, vi fu quello della squadra siciliana era partila cogli am-
spada con follerò d' oio, da portarsi nu- basciatori regi, anco secondo il Peruz/i,
da avanti a lui ne'd'i solenni, e che forse poiché il Platina vi agsiunse i3 "alere
fu lai.' traccia del donativo papale delio siciliane; finché il Papa avea dimoralo a
Stocco e Berrettone duca le benedetti. Il Venezia a sua disposizione n' erano ri-
«:l). prof Domenico Vaccolini, nelle no- maste 4 ) che fecero vela per lipalriare
tizie «he [lubblicò col riliallfi d' Alessan- innanzi la sua partenza la quale si ef-
,
dro 111, nel t.i5 òtW All>'iin di lioriia, fettuòprima j)erò mandando avanti la
III proi)osilo dichiara. » Se quel teroce maggior parie de' cardinali per la Pen-
animo del l»arljHH)Ssa era avverso al lapoli marittima, e questi soli sbarcaro-
J'onleline; questo mitissiaio tiovava soc- no in Ancona. Verso il mezzo ottobre o
corso nella repubblica di Venezia : di a' 16, il Papa si mise in mare tornando
che a signidcare la sua gratitnduie e- per la via onde era venuto, come affer-
s( ini, le bandiere e il cero bianco , che ve, essendo slato al Tuscolo , a' 2 di 1
p')ilava'>i nellt; funzioni dinanzi al capo uiaizo 178, ante doniinirani Laetare
I
(li Ila repubblica ". l'inaluienle non è a (in fpie-to viaggio luorirouo 3 di que'
I ..LISI, che nel cougroso di Venezia fu CHidiiidi che accompagnavano il Papa,
9'i VE N YEN
CK'è Ugone da Bologna in Benevento, Gu- dubitano, ma gli stessi, se mai vi fossero,
piielmo vescovo di Porto in Aversa , e ostinatie refraltarii, i quali nell'opinione,
Ulanfredo vescovo di Galestrina in Ana- di cui sonosi una volta imbevuti, si ri-
giii), trionfa linenle rientrò in Roma, con mangono irremovibili, e fermi e stabili
gì andissima allegrezza e festa, eziandio vi persistono, né solFrir possono, che per
ili lulla la cristiaiiilìi, ritornando a'sc) a- qualsiasi ragione ne sieno divelti". Ad on-
gusto alla sua ubbidienza col falso Ca- ta di tante testimonianze, io non posso oc-
listo Ili gli altri scismatici. Tutta volta a' cultare (|ui un monumento in favore del-
28 settembre insorse l'antipapa Innocen- la battaglia marittima; né intendo pregiu-
zo 111, sostenuto nel castello del fratello dicare rargomento, perchè none poi una
del pseudo Vittore V; ma poi fu impri- dimostrazione matematica, né una deci-
gionato nel I I yc) 01 I 80, e detestato l'er- sione dogoiatica, il seguire le tradizioni
rore a'[)iedi d'Alessandro 111, fu con ti na- storiche vere o erronee che sieno, quando
to nel monastero della Cava: non pare preci puan^.'m te l'epigrafista si propone,
che fosse di Sezze. Con terminò lutera- senza scrupolo di critica, e perciò eoa
nuMite il lagrimevole scisma. 11 Piinaldi danno della verità (onde venne il prover-
Don solamente riporta, di tutto il nar- bio: Bugiardo come un Epitafjlo, senza
rato, gli accurati e già nominati Atti, ma dire quanto la Ci\>iltà Cattolica osservò
anc»ra la diligente Reluzioitc o Cìironi- nella sene 3. ', f.
9, p. 724), d'appigliar-
con dell'ambasciatore Romualdo arcive- si e di seguire gli scrittori da lui letti O
scovo di Salerno testimonio ili tutto, cor- la volgare diceria, e furs'anche per piace-
rispondente agli Alti e con altri partico- re a olii n'è subhielto ed a chi in buona
lari. In questi e in quella vi è la storia fede vuole rendere onoranza per nobili
e diario preciso del viaggio, non la fa- moli"! d' ammirazione o di gratit-udine.
vola della fuga, non l'invenzione del com- JNarrai ne' luoghi che vado rammentaa-
battimento navale, non la calunnia delle dojche per ordine di P/o//^ fu dipinto nel-
parole disprezzanti l'imperatore poste in la sala regia , che precede Cappella
la
bucca ad Alessandro 111, lutto mansuetu- piuitificia Sistina , del Palazzo aposto-
dine, soavità, piacevolezza e paterna ca- lico Vaticano, Alessandro III che assiso
rità. Non solamente di tuttociò non vi in trono col doge al fianco, sulla piaz?;a
formi racconti sono diversi dall'altre di- liale ubbidienza da questi resa a quello
scordanti scritture,errando evidentemen- ed alias. Chiesa; l'assoluzione dalle cen-
te. Uno de'failaci racconti è il oiss. copia sure e la reintegrazione dell'impero e-
d'altro piij antico, esistente in pergame- spressa dal Papa nell'atto di benedire ii
parte dell'espresso ne'ilipinti.comé già di- zioneiielbi sala rei^iaaS novembre. Il se-
scrivono tali pitture e riportano 1' iscri- provveduto alla tutela degl'interessi del
zione: Taja, De.urizior^e del palazzo Fa- popolo e alla pubblica igiene eleggendn
ticano, p. ig; Chatlard, Nuova descri- udìziali soprintendenti alle beccherie, a'
zione del l' alleano ) I. 2, p. 24; Cancel- fornai, oU'oslerie, a'poUaiuoli, a' pesci-
lieri, Descrizione delle Cappelle ponti- vendoli, da'qnah udìziali poi deiivarcno
ficie, p. 1 3; Pistoiesi, // f alicaiio, l. 8, \giiislizi(ri vecchi e nuovi, \ daziatori del
p. 95, con tavola esprimente la stupen- vino, i visdorriini della fonarla, c\{)ii o-
da pittura, che si aninxra rin-.pelto alla lii, grassumi ce. doge intraprese la
11 ri-
cappella Sislina, presso la poi ta della sa- fabbrica della chie>a di s. Geminiano, fe-
insorte discoi die fra la corte di Roma e care inloino case con colonnealle finestre.
la repubblica di Venezia, pe' confini del Sulla Piazzetta fece alzare le due giacen-
Ferrarese e peraltro, il Papa disgustato ti colonne, e piìi lardi vi furono eretti so-
de'veneziani, nel 163 J fece mutaie il te- pra, in una il Leone alato, emblema di
nore e l'elngio della suddella isciizione, e s. Marco, nell'altra la statua rappresen-
poi nel i63r) la sostituita onninamente tante s. Teodoro, l'antico [)rotellore del-
abolì. Olleso il senato veneto, rup[)eo- la città, come allermano tutti gli scrittori
gni trattalo d'accomodamento, intavola- pati ii. Ma di recente avendo il eh. Zanol-
lo da'minislri del re di Francia, e poi si lo dimosti alo esprimere s. Giorgio patro-
dèa sostenere conilo il Papa, il suo no della Dalmazia e uno de'proleiloi i
i.iidalaiio duca di Parma. Ver altre della repubblica, cedendo alle sue doUe
analoghe nolizie può vedersi il doga- dimostrazioni, alueltanlo dissi aneli 10
94 VE N V E iV
nel 5 II, n. 3. Osserva peiò il eli. Roma- z'miii e Federico I, mollo meno gtier-
e
niti, elle in prova che la statua esprime s. la e battaglia pel Papa; e che il iloge non
Teodoro, antica è la tratlizioue popolare, impiegò se non buoni uffici per ristabili-
i/Ti Marco e 'Fodero /^come a dire ira le re la pace fra il Sacerdozio e l'ImperOj
due colonne, e l'intesi innnmeicibili volte ed ebbe finalmente la ventura di riu-
ripetere da' veneziani; iinzi c(jnosco pure Prima di creare il nuovo doge si
scirvi.
l'aulico proverbio: GuardiHÌ (LiW intcr- pensò ad una diversa forma d'elezione,
/^o/»/i^//t», [lercliè vi si ginsiiziavanii i rei, i forse consigliala dal Ziani ,cioè che il
r|iiali io erano pi ima a s. Giovanni in Bla- ginn consiglio eleggesse ^, ciascuno de'
gora; il che fu abolito dal governo Ita- (juali nofninassero o individui scelti dal i
lieo, sostituendo il campo presso s. Frati- celo de'nobdi e degli altri cittadini, ossia
Cesco della Vigna, ora occupato dal gazo 4^ '" tulli, e (joesli eleggessero il doge
metro; dipoi (»er l'esecuzione della pena |)f r p illuHole, e chi ne avesse 2
via di o r ,
6 febbiaio, leggesi che nel vespero di s. ladini pieslarono cpjanlilà di denari alla
Teodoro cantasi dalla chiesa greca in uno repubblica; ma giunta l'armata navale
àc'Troparìi un versetto significante: a- presso a Zara, questa era .sì fortemente
vt/ìdo tu colla lancia dcllalua costanza. gu;u-dala dagli ungheri, che nulla si potè
iircìso il draconc, e rappresentasi altre- ottenere.ln una battaglia vi perirono mol-
si al paro di s. Giorgio col drago sotto i ti veneti, esollaulo poleronooccupare l'i-
j)iedi". Notiziache dice avere ricevuto sol.t di Pago e vi persero presidio. Hi[)or-
dal eh. Giovanni V'eludo vice biblioteca- la il co. Galli siiniio;ninato, De'traltnli
lio iilla Alai ciana. 11 i." ponte di legno di pace, cUe nel i i83 il trattato di Ve-
in Iliallo pur si deve a questo dogado. iiezia fu convertilo in Costanza in una
Dueiiulo assai vecchio Ziani, dopo a il paeeilellniliva, in virtù della quale le cit-
\er esereilato tante pie beneficenze, che là d' Italia si mantennero nel sistema di
celebrala loro luoghi, rinunziò la ttignilù governo da esse ad(jttato e nel!' eseicizio
a'iS aprile 1 178, si ritirò nel monastero de' diritti legali ch'esse avevano accpù-
di s. Giorgio iVbiggiore, e uiorlo in quel stalo dall'uso o dalla prescrizione. L'iin-
mese, ivi fu seppellito con onorevole epi- peraloie Federico l riservossi l'investilu-
laflio. Dice il Moschini. A questo doge si rade' consoli, il giuramento di fedeltà da
deve la celebre conciliazione fra Alessan- rinnovarsi ogni 1 o anni, e gli appelli nel*
ilio 111 e Fedei ieo I, ebe [)rocurò tante le cause civili, le ijuali sorpassassero il va-
onoranze alla repubblica d.d Papa; che loie di iS lire imperiali, in tal guisa
iuricchì suoi fasti di gloriose memoiie, lerminarono le dispute tra la Chiesa e
che aperse vasto campo alla fantasia de' rinì|)ero, ed ognuno resiò conlenlo del-
pittori e de'poeti, e fece estimare religio- 1' operato da' veneziani. Dimenticalo il
Irtppo a lungo in alcuna per non aggra- costanza, le cpiali furono riposte nel te-
vaila di spese eccessive. Frattanto Euia- soro di s. Alarco. I veneziani non lascia-
iiueleConincno imperatoregi eco,ì)encliè rono di farsi rinnovare e confermare i lo-
fein.òa' veneziani 1 loro pi ivilegi, e con- ser cieco si fece porre nella minestra un
eluse con essi un li allato per la sommi- capello; e quando si assise a mensa con
ni^lra^lcne d'una flotta dalle 4oalle 00 1 (jne'>ignoii, disse al siu> vicino : leva (pie-
galere in 6 mesi, il che dimostra la [xiten- slo capello dalla scodella; e co>ì credettero
Vii maiillimu di \ enezia a que' tempi, e ch'egli ci vedesse. Plica vo dal prol.lioma-
il numero SOI picndente de'veneli dimo- nin, che in questo dogado, aumenlaligli
I liti nell' ìmpeto di ( o.stanlinopoli. A- affari, sembrando insiilliciente il iiumcKi
\ cikU. Saladino, solduno tie'sai aceni, a'2 de" ccnsijjlieri, ne stabile essendo il Pie-
"I lubie 1187, conquistato 6"e//<.yt//<///- gadi, fu introdotto un nuovo consiglio,
'e e dato leimine al regno latino, per al cui esame e parere si dovessero portai e
iconquiblaila nel pubblicata 3.^ tutte proposizioni da soUopoisi poi al-
1 1 1
89 la le
Poco stette però la Quarantia a divenire, ili matura prudenza, che mancava per
pel numero e per la saviezza de'suoi coni- lo più nelle costituzioni dell'altre repub-
ponenli, la principale tr)agi^tratu^a dello bliclie italiane, procedeva in materia di
sialo, die dava udienza agli ambasciato- giudizi, fin da' tempi più antichi, colie-
ri, come fece nel 1201 con qiie'diFrau- giabneule. Venezia adunque, erede del-
cia i)er la ci ociala ; riceveva l'appella- le memorie romane, non mai invasa da*
zioni in materie civili, e pronunziava sen- barbari, svolgendo una civillà tutta sua
lenza nelle criminali. Circa poi alTesecu- propria e regolata soltanto da' propri bi-
liva delle prese deliberazioni era in facoltà sogni. ebbe ordinate leggi e magistrati con
del maggior consiglio di delegarla aisolo giudicatui e collegiali, mentre negli altri
doge, a' suoi consiglieri, al consiglio de' Co/iiuni d'IlaWa i Consoli o/jor/es^?/, slrin-
quciraula o a'soli.suoi tre capi. La frequen- gevano nelle proprie mani quasi tulto il
tori pubblici, incombenzati d'invigilare commercio.e furono rolli nella rada dil^fi-
al mantenimento delle leggi, siccome i la e perseguitati sinoa Modoiie. Nel i
199
ti djtini in Roma vegliare dovevano al in cui disponevansi i crocesiguati alla 5.'
luanlenimcnlo della libertà'). Vene- C/orvató ('/'^j di Siria,! veneziani venue-
YEN V E i\ 97
10 licliiesli cla'fraiicesi di Iraspoili coloro secondo il consiglio del legato della s. Se"
navigli, e si trattava di 4o, odo uomini e di de.Ma venezianii si ricusarono di ricevere
pili migliaia di cavalli; onde si vuole che conferma con tali condizioni, onde ma-
la
la flotta si compose di forse 3oo navi bel- nifesto appare quali fossero le loro inten-
lissime e del tutto fornite. Stabiliti i pat- zioni. Per legato il Papa avea mandato a
ti, pe'quaii i deputali obbliga vansi di sbor- Venezia il cardinal Pietro da Capiia Ae\
sare a'veneziani una somma equivalente titolo di s. Marcello, acciò andasse coll'e-
a circa 4 milioni e luezzo di franchi, e ol- sercilo cristiano; ma prevedendo vene- i
tre a ciò di ripartire equamente il botti- ziani ch'egli avrebbe sturbato 1' impresa
no, furono confermati solennemente dal alla quale avevano fatto convenire fran- i
popolo nella basilica di s. Marco; e il do- cesi e gli altri crocesignati, per ("«pugna-
ge, sebbene cieco e vecchio d' 85 anni re e distruggeie Zara, non lo vollero ri-
(non di 94 come altri scrissero), ma vigo- cevere nelle loro navi come legato apo-
loso d'animo, assunse di porsi all.i testa stolico, ma solamente come predicatore.
dell' armala nel 1 202. Prima di dire del- Questo dispiacque assai a' francesi, ed il
ipi incipali fatti, devo premettere un cen- re cristiane e di occuparle, sotto pena di
no del trono greco. JXel i ig5 1' impera- scomunica. i\ondi(ueno i veneziani jmr-
tore Psaccoll l'Angelo fu deposfo,acceca- titi rS ottobre da Venezia,passati in Dal-
to e in)prigionalo dal fratello Alessio III mazia, ribellata in parte, a' io novembre
r Angelo, il nipote di questo e figlio d'I- assediarono Zara, che per la 4- volta era-
sacco, Alessio IV l'Angelo il G/otV7/;e, si si dataagli ungheri. In pre>eio d'assalto
porlo da' crocesignati per essere col pa- a' 24 dello stesso mese, e per prevenire
dre ristabilito, pronielleudo molli van- nuove rivolte la smantellarono e ne fe-
laggi,e come i fedifiaghi suoi predecesso- cero aspra vendetta. Saputo Innocenzo
ri la riunione della Chiesa greca alla la- III lo sterminio di Ziira, ne pali gran do-
tina, divisa dall'antico Scisma. I crocesi- lore, e duramente con lettera rimproveiò
gnati furono di ciò pregali anche in no- i crocesignati, ordinando loro di non più
me d Isacco li, già persecutore deile cro- offenderla. I francesi, eh' eransi obbli-
ciale, come gl'invidiosi e ignobili suoi pre- gati alla santa Sede con giuramento di
decessori, per tutto quello che raccontai non fare che il suo piacere, ne restarono
negli articoli riguardanti le Crociale \ìev tanto commossi, che tosto mandarono
la liberazionedi 2\'rra Santa. \nnam\i.\ì al Papa il vescovo di Soissons Ni velo
partire, i veneziani e francesi inviarono de Martino abbate e Giovan-
Cliei isy.
ambasciatori a Papa//i/;oa'/^ro ///(nella ni parigino, pregandolo ad assolverli dal-
cui biografia, come negli altri articoli che l'incorse censure. Aggiunse le sue pre-
ricorderò in corsivo olire i già citati, aven- ghiere Bonifacio III marchese di Mon-
do di proposilo lagionatode'clamorosi av- ferrato, il quale sebbene uno de'capi del-
venimenti the vado appena ad accennare, la sagra spedizione, in ubbidienza a' co-
mi tengo dispensalo da parlicolari), pre- mandi della s. Stdc, non avea acconsen-
gandolo a confermare patti (1,1 loro con- i tito a'commessi eccessi. Laonde [)er amo-
clusi. I\Ia ilPapa. quasi presago delle future re del maiclu'se, Innocenzo III li assolse,
cose, saviamente rispo^e iloversi confer- permettendo loro di tr;ittarcco' venezia-
mare soltanto leconvenzioni non (jlfensi- ni e di aiutarli fincliè fossero pervenuti
ve i cristiani, qualora questi, per malva- in Soiia; e quindi scrisse ad Alessio IV
glia, ne avessero impedito il caDimino,e acciò non facesse mancare di vellovaglic
VOL. XCII.
<)8 \ E N V E N
i ciocesigiitTli, es^icmlo nmli' eg^i inipp- l'Angelo n il Gioivinr r. ne s'\ ommise da'
guaio «li lislabilire sul trono eli Co&lan- noopsignali la rafifìoa de'traltali. Qiiin-
tinopoli Isacco II suo padre, lecniana- «li Alessio altro genero d'Alessio HI, dello
Jtiglie istanze e qnelle di Alessio IV era- lì/urzuìfo a cagione delle folle sue so-
no stale accellale da' crocesignati, am- pi acciglia, dell'dlustre famiglia de'Ducas,
ijionili però essi seriamente da Innocen- per 1'
anil>Ì7Ìoso e perfido suo carattere,
zo 111 di non occupare le terre de'greri concepì 1' ardilo disegno di salire sul va-
con tale motivo, per aver essi preso la (illante trono greco, con ceicare d'insi-
croce non [ter vendicare le loro in^inrie, imarsi nell'animo del debole Alessio IV,
sibhene per pigliar vendetta dell'obbro- e per meglio perderlo profittò de' suoi
l>t io «lei ("locefisso contro i saraceni sol- errori, dichiarandosi apei lamente contro
tanto. I crociali dopo avere svernato in i crocesignati, e inducendo l'infelice prin-
Dalniazia, ricevuto Alessio IV, che li sol- cipe ad irritai li con tradimenti, a non pa-
lecilò a recarsi a Costantinopoli, scioKe gaie le taglie loro dovute, anclie con
louel I 2o3 le vele diligendosi a quella assalti impreveduli, cui riufameiu segre-
ciltà, deviando nuovamente le loro ar: to faceva andare a vuoto per denigrarlo
mi dalla sagra guerra, pervenendovi a' presso i greci malcontenti e turbolenti.
l'ò giugno, e sbarcandf) sulla costa me- Non è a dire quanto i crocesignati ne
ridi(jnale del Bosforo, indi sulla costa Eo- restarono indignati, irritali e provocati a
ropea. I greci comandali dal coraggioso vendetta. Saccbeggiaroiio Costantiuopo-
Teodoro Lascari, genero dell'usurpatore ii,ne ar^ero un ter70,e diibiararono guer-
Alessio 111, oslinalainente e con valore si ra ad Isacco lì. .11 fuoco desolò 8 giorni
opposero allo sbarco più vicino a Costan- la celebeninsa cill;i,e mise al colmo l'o-
tinopoli; ma presa la torre di Galata, i dio de' gieci. A'aS gennaio i2o4il po-
veneziani sftuzarono l'ingresso nel porto polo si ammutinò esfoizò senato a il de-
valorosamente. Si assediò allora la grande porre l'imperatore, e ad eleggere il gio-
Coslantinopoli da'veneziani, e da'crocesi- vane Nicolò Canahe. Alessio IV spaven-
gnati di Francia, cV\ Fiandra e d\ altre tato [)er consiglio di Murzulfo ilomandò
nazioni, indi venne coiaggiosaniente as- segretamente soccorso a' crocesignati, e
spinto a colpi di freccia. Dopo replicali venne stiangolato,e col nome d'Alessio V
combaltimenti, i fiancesj ed i veneziani si fece proclamare e coronare imperatore
«li s. Marco, e>claD»ava die lo si ponesse slesso nel carcere e lo strangolò colle prò-
a terra, e fu ubbidito. Alla vista .del doge prie mani; ed a tale notizia Isacco 11 morì
e della l;andiera veneta si rianimarono i di dolore. Allora il perfido Murzulfo ope-
piodi con-.battenli. I greci spaventati (iig- rò destramente per rendersi favorevoli
giion«);si presero 25lorri,e vincitori e vili- i crociali, i quali udite con indignazione
ti alla rinfusa entrarono nella città a' 17 le sue proposte, luttavolla rimisero al
o iJS luglio. Alessio III fuggì, e tratlodi doge di Venezia lo stabilire le condizio-
puigione vi fu ristabilito Isacco li 1' An- ni. Ma non aggiustandosi le parli, esi-
gelo, e per collega il figlio suo Alessio IV gendo il doge fra l'alUe cose la souunis-
1
VE N V E \ 99
sioue de' greci alla comunione latina, ì là imperatoria dovendo risiedere Co- a
ra, li respinsero vigorosamente; a' 12 ten- titolo vano doversi preferire 1' acquisto
tarono un nuovo assalto più finioso,e loro delle parti deH'itnpero, che a tenore del
liuscidi superare le mura e d'imposses- trattato ad essi spettavano. Baldovino I
sarsi de' principali quartieri. Fu doge il supplicò il Papa Innocenzo III a vole-
Dandolo che pel i.°salì le mura della re confermare con autorità apostolica
superba Costantinopoli, più che nonage- i fa' crociati ed altret-
patti conclusi ;
nario, e vi piantò i gloriosi vessilli di Cri- tanto co' suoi ambasciatori fece il do-
sto e di Marco. Presa Costantinopoli,
s. ge Dandolo, scusandosi dell'operato in
quali eccessi vi commisero solditi vinci- i Zara e in Costantinopoli. Il Papa rim-
tori è più f'icile immaginare che dire. proverò crocesiguali d'aver impiegate
i
Dlurziilfo nel mezzo della notte fuggi col le loro anni non contro i saraceni, ma
più prezioso, e si ritirò poi in IMislno- contro i non per libera-
greci cristiani,
poli presso il suocero Alessio Ili, il qua- re Genisilemme da' maomettani, ma
le gli fece strappare gli occhi, non ve- per occupare Costantinopoli, e di aver
dendo in lui che un odioso coropelitore. commesso tali iniquità che la Chiesa gre-
Intanto fra'crocesignali fu diviso l' im- ca aiflitta dalle persecuzioni ricusava di
menso bollino.e fra le reliijuiesagree pro- ritornare all'ubbidienza della s. Sede; né
fane, ebbero i fimosi 4 cavalli di
veneti i volle dispensare il doge, ad onta dell'e-
bronzo, di cui ne! S V, n. 2 e altrove. In- tà, dal passare in Palestina. A seconda
tanto Innocenzo 1 1 a' i4f«bbr.iio lao/f. de' patti,che sacerdoti della nazione i
avea scritto al doge, invitandolo co'suoi a da cui non fosse tratto l'imperatore, a-
penitenza per l'incor-sc censure di scomu- veano a scegliere il patriarca latino di
liica, ed a vo'gere l'animo e le forze al Costantinopoli, veneziani padroni di i
lettera queste [ìrivole: Spiri tiimco.tsilii se- to di tutto l'operalo, nondimeno lo con-
jtions. Dipoi il doge ei veneziani dal sud- fermò e quindi lo consagrò in s. Pietro,
detto cardinal L'ielro di Capua legalo in previo giuramento d' ubbidienza
il alla
Soria, ottennero l'assoluzione della sco- Chiesa romana. Così Innocenzo III ter-
Djunica. Dovendosi eleggere tri'crocesi- minò le pretensioni della Chiesa Costan-
gnali un principe
di Costantinopoli, ne tinopolitana, dichiarandola seconda do-
fu pro()oslo doge Dandolo, ma questi
il po la Uumana. Ala avendo i veneziani
ricusandosi, il veneto Pantaleone Barbo costretto il nuovo patriarca a iniqui pat-
persuase a proci imare im[)eratore Iali- ti, lesivi alla libertà e disciplina eccle-
no Baldovino contedi Fiandra nel mag-
I siastica, Innocenzo maestà III difese la
pena accennando. Restava a farsi la di- vanni Delfino. Ebbe altres'i djiH'inipera-
visione delle numerose provincie e tei re tore Ialino titolo di Despota o De-
il
del già iiTspero greco, essendo preveiili- spota (A.) di Rouìania, ch'era il 1." gia-
vaniente stabilito « he 1 imperatore do- llo dopo l'imperiale non era però tenu- ;
vesse averne la 4-^ paite, e le altre 3 fos- to al giuramento per le sue terre, avea
sero riparlile mela a' veneziani e mela il privilegio di portare i borzacchini ros-
agli alili crociati. Però a sollevare la re- si, ed i nobili veneziani ottennero pa-
pubblica deli' impegno di conquistare recchie dislinzioiii d'onore e diversi titoli
tante provincie e terre, e provvedere alla secondo costumi feudali d'al'ora. Intanto
i
si ponno leggere nella Storia di Venezia cepì il Dandolo ed esegm l'ardito dise-
del diligente prof Piomanin, l. 2, p. i83. gno d'impossessarsi, insieme co' francesi,
Altre terre furono lasciale o date in feu- dell'impero greco ; ottenne a favore del-
do a' signori greci che le possedevano. la repubblica l'isoledell'Aici pelago, mol-
Inoltre la repubblica comperò per o,ooo i ti porti dell'Ellesponto, (Iella Frigia, del-
marche d'argento dal marche>e Bonifa- la Morea, la metà di Coslanlinopoli in
spota dell'Epiro ; né stabilmente tornò a' sta, perchè alcune provincie neli2o5 si
veneziani che nel i 386, per procacciata ribellarono. Baldovino 1 e il doge Dan-
dedizione, sottraendola a're di Sicilia ne' dolo armati marciarono per reprimere
quali era passalo il dorainio.ll doge assun- l'iusurrezioni, Quegli restò prigioniero
V E >' V E N 101
nella jjueira d'Adi ianopoli del re de'bul- Grado a Capodargine oCavarzere,e con-
giri e vallachi nel i2o5, e poi vemie corso il popolo sulla piazza di s. Marco
ucciso,che deplorai pure nel voi.
il e fatta la nomina de'4o elettori a' 5 a-
LXXXVni, p. 200 ed il doge litornaii- ; gosto 120?, appena ebbero questi pro-
do co' pochi avanzi dell' esercito a Co- nunziato alla moltitudine il nome di Pie-
stantinopoli, infermò pe' travagli dell'a- tro, figlio del celebre doge Sebastiano,
uinio e i disagi patiti, ed ivi morì sotto che si levò un grido generale di accla-
il peso della gloria e delle fatiche, a'i4 mazione. Tosto stringendosi la folla in-
giugno 120 5, e nella chiesa di s. Sofia torno a lui, fu sollevato sulle braccia e
fu onorevolmente sepolto fra il genera- portato prima all'altare di s. Marco a ri-
di 3o
galee a inci ociare all'ingresso dcl- fi rjiiò in Tieviso, né durò per quel gior-
1 Adriatico. Allora il capitano Giovanni ikjJ poiché I padovani venuti in quanti-
Tievisan con c) grossi vascelli sconti ò il tà ai Ungo dello Torre delie Bebé, as-
nemico sull'allure di Ti apani, e d.mdo salirono I vene/iani , i quali si difesero,
battaglia vinse, e ridusse il senato di Ge- e vinsero speciainienle per la bravura
nova ad impetrar la pace. Ma Candia de'cliioggiolli,che 36o padovani man-
tomo a ribellare, e il duca postovi da' dai uno prigioni a Venezia. Per coi (jue
veneziani avendo cbiamaloin soccorso il di Chioggia furono assolti del tiilnitodi
principe di Nasso Marco Sanndo, signo- 20 paia di galline che ogni anno soleva-
re di quasi tulle le Cicladi e suddito del- no portare al doge, e fu loro concesso un
la repubblica ,
questi cominciò a sollo- podestà da Venezia, mentre prima aveva-
niellere i candiotij ma poi fomentò la no governante un gastaldo co'suoi giu-
a
sedizione e costrinse il duca a fuggire in prolungarono le discordie per tiil
dici. Si
abito donnesco, e s'impadiunì dtll' isola. cagione, e ci volle il Papa Innocenzo HI
Giunta di ciò la nuova a Venezia , im- per troncai le, che mandalo a Venezia
mediatauiente spedironsi soccorsi in Can- Guglielmo (da Monlelongo fu patriarca
dia , e il principe di Nasse fu costretto d'Aquileia deli25i, meglio il patriarca
ad imbarcarsi, e dopo alcuna resistenza, \V olchero che la pace concluse nel 1216
icandioli vennero sottomessi all' ubbi- a'2i aprile), questi pacificò veneziani e
dienza della repubblica. In tempo del do- padovani. Inolile sollo dogado di Zia-
il
gaci© di Ziani, per piccola cagione, gran ni, calato in Italia nel 1220 l' iaiperalo-
guerra scoppiò tra' veneziani e padova- i re Federico 11, nipote di Federico I e se-
ni. E' da sapersi, che neli2i6 trevigia- i guace di sue pretensioni, di volersi sog-
ni percelebrare una festa, al leuipodi Pa- gettale tutla la penisola, ripullulcirono
squa, avevano eretto nei mezzo di loro le infeste e deplorabili fazioni de' Gneljl
V EN YEN io3
e Ghibellini, che tosto ricorsero alle ar- la veneta rej)ubblica a ([ue'tempi. Quel-
mi, e clesolaroiio l'Italia tranne Venezia. la dell'impero greco era divenuta più de-
Le Lombardia vedendo l'imini-
ciltii di plorabile, essendo diviso fra 4 imperato-
nenle pericolo, poscia a' i marzo 1126 ri. Iiuperocchè, oltre il Ialino di Costan-
cillante, assalito da tutte le parti e di- sue case a s. Giustina, o nel monastero
scorde neir interno. I veneziani sempre di s. Giorgio Mjìggiore , e quivi mori e
attenti de'propri interessi, mediante i lo- fu sepolto nello stesso mese. In seconde
ro b.nli, successori del podeòtà Zeno, fe- nozze avea sposalo Costanza figlia di
cero confermare i loro privilegi, al suc- Tancredi, [)oi redi Sicilia, che lo fece
cedersi degl'imperalori Ialini, ed altresì padre di due figlie. — Jacopo Ticpoìo
conclusero trattali con Michele Cotnne- XLTII doge. L' elezione si dovette alla
no despola d'Epiro, e con Teodoro La- sorte. Raccoltisi come al solito i quaran-
scari imperatore di iVicea, di piena liber- ta per procedere alla scelta del doge, ma
tà di commercio e sicurezza delle perso- ondeggiando a lungo iu gran parie di-
ne. Questo procedere derivava dal co- visi egualmenle sulhagi fra lui già po-
i
glio a'casi suoi, non lasciando però di da- spello il predecessore Ziuni, che malato
te all'uopo que*>occorsi che poteva al- iu letto rifiutò di riceverlo, il che da al-
l'impero Ialino. Tutta volta era tanto lou- cuni fu attribuito a disprezzo , non vau-
tan,« dal ()ensiero di lanciarlo cadere, che tando il Ticpolo famiglia tanto illustre,
anzi fpiiilche cronista racconta avere il o piuttosto pel modo com' eia sialo e-
doge Zìiim proposto di Iraìporlare colà lello, quasi ilovesse il suo innalzamento
la sede della repubblica; i piìi critici pe- più al caso che alla libera elezione. Egli
rò non ne fanno ceimo, ed invero, dice giurò la solila Proiiiissioni'. ducale, che
il Uomanin, il discorso che viene at-
eh. più per l'aildielro ampliata servì poi di
tribuito al doge sarebbe troppo disdice- base a tulle le posteriori. In essa il doga
vole ad uu patrioUa veneziano. Forse diceva, esser pervenuto a la ducale di-
• venne in mente d'alcuno, e discusso iu gnità per sola divina cieme.iza, ringra-
giustamente fu rigettalo sì stra-
con-.iglio ziando Dio , s. Marco e tulli i raccolti
no progello. Meritano leggersi presso ta- nella sua basilica nell'elezione. Voler es-
le storico le ragioni />>/o ci contra, le qua- sere diligentisaimo nell' amministrazione
li fanno conos;ere alcune condizioni del- della giustizia u tulli, ed in promuovere
I o4 V E N VE N
il bene della patria; di osservare le leggi gimenlo fuori di Venezia. Tratterebbe
stabilite eie nuove clie venissero fatte; tutti eguabnenle nobili e non nobili, rie-
di mettersi nel consiglio da quella parte chi e poveri, tutti in egnal modo pro-
che gii paresse più ragionevole, e ser- leggendo, cos^i i naufraghi da Grado a
bando il s<>greto su d'ogni deliberazione; Loreo. Eseguirebbe in fine puntualmente
di non ricevere compensi e rimunera- quanto venisse statuito nel consiglio suo
zicni di sorte alcuna. Kimanendo vacan- o nel maggior consiglio, né cercherebbe
le la sede patriarcale di Grado, l'elezio- maggior potere del concessogli dalle leg-
iie del patriarca doversi fare da lutto il gi. Che avrebbe di emolumento 2800
clero e dal popolo; l'elezione di tutti i lire di denari veneti l'anno, divisi per
vescovati vacanti dipendere da' loro dio- trimestri, oltre a i5o rooianati dal co-
cesani, dal clero e dal popolo; e quelle inune di Veglia, con più un regalo d'al-
de' monasteri dalle loro congregazioni tri 60; e le solite regalie di Cherso, Os-
co' rispettivi vescovi, senza che ildoge sarò, Arbe, Ragusa, Sansegioec, non che
punto vi s'intromettesse, se non col l'onoranza dell'Istria; de'panni d'oro so-
ctmsenso della maggior parte del consi- litimandarsi da'signori di Negroponle a-
glio. Dichiarava di c]uali dazi e tributi vrebbe la metà 1' altra spettando alla
,
farebbe pur giurare alla moglie doga- copo Tiepolo assunse il dogado, da cui
ressa ed a' figli : all' occasione però di si scorge quanto il potere del doge fosse
Jiozze potrebbe accettare presenti di so- stato ormai lislretto da quel grado laii^
li tonimeslibili. Non solleciterebbe im- lo anq^io d'autorità di cui godeva a'pri-
pieghie dignitàin favored'alcuno, neper- mi tempi. Dipoi, quasi ad ogni elezione
nietlerebbe a'Iìgli d'accetUu'c alcun reg- di doge venne maggiormente limitalu,
V E >' VEN jo5
conie alla «uà velia andiò dicendo, «i- catn dal Pn[ia Grec^oiioIX la Crociata,
DO a ridili Io poco più che un semplice fu (kiirimperatorq Ualdovino il (il di cui
tilolo. e così il doge divenne nuli' altro tutore Brienne era raorlo a' 23 marzo)
che il pre*idcnte e rappresentante ilella preso un prestilo di circa 200,000 fran-
rcpuhbiica entro gii sii etti limiti d'una chi (secondo il cav. Cicogna, e di 4,000 1
alla fine la squadra veneta diretta da' sa di Treviso e di Padova , non meno
provveditori Leonardi) Quirini e Marco per avere assunta quella di Gregorio IX
Gussoni liporlò vitluria. Indi nel i23o perseguitalo dal medesimo iinneratore;
Valace bloccò il porto di Coslantinopo- ed Ezzelino III da llomano, famoso e
li. Allora Giovanni Michiel con 6 galee 1 feroce suo capitano (di cui riparlai ia
veneziane, assistile da altre navi pisane e qiie'due articoli), nemico acerrimo della
genovesi, da una parte, e Gotlifiedo \Vi- Chiesa e del nome veneziano, spinse le
laiduin con 6 vascelli carichi ili 100 ca- sue soMalesclie fino all'orlo della Lagu-
>alieri, 3oo balestrieri e 5oo arcieri, dal- na, devastando le loro lene, onde i ino-
l'allia , attaccarono il greco nemico, il nari benedettini di s. Cipriano vicino
quale fu posto io fuga. Nel 1237 pubbli- a Mestre doverono ritirarsi a Torcello,
io6 VEN VEN
ove fondarono il lìionaslero di s. Anto- (ordinai Uhaldini; ed eccitati dal Papa,
Ilio; mentre i tnoiiaci benedettini del- insieme co'cullegati e altri, con alla lesta
l'isola di s. Ilario, dalla diabolica fu- il doge, a>sediaiono e presero Ferrara nel
) ia d'Ezz^clino III dipoi furono coslret- i 240, conducendo a Venezia il ghibelli-
li a salvarsi a Venezia in (|uello di Gre- s. no Salingiierra a cui V avea data Fede-
gorio. Tullavulta s. Ilario fu poco dopo rico ILE fu allora die veue/,iani me- i
dele Ezzelino III lo fece barbaramente mino, con giurisdizione ampliala da Az-
nerire. La repubblica che già ayea dato zo iNovello d'Esle; mentre 1 ferraresi io
te contro Federico il; e Pa[)a Gregorio stieii. IVeli242 le città di Pola e di Za-
IX che r avea scomunicato, spaventato ra si ribellarono, cacciarono il podestà
da'suoi trionfi, favori con lotto l' impe- veneziano , e come altre volte avevano
ano i lombardi, procurando eldcaci aiuti fatto, si diedero in protezione al re d'Uii-
tla' veneziani ,
genovesi e pisani. A' 5 ghmia. Furono poscia ricuperate, ed a
stltembre ìi3q gli ambasciatori veneti Zara si mandò una colonia a cui furono
Stefano C idoer e Ivomeo Quirini segna- assegnate le terre confiscale a' vinti, on-
rono col Papa un traltalo, pel quale la de togliere la possiÌ)iltà di nuove rivolte,
repubblica si obbligò a fornire 7,5 g-de- Indi con trattalo del i244
'V re ^^^'^
tà di Bari e di Salpi con libera curia e ini- Giorgio e Teodoro Cortazzi in questa :
Puglia e Calabria, nel principato di Ca- nobile Alessio Calergi, fece sorgere nell'i-
nua ec, conferendo loro in feudo tulli i sola altro incendi(j, che estinto, consigliò
paesi che potessero conquistare in quel i veneziani a spedirvi altra nuova colo-
rano della Chiesa romana, giurando fé- nia. Il doge divenuto vecchio, stanco del
deità gl'investiti tanto al Pa[)a quanto ,
lungo sebben gioì ioso governo, per amo-
,il comune di Venezia e al doge. Perciò re di (juieté rinunziò alla dignità a' 2 (o
viepi)iìi inaspritosi Federico 1 1, eccitò gli a'20) maggioi249, ritirandosi alle sue
anconitani ad inquietare con piraterie case a s. Agostino, e mori poi nel r 2 j i.
l'Adriatico, e Pola a sollevarsi. Ma data- Egli era uomo assai dotto, ed aveva ri-
si da' veneziani la caccia alle navi anco- formati gli statuti della repubblica, civi»
nilane, furono prese e bruciate, e Pola li, criminali e nautici. Egualmente sotto
e de' Cinque savi o anziuni alUì pace, scire dalla stanza tutti i parenti cbe a ca-
per trattare le picco e conle>e ,
ruppat- so vi si trovassero, inviterebbe poi <jguu-
liiuiar le risse, e vegliare alla (|uiele del no a dire il bene o il male che sapesse
pijpolo. Que.>lo, quanti) ah ordinamento del candidato, qidndi riammessi i pareu-
i.- alla sicurezza interna; aii'eslerno tace- li lascerebbe a questi prenderne le dife-
\asi la repubblica rispettai e per le aiini se, e scolparlo dalle taccie che gli tosse-
e si avvantaggiava petrattali, favorevoli ro stale apposte; terrebbe di tutto que-
al coDiUiercio e d'iinuuuulà alia perso- sto piena credenza: manifesterebbe i ten-
ne, stipulali vamenle a' pruicipi
inclusi lativi di corruzione che fossero stali fatti
u'Asia e d'Africa. « Qual doveva e^^ere sopra di se odi altri: non cercherebbe per-
iidmique il niovinienlo , osserva il Pio- suadere alcuno de'compagni ad eleggere
inanin, quale la prosperila del commer- il talco tale altro ec; con lunga serie di
LIO e delie arti , specialmente di quelle noiiue per evitare l'ingannoolafrode nel-
atlineiiti alia mut lueria in V enezia ! Qua- le ballottazioni. Per tal modo fu eletto a'
le l'affluenza ilei |)opolo, la ricchezza, l'o- i3 oiq giugno I24<) 'I iMorosini, perso-
pelosità generale! JN'obili e plebei, ricchi naggio illustre per onorevoli fatti e ina-
n poveri, SI inetlevunu sul meilesiux) ba- gisttature sosleniite. Sebbene vecchio di
bliinenlo, medesimi pencoli,
correvano i d'ò anni e senza figli, siccome il prede-
ie medesime probabilità di guadagno. E cessole avea posto gran cura ad innalza-
al loro ritorno da lungo viaggio, erano re i propri figli, un capitolo della nuova
i piaceli del rivedimenlo, del poter far Proniis.ìione ducale statuì che i dogi
UH;stirt delle merci recale dalle pài lon- non domanderebbero, né farebbero do-
tjiie regioni, del raccontare mille acci- mandare uHizi per alcuno , ne aecette-
deiUi, inule awenttire. Dai che rinvigo- lebbeio alcun governo fuori della veneta
nvasi l'orgoglio nazionale, era allora un giurisdizione, uè in Istria, e che dogi i
IH
lino iMoiosini XLlt" do^e. Ad evilaie da llomano, contro di cui avea fatto pre-
()uiiid' innanzi i disordini che polevaiio dicare la crociata, e fu deliberato d' esaii-
.Miccedcie dalla parità de'voti nell'elezio- dirlo; il perchè messo in online buon na-
ni ue'dogi, caso avvenuto nell'ultima, e mero di barche sotlo la ca[)ilania di Tum-
ad impedire the si rinnovjsse , fu ag- maso Giustiniani, e provveditoria di terr
I o8 \ ÌL !> V E i\'
la di Marco Compro, andarono alle Beh- rico II, trovandosi nel 1231 a Milano,
he, e ivi trovalo l'aiuto tle' ravennati a concesse l'insegne vescovili a' primiceri
nome del Papa, entrarono nel Padovano di s. Marco. Durante la 7.' Crociala, il-
al luogo della Corieginola. Inteso ciò da lustrata da s. Luigi IX, vi concorsero
Ansediiionipute d'Ezzelinolll, ch'era pò- pure i veneziani. Frattanto quietale le
desia di Padova
venne incontro con , cose di Candia, furono concessi a'nobili
molta genie armala. veneti furono al- 1 e a'popolari i terreni in feudo, e furono
le mani co'nemici e li batterono [)re- ;
mandati de'nobili colle loro famiglie ad
sero il castello di Piove di Sacco, e A.nse- abitarvi; ed allora fu riedificata la città
dino si pose a difender Padova. Seguen- vescovile di Canea, lolla di mano a'greci.
idla porta Pontecorbo, non ominettendo la quale era s\ frequente il concorso d'o-
«li mandar gente su per la Brenta fino al- gni nazione, non ancora eravi stato In-
la porla Allinate.Furonodale molle bai- trodolto il tribunale C^tAV Inquisizione
taglie, difendendosi virilmente padova- i conlro gli eretici , e solo nella Proinis-
jii. Alla linei veneziani a'20 giugooi 256 siane ducale di (jue'^So doge Morosini,
entrarono in Padova per quella pai te, ed erasi inserito l'articolo per cui si obbli-
Ansedino si ritirò nell'allra parte ; ma gava doge a nominare, d'accordo co'
il
poi essendosi reso a putii, s' ebbe dopo 4 suoi consiglieri, alcuni uomini religiosi,
giorni aliene il castello. Frattanto Ezze- probi e saggi alla ricerca degli eretici, per
lino 111, ch'era già coli' esercito a Vero- quindi condannare al fuoco quelli cheper
iia, avendo inleso la dedizione di Padova, l.di fossero riconosciuti dal patriarca di
usò grandissima crudellàco'[)adovani che Grado, dal vescovo di Castello o da al-
avea in gran ninnerò nella sua armala, tri vescovi dellostato, quando peraltro in
avendone falli perlino chiudere e serrare ciò fosse concorso 1' avviso del doge e del
in una casa, e posto il fuoco ad essa, lui- suo consiglio. Per tale disposizione, i Pa-
li restarono bruciali (icuibraini esagera- pi non mostrandosi soddisfalli, rinnova-
to il numero di 1 2,000 riferito i\<i\\' Arte rono in seguito 1' esortazioni per l'anj-
tì'f v't'/7//r(7rc' /e r/t//('y.La rejudjblicaspe- missione del vero tribunale del s. OHl-
tli a Piidova per capitano Marco Quiiini zio, Papa Nicolò IV a'4
finché rottenne
in nome della Chit^sa.e Marco Baduaro agosto; dappoiché, fermo sempre il priu-
a Treviso. Ezzelino 111 però tentando di ci[)io che lo stato avesse a continuare la
ri<:uperare Padova si recò presso Vicenza vigilanza sul Iribunale, statuì d'accettare
e fece togliere l'acque del Bacchiglioue l'inquisizione, ma che il solo doge avieb-
che scorre a Padova onde gli abitanti
, be facoltà di dare aiuto all' inquisitore
per difetto di bevanda cedessero; ma i nell'esercizio del suo incarico;doversi 1 in-
padovani, fortificale le mura della città, quisitore nominare dal Papa , di gradi-
si difesero gagliardamente per conservar mento del governo, allrimenli sceglierne
la liberta; e poiché Ezzelino 111 aveva altio, ed il riconosciuto doversi autoriz-
jiuindalo gente sotto Padova, per far zare dal doge. Che depositala certa som-
duini, i cittadini si batterono con quelli, ma a un deputato del comune, questi a-
uè lasciarono più togliere le delle ac- vesse a fare le spese per quell'uirizio ae-
que. A quest'impresa fu il 3.° degli no- cessarle , e riceverne parimenti tutti i
uiini di Venezia. Innocenzo IV sentì con benefizi e tulli gli emolumenti; contiiuie-
moltissimo piacere tale vittoria, e ne rln- rebbe inoltre l'assistenza di 3 incaricati
graziò assai la repubblica. Anzi, reduce del tioge, che presero poi il nome di Sa-
«lai concilio generale di Lione I, ove avea K'ii all' Eresia, allo scopo d' iinpcilire gli
ilt'pusto dairimpeio escomunicatoFede- abusi di false denunzie o ili arbitrario pò-
I V E N V EN lon
fere, ili awisnre il governo delle rlelibe* versare la Persia e giunsero alla corte di
I azioni (Ielle qnali potessero nnscere scau- Cubilai grankan de'tarlari,il quale 'Icltf^
dali o tumulti, (li tutel.ire in fine i suddi- ad una cospicua missione al Papa
essi
ti, conciliando il innnlenimento delin pu- Clemente V eletto nel 265. Tornati [V)i
1 i
rità della fede colla sicurezza perdonale nel 1269 a Venezia, essendo già morto d
e co'dirilti del principato. Tali norme fu- Papa, dopo due anni ne ripartirono col
loro osservale fino ali 55 1, quando per celebre Marco Polo loro fratello mino-
concordalo con Papa Giulio Ili, furono re, e visitalo nel 127 in Tolemaide il i
meglio definiti gli obblighi degli assisten- nuovo Papa Gregorio X, si ricondusse-
li. Anche in tempo di questo dogado fu ro a Cubilai, e si trattennero 24 anni atl
istituito o almeno am[)liato il magistra- esaminare le piìi rimote regioni deli' A-
de'due Signori di notte per invigila-
to sia, ed a veleggiale in molte isole d-l
re uno di qua del Canale e uno di là, grand'Oceano; sì che il loio felice ritor-
cogli uomini loro la sicurezza delle stra- no in patria destò la più meraviglicjsa
de e la pubblica quiete della città, su di sorpresa, e le ricchezze acquistate diede-
che in piogresso di tempo furono falle ro il Milione a Marco. Non me-
nome di
diverge leggi. Il doge mori ili." gennaio no coraggioso di Polo si dimostrò poi nel
I
12 53 e fu sepolto in arca marmorea
, 3qo NicolòZcno,che traversato lostret-
I
ma piccoli, furono poi di roano in mano le sue rare scoperte, che nell'Eslolilandii,
filiti cos'i eccessivamente grandi, che riu- Drogeo e Tcaria ci danno la primitiva
scendo piuttosto segni d' ostentazione nozione del Labrador, del Canada e del-
con decreto del 1 688 ne fu moderato il co- tentrionale, solamente un secolo dopo ri-
stume e poi tolto interamente, come m'i- conosciute con più fausti auspicii. Gran-
struisce il sd'rnpre diligente Romaiiin. Il de fu pure il pregio di Alvise Cà da
doge Morosini abitava nella contrada di Mosto, che a mezzo del secolo XV accu-
s. Salvatore, nella cui chiesa a vea edificato ratamente percorse l'isole d' Africa e le
una cappella colla sua tomba ornala di coste del Senegal e di Cambia. Per non
musaico, rappresentandosi genuflesso col dire dallri, a (Giovanni Cabolto ed a Se-
nome suo innanzi a Cristo. E memora- bastiano suo figlio, emuli de' [)iù fortu-
bile questo dogado per essere comincia- nali Colombo e Vespucci , è dovuta bi
ti a fiorire i più celebri viaggiatori ve- scoperta di Terra Nuova denominaci
,
neziani, de'quali già parlai nel § XVI, n. Terra de Baccalaos, e dalle coste del La-
3. L'amore de' veneziani per la naviga- Iirador alla Florida.
zione e pel comiuercio li onorò 3 secoli I I. Rinieri Zeno XLV doge. Raccol-
avanti la scoperta di Colombo, del van- tasi la generale concione nella chiesa di
to singolare d'aver intra[)reso le prime e s. Marco, si presentarono i quaiaiilimo
jìiìi interessanti geografiche scoperte. Nel 18 25) gennaio 252, per pubblicare
(o i
I ?. Tu iNicoI(j e Matteo Polo, da Costati- r elezione che avevano fatta del nuovo
linnpoli pel mar Nero discesero ad altra- doge. Prima però di venire ad allo sì so-
Ilo V E N V E N
IpniiPj fu orclinaio e approvalo clie il ga- (ivo della gnerra. il prof. Romrinin con
slalclo (lucale dovesse giurare pel popolo qualche variante racconta l'avvenimento
tli avere in conto di doge e reltor di Ve- (1.1 principio della guerra veneto-ligure,
ìiezia, quello che gli elettori annunziasse- Oenovesie veneziani aveano adArri quar-
lo siccome eletto giu>la i capitolari, fitti, tieri separati, ma per la chiesa di s. Sa-
letti e ordinati nel consiglio minore e ha insorsero deplorabili questioni. Men-
uiaggioi-e, e approvati nella pubblica con- tre giunse il bailo MarcoGiustiniani, luu-
cione. Fu dfjto giuramento di ubbidienza nito di lettera del Papa al patriarca, che
da tutti gli abitanti di Venezia, e furono mettesse i veneziani in possesso di quella
tutti scritti in unhbro, col nome pure del chiesa, i genovesi mostrarono altra lette-
seslieie e della contrada a cui apparte- ra del priore degli spedalieri che a loro
iievaiio per abitazione, e senza distinzio- ne aves conferita la proprietà. Per uà
ni di nobili e di artieri. Quindi ser Mar- .iltro incidente, nato grave tumulto, i ge-
co Zeno consigliere, di consenso de' pre- novesi si gettarono a furia sulle navi ver
senti colleghi, recitò la forinola del giù- neziane che si trovarono nel porto e le
ramento, e il gaslaldo Domenico con li- spogliarono, né quietati dal loro console
ccnza del popolo, giurò suH'aniuia di tut- Simone Vento si spinsero (Ino nel quar-
ti. e sui s-i. Evangeli, a tenore dello sta- tiere veneziano e diedero il sacco, com- vi
bilito. Allora il nobile ser Pietio Fosca- mettendovi stragi ed incendi. Il bailoGiu-
lini. uno degli elettori, fuinunziò la no- sfiniani si affrettò mandare a Veneziano-
mina Zeno, che a quel teni-
di ser lieni'r tizia dell'accaduto, e il doge inviò quindi
pò trovavasi o.° podestà di Fermo (que- a Genova suoi legati lagnandosi del so-
-sta illus're città del Piceno alleatasi col- pruso chiedemlo soddisfazione; ma non
e
la lepubblica di Venezia ne riceveva i avendo potuto ottenerla, furono tatti
più cospicui cittadini per podestà). Ap- grandi apparecchi di 3 navi, con cui par- i
scelta, 4 galee comandate da Marino Za- ta di Acri. Co' veneziani erano i pisani, i
vanni d'Acri o Tolemaide eravi una sola anche questo dopo lunga resistenza fu
chiesa per le due nazioni dedicata a s. preso nel 256. Allora genovesi doman-
i i
>Hba,cbe ora si vedono collocale dina..- geranti tornando la loro discordia ili
,
z. alla chiesa d. s. (Marco dalla parte del- grandissimo danno della ciislianilà so- ,
(]o i veneziani parlili colla flotta contro Ta per solito il bailo veneziano. Indi Inge*
Dafnusa iu riva al mar Nero, segiela- lositosi di loro, gli allontanò cedendo ad
uiente si uvanzù Alessio Slialegopulo ge- essi il sobborgo di Calata, ove si fortifica-
Derale favorito di Michele con 800 uo- rono, dopo aver demolito il palazzo Pan-
tuiiii a cavallo e alcune
truppe oltre i , docrator. L'imperatore continuò le sue
Iaccogliticci e nottetempo per segiete
, conquiste, riducendo parecchie isole in
iutclligenze ebbe una porla di Costanti- suo potere. Vedendo veneziani, dopo i
nopoli: i greci si levarono tosto a favore oltre 54 anni di possesso, perdere loro i
novesi mediante grandi promesse e pri- loro domicilio in Costantinopoli, pel gra-
vilegi. Entrati quindi i soldati del Pa- vissimo danno che colla caduta dell'im-
Jeologo nella città, è indescrivibile l'or- pero latino risentiva Venezia, generale fu
rore di quel niomeutu; corrono i lati- la sconlenlezza della città, lagnandosi del
ni alle armi, i greci al saccheggio. Ogni governo di non aver impedito tanta scia-
resi^tenza si fa impossibile: le fiamme si gura. Pertanto fu risoluto domandar soc-
alzano da tutte le parti, i Ialini sono co- corsi all' Euroj)a pel riacquisto di Co-
stretti a fuggire e nascondersi: DalJovi- stantinopoli , e di alleslire la maggior
no li lascia precipitosamente il palazzo flotta possibile. Si fabbricò nell'arsenale
e travestito si salva col podestà veneto la nave Roccaforte, sulla quale 5oo era-
Marco Gradenigo e col paliiarca Ialino no i coinballenti. Furono inviati ÌNlichele
Paulaleone Giustiniani, sopra una nave Doro a Papa Urbano IV, e iMarco Giu-
che li conduce a Negroponle: altre bar- stiniani in Francia e Spagna, ma col solo
che seguono partendo le principali fami- successo di buone parole e promesse;
glie, che nell'abbandonar la città vede- mentre il Paleologo per iscansar la guer-
vano fin da lontano l'incendio, udivano ra che il Papa meditava, gli propose l'u-
le grida della di>perazione de' vinti, mi- nione della Chiesa greca alla latina. Mo-
ste a quelle del tripudio de'vincitori. Ri- strando Michele di muoversi contro de
tornava intanto la flotta veneta dalla va- possedimenti veneziani in Levante, la re-
na impresa scorgendo da
di Dafiuisa, e pubblica tosto mandò a proteggerli con
lungi quelle fiamme, nun sapeva spiegar- una flotta; altra di 3o galee inviò nel
ne la causa, quando avvicinatasi, vide il mar Nero sotto il comando di Giacomo
crudo e miserando spettacolo e gente Delfino. Questi unitosi all'altra si recò
innumerabile sulla riva che stendeva , nel porlo di Salonicchi, ossia Tessaloni-
verso di essa le braccia, perchè 1' acco- ca, ove trovavasi la flotta greco-genovese
gliesse nelle sue navi. Non ricusarono i di 60 con disegno d' assalirla; ma
galee,
veneziani i loro soccorsi a'confratelli, e ricusò Uscire e di combattere. Tuttavia
recatili in buon numero
a Venezia eb- il Delfino per la Piomania andò bru-
bero pietosa accoglienza e generosi sussi- ciando e depredando i navigli genovesi,
dii, anzi alcune delle più distinte fami- con reciproche crudeltà, che aumentan-
glie furono ammesse al gran consiglio. do gli odii, rendevano più feroce la guer-
ÌMicliele Paleologo, il quale a principio e- ra, interrotto il con)mercio. Marco Mi-
sitava a ilar fede a tanto felice evento, chieli inviato contro greci, essendo que- i
eseguì poi il suo ingresso solenne nella sti soccorsi da' genovesi, disfatto n)orì
capitale del greco impero a' 26 luglio combattendo. In altra campagna Gil-
1261, e fece terminare la strage; lasciò beito Dandolo con 82 gilee scontiata
i veneziani e i pisani ne" loro stabilimen- la flotta genovese di 89, olirei o saettìe,
ti, ma a' genovesi suoi amici concesse il nelle vicinanze di Morea riportò piena
^jalazzo, detto Paudocralor, ove lisiede- villoiia. Successero altri scontri preludi»
V EN YEN ii3
della gran balfn^lia avvenuta nel 12G4. la saccheggiarono e quasi distrussero: in-
sulle cosleiiella Sicilia tra Valle di Maz- seguiti da' veneziani, si rifugiarono nel
zera e quella di Trapani. Comandava la porto di Rodi. I vantaggi della repubbli-
flotta genovese di 28 galee Lanfranco ca si aumentavano pe'lrattali: aveva ac-
Eoiijoiino; dirigevano la veneziana Mar- cettato nel 1261 la dedizione formale di
co Gì atlenigo e Giacomo Dandolo. Ter- Parenzo, concluso Iraltali di commercio
ribile fa la pugna, essendo da ambe le con Vicenza, Treviso, Fermo e ùMilano,
pai li eguale l'odio, la brama di vendetta, anche col sultano d'Aleppo, rinnovando
il coraggio, il valore. Dopo lungo e fe- la pace con Yillardouin principe d'Acaia,
rocissimo conflilto, la vittoria si decise in- oltre la convenzione e lega con Pisa con-
fine pe'veneziani, i quali s' impadroniro- tro Genova in tempo anteriore. Nel do-
leologo, che fino allora avea goduto ve- di P>.iallo, la piazza e le strade si cuopriro-
der le due potenze latine distruggersi tra no di pietre e di colto, come la piazza di s.
loro, dopo il trionfo de'veneziani, comin' r>Iarco nel 1 264 pc" la i .^volta. Sollevato-
ciò a pensare seriamente a'casi suoi, te- si popolo contro il doge pei' l'eccessiva
il
mendo di vedere comparire la loro flotta tassa della macina, la cosa fu presto calma-
sotto lemura di Costantinopoli. JNè l'in- ta con impiccarsi caporioni del tumulto. i
quietava meno il pensiero de' veneti e [)i- Firialinenle il doge venne a morte a' 17
sani che l'abitavano e non poteva caccia- (o 7) luglio 1268, e fu sepolto in ss. Gio.
° che ponesse
re senza esporre la città a gravi pericoli. e Paolo; essendo stato il i
Determinò quindi abbandonare i geno- fregio o cerchio d'oro sulla berretta du-
vesi, e weliiG'j mandò a Venezia a trat- cale, al dire di Cicogna e Uomanin (qtie-
lardi pace. La repubblica per non rinun- sla corona d'oro l'ornò di pietre preziose).
ziare a' suoi diritti non convenne a pace 11 governo della repubblica, per opera
perpetua, ina ad una tregua di 5 anni lenta ma continua, si era venuto sempre
per mare e per terra, che si pubblicò a' pili restringendo nelle mani di una classe
3o giugno 1268, conservando onore e aristocratica, la quale tendeva da un la-
essere soccorso alla ricupera del trono, e to, regolato dalle leggi. Con questo co-
con trattalo ilei 1 267 gli cedette 1' Acaia, stante inlendiinento, alla morte del doge
la IMorea e altre isole, colla promessa in- Zeno, i consiglieri e rettori nella sede va-
oltre che estinguendosi la propria linea, cante , radunatisi insieme co' capi della
la corona imperiale passerebbe in Carlo Quaranlia , divisarono nuovo modo e
1 e nella sua discendenza Angioina, salvi complicatissimo j)er la futura elezione
pelò sempre i diritti e [irivilegi de' vene- del principe, e quello fu [)oi mantenuto
ziani, cui cercava invano di spingere a con lievi mulazioni (pianto durò la re-
dichiararsi contro il Paleologo. Nello sles- pubblica. Prendendo duii(|ue inizio col-
so 1 2Gj i genovesi, fatto nuovoarmamen- ì'invocare l'aiuto e il lume da Dio,sta-
lo, s'impadruniruuo della cillìi di Canea, luiiouo che il consigliere più giovane, pri-
VOL. xcit. -. 8
^M^^
1.4 VEN VE N
ma ili procedere agli atti dell'elezione, si un male clifficile a sradicarsi nella repub-
recasse nella iiasilica di s. Maico, e dopo blica. I quaranlnno elettori, dopo ascol-
lalla fervorosa prcgliiera ,
preso il pii- lala la messa dello Spirilo Santo, si rac-
iTio fanciullo in cui s'inconliasse, lo con- coglievano in apposita sala, e prestalo il
siglio, e allontanali tulli quelli che non ciascuno chiamato a nume andava a get-
avevano ancora 3o anni, numerati i re- tare neir urna la sua polizza col nome
stanti e verificali in essi le volute condi- del proposto. 1 segretari , aperte le po-
zioni, aveansi a inetleie in un cappello lizze, facevano Io spoglio de'nofni, poi lì
(quindi la fcase aiuhirt a cappello, per meltevaiio in altra urna etl uno erane
esser uìcsso a'voli), o bossolo tante hal- estratto. Se l'individuo estratto si trova-
ìolte quanti erano i consiglieri, e inclua- va nell'adunanza dovea tosto alluiitanar-
dere in 3o di esse un polizzino colla pa- si, ed ognuno degli elettori avea il dirit-
rola elcclor (le palle furono prima d'ar- to di levarsiad es|)oire le sue obbiezioni
gilla, poi di cera, di lela, infine 3o d'oro, ed accuse contro il candidalo il quale ,
ciascuno de' consiglieri, ed i 3q cui toc- licinque favorevoli era dichiarato Doge,
cavano quelle contenenti il polizzino do- nuova estrazione.
altrimenti passavasi a
vevano Tunanere nelle ^.tanze, gli altri u- Compilo il ceremoniale dell' eleziciie, il
scire. iiiposte poi le 3o ballotte nel cap- nuovo doge era pubblicato, e se trova-
pello, 9 delle quali coiileiievano altro pò- vasi in città,andava solenne con>iliva a
lizzino, faoevasi nuova estrazione ,
per levarlo alla sua casa per condurlo al ,
solita riduzione , restavano nuovamente manto ducale. Faceva poi il solito giro
9, da'quali eiano poi eletti altri 45 con della [)iazza di s. Marco nel pozzetto, sa-
almeno 7 suffragi. Questiad 4? ridotti liva la scala del palazzo, ed in capo olla
1 1, finalmente nominavano con almeno medesiina il consigliere più vecchio iin-
suffragi almeno. Pei legge posteriore del quella del maggior consiglio, riducendo-
1 553, 4 dovevano essere a[)provali ad
i I si alfine al suo ap[)ailameiilo, ove dava
mio ad uno dal maggior consiglio; lauta solenne banchetto agli elettori. Queste
lu la cura che si ebbe per evitare l'am- ceremonie introdotte a p(;co a poco an-
bilo, e le tante e ripetute leggi tendenti darono soggette a parecchie mutazioni,
ad impedirlo nella distiibuzioue de' vari ma nella loro essenza tali rimasero per
uUizi, ben dimostrano, come questo fosse lutto il t€mpo della repul)blica. Quanto
VEN \' E i\ III;
ella moglie del doge, detta la Dn^arcf!' Mica. Insomma fuentre d doga era il ca-
.T(7, si venne di innno in mano introdu- po del patriziato, il cancellier granile era
cendo ii costiiQie anche della sua inco- ili." tlc'cittadini. A'i5 luglio i^GH fu e-
lonazione e in modo senìpre più pompo- lettopel 1." Corrado Ducato o de'Ducali,
so, fincliè, dice ii pio(. Uonionin, cessò Diicalis Jiilne f^enetiaruin Cancella-
alFiiltoper leggealla morte dei dogeMcni- riiis. Il cav. Mulinelli negli Annali Ur-
noGiimani nel 1606. Si tenga però pre- bani, a p. 14^) "6 riporta la serie critico-
sente quanto ho detto in argomento nel cronologica: fu l'ultimo Gio. Antonio Ga-
n. 3 di cpjesto^, parlando delle dogaresse. brieli eletto nel 17S4. Dopo tutte le nar-
Pro[)0»to che tu ed appiovalo nel consi- rate disposizioni, raccolto il [)opolo nella
glio il nuovo modo di elezione, i Cor- chiesa di s. Marco,
gran cancelliere te- il
rettori alla Proruissioiic stabilirono al- sté eleltOjCorrado Ducato, lesse le nuo-
tresì parecchie riformeeaggiuniealla me- ve deliberazioni del consiglio, e furono
desima, fra le quali che il doge non po- dal popolo approvate; indi compiuta l'e-
tendente alla cancelleria ducale , carica doge. Figlio del doge Jaco[)0 , 10 anni
importantissima, seni[)re conservata nel- prima trasi distinto nelle accennate guer-
l'ordine (ie'cilladini, e che con generoso re genovesi, riportando su loro vittoria
stipendio e distintissimi segni d'onore era nella Siria, non che per altre primarie
la sola che al paro di ((ueila del doge e cariche, e già podestà di Fano città il-
«le' procmatori di s. Marco durasse per lustre del Piceno. Anncmziata la sua e-
tutta la vita. Al doge davasi titoli di i lezione, il popolo con trasporto di gioia
JfniììiiiO Doniino iì\ cancellier grande
, corse le strade gridando: f^orcnzo Tic-
siilo Domino, mentre a'[)alrizi davasi u- polo l' fatto doge. Le caa^pane suona-
."
nicamente (|uellodi Ulcssere. Era il i rono a festa, e la molti tuiline accalcatasi
segretario dì qualunque consesso; prece- intorno il nuovo principe gli strappò i
«leva di luogo a tulli (pielli del maggior panni di dosso ; ed egli presentatosi a
consiglio,non insigniti di cariche, era de- piedi scalzi innanzi l'altare prestò il giu-
corato di veste colorala con altre inse- ramento e ricevette il gonfdoiie tlella re-
gne, e provveduto con lendite dal pub- pubblica. 1 marinari porlaronloiu trion-
blico erario: la sua sepoltura avea i fregi fo lino al palazzo; dal che poi, alferma il
della stessa pompa funebre de'dogi; avea cav. Cicogna, venne l'uso che gli operai
intervento con distinto posto in tutte le dell' arsenale sostenevano sulle spalle il
pubbliche ceretnonie e funzioni, ed era detto seggio del doge, appellato pozzet-
necessaria la sua presenza, le cui veci do- to ,
quando dopo 1'
elezione sua gli fa-
vca farsi da altro segretario; era eletto cevano fare il giro della piazza di s,
da' voli del maggior consiglio, cioè dal so- iMarco. Egli promise allora al po[)o!o di
lo ordine del patriziato, festeggiandosi la lasciargli aprire le scuole ossia le radu-
sua elezione come quella del doge; final- nanze de'loro mestieri. Ascese la scala
mente avea ingresso, però senza suliia- del palazzo, arrestandosi al canto de'ver-
gio, nc'cousessi anco segreti della repub- selll de'cappellani ducali : Cristo vince,
1,6 VEN VEN
Cristo regna. Cristo impera. j4l nostro sì quindi fecero fare un castello alla hoc-
tanto i cap[)cllani recaionsi alla sua casa pei che i bolognesi difendevano il castel-
a s. Agostino, a levare la dogaressa mo- lo con più di 4ooo uomini. Ma nel 1272
glie, Maichesina figlia di IJoeuiondo di circa fatta un'armata più poderosa, con
13ricnne re di J^erxia o Kascia, e la con- alla testa Marco Gradenigo, furono rolli
dussero [)Oniposamcnle al palazzo ac- i bolognesi e rovinato il castello. Anche
fompagnata da'medesiaii augurii. Allora gli anconitani si dolsero con Papa Gre-
i nsarinari diedero al doge onorevole gorio X, che veneziani non permetleva-
i
banchetto. JXel di seguente, per interpo- no che fossero portate vettovaglie in An-
sizione di molti nobili , si rappacificò cona per mare: il Papa scrisse a'venezia-
con Leonardo e Giovanni Dandolo , co' ni, ma nulla ottenne. Non rimasero però
(juali era in antica nimicizia; quindi co- trancjuilli gli anconitani, e mandarono o-
jninciarono le feste della Isella mostra del- ralori al concilio generale di Lione II,
veneziani allora qual patria grande aves- sua prolezione, ed essa ne accettava au-
serò e come dovessero onorarla. Gran- che il dominio; le anteriori relazioni sem-
dissima carestia insorse nel 1269 in Ve- brando essere state piuttosto d'alleanza
uezia ; indarno si cercarono soccorsi di Inbularia , accettando anche spesso un
granaglie alle vicine città Padova, Tre- magistrato veneziano , ma non intera
\iso e Ferrara ; esse rifiutarono di som- sommissione. L'eseuìpiodi Parenzo veu-
tuinìstrarle, sebbene di molli benefizi da' ne seguilo da Uoiago, da Città Nova
veneziani avessero ricevuto. Onde i ve- Emonia, da'caslelli di Monlona e s. Lo-
neziani ordinarono che tulli
sdegnati renzo nell'Istria, ond'esser difesi da'pira-
quelli che \olesseio navigare pel Quar- ti che gl'infestavano. Cervia, cinà di Ro-
uero, e nelle bocche del Po, dovessero magna, si die parinienli alla signoiia di
pagar dazio delle cose che portavano a Venezia, e |)er i
.°
rettore vi fu mandato
A'enezia. Ma bolognesi che dominava- i Giovanni Moro. Alcuni veneziani aven-
no gran parte della Romagna, non pò- do fallo sella contro la repubblica, ven-
lendo soffrire tal legge,mandarono am- nero banditi. Altri veneziani che ave\a-
bascialori al doge, acciocché a' mercan- no donuniodella 3.' parledi Neyropcnle,
li loro sudditi fòsse conceduto il libero unitisi con alcuni regoli di colà andaro-
iiavigare; rna'uulla olleuuero. 1 bologne' uo con iG navi celi' Asia minore, conlio
VEN V E .\ 117
il parere ilei veneto bailo di Negroponfe essa PietroTiepolo ne die avviso alla re-
Amlrea Dandolo. Ciò veduto dall' loipe- pubblica, la quale amiate due galere in-
latore Michele Paleologo, niosse gueira dusse il re a ritirarsi e alla pace. Conti-
contro c|Lse' di Negroponte die aveaido nuava intanto la guerra d'Ancona, il per-
provocalo, e furono dislatti non solo i ché si armarono prima 5 galee, capitano
regoli, ma 5oo veneti. E nel 1272 rin- Giovanni Tiepolo; indi aitici 5, capitano
no\ò la tregua colla re[)ubblica. In que- ALarco ÌMichiel. 1 primi comballimenti
sl' anno si proibì per legge a' veneziani non furono favorevoli a'veneti, anco per
d'acquistar beni in terraferma. Felici la burrasca che nel porlo ruppe 6 galee.
se r avessero mantenuta ! Neil" infelice Accrebbesi perciò il numero delle navi,
i^rociala a 2\iiiisi di s. Luigi IX re di e rinnovatasi la pugna, veneziani vinse- i
suoi potessero in seguito sposar doima dopo aver inutilmente tentato conciliare
lorastiera. In questo niezzo il doge morì tali vertenze, adunatisi i cardinali in con-
a'i5 016 agosto 1275, e fu sepolto col clave a Viterbo, mentre i veneziani con-
padre a'ss. Gio. e Paolo. Allora corret- i tinuavano l'assedio d'Ancona, come do-
tori introdussero nella Protnissioiie du- minio della s. Sede, si studiarono d'indur-
cale altre condizioni al doge. Eragli vie- re la veneta signoria a richiamare l'ar-
lato ricever feudi né pe' figli,
ne per se mata; che se avessero ricevuta alcuna of-
dovendo rinunziare quelli che possedeva fesa dagli anconitani, per a ver voluto con-
al momento di sua esaltazione, né con- tro il divieto condurre vettovaglie per le
trarre protiti né acquistar possessioni
, foci de'fiumi alla riviera australe, dover-
fuori del dogado. Doversi far leggere o- si la cosa decidere coll'equità e non col
gni due mesi le leggi sulla carica , non ferro; essersidovuto chieiler giustizia al-
prender parte nelle contese. Si proibì a' la Sede apostolica, per non contaminare
figli del doge aver governi, capitanato o con eccesso sì grande la gloria de' loro
signoria, solo potendo essei e ambasciatori maggiori. Lev.issero dumpje l' annata
o capitani di naviglio. La dogaressa, figlie d'Ancona, e non potendo il sagro colle-
e nipoti non potevano regalare cittadi- i gio abbandonar gli anconitani , avrebbe
ni. Dovere il doge far giudicare detenu- i per se stesso e per opera ibi'divoti della
ti nelle carceri ili sopra e di sotto del pa- Chiesa ovvialo a ingiuria sì grave. Con
lazzo, entro un me>e dal loro im[)rigio- altre lettere i cardinali ordinarono al go-
namento. sbrigarne le cause, ed ogni me- vernatore della ÌMarca, che dovesse por*
da un notaio.
se farli visitare Jacopo — ger soccorso alla città d" Ancona, e co-
('onlarini XfjVII ilo^c. D'oltre 80 an- mandarono sotto gravissime pene a'mar-
ni a'16 settembre 275 fu eletto. Ancher chiani che non ardissero in ciò aiutare in
sulto di lui essendo gran [)enoria di bia- qualunque modo veneziani. Il Rinal-
i
de in Venezia, si mandarono due amba- di,che tanto racconta, aggiunge che car- i
alla fine di giugno, mentre il llinaldi di- di'H'Emilia, della Penlr/poli et\ii\ Piceno
ce air uscir di gennaio, ma foise sarà (f'.ì, alle quali appartenevano Ancona,
fallo d'amanuense o di stampa , non es- nel 72() si sottrassero dal giogo imperia-
sendo allora sede vacante. Qui il Uoina- le, e S[)onlaneamente si diedero alla So-
iiin, narrando la sciagura e l' ignominia vranità della s.Sedeede'Papi ( /^), spe-
a cui ftn (Hio comlaniiali i ca[)itani, cre- cialmente la Jllarra [f-^.). Indi avendo
de che allora peggiorassero le cose de've- Liutprando usurpato i patrimoni della
iieziani, per avere 1' imperatore R.odolfo Chiesa romana d' Ancona {P-} e d' U-
} d'Absburg (d quale nel confermare le inana (^''•),p'>i li restituì nel 742 a Papa
fraucliigiea'uiercanli veneziani,siespres s. Zaccaria, donando espressamente le
se con gran henevolenza e slima verso città d'Ancona e Umana, oltre altre. Le
la repidjblica, il doge e i veneziani), pro- usurpò Astolfo, e Pipino nel ySS Io co-
genitore dell'angusta casa d'Austria, po- strinse a reslituirle, e non avendolo ef-
co curante delle cose d'Italia, fatta dona- fettuato, a'pontificii reclami il successore
zione delle terre di Piomagna nel i syb a Desiderio pure promise di resliluirle nel
Nicolò 111, veuMC Ancona nelladipendeu- 736; e quando nel 778 fu vinto da Car-
za di questo; per cui quando gli amba- lo JMaguo, questi elfellivamente le resti-
sciatori veneziani Marco Cadoer, Andrea tuì alla s. Sette, nel suo diploma leggen-
Zen e Gilberto Dandolo, a lui si presen- dosi ciK'itaies A/ìchona, Aiiximnm, Fir-
tarono a Vitei bo (ov' era stalo eletto a' i/ntm, eie. 11 lestu della storia lo ripor-
25 novembre 1^77) per complimentarlo tai ne'citali articoli. Se Ancona, prima
dell'assunzione al pontificalo, furono ac- non fosse sta-
dell'elezione di Nicolò III,
colli assai fieddamenle, e non volendo la dominio temporale della s. Sede, co-
consentire a ritirarsi dalle loro preten- me cardinali potevano tenere il riferito
i
sioni circaad Ancona, ebbero sdegnoso linguaggio co'veneziani? Vedasi l'ab. Leo-
commiato. Dirò io: lìodolfo I non fece ni, Ancona illustrata, lib. 3, e partico-
alcuna donazione di duminii alla romana larinenle il lib. 4"- Ancona si dà alla, di-
Chiesa. Soltanto, ad istanza di Nicolò III vozione della Chiesa nel 744- Peruzzi,
e secondo l'uso de'tempi,con diploma ap- Storia d' Ancona, 1. 1, p. 160 e seg.; An-
provò le concessioni, privilegi e conferme cona si dà del lutto alla Chiesa, e gli an-
dopo, la pace con Ancona fu conclusa nel colò Navagio^o. Poco ilopo e nell'apnltì
successivo dogado. II Rotnanin, savio e nioi\ il Contarini, e venne tiunul.ito nel-
imparziale storico, falsa dichiara l'asser- la chiesa di s. IMaria Gloriosa de'Frari. —
zione, che gli Anconitani quindi ìniian- Gio\>nnni Dandolo XLF [[[ (Io:^c. A'3 e
siil Golfo. !l trattalo di pacediciò non pubblica all'estero, ovvero trovavasi con-
conliene sillaba. Egli aggiunge a glo- le ad Ossero, l^acificatosi con Ancona, nel
ria del vero. Il dominio della repubbli- 1281 un granile terremoto rovinò mol-
ca sul Golfo Adriatico era fondato sui Indi a'27 agosto 1282 fu decre-
te case.
fiilti, cioè sidla protezione e sulla supe- tato, che cpie'del consiglio di Pregadifos-
liorità esercitatavi ila secoli; ma non ere- due inani
sero eletti per l\'\ elezione, im-
de sia stata per trattali formalmente ri- perocché prima non erano eletti , ma il
denigo e Marco Horubo. L'anno appres- mani, cioè proponendosi ad ogni elexio-
S01278 la citlà di Capodistria negando ne per ciascun uKlziodue candiilati, che
il tributo annuale si ribellò al doge, e si si facessero scontro e rimaneva eletto ,
die a detto patriarca , e cos'i ribellò la (piello che riportava i\ maggior numero
cill.'i di Rlonlona. Ma spedite contro am- ile' sulfragi. Così nell' elt-zione del consi-
bedue il capitano Andrea Baseggio con glio de'Dieci neh 3 io, furono uoniinali
molla gente, si battè con quella del pa- dagli elettori scelli dal maggior consiglio,
triarca andata in soccorso degl'istriani, e eio dal doge, consiglieri e capi dc'4o, e
caddero in potete de' veneti Capodistria poi ballottati. Furono in seguito anche
e Montona, indi per primi podestà s'in- Ire Ofjuallro inani di elezioni, e (piiiuli
viarono aliai." Kinieri Morosini, alla 2.' lienlasei gli elettori, che firmando tanti
3Iaici> Michiel. In Venezia cospirò con- gruppi o collegi elettorali, ciascuno di
tro la repubblica Giovanni Saracino, nta nove elettori si ritiravano in dilFerenti
,
queslo motivo e perchè s'era ac(iuislala cese Papa Martino IV fulminò !a sco-
io addietro Capodistria,si venne a giier- uuinica conlrogli autori dell'oirdjile ma-
la col nonuiialo Torriani patriarca acjui- cello, e fece predicar la crociata a fivore
leiese, e col conte ui Gorizia Alperlo. Es- degli Angioini. Però veneziani si me- i
andasse il 3." degli uomini di Veneziaat- crociala in favore degli Angioini e con-
ti alle armi, ed assediarono Trieste. Qui- Irò l^ietio 111 re d'Aragona, onde nel
\i falla una bastia vennero alle mani co' i 284 furono colpili d'interdetto dal car-
Laslia. Se non che scoperto il [elione, fu rare A'a aprile aSo divenuto
la Sicilia. i
preso e slancialo con un mangano nel l*apa romano Onorio IV, vetieziani
il i
campo nemico. Questo veduto scoper- nel dicembre gli mandarono ambasciato-
lo il trallalo si ritirò. Koudinieno tale ri d'ubbidienza, per complimenlarlo e
guerra durò 8 anni e n mesi, con grande pregarlo di levar l' inlerdelto che pesava
dispendio della città di Venezia, intanto su Venezia, Il Papa gli esauih, coli' assi-
pero che il patriarca somministrava gen- curazione che i veneziani negli affari di
li e soccorsi a'iriestini, i veneziani Io mo- Sicilia non prenderebbero alcun partito
leslavano dalla parte del Friuli. Anzi no- contrario agl'interessi della santa Se-
tano alcune cronaclie che il palriarca de, suprema signora dell'isola, e degli
fosse preso da certi castellani di colà, al- Angiomi. iNello slesso i285, o nel pre-
leati de'veneli, e posto per disprezzo so- cedente, furono coniali i prioii ducati
pia una mula colla faccia verso la co- d' oro nella zecca di Venezia, poi del-
da, tenesse la coda della mula in mano li verso iS^y cecchini o zecchini ve-
il
con lettere che dicevano: Ecce Sarerdos lieti, che restarono sempre moneta piin-
praviis qui in dicbiis sHis lUspUcuit Deo cipalissima e peifetta , da per tulio v\-
et irn'cnltis est nialns. Poscia hi fatta lii cercata. Neli28f) essendo stata presa fi
piazze deiri-lria all' ubbidienza della le- che n'erano alla difesa. Allora si concer-
pubblica. Già questa nel 1281 cedendo tòlra il Papa Nicolò IV la crociala co' ve-
Unalmenle all'istigazione di Carlo d'An- neziani, il che saputosi dal solilano man-
giò re di Sicilia e del suo nipote Filippo dò la sua arinnla a Tolcinaide e la pre-
III re di Francia, con trattalo aveva ac- se rovinandola da'fondamenli, laonde il
ili (.Ili entra per la porla maggiore. Nel che di distruggere i possedimenti di l'e-
Sfgiienle anno ili venne re d' Lnglterid ra e di Cada , si collegarono con Pha^
Aiuliea 11! il Tcnazicino, coìn\e\Uì [ìQv- ed i genovesi co'greci e Andronico li lo-
clamò dugii Jacopo Tiepolo, figlio del do- ba Dorin. Andrea Dandolo, ammiraglio
ge Lorenzo, distinto per militari iuìprese veneto dig'5 galee, tra molti fu (allo pri-
i onorevoli inagislralure. Era questo un gione, ma per poco; poiché non potendo
riprendersi da lungo
gli anliclii diritti sostenere l'idea d'entrare in Genova cin-
tempo non più in uso, era un moto die to da catene, e servire al trionfo dell'ar-
atterrir dovea quelli che volevano soste- mi iiemiclie, abborrile del pari che com-
nere la costituzione della repubblica qua- baltule da lui con sommo coraggio, per-
le era slata riformata, a norme cioè seui- cosse fieramente contro l'albero della ga-
pre più strette ed arislocraiiclie, era un lera il proprio capo e lo sfracellò. Si fece
seme di guerra civile se il Tiepolo fosse ascendere fino a 5ooo il numero de'pri-
slato men buono cittadino. i\I i egli piU' gioni, e fra questi il celebre viaggiatore
dente e di singoiar bontà, fuggì à<\ Ve- iMarco Polo, che nelle carceri di Genova
nezia. Quietalo il popolo, fors'anco per trovò i pisani sconfitti e presi 1 3 anni in-
1 esortazioni dello stesso Tiepolo, raccol- nanzi alla Melora. Snerv;ite ili seguito
tisi gli elettori procederouo col solito ce- le due repubbliche da altre piccole guer-
remoniale all' elezione del nuovo doge, re, fecero di nuovo tregua, a mediazione
icl novembre 1289 proclamando Pietro di Pa|)a Doiiif.icio Vili, alle cui insinua-
Ciradenigo di 38 anni uomo di fermo , zioni cederoiio i veneziani; ma i geno-
animo e lisoluto trovandosi podestà a , vesi confidando vanamenle nella loro po-
Capodistria; ma caldo sostenitore d(;ira- tenza tornarono alle iirmi, finché coll'in-
ristocrazia, poco ben di lui augurav;\>i il tervenlo di i\Iatleo Visconti signore di
popolo. IMandalo a levare con 10 galee Milano e vicario im[)eiiale , indusse le
eludendo di volta ir. volta; i terzi (Inai- nom neaile magistrature, le dellbiirazioni
mente avevano pieno diritto d'essere elet- negli oggetti politici ed economici, cioè
ti. Non dunque vero, dice il prof. Roma-
è leggi, grazie, guerre, paci, alleanze, iinpo-
uin, che, come molli erroneamente spac- ste, prestiti ec, assistito altresì, dall'inter-
deilci successiva aristocrazia, (piale si man- li interni che eslerui, (piindi gliapparle-
tenne a lutto 12 maggio 797. Dipoi per 1 nevano i duzii, le spedizioni delle flotte
tagioui politiche furono esclusi i nobili ec- mcrcautili^ gli armameuti delle auvi, il
V E N VEN 123
provvedi melilo so[»im le foite/zee piazze laQuaranlia, tulli presieduti dal doge,
di frontiera, infine l'arsenale, molle ma- formavano la base su cui foni ivasi tut-
terie economiche, gli allori di pace e di to l'ordinamento della repubblica ve-
guerra, nonché l'invio dogli ambascialo- neziana nel secolo XIII, e da essa poi si
li, de'quali mi sono proposto parlare al fi- diramavano !e altre numerose magistra-
ne della repid)hlioa, ossia verso il termine ture. Quindi il prof. Roinaniii ragiona di
di questo o, n. 15. Ricevette presto il se- esse,(le'|)rovvedin)enti interni relativi al-
nato un'aggiunta per le cose di massima la giustizia, al commercio, alla naviga-
importanza, composta di 20 nohili tra' zione, alle finanze, alle arti e alla mili-
più ragguardevoli e special mente da quel- zia, alla polizia, alla beneficenza, a'iavo-
li tornanti dalle ambasciate come i più ri pubblici, alla cultura. La legge della
alti a fornir cognizioni sui vari paesi e Scrrcila del /nnggior ronsiglio,[)ei- (pian-
a maneggiare con iscienza pratica le fac- to pur si adoperasse a coprirne
la politica
onde il senato veneto venne infine ad es- liineiito di sconlentezza , benché questa
ser composto di 120 individui. Al Consi- sì tosto non prorom[)esse, tenuta a fieno
glio dt (Quaranta o Quaranlia apparte- specialmente d;d!a guerra genovese. Ma
nevano oltre giudizi civili e criminali
i appena la pace del 2qr) ebbe rassicura-
1
in ultima istanza, anche principali atfa- i ti commerci e dato agio alle menti di
i
ri pubblici e di staio, che venivano poi ripensare a quanto era stato fitto e a
portali al maggior consiglio; vegliava al- quanto minacciava l'avvenire, che una
le cose della zecca, dell'oro, dell' argen- cospirazione fu ordita per rovesciare il
to, del rame; inlerveniva regolarmente nuovo ordine di cose. Pel decreto, che tul-
nel sen.ilo, ouile per la sua importanza li i membri del maggior consiglio e i lo-
non potevano esservi eletti se n(jn consi- ro disceiulenli sarebbero quiiid' innanzi
glieri, giudici, avogadori, uomini iusoui- perpetui, senz' altra el zione, non sola-
ma di sperimentata capacità, anzi, ristret- mente il deluso popolo arse di rabbia,
tasi l'arislucrazia, fu stanzialo nel I2q8 ma parecchi patrizi, già divenuti inferio-
(come ha dal Libro d'oro del maggior
si ri a molli semplici ciUadini, fiemerooo;
consiglio, diverso dal Libro d'oro ricor- quindi rodi(j della nobiltà e del popolo
dato della riobillà veneta, istituito nel sobbolliva per legge sì decisiva. Erane
XVI secolo), che alcuno non potesse es- alla tesla Mario lìocconio, uomo di mol-
sere de'quaranta, se prima egli slesso, il lo seguilo per le sue ricchezze, ma noa
padre o l'avo non avesse sedalo nel mag- dimente pari all'ardito concepimento.
gior consiglio. La Quaranlia aveva par- NeliSoo egli, declamante contro il doge
ticolare stanza nel palazzo, ove adunava- e i magnati, creduli tiranni e distrutto-
8Ì altresì a dure udienza agli audjasciato- ri della libertà, si collegò con altri mal-
ri esteri, udire le lagnanze ilelle cillà e contenti. Dopo la congiu-
pochi giorni,
Provincie suddite , leggeie le lettere e ra scoppiò, madoge di traspi-
riuscì al
maliuare le deliber.izioni da proporsi rare la trama; sull'istante Bocconio co'
poi al maggior consigho. Nel secolo XV, suoi complici fu imprigionalo, e con io
se[iariilc le uiulerie civili d.dle criminali, de' princi[)ali compagni fu impiccalo fra
t bhero origine due Qu jianlie, cioè la ci- le due colonne presso la portatici pidaz-
i doaiinii. Fresco ebbe ricorso a'venezia- marchesi d' Este 1' avevano assoggettala
Ili, qual tiilore ilei suo figlio Fulco tla' al loro dominio, ciò era stato per f(U-za
lerrarcsi riconosciuto per loro signore, e non per giustizia ; onde avendo alcuni
Trancesco a Papa Clenieiite V supremo chiairjati in soccorso i veneziani per li-
sovijiiio di Friiaia, la (piale app,irlene- berarsi da tal giogo, quelli aspirando poi
va al piiiicipato della s. Setlc, innanzi al dominio deila città, li avevano ridotti
Papa Stefano ili del 7112, indi data in a condizione miserabile, per cui ricorre-
feudo da Giovaimi XV detto XVI con vano al i^apa loro legittimo e antico si-
annuo censo verso il f)8| a Tedaldo avo gnore, al quale soggettavano beni e per-
iglia gran conlessa iMiililde, ed Innocenzo sone. Cletnenle V li accolse come fedeli
III aulcnizzò Azzolino d'Este a domina- dimostrò con bolla che Ferrara
vassalli,
le p!.l i.°in Ferrara con una specie d'iu- apparteneva al dominio della s. Sede in-
veslitnia. Il Papa inviò legati Arnaldo naiizi a Carlo Masino. Anche i veneziani
abbate e Onofiio decano Mcldese, e uii nello slessoi3io mandarono ambiscia-
e.-'Crcilo ad occii[)are Ferrala, i (pjali pri- lori in Avignone Carlo Quiriui e Fran-
cia d entrarvi c(jlla forza ammonirono i »esco Damlolo a invocare perdono al Pa-
vene/Lini, comandati da (iiovaiiui So- pa per la guerra intrapresa e per l'occu-
raiizu, a non [ircndcr parie pcrl'itsco; pazionc di Ferrara, douiuudaudo in gra-
V E N V E N 12 5
t\!i d'essere as*olli Jalln scoiDunica e dal- mento, dal succedere a qualunque bene-
l'inleidello. Gli ambasciatori vt-iieli gin- fìcio ecclesiaslico; ordinava a UiUi pre- i
del doge che avea inviata l'ambasceria, stiemo pericolo. 1 popoli, invidiosi della
E per non ritornare su questo argomen- sua grandezza, da tulle le parli insorge-
lo, qui dirò che nel i3i3 veneziani li- i vano a fare lor prò della concessione pa-
nalmente ottennero da Ckmenle V l'as- pale. In Italia, in Francia, in Inghilterra,
soluzione dalle censure, con bolla de'26 lino nella lontana Asia, si confiscarono t
cazioni i loro antichi privilegi sulla navi- depositi, predarono i navigli (grandissimi
i;)7Ìone del Po, e sul possedere beni sta- danni risenliiono [ìure i veneziani nella
bili nel Fé.' rarese. Da tutto il riferito bre- Pui^lia, nella IMarca d'Ancona e in molli
veniente cogli storici di Ferrara, oltre altri luoghi). Ogni tralìico quindi cessa-
il narrato in quell'articolo coH'annalista va; ogni indusli ia era sospesa, l'ultitna
Rinaldi, non posso convenire col eh. Ro- fine della repubblica forse era venuta,
inanin M che Ferrara fino da'tempi del- se unica via aperta al commercio non le
la contessa INIalilde di Toscana, nel XI fosse rimasta ancora per que' trattali ap-
secolo, eia venuta sotto una certa supre- punto co' saraceni, tanto dall'idee reli-
mazia del Pontefice ". Del roto impor- giose deltempo condannali, ma che ve- i
lante e dettagliala è la storia ch'egli de- neziani con mente superiore non cessa-
.scrivedi questa famosaguerra, dalla qua- vano di coltivare". In mezzo a tanta
le appare che allora anco in Venezia vi burrasca non si perde d'animo il gover-
i' Nsero i parliti, de' guelfi riveienli al no della repubblica, lagnandosi che non
Papa, e perciò temenli le censure, che eransi attesi i suoi ambasciatori, e volle
avrebbero provocate coli' impresa peri- virilmente conservarsi in Ferrara. Prese-
colosa e dispendiosissima di Ferrara, ol- ro parte alla crociata contro i veneziani
Irei' invidia di lutla 1'
Italia contro Ve- i vicini gelosi di Firenze, Lucca, Ancona,
nezia ; e de'ghihellini più numerosi, che e altri luoghi di Lombardia e di Roma-
fecero prevalere la loro opinione sull'oc- gna. I padovani s' inipadronirono de'be-
ciipazione di Ferrara. iXarra pure l'amba- ni de' veneziani, e pieslarono aiuto alle
sceiia di Giovanni Zen, Delfin Delfino e milizie pontifìcie nel riacquisto di Fer-
l^ielio ()uirini, parliti a'27 marzo i3oc) rara. L'epidemia infierii nell'armata ve-
per Avigiioneonde placareClemente V,il nela, e la guarnigione di Castel Tedaldo
<]uale peiòa'27 «pronunziò la scomunica i\\ passata a fil di spada, ed a'prigionieri
Lonlro il doge, i suoi consiglieri, tulli i e loro alleati barba-
i ferraresi trassero
ciUadini di Venezia, e tulli quelli che ramentegli occhi. nominalo ambascia- Il
iiiMDobili da lor posseduti nel Ferrarese quenti in Venezia, presero vari storici mo-
cd allrove;dichiarava nulli lutti i lor Irat- livo a favoleggiare che ()er la riconcilia-
tati e le convenzioni; vietava di recar lo- zione si fosse umiliato (ino a presentarsi
10 viveri o merci ; assolveva ì sudditi del alPapa con una catena al collo come un
(li;ge dal giuramento di fedellà; permei- cane, onde poi gli provenisse quel sopì an-
te va ad ognuno di farli schiavi ; gli esclu- nome. .Ma a ciò smentii e basta documen- il
deva dall' esser lesliinoni, dal far lesta- lo the piova averlo pure portalo il pa-
126 VEN VEN
(Ite suo Giovanni. Il Coliellio i ipoi 1n col fra' suoi naj;imerìte a fuggire, e fuggen-
Salieliico: catana ferrea -collo inj'ecta, do, I' ftlfìere die il precetièva lungo la
ad ej'us iiiensam [del \'apn) /ar/idinjjro- via eli Merceria, restò accoppato da uà
.stralns Jacìttt. Non potè il doge Grade- gian vaso di terra o nioitaio di pietra
nigo veder prima di iDorire il termine piombatogli a caso da una finestra, o forse
delle negoziazioni e levala la funesta sco- gettalo appositamente da una donna poi
njunica, anzi alle tante amarezze del suo premiata. Coll'alfiere cadde la bandiera
governo quella .s'aggiunse d'una Ire- die portava l'illusoria iscrizione di Li-
inenda congiura, die poco mancò no! ro- //f/Vrt. Bajamonle con (|uelli die losegui-
\'esciasse. Far l'impresa di Feirara d'op- vano coise ad asserragliar>i di là dal poii-
poslo sentire, fra'molli, furono i Tiepoli, te di Hiallo, che essendo ancora di legno
i Badoari, i Quirini. Di (pui UciC(|uero le fu tosto tagliato; uienlie una mano di
accennate dillerenti fazioni, e il disegno ribelli, avanzi del corpo di Marco Qui-
di deporre il doge, e di riordinare come riiii, sosteneva uno scontro nel campo o
prima maggior consiglio nel iSio.Or-
il piazza tli s. Luca, di altre genti armate
ditole del disegno fu Bajamunle o lioe- da' coiilialell'. della scuola dell.i Carila e
mondo Tiepolo, dello il i,'r.7« r(7r(7//V/e, alcuni dell'arte de' pittori, e restò scon-
.spinto ardimentoso, infaticabile, figlio di fitto. Alfine la sedizione nella parledi qua
Jacopo e nipote di Lorenzo, ambo dogi, da Rialto fu domala, ma di là reslava
e genero di Marco Quirini, il quale era ancora un corpo formidabile comandato
irritalo per la taccia di viltà e di liadi- da Daj unonte, ben fortificalo nelle case
mento datagli nell'abbandono di Caitel e con serragli; onde seRadoero Badoer,
Tedaldo. Impegnala a ciò buona mano altro de' capi congiurali, fosse giunto in
di padovani, odiatori della repubblica, tempo, l' governo poteva
esistenza del
disposta in poco tempo ogni cosa, l'arca- esser di nuovo compromessa; ma egli fu
no sino all'ultimoreslò inviolato. Ma fre- combattuto nel recarsi da Padova a Ve-
queiiti adunanze misero sospetto, anzi nezia, e co'suoi raccolti menato in prigio-
gli esploratori aprirono al doge la tre- ne. Altro dunque rioii restava die cac-
menda congiuia. Sidl'istante comparve- ciare il gruppo di ribelli dal nido di Rial-
roarmi ed armali d'ogni parte. Unospa- to. Volle il doge prima tentare se colla
ventoso temporale nella nollede'i4 giù- promessa di perdono ed amnistia avesse
gno sorse a render più funesto il vicino potuto indurli tornare all'ubbidienza, es-
oiomenlo. Bajauionte non piuilo alter- sendo la città ancora nella massima co-
ritOj in sull'alba del i T fm iboiulo sbu- slernazione. l mediatori furono superba-
ca con nuuicrose coorti da lolle bau- menle rigettati da Bajamoule; e solo riu-
de della città, fra le grida di libertà e eloquenza del consigliere ducale
sci all'
chi, con errore vantaggioso allo slato, e 17 giugno. Si convenne, che Bajamoiile
dannoso a'rivollosi, poiché le truppe del co' seguaci uscissero da Venezia e suo di-
doge, guidale da Marco Giustiniani, pò- stretto, Bajamoule per 4 anni andasse nel-
congiurati giunti nella gran piazza di s. di Zara, e gli altri in luoghi da assegnar-
Marco, quivi si cominciò l'orribile zolfi ; si dal doge, lutati però obbligati aliare-
Tuli e tumulto nel popolo, pianto e pan- stituzione del derubalo. IN'el dì seguetite
le nelle femminee ne'fanciulli. La pugna furono sentenziati ammutinntori ; ul- gli
fu ostinata e sanguinosissima, ma i con- tri in bando, a morte nioltissiuii. Foro-
giurati furono coslrelli a piegare. Primo no decapitati Dadoei'o DadoiM, Saggino
VEN VEN ICÌ7
d'E»te.J.icopo da Conegliano, Cecco, Gio- presa della republ)lica, quella della scjjo-
vniiiii e Gerardo da Esle, Giovanni Con- la della Calila e 1' ailra della parroccliia
didi di Firenze: gli altri complici fiuono di s. Luca, fu ristorato nel i
79 r, e Io sli-
inipesi alle forche. Bcijninonle e gli altri le fu rialzalo nel iSSy. Usciti i ribelli
coM la repubblica da lauto pericolo, fu- l 364- vi fu eretta una coWtnna d'infamia,
rono lese grazie « Dio, e decretato festi- i pilastri del portone donandosi allacliie-
vo il i5 giugno sagro a s. Vito, con so- sa di s. Vito, che
adoperò nella prò- li
lenue proce>sione da farsi dal doge eda' pria porta. Fu egualmente decretala la
I
magisliati a quella chiesa, oltre quanto demoluione di due terze parti della casa
altro dissi nel descriveila nel n. G8 del d i Marco e Pietro Quirini a P>.iallo, ri-
§ Vili. 11 governo non lasciò di ricoiu- roanendo in piedi solo la parte di Gio-
pensare qiie'che contribuirono neliab- vanni, tenutosi lontano dalla congiura,
batlere la congiura. E prima .Marco Do- ma |)oi la sua proprietà veruie acquista-
nà fu dichiarato con tutta la sua disceu- la tlal comune e lutto 1' edilìzio conver-
denza [lerpeluinienle del maggior con- titoad uso delle IJtcciuie. Inoltre nel di-
siglio. Alla d(jnua che acco|)[)ò l'alfiere cembre dello stesso 1 3 o fu ordinato che 1
tli Ijiijamonle, chiamala Giustina oLu- fo^sero tolti e cancellali tulli gli stemmi
eia Rossi, fu concessa la modesta sua do- Tiepolo e Quirini, e che le loro famiglie
manda di poter lare sventolare dalla sua avessero a mutarli, e fiuono cambiali
lineslra la bandiera di s. INbirco nel gior- anco ne' luoghi sagri e nelle sepolture,
no di s. Vito e negli altri >oleuiii, e di non 1 Quirini soltanto nel dogado di Steno
potersi aumentar la pigione «Iella casa riebbero il dirillo d'essere eletti nel con-
che abitava, né a lei né a'suoi successo- sigilo de' Dieci. Per la pubblica sicurez-
li. (ili ullizi occupati già da' libelli si za e con poteri eccezionali, a' io luglio,
(oiiferirono a' benemeriti della patria, col maggior consiglio il doge istituì il
'lihilico della città. Apprendodal cav. cenno che da esso ricavo, come ho fallo
Mulinelli: Il marmoreo ceppo dello stile, in buona parte della congiura. I conli-
su cui vedesi scolpita l'epoca mccxx, l'im- nui niuvimenli de'baaditi e (.lell'irrequic-
128 VEN VEN
toCitj.-jmouteTiepoIo, le apprensioni che da! più severo sindacato della sna amini-
per molto tempo ancora si manteiineio, nisliazione: nulla, se non la coscienza
diedero motivo a prolungare la durata della propria rettitudine e dell'esercizio
del Irdnniale eccezionale, a [)rincipio isti- irreprensibile del suo potere. Aveail con-
tuito solo per l'ingente bisogno del nio- sigilo de' Dieci 3 capi eletti dal suo seno,
mento, e a |)rocacciarne alfine la stabili- mutabili ogni mese, a cui spettava l'ini-
là nel [335 e la conferma nella concio- ziativa degli affari, preparare i processi e
ne pubblica nel i33c). Era in circa ciò fare eseguire le risoluzioni del consiglio
che orsi direbbe un giudizio stalario, Era obbligo loro di non andare per
stesso.
p! ocedeva speditamente, sidjitamente, quel mese in giro per la città, né alle botle-
senza indugio,ma non arbitrariamente, glie, uè alti i luoghi pubblici, ov'era solita
non inginstamenle, non senza norme e ridursi la nobiltà, e ciò per isfuggire ogni
regole ne' suoi giudizi, come prova l'en- occasione di broglio ed ogni altro nianeg-
couìiato patrio storico. Le(piali norme e gio; di osservare scrupolosamente lo sco-
regole anzi erano strettissime, né poteva pò per cui era stalo istituito il consiglio,
dipartirsene, formando quello clie allora cioè al fine di conservare la qidctc cli-
cliiiimavasi il rilo. Nondimeno il mistero berta de'siidditi proteggendoli dalTau-
in che furono sempre avvolte le sue azio- forila de'prepolenti ; \\\ giudicare que'ca-
ni rendevalo tremendo, e ne derivarono si solamente che per la loro grave qua-
false idee che si propagarono fino a noi, lità ricercavano le forze e il rispetto di
e si dura molta fatica a sradicare dalle che godeva un tanto tribunale ; di dare
menti. Erano scelli questi decemviri tra' udienza ogni martedì, giovedì e sabato
]nincipali e più rispettabili cittadini, uno per cose spettanti al consiglio, ed in al-
per famiglia, sedevano un anno e non pò- tri per cose urgenti e gravi, ma solo per
tevano venirconfermati nell'annoseguen- ricevere gravami, non già per cause o
te. Affinchè la scelta procedesse con tutta giudizi in corso; di presentare il i.°gior-
ponderazione e assennatezza, si nomina- no del mese una nota di tulli carcerali i
vano a pochi per volta nelle varie adu- per ordine del consiglio, e dar opera che
nanze del niaggior consiglio. La loro eie- t'ossero spediti al più presto; di formar
zioiie si faceva a principio per due ìiia- processo circa alle denunzie e querele per
/2?, cioè proponendo ad ogni elezione due poi portarle al consiglio; di visitare ogni
candidati tra' quali aveva a decidere a mese le carceri ; di presenlareal consiglio
niaggioranza di sulfragi il gran consiglio; perla conferma tulle le detenzioni ope-
i356 ogni pro[)osto
poi [)er legge del rate da'capi predecessori nell'ultima me-
doveva avere non uno, ma duecompe- tà del loro mese ; di ricordare al consi-
tilori, ed infine occorreva il suffragio in glio tutti i processi in pendenza del mese
4 collegi elettorali, il che dicevasi elet- precedente. Questi 3 capi erano tenuti
io per 4 niani di elezione. 1 decemvi- con leggi e provvedimenti in freno, clie
ri non ricevevano stipendio, non assu- non commettessero Teneva il con-
abusi.
nievanoallia magistratura, non poteva- sigilo de' Dieci le sue adunanze in una
no esser tra loro parenti; quando un sala particolare nel ducale palazzo, non
accusalo fosse stato congiunto di sangue parala a nero, non debolmente e di tetra
d uno di essi, quel decemviro veniva e- luce rischiarata, come immaginarono i
anzi ne' casi gravissimi il consiglio colla nietlevasi ad altro magistrato. Quanto
giunta, tonta, d'altri 20 scelti cittadini poi alle denunzie non sotloscrille, richie
veniva a formarsi di Sy epiìi individui, devasi che consiglieri del doge e capi
i i
a guarentigia della regolarità de'suoi prò dicliiarassero priraa lutti d'accordo, con-
cedimenti. Il consiglio, ogni anno rinno- tener esse materie di stato, ed oggelli
valo, nella i.' adunanza ascoltava la let- d' alta importanza pubblica. Poscia pas-
tura del suo capitolare, e prestava il giu- sando a' voli, tale dichiarazione doveva
• ramento. Per questo ciascun decemviro riportare cinque sesti de'suffiagi del con-
prometteva di provvedere con ogni suo siglio. Ma la querela, sebbene per tahno-
jiolere all'utile e all'onore di Venezia; di du qualificala grave, non inlendevasi per-
fedelmente osservare comandamenti del i ciò accettala, mentre ciò dipendeva da
doge e de'capi scrupolosa segretezza nel-
; una nuova ballottazione in cui avea a ri-
le cose trattale nel consiglioi di non man- portare quattro quinti de' voti. Allora il
care alle sedute; di non permettersi al- segretario la registrava nel libro delle
cun abuso d'autorità; d' astenersi di vo- querele per avviarne il processo. Se le de-
tare una deliberazione in cui avesse pre- nunzie non toccavano la sicurezza dello
so palle; di dar sempre il sudragio se- sialo o de' cittadini, ed erano stimate di
greto; di non brogliare, né favorire l'ara- lieve importanza, si bruciavano. Accetta-
riiissione d'alcuno nel consiglio; di non ta la querela, l'avogadore faceva l'espo-
disporre aibitrariamente de'denari della sizione del caso e leggeva il mandalo d'ar-
cassa del consiglio, di far doni e prov- lesto del reo, o il proclama che lo chia-
visioni ec. Occupato die avevano il doge, mava a presentarsi, se era assente, col-
i suoi cousiglieri, gli avogadoii, i decem- la relativa pena se mancasse. Accettato il
viri e loro capi i posti assegnali, facevasi procedere, mediante i voti di numero le-
avanti il segretario, e cominciava dal leg- gale, altrimenti non procedevasi più ol-
gere le lettere cbeal consiglio fossero stale tre, e venuto il mani della giu-
reo nelle
indirizzale; poscia rendeva conto delle stizia, delegavasi un collegio criminale
querele sottoscritte anonime che fossero composto dell'avogadore, d'un consiglie-
slate presentale peisonaliuenle, trova- re e di due decemviri ad esaminarlo,
le nelle così dette bocche del Leone (nel coir obbligo di presentare il processo fra
[)aluzzo ducale fuoii della porla d'ingres- i5 giorni al più tardi. L'interrogatorio
so alla sala della Bussola, così della per seguiva ordinariameule all'oscuro, alTin-
jtiella di noce intagliala esistente ancora, chè le tenebre ispirassero [liù terrore e
:lie introduce alle stanze già de capi del raccoglimento all' accusato, l'er conce-
;iinsiglio de'Dieci, tuttora si vede un fo- dere l'esame alla luce, richiedevansi cin-
o praticalo nel muro, ove stava una te- que sesti de'voti. Adopeiavasi secondo ii
la marmorea di leone, nella cui bocca costume del tempo la tortura (si praticò
palancala si deponevano le denunzie se- più o meno secondo i tempi fino all'u!-
voL. xci:.
,3o VEN '
VEN
limo sernlo, per consuettulino e prnllca- so il pioce*.?o, tlnvea iiilimnigli I;i con-
Cessò in Venezia prima ancora dell'opoia (I;iiiti;i, ottimo appello alla sua coscienza
del Beccaria, della quPiIe feci paiola nel a [nocedereconregolaiilà e giustizia, dap-
voi. LXXXV, p. 88 e 89. La confessione poiché sopra lui pesava tanta raalleve-
ollennta per In tortura non era valida se ria. Tre processi venivano ordinariameu-
non era confermata 24 oredopocongiu- te Iratlali in ogni seduta del consiglio,
ramento); l'imputato poteva citar testi- essemlo proibito passar ad altro se prima
moni, e questi erano interrogati e fatto non s'era dolo corso al precedente, Que-
lor giurare prima la verità, poi la segre- sti processi si riferivano sempre soltanto
tez/a ; alTaccusato comuiiicavasi esatta- a quelle speciali materie dal maggior con-
mente l'opposizioni risultanti dal prò- sigilo delegate a' Dieci, ed erano: i casi
Ilare i detenuti, né fossero fatti soifrire confraternite delle scuole grandi; il go-
oltre al prescritto da esse, le quali con- verno della cassa speciale del consiglic
mente il processo e recati lutti gli atti ziali disubbidienti agli ordini delgover-
nel consiglio, con diligenza si leggeva- no; i falsatori di gioie e le alterazioni del
colla ad ogmuio di propoire una mino- governo della repubblica. Dalle qual
razione di pena e domandar anche la re- materie era ingiunto severissimamente
visione del processo, la quale potevasi al consiglio di non deviare, né per alcut
domandare scorsi parecchi anni, ma pre- modo oltrepassarle, e quando tentò al-
vio un certo nuu>ero di voli del consiglio, lai gare i suoi poteri, dal maggior consi
Da'giudizi pionunziatida un rettore nel- glio fu richiamato all'ordine e infrenalo
le piovincie, per delegazione del consiglio L'aggiunta di 20 individui domandatf
de' Dieci, poteva a'capi di questo l'ag- dnl consiglio de'Dieci per la congiura Fa
gravato presentare ricorso, e se rifiutato, lier, e divenuta poi di regola, avea au-
al consiglio slesso, che dopo deliberazio- mentalo all'eccesso il suo potere pel ere-
ne richianjava a sé il processo e l' afiì- dito che veniva alle sue deliberazioni
dava ad un avogador di comun per infor- dal concorso di tanti ragguardevoli per-
mazione. In ogni condanna quella che sonaggi. Potevasi ragionevolmente teme
lipoi lava la maggioranza veniva riballot- re di vedereun giorno la repubblica di-
tata 4 volte, e solo allora intendevasi pre- pendere totalmente da quel consesso, e
sa senz'appello e irrevocabilmente. L'a- passare ad una prepotente oligarclva e
vogadorche avea interrogato il reo esle- dominio violento di pochi. A porvi efll'
VEN V E N i3i
cacs riineilio, nel i 329 si ridusse l'ag- pubblica consisteva nella decapitazione o
giunta ai5 individui eletti dal Pregadi o con appendere il reo alle finestre del
settato, e approvati dal maggior consi- palazzo o fra le due colonne della Piaz-
glio ; nel I 582 si fece ces'iaie col rifiuto zetta; tal volta, ne'piìi orrendi delitti, il reo
de'voti nell'elezione, e cadde alfallo nel veniva condotto con infamia lungo il Ca-
i583. Il consiglio de'Dieci, non gui per nal grande, frustato e arrotato. La segre-
le sue crudeltà, ma per la sua potenza fa- ta sempre si eseguiva eziandio in conse-
cendo ombra a buon numero di nobili, guenza di regolare processo e solo ad
mal volentieri tollerandone il freno, nel oggetto o di sottrarre dall' ignontinia
iGaqenel 1761 gli sollevarono contro qualche illustre casato , o per non dar
tanta tempesta, die per poco non ne ri- troppo nell'occhio al popolo. Che anco
U'ase del tutto abbattuto. Accusalo con talvolta per la stessa ragione si annegas-
tutta la veemenza dell'odio, si sindaca- sero, è vero: l'ultimo annegato fu un ve-
rono tutte le sue scritture, e nefuris(d- Murano nel secolo scorso; però
triere di
tato il trionfo del consiglio, uscendo in- accrebbe numero l'atterrita immagina-
il
co*/!(/»c, le quali ultime comprendeva- in principio erano nel palazzo ducale su-
no le chiese e i monasteri. Il vendico sto- periori e inferiori, e delle Piornhi e Poz-
rico dopo esposta la giustizia del consi- zi, rileva il prof. R.omanin, che s'erano
glio de Dieci, la coscienza che metteva ne' orride, non certo quanto cjuelle d' altri
suoi procedimenti, la pietà e religione paesi (come nel descriverle notai anch'io
con cui esprimeva i suoi decreti, e per- nel § II, n. 2), che tion pensando al pro-
ciò non poteva essere il tribunale di fatti prio passato, cercano solo in Venezia le
esecrandi come alcuno lo calunniò, passa atrocità! Gli stessi capi de' Dieci le visi-
ad esaminare quali fossero castighi e le i tavano ogni mese; i prigioni uscivano ne'
pene che inlliggeva; rammentando, che corridoi a pochi per volta, mentre custo- i
vendetta quasi della legge sul colpevo- ordinariamente non portavano catene;
le. Tali pene de' decemviri erano: l'am- fu pensato assai per tempo a separare i
mende pecuniarie unite alla punizione carcerati per debiti, da'ladri e dagli oujì-
corporale; il bando, il quale veniva pro- cidi : furono perfino istituiti gli avvocati
clamato con facoltà di uccidere il colpe- de'carcerati coU'obbligo di visitarli nelle
vole che si fosse lasciato trovar fuori del loro prigioni, ascoltarne le lagnanze, pe-
<uo confinamento; il carcere a tempo o rorarne la causa. I cos'ai detti Pozzi, do-
in vita; la galera; la mulilazione di (jual- po la costruzione delle nuove carceri dal-
cìie membro, lo strappamento degli oc- l'altra parte del canale (che descrissi nel
:lii o della lingua ec. ; la morte o in § XII, 11. 2), e il trasporto colà fatto di
ipubblicoo segreta, più o menu truce. La tutti i carcerali del palazzo ducale, furo-
i32 VEN V E N
no poco usali. Al carler della repnl)bli- della prudenza e de'generosi servigi resi
ca non vi fu trovato nessuno. Il dalma- dal Gradenigo alla patria. Con queste
ta, di cui tanto a quel tein|)o si parlò, e paroleil cav.Cicognacompie le sue biogra-
ch'era sano e rubizzo, era stalo, non ne' fìe XLYIII dogi di Venezia, di
de' primi
Pozzi, mane Piombi. Così attesta il fu cui ampiamente profittai. Magnifico elo-
consigliere Giovanni Rossi, gran racco- gio rese al Gradenigo anco il Moschini,
glitore di cose minute de*
patrie, nelle nel suo Compendio della Storia T^eiie-
suoi cento e più volumi òe.' Costumi l'e- ziana, che tengo presente nella compi-
nczìani presso ilcav. E. Cicogna. Egli a- lazione di questo §. Egli dice : L' epoca
vea conosciuto gli ultimi inquisitori di più feconda di fatti per la repubblica, fu
slato, gli ultimi membri del consiglio de' il ducato dell'accorto Pietro Gradenigo.
Dieci, e con loro s'era intrattenuto lun- Egli seppe condurre le cose in modo, che
gamente su questo argomento dopo ca- fossero tolti alla patria i pericoli de'ilan-
duta la repubblica, e quando que'genti- ni, che le potevano accadere pe' diritti, i
il Piomanin, pe' suoi studi fatti intorno verno, cioè quella foggia di reggimento
al consiglio de'Dieci dal 1 848 al iBSa. politico per la cpiale esclusivamente go-
« Dalle quali cose tutte fin qui dette cir- vernano i nobili. Egli più volte condus-
ca al decemvisale consiglio, al suo pro- se le venete armi alla vittoria; potè con
cedere , alle pene risulta
carceri , alle , suo onore cessare la guerra che la ve-
che la giustizia era amministrata legal- neta repubblica avea da sì lungo tempo
tcente, regolarmente, ma era giustizia contro i genovesi, ad onta che questi a-
tremenda che il segreto avvolgeva il
; vessero portato gran danno a quella ne'
maggior numero delle sue azioni, e per- combattimenti. Egli atterrì l'imperatore
ciò apparivano aibitiarie, imperscruta- greco, il quale nel vedersi rovinare le sue
bili: ma caduto una volta il velo, meglio terre dalle truppe veneziane, pagò le som-
conosciute le norme che a quel tribuna- me di denaro, che avute non voleva re-
le presedevano, convien confessare, che il stituire; ed ottenne, che i padovani, i
consiglio de' Dieci e gì' inquisitori di sta- quali imbelli osservavano la distruzione
to erano di gran lunga migliori della lor che i veneti facevano de' loro ripari a*
fama ". — Dopo che la congiura di Tie- confini, mostrassero ch'erano divenuti
polo ebbe rassodata la veneziana aristo- impotenti contro la veneta grandezza.
crazia, poco dopo il doge Gradcnigo mo- Egli finalmente ruppe le congiurale tra-
nella chiesa di s. Cipriano di Murano civili cose della patria, e diede la prima
(ma non gli furono fatti i soliti fune- vita al consiglio de'Dieci, il (piale ella tan-
rali de' principi, sì perchè era scomuni- te volle sperimentò sì vantaggioso, che
cato da Clemente V, e sì ancora per es- sempre lo mantenne contro gli stessi più
sere odiato dal popolo di cui si temeva vivi teutamenti di coloro, che ne getnea-
qualche sollevazione, con oltraggi al suo no del freno. Cosili nome di Pietro Gra-
cadavere). Sotto questo primo legislatore denigodurerà in ogni tempo tra'più chia-
dello sialo fu regolata la forma dell'in- ri de'dogi veneziani. Ma il prof. Pioma-
quisizione del s. Olhzio; innocuo all' au- nin nel narrare, ch'egli lasciò la repub-
torità del principato, e nuovo testimonio blica ancora abitata dalle maccliinazio-
V E N V E N rJ3
ni tlel Tiepolo, cessata ap|jeiia la costo- me martire della libertà ne' tempi della
bissima guerra di Ferrara, oon levala pei' democrazia, la quale lo considerò pro-
anco la scomunica, le vertenze con Pa- tellore de'diritti del popolo, e quello che
ddva non composte, interrotti commer- i alle usurpazioni de'nobili voleva impor-
ci, Zara ribellata la tomba senza epi- , re salutevole freno e ricondurre le cose
tallio, sentenzia: Piimprovero abbastan- forme popolari: osserva il prof.
all'antiche
za pariante del suo governo. L'indole di Romanin che però le pratiche da lui
,
la parte detta Arsenale nuovo, oltre la quale scopo egli non rifuggì perfino dal-
fubbiica delle gomene. Operoso e attento, l'iniquo pensiero d' allettare i poveri e
procacciò alla repubblica vantaggi com- gli sfaccendati colla promessa di partire
merciali precipuamente co' trattali con- Ira essi il bene del comune, di eccitar le
clusi con Adria e co' veronesi, col re di fazioni alla guerra civile, chiamando g/ii-
Armenia e con Cipro che peli.° negoziò; hcllini quelli che doge erano, guelfi
col
né lasciò il commercio co'saraceni e col- \ suoi (oh! lo strazio che fu fatto di tali
1 Egitto, per cui il trevigiano Papa Be- vocaboli): poi ritiratosi a Treviso si unì a
nedetto XI (in Venezia era stato maestro tutti i fuorusciti ed a nizzardo da Camino
de'figli del cav. Quirini, indi vestito l'a- per conseguire col mezzo loro l'agognata
bito domenicano in ss. Gio. e Paolo, ove comefaltoavea-
signoria della sua patria,
tlivenuto maestro generale dell'ordine uo appunto Da Camino a Treviso,
i i
tenne il capitolo generale) con nuova bol- Carrara a Padova, gli vScaligeri a Vero-
la [iroibì la vendita d'arnu e legnami a- na. Tutte le sue azioni appariscono di-
gì' infedeli. A suo tenipo Venezia fu ral- rette a questo scopo: le cronache più ac-
legrala pel ricevimento dell' infante Pie- cieilitale e che mss. e per uso privato non
tio Hglio di Dionigi re di Portogallo, per andavano soggetle alla censura del go-
ri»litu/ione della iegata(uel i 3oo odopo: verno, convengono nel riconoscere in lui
allri riliti dano la i
.'
regata al i 3 i 5e la di- l'uomo d'una eccessiva ambizione, il sov-
Cono eseguita a' o geiinaio),ed a lui si at-
i vertitore degli ordini di sua patria, Wira-
lril)iiisce l'uruamento magniljco del Bu- dilnre. Di questo uomo turbolento dal
cintoro. Quanto a B.ijninonle, che cogli 1828 non ne trova più memoria, e
se
ambiziosi suoi disegni di rovesciare il go- pare probabile che sia morto per mano
verno repubblicano onde costituirsi capo di qualche segreto incaricato. La demo-
dello stato condannato , e infamalo col crazia del gli aveva decretato un
1
7<)7
nome di Cruilitorr dalia re[)iil)bln;a ari- monumento, e un elogio, del quale l' in-
I
slocialica, e riguardato sovvertitore de- carico era stato dato all'ab, Tentori lo
sili ordini esislenli, un tiranno; tultavol- storico di Venezia. Egli fu anche auto-
Ij fu alzato u cielo e rappreseutato co- rizzalo a cercar memorie nelle Se^rele:
j34 V e n YEN
rna, savio com'era, egli si valse di quel Bajamonte. Succedevano però
fellonia di
permesso per riunire e copiare tulli do- i allora grandi rivolgimenti in Italia, es-
cumcnli che neh 798 diede a stampa nei sendo sfrenate le fazioni, per la lonta-
due ben noli volunu sulla caduta della nanza del Papa stabilitosi in Avignone,
repubblica di Venezia, di cui dirò alquan- e molti signorotti erano inlenti a tiran-
te parole a suo luogo, verso il fine del neggiare la patria togliendo la libertà a'
per la sua singoiar pietà e divozione, più no, solo esservi tuttavia qualche ditTe-
facilmente riuscirebbe a far dal PapaCle- renza col Papa, ma sperarsi tra poco ri-
nienle V liberare la lepubblica dalia sco- conciliazione ; quanto poi a'servigi igno-
munica da cui era .incora allacciala. E- rare quali fossero, ma se esistessero ob-
gli era già stato auibascialore a Roma nel blighi a cui i veneziani fossero tenuti,
novembre i3o3 a Cenedello Xi, poi al- non vi mancherebbero. Tutti i deputali
l'imperatore Enrico VII alla sua venula delle città italiane giurarono fedeltà al-
in Italia : inulihnenle si scusò adducendo l'imperatore, fuorché i genovesi e i ve-
lesue abituali infermila. Dice il eh. Fran- neziani, allegando molte ragioni, ben-
cesco Cadi suo biogiafo, la [lietà e l'a- ché nel resto lo riconoscessero a sovrano.
more della religione nobilitarono (jueslo A' 5 ottobre i3i i Enrico Vii da Cre-
doge, le cui virtù ancor vivente gli ave- mona scrisse al doge Zorzi, invitandolo
vano meritalo soprannome di Santo.
il a mandare onorevole deputazione alla
IN'ulla d'importante avvenne ne! brevis- sua coronazione a Roma, al che furono
simo giro del suo principato, il (|uale ap- eletti 4 individui, e concedendo facoltà
pena durò IO n)esi e 2 giorni. Si trova- all'imperatore d'assoldare fino a i4oo
va la repubblica in piena pace, e si teu- balestrieri in Venezia, ov'erano numero-
ne a dovere Zara che sembava nuova- si ed esperti pe' bersagli istituiti dal Gra-
mente volersi ribellare. In Venezia ogni denigo coll'obbligo a lutti i cittadini di
cosa ormai tornava io quiete, mercè il esercilarvisi. Enrico VII fu coronato in
rigore salutarmente usalo nel punir la Roma a' 29 giugno 1012 da' cardinali
-
VE N YEN i3T;
legali destinali da Clemente V a roppre- lamento con lettere a vari principi. Mai
seiitailo, nella basilica Lateiunense [)er- più lauto (juanto sotto il di lui reggi
chè la Vaticana era occupata dalle genti uieuto fu lu città così abbondevolmente
ili Roberto di Sicilia capoparte guelio. fornita di provvigioni, ed abbassalo il
Mentre pei- Zara e pei- l'iDsorta Dalma- prezzo delle derrate ; di che quanto il po-
zia si guerreggiava, 1' ottimo duge toc- polo si rallegrasse non è a dire. Si calco-
cando l'unncj 8i.°, sentendosi avvicinar la che la popolazione allora ascese olire
la fine de' suoi giorni, testò disponendo i 200,000. Numerose fimiglie venneio
l'istituzioned'un convento pe' doniem- di Lucca, come nulai nel g X, n. 32, u
cani, e presso al (uedesimo un ospeda- porre stanza in Venezia, seco traendo
le per oifani abbandonati d'ambo sessi, i grandi ricchezze e copia d'artefici, pe' la-
con laute dotazioni ; onde poi sursero vori delle sete a' (jtiuli gran perfeziona-
con)piti nel i 3 i
7 i nobili ediflzi della cliie- mento portarono con utilità somma del-
sa e convento di s. Domenico, e dell' o- la città. E ci venne come oratore ile'Po-
gro in volto e squallido, allo della per- scomunica lanciala contro Venezia per la
sona, sperimentalo poc'anzi ne' più ar- narrata occupazione di Ferrara; e tosto
dui maneggi dello stalo, specialmente in andarono a lui ambasciatoriOiovanni Ze-
que'per Ferrara col Papa, e ne'civili per no, Delfio Delfino e Pietro Quirini ili."
la congiura di Biijamonte, e nelle più ar- aprile. La bulla d'assoluzione restituì i
dile imprese militari, reso celebre dal- veneziani nel possesso de'loro tlirilli, pri-
l' espiignuzioiie di Teodosia o Gaffa sul vilegi e libertà, imtuunilà, feudi e quan-
mar Nero, ove di grandi ricchezze spo- to tenevano in Ferrara e nel suo terri-
gliò genovesi ; combattè poi contro i
i torio ; confermò gli antichi trattali tra'
padovani, e fmalmente come il padre ferraresi e la repubblica, ritornò il vis-
suo procuratore Marco de Sttpra di s. domino veneziano in Ferrara, riaprì i
Marco, procuratori de Citra erano quel- mercanti veneti non potessero condurre
li di (|ua del Canale, e procuratori dt loro merci in Lombardia se non pel Po,
( lira, cioè di là, dicevansi «juelli depu- al fine d'avvantaggiarne Io stato pontifi-
tali per le tutele e le coiumissarie lascia- cio. Si rinnovò altieri il compromesso col
le da' tolalori). Djl tulli fu salulato il Papa circa alla (p.ieslione dell' Istria an-
v;doiObO, il prudente, il felice; e il di lui cor vertenle col patriarca d' Aquileia ;
aieaiuritbili. Diede uuuuuzio del suo csal- ia di Clemcutc 1\ , che iicsiuu legalo pò-
-
di Ferrala, per opera de' due ledali Ar- i^abbiali, i^iìi rnandata in dono al doge da
me) ile V promise che veneziani non i gaio un leoncino a Can Graudedella Sca-
sarebbero in avvenire più scomtniicati la signore di Verona. Il commercio fu
né censurati da'romani I*ontefici. E qui dilatato in varie parli ; si fecero diverse
the dipoi avendo Giovanni
dirr), XXII leggi per la sicurezza, la salute e la mo-
scomunicalo Ferrara, per essersi tlala a rale pubblica, e si aggiunsero a Signori
Rinaldo e Obizzo d'Este, la repubblica di notte, anche i Capo sentieri. Il doge
sospese con essa ogni relazione, né ri- sostenne Cai raresi contro
i gli Scaligeri, e
stabilì lapace se non nel i33i, quanrio gli uni e gli altri contro la preponderan-
idue Estensi e Nicolò riconciliatisi col za de' Visconti signori di Milano, reggeu-
Papa ottennero la bolla del vicariato di do la bilancia d'im certo equilibrio fra
questa città. Ma prospere nientemeno que' potenti. Al riferire del tlinaldi, pa-
andarono le cose al di fuori. Iiuperocchè re che i veneziani si studiassero occupa-
Zara, ch'erasi data al re d'Ungheria Car- re alcun luogo dello stato ecclesiastico,
lo I Roberto, si riebbe per illustre vitto- onde furono minacciati da Giovanni
ria, ed anche si ricuperarono colle armi XXII. JXon senza qualche grave disgra-
Traù, S[)alalio e Sebenico, e del pari si zia stette però la città •.
per fortuito in-
ricovròo meglio custodì ^egroponte.Ma cendio arse nel 1 3 18 il fondaco de' Te-
di più una poderosa squadra si mandò deschi, onde que' loro alberghi e le ric-
contro i liguri, la quale presso a Costan- che merci ivi deposte il fuoco si divorò,
linopoli sconQsse nemico da cui il gre- il Anche ripullulò il sempre funesto albero
co imperatore Andronico II era messo della livoluzione, troncalo già in Baja-
alle strette. Anche si mandò aiuto a' monte bisognò strapparne le radici nel
:
padovani per difenderli da'veronesi. 01- anno di questo dogado, che ven-
l'ultimo
tre a 16 anni Soranzo governò la repub- ne funestato dal pubblico supplizio che
blica saggiamente sebben quasi giuuges- subirono Jacopo Quirini e Jacopo e Ma-
se a toccar il luslroi8.°; e la città no- rino Barozzi capi di congiura. Il giorno
bilitò col fondarvi le pubbliche abitazio- ultimo di dicembre iSsB fu quello in
ni pe' procuratori di s. IMarco; erigere cui venerando padre della patria, già
il
di nuovo le due logge del palazzo duca- ridotto a decrepitezza, tra il compianto
le verso il Molo, sopra le quali poi, ael generale, pagò il tributo alla natura; e
1 340, si decretò di fabbricare la sala del fu deposto in s. Marco oell'urna marmo-
maggiorconsiglio; e col disporre l'ingrao- rea eli 'è nella cappella del Baltisterio, in-
dimento dell'Arsenale: che anzi lui du- dicalo soltaulo dal suo stemma che vi è
cando, secondo il Cadì e il Mulinelli, la
[.""
scolpito. Durante la vacanza del ducato,
(forsedellepiùsolenni, poiché di sopra ri- narra il Uomanin nella sua coscienziosa
marcai più antica rorigine)fecesi delle poi Storia documentata di P'cnezia, regge-
sì famose regale per festeggiar l'arrivo ia vano le cose della repubblica i consiglie-
Venezia della regina di Sicilia figlia del ri,che cominciavano le loro lettere colle
duca di Chiarenza e nuora del re Ro- parole Consiliarii Rcctores Fcnct.,es\:
berlo. Si lieti avvenimenti verificarono gillavano col sigillo del consigliere anzia-
fausti presagi formali già dal popolo
i
110, giacché appenq morto il doge spez-
V E N V E N i37
zavano l'anello piccolo con cui sigilla- poi gli elettori colle solile formalità per
vaiisi le bollette e il grande che serviva r elezione del nuovo doge, il gastaldo
per le lettere. Anche salinari! di Chiog- i Adamo giuròpubblicamente in nomedei
gii), de'quali e del sale parlai nel §XVI1I, popolo di riconoscere e avere per doge
ij. 23, trasmettevano i loro ilue sigilli quello che verrebbe pubblicato; fecesi
d'argento a'consiglieri ; il maggiore, che gridare ninno osasse in tale circostanza,
rappresentava il doge in cattedra, con come con barbaro costume erasi prati-
corona in capo e col vessillo in Diano, cato in addietro, correre a dare il sacco
avendo interno l' iscrizione Sigilliun Sa- alle case. — Francesco Dandolo LII
lìs Coinmuni.'! Fenet.^ fra la quale e la {[- doge. Fu pubblicato a' 4 gennaio i32C),
gura del doge leggevasi il nome di que- quello stesso che soprannominato Cano
sto, veniva tosto distrutto ; il piccolo, che era slato ambasciatore a Clemente V per
non portava se non l' immagine del doge l'assoluzione dalla scomunica; anzi dicȓ
e le parole Bulletta Salis, custodi vasi il Moschini, in premio d'aver ottenuto
dal consigliere anziano e poi dal doge la cessazione del funesto interdetto sca-
eletto lino a che fosse fatto il nuovo, si- gliato a' veneti per aver protetto gli E-
gillando intanto i salinarii col sigillo di Ecco il ceremoniale di sua assun-
steiisi.
l'osse d'allora in poi non di lire 4ooo, ma ina egli entrando prima in chiesa, e pro-
di lire 0200, da pagarsi triinestralmen- stralo dinanzi 1' altare vi ricevette dal
rciigo o concione, neppure per le cose giuramento. Usci poi di chiesa, seguilo
spellanti alla chiesa di s. ÌMarco, benché dalla turba, portando in mano il vessil-
avere per decoro vasi d'argento del va- del palazzo giurò innanzi al consiglie-
lore di 6o lire de' grossi (6oo zecchun); re anziano 1' osservanza della sua Fro-
avesse 25 servitori cui darebbe due ve- inissione. Indi presentatosi al pogginolo,
stili l'anno; prendesse per le spese ne- parlò popolo, promettendo giustizia,
al
cessarieun mutuo di lire 3ooo dal Co- abbondanza, di curar l'onore della re-
njune tra 5 giorni dalla sua assunzione pubblica e d'esser benigno a chi operas-
al dogado, e deterrainossi il modo della se bene. Passò quindi, secondo il cere-
restituzione per rate ( cnorendo fra due moniale, con grande accompagnamento
si ascende al palazzo del
nella sala da cui
anni, il denaro ricevuto non veniva re-
stituito; se moriva nel 3.° anno si dovea- gran consiglio; seilè alcuni istanti nella
no restituire solo looo lire, se nel 4- cattedra, indi entrò nella sala de'Siguori
rate annue, come avrebbe dovulo fare salì infine alle sue camere. Die poi, giu-
volte a sempre pili restringere l'autorità cioè quel fanciullo che nell'elezione avea
palle, e discorso di sopra. An-
e poteri del principe. Si decretò pure
i
estratto le
rono medesimi
i
consiglieri a levarla nel bili dal governo, aflìdando una perico-
Bucintoro e con gran seguilo di barche. Iosa autorità a'Carrara, che destramente
arrivala alla piazza^ ivi discese ed entrò aveano saputo acquistarsene il favore, l
per la porta ojaggiore della basilica di veneziani erano stati fin allora or media-
de' Signori di notte, sedè sul trono. I lenti alla propria difesa e a raccoglie-
consiglieri allora partirono, e la doga- re i vantaggi olferli dall'occasione. Ai-
ressa rimasta colle sue dame ascese alle la formidabile potenza di iMastino della
sue stanze nel piano superiore. Secondo Sc.da, precipuamente per le saline da lui
il costume, già accennato superiormen- slabdite a Buvolenta, vicino alle Lagune,
te, die pranzo solenne, con invito di lui- convenne dichiarar guerra, ad onta che
le le arti, le quali erano già comparse era avversala dal doge e da quelli che
a festeggiar il lieto avvenimento quali consideravano la repubblica non avere
a cavallo e quali a piedi variamente ve- forze bastanti per la sua condizione ler-
stite. Finite le feste, tutti i cittadini, se- restre, supplendovi col proprio coraggio
condo il solilo, vennero cliiamali al giù- e colle alleanze, oltre gli aiuti di graa
rainento di fedeltà, e si mandò per que- numero d'uomini pratici delle cose mi-
st'oggelto nel dogado da Grado a Capo- litari, accorsi a Venezia d'oltre Alpe, e
dargine ed anco fino a Veglia, dando a degli esuli cacciati dagli Scaligeri. Il doge
ciascuna terra un vessillo di s. Mirco, die il vessillo di s, ìMarco e il comando
Tal fu la fama della giustizia e sapienza dell'esercito a Pietro Rossi de'signori di
della repubblica nel reggimento di que- Parma, stimato il più compito cavalie-
sto doge presso agli esteri, che si nove- re d'Italia. Adunque la repubblica, fatta
rarono fino a 60 ambasciatori da prin- lega co'fiorentini, guerreggiò cogli Scali-
cipi e da comunità conlemporaneamen- gerì divenuti ormai signori di Verona,
te spediti a Venezia per eiiiedere il giù- Vicenza, Padova, Belluno, Fellre, Ce-
dizio del senato. Anche di gloria nuli- ueda, Brescia, Parioa, Lucca ed altri luo-
tare largo acquisto si fece. Si combattè gbi; i quali aspirando all' universale do-
sotto Pera co' genovesi, e presi loro 34 minio in Italia, mentre ogni mezzo stu*
legni e più che 1000 uomini, si forzò diavano anzi tutto di menomar la vene-
la città a patteggiar in denaro alla peg- ziana potenza, finirono in vece col farla
gio. Si combattè contro il patriarca d'A- crescere, ad essa aprendo la via alle eoa-
quileia, Torriani, per l'Istria, ed ebbesi quiste nella terraferma. Imperocché, ca-
nel i33i la città di Pola. Intanto Pa- doto prigione de'generali veneziani Al-
dova avea saputo profittare de' 5o anni berlo della Scala governatore di Padova,
corsi dalla caduta della crudele casa da e proseguendo quelli con fortunato sue-
Romano, per far prosperare il suo com- cesso l' impresa in tutta la Marca Trevi-
V E N V E N 1 j.)
feudei e quel punlo eSl remoclelleLnguiie. che cacciò i turchi dall' Arcipelagn, ne
Ma il più ragLjuaiilevole avvenimeiilo ai se i legni e depredò le coste marine
del dogado di Dandolo si fu il .° appa- i dell' Anatolia, restituendo la libertà a
rire de' Turchi in l:^uropa, co' quali do- molli schiavi e togliendo impacci al com-
vea in appresso la repubblica sì soven- mercio. iSell'ail'ionlare gli oltoniiuii, la
sti in cui stranamente la pontificia resi- tenevano nelle loro terre eretici e scisma-
denza era trasportala oUremonte, fuori tici, giacché pe' loro commerci ospita-
del luogo suo naturale j tempi delle san- i vano qualunque popolo. Avvenimenti
guinose invasioni degl'inglesi nella Fran- domestici sotto il dugado del Daiulolo
cia per le pretensioni de'loro re a quella si notano, l'assegnazione fatta nel i3?.r)
tro i 3Iori, arabi e Saraceni sul pro- Pielro e Paolo [le' marinari. Nel i337
prio suolo; ieW Ilalia piti che mai di- fu costrutto a s. Harnaba il (irimo ponte
visa, sminuzzata, con principi unicamen- di pietra. IMoiì l'onoralissimo tlo^e Dan-
te cupidi a ingrandire la pro[)ria signo- dolo 3i ottobre i339, ed ebbe Ncpol-
a'
ria, anziché pensare a grandi e generose tura nel capitolo ili s. Maria Gloriosa ile'
imprese. Il Papa Giovanni XXII volle Erari, il cui monumento di stile archia-
nuovo eccitare la cristianità ad altra cuto fu poi trasferito nel chio>lro del se-
di
crociala pel liconquisto di 'lena Santa, minario patriarcale ove ora si vede. —
e ne invitò pure i veneziani a prendervi Bartolomeo Gradenigo Lllfdoge. llac-
parie, che poi svanì per sua morte, e pel- coltisi, come al solito, 5 correttori del- i
ciarono la gran lolla, che renderà per siglio; che non potesse rispoiid,;ii; ad al-
sempre nella storia memorabile la re^ cuno in cose concernenti lo sialo, senza
pubblica di Venezia. Nell'articolo Tur- prima consultare consiglieri; che nel- i
meo Gradenigo d'anni 76, uomo libera- foiuiidabili e la repubblica avea a fre-
lo, mansueto, pio e generalmente amato, narne l'impeto a coniane vantaggio; non
clie da 6 anni era insignito della dignità parergli conveniente scrivere a'genove-
(li procuratore di s. Marco r/t' Siipra. Il si e del resto gradire privilegi die vo-
; i
hreve suo reggimento poco lasciò di me- lesse concedere a' veneziani. Nel i34*
inorabile a' posteri. Il principio del suo si rinnovò il trattato di tregua con Gio-
governo fu conlrassegrutlo da una delle vanni I Paleologo imperatore di Costan-
più terribili inondfizioni che mai afflig- linopoli, la condizione del suo impero
gesserò Venezia, minacciata a' i5 feb- era divenuta miserabile, soprattutto an-
braio 1 34o d'essere all'iotutto sommer- gustiato da' turchi che andavano avan-
sa ; onde la sua salvazione si attribuì al- zando in Europa, avendo 1' imperatore
l'intercessione di s. Marco, s. Nicolò e impegnato per 3o,ooo ducati d' oro le
s. Giorgio. Si racconta (da molte crona- sue gioie a' veneziani. Questi e i geno-
che e dal Rinaldi) che questi santi, en- vesi, allora amici, esercitavano nell'im-
tr;iti nella barchetta d'un povero pesca- pero greco gran influenza e tutto il coni'
tore, si facessero condm-re, non ostante mercio era in loro mani, per cui a re»
l'imperversare dell'onde, all' isola di san gi)iarlo segnarono tra loro un trattato
Giorgio; ove il santo di questo nome nel iZ^i. Un'altra ribellione suscitata
discese; poi a san Nicolò del Lido, ove in Candia, tosto domata, ed una grande
sbarcò il secondo; in finealla piazza gran- carestia che afflisse Venezia, questo doge
de, ove prendendo terra s. Marco, lasciò già nel principio sì caro resero dispre-
al pescatore un anello con ordine di to- gialo e inviso sulla fine del suo princi-
sto recarlo al doge, cui dovea raccontar palo, scrive CaHl, la (piale avvenne a' 24
(juanlo avea veduto e operato, e come o 28 dicembre i342. Ebbe sepoltura
que'3 santi aveano fatto sommergere nell' atrio della basilica Marciana. Sol-
una barca di maligni spiriti che prepa- to il di lui reggimento, cioè nel i 34o, si
lavano la rovina di Venezia. Tale pia decretò la erezione della sala del oiag-
legi^enda vedesi rappresentata in due ma- gior consiglio, il che fu male attribuito
godici dipinti, unodelGiorgionecolla blu- da parecchi scrittori al ducalo di Marino
j asca, l'altro, col pescatore che presenta Faliero. — Andrea Dandolo LlVdoge.
al doge l'anello ricevuto da s. Marco, di 11 suo biografo Veludo e il prof. Roma-
Paris Bordone, già rapito nel 1
797 e [)or- om lo celebrano primo storiografo delle
tato a Parigi; quindi ritornato a Venezia, cose veneziane, ed il i ."che fra' nobili ve-
venne coll'allrodelGiorgione posto nella ne(i ricevesse la laurea dottorale oell'u-
sala deir accademia delle belle arti e ; niversilà di Padova^ ove per qualche
(Ile per lungo tempo motivo ad una festa tempo fu professor di legge (non lo tre-
ciimmemoraliva in quel giorno. Tanto vo per tale nella Storia dello Studio
era divenuta grande
f.ma della re- la di Padova del cav. Colle), nipote de-
pnbblica, che Odoardo MI re d'Ioghi! gnissimo del celebre doge Enrico, per
terra, in guerra con Filippo VI redi
detto Cortes/^ o con/e
le |)ersonali virili
Francia, a lei si rivolse per aiuti di 4o di Finii; già procuratore di s. Marco,
g'iee, o almeno .si tenesse neutrale e vi podestà di Trieste ov'ebbe in feudo dal
inducesse pure quella di Genova, promet- vescovo la città di Siparo, stato propo-
lendo grandi privilegi e vantaggi com- sto a doge nell'elezione del predecesso,
«neiciali. Rispose doge: dolersi della ni-
il re, lui rifiutante, ad onta della giova-
mici?iade'duere,come dannosa a tutta uile
la età, e sebbene questa di 33 o 36
V E N VEN 141
mini allora foiiiiasse ostacolo, laiitn era lificia, fu ascritto alla nobillà veneta, al-
l'opinione di che in ogni scrutinio
lui, la cui repubblica Clemeote VI avea con-
riportiintlo la maggioranza tle' sufFiagi, cesso con bolla per tre anni le decinte
fu uopo al fine approvarne l'elezione ai ecclesiastiche allo scopo di conliiuiare ;i
4 gennaio i343 [more vciielp S-p ). i tutelare i mari e la cristianità dal co-
Appena giunto al dogailo ebbe la soci- mune nemico. Egli è |)er questo che il
di^f.izione di vedere ellettuala la lega, successore Innocenzo VI, piti tardi or-
già in addietro divisata, tra Venezia, dinò a' collegali di tenere nel porlo di
Papa Clemeote VI, il re di Cipro, i ge- Smirne le galee prescritte dal predeces-
novesi e il gran maestro di Piodi, per fi e* sore. Ottennero altresì veneziani, col i
uare l'oguor crescente orgogliosa poten- mezzo di Maiin Falier e Andrea Corner,
fisse totalmente i turchi assediauli Ne- console Pietro Giustiniani. Ebbero uoii
groponle. Passò poi la flotta veneta ad poca parte allo scioglimento dell.» lega
assediare Smirne, con quella de' colle- contro i turchi due avvenimenti con-
gali : espugnata nel giorno tic' ss. Simo- temporanei a quella spedizione, cioe la
ne e Giuda del 343, bruciarono la tur-
i
Dalmazia e le cose di
ribellione della
ca e l'arsenale. Dice lo Stella negli /J/i' Crimea. La Dalmazia ancora nou po-
nali di Genova, che Smirne fu pre«a teva acquetarsi al dominio veneto, mos-
da 4 g*dee pontificie, 6 veneziane e 5 sa specialmente dalle suggestioni della
genovesi. Allora Clemente VI scrisse per vicina Ungheria. Avea avuto in princi-
tal vittoria lettera gratulatoria al doge, pio rettori annui, che poi divennero sta-
e prolungando la lega ordinò che un nu- bili; i dalmati li cacciarono più volle o
mero di galee degli alleati dovessero nel si misero sotto la protezione del re di
porlo e in que'mari incrociare, per im- Ungheria; sottomessi di miovo a' vene-
pedire al debellato Umurberg musid- ziani, perdcrono il diritto d'eleggersi il
mentre Zeno andava a incendiare le navi ria, il quale curò di tenerli vivi nell'ir-
requieta Zara; onde la repubblica inviò
nemiche, che rendevano impraticabile
porlo, ed zo-
l'Arcipelago, trovandosi col legalo delle IO galee a chiuderne il i
ziale, il quiilo fu poi ogni mino solen- rono le relazioni con Zanibek, e rinno-
nizzato nella festa del santo. 1 veneziani vati gli antichi privilegi, ricominciaro-
racldoppiantlo gli sforzi per irapadronirsi no il loro Iraflico alla Tana. Essendo or-
di Zara, vinti gli unglieri in fortisiinia mai imminente fra le due repubbliche
battaglia, tornali essi col re alle loro ler- la guerra, tuttavia restò sospesa da gra-
le, la città costretta dalla fame si arrese vi sciagure che colpirono Venezia nel
a' veneti, dicesi per la y.^ volta, e il sa- i347- A' 7,5 gennaio, festa della Con-
grifìzio di sua indipendenza fu compili- versione di s. Paolo, nel dopo pranzo
lo. Nella capitolazione dichiararono i cominciò terribilmente a tremar la ter-
zaralini, che la loro città e il distretto ra, scosse ripetutesi per ben i5 giorni.
da tempo antichissimo appartenevano Caddero case e campanili, le campane
aldominio di Venezia, annullando ogni dis. Marco stranamente suonantlo; l'ac-
patto fatto nel soltoinellersi ad altri, que del maggior canale ali' improvviso
sollomellendosi nuovamente alla giuris- ritiratesi, lasciarono per alcun istante
dizione veneta cimi mero et inixlo ini- asciutto il lelto. Lo spavento fu gene-
pcrio. Le fortezze si demolirono, nella rale e grande, s' invocò la divina inise-
città fu posto presidio, con IMarco Giu- ricorilia. Il piti de'citladini fuggirono
stiniani per conte e capitano. Questa nel vicino continente, poiché credevano
guerra costò considerahili somme. Quan- la loro città inabissarsi (]uasi a un trat-
to alla Crimea, il suo f>orto principale to, per gli abbattuti edilizi, e per molti
di Soldania, luogo di vivis-.imo commer- altri miseramente scossi. Il terrore ne
cio era stalo a' veneziani fin dal secolo lasciò la memoria col proverbio con cui
!X li I, (Ini (juale attirati i genovesi comin- si ricorda detto giorno, chiamalo y.Prto/o
ciarono a frequentai la e vi piantarono de lerreiuoli. Appena ripopolata Vene-
stabilimenti, che disliulli nella guerra zia dopo lo spaventoso llagello, altro più
del 1296, dopo la pace poterono rista- desolante sopravvenne nel rieclinar del
bilire, massime in Caifa l'antica Teodo» ]347 e imperversò nel 1 348 con fiera
sia. Nacque poscia gara tra' veneziani e pestilenza, la quale in 6 mesi mietè poco
i genovesi per ottenere maggiori vantag- meno d'un 3.^ degli abitanti, ovvero 3
gi e nuovi privdegi, i primi conseguen- quinti, lia'piìi deplorabili orrori; ed il
Usbek imperatore de' taitari nel
doli da Mulinelli riferisce la nota delle 5o fa-
i333. Ciò destando invidia a' genovesi, miglie nobili restate estinte, e le circo-
peggio nel 1 842 si accordarono con tial- terribile disastro, morendosi senza aiuto
tato. Altro i veneziani nel i343 segna- di medici e di sacerdoti, il timore avendo
rono col principe tartaro Zanibek, ma invaso tutti, allontanando gli stessi con-
per una rissa co' tartari restarono tru- giunti. Divenuta la città deserta, si ec-
cidati, spogliati e cacciali, veneziani e citarono con privilegi e favori i cittadini
genovesi. Ambo le repubbliche si colle- a ritornarvi, ed i forestieri ad abitarla;
garono per vendicarsi e sostenersi, però il che non si ottenne così presto. In que-
non andò guari die si venne a liti, a mal- sto mentre Capodistria profittando delle
umore, ad aperta guerra, do[)0 il fallo sciagure si ribellò, ma tosto fu ripresa e
di Scio. Le due nazioni aspirando a con- punita. Nel documento di sua sommis-
quistarla nel 1346, riuscì a'genovesi di sione, doge s'intitola ancora Doge di
il :
tornò vantaggiosissima a'veneziani, che tornavano dalla Meotide. iMa sapulo che
altrimenti uon avrebbero potuto guer- una flotta nemica volgevasi a Negiopou-
reggiare contra due formidabili poten- te, il Pisani tosto accorse alla tutela di
ze, l'altra essendo Genova. E di vero, quell'isola.Piigano o Paganino Doria
non cessando i genovesi da'replicati iu- ammiraglio genovese, ordinòil' in^eguir-
sulli alla repubblica, e dalle loro pre- lo, però veneziani poterono ragguiu-
i
po Doria, il (piale a' ic) ottobre fece tm vorevolissima, poiché per la sliellezza
improvviso sbarco a Negroponle, die fuo- del passo non aveano campo
gli alleati
co alla città, predò molli navigli, ricu- a spiegar le loro linee, né potevano as-
però i prigioni e con ricco bollino partì, salirlo alle spalle. Contro il sentimento
Questi però uon furono che i preludi» del Pisani, Santa Paola comandante a-
della furio>issinia lotta che seguì. I ve- ragonese verso la notte de'i3 febbraio
neziani delertninati a fiaccare del tutto i 352-53 temerariamenle ingaggiò
bat-
i genovesi odiosi rivali, si volsero a prò- taglia. Così le due più potenti armate
cacciarsi straniere alleanze, con Pietro che a'(pie'lempi solcassero il mare, scliie-
IV re d'Aragona e con Giovanni Can- ratesi di fronte, misurarono ferocemen-
e ài rottami di navi. ] greci fin da prin- gloria di lauti secoli, la città sudare a
cipio vilmente fuggirono; miglior prova soqquadro, quando fu presa disperala
non perdurarono gli a-
fecero di se, ina risoluzione di sagrificare la libertà per
ragonesi; tulio il pondo della giornata continuare la guerra. Perciò i genovesi
restava a'veneziani, i quali al fine dove- mandarono a offrire la propria dedizio-
rono cedere, cadendo nelle mani del ne- ne all'arcivescovo Visconti, a patto di
ruico il Pisani e il comandaule arago- riceverne forze e protezione a combat-
nesePriente: parecchi nobili veneziani, tere furiosamente i veneziani. Dolse a
molle galere e i 5oo uomini mancarono, questi moltissimo il fatto, perchè pe'sus-
Tale fu la battaglia del Bosforo, e tale sidii di Milano veniva loro tolto di fiac-
ja perdita de' genovesi, che non osarono care interamente la rivale, e perchè ve-
inseguire l'armata veneta che si ritirò, devano éiccrescersi di troppo la potenza
Conviendireche il Pisani fosse rilascialo, del Visconti, il quale signore di Milano,
perchè continuò a correre i mari e pre- Lodi, Piacenza, Parcna, Bologna, Bub^
dare legni nemici; ma il senato ne di- bio, Beigamo, Brescia. Cremona, Como,
sapprovò la condotta per averearrischia- Novara, Vercelli, Asli, Alba, Alessau-
to il combattimento in luogo svantag- dria, Tortona e altre terre nel Pieniontej
gioso. Ripiesa la guerra. Cabrerà co- vagheggiava l'intero douiinio d' Italia,
niandante la flotta aragonese, assediò Laonde volsero tosto il pensiero a forti-
Alghero in Sardegna, allora coni' altre flcarsi anch'essi di buone leghe e ne con-
cilia in potere de' genovesi, e sulle quali elusero nel i353 con Cane della Scala
gli aragonesi vantavano diritti. Assalilo e col marchese di Ferrara, nel 1 354 col
dall'ammiraglio genovese Antonio Gri- marchese di Mantova, co' signori di Pa-
maldi, accorse il Pisani colla flotta ad dova e di Faenza, col re di Boemia e
unirsi all'aragonese, e il Cabrerà per de'romauipoi imperatore Carlo IV, al
gratitudine gli afljdò il comando gene- quale la lega affidò ilcomando dell' e-
rale, alzando perciò il vessillo di s. Mar- sercito di terra, e mandò da per tutta
co. Questa è la sanguinosa battaglia det- in Italia e in Germania a radunar gente,
ta della Lojera e coiubaltula il 20 agosto 11 Visconti peiò sembrava volere evita-
i353, in cui d' andje le parli si fecero re la guerra, o alnieno guadagnar tem-
mirabili prove di valore e di coraggio, pò per couìpiere gli armamenti, perchè
ed i veneziani con meraviglioso ardimen- mandò in ambasciala a Venezia il ce-
lo si slanciarono colle spade in pugno lebre Francesco Petrarca, allora alla sua
sulle navi nemiche. Sconfitto e avvilito corte, ma invano; sebbene il gran poeta
il Grimaldi, pel trionfo riportalo da've- con eloquentissima lettera al doge Dau-
neziani, si ritirò a Genova, che trovò av- dolo, tutta spirante l'amore d'Italia,
vilita, in lutto, in profondo dolore im- lamentasse le sciagure della comune pa-
mersa, quasi fesse giunta all'estrema tria lacerala da' propri figli, e che viver
Ignominia e prossima la servitù a' ve- non sapeva in pace, per l'ambizione dei
lieti. AI che arroge, la mancanza de' vi- principi, le gelosie e l' invidie de' popoli,
veri, impedita
introduzione dalla flot-
l' che provocavano gli stranieri a mischiar
ta veneto-catalana, la quale chiudeva il si nelle sue cose, profittandone per ispo-
niare; e dalla parte di terra ne impe- gliare il bel paese e farlo servo. Rispose
diva passo Giovanni Visconti, arcive-
il
il doge, aver sempre amato la pace, non
.scovo e signore di /ly/Zf^^o,
che da lungo esseine egli il perturbatore, non altra
tempo ambiva il dominio di Genova, bramare che la quiete d' Italia, anche
Hisorgevauo le fazioni, diccvasi ormai dopo la riportala villoriai lauta avere
YEN VEx\ ,45
risposlo a' Irgati di Papa Innocenzo VI, siglicri insieme co' capi della Quaranlia,
zelante il'accouiOLlaie ogni vertenza. Re rimanendo sempre due de' primi e uno
stale le li inlenoUe, genovesi in-
allalive i
de'secondi in palazzo e scambiandosi o^ni
cendiarono Lesina e Cnrzola nella Dal- sellimana; l'anziano filmasse in nomee
mazia, presero e devastarono l'arenzo; come luogotenente del doge. Riiccoltisi
ed i veneziani inviato il Pisani colla flot- quindi per morte del Dandolo (|uaran- i
rese illustre pe' servigi resi alla patria ; IMulinelli lo dice ambasci, itore in Roma
solo alcuni gli rimproverano la tenacità presso il celebre legalo d'Italia cardinal
nella guerra contro Genova, per la qua- Albornoz d' Innocenzo VI), quando fu
le non molto dopo Venezia fu minaccia- eletlo doge l'ii settembre 354- Tenu- 1
ta dell' estrema rovina. Del suo valore ta segreta la sua elezione, e governando
letterario restano le cronacbe, che sono intanto i consiglieri e i capi della ()ua-
tra le migliori e veridiche fonti della sto- ranlia, fu tosto mandalo il segretario Sic-
ria veneziana, dettate in Ialino. In que- fanello ad annunziargli la scelta che la
st' idioma si continuava a compilar le leg- patria avea di lui falla a suo principe, e
gi, delle quali il Dandolo fece eseguire a sollecitare il suo ritorno. Giunto il nuo-
una nuova Raccolta in seguito a' 5 libri vo doge a Verona trovò ad onorarloi?,
dello Statuto di Jacopo Tiepolo, col no- nobili veneti, e fece il suo ingresso a \'e-
me di Sesto libro dello Slatiito, poco nezia a' 5 ottobre con funesti auspici),
dopo tradotto in dialetto veneziano, poi- perchè tanta e sì densa era la nebbia,
ché r uso della lingua latina andavasi che incontrato a Chioggia coni5girza-
sempre piìi perdendo tra il popolo. Le ruoli e condotto con innumerevole se-
nuove correzioni alla Promissione du- gnilo di barchette a Venezia nel Ihirin-
cale, sempre più restringendo il potere toro, questo non potè avanzai e, e lo d'uo-
del doge, ordinarono non potesse ascol- po che il doge e tulio raccooipngnanicn-
lare ambasciatori, né oratori, né delega- to entrassero in città nelle pialle. Dicesi
ti dal comune reduci dalla loro missio- |)iire, (he in vece d'approdare alla \\\,\
ne, se non in presenza di 4 consiglieri e della Paglia, la barca [ii elidesse lena al-
di 2 capi della Quaranlia ; non potesse la Piazzetta fra le due colonne, luogo in-
vendere i suoi imprestili, cedere le sue fame pe' giuochi, poi per le sentenze ca-
gravezze ; vacante il ducato o impedito il pitali. Forse si sparse tra il popolo que-
doge per malattia dall'attendere alle fac- sta narrazione dnpo la morie del doge,
cende dello stalo, amministrassero con- i alludendo a quel funesto presagio il lia-
VOL. XCII. 10
,46 VEN VEN
gico suo fine. Nel dì seguente assunse la tinopoii di Giovanni
I Paleologo, avuta in
«le' cilladini. Ave;i Falier allora 76 anni, curò a' suoi compalriolli la preminenza
secondo llonianin, dicendolo vecchio ot- neiritU[)ero. A lanle sciagure una peg-
tuagenaiioVeludo.Lai.''sua moglie fu An- giore preparavasi nel suo seno alla re-
<lriaiia de'Donijba.^e dogai essa non pare pubblica, tanto più terribile quanto me-
Tommasina Coniarmi, com'è notalo nel- no imprevedula ; ifnperocchè Venezia
la genealogia Bai baro, cerlaineiite Lo- non avrebbe mai sospettato che il suo
dovica Gradenigo, e padre di due figlie principe, a cui la fortuna concedeva di
Lucia e Pinola. In quell'eia così avanza- terminare in pace e gloriosamente la vec-
ta, conservava ancora jobusta e vegeta chiezza, dovesse aiditamenle tramare
salute, e tolto l'impeto della gioveulù. una congiura contro la patria. Della qual
JNtl i33q essendo podestà a Treviso, si congiura i molivi precipui, o sono va-
racconta, die saci ilfganicnlt- die'in |>ub- riamente allerali secondo le varie passio-
blico nnoscliiaHo al vescovo cli'erasi fat- ni degli scrittori, o sono taciuti ; e quelli
to troppo a«.[)etlare alla processione del che in tnezzo alle tenebre pur tentaiono
ss. Sagrauientol Questo trullo è liinar- d'indagare la velila, abbracciarono la po-
clievole, come quello che oiostra l'indole polare tradizione, come quella che »i ven-
del Falier, fiera, superba e insofferenle, ie tuttora da 5 secoli, non puossi esclu-
che lo condusse all' eslretua rovina. In- dere dal diritto di venire in soccorso del-
tanto il doge al principio del suo gover- la storia, il che osserva il suo bi(jgrafo
no assunse grave impegno di continuar Veludo. Pertanto egli narra, ndl' animo
la guerra genovese. La speranza posta del Falier non sapresti se più prevalesse
da' veneziani in Carlo IV, restò delusa : la collera o l'ambizione del dominio, di
appena in l'isa concluse tra' genovesi e sgozzare la iU)biltìi per emanciparsene, pi-
veneti una tregua di 4 mesi. Questa spi- gliandone cagione da un'olfesa ricevuta,
rala, restò a' veneziani tutto il peso lid- e secondo lui non abbastanza punita. Co-
ia guerra, aflidala di nuovo a Nicolò Pi- stuma vasi nel giovedì grasso di carnevale,
sani. Uscito in mare, mise a ferro e fuo- dopo la decapitazione del loro e altri spet-
co l'isola di s. Panagia, e avvicinatosi l'in- tacoli, ;;pprestaie dal doge nel ducale pa-
verno si ritirò a Poi lolungo in faccia al- lazzo un festino a tutta la nobiltà. Fra gli
l'isola di Sapienza, anche aUendendo la intervenuti vi fu IMichele Steno (poi nel
conclusione della pace, alla (juale sem- 1 400 doge), che perduto della bellezza di
brava inclinassero iiienovesi. Pacano Do- una giovane ivi presenIe,odamigella della
ria colla fluita di questi, assalì Pisani al- dogaressa o la dogaressa stessa, die luogo
l'improvviso, onde facilmente gli pose in a qualche sconvetievolezza (secondo i rot-
confusione le navi a' 4 novembre 1 354- ti costumi del tempo, deplorati ilal Mu-
La flolla veneta restò del tulio disfalla tinelli nej^li /Iniuili irA/7«/, alcuni per-
e annientata con islrage e molli prigioni. meltendosi alli indecenti verso le donne
IlVeludo dice seguilo il fallo presso Mo- perfino nella casa di Dio), per cui ildoge
done in Moiea, pel (|uale Venezia fu rat- irritato ne lo fece cacciare; e quegli, co-
tristata dolorosamente ; ma ogni sforzo me per vendicarsene, nel bollore del
s>i pose in opera per sostenersi in lanlo risentimento sciisse nella sala del colle-
pericolo, menile
il re d'Ungheria tornò gio, sulla sedia del Falier (nota il Muli-
li ti vendicherò, ed avrai assoluta la si- dita trama, pregandolo a non u-cir di ca-
the imbaldanzito 1' ammiraglio, voleva to il Lioni, corse iu>uiaiilineute a due nia-
trucidare il Barbaro, ma indarno; chia- gi'itrali de' primi, e loro svelò il barba-
mato in giudizio, fu in vece Isarello con ro disegno. Come seppesi il piìi iiiijior-
simulate parole minacciato del capo dal tante, d' ordine del consiglio de'Dieci ar-
maligno Fallerò (si crede il racconto una restaronsi i rei nelle proprie case ; armi
storiella, ma rappresenta l'oltracotanza, ed armati si posero in ogni canto, rego-
il far superbo e violento de' nobili d'al- landosi ogni cosa a salvamento dflla re-
lora, non ancora contenuto d;d consiglio pubblica (si raccolsero da Hooo nomini,
e Isarello trattarono tiel come meglio si armarono con quelli della piopria con-
condurre la congiura. Si deliberò sce- trada; così fu sventata la congiura, pri-
gliere 17 capi, ognuno de' quali avente \\\\\ che Chiuse le [torte del
scop[)iasse).
4.0 uomini sotto di sé; disporli ne''e^tieri ducale palazzo; Isarello e Calend uio, pi-
in (|uesta e quella parte della città ; celar gliali e impiccali con altri a-sai sull'i*
loroinfìno al momento delTesecuzione o- stante alle lìnestre del palarzo; altri dan-
loggia del suo palazzo gli fu mozzata la ducali ornamenti e decapitalo sul piane-
lesta, e questa si lasciò rotolar giù insan- roltulo della scala di pietra, ove i dogi
guinando le scale, che non erano quelle giuravano d'osservare la Promissione du-
che ora si accennano,ma semplicije situate cale. Al decreto successe tosto l'esecuzio-
nppresso lasaladel maggior consiglio. Indi ne. Condotto r infelice Fallerò da' suoi
(ìdtenorei/i s,\ spalancarono le porte, e il appartaoienti alia sala del maggior con-
popolo accalcato fu spettatore dello scia- siglio, un cupo silenzio regnava nell'adu-
gurato cadavere; il quale la sera, posto in nanza; leggevasi sopra ogni volto il do-
una barca, fu sepolto colla sola pompa lore dell'animo; era un momento soien- *
d' 8 torcie accese nell' atrio dell' ora di- ne, il primo ed unico esempio di un do-
strutta cappella della Madonna della ge per regolare processo di tribunale con-
Pace presso la scuola di s. Marco e la dannalo a morte. Giovanni Mocenigo,
chiesa de' Gio. e Paolo. Nel § XII, u.
ss. consigliere anziano, s'avanzò verso il do-
1 3, descrivendo quella scuola, liportai l'i- ge, segui vanlo gli allri consiglieri, gliavo-
scrizione scolpita nell'urna, la quale do- gadori di comun, i decemviri, l'aggiun-
po scalpellata 1'
iscrizione fu mutata in ta, e tulli avviaronsi alla scala. Giunto il
acquaio e collocata nel cortile della ca- doge alla sommità di questa, gli fu tolto
nonica nel iSio o nel i8i5 quando fu il berretto ducale, e spoglialo de' ducali
stabilito l'ospedale civico, e gettale le ce- ornamenti, coprì il capo d'usia berretta
neri in una fossa, ove altre erano slate tonda, indossò una vesticciola neia. Con-
deposte. A lira volta apertosi la cassa mar- dotto quindi al pianerottolo dell'altra
morea, erasi trovato uno scheletro colla scala che metteva alla corte (come già no-
testa fra le ginocchia, in segno che quel- tai, non quella de' Giganti, non esisten-
la testa era stata tronca dalla spada della do ancora tale scala, cou)e nella tragedia
giustizia.Nel § III, a. i, descrivendo la slorica scrisse lord Cyroii), il Falier in
Biblioteca Marciana, la sala del maggior quella sua decrepita età cominciò a do-
consiglio e la serie de' ritraili de' dogi, mandar perdono al popolo ivi accor-
liportai l'epigrafe postavi invece di quel- so, e a lodare la giustizia che veniva fat-
lo del Falier, cancellato nel i366, testi- ta: dopo le quali parole gli fu d'un col-
ficante gli effetti d' una vana auìbizione po troncata la lesta (mentre uno de'Dieci
e d' un animo pertinace. Leggo nel Cor- salilo all'eslerior loggia del palazzo, mo-
ner, che fu statuito, in memoria della sco- strò al popolo la spada lorda del sangue
perta congiura, I' annua solenne proces- del rubello, dicendo ad alta voce: E' stata
sione, messa e visita a' i6 aprile della fatta la gran giustizia d< l (raditore.Suì
cappella di s. Isidoro nella basilica di s. luogo ove ciò seguì, se sulla balaustrata
Marco, del doge, del senato e de'capi de' che unisce le colonne rosse, ne riparlo col
Dieci, e poi d'at»ibo i cleri e delle scuole Casoni nel dogado 67.°). Confiscati suoi i
danna contro Marino Falier.Si coinpen- la morte di Marino Falier, già do"e di
sarono quelli che colle loro rivelazioni Venezia decapitato per tradimento da
aveano messo il governo sulle tracce del- lui ordito a ruina e distruzione della cit-
la congiura e de' congiurati, e special- là di Venezia e del suo popolo, fu con-
mente il bergamasco Beltrame i." rive- vocato il consiglio per le faccende e le
latore della cospirazione, con annua pen- provvisioni concernenti il futuro do^e".
sione di 1000 ducati, però non contento Con queste solenni parole registrò d ina"-
e domandando le case del Falier a' ss. gior consiglio nelle sue leggi V abbomi-
Aposloli, e d'esser ammesso co' suoi di- nevole fallo; procede quindi all'elezione
scendenti al maggior consiglio, cominciò de' solili correttori, poi degli elettori del
a sparlare del governo e fino a far sospet- nuovo doge, che fu il seguente.
tare di congiura, onde fu confinato a Ra- i5. Giovanni Gradenii^o LVI doge.
gusi, da dove fuggito per recarsi inUnglie- Fu proclamato a*2i aprile 355 d'anni 1
ria, fu ucciso, dicesi da uno de'congiunti 70,03! dire del cav. Cicogna ^fj, uomo sa-
del Falier per vendelladel suo Iradicnen- vio, dotto nelle umane e nelle divine sden-
to. Durante la vacanza della ducea, la ze, conservatore delle cose e de' denari
gravila e il numero delle condanne mei- pubblici, zelantissimo della repubblica e
tendo alquanto in pericolo la vita diquel- della patria. ^Jalilo al trono, si conti-
li che l'aveano pronunziale, il consiglio nuarono l'indagini sui congiurati, le coii-
de' Dieci die'licenza della delazione ilei- danne di prigioniee bandi. Benché eransi
r armi a' 6 consiglieri del doge, agi' io- armate 7 galee per inviarle contro ge- i
ciascuno de' nominati magistrati. In tal terne con Genova; genovesi e venczi.ini
Diodoi consiglieri recaronsi armati al con- per tali gueri e indebolirsi egualmenle,
sigilo. Inoltre si ordinò, che a tutte Icore solfrirne il commercio, liuiguirne 1 sud-
essi potessero fare adunare il gran consi- diti, quindi aderendo agi' inviti di IVIal-
glio,eche ninno potesse uscire di Venezia teo li Visconti signor di iMil.ino, mandò
fino all'elezione del novello doge, sotto tosto colà ambasciatori della repubblica,
Falier, per massacrare la nobiltà e farsi sero Irutlato di pace lia le due repiib-
il
le tragedie dell' inglese lord Byron e del gionieri, e la comune sicmozza; compeii-
pubbhcatoa brani nel periodico rO.?.vcr- ziaisi dal Visconti ; si aslerrcbbero |)(.r
co-lcltcrario,dìQ nel i85G si comiuciò non cnlrerebbero cou navi armale uì:\
i5o VEN VE N
golfo Adriatico, ma solo co» l)asllmenli nuo tributo e navigli per passare in Ita-
ineicanlili , uè aiuleicbbeio i ribelli di lia contro la cognata Giovanna I, sempre
Venezia: i non
veneziani dal cauto loro implacabile per la violenta morte del
andrebbero con navi atinate da Porlo fratello. Il doge ricusò le navi a tal fine,
Pisano a Marsiglia, in favore de' nemici e in cambio del tributo una somma esibì
di Genova; avvenendo guerra Ira que- di denaro. Frattanto il re pretendendo
e viveri a'ioio nemici, ciascuna per gua- zia, e del patriarca d' Aquileia scese nel
lenligia dovendo depo^i^areI 00,000 fìo- Friuli, indi nel Trevigiano. Malgrado che
liui d'oro a Firenzeo a Siena, a Pesaio o i veneziani fossero intenti a difendere da-
a Perugia. 6arcl)bero compresi ducail gli stessi ungheri la Dalmazia, non trascu-
concluse col signore di Ridano, e si com- guirono Dalmazia, ma colla peggio de'
in
j)resero nella pace i signori di Padova, Ve- veneziani che quasi tutta la perderono.Nel
rona, Mantova, Ferrara , Faenza. Cosi Trevigiano guerreggiavasi valorosamen-
ebbe termine la lunga e disastrosa guer- te d'ambo le parti; alcuni luoghi cederò-
ra di Genova, e con poca soddisfazione uo,allri resislerouoagli assalti di tanti ne-
di questa, non corrispondendo il tratta- mici; se non che in questo mezzo il doge
to dettalo dal Visconti alla grandezza del- Gradenigo 1*8 agosto 356 morì, e fu se- i
la vittoria ottenuta ea'suoi tanti sforzi per polto nel capitolo di s. Maria Gloriosa de'
conseguii la. La sua potenza non potè lal- 1 Frali, lodalo da Dai baro per grande me-
zaisi, bencbè scusso poco dopo il giogo moria, e perfetta cognizione delle leggi che
del Visconti , tornata in libertà nel se- voleva osservale. — Giovanni Delfino
guente anno eleggesse il proprio doge. LF II doge. Venne eletto a' i3 agosto
Venezia invece, celebrale soleimissime fe- i356 mentre trovavasi jìrovveditore di
ste per la pace, estese nella teirafeima, campo, assediatodagli ungheri in Treviso;
non laido a risorgere, e per un governo furono perciò subito mandali a Treviso
ben ordinato e prudente, e pel concorso al re,Andrea Conlarini e Michele Falier
patrioltico de' cittadini rimise presto in per ambasciatori, col cancellier grande
mare nuova flolla , riprese colla solita lieniiilendi , aflìnchè dasse un salvacon-
vivacità i suoi traffici, stiinse trattati col- dotto |>el nuovo capo dcdla repubblica, e
1 Egitto, colla Barberia, il gran kan de' tentare qualche via d'accordo, ma inu-
tartari e la Fiandra. Avea appena il do- tilmente. Treviso animala dalla presenza
ge Gradenigo composta la pace co'geuo- del doge, continuò nella sua vigorosa re-
\esi, aderito a una lega proposta dal Pa- sistenza; e Lodovico I , vedendo tornalo
pa Innocenzo VI contro turchi, essendo i vano il suo assalto dalla parte del Borgo
nunzio pontificio in Venezia Vaselli pa- de'Sanli-Quaranta, perdute le sue mac-
triarca di Grado poi cardinale che si , chine, cnlrala la scontentezza nelle trup-
trovò avvolto ripugnante in nuova guer- pe, deliberò di partire pel suo regno, la-
ra con Lodovico 1 re d'Ungheria, il qua- sciando un esercito abbastanza numero-
le suscitava i zaralini ad altra rivolta. so a continuare l'assedio, e presidi! in Co-
IS'on volle uscollare i veneti ambasciato- negliano ed in Asolo. 11 Delfino poi, po-
ri, inviali per accordi, prcleadcudo an- sti in ordine 600 cavalieri, 1 00 cavalli
V E N VEN ,5,
e 200 pedoni, con seijiete inlellieienzi'. di 5 mesi, con cessazione il'oslililà e riteu-
nolteleatpo seppe a[)iirsi la stiailn fin' sione dell'occupalo nel Ti eviginnnc nella
nemici e giungere felicernenle a jMeslie. Dalmazia. Spirata appeni la tie^ua •?
Secondo sul Ijiicintoro, con solenne ono- feroce che mai nel Trevigiano con al-
re fece il suo ingresso in Venezia il i5 terno successo, e rovinosamenle in Dd-
agosto in mezzo agli applausi del popolo. mazia, ove Traù e Spilalro si arresero
Nota il suo biografucav.Cicognj, che que- agli ungheri, i quali per trailimenfo s'iin-
sto doge avendo perduto un occhio alia padronirono pure di Zara. Michele F.i-
difesa di Treviso, usò di portare un pan- lier e Simon da Ferrara , deputati alla
no sotto la berretta che glielo copriva. ( sua difesa, giusta il costume inesorabile
veneziani indignati con Francesco da I praticato dalla repubblica, furono per la
Carrara pel grande appoggio che dtva loro poca vigilanza condannati ad un
agU ungheri, per ta! modo macchiando- anno di prigione nelle carceri inferiori,
si d'ingratitudine colla repul)b!ica,e sineii- e di piìi il l''alier fu punito con privaziu-
lendo il suo carallei edi principe italiano. Il ne perpetua da tutti gli nllizi. benefizi e
doge senza procurò rannodare ac-
effello reggimenti dentro e fuori della città. Mi-
cordi con lui, che versipelle invece impe- nacciando il re di tornare a debellare l'o-
dì il passo a'soccorsi che a'veneziani do- stinata Treviso, che bravamente si soste-
vevano venire da Piomngna. Quindi se- i neva, fece risolvere la repubblica a in-
gno per muovergli contro gli Scaligeri di dollò la politica, altre volle poi usala, di
re i loro sforzi contro il nemico comune. prodi abitanti divennero poi [>iìi validi i
Ma necessitandola pace Ira'principi cri- difensori della re[)ubl)lica, più fedeli tra' 1
Ungheria per recare ed elletlo un accor- sagrifizi e d' amore le passate incostanze
do co' veneziani, per tal fine inviandogli politiche. La pace fu conclusa a' 18 feb-
legati vescovi Bongiovanni di Fermo e
i
biaioi3J>8, e vi si compresero il signore
di Piasela, contro i quali avea promulga- rono alla Dalmazia, e a tutti i diritti e
tanto a gran fatica, a' 16 novend)re i3i6 tendo di non snccoricie (pielle città e
sì obbligò a resliluiie lnUi i fuoghi occu- ca il prof. RomaDÌn, l'elezione stia non di-
pati nel Trevigiano, ne) Ceuedese e nel- S[iiacr|ue,seguila a'i6 luglio i 36 r. Nana
J'Ihtiicij [jioii'ise di non ricevere ne' suoi il suo biogi'ufo Francesco CalFi. Loienzo
porli, uè lasciai\i uscire girali. Sì con- Gelsi fu astuto, intraprendente, tnagni-
veiuie pure allo scambio reciproco de' fico, di gran senno e di grande animo. In
piigioni, sicurezza e bberlà di commer- età ancor troppo fresca, avendo passali
ciò a'veneziani, nelle terre e ne'porti del appena 5o anni, e non fornito di meriti
regno: insorgendo querele e violazione distinti, né suoi propri
né della fauii- ,
a questo tialtato, sarebbe la decisione glia, non essendo slato né egli, né il pa-
rimessa nel giudizio aibilrale del Papa, dre procuratori di s. Marco, non avreb-
Questa umiliante pace fu assai mestameli- be sicuramente potuto aspirare al prin-
te intesa dal popolo di Venezia. Bencbé cipato alla morte del DeKìiio, menoan-
durasse l'esaceibazione de'veneli contro cora nella gara di 4 personaggi principa-
il Cairarese, si dovè segnare anco la pa- lissimi fra'{juali dividevansi i pubblici vo-
ce con lui 7 giugno, specialmente re-
a' ti. IMa la sagacilà di Lorenzo tulli delu-
golandosi l'affare de'sali. Ma poco lar- se. Imperocché, essendo egli allora capi-
darono a sorgere nuovi semi di discordia lano in golfo occupato in dar la caccia a'
pubblica, lutto volgeva alla guerra nel navigazione a Candia impedivano con
i36o.ln quest'anno fu fatto di pie- gravissimo danno de'mercanti e dellosta-
tra il ponte della Paglia, eh' era di le- lo, prese giustamente le sue misure, e
gno. Vi fu ancora grande mortalità co- d'improvviso maiulò a Venezia una ga-
ininciata nel febbraio in Venezia, mo- lera a spargervi pompose notizie di sue
rendo in tre giorni i maiali, e questi per gesta felici e della presa di molli corsa-
lo piìi giovani da I2 anni in giìi; molti ri. Sull'istante scoppiò la pubblica esnl-
(uggiiono dalla città. Anche nel Friuli e tanza.e feii roreccliiode'congregali elet-
iieli'lsti ia male pestilenziale si propa-
il lori , fattosene assai clamore principal-
^ò; come nel seguenleiSGi ne fu gran- mente nella corte del [)alazzo ducale; né
ilissimo quasi per lutto il mondo. Per più ci volle in quel bollor d'entusiasmo,
queste e l'anteriori calamità, e per aver perché posta giù ogn'altra idea foss'egli
il castellano di Sench ioìprigionato óne eleltodoge. Trovandosi egli in Candia, fu
degli ambasciatori inviati a Carlo IV nominata la solita reggenza composta de'
imperatore, passando per le terre d' Al- consiglieri ducaii e de'(;api delia Quaran-
berlo duca d'Austria, secondo il Moschi- lia, coll'obbligo di dimorare in palazzo;
ni, n;oi ì il doge Delfino di afìflizione i' i i la carica di vice-doge fu conferita a Mar-
o 12 luglio delio-stesso 1 36 1, e venne in- co Soranzo. Quindi fu statuito, che i fi-
(errato nella cappella maggiore de' ss. gli o nipoti del doge non possano accet-
Giovanni e Paolo, iu un'arca situala in tar nessuna commissaria o amministra-
«Ilo e con epiladlo a lettere dorate. — zione d'alcuno. Si spedirono tosto 12 ara-
LoìdizoCel.siLfJfldogc'.Coucoiieva- bascialori a prenderlo, secondo il costa-
no o proponevansi al dogado 4 candida- me, ed egli fece il suo ingresso in città
li, fra' quali Pietro Gradenigo figlio del a'2 i agosto a modo di trionfo. Gli re-
doge Bartolomeo, quando nella corte di sto a vincere l'ostinazione del padre, il
palazzo si sparse voce che Lorenzo Gelsi (juale per non avere a sberrettarsi al do-
capitano del golfo avesse preso alcuni gè figlio, che diceva a lui per natura in-
corsan genovesi, e ciò valse a far decide- feriore, si die a girare senza quel cappuc-
ve gli elettori iu suo favore. Uenclié la ciò iu testa che allora da'palrizi si usava,
uolizia si scopi isic poi làlsu, come rimar- E questa pur vinse il doge,suvrapponeu-
VEN VEN 1^3
do pel r." una crocetta al corno o benelta poneva ed esortava, grandi filli accade-
ducale: allora il vecchio riprese il ca[)puc- vano in Oriente per opei a del sultano
ciò, e sei traeva quamlo s'incontrava nel de'tniclii Ainiiral I, cupiilo trestc-ndero
figlio, non senza diri;li però, salalo la i suoi possednnenli in Europa ilo[)i> il con-
Croce. Belli e rari avvenimenti illnstraro- quislo di Filippopoii. Pres>o Adri.inopo-
no e rallegrarono i piiinordii del suo prin- li, non ostante la pace fatta con Giuvan-
cipato. In Venezia si viderosoniniespien- ni I l'aleologo, il sidlano con aspiis^iino
didezze nelle feste, per la venula del duca combaltimento sconfisse i re d'Unglieria,
d'Aii>tria (l'orseAlberto o Ilodolfj l\M' /^i- di Servia e di Rosnia, ed il principe di
gf^5«o.?oj,accoinpagiiatoda 1200 persone, Valacchia, collegali onde opporre argine
ovvero 3o cavalieri e 200 altri nobili, in- alle sue conq'iiste. Questa vittoria, int'au-
contralo dalla signoria e dd doge soien- sta perla cristianità, agevolò sempre piìi
compagnato sempre dal doge a cavallo, se il frullo dell'unione predicata con lan-
e die' alla repubblica prove di stima e ili to ardore da Urbano V. Qiie>ti sebbene
amore, promettendole inviolabile amici- francese,come tutti 7 Papi avignonesi, i
zia. Dopo due mesi a'5 tliceuibre giunse considerando la dignità pontificia come
a Venezia Pietro I Liisignano re di Ci- esiliata al di là de'monli, mentre era in
[tro, non meno festeggialo. Entrato dal- Avignone, meditava di trasportarne di
guato dal doge fino a :\Ialghera; dirigen- va vano trascinali anche gli altri principi
dosi il re alla volta di Francia pieno del- italiani, rendevano vana ogni speraii/.,i
l'idea di eccitarvi una crociata contro i di liberare il bel ()ae^e di'masuadieri eri-
suo assunse Tincarico d'armai e per la ero- ne'suoi stali alcuno de'Ioro sudditi, ebbe
risposta: Potere il legalo
ciatai principi di Germania. Il nuovo l'a- dal senato la
pa Uibano V nel giugno 365 ne sciisse 1 ben informarsi della condizione luUa spe-
a'veneziani, ed ullretlanto fece l' impera- ciate di Venezia la quale nulla (la per ,
Ma mentre Papa così prò- sario, onde erale uopo ritirarlo dal di
iu Colugaa. il
i54 VEi\ y li; N
fuori; sua prosperità essere fondala sui rale. Furono ordinali per 3 giorni so-
commerci, mteiroUi quali non potreI>- i leoni alli di grazie a Dio, ben sapendo il
beevilaine la totale rovina; però pia- religioso doge Gelsi , come nulla relta-
cesse a Sua Sanlilàd'aver i veneziani per metile e felicemeiilesi faccia se da Dio
iscusali, come già altre volte erale com- non s'incomincia; quindi processione del
piaciuto di fare, mentre per l'onore e la popolo alla basilica di s. Marco, ove A»
grandezza della ie[)ubblica, comesernpre, celebrata solenne messa, e dislrUiUzione
sarebbesi mostrata devotissima e pronta di liinosine. Al capitano del Verme furono
a soddi>faread ogni suo desiderio in lui- as>egnali in premio looo ducali l'anno,
te cose potesse. Per lo slesso motivo, d'e- e si scrissero lettere annunziatrici «lei lie-
vitare ogni occasione di guerra in Italia, lo evento al P.ipa, agi' imperatori Carlo
la repubblica a vea accomodato anche col lVe(jiovanni I, ad
al re «l'Uoglieria e
Carrara alcune vertenze insorte sulla giù- altri principi. Le
furono splendidis-
feste
risdizione dell'isola di s. Ilario; e pari- sime, e tali die meritarono di venir de-
mente avea accordate quelle cogli Sca- scritte dall' aurea penna del lacondo Pe-
ligeri pel transito del Po; non die nel Irarca, il quale allora appunto trovavasi
i3b2 rinnovata la tregua di 5 anni col- a Veuezi», con lettera a Pietro Bologne-
r imperatore greco, limitando gli acqui- se, ed avea donato suoi preziosissimi co- i
sti de'propri sudditi nell' impero, pel ti- dici alla bdilioteca Marciana che allora si
more che per polenti interessi avrebbero fondòdal doge(veraraentept'r allora nul-
potuto in seguito dalla patria alienarli, la si fece, celebrandosi il cardinal Bessa-
Temendosi nuova rottura co' genovesi, rione vero Ibndatoredella biblioteca, idi
governali dal doge Gal)riele Adorno dal- cui inizi risalgono al dogado di Celsi pel
to ingegno e di forte indole, adoperavasi dono a lui f.itto dal Petrarca per con>er«
a mantenersi in buoni lapporli con Co- varsi in luogo sicuro oiid'essere frequen-
stantinopoli. Però tutte quest'opere p.i- tato dagli studiosi con diletto e utdità.
cifiche restarono sconvolte dalla formi- Pareche codici donati fossero intaolode-
i
dabile rivolta in Candia, in Canea, Reti- posti in uno stanzino sopra la chiesa di s.
mo, in tutta l'isola, agl'indigeni essendo- Marco. Andati dispersi o forse non tut-
si uniti i veneziani ivi dimoranti. 11 sena- ti conseguati, sembra probabile che su- i
to volle tentare co' ribelli cretensi le vie perititi sicno 3 esistenti; cioè im Poema
più miti, ma fu costretto ad espugnare latino del Pacesulle Marie; un Messale
l'isola, a mezzo del valoi'oso capitano ve- del secolo XII ad uso di qualche mona-
roiiese Luchino del Verme, partendo da stero francese la Terapeutica di Galeno
;
col carcere eco! bando. La ribellione de' lui desiderii, colf offerta d'una nobilissi-
candioti, suscitala dall'audizione de' pò- ma casa, presila (ilio, al ponte del ». Sepol-
tenli v(Mieziani coloni, terminò gloriosa- ero, sulle, riva degli Schiavoni, che fu dal
mente con una sola ma sanguinosissima Petrarca per uou breve lempo abitata,
battaglia; e si ascrisse alla sollecitudine ed Essa era il palazzo g ià de'Molin detto del-
rd vigile accorgimento del doge sì pronta ledue Torri, che in seguito demolito, al-
e cospicua vittoria.
Giunto il lietoannua- irò non vi rimane che il portone e foise
7,io m
Venezia a'4 giugno della ricupera qualchemuraglia.il Petrarca nella Id-
di Candia, immensa fu la gioia e geoe- lera, dopo aver altameote lodata Vene-
VKN VEN ,V-
zia, vantala la g'mslizia ilei governo, ilef- a bella |)oslii cliinmalo.iirera alloro quel
to del iloge (iii.r Laurentiiis vere Cel- che un tempo fu Uoscio in R<):n;i. hi es-
siis KÌr, ni>i me forsitaii ninor fallii j sa 24 nobili adolescenti, cospicui pf^rbel-
ammiiato come in essa non sono discor- Jezza e per abili , adorni ili porpora e
die e guerre di parlili, a diireienza dell'ai- d' oro, figuravano , co' l'reni reggendo e
Ire d'ilalia, laonde la cliiama unico nido cogli sproni iucalzanilo alliellanti deslrie-
presentefii libertà, unico rifugio de'biio- ri splendidamenle bardati. A que'-'iova-
ni, ricca, polenti-; dipinge a vivi colori ni, nell'erpiitazione e nel lratl;ir le armi
l'ingresso magnifico della galea di l'ielro espertissimi, il solo onore per giiiderilo-
Soranzo colla notizia della sommissione ne veniva largito. ìNon cosi fu nella 2/
di Candia, armala a festa, cogli alberi giostra, che per bando gnerrescainenle
cinti di rami verdi, i galeotti con corone scritto, pubblicala già nelle lontane e nel-
d'alloro in capo fra il suono delle lroml)e le vicine proviiicie,una corona di purooro
ede'mtisicali strumenti, veduta dalla fi- dovea cinger le tempia del i." vincitore,
lieslra di delta sua abitazione; l'allolla- e un bilteo con preclaro lavoro tessiilo
Iiieuto de! popolo sulla spiaggia, le accia- d'argento si doveva dare a colui che iiel-
mazioni alio scorgere i segni della vii- l'aringo il 2.° luogo n^erita^se. Molti non
loria, la solenne messa celebrata in s. Mar- solo di diverse città d'Italia, ma ili varie
co, la processione. Passando quindi agli nazioni e lingue accorseroalla giostra, fra'
spettacoli, naira delle giostre e de' tornei quali alcuni inglesi consan^jumei delie,
che furono dati nella piazza di s. ÌNIarco, Durò4g'orni econ Ifintacelebrilà.chedo-
di cui non ha forse il mondo 1' eguale, e pò la fondazione di \'enezia nulla potevasi
abitudini disformi. Kiun sesso, niuna età, avrebbesi trovare ne' più valorosi guer-
niuna condizione mancava, il doge con rieri della terra, da far chiaro cosi quan-
numerosissimo segnilo occupava la fion- lo i veneziani di ecceUo animo fregiati
l'estivo sole nel piegar a sera non ollen- le conoscessero. Frinita la giostra, percon-
desse col suo splendore la vista, erasi corde giudizio del doge, de'senalori e de'
provveduto con tende di lajipezzerie a capitani stranieri, venne aggiudicalo il 1.
vari colori. La gran piazza, la chiesa sles- onore al vene^.iano Pasqualino Minollo,
sa, la lorre, i letti, i portici le finestre il 2.° ad un ferrarese, il prof. Uomanin,
,
tutto era zeppo, un muralo di genie. In che pure lutto storicamente narra, sog-
fianco alla chiesa erasi alzalo magnifico giunge, ma fu gi.na inlempotiva, poiché
poco stette Caiidia a rial/are capo, per
palco per le matrone veneziane, scelte
il
dal fiore della nobiltà, che in numero di nuova sollevazione promossa da (.lovan-
non ni, Alessio, e Giorgio fratelli Cnlergi, ciis
ben 400 rendevano più gaia la festa,
turbata da nessun tumulto, confusione o con altri felloni, dopo avere simulato ub-
resero signori dell' isola. [
lancore. Descrivendo il Mulinelli le due bidieuza, si
solennissime giostre nella piaz/.a di s. Mar- ribelli furono più volte sconfini, massi-
co, dice la I.' presentare riiumagiue di me da Paolo Loredano, con guerra lun-
ga e devastatrice per infelicissima isola;
bellica fazione, conmolta eleganza e niun 1
quiete all'isola. Fu la guerra di Caiulia zo, sotto pena di confisca de' beni (Tan-
il principale avvenimento del doge Gelsi. to riporta il Roraaniu, e come sempre cita
Egli era di carattere giocondo e spleu- e documenta le sue asserzioni, con ripor-
dulissiroo. Viveva regiamente, amante tarci! testo del Libro Noi>ella i5S, i5i).
di tenere bella scuderia di cavalli, sui Il Cicogna poi nella biografia del se-
cav.
quali spesso in compagnia di molti gcu- guente doge ci dice: Unode'molli regola-
tduomini si mostrava per la città; dilet- menti falli nella vacanza del dogado di
tavasi inoltre di raccogliere copiosa col- Gelsi fu questo. Che se sarà deliberato da'
lezione d'uccelli e altri animali rari im- consiglieri col consiglio, di dare altra for-
Ijalsamati, oltre altre curiosità. Continuo ma al governo di Venezia, il doge debba
era in sua casa d banchetto e la lesta, rifiutare d'uscire da palazzo inpena del-
compiacendosi del consorzio de' letterati la confiscazioue di lutti i suoi beni]; men-
e degli mostrò assai divoto, e
artisti. Si tre dal canto suo non potrebbe rinun-
le solennità ilella B. Vergine distingueva, ziare spontatieamente senza l'anzidetto
assistendo alle sagre funzioni con tog.» consenso 1 Dovere gli avogadori del co-
candida anzicliè colla cremisina, d'ordi- mune invigilare, che il doge avesse il nu-
nario usata da'predecessori. Passati ap- mero prescrittodt famigliari, e questi do-
pena 4 anni dalla sua esultazione, a' i 8 vessero abitare io palazzo. Non potesse
luglio I 365 abbandonò il trono e il mon- trattar nulla da se, né es^er giudice in
do. Ne fu deporto il cadavere nella chie- alcun affare. Non ispender oltre a i oo
sa di s. ftlaria Celeste o Celestia, rimpet- lire di piccoli l'anno, del denaro del
lo all'altare della Vergine da lui tan-
ss. comune, per l'abbellimento del palazzo.
to venerata, ma rincendio e la riedifica- Soprattutto s'ingiunse agli avogadori, dì
zione di quella fecero poi sparirne la tom- badare attentamente che il do"e non ol-
ba. Scrissero alcuni cronisti, esser morto trepassasse i limiti delle leggi a lui pre-
ildoge Gelsi molto opporlunamenle e , scritti, com'erasi da alcuno tentalo. Agli
prima che recando ad effetto i suoi am- elettori poi del doge durante lo scruti-
biziosi pensieri di tirannia, incorresse nel- nio, o congresso loro per l'elezione, fu
la stessapena e infamia del Bojamonte prescritto di non poter ricevere alcuna e-
e del Falier. Infatti qualche grave accu- sterna comunicazione. E qui osserva il
sa fiM stata portala contro di lui , tro- biografo Cadi, che tal sanzione chiarisce
vandosi che il consiglio de' Dieci , do[)() quella frode dal Gelsi posta in opera per
1 elezione del successore, decretò tosto a' farsi crear doge. — Diarco Cornaro LIX
3o luglio fossero distrutte tulle le carte doge. La sua elezione porge un esempio
d'accuse falle contro il doge Gelsi do[io di quelle obbiezioni ch'erano permesse
la sua morie, e che il nuovo doge fosse muovere da ciascun elettore contro il
tenuto a dire pubblicamente nella i." a- candidato che veniva proposto alla sedia
dunanza del consiglio, esseie stato il suo ducale, e delle difese che gli erano con-
predecessore indegnamente calunniato cesse.Marco Cornaro, o Corner come lo
dopo il suo decesso, e di cose commesse chiauìa prof. Uomanin (i medesitni co-
il
contro l'onore del comune ili Venezia e gnomi veneti altri li scrissero tronchi e
della repubblica, le quali, fattane inchie- terminanti in consonanti, altri prolunga-
sta , risultarono false. Le riforme fatte ticon aggiunta di vocali come o ed /,
alla Promissione ducale riguardarono laonde sono bene detti in ambo modi), i
nientemeno l'obbligo del doge di rimili- uomo di grande prudenza, di bella ficcia
ziarc, quando lai fosse la volontà de' (> e persoua, cavaliere e procuratore, eser»
V EN V E N 1
57
citato in più ambascerie , e reduce da gli nfljzi del contedi Viilìi figlio di Ga-
quella di Carlo IV arrestalo col collega leazzo Visconti, die insieme ad Amedeo
Giovanni Giadenigo dal caslellano ili VI venne a Venezia, gii concesse due ga-
Sencli, indi liberali dal duca d'Austria e lee equalche somma in imprestilo, ri-
con lui lornali a Venezia; ne'cotnizi per cusando l'oUcrto pegno di Gallipoli che
r elezione del successore del Gelsi , fu l'esponeva a difenderla contro i turchi.
avversato da Giovanni Delfino sosleni- L'annalista Rinaldi dice che il conte di
lore dell' altro candidato Giovanni Fo- Savoia volendo recarsi a soccorrere il
scarini. Delfino prese a dimostrare che suo parente iniperalore greco, assalito da'
per 4 ragioni, essenzialissime alla dignità turchi , Urbano V gli ollenne da' dogi
e al benefizio del pubblico , il Cornaro Cornaro di Venezia e Ailonio di Genova,
doveva essere escluso dal principato. La le loro galee per passarvi, e che gli riu-
"veccliia sua età ottuagenaria, la [ìoverlà scì espugnare Gallipoli, e toltala aìuichi
impotente a sostenere la dignità, la stret- la restituì a'greci. Osserva il prof. Roma-
ta amicizia co'principi esteri, 1'
esser ma- nin: pare che in quel momento la repub-
rito di plebea e vivere con molti parenti. non inimicarsi all.ilto
blica cercasse di i
Rientralo nella sala il Corner, donde uìusulmani, standole molto a cuore rin-
secondo il costume era stalo escluso, e novare il commercio in Alessandria, in-
uditi i punti d'accusa, ris[)Ose francamen- terrotto da quando il soldano d'Egitto,
te. Esser incanutito ne'siervigi della re- per vendetta dello sbarco del re di Ci-
pubblica, pronto e disposto a continuar- pro, e già riferito, avea imprigionalo i
sua integrità in mezzo a tanti ulllzi so- loro merci; e nulla ollemiero gli amba-
sleuuli , tullavia aver sempre osservato sciatori Suranzo e Bembo, pe'movi men-
«lecenza senza profusione ; dell'amicizie ti minacciosi che continuava il re ili Ci-
co'principi doversene cercar l'origini, a- jMo. Indi la repubblica mandò Marin Ve-
verne profitlalo a vantaggio della patria, niero, INicolò Falier e Giovanni Foscari
e se vituperio fosse tenuto il bene, che ad Urbano V in Avignone, rappresentan-
sarà mai il male? Finalmente non aver dogli che per debolezza delle genti cri-
la
lui solo moglie popolana, ed essere vir- sliane concorienli alla crociata ninna ,
tuosissima; quanto a'parenti, tutti saper- impresa di rilievo poteva farsi, e tulli i
li a ninno inferiori per sincera fede e per tentativiad altro non riuscivano the a
riverente amor patrio. Strinse il suo ra- depredazioni, le quali sempre più irrita-
gionamento con invitare gli elettori col- vano il nemico e iiiterron)|)evano i com-
lume del loro merci; volesse quindi tenere veneziani
lo spirilo della verità e il
i
giudizio a disperdere tali spauracchi; del per iscusati, se essi, cui il commercio ap-
resto, sia comunque, restare sempre ser- punto era vila, si astenessero da colali
vo di tulli, e la sua volontà sarebbe (|uel- inipresc, onVendo piuttosto aiuto contro
la che piacesse loro, il suo discorso na- i turchi d'Europa, perdi) esibendo galee
a Lodovico re d'Ungheria, il quale ne
turale, ingenuo, senza finzione, gli valse il 1
nominarono doge a' 2 luglio iSG'T. Il I te riuscì a riconciliarsi col soldano d' A-
lessandiia quale con lettera al doge
breve suo dogado godette perletla tran- , ii
Alla domanda d'Amedeo VI conte di Sa- pubblica d'inviarvi come per l' addietro
voia, di soccorsi contro i turchi, la repub- suoi navigli. Dopo questo racconto paci-
fico del prof. Roniauin, fa cuulrasloqnel-
blica da priocipio si scusò; poi cedendo a-
)8 VEN VEN
Io del biografo del doge, il cav. Cicogna. forila sulle navi e sugli equipaggi. Proi-
Egli nana: dinante questo dogado si vol- bizione a tutti, sotto pena di 1000 du-
le da'veneziani sorprendere la città d' A- cati, di chiedere o accettare grazia ve-
lessandria in Egitto. L'armala veneta vi runa dal Papa, tranne l'indulgenza in
approdò a'2 ottobre 365 essa respinse 1 : articolo di morte! Il Papa a'iq o a' 20
lepoche genti che avevano preso 1' armi di (lettomese salpò da Marsiglia, accom-
per opporvisii die anco un assalto alla pagnato dtille galee di Venezia, di Gè*
po aver messo a sacco la città, tornaro- non pare. Il Ferlone, De'viaggi de Poti'
no sulle loio navi, senz' altro acquisto. teftcì, riferisce che Urbano V partì da
Adirato il soldano per sì sconsigliata ira- Marsiglia imbarcandosi in una galea ve-
presa, fece sequestrare le mercanzie de' neziana e lo conferma il Mulinelli; ma
,
veneziani e carcerare mercanti; i il perchè il Peruzzi nella Storia d' Ancona scrive
si dovette sborsare non piccola somma [)er che montò sopra una galea anconitana.
libérale le une e gli altri. L'impresa d'A- Era seguilo da tulli cardinali (ripu- i
lessandria, come già ft^ci cemio, sembra giiiuiti e rarnpognanli il savio e giusto
assegnò loro lo stipendio di 100 ducati pote cardinal Angelico Grimaldi o Gri-
per ciascuno, oltre altri 3 per la villua- moaldi vescovo d'Albano, che si recò a
lia, ad ognuno accordiiiulosi 3 paggi spe- Venezia. In Roma Urbano V a'i8 otto-
sati diiH'erario. Ricevette il Trevisano il bre 1369 ricevè l'abiura dello scisma gre-
pubblico vessillo nel marzo 1367, e le co dall'imperatore Giovanni 1 Paleolugo
galee partite a'18 di detto mese giunse- in persona, il quale sbarcato in Ancona
ro in RJarsiglia nel principio di maggio. ornò gli anconitani del privilegio, che
il Mulinelli riporta le singolari istruzio-
uell'imperial cappella di s. Sofia avessero
ni date al comandante della repubblica: luogo distinto, come lo avenno i venezia-
Clic il Papa nou dovesse esercitare au- ni, i genovesi, i catalani. E siccome il cav.
V EN V E IV , -7,^
Cicognn dice tlie nel dogado di Cornalo scrizione die andò pei dola recava l'amio
furono a Venezia l'inìperalore e l'inipe- iSG?, w/P/r te/»r/o, die coniava yli mini
laliice, incontrati da 4 ambasciatori, in- i(juidi si ciunpivano nd mai 70.
non più vivea il Cornaro. Infatti trovo suo biografo tli. Casoni prepara il Ietto-
nel Morosini, Ilisloria di f eiietia, die le a' gravi casi die succe>.>tio ndi'iulau-
Carlo IV coir imperatrice furono a Ve- sto suo ilogado con didiiaran'. La eie-
uezia, ma sotto Contarini, così il Paleo- scente potenza de'veiieziiini, l'oiesu lord
logo redoie da Pionia, o\e pure era sta- commercio, le licdiezze die 1 idc.ndavano
lo Carlo IV ad o>se(iuiaie il l'apa, nd da fjudio, tianosliiiiiili ;di'iii\ iiliijde'|)<'-
l368 riporta il Rinaldi. Bensì in tempo tenti vicini, e cause per lorodi lagionevo-
del Coinaro, di suo ordine fu alibtiiilo le timore; nulla lasciavano dunque iii-
il palazzo ducale, continuandosi la fab- tentiilo per tuibur lu jiace della lepubbli-
brica verso il Canal giaiide; e fatti avan- ca ,
per suscitar malcontenti e pretese;
zare i lavori nella sala c!d iDaggior con- ma appunto queste coniiuiie agilariom,
sigilo, ove volle dipinta sul niuro la sto- tenendo esercitale le incuti de' padri, ed
ria di Papa Alessandro 111 e di Federi- attivo il braccio de'cilladiui, accroceva-
co I, con isciizioni die diconsi del Pe- no l'amor di patria, il vigore, l'eutusia-
trarca (la cui dimora peraltro in Vene- smo nel nwlile, e contribuivano quindi a
zia corse dall' estate i36i alla fine del vantaggio, anzidiè a discapito degl'inle-
1367, come prova il di. Fiacassetti nel ressi e delle mire di stalo, di die por-
libro cbe cito più sotto); co' ritratti de* gono esempio le terribili vicende acca-
dogi intorno al coi nicione, cominciando dutea'tempi di que-lo doge. Era il Coii-
da quello die peli." si trasferì in liial- larini procuratore ili s. Marco, uomo di
to, e disponendoli per nioilo che il suo sodi principii, di nialuio con-iglio e d'a-
venisse a con ispondere al di sopra óc\ uimo risoluto. Tuttavolta modesto quaii-
Irono ducale. La repubblica a promuo- to per singolari meriti distinto, e presa-
vere la floi idezza de'suoi comir.tni, ollen- go (piasi delle sciagure ilie avi ebbero a-
uè da'dudii d'Austria Alberto III e Leu- voto a piombare soli' infciii e sua pallia
poldo un diplouia di sicurezza a'merciin- al tempo del di lui il( gailo, avca ben due
ti veneziani; e si pacificò con Mainaido volle respinta 1' elezione die volea f'r>i
conledi Gorizia, e Ilandek patriaica di di lui alla suprema dignilù dello slato.
propri interessi alla coite del Papa due le campestri occupazioni cercava fusi di-
caidiuali collo stipendio di ducati 200 Dienlicaie, quaiuio mancalo di vita il
prio vescovato, titolo o diafonia. Ma a %' ni. a ve,le lavorata in 010. Che quan-
tauta prosperità, a sì savio e pacifico go- do gli avcgadori di coiuuu placitasstio
verno, breve doveaiio succedere lem- alcun in consiglio, per avviare il [.roce-
in
dimento, doge non potesse parl..re cou-
pi lag. imevolissiuii per Venezia. Morì il il
losa fin dal principio della grandezza ve- cuni cardinali francesi, sempre vagheg-
iieziana, da quando era stata lai.'" volta gianti il ritorno alle delizie provenzali, e
debellata da Enrico Dandolo, or tributa- poco curanti del bene e dell' onore della
lia, or suddita dibattevasi sotto il giogo, Chiesa , a ciò inducendolo sotto colore
ed ogni occasione coglieva per iscuoterlo. di pacificare gl'inglesi co'fiancesi, gli ara-
I tiiesliui cominciarono con assalire una gonesi co'navarresi, a'5 settendjre erasi
galea veneta, uccidendone il capitano e imbarcato a Cornelo, per tornare in A-
l'eqnipaggio;poi pentitie temendo la veu- vignone accom[)agnato da una nobile
,
ziani assediarono Trieste, e questa invo- anconitana, come avea fatto nella venu-
to 1 assistenza di Leopoldo duca d' Au- ta accompagnalo da 3 ambasciatori. IMa
promettendogli riconoscerlo perso-
•Siria,
appena giunto in Avignone, il Papa cad-
vrano. Pertanto nella primavera i36f) de inliermo moiì a' 19 dicembre e gli
,
Je genti austriache mossero alla volla di successe Gregorio XI, il 7.° Papa avigno-
di calmare coH'olferla di assistenza con- dissi avvenuta la villuria a'3 luglio). Gre-
tio i turchi; e ciò in onta all' energiche gorio XI vedendo con pena guerreggiar
rappresentanze di Gregorio XI falle al tra loro l'armi cristiane, d'accordo col
se perchè imprendesse la guerra per re- re d' Ungheria , bramoso di riacquistare
unire le loro forze marine alle regie, an- nerose, giurale in ginocchio dal (ìglio
deo Giusliniaiii; le bandiere venete por- linga fu piolialta al (Pi seguente (altri lo
tate trionralmeute a Padova, furono ap- tengono inverosimile), e fu rpiesla ulti- I
Curan, e rivoltisi ad Alberto 111 d' Au- uno degli ameni colli Euganei, circa io
stria gli offrirono grossa somma alllnchè miglia lungi da Padovn, ov'erasi ritiralo
impedisse il passo agli ungheri e venisse a e dove scrisse il libro: Otll'i)i'ioraiizn di
soccorrerli; ma in pari tempo il Carrara se sIcmo c di molli (Questo libro liadot-
gli esibì le cillà di Feltie e Uelluno, ed to acconciamente, e con erodila prela-
altri luoghi da (piel duca ambili , così zione dal sullodalo óJ Giuseppe^ Fra-
guadagnandolo alla sua parte. Incalzan- cassetti di Feimo, venne in quest'anno
colpito a' i8 loglio o 28 agosto i374, rclihe come toglierle la vita; licordava i
con ilolore vivissimo di Francesco I e di jìtnc^nzi deiivati dalla sua protezione del
tutta Padova. Ne furono chiuse lescuo- golfo contro nemici e pirati fino dagli
le, ed il suo signore, il vescovo col clero, antichissimi tempi, onde giustamente al-
iieda nella sua protezione, e volse la volendo por fine ad una specie di vedo-
menle a quelle trattazioni diplomatiche, vanza in cui languiva la Chiesa romana,
che fuiinarono sempre lo scopo princi- per la residenza papale fuori del suo luo-
pale di sua politica, diretta ad ampliare go naturale trasportata , a fronte delle
ognor più la prosperità de'suoi commer- più grandi opposizioni, circa il 1 SyS an-
ci. Mandò ambasiiatori in Portogallo, nun/iò la sua partenza d'y^i^/jj/io/«e e dal
in Inghilterra, al Cairo, a Verona. So- f'^cnaìssino. Attenta sempre la repub-
stenne sempre inconcussi i diritti di si- blica nelle dimostranze di rispetto e di
gnorin sid golfo Adriatico, poiché aven- onore verso la s. Sede , apparecchiò 5
do in quello gli anconitani predalo alcuni galee e le pose a sua disposizione, come
legni, la repiibblicn intimòad essi di resti- scrisse al proprio segretario Ton)maso
osarebbero trattatida nemici, rinj-
luirli, Donincontri, che Irovavasi presso il Pa-
proverando aspramente il fatto come in- pa in Avignone. Dice il Morosini, che fu
sultante al diritto di proiezione del gul- scelto a capitano Giacomo Moro procu-
fo da essa acquistalo con tante spese, tan- ratore, e destinati 12 ambasciatori [)er-
li sforzi, tanlo sangue. INello slesso lem- che nel viaggio onorassero e servissero il
non tenessero barche nel golfo; ed a Gre- parlenza. Per non ritornare su questo
gorio XI, che voleva inti onietlersi e che argomento e perchè si collega colle rae-
insisleva sulla libertà del mare (in que- morabili conseguenze, qui dirò che Gre-
slo tempo il Papa concesse a chi visita- gorio XI s'imbaicò a Marsiglia a'i 2 ol-
va l'altare di s. Ciriaco della caltediale lobreiSyG sulla galea appositamente co-
d'Ancona, a'4 rnsiggio e per tutta l'S.*, slruita dagli anconitani, grande e ben a*
l'indulgenze slesse già accordate da A- doma, sontuosamente corredata, allidan-
lessandio 111 alla chiesa di s. Marco di done comando al nobile e valoroso sei'
il
brCj accompagnato da 3o galee, essendo poi Soranzo nella difesa di quel passo
il
Gregorio XI uiontato sulla capitana de' importante avendo ceduto troppo facil-
cavalieri gcrosuliuiitanijCo'cardiuali a ri- mente al duca Leopoldo, fu condannato
serva di 6, la corte e la curia; fra le qua- ad un'auunenda, e a non poter esser e-
li galee trovo in altri scrittori cli'eraiivi letto per 5 anni uè capitano né prov- ,
prodò il Papa a Ostia ed a' 17 fece il , gore della repubblica era bilancialo dal-
suo solenne Ingresso in Roma con ap- la sua magnanimità. Kssendo in quel
plauso de' romani, cui fece eco tutta Ita- torno morto sotto Feltre, valoro-amen-
lia e la cristianità. 1 maneggi de' vene- te combalteiulo, Giacomo iJuilo triesti-
ziani per venire a giusta [)ace co' ducili no, la repubblica a dimostrare come sa
d'Austria non concludendosi, duca Leo- il pesse rimeritare i servigi a lei resi , de-
poldo penetrò a'i5 marzo 1376 con 3ooo pose alla camera degl' imprestili 3, 000
cavalli per la chiusa di Quer nel Trevi- zeccliinida aumentarci pegl'interessi, fin-
giano recandovi gravi guasti. I venezia- ché la figlia del Curio fosse da marito;
ni per rappresaglia sequestrarono tutte la quale premorendo, lai somma doves-
le merci degli austriaci in Venezia, te- se passare a chi avesse partorito la vedo-
nendone le persone in ostaggio, e prese- va restata incinta. Altra somma fu pa-
ro molteplici provvidenze. Treviso pro- gata al padre del Burlo, per soddisfare i
da mente difesa da Pietro Emo, s'avan- debiti da quel benemerito capitano in-
zò ìMarino Soranzo fino a Feltre, pren- contrati essendo coll'e*ercito. Cosila re-
dendo la chiusa di Quer , faceiulo uso pubblica era amala e temuta da'suoi uf-
delle bombardelle, specie di cannone che fiziali. Dopo varie vicende guerresche co-
dopo il i33o. Quindi non essere giusta per preminenze ed altro, indicali in (|uel
l'opinione abbracciata dagli scrittori, cioè l'articolo, in uno a vari combattimenti
che i pi imi ad usar le bombarde in guer- preliminari della nuova furiosa guerra
ra fossero i veneziani nella guerra di (invece di Necoita dovendosi leggere Ni-
Chioggia combiitlula nel 1378 e ne'due cosia), occupando genovesi Fam-igosla
i
susseguenti. Piuttosto convenendo, che e il resto dell' isola di Cipro, che >otto-
le bombarde sen»bra aver avuta maggior posero all'annuo lrd)uto di .jooo fiorini.
perfezione in quella clamoro'^a guerra, A sottrarsi dalla soggezionegeuovese Pie-
avvisando il Muratori nella Disserl. 26.", tro II invocò il soccorso do' veneziani.
che fossero le bombardelle che allora sol- Mentre questi reclamavano solfertocol il
questo pel riferito e pel da riferirsi). Di- sia minore, occupala du'lurchi, questi di
iGA VE N V EN
liequenle si recarono mulaccnienle sol- blicn , e di procurare la ripristinazione
fo le mura di Coslanliiiopoli; ed a Gio- di Giovanni I, iicorrendo all'uopo a'.soc-
vanni I Paleologo, che nel suo passaggio corsi d'Arnurat Idi lui amico, invecein-
per Venezia eia stalo leiiulo in ostaggio giungendogli la prolezione de' mari; ed
per debili, siipeibamenle inlimò la re- a Tenedo fu mandato conveniente na-
j)ubljlica di rinnovai' le tregue, di pagar viglio capitanato da Antonio Venier, sot-
te dal bailo e altri sudditi della repub- fracassò nella costiera, 5 altre col Fieschi
V EN VEN ,r.>
e l'equipaggio, con molli delle principali no Doria. Voleva il Pisani schivare la
fatiiiglie, prese da'vittoiiosi forono oian- battaglia per le sue forze lrop[)o inferio-
date a Venezia, ove i prigioiiiei'i riceve- ri, e per essere la ciurma scemata dalle
rono traltanieiito umano , u»iligala la malattie e in gran parte ancora inferma,
prigionia dalla pietosa carila delie dame e doversi attendere il ritorno dal IMediter-
venete. In pati tempo il marchese dal raoeo dello Zeno, anche per considerare
Carretto, signoie di Finale, eccitato da' che se l'esito fosse infelice non rimaneva
veneti corieva devastando il Genovese. riparo a Venezia. Non cosi la sentivano i
città, scongiurandolo a volgere ogni pen- salto si lanciò contro il nemico, e com-
siero alla guerra e a vendicare l'onor ge- battendo con mirabile valore, uccise lo
novese. Il i'isaui se avesse avuto maggio- stesso Doria. Mostrando genovesi di ri- i
saccheggiata, Arbe si arrese, non Traìi, mancato alcuni capitani d' investire il ,
Zara daimeggiata; ed ebbe ordine di trat- condjaltimenlo terminò colla totale scon-
tenersi nelle acipie d'Istria a proteggere fitta della fluita veneziana, della quale (i
il golfo. iNello slesso tempo Carlo Zeno sole gale:^ col Pisani e lo Steno potero-
inseguì i genove>i in tolti i mari, e recò no salvarsi a Parenzo. A tal nuova fu in-
loro non poclii danni. La guerra ardeva descrivibile lo spavento in Venezia, im-
anche Terraferma, ove il Carrara
nella mensa la confusione, generale il lutto per
preso al soldo il cnv. Giovanni degli O- tanti morti e prigioni. Carlo Zeno colle
bizzi, co'5ooo ungheri condotti dai vaivo- sue navi lontano, nemico alle porte, si
il
sbaragliato, con gloria del suo coman- aggiunge che si trattò condannailo all'ul-
dante Francesco Delfino. Il Visconli dal timo supplizio fra le colonne della Piaz-
canto suo si gettò nel Vicentino e nel Ve- zetta; loSteno perde tulli gli uffizi per
ronese, per privarne i fratelli Carlolonieo ini anno, e castigati capitani che non i
se il denaro non avesse corrotto le sue novese ricevuti i rinforzi che le condusse
truppe, per cui fu costretto a tregua fino il nuovo ammiraglio Pietro Duna, fatta
al gennaio iSyQ. Nel febbraio di (|uesto ardita, riprese le terre occupate dal Pi-
anno,m l^ola, Veltor Pisani ricevè un rin- sani nell'Istria e nella Dalmazia; poi con
forzo d'i I galee, co'prov veditori iVIichele 40 galere e molte barche annate spia-
Steno e Carlo Zeno. A'7 niaggio iojprov- tasi avanti fino in Ciccia al porlo di s.
visamenle si fece innanzi al porto di Nicolò di Lido, colà con gran dolore e spa-
Pola la flotta genovese, composta di 23 vento de' veneziani , che da tanti secoli
galee e 2 galeolle, comandala da Lucia- uoQ avevano vedute armi uemichc nelle
1 66 VE .\ V E N
proprie Lagune, s'impachonì d'una nave tiia perduta finché restasse chi pole'^se
carica di merci. A difesa delia ca|)ilale si ancora impugnare un'arma. Non man-
Leonardo Dandolo generale so-
tiouiiiiò carono intanto a se stess.i il doge Conta-
pra il Lido, comandante delle Irnppe di rini e il senato. Prima di ricorrere agii
lerra Giacomo Cavalli con 4,ooo caval- estremi, si vollero tentare le vie di pace,
li, 2. ODO falliie buon numero di baie- avviando pratiche col Carrara e col re
slrieri , ed ilcomando delle poche galee d Ungheria, ma rifiut. irono trattare; e il
le condizioni essendo durissime e tanto gogliose parole che riportai nel volume
inaoimissibili, che fu deciso correre lutti XKVIII, p. 3o5. Venezia non avea più
i pericoli e i danni della guerra, e piut- d inique a sperare se non nelle proprie
tosto cadere da veneziani liberi e decui forze. Pertanto si fecero altre fortifica-
o
de'Ioro magijiori. I padovani e genovesi, zioni, si armarono altri navigli a custo-
già >icuri della completa vittoria, millan- dia de'canali, si costruirono nuove gale-
tavano una buona for-
di voler piantare re, si sospesero tulli gli stipendi a'inagi-
tezza nella città di Marco, un castello s. strati. Era il i 3 settembre, Treviso e Ma-
io Cannaregio, e costruire una via per lamocco assediate, s. Erasmo incendiato,
la quale si potesse andare da Cannaregio occupali la torre della ljebbe,Cap<jdargi •
Trevigiano il Carrara e gli ungheri occu- voce: vogliamo difenderci; doversi cava-
parono più castelli: Venezia stretta da re quante galee erano nell'arsenale; ar-
mare e da terra Irovossi in tali angustie mai le, uscire; andar incontro al nemico
elle mai ne provo njaggiori. Venne ad non aver a cedere
e batterlo; meglio che
accrescerle la (lerdila di Chioggia mag- per mancanza di vettovaglie. Si procla-
giore : un gran canale attraverso la La- mò capitano generale Taddeo Giustinia-
guna stabiliva la sua comunicazione con ni; ma il popolo gridò voler a capitano
Venezia; questo era il campo su cui agi- supremo Vettor Pisani, soltanto sotto di
la vansi le sorli della repubblica. A'i6a. lui voler combattere. 11 senato saviamen-
gosloi379,dopo fiero combattimento, so- te acconsentii a liberar Pisani (il Caresi-
stenuto bravamente da' veneziani con , ni continuatore del croiiicista Dandolo e
assalto generale Chioggia maggiore fu e- contemporaneo, nulla dice di questa li-
spugnala , al cui terribile annunzio, Cu berazioneforzala del Pisani), il quale por-
indicibile lo spavento e la costernazione talo in trionfo al palazzo, agli evviva del
in Veoezia, aumentata dal suono a stor- popolo modestamente rispondeva: T^ìvti
mo della campana di s. Marco. I più co- s. Marco. Volle prima di tutto far le sue
raggiosi però gridavano, non esser la pa- divozioni in chiesa, indi presentato al priu-
VEN Vl'\ ,r,7
cipe e alla signoria, fu con mollo onore alsalvamento della pitiij. Eseguito l'.u--
accollo, ed il tloge con gravi e aireltiiose mamento generale, un 3." restò alla ililc-
piirole gli manifestò la confidenza die o- sa della città, gli altri due si posero sotto
giiuno poneva nel suo valore, e mcllere gli ordini del Pisani, che tosto ri|)re-.o
rono cavate .{o galee dall'arsenale e pò- sai ben concepito era il piano di guerra
sle alla riva di s. INIarco, in 3 giorni ar- proposto dal Pisani; esso tendeva ac| ini-
mali due terzi dell'equipaggio, ma non prigiooar la tlolla genovese nella La;;u-
|iole\a>«i aveie quanto bisognava pel re- na, impedendole e l' uscita e il iioevere
sto; il novembre già volgeva alla fine e rinforzi, e ciò sollanlo colla chiusura dei-
Venezia era agli estremi; stretta dal ne- le 3 uscite di Chioggia , di Drondolo e
luico, angustiala dalla fame, il potere m del canale ili Londiaidia. Nel giovarmi
mano ilei popolo che avea l'armi e la cu- della magnifica Sloiiii (locmncnldla del
studia dei Lido e della ciltà. Fu decretato benemerentissimo, dotto e eh. Rom.inin,
un [)reslito forzato del 5 peri coche in 70 bello e importante sarebbe il seguii lo au-
que'che con ardore avessero contribuito deputali alle cose della guerra, quelli di
alla sua libertà e indipendenza; e dall'ai- altri magistrali e dell'eroico Pisani, che
Irò canto fu dichiarato, che quel vene- la condussero in fine a salve/za; bello an-
ziano che si fosse allontanato dalla pa- Cora il grave insegnamento, non aversi
Ina, dovesse perdere ogni privilegio e di- inai a disperar della patria, quanilo essa
scarse fortune. Fu una lodevole gara gè- esempio d' amor patrio in faccia al pe-
ricolo, volle imbarcarsi sull'aniiala de-
uerale in offrire generosaineulc gidee, e-
quipaggi, armati, somme per concorrere simula ad UìCiru contro il nemico. Era
.68 VEN V EN
jaiiolleile'21 al 22 dicembre 1379 rjnan- nemiche; 1' inverno facevasi vieppiù ri-
clo, tulio essendo proDlo, le |j;irclie ve- goroso, i viveri difettavano, malattie e
neziane tacitamente uscivano alla volta morti non mancavano de'non avvezzi a
diCliioggia, liinorcliiaitdodiie gio>Jsecoc- tanti f)alimenti, onde manifestavasi un
che (specie di grosse navi antiche) piene cerio desiderio di tornare a Venezia. Ma
di pietre da nfìondaisi per ingombrare e il vecchio Corilarini da degno doge di-
serrare i passi. Avanti 1' aurora esse era- ceva: lo che m'avvicino agli 80 anni, vo-
no pervenute al passo di Cliioggia tra glio prima morire che di qua senza vit-
Pelestrina e Brondolo e sbarcati circa ,
toria partirmi. Frattanto nella mattina
5,000 uomini, questi piombarono a im- del i,° gennaio 38o 1 si videro apparir da
padronirsi della punta di Ciondolo, dan- lungi 18 vele, ha la speranza che fossero
ilo tempo all'armata di più agevolmente di Carlo Zeno, e il liinore de' soccorsi at-
chiudere i passi; ma assalili tla'genovesi tesi da'genovcsi. Non è a dire l'ansia, il
il quale vedendosi sempre più chiuso da' genovesi, detnolirono vane ca<e per im-
veneziani, concep'i l'aidito liisegiio di la- |)iegnine il legname a coslriiire Ics'^ere
gliar r isola con nn canale e per qiie'«lu biirchette per sguizzare tra la ilotla ne-
aprirsi una via nell'alto mare. A'i3 feb- mica e raggiungere quella del MartilFo;
braio i veneziani volsero gli ultimi sfor- ma Zeno e Pisani gli obbligaronoa ritor-
zi contro Brnudolo, mentre l'ardore ile' naie a Chiog2;ia. La fame in questa era
cittadini non rallentando, altri volontero- divenuta e»lreaia a segno di nutrirsi di
si non mancarono all'impresa. Il Zeno cdii i piìi schifosi, mancando pure 1' ac-
dièuiia furiosabaltagiia al portodi Bron- qua potabile. Non rimanendo che Tal-
dolo, onde i genovesi furono postilo fu- tei nativa di morir d'inedia o di capito-
ga, il ponte si ruppe, parte di essi affogò lare, i genovesi mandarono ambasciato-
col valoroso capo Tommaso de Guano, ri sul'a capitana del doge a' 21 giugno,
gli altri caddero in potere de'viticitori : ma gli fu risposto di rendersi a discre-
IJiondolo fu perduto pe'genovesi. Gran- zione. Tenlarouo allora i genovesi di so-
de fu quindi la cfxlernazione in Chiog- scilar tinnulti nel campo di Zeno, coni-
già, e genovesi cominciarono ad avve-
i posto quasi lutto di truppe mercenarie
che solo
tieisi pronti aiuti jìatrii gli a-
i indisciplinate, che allora può dirsi pa-
vrebbero potuti salvare. Infatti Genova droneggiavano Italia; ma egli afferrato il
di Chioggia [)er volere del Pisani e del «i diedero in mano al vincitore, in nume-
Zeno, quali magnanimi cittadini assuii-
i ro di 4' 70 genovesi e 200 padovani, con
sero la responsaljilità, contro 1"
opinione 1 7 g=dee miserande reliquie di formida-
degli altri capitani che preferivano uno bile armata. Il Casoni enumera 4 t ì'^
scontro decisivo, anco per la crescente p|•i^ioni , cioè 4'?^ liguii e 2t)(S pado-
careslia di Venezia e pel pericolo che so- vani, i quali lutti stretti in ferri, furono
praggiiingendo soccorsi al neinico fossero poi gettati ne'magazzini di Terra Nuova,
con vergogna costretti a levar l'assedio, silu-ili colà dove o; a verdeggiano i giardi-
J'isani e Zeno restarono fermi, che infe- ni del real palazzo. CoMdiioggia era licoii-
riori di forze non vollero mettere al ri- quistata, tornò la gioia nella icpubbli-
schio «l'una baltaglia la salute della pa- ca , il doge nel Ijucintoro rientrò con
tri I. Per u)ala ventura, a'20 aprile Tad magnidco trionfo a Veueiia, accompa-
deo (jiuslininni che con 12 galee erasi guato da numero infinilo di barche pie-
recato in .Sicilia all'accpiislo di grani, a- ne di popolo esullaute; mentre le ga-
vendo concesso 6 galee |)er loro scorta, Ice genovesi erano condotte colle bau-
nprJJe Vetlor Pisani el)be ordine d'usci blica di Venezia, di Genova, ili
ipiella di
clia per sorprendervi 12 navi genovesi, novesi chi avesse prirnt ad intavolare
le quali tosto si allontanarono, e nell'in le proposizioni, alla fine alzatosi in pie-
se"uirle leslò ferito e mori a' 1 3 agosto di il veneto Ziccaria Contarini, troncò
in Manfredonia (non senza sos[)elto di ogni inutile diverbio con queste aiemo-
veleno). 11 corpo di quell'illustre eroe fu rande parole: Noi non come vinti e ne-
nerale assisterono il doge, il senato e tot- tlomandiamo li pace. Nos non virli, ant
ta la città: fu sepolto nella chiesa di s. coadi, fcd lamqiiani vic/orns, et irìuin-
del tempio, si conserva nella sala d'armi e dopo molli parlamenti 1*8 agosto i38r
dell' Arsenale, ove pur si vede tale sta- fu convenuto a'seguenti onesti e decorosi
tua. Il comando generale fu dato a Ciu lo patti, sottoscritti a' 24 di detto mese. E
Zeno, a cui non riuscì espugnare Mara- prima col re d'Ungheiia, rinnovata l'an-
no, per averne fortificato il porlo i geno- tica buona amicizia, si promise la reci-
Tesi, servendo loro d' opportuno ricove- proca restituzione de'prigionieri ; si offri
ro. Piìi fortunato Alvise Loi edaii, iucen- il compenso d'annui ducali 7000, in vece
tliò Zara, ove trovav;isi ritirata la flotta della libera navigazione alle foci de' fin-
dello S[)inola, e sommise Veglia. Conti- nù e nei golfo da Palmento a Proaionto-
uuaiido con varia alterniiliva la guerra re, e da Pvimini verso Venezia; inoltre la
per mare, non era restala sospesa quella repubblica confu-rmò la rinunzia della
di terra, ove Francesco I Carrara strin- Dalmazia, e il reciproco trallico nelle ter-
geva sempre più Treviso, ridotto ormai re venete e nelle regie de'suddili d'ambe-
agli estremi; già Castel Franco e Noale due, restituendo Cattaroal re. Questi ri-
eransi dati al nemico, lo slesso minaccia- conobbe i diritti dell » re[)ubblic« su Tre-
va Serravalle, onde la re()tibblica veden- viso, il Trevigiano e ilCenedese. Quan-
do non poter salvare quella parte de'suoi to a'geuovesi, oltre il condono dell'olie-
viso a Leopoldo duca d'Austria, a pitto venne che i veneziani intanto consegne-
che l'esercito austriaco proteggesse gli al- rebbero il castello ili Teiiedo, soggetto
Ili dominii Terraferma. Lo Zeno imi-
di di tanta lite, al mediatore Amedeo VI
tilmente provò misurarsi in Dalmazia per disporne a piacere edemolirne le for»
colla flotta genovese di Spinola, eia tetti- tiflcazioni; che veneziani non s'ingerì*
i
pesta gl'impedi di bruciare il naviglio nel rebbero nella guerra del redi Cipro eoa
porto di Genova, la quale richiamò Spino- Genova, ma continuerebbero loro coni- i
luoghi le regalie di vino e olio al doge;sal vi cipi, la ricompensa de' più lumiuosi ser-
i beni de' veneti, libero il commercio con vigi. Grandi feste, giostre e corse di bar-
bonsi al Papa tulle le controversie tra' cui prese viva parte il popolo, poiciiò ve-
veneziani e Aquileia, esistenti o che pò- deva artigiani e altri tolti dal suo ceto
tessero insorgere in materia di giurisdi- essere innalzati a sedere tra' primi ma-
zione sull'Istria, Si chiuse il trattato di gistrati della repubblica. Poco mancò,
queste 4 paci, colla coiuuiiuatoria di ceu- per nuova insorgenza, che la pace appena
lomila fiorini d'oro a chi vi mancasse, e conclusa non si rompesse. Teneva ilci-
col giuiamentodi tutte le parti contraen stello di Tenedo il buio Giovanni Mu-
ti. Questo trattato ril'erilo il-il [)ryf. Ro dazzo, e giunto l' ambasciatore veneto
i))auin, è seguito dalle sue gravi riflessio- coli' incaricato del conte di Savoia, coi
ni. » Tal fine ebbe una guerra cliedu- presidio e i cittadini si rifiutò di coiise-
rato avea 6 anni e 4 tuesi, guerra che gnarlo: convenne governo usare l'ar-
al
Diise di fronte le forze delle tlue più for- tni di Zeno e di Giovanni Civrano, e al-
giosissime condizioni olferte dalla riva- bano VI napoletano. La severità de' co-
lo che minacciò perfino la sua intera esi- cesi, sempre vagheggianli l' ameno sog-
slenza; in cui dall'altro canto la burban- giorno di Provenza, in breve gli alienò
ne. Questa fu l'oiigine del ginnde, lun- spese da farsi in tali occasioni, a ciò non
go e [)ei'n\c\o'^o Scisma ( /^.) d'Occidente, largheggiasse troppo de' denari del co-
pel qtude i popoli egli siali divisi neW Ub- mune; quanto agrinteri'ellori (ucciso-
e
antipapi d'Avignone. L' Italia e la re- il capo. Questa sostituzione del capestro
a'5 giugno I 3(S2, avendo seduto sul li o- nirono in favore del suo competitore. Il
tro Genova, pure coli' aiuto d' un pre- re la sua patria, sbattuta da tante sven-
stito volontario da'ciltailuii potè in bre- ture, prosperosa e potente. E comincian-
ve a' danni riparare. Ordinato un pub- do dalla religione, donò a' certosini l'i-
blico censimento delle pi oprielà esistenti sola di s. Andrea vicino al Lido di s. Ni-
in Venezia, risultò il valore a circa ses- colò; fece rifabbricare sollecitamente la
santre milioni di ducati. Molti navigli rovinata Chioggia, all'esliemilà del cui
furono inviati nell'Oceano per prolegge- porto volle costruito im castello. Procurò
re le venete bandiere sulle coste della che la repubblica premiasse le lamiglie
Fiandra; njandate a Tenedo altre galee di coloro ch'eransi resi benemeriti nella
onde, come dissi, ricuperarlo dal disub- passata guerra ; per cui si Diarilarouo le
te di Savoia. Frattanto però ninna oc- dispensarono denari a'bisognosi, come ri-
casione nelle altre parti di Terraferma leva il biografo cav.Cicogna. Quindi il do-
trascurarono i veneziani per indebolir la ge volse tutto il pensiero alle bisogna del-
potenza de'vicini,o per aumentar le pro- la mercatura, traltanilo con vari pritui-
prie rendite e il proprio commercio, o pi, e procurando a'veneziani ovuiupie la-
per accrescere in forze. Ma sciagurata- vori e privilegi. In questo dogado molli
menle da 3 mesi mandeslavasi in Vene- avvenimenti di guerre esterne seguirono,
zia la pestilenza, clie divenuta (jerissima cui aiolo prestarono i veneziani. Mniio
rapì circa ig,ooo persone, tra le quali nel i382 Lodovico 1 re d'Uugheri.-i, con
titolo di re fu coronala la figlia Maria.
ildo"e a' i5o i6 ottobre dello slesso
i382, avendo regnato appena 4 oiesi e Questa promessa sposa a Sigi>mundt» fi-
5 giorni, mentre avea in mente riforma- glio dell' imperatore Carlo IV e fratello
j)oltura in un'arca ornalisMina e lisplen- tavolata una lega per nune colla regina
denle già per oro, collocata nella ca|)pel- dall'ambasciatore veneto l'aiilalenue 15ar-
Ja dell'aitar mag"iore della chiesa de' ss. bo (questi avea seco Lorenzo ile M<ina-
DO
Gio. e Paolo, poco lungi dalla quale a- autore di reputata cronaca e dell'e-
cis,
dal prof. Pioiiiaiiiii è ritenuta la più an- va mente la Cernagora, fu sconfitto pres-
tica a noi pervenuta, ne riportò i parti- so il villaggio di Rrusse e vi perde la vi-
me diplomatiche di que' len)pi), si con- pendenza dalla Porta, mai da essa rico-
tiiiitò a trallallà con Sigismondo, il qua- nosciuta in diritto, oia esistita sempre di
le impetrò dalla repubblica una spedizio- fatto, e difesa con ostilità perpetue da'bel-
ne nell'acque di Dalmazia, per coutribui- licosi montenegrini. Dappoiché, avendo
le a liberare la regina, come awetuie nel Ainural I a'5 giugno 089 distrutto sui
i i
1387 per opera di Giovanni Barbango. campi di Kassovo 1' impero di Seri'ia,
La regina scrisse ringraziamenti alla re- trionfando del suo czar Lazar, gli avanzi
pubblica e lodi del Cai barigo, e di quel- di quella gran famiglia trovarono un asi-
spello e ili iiiinicizia col Carrara, a cui dova, Treviso, Felire, Celluno e loro di-
ixjii poteva perdouarela disastrosa guer- pendenze. CoM Padova fu ceduta al Vi-
ra tliChioggia, e nuove complicazioni de- >conli, e Ti eviso consegnato a' venezia-
rivarono dal Friuli. Imperocché, inorlo ni, con Cened i e l'altre castella. La re-
nel i38i Piiindek |)alriarca d' Aquileia, pubblica a compensare Jacopo d<il Ver-
Urbano \ I, che a cagione dello scisuia me capitano generale l'ascrisse alla pio-
erasì riservala la nooiiua del successore, pria nobiltà e gli donò il palazzo a s. Polo
\i de[iutò ad aoiministratore il cardinale già del Carrara il T'tccliio, Iraltenulo in
iV Aleucon, e non volendo Udine e gli Cremona dal Visconti, njentre in .Mila-
altri friulani riconoscerlo, il cardinale ri- no cu^todlva il figlio. Piiusc'i a ([uesto ili
corse per aiuto al Carrara, nienlrei friu- fuggire, e d(»j)o mille peripezie e tlis.igi
lani erano sostenuti dalla gelosa repub- ricorse a' veneziani. Gio. Galeazzo era
blica colla quale si colleg irono, entran- allora il principe più [)otenle non solo
do nella lega Antonio della Scala signoi e d' Italia lacerala da divisioni, che aspi-
di Verona. Piolla guerra, si cocnbaliè in rava a signoreggiare, ma forse d'Euro-
vari luoghi, ma poi prese piùgrandi pro- pa. Laonde i veneziani considerando la
porzioni, essendosi nel i 387 uiiilo al sua aslula e crudele politica, la m.da fe-
.Carrara, Gio. Galeazzo Visconti signore de che giuncava piomes-e e giu- colle i
pedire che il Vi^conli tlivenisse a lei pu- the recatosi a Venezia fu accollo con gran-
re forniidabile. Ma alla repubblica parve di feste e aggregalo alla nobiltà. Fran-
anzi qtiella una propizia occasione di ven- cesco il lasciatogli libero il passo dalla
dicarsi del Carrarese, e invece accettò repubblica, colle sue genti si avvicinò a
\eune che il Trevigiano e il Cenedese, sioni del Vis.onli, levatisi a rumore l'i l
nuir I' odio de'veneziani, rinunziò il do- veano domandato soccorso per tornare
.sotto il loro naturale signore.
Successero
luioio al Ijgiio Francesco II No^'cllo, il
quale inutilmente implorò pace. A' 2 i vari combattimenti, terminando colla pa-
ce generale a' 28 gennaio 1392 in Gè-
novembie i388 fu costretto cedere Pa-
176 YEN YEN
nova, a iDcdiazione del doge Antonio A- puro se£^no al feroce orgoglio musiiloifi-
donio, avendo presieduto il parlacnenlo no. Ormai i turchi penetrali nell'Uiiglie-
il gran maestro de' cavalieri gerosolimi- ria, soggettata la Bulgaria, imposto tri-
taui di Rodi. Francesco 11 fu riconosciu- butu alla Yalaccliia, aveauo costretto la
to dal Visconti, coli' obbligo di pagare Servia a pace vergognosa, la quale non
tore Venceslao duca di Milano. Inorgo- settembre i3g6 furono interamente sba-
glilo dal grado, assab di nuovo i lloreu- ragliati, i cristiani non trovando scampo
lini e il signore di Mantova, al cui soc- che nella fuga, salvandosi sulla flotta di
corso si mossero anuhe i padovanie i ve- Venezia e di Rodi che li trasportò ii»
iieziani, col generale tlell'esercito Carlo Dalmazia. L'imperatore greco per la per-
INIalatesla signore di Riinini. fiotti total- dita di tale battaglia, e gl'inutili soccorsi
mente i milanesi a Governolo, a'2 i mar- domandali alle corti d'Europa, vedendo
zo I 3f)8 alla comune difesa si fece lega svanita ogni speranza di resistenza coii-
tra Venezia, Firenze, il Carrara, ilGon- tro i turchi, si piegò a' voleri del sulta-
zaga Cu' d'Elle; spaventato il duca Vi- no, consenù all'edilicazione d' una mo-
sconti si mostrò iuchinevule a trattare, schea in Costantinopoli, accettò in essa
ed i veneziani gelosi sen)pre di mantelle- un cadì o giudice turco per giudicare nel-
le 1' eijuilibrio nella possanza degli stati le cause de'maometlani, e promise l'an-
che li circondavano, seppero mandar ad nuo tributo di 10,000 ducati. Era allo-
elietto una tregua l'i maggio, che prò- i ra Venezia la sola potenza italiana che
dusse la pace generale de'21 marzo i4oo. potesse elìlcacemente volgere il pensiero
L eslesa influenza veneta ricevè nuovo alle cose del Levante, rattenuta Genova
incremento per la tutela assunta di Ni- per le continue rivoluzioni e frequenti
colò e Alberto d'Este signori di Ferrara, cambiamenti di doge, che inline la ri-
Modena, Rovigo e Conaacchio; e per l'in» • dussero nella dipendenza di Francia. La
prestito fatto di 5o,ooo ducati d'uro, la bandiera veneziana invece, sempre indi-
repubblica ebbe in pegno il Polesine di pendente, veleggiava ne'piii lontani ma-
liovigo. 1 grandi avvenimenti Dell'Orien- ri ; essendo in relazione e ottenendo pri-
te chiamarono altresì l'atteuzionede've- vilegi con l'Inghilterra, la Francia, la
iieziani. xNel iSSg divenuto sultano de' Spagna, il Portogallo, Alessandria, Tre-
turchi Uajazet I, gì' inviarono ricchi do- bisonda, Cipro, Costantinopoli e perfino
nativi e ratificarono i precedenti tratta- coli' Indie tenendo un console a Siam,
ti. Estendendo le sue conquiste, volgeva non meno col re moro di Granata con
cupido lo sguardo verso Costantinopoli, grandi esenzioni. Disse il Laugier, che
e per le sue esigenze ne morì atterrito nel Yenezia, esteso il suo impero, in qual-
1091 1 imperatore Giovanni I, cui sue- che modo divenne l'ai bitra sovrana dei-
cesse d figlio Emanuele Paleologo, egli le vicine potenze. Ma l'estensione ch'es-
—
V EN VEN 177
sa avea fallo in Tenafeima, e che più nalzarono in Venezia, e fu selciata di
accrebbe nel seguente secolo, venne ad pietre la piazza di Rialto.Il doge venne
dola in gran parte dal mare, fonte pri- nobilissima tomba in ss.Gio. e Paolo, nel-
maria di sua possanza, per volgerla agli la cui contrada abitava, e si ved'e sopra
acquisti continentali, l'avviluppò nelle la porta della cappella del ss. Rosario.
dolorose vicende d' Italia, nelle sue di- Micìiele Steno LXIII doge. Sì grande
scordie e nelle sue guerre. Ciò impedì era la stima, che aveasi di sì beneme-
a' veneziani di potere 0[)porre fin da rito cittadino pe'servigi da lui resi alla
principio a' turchi, ogni di più avanzan- patria nelle molte e cospicue dignità che
tisi in Europa, tutte le forze die la gra- avea sostenuto nella repubblica, dopo
vità del caso richiedeva. Tale era il fio- quanto occasionò l'irritamento di Mario
rente stalo della repubblica di Venezia Falier e la tragica conseguenza, che non
Del glorioso dogado del Venier, lodato s'ebbe didicoltà d'eleggerlo doge il i.° <li-
principalmente per la giustizia. A suo cembre i4oo, io tempo ch'era egli pe-
tempo fu mozzato il capo in piazza di s. ricolosamente malato, come rileva il suo
Marco a Pietro Giustiniani, e ad Anto- biografo Gio. Veludo. I\icuperala la sa-
nio Meneghio da Chioggia, perchè pale- nità, a'19 prese possesso di sua dignità,
savano i segreti del consiglio a Francesco fra solenni e pubbliche dimostrazìuni di
I Carrara. Nel i388 il doge die saggio giubilo, di straordinaria pompa con gio-
di singoiar fermezza nell'esecuzione delle stre e tornei, processioni delle arti e al-
leggi. Avea egli 1' unico figlio Luigi sca- tri spettacoli, pe' quali originò la compa-
pestralo, quale una notte appiccò alla
il gnia famosa della Calza, composta- di
porta del nobile Giovanni de Boccholis nobili coll'iotendimenlodi fare più splen-
un paio di corna, con iscrizione insul- dide le feste pubbliche in Venezia, discor-
tante r onore della sua moglie (pare da sa nel §XVl,n.5,a cui aveano parleanche
lui amata), sorella e suocera. 11 doge com- le loro donne. Questa e altre compagnie
mise la punizione agli avogadori del co- furono poste sotto la vigilanza de'prowe-
mun, i quali sentenziarono la prigionia ditori di comun e del consiglio de' Dieci.
di due mesi e un'ammenda, con piecet- Osserva il prof. Romanin, essere questi
del gentiluomo. Il giovane ammalò nel ricchezza a cui pochi anni dopo la guerra
carcere, e benché supplicasse permuta di di Chioi'''ia era risorta Venezia; ed in-
dispiacere morì in prigione. Il doge scru- colle guerre avea forse bisogno di distrar-
poloso della giustizia, soffocò moli del- i re il popolo per poter rinvigorire il po-
l'animo e si era mostrato insensibile, an- tere aristocratico, adievolito nel tempo in
co per dare un esempio a repressione cui Venezia fu ridotta agli estremi du'ge-
del mal costume, de' giovani nobili, la- novesi, per cui i suoi ordini eraosi scon-
mentalo anche dal Mulinelli ne'suoi An- volti, e la plebe s'era fatta nuovamente
alle leggi ad ogni altra cosa anteponeva- nio, tranon molto, comediiò poi, abolì
no. A suo tempo fu fabbricato il Castel tolalmenle Yarengo o concione o assem-
nuovo di Mestre dalla parte che va verso blea popolare, già ridolla a pura forma
Marghera, e ridotto poi a fortezza, e così e di raro convocata, e così cessò ogni trac-
VOL. xcii. 1 2
,78 VEN VEN
dellu Sleno feconda di memorabili avve- e dalCarrara n calare in Italia per guer-
i)in)en(i pe' quali la repubblica sempie reggiare il duca di Milano, ottenuto dai
più si Teiraferma, e raggiunse
eslese in veneziani il passo pel Trevigiano,fu scon-
fjueilo stesso splendore per le sue villo- fìtto a' 2 I ottobre. Leopoldo duca d'Au-
rie terrestri che già per le marillime avea stria, fatto prigione e liberato dopo 3
acquistato. Ma anche il prof. Romanin,da giorni, tornò in Germania; altri ne se-
questo stesso colmo di splendore esterno, guirono l'esempio, e cosi il formidabile
ci vide il primitivo germe, cominciata esercito imperiale si sciolse. Roberto si
Iònie d'opulenza. Nel principio di que- Non gli riuscì impegnare la repubblica
sto dogado l'angustie della repubblica ad una lega contro il duca di Milano, ed
furono sensibili, atteso il pericolo che cor- a' 3 aprile \^oi fece ritorno in Germa-
revano le sue possessioni d'Oriente per nia, lasciando in Italia misero concetto
la guerra del famoso kan de' Tartari del suo nome e valore. Nel settembre
(/".) Tamerlano, eBajazell imperatore morto intanto Gio. Galeazzo Visconti
de' turchi e mollo più ancora per parte
; duca di Milano, e lasciati Gio. Maria e
de' genovesi comandati dal maresciallo Filippo Maria figli minori sotto la ma-
Boucicault, governatore di Genova pel terna reggenza di Caterina, oltre il ba-
re di Francia, i quali eransi rivolti verso stardo Gabriele Maria, tra'quali divise
la Siria sotto pretesto di difendere dai il suo vasto stato, con che fini la gran-
tmchi imperatore Emanuele Paleo-
1*
dezza di quella potente casa, Siena e mol-
logo. Scorreva allora que' mari il prode te altre cillà sottraendosi dal dominio
Carlo Zeno, che mal comportando l' in- de' Visconti ; e Bonif.icio IX per ricupe-
giurie e i danni che da coloro si facevano rare Perugia, Asisi e Bologna, si collegò
alla sua nazione, venne seco a battaglia colCarrara e co' fiorentini. Francesco l[
respinse verso Modone, e grandi feste nome di Guglielmo che fu della Scala,
furono falle a Venezia. Boucicault volle poi da lui avvelenato. Tentava d' impa-
Impugnare la riportata vittoria, e sfidò a dronirsi ancora di Vicenza, ma questa
singoiar tenzone quel campione che vo- bisognosa d'aiuto, fu esortata dalla reg-
lesse destinare la repubblica ; ovvero con gente di Milano, che non poteva darle-
piccolo drappello di francesi e genovesi ne, di dedicarsi a Venezia, il che segui
contro altro di veneziani, oppure galea colle sue pertinenze nel i4o4- Lo stes-
contro galea. Alle bravate del Bouci- so partito pigliarono alcune altre città,
cault, il doge e lo Zeno risposero con di- e per cessione della ducliessa Caterina i
pubblica furono Pietro Rinaldo e Fran- Francesco II ài pasceva sempre colla spe-
cesco Cornaro. Orrenda intanto era la ranza d'aiuti che attendeva da'fior^u-
condizione di Padova: di fuori il nemi- tini, ungheresi, genovesi e dal fratello.
co, dentro la peste ingenerata dal-
di Non volle udire le rimcslranze di Nicolò
l'accumidainenlo di tante {>er50ne e di Mussato a nome de' padovani, ricorse
tanti animali, dal cattivo nutrimento e a' tradimenti, per cui più felloni sagri-
dalla grande quantità deli' iniuìondezze, ficò. Finalmente nella notte de'17 no-
copiosa la mortalità quotidiana sino a vembre i4o5 veneziani, i favoriti pec
5oo persone. La repubblica fece oiTrire segreto maneggio di que' di deiilro, die-
a Francesco II 60,000 ducali per la ces dero la scalala alle mura ed entrarono
sione di Padova, ma egli si ostinò alla nel borgo di s. Croce: allora comune il
resistenza, ad onta cbe quasi tulle le ca- mandò suoi deputati a Venezia a trat-
stella all'intorno eransi soliralle al suo tare della resa (dopo aver perduto per la
dominio. Non lo scossero altre più am- fame, la peste e i combatliinenli 28,000
pie proposizioni pacifiche, per nuove lu- persone, secondo V Arie di vciificare le
singhe pervenutegli da Firenze, edanzi date). I veneziani entrarono in Padova ai
fattauna sorlila contro veneziani, che i 22 novembre feslosamente accolli dal po-
stavano male sulle guardie, al Bassanello polo, i cui legali avevano ottennio la con-
diede loro una rotta, e tolse alcune b tu- servazione degli statuti di Pailova, ogni
diere. Questo fallo [)eggiorò la sua con- altra buona usanza, l'arte della lana, lo
lutti i magistrati della città ; molti caval- dominio, Frico Milizia le chiavi, e Ol-
li coperti a nero erano condotti a mano, merio Legnazzo il sigillo della città. Nel
concorrendo immenso popolo a onorare ritorno, gli ambasciaiori portarono a
il valente condottiero, ch'ebbe tomba Padova una liaiidiera di zendado cre-
in monumento equestre in s. INIaria dei misino coir imniiigine di s. Marco tra-
Erari. In suo luogo fu confenlo il co- punta d'oro, da spiegarsi in piazza nelle
mando generale a Galeazzo Cataneo de feste solenni). Grandi allegrezze furono
amari e calunniosi rimproveri. Altri in- dre, più incerto è ove riposino suoi fi- i
la trovò applicata che ad un prete reo gilori Ira'sovrani. Così Venezia, a^^uui-
di enormi delitti, il quale nel secolo se- gè il Aloschini, incominciò ad esser gran-
gnente fu così appeso al detto campa- de (tneglio lo divenne iua""iormente) e
nile, e tuttavia potè fuggirsene. Vera- a mettere colla sua grandezza timore
mente, io lessi tale punizione usata con nel continente; onde venne che p«r a-
diversij ed il IMulinelli dice soventi voi- more e temenza che aveasi di lei e ri-
te, ma ora non rammento dove ; certo è cevesse onoranze e più di Ic^^ieri arric-
che fu abolita nel i5i8, come rilevai iu chissedi nuove conquiste. Anche il hio-
detto luogo, ed alferma Gallicciolli. Colla grafo Veludo rileva : Ecco l'epoca, in cui
morte de' 3 principi Carraresi non ter- la veneziana repubblica ottenne un "rado
minarono però le inquisizioni, né ti- i altissimo di riverenza presso l'altre pò-
mori della repubblica. Si giunse ad ar- lenze italiane, avendo dilFuso il suo ira-
restare il benemerito e illustre Carlo pero in Treviso, Padova, Vicenza, Ve-
Zeno, cui di tanto era tenuta la patria, rona, Piovigo, Bassano, Feltre, lìelluno,
e fu fecondo argomento pe' scrittori sto- Guastalla e altri paesi. Intendendo la
lieo-romanzeschi a fare sfoggio di filan- repubblica a consolidarsi ne' nuovi do-
tropiche riflessioni a danno del governo rainii ne ordinò il governo. Lasciava,
zione romantica del fatto, e poi vi con- loro dedizione a Venezia nel i4o4 ' ^''"
trappone la storica, e questa fa noto: stretti chiamati de' Sette Comuni (dei-
che terminata la sua condanna, datosi la cui Storia ora pubblicata dalla tipo-
allo studio calla conversazione co'dotli, grafia del Seminario di Padova, feci cen-
morì a Venezia nel i4i8 con generale no nel voi. XC, p. 4^4 )> cioè Asiago,
compianto, e il suo corpo con magnifico llozzo, Lusiana, Enego, Roana, Forza
accompagnamento portato sulle spalle e Gallio, paese sterile e montuoso, nta-
da' marinai, che vollero rendere que- gliato da valli anguste, posto nella pro-
si'ultimo uffizio a quel prode sotto al vincia di Vicenza fra la Brenta e l'Asti-
quale tante volte aveano vinto, fu de- co. formandone la sola ricchezza il le-
posto in s. Maria della Celestia, ove Leo- gname, ed i pascoli col bestiame grosso
funebre. iNarra il eh. Veludo, che la si- per la maggior parte alla pastorizia e
gnoriadi Venezia, per impedire che dal- all'armi, per le quali furono mollo utili
la loro radice non germogliassero nuove iu varie emergenze della repubblica, sic-
RIoschini, dice chs Fiancesco li co' due mania, discendenti di quc' cimbri s«l-
suoi lì"li, col dominio perdettero tri- valisi dalla strage che ne lece Caio Ma-
stameute la vita. Fu sagrificato al de- lio sotto Verona, parlavano ed ancora
siderio della quiete, la quale sembrava iu parte parlano un dialetto IcJfieo cor-
,8ci VEN V EN
rollo. N' è cnpoluogo Asiago, die ha fab- viare ad ogni nuovo Sommo Pontefice,
briclie di nastri, con rinomate manifattu- ne mandò a Roma 8. Non però allora
re di cappelli di paglia. La repubblica ri- creò cardinali Angelo Darbarigo suo ni-
spello a Padova non si teneva ancora bea pote e Pietro Morosini nobili veneziani,
Sicura specialmente dal di fuori, e la pre- ma nel dirò. Ma fu breve
i4o8, come
senza a Camerino Uber- di IMarsilio e gioia per la repubbhca, pe' grandi im-
tino Carrara, figli di Francesco II, non barazzi e gravi avviluppamenti che se-
la lasciava senza sospetti. Non avendo guirono. Imperocché a seconda del giu-
potuto oltenere da Varano signore della rato in conclave da cardinale, per l' e-
tillà di luogo non sospetto,
mandarli in slinzione dello scisma, subito Gregorio
promellcndo loro 2,000 ducati annui, XII procurò d'abboccarsi coll'anlipapa,
impose una taglia sulle loro teste, come a cui scrisse ragionala lettera esortato-
fece altresì relativamente a' due Scali- ria, per dare pace alla Chiesa di Dio col-
geri, Binnoro e Antonio; poi diede o- la reciproca rinunzia, a facilitar la quale
pera a distiuggere in Padova quanto avea pur giiuato in detti comizi, b rati-
per esteriori segni ricordava il dominio ficato dopo l'elezione, di non creare car-
Carrarese. Vi furono allontanati gli at- dinale alcuno, se non nel caso di dover
tinenti dell'espulsa famiglia, ed arresta- eguagliare il numero de' suoi cardinali
ti i sospetti di nuove macchinazioni. Al- a quello degli anti-cardinali dello sci-
le feste per la dedizione di Padova, in smatico Benedetto XIII. Era Gregorio
Venezia altre ne seguirono a' 6 agosto XII venerabile vecchio, di vita integra e
1 406 per la ventila dell'infante Alfonso e pura, ed in tutto dalla fanciullezza e-
figlio del re di Portogallo, recandosi a setnpiare sommamente, non che ornalo
visitare i Luoghi santi; ed allora la città di dottrina e singoiar jirudenza, come
istituì la solenne processione del Corpus lo dipinge Lodovico Agnello Anastasio.
Domini Marco, per
della basilica di s. Fu eletta Sai'ona per la conferenza di
la sua doge
piazza, coli' intervento del lui coll'anlipapa, ma il versipelle Ladi-
e della signoiia. Durava ancora il lagri- slao re di Sicilia di qua dal Faro, ago-
inevole scisma, poicliè in Avignone al fal- gnando al dominio d'Italia, non vide
so Clemente VII era succeduto il pseudo volontierl quel congresso, per timore di
lìeiiedelto XI 11, la cui ubbidienza però perdeie il regno in cui l'avea confer-
erasi assai ristretta. In Roma per morte mato Gregorio XII, aspirandovi Luigi II
d' Innocenzo VII, dicembre i/JoGil i.° d'Angiò piotelto dal re di F'rancia do-
gli successe col Gregorio XII
nome di minatore del Genovesalo. Tuttavolla il
(/'.), il cardinal Angelo Correr o Corra- Papa con 12 cardinali uscì di Pioma ai
ro nobile veneziano, già vescovo di Ca- c) agosto j4o7 e si recò a Siena, e poi
stello sua patria : Beriola sua sorella fu a Lucca, in vece di recarsi per mare a
madre a Eugenio IV e ava a Paolo II, Savona, allegando per iscusa la negati-
non che ava, bisavola e zia di 9 cardi- va datagli da'veueziani delle loro galee,
nali, 6 patriarchi e i vescovi, caso sin- i benché i genovesi avendo otierlo le pro-
golare e forse unico, the già rimarcai prie l'avea ricusate, dicendo non esser
nel voi.XVI, p. 67. 1 romani gli fe- sicuro il suo cammino per essergli tese
cero molto onore nella sua solennissi- insidie. Per questo raffreddamento, per
ma coronazione a' ig di dello mese. Ve- ambire di promuovere i 3 nipoti, i car-
nezia nierilamente esultò di venerare dinali si alienarono da lui. Laonde Gre-
in esso il i." Papa concittadino, celebrò gorio Xll osservando l'odio che per lui
grandi feste, ed in vece de' soliti 4 a'»- aveauo concepito i cardinali, benché l'a-
basciatori d'ubbidienza, che soleva iu- vessero eletto concordemente, slimò con-
VE N VEN 183
Teniente crearne degli altri da'qtiali si li riconosciuto, perchè non convocalo
potesse pronielleie sicura fedeltà, e di- dal Pontefice Gregorio XII, il cardinal
chiaraudo con autorità apostolica noa Torrecremata non rilenendolo né cano-
essere ciò contro il giuramento fatto, at- nico, uè legittimo, il ven. cardinal Bel-
tese le nuove ragioni, in Lucca a'q mag- larmino lo ripone tra'concilii uè appro-
gio i4o8 fece cardinali il b. Giovanni vati, né riprovali, e da s. Antonino fu
de Domenici arcivescovo di Ragusi, Ja- qualificato vero Conciliabolo), i cardi-
copo del Torso d' Ldine, ed suoi ni- i nali e gli anticardinali delle due Ubbi-
poti patrizi veneti Antonio Corraro e dienze, coir intervento di molti vescovi,
Gabriele Condulmieri poi Eugenio IV. ambasciatori e dottori, vi deposero Gre-
Tanto rancore ne provarono cardinali i gorio XII e Benedetto XIII, e fìi eletto
vecchi, che giurarono non riconoscerli, a' 26 dello stesso giugno 1409 Alessan-
abbandonarono il Papa e si ritirarono a dro V, elezione che tosto annullò Gre-
Pisa, ragguagliando con lettere tutti i gorio XII. La creazione d'Alessandro V
principi cattolici dell'irregolare condot- e la presenza di Gregorio XII nelle vi-
ta del Papa. Corsero diversi uiauifesti e cinanze, diedero motivo a due partiti ia
citazioni del Papa e de'cardinali, questi Venezia, l'uno riconoscendo per Papa
facendo affiggere le loro ingiuriose pro- Gregorio XII, l'altro rifiutandolo e se-
teste alla cattedrale di Lucca. Gregorio guendo Alessandro V, e di quest'ultimo
XII, dopo processo, li scoraunicòe privò era il doge Steno. In falli quando l' i i
del cardinalato in Siena ov' erasi resti- del seguente agosto si recarono in Ve-
tuito, per aver essi anche denunzialo un nezia gli ambasciatori di Francia, In-
concilio da tenersi a Pisa, ed a' 19 set- ghilterra e Borgogna per eccitare la re-
tembre i4o8 creò in loro vece altri 9 pubblica a riconoscere il nuovo Papa
cardinali, fra' quali due nominali pa-
i Alessandro V, levando l'ubbidienza a
trizi veneti Barbarigo e Morosini. Le Gregorio XII, il quale altresì mandava
pratiche per ottenere la rinunzia da Gre- dal canto suo da Cividale, per esorlarla
gorio XII e da Benedetto XIII, in che a resistere a quelle insinuazioni, fu per
siadoperarono n)olto pure i veneziani, più giorni dispulato in senato fra'sosle-
non riuscirono allatto; anzi Gregorio XII nitori delle due opinioni. In fine prese
dichiarando che il concilio di Pisa non a parlare lo stesso doge Steno, dimo-
avrebbe alcuna autorità, convocò quello strando come al bene e alla quiete della
di Ci\'idalc (/^.) nel Friuli; mentre Be- cristianità convenisse mettersi dalla par-
bolo di Perpignaiio (/".), ove si ritirò, vinto con contro 48, sebbene
69 sulTagi
per essersi la Francia sottratta dalla sua grande scontenlamenlo ne restasse nella
ubbidienza, e restato colla sola Spagna. parte contraria, la quale non si astenne
dallo spargere brulle voci contro il doge,
Gregorio XII nel 1409 volendosi por-
tare a Civiilale, domandò invano il pas- riguardando soltanto legittimo Grego-
saggio per V^enezia ; bensì dimorò mol- rio XII, e diceva il vero. Nella Cronaca
correva a vederlo. Becalosi a Cividale, verso a Gregorio XII, perchè non avea
e ne riparlai a Udine, che non volle ri- voluto far vescovo un suo nipote, che
conoscerlo, ne'prin)i di giugno vi cele- non era idoneo a quell'uHicio! Col fa-
brò la I.' sessione, poco numerosa ; men- moso sinodo Pisano luiiugivan^i feileli i
tre nel
)84 VEN VEN
siiljito però viep[)iù si l'aramaiicarono, fiorini cucili nella sua camicia. Nel d'i
jjercliè in luogo d'un solo die si voleva, seguente lui insolente e bestiale mascalzo-
Ire itjsietne rimasero, liallantloìi ciascu- ne vestitosi degli abiti pontificali caval-
gorio XII nel concilio di Cividale pro- nedizione. Lodovico Agnello Anastasio
mise foriualniente di rinunziare la di- non dice il nome della città), e Gregorio
gnilà pontificia, se sedicenti Alessandro
i XII raggiunte le galee di Ladislao, appro-
V e Benedetto XllI facessero altiettao- dò a Gaeta. Frattanto Alessandro V, a ca-
to, afilnchè creandosi un nuovo Papa si gione della peste abbandonata Pisa, pas-
terminasse lo scisma, e deputò l' impera- sò successivamente a Prato, Pistoia e Bo-
tore Pioberto, Sigismondo re d'Ungheria logna, dove non vedendosi sicuro inviò
e Ladislao re di Sicilia perchè eleggessero un nunzio alla repubblica di Venezia nel
co'principi della parte contraria il luogo febbraio i4't), colla domanda di poter
per celebrare ad hoc un concilio ,
pel dimorare a Padova o Treviso, non es-
quale inviò diversi legati per tutta la cri- sendo ancora ben quieta Lloma ilupo
stianità. Aveva Gregorio XII ad istan- l'espulsione delle genti di Ladislao, ma
za de' cividalesi e di altre comunità del gli fu negato [)er buoni rispetli, come
Friuli e signori del paese, che inulilmen- dice la Cronaca di Sanudo. Alessandro
le aveano ricorso al predecessore Inno- V a' 4 maggio mori in Bologna per un
cenzo VII, privato del patriarcato d'A- crisliere attossicalo, forse per commis-
quileia a'i3 giugno i4o8 (e non \^o^ sione del cardinal Coscia e del suo me-
come dissi nel voi. LXXXIl, p.i 3o, col- dico padovano Daniele di s. Sofia (il
l'ab. Cappelletti, forse per menda tipo- Marini ne^Vi Archiatri poiid/ìcii difende
grafica che fa anacronismo, non essendo Daniele, dicendocalunnia l'imputazione,
ancora Papa, come ora mi avvedo) Anto- per essere stato poi preso per medico da
nio Panciera, al quale i cardinali ribelli a Giovanni XXIII, il che a me non pare
GregorioXII,ad istanza degli udinesigli sarebbe buona prova), pel riferito da
aveano scritto non dovei lo ubbidire, né s. Antonino, e secondo i sospetti del con-
riconoscere per Papa (per cui il Pancie- cilio diCostanza(iiel6.°arlicolodelle accu-
ra mandò in suo luogo al sinodo Pisa- se date a Giovanni XXI II, presso l'Hardt,
no Giovanni vescovo ti' Ostuni, suo fia- /list. Concil. Constant.,
t. 4»
P- 197
e
tello F'iancesco Panciera e Andrea Mon- 247) olire altri), ^ '° slesso cardinale a'
licoli suo vicario, oltctienclo d'esser con- 17 di dello mese gli successe col nome
fermalo nella chiesa Aqnileiese, ad onta di Giovanni XXI il, restando cosi rinvigo-
the Gregorio XII nel 14^9 l'alea confe- rito lo scisma, fedeli sempre divisi in
ed i
dalla principal parie de' suoi venezia- Friuli in perfetta pace, pensò d'indurre
ni, e II cambiò con un altro. Questi poi il Panciera alia rinunzia di tale chiesa,
fu arrestalo, come creduto il Papa (cioè scrivendogli a tale effetto alcune lettere,
Paolo suo cameriere vestito poinposa- dandogli insieme speranza d'altro prov-
inenlc in abito rosso con e/juipaggio, e vedimento. Non si arrese il prelato, on-
siccome fu pcslo e bastonalo, per evitare de Giovanni XXIII stabili di crearlo car-
peggio conllissò chi era e che teneva 5oo dinale e Io pubblicò a' G giugno i4 ' '»
V EiN VEN i85
oucl« rinunziò il patriarcato e si recò a divenuto signore di Brescia; col marche-
Roma nei i4i3. Non per questo sì pa- se Nicolò d' Este;e rinnovata la tregua
cificarono i friuiianijcli'erano assistili ila per Janni coll'imperatore Emanuele Pa-
SigisiHoutlo re d'Ciiglieria cJivenulo im- leologo. Obizo da Polenta per vedere la
peralore, a motivo del stJo vicario conte generale perturbazione delle cose, a ca-
Federico d'Ortenibiuiio cosiiato di Lo- gione del furioso scisma, erasi posto sot-
dovico duca di Tech, iifjuale vagheggia- to la protezione della repubblica, rice-
va il patriarcato, a cui l'avea eletto il vendo in Ravenna un podestà veneziano
capitolo, mentre il legiltimo Antonio da e molti altri veneti per sicurezza, chia-
Ponte erasi litirato in Venezia. Tanto mandola a succederlo neirevenluale man-
si ap[neiide dal Cardclla, Memorie sto- canza d' creili maschi, ma non poteva
riche de Cardi/iali, nella biografìa del farlo essendo alto dominio della s. Sede.
cardinal Panciera.'ì^iovo però nella Cro- Fino dall'Etiopia il l'rete Janni mandò
naca (ti Dlilano, la pubblicazione del li- al doge preziosi aromi, e 4 leopardi, do-
bro De buoni iiffìcii della repuhhllca
: nati, 2 al duca di Milano, e 2 a' duchi
di Venezia in favore del cardinal An- Guglielmo e Alberto d'Austria. Lepan-
tonio Panciera, patriarca d' Aqnilcia. to e Patrasso si dieJeroalla repubblica,
Studio storico sopra documenti i/wdili, per ischermirsi dall'imnnnente signoria
Venezia tipografia editrice Naralovich de' turchi. Dal re Ladislao, e per cento-
1857. Dipoi Martino V riconobbe il mila fioiini, i veneziani riacquistarono
Tech, e trasferì Da Ponte a Zara. In Gae- Zara, importantissima al loro commer-
ta Gregorio XII scomunicò l'antipapa cio, e tutte le città che possedeva in Dal-
Benedetto XIII e il sedicente Giovanni mazia. nuovo acquisto però e maneg-
Il i
XXllI co' cardinali che ne segnivatio il gi ile' due profughi Marsilio da Carra-
fermato nel regno da Giovanni XXlll, rai tore Sigismondo re d' Ungheria, che
si trovò costretto nel i4'2 a fuggire da dichiarò Brunoro suo vicario generale
Gaeta in due navi veneziane che felice- in Vicenza e Verona, avendolo iduc prin-
mente eransi accostate, ed accompugnato cipi assicuralo col suo aiuto di caccia-
da'cardinali Corraro eConduUnien suoi re veneziani da Padova e da Verona.
i
nipoti, e Barbarigo, scansando molle in- Tramarono inoltre congiure nelle due
sidie giunse in Riinirà ( V.), nell' alfol- città, represse e punite severamente da'
ad Angelu/n Mariani Quiriiiu/n Cardi- giano con 12,000 cavidli e 8000 lauti
naleni j e questo porporato nella sua Filippo Scolari capitano fiorentino. Al
Tiara et Purpura feneta. In diversi grave pericolo che minacciava la repub-
len)pi, prima de'discorsi, avea la repub- blica, essa oppose opportuni prowedi-
blica di Venezia stretto una lega con Fe- inenli, anidando ragguurdevole esercito
derico duca d'Austria con Pandolfo Ma- ;
sotto il comando di Taddeo dd V'erme.e
lalesla signore di Pesaro, già capitano poi gli surrogò Carlo JMalatcsla. ben-
suo iu principio della giwrra cu'Garrara, ché batluli a Praia, gli uughcri s'impa-
i86 VEN VE N
dronirono di Feltie e Belluno, per ac- bardia, e recatosi a Piacenza e poi in Lo-
cordi, onde r imperatore concesse privi- di s' incontrò in ambedue le città eoa
legi alle due città, nominandone vicario Giovanni XXI li,
quale nelle frequen- col
trunoro della Scala, e del Friuli fece vi- ti e lunghe conferenze s' accordò per la
cario il suddetto conte d'Ortemburgo, e convocazione del concilio di Costanza
fu allora che il capitolo e i vescovi pro- (f^.), in continuazione di quello di Pisa,
vinciali elessero da Ponte io contro il per estinguere lo scisma che tanto afflig-
patriarca d'Acjuileia Lodovico Tech. Al- geva la Chiesa universale. Altri colloqui
la Molta die altra grossa sconfitta agli Giovanni XXI II e Sigismondo tennero
ungheri Carlo Maialesta, ma rimasto in Cremona, dalla cui T'orrc corsero pe-
Dialconcio cede il comando al fratello ricolo d' essere precipitati. Cominciava
Pandolfo sunnominato; mentre lo Sco- allora Venezia a godere d'una splendida
lari, detto Pippo Spano, per essersi am- pace, quando dalla peste assalita, in po-
malato, e non per tradimento, ritornò in chi mesi vi menò la strage di piìi che
Ungheria, e ìu fìtti guarito si restituì 3 0,000 persone.India'26dice(nbrei4i 3
con altre forze a ravvivare la guerra, mori il iloge Steno, ed ebbe onorevole
combattendogli ungheri anche nell'Istria sepoltura in s. Marina. Uomo d' animo
e uella Uiilmazia. Saccheggiando e di- valoroso, negli alf.tri solerte, costante nel
struggendo, nella notte avanti l'i i giu- mantenere privilegi della sua dignità,
i
gno i4i2 giunse il nemico sopra zatte- vivace di tempra e di forte eloquenza
re fino a s. Nicolò del Lido, ma accorso dotato. Impetuoso, venne a grave con-
il popolo da tutte le parte si ritirò. A'24 lesa cogli avogadori, i quali gi'imposero
agosto si die furiosa battaglia alla Motta, silenzio non potendo parlare senza licen-
vigorosamente combattuta; già la vitto- za de'4consiglieri : persistendo egli a ra-
ria era degli ungheri, (piando i fuggenti gionare, gì' intimarono di tacere sotto
veneziani riordinati ila Pietro Loredano pena 1000, e minacciandolo di
di lire
e dal Malatesta, tornali all'assalto, die- chiamarlo innanzi a formale consiglio.
dero piena scoufuia agli ungheri coti La cosa non ebbe seguito. Ma nella va*
perdita di prigionieri ed insegne, le quali canza della sede nuove disposizioni fu-
furono collocate nella piocuralia di s. rono prese a limitare vieppiù il potere
Marco con iscrizione. In questo mezzo de' dogi futuri. Agli avogadori fu data
minacciata la repubblica da una trama non pote-
facoltà di citarli iu giudizio, e
interna, per opera di Francesco Baldui- re dogi opporsi alle loro decisioni, an-
i
110, propostosi d' uccidere la signoria ed che di due di loro. Non dovere dogi i
se non coli' approvazione della maggior neziani pacificarono Ladislao cu' fioren-
parte del consiglio minore e maggiore, e A porfìneal turboleiilissimoscisina,
tini.
per esporvi solo (jiielle cose già prece- Giovanni XXlll a' 5 novembre i4i4
dentemente da que' consigli approvate. aprì il concilio di Costanza, il quale in-
» 8. Tommaso AJocenJgo LXIT^ do- viò 4 ambasciatori alla repubblica di Ve-
ge. La sua famiglia, riferisce il eh. Caso- nezia per intendere com'era disposta; ed
ni, derivò dalla Dalmazia, e forse dalla essa con quella pietà e cattolica religio-
Grecia, con antichissima e nobilissima o« ne che si conveniva, rispo'ie che avrebbe
rigine. Alcuno poi narra, che Benedetto riconosciuto quanto decretasse, e venera-
Mocenigo, pai litosi da Milano, edificò il to per Papa quello che vi fosse canonica-
castello di Muscstre sul fiume Sile, in vi- mente eletto; ed è perciò che v'inlerveu-
cinanza agli Estuari Torcellani, ne' pri- nero i cardinali veneziani creati da Gre-
mi secoli veneti chiamati le Contrade, gorio XII, Barbarico, Morosini e Anto-
da dove poscia trasferitosi a Venezia fu nio Corralo (non Conduliniero come scri-
ricevuto tra' patrizi; ed è forse per que- ve Paolo iMoiosiui, che inoltre dice An-
sto che alcuni cronisti ripetono i Moce- Ionio elevalo poi al pontificalo, mentre
nigo venuti da Musestre. Comunque sia, fu Gabriele Condulmiero, il (juale pro-
la repubblica scelse da questa gente 7 babilmente rimase presso lo zio in l\i-
dogi e Tommaso pel i."; vanto che di vide mini), e nel viaggio che fecero per Ve-
colla famiglia Partecipazio, che pure fu nezia riceverono lutti gli onori conve-
illustralada 7 dogi. Superò auibedue la nienti alla loro dignità. L' imperatore"
gente Conlarini, che si gloria di 8 dogi. avendo invitato al concilio Gregorio Xli,
Essendo Tommaso Mocenigo procurato- questi gli rispose eh' essendo i-gli solo il
vò, e il gastaldo Francesco della Torre cardinal Domenici, e agli alli i ili sua ub-
giurò fedeltà in nome del popolo. Fu- bidienza, di ridurre a forma di concilio
rono scelti 12 oratori per incontrarlo a generale il congresso di Costanza, e vi
Verona, e fece il suo solenne ingresso in S|)edìsuo procuratore plenipotenziario
Venezia fra il commi |)laiiso. Poco ilopo Carlo INlalatesla. Giovanni XXlll <lopo
ritoi . ili gli altri due ambasciatori, sen- aver giurato di inunziaie al pontificato 1
za aver potuto nulla concludere con Si- se facevano il simile i suoi due ciHiipeti-
fatto lega segreta, ilicliiaiatolo capitano pavano il concilio, l'Italia era io [Meila a
geiieiale di s. Chiesa coli' anuuo assegno varie rivoluzioni, fra le quali neli4' ^ e
di 1 6,000 fiorini d'oro), e perciò fu depo- prima dell'elezione di Martino V, raccon-
sto 11'
2q maggio (dopo tal fuga nel con- ta il prof. Piomauin, coU'appoggio d'un
cilio fu discussa la questione se il Co?K77/o documento, Ancona esposta all'incursio-
geuerale sia sopra Papa, op\ìuve questo a\ ni di Malatesla signore di Pesaro, oCfii
sopra di quello, almeno quando il Pupa la propria dedizione alla repubblica al-
neziani erasi fatto meiliatore. Laonde la se sue, e fatte varie nrnliche col mezzo
repubblica si die' con impegno a procac- del Papa, dovette acquetarsi cedeiulo il
ciarsi armi ed alleati, per l'eventualità Friuli alla repubblica, con f.icollà d'eser-
d' una nuova guerra, facendo nuova le- citarvi la piena giurisdizione civile ecri-
ga col duca di Milano e con Giovanna il minale; menti' egli riceverebbe in com-
succeduta al fratello Ladislao. Secondo penso 3,000 ducati annui e conservereb-
1' infame politica comune in que'lempi, be il possesso subordinalo di s. Vito, s.
la repubblica accettò la proposta di libe- Daniele e Aquileia. Anche quelle città
rarsi col veleno dall'ambizioso Sigismon- che ancora da lui dipendeva-
dell' Istria
do e dal suo protetto Brunoro della Sca- no, in parie si arresero, in parie furono
la, ma non ebbe Però non le
efiélto. ridotte per forza. Cos'i la possente re-
mancò il desti o di venire in possesso di pubblica di Venezia ampliandoli suo do-
Itoveredo, per aver tramato contro di es- minio di Terraferma, trovavasi in pos-
sa il suo signore Aldriglietlo di Lizana, sesso dalla parte di ponente di Padova,
già sotto la protezione de'veneziani,nia ne Vicenza, Verona; da quella d'oriente di
tierivarono gravi complicazioni co'duthi Treviso, Feltre, Belluno e tiel Friuli ; eb-
d'Austria.Le particolari ambizioni aven- be r Istria e il Cadore, come altresì l'al-
stanza da Sigismondo, questi ad onta che vestitura; per il che si trovò essere non
fosse impacciato cogli Lssid (^'-J, nel solo potenza formidabile mnrillima, ma
i4iH coir esercito calò nel Fi iuli, ov'e- eziandio teneslre e di grande influenza
lano due partili, l'uno per gli ungheri nelle sorti italiane; dominatrice del golfo
con alla testa il patriarca Tech, l'altro Adralicoda una parle,dali'allra del Friu-
li, porla d'I lalia, del cui ducato
ragionai a
pe' veneziani capitanato dal loro antico
amico Tristano Savorgnano, oltre il qua- Udine. 3 principali empi della provin-
I
oslanle le rimostranze del patiifirca, ri- sliato e coll'appello a Venezia. Nel tem-
nella Dahnazìa, che ricupera tono e tol- ziani, nondimeno adescati dalle promesse
sero fìnaltnenle al re d'Ungheria, allora di lui, desiderosi di procacciarsi un po-
inj^olfato in Doemia per l'eresia armata lente alleato al caso d'una nuova calata
de' fanatici e sanguinari ussiti, e nella d' uiigheri in Italia pel riacquisto del
difesa dell' Ungheria stessa contro tur- i perduto, acconsentirono a' 2 1 febbraio
chi, perciò impotente d' accorrere alla tu- i42'2 ad un trattato. 1 genovesi perduta
tela delle terre friulane e dalmate. A' 2 i la propria indipendenza, incapaci ormai
maggio 14^0 era partito Pietro Lore- di granfli imprese, eransi dati alla pira-
dana alta volta di Dalmazia con i5 ga- teria co' catalani, ma Jacopo Trevisano
lere e altre navi, e prestan)enle s' impa- spedito con 18 galee a combatterli, riu-
dron'i d' Almizza, Brazza, Lesina e Cur- scì a sconfiggere Gio. Ambrogio Spino-
zola ; e dopo qualche resistenza anco di la, quale restalo a Gaeta gravemente
il
Catfaro, e di Traù che la fece più vali- ferito incendiò il proprio naviglio. Della
da perchè difesa dagli ungheii. Iiulis'iin- condotta de' veneziani in quest'incontro
padroni di Spalalro e alili luoghi. Nel- assai dolutosi Alfonso V re d'Aragona
r Albania ehbe Scutari, Dri vasto, Anti- e I qual re Faro, co-
di Sicilia di là dal
vari, rjulcigno e Alessio o meglio Lisso, me pielendente al qua o reame
regno di
e per cessione di Ceolurion Zaccaria l'im- di Ncipoli, voleva soddisfazione, quasiché
portantissima città diCorinto,chiave della i veneziani assalendo loSpinola in Gaeta,
Morea, perchè temeva AmuratlI sulta- ov' erasi ritirato, avessero violato il di-
no de' turchi, e per averne soccorsi con- ritto delie genti, ma nulla ottenne. Mi-
tro di lui; anzi pare che offrisse tutta la nacciati i fiorentini da' progressi sempre
Morea, da'veneziani non accettata. Era- crescenti del duca di Milano, domanda-
no le città della Dalmazia presiedute da rono di far lega co' veneziani, olfrendo
un prò v veditore genera le; a vea no un con- la loro mediazione con Sigismondo; ma
siglio di nobili che eleggeva agi' impie- dopo lunga discussione,ad eccitamento del
ghi ; il conte e rettore manilafo da Ve- doge Moceoigo, uomo di grande politica,
nezia avea la giustizia criminale, e d'ac- restarono neutrali, a fronte che France-
cordo co' giudici del paese, la civile. Da scoFoscari,che poi gli successe, consigliava
queste guerre veneziane nel Friuli e nel- la lega contro il duca. Il prof Romania ri-
la Dalmazia, avea intanto profittato l'a- porta il grave e interessante discorso pro-
stutissin»o Filippo M.' Visconti duca di nunziato dal doge in letto, che forma
Milano per estendere vieppiìi le sue con- r ultimo suo atto politico, nel quale e-
quiste in Lombardia, ed avendo geno- i spose un quadro statistico delle condizio-
vesi dato soccorso ad Arcelli signore di ni politiche, economiche e commerciali
Piacenza, poco stettero ad essere anche della repabblica,per la conservazione del-
loro assalili; dappoiché assediata Genova, la cui prosperità il moribondo doge esortò
questaa' 2 novembre 1421 soggiacque alla pace, di guardarsi dall'ingiusta guer-
nuovamente al dominio de' Visconti, ra, e che non gli si sostituisse il Foscaiì,
l^rincipale autore della fortuna e smisu- di cui egli ben conoscendo l'indole, pre-
rata ambizione del duca era il valoroso disse che, sotto di lui, la repubblica a*
Francesco Bussone da Carmannola, città vrebbe dovuto sostenere continue guer-
del Piemonte, col quale nome è piti co- re; lodando invece per savi e meritevoli
nosciuto, e dal suo signore fu mandalo Murino Catavello, Francesco Bembo,
ambasciatore a Venezia per le pratiche Giacomo Trevisan, Antonio Contarini,
di pace che allora si maneggiavano in Fauslin Michiel e Alban Batloer. Ecco
Londjardia. Tanta fortuna del Visconti in breve il quadro slalislico del suo fio-
VEN VEN 191
lido dogatlo. Allora i veneziani solcavano so alla pace e assai esperto nelle com-
i Diari con 3oo navi, ^5 galere, e 3, eoo merciali imprese, amato dal popolo e in
baslimenli di varia portata, montati da pregio sommo tenuto, dimostrandola pu-
36,000 marinari; i6,ooo artisti erano re colla frequenza e sontuosilà degli spet-
in continuo esercizio per le costruzioni che descrive, giunto all'età
tacoli e tornei
navali la popolazione di Venezia ascen-
; d'8o anni, assai benemerito della repub-
deva a iqo,ooo individui. I capitali in blica, venne a morie a' \ aprile 14^3 e
giro pressoi negozianti montavano adie- fu sepolto in ss. Gio. e l'aolo, in monu-
ci milioni di ducati d'oro, sui (piali gua- mento nobilissimo e ricco per istalne e
dagnavano ogni anno quattro milioni ; intagli, sovrastato da marmoreo padi-
il censo delle case nella capitale era fis- glione. Nell'interregno le principali ri-
sato a sette milioni di ducati; il Monte forme falle nella Promissione ducale fu-
dello Stalo era ricco di sei milioni ; i pub- rono Che il doge dovesse chiamare ogni
:
blici granai serbavano costantemente in mese giudici tli palazzo, pel disbrigo
i
avea rovinata parte della chiesa di s. tato rovescio alla morte del doge; e per
Marco e del ducale palazzo. Dovevasi la dignità dello stato, che il doge avesse
discutere in senato delle misiu'e da pren- un bavero di fine pelli da portarsi nel-
dersi pella restaurazione ; e una legge l'occasioni solenni, e i suoi servi doves-
vietava, sotto pena di mille ducati d'o- sero avere due vestili nuovi l'anno. Ad
ro, il demolire il palazzo
proporre di istanza di Francesco Foscari, fu abolito
antico, per farlo nuovo più sontuoso e ailiìlloVarenf^o o assemblea popolare per
magnifico. Concepito dal Mocenigo il la conferma del doge, e che partiti vin- i
gliare per r osservanza delle leggi, inli- solile forme di ballottazione, essendo con-
mò il veto, il doge pagò la multa, e pio- coirenti alcuni de' lodali dal defluito e
seguì a perorare con sì forti argomenti, il Foscari da lui escluso, etl era il più
che persuase il consesso a risolvere con- giovine de'4i elettori. Il badoor parti-
for memenle alla sua proposta ; in conse- giano del Foscari, escluse Fietro Lore-
guenza che nel 14^4 *' costrinrono le
di dano per la giovanile età e per averne
12 arcate del suddetto palazzo che sor- bisogno rannata, il quale volendosi giu-
gono sulla Piazzetta, e che vanno a con- stificare lece peggio. Molto parlò contro
giungersi colla maggior porla detta della il Foscari ser Pietro Orio, massime per
Carta; quando per l'mnanzi l'tdifizio non esser nemico della pace, e doversi ricor-
pi esentava da questo lato che le 6 prime dare le parole del doge Mocenigo. Si ai-
arcate, contando dall'angolo che guar- tò a difenderlo Bulgaro Velturi. La bal-
da il molo. 11 doge Mocenigo lodato dal lottazione si piotrassedal io al 5 apri- 1
nia essendo 1' ora tar«la, le solite cere- amministrerebbe la giustizia a' tnnsul-
luonie furono (lifFerile al dì seguente. In mani. A sì lieti principii seguirono tri-
sero i\n anno, e che tosto fu distratto ne de' Lazzaretti, di cui Venezia vanta
dall' ingresso della dogaressa con gran d' essere stala la i.^a dare l'esempio,
trionfo, tultavolta applaudì. Com venne come lo fu purea fire buoni regolamen-
a cessaredefìuitivameiite,dopo tanti len- ti sanitarii, e ad istituire il i ."magistrato
talivi e provvedimenti, ogni parte del di sanità. Tutto e con particolari già nar-
popolo nel governo, che si fece del tutto rai nel § XVIII, n. 7. In questo fraltem-
aristocratico, e venne a cessare altresì la poi fiorentini, rotta guerra e incalzati dal
denooiinazionedi Comune Veneliaì'itnì, duca di Milano, chiesero l' aiuto de've-
sostitnitavi quella di Signoria. Pvacconta neziani, perchè come membri principali
IVovaes nella Storia cV Eugenio IFy che dell'Italia aprissero gli occhi sulle ten«
navigando questi da privato col concit- denze del Visconti e provvedessero alla
tadino Foscari verso l'Egitto con un ro- salute couìune, con unirsi loro per frenar-
mito, questi disse al i ."clie sarebbe sta- ne le smoderate voglie. La repubblica per
to padre di tutto il mondo cattolico, ed al essere in lega con lui, e per doversi oppor-
ci."padre della patria. 11 eh. Veludo, bio- rea Sigismondo, si ricusò; il che fa ve-
grafo di questo doge, narra che nel prin- dere, sebbene regnasse il Foscari, quanto
cipio del suo governo Giovanni II Fa- esitò ad abbracciare il partito dellaguer-
leologo (da altri detto 111 e IV, anzi VI ra. Disfiilti totalmente i fiorentini a Za-
e anche VII) imperatore di Costantino- gonara nel 14^4) *J' «l'ovo ricorsero a
poli, avvisando di non potere resistere Venezia per iscuoterla, ma non cede alla
a frequenti assalti de'turchi, volle smem- desiderata lega; e solo inviò un oratore
brare i propri slati e aflìdarli piuttosto al duca [)er distoglierlo da qualunque
al dominio potenze cristiane; in tal
di ostilità contro il marchese iXicolò 111 d'E-
modo Salooicchi ossia Tessalonica toc- ste, di lei protetto. Tuttavia Venezia alla
co a' veneziani, malgrado la resistenza nuova sconfitta de' fiorentini ìu Val di
d'Araurat II, il quale sdegnato escluse Lamona cominciò a porsi in apprensio-
poi la repubblica tlalla pace conclusa colle ne, e mandò al duca un ambasciatore
potenze cristiane. IMa il prof Romaniu per introduire pratiche di pace: però ri-
col valido appoggio de' documenti, co' spose duca volerla trattare direttamen-
il
qnali sicuro procede nella sua magnifica te co' fiorentini, che andava sempre piìi
sloria,eco'quali va correggendo gii altri opprimendo con nuove vittorie. Intanto
storici della repubblica che de' medesi- il conte Francesco Carmagnola divenuto
pe pei- Ini in resero iiivi<;n ni so5ppUo<;o ]">res;o l'esercito, era di somma impor-
Filippo M.^ V^isconti, e gl'invidiosi cor- tanza, p(»r le condizioni della tnilizia di
ligiaiii fecero il resto. Fu privato ilei go- allora, e In poca fiducia ne'capitaui mer-
verno di Genova, gli fu neg:ito il giiisli- cenari; anzi talvolta il merito delle vit-
ficarsi, per cui indispettito si ritiiò in torie si dovette più a'proweditoii o com-
Piemonte, per suscitargli contro Amedeo missari, che agli stessi suoi condottieri).
Vili duca di Savoia. Alloia il Visconti Non si ommiserolenlativi jiacifici, resi imi-
vieppiù irritato, gli conllscò beni, e non i ti li ila 1 Visconti colle sue solite iinzioni per
permise alla moglie e alle figlie di se- guadagnar tempo, laonde ogni trattativa
guirlo. Non credendosi Amedeo Vili po- fu troncata. Si entrò nelle terre del duca,
tente da romper guerra al Visconti, il ed a'3 marzo i veneziani si trovavano a-
Carmagnola deteruìinò di recarsi a Ve- vanli Brescia, in cui fecero liugresso a'"
nezia e di oilVirei suoi servigi alla repub- per le pratiche de'guelfi, mentre la t^enle
blica nel i^'ì5, e si dice, che rivelasse i del duca si ritirò nelle due cittadelle, ma
progetti di Visconti di schiacciarla alla lunga e dilìicile impresa era l'espugnar-
sua volta. Agitandosi allora le vertenze la. Accorse le truppe del duca dalla Ro-
col duca, prese la repubblica al suo ser- magna, furono da' veneziani con batta-
vigio s"i valente generale per le truppe glia obbligate a ritirarsi. All'espugnazio-
terrestri. Fose cpiindi il Carmagnola tut- ne delle cittadelle, fiorentini mandaro- i
visione delle concjuiste da farsi. La re- pitano del Po, dall'altro canto colla stia
pubblica scrisse a' suoi ambasciatori a llottiglia avca fatto diverse operazioni e
Pioma per invitare Martino V a entrare presi due castelli. 11 Visconti adoperan-
nella lega, alla quale nel 1426 aderì il do a un tempo l'armi e l'insidie, tenlù
duca di Savoia. A tale notizia il Visconti far incendiare l'arsenale di Venezia, n
mandò tosto a Venezia un suo amba- mezzo di Rigo di Diabante, che sorpre-
sciatore a fare rimostranze, alle quali sa- so fu messo a morte ; ed eccitò gli nu-
viamente rispose la repubblica, giustifi- gheri a fir correrie nel Friuli. Acqui-
cando il suo operato. Da'[)arlic{)lari (Iel- stale da' veneti Salò e la Riviera, sorge-
le li.Ttlative prende motivo il prof. Ilo- vano ovunque nemici al Visconti, quan-
inanin, coscienzioso storico, di d. fendere do Martino V eccitato dal duca che nel
il doge Foscari, dimostrando quanto a suo passaggio per Milano 1' avea splen-
torto siasi coniunemenle accagionato d'a- didumenle trattato, e d<'sidero<o di spe-
vere pel suo umore belligero dato ca- gnere la guerra, neli4'?*» «nandù a trat-
gione alle tante guerre che tennero con- tare in suo nome il cardinale b. Nicolò
14^6, il Carmagudla fu dichiaralo capi- nale si recò in tal città per la stessa mis-
con dueprov- sione, e restituì a Venezia a' 12 no-
ìnno generale dell'esercito, si
(e qui devo notare, che la carica di prov- stabilita la pace a'3o dicemlire. Xo fu-
VOL. XCM.
'94 \ E N V EN
?ioiie flc'Ile loro tene a' fioienlini e al Francesco Sforza : fu la battaglia fieris-
(luco (lì Savoia, la cessione alla lepuh- sima, gettalo da cavallo il Carmagnola,
Llica eli Venezia di Brescia con Itillo il per la densa polvere sollevatasi non piìi
variabile del duca si pentì pieslo delle di Milano era minaccialo dal duca di
falle concessioni, mosso anche da' nobi- Savoia e dal marchese di Monferrato, il
li milanesi, slimandosi troppo umiliali, che aggiunto alla discordia de' capitani
rifiutando la consegna delle fortezze. milanesi, dava facilità al Carmagnola di
Prossima a scoppiare la guerra, nel t^'^j, ricuperare Casal Maggiore e impadronir-
sì ricliiamò a Venezia il Carmagnola per si d'altri luoghi, non cessando il senato
discuterne il piano, e fu accollo splendi- di sollecitarlo a nuove imprese, e di la-
damente colla conlessa Antonia Viscon- gnarsi di sua poca operosità. Ceden-
ti sua moglie. Le ostilità cominciarono do il conte Carmagnola alle ripetute ri-
nell'aprile dalla parte del duca nel Par- mostranze, mise l'assedio a Moutechiaro
mìgnano e nel Bresciano, da' rinomati 0*28 settembre; ma pochi risultati fi- i
capitani Angelo della Pergola e Nicolò no allora con sì fiorito esercito consegui-
Piccinino, espugnando Casal Maggiore e ti, diedero motivo a sospetti e maldicen-
dagli argini scagliavano proietti contro laggio del Bresciano poco discosto dal-
i veneziani. Brcscello fu liberalo da Car- rOglio, lo prese sotto gli occhi di Sforza,
magnolii, che rivoltosi a Gotlolengo, vi Piccinino e Carlo IMalatesta. Questi in-
fu liatto iu aguato dal Piccinino, e ben- dignati l'assalirono 1' i 1 ottobre 1427,
ché i suoi soldati valorosamente com- ma trovaronsi da tutte le parti circonda-
batlessero, toccarono grave perdita. L'e- li da'veneziani in luogo paludoso; siscom-
sercito che aveano allora in campo i ve- pigliarono, restarono disfalli , si abban-
neziani era uno de' maggiori che da lun- donarono alla fuga, e il capitano genera-
go tempo si fossero veduti in Italia, a- le IMalatesta restò prigioniero con 8,000
scendendoa 22,000 cavalli, oltre a 6000 corazzieri : tulle le sairaerìe e immense
fanti del paese, e 8000 merccnarii; né ricchezze caddero in mano del vincitore.
minore era quello del Visconti, avendo Iu questa famosa giornata Carmagnola
il duca eccitalo i suoi popoli agli estre- si coprì di gloria, il doge gli scrisse colle
mi sforzi. Sollecitò quindi il senato il Car- piìi lusinghiere espressioni, e con decreto
tiìagnola a passar l'Adda e portare il ter- del senato gli donò la casa a s. Eustachio
loie fra'milanesi, e non badai e alle fin- già dell'ingrato Malatesla e la villa di
,
a 80 terre nel Bresciano e nel Dergama- conclusione della pace era la cessione vo-
sco : altrettanto ['miriti di wrificiire le luta da'veneziarii di Bergamo colle sue
date). Ala il Carmagnola tornò alle soli- foltezze e lei re di Palazzolo,Maitinengo
le sue lentezze, forse [)er l'inoltrata sta- e Iseo, parecchie cailella già avendo lai-
gione, e fors' anco per non piacergli la tuia loro spontanea tledizione. Dopo mol-
rovina totale del duca, secondo il cosfu- la ripugnanza il duca si arrese, e la pace
me di quella milizia e de* condottieri di fu conclusa a' 1
9 aprile 14^8 in Ferrara,
allora. Invece di gettare un ponte sul- colla cessione definitiva alla repubblica
l'Adda, che auebbe posto in costerna- di Brescia colle sue caslellac terre, riinet-
zione Milano slessa, e Cremona non a- teiulo nel b, cardinal Albergati la deci-
vrebbe potuto resistere, si limitò a pren- sioue circa i confini, olire l'arbitrato nel-
dere INJontechiaro e altre piccole terre le dilFerenze che potessero poi insorgere
del Bresciano una sconfitta al , e data anco tra le parti contraenti e aderenti
Piccinino,instantemenledomandòdi re- delle parti inclusi nel trattato. Furono
carsi a Venezia. La repubblica ne lo dis- perciò guarentiti marcheseRolandoPal- il
suase, raccomandando a badar le mosse lavicino, Alvise del Verme e Filippo Ar-
del nemico, tenere unito l'esercito, ed celli restali sotto la protezione de' vene-
operaie qualche cosa a vantaggio della ziani;sciclti i iMalalesta dagl'impegni con-
lega, il b. cardinal Albergati erasi di traili col duca, e il Carmagnola riavreb-
nuovo interposto per la pace a nome di be suoi beni, salvi gl'interessi de'fioren-
i
iMarlino V, che si protrasse per inlerpel- tini. 1 veneziani però lungi dal venire in
monio conliatlo a'io gennaio 1428 dal gnata l'S maggio in virtù del trattato, e
Visconti con Maria di Savoia figlia di non già per ispontanea sommissione de'
dello duca il che produsse tra
, duchi 1 bergamaschi. A'?.3 dello stesso mese il
un ravvicinamento. Un mes^o del Vi- conte Carmagnola fece l' ingresso Irion-
sconli chiedendo conferire col Cernia- fule in Venezia, accompagnato da'suoi
manda in (jnel momento, sapere ch'egli apparato nella piazza di s. Marco. Cosi
slava beaissimo , e raenUe procurò di- lei minò una guerra, che se procacciò al-
1*96 VE ;\ V EN
la lepuliljlicn laute e belle tene in Lom- ningnola domandava la sua dimissione al
Jjartlin. esnmì però l'eiario e calicò di senato. Per la sua fama e riputazione,
gravi pesi la popolazione. 11 suo douìinio pel grandemente operato a favore della
ormai steiulevasi olliecliè nellaiilico do- lepubblica, non si acconseuli al suo li-
sul Friuli; sulla Marca Trevigiana che dnuiande cos'i eccessive, che sembrava
comprendeva Bassano, Fellre, Belluno e doversi rifiutare. Nondimeno amando la
Cadoie; sul territorio Padovano, sul l'o- lepubblica di conservarlo a'propri servi-
jesine di Rovigo, sulle terre Vicentine, sul gi, non ostante che dovea avere qualche
Veronese, sul Breseiano,sul Bergamasco. sospetto di lui pe' falli antecedenti, con-
Ampia estensione di territorio che la po- venne alle seguenti amplissime condizio-
neva tra'principalissimi slati d'Italia. A- ni, che danno un'idea dell alle prelensio- .
gitata questa dalle passioni, Bologna si ni allora quasi comuni ne' condottieri
ribellò a JMai tino V il i
.°
agosto, riducen- d'armi. Avrebbe il comando di tutte le
dosia stato popolare, e ripetutamente ri- tiuppe, fanti e cavalli presenti e futuri,
corse alla protezione veneta a sostenerla, con piena giurisdizione civile e militare,
o a farsi mediatrice col Papa, onde il co- tranne nelle terre ove si trovasse un ret-
nìune avesse la città in vicariato con an- tore ; terrebbe 5oo lancie ciasciuia di 3
nuo almeno riceverla sotto la sua
censo, o fanti e 3 cavalli, oltre alla famiglia sua,
protezione. La repubblica divola al Pa- cioè a' pro[)ri stipendiati ; riceverebbe di
{ja e legata a lui [)er lecenli trattati , a stipendio ducati 1 000 il mese lauto in pa-
nulla annuì. Intanto morto Martino V, ce che in guerra; la sua condotta dure-
a'3 marzo 143 I gli successe il patrizio rebbe 2 anni e [)0\ 1 anni di rispetto a
veneto, l'imperturbabile e virtuoso gran beneplacito della repubblica, col preavvi-
Pontefice Eugenio IV Condulmiero, de- so di 2 mesi avanti, non polendo far nul-
gno nipote di Gregorio XII , che come la contro di essa per 6 mesi dopo uscito
luidovette sostenere grandi avversità. I da'suoi servigi; se alcun soldato fuggisse,
primi a darne motivo furono potenti i morisse o fosse preso, sarebbe obbligo del
Colonnesi nipoti del predecessore, insor- capitano di surrogarlo entro 5 giorni. Si i
ti mano armata, onde Papa chiese soc- il conferì al Carmagnola e suoi discenden-
corsi alla regina Giovanna II, a'venezia- ti in feudo Chiari eUoccalranca nel Bre-
ni, ed a'fioientini i quali gli mandarono sciano, con lulti i diritti ed emolumenti
Mauruzi da Tolentino con un im-
iNicolò annessi; i prigioni e gli averi che venisse-
ponente corpo di truppe. Secondo No- ro in di lui mani sarebbero suoi, ma le
\aes, anco i veneziani l'aiutarono. Nello terre, città e fortezze della signoria ; do-
stesso 143 I Bologna venne agli accordi a' vendo cedere ad essa, per somma da con-
22 agosto tornando all'ubbidienza della venirsi, i prigioni illustri come il fratello
s. Seóe; ed a'22 settembre si pubblicò la o il figlio del signore di terre e i capita-
pace fatta co'CoIonnesi, mediante l'asso- ni. Ad accrescere le complicazioni, s'ag-
luzione della scomunica e la reciproca giunse all' Vi-
infrazioni continue che il
e la repubblica, onde questa nell'ottobre per aver già favorito il duca, onde luc- i
1428 fece faie a Mdano le sue lagnan- chesi si esi birono di rimette! si nelle ntani
ze, senza elFetto; anzi le coSe s'intorbida- della repubblioft, ma non accellò l'olfer-
rono in modo, che rinnovossi il pericolo ta pe' palli che la legavano a Firenze.
di guerra, quaudooppuulo conte Car- il Non fu così delicato il Visconti, aiuta»-
VEN V E N 197
(Ioli nnscosfnmente, e licenziando Finn- ra a Genova, ma solo liberarla dalie mn-
Cesco Sforza perchè li soccorresse, onde ni del dnca. Già la stagione erasi ino!-
Lucca fu litornata in libertà e mandali Irala (Ino al mese di giugno, ed il Car-
prigioni a Milano il suo signore Paolo magnola, non ostante le sollecitazioni del
Guinigi co' figli nel i43o. Oltre a ciò il senato, nulla avea peranco operato d'im-
duca non cessava assalire le terre de'si- poitanza, e continuava a ricever lettere e
gnori protetti dalla lega, e in più n>odi njessi dal Visconti, pel quale si dichiarò
molestava i veneziani, mentre si mostra- l'imperatore Sigismondo. Frattanto Car-
va desideroso della pace con loro, rivoi- niagnola dallo Sforza fu già vemenlescon-
gendosi al Carmagnola perchè volesse fìtto a Soncino; e sul Po la flottiglia del
tranquillarlo da'sospelti formati sulla re- Trevisan venne interamente disfalla da
pubblica. Il senato se ne mostrò meravi- Giovanni Grimaldi di Genova e Pacino
glialo col Carmagnola che glieli avea ma- Eustachio di Pavia, sostenuti dallo Sfor-
nifestati, non avendone mai dato motivo; zaedal Piccinino, allontanntoCarmagno-
insinuandogli tenersi in guardia dalle so- la con finta dimostrazione. Essendosi per-
lite arti del duca, e si astenesse da ogni dota la speranza di passar l'Adda, non
comunicazione con lui. Rompendosi in- slimava il Carmagnola doversi limitare
tanto la guerra di Firenze e Lucca . il a scorazzare nelle terre del duca, come
Visconti scrisse nuove lettere al Carma- proponeva il provveditore Paolo Correr,
gnoln , a cui ingiunse la repubblica do- e ad onta delle loro discrepanti opinioni
vere rompere ogni pratica ; ma il duca il sennio si rimise all'intelligenza del ca-
insistente si volle in tutto rimettere al- pilano , ma però operasse. Mentre i gè-
r arl)itrale giudizio del Carmagnola, per neralidel duca mostravano da per tut-
si
sconti. Seguirono grandi armamenti ma- e il suo contegno divenne sempre |)iìi ine-
rillimie terrestri de' veneziani, e de'Ioro splicabile. A consolare alcun poco la re-
generali i famosi Nicolò Piccinino e Fran- cesco Spinola, rivendicando l'onor vene-
Cesco Sforza. Il senato scrisse nell'aprile ziano. Ma le cose di terra non migliora-
143 I al Carmagnola d'uscir in campo e vano punto, e il Friuli era minacciato
passar l'Adda, e die sue istruzioni a Ni- dalla calata ilegli ungheri. Si presentò
colòTrevisan capitanodella flotta sul Po, 1' opportunità di prender Cremona per
eleggendo a capitano generale di mare sorpresa, e già il Cavalcabò con un drap-
Pietro Loredano, a cui ingiunse .spiega- [lello di coraggiosi erasi impadronito ncl-
re in Oj^Miig.ìlera la bandiera coll'in^egne la notte de' iT ultobre del ponte di s.
strare corno la le;'a non faceva la guer- citalo ad accorrere, nou si mosse, ino-
,g8 V IL N V EN
sUaudo temere qualche astuzia del ne- maichese di Monfeiralo crasi riconcilin-
mico. Cosi le col()e vere o a{)[)areiili del lo col duca. La lunga dispendiosa guer-
Carmagnola ogni di più si aggravavano, ra assolvendo tulle le rendile, fu d'uopo
e già a'i3 ottobre proponevasi in senato domandare alle principali città un'anli-
di prendere a trattare segretamente de' cipazione di esse. E proseguendosi a te-
fatli di lui, tuttavia per allora ne fu dif- ner d'occhio alCarinagnola,a'2 i febbraio
Dice il Veludo o
(erila la deliberazione. : i432 il senato nuovamente gli vietò ri-
il Carmagnola è innocente, o traditore cevere i messi del simulatore "Visconti,
della repubblica; meglio in tal caso se- Finalmente vedendo inutili tutte le in-
guire una salutare prudenza, che forse siiiiiazioni e che il Carmagnola nulla o-
lina funesta pietà. Si pensò per altro a* peiava a vantaggio della lega, a'28 mai*.
2 novembre richiamarlo di Lombardia zo il consiglio de'Dieci volle provvedervi
per inviarlo nel Friuli, contro gli un- domandando l'aggiunta di 20 con«»iglie-
glieri eccitali a invaderlo dal duca, il ri al senato, e con renitenza e matura
quale invece mandò un Diesso al Car- deliberazione ricorse con «studiato accor-
inagnola fintamente protestando di sue gimenlo all'astuzia per aver nelle mani
buone intenzioni, essere italiano, e per- il traditore. Con minuta e sagacissima
ciò si sarebbe unito co' veneziani e i fio- istruzione, previdente i diversi casi, gì in-
ìentini alla difesa comune, limellendo a viò il segretario Giovanni de Imperiis a
lui la composizione della lega. Manife- Brescia, ove allora dimorava, proponen-
state le proferte dalCarmagnola al se- dogli l'impresa di là dal Po contro Par-
nato, questi rispose non essere della sua ma, Piacenza e altri luoghi, a tale elTet-
dignità il dare ormai più ascolto alle lo avendo invitato a Venezia il marche-
mendaci parole del Visconti, ma se vo- se di Mantova per discutere con maturo
lesse veramente trattare le ponesse in i- consiglio il da farsi, e perciò pregarlo ve-
scritto; però non lardasse la sua venuta nire ancor lui per esaminare insieme il
nell'iiscire giunto avanti al luogo ilelle tra re in tale condizione se non si maritas-
prigioni inferiori, gli fu dello vada perdi se (fu sposata e poi dal marito falla mori-
qua. Ma questa non è la via, rispose e- re, secondo il prof Romanin, ma tal n)o-
gli. — Oh sì, ella è anzi la vera, si sog- glie e vittima pare che fosse Ginevra d'E-
giunse da qtie'che 1' accompagnavano. E sle). Tutto il resto della facoltà del conte
usciti gli sgheiri, lo misero entro la por- fosse confiscala. Approvarono la sentenza
ta, esclamando il conte: Sono perdalo! 19 voli, gli altri 8 mostrarono inclinare
Si cominciò il processo, nominandosi par- alla proposta del doge e di 3 consiglieri,
ticolare giunta atl esaminarlo; fu falla ve- che il Carmagnola finisse sua vita nel
nire la moglie, e si domandarono tutte le carcere forte. Troncata la festa, il corpo
sue scritture. La repubblica informò del- fu portato a s. Francesco della Vigna, di
l'operato e de' molivi che l'aveano indot- cui nel 5 X,n. 27(ovedissi cosa essa invece
ta alla grave misura per salvare lo slato ebbe), ma mentre erasi per seppellire, so-
da massimo ed evidentissimo pericolo, i pravvenuto il frate che l'avea confessiito,
suoi ministrie gli stati esteri, specialmen- espose l'intenzione del defuulo d' essere
te i fiorentini sull'intelligenza dell'iubme tumulato in s. Maria Gloriosa', ove fu
Carmagnola co'nemici comuni, dalla qua- trasportato e deposto nel chiostro, il che
le era derivata la sua inazione e I' inuti- di già notai nel ricordato §, n. 21. l*iìi
lità del tanto dispendio per tenere l'eser- tardi fu trasferito a Milano nella chiesa
cito in piedi, invitandoli per continuar la di s. Francesco grande, vicino alla tom-
guerra ad assoldare per la lega il capita- ba d'Antonietta Visconti sua moglie. Que-
no Michele da Cotignola. Si mandarono sta dopo essere slata colle figlie nel mo-
con pieni poteri due provveditori all'e- nastero delle Vergini e ne' luoghi per-
sercito, d'intelligenza col marchese di messi dalla repubblica, fuggì con esse nel
Mantova. Proseguendo il processo, il Car- Milanese, e le furono quindi confiscati i
magnola fu lormenlalo l'i oprile, e si i beni e sospesa la pensione. Pare che an-
sospese duratitela settimana santa e le fe- co essa entrasse nelle pratiche del mari-
ste di Pas(jua, indi con lutto ardore si ri- to col duca suo parente. La vita di Fran-
prese a' 23 aprile. Attestando la piena cesco Dussone da Carnjagnola, scritta d,i
reità del conte testimoni e scritture, e Tenivelli , si legge ne' Piemontesi dia-
proposto quindi di procedere, questo fu stri. L'illustre Manzoni ne fece argomen-
accettato da 26 voti afferraativi, uno ne- to di tragedia. La guerra intanto conti-
gativo, 9 non sinceri: tanta era generale nuava in Lombardia, veneziani si allea-
i
la convinzione di sua iniquità quale tra- rono col concittadino Eugenio IV, pre-
ditore del dominio veneto. Fu condan- sero Solicino e altre terre; ma nella Val-
le due colonne della piazzetta di s. Marco, maneggialo dal marchese Gio. France-
e colà troncato il capo dalle spalle. Alla sco (ionz.iga di Mantova per conferirgli
moglie si assegnò il frutto ili 10,000 du- il comando generale, con promessa di ce-
Malalesla siguoie di lUniini, dovea t;n- tellina e assicurò la Val Cauiuuicu; ujcu-
200 V E i\ V E N
tie i fiorentini aveaiio ricuperalo le loro L'imperatore Sigismondo venuto iu Ita*
perchè Viscouli volse 1' auiiuo lia a ricevervi le corone realee imperia-
terre. Il
seriaiuente alla pace, che per mediazio- le, entrò in Milano nel novembre 43 1, 1
Feirara ivi si concluse a 23 aprile 1 433, chiuse nel suo castello di Abbiategrasso,
ciascuno restikiendo le terre occupate, e .SI rifiutò di vederlo e d'assistere alla
cri di ve» se rivelazioni, e specialiiieute qua- nel 1433 ricevè a' 3i maggio la corona
li fossero stali gli accusatori di Carma- imperiale da Eugenio iV, a mediazione
gnola il che confermò
,
il sospetto del di cuiSigismondo concluse coli' orato-
accordo tra essi a- danno della re-
jjiioft re Andrea Donato una tregua quin-
pubblica veneta. Saputosi vivo il Cornaro, quennale altra breve stipulata nel 1 4^ B
:
la t epubblica tornò a insistere, e l'otteu- era spirata nel segueute anno. Intan-
ne malconcio che sopravvisse in pa-
cos'i to i Colomiesi ribellala Pioma a'2C) mag-
tria 65 giorni, A (juesta lunga serie di gio i434) Eugenio IV sapendo che si
guerie eransi uniti ad amareggiar la vi- voleva dare la sua persona al duca di
ta del doge Foscari altri dueavvenimeu- Milano, col dominio della città, a' i4
li, d' nu attentato contro la sua
r uno giugno ne fuggi pel Tevere e andò ia
persona, l'altro d'ima congiura di giovani Toscana, ed anco in Firenze il duca gli
nobili alio scopo di portare grande alte- tese insidie per averlo nelle mani. 1 ve-
razione nelle cose dello stato. Nel i43o neziani avevano consiglialo il l^apaa non
assalilo il doge da Andrea Coutarini, in- muoversi da Roma, per le conseguen-
colpandolo d'aver impedito d'essere capi- ze che potevano derivarne. Però iu Ro-
tano del golfo, ebbe varie ferite nella fac- ma a'26 ottobre fu ristabilito il governo
cia; il delinquente in [)unilocul taglio del- pontificio. Le riforme del clero comincia-
la mano e col pubblico supplizio. Circa le nel concilio di Costanza, ove fu condan-
3 anni ilopo si scuopr'i una lega di 'òj nato Giovanni iiuss, che fra gli altri er-
nobili onde tra loro nelle varie ballotta- roii avea inveito contro 1' autorità papa-
zioni pei'venissero gli uffizi e le dignità ;
le, mossero Rlartino V a convocare l'al-
l'uronu puniti con bandi e prigionie. Di tro concilio di Basilea nella Si>izzera
lutto liisgustalo il doge, e non poco au- (A.), indi confermato da Eugenio IV e
gubliato dal pensiero delle laute guerre, fatto cominciare. I veneziani manda-
vi
lo Sforza penetrò nella Marca e quasi quelle contenzioni religiose, facevano pre-
tutta l'occupò, per cui Eugenio IV per vedere non lontana una nuova guerra
giiatl.ignarlu nel i434 gliela concesse in fia'due stali. Perciò consenfi nel gennaio
investitura cui titolo di marchese e gon- '434 ^^^ ""t* '*^n'''
'-'^"' i'iiperalore, invi-
faloniere ili s. Chiesa, non riuscendogli laudo Giovanna II a proleggere
la regiiìa
prendere a'suoi stipendi il Forlebraccio, gli stali del Papa minacciati dall'insazia-
a sostegno del quale accorse il Piccinino bile ambizione del duca, che poi volge-
buo parente. 11 Pa[)a si collegò cj'Uoreu- rebbe le sue armi contro il regno di Na-
tiui, a' quali i veneziani ollriroiio 2000 poli, olii endosi a cullegarsi con essa. Per
lauti per proleggere le tei re pontificie, lii le mene [irobabilineuledi esso, ilpatriar-
Fireuze non si era quieti, una fazione a- ca d' Aquileia Teck ricorse al concilio
\endo costretto Cosimo de Medici il contro la repubblica ,
quale usurpatrice
Vecchio ad emigrare co' suoi parenti in delle sue terre e provincia del Friuli, di
Venezia, poiché la repubblica sempre era cui domandava la restiliizione , senza
siala aliezionata a lai [)olenle famiglia, accondiscendere alle vantaggiose propo-
anco per la comunanza del commercio, sle falle da'veneziani per amor di ipiiele.
essendo i ftledici la principal casa banca- INla il palriarca lungi dal piegarsi ricor-
lia d'Europa. Mecenati de' buoni sludi se all'armi spirituali e ad un monitorio
fondarono o certamente ampliarono e violento. I veneziani pe' loro oratori si
con un sistema di governo, che sotto fiorentini, il quale però con altri cnpiia-
deniocraliche forme parleci()ava egiial- ni reslò prigione del Piccinino nella lo-
uienle dell'oligarchico e dell'assolutismo. tale sconlìUa delle truppe della lega, a'
Forse la libertà lìorenlina avrebbe pò- 28 agosto presso Castel Bolognese. Nel
luto acquistare slabilità, se avesse pie- i435 Filippo M.' Visconti andò a sve-
valso il principio aristocratico. Tanto os- gliare l'ultimo de'Cariaresi Marsilio, ec-
lerva il eh. Keumont, Z>L'//a cliploma- citandolo a un tentativo per torn.ue in-l
veneta nella proiezione da lei accordata gio, fu preso xMarsilio, e condotto a Ve-
ai principato temporale del Papa, assol- nezia u'28 marzo gli fu tagliata la tesla
dò iduegeneialiErasmo MarzidaNarni ha du^ colonne, coli' cstrenuj supplì-
le
(il suo padre lòiiiaio a Todi era origi- zio punendosi pure suoi complici, e Pa- i
nario di Due Santi e la madre todina), dova si guardò con rigore. Con Marsilio
thti già avca servilo il Papa, fumoso lini la discendenza legittima della casa
202 V E N V EN
tle'Carrara, una delle sovrane d'Italia « Il senato veneziano, consesso il più sa-
che più produssero uomini insigni. Mor- vio del mondo, pendeva dal suo labbro
ta intanto Giovanna II, si disputarono il allorché riferiva il successo sin allora ot-
regno Alfonso Aragona e Renato di
I d' tenuto nella sua missione, e la necessità
Angiò, ciascuno avendo il proprio parti- dell'azione concorde; e finito il discor-
to nella guerra civile, alla quale, per sug- so, si levarono tutti i senatori con le
gestione ilei duca, presero parte i genovesi mani alzate, e la maggior parte di loro
in favore dell'Angioino. Nella lialtaglia lagrimando ringraziarono fiorentini di i
navale di Ponza essi presero lo stesso Al- sì amorevole ullìcio, e lui di averlo con
fonso I con Giovanni II rediNavarra suo tanta diligenza e celerità eseguito, pro-
fratello con quasi tutta la flotta. Immensa raeltendo che d'allora in poi quella pa-
fu la gioia di Genova, non così del Vi- tria dovesse essere sempre comune a*
lonso 1 quanto fosse pericoloso l'aumen- veneziani slavano per passar l'Adda on-
to della potenza francese in Italia, vole- de assalir le terre del duca ; questi allora
va mandarlo a Napoli colle slesse galee richiamò il Piccinino, che tosto travagliò
genovesi. A tale notizia i genovesi prese il Bergamasco. Accusalo il Gonzaga di
fiuiosamente l'armi, cacciarono il presi- lentezza lasciò il comando e disgustatosi
ilio milanese, ed elessero doge Isnardo lo Sforza colla repubblica, questa ne in-
Guarco. veneziani,chedopola battaglia
1 vestì il Galtamelata. Lo Sforza mosso
di Ponza eransi dichiarali per Renato, li- dalla speranza con cui sempre l'allettava
chiesti di protezione da'genovesijl'acctfr- il Visconti, del maritaggio della figlia na-
darono a'2 gennaio i436, e intimarono turale Bianca, e quindi all'eventuale suc-
Ja guerra furniale al duca se non resti- cessione nel ducato di Milano, persuase i
tuiva a Genova tutte le terre che di quel- fiorentiniad accordarsi con Lucca che
la repubblica ancor teneva. Il Visconti aspiravano dominare, e si riconciliò col
rispose con mandare Piccinino ad assa- duca. Avendo convenuto la repubblica,
lir Genova, ma invatio; anzi fu minaccia- per la forza maggiore delle circostanze
to dall'imperatore d'esser dichiarato de- de'tempi, di ricevere da vSigismondo l'in-
caduto dalia sua dignità e della scomu- vestitura delle terre dell' impero ch'essa
Mica papale, se non evacuava le terre teneva in Terraferma, deputò a rappre-
della Chiesa e di Genova, e quelle spet- sentare il doge e il veneziano governo
tanti all'impero. Spaventato il duca dal- l'ambasciatore Marco Dandolo. Lacere-
la lega, e per aver preso i veneziani a'Ioro monìa si fece in Praga con grande so-
slipendii Francesco Sforza, si pacilicòcon lennità a' 16 agosto 1437 sulla piazza pub-
Eugenio iV, negoziando colla lega. Fu blica, da dove passali in chiesa l'impera-
Neri Capponi fiorentino, difensore della tore fece leggere il diploma d' investitu-
libertà del patrio comune, che seppe ra, e il Dandolo giurò in nome del do-
guadagnare a Firenze e a Venezia allea- ge Foscari e della signoria di Venezia fe-
te Francesco Sforza, il più ingegnoso deltà colla solita forma feudale. Sigi-
guerriero d'Italia, e signori della llo- i smondo poi coiiferìall'ambasciatore l'or-
inagua. Narra il eh. Reumonl, che il dine cavalleresco, e tenne un sermone in
Capponi nella sua celebre ambasciala a lode della signoria di Venezia, che ia
Yeuezia, travagliata dal duca di Milano, tante emergenze l'avea soccorso. Invece
fu licevulo più che fosse un principe. contro il Viscunli fu ietta una citatoria
V E N \ L ìN 2u3
imperinle, cLegl'inlioiavapresenlnKi lia £;li(ie In Romagna od Eugt.'nio IV^, pe*
2 mesi avanti il trono a ginstidcarsi dal- molli imbarazzi in cni si trovava, impe-
le incolpazioni, Sulto pena di piocedeie in rocche le cose sue a Basilea erano a pes-
via giuridica. Il diploma in data de'20 sima condizione ridotte, li Papa rifìuta-
tjel precedente li'glio, nominava il doge vasi di riconoscere le orgogliose delilje-
Foscari a dnca di Treviso, Felire, 13ellu- ra7Ìoni del concilio per aver oltre[)assa-
no, Ceneda, Padova, Brescia, Deigamo, to il suo mandato, annullando la scoinu-
Casalmaggioie, Solicino, Platina o Pe- nica da esso pronunziata a' 1 j marzo 436 1
ildrappo d'oro lu più mauiiato. Non eh- ;;/cr//V7/o/'fiv, emanata dal santissimo Pon-
Scala, allora alla corte imperiale, il qua- rò coll'altra sua bolla Ma^nas omnipo-
le rifililo l'auiuia pensione vitalizia oll'er- tenlis Dei, de' 19 aprile 1437, Bull. c\l.,
Sigismondo mori
tagli dalla repubblica. p-iQ) sciolto il concilio di Basilea e Ira-
a'9 dicembre del medoiiuo i437, dal .sferito a Ferrara (F.), invitandovi an-
sole (Ielle Lagune; e convenne loro adat- concilio generale di Basilea, rullima dei-
tarsi all'idee del tempo ed a'iiuovi rap- lequali si tenne a'.j febbraio \'\\ alla i
vogliono). L'Italia intanto non eia affatto 4^ ^'^^ si celebrarono. La maggior par-
quieta a cagione de'veneziani, e del duca te de' coir.pouenti il conciliabolo si osti-
né dal Papa, né da' fiorentini, né dallo ni. L'imperatore Giovanni VII Paleolo-
Sforza. Perlaulo il Visconti stabilì tu- go, stretto dall'armi turche, si persuase
2o4 V E N YEN
di recaisi al ooncilio generale (H Ferrara d'ordine dell'irrequieto Filippo M.' Vi-
per implorare il soccorso de'principi cri- sconti, iuclusivauiente a Ravenna ch'era
stiani mediante il gran zelo d' Eugenio sotto la protezione veneziana. L' impera-
IV, sagrilicando le sue convinzioni col- tore, il patriarca e gli altri greci seguiro-
l' acconsentire alla riunione delle due no il Papa a Firenze, ove fu proclamata
Chiese. Venne egli accollo dalle 3 galee l'unione delle Chiese latina e greca, nella
del Papa, da una dell' imperatore e (lid- maggior parte poco durala per la solita"
sequiare il patriarca. L' ingresso solenne il Sommo Poiitelice Eugenio IV, ridico-
in Venezia si fece dall'imperatore nel Iju- losamente dichiarandolo decaduto dal
cinloro, accompagnato dal doge, con Itti- pontificalo; indi per li medesima oslen-
ta la magnidcenza propria de' veneziani, tazione di quel potere che non aveva, ad
tra il plauso del popolo, che al ponte di avere un valido appoggio alla riprovevo-
Rialto presentò un imponente spettacolo. novembre elesse antipapa A.-
le lolla, a'5
L'imperatore discese al palazzo del mar- medeo Vili duca di Sa^'oia (^ .), che
chese di Ferrara. Con altrellanli onori, ceduto il trono al figlio Lodovico erasi
l'imperatore dopo aver dimorato lutto il lilirato in Ripaglia, ad onta che il re-
mese a Venezia, e avere scritto lettere a gnante duca avesse protesiti to contro l'o-
tulli i prìncipi d'Europa invitandoli a perato del conciliabolo riguardo a Euge-
venire o a mandare loro rappresenlanli nio IV. L'illuso e d'altronde savio Ame-
al concilio (perchè la pili parte continua- deo Vili, benché ripugnante, accettò
vano a tenere i loro rappresentanti a Ra- ranti|)onlificato e prese il nome di Feli-
silea,non credeiìdolo divenuto concilia- ce V, consolidando co^i l'infelice scisma.
bolo, e ritenendolo ecumenico lo ris[)et- Conlento il Visconti del successo di sue
Invano, o almeno per le loro mire d'insu- mene e strana politica, profittando delle
bordinazione lasciavano fare) , si partì conseguenti confusioni, indusse lo Sforza
per Ferrara accolto da Eugenio IV. Del a passare occultamente nel regno di iNa-
soggiorno in Venezia dell' iiriperatore si il partito Angioino, men-
poli a sostenervi
ponno leggerei dettagli nel mai abb.islan- tre apparenza erasi riconciliato eoa
in
za lodato prof. Uouìanin, di cui tanto mi Alfonso I. Ma essendo lo Sforza ancora
giovo a onore di Venezia sua patria, e t^e- agli stipendii de'lìorenlini, tosto il richia-
^\ Annali Urbani del cav. Alutinelli a marono, ed veneziani consigliarono il
i
zione fu i' occupazione delle principali quello di Ferrara gli restituirono il Po-
couviciue ciltà , operala dui Piccinino lesine eoo alcune riserve^ etl armatisi per-
VEN VE N 2o5
seguitarono mantovani, sequestrando in
i impadronito quando lo Sforza giunse a
Venezia i loro averi e persone. Il Picci- ricuperarla, onde fu ascritto alla nobiltà
nino già avea portato il terrore anche veneta. NeIi44oil Visconti per allonta-
nel Bresciano e in altri luoghi, ebenché nar lo Sforza dalla Lombardia mandò ,
sti passò quindi a occupare Lonigo e al- ba>e sono ritraile a bassorilievo le sue ge-
tri luoghi del Vicentino, ed a correre il sta più degne da ricordare). Magnifico è
Veronese, finché giugno 1439
alla fine di l'epitaflio fatto in sua lode da Francesco
arrivato lo Sforza, in segno di comune Barbaro sullodato. Dopo il ritiro di quel
accordo gli si alìidarono vessilli di Ve- i prode, ebbe Sforza solo il comando su-
nezia, Fiienze e Genova; indeciso però premo delle genti veneziane, colle quali
lombaidc. i44' '^'"
il Papa a qual paile inclinare. Lo Sfor- ricuperò le terre iN'el
La flotta del lago però fu sorpresa escon- con Cremona e Ponlremoli per dote, che
lilta dal Piocinmo ; q novembre
indi a' tante volte gli avea [)romesso e poi ne-
ilopo fierissimo combattimento riuscì al- gato. Dal Visconti si restituì al Papa Bo-
lo Sforza liberale i bresciani dalle loro logna e Imola, esi riconobbe 1' indipen-
infelici condizioni. I\la l'ardilo Piccinino denza di Genova. Venezia celtbiò hi pa-
corse a scalare Verona, e quasi se n'era ce con rendimenli di grazie a Dio, e il
2oG V E N VE iN
doge invitato lo Sforza colla moglie a pelilore tleil* Aogioino, ad unirsi al Pie-
Venezia, vi furono onorati con festeggia- ciniiio die fece capitano generale e gon-
nienli, alloggiando nel palazzo del Gatta- fuloniere di s. Chiesa , privando di tal
melata a s. i^olo e in ([nello già a lui do- grado il ribelle bforza. Se ne alterarono
nato sul Canai grande. Anche col palriar- i (joienlini, da'cjuali era partilo il Papa
cad'Arpiileia, ch'era allora il celebre car- passando in Siena, e sollecitarono i ve-
dinal Scaranipo Mezzarota padovano, neziani a romper la guerra al duca; ma
furono finalmente composte le dilTeren- la repidibiica se ne schermi, promellen-
ze a'?8 giugno i445', concedendogli la do di aiutare i bolognesi tornali in li-
lenta la città di Ravenna, che avea ade- maneggiò con Venezia e altri una lega
ritoal duca e poi lornòa porsi sotto la prò- per sostenere lo Sforza. Tanlo rapida vo-
tezione de' veneziani ; ma egli tiranneg- ìubililà destò V\ sorpresa del re, e quin-
giandoi ravennati, questi nel 44' "e 1 scos- di il duca richiamò il Piccinino, il quale
sero il giogo, e per mezzo de'suoi amba- alTidando al figlio Francesco l'esercito,
sciatori si die in potere della repubblica dipoi ebbe grossa sconfitta dallo Sforza
-lenela, che la governò per 68 anni co' a IVIontolmo a'23 agosto i
444> '"''«aneri-
provvcdilori e co'podeslà: il \° provve- dovi prigione col cardinal Capranica. Al-
dilore fu JNicola iMemmo del i44'- La lora \\ Papa mostrò inchinare alle Irat-
serie di tali magistrali la riporta
loSpre- tati ve, a cui non avevano mai lascialo di
li WiiWfi Memorie intorno i dotnina e ^0- persuaderlo Venezia e Firenze, eiltrat-
ver ni ch'Ila città di Ravenna. Ostasio e tato fu concluso a' i o ottobre, in virtù
la sua famiglia furono rilegati in Creta, del quale lo Sforza riebbe marchesato il
onde iuqiedirgli d'aiutare Renato d' Au- si rinnovò la guerra, essendosi proposto
giù. 11 Papaiuvilò il re AUudso I,com- il Papa di spogliarlo della Maica, ed a
V E N V E N 207
tale edello nouiioò pio rettore di essa il a cui ricorsero in tempo di scisma, per ri-
lescovo di Forlì dall' Aste e leqato il conoscerlo padree pastore universale, due
cardinal Scaiampo Mezzaiota nel i44^' iiriperatori greco e Ialino, cioè il Paleo-
Il marchese nel declinar dell'aimo a poco logo e Federico 111^ il quale era stato as-
a poco la perde lotta, pel valore del bel- sunto all'impero neli440) avendo oppo-
licoso cardinale ad eccezione di Jesi e
, sto ad un insolente concdiabolo mi ss.
Ancona. Quesl' ultima per garantire la concilio Ecumenico. Annoverò nel sagro
propria libertà strinse lega con Venezia, collegio nipoti e patrizi veneti France-
i
la fjuale inviando 6 galee, restò la città sco Cnndulniiero e Pietro Darbo poi Pao-
lìbera dal cardinale che voleva espugnar- lo II, ed il padovanoLoilovico Scarampo
Monza l'altro generale poi famoso l'arto- Angelo Simonella suo segretario, e atten-
lomeo Colleoni ili Bergamo. Ciò produs- dendo a vendere i suoi capitali investili
se sconcerti nell'imprese delle genti pa- in prestito pubblico e le sue possessioni
pali e diichesche, e contro quest'uliitne, del Padovano, dava a credere al con%i-
capitanale da Francesco Piccinino, i ve- glio de'Dieci di aver grandi cose a rive-
lìuo dal 1443, consumato dagli alfanni del infermò e nioiì a'i3 senza lasciare pro-
suo torbido pontificato, a'y febbraio 1 4 4? le maschile, |)ciciò teruiinaudo con lui
seruiit post dissolutionern Conrilii^ct ad contro di esso, e solo l'avea falla al duci
Summi Ponii/lcis ohcdientiain redic- qual perturbatore d'Italia, insinuandogli
blica, comp'i la piena rotta dell' esercito accordò con Milano a'24 settembre 440) i
mezza che sempre la distinse nell'avver- scoppiò gran tumulto in Milano dalla
sità, levato il comando all' Atiendolo e plebe alfunata, gridandosi a signori i ve-
confinatolo con pensione di i eoo ducali neziani, il f*apa. Alfonso I, il redi Fran-
a Conegliano, che [)rima gli avea dato in cia, il duca di Savoia. In questa confu-
feudo, volse l'animo a raccogliere i fug- sione prese a parlare Gaspare da Vimer-
giaschi e alla formazione d'un nuovo e- cate affezionato allo Sforza, dimostrando
sercito, ed a rinforzare la squadra nava- essere i proclamali o troppo hjntani o
le sul lago di Garda, ed un propizio e- trop[)o deboli per recare soccorsi oppor-
vento ne rialzò la fortuna. Le vittorie di tuni; esservi un solo mezzo a far cessa-
Sforza aveano ingelosito i milanesi, ecci- re la fame eia guerra, quello di sotto-
tali da'Piccinini suoi eterni nemici, ed e- mettersi allo Sforza, di cui vantò la cle-
gli vieppiù si alienò da loro. Laonde a- menza e la botila, essere il genero e il
strinse Milano e gl'intimo di riconoscer- veneziani fecero lega contro di Ini con
lo per signore. 11 popolo però suscitalo Alfonso Ij il duca di Savoia, il maichc-
da Giorgio Lampnguani, lispose coll'in- se di Monferrato e la repubblica di Sic-
YEN YEN 209
na, e la i^iiena (u ilicliiaiala a' i() m^(^- ficnmenle adtlohbati, aiulò a disceiuìcii;
gior4^2. L'odio contro lo Sforza giunse ni palazzo del marclie-ie. Altro spKnuli-
a tanto, clie si accetto l'oirert.i di farlo do licevituenlo ebbe 3 giorni dopo nel
avvelenare, temendo volesse estendere i recarsi ad abitar la casa de' Yilturi a s.
clda (f.), tutte le parti belligeranti si Stocco e Berrettone dttrali^ poi vendu-
trovarono inclinate alla pace. Qui devo ti al doge Malipiero, indi per decoro ri-
prima premettere un indispensabile re- cuperati dal senato e riposti nel tesoro
Irospeltivocenuo storico. Ad Eugenio IV di s. Marco, ordinando chela spada si
era succeduto nel pontificalo Nicolò V, portasse nelle visite ecclesiastiche in cui
che tosto con gran zelo si applicò ad e- interveniva il doge col senato. Ed il
stinguere lo scisma, ed a pacificare 1' I- prof Romanin dichiara, che nel 47 "N'^ 1 1
talia, con l'invio di molti nunzi e legati, colò V a mezzo delfambasciatore iN'ico-
ed ottenne che a'c) aprile 449 F^'ice V 1 lo Canal, infelice poi nella difesa di Ne-
s. Sei\e, r essere Grado a pessima condi- Nicolò V l'ammonì a far eseguire l'unio-
zione ridotta, scarsa d'abitanti e resa in- ne della Chiesi greca alla latina, ginra-
salubre dalla mal' aria; annuì all'istanze ta nel concilio, altriajenli avrebbe per-
dei doge e senato veneto, ed elevò il ve- duto l'impero, come si verificò (al rileii-
scovato di Castello a patriarcato, invece re del Novaes nella Storia di Nicolo l :
di quello di Gratlo che soppresse, dichia- ma dissi nell'articolo Grecia e altrove,
rando protopatriarca di Venezia s.Loren- che veramente l'unione fu promulgtjta
zo Giustiniani allora vescovo Castellano, solennemente a' 3 dicembre 14^2-. in s.
i
cou)e meglio dirò nel § XXI, n. 4- i^'' Sofia, ma fulh suo scopo perchè lro[»-
il
colò Vneli47'2 coronò in Valicano colla pò lardi); ad onta che ave>se eccitalo i
stria e poi colla corona imperiale, insieme nare il comune nemico, e mandato a Co-
all'imperatrice Eleonora di l'ortogallo. slantinopoli 3o galee, cioè io a proprie
Colla medesima Federico III prima di s[)e>e,i o a (pielle d'Alfonso I, ei o de' ve-
recarsi a lioma volle visitare \'enezin, neziani (secondo Novues e altri), coman-
levato prima con gran pompa tli bar- date da Giacomo Loredano, e per legato
che dal marchese Corso d'EsIe, indi in- l'animoso cardinal Isidoro mtenoarcive-
coutralo dal doge Foscari nella regale e scovo di Kiovia, oltre l'arcivescovo di Ua-
superba nave del Ikicintoro, corteggiata gusa. Ma il Papa non secondato dagli al-
da immenso altro immero di barche. l'el tri principi, con dolore immenso wilesee-
»V/;//77o iS'rt«/o(^A^.J, la cui piocessione dal fonso I. B'Misì conviene che il Loieclano
divin /'Vg/i»o/o negavano i greci scisinali- si rei^ò alla difesa di Gallipoli colle galee
ci, e nel sanguinoso eccidio vi perì Co- papali nel 1 44''*> ^ perciò sollu Eugenio
stanti no XII ultimo inijieiatoie greco. Il IV. Giunta a Venezia la notizia della ca-
dolente Pontefice, a iicu[)erare Coslan- dula di Coslantinopoli, grande vi fu lo
tinopoli, con bolla de' 3o settembre con smanimene), il dolore. La repubblica
fervore invitò lutti fedeli ad unirsi per
i piocui atosi un salvacondotto, inviò al
fiir la guerra a'iurchi, inculcando instan- sultano l'andjasciatore liarlolomeo Mar-
lemenle a'pi incipi di pacdicarsi, massime cello, incaricandolo a persuaderlo the es-
Ira Alfonso I, i veneziani, i fiorentini, il sa coulinuavii a rimanere con lui in pa-
duca di Milano, e per le sue incessanti ce, come lo era slata col patire suo A-
cure si pace che vado a dire, i^er
fece la nìurat 11 dopo la presa di Tessalonica,
essai veneziani accettarono la mediazio- inutilmente difesa da'veueziani, avendo
ne del loro patriarca Giu^tinlani, ma le già dal medesimo IMaomettoll ottenuto
trattative andarono a lungo, finché la neli4j>i la couferuia del trattato conve-
pace si olleniie per mezzodì fr. Simone nnto col genitore; ed eziandio di sco-
da Camerino, dolio, eloquente, di belloe sarla delle galee che diceva ritenute a
dignitoso aspetto (onde poi all'isola di s. forza dall' imperatore Costantino XII a
Cristoforo nella L.iguna, donala alla sua ddiesa dì sua città, di procurare, in fine,
congiegazionedi lAIoiit'Ortoue, perquau- che potessero lilornare. Dal complesso
to dissi nel § XVIII, n. 7, fu anche dato 1 delle quali co'.e si vede che la repuhbli-
il nome di-Ila A?^^^, invialo ripetuta- ca , non sostenuta da' principi crìsliani,
mente da Venezia a Milano, dal l'apa, preoccupati a combattersi tra loro, lo-
dai doge e da altri principi al duca Slòr- suHicieute da se sola u far fronte a tut-
za, col veneziano l'aolo Barbo, si conclu- fa la potenzaottomana, tenne in questa
se in Lodi a'c) aprile i454- A' veneziani guerra una doppia e di as|)elta-
p<;lilica
lurono restituiti i luoghi occupati, e si ce- zione, avrebbe voluto salvare Costanti-
de loro Ciema, e di tulle le sueconquisle no|ioli , ma dacché ciò era impossibile,
soltimlo conservando il duca (ihiiuadad- voleva evitare di compromettere inutil-
da, Caravaggio e altri luoghi, l'er le cure niente i suoi interessi commefciali nel
di Nicolò V, de'veneziani e de' fiorentini. Levante, e tenersi amico il sultano. Un
Alfonso Ma ratificò a' 26 gennaio 1
^'J, fugace sguardo retiospeltivo la giuslifi-
ed il Papa la coulermò con bolla de' 25 cheià, ampiamente Irallandone prof, il
febliiaio. A' 3o agosto poi fu stretta al- Romanin. Le guerre d'Europa nella 1.^
leanza fi a il duca,i fiorentini e i Venezia- metà del secolo XV avevano favorito i
ni a comune difesa de'propri stali, con- progressi degli ottomani, per cui l'/^/^rt-
Irochiuntjue volesse turbare la quiete nia, \n Servi'a, in f^',ilatcliia, V Unj;ìic-
d Italia. JNella presa di Coslantiuo()oli vi i-ia, la TransiU'nniii , [a Polonia (F.) ^\
peri il bailo Girolamo IMiuollo e suo fi- trovarono di continuo esposte alle loro
glio Giorgio, oltre altri veneziani; 29, o incessanti coirerie. Il tiebole e con olio
più come poi dirò, rimasero prigioni e im[>ero di CosI.mliuopoli s'appiessavd
furono nella pace riscattali; le galee ve- alla sua finale e. dula; l'isole della Gre-
nele salvarono, poiché dal lungo, par-
.si eia e ilell'ArLipel.igo di contmuo nun-.c-
licolareggiato e bellissimo racconto sto- ciale, la serie de' suoi signoii feudali
lieo del piof Homanin risulta, che sol- marittimi, a gran |'euu lesistcvuno agli
VEN Vl-.\ 2.(
assalti musulmani , e quelle (occale a' dò II pensiero, m.i p«rl;i i^ufiTa ili Lom-
iiobili veneziani aveano Jillc'iitalo il le- baidia tliflicilincnle avieLhe pollilo som-
game colla madie pahia , né la repub- ministrarli, ed udito ciò clie foN-seio per
blica poteva pieudeine cura, profittando fare le altre potenze italiane, Venezia
solamente delle occasioni pei- accrescere non mancherebbe della parte su;i, coli-
la propria influenza , la quale si fece cedendo intanto idi' impero nitro e co-
maggiure coll'aumenlar del pericolo per razze die brumava ;ìCi|'.iì>1:ii e
, e poi ;
amicizia, e dal Papa, e che dopo aver oltie la repubblica scrisse all'imperato-
indagato l'animo loro e quanto fossero re, al re d'Ungheria, a quello d'Arago-
per fare, tornasse e si delibererebbe ciò na e delle due Sicilie, licordando le pi ov-
tbe fosse opportuno pel bene della reli- visioni per essa fatte e che sarebbe di-
gione. Le successive istanze e sollecilazio- sposta a fare; ma siccome per se sola non
ni della repubblica non [)rodussero alcun bastava, gli eccitava colle più vive e^orta-
fiolto. Sostennero con vigore le armi cii- zioui a nou lasciar perire una tanta cit-
ele, naturale di Sigismondo, td eioe del- sta, alla salvezzacomuue. M.i Custanti-
V i Traiiùlvanid;
ngìieiia e vaivoda di nopoli non fu difesa che da una [liccula
non che GiorgioCaslnota dello Scander- flotta composta di 5 g.ilee venete, 3 ge-
berg, allro terrore de' turchi, eroe del- novesi, una fraucese, altra spagnuolj e
r.//Aa/i/(7, princi[)edeir£'/;;/oeregolo di da alcuni legni minorii cailde a'culpi del
(70y<3; eziandio aiidjL-due animati e gran- formidabile esercito ottomano. Le terre
demente s<jccorsi da' Papi, liisfdula da e gli slati finitimi fecero pace col sull.nio
Maometto 11 la compiista di Costantino- pagando li ibulo; restando soU laiepub-
poli, costruito un castello sulUosloro, per blica, enon potendo sostenere lauto pe-
le susseguenti correrie turche sul di lei so, dovelte sollecitare anch'essa un uc-
terrilorio con guasti e piccoli scontri co' cordo, il (piale infatti fu dai memoratfi
greci, Costantino XII avea mandalosuoi Marcello recaio a termine a* 8 aprile i
le le sue anteriori domande; essa ne lo- per mare e per lerra . e cosi i sudditi
2 12 VEN VEN
tlel suIU'Uio tene veneziane. Nel
nelle sultano. I genovesi ebbero altresì ampli
Irall.'tlo imono compìesi il duca di N.is- privilegi,econservarono per qualche tem-
so e gli alhi nobili veneti possessori del- po ancora un vivo commercio nel mar
l'isole, l'aglieiehbe la repubblica i soliti Nero pel possesso di Caifa. La su[)rema-
)36 ducati per Dalsa, Scutari e Alesàio, zia veneziana invece in que'mari cessò e
Clio per Mepanlo. Continuerebbe il pa- ne derivò grande scemamento alla pro-
triarca di Costantinopoli a goder l'en- sperità nazionale. La perdita quindi di
trale che avea in lutti i luoghi della si- Costantinopoli si fece sentire a principio
gnoria di Venezia a'ieinpi degl'iaipera- più dolorosamente che altrove a Vene-
tori (dissi più sopra, chesi recò poi a Ve- zia, ma anche il resto d'Europa non tar-
come dimostrò il senato al cardinal le- da cui prese a scadere la potenza de've-
gato {forse Domenico Capranica, cheb- neziani. Fincliè, decrepito e vacillante
))e parte nella pace di Lodi, fu a Vene- sussisteva il fantasma del greco iujpero,
pure la repressione della bal-
zia e trattò la repubblica, ormai libera da ogni an-
danza de'lurthi, come si legge nel Cata- gustia per parle^di Genova antica sua
lani , De \'ìta et scriplis Domiìiici Ca- emula, poteva tenersi, quasi, in maggior
pranicae Cardiiuilis,a p. loi e seg.), sicurtà per lemolle sue possessioni d'O-
mandalo da Nicolò V a Venezia a de- riente, e pel suo ricco commercio in que'
plorarla, sia per liberare4o nobili e buon mali, allora il maggiore del mondo, che
nunicrodi cittadini restati prigionieri, sia per le nuove provincie da ultimo aggiun-
per liberare dall'ira nemica tanti luoghi te a' suoi dominii d' Italia, specialmente
di Grecia e Levante, perduti i quali la sotto il principato glorioso dell'illustre,
ferocia ottomana senza dubbio sarebbe eppure infelicissimo Francesco Foscari.
passata ad assalir 1' Italia, con massimo Arroge quanto eloquentemente soggiun-
pericolo del nome cristiano, e per coni- ge il prof Romanin. Dallo strepilo del-
porre le cose in modo che il superbo l'armi, dal tuonar de'cannoni, d;dla stra-
conquistatore non passasse più oltre. Es- ge de' po[)oli, ci richiama un fatto do-
sere necessario che il l*apa pacificasse i mestico , di grave importanza ; uno di
principi cristiani e gli unisse tutti in for- que'falti che per la natura loro patetica
te lega contro il comune nemico, ed al- e per la tragica catastrofe, da cui non so-
lora iveneziani non mancherebbero del- no disgiunti, mirabilmente si confainio
l' opera loro e pronti a vantaggio della coil'iiumaginazione poetica e romanze-
icligione cristiana. Accettò la repubbli- sca, la (piale non lasciò di pi olìttarne, al-
ca sotto la sua protezione l'isole di Sciro, terando la verità, creando narrazioni che,
Schialo e Scopulo; giuslificandosene col tranne i nomi de' personaggi, poco più
VEN VEN 2i3
liinnoili storico. Il veneto Francesco ÌM." picrrCisxìma^ la quale perchè reggevasi a
Piave, autore ilei libro; I due Fosca ri patrizi, osteggiava le democrazie sempre
(ragcdia lirica, posla in nuinca dal inae- tumultuanti, e preda e mancipio de'de-
stro Giuseppe f^e.rdì pel (eatro di Tor- magoghi, die diconsi popolo, e intanto
ìe Argenùna, l'autunno del iSi{^,Roma opprimono e popolo e grandi, e virtù e
tipografia Ajani, confessa d'aver dovuto maestà, e religione e giustizia! " Nel 1441
dar passo ad alcune licenre che si ponno sicelebrarono le nozze di Jacopo, (jnico
scorgervi facilmente, perciò sperare in- superstite de' 4 figli maschi del doge Fo-
dulgenzn dal culto lettore (nell'istesso an- scari, con Lucrezia di Leonardo Conta-
no abbiamo di un milanese : La fami- rini, e grandi furono le feste di straordi-
glia de' Foicariy dramma storico di naria e regale magnificenza, e ad uno
Giacinto Battaggia, Milano i844-i^^<^ de'lornei prese parte un Francesco Sfor-
diè contezza Stanislao Gatti nel Sag- za. Era Jacopo giovane colto, distinto
giatore Romano, t. 3, p. 206 e me- grecista, chiarissimo pure nelle lettere
glie ancora a p. 3 io). Tuttavia =e me- latine, raccoglitore di mss., amore e con-
no male se silFatte alterazioni solo nelle forto del padre suo, amalissimo sposo,
poesie e ne' romanzi si leggessero; ma gloria della patria, speranza della repub-
vari storici altresì, per inscienza delle si- blica, magnanimo e valoroso; ma ilimen-
cure fonti, o seguendo popolari tradizio- te piuttosto leggera, amatore de* piaceri
ni, qua' racconti accettarono a sempie della gioventù edel largo spendere. Tre
maggiore scapito del vero. Laonde il pa- anni erano passati del suo matrimonio,
trio e sincero storico pose ogni cura nel- quando cominciò quella lunga serie di
lo studiare di proposito le miserande vi- sciagure che amareggiar doveano quin-
cende di Jacopo Foscari e la deposizio- d'innanzi senza posa la vita sua e del
ne del doge Francesco suo padre, al giù- vecchio padre. Ripetutamente nel riferi-
sto scopo di potere colla scorta de'docu- recoU'iUustre prof Romanin le Promis-
meiiti, come in tutta la sua storia prò- sioni ducali , dichiaiai le severissime e
cede, mettere possibilmente in luce una spesso rinnovate leggi proibitive con ri-
parte .sì iiileressaiite e commovente del- gore doge e a tutti di sua famiglia
al
la veneziana storia, e sceverarla dal ro- d'accettar doni da chiunque e sotto qua!
manzo. Ben a ragione egli piima prote- si fosìe pretesto. Jacopo quindi fu accu-
sta, che già avea compiuto suoi studi i sato d'averne ricevuto da parecchi citta-
sui Foscari, quando fu pubblicato il se- dini e da alti personaggi per far loro ot-
guente opuscolo, in cui vi riconosce au- tenere per broglio benetìzi e grazie, il
toi evolmente confutate l' inesattezze de- consiglio de'Dieci trovò la cosa di molla
gli storici antichi e moderni su questo importanza, e a'17 febbraioi445 comin-
grave argomento. / due Foscari. Ale- ciato a procedetesi fece aggiungere io
r/ioriestorico critiche di Francesco Ber- nobili, imponendo alto segreto. iVondi-
Lun'cneziano, Torino 18^2. .Alerilò che meno pare che Jacopo penetrasse (pianto
ne ragionasse con lodi la Ci\'illà Caltoli- contro di lui si agitava, perche quando
<v.', T./ serie, t. 5, 4> ^^Q- " Così il Rer- nel dì seguente fu ordinato suo arre- il
lan, ila pio figlinolo e da leal cittadino, sto, non fu più trovato, velocemente e
senz'animo di pute difende la patria as- con molto oro essendo evaso a Trieste.
Salila di continuo dalle calimuie di mol- Importando assai ch'ei non fuggisse iu
ti storici che la disfavoriscono, e dalle terra stramera, a' K) si decretò fosse pie-
l'osche immaginazioni de' poeti , che di so ovunque si trovasse. Nello stesso gior-
cotesle calunnie fanno arnie per mette- no che onde ciascu-
fu latta provvisione,
le in abburrimeulo una repubblica su- uu potesse parlare liberamente secondo
2i4 VEN VEN
coscienza, né il doge né i parenli suoi Dieci. Tulio fu inutile; ed il consiglio a'
iiotessero intentale per l'avvenire alcu- 7 aprile, confermata la stia sentenza,
ria azione, né es'ìer giudice a danno di confiscò beni di Jacopo e proil/i l' in-
i
nlcuiiodegli alliinli membri del consiglio, leicedere grazia a suo favore. Per aver
e che ogni qua! volta si trattasse delle il consiglio proceduto senza la consueta
cose conceinenli Jacopo Foscari, il doge energia, per suo decoro nel 44^ ^^ "^" i
r i suoi parenti (ossero espulsi; e tutto- minala una giunta a provvedere, senz'ai-
ciò secondo la legge antichissima già di- lerare la pronunziala sentenza. Passare-
scoisa. Dopo rpiesto, ognuno giudichi no 5 mesi senza che Jacopo si partisse
qiial ie(]e romantiche descri-
meritino le dj Trieste, tiattenulo da grave itifertui-
zinni di Darti, (ialibei e Laugier. Qnin- t tà, ed il consiglio nella sua erpiità e mo-
di fiilse le loro as'^er/ioni che il doge derazioue riconobbe validoTimpedimen-
presiedè al giudizio del figlio, e che que- lo. Anzi fu così indulgente, che a'28 no-
sli dalla sua bocca udì la propria con- vembre commutò il confinamento in Tre-
daiina. Laonde, con lagione ammonisce viso e nel Trevigiano con facoltà d'abita-
il prof. Romnnin: Della Vene-
storia di re in campagna. Colà infallisi recò Jaco-
zia si è fallo abbtsianza romanzo e sa- pò, né alcun mutamento portò a tale
lebbc ora di (inii li ! Cominciò quindi il deliber.izione la scoperta poi fatta nel
processo in contumacia, per non essersi i447 d'ima cassa conlenente 10^0 du-
preseiitalo Jacopo, e per la realtà della cali e argenterie, mandali dal conte Fran-
colpa ne uscì sentenza che fosse da una cesco Sforza, per confessione del Simonet-
galea preso in ^J'riesle e rilegato a Na- ta ; anzi a*i3 settembre il doge presentò
poli di UouKii)iit,coii obbligo di preseli- al consiglio comrnoveiitissima supplica,
tarsi ogni giorno a quel rettore, oltre al- licordando la sua vecchiaia infelicissima,
Ire prescrizioni ; e se ricusasse partire tormenlata dal pensiero di non poter fa-
colla galea, dovesse considerarsi qual fug- re quanto dovea e bramava per la re-
gitivo e come tale arrestato ovunque e pitibblica, aggravato da incomportabili
sinie ricciclie e promise pieiuii a chi piiiUoslo c.lie sul donjp, il rpjale mai aveii
scoprisse il colpevole. Profondo mistero dato segno di cnideltn. Niun indizio e-
copriva il delillo. ad onta delle minnle sislendo ne'docmuenti di tal accusa con-
indagini, finché a'2 geniiaioi 4?' fu por- tro i Foscari, non può darsi credilo al
fatauna denunzia sotloscriltfi da Anlonio narrato di qualche cronista, che Jacopo
Venier per cupidigia della taglia, come figlio di Pietro Loredan
dopo la morte
inutilmente avvertì il cfinsigliere Luca di questi un suo libro di ne-
scrisse in
da Lezze, onde sospendere la procedura; gozio quelle due morti a debito del do-
quindi improvvisauiente seguì to-ito la gè, e ottenuta che n'ebbe vendetta ag- ,
nimo tra loro, ed anclie per averne Oli- Foscari a lui flebilon di tlue {•ite, le pa-
viero Sguri seivo del Foscari, nel tlì se- role: F Foscari mi }iar,nn pagalo. ÌL Ud'
guente dell'assassinio per tempissimo tociò, aggiungono, peichè Jacopo erede-
parlato a Mestre, anzi nella sera in cui va la voce sparsa d' esser morti il fratel-
fu commesso aver giralo per la piazza lo e padre di veleno, onde lo scolpì
il
di s. Marco. Tulli indizi e fondamenti sulle loro tombe, e ritenerne autori Fo- i
e poi con valore combattuto. Anche nel- tracce fino all'ultimo. Quindi arrestato
la bella e maschia elorptenza egli ilispii- nello stesso giorno della denunzia Jaco-
lava palma al doge Foscari, il (juale
la pò Foscari, come dissi, fu mandalo tosto
ne sentiva non poco dispeilo, ma dissi- a interrogare Andrea Donato fiatello del-
mulando. A tultociò aggiungasi, che pe' l'ucciso, per sapeie da lui se mai avesse
soprusi in Legnago di Andrea Trevisan udito parole o conoscesse fatti che avva-
genero del doge. Marco Loredan, fiatel- lorar potessero il sospetto contro Fo-
lodi Pietro, verificatili lo condusse a Ve- scari, tanto più che Ermolao era spirato
nezia ove fu severamenie punito. Ma es- il 7 novembre , dichiaraiub; perdonare
eendo poco dopo morto IMarco, fu sup. l'incognito uccisore. A'c).(3 marzo termi-
posto di veleno. Ed era avveiuito ali re- nato il processo e lisultando, come si e-
sì, che Pietro malcontento della condi- sprime la sentenza:» per le leslimoniau-
zione della sua attuata, nel 438 avendo 1 ze e le scritture, essere Jacopo Foscari
doiuandato tornare a Venezia perchè in- veramente colpevole dell'uccisione d'Er-
fermo poco dopo vi morì egualmente
,
molao Donalo, sebbene, a cagione della
con sospetto di veleno; sospetto che do- debolezza del corpo suo e di alcune pi-
vea pili r;igiouevuluiciite cadere sul Vi- role d'incanto (cioè sì volle attril)uii-e a
3i6 VEN VEN
falUiccliieiia la sua lesisleiiza) da lui n- cercar in essa il supplizio. Ma ecco quan-
sate, potuto ollencre dalla sua
non siasi to narra il prof. Komanin. iVel giugno
l>occa quella verità che usuila dalle sud- i^'jG il lettore della Canea istruì il con-
dette sciiiture e teslinioniaiize, solo inor- siglio de'Dieci, che Jacopo inviò letlere
moraiido tia'deiili sotto i torineuti della aliimperatore de'turchi perchè mandas-
KOI da, parole nou iiilelligdjili". Mancan- se una galea
a levarlo da quelle strettez-
dosi della confessione e della piena evi- ze e [)ene dell'esilio; ed anche a France-
denza , venivasi a condannarlo al confi- sco I duca di Milano, il quale era allo-
namento alla Canea nell'isola di Candia, ra in pace colla repubblica da poterne ,
di clima eccellente con frequenza d'abi- derivare nuovi scandali e disordini. Par-
tatori industriosi, ove poteva menar vi- te del consiglio o[iinava incaricare il go-
ta comoda; nja lungi dalla patria, dalla vernatore di fargli una severa riprensio-
moglie, da'figli, da' genitori vecchi, da' ne, e che pensasse a vivere modestaineu-
parenti e amici. JN'eU' imbarazzo in cui te; ma invece fu vinto il partilo di far
Irovavasi il consiglio, prese quel parlilo, venire immediatamente lo slesso Fosca»
lìnchè il tempo avesse recalo maggiori ri a Venezia co'suoi servi e qualuncpae
schiarimenti. Fu esortalo il doge alla pa- scrittura trovata in sua casa. Giunse l'in-
zienza, Inaudito il servo Oliviero (dopo felice a'21 luglio, e nou trovandosi cen-
aver sostenuto ben 80 squassi di corda no di tortura inflittagli, pare clt'egli con-
e negato la colpa di cui era accusato il fessisse il lutto spontaneanienle , e già
signor suo, come trovo negli Annali Ur- 0*24 liallavasi della condanna. Cinque
l/i/ni del JMutinelli, che non poco ragio- consiglieri, fVa'(juali Lorenzo Loredano,
na di Jacopo slbrlniialo, che a fronte ile' e 5 altri proposero rimandarlo alla Ca-
dolori del tornienlo soslemie la propria nea, previa buona ammonizione, cui ag-
porto delle armi con altri s-noi fidati. di Pietro e nipote di Marco, defunti sun-
L'animo però leggero e intollerante ili nominati, uno de' capi del consiglio de'
Jacop(; non poteva so[)portaie qiiell' esi- Dieci , appoggiandosi a quanto erasi a-
lio e venne a disperala risolnzione. E vutu dalle lettere, scritliire e deposizio-
marono un vero romanzo, accresciuto da- la morie per decnpilazioiie Ira le due
gli >tranieri eda alcuni model ni, [)erecci- colonne! Ogni pioposta fu messa a'suf-
lar a favor suo la più viva compassione, f'ragi, secondo il solito; la piìi mite n'eb-
l'altro da'dcjcumenli, nondimeno solo ac- carcere, coir ammonizione che se più ,
cennerò. Non potendo Jacopo più viver*; scrivesse a'principi, in quella prigione fi-
senza rivedere l'amata [)alria, scrisse al nirebbe la vita. Gli fu concesso nello stes-
«luca di Milano a farsegli intercessore pres- so 24 luglio e fino che stasse nella Tor-
so la signoria: il foglio cadde in mano ricella, allendendo il momento per parti-
«le'lJieci, onde Jacopo ricondotto a Ve- re per la Canea, di poler rivedere la sua
nezia confessò d'avere scritto la lettera, famiglia, che andò ivi a visitarlo. L'ulti-
ina pel solo desiderio di rivedere la pa- mo commiato fu una di quelle scene del
tria, n costo anche (ìi ritornajvi prigio- piti sublime genere tragico, di alfcilo e
ne ; e non polendo litornaie a Venezia di grandezza ; ma sliaziunte j)er le la-
per vivere iu essa libero, volle almeno grime, i singulti, gli ultimi abbraccia-
V E N VE N 2 r
7
melili clic f accompngnarono. Il fìgliij di Catone, piulloslo clie un neruico per-
pregò 11 padre pel suo liloiiio, e (piuslo sonale del Foscari). Rispose il Foscari,
til' iiigiiiii5e ubiiidienzn e ra^'^egnazioiie. fia le alti e cose, non volersi decidere ne
Pallilo Jacopo [ler la Canea, non lasciò al s'i né al no, ma conservare la propria
il dcige d'iuloperaisi in suo favore, ed al- libertà. Vei le quali ullre cose, si liaimo
resistere il vecchio doge; aggravalo dal nel di seguente la risposta, sorsero varie
dolore e dal male , si lro\ò inqiotente opinioni, e prevalse la già decretata, cioè
d'attendere alle cose delio slato. Il con- che dipendeva dal loro consiglio la desti-
sigliOj essendo uno de'capi Jacopo Loie- lozioiio del doge, dover egli rinunziare,
daii, considerando i gravi inconvenienti e nel termine d'8 giorni uscire di palaz-
che ne derivavano dall'incapacità a cui zo, col detto assegno a vita, e pena di
era lidollo il doge, a provvedervi cliia- confisca di lutti i suoi beni se liriulasse
Dieci, che altre volle ancora si permise, vecchio Foscari dovette ubbitlue, e fu
poiché dovevasi procedere co'6 consiglia- deposto; trattogli quindi l'anello ducale
li del doge e il maggior consiglio. A" 2 i di dito fu spezzato alla [irescnza de' cou-
otlobre i capi preseiilarono una proposi- siglieri e de'capi, gli furono levali il ber-
zioiie mista d'acerbezza e di blandizie, retto duoyleeil fregio d'oro di testa, ed
colla quale dimoslrandosi griucoiivenien- egli protnise duscire di pala7zo e di re-
li gravi che derivavano per tenersi il do- siiluirsi alle case sue a s. Panlaleone. Nel
gè lontano dal governo, l'inabilità a cui dì seguente 24 ottobre parli dal palazzo,
era giunto per l'età decrepila, s'invitas- volendo scender la scala per la quale a-
se per la sua grande carità verso la pa- scese al tlogado. « Cosi il vecchio doge
liia a rinunziare sponlaneaiiiente , col- in etàd'84 anni, dopo laute licende di
l'avvilitivo assegnamento annuo di 1 5oo e tli dolori, con disinvoltura de-
letizia
(o 2000) ducali d'oro. Dover dare la ri- poneva quell'autorità che avea per 04
sposta nel d"i seguente all'ora di 3." Si anni sostenuto con tanto splendore, seen-
ucarono dunque i consiglieri ducali e i deva in silenzio, solo da' parenti e fami-
capi del consiglio al doge e riferirono la gliari ficcompagnato per quella scala
,
deliberazione de'Dieci. Fu incaricato Ja- per la quale era tante volle entrato in pa-
copo Loredan, siccome il pili eloquente lazzo, corteggiato, celebralo, ciulo di taii-
quale esposta ch'ebbe la sua missione, in- quali invece erano succedute le più acer-
col|tandone la sola vecchiezza e infermi- be amarezze nella vita privata, l'umilia-
lu del tioge, la sua passata vita aver ono- zione immeritata nella pubblica " Però 1
rato la patria, e [ìoi gli chiese perdono l,i città, e alcuni nobili speciahiieiitespar-
(Dice il [)rof Romaniii, cpieslo conforto e laiono con isdegno dui fatto ,
dicendosi
ipjesto |)arlare non combina punto coila che poco più restandogli di vita, si do-
vendetta morte
della del pache e del vea lasciarlo finire in dogado; ma il con-
zio e con quel famoso registro: l'ha pa- sigilo de'Dieci ordinò il più assoluto si-
iiatu. Egli inclina a credere il Loredano lenzio, sotto pena di morte. Nel medeii-
liu riguioòu ObSti valor delle leggi, sul far luu gioì no si adunò il maggior consigao
2i8 V E N V E IV
per provfpdere all'elezione del doge fu- decessore; 1^ signoria, i piagnitori fune-
turo, ed il governo venne inlerinalinen- lui, tulio il cleio, tulle le scuole. Sia-
te trasferito ne'consiglieri e capi de'Qua- vano intorno .d corposo gentiluomini
ranta. Il consiglio de'Dieci non osò spin- colle vesti di scrulntlo, e la barn era por-
gere piìi olire il suo potere. Atizi fu pò- tain da'principnli marinari sotto un om-
.sto freno fiIl'aI)uso di potere de' capi de' hrello di panno d'oro con solenne pompji
Dieci, e decretato non doversi il consiglio e grandissimo numero di ceri per tullu
piìi ingerire in futuro di rpianlo si rife- la Meiceria lino ove
alla chiesi «le'Frari,
riva alla Promissione ducale, eccetto il recitò l'oraziuue funebre Bernardo <jiu-
caso di fellonia. I! imovo doge fu eletto sliniani (<lalla quale si trae clie il doge
a'3o ottobre verso le ore 1 5 e mezzo, e solo dopo molti lentalivi di pace e a
."
Francesco Foscaii mot 1 il i u»veu>bre malincuore s'indusse finalmente alla
nella 1." ora del giorno, il che smenlisoe guerra contro il Visoonii), e depDsto in
l'altra favola, rimarca il prof, Pujmaniu, magnifico monumento. 11 cav. Mulinelli
die doge morisse di crepacuore all' u-
il altacnente l'encomia, massinse la sua for-
dir suonar le campane a festa per la no- za d'animo nel mandare a perpetuo esi-
mina del nuovo principe. Per altro pò- lio il (iglio, la sua straordinaiia iinper-
trebbesi conciliare tale discrepanza, col lui babilità di spirito nel rintmziare ai
dire: morì mentre si festeggiava l' elezio- ducalo, con interessanti parlicularilà, e
ne del successore, oppresso da uìaggior riporta re[)ilalIlo sepolcrale col mauso-
cordoglio, come seud)ra dire Paolo Mo- ieo innalzatogli dalla famiglia, il suo
rosini, Ilislorìa di ì' cnelia,^. 5^ì>. Se principato è per gli avvenimenti tanto e-
anzi si consitlei a elle tra l'ora della elezio- sterni elie interni, uno de' più tnefnora»
ne del successole, e rpiella della morte bili nella storia veneziana, il perchè e
del Foscari, non corsero che circa 4oote; per la ilolorosa avventura domestica , e
e che il snmio delle campane per l'elei- pel traditore Carmagnola, fui più pro-
to non potè non piombare sul cuore di lissoin proporzionede'cenui su quelli de-
quel principe sventurato; tulio avvalora gli altri dogi, il prof. Piomanin conclude
e l'autoiitcà del Morosini e quella della le sue importanti considerazioni sul lem-
\'oce pid)blica. Questa notizia saputa da' pò del dogado Foscari, con queste paro-
consiglieri ins. Miuco, si guar<larono l'un le. » Così la gloi'ia militare, gli acquisti
J'allro muti: il limoiso d'avergli accur- di teriitorio, le feste, le magiiilicenze che
ciata la vita forse pesava sulla loro ani- formano la parte luminosa del principa-
ina. Gli furono decretate solenni esequie lo di Francesco Foscari, bastavano ap-
a spe*e pubbliche ,
renitente la moglie pena a coprire mali interni onde la re-
i
Marina Nani, che disse quello essere va- pubblica cominciava ad essere afllitta e
no e tardo compenso a'dolori recatigli : che inevilabibneiite dovevano segiiire al-
saprebbeelladegnamenteonorarlo,qoan- le nuove coudizioni in cui essa era en-
do avesse pure a vendere parte tli sua Irata". Quest'ultime espressioni alludono
dote. 11 giovedì 3 novembre fu portalo alle conseguenze de'danni derivali dalla
il corpo del defunto doge nella sala de* perdita di Costantinopoli , alla diminu-
fiignori di notte, col berretto ducale in zione delia stima delle case, allo scadi-
capo, Cogli sproni d'oro a'piedi eia spa- mentode'viglielli de'prestili, all'industria
da a lato, e colla toga, giusta quanto pra- degradata, alla rovina de' mestieri ,
allo
ticavasi nella morte de' dogi. Accompa- scemamento della popolazione, alla (ni-
gnavano il feretro Io stesso nuovo iloge norazione d' introiti, all' esausto erario,
iu semplice veste senatoria, poiché 1' in- Ma ninna parola trovo sull'innocenza di
segue ducali ornavano ancoia il suo [ire- Jacopo Foscari uell'uccisione di Ermo-
9
VF N V E N 2 1
lao Donalo, che diversi sloiici alTermano i pnrenli ili casa Foscaii : la tortura poi
essersene palesalo autore il nobile vene- era in tulli tribunali d'Europa; e seb-
i
to Nicolò ErÌ7.zo prima di n>orire, con- bene ne'docuraeuli del processo Foscnri
fessione che volle si piibblicas>e a djscol- vi siano registrati i più minuti particola-
pa dello sventurato Jacopo, liè nianc.t- ri, non è detto verbo uè dell'essersi di-
ne quelli che asseriscono, aver 1' Enzzo laniato il Foscari (fra'lormenti della tor-
ronfessato il suo delitto mentre Jacopo tiu'a), né che il padre il visitasse in letto
Tedere sco[)erla l'innocenza del tìglio, se ga pel consiglio de' Dieci, e v' aggiunge
a consolar tm padre de'suoi dolori può ch'egli non è lecito W detrarre ingiusla-
mai giovine un'innocenza irreparabil- weiitc a morii, e massime a nostri nior-
mente punita". Leggo nel cav. iMutinelii. //. Della deposizione poi del vecchio do-
li doge Foscari morì nel di seguente do- gè Francesco Foscari, padre di Jacopo,
pò l'elezione del successore. » Foco dopo dice che la decrepitezza non dava diril-
il vero autore dell'assassinio di Ermolao lo alcuno al consiglio de'Dieci di deporre
Donalo scoprivasi in Nicolò Erizzo; ma il principe della repubblica (noteiò col
Jacopo F'oscari morto giù era in prigio- Romanin, che nel i544'olevasi proporre
ne, ma il doge Foscari, parimenti più la destituzione del doge Laudo per infer-
non vivendo, aver non potea la conso- mità , con assegno vitalizio di ducati
lazione di vedere almen cancellata la in- 2,000, e in morte funerale da principe,
famia del figlio. Appagato così l'odio ma non se ne fece nulla), e narra che
ro". Dice la Ci^'iltà Catto lice, che il Ber- se d'allora innanzi a quello de'Dieci ogni
lan da storico severo e senza spirito di balia sopra il doge". Nel dogado del Fo-
parle, rovi>lane!o negli archivi gli antichi scari si edificò la paite del tlucale palaz-
.°
documenti, trovò sulla pietosa storia.» i zo dal cantonale ov'è scolpita la lìgura
Che il giovane Jacopo Foscari verauieu- di Venezia, fino alla porta della Carla,
te avea trattali segreti col duca di IMila- di cui parlai nel § il, n.i, o voi. XC, p.
no, il quale era sempre in guerra colla 224; si compì la sala del maggior consi-
repubblica di Venezia e fu vinto dal , glio; s'intonacò tutta la facciata del pa-
doge suopadrc.2.°Cheil giovane Foscari, lazzo a quadri di marmi rossi e bianchi;
Tuto mano nell'omicidio d'Almoiò Do- ponte sul Canale; nuove strade si apri-
nato. 3.° Che il Foscari dalla Canea non rono ivi e altrove, ed altri pnbhlici lavo-
iscriveva fintamente al duca di Milano, ri. La presa di Costantinopoli e delle al-
ma che scrisse persino al gran sultano tre parli del greco impero, fatta da' tur-
de'turchi , acciocché mandasse galee ar- chi , cacciava miseramente a vagare iit
mate a levarlo di furto dalia Canea; de- terre straniere gran numero di profughi,
lini capitali tulli tre giunta U; leggi di e tra questi principalmente coloro che
Venezia, Non è vero nulla che il vcc- sei bar volevano il sagro tesoro delle let-
ravaiio i consiglieri di guardare il piìi al- Firenze, Roma e in altre parti d' Italia,
to segreto, uè erano ammessi al giudizio e vi riaccesero l'amore per le Lettere bel-
220 V li N VE X
le, eli che riparlai nel voi. LXIX, p. Oiii. la 2;ucii'o di !\Iorea, non consentiva alle-
La più ricca fonte del sapere fiori allora f>iez2e e baldorie che fossero di peso al-
tra'^eneziani patrizi, così nel secoioXVI, l'angustiato erario. Imperocché, tenendo
i quali con grande amore attendevano il duuiinio del Peloponneso i Paleolo£;hi
agli studi e raccuUero distinte libreiie, fratelli dell'idtinio imperatore, cioè De-
thecelebrai nel § XV, n. i. Ptileva il prof, raelrio a Spaila e Tommaso a Patrasso,
l'iouianui, che nel secolo non eravi XV anziché unirsi in perfetto accordo con-
ramo dell'umano sapere che non fosse tro il comune nemico , si odiavano tra
splendidamente coltivato in Veneziajnia loro mortalmente, e in guerra co'ribel-
aggiuiige, che le lettere erano in essa co- lati albanesi, olTrivano facile occasione a
me il governo, aristocratiche, cioèoccu- Maometto II di conquistare i propri do*
pazione speciale de'nobdi; né quesl'anio- tninii, coiue avea fatto d'A'cne avanza»-
re de'patrizi agli studi venne ne[>pur me- dosi nella G/rcm, ed esegui poi l'occu-
no ne'lem[)i calan)itosicheseguuono,aii- pazione di tutto il Peloponneso. Ancor
zi più di splendore acquistò nel X\ I vivente il doge Foscari nel i455 al de-
secolo, finito Nicolò V era successo l'8 aprile nel
20. Pasquale Malipìero LXT'I do- pontificato Calisto 111 , il quale avendo
gè. A'3o ottobre 14^7 fu eletto doge do- latto volo giurato da cardinale di fir
pò le orci 5, ancor vivente il predecesso- guerra alla T^/'f/^a, tosto fnru)ata meglio
le, da'qtiarantuiio, ed assunse il ducatela V\Marìna iniUlare.ponlifìcia, eccitò tutti
ore 22. Uice il eh. Casoni suo biografo: i ad unirsi con crocia-
principi cristiani
Era procuratore di s. Marco ed avea , ti per la comune salvezza. La repubbli-
quasi 72 anni, di bellissimo aspetto, d'in- ci e il doge Foscari, secondo l'uso, avea-
sinuanii maniere, le (juali prerogative sa- no mandato a Calisto ili per amljascia-
peva adopiare in destro modo, piinci- tori d'ubbidienza Pasquale Mdipiero,
palmeute col bel sesso, cui era stato mol- Triadano Grilli, Jacopo Loredano e Lui-
Io proclive; a tali vantaggi della perso- gi Foscarini. Ed il Papa inviò
Vene- a
na non corrispondevai7o però in lui le zia il celebre legato cardinal Giovanni
fucollà dello spuilo, poiché, tranne som- Carvajal diacono di s. Angelo, per invi-
ino amore per la giustizia, qualità es'^en- tare i veneziani alla crociata, e' poi pas-
ziale per chi échiauiato a presiedere gli saie per lo slesso fine anche in Coemia
altri, lo si conosceva in tuli' altro d'mge- e Polonia. Nel fine del (4 76 giunse a Ve-
glio mediocre. Fu sua prima funzione, nezia l'oratore de'regni Scandinavi di Da-
e forse fu l'unico caso,accompagnare al- nimarca e Norvegia, dichiarando di vo-
la tomba r ottimo antecessore vittima , ler alla crociata promulgata
concorrere
miseranda di privato raggiro e d'iiisi- dal Papa con denaro da depositarsi alla
slente persecuzione, dichiara l'encomiato repubblica per armare galere con sopra-
scrittore. Le solenmlìi e le splendide fé- cornili veneziani, e insieme si conlrasse-
sle date in piazza a s. Marco, in occa- ro rapporti nazionali. Di sua flotta pon-
sioiie all'innalzamento del ÌNIalipiero, an- lificia, il Papa afiìdò il comando al car-
ziché dimostrazioni della pubblica esul- dinal Scaraoipo Mezzarota patriarca di
lanza, furono piiilloslo un prudente ri- Aquileia, il quale fece molti daiuii a'tur-
piego a dislrarre il pojxdo dal ricordalo clii e alcune precarie conquiste. Uinno-
con.:itaineiilo lisenlilo [ler la falla iu- vaudo Calisto III anche col nuovo doge
giustizia, e per rinalltósa deposizione del Malipiero e col senato Tinvito ad unirsi
venerando l'oscari, giacché la condizione iu legacontro turchi, a mezzo d'un
i
degli accennali tempi, aggiuntovi il tur- nunzio apostolico mandato a Venezia, fu-
baminlo per gli apparali e sviluppo del- rouo spediti a lìotna per trattarla Orsalo
VEN YEN 211
Ciusliniani e Lvjigi Fcscarini; ma per ve ciré nel i 4^0 o^<ì'\ì neirnnno «egueiile
la inorila eli Calisto ili, nvveiiula nel i4)8 £;li fu so^lilu:to il siicMeiro Jacopo Zeno
a"6 agosto, il negozio non si polè ridiiire vescovo di Belluno e Feltre, alle cui se-
]Vovaes(ciò narrando nella Storia di Ca- propose una crociata contro gli olloma-
lislo ///j, che Maometto II avrebbe per- ni, a tale effetto invitando i principi cri-
duto r imj)ero di Costantinopoli e non stiani, specialmente d' Italia, come fece
dato le sante pontificie intenzioni. Do|)o sona ad aprire a ilJdntova {^). La 'e-
1 2 giorni di sede vacante gli successe Pio pubblica si scusò dal far atto alcuno d'o-
li, già vescovo di Trieste e nunzio per la stilila contro i turchi, avanti che tulli i
pace d'Italia. Il Casoni parla d'una pre- principi della cristianità si .fossero accor-
tensione di preminenza insorta tra la giù- dati; dappoiché ad onta del trattato con-
risdizione ecclesiastica e i diritti del priu- eluso con ÌNlaometto II, per diversi moti-
perchè il vescovo Fantino Dandolo era concilio Orsato Giustiniani e Alvise Fo-
moitoa'17 fcblìiaio ditale anno, onde scarini, come vuole il prof Romanin. In-
restò vacante la sede) il pattizio veneto vece racconta il Casoni, che a Mantova
cardinal Pietro Barbo, poi Paolo 11. Se si mandarono arabascialori ser Matteo
ne adontò il senato, che a quel vescova- Vitluii e ser Lione Viaro, con ordine e-
to avea già tieito Jacopo Zeno, attuai spresso di non salutare il cardiiiallJarbo,
vescovo di Feltre (e di Belluno). S'intimò né con lui in modo alcuno parlare (dura-
ai Barbo di linunziare, ma questi (d'alti vano ancora le vei lenze); al qual precel-
spirilied eslimatore di sua dignitìi), mo- lo avendo essi disubbidito, incorsero nel
slrandosialieno dall'ubbidire, vennepie- pubblico anatema (sic): vennero miro-
sa in senato una robusta e risoluta misu- messi e dichiarati incolpaci di mai più
ra, e fu di spedire a Boma il suo fratello sostenere il carico di oratori presso al-
ser Paolo Baibo cavaliere gravissimo di cnn altro principe. Tale eia il sislema
slato, inculcandogli che ?e non riusciva d'allora, cuisi esigeva egualmente soggel-
a condurre al dovere di suddito (su que- la la volontà del più umile come del piti
nella negativa (però l'ab. Cappelletti seri- non ebbero effetto per la gr.erra ch'era-
— e
122 V E N VE N
si riaccesa n<;I regno di Napoli a favore le Iodi in ss. Gio. e Paolo ser Antonio
dugii Angioini, olhe altre. Conquistata D.mdolo, ed ivi ebbe tomba in niagnifi-
ia Morea, il despota Tommaso l'aleolo- co monumento fatto elevare per cura de'
go speritneniò in Ronia la generosità di suoi amorosi congiunti, all'allodella mu-
Pioll, il (jualc intesa roccu[)a7.ione del- riiglia presso la sagrestia, ove tuttora si
J'inìpero di Tribisouda, nel 14G1 si acce- vede, ma nell'isi:ri/jone l'anno della mor-
se di nuovo ardore per frenare l'oltra- te è sbagliato leggendosi 1461, e perciò
cotanza maomettana , eccitalo anco da' alcuni scrittori errarono nel riportarla,
veneziani, che a tale effetto si rivolsero II prof. RomawMì, Storia docuiiicnUila,
pure al re d'Ungheria pel crescente pe- t. 6, p. ^2 1, dichiara che la moglie del
ricolo d'Europa, 11 Papa inviò a Venezia doge Malipiero fu coronata dogaressa,
per suo legato il celebre cardinal Bessa- Il cronisla Sanudo, accurato contempo-
rione per liattare della crociata , della ranco, nulla ne scrive. Veramente sor-
cjuale legazione parla Luigi Bandini nel prende, come il Malipiero, surrogato
Commentai ìus et ì-ebus gtstis Dessario- nel dogado al Foscari deposto, abbia
ìiìs Cardìiinlìs Nicacni, Piomae l'J'JJ- potuto procurare la coronazione della
13enchè la pace non del tutto indorasse moglie, dopo un (alto non a tulli pia-
li breve [>eiiodo del dogado di !\lalipieio cinto; azione allora non corrispunden-
(tuttavolta osserva l'.7//er// verificarle te alla politica veneziana. Nella Prouìis-
^^«/('j che il suo ritratto di[)into nella sa- sione ducale, tolto già ogni avanzo di
la del maggior consiglio, lo si vede lene- governo deirjocralico, più non esisteu-
re una caria in mano su cui è scritto: ;l/e do la cosa, se ne volle togliere perfi-
Diicc Pax Patriae data sitnt et lem- no il nome. Si statuì, che alla tleno-
paia fausta), [)U{ e in esso vennero co- minazione di Co/nit/ie fenetiitriun s\ ^
attribuisce 1' introduzione tlegli ebrei in tempo la sua fellonia, venne condotto in
Vene7ia, de'quali parlai nel § XI V, n. 5, ferri a Venezia insieme a Bartolomeo
e doviò riparlarne, perchè tenessero pe- RJemmo ed a Lorenzo Baffo, e jier or-
gni. La gueira della repubblica eoi lui co dine de'Dieci a'aS novembre 463 fililo i
arde\a allora dniò i6 anni in Moiea e : con quelli appiccare alle colonne rosse
un'enorme muraglia, lunga 6 miglia, the del nuovo palazzo diunlc, le quali tut-
distendevasisii due mari Con doppio fosso forasi vedono sopra l'esterna galleria.
e munita dii36 alle torri, venne innal- Sulle colonne rosse, per Io studio e pe
zata da' veneziani nel i463 a barricare confronti fatti dal Casoni sull'opera ili
geo; ma i più generosi sf'oizi di fermez- allre particolarità, che da' limoli tempi
za e valore non ebbero favor di forlu- si volle contrassegnare con particolar di-
na, il Jacopo Barbarigo
provveditore stintivo di due colonne rosse un sito
preso da'luichi,fu crudelmente impala- della galleria esterna del palazzo duca-
to. JNegrcpoiite cadde in p(jlere del ne- le, destinato all'esecuziijne delle senteu-
niico, il quale vi comudse (pielle atroci ze capitali de'rei di non volgar grado o
ciudellà e bai balie the df[)lorai nelTar- patrizi ; che le colonne rosse delle Ixil-
litolo Ttr.f IMA, the ii[;»-tosi rannoda con conale del palazzo, alle quali nel i3;).>
dislrame le forze per mare e per terra, ficaia dallo stesso Calendario (meglio dal
indi si eccitò il Papa a nuovi proponi- Baseggio, in unione del Calendario, co-
nienti di lega [)er uiu<j\ere i principi me ilimoslrò il eh. Zanolto con documeii-
polo il ferro grondante del sangue del Cappello capitano navale, levatosi disse
doge traditore Falier a' 17 aprile i355. con repuhhlicana franchezza: Screnissi'
1 turchi occuparono ancora la Bosnia, la nio Prìncipe se la Serenila vostra no
,
Moldavia, la Valacchia, Leslìoe altre ter- vorà andar co le bone, la faremo au-
re. Cristoforo benché in avanzatissima olà dar per forza, perche' gavenio pili caro
porlo sul trono un fervore vivissimo per ci ben e l' oiior de sta tera, che no xc
la luichi. Le pratiche
crociata contro i la persona \V! tra. Lo coni'oiCo [)0'ic\a col
ileiPapa e della repubblica col duca di dirgli Glie daremo qnatro consegeri.
:
il migliore storico de' Papi, che Pio li morie isioricìte de' Monarchi (htonwni,
coraniendabile pel suo zelo per la reli- che narra l'avvenimento a p. 63; nulli il
gione e per la fermezza del suo spirilo, Leoni neWÀncona illustrala, lid il Pfi-
abituato a molti e lunghi viaggi ed a ruzzi neWa Storia d' ancona, l. 2, p. 333,
trattare grandi imprese, pieno d'ardore riportando l'allocuzione di Pioli a'cardi-
di soccorrere 1" Oriente e infiammato di nali e inserita aeiuo\Cotìiincnt(7rii,s\ leg-
sollecitudine per preservare l'Occidente, ge la sua esplicita e solenne dichiarazio-
fatta costruire una flotta di galee nel ne. » Poco si profitta, quando agli altri
porto di Pisa, ne dichiarò generale il car- si dice, andate. Forse profillerassi più,
dinal Fortiguerra coU'ordine di condur- quando loro si dica, re^n'/e. Ed io il vo'
la inAncona, e dichiarossi in concistoro tentare. Ho risoluto di andare io stes-
pronto di partire con essa, colla cele- so alla guerra contro i turchi, e così in-
bre ed eloquenlissima O/alio de bello vitare i principi cristiani, non meno co'
Tiircìs^ Romae 1774» per animare il fatti, che colle parole, a seguirmi. Forse
crisliaiiesimo ad imitarlo; essendo sla- allorché vedranno il loro signore e padre,
ti smentiti dal cardinal di Pavia, testi- il Pontefice romano, il vicario di Gesù
monio oculare di lutto, quelli che scris- Cristo, vecchio ed infermo, partirsi per
sero, Pio li non sarebbe partito per l'O- alla sagra guerra, vergognerannosi di ri-
lebbie , che occuhò acciò i medici non lieligione.Se per questo mezzo non pos-
l'obbligassero a retrocedere, o meglio, co- siamo eccitare cristiani alla guerra, qua-
i
me altri vogliono ,
per non arrestarsi a le altro ne rimanga, noi noi sa[)piamo.
curarla, obbligò i suoi medici con giu- Certo sì, la nostra vecchiezza rende azzar-
lamento non manifestare a nessuno il
a dosa e pericolosa l'impresa; e noi andia-
suo male. Giunto ad Ancona a'i3 ovve- mo ad una quasi certa morte. Ma noi non
ro a'if) luglio, fu ricevuto con sommo ap- la ricusiamo. Una volta abbiamo a mori-
plauso da'cilladini e da un popolo infi- rò: e dove che ciò ne avvenga, poco im-
nito, accorso da tutta Europa per vede- porta alla cristianità. E voi ancora, ve-
re il singolare spettacolo d'un Pupa alla nerabili fratelli, voi membri della Chie-
testa d' una crociata navale. Grande fu sa; voi che tanle volle ci avete esorlato
l'ansietà colla quale Pio il attese le 12 alla guerra contro i turchi . voi dovete
VOL. xcii. 1 5
i-y.6 \ K N - VE N
sfi-uirvi il vostro capo... Noi lo abbia- flotta eia mancala alia mia navignzio*
11)0 promesso al duca di Ijòrgogna, pio- ne: ora io manco oggimai alla flotta",
messo a'vcneziaiii. Una (oi nnidabile flot- Puicliè a'cnali che T affliggevano , erasi
campo. Gli albanesi, i serviani, gli epiro- niazin italiana, p.i23. " Pio li fu gio-
ii, allegreinnnosi di vedere giunto il gior- rioso e straordinario anche nella morte
uo della loro liberazione, e presenteiau- che lo colse in Ancona, allorché con a-
iioci la loro assistenza. E nell'Asia sles- nimo maggiore alle forze disegnava por-
sa saremo assecondali da* nemici de'lur- si alla lesta della crociala conlro i tur-
chi, il Caramanoe il redi Persia. Infine chi, vieppiù minacciosi dopo la caduta
il favore divino ci darà la vittoria. Per del greco impero". Avendo l'intrepido
quanto è a me, non io vado a combat- Pontefice, resa l'anima a Dio a due ore
tere. La debolezza del mio corpo e 'Isa- di notte de'i4 agosto i4G4> nella mal-
cerdozio, a cui addice di mancg- non si lina seguente il sagro collegio de' car-
giare la spada ne devono distoglie- , me dinali mandò doge annunziandogli
al
Israele contro gli amaleciti pugnava. Gè- grande incomodo da Venezia, e ora fosse
nnflesso sur una poppa di nave, o sulla sopravvenuto tanto funesto impedimeu-
cima d' un colle, avrommi davanti agli lo. Il doge degnamente accollo dagli an-
occhi la ss. Eucaristia voi mi sarete a' , conilani, era splendidamente alloggialo
lati, e eoo umiliato e contrito cuore rac- nellabitazione de'ricchi e nobili France-
comandcrcmo a Dio la vittoria de' no- sco e Girolamo Antiqui, quali come fl- i
slri soldati ". Dopo questi magnanimi gli d' Elisabetta Conlarini aveano aHi-
le appostagli. All'arrivo del Papa in An- di conferire co' cardinali fu da essa le-
,
cena, con sommo piacere trovò che la vaio con grande onore. Montalo su ca-
cillà avea ivi costruito e allestite nel por- vallo leardo, coperto di panno d'oro fi-
lo,pronte ad ogni cenno, 4 glandi tri- no a terra, si recò all' episcopio ov' era
remi apprivigionale conq^itamonte; ma morto il Papa acconqiagnandolo tutto
,
ciò che più lo sorprese fu l'incontro d'u- il popolo accorso a vederlo. Entrato nel
na galea elegantemente adorna, che con concistoro, fu messo a sedere presso il
ruote e ordigni d'artifìcio meraviglioso, presidente, ch'era il cardiinal Bessarione
facevasi sdrucciolare, ascendendo per le vescovo Tusculano (meglio decano, co-
vic della città, fornita di truppa e d'ar- me leggo ne:' Conclavi ile Pontefici Ho-
liglieria che sparava i suoi cannoni. Ri- mani, storia attribuita al famoso contem-
ferisce inoltre il Peruzzi, giunta la flotta poraneo ceremoniere burcardoje l'anna-
veneziana di 12 galee, Pio II si fece su- lista Uinaldi diceche il doge si assise fra'
bilo condurre a riva per vederla; e do- due ultimi cardinali preti, il che trovo più
pò averla percorsa col guardo, gemendo probabile, per la cognizione che ho di
e piangendo proruppe in queste profe- simili ceremoniali, riferiti in tanti luo-
tiche parole: '» Siuo a questo giorno una ghi), e parlò a' cardinali parole gravi e
V EiV V EN Ì27
I)ievi, esorlaiuloli e preganiloli die fos- forse iiel lilorno della flotta comunicò il
SCIO favorevoli iill'impiesa, lolla ad ono- tnoiI)oalla ciltìi, poiché leggo nel Corner
re di Dio e in difesa della Fede; che s. che la peste deli-tC)|. in Venezia infierì
nella creazione del nuovo Papa volesse- tanto che penetrò ne' sagri chiostri), l
10 lasciar da parte ogni umano rispetto precordi di Pio li si deposero nel coro
e aver l'occhio soltanto al pericolo che della cattedrale d'Ancona con iscrizione,
do che qnanlo alla repuhblica ogni co- Roma. Quindi a'3o agosto elessero Pa-
sa era apparecchiata, ma dichiarando che pa il venelo cardinal lìarbo titolare di s.
il turco era armato gagliardemente, che Marcodi Rom.i (chiesa da lui cjuasi rifab
il re d' Ungheria ovea bisogno di dena- bricata ed abbellita, con magnifico sofTil-
ro, e che la signoria avrebbegli dato per to che restaurato da Gregorio XVI vi fu
parie sua ducati 60,000 all'anno, accioc- collocalo anche il suo stemma; ina la
che potesse far buona resistenza al ne- bella copertura del tetto, pure di Pao-
inico comune. Rispose il cardinal Cessa- lo li, ed eziandio da Gregorio XVI re-
lione, con altamente lodare la repubbli- slaurata, da ultimo è stata rimossa, oc-
ca di quanto avea fatto per la difesa correndo troppo a ripararne i danni, on-
della cristianità, e perchè anco allora era de vi furono comuni coppi)
sostituiti i e
slata la sola a seguire l'esempio del Pa- nipote d'Eugenio IV, che cambiando il
mare a proprie spese 5 galee per 4 me- se Paolo II. Voleva assumere quello di
si armale del tutto (delle quali 4 erano Marco, ma ne fu distolto da' cardinali,
l'anconitane, ricavo da Peruzzi , che di per non darsi a conoscere troppo pro-
piìi ovverte ridotte a 3; aggiunge il R.i- penso alla sua patria, come notò il car-
tialdi anche le galee di Sicilia per dispo- dinal di Pavia presente al conclave di
si/ione di Pio II); intanto torniisse il do- 20 cardinali, fra'quali il camerlengoSca-
ge a Venezia, recandosi i caidinali a Ro- rampo ^lezzarola l'adorò alquanto ripu-
ina all'elezione del Papa , ov' ei ano re- giuinte per antica nimicizia ,
onde poi
slati i caidinali più vecchi. Dice il No- ne «norì di cordoglio. Dunque non è ve-
vaes, fattesi le consuete esequie, il doge ro quanto riporta il Reposati, Della zec-
Moro assiso fra 'due ultimi cardmali dia- cadi Gubbio, t. i, p. 220, che Paolo II
coni recitò l'orazione funebre; ed al me- quantunque fosse veneziano, non avea
desimo i cardinali depositarono i 5o,ooo alcinia propensione per la sua repubbli-
scudi d'oro che il Papa avea lasciali per ca, forse alludendo all'anteriori narra-
la guerra. Il Leoni scrive che il doge eb- te dill'erenze pel vescovato di Padova,
iS'ovaes scrisse che Pio II donò al doge, to rilevai nel voi. LXXXI, p. 3 ( 2, neli.
Ancona per l'eccessivo caldo e per l'im- riti dall'annalista Rinaldi, e perciò vi
nienso [)opolo vi scoppiò onde la peste, ammise tutti gli ambasciatori delle po-
ne fu tocco ti caidinal Barbo poi Papa, leuze ch'eraasi portali a Pvoma a lencler-
-
228 V E i\ V EN
gli ul.jjjclienza e gratularsi di sua eleva- IVIodone e altre isole mentre Scandei borg
zione. Anzi ilonò la Uosa d'oro he nedcl- l'eroe d'Epiro,lusingato de'grandi prepa-
ia a Sigisinonilo I IMalalesla come capi- rativi del Papà e de'veneziani della sva-
tano generale de'veueziaui nella guerra nita ciociata,avea nuovamente fatto guer-
(li JMorea, pei 1' intervento pacifico tle' ra a'turchi con successo, e lo stesso Mao-
qnali il predecessore nel privarlo de'&noi metto marciò inutilmente contro Cro-
li
3 seguenti nipoti e concilladini, patrizi i cora la casa che abitò e la via ne porta
\eneli Marco Baibo, DattislaZenoe Gio- il nome, sulla porta esterna essendovi il
\anni IMicliieli. Segrelainenle creò pure suo ritratto con iscrizione), benignamen-
un bllro veneto cardinale Pietro Foscari, te accolto e onoralo , e fornito di buona
ma non lo pubblicò, il che fece il suc- somma di denaro, onde lornato io Al-
cessore, L'annoi46q fu anche uieniora- bania vi continuò vigorosamente la guer-
bile per Venezia ,
per la già narrata in- ra e nell'anno seguente morì, Sigismon-
troduzione della stampa, ove per i
.°
libro do! Miilalesla generale de'veneziani, an-
s'impressero VEpislolt di Tullio. I\Ien- ch' egli avea fatto de' conquisti sui tur-
tre la designala «[(edizione fini in vane chi, ac(|uistai)do IMisislra o Sparla, ma poi
parole, ed i veneziani restarono soli nel- tentando invano più volte l'espugnazione
la tremenda lotta, Jacopo Loredano co- della rocca, fu obbligato tornare io Ita-
mandante la flolla ne' mari di Turchia lia, ove cessò di vivere nel 468. Sdegna- i
poco mancò non veni^sse a guerra co'ca- to Maoinetlo li dell'operalo da' venezia-
valieri gerosolimitani di Rodi, che guer- ni, e pensando questi il dispendio della
reggiavano contro il soldano d'Egitto, ir- lunga guerra che sostenevano con poco
ritato questi per aver essi aiutalo Carlotta fruito, Senza aiuti e vedendo l'Italia sem-
regina di Cipro. Tornavano 3 galee ve- pre agitala, risolsero di accomodarsi col
nete d'Alessandria con merci ed egiziani turco, imperocché morto nel «466 Fran-
per condurli in Carberia ,
quando una cesco I duca di Milano, il figlio e succes-
tempesta le obbligò riparare nel porto di sore Galeazzo INlai ia Sforza si collegò co'
llodi, ed i cavalieri s'impadronirono de- Medici pulenli in Firenze, e imparentato-
gl'infedeli e della loro robe. Saputosi dal si con Ferdinando 1 le di Napoli, ben si
soldano la prese Heraraente co' Venezia vide dipendere da'Ioro voleri; al-
l'Italia
ui, ordinando l'arresto di que'mercanli la qu;de lega avea dato motivo Darlolo-
tsisleuliin Soria. 1 veneziani richiesero il meo Colleoni che aspirava ad acquistarsi
j^ran maestro di liberarci prigioni e re- una signoria, benché era entralo agli sli-
stituire il predato, ma ebbero in risposta pendii ile'veneziani, aderendo a'Iuoriiscili
esser buona presa per ragione di guerra. di Firenze, Pei ciò Pietro de Medici s'inso-
Allora si presentò a llodi il Loredauo col- spettì della repubblica, e fece unire nel-
la flotta e fece inlimare al gran maestro, la lega Borso d'Esle, che il Papa fece poi
rilasciar tulio in termine di 3 ore, le qua- duca di Ferrara, Piealmente la repubbli-
li passate cominciò ad eiretluar le mi- ca per tenere a freno il duca di Milano,
nacce, ed alici a olteune il domandalo. Il ambizioso senz'aver ledati del padre, si
Rinaldi dice a mediazione degli ambascia- strinse in lega con Amedeo IX duca di
tori della regina di Cipro, sulla fede del- Savoia, e die infine aperta assistenza al
lo storico Bosio. \ ellor Cappello succes- Colleoni, che avea terminata la sua con-
so al comando della flolla prese a'turchi dotta ; laonde in guerra era per divum-
-
V EN V E N 229
p.nre ovunque. Allora il duca di Milano per piombare sopra Negroponte, fece al-
("eoe cleU'tiperlure alla repubblica, ponen- treltanfo e aOìdò il comando della {lotta
dole in vista quanto eia mal vcdiilaj an- a Nicolò Canal, il quale vedendosi in for-
che ollieinonte, pel suo jngraniliniento, ze infinitamente inferiori, da Negroponle,
per possedere il più bello stalo d' Italia, ov'eiasi recato, pas^ò in Candia sotto co-
e die Papa, quantunque veneto, se l;t
il lore di sollecitare soccorsi. Fu allora spie-
guerra cominciasse sarebbe ili." a muo- gata mirabile operosità per armare un'
verla conilo di essa per ricuperare Faen- altra flotta, conti ibuenilovi Padova, Ve-
za, Ravenna, Cervia; perciò consi-
Foi Pi, rona e Brescia; e si ilecretarono fortifica-
gliare moderazione e pace. Piispose il se- zioni a Modone e Corone, non
Candia,
nato, ilColleoni essersi ritirato.e voler len che pubbliche orazioni. La repubblica fe-
tarla propria fortuna; vedendo tonte po- ce reiterate urgenti istanze al Papa per
tenze collegate contro di esso, aver arma- muovere senza rilardo la cristianità, ed
to per precauzione, del resto voler pace eglipubblicò una bolla d'inilulgenza ple-
con lutti. Cos'i cominciarono nuove pia- naria a tutti quelli che andassero in per-
liche, onde indennizzare il Colleoiii dal- sona contro i turchi o pagassero per 4
le spese falle, e si mandò a Pioma am- mesi un uomo in loro vece, ed ordinò
basciatore Pietro Morosini di s. Giusti- processioni per muovere la divina mi-
na, per farsi Papa mediatore della Pa-
il sericordia. Intanto Maometto II in per-
ce^ il ([Uale instancabile per comporla vi sona colla sua formidabile flotta assalì
riuscì e la pubblicò solennementi^ in Ro- Negroponle, che fece eroica e ostinala re-
ma nel 1 46<^, e il simile fu poi fallo in sistenza e stinge de'turchi, mentre il Ca-
Venezia. Ma non laido od esser turba- nal avendo a'stioi ordini 52 galee, iS na-
ta, per destino infc-lice d'Italia. Dopo la vi e una galea grossa, non erasi mosso, e
morte di Sigismondo Malalesla, secon- I quando poi si decise aiutare i suoi con-
do lo statuito da l'io II tiovcva Riniini citlailini e l' isola, essendo già 1' armata
tornare alla s. Sede; ma la vedova Isot- entrata nel canale di Negroponle, ad on-
ta ficendosi forte del presidio veneto vo- ta degriiivili de'difensori dell'isola, timi-
leva conservarla pel fìglioMalatesla, men- do non credendosi abbastanza forte nulla
tre i cittaduii erano propensi per Rober- fece, neppure investì il ponte de'nemici,
to altro figlio del defunlo e della fanese, e fu causa della perdita di Negroponle,
e Paolo il l'avea preso a' suoi stipendii. che ilsullano volendola ad ogni costo,
Ad onta delle promesse del Papa di voler- con ripetuti assalii vi penetrò a'9 giugno
gli dare una nipote per moglie, e invece 1 4"o, facendone
vendetta colia strage ge-
di Rimini, Siiiig;iglia e Mondavio, Ro- nerale, senza dislin/ione di sesso e di età,
berto c<illt-g;itosi col re di Napoli, col du- con tulli gli altri orrori che accompa-
ca di Milano e co' fiorentini, recatosi a gnano siila Ile conquiste. Paolo Erizzo,
Riinini, se n'impadronì, sbaragliò l'esei'- che da prode avea difesa il castello, si re-
cito ponlificio e fece assassinale barbara- se a patto che n' avrebbe salva la testa ;
mente il fratello. Non si deve dunque ac- ma il feroce sultano lo fece segare pei*
cusare Paolo 11 di avere rollo quella pa- mezzo la persona, dicendo aver promes-
ce da lui Conclusa. Avea tutta la ragione so la testa, non il corpo. In <piello stes-
ili procedere, sebbene non fece altro. E so fattil giorno arrivarono due altre S(|ua-
gli perciò erasi alleato co' veneziani per dre venete di iG galee, 17 navi e 6 galeaz-
die si leggono nel Rinaldi a tal anno. Ve- Canal dopo aver inoperoso assistito al
nula la repubblica in cogiii/.ioiie che i terribile eccidio della città non investì ,
turchi con grande armamculo stavano r armala nemica <|uaudo parli per lo
23o V E i\ V E N
stiello di Gallipoli, e quindi imprnden- lecito Paolo il a promuovere una Ic^a
teoienle volle teutare colici peggio il riac- gcMcrale d'Italia. Laonde Papa dipoi in
il
quisto della perdutu città. Al giungere pubblico concisloro cogli ambasciatori de'
della notizia a Venezia fu un lutto ge- piiiicipi italiani formò una lega: dessa fu
nerale e un gran terrore; tutta la città recala ad eifetto a'22 dicembre i470 ^
restò sbigottita. Si disse la flotta turca jìidjblicata a'6 del seguente gennaio. I ve-
composta di 35o vele, con oltre 100,000 neziani intavolarono pratiche col sultano
soldati , ed una quantità di macchine e pel licupero di Negro[)onle, ma esso do-
d'artiglieriemai più vedute. Si sottopo- mandò pure Stalimene eioo,ooo annui
se a processo il Canal, fu nominato capi- lineali di tributo, per cui ogni trattativa
tan generale Pietro IMocenigo, il quale fu ^degllosaulente respinta, e più che inai
raggiunta la flotta nel massimo disordi- animarono UssunCassan a continuare le
messo in carcere, e quindi con milissima gioponte non reslò a' veneziani che una
condanna fu confinato a Porlogruaro e eterna rinocnanza di valore e di varie
alla restituzione di varie somme, per a- virtù. Intanto insorte guerre in Eiuopa,
ver mancato per eccesso di cautela; pe- la lega italiana cominciò a intorbidarsi,
rò quasi certo di perdere la flotta con anclie per ambizione di dominio de'[)riii-
fiMiestissime conseguenze per l'isole della cipi italiani, di nuovo ciecamente estolta-
Grecia esposte, e sguarnito il golfo per mente intesi -.oltanto a lacerarsi fra ili lo-
tutta Italia, per Venezia slessa. Il Papa ro; la repubblica propose una generale
implorò grazia pel Canal, ma il consiglio convocazione di potentati cristiani o con-
de'Dieci sdegnato per la dolcezza usata gresso simile all\Iant()V,ino,e poi riprese le
dal senato, rispose con rispetto e vigoie, negoziazioni per la pace co'turchi, ceden-
dichiarando non esser stato giudicalo se- do Scilo e Stalimene, tenendo Cioja in
condo giustizia , ma con misericordia e custodia e pagando certa somma per 1 al-
clemenza, e potersetie tener contento. Fu ile terre. Nondimeno il Mocenigo conti-
quindi rimproveralo il Canal per aver nuò la guerra, percorrendo 1' isole del-
provocato sì eccelsa mediazione, e finì i l'Arcipelago e guastando le terre turche.
suoi giorni nel suo confinamento, d'al- In questo tempo morì Paolo li a'26 lu-
tronde personaggio e senatore distinto glio I
47 I , dopo magnanime azioni, calun-
per cariche sostenute, per amliascerie, e ni;. te (lai Sacchi dello Platina e da allri
gli schiavi fatti, a fare assegnamenti a or- silica Vaticana, in un bellissimo mauso-
fani e vedove ; intanto the il IMocenigo leo di marmo ornalo di statue e bassori-
per mettersi in grado di far fronte a' tor- lievi, edificatogli dal nipote cardinal Bar-
elli, riordinava l'armala del tutto corrot- bo, poi in parte colle sue ceneri trasferi-
ta. La repubblica avea speso in questa to nelle sagre Grolle V^alicane. Il disegno
guerra fino ad un milione e 200,000 magnifico può vedersi nel Ciacconio, F^i-
ducati l'anno, per supplire a'qnaii per tne Pontificuni, t. 2, p. 1092, nella cui
due anni agli slijìcndiati uHizi da ?, 5 du- urna leggo: Pniilus II f'enetus P. O. M.
cati in su fu imposto rilasciare due terzi, A'c) agosto gli successe Sisto 1 V della Ro-
compieso il doge, ed a cjue' di mare la vere, d'Albizola nel Genovesalo, che da
uieta. Facendosi sempre più maggiore religioso francescano dimorò pure in Ve-
il bisogno o della pacco di qualche gran- nezia, e vi fu lettore di filosofia , onde
de sforzo terminativo, la repubblica sol- toucessc ampli privilegi al clero veneto,
\ E N VEN 23 1
come rilevai siiperionnenle. I piiiui suoi de' veneziani comandale dal Moceuigo.
pensici i fuioiio eli reprimere l'insaziabi- Furono prese le importanti città di Sd-
le !\[aoQielto II, Nello stesso anno a'c) no- talia e Smirne, saccheggiate parecchie i-
vembre scese nella tomba il iloge .Aloro sole, mentre il senato pel suo ambascia-
senza prole, peiciò beneficando nel suo tore eccitò Ussun Cassaa a rinnovar guer-
testamento i poveri, i (rati, le cliiese. Al- ra al comune nemico e subito l'intrapre-
le Solenni esequie nella chiesa ile' frjti se. Questo re di Persia la fece intimare
minoii, parlò di lui sei" Antonio Bernar- a iMaometto li da un araldo, che seco re-
do. Ebbe sepoltiua inmezzo alla cap- cando una mazza ferrata e uno staio di
pella maggiore di s. Giobbe da lui edi- miglio disse 3Iira segno di guerra j ma
:
ficata, sotto magnifico sigillo ornalìssimo pensa che per resistere alla possa dei
d' intagli , lasciando la sua sostanza al- mio Re, ti è bisogno aver tanti militi
l'annesso convento da lui ampliato, col quanti sonoi granelli qui dentro raccol-
desiilerio che la chiesa si chiamasse d'al- ti. Al che Maometto li fatte recare mol-
lora in poi s. Giobbe e s. Bernal dino, in te galline allumate, e sparso quel miglio
segno di divozione a questo venerabile sul terreno rispose ; Ambasciatore, di'al
sanese. tuo padrone che come poche galline han-
Nicolò Tron LXP'III doge. Pro-
1 1 . no presto mangiato il sacco di miglio,
curatore di s. Marco, già ricco per censo così faranno i miei gianizzeri contro
lamigliare, e fattosi più ancora dovizioso qnc suoi uomini j usati pile a guardar le
colla mercatura da lui esercitata iS anni capre, die non a guerreggiare da forti.
in Pioili, fu eletto a' 23 novembre i^'ji. I\Ia Ussun Cassati, uditi con soddisfazione
Era il Tron vecchio di 74 anni, bruito altri fatti delia flotta combinata da Si-
di f4ccia, alto e grosso di corpo, difettoso sto iVj nelle Cicladi e sulle coste della
(.li pronunzia, grande e generoso ma di Natòlia, uscito in campo e passato l'Eu-
animo. La morte del figlio Giovanni in frale, battè gli ottomani e tolse loro mol-
Ncgloponte lauto l'afTlisse che lasciatasi li luoghi. Confortata la repubblica, man-
crescere la barba, in segno di lutto, volle dò altro ambasciatore al principe persia-
conservarla intonsa fino alla tomb . ; non no, in compagnia di ((uello da lui spedi-
ostante che avesse in Filippo altro figlio to in Europa. L'ambasciatore ebbe pure
e ?) figlie. Volle che il suo innalzamento r incarico d' incoraggiare \\ Mocenigo a
frìsse festeggiato, e la dogaressa sua mo- nuove importanti imprese, e di visitare
glie vestila di manto d'oro fece solenne il re e la regina di C/y^ro, assicurandoli
mgtfsso ili palazzo, \arra il Sanudoche della benevolenza della repubblica, pro-
fu levala col Bucintoro a casa Morosini curando d' indurli ad unirsi anch' es»i
a >. Silvestro, dov'ella nacque, e nel pa- alla flotta cristiana, del pari maneggian-
lazzo ducale tutte le arti fecero pubblico dosi co' cavalieri di Rodi. Conviene sa-
convitopcrlesteggi.irla.il che induce a pere che le cose d'Oriente e specialmen-
credere, che iu quell' occasione venisse te diCipro interessavano sempre più ve- i
eziandio coronata, come riportano altri neziani. Morendo nel 4^8 Giovanni III
1
232 V E N VEN
biilaria (ìli dal 142G, meltersi in possesso moi'i Giacoiuo li lasc'uiiiilolii inciiila, e
del rciiiio, e cacciali i genovesi, dir a v(>a- dicliiaraiKlola per leslaiiiento eicde del
uo favorito i suoi niiuici, si moshò gralo 1115110 e d'ogni suo avete insieme alla pro-
sciata n Venezia chiedendo in isposa Ca- Appena il senato n' ebbe notizia, scrisse
leriiia,bellissiina e coltissima figlia diMar- a' 24 agosto al capitano generale Pietro
co Cornalo, la cui madie era Fiorenza IMocenigo, percbè accorresse in difesa e
figlia di ]Nh:o1ò che
Cri>po duca di iN'asso, j)rolczioiie della regina, alla sua prote-
d.illa moglie Valenza Giovanni figlia di zione raccomandala dal re defunto, eoa
CcimnenoiniperatorediTiebisonda ebbe lei si coiicertas«e,e mellesse fedele presi-
Francesco che gli successe e 8 figlie ma- dio in Famagosla e ne' castelli a con-
ritate (piasi tutte a nobili veneziani. A servazione del suo stalo, che la repub-
lale determinazione del re Giacomo II, blica intendeva proteggere e luanlenere
avea contribuito Andrea Iralello di Mar- sul trono in ogni modo. In falli la regi-
co e confinato a Cipro. Accettò la repub- na Cai licita, venuta in Italia dopo che
blica con gran soddisfazione la doman- il fra lello naturale" le tolse il trono, non
da, per la molta reputazione che acqui- cessava ili domandnr soccorso a tutte le
indurie Giacomo II alle nozze con una go, che lo spagnuolo Giovanni Perez Fa-
sua parente, e grande alterazione avea brizio nuovo arcivescovo di Nicosia ca-
prodotto neir animo del re, disgustatosi pitale del regno, e un segretario del re
anche con Andrea Cornaro. Ma la re- di iVapoli si erano diretti all' isola di Ci-
piibblica nel 14^9 scrisse a Giacomo II, pio, per ciò slasse bene in guardia e gli
cu eiansi già celebrali gli sponsali con Ca- ujaiulò rinforzi (leggo nnW Oriciis Clirì-
terina Cornaro in suo nome dall'amba- sliaans, t. 3, p. i 2 i
4> che il re Fcrdi-
scialore col porgere alla sposa 1' anello naiulo i voleva far sposare un suo ba-
niiziale ricevuto dalle mani de! doge, per- sl;irdo a Carolina figlia naturale del de-
ciò esorlarlo a mantenersi fedele a'cou- funto (^iacomo II). Quanto il senato te-
Iralli impegni, non dando credilo alle fneva avvenne. I congiurali, con alla test^
sparse dicerie, con alili gravi riflessi es[)0- l'arcivescovo e liizzo daMario napolela-
^li dall ambasciatore Domenico Gradeiii- no, levaronsi improvvisamente in armi
go; invitandolo in fine a levar la sua spo- nella notte de' 4 novembre, e penetrati
1
-sa, mentre a guarentirgli il regno da qua- nel palazzo reale uccisero il medico della
loiKpif alt.'icco, la repubblica prendeva aiidarona
legiiia sotto a'suoi occhi, e poi
I Isola sotto la sua protezione. Accomo- a massacrare Andrea Cornaro di lei zio,
data quindi ogni dill'eienza, a'i4 luglio ch'esercitava grande potere nel governo,
'472 gli ambasciatori di Cipro giunsero insieme coll'imiocente Marco Bembo suo
in Venezia a prendere Caterina, dicliia- nip(jle. Temendo poi il bailo Nicolò Pa-
rala a dimostrazione d'alleilo figlia del- S(|ualigo,s' ingegnarono fargli credere
la repubblica, che per accom[)agno oiio- che lultociò era avvenuto pe'soldali in-
revole assegnò galee comandale da Gli- soiti per mancare del accusando
4 solilo,
roiaiuo Diedo. Arrivata Caterina in Ci- d'avarizia l'ucciso Andrea, del resto iii-
pro festeggiata, già il suo cuore si apri- tendere d' esser fedeli alla regina e alla
va alla gioia, quando a' luglio 147 signoria. Ma poi recalisi dalla regiua la
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V EN V E N 233
obbligarono ad accoosentirc al matrimo- zione fino a Udine, ove le donne e i fan-
nio d' una figlia naturale ili Giacomo II ciulli si riducevano tra'gemiti e singulti
ojii un figlio naturale di Ferdinando ( nelle chiese, e il popolo raccoglievasi in
re tli Napoli, col titolo di principe di Ga- piazza a trattare de' modi della difesa,
lilea, cioè di successore al trono; metten- quando il feroce nemico, falla buona pre-
do guardie ne'castelli, e per pagarle s'im- da d'animali e temendo d'essere raggiun-
possessarono degli argenti e delle gioie del- to dalla gente d' arme, che la repubbli-
la reginn. Ap|)ena tutto conobbe la repul)- ca mandava comando del prov-
sotto il
blica, rapidamente ingiunse al Moceni- veditore IMarin Leoni a' 6 ottobre, pre- 1
redi JNapoii. Arrivato il lAIocenigo nell'i- l' età notabilmente contribuirono. 11 ce-
sola, liberò la legiua e il governo da'co- lebre cardinal Bessarione, che nutriva
spiralori, de' fpiali alcuni furono impic- alta riverenza per la saggezza della re-
cati, altri confinali, e ricompensando i pubblica, che amava e proteggeva le
fedeli. Dopo aver il Mnceiiigo restituita lettere, e avea granile estimazione per
la quiete all' isola, assicurata con forze la coltura de' cittadini, scelse Venezia a
militari, ecircontlata la vedova regina eoa depositaria de' preziosi suoi codici e li-
persone fedeli e vigili, assodata la sua au- bri, i quali vivente ancora il cardinale e
torità, si licenziò da essa e n'ebbe in dono poco prima della morte del doge,rinchiu-
per gratitudine uno scudo dorato cogli si ili n>oltiforzierigiunseroin Venezia, ed
stemmi di quella Coruna. Altri molteplici elibe con es-i propriamente comincia-
provvedinienli prese il senato, e tali clie menlo la biblioteca I\Iarciaiia,diche par-
fin d' allora il regno di Cipro, se non di lai già nel § II, n. 3. Nello stesso i473
nome, però di f.itto si trovò sotto il do- il dalmate Corichino Ciprio tro-
distinto
minio della repubblica, né andò guari vò il sepolcro d'Omero, forse nelle vici-
cbeilfi-^lio Giacomo III partorito da Ca- nanze di Smirne o Clazomene, in quel
terina ^el 1473 stesso, morto nel i47^> tempo prese e dislrutteda' veneti è que- :
regnò sola la regina sotto la tutela del- sti quel Cippico o Cepione, che qualche
la repubblica, fiucliè poi al dominio as- anno dopo scrisse: Delle i^iierre de vc-
siduto di quella successe. Priu>a di <jnc- ne.zinid iteli' Asia dal 1470 ^^ '474>
sl' ultime vicende, bencbè la re[)ubl)!i- alle quali era intervenuto in qualità di
ca a' IO giugno 1472 a Perrone era<i u- sopracomito di galera ; sennonché altri
nila in lega con Carlo il Temerario du- ancora ilo[)0 di lui pretesero aver fatto
ca di IJurgogna e suoi aderenti, tuttavia la stessa scoperta, come nel 1771 il con-
poco o nulla si fece, ed i turchi nell'au- te di Pasch di Kricnen, escavando [)res-
linuio di quello stesso anno audacemen- so Sto Placcotò in isola di Nio, e cos'i ri-
di !à nel Friuli, vi poitarouo la desola- re ili meglio r interno regime della re-
2 m- V E i\ VEN
pubblica. Fiì staluilo d' accordare il se- pa e con trionfi, quali addicevansl ma-
yieto suffragio a chi avesse fondatamen- trona d' alto affare, alla dogaressa mo-
le opposto alle persone de' iiooiiaali al glie di ragguardevole principe. La ricca
princi[)alo; e si stubiliroiio alcune prati- Damasco nella gioventù avea accolto il
che riguardo quella gelosa elezione. Anco Marcello, ed ivi lungamente erasi occu-
il sisleiiia mouetario venne riformato : pato della mercatura con fortunali suc-
si coniò allora o circa il ì^jo una mo- cessi ; ma tornato in patria e seduto sui
neta detta lira trona per l'iuimagirie di panelli della ragione, sorti a suo tempo
(jueslo doge su di essa scolpita: tal no- esattissimo giudice, vigilante custode del
\ità,che sentiva di reg ile costume, fu su pubblico erario, inesorabile verso coloro
Lito abolita, non troviindosi esempio che che mancavano di zelo in condurre l'am-
le monete avessero portalo 1'
effigie del ministrazione della repubblica. Ardeva
doge, tranne in una rarissima di rauta la guerra col turco con varia fortuna,
del suo predecessore Moro. Il perchè nel- l'isole dell'Arcipelago, i lidi della Grecia
la Promissione ducale dell* i i agosto e ileir Asia soffrivano devastazioni e ro-
j 473 si aggiunse. Che non fosse più rap- vine per la co?iiparsa dell'una e dell'al-
|>rcseiilalo il doge sulle monete in elll- tra oste; r assedio di Scutari offrì largo
gie, ma sibbene in ginocchio innauii a s. campo a' prodi veneti per segnalarsi in
Marco; e fra le altre streltezze in essa valore, e Pietro Mocenigo e Antonio Lo-
introdotte vi è pure quella che il principe reJano strappirono più volte alla vitto-
non putcìse scegliere i suoi servi se non ria gli allori, che vaUcro a rendere lo- i
tra veneziani o del d)ii)iiiio,e nuovameii- ro nomi cel-ibrali negli annali del mon-
le, che uè egli uè uno di sua famiglia po- do. Per la narrala incursione i turchi e-
tesse intercedere grazia alcuna per chic- rano vicini, e niun grande armamento
chessia. Circa alla liia trona, in alcuni si faceva in Eiiropa, anzi il re d'Unghe •
paesi della veneta Terr.d'ei ma, per in- ria avviava a Costantinopoli pratiche di
dicare la lira veneziana si dice uii lioii pace, e Federico HI imperal(n'e,per mi-
e tanti Iroiii. Do[)o circa 20 mesi morì neggi del duca di Milano e de'fioientiui,
il doge a' 28 luglio x^'j'ò, e venne loda- repubbica con
gelosi dell' alleanza della
to da Gio. Francesco l'asqualigo, ma che Ussun adoperava a impedirgli
Gassali, si
nulla con suo dispiacere [)otè compiere. ogni soccorso. Laonde altro non gli ri-
11suo figlio Filippo gli fece alzare un de- maneva che stringersi vieppiù al re di
gno monumento nella cappella maggio- Persia, assicurandolo di m.ii pacificarsi
re de' Frari,
uno de' più distinti della col turco se non gli cedeva tutta la Na-
città, ove tuttora riposa. — Nicolo Mar- tòlia e le terre al di là dello .stretto coQ
cello LXlXdogc. Lo divenne a'i 3 ago- tutta la ripa di esso opposta alla Grecia,
sto 1473 d'anni 76, essendo procurato- e il castello de'Dardanelli, ma con divie-
re di s. JMarco, figlio di Giovanni, i cui to di fabbricarne altri, oiule i venezia-
costumi pietosi e 1' indole pacifica lo te- ni aver libero il mare e i traOici ; se poi
nevano lontano da' tumulti della guerra la pace venisse fatta da Ussun Cassa n, col
e dalle scene tremende che seguono il ricupero di sue terre, dovrebb' egli in-
corso di quel flagello di sangue. Cou>e cludervi la repubblica e farle restituire
tlivolamente ricevè il corno ducale, io la Morea, Meteliuo, Negioponte, o alme-
dissi nel
§ X, n. 45. Aveva una sula fi- no questo e Argo. Pe' progressi fatti dal
glia monaca monastero dei Corpus
nel re persiano, per la piena vittoria riporta-
J)oiniiù, e sua moglie eh' era di casa la nella primavera, avea ricuperato buo-
Coiilariai detta Gasolera venne con- na piirte degli stali de'siioi alleali signori
dotta in palazzo ducale con solenne poni •
di Caraman, onde il senato invitò il Mo-
V E N V E N 2 J >
caiiigo a recarsi a cornhallcre la stessa che non da Ini solo, ma da liitln la cri-
per assicurare il re de'preparalivi grandi e bei'fle del mio sangue. Parole di elFetto
di navi che faceva, oltre quelle del Papa e magico, gridando la moltitudine Fi^'a :
del re di Napoli, e che non lasoierebhe di Venezia. Tutlavolta non è certa la man-
muovergli altri principi, comunicandogli canza di vettovaglie e di munizioni, bensì
tliversi piani di guerra. Ma i principi mancanza trac(jua per cui molli morirò-
d'Europa erano sempre insen>ibili al pe- no, conie perirono molti difensori in una
iicolocoinune. Intanto I 0,000 turchi con villoiiosa sortita che affaticati l)everauo
formidabile artiglieria assediarono Scic- l'acqua fredda della Dojana. Tale fu la
ttiri, difesa mi>eial)ilmente da Anlunio sì gravi
difesa di Scalari, e danni recati i
Loredan. La 1 epubblica gì" inviò in soc- a" turchi, che si ritirarono con iuiaieusa
corso Leonardo noldùcou una flotta, af- gioia della città e della repubblica, laqua-
fldandu quella del Mocenigo a Tiiadaiio le tosto premiò i difensori e l'eroico Lo-
Grilli ; a Roma pni ingiunse all' amba- redan, [)oi al suo ritorno creata cavaliere
sciatore Antonio DonalOj d'esortare Si- di s. Marco a' 20 novembre. Nello stesso
sto IV esser ma che anch' egli si muo- giorno fu pubblicala la lega fra Venezia,
vesse non essendo piìi leni pò da comi- il Papa, il duca di Milano e Firenze, in-
gliarc ma da soccorrere^ altrimenti Irò vilandovi il redi Napoli e il duca di Bor-
procurare di levarsi tau-
varsi costretta a gogna. All'abbandono del l'assedi odi Scii-
ta rabbia nemica di dosso. Già l'altro tari contribuì il re ungherese per avere
ambasciatore Bernardo Giustiniani avea rivolto le armi control turchi, mosso dal-
deltocon elocpieute orazione al L^ipa, che 1' oratole veneto Sebastiano Badoer. \.
colla sua flotta non pcjlevasi rovesciare fronte di tante angustie, in Venezia il
un impero co>ì gigaute^cameute stabili- governo coltivava il genio delle belle ar-
to, e che avea conquistato due imperi, 4 ti, in quest'epoca facendo incominciare
regni, 20 proviucie e 200 città. Si pregò ad ornare la sala dal gran consiglio, co'
il Papa di sollevar tutta l'Italia, e di non meravigliosi dipinti in tela di Gentile e
lasciarsi trattenere dalle brige partico- GiovanniBellini, rappresentanti la storia
lari con essa, cosa ben lieve al coiifroiilo di Alessandro III e Federico I, le quali
di Sentali, perduta la rpiale seguirebbe opere con altre di eccellentissimi maestri
tanto sterminio de'feileli ;
[ir ocuiasse al- andarono miseramente perdute [)er l'in-
meiio per tre mesi 1000 cavallic 1000 cendio del palazzo ducale de'20 <licenìbie
iìmli. Alle scuse di Sisto IV, circa alla sua i^yy. Intanto la vita di Nicolò Marcello
povertà e iusuincicn/.o, rispose il senato, toccava la pi esciilt.! meta, troppo breve.
236 V E N VEN
li giorno stesso in cui si puhhlicò la le- gè, r attuale degnissimo podestà di sua
«n troviiiiiiosi in mezzo a'senaloii, nella magna patria Venezia nobile Alessandro
solenne [jiocpssionc f.itta per tale lieto Marcello, che per le sue virtù religiose e
evento, d'improvviso gli si commosse il civili meritò di essere decorato dell'inse-
ventre; ebbe pronto soccorso, naa rien- gfie equestri dal Papa Gregorio XVI del-
trato in palazzo non ne sortì che sul fe- l'ordine da lui istituito; e per la sua sag-
retro tli morte, cui soggiacrpie il <lì i.'tii' gezza, probità, sapere, zelo e amor pa-
ceoibrei474- Ebbe a dicitor di sue lo- trio, fu trovato degno di essere elevato al-
di il d/ Ermolao Barbiro, (iglio ilelcav. la suprema e cospicua municipale dignità,
Zaccaria. Venne Inmtdato, cotne ave.ì che lodevolmente esercita con pubblico
disposto, nell'isola di s. Andrea della Cer- plauso. Mt vanto e pregio di professargli
tosa, nel luogo detto Galilea, dove si da antico tempo profonda osservanza e
seppellivano i religiosi; ma in sua memo- rispettosa aminirazione.lndulgente e cor-
rie» i di Ini pietosi fratelli vollero innalza- tesii- mo magistrato, sia graziosamente
to un monumento all'aitale nìnggiore di generoso in riguardare benignamente
s. Marina, chiesa antichissima che fatal- questa mia studiosa fatica, affettuosamen-
mente a' giorni nostri venne compresa te eri verentecnente consagrata a'fasti del-
nella manomessione coi soggiaci[itero la celeberrima e incomparabile città, che
tanti cospicui ediflzi dell'illustre Venezia, presiede e rappresenta con tanto senno;
come deplorai nel descriverla nel y Vili, di quella Venezia cioè, il di cui passato è
n. 8. 11 nionninento siccon'e sltipemla un archivio inesauribile,ed il presente un
opera, ricchissima oltremodo per iscullu- emporio di meraviglie, perciò colossale
re (ignrate e ornamentali, di sliij lom- e svariatissimo argomento incomportabi-
bardesco e d' ignoto autore, fu trasferito le alla mia insulKcienza, Io ri peto ancora
nel njeraviglioso tempio de'ss. Gio. e Pao- una volta. —
Pietro ììlocenfgo L XX do-
lo. Nell'iscrizione si legge, che fu ristau- ge. Erasi distinto in qualità di capitano
rato nel i 7 )3. Dice il Quadri nel descri- generale navale 4 anni e 20 giorni, nèco-
vere il mausoleò:f|uantui)fpie breve, non- manilante alcuno prima di lui avea tenu-
tlimeno "lorioso fu il dosiado del IMarcel- to SI lungo tempo il supremo governo del-
lo; e l'essere stato egli il pi imo che facesse la flotta, con clajnorose imprese, che ia
pubblica comparsa con vesti tessute d'o- parte di sopra accennai, condotte inÀsin,
ro, fa prova che la ricchezza della nazio- avendo in modo tremendo percorso l'El-
ne era giunta a superare la forza delle lesponto lino a'iidi della Caramania, non
leggi che reprimevano il lusso ( a repres- luiige da Cipro, nella quale i>ola represse
sione ili questo, mi piace ricordar la mo- la congiura degl' irrequieti indigeni, e fo-
rale legge, che le meretrici non potevano mentata da alcuni intriganti stranieri a
vestire come le vedove, le maritate e le danno ilella vedova regina Cornare; ed
zitelle. E siccome nel § XV'^I, n. 2, ove ebbe inoltre notabile |)arte nella memo-
ancora parlai delle leggi siinluarie vene- rabile difesa di vScutari. Perle quali azio-
tea railrenamento di quella distruggilri- ni e per altri suoi meriti, la grata patria
ce peste, che tuttora eccessivamente am- il volte guiderdo nare, prima colla digni-
morba la società, dissi tlell' uso de' zoo- tà di procuratore di s. Alarco, lilialmen-
coli alti di legno delle donne, più- di- te coir innalza rio al seggio ducale a' 14
fendersi dal fango e dalla polvere; essi dicembre i474> con ricevere il maggior
furono proibiti nel principio del secolo numero di sulh-agi. Ginns'egli al supre-
che discorro, cioè nel \o()). A[>i)artie- \ mo magistrato della re[nibblica nell'età
ne e fa onore airanlicliissima e nobile fa- di quasi 70 anni, e la salute mal ferma
miglia patrr^ia Marcello del laudato do- per le sosleaule fatiche e corsi cimenlij
VEN V E N 237
poco il lasciò godere d'onorato riposo fra' pilano generale e ben conosceva la forza
suoi cali, e poco accogliere le modeste di- formidabile de'turchi, considerando i 1 3
sliiizioni ed onori in quel senato, icui vo- anni che durava la guerra (notai più so-
leri con invitto animo e con forte braccio pra,chedi recente e con documenti cava-
avea saputosi Itingamenle far rispellare li dall'archivio de'Frari,il ch.EnricoCor-
e ubbidire. A llendendo tosto a' bisogni net, co' tipi di Teiuiler iitl 1 S55 [lubblicò
della guerra, furono levali 5o,ooo ducati a Vienna : Guerre de' /eiieli nell'Asia
di sussidii dalle città soggette, e altro op- 1 470-1474)5 ^ P*^'"
l'ei'ario esausto non
portuno rinforzo si ricevè nel 1473 dal la- esservi mezzi a ojanlener 4o galere, vin-
scito riccliissiiuo di Bartolomeo Colleoni, sero il parliloe mandarono andjasciato-
in fjiie! tempo morto, fallo alla repubbli- re Girolamo Zorzi. Intanto che Ira'prin-
ca di cui era slato capitano generale di cipi cristiani, come al solilo, mollo si di-
terra, del cui n»oiiumeulo equestre ragio- scuteva e nulla facevasi, la flotta turca
nai nel § X, n. 3. Chiaro per valore, stra-
1 uscita da Costantinopoli a' 20 maggio
tegia e astuzia militare, cbe gli meritaro- prese Caflfa o Teoùosia, ponendo fine al
no il primato nella lattica, fu però insta- dominio genovese in Ci itnea; perdila fu-
bile ne' consigli, pronto a can)biar di par- nesta all'Europa in generale, che di colà
lilo e d' insegne, secondo che se gliene commerciava colla Persia e poteva con-
oflriva il destro. Consisteva il legalo in più certare con que'popoli, egualmente nemi-
di 100,000 ducalid'oro, per continuar ci de'oiusulmani (siccome di sella diversa
]a guerra contro turchi, lutto ìì credito
i benché inaometlaoi) comune guerra
la
che avea colla repubblica pe' suoi stipen- contro di questi. Il senato non mancava
di!, ed il 3.° di ducali
10.000 dovutigli vegliare allentameiile sull'isola di Cipro,
dal duca di Ferrara. Tutto il paUimo- coatro i movimenli della regina Callot-
nio del defunto si trovò sommare a bea ta ; ma le pratiche col turco non riusciro-
5oo,ooo ducati. Ma già a'6 di dello anno no per le pretensioni, come di Lem no,
trovandosi il iloge uella sala grande del Maina e Ci oja, ed altri luoghi ricevuti ia
palazzo ad una festa che si dava a Federi- fede, e perciò non potersi cedere dalia
co d'Aragona figlio del redi Napoli, e poi repubblica, onde furono poi respinte defi-
le neli4t)6, di passaggio per Venezia col nitivamente nell'ottobre. A' i 6 di (pjeslo
celebre SanOazaro (come notai in princi- il Papa convocò in Roma gli ambasciato-
pio di (piesto articolo, o voi. XC, p. 2oq), ri di tulle le potenze cristiane, per com-
giunse un messo della matrigna di INJao- binare la guerra. INè la gravila dell'ester-
niello II con proposizioni di pace, e un ne cose sola occupava la provvida mente
salvacondotto per un agente dn mandarsi del senato, che gl'intere>si interni ebbeio
alla l'orla Oitomana per trallaie ; e ciò tutta la sua cura. La n<oiiela o lira conia-
menile l';iolùI\Jorosiui adopera vasi a Pio- la dal dogeTrone detta troiia, venne dal
nia con Sisto IV per una lega generale, doge JMocenigo riprodotta nel j47^ ^^^jI
e ìMilano e Firenze eransi obbligati con- nome di lira /iioceuì'i^a, ma senza ia sua
tribuire 1 00,000 ducali. Il turco si scos- immagine, poiché la repubblica maIsoll^i-
se (io[)0 la difesa di Scolari e dell' isola va tal costume de' le. Poco dopo la vila
di Len»nos,[)er vedere le venete navi cor- del doge terminò suo corso. L'aria insa-
il
lere i niari colla lapidila del lampo, e lubre de' contorni di Sculari, resa tale
toccare 1 lidi preceduti dui terrore del no- allora dall' espansioni e dagli impaluda-
me e dalla fama del temuto loro vessillo. menti del fiume Dojana, avea in lui intro-
tri poi, fia'quali il doge, ch'era sialo ca- biaio 1476 dopo un anuoe oltiedue me
—
23S YEN V li N
si di principato. Fu lodalo dal d/ Dome- nei'.ia Beatriee d'Aragona, figlia di Ferdi-
nico Bollani,e fu sepolto in ss. Gio. e Pao- nando I ledi Napoli, e sposa del re d'Un-'
lo, ove lasciò che fosse falla un'arca clie glieria, e fu accolla e onorata coll'ordina*
ancora ponìpeggia fra'splendidi cnonu- ria grandiosa splendidezza. A' aGdicein-
iiienli che ivi s' aniiuirano, innaLalagli hre i47(^ fu assassinalo, per la congiura
nel i484da'di lui fratelli, Giovanni doge di Gio. Andrea Lainpugnano, Galeazzo
eNicolò. Aiiilrea l eiidraiiiiiio LXXI M.' Sforza duca di jMdano. Gli successe
doge. Era procuratore di dira, cioè di d' 8 anni il figlio Gian Galeazzo Sforz.i
qua del Canale,quandoa'5, o come vuole sotto la reggenza di sua madre Buona di
il prof. Piooianin a'6 marzo 1476 fu pio- Savoia. Nel i^reve suo dogado videconti-
mos<o olla suprema non senza di-
dignità, nuare la guerra col turco. Poco mancò
spello d' alcuni patrizi, per appartenere non si perdesse Lepanto per tradimento ;
a famiglia falla noltile dopo la fimosa gli abitanti di Croja assediali, in una fe-
ricchezze di I 60,000 ducati, univa gè- vastarono dopo aver sconfino il veneto
nerositàe magnificenza. Di 4 figli ujaschi, generale Girolamo Novello che vi perì col
3 gliene restavano ancora maritati a rag- figlio. Indi spinsero le loro orde, come
giiardevoli donne; ed appunto al gran torrente distruggitore, nel paese col fer-
parenlado egli dovette la sua elezione, ro e co! fuoco, e bruciarono tutte le ville
ler guardare a denari per aver generi a provvedimeuli nel novembre, ma riusci-
suomodo.PocodopoSislolVa mezzodel- rono inefUcaci alle numerose torme de'
r ambasciatore veneto Antonio Donato turchi, finché carichi di bottino si riti-
gli donò la flosa d' oro benedetta, la pii- rarono, lasciando però dietro a se rovine
madie fu deposta nel tesoro di s. Marco, e la peste. Questa rapì un gran numera
secondo il biografo oh. Casoni. A'7 apri- di cittadini, con quasi tutte le monache
le concorse col patriarca Gerardia porre di s. Zaccaria. Terminando così infelice-
la I.' pietra dello spedale di Gesù Cristo nienteil i477, lo>tosuccedeva altra sven-
presso s, Antonio a Castello, destinato a' tura per la murte d'Ussun Cassan, man-
poveri vecchi marinari, atterralo nel cando speranza di valido
coi» lui l'ultima
i8io per dar luogo al passeggio de'pub- appoggio a'vcneziani, anzi della cristiani-
blici giardini. Di poi parte dell' edifizio là, per la quale, combattendo contro Mao-
fu destinalo a seminario ducale, come metto II, l'avea invocato PapaCalisto III.
narrai nel §VI,n. 7.,o voi. XC, p. 3o2. A' Frallanto a' 26 aprilei478 scoppiò iu
26 settembre 1476 ad Ercole I duca di Firenze la deplorabile congiura de'i^azzi
Ferrara nacque Alfonso I, e la repnbbli contro i Medici, di cui fu incolpato corn-
ea mandò Bernardo Bembo col ricco
ser plice ingiuslamenteó7.vto JP"(F.),cou fu-
presente d'una pezza di panno d'oro, ov- nesleconseguen^ che narrai pure nel voi.
vero reslagiio, per assistere alla solennità LXXVHl, p. i43 e seg. il Casoni pri-
dcl battesimo. Uà mese dopo giunse a Ve- ma di compiere la biografia del doge Veu-
V E N V E >' 5 3.)
(li amino, narra il tegnente curioso aned- vanni Mocenii^o LXXII doge. Fratello
doto, a saggio della rigorosa semplicità del penultimo doge, nomo di somma
di que' tempi, e dell'orrore in cui giu- bontà e di singoiar modestia, era sena-
stamente si aveano gli errori contro la tore gravissimo ed avea sostenuto cospi-
fede. Certo Galeotto >'arnio, ossia di iNar- cue maoisti alme. Di 70 anni fu inunlza-
ni, che godeva fama di savio e di molto 10 al tiono ducfde a' 18 maggio i47<^»
dotto, fu accusato d'eresia quale autore mentre le piatiche della pace co' turchi
d' un libro contenente prave dottrine, e erano svanite e si proseguiva la guerra,
diffuso in Ungheiia e Boemia vi avea fat- e quindi altre ardentissime in Italia tra-
to n»olli proseliti. Processala, u«cì la con- vagliarono il suo dogado. Questocomin-
danna (U 6 mesi pane ed ac-
di carcere a ciò con rinnovarsi atrocissima pestilenza,
qua, ma a salutare esempio prima venne che serpeggiando per Venezia con mie-
esposto su d' un alto solaio nella piazza tere da 3o a 40 vittime al giorno, giun-
di s. ì\|^ico, con in capo una corona di se a rapii ne qiiotidianaujente r io. Tan-
figure esprimenti demonii, perchè alla to era generale l'aiilizionee la pena, che
presenza dell'inquisitore e de'suoi com- luinoratosi anco pel timore il concorso
pagni seduti in li ibunale ascollasse h pro- de' patrizi, convenne ordinare che 1 au-
pria sentenza, equindi si bruciò alla sua ree barche ducali girassero per la città,
presenza il libro erroneo, e losi costringe a onde condurre senatori alle sedule di
i
pubblicamente confessare i propri erro- consiglio, e dopo esauriti gli alfui di sla-
ri, e dichiararsi colpevole e pentito onde to, accompagnarli alle case loro, senza
volle motteggiarlo per essere ridicolosa- persone al gioino e durò la peste un an-
mente corpacciuto, e pel iligiuno che do- no, e fu allora che si ricorse al patroci-
vea subire, irritai osi die vivacissime ri- nio di s. Fiocco, ed ebbe origine la scuo-
sposte con pronta ed indilfeiente fermez- la in suo onore, che saPi poi iu tanta ce-
za.Moti il doge dopo circa due anni e lebrila, pel narralo nel § XI 11, n. ì. Du-
due mesi di se""io a'6 ma^i-io iAtSJo- rava da un anno 1' assedio di Croja di-
dato dal d."^ Guolamo Conlaiini priore fesa da Jacopo da Mosto e da Giovanni
di Giovanni de' cavalieri gerosolimi-
s. figlio diScdiKleiberg, quando alfine stret-
tani, ed ebbe tomba nella chiesa de'Ser- ta dalla fame, si arrese dopo i 5 giugno 1
galie. Cosi andavasi quasi per ogni nuo- te anco Lisso e Dri vasto, la repubblica
vo doge a restringerne il potere e le pre- inculcò ogni sforzo al generale Antonio
rogative, o con aiupliazioue delle cose de- Loredano e al provveditore Tommaso
cretale con aggiunta di nuove. — Gio- Malipiero, per salvare almeno Scutaii.
2,^0 VEN VEN
Dopo (en ibile bombardamento, datDsi il malo n se uno schiavo, gli fece troncar l<i
generale assalto a'22 b«glio, i turclii con testa, indicando al pittore come divisa
prodigi di valore furono respinti, onde quella dal busto, tlculloalfatto si ritirasse.
jl sultano ne partì lasciando parte dell'e- Per la qual barbarie intimorito Gentile, si
sercito al blocco della città. Crescendo ad licenziò e fuggì alla patria. Notai nel voi.
ogni dì le sue angustie, né potendo gli LX.XXI,p. 2 5 che Gentile I incise o piut-
eroici abitanti durarla, si Vene-
,sc[)pe a tosto soltanto disegnò pure mi 1 meda-
zia d' un nuovo eseicito turco cbe do- glia coir elligie di Maometto 11 ; il quale
veva calare in Italia, i cui principi era- colle sue mani gli conferì la decorazione
no in discordia e guerra Ira loro, quin- ili cavaliere: la repubblica lo provvide
di restare sola la repubblica a sostenere con assegno vitalizio. iVon conviene il
tanta spesa e tanti sfur^i, però a' 4 g*""- eh. Zanotto che Gentile, ed è dubbio che
iiaio 1479 ^^ lipresa la discussione del- altro pittore, il quale lavorò alla corte di
la pace, ed a'25 fu conclusa. Venne sta- Abiomelto 11, ottenesseda lui la forazzd,
bilito, comprendersi duca di Nasso, li-
il l'elmo, gli speroni e la spada che usava
bera la navigazione, avrebbe la repub- il conquistatore doge Enrico Dandolo
blica il suo bailo a Costantinopoli con quando stava a Coslanlinopoli, e ne fi-
giurisdizione, pagare annui ducati dieci- cesse presente alla famiglia del grand'uo-
mila per le francbigie del commercio, e mo. E' certo che tale spada col seguo de'
centomila in due anni, cedendo Sciita- crociati, in Venezia fu veduta da Pietro
ri, Stalimene e gli altri luoghi occupali Gradenigo, ma s' ignora come vi perve-
iuMorea nella guerra: in cambio di che, nisse edove ora si trovi. Della pace co'
il sultano restituirebbe i luogbi della si- turchi furono non poco censurali ve- i
ro avanzo della popolazione distrutta mente, da'lanti loro eccitamenti che va-
da combattimenti, e giunti a Venezia ne parole o al più alcun sussidio allatto
furono date pensioni, impieghi e la ter- insudiciente, è giusto il convenire che so-
ra di Gradisca per coltivarsi a loro van- li non potevano tener fronte alla ster-
taggio, 1 prigioni d' ambo le parti furo- minata potenza oltouiana. A tutto que-
no liberali, ed a' 2 5 aprile fu pubblica sto si aggiunga la guerra che si combat-
ta la pace. Racconta il cav. Mutinelli che teva in Tosca/m ( /\j dal Papa, ed una
IMaometto 11 invilo il do^e ad assistere lega che si meditava Ira Milano e Fran-
alle nozze d'un suo figlio, a fine di m.ig- cia per un nuovo riparto d'Italia a dan-
giornvente onorarle, e di speilirgli un va- no de' veneziani. Questi intanto aveva-
loroso pittore, bi <|uesto fu esaudito, man- no consigliato fiorentini a liberare il
i
dandosi Gentile bellini, accolto cun di- c;u'dinal IialKiele biario nipote di Sisto
niostrazioni di grande umanità. Fece il IV, imprigionato per crederlo a parte
ritratto del sultano e della sultana, am- della suddetta congiura de'Pazzi, e fatto
mirati da' turchi come cose miracolose. di tutto per calmar 1' ira dello stesso Pa-
Vago poi IMaometto il d'aver la testa nel pa, che inoltre avea scomunicalo i fio-
disco de! battista, il quale come profeta è I entini, e si era collegalo con Ferdinando
pur da'turchi riverito, l'eseguì con di lui 1 re di Aapoli, e fatto generale della lega
soddisfazione; ma il sultano s'accorse che il valoroso e invitto Federico duca d'f /•-
il collo di troppo
sopravanzava dal capo, l'ino. Indi si dichiararono a fa vore de lio-
e parendogli che Gentile rimanesse sospe- rentini,i veneziani, il duca di INblano, l'un-
so,perdimosliargli il naturale eilelto.chia- peralore Federico III e Luigi XI re di
6-
V E N VE N -ìU
Francia, non che Ercole Iduca di Ferra- del sultano di muovere a' danni del re-
ra fallo capitano generale. Nuovamente gno di Napoli. La repubblica ringraziò,
piocuiò la repubblica pacificare il Pa- n)a temendo anche per se scrisse al ca-
pa e comporli co' fiorentini, afTinchè poi pitano generale della flotta di ritirarsi a
Italia colie forze unite potesse volgersi Corfù per difendere l'isola, e poi incari-
alla comun difesa contro i turchi ; e nulla cò il suo oratore a Costantinopoli di dis-
rentini, facendo capitano generale della blica prese altri provvedimenti, e dover-
gente da terra Roberto Malalesla da Ui- si trattar la flotta turca amichevolmen-
Diini. Intanto il le di Napoli indusse Ge- le, per risentirsi ancora della gueria so-
uova a sottrarsi did dominio milanese, pro- slenuta,e curare la conservazionedella pa-
clamando doge Battista Fregoso, e il Pa- ce, per cui si scusò d'aiutare il redi iVapo-
pa mosse gli svizzeri centro Milano, il li, che senza ombra di sospetto erasi ad es-
governo delqnale fu di prepotenza assun- sa rivoltodopo la presa d'Otranto. Frat-
to da Lodovico Sforza iL'I/oro,ziodel du- tanto Alfonso duca di Calabria, primo-
ca, che non più ebbe parte colla madre genito del re di Napoli, che tentava l'im-
nel potere. Ma Lorenzo de Medici, a' presa di Siena, accorse ad assalire Otran-
marzo 1480, si pacificò col re di INapoii, to riportando un* iuvigne vittoria, onde
all'insaputa del Papa, come i veneziani la repubblica fece le sue gratulazioni col
furono a un tratto abbandonati dagli al- Papa e col duca, e maggiori col re quan-
leati, il perchè a' 1
7 aprile Sisto IV fece do in conseguenza della morte di Mao-
lega colla repubblica a reciproca tutela, metto II, avvenuta a' 3 maggioi48'j i
pote del Papa. Nello stesso tempo la re- Castiglia eccitò la repubblica ad una lega
pubblica prese a' suoi stipendii, in qua- generale contro i turchi, essendo propizio
lità di luogotenente dell'esercito, Fienaio il momento per venir contrastatala suc-
duca d' Angiò, pretendente al regno di cessione del sultano; mala patita disastro-
Napoli. Maometto li sospirando il con- sa guerra e la recente pace, per la con-
quisto d' Italia e di B-oma, nell'agosto servazione dello non le permise
slato,
fece espugnare Otranto nel regno di Na- aderirvi; ed insieme ricusòaRenatod'An-
poli, onde tutta Italia fu compresa di giò d'impetiargli dal Papa l'investitura
terrore, ed universale fu la confusione del regno. Divenuto sultano Bajazet II
per l'escursione de'turchi al santuario di figlio elei defunto, ricominciarono le mo-
Loreto. Furono tacciati i veneziani da lestie turche in Dalmazia, onde la repub-
alcuni storici, d* aver eccitalo i turchi a blica inviòun oratore a Costantinopoli,
questa spedizione contro il re Ferdinan- che a' 12 gennaio 14B2 ollenne la con-
do I, per vendicarsi di lui, ma le noli- ferma della pace, e poi ritenendosi il Rid-
zie pubblicale dal vero e probo slori iano Cefalonia le restituì Zante per 5oo
co Kon)anin, colle notizie da lui tratte ducati l'anno. Anche i cavalieri gerosoli-
da' libri segreti del senato, smentiscono mitani di Rodi si pacificarono col sulta-
quell'accusa. Anzi la repubblica fu col- no, a condizione di custodirgli il fralello
pita da serie apprensioni, inceita del fi- Zizim o Gem a quiete di Turchia, per di-
sorse contro di lui il nipote iNicpIò; laon- la volta del Polesine, cominciò nel mag-
de il visdouiino Vettor Contarini era par- gio 1482 le sue operazioni di difesa e
titoda Ferrara, scomunicato da Donato d' occupazione del Polesine, di Rovigo e
Marinello d' Arezzo vicario generale del altri luoghi, espugnandosi Ficarolo an-
vescovo, per aver nel ìl\.So fatto ai resta- temurale di Ferrara, fors' anche per cer-
re e ne'danni soderti, essendo ciò dispia- la flotta di Vettor Soranzo alle spiagge
ciuto al Papa e allo stesso vescovo di Fer- napoletane, mossero Ercole I a tentare
rara, che da Roma avea ingiunto al vi- un accordo, ma senza elTetto. Si cond^at-
cario di levare la scomunica, che final- leva pure dall' altra parte, poiché Sisto
mente fu tolta, ma non pubblicamente, IV assalito da Alfonso duca di Calabria,
come ordinava il vescovo ed esigeva la re- anche co' turchi al suo soldo, sin da'i i
pubblica, poiché pare che vi avesse avu- agosto avea ollenuto segnalata vittoria
to mano il duca. In Venezia vinse il par- vicino a f^ cllctri (f''.), nel luogo perciò
lilo della guerra contro di lui, e fu gran- detto Campo Morto, pel valore di Ro-
de il proclamò
contento del popolo. Si berto Malatesta cedutogli con truppe da'
da un pidjblico banditore a' 2 maggio veneti, indi morto in Roma per la sover-
1482, su cpiella pietra medesima che chia fatica sostenuta nella pugna; men-
chiamasi del bando, ed ancora esiste sul- tre in Ferrara morì il celebre Federico
la piazza di s. Marcoj nelqual giorno il duca d' Urbino generale de^a lega. Non
doge consegnò lo stendardo di s. IVIarco ostante, il Papa cedendo all'insinuazioni
a Roberto di Sanseverino,già agii stipen- del re e dello Sforza, intimorito dal du-
di! del duca di IMilano, col titolo di luo- ca e da' Colonnesi minaccianti Roma, si
gotenente generale e crealo nobile vene- riconciliò con que' principi e aderì alla
ziano,avendoa provveditore; Antonio Lo- lega contro la re[)ubblica già sua allea-
redano, il benemerito difensore di Scu- ta, per avere stretto d'assedio Ferrara.
tari; ilcomando della flottiglia fiiafìlda- Tutto partecipò Sisto IV alla repubbli-
lo a Damiano Moro. Così ripulhdò la ca r I dicembre, invitandola a ritirarsi
I
guerra in tutta Italia, divisa in due gran- dall' impresa, perché ne verrebbe laude
di fazioni. Erano col duca di Ferrara, il immortale al veneziano governo. In vece
suo suocero re di Napoli, i fiorentini, Lo- per tale mutamento il senato levò gran-
dovico Sfoiza, marchese il di IVfanlova, di lagnanze, a*27 richiamò il suo amba-
Giovanni Denlivoglio capo della repub- sciatore Francesco Diedo da Roma, giu-
blica di Bologna, e la romana casa Co- stificandosi col Papa di sua condotta, il
loruia. Erano co' veneziani Sisto IV, il quale l'esortava alla pace nel punto eh e-
suo nipote conte Girolamo Riario signo- la prossima la fine della guerra coll'im-
V E IV ^.\",
minenle presa di Ferrara. Sisto IV stette sotto pena di scomunica gli appellanti dal
ferrilo, e da Aiìcona fece pai lire 5 g idee Papa al futuro concilio, come rei di ere-
per unirle alle 3o diil re inviate a' danni sia ele-rf maestà. E Sisto IV, ad esempio
ilella repubblica ed 0*25 maggio i4'^3
; di Pio il, dimostrò con una sua bolla,
sentenziò la sconi unica contro la repub- essere 1' autorità della s. Sede, e di Chi
blica, e d'ordine del legalo cai dinal Gon- in essa risiede, superiore a tutti i conci-
zaga fu pubblicata in Ferrara il i.° giu- lii. Vedasi Ziìcc&v\a,/Jnti-Feb!iroiiìO, t. 2,
gno sopra d' un palco eretto in mezzo p. 371, cap. 5 : Delle appellazioni ni
alla piazza da fr. Cesario dell' ordine ile* ftiliiro concilio. Si mostra la no^'ilà e
servi di Maria (per singoiar coincidenza, reità loro. Mauro Cappellari, poi Grego-
pi il uo suo correi igioso difese la re-
tardi rio XVI, // trionfo (Iella s. iSVv/e,cap,
pubblica da altro pontifìcio interdetto), 10 : U effetto delle scomuniche imj)0s te
inetitie il feri arese Titolo Novello vesco- da' Romani Pontefici non dipende dal-
vo d'Adria celebrava la messa sulla por- l' espresso consenso della Chiesa, ma
ta del duomo. Sisto IV indi a il "iu^no dall'intrinseca loro efficacia j e ipiiudi
parteci[)ò a Venezia 1' interdetto contro esso pure dimostra infallibili i Pontefici.
la repubblica con monitorio ili scomuni- Quindi la repubblica spedì ambasciatori
ca se denti oi 5 giorni non si fosse ritira- a istruire di tutto l'imperatore, i re di
ta dall'assedio, appartenendo lo stato di Francia e d' Inghilterra, i duchi di Bor-
Ferrara alla sovranità della s. Sede. Il gogna e Austria. La guerra si continua-
Papa mandòla bolla di scomunica al pa- va in varie parti, per mare, in Lombar-
triarca di Venezia Gerardi per comuni- dia, e nella Puglia, dove veneziani colla i
carla al doge e alla signoria sotto [)ena comandata dal capitano generale
flotta
Dicbiarò quindi la signoria appelliusi od venire a far valere i suoi diritti sul re-
lui nominò 5 dottori nel-
futuro concilio, gno di Napoli, avendone spoglialo l'Au-
le leggi oanonichec prelati ad esaraiuare gioino Carlo del Maine; e chiamò Luigi
la questione, che furono M. Antonio Sa- di Valois duca d'Orleans, poi Luigi XII,
laco arcivescovo di Corinto, ed i vescovi a togliere lo stato di Milano a Lodovico
Nicolò Franco Tre-
di Pareiizo e poi di il Moro. Infime politica, ma pur trop-
viso, Pietro da Monte di Croja, Leone po non nuova in Italia, esclama l'impar-
Gar.iton di Sitia e Francesco Contarini ziale storico prof. Romanin.Le (juali cose
di Negroponle, con altri nobili e consul- tutte, fecero risolvere Sisto IV a doman-
t(jri, i quali tutti approvarono l'oppeila- dare nel maggio 4^4 ^'^^ '"
i '"' *' '"'*
zione. e una copia ne fu mandata per mettesse l'arbitrato delle faccende ferra-
corriere a Roma adafìlggeila alla porta resi ; ina nfin si potè nulla concludere
della chiesa de* ss. Celso e Giuliano, si- dal cardinal Giorgio da Costa arcivesco-
tuala presso ponte s. Angelo, nella via vo di Lisbona, a tale elTetto mandato in
che conduce al Valicano. Ma essi non do- Cesena legato, e ciò per voler egli trop-
vevano ignorare, che per aver fatto al- po, ed veneziani nel supplicarlo d'es-
i
trettanto Sigismondo duca d'Austria fra- ser assolti dalle censure cercavano tem-
tello dell'imperatore, Pio II colla bolla po per fare ulteriori apparecchi guerre-
Exccrabilis^ de' 8 gennaio 1 i i\5(), Bull. schi, come dice il Novaes nella Storia di
Sisto IV (la bolla contro l'appellazione), ture e del piano geografico d'Italia, onde
fosse con grande solennità pubblicala". la signoria trasferì la sua residenza in casa
Altrettanto e meglio riporta l'annali- Duodo di là dal rivo; la peste, le guerre^
sta Rinaldi. Trovavansi i belligeranti di il pontificio interdello, furono amarezze
fronte sul Bresciano, quando Gianiacopo poco raddolcite dalle pidibliche feste, da'
Trivulzi capitano di Lodovico andò dal sontuosi tornei dati in piazza di s. Mnr-
Sanseveriuo dicendo die bisognava cer- co per solennizzare r ultima pace; per la
io 14^5 levò rinterdello, li assolse dalle per virtù rispettato, pio e d'indole soa-
censure e li rimise nella scia grazia. La ve; ma caldo di patrio amore, soslenilo-
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re robustissimo deirorJifiL', piìi volte Ino- questi colla sua gente scorse (Ino alle por-
nò iliilla ti'ibiina coiiliu i deploiancli fu- te di P).o(na. Il l'apa feee lega co'suoi ge-
rori de' parlili guelfo e ghibellino, non mezzo del suo nunzio di Ve-
novesi, ed a
perchè in Venezia esistessero lafi fazioni, nezia Nicolò Franco vescovo di Treviso
ma bensì quelli che ne seguivano le ten- invitò anche veneziani, ma essi si scu-
i
denze, pei' tener lontano da essa il mia- sarono. Narra 1' annalista Rinaldi, che
saia loro infernale, che pur tentava pe- Innocenzo Vili rimproverò veneziani i
netrarvi. A' I
g novembre i485 eletto do- per negare il possesso della chiesa di Pa-
ge, fu ih." cui per ìtatutaiia disposizio- dova al cardinal Giovanni Michieli a ,
ne de'padri, sieno stali conferiti gli or- motivo che bramavano altro vesco;VO rac-
namenti della dignità principesca pub- comandato loro da'padovani. Il cardina-
blicamente, con solennità e in luogo co- le però trovasi nella serie de' vescovi, al-
spicuo, cioè sulla scala principale del pa- meno come amministratore dal i4B5
lazzo, non quella attuale de'Giganti, co- al 1487. doge Marco Barbarigo vis-
Il
ventosa impressione. Tosto lavori a i fate ogni cosa perche noi inuoianio, per
compimcnlo del palazzo ducale veime- succedere in nostro luogo j tna se la ter-
ro proseguiti con raddoppiata operosi- ra conoscesse così bene, come facciamo
tà. AncoCanal grande, che moUra-
il noiy la persona vostra, si sceglierebbe pile
Va imbonimenti, venne contem-
estesi presto ogni altro. Disceso dal trono,
poraneamente escavalo, in conseguenza pieno di collera si ritirò nelle sue stanze,
dell'anteriore decreto de'24 luglio i4y>, dove pochi giorni dopo cessò di vivere.
e cosi a[ierti i tesori dello stalo a soste- Sentendo avvicinarsi il suo fine , fece
nimento del povero, il senno calcolatore chiamare al letto suoi 4 figli, e raccol-
i
del princi[)e contemplava ad un tempo te in quel [)utilo le poche forze, che gli
ed olleneva più lodevoli scopi utile e- : restavano, ripetè loro, con ferma voce, i
sercizio all'industria e decoro dalla città, doveri del cittadino verso la patria , e
e necessaria distrazione delle menti per l'armonia de'Iegami che questa a quella
tante assidue e svariate occupazioni, che congiuugono; diede loro l'estremo bacio,
appena lascia van tempo a rillcltere sul- e prostese ambo le maui sul capo di que*
r intensità della patria svcutura. Piibel- goiiu (lessi, restò come assorto in atto d'im-
lalisi i baroni del regno a Fedinando I partire la paterna benedizione; scoisero
re di Napoli, ricorsero ad Innocenzo VIU ancora poche ore, e spirò da tutti desi-
come supremo signore del regno, il qua- deralo e compianto a' i4 agosto 148G.
le |»rese la loro ddesa e delle ragioni del- Osserva .Moschini, parve che la sua mor-
la Chiesa. Allora il re si alleò co'Horen- te non recasse gran dolore a'nobili, per a -
lini e col ducd di iMilanu, e recato dalla vergli dat(j a successore il fratello, per le
sua parie Virginio Orsini bdioueromauo, cui cuuliuuc ingiurie il doge uè avvib a:
24G V E N V E^'
poi luon. Ebbe l'esequie in ss. Gio. e nel 161 5), eccello 5, cioè Barozzi, Base-
Paolo, e hi lomba nella chiesa di 8. Ma- gio, Quirini , Salomone e Zane (anche
iia della Carila, nella cjuale venne poi Ijiagadin). lN'eli4^o avevano congiuralo
innalzalo niagnifico sepolcro alla memo- insieme 16 Casate ««oi'c delle principali
lia di Itii e del liatello Agostino, nionu- di non lasciar ascendere al dogado alcu-
inenlo die sgrazialaaienle , come tanti na delle Case vecchie, e furono: Barba-
altri, andò perduto, cjuando il sovverti- rigo, Dona, FoscarijGrimani, Grilli, Lau-
iiienlo delle pubbliche cose involse nella do, Loredan, Malipiero , Marcello, Mo-
manotuessione delle patrie memorie an- cenigo. Moro, Priuli , Tievisan , Tron,
cheiltempiodella Cai it.j.artmiirando per Vemlramin e Venier. La congiura di que-
aiilichità e altri piegi,da Papa Alessandro steCase ebbe fine nel 620 (1612) nel- i
nel loS-ì dal doge Flabanico, che proi- aldogado dopo Michele Rlorosini che fu
biva succedere al doge defunto il figlio doge nel i382. Altre notizie si ponno leg-
^^ il fralello, si vide lai."volla,e fu an- gere in cpjella aiiniera d'erudizione, cli'è
che poi unico esempio, il succedersi I un l'opera di;l cav. Cicogna, Inscrizioni 1 e-
l'altro due individui ilclla stessa famiglia. neziane, l. 4, [>• 49^j "^'"^ ripoita il do-
Agostino ebbe 28 balle al 5.° squillino, cumento donde trasse il riferito il diligen-
essendogli conipetilore Bernardo Giusti- tissimo prof E.omanin e citandolo, ponen-
niani. E vi fu (jiialclie ritoviuieuto, poiché domi C(js'i in gi'ado di riscontrarlo. 11 eh.
ìi'era sparso che le Cdsc vecclilt^ come si biografo Casoni, dice(a'3o agosto i486)
dicevano (juelle famiglie clic facevano de- successe Agostino nel dogado al halello:
rivare la loro nobiltà (ino da'lempi tribu- era di bella presenza, amene e insinuanti
nizi (e avanti rSoo), avrebbero pósto o- maniere, uja nel ponderato diverbiare ilei-
gni impegno a far eleggere un de'Ioro, e le aule mostra vasi discorde sempre dal
si dimostrava un generale malcontento, fraterno consiglio; forse che a questa spe-
e andavasi divulgando essere tempo di cie d'antagonismo deve Agostino l'aver
togliere dogado di mano de' Cz/r//, co-
il occupalo il trono, subito do[)o il fralello,
s'i si chiamavano quelli delle C<'?óT' nuove giacché al sistema aristocratico de'vene-
(cioè le aggregate in diversi tempi al pa- ziani, ed alle prudenli massime loro non
liizialo dopo r 800), per rimetterlo ne' dispiacevano i dispareri, leconlrarietà, le
Lo/ìi^hi, cioè delle Case vecchie. E ben- gare Ira parenti patrizi. 11 reggimento di
ché ciò non succedesse, apparleneudo il questo doge fu stadio di gravissimi avve-
Karbarigo alle Case nuove, tuttavia il nimenti, edanzi è da riguardarsi siccome
movimento continuò, ed anche nelle ma- e[)oca in cui si sono disposte le cause che
gistrature si fecero cadere parecchi delle influirono poscia sulle future sorli della
Case vecchi t, sebbene uomini d' impor- repubblica. Per l'accennato movimenlo
tanza ,con>eap[)rendo dalla stupenda iS'to- de'palrizi delle Case vecchie e delle Ccj-
r/rt del prof. Uomanin. Egli inoltre rife- .?cn?iOi'r_, generandosi evidentemente due
risce, che appartenevano alle Case vec- pregiudizievoli fizioni, con tripudio de'
chie le famiglie: l'adoer, Basegio, Baroz- nemici di Venezia, fu prima cura del do-
zi, Biagadin, Bembo, Contarini, Corner, ge di parlare nel maggior consiglio con
Dandolo, Delfi n, Fa lier, Gradenigo,!Mcm- molla vigoria d'eloquenza per riconcilia-
nio, Michiel, Morosini, Polani, Quiriiii, re gli animi, e salvare la cosa pubblica,
Salonjon. vSainulo, Soranzo, Tie[)olo, Za- nell'unione essendo la forza. Ma l' ina-
ne, Zen, Zorsi, Zusliniani; le quali tulle sprimento era tro[)po grande perche si
avevano avulo un doge (Bembo l'ebbe potesse facilaieulc quietare. Anche al di
YEN V EN 247
fuori avreljbe volcilo il doge conservar 10 dcll'imperalore Federico 111, die d'in-
Ja pace, dì cui avea tanto bitiogiio la re- dole buona fu tratto da'suoi ministri a
pubblica dopo la pericolosa e dispendio- lunga e co'^tosa guerra, dall'opinione pub-
sa guerra di Ferrara, ma non erano tem- blica qualificata impolitica e inavvedu-
pi quelli die pace concedessero. Durava- ta. La descrisse diligeuteinenlc Pietro
no ancora le gravi vertenze fra Ferdi* lìembo poi cardinale, nel principio del-
uando e Innocenzo Vili, per gl'insor-
I l' I<:tona ^.'elicla, commessagli dalia re-
ti baroni del regno, quali avendo fatto i pubblica, in continuazione di quella di
vantaggiose ollerle a'veneziani per soc- Rlarc'Aulonio Sabellico. Possedeva la re-
corsi, nulla ottennero. Intanto il Papa, pubblica nel Tirolo, l\overedo, Torbole,
contro il consiglio de'veneziani, volgendo Nago, Riva, ed awea alleati conti di Lo- i
l'animo alla guerra, [)rese al suo soldo il drone, desiando perciò non poca gelosia.
Sanseverino con dispiacere de'niedesimi, 11 perchè conti d'Arco per ragione di
i
rici, dal Rinaldi, seguito dal Novaes e , sa d'Austria, altamente ne fece biasimo.
perciò altrove da me riportato, die i ve- Scelse la repubblica a suo capitano ge-
neziani si unirono due volle in lega eoa nerale Giulio Cesare Varano signore di
Innocenzo Vili; anzi il Rinaldi dice che Camerino, ed a'veneziani poco mancò a
in conseguenza della i.* di esse, levò loro non prender Trento. tirolesi capitanati I
l'interdelto. Di una lega pare non do- d il conte di Kirchberg Maticli, tentaro-
versi dubitare. Va corretto pure un al- no il' impadronirsi di Roveredo, ma li
tro errore, in cui caddi anch'io nell'arli- respinse valorosamente il veneto provve-
colo Sicilia , nel quale sviluppai anco i ditore Nicolò Priulijcpoi il Varano lo la-
cenni storici del reame di Napoli^ in con- sciòespugnare quasi sotto suoi occhi, i
seguenza del dichiarato nel suo articolo, mentre il Priuli volendo difender la roc-
ove non rammento con quale storico dis- ca, dovè cedere e darsi prigioniero a'3o
si,che Sisto IV assolse! veneziani dalle maggio. In luogo del Varano, si riprese
proprie censure, il die fa contraddizione agli stipendii il conte Sanseveriuo; e nel
col da me precedentemente narrato in tempo stesso Guido de' Rossi attendeva
altri luoghi. Nel 14^7 scoppiò la guerra a difendere Veronese e il Feltrino, cui
il
il conte padre rimase prigioniere per la cora a Venezia con alcuni capitoli, qua- i
:».' volta (l'altra era stato pel combatti- li dal senato non furono accettati, onde
mento sostenuto da prode in singoiar senza conclusione alcuna se ne tornò nel
tenz(jiiecol conte Giovanni di Somicberg, settembre a Roma, per allora senza [irò-
per la (juestione del valore nazionale de' lilto.Già a'i5 agosto Federico 111 scri-
tedeschi e degl' italiani), ma fu vittoria vendo agli stali, incol[)ò ministri d'aver i
che costò tanto sangue agli austriaci che ingolfilo il fratello in guerra senza biso-
quasi tutti si sbandarono e tornarono al- gno e ragione, e gli stati disapprovando
le case loro. Allora i veneziani riacqui- la condotta dell'arciduca e l'arresto spe-
starono Pioveredo a'aS luglio, ina quan- cialmente de'mercaiiti,resorlò vivamen-
do il si proponeva recarsi a
Sansevei ino te alla pace. Pertanto a' 27 settembre
Trento, o agosto furono disHilli pres-
a' i i4'^7 si recarono a Venezia i naessi di
so Petra da un buon corpo di truppe Sigismondo, pro|)onendo dimenticanza
comandate dal prode cav. Kfippler re- delle passate ingiiu"ie, liberazione de'pri-
stalo al campo. 1 fuggiaschi non più tro- gionieri e reciproca restiluiione dell' oc-
vando il ponte di barche da loro fatto cupalo. Il senato indignato per le vio-
sull'Ailige, volendolo passar a nuulo, tra lenze de'conli d'Arco, prolungò le tralta-
quelli di cui si ebbe a piangere la perdila tive, finché fu convenuto rimettere ogni
fu il valente capitano Sanseveriiio, e tro- questione nell'arbitrio di giudici impar-
vato poi da'nemici il corpo, l'onorarono ziali, e d'adidare le castella ancora contese
V EN V EN 249
dviilc regina Callotta; la quale riusciti blica, si voleva mandare una colonia ve-
vani i SUOI leiilalivi ci^lclle a'5 febbraio neziana, come a Candia, ma poi non eb-
i4^J5 uelin basilica Vaticana, le sue pie- be efì'etto. Continuando maneggi i di Car-
tensioni a Carlo I suo nipote duca di Sa- lotta , il re Ferdiu.uuio 1 avea manda-
voia (^.) e successori, <|uincli il titolo to a Cipro e al Cairo il figlio Alfonso i!u«
assunto da questi duchi nel i^S^ di re ca di Calabria, per impossessarsi del r^»
di Ci|)ro, di Gerusalemme e di Atuie- gno, ma non gli riuscì; e neppure le mene
iiia (titoli che trascurati d.i' siicccisori, onde sposare Caterina, fatte dal suo fido
li rijuese nel i633 Vittorio Auieileo I, R.izz<j da Marmo, poi strangolato in V^e-
minenza a' Cardinali di santa Chiesa), nome di Caterina, ma di fatto nelle mani
e nelle loro atini ne in(|uartaronu gli della repubblica, vigile che i veneziani si
ijleiiiini. E più lardi insorsero pure tra' conducessero bene verso gl'indigeni, al-
governo veneziano ottimo spedienle quel- non sembrava [liù conveniente di lasciar
lo di assumere apertamente la protezio- Caterina ifl qualità di semplice privata
ne, e anche, occorrendo, il possesso del- ove era stala (in allora regina. Fu quin-
l'isola, onde imporre più rispetto a' mu- ili deliberato ili mandare nel i48S il di
sulmani e insieme troncare d un colpo le lei II > .elio Giorgio a persuaderla colla
speranze di chi agognasse a quel trono. sua eloquenza a rinunziare e veuire a
Fin da quando giunse a Venezia la let- Venezia, molto più che giungevano no-
tera della regina Coi naro, de' i
q ottobre tizie che meditasse una fuga. Ebbe Gior-
i474 O'Itri dicono i475), colla notizia gio a vincere ingegnosamente non poca
ilella morte del fanciullo Gi.icomo 111 resistenza, alfine Caterina cedendo a'vo-
unico suo figlio, il senato spedì tosto in leri della repubblica, che l'avea adottata
Cipro il padre di lei !\Iarco, con rinforzi per figlia, consenfi lagrimando alla do-
di truppe e la commissione d'operare iii loro^a rinunzia, bensì conservando i ti-
ti. Tra gli altri provvediiuenli volle il se- Il goiif.done di s. Marco venne con so-
nato nel 477 1 Venezia la madre del
''^ lenne ceremonia innalzato, a'26 febbraio
detiinto Giacomo li, sposo della Corna- i4<^9 dice r Arie, di Vt-rificarc le (lille
ro, Maria Palras, la figlia Zilla e figH i e la regina dopo commovente commiato
bastardi di lui, a'quali assegnò onorevo- ila'>uoi sudditi e da quelli che durante
le alloggio in uno de' 3 monasteri di s. tutto il tempo del suo leguo 1' avevano
Zaccaria, di Maria della Celeslia e del-
s. sostenuta col consiglio e confortata di af-
le Vergini. Di|)oi la Zarla morì di peste fetto, partivasi sulla galea di Francesco
a Padova, ed principi ad onta del buon
i Friuli alla volta di Venezia, ilquale a-
Irattaiuento e della sorveglianz.i della re- vea istruzione di soccorrerla in caso di
[)ubbìica fuggirono. \ ridurre finaimcn- resistenza. L' entrata che fece a' 6 giu-
IcTisulaiu piuuudipeudeuza della rcpub- guu la già rcijina di Cipro nella sua ma-
a5o VEN VEN
die patria in compagnia del fcalello, fu ducn di Ferrara, secondo il Casoni, lut-
quaolo può iruinagiiiarsi «[ìleiulidissirua. torà esistente a «. Giovanni Decollalo,
luconlrata fino a s. Nicolò di Lido dal divenuto nel 162 i fondaco de'liircUi che
doge, da'senaloi i e da'jnagi'.li ali col bn- tralllcavano in Venezia; e perdio poi per
cinloro, le dame e un'iiduiita popolazio- sua scella ebbe per suo delizioso soggior-
na le fecero corteggio sopra innumere- uo e con inveslilma il castello d'Asolo
Voli barchette addobbate a festa. Di là nella Marca Trevigiana, ove la regina fin*
fn fatta salire suU' aureo vascello, suo- che vis^e continuò a tenere corte spleti-
Dandosi le can»pane a festa, le trombe e dida e veramente regia, e alcune rendi-
i tandjuri, sparando tante artiglierie in te sull'enlrale di Ci[)io d'8ooo ducati,
inodoche il suoingressofu un vero trion- oltre quelle biella sua signoria d' Asolo;
fo. La pomposacouiitiva sbarcòalla Fiaz- avendole pur donatola repubblica io
zella, ed entrata in s. Marco la regina libbre d'oro e 1000 gliene avea date per
Caterina rinnovò il suo allo di rinmizia dote. In Asolo vi fece sorgere un sooluo*
e donazione d' un regno pe' coinuierci so palazzo, con sorprendente parco e giar-
dell.» repubblica ragguardevolissimo. Al dino di meravigliosa bellezza. Vi formò
.''
fratello Giorgio pel 1 e in generale a magnifica villeggiatura e asilo alle Gra-
cjue'della finiiglia Cornaio, oltre l'inve- Muse, nella quale vedevasi cir-
zie e alle
stitura dii4 casali dell'isola, detti della condata da nobili donne e cavalieri, e da
Commenda grande dell' ordine Geroso- uomini di lettere, fra'quali priacipahueu-
limìlano prima comune a luVle le lingue, te il Hetnbo che vi scrisse, Degli AsO'
e il titolo tonlinualo ne' ca[)i di quella laiii. Ella passò la sua vita in Asolo, an«
di Piiori di Cipro in padronato, fu con- che ne'rigori dell'inverno,recaQdosi a Ve-
cedulo che potessero inquartale Tinse- iiezia in quello del 1490 per essere eslre-
gne Luiignane; e il palazzo di Caterina inamente freddo, non senza dare ancora
sul Canal granile in Venezia, conservò poi segni del desiderio di riacquistare l'antica
sempre e tuttora il nome di palazzo Cor- grandezza, onde pili tardi il consiglio de*
ner della Picgiiia, di cui parlai nel § XIV, Dieci le fece severa ammonizione. Reca-
li. 3, sebbene non l'abitasse e benché l'at- tasi a Brescia, ov'era provveiiitore il fra-
luale è di recente costruzione del 1724, tello Giorgio, vi fu ricevuta da regina,
però ove prima sorgeva l'antico. Fu do- Neli5oo vide il pronipote Marco Corua-
iialo colla galleria da Catterino Cornaro ro crealo cardinale da Alessandro VI, il
(per quanto dirò nel § XX^ n. i)^ incili i.° di sua casa innalzato alla porpora
SI eslinse il ramo della faujiglia Corna- cardinalizia. Benefica a'suoi sudditi d'A-
lo della Iiegina, nel 1802 Papa Pio
al un monte di
solo, istituì a loro sollievo
/ //, quale nel 181 7 lo
il donò a'virtuo- pietà, e in un anno di penuria fece ve*
si fratelli conti Cavanis, istitutori delle iiire da Cipro da tre a quattromila slaìa
I 5og a Venezia, dove poco dopo infermò veneziani Veglia nel golfo del Quiiiiieio.
e morì la notte del 9 al 10 luglioiDio Sebbene nella guerra fatta dal doge Pie-
in età di 54 56 anni, nel suo palazzo a tic Orseolo li in Dalmazia, il suo vesco-
s. Cassiano , laonde una delle vie della vo erasegli fatto incontro a giurargli uh-
contrada cliiamasi aucoia Calie della Re- bidienza. pure conliimò Veglia ad avere
gina, come già notai a suo luogo. Ma- i propii couli, uno de'quali,
Doimo, nel
guifjci e quali il giudo suo e la ricono- i33 s"im[)eguò a mandare a Venezia
1
sccnza della repubblica richiedevano, fu- un dono per la protezione che gli conce-
rono i suoi funerali. Il corpo colla uiag- deva la repubblica; nel 1260 questa coii-
gior pompa accompagnalo alla chie-
fu ferì l'isola in feudo a'fratelli Schinella o
sa de'ss. Apostoli, ov'è la tomba de'suoi Frangipani, poi li ditbiarò decaduti quan-
niaggioii,dal patriarca,dalla signoria, dal do aderuono al ve d'Ungheria. Dopo
vice-doge, ilall' arcivescovo di Spaiatro, qualche tempo uu Giovanni in lotta co'
ilal vescovo di Felire, dal fratello Gior- fratelli cercò di nuovo l'appoggio de've-
gio co'figli e parenti, oltre numero gran- neziani, a' quali nel suo testamento la-
de di piali e di popolo. Il feretro era co- sciava l'isola; indi ambizioso, sperando
perto di restagno d'oro con una corona miglior fortuna, si volse ancora a Mattia
di gioie sopra. Andrea Navagero prò- 1 re d' Ungheria. Scoperte le sue [)rati-
nunziò l'orazione funebre. Deposto nel- che, egli si trovò a n)al partito , tornò a
l'arca destinatale, nel 1660 venne liasfe- nioslr.irsi avverso al re, e così divenuto
rito nella chiesa di s. Salvatole in ap- odioso alle due parti, fu preso e inan-
posito monumento grandioso sovrastali- dato a Venezia. Questa, ascoltando an-
te la porta che mette nella sagrestia, se- chele suppliche de'di lui sudditi malcon-
condo il prof Promanili da cui ricavai la lenii, assunse l'amministrazione dell'iso-
inaggior parte delle lifente notizie. Al- la. confermando però, almeno ili nome,
tre pii.1 copiose si |ionno leggere nel cav. il feudo nella famiglia del conte, al (|ua-
ieg"iala dagli arabi cnori, non restando Giovanni Caboto, altro benemerito cit-
elie il regno di Granata, questo pure fu ladino veneziano, però non nato a Ve-
conqnislalo. preferendo una parte degli nezia, a indirizzare a quelle parli le sue
abilanli d'emigrare in Africa; e la repub- navigazioni e cercare di colà un passag-
blica prese palle wlla gioia universale con gioall'/zirZ/'e Or/'e/i^.^// per la via di nord-
D)ai)(larei suoi ambasciatori al ree alla ovest, e potè nel i497 colle barche in-
regina, co "quali lino allora ei"a pasNato glesi scuo[)nre Terraferma (\\4rneri'
la
ottuiio accordo. Sebbene fino dal secolo ca e piantare a Terranuova la loro ban-
XIV la Si>agna favorita dalla sua giaci- diera e la veneziana di s. Marco: degno
tura avesse cominciato a crearsi miii flot- di lui il figlio Sebastiano, nato a Vene-
ta, non era però ancora tale da desture zia da veneziana, fece pel i. piìi tardi il
la gelosia de' veneziani, che anzi l'aveva- giro del mondo, e questo pure già dissi,
no aiutala contro i genovesi. Né davano Mentre così per opera de'venezi ini, gli
loro sospetto i suoi bastimenti mercanti- europei apprendevano a conoscere seni-
li, poiché essendo allora la sola Venezia pre meglio il mezzogiorno, l'oriente e il
in possesso di quasi tutto il commercio sellenlrioiie, Cristoforo Colombo geno-
meridionale, il quale traeva il suo princi- vese procacciò nell'occidente alla Spagna
p.j| aliniciilo dal Levonle, non avea a te- un nuovo mondo, V Indie Occulcntali o
mere di competitori, e tulio al più avea America neh 49'2- Annunziò all'attonito
da reprimere qualche assillo di corsari, mondo vecchio l'esistenza d'un tiioudo
Sicura di se slessa la republ)lica rimase nuovo, sulla cui terra, 112 anni prima
quindi indlirerenle anche all' approdo di di lui,aveano posto piede due intrepidi
navi spaglinole all'isole C(inaric,i\\uuy)- veneziani, e lo afferma anche il Casoni,
vo scoperte nel 1492, e a'primi viaggi de' Lo seppero subito i veneziani, ed a mezzo
navigatori del 7''a/tói,'^<z//u lungo le coste del Trevisan segretario ambascia-dell'
ti' Africa,i quali poi accpiistarono maggior tor Pisani nella Spagna, si procurarono
estensione per opera d'un veneziano con da Colombo una carta del paese da lui
aprire finalmente la via al giro del Ca[)o scoperto ; ma per le cose d'Italia e le o-
delleTempeste, non prevedendo allora stilila de' turchi, non gli dierono quel-
probabilmente qnal gravissimo ilanno la- limporlanza che meritava; come eransi
le scoperta dovesse recare alla sua patria, moslrati sordi a'di lui inviti, che gli avreb-
ilche già deplorai nel § X.VI, n. 3, e nel § be desiderali a compagni alla sua gran-
XVII, n. 2 e 3. Intanto altri valenti ve- il che rimarca il conte Gi-
de intrapresa,
iieziani viaggiatori si addentrarono nel- lolamo Dandolo. Ma non fu così quando
l'Asia e colle loro relazioni contribuirò- pochi anni dopo conobbero l'altra, per
no a farla sempre meglio conoscere, co- relazione di Pietro Pasqualigo oratore a
me (\'\ già celebrai; in uno al famoso pia- Lisbona, a principio ancora a stento cre-
nisferio del camaldolese fr. Mauro, il piti dula, del compito giro dell'Africa, dei-
grande monumento della cosmografia de' l'arrivo per Calicul all' Indie Orientali,
suoi tempi, che abbraccia lutto, il nion- e del gran mercato che si faceva a Li-^
do allora conosciuto, delinealo in ampio sbona colle spezierie asportate, median-
circolo; il mare cinge la terra, Geiusa- le la scoperta del loro passaggio pel Ca-
-
VEN V E N 2^3
pò delle Tempeste
die perciò fin dal
, di lener d'occliio r.-indaniPiilo di quel
i483 Bartolomeo Diaz avea cliianiatodi coniniercio |)oi logliese, e vedendo die i
si del soldano, pagando in ogni luogo e- punti erette, qual fosse il lorodivisamen-
soibitanti dazi, onde al giunger loro a lo; provvedesse adunque mentre ancora
Venezia si trovavano esser aggravale di era tempo; mandasse oraioii a' principi
tanto, che quanto in origine valeva un indiani per istringere C(»n loro palli e le-
ducalo erasi alzato fino a ducati 60 e an- ga onde proibire ilcouimercio a'porlo-
che 100. Dalle quali angarie andando e- ghesi; soccorresse all'uopo anche coU'ar-
senle il viaggio per mare ne avveniva ,
mi. Ma dall'Egitto ancora poco era a
che il Portogallo poteva dalle a mollo sperarsi, agitalo dal cambiamento di di-
minor prezzo. Intanto non lardarono a natila. Alla repubblica dunque allora
farsene sentire gli efielli nella notabile non rimaneva che ricorrere ad alti i trai-
diminuzione delle vendite delle spezie, lati evedere se fòsse possibile di dare per
Per lo die la repubblica non lascraudo questi alle cose il miglior indirizzo che
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254 V E N V E N
l'emergenze permettessero. A questo fine 5oo franchi, fu chiusa a' 3o novembre
nel 1 5o4 spedì a Lisbona Leonardo da Ca 18 58, con un risultato, in Francia pre-
Massei, che soKo l'iipparciiza di setnpli- cipua mente, che sorpassò le speranze con-
ce mercante , dovesse bene indagare la ce[)ite. Il cav. Lessu[)S con lettera de'
condizione delle cose rispello alla naviga- dicembre 858, scritta al giornale del-
1
zione dell'Indie Orientali in ogni partico- Y Isilinie de Suez, riprodotta dagli altri,
lare nautico e mercantile, e se a'mori fos- dichiarò che la compagnia universale an-
navigare alle loci del mar
se vietato di dava a costituirsi, con autorità del go-
Rosso ove mette quello dell' Indie, dan- verno egiziano, a termine degli statuti
do di tutto es;itte informazioni. Queste approvati dal viceré d'Egitto, con inte-
furono in seguito continuale , il che di- resse del 5 per I 00 assicurati a'soscritto-
mostra quanto i veneziani non cessassero ri, da correre dal I. "gennaio 1 809. Quin-
di vegliarel'andamento delle cose d'In- di il consiglio d' amministrazione tenne
dia, né potendo altro dovettero alfine in Parigi a'20 dicembre (sede legale am-
con trattati cercare di avvantaggiare il ministrativa, la sociale essendo Alessan-
meglio possibile ; ne fecero col soldano dria) la suai." tornala, sollo la presiden-
d' Egitto nello stesso i5o4, e più lardi za di Lesse.ps. Nella riunione erano rap-
nel i522Con Giovanni IH re di Porto- presentali 12 grandi stati, inclusivamen-
gallo. Notai negl' indicati numeri del
§ te all'Austria e all'Italia, all'Inghilterra
XVII, che prima della scoperta del Ca- e alla Turchia, per inaugurare la carrie-
po di Ruona Speranza, il commercio di 1 a dell'impresa così simpatizzala da lutto
Venezia avea raggiunto apogeo di sua
1' il mondo e da tutti gli ordini della so-
estensione, era lai.'' città d'Europa. Col- cietà. Già a' 4 dello slesso dicembre vi-
cammino che gira il Ca-
la scoperta del desi compita la ferrovia tra Cairo e la
•»
pò, grandezza di Venezia e il suo com-
la città di Suez, che percorre 84 miglia di
mercio mondiale cominciarono a decli- deserto, opera grande che avrà risultati
Dissi pure, che la sua condizione sta
'.lare. stupendi pel commercio del mondo. Les-
per cambiare, all'cHettuarsi il taglio del- se[>s confida finire il canale di Suez in cin-
l'Istmo di Suez, di che colla sua viva vo- que anni, che deve abbreviare il viaggio
ce 1' animoso cav. Ferdinando Lesseps di I o a 12 mila navi che ogni anno mu-
francese, promotore della mondiale im- tano, pel Capo di Buona Speranza, cir-
presa, nel declinar d'agosto I 8)8 in Ve- ca 4 milioni di tonnellate tra l'Europa
nezia confoitò i veneziani, sulla facilità e e r Indo Cina, come osserva la CiviUìt
sicurezza dell'esecuzione d'opera così gi- Cattolica. Aggiunge poi : Ma se ringhil-
gantesca, e sulle simpatie dovunque spie- lerra dichiarò l'impresa impossibile, per-"
gatesi a favore dell'iuìpresa, per-ino nella che avversarla ? A tutelare il suo com-
stessa Inghilterra. Dissi per ultimo, che mercio e il governo dell'Indie orientali,
ormai sembra definitivamente stabilito occupò e fortificò l'isola di Perim, che
di ellettuarsi. Adunfjiie l'importanza e forse farà chiudere il canale quando vor-
prosperità commerciale è vicina a risor- rà ! Altre dubbiezze, le riferì la Cronaca
gere, dopo circa 4 secoli e mezzo. Dopo (li Milano nelle dispense 2 i , 22, 24 del
impresso il qui ricordato, ecco quanto la i858, ed a p. 7o5 si legge la cortese ri-
pubblica stampa ci notificò sul grave ar- sposta del Bollettino dcW Istmo di Suez,
gomento, ed io con fugace cenno 1'
ag- che propugna l'impresa, a' tioiori del-
giungo sulle bozze di stampa. La soscri- la Croanca,\ix quale non pertanto rima-
zione aperta in Francia e
taglio dell' l,tmo di Suez, per
all' estero pel se con essi. — Tornando aire[)oca del-
200 mi- la scoperta del Capo di Buona Speran-
lioni di franchi, in 4oo mila azioni di za, non solo il commercio prese altra
VEN --^EN aD^;
vare disastrose gueire contro sì fornii- del più polente navile che allora esistesse,
dabili potenze. Anche il eh. Casoni ri'e- anziché eccitare il soldano d'Egitto con-
va, che le grandi ricchezze cumulale da' tro il Portogallo, doveva Venezia spgui-
veneziani, il lusso, la reale magnificenza, re esempi de'navigatori portoghesi: il
gii
avendo mosso l'invidia dell'altre nazioni, campo era abbastanza vasto perche due
nacque in esse la brama di strappar dal- popoli potessero prosperarvi ad un fem-
le loro mani le redini del commercio; pò, e quando pure la bilancia avesse do-
quindi destatosi il genio de'viaggi, e dif- vuto inclinare più in favore dell'uno che
fusa la smania e la gara' delle scoperte. E dell'altrOjle probabilità maggiori slavano
mentre (piesti clamorosi avvenimenti SUO' nella parte di Venezia.» IVicca essa di
cedevano, per l'energia insorta nelle na- produzioni sue proprie cosi naturali che
zioni maiiltime, si aumenlarono altresì industriali, e sovra o^n'altro polente sul
nedouiinaloii la gelosia e il rancore ver- mare, doveva alla fin fine prevalere sul
so la repubblica; laonde l'in to dato a di- Portogallo che trovavasi in condizioni
,
commercio, si pen-
scapilo del veneziano La scoperta dunque
lutt'atlallo diverse.
sava raddoppiare con un potente cioilo del Capo avrebbe recato sempre una
politico, e così fin d'nlhira vennero ordì- grave scossa al commercio de' veneziani ;
te le prime recondite
d'una congiura fila ma il danno fu ancora più grave, e fu
che I' altrui malizia seppe ordinare in irrimediabile, perchè il governo non sep-
Cambray, ina che la solita prudenza e la pe o non volle apporvi quel pronto ed
sagacità de'padri valsero a trionfalmente energico rimedio che stava m sua ma-
deprimeie. Moschini dalla scoperta del
Il no". Così gravemente ragionava neh 855
Capo di IJuona Speranza riconobbe il pri- il laudalo conte Dandolo. dominio del
Il
ino germe della rovina di !la repubblica, mare dun(|ue, sempre piìi andò sfuggen-
onde il commercio di lei incominciò a ve- do a'veneziani, mentre nobiltà e popolo si
nir meno, e col coomierciola ricchezza ammollivano.- —
Prima di uiii rare breve-
e la possanza. La qual sua rovina si cer- mente gli accennati funesti casi delle guer-
co sollecitare, per l'invidia e timore che re italiane, conviene ricordare il riferito
melleva Venezia, sì dilatata nel continen- nel voi. LXXXII, p. i 32. Coll'istituzione
te italiano, ai bilra dell'Adriatico, signora del patriarcatoili Venezia, al senato ne
de'regni di Cipro, Candia e IMorea, e oc- deriso padionalo, e poco dopo anche
il
cupatiice eziandioili lu< ghi ne'mari del- quellodi Aquileia.La repubblica a tenoie
r Oliente. 11 coule Girolamo Dandolo a del decrelo iSgi, esigeva che concor- i
256 VE N V E N
lenii alle prelature dovessero darsi inno- la conqnisla d'Italia, e metteva in campo
la al senato, il quale nominerel)I)ea pilli a- It; sue pretensioni della corona francese
liiìidi snflragi quello clie avrebbe atl esse- su Genova. Questa città erasi niiovamen-
re pie'-entato con lettere ducali al Sommo te data al duca di Milano Gian Galeazzo,
l'ontefìce per la conferma, e nel 1443 erasi e l'inìperalore gliene a vea data l'iuvesti-
csteso lo stesso procedimento a tutte le ter- tura, il che pose Lodovico il /I/oro in gra-
redellostato. Ora pel patriarcalod'Aqui- vi complicazioni col re, poiché sebbene
lei a, essentlo morto nel 149 il patriarca i egli fosse il duca di fatto continua va a por-
Earbo,fra 2 scelse Nicolò Dona o Donalo
I tare il titolo di duca di lìari. Dice 1' /4rtc.
vescovo d' A Imissa.JMaInnocenzoVllI non di K>i'rificare le ilale,c\\eCa\\(ì Vili pri-
au)misela nomina, dicui lo pregava ildot- ma di scendere in Italia, inviò Filip[)0
tissimoe virtuoso ambasciatore Ermolao Cornino a Venezia per dispoilaa favori-
l'aibaro, che anzi con precetto d' ubbi- re i suoi disegni ; tua il senato si tolse
dienza volle ch'egli stesso ne accettasse d'impaccio con una risposta breve, sa-
la dignità, da lui vivamente ricusata, per- piente e senza valore. I dissapori rinno-
chè la repnliblica vietava a'suoi oratori vatisi tra Ferdinando I e Innocenzo Vili
r accettazione di qualunque onore senza continuarono nel successore Alessandro
suo permesso. Infatti il senato a'22 mar- VI. Pertanto questi nel i493 propose a
7o chiamò il di lui padre Zaccaria, ititi- Venezia una nuova lega col duca di Mi-
mandogli sotto pena di bando e confìsca, lano e la s. Saòe. Ilisposc il senato esiste-
induire il figlio a rinunziare; ed a questi re già la precedente lega, e di riunovar-
scrisse,che rispellando le patrie leggi, le lanon vederne il bisogno; badasse bene
quali severamente proibivano l'impetra- Sua Santità che potrebbe essere cagio-
,
V E N VEN 257
jiane, p. 43, riferire il contemporaneo nari e le fortezze nelle sue mani , e pò-
iliaiista Intessiiia: Die 7.5 apriLisi.\c^Z tea disporre di tutto lo stalo di Milano a
Papa Alexander VI post nnssain in piacere. Ben avvedendosi però il doge,
ecclesia s. alarci {à\ Vvonia) puhlicavit Li' come la principessa voleva [)er lai modo
gam,et Confoederalionein cani T^enelis, indagare se la repubblica fosse disposta
et duce Mediolanensis^ et communi Se- a favorire la sua usurpazione, rispose per
nensi, IMantiianis, et Ftrrariensibusj et legenerali. Procurando la repubblica gua-
statili t Papa oh gaiidiuni sonaci in
fune dagnar tempo a decidersi, tornò a insi-
sero campanai Capitola, et aliarum Ec- stere col re di Napoli sollecitandolo a pa-
clesiarum. La moglie di Lodovico, Bea- cificarsi col Papa, esponendogli i perico-
trice d'Esle, di grande ingegno, si recò a li io cui era di perdere il regno. Ma un
Venezia, colla duchessa Leonora sua ma- accecamento trar doveva Ferdinando I
dre, e il fralello Ait'ouso che seco condu- a precipitare gli eventi, e colla propria
ceva la moglie Anna sorella del duca di rovina far quella altresì della povera Ita-
JMilano.Fu incontrata daldoge col bucin- lia; che anzi aumentò squadre inviate
le
dovico il Moro, per inlimargli di resti- scosse e sollecitò l'accordo col Pupa con
tuire raniminislrazione del ducato al ni- iniparentarsi con lui, al modo riferito a'
pote Gian Galeazzo. Questa in terposizio- .suoi luoghi. Lodovico il Moro vedendo
ue ferì tanto Lodovico, che per vendicar- allora la sua debolezza, non favorito da'
sene sollecitò Carlo Vili a far valere i milanesi per la sua usurpazione, fredda
suoi diritti alla coiona di Napoli, deriva- e indecisa la repubblica, incerto 1' asse-
tigli dalla casa d'Angiò, promettendogli gno da fare sul Papa, insuilìcienle l'ap-
d'assisterlo con tutte le sue forze. L'og- poggio del duca di Ferrara; trascinato
getto dell'invio di Beatrice a Venezia l'e- dalla sua ambizione, risolse di gellarii
spose essa stessa alla signoria, chiedendo totalmente alla parte di Francia , scri-
liano 1. Fu riposto alla duchessa di Bari, non era figlio che d'un privato, ottenne
che la cosa era assai g' ave, e bisognava da Massimiliano 1 l'inveslitura del ducato
Io aveva il governo del duca nipote, de- i di, e di lutto ne die pronta notizia a'venc
\oi.. xcii. 17
s-jS yen VEN
ziani. Avviluppnlo da una polillca co'^'i Genova. Adulato il regno al ducn di Bor-
ambigua e lovinosaj Lodovico essendo bone, con bello esercito calò in Italia Car-
d'accordo col senato, questo in vii?) il Papa lo Vili, inviando la sua flotta a Genova
veneziani, che gli davano piìi parole che timori del turco, e in pari tempo solleci-
fatti. In tanta pertuibazione e incertezza tava Lodovico a procurare T allontana-
d'animi, a' 28 gennaio i494 Diorì Fer- mento de'francesi, pe'gravi pericoli a cui
dinatido, e gli successe il figlio duca di il re esponeva l'Italia colla sua venula.
Calabria col nome di re Alfonso II, che Giunto il re a Pavia visitò nel castello il
i veneziani assicurai ono di loro amici- duca Gian Galeazzo malato di veleno, di-
zia, ed il Papa mandò solennemente a cendosi somministralo dallo zio, ed accol-
coronare; e benché bellicoso, fece di tut- se benignamente le preghiere della di lui
to per rimuovere il re francese dall'im- moglie Isabella, raccomandandogli il pa-
presa, ma senza successo. La repubblica dre Alfonso II. Indi a' 22 ottobre morì
in mezzo a tanta burrasca che si adden- Gian Galeazzo, lasciando due fi-
l'infelice
sava sopra di essa, teneva dubbiosa la ve- glie e il Francesco, che avrebbe do-
figlio
nula del re; e quando il suo ambasciato- vuto succederlo; ma Lodovico mostrò il
le gliela annunziò, si scusò degli aiu- diploiua imperiale che lo chiamava al
ti che domandava di viveri, mentre assi- trono del ducato di Milano. Il senato to-
curò Alfonso 11 di sua amicizia, e che sto gli scrisse coodolendosi per la morte
gli armamenti francesi non erano tali da del nipote, e insieme congratulandosi del
mettere timore; dall'altro canto impe- suo innalzamento. Entrato Carlo Vili in
gnava il Papa di riconciliare Lodovico Toscana, contro le promesse, prese Fi-
col re di Napoli per la quiete e la salute vizzauode'fiorenlini, l'abbandonò al sac-
d'Italia. Nel luglio seguì un abboccamen- co e vi fece strage, il che colpì di terrore
to tra Alfonso li e Alessandro VI in Vi- tutta Italia. Pietro de Medici, nemico del
covaro, che narrai nel voi. LXXVI, p. 5, re, corse pu>«illanime a' suoi piedi e gli
patria del Sabellico storico veneto, per cede quanto volle; raa tornato a Firenze,
collegarsi contro Carlo Vili per l'indi- per tanta ignominia fu coslrello a fuggi-
pendenza di tutta Italia. Dichiarò il re, re col fialello cardinal Giovanni, poi Leo-
esser d'uopo di scostare Lodovico dall'al- ne X. INIentre succedevano queste cose,
leanza francese o balzarlo dal potere^ re- Venezia spaventata pel soccorso doman-
stituendolo a suo genero, a tal effetto of- dato da Alfonso II a' turchi, ne avvisò
frendo la propria flotta e le sue truppe Carlo Villa provvedervi, trovandosi per-
terrestri. Alle parole lenendo dietro i fal- ciò impotente al prestito domandato dal
li, la Genova, con
flotta partì alla volta di suo ambasciatore. Da Firenze il re s'av-
ispavenlodi Lodovico, che promise rimet- viò per la Piomagna, onde il Papa inti-
tersi all'arbitrato de' veneziani, onde con morito deliberòdi fuggire e recarsi a Ve-
queste speranze di pace potè rinforzare nezia ove chiedeva un asilo. Rispose a*
V EN V E N 239
20 noverabre In repubblica, non credere ticolari accordi col re, mentre il Papa fa-
sto smentisce la calunnia lanciata contro rore, volendo farne pentire il Papa. Que-
i veneziani d'averlo fatto poi morire, co- sti però avvedutosi del passo inconside-
me notai nel voi. LXXXI, p. 3 i 7. Poco rato, rimise in libertà prigioni, di che i
se possibile fosse d'allontanar tanti mali dinal Piccolomini legalo in Francia per
dall'Italia. Il duca si giustificò ampia- distorlo a venire in Italia, erasi appellato
mente, almeno così apparisce da' docu- al futuro concilio. Di più il resi riservò
menti esibiti dal prof. Romanin, se il suo a concludere il resto ali." abboccamento
dire era sincero e non velato dalla politi- con Alessandro VI. Duri patti a cui fu
che denigrante ritratto che forza convenire, privandosi il^ Papa de'
ca. Certo è il
fa del re, quasi uomo da nulla, e gli or- soccorsi che doveano mandargli confe- i
rori commessi da'francesi in Italia, è sto- derati. Stretto sempre più Alessandro VI
ria. Si mostrò pure divoto del Papa, af- dallo spavento, e sapendo aver nel cam-
fezionato e riverente alla repubblica, pre- [)o regio acerrimi nemici, tra'quali il car-
muroso per Alfonso II. I suoi consigli da- dinal Giuliano ilella Rovere; ritiratosi
ti a'francesi esser per costringerli a riti- Alfonso II a' confini del regno, e il Pa-
rarsi, mancando di unità, di ordine, di pa in Angelo, Carlo Vili pom-
Castel s.
denari. La fortuna averli aiutati, giovati posamente entrò in Roma V ultimo del
l'altrui imprevidenza. Ria la repubblica i494j e la fece tutta militarmente oc-
non fidavasi pienamente delle proteste cupare. Prese alloggio nel palazzo apo-
di sue buone disposizioni. Quindi si ri- stolico di s. Marco, e lo munì a fortezza,
volse a Carlo Vili, scongiurandolo a non prestandosi l'edifizio. Alcune case furono
proseguir più oltre in danno de'domioii saccheggiate, a' cardinali furono tolti i
pontificii , come avea fatto col prendere denari, e non avendone, l'argenterie, col-
Acquapendente, Monte Fiascone ed al- le quali fu coniata moneta colle parole :
bi luoghi; che se invece, non badando a' Carolila Iinperalor, il che fu poi motivo
buoni consigli, proseguisse il suo cammi- di gelosia aMassimiliano I, dice il prof.
no verso Ptoma , tanto Lodovico (|uan(o Romanin, o forse prese tal titolo pe' di-
avanrando, parecchi feudatari, tra'quali A' > gennaio 149^ il Papa si abboccò col
ifigli di Virginio Orsini al soldo di Na- re, diflldooti l'uu l'altro. Domandò il re
poli, e il conte di Piiigliano, Strinsero par- quelle foltezze che uotai uel luogo cita-
26o V E N V EN
to, e la consegna di Zizìm. Il Papa disse abitanti. Uscito dallo stato papale, la fe-
di dare poi risposta. Questa tardando si rocia con cui procedette l'esercito di Car-
commisero altri sacclieggi. Finalmente lo Vili, gli rese agevole l'occupazione
convenne Alessandro VI, che col le fosse del regno, che Alfonso II rinunziò al fi-
amicizia e confederazione per la difesa glio Ferdinando li. Narralo il principio
comune ; la garanzia temporanea del!e delle disgrazie d'Italia, non posso tener
ricliiesle fortezze sino alla conquista del dietro al complesso de' feraci e strepitosi
regno di JNapoli, di cui rinvestirebbe; avvenimenti che si successero, anco per
condonazione all'ollése e ingiurie de'se- non ripetere il già riferito a'iuoghi loro.
guaci del re ; la consegua di Zizim per Ne darò soltanto un breve cenno. L'in-
agevolar l'impresa che meditava il re gresso di Carlo Vili in Napoli sparse
contro il fratello Bajazet II, per iuipa- gran terrore a Venezia e nell'animo di
dronirsi del trono che pretendeva spet- Lodovico. Il Papa per quiete e difesa d'I-
targli, ma l'infelice principe moi'i di ve- talia mandò Venezia in dono al doge
a
leno o altro malej a''24 febbraio 1 49^ in Biirbarigo Rosa (V oro benedetta j e
la
Napoli, o negli altri luoghi notali nel sud- fece lega a'3i marzo t495j segnala nel-
detto voi., ove di nuovo confutai la calun- la camera da letto del doge, colla repub-
nia sostenuta da più storici, d'averlo av- blica, IMussimiliano 1 imperatore, Ferdi-
velenalo il Papa per accordo col sultano. nando V
re di Spagna e di Sicilia, e Lo-
Fu costretto il Papa agli umilianti patti, dovico DIoio duca di Milano, aderen-
il
oratori veneti che conveniva provvedere Nicolò Franco vescovo di Treviso pon-
che non passasse più avanti, avendo scrit- tificò la messa nella domenica delie Pal-
to al cardinal fratello che si provocasse- me per la solenoissima pubblicazione
ro l'imperatore e il re di Spagna ad in- della lega. Udita questa da Carlo Vili
vader la Francia, e allora il re sarebbe minacciò l'oratore di Venezia di colle-
corso a difenderla, abbandonando le con- garsi a'danni della lepubblica con altri
quiste, dovendosi allontanare i mali dal- re. Alessandro VI riconciliatosi co'cardi-
l' Italia a costo di sagrifizi pecuniari. A' naii della Ptovere e Sforza, indi non vo-
2 5 gennaio partì da Pioma il re, e volle lendosi trovare in Pioma al ritorno del
seco per legato, e quasi statico,
il cardi- re, ch'era parlilo da Napoli a* io mag-
nal Cesare Borgia arcivescovo di Falen- gio, recandosi con lutti i cardinali e pre-
za[f\) e figlio del Pupa, che giunto a lati a Orvieto, accompagnato da i stoo
T' elle ti i fuggì. Irritato il re voleva ven- cavalleggeri e 2000 fanli pontificii, da
dicarsi con bruciare la città, salvata dal- 600 cavalleggeri e 700 fanli della re-
lelagrime del suo vescovo cardinal del- pubblica, e da 600 cavalleggeri e 1200
la Piovere. Indi fece espugnate IMonle fanti del duca di IMilano. Il i,° giugno
Fortino, lo tolse a'Conli e die a'Colon- giunse in Roma Carlo Vili con metà del-
nesi. Giunto nel territorio di Veroli, pri- l' esercito a piedi e a cavallo slimato
nia di transilare per Rlonte s. Giovanni So, 000 uomini, mostrando gran dispia-
VI spedì 3 ambasciatori, che
mutilali nel cere della partenza del Papa, al quale
naso e orecchie, a terribile punizione avrebbe voluto rendere omaggio e con
quasi spianò la terra e fece uccidere tjli lui conferire. 1 francesi questa volta si
V EiN VEN a6i
comportarono Iranquillamente. Iodi il re ciandogli tulle le colpe e iniquità com-
s'avviò per Viterbo, ove procurò indar- messe iu Italia, imponendogli partirne
no parlare al Papa, che in vece parti per sottopena di scomunica. Lodovico ot-
Perugia ; mentre dimorava in delta cit- tenendo la restituzione di Novara segnò
tà, parte di sue truppe desolarono To- la sua pace separata, lasciando luogo a'
scaiiella, nel modo che deplorai in (|uel- veneziani d'aderirvi per mostrarsi meno
l'arlicolo ;
quindi proseguì il viaggio pel pieghevoli e più esigenti, inebriali del
suo ritorno in Francia. Però il duca di vanto di liberatori d'Italia, dato loro an-
Orleans, col tiloiodi duca di Milano per co dal Papa in una bolla. IMalcontenli di
quanto dirò, restato in Asti, improvvisa- simile pace, dissimularono perchè Carlo
mente s'impadronì di Novara, mentre in Vili partisse d' Italia, la quale per que-
gran parte il regno di Napoli era stato stavenula di francesi ereditò da loro il
riacquistato dall'armata veneta coman- morbo gallico, che per molli anni fece
data da Antonio Griinani unita alla spa- stragi orribili della popolazione. Invitata
guuola,e moltecittàspontanearaente tor- la repubblica a segnar la pace si rifiutò,
navano a Ferdinando II, rientrando poi dovendo farla d' accordo co'confederali
in Napoli, ed il viceré Monlpensier restò e non voler abbandonare il re di Napo-
prigioniero. Tentò Carlo Vili l'impresa li; anzi ne prese la protezione col regno
di Genova con infelice esito. Avendo Lo- a' 2 I gennaio i 49^> ricevendo in pegiro
dovico dichiaiata guerra al duca d'Or- alcune città per sicurtà delle spese fatte,
leans, giunta la vanguardia francese del cioè Brindisi, Otranto e Trani. Era al-
re a Fornuovo, trovarono il grosso dell'e- lora Venezia divenuta centro delle nego-
sercito milanese e veneziano. Era la do- ziazioni diptouialiche,perchèse non si fos-
taglia accampali lungo d Taro, che fran- i fiorentini soggiogar Pisa, la repubblica
cesi dovevano passare per proseguire il ne prese la protezione, il che divenne fo-
viaggio. Nel dì seguente fu attaccato il mite nuove discordie italiane, e a nuove
a
campo veneziano comandato da Melchior chiamate di stranieri, vociferandosi al-
Trevisan ; il capitano generale marchese tra calata in Italia de' francesi. A sua di-
Gonzaga essendo accampato presso Ap- fesa a' 18 luglio 1496 fi» conclusa lega
piano, si gettò addosso a' francesi e pene- fra Venezia, il Papa, Milano, Ferdinan-
trò sì avanti nelle file nemiche, che avreb- do V, Massimiliano I, aderendovi pure
be fatto prigione il re, se non lo salvava Enrico VII re d' Inghilterra. Essendosi
ilbastardo Bourbon, che però fu preso portato l'imperatore in Italia, pel sospet-
con 800 francesi,essendovene periti^Soo. tod'una nuova venula di Carlo Vili, on-
La perdita de' veneziani fu minore, ma de non provocarla fu dalla repubblica
con diverse vittime d' illustri capitani. invitato a ritirarsi, con dispiacere suo e
Questa vittoria di Fornuovo fu intesa a di Lodovico. L'iuiperaloie si recò a Ge-
Venezia con una pazza gioia. Le ac(jue nova, fece un vano tentativo colla flotta
del Taro assai gonfie dalle pioggie, im- della lega contro Livorno, prevenuto dal-
pedirono all' eseicilo confederalo di ta- la francese, e tornò in Germania, liscian-
gliate la ree impadronirsene,
ritirata al do rilidia in maggior imbarazzo, ed alla
come il senato raccomandava. Uiuscì il vigilia di nuovi e grandi rivolgimenti,
re ad arrivare ad Asti, ove decise soccor- IMalconlcnto de' venrzinui, ad onta de*
rere Novara assediata da' veneziani e da' .soccorsi dati, occupò loro il feudo di Go-
milanesi; mentre il Papa a'5 agosto ful- rizia. Intanto morto ;i' 5 ottobre i4<)^ì
minò un mouilorio coulro diluì, riufac- il re di Napoli, gli successe il fratello Fé-
262 V E N YEN
derico I; non essendosi finilo di ricupe- tempi infelicissimi, in cui pareva essere
rale il reguo da' fraacesi, con una parie ima gara a chi più sapesse superare nel-
di esso iu mano a' veneti, ad essi si die l'arti subJole e ingannatrici, e cercava-
Taranlo appena sgombrala da' francesi. si la propria conservazione nell'abbassa-
]1 doge dichiaròagii oratori tarantini non menlo degli altri e nell'armi straniere, a
poter accettare la dedizione senza violare detrimento di quell'Italia di cui si voleva
i trattati, ma n'ebbe in risposta preferire difendere r integrila. IMenlre la repub-
altrimenti al dominio del le quello del blica rinfacciò a' fiorentini i 34 anni di
turco: convenne accettare la dedizione, guerra sostenuta per essi contro Filippo
falle prima le debite pratiche col re. Nel- M.' Visconti, quando tentarono accomo-
la primavera i497 tornarono francesi i dar le cose di Pisa, si propose occupare
iu Italia, condotti da Gian Jacopo Tri- Forii per fcirsi strada a Firenze e rista-
vulzi, e la repubblica sebbene aggravata bilirvi Pietro de Medici ; insieme conti-
enormemente di debiti e con disordinalis- nuando le pratiche col re di Francia e
sime finanze, alle sollecitazioni di Lodo- pe' soccorsi da somministrargli, non ri-
vico gli mandò soccorsi comandati da pugnando che fiorentini con condizioni
i
de' fraacesi, e intimò a' veneziani di tra- Valentina Visconti, moglie di Luigi d'Or-
lasciare qualunque ingerenza su Pisa. La leans suo avo, e di altri luoghi ingiusta-
repubblica continuò a sostenerla, e in- menteoccupalida Lodovico Sforza iL1/o-
viò 3 ambasciatori a Luigi XII per gra- Genova, qualora il turco non
ro, eccetto
tularsi, e restare con esso in amicizia e l'assalisse. Difesa scambievole controMas-
federazione, pronti a far lega con lui ; in- similiano I. A compenso di laute spese e
caricandoli pure d'invitare a'snoi stipen- tanti pericoli, il re consentiva a cedere al-
dii il Trivulzi,e gli procurerebbe, secon- la repubblica Cremona e sue pertinenze?
do gli eventi, o Comoo Melfi da lui am- e le cillà. terre e castelli poiti di qua dal-
bite. L'imparziale prof. Romanin da o- l' Adda, il quale fiume con Lecco reste-
nesto e vero storico osserva: così questa rebbe al re. Alla qual notizia non è a dire
volta erano i veneziani che preparavano quanto fosse il rancore di Lodovico, che
una uuova calata di fraucesi io Italia ; abbaudouato da tutti si volse al turco
V E N V E N 2G3
eacilaiulolo conlroi veaeziaui. Questi in- Italia col valente capitano Trivulzi, ne-
luiito ricliiaaiarono le loro genti daPi- mico del duca per averlo spogliato de'
Sci, che più tardi cadile in potere de' fio- suoi beni,con altri capitani e gente av-
teiitini. Essendo sotuiiiauietite a cuore di vicinandosi egli stesso fino a Lione. Al-
Luigi XII r acquisto dtl ducato di Mi- lora l'ambasciatore milanese fu licenzia*
lano, si pacificò cu're di Spagna e IngUil- to da Venezia. Le genti della signoria
lavia e con Massimiliano I, procacciando cominciarono a muoversi verso il Gre*
nello stesso tempo d'aver l'altre potenze raonese, e vi fecero progressi. Spaven-
d'Italia a sé favorevoli, o almenonon av- tato Lodovico, fece appello a'mìlauesi a
verse, dando particolarmenlespeciali pro- sostenerlo e difendere la patria, essendo
ve di benevolenza al famoso, ambizioso ifrancesi più impetuosi aell' assaltare
e bellicoso Cesare Horgia, già cardinale che costanti nel perseverare, attendendo
e arcivescovo, figlio d'Alessandro VI, il soccorsi da Massimiliano 1 e dal re di
quale nulla tanto desiderava, quanto di Napoli. Tultavolta vedendo certa la sua
vederlo innalzato a'primi gradi: per for- rovina, mandò in Germania il fratello
margli uno stalo 1' avea comincialo ad cardinal Sforza, co'figli e il tesoro. Di-
aiutare a spogliarci vicari feudatari della verse città dichiararono al duca dover
s. Sede, per poi dichiararlo duca di Ro- accettare francesi, Milano divenne agi-
i
lìicigna.PticìbW Papa erasi nimicato con tuta e si sollevò; Lodovico si smarrì d'a-
Federico I re di Napoli, che aveagli ri- nimo, fu nominato un governo provvi-
una sua figlia e il principato di
fiutato sorio, e partì per Germania. Allora la
Taranto in dote, e legavasi tanto più vo- città si divise in partiti, molti bramava-
lentieri a Francia dacché il re favoriva le no il duchinu Francesco figlio di Gian
nozze di Cesare con una figlia di Gio- Galeazzo, che con Isabella sua madre
vaniiid'Albret redi IVavarra,a condizio- imprudentemente non eransi mossi ; al-
ne però che il Papa lo dotasse di 200,000 tri volevano la libertà patteggiando con
re, e siccome già dal re avea ottenuta la nobili portarono le chiavi di Milano al
ducea di raleiiza ( V.) di Francia Va- Trivulzi, che vi fece il suo ingresso,e per
la spedizione di Napoli, i quali risposero tello, con buou corpo di svizzeri e borgo-
che avrebbero mandali oratori al re; cui gnoni nvestirono
i il Milanese, corrisposti
tino si lasciasse conquistare Ferrara, co- cipio di febbraio i5oo fece il suo ingres-
sa clie la repubblica non islimava oppor- so in Milano; ma fu un lampo di fortu-
tuna, per non lasciarsi luogo così impor- na. Assediò quindi e prese Novara, in cui
tante ad uomo di tanta ambizione ; e che entrato fu alla sua volta assediato; e da-
per ac(juislarsi il loro favore, prometteva tasi la città a' i o aprile eoo intelligenza a'
sussidii contro i turchi, e buoni uffici francesi, fu riconosciuto travestilo fra gli
far novità. Il cardinale ch'era nipote del chiudere nel castello di Loches, ove mori
Papa e cugino del Valentino, vedendo nel i558, non in una gabbia di ferro come
dalla risposta evasiva che 1' acquisto di divulgò la favola. I suoi figli Massimilia-
Ferrara presentava insuperabili ostacoli, no e Francesco II, trovandosi in sicurezze»
domandò almeno l'adesione per due altre presso r imperatore, regnarono più tar-
città, però con egual esito, dovendosi pur di. Tanta fortuna de' francesi giovò al-
questo trattare col re ; al quale realmeo- l' insaziabile ambizione del Valentino,
le mandò ambasciatori per eccitarlo ad poiché ottenuto un soccorso francese s'im-
una sfìedizione generale contro il turco, possessò di Pesaro e di Rimini. Pusveglia-
voler procedere d'accordo con lui nelle tasi in Luin;i XI la brama del reame na-
1
cosedel Valentino e del marchese diMan- poletano, per avere il re soccorso Lodo-
tova, e domandare la convenuta conse- vico con denaro, ed entralo in trattato
gna Cremona, di Ghiaradadda e del
di col turco, lo partecipò al senato, insie-
territorio di qua dall'Adda, ed una parte me air avere scoperti nemici i signori di
delle proprie truppe alla difesa del Friu- Mantova e Ferrara, perciò lutti come ue-
li. Il re disposta la spedizione di Napoli, mici di Francia e di Venezia doversi pu-
dopo un mese tornò in Francia, lasciando nire, e tra loi'o dividersi gli acquisti, per
a suo luogotenente il maresciallo Trivul- quindi d'accordo col Papa insieme agli
zi. IMii l'aspro suo governo e l'orgoglio altri monarchi combattere turco. Quan- il
de' francesi, inacerbiti gli animi de'raila- to a Napoli, essersi accordato col re di
nesi, desiderarono il loro signore, e que- Spagna e Sicilia Ferdinando V, di cede-
sti sollecitò soccorsi da I\Iassìmiliano I. re a questi con titolo di ducato le provio-
La repubblica ne avvertii francesi, e scris- cie di Pugliaedi Calabria, ritenendo per
se al Pa[)adi proibire a'principi pel pros- sé Napoli, con tutta la Terra di Lavoro
simo anno santo del giubileo, di non muo- e gli Abruzzi. La repubblica avendo in
ver le arn)iseuon controgl'infedeli.Però tulio convenuto, Luigi XII rivolse ogni
la buona relazione con Alessandro VI co- pensiero all'acquisto di Napoli. A meglio
minciava a intorbidarsi per l'ambizione attendervi, fece tregua con Massimiliano
del Valentino, che non conlento d'aver I, combinando anco un matrimonio di
preso cogli aiuti francesi Imola e Forlì, sua figlia Claudia, con Carlo figlio del-
voleva impadronirsi anche ù\FacnzaiRi- l'arciduca Filippo unico figlio dell'im-
mini e Urbino in protezione de' veneziani peratore, sebbene allora ambedue bam-
mandarono rinforzi; laonde
e nelle quali bini, assegnandole in dote il ducato di
ilmuover 1' armi contro di esse, sarebbe lililano, di cui intanto chiese per se rin-
Gome guerreggiar la repubblica, r'rat- vestitura pel i5oi. Di questi accordi ne
V EN V li N 265
pre>e so«peUo la repnl)l)lica, conoscendo credono e professino, e nell' anima del
avere avverso Massimiliano I, aiiclieper loro padre, e nell'anima loro propria, e
non riconoscere dall'impero neppureCre- nella spada che cingono; " come rdeva
inona, il quale diceva chiamarsi i vene- il conte Girolamo Dandolo. Ormai ve- i
cesse r investitura a Luigi Xli ed a Fer- manifesta guerra, che ad evitarla si vie-
dinando V; e il Valentino accompagnan- tò al capitano della flotta Antonio Gri-
do la spedizione nell'espugnazione di Ca- mani d'assalire la turca, non risparmian-
pita, volle perse 4o delle più belle mona- dosi d'altronde provvedimenliedifese.Ma
che. Gli orrori commessi da'francesiaCa- intanto formidabili erano gli apparecchi
pua, tolsero ad ogni altra città il coraggio ordinati da Bajazet li, fallo piìi baldan-
di o^i^porre resistenza all'invasione, e Fe- zoso dopo morte del temuto Gem, ed
la
derico I per l'infame tradimento del con- i principi cristiani non si perdevano che
giunto, preferì di darsi al re di Francia, in parole, eccitando gli altri contro la re-
da cui ebbe il ducato d' Angiò, i cui si- pubblica, temendone l'ingrandimento, o
gnori aveano lottalo pel possesso del re- per divertimele forze o per vendetta co-
gno e per le ragioni de'quali Francia fa- me avea fallo Lodovico Moro. Grimani
ceva altrettanto. Singoiar coincidenza! giunse a .Modone colla flotta composta di
Il Gonsalvo compi il conquisto di Puglia I IO vele, di 4'ì galee sottili, 17 grosse
e Calabria destinate al suo re, ma non e i5 navi grosse; Alalipiero accorse alla
tardarono a insorgere tra esso e i fran- difesa di Corone; e il re di Francia, ad
cesiguerre pe' conlinì. Frattanto i tur- istanza delia signoria, pose a sua disposi-
chi sempre vigili a pronitare delle discor- zione l'armata di Provenza diretta a Ro-
die della cieca cristianità, unicamente in- di. La (l<)lta turca di 7.6j vele uscita a'
tenta a lacerarsi senza posa, non cessava- lì luglio i499) P'""'^ il campo a Var-
no, ma non con guerra aperta, dal mole- dari; per cui il ca[)ilano generale Gri-
stare con incursioni e depredazioni in mani si levò da Modone e venne a Sa-
Italia, in Ungheria, nella Dalmazia, co- pienza, dietro la quale a Porlolungo an-
inè ne' mari e nelle coste in cui i corsa- dò a fusi forte la flotta turca. Quella ve-
ri facevano di continuo schiavi. Non ri- neta essendo torna la a Modone per at-
spellavano adatto i tiallati giurali in no- tendere vento favorevole onde investii la
me» di Dio creatore de'cieii e della ler- nemica, 12 agosto spirando prospero
a'
la ; e del gran [iroiL-la iMaoinelto, e ne' veleggiò verso Porlolungo, (juaudoa due
sette Musali, e ne' ventiquattro [)rofeli miglia dalla (lolla uttumana cessò iin-
d'Iddio, più meno; e nella fede in cui prowisameute, per cui loruò addietro.
266 V E i\ VE N
TiiUaria il veulo rinforzò e i veneziani lorose notizie a Venezia, a'i4 settembre
Andrea Loredauo accorso spontanea men- niancan<^a di soccorsi erasi data a'turchi,
te da Coiftì: fra uno spellaculo orrendo iu Venezia sorse tale un fermento che
perirono con Arnier, solo salvandosi Lo- grida vasi dal popolo: Antonio Griniiini,
redano in una barca con altri presi da'lui- ìuuuidccrisdani. Essendo partilo da sé
clii. Vincenzo Isolani colla sua galea fe- senza ferri a'piedi, il figlioVincenzo incon-
ce prodigi di valore, però do velie ritirarsi tratolo aPdreuzo,peros$equioalla repub-
a Mudoue. Se l'avessero imitato gli al- blica, fl perchè non crescesse l' indigna-
tri capitani, l'aroiata turca disordinata e zione verso di lui, con isforzodi virtù glie-
cese di 1 6 navi, 3 galee, 2 fuste e un bri- lustre per l'imprese di Napoli, l'espugna-
ganlino,lu Iti desiderosi d'in vesti re e di ve- zione di Monopoli e altre città, ricco di
nire a qualche gran fatto; ma ilGrimani stabiliedi beai oo, quo ducati, avendone
non volle e lasciò passar oltre la flotta spesi 3o,ooo pel cardinalato del figlio ;
nemica, e si ritirò quando si avanzò per stato savio di Tarraferma, avogadore del
combaltere,lasciaudo loro in preda le bar- consiglio de'Dieci, sa vio del consiglio, due
che iuceiidiarie,con due grosse galee,man- volte capitano generale di mare, due volte
date per dar loro fuoco; solo Paolo Calbo ambasciatore a Massimiliano I ; sapiente
l'inseguì.Mancanti veneziani di plano i di consiglio, eloquente, di gran cuora, già
ben combinato e di disciplina, turchi pre- i principalissimo tra' cittadini, ora accusa-
feero coraggio e di vennero assali tori. A'aj to, malato in prigione, segno agi' itapro-
Jigosto si rinnovò
combattimento, e già
il periidel popolo,incertod'es3er decapitato.
piagava a vantaggio de' veneziani, quan- Nella sua avvedutezza politica, avea dis-
do per mancanza d' ordine, anco questa suaso in senato l'alleanza con Luigi XII
volta fu perduta la vittoria. Parecchie ga- contro Lodovico il Moro, dicendo meglio
lee erano già state prese da Alvise Mar- avere per vicino un debole signore che un
cello, e se gli altri legni avessero egual- potentissimo re straniero. La morale fa-
mente investito,! turchi erano dislrulti. I condia del prof. Piomania sarà imperi tura.
francesi vedendo tantodisordÌQeeiuubbi- » Solo conforto rimaneagli l'amore de'fi-
dienza,uoirvollcioiaveblire.Giualesìdo- gli^edè bene che latteria raccolga e couser-
V EN V E N 2G7
vi que'tralti che in mezzo a tnnlinvviliip- inviò alsultano Alvise Manenti a' 7.j ot-
paiueiili della polilict), allo klie[)ito clell« tobre i499i sulla bas« della restituzione
acmi, alle colpe, a'delilti, pure cume stelle di Lepanto, usando cautela pe'maneggi
solitarie in nuvolosa notte, rari (ino a noi che ficevaiisi dalle corti eiuopee per una
pervennero a conservare in onore la uma- lega generale. Avenilo stabilito il sultano
nità e gli alFetli dolcissimi di famiglia". Si che mare fosse il confine tra lui e ve-
il i
ta,che abbandonò 1' armata senza aspet- reggiare il turco, non che il Papa, il redi
tare il successore, usando parole sconve- Francia e quello di Portogallo. Per al-
nienti contro i principali cittadini ec. ; fu lora il solo re di Spagna unì la sua flotta,
con fina toueir isole diCherso e diOssaroiu comandata doGonsalvo, alla veneta capi-
Dalmazia, e pare che gli fosse poi permes- tanata da Benedetta Pesaro. Ne'veuezia-
so stare in Roma ov'era fuggito nel i5o2, ni era diminuita l'antica energia nelle
coir affettuoso suo figlio cardinale. Ivi provvisioni, per mancanza di mezzi deri-
molto si adoprò in favore della patria con vala da'minori vantaggi che Iraevanodiil-
Giulio li, e in premio de'suoi buoni ser- la navigazione, per cui non avendo potu-
vigi, e per l'utilità che di lui [)oteva aver- to ben munire lModoue,Corone,Zani;hio,
si fu richiamato a Venezia nel 1^09 ed furono prese da' turchi. Neil' ussedio di
eletto procuratore di s. Marco: in tale Modone, ali'iuvitodel Ti evisan capitano
qualità fece compire il ristauro del cam- della flotta per soccorrerla niuno rispose :
panile, e costruire nuove de'procu-
le case il Solo Giovanni Malipieio vi si reco con
4
ralori intorno alla piazza dis. Marco, reu- galee, ma dopo aver da prode passato Iru
dendosi grato a ciascuno. iVè qui si com- la flotta e raggiunto il porto, llajijx.et li,il
pivano le vicende di sua vita ; poiché do- quale comandava in persona, ordinò l'as-
po 20 anni lo celebrerò doge. Frattanto salto generale a' q agosto 1 5oo, ecadde
subito dopo le vicende marittime, tur- i la furlezzu co'&uoi valorosi difensori. Nel
chi imbaldanziti, corsero di nuovo ilFriu- finir dell' anno la flotta veneta prese Ce-
li commettendovi orribili guasti, e facen- falonia, e ricupeiò Zanchio Francesco
do schiavi, anzi incutendo tanto terrore, de Mezo, ma poi di nuovo perdulo per
che paesani inscritti neila milizia si rifiu-
i viltà del comandante Carlo Coiilariui,
tarono di alFroiitarli, ne maggior corag- che dal Pesaro fu fallo decapitale. Fi-
gio mostrò Andrea Zanlani provveditore nalmente a' 3 maggio i^oi m concluse
1
de' militi stradioti, onde fu poi rilegato la lega maneggiala da Giorgio l'i»ani,cul
10,000 uomini da sbarco assediò invano a3. Leonardo Loredana LXXF do-
Mitilene. Furono introdotte pratiche col ge. Egli era in età di 66 anni, non distin-
Caraniano e col i."sofì di Persia. In que- to per opere marittime o terrestri, ma
sto mezzo s' infermò il doge B ubarigo solo perchè nato d'illustre famiglia. Avea
d'82 anni, e di poi a' 3 settecnbre cliia-
i patrimonio mediocre d'un 3o,ooo duca-
mati a sé consiglieri disse loro: non po-
i ti, era d'aspetto macilente, d'alta statura,
ter piìi esercilare degnamente 1' uOicio di salute mal ferma, e forse perciò vivea
suo, in tanti travagii aver bisogno la re- con gran regola;d'umanissima indole, ma
pubblica di un capo valente e di grande collerico; savio e di molta destrezza nel
operosità; perciò pregarli a ricevere la maneggio della cosa pubblica, onde il suo
sua rinunzia, ed eleggere altro più ido- consiglio in collegio per lo più prevaleva
neo, e levandosi di dito l'anello lo conse- edera sempre apprezzato. Il popolo, beu^
gnò all'anziano, ed aggiunse che sarebbe che legalmente escluso dal prender par-
andato a morire in sua casa a s. Tro^'a- te nell'elezione de'dogi, non lasciava pe-
la Carità. Benché nel suo dogado l'ain- del suo patrimonio d'oo,ooo ducati, nel-
inìnistrazione della giustizia erasi vieppiù l'acquisto d'un terreno da fabbricarvi so-
garantita, coli' istituzione del Consi^/io pì ai 00 casette, e da darsi per l'amor di
della Qnar.iniia civile nuova, appena Dio a'poveri marinari col fitto di soli du-
spirato si levarouo contro del doge gene- cali 4 l' anno, le quali case si fecero a s;.
rali mormorazioni, accusandosi di corru- Maria Maggiore. A'2 ottobre i5oi Lore-
zione, vendita della giustizia, distribuzio- dano restò eletto. Dice il suo biografo Ca-
ne arbitraria degli uliici ;
per cui a dar soni. Il di lui avvenimento al trono e il
soddisfazione a tanti richiami, vennero periodo del regimo suo, ricordano una
allora e pel futuro istituiti i Ire Inquisi- delle più clamorose epoche della storia
tori del doge defunto, da eleggersi alla veneta , per un fatto memorabile e per
morled'ogni doge con incarico d'investi- le conseguenze che alla repubblica indi
se a presealarsi al principe, tal cosa uon qui aveaao mecenati e fautori, (a wagqii
VEN VEN 269
con lui, dopo del- la cos|lirazione
ficenza, le ricchezze, il lusso tle'veneli, tut- ciliali
forti passioni, e furono veduti rivali e ne- tune provvisioni, anco perchè te cose de'
destra del patto contro i francesi nel regno di Napoli minacciava-
mici stringer la
Maura pre-
bero la vittoria, per cui riceverono il
ca, e in tal base a' 1 4 dicembre i5o2 giu-
rò r accordo , che mandò a Venezia dal mio pattuito. E siccome tra'prodi italia-
continuar le sue conquiste. Fatto per tal una gran parte de'possedimeuti venezia-
Terraferma, erano allretlaiiti lon-
modo più ardito, non lardò a impadro. .
ni di
di Francia per levargli la sovranità d'[- ghesi a'vcneziani pel loro nuovo viaggio,
talia, cacciarne gli spaglinoli, disfarsi del e i mercatanti, che prima si provvedeva-
Papa, de' veneziani e ferraresi, e proda- no a Venezia, ora volgevansi a Lisbona
marsi imperatore. E siccome erogli sta- trovandovi maggior vantaggio. Ne veni-
to detto che avea guadagnato la repub- vano quindi colla total rovina di quel
blica , voler sapere se essa stasse con lui commercio, perdite immense a' partico-
e colla Spagna, coll'lnghilterra, il l'or- lari e allo stalo. Il IMonte era aggravato
togallo, ed il suo figlio l'arciduca Filip- d'un debito di betì due milioni 800,000
pò qual conte di Fiandra (e marito del- ducati, pe'quali ne paga va i5o, 000 di prò,
l'intiantad. Giovanna unica erede di Fer. che assorbì vano quasi tutte l'entrate del-
diiianilo Ve d'Isabella I suoi genitori, la città. Incaricalo il consiglio de' Dieci
per cui poi passò la vasta e formidabile di trovar modo a rialzar le cartelle dal
monarchia diSpagna nella casa d'Austria) riiscredito in che erano cadute, cominciò
educa di Borgogna; e se voleva dare il esso a comperare a prezzi più elevati pa-
passo alle sue genti in
Italia per prender- gando in denaro contante, dal che venne
vi lacorona , e difander le sue ragioni, che in breve più non si trovava chi voles-
dissimulando con Francia. La repubbli- se vendere, ed anzi molti brigavano per
ca cercò sottrarsi; e sollecitata egualmen- fare nuove investite; onde la Banca tor-
te da Luigi XII a nuova lega col Papa nò in grande reputazione in Venezia e
eil re d'Ungheria, rispose che poteva di- all'esterno, nel maggio i 5o3. Perincorag-
Tenir pericolosa, irritarebbegli altri prin- giare la navigazione si accordarono pre-
cipij ed i Itirchi si gioverebbero della di- mi e vantaggi a chi fìicesse costruire na-
scorde cristianità; del resto, quanto a co- vigli, e tutti que'mezzi che suggerir po-
sa farebbe se fossero venuti gl'imperiali leva la scienza economica di que' tempi
e gli spagnuoli per passare in Puglia, la furono messi in opera, ma la piaga era
repubblica rispose, non doversi dubitare ormai insanabile e a peggiorarla soprav-
di sua fede a Francia, ma non potergli vennero lunghe guerre, prima contro i
impedire il passo, essendo allora ancora turchi ,
poi contro quasi tulta 1' Europa
involta nella guerra col turco.'>Cosìscor- congiurata a' danni della repubblica a
giamo, scrive il eh. Romanin, fin d'ora Cambray". La repubblica non rispar-
iniziaisi quella politica incerta, di aspcl- miava intanto corea tenersi benevolo il
taliva, studiosa di tenersi in bilico, che fu Papa, rispetto al quale erano insorte al-
io progresso quasi sempre seguita da've- cune nubi, perchè il senato avea scritto
ueziani nelle complicazioni d'Europa. Ve- al suo oratore in Roma nel gennaio 5o3, 1
nezia, veduti pilli popoli mettere in ma- molto meravigliarsi e sentir indicibile
re grosso naviglio, fare lontani viaggi, adjnno, che fosse intenzione d' Alessan-
daie altra direzione al commercio, ebbe dro VI di mandare truppe all'espugna-
VF. X VEN -y.-i
rione di PI tijfliano, sìgnonn del cnnte Ni- suoi slati. I veneziani già aveano manda-
cola Orsini governatore generale delle li rinforzi a Ravenna, quindi scrissero al
truppe della repubblica e a questa rnc- rettore se si potessero avere alcune terre
coraandato; non facendo com alcun con- di Piomngna occupate dal Valentino, sa-
to del veneziano governo. Si lamentò col- rebbe bene, specialmente Faenza che ti-
r oratore di Francia della mala disposi- rerebbe dietro a se la dedizione dell'altre,
zione del Papa e del Valentino verso Ve- assumendo la repubblica il carico di pa-
nezia, mentre non volle entrare nella le- gare l'annuo censo ilovuto alla camera
ga fatta alla Magione, altrimenti non si apostolica; dover conferire col capo delle
sa cosa sarebbe avvenuto. Essa non aver fanterie Manfroni. pei' condurre a termi-
avuta parte a' movimenti degli Orsini ne le pratiche con ogni celerilà e segre-
nella guerra contro il l^apa e il Valenti- tezza, alzare l'insegne di s. Marco nelle
no, nellassedio di Bracciano e nella di- terre promettendo buon trattamento al
sfatta data dagli Orsini aSoriano; per cui popolo. Il Bonoli nella Storia di Fortì^
il re che proleggeva gli Orsini, avea fililo dice che i veneziani con allearsi cogli spa-
intervenire i suoi ministri, i quali disgu- gnuoli,eco'potenti baroni romani Colon-
statisi ripeterono il proverbio che corre- na, Orsini, Savelli ed alili, diedero l'ul-
va e riferito dal INIuralori. Che il Papa timo crollo dominio del du-
al vacillante
non facci'a mai quello die dice^'aj e il ca Cesare Borgia. Intanto Guid'Ubaldo [
P'alenli/io non dice\.'a mai quello che duca d' Urbino fece il contratto di con-
faceva. Le cose ogni dì più s'mtorbida- dotta al servigio della repubblica, ad es-
vano. Il Valentino sempre sospettoso de' sa offrendo se stesso e il suo stalo; e co-
veneziani che fossero d' ncconlo co' suoi sì maneggiavasi a Faenza, a Cesena e al-
nemici, fece prender la donna del loro trove. A' 22 settembre cessò la sede va-
generale Uarlolomeo d' Alviano e altre, rante, colla elezione influenzala tlal Va-
rifiutando restituirle ad onta degli ordini lentino di Pio I[I(y.),'\\ quale istruito
del Papa; f iceva arrestare e saccheggiaie delle mene de' veneziani, con breve del
i mercanti veneziani , diceva parole in- t." ottobre fece loro molle lagnanze. Il
giuriose controia repubblica a segno, che senato credendo il breve provocalo dal
lo stesso re di Francia l'avvisò a stare in Valentino, incaricò suo oratore in Ro-
il
si accostati alla città, offrendosi mili- neziani continuando nella cominciata via,
tare con essi nel regno di JVapoli, e ri- attendevano rapidamente a indebolire il
cevendo promessa di conservazioDC de' Valentino, spogliandolo di mano in ma-
272 VEN VEN
no tielle sue citlìi. Così ebbero Dertinoro lo dissero irivece propenso al Valentino
a'20 oHobre, Fano (fu tentata, mn ten- per aver contribuito alla sua esaltazione
ne per la Chiesa, e lo airermano Mura- col conclavista Bonafede, poi celebre pre-
tori,Annali d'Italia^ all'anno i5o3, e lato governatore di R.oma. Eguale scopo
J'Amiani nelle Memoriti di Fano, il qua- ebbe Giulio II, come quello ch'era salito
le dice soltanto avere ricorso alla prote- al immutabile proponi-
pontillcato coli'
zione veneziana, secondo £^li antichi trat- mento ad ogni costo il tol-
di ricuperare
tali, nelle minacce fatte dalle corti di Ur- to a'dominii della Chiesa romana; ma con
bino e Pesaro) e IMontefìore a'^Q, n»a-
di destra politica giudicò bene di fiir servi-
neggiandosi per avere Rirnini ed Imola. re il Valentino stesso a'suoi disegni e va-
Tanta era l'ambizione e cupidità d' ac- lersene qual valido appoggio, e di non
crescere il dominio veneto, the il senato procedere subito contro di lui. Lo fece u-
accecato, anco in questa sede vacante a scire dal Castello, e con varie prou)esse
danno della sovranità della santa Seile gli confermò i suoi titoli e onori. Anche
erasi proposto di farsi signore di tutta a' veneziani il Papa si mostrò in principio
llumagna, senza considerare quello che assai benevolo, come lo era stalo semprcj
ne succederebbe; onile n' è giustamente non ostante le gravi differenze passate
biasimato da'palrii storici. A fronte delle fra essi e lo zio Sisto IV; ed a segnoj
pratiche del Valentino, a mezzo de'nu- che veniva chiamato comunemente d i-e-
nierosi cardinali s[)agnuoli fatti dal pa- neziano, ed egli se ne compiaceva. ]Ma
dre, e diversi anchesuoi parenti, il i .°no- non tardarono ad insorgere primi dis- i
gno, d'indon^abile coraggio e di finissima slato alcuno, ed in Faenza non voler il ba-
accortezza. Generale fu la sorpresa di sua stardo Manfredi protetto da' fiorentini
,
esaltazione, sia perchè anco in questo con- che l'ambivano. Ria più solleciti vene- i
clave restò delusa l'ambizione al triregno ziani, ne ottennero la rocca a'5 novem-
del cardinal Giorgio d'Amboise seniore, bre e poi la città il 26. Acquistarono e-
arcivescovo di Rouen, perciò detto di Roa- gualmente Rimini per particolar conven-
no, i.° ministro di stato e intimo amico di zione a'iG dicembre con Pandolfo Mala-
Luigi XII; sia per aver Alessandro VI lesta, che aveano ripristinato nella signo-
raccomandato a' cardinali di guartlarsi ria. In pari tempo i vene/.iani cercarono
Lenedall'esaltarlo,esiapegliÌQipedimen- di mostrare divozione a Giulio 11, prote-
li frapposti dall'ancor potente Valentino. stando che volevano tenere quelle terre,
Essendo questi stato assalito dagli Orsini già occupate dal Valentino, solo come vi-
«Ila morte del padre, Pio 111 lo avea fatto cariato e colpagamento del solilo censo.
porre in Casu-l s. Angelo sotto cortese Ma già il Papa avea rinnovalo al loro o-
guardia, ma coU'intendimenlo di non far- ratore, dopo la dedizione forzata di Faen-
lo uscire, se prima non restituiva do- i za, con più vigore la dichiarazione di vo-
niinii usurpati o donatigli dal padre. Altri ler libere le terre della Chiesa, e che a-
V E N YEN 273
venilo inteso Ic£;iaii(li provvisioni che fi- biasimo ! Non badasse il Papa alle calun-
ceva la lepubhlica, e della spedizione del nie de'malevoli della repubblica, rappre-
conle di Pitigliano verso Roningna, era- sentandola cupida d'aggrandire lo sialo,
no cntlivi priiicipii: non daiehhe neppur laDio mercè ben assai ampio, e le brighe
un palmo di ferra al Valentino, allonta- defiorentini per Faenza a veano indotto la
nerebbe 1 fiorentini, per gelosia de' quali repubblica per interesse dello stato a con-
la repubblica diceva esser costretta ad as- troperare. Questi ed altri meschini e in-
sicurarsi; ma essa ancora si astenesse, re- sultanti pretesti, per velare l'usate prepo-
stituisse le terre occupate, mandasse le tenze, che ciascun vede, come con tutta
sue truppe agli alloggiamenti,ecome buo- flicililà potrebbousi ciascuno trionfalmen-
na figlia di s. Chiesa aiutasse piuttosto te confutare, derivavano dall'illusione del
questa a riacquistare quello ch'era di sua saggio governo per ismania d'ingrandi-
giurisdizione. Ciò i! Papa espressamente mento, anche a pregiudizio della s. Se-
faceva dire alla repubblica dal suo ora- de;la quale indiscreta e ingiusta brama
tore, ed eziandio dal proprio nunzio a Ve- lo rese ostinato e provocò la sua rovina.
nezia Angelo Leonini vescovo di Tivoli. Eguali spiegazioni e pretese si mandaro-
Rispose il senato, con rinnovar le prote- no all'ambasciatore in Francia, avvisan-
ste d'ossequio e divozione alla s. Sede, non dolo aver detto il cardinal d' Amboise,
senza ricordare quanto avesse favorito nel suo ritorno da Roma, di voler accor-
1' esallazione del Papa, e relativamente dare il suo re con quello di Spagna e
alle 3 cose che da Giulio li domandava- l'imperatore a'danni della repubblica,on-
si, cioè: 1." che si mettessero nelle mani de procurasse di smentire al re le male
del l'apa i luoghi ora acquistali in Roma- informazioni e di abbuonire il cardinale.
gna-,2."chese ne levassero le genti Venezia- Volle pure giustificarsi coli' imperatore
ne;3.°che fosse tialasciata ogni pratica pei* sull'occupazione diFaenza e R.iminì, quali
avere altri luoghi, ed anzi volessero i ve- antichi vicariati feudali, di cui avrebbe
neziani aiutare il Papa a sottomettere i pagato il censo.La repubblica cominciava
renitenti e quelli che il Valentino ancor a tenersi inquieta, altresì pei' maneggiar-
possedeva; fece dapprima osservare.Quel- si dall'arciduca Fdippo a danno d'Italia,
l'acquisto non neppur mi-
esser d'offesa e specialmente suo, l'alleanza fra suo pa-
nima né della Chiesa né del Papa, non dre e Luigi XII, Il Papa però continuava
essendo mai slato tale, né mai aver ad giustamente a mostrarsi malsoddisfatto,
essere il costume dello stato veneziano; e non volendo che le genti veneziane pas-
essersi mossa la repubblica solo spinta da sassero l'inverno in disse a' Romagna,
ig
inelullal)ile necessità e dignitosamente e dicembre i5o3 all' oratore Giustiniani,
con riserva biella superiorità della s. Se- che non vorrebbe esser Papa piuttosto
de, per abbattere un nemico della quie- che sostenere simil cosa; e rispondendo
te d'Italia, e crudelissimo tiranno; su quo' l'oratore che la signoria avea dato ordine
luoghi aver sempre avuta la s. Sede so- che si astenessero da qualunque ostilità
lo una giuiisdizione mediata, come pos- e avrebbele richiamate, e che solo per ri-
seduti prima del Valentino da parecchi guardo diSua Santità rinunziava ad ogni
signori feudatari che molte volte non pa- pratica o movimento circa Imola e Forlì,
gavano nemmeno debiti censi e turba-i le quali avrebbe potuto facilmente otte-
vano la tranquillità ecclesiastica, mentre nere! IlPapa naturalmente lungi daUjuie-
invece i veneziani e questa ris[)elterebbe' tarsi, soggiimse a'23 dicembre. » Sigooi'
ro ed i puntualmente pagherebbe-
censi Oratore Vi parleremo ingenuamente.
I
ro, e le sarebbero sempre d'aiuto e d'ap- Voi ci date buone parole e la signoria fa
poggio, onde dovevano averne lode e non cattivi fatti, mentre abbiamo al coulra-
VCL. xcii. 18
è
274 V li N VEN
rio dal vescovo di Tivoli che In genie non no delle sue barbarie. Ma ricusandosi i
denaro da farvi guerra, ma ci dorreuìoa' cardinale seppe date le fortezze a' mini-
prìncipi cristiani, ed invocheremo l'ausi- stri pontifìcii, nell'aprile i 5o4 lo lasciò
lio divino, chequello ne aiuti essendo co- fuggire a Napoli, donde a'2 7 maggio ven-
se sue". Poi a' 10 gennaio i 5o4 mandò ne a istanza di Giulio II mandato pri-
al doge Loredano una bolla esortatoria, gione nella Spagna, ed evaso dalla rocca
il tuono della quale eia ancora abbastan- di Medina andò a morire in Navarra in
za benevolo, ed eccitando i veneziani al- un combattimento di suo cognato, la-
la pronta restituzione de'lnoghi occupati, sciando esecrato il suo nome. Dice il Mu-
sosteneva essere suo dovere di ricupera- ratori, e Nicolò Macchiavello, che prese
re le terre della Chiesa e volerlo adem- a lodare, non che a difendere un tiranno
pire. Ma la re{)ubblica dal canto suo non sì delestabile,di troppoanch'egli oscurò la
si smuoverejSempre erroneamen-
lasciava sua riputazione,ed aggiunse questo a tanti
te sostenendo non aver toccato alle terre altri reati della sua penna. Ne'tanti luo-
d'immediata giurisdizione del Papa. Ma ghi ove parlai di Cesare Borgia,in parte ri-
tanto queste che l'altre, erano e sono so- cordati, dissi del mollo da lui posto nelle
vranità e principato temporale della s. Se- sue insegne, che diceva: O Cesare o Nien-
de. Se questa con investiture l'avea date te. Ma il un distico
forlivese Andrelini fece
iu vicariato concensoegiuramentodi fe- in cui disse essersi mollo verificalo ia
il
deltà; se questo censo l'offriva pure Ve- ambe le parti, poiché il duca Valentino
nezia, ciò prova chericojiosceva la supre- fu Cesare e Niente. A perpetua infamia
ma sovranità della romana Chiesa, la qua- del Valentino, restano intanto i notissimi
le poi come signora poteva o riprender- epigrammi del Sannazaro, In questo tem-
le, o darle in investitura liberamente a po, i Spagna stanchi di
re di Francia e
chi più le piaceva. Né la repubblica, né guerra fecero tregua 3 marzo i 5o4; a' 1
qualunque altra potenza poteva esigerle, però ben prevede vasi che non sarebbe
se non colla [)repoteiiza dell'armi e collo a derivarne la quiete d'Italia, nella qua-
spoglio. Eppure, pare impossibile, il do- le detti due »e e l' imperatore minac-
i
grandi pratiche fra loro, perchè la s. Se- avesse piena facoltà ili permutare suo il
de venisse reintegrata de* suoi domini!. stato, per altri casi consimili. Forti dun-
Massimiliano! dissimulava, facendo mo- que del loro diritto i veneziani, non a-
stra di continuare le sue amichevoli re- vrebbero a questo rinunziato, dolenti di
lazioni co'veneziani. e nel luglio s' inter- non poter in ciò compiacere l'imperato-
pose per una conciliazione col Papa. Al- re. Il Papa sempre più irritalo di tanta
le ragioni che volevano sostenere vene- i 'ostinazione ne' veneziani, non cessando di
ziani a' suoi inviati, fpiesti risposero. Di- volgersi a tutti i principi cristiani, spe-
chiarare il Papa: non potere Alessandro cialmente a Francia e all'imperatore, 3
VI jurc concedere beni della Chie-
(le i trattati alfine si segnarono a Bloisa'aa
sa al suo figlio; che il Valentino non avea settembrei5o4- Pel i." de'quali Massi-
fatta alcuna ingiuria a'veneziarii perchè miliano I concesse l'investitura del du-
questi avessero con ragione tolte l'armi cato di Milano a Luigi XII e suoi di-
contro di lui che quando la signoria
;
si scendenti maschi, succedendo iu mancan-
mise in possesso di Faenza e Riaiini, il za di questi madama Claudia di lui fi-
Papa poteva far conto d'averle già in ma- glia; in ricambio di che il re s'impegnò
no, poiché teneva il Valentino prigionie- pagargli 120,000 fiorini d'oro, e pel Na-
ro nella rocca d'Ostia, il quale avea pro- tale d'ognianno un paio di speroni d'o-
messo di fargli restituire tutte le sue ter- ro in omaggio. Col 2.° Claudia di Fran-
re; che Pandolfo Malntesta di Rimini co- cia venne promessa sposa a Carlo d'Au-
me semplice feudatario non avea facoltà stria,o al fratello Ferdinando, se Carlo
di cedere ad altri quello stato. Perciò gli premorisse, assegnandole in dote il du-
oratori imperiali volevano persuadere la cato di Milano, e cedendole inoltre la
repubblica a farne la restituzione, in gra- Borgogna francese, la Bretagna frauce-
ti flcazione al nrieno dell 'imperatore; che di se, Genova, Asti, la contea di Blois, il
ciò verrebbe essa sollecitrita aitclieda al- che era uno smembrare duminii di i
tri principi ciislianijcui il Papa avea fat- Francia, e un rendere più colossale la po-
to ricorso, dopo avere a ciò inutilmente tenza di casa d'Austria, per cui, quando
e rcpiicalamente ammonito direttamen- si seppe in quel regno, generale fu l'indi-
te i veneziani; sarebbe qtiindi bene ri- gnazione. Col 3.° infine, la Francia e Mas-
muovere tale fomento di guerre, e con similiano I si collegavauo contro i vene-
piccolo sagrifìzio evitare mali maggiori. ziani, con obbligo d'assalire di conserva
Rispose il senato, 1' alienazione al Va- ([uella repubblica e dividere i suoi stati
lentino non essere stata falla soltanto dal di Terraferma, in onta che fino allora er;i
Papa Alessandro VI, ma dalla santa Se- antica alleata di Luigi XII; trallato poi
276 V E N VEN
confermalo a'4 aprile i5o5 e pel quale menico Pisani, che nel seguente anno
IVIassimiliano 1 pioniise non attentar nul- 1 5oG Giovanni Dadoer. Pa-
fu successo da
ciascur>a delle paili,Luigi Xll vi fece inse- nuavano la guerra con Pisa; Alfonso I du-
rire Giulio 1 1, il quale nel piecedente ot- ca di Ferrara, successo al padre Ercole I,
tobre avea ricevuto 8 ambasciatori d'ub- ebbe tramala la vita da'fiatelli; Genova
bidienza della repubblica, e lo notai nel agitata dalle fazioni, si vide nuovamente
voi. XV, p. 196. Non lardarono i venezia- quasi doniinata da Francia; e finaltnen-
niad avere qualche seniore del maneg- le Giulio II, sempre piti deciso d'abbat-
gio,mentre Spagna e Francia continua- tere i lirannelti e i signorotti, usuipato-
vano a dissimulare e quest' ultima nel , ri de'dominii della s. Sede, nel i5o6 po-
partecipar loro la pace fatta cot) Massinìi- stosi alla lesta della lìJili'zia pontifida
lianol, li consigliò d'accomodarsi col Pa- ( f-), tolse a'Baglioni Pcruy,in, ed a'Ben-
pa, onde il senato mostrò la sua soi pre- li voglio i>o/oj^/u/. Ferdinando V monar-
sa all' ambasciatore in lacere l'adesione ca di Spagna, qua! re delle due Sicilie,
di Giulio li al trattato di Blois, deside- recatosi a Napoli, divenuto geloso del be-
rando sapere se \'i fosse siala inclusa la nemerito Gonsalvolo licondusseseco. Né
repubblica , come voleva l'alleanza suef Massimiliano I lenevasi quieto, che rac-
col re. Non cessò quindi il senato di spie- colta una dieta a Costanza, domandò al-
gare la sua operosità diplomatica con l'impero denaro e truppe per scendere in
Francia, Massimiliano I e Spagna; e per Italia a far valerci suoi diritti contro Lui-
agevolar le piaticbe, a'i o febbraioiSoS gi Xll che mancava a'patti, e ricupera-
si rivolsea Giulio II, {)lacandolo colla ces- re il ducalo di ÌNIilano all'impero, per a-
sione delle terre di Uomagiia già lolle al vere il re fidanzato al duca d'AngouIcme
Yabnlino, ritenendo soltanto Piimini e la figlia Claudia promessa a suo nipote
Faenza, co' medesimi palli co' quali già Carlo. Tutti questi movinìeuti erano se-
aveanli posseduti i Malatesla e i Manfre- guiti con occhio vigile dal senato veneto,
di. Vennero cjuindi dati a' provveditori conservandosi l'amicizia diFrancia, e rac-
gli ordini opportuni della consegna, da comandando al Papa di non chiamarear-
eseguirsi quali ossequenlissimi figli del mi straniere in Italia, nel terminar di lu-
Sommo Pontefice, a Giovanni Puifiocom- glio. jMa era impossibile impedire che tan-
missario pontificio. Mediatore di (piesla to inviluppamento d'interessi, tante vee-
riconciliazione fu duca d'Urbino Gui-
il menti ambizioni non prorompessero pre-
d'Ubaldo I che avea adottalo per
Fellre, sto o lardi in qualche violento scoppio.
figlio e successore Francesco della Ilo- M .''
Massimiliano 1 specialmente sempre piti
vere figlio di sua sorella e nipote di Giu- geloso del [)otere de'francesi in Italia, de-
lio II. L'indicalo articolo se in quest' e- sideroso di cacciarli dal ducato di Mila-
poca, anzi prima, si rannoda al presente, no, annunziò la sua prossima venuta a'
in seguilo ancor di più, per le relazioni veneziani, i quali invitati da Luigi XII a
avuteda'Feltreschi ePiOvereschi colla re- collegarsi rispondevano essere sempre in
pubblica, per essere a'suoi stipendi, per lega, procurando tenere a bada le parli
cui va tenuto presente. Ciò avvenne a'G onde evitarne le conseguenze. Falahnen-
marzo i5o5, ed il Papa benedetti i ve- le le cose s'intorbidarono di nuovo con
nezianijtornò achiaraarli suoi buoni e ca- Giulio II, per le' nomine a' vescovati di
rissimi Sede apostolica. Indi il
figli e della Cremona e Padova, circa a' quali voleva
seualo mandò ambascialori in Roma Do- derogare all'antica cousueludiue che il
-
goglio veneziano, e si accoidarono d'ac- mini, altacc^iva nuove brighe colla re-
compagnar 1' imperatore alla corouazio- pubblica, a'3o luglio i 5o8 accusandola
ne e ricupera degli slati imperiali in ita- di ricoverare i suoi ribelli e di voler
lui. Il Papa spaventato della venuta di mandare nuove truppe itsilomagna; tnos-
. Massimiliano I, domandò consiglio a Ve- se nuovi litigi alle nomine de' vescovati;
278 VEN VEN
infine propose a Luigi XII una lega ge- come se cospiralo avessero pel male di
nerale senza ftr menzione de' veneziani. lutti".Laonde, così concludeva il pream-
Frallanlo scilo pretesto di trattar la pa- bolo del trattalo di Cambray:» Abbiamo
ce col duca di Glieldria proietto da Fran- trovato non solo utile e onorevole, ma
cia e in guerra cull'imperatore, die non ancora necessario, di chiamar tutti ad una
età stalo compreso nella tregua, alla fine giusta vendetta per ispegneie, come un
dell'anno convennero a Canibroy (/'.) il incendio comune, l'insaziabile cupidigia
cardinal d'Amboise ministro e confiden- de veneziani e la loro sete di dominio".
te di Luigi XII, e J\LTrgherita d'Austria Veniva poi lo sparliraento che volevasi
figlia dell'imperatore e «edova di Savoia, fare dello slato veneziano. Rilornereb-
con pieni poteri de'ioro commilleoti, a- bei o alla s. Sede, Ravenna, Cervia, Faen-
stenendosi per maggior segietezza d'am- za, R.nnini, i castelli e quanto rimaneva
mettere alle loro conferenze 1' ambascia- ancora a'veneziani ne'terrilorii d' Imola
lore di Spagna e il nunzio pontificio. Se- e Cesena. L'autore della Storia della le-
pe che forse fu il i.° a promuovere que- mano de' veneziani. E il Du Moni nel suo
sta alleanza. Nola inoltre, che il cardina- Coipo Diploinalico, ripetè l'errore, de-
le erapure legato' pontificio, ma non a- rivalo dalla negligenza del cardinal d'Am-
veva mandato valevole a tale atto. Fu boise. A me pare, che si confuse la par-
insieme lascialo luogo ad entrarvi a Car- te col lutto, si disse il nome delle città,
lo IH duca di Savoia, Alfonso I duca di mentre dovea dirsi parte de'ioro lerri-
Ferrara, e Francesco il marchese di Man- torii, anzi a questi va aggiunto alcun luo-
tova, i quali a suo tempo vi si aggiunse- go di quello di Forlì, come rilevo dagli
ro anch'essi, oltre alili principi minori atti di Giulio II, in cui è pure falla la do-
d'ilalia. Dopo molte dinicoltà e alterchi, manda di restituzione di Sarsina:\uÌAÌ-
due trattali furono soltoscritli a' io di- li in quell'articolo potei dire colla sua
cembre i5o8. Col 1° si conciliarono le storia, ch'era pervenuta a'veneziani per
differenze del duca di Glieldria coll'ar- cessione di Fandolfo Malalesla. Quanto
ciduca Carlo nipote di Massimiliano I e alla città di Forlì , dice il Donoh nella
successore del defunto suo padre arcidu- Slor/'a di ForFi, divenuto per un mo-
caFilippoj e si stabilirono le relazioni de' mento dominante di essa il bastardo Lo-
feudi de'Paesi Bassi colla corona di Spa- dovico Ordelalfi, al servigio de' Venezia*
gna, di cui era presunto erede l'arciduca, ni, il quale non polendo sostenersi con-
poi celebre imperatore Carlo V, obbli- tro il duca d'Urbino coiiiandaute le mi-
gandosi altresì il dello suo avo d'accor- lizie papali, soltanto cogli Orsi propose
dare a Luigi XII nuova investitura del accostarsi a'veueziaui, allora polenti in
ducato di Milano. Col 2." trattato fu sti- Romagna, per avvicinarsi l'arcivescovo
pulata la lega di buona parte d'Europa di Ragusi legato del Papa, i veneziani ri-
contro Venezia » per far cessare le perdi- cusarono l'otferta città. Riacquisterebbe
te, l'ingiurie, le rapine, i danni che i ve- l'impero Padova, Vicenza e Verona, Ro-
neziani hanno recalo non solo alla s. Se- veredo, il Trevigiano, il Friuli, l'Istria.
de apostolica, ma al s. llomano Impero, Darebbesia! redi Francia Brescia, Ber-
alla casa d'Austria, a'duchi di Milano, a* gamo, Crema, Cremona, la Ghiaradad-
re di Napoli ed a molti altri principi, oc- da, e tutte le dipendenze del ducato di
cupando e tirannicamente usurpando i Milano. 11 re di Spagna e di Napoli ria-
lo^ro beni, possedimenti, città e castella, vrebbe i porli e città di Trani, Biiodisi,
VEN VEN 279
Otranto, Monopoli e l'altre ter-
(Gallipoli, bandirsi per Vagliadolid l'8 marzo, chi
re che veneziani aveaiio avuto in pegno
i volesse portar denari per la guerra con-
(la Ferdinando II. Il re d' Ungheria, se tro i veneziani, e con licenziarsi a'ao l'o-
fosse entralo nell'alleanza, avrebbe ricu- ratore Francesco Corner. Alcuni attri-
perato la Ualinnzia; il duca di Savoia il buirono tutto il macchinamento all'am-
regno di Cipro, ec. A conseguile piena- bizioso cardinal d'Araboise per ottenere
mente lo scopo, e per isciogliere Massi- per se il papato e al re di Francia l' im-
miliano [ dal recente giuratnento della pero. Da per tutto si armava e si faceva-
tregua, fu creduto sufliciente, che il Pa- no fortificazioni. All'ansietà in che erano
pa fulminasse a suo tempo un interdet- i veneziani d'una guerra tremenda, s'ag-
to ed altre censure orribili contro i ve- giunsero spaventevoli avvenimenti ad at-
neziani, se in termine di ^o giorni non terrire gli animi, come il disastroso in-
restituivano tutte le terre della Chiesa; cendio dell'Arsenale a'i4 marzo, di cui
dopo il qual tempo richiedesse l'assisten- feci parola nel § XIV, n. 4, e fu ventura
za dell' imperatore, come avvocato e di- che 4ooo barili di polvere nel dì innan-
fensore della Chiesa Romana. In tal mo- zi eransi imbarcati per Cremona, altri-
do si univano l'armi spirituali alle tem- menti tutta la città avrebbe potuto cor-
porali de'principi confederati, i quali pe- rer pericolo d'esser dall'infernale esplo-
rò doveauo adoperarsi ciascuno per se ad sione sovvertita. Giungendo daPioma dal-
acquistare le terre assegnategli, comin- l'oratore Giorgio Pisani e da varie parti
ciando la Francia le sue ostilità col i."* altre notizie della giurata lega otfensiva,
d'aprile i5og. Per allora nun si pubbli- tuttavia la repubblica poneva in ope-
cò che il 1° trattato della concordia col ra ogni mi;zzo per dissipare o almeno al-
duca di Gheldria; il 2.° tenuto segreto fu lontanare il sovrastante pericolo, e gradi
ratificalo da' principali contraenti e dal l'olferte di mediazione del re d' Intjhil-
Papa nel successivo marzo. Opportufia- terra. Si rivolse anche al Papa, che pur
mente osserva prof. Ilomanin, col qua-
il mostrava quasi un pentimento de' vin-
le in gran parte ho proceduto, che da lut- coli da lui incontrati co'principi della le-
seppe da più parti. Alle (juali notizie il cupare il 1.° grado spirituale, e quelle di
senato scrisse tosto a' suoi ambasciatori Luigi XII pel temporale in pregiudizio
in Francia e Spagna a domandare a* re suo e di Germania (è curioso il ricorda-
schiarimenti, ma con profondi dissimu- re, quanto narrai nel voi. XV, p. 285,
lazione essi si studiarono di coprire i loro che alla morte di Giulio II l'imperatore
pravi disegni, con procrastinare e con pre- brigò di cambiare il manto imperiale pel
testi. Fu a Vagliadolid che a' 17 febbraio triregno; così egli aspirava a un tempo al-
i5o9 svelò quasi tutto all'ambasciatore la dignità che asea, ed a quella che va-
m'era stato trattato, olFriva il suo braccio redano fino da* 27 gennaio raccolto il
e valore alla serenissima repubblica. La gran consiglio, smunto e addolorato dis-
coaiiuedia spagouola volgeva al fiae, eoa se: Esser questa terra fondata da'proge
38o V E N V EN
iiìlurijtla umili cuse e infiali abituri, per- suo agli ecclesiastici, non dar corso a're*
veuula col divino aiuto a lauta altezza, scrini apostolici, non tollerar legge né co-
tlie mosse l'odio de'principi , iugiali a' mando. E mentre egli, il i^apa, sforzava-
suoi Jjeueficiij uiassime il re di l'iancia, si a ridurre a pace tutti i principi cristia-
per maiciare alla testa de'suoi uemici, e ni e unirli in una lega generale contro
riciiiamato l'ambascialoie, per Ione lo gl'infedeli, essere a ciò ostacolo i vene-
slato. Esortò pregare Dio, emendare i ziani , opponendo i principi non potersi
corrotti costumi, fare giustizia, procede- indurre a combatter gl'infedeli, perchè
re nell'elezioni senza broglio , e di con- mentre le loro cure fossero altrove ri-
correre tutti colle sostanze e la vita a volte, avrebbero potuto veneziani prò- i
couj«ervare un bello stalo e la bberlà. A. filtarne per molestare i loro sudditi e in-
darne peli." l'esempio, dopo il banchet- vaderne gli stati. Laonde da tanto mo-
to del giorno dis. Marco, metterebbe i tivo eccitato, egli dava di piglio all'armi
suoi argenti alla zecca, facessero gli al- temporali e spirituali e pronunziava so-
tri lo stesso. Quindi tutto fu movimen- lenne Scomunica e Inlcrdctlo (^.) coa-
to di guerra. Già erano penetrate le gen- trolutto lost.ito veneziaiiOjSe, fra 24 gior-
ti francesi sul territui io veneziano, le pon- ni, di tutto non fjcessero emenda, per-
tificie sulle terre di Raveiiua e Cervia, mettendo a chiuiujue di muovere couiro
avendo il Papa dichiarato capitano ge- di loro e di spogliai 11, e impedire il loro
nerale di s. Chiesa prode nipote Fran-
il tra dico e fir loro insomma male
tutto il
cesco M.* I duca d'Urbino. Alloia la re- possibile, rinnovando, le scomuniche già
pubblica s' appigliò ad ogni tnezzo che contro medesimi veneziani pronunzia-
i
gelo Tievisan capitano generale di dan- ciò smarrito dell' aintuo, raccolse il col-
neggiare quanto più potesse le coste di legio e il consiglio de'Dieci, nel qu.«le
lloniagna. Già il Papa in conformità a venne deciso di non permettere la pub-
quanto erasi impegnato co'suoi collegali, blicazione della scomunica, severamente
aveaeraanatoa'27 aprilei 5of) la sua bal- vietando a ciascuno di riceverla, e de[)u-
la di scomunica conti o la repubblica, cui taiido vigili guardie a staccare ogni car-
tacciando d'ingratitudine siccome quel- tello che trovassero sulle mura; indi inti-
la che cresciuta e fatta potente pe' favo- tilaiente ilsenato procurògiustificarsi col
ri, pe'privilegi e perfino pe'denari della Papa e co' cardinali, e deploi abilmente
s. Sede, era divenuta sì orgogliosa da re- credendo evitare la conseguenza della sen-
car molestia a'vicini e invaderne le ter- tenza, consultò poi co'dottori in teologia
re, com'era avvenuto speciahnente non' per fare un'appellazione al futuro conci->
ha molt'anuidi quelle del duca di Fer- lio,non ostante le proibizioni surrilerite
rara feudatario della s. Sede, e di mol- di Pio II e Sisto I V, e fu deliberato man-
te perfino alla medesima pontificai Sede darla in Ungheria al loro amico arcive-
immediatamente appartenenti; né aver scovo di Slrigonia Tommaso Bakacz o
\also a ottenerne la piena restituzione, Dacoczi, da Alessandro VI creato cardi-
uè l'ammonizioni papali, né gli ulìizi di nale ad istanza del re e del senato vene-
Cesare; oltre a ciò aver essa repubblica to, che essendo patriarca di Cuslanlino-
licetlato i ribelli Bentiv(jgli di Bologna, puli (allora non lo era; leggo nella /*«/•-
uver posto impedimenti alle nomine pan- pura Paiiuonlca, p. 1 16, che il cardina-
lificie a' vari vescovati e benefizi ecclesia- le recatosi neli5i3 a Pionia per i'elezio*
?flici; voler essa render giustizia a modo uè di Leone X , questi lo dichiarò pei-
YEN YEN 281
tiiaica di Costaulinopoli in paillìnis e Le milizie venete conuiinlate dal conte
K-gato a lalcrc per la crociala coiilro i di Pilinlriiio e dall' Alvi.uio liovavaiisi
luicUi), era uno de' 4 paliiarchi avetili ben aiuiiiule a l^oiilevico sull'Oblio, ma
facollà Ui «ouvocaie concilio (è vietalo d ditreienleuienle 0[)iiiavan() 1 due capila-
celebraie alcun Concilio o Smodo '^cue- m e gli altri princi[)ali dell'esercito ,
gli
j/ialo, allo Scisma, aW L^csia) , coinQ sente il re. Esebbene il cauto Orsini con-
iiarra il prof. Ptomanin. Aggiunge, ciie le di Piligluìno, slimas>e troppo rischio-
la polizza di appelhizioiie fu portala di su il col()o e meglio attendere alla difesa
iia5Coslu da due corrieri a Ptouia, ed af- ile' propri connm e riaccpiistar luoghi 1
fissa alle poi ledella basilica Vaticana, ed di (pia dall'Adda, fu vinto il partito del-
il Papa vi rispose dal canto suo, dichia- l'Alviaiio. Dice il Muratori: Il saggio con-
iandola illegale, nulla e irrita. La ripro- le di Piligliano era costante in sostenere,
vò soleniieuiente colla bulla Snspccii re- cheti meglio era di leinpuieggiare, e vin-
gintinis, dell." lugliolaog, Bull, llotn. cere colla spada nel follerò, o pure d'a-
l. 3, par. 3 3i2 Exleasio Consti-
, p. : spellar buona congiuntura per assalire.
tulionis a Pio II teli ine contra apptl- , Diverse pure furono le opinioni del con-
lanlcs a Romano Ponti/ice, adfuUirwn sullato senato, che però si rimise a'capi-
Conciliuin, COI iinufuc conipliccs et fan- taiii ch'erano sul luogo. Alle grida Ila-
tom. Perciò gli atiiaii sempre piìi si e- lui e Liberia, per persuadere popoli, i i
ntiovo a tentar distaccare dalla legaTim- cese che voleva passar l'Adda, e ripreso
peralore, olFrendogli 200,000 fiorini del Tre viglio lo saccheggiarono, facendo di-
l'ieno e ogni sussidio per l' acquisto del stinti ca[)ilani prigioni. Il bollino di Tre-
Aiilanese, se accoiisenlisse allearsi con es- viglio riuscì (alale e disordinò le truppe,
sa. In Roma ancora risiedeva l'ambascia- perchè molli soldati poco avvezzi alla
tur veneto. Inlaiilo ardeva la guerra, e diS'^ijdiua andarono a venderlo nelle cit-
gli avvenimenti si succedevano con tale là vicine, egli slradioli e altre genti lar-
rapidità da non lasciar tempo a matura- davano recarsi al campo. Del che prufll-
re e condurre al termine alcun buono taluno francesi per passare Adda a Gas-
i 1
provvedimento né delle armi né della sain», luogo accuncio per la sua postura
pulitici. 1 francesi do[)o avere neira[)rile elevala, circondato da un canale del fiu-
per un araldo dichiaralo guerr.» alla si- me che facendone un' isola lo rallorza,
gnoria, col formale gettito d'un guanto piantalo allora d'alberi op[)ortuuissimi
insanguinato di disfida, nel modo narrato a coprire le guerresche operazioni e al-
dalcav. Mulinelli, negli Annali Urbani, l'imboscate. Dal qual luogo, Luigi XII
fin da'i ) al dire del Piinaldiaveano già venuto all'esercito, mosse contro Rivolta,
comincialo le ostilità in Lombardia, e [)oila pure sulle ripe dell Adda, che non
il'accoi ilocou loro operavano il marchese potè a lungo difendersi, poi verso Pandino
di Mantova entralo nella lega, e il duca nella .sjieranza d'aver Cremona. 11 ipud
d'Uibiuo colle ijeuli papali iu Uomuguu. pcusicio gli suicbbc usaai piobabdmenie
282 VEN V CN
andato fallilo, se l'eseicilo veneziano le- altri italiani di Vaila o di Ghiaradadda,
nendosi nella sua vanlni^giosa posizione altri quasi ficendone perciò di un com-
avesse evitalo la battaglia, costringerido battimento due, riportai particolari del i
Gian Jacopo Trivulzio, che il passaggio sopra un canale fra l'Adda e il Serio. Con
dell'Adda avea sconsigliato. Ma non sep- sommo valore si combattè da ambe le
pe contenersi l'Alviano, e il suo ordine di parli, tranne i fuggiti dalle genti della
combattere ogni cosa guastò. Lasciato il vepubblic». Tutto l'esercito francese uni-
forte alloggiamento per far fronte a'fran- to pugnò. Se tutta l'annata veneta uni-
cesicomaudali da Carlo Chaumont si- ta fosse stata a fronte de'nemici, poteva
gnore d' Amboise, fratello del cardinal esser diverso il fine <li quella giornata,
Giorgio, s'era avanzato verso di essi: col- come pensa Muratori. Ma il Rinaldi di-
locati 1 suoi fanti coll'artiglieria sopra un ce che contro veneti pugnò anche
i cie- il
ar"ine elevato lungo un torrente allora lo, percuotendoli colla grandine accom-
ascmlto , assali impetuusauieute la ca- pagnata da rabbiosi venti. Luigi XI l so-
\alleiia nemica sopra un suolo coperto lennizzò in più forme quella vittoria, e
di vigneti che impedivale il libero movi- ordinò che si fabbricasse una chiesa col
mento e la respinse. Intanto però arrivò titolo di s. Maria della Vittoria. Mandò
il re col grosso deli' esercito, mentre in- l'Alviano prigione in Francia nel castel-
vece quello del l'itigliano rimanevasi an- lo di Loi-hes, e vi restò 3 anni. Al triste
cora addietro; una dirotta pioggia sopra v- annunzio della rotta del bell'esercito,
venutauvea reso sdrucciolevole il terreno; grande fu lo spavento in Venezia, indi-
luttavolta il valore del generale s'era tra- cibile il dolore, (l doge ripreso animo a-
sfuso nelle sue genti, le quali sostenne- dunò il senato per deliberare sui prov-
ro ben 3 Ole con ammirabile intrepidez- vedimenti da prendersi, per terra e per
za il terribile urto : la fiUiteria italiana di mare. l*aolo Barbo vecchio procuratore,
Dionisio Naldi di Brisighella chiamata ,
uomo savio e di molta esperienza negli
con questo nome, si mostrò degna di sua affari, che da parecchi anni non più in-
sto salvo, potè tranquillamente ritirarsi punto smarrito animo anzi voler
dell' ,
vina oiid'era tutta Italia uiinacciala, vo- i sudditi dal giuraiiieulu di t'edeltìi, pei-
lesse riaccogliere i veneziani in conto di sino lodandola cutne supremo tratto di
btioui e divoli tìgli. Pronti a licenziare avvedutezza politica e altri biasimandola
da Venezia i Bentivogli , ed eseguire la qual prova d'estrema debolezza. Tutla-
ponlifìcia volontà nel confeiire vescova- via non voglio tacere che diversi storici
verle a qualunque patto si fosse. Perciò pienza politica. Pvitornata al loro posses-
fu volta ogni cura a rappacificare l'ioi- so, non ebbe così , se non a rimunerare
peratore, contenta la repubblica riaver le quelli fra'suddili che più le si erano ma-
lerre a titolo di feudo, bramare conser- uifeslati alfelluosameute divoti ". La re»
varsi a lui unitissima in pei petua confede- pubblica tentò con maneggi diplomatici
razioiie,pronta a restituire Trieste, Poi de- di pacificare suoi nemici e di staccarne
i
none, Goiizia;ed oltre già olTerliaoo, eoo i alcuni dalla lega, e resistè per (pianto pu-
fiorìni, altri 5o,ooo l'anno per io anni, tè colle armi , solo cedendo a palmo a
Intanto le cose veneziane andavano Sem- palmo il terreno. 11 Pitigliano perduti!
pre gran disordine re-
più. a precipizio; Brescia, si ridusse a Peschiera e poi a
gnava nel campo, notisi riusciva a mei- Verona, diesi raccomandò ben fuitifì-
ler insieme conveniente esercito, nemi- i care,non essendovi altra fortezza fino a
ci ogni di più avanzavano. Pizzighettoue Fusiua.Si mandarono provveditori a Vi-
si difendeva, Dergamo e Bre>cia aveano ccnza e Padova, e s'incaricò il capitano
capitolato, la Valcamonica si ribellava, di Rovigo a distrarre il duca di Ferrara
111." giugno i5oc) tranne Pizzighettone, dalla guerra, proponendogli un compo-
Cremoua e Asola, lutto in Lombardia a- nioiento circa al Polesine. Correndo pe-
veano occupato fraucesi. Né meglio an- i rò le cose rovinosamente, s'introdussero
davano le cose nel Veneto, nella Puglia, pratiche pure col re di Francia, e col re
nella Romagna. In questa il duca d't/r- di Spagna offiendogli la restiluzione dei-
imo» come narrai in quell'articolo, col- le terre di Puglia. Calate le genti impe-
rarmi o cogli accordi ricupeiò Pia venna, riali già avendo consegnato Gorizia e
,
Cervia, Rimini, Faenza, Russi, Brisighel- Trieste, qUie Roveredoe il castello di Ri-
la e altri luoghi: la guerra coukinciata a' va al vescovo di Trento, per guadagnar-
si aprile, tei minò a' 3 i maggio. Nello si l'animo dell'imperatore, la re|>ubblica
slesso 1 5o9 erano stati falli Pietro Laudo gli fece inoltre cedere Verona e Vicenza,
e Francesco INLircelloproweilitori di Ila- dicendo volerle da lui riconoscere. In Vi-
veuna, e podestà Luigi Rlarcello, e f'uo- ceozale truppe commisero enormi fatti. I
ricìj che la lepubblicu riuuoziò spuuta- Treviso ricevuta l'inlimaziune degl' ini-
284 ^ ^ ^^' YEN
perialijsinuanlenne fedele. Anche il Friu- stiche gȈ concesse da Paolo II e succes-
li ili ^raii parie si sosltneva , e Uiluic sori contro gl'infedeli. Rialzavano altre •
Jalesla. Frattanto cadde Cieinoiia e l'al- malcontento de'popoli verso i nuovi do-
tre terre di Lombardia, la Venezia la pio- minatori per le" violenze e angherie che
«;essioiie del Corpus Domini si fece sen- commettevano d'ogni specie, riaccenden-
za pompa, stante la scomunica. Cn qual- do loro desiderio dell'antico governo.
il
che lai^gio di speranza pareva spuntare. L' I I luglio già erano insorte diverse ter-
Giulio 11, die nel tondo del suo annuo re, tosto cos'i Pa-
sostenute da'veueziani,
non vedeva voloulieri lille cpieU' anni tiova dojio governo al
42 giorni d'aspro
straniere in Italia, luuslrava (piaiclieiu- grido Marco Marco tornò a' 17 al do-
diluizione ad un compoiiiinenlo e per , iuluio veneto, giorno di s. Marina, per-
letttre del cardinal Giimani seppe il gu- ciò [)oi solennizzalo , come notai nel §
vei no ch'c^^li avrebbe gradito 6 amba- V 11 1,11. 8, descrivendo la chiesa. Le chia-
sciatori. 11 senato desiderosissimo di far vi di Padova iu essa depositate, orasi ve-
levare lo censure clie più pesavano del- iK.no muro del chiostro del se-
affisse nel
i'drmi nemiche, a'6 giugno i5oc) appro- minario patriarcale. La fedeltà di Tre-
vava che gli ainbascialuri fossero nomi- viso eia ripresa di Padova dieronoaui-
ual! e fiiiono: Domenico Trevisan, Leo- luo ad altre d'inalberar di nuovo la ba n-
uaido iMoccnigo, Alvise Malipiero, l^ao- diera della repubblica. Ma già a' primi
lo Cappello, Paolo Insani, Girolamo Do- d'agoslo si moveva il marchese di i\Ian-
na. A 20 giugno die'loio la commissione tova per unirsi col general francese la Pa-
d' esporre a bua Santità , come fossero lisse Verona, nel tempo stesso che Mas-
a
ilìimitali i disegni de'francesi; aver la re- similiano I scendeva finalmente in per-
pubblica pili volle mandalo ali impera- sona con esercito dal Trentino, per accor-
tore [ler unirsi con lui e colla s. Sede, ma rti! e alla difesa del Vicentiuo e al riacqui-
uij,ii aver mai dato ascollo a' messi ,
per sto di Padova. Non tralasciavasi perciò i
edelto d'alcuni che lo circondavano; vo- maneggi di pace, a'quali prima di parti-
lesse dunque il Papa supplicare l'impe- re avea dato orecchio l'imperatore, fat-
ratore a non prestare orecchio a'france- ti dal priore della Trinità, e giunto a
si,non procedere più oltre e lo sollecitas- Gassano l'inviò alla signoria per sentirne
non vole-se Sua Santità per-
se alla lega; I intenzioni, volerle restituire tulle le ter-
mettere che particolari veneziani solfris-
i re con censo onesto. Rispose la signoria
sero danni nelle loro possessioni e averi esser pronta a tulio e alia lega pel ricu-
iu Romagna, liberasse i rettori prigioni, pero del Milanese, e attendere un orato-
e restituisse l'artiglierie; lodar molto l'i- re per tratiare. IMa nulla coochidevasi e
dea d'una guerra contro gl'infedeli, mi già le bande tedesche scorazzavano ael
non nominasse la repubblica finché la Friuli, da Treviso uscendo i veneti a re-
facctiiida non fosse ridotta ad alto, per [irimei le. R.iusci al veneto capitano Lu-
non e>pùrla a' confini senza frutto. Fi- cio Malvezzi di far prigione il marchese
gliersi tra Giampaolo Baglioui, Lorenzo dotto a Venezia di notte, gridò il popo-
da Ceri e Troilo Savelli, e la restituzio- la): appicca, appicca il traditore. Fu po-
ne del denaro [Wgato per le condotle de- sto in una stanza della torricella, per lui
gli Orsini e de'Savelli;.^iuslincare per ul- 1 iccameute addobbata. Ciò saputosi dal
timo liuiposizioue delle deciiue ecclesia- coule di Pili|jliauoj che stava alia difcsii
YEN V E N i^'i
<]\ Padova, si rase la barba cli'eiasi fai- con lettere scagliale con Wec.ce nella cit-
ta crescere dalla battaglia di Gliiaraciad- Jà niiimava cillndini a tornare al loro
i
da. Padova era stata ben fortificata e mu- vero e leijiltimo principe, con vantaggio-
nila, e stimavasi di suprema importaoza se pìointsse, abbandonando i veneziani
per tutto il successo (k-lla guerra. Inlan- ribelli sroriìunirali. V. ino parole, che au-
to Massimiliano s'avvicinava, e latto far- nicnlarono l'aiclore neMi^feiìsori.rol rpuile
te dal Palisse con genti franccM, ilal du- energicamente a'sg settembre respinsero
ca di Ferrara Alfonso I, per le cui osti- l'assalto a porta Codalunga, obbligando
lità era slato confiscalo il suo palazzo in alfine il nenuco a levar l'assedio a'i ot-
Venezia, e dal Papa, dice^asi il sno eser- tobre, e l'imperatore ritiratosi in Vicen-
cito di ben 80,000 uomini. Pose l'asse- za poco dopo tornò in Germania. Jlfal-
dio a Padova mostrandosi instanrabile ,
lite tentativo contro Padova scemò di
nel visitare le opere d' assedio, nel solle- mollo la riputazione dell'imperatore e
citare e incoraggiare. Comincialo nel 5." accrebbe i disgusti di questo co'fiancesi,
giorno il bombardamento, aperte ampie da cui dicieva non aver ricevuto quegli
bieccie nelle muraglie, l'assalto non potè appoggi che avrebber dovuto, e diede
eseguirsi per l'acqua introdotta da'fiatìo- per lo conlrorio ardire a' veneziani di
vani nelle fos>e die circondavano la cit- spingersi innanzi a riacrpiistaie le peidu-
là; e quando venne valoiosainen-
fu dato, Fin da quando ÌMassimiliiino si
te città. I
vigorosa sortila del capitano Gitolo da Pe- di poler ottenere pace da alcuno de'suoi
rugia rincacciò gl'imperiali. Questi si ri- nemici, giacché il Papa stesso or dava
tirarono, a ciò spinti anco dalla discordia buone parole,oi- tornava sulle furie, poi-
co'francesi e crgl'italiani, lasciando ten- tliè scontento de'francesi, ripugnava d u-
de e gran parte delle bagaglie per mole- nirsi coirimpeiatore che avi ebbe chiesto
stare ferocemente Vicenza, Mestre e al- al solito molto denaro, riconciliandosi col-
tri luoghi sino a Slargherà. 11 senato non larepubblica temeva per le terre di Ro«
permisealPitigliano d'iistireadfugli bai- magna; eiasi decisa l'i settembierSof) 1
taglia, certo della vittoria, pel disordine i'H' conoscere al sultano che la lega de'
che regnava Ira' nemici. Tornati essi a principi volgerebbe>.i inllne a suo danno,
Padova, il doge in pieno consiglio rap- mentre Venezia all'inconlroaveagli sem-
pr esentò come dalla sorte di Padova di- pre serbata rede,e se soccorsa farebbe dis-
pendesse quella della re[)ubblica , come solverne rtuiione; più gli domandò sus-
gli occhi del mondo erano rivolti a qne- sidii di truppe, euri prestito di 00,000 1
sto grande evento, perciò doversi rad(lop- ducati, da leslituirsi la metà in panni, li a-
piare i soccorsi e accorrere alla sua dite- lascianilo di prenderli da'nemici ragusei,
sa; ondea'5 settembre co'fìgli suoi Alvise fiorentini, anconitani, genovesi, catalani,
e Bernardo partirono per Padova 76 no- i e per l'altra metà olhì gioie in cauzione,
rie, per le pronte riparazioni de'difenso- pervicacia de'suoi nemici e la falsa poli-
ri, l'imperatore cercò muovere contro la tica generale: e»sa, che fu prima e poi il
laudolo al riacquisto della Dalunazia , e chi, vedevasi ora costretta per la propria
28r> VEN V EN
"
conservazione a implorarne il soccorso! reslllnife quelle terre, anzi avrebbe fatto
E fu infatti il timore de' turchi , oltre i per mo<lo che le cose della i-epubblica
maneggi tifali' oratore Pietro Pasqnalign, non patissero sinistro, poiché del resto ei
die ritenne il re d'Unglieria dal prestar non sapeva quali ragioni avessero il re
ascolto agli eccitamenti di Massimiliano di Francia e gli altri sulle venete piovin-
I, contentandosi di continuare a ritirare cie ;
piacergli che la repubblica abbia sa*
gii animi 3o,ooo ducati, dalla repubbli- j»ulo conservar I\i(lova, e desiderar ch'el-
ca assegnati per tenerselo alleato e pron- la possa rifarsi altrove di quanto perde-
to alla di(Ì3sa contro i turchi. La repub- va rispetto alla Chiesa ; essersi opposto
Mica si rivolse anche
Enrico VII re a egli al progetto del re di Francia, che
d'Inghilterra, aflinchè impedisse la rovi- voleva prender Venezia aHinchè non po«
na d'uno sfato che lanto avea fatto per tesse piìi rialzare il capo, e a'suoi consi-
la cristianità con interporsi con Luigi
, gli ritenere gli ambasciatori veneziani, e
XU e Massimiliano ì. Ne l'opera di ri- lo stesso Corner; ora darebl>egli salva-
conciliazione con Giulio llinteroiise. Ar- condotto, onde si recasse in patria e ri-
rivalo alìomaa'25 agosto l'oratoreFran- ferisse al settato questo discorso : dices-
cesco Corner reduce dalla Spagna, non che
segli il Papa vuole due cose: 1 ."che si
potè ottener udienza dal Papa che a'3o paghino le spese della guerra da lui fat-
ottobre. A'ringraziamenli dell'oratore per ta pel ricupero di sue terre, e gli usufrut-
tale onore, alle sue pi oteste de'sentimeu- ti di queste per tutto il tempo che ri-
ti attaccamento sen>pie
di rispetto e di masero in possesso della repubblica, e se
dimostralo dalla repubblica verso la s. Se- nelle attuali condizioni essa non potesse
de, rispose Giulio 11. Ben sapere quanto fare tale esborso, s'impegnasse che ese-
la repubblica avesse fatto per la Chiesa, guendosi una spedizione generale contro
quanto avesse favorito l'innalzamento suo i turchi fornisse un certo numero di na-
al pontificato; averla anch'egli dapprima vi, al qual proposito il Papa faceva os-
amata; aver favorito specialmente car- i servare che se la spedizione non si ef-
dinali veneziani e gli oratori Girolamo fettuasse, i veneziani nulla pagherebbe-
Zorzi e Nicolò Michiel; cercato per ogni ro, e se si facesse ne avrebbero cerlaraen-
modo il suo vantaggio fin da quando era te utilità assicurando meglio le loro ter-
in Francia; ma le operazioni sue col to- re in Levante. Secondariamente che non
gliersi Puinini, Faenza e altri castelli e si facessero piìi vescovi dal senato, ne si
luoghi contro l'intenzione e la costituzio- levassero decime o altre gravezze sul cle-
ne della Cliiesa avere sturbalo quell'af- ro, aggiungendo che certo avrebb'egli
fetto: non potere egli per coscienza con- ogni riguardo di non nominare persone
sentire a quello smembra raento,a vere pi ìi invise a quel dominio, e che in caso di
volle avvertita la repubblica, averle scrit- guerra col turco metterebbe egli stesso
to in proposito i re di Francia e di Spa- una decima non solo sui preti della re-
gna , ma invano. Quando le potenze si pubblica, ma di tutta la cristianità, per
strinsero io lega l'aveano invitato ad a- la difesa de' veneziani. E continuando,
derirvi , promettendogli il ricupero di diceva il Papa, non riconoscere il van-
sue terre , ed egli avervi alfine consen- tato diritto della repubblica d'impor ga-
titobenché ripugnante , perchè ne di- belle sul passaggio del golfo, né l'accor-
spìactva veder la mina dello stalo do da essa fatto da 4 "lesi cogli anconi-
vostro eon aitguineiìfo de barbari : a- tani ; il che non si poteva né si doveva
ver tletto a Giorgio Pisani, a Giovanni senza il consenso della Chiesa (il Peruz-
Badoer e a' cardinali, che non sarebbe zi nella Storia d'/4iicona,a\\'ittìtìoi5og,
entralo nella lega se i veneziani avessero dice che quando! veneziani si umiliarono
YEN V EN 287
a Giulio II, non isfngg'i alla signoria an- tilstro per Langio vesco-
le cose d'Italia,
conitana ti' insistere presso di esso » per vo di fiurk poi cardinale,che avea avuto
quella sicurezza della navigazione delle gian parte nella lega di Cambray, quan-
sue navi, che pareva più opportuna sti- do pervenisse a far concludeie l'allean-
marsi dalla premurosa vigilanza del loro za con esso ; in pari tempo muoveva al
sovrano verso suoi sudditi". Onde ot-
i riacquisto di Vicenza, e combattendo vi-
tennero gli anconitani, che nel trattalo vamente nel Polesine lo ricuperò, dan-
di pace fosse inserito l'articolo, che ve- i neggiando Trevisan colla flottiglia iu
il
bre) scriveva il cardinal Grimam da Pio- leva più concedere a' veneziani, si cara-
tila ai senato, che il Papa vedendo l'osti- bierebbe il nome in quello di console, ri-
nazione veneziana era più infuriato che manendo eguale l'autorità e ferme le
mai, ed avea licenziato lutti g!) oratori antiche leggi e convenzioni. La pratica fu
della repubblica, e pei' certo non leve- condotta a lungo e a tutto finalmente si
repubblica nel pensiero di picificar Ce- la con essa, onde a' 1 5 febbraio 5 o da-
1 1
sare, si rivoUe con ptomease al suo mi- va a' suoi oratori facoltà di concludere
288 V E >f V EN
sulle Ij.isì segiieiili (mentre nello stesso che gli ambasciatoli veneti dichiararono
giorno stendeviisi nel Coii'iiglio de' Dieci esser pronti a giurare. Allora aperto il
lina protesta (lì imlLilti ! ilicliiaiondo es- messale, e collocalo sulle ginocchia del
sere stala la repidd)lica \'iolt'nt('in(^iilf\\- l'apa,gli ora'tori avvicinatisi e ponendovi
dotta a questa condizione. Ma che conte- sopra la mano giurarono. Dando poscia
gno è questo?!). Riniinziava la repubbli- di piglio il Papa e i cardinali a 12 ^'cr-
ca veneziana alla fatta appellazione ad un glie, che furono ad essi presentate, senza
futuro concilio |ier la scomunica contro di con quelle toccarli, come portava il rito
lei pronunciata dal l*apa,ch'essa dichiara- co'pubblici penitenti, e lo rilevai pure nel
va giusta e domandava perdono d'averla voi. LXII, p. r2o, fu recitato il sihno
provocata; non melterehhe piìi decime Miserere, e pronunziata da Giidin il la
o altre gravezze sul clero; non s'impac- solita formula della %o\enwQ Assoluzione.
cierebhe uelle nomine ecclesiastiche, né Imposta loro infine per penitenza cano-
delle cause del clero che verrehbeio giu- nica la devota visita delle Sette Cliiese
dicate soltanto dal foro ecclesiastico; la- (li Ilo/iia, con preci e limosine, il Papa si
Chiesa; non liceverebbe ribelli o profughi Non vi paia strano che siamo stati tanto
di Sua Santità; non si mischierebbe delle fi levare 1'
interdetto. La signoria stessa
cose di Ferrara^ spettante di diritto alla ne fu causa, ella dovea compiacere nelle
s.Sede; compenserebbe danni recati a' i giuste petizioni, mentre e a >ioi stessi mol-
monasteri e a'beni ecclesiastici. Tutto ri- to dolse delle censure che ci fu forza pro-
porta anche il Rinaldi all'anno i5io. nunziare. Ora se essa continuerà a stare
Con rpiesta sommissione pervenne final- con ne avrà di molti benetizi". Pre-
noi,
mente la repubblica a staccare dalla lega sero quindi commiato gli ambasciatori
il Papa,fpjal padrecomune, riammetten- per tornare in patria, restando come or-
do nelle giazie della s. Sede i veneziani e dinario (iirolamo Donalo. Recatasi a Ve-
nel seno della Chiesa. A'24 febbraio 2/ nezia la desideratissima notizia dell' as-
domenica di quaresioia, Giulio li, recì- soluzione, il doge, il senato e il popolo ne
tosi in abiti [)ontilicali nel portico della fiuono coii'^olati e lietissimi, e fecero pub-
basilica Vaticana, accompagnato da 12 bliche feste d' allegrezza e processione
cardinali, molti preiati e Penitenzieri, se- per 3 dì, come narra il Rinaldi, ed ag-
dente nel soglio avanti la porta di bron- giunge. » Per cagione della pace falla dal
zo, presenti gli ambasciatori di Francia, Sómmo Pontefjce.co' viniliani comincia-
Spagna, Inghilterra ed altri, gli oratori rono Massimiliano I e '1 re di Francia a
Veneziani si prostrarono a' suoi piedi, e crucciarsi con Sua Santità, cioè perchè si
dati fatti molti servigi alla Chiesa ; con- i tedeschi entrati in Vicenza poco trova^
ciosia massitiiainente cosa eh' eglino si rono a saziare la loro cupidigia. Ma una
fossero studiati di placarlo COD motteani' parte de' vicentini e degli abitanti del
bascerie a lui mandate". contado rifugiatisi in profonda caverna
24- Amicatosi il Papa, studiarono i ne'monti, in numero di ben 6000 colle
Teneziani più che mai a rifare l'esercito, donne.i fanciulli e gli a veri, uno de'capita-
e morto il conte di Piligliano a Looigo, ni di ventura francese l'infame Herisson,
per le tante vigilie e fatiche sostenute nel- con infernale pensiero, fece porre sulla
la difesa di Padova, come altresì Waldo bocca angusta della caverna parecchie ca-
da Brisighella altro generale veneto, am- taste di legna, ed empiamente datovi fuo-
bo sepolti in ss. Gio. e Paolo in monu- co, fece perire soffocali tutti quegl'infelici,
menti eretti a loro onore dalla repub- e poi de'loro tesori s'impadronì. Quando
blica, posero alla testa come provvedi- al campo francese fu udito il barbaro e
tore generale il valoroso Andrea Gritti, crudelissimo fatto, alto levossi un grido di
non mancando d'altri valenti condottieri, orrore e di riprovazÌGne,ondeil celebre ed
come Gio. Paolo Baglioni, Gio. Luigi e eroico cav.Bajardo fece impiccare sul luo-
Giovanni Renzo Ordini da Ceri,
Vitelli, e go stesso due di que'che aveano acceso il
sudditi pontificii, oltre Lucio Malvezzi fuocojlarda e inutile punizione a tanta ese-
altro guerriero di fama. Riuscendo inutili crabile scelleragine, che lasciò per lungo
le trattative con l' imperatore, la repub- lempoancora neglianimi degritalianido-
blica maneggiò una lega con Enrico VII! lore e raccapriccio. La fortuna continuò
nuovo re d Inghilteria e Giacomo IV re a favorire francesi, che ormai rpiasi .soli
i
feudatario tenesse ancor dalla loro parte; dova, e nel finire di giugno si provvide
SI <|uerelò delle saline costruite a Cornac- alla difesa di Treviso. La repubblica ri-
ihio anziché ritirare il saje da Cervia; volse nuove istanze al Papa, perché con-
\oleva accrescergli il censo, e chiese la ducesse con vigore la guerra contro il
Anhalt generale imperiale uscendo da Ve- sloriae libri VI, Venetiis iSiS, e tra-
rona si dirigesse a Vicenza,conhuon polso dotta in italiano La guerra di Cam- :
di gente, oltie gl'imperiali riuniti. La re- ìivai fallain Italia, Yenez\a i56u, (pie-
{tubblica pose alla testa del suo meno nu- sla tillà nell'inleruo non dava alcun se-
VOL. XCII. 19
ago V E N V EN
Clio di aiiguslie, nnzi il lusso, n dispelto iinn energia indicibile, abbattutoli fimo*
«Ielle leggi proibitive, i [ìiaceri, la sontuo- so Cesare Borgia, s'inimicò i veneziani
sità (ielle feste, i bacc.iuali «e'concorsi di per ostinarsi a ritenere le occupate terre,
gente, in luogo di lialascinrsij sembrava- ma ottenute e conseguita la loro tjinilia-
no ricevere aumento dalle pubbliche scia- zione, ch'egli pensava doversi alla s.Sede,
gure, e in certo modo volere collo stordi- si fece quindi inesorabile con quanti av-
mento e coll-a sfrenatezaa della gioia far versavano i suoi amici e protetti, e di-
dimenticare il dolore de'sinistri eventi, e chiarò di voler cacciare d'Italia que'stra-
delle spese enormi, che seco portava la nieriche profittando di sua collera v'era-
guerra. Il carnevale era sialo festeggiato no penetrati; quindi scomunicò il suo
con tanta allegria, inasi;here,balli e suoni vassallo duca di Ferrara, per aver com-
come si trovasse la repubblica ne' suoi perato la protezione di Francia; poi si
più bei tempi. Ria la profusione del rovi- maneggiò con questa, colla Spagna, con
noso lussOj e lo sceniamentode'commer- Massimiliano I, che non pregiava, bensì
ci, produceva frequenti fallimenti e la (j(?/v//rt/?/(7, sperando dal conflitto di tan-
incertezza delle cose; pericoli, di nemici i ti interessi avesse in fine a riuscire la li-
e di pirati, che infestavano mari, aveano i bertà d'Italia, ch'era divenuta suo su-
fatto salire i premii delie assicurazioni premo pensiero. Ma domandò armati a
marittime per le galee di Fiandra fino a T'erdinando V, promettendogli l'investi-
1 5 e più per i oc, quando prima era una tiu'aanche del regno di Sicilia di qua
gara tra gli assicuratori per ottenere il
4 dal Faro o Napoli; ed vigili veneziani i
morto a'25 maggio in Lione, i." de'car- mi alleale nel l^errarese,Giovanni Moro
tlinali ministri, che sì potentemente in- rij)nrlò segnalata vittoria sul Po, che can-
fluirono ne'destini di Francia, e godente cellò la scoli Ita delTrevisan ; e nella Ter-
tanta fiducia che da tutti dicevasi lascia' ralerma ancora la repubblica riacqui-
tv fare a Giorgio, stanco di tener in pie- stò Bassano, Cittadella, Belluno, Vicen-
di un esercito numeroso senza corrispon- za calili luodii. Penetrati nel Milanese
denti vantaggi, già minacciava l'impera- i 10,000 Si'izzeri assoldati dal senato,
tore di richiamare il Chaumont, quando pare che l'oro diChaumont li facesse tosto
accaddero tali avvenimenti, che doveano ritornare alle loro montagne. Il Malvez-
far precipitare interamente le cose fran- zi, e il marchese di lìJanloi'a, liberato a
cesi in Italia. Avendoli descritti in tanti istanza del I*apa e rimesso alla testa del-
articoli, basterà indicarli in corsivo, affin- l' esercito, non seppero profittare della
chè ad essi articoli si possa ricorrere. Giu- loro caduta per assalire con successo i
mana Chiesa i suoi dominii usurpati o liani, ricacciò il Malvezzi che voleva bat-
jncompelentemenle coucessij quindi con terla . Aveudo Giulio II scomunicato :
VEN VEN 291
conilollieii deiresercilo francese in favo- 20 vi entrò trionfante, salendo una sca-
re del tluca ili Feirnra, Luigi Xll nel la sulla breccia, per non voler aspettare
settembre i5io adunò Tonrs contro in che si sgombrassero le porte. Una scon -
di lui un'assemblea, che subito apparve fìtta patita da' papali e da'veneziani sul
conciliabolo diabolico; nientemeno, oltre basso Po, impedì 1' assedio di Ferrara.
gì i attentati contro l'autorità pontificia e Toinato il Papa a Bologna, l' 1 1 feb-
di guerreggiare Giulio II, si trattò di braio mor\ a Correggio di 38 anni Chau-
raccogliere coli* imperatore un concilio mont, di una malattia causala dal dolo-
per farlo depone. Di già Massimiliano I re per esser incolpato d'aver fatto espu-
avea mandato Federico conte di Gorizia, gnare Mirandola. Soltentròal cornando
con i. "giugno, al sultanoBa-
lettera del dell'esercito francese Gian Jacopo Tri-
jazet n, a dolersi de' veneziani, ch'es- vulzi, già discorde col defunto. Surse un
sendo slati depressi, sarebbe tempo op- raggio di speraoia per la pace mediante
portuno che la Porta ottomana s'insigno- congresso da tenersi in Mantova, ma pre-
risse delle terre marittime de'veneziani, sentatosi al Papa in Bologna il vescovo
i quali si erano tanto spesso offerti di dar di Gurk Langio luogotenente dell'impe-
mano a cacciarlo dalla Grecia in Asia! ratore in Italia, parlò con tanta arrogan-
I turchi rigettarono la lettera, dichiaran- za in concistoro, che i veneziani doves-
do contenere tutte falsità! S'affrettò quin- sero restituire i possessi di Terraferma
di larepubblica a mandare anch'essa a per poi riceverli in investitura, che irri-
gerla e dirigerla con energia, dopo la de- a cagione del conciliabolo di Tours. I
kv-inne degli svizzeri, pieno di coraggio pas- francesi minacciando Bologna, e per le
sò Giulio II in Bologna, e vi entrò ai 22 insinuazioni de' Bentivogli comincian-
settembre. Esortato dagli ambasciatori do cittadini a tumultuare, il Papa pru-
i
alla pace, s'introdusse cj.ualche trattati- dentemente a' i4 maggio ne partì, e a'
va con Chaumont, ma gumto Chiappino 2 I passò a Ravenna. Nel dì seguente al-
Vitelli colle genti non volle venezi;ine, l'uscita del Papa da Bologna, abbando-
udire più accordi. duca di Urbino re- Il nata questa dal cardinal Alidosi legato,
catosi ad e<;pugnare la Mirandola, fatta vi entrarono i francesi co' Bentivogli. Il
piazza d'armi da'francesi, vedendolo zio cardinale celeremente si recò a notificar-
Giulio 11 che si procedeva con lentezza, lo in Piavenna a Giulio II, incolpandone
\olle portarvisi in portantina, malgrado il nipote duca di Urbino, mentre sospet- i
vane ed esperto capitano, fra la neve e gnazione uccise il cardinale. Il Papa in-
ne di Foìk da Bologna corse ad assalire tiluomo di Venezia, con far di questa una
Brescia, e favorito da' francesi ch'eransi Roma, eh' è (pianto dire si macchinava
ritirati nella rocca, per cui disponeva di d' impadronirsi di essa e di tutto il suo
I 2,000 e più combattenti, ad onta della stato ;
quindi doversi fare lega col re
più eroica difesa a palmo a palmo la ripre- per la conservazione de'propri doininii,
se.Orribile fu la strage,treraendoil sacco, come prima, altrimenti, essendo il Papa
feroci le violenze e le profanazioni per mortale, si finirebbe con rivolgersi con-
due giorni; il Grilti cadde prigioniero. tro la signoria, l'imperatore e il versati-
neziani, i quali risposero dover andare riprese Rimini, Cesena, Ravenna e minac-
d'accordo co' collegati, ed a mezzo del ciava Bologna, per l'acquisto della quale
Papa ottennero dall'imperatore la tregua e di Ferrara i veneziani a'G giugno i5i
di IO mesi. Il perchè dal re fu racco- mandarono al Papa per ambasciatore
mandato Gastone di venire a qualche
a Francesco Foscari promettendogli ogni
luminoso fatto, per cui si rivolse all'as- soccorso. Nello stesso mese in concistoro
sedio di Rai'ennn col duca di Ferraraj Giulio 11 scomunicò il redi Francia, dopo
e per aver Cardona mancato di entra-
il la qual terribile sentenza seguirono gran-
re nella cittì», si venne a quel uieinoian- dimutamenti e disturbi ne'suoi stali, in
do combattimento dell'i i api ile, in cui Lombardia e nella Liguria, e presto ne
si pugnò disperatamente, vincendo fran- i perdette la signoria. Frattanto il cardi-
cesi; ma per l'accanimento della battaglia nal Schiner o Sckeiner, che procurati
doverono piangere diversi prodi capita- Pupa n'era il coudottiere,
gli svizzeri al
sioni dell' imperatore, quale nel favorire re, insistendo per la cessione dn Vicenza
la lega non voleva rinunziare a'suoi di- e Verona, per le quali tedeschi poteva- i
ritti «ulle terre ch'egli diceva dell' impe- no togliere il passo a' veneziani per la
ro; del che altamente si lagnarono i ve- Lombardia, al che la repubblica veden-
neziani. Questi assediarono di nuovo la do che si voleva sagrifìcarla , nel fine
malmenata e illustre Brescia, e n' ebbero d'ottobre cominciò a prestare ascollo al-
Crema da Benedetto Crivelli, perciò fal- le proposizioni di Fiaiicia, scrivendo a*
lo nobile veneziano e premiato: e caduta IO dicembre al Grilli prigioniero a Blois,
Brescia, il comandante Aubigiiy la cede facesse conoscere al re quanto gradile e
airimperatore,anzichè a' veneziani, qua- i consolanti fossero le sue ottime disposi-
li non poco se ne a Iterarono. Giulio II, che zioni verso di essa, ma che base princi-
s'era fatto intanto mediatore della pace, pale della convenzione da stipularsi do-
richiedeva che i veneziani rinutizìassero vea esser la cessione di Cremona e Ghia>
un'imperatore Vicenza e Verona, e pa- radadda, luoghi indispensabili alla sicu-
gasseio 3oo libbre d'oro l'anno a titolo di rezza de'propri confini. Indi incaricò il
fallo prigioniero a Brescia, da Luigi Xll gni Irallato come ostinali nel non voler
infermo di golia a Blois, e portalo alla accettar la pace con lui, e di perseguitar-
presenza del i." ministro Roberlet, que- li coll'armi spirituali e temporali. La le-
sti gli disse: Clic il succeduto fluo allora ga fu denominata sagra, perchè doveva
«ra sialo coqUo la voloulk del re, Irasci- eombattere Io scisma e lo scomunicato
.
V EN VEN 2()7
Luigi XII. Alcuni storici vi compresero Venezia e Francia segnato a Dlois a' 2 3
i veneziani, perchè ancora non isciolli mai zo. Già il cardinal de Medici era di-
Jall'altra lego contralta col Papa. A' io venuto Leone X,egià 8 giorni dopo la
<Jicembrei5i2 nella sessione iv del con- repubblicaa' 19 avea fatto le sue congra*
che ne impedivano l'abrogazione, in ta* ga, facendovi entrare anche Firenze e Mi-
le sessione il doge Loredano s'accostò al lano, e assoldando gli svizzeri per la li-
concilio di Laterano, esecrando lo scisma bertà d'Italia, scopo di quella col Papa
del conciliabolo Pisano, e die perciò am- precedente, acciò ognuno fosse reintegra-
plissimo mandalo al suddetto suo amba* to de'suoi possedimenti, e di largheggia-
sciatore FrancescoFoscari.Per tale scisma re nelle diiuostrazioni della più osse<{uia-
Giulio mise l'mterdetto nel regno di
11 sa divozione, partecipandogli la lega cou
Francia, tranne la minore Bretagna, che Francia, per impedirla sua unione colla
perseverava nell'ubbidienza alla s. Sede, Spagna e l'Impero, che sarebbe stala l'ul-
colla sua sovrana la regina Anna. Questa tima rovina d'Italia, e invitandolo ad a-
sgomentata dallo scisma e dalle censure, derirvi. Preparandosi i francesi al riac-
essendo incinta di Luigi Xll suo maiito, quisto del IMllanese, i veneziani assolda-
sovente lo pregò genuflessa, non senza la- rono di nuovo a capitano generale Bar-
grime, a riconciliarsi col Papa, altriujen- tolomeo d'Ai viano, accolto quasi in triou-
ti provocherebbe contro se l'ira divina, né fo reduce dalla Francia ov'era slato pri-
credere se dover partorire felicemente l'e- gione, e il doge formalmente gli conferì
rede del regno; né prognosticò il falso, il bastone del comando e il vessillo, ambi
poiché sgravatasi d'un bambino, appena insegne benedette. Partilo coli' e*ercito
curare cou ogni sforzo, che non proce- fesa, fu assedialo da'fraucesi, i quali noa
desse; alla scomunica e all'iuterdeltu; e se seguirono il consiglio del Grilli d'abbat-
ciònon gli riusciva, supplicasse ilPapa ter prima gli spagnuoli. Attaccati fran- i
almeno a dichiarare vivae k'ocìs oraculo cesi a'tì giugno a Piiolta e Trecase dagli
(frase che spiegai nel voi. LXXIV, p.2 55), spagnuoli e dagli svizzeri, questi per ripa-
che i veneziani non avrebbero per esso a ivi lasciato prendere il
rare l'onta d'avere
sottostare alle conseguenze dell'atto, che padredelduca, con valore compiutameu-
sarebbe tenuto segretissimo. Mentre Giu- le li sbaragliarono e fuggendo tornarono
lio Il vedeva a' suoi piedi i più potenti iu Francia. La battaglia di Novara fu
nemici, e Luigi Xll supplicarlo di pace, una di (ptelle che d'un colpo fecero cam-
morì a' 21 febbraio ìji3; avvenimento biar la sorte d'Italia. L'Alviauo non pu-
che cantbiò l'aspetto alle cose, e la i lendo sostenersi, tornò alle rive dell'Airi-
cousegueuza iu il Irullalu d' alleanza Ira ìlq. Uulzala così laf'urluuadelduua Mas-
2ij{] VEN VEN
sititiliano, tulle le cillà gli mandarono bigoncia pronunziò un discorso, per cct
ambasciatori, offrendogli ubijidienza e cilaie a soccorrere con offertela repub-
chiedendogli perdono. Quindi le cose ve- biica , ed accorrere a Padova e Trevisq
neziane anch'esse andarono a precipizio, alla loro conservazione; ma non f.icendo
|>erdule di nuovo le terre viacquistate, e egli alcuna offerta, né mandando figli i
lì Papa slava per dichiararsi nemico, lac- in delti luoghi, come ognuno si aspella-
ciaudoii d'aver chiamali i francesi in Ila- 'va, non produsse effetto; tuttavia al cre-
ila. La repubblica pel suo ambasciatore scer del pericolo, Padova fu poi ben soc-
iuRonia Pietro Landosi giuslificò,avver- corsa di denaio e di gente, e così Tre-
lendo il Papa ondeggiante fra le parli viso. Impaziente 1' Alviano di starsene
conteiideuli, del bisogno di pace cheavea chiuso in Padova, uscì in campo per mo-
la cristianità pel pericolo sempre più mi- lestare il nemico nella ritirata a Vicenza,
iiacciante de'lurchi. Gl'imperiali di piìi e chiudergli il passo. Vi riuscì a segno,
jnibaldanzili persisterono nella guerra, e che il Cardona non ebbe altro scampo
costrinsero i veneziani a richiamare in a- se non d' aprirsi la via colla spada e di
jdtoi francesi » sciagurata politica a cui alFrontare una battaglia a' 7 ottobre nel
\edevasi ridotta, dice il prof Piomanin, Vicentino. Con)inciata la terribile e fier£|
cuni tiri di cannoneconlro Venezia, lido- Leone X, che non voleva troppo polen-
ge per la vicinanza del pericolo, salilo iu le Massimiliano I, e vedeva gravissimi pe-
V E i\ VEN .97
ricoli minacciarsi all'Europa dal nuovo pubblica gl'invio due ambasciatori, rice-
e bellicoso sultano Seliui 1, avido dì coii- vuti onoratamente e con particolare beni-
.quiste, e se non fosse slato distratto dalla gniti», a condolersi pel defunto e gratu-
guerra di Persia, già avrebbe assalita larsi per la sua elevazione, dichiarando
l'Europa. Laonde la repubblica erasi aF- la ferma intenzione di perseverare nel-
frettata a rinnovar con esso i trattali. l'alleanza, ed eccitarlo ad inviar presto
Intantp gl'imperiali non cessavanodi mo- nuove forze in Italia. Il re rispose aver
lestare il territorio veneziano, e neli5i4 sempre amato la signoria, volere in tut-
Cjistoforo Frangipane scorazzando nel to favorirla, e che in breve sarebbe ca-
Friuli, commise orremle crudeltà, ed eb- lato in Italia con l'esercito, a tal ertelto
be a tradimento Marano, silo importan- essendosi pacificalo coli' arciduca Carlo
te die alla repubblica non riuscì ricupe- d'Austria signore de'Paesi Bassi; profes-
rare.Da ciò fatto più ardilo il Frangipa- sar Francia grande obbligazione alla re?
ne occupò Udine e Cividale, e poco me- pubblica, sempre restata fedele alleata, e
no che tutto il Friuli; ma il suo orgo- perciò voler essere il nugliore suo ami-
glio fu abbassato al castello d' Osopo, co. La Spagna non volle rinnovar la
che chiude il passo in Germania, difeso tregua, e il Papa si collegò coll'mipera-
dal valoroso e benemerito Giovanni Sa- toie, vietando a'suoi sudditi di passar al
vorgnano, finché 1' Alviano lo costrinse soldo veneto. Per l'ingegno del vecchio
a levare l'assedio e volgersi in Germania, Tiivulzi e con ardilo concepimento, i
so di cacciare i francesi d'Italia, come le francesi col re, tiopo aver preso Pavia e
lece dire dal suo segretario Pietro Bem- Novara; a Lodi i ?,,ooo f.mti e 3j000 ca-
bo veneto mandalo apposta a Venezia, valli veneziani; e ilalla contraria parte,
mentre in Roma in dello anno era giun- quello composto di papali, fiorentini e
to l'ambasciatore Marino Giorgi o Zorzi. spagnuoli a Piacenza; e quello degli sviz-
INel principio delijij morto Luigi XH, zeri a Milniiu. In tal modo la sorte d'I-
gli successe il geuero e i." principe del talia e (li Massimiliano duca di Milana
s lugue Francesco che tosto assunse
1, il si liovò di nuovo dipendere ucll'alfionto
titolo di duca di Mdaiio, auch'egli per le tielle armi. Uscitigli svizzeri precipilosa-
lagioni di Valentina Visconti sua ava. menle da Milano a'i3 settembre i5i5,
Egli avea sposata la figlia Claudia, già si condussero a Malignano; il re gui-
per trattalo (ìdanzata^all'arciduca d'Au- dando la cavalleria francese ne sciolse or- I
stria poi Carlo V e suo grande emulo, dinanze e con islrage, e la notte interrup-
colla dote del ducato di Milano. La re- pe i'accatiito combaltimeuto. Questo col
2()r> V E N YEN
iwjovu giorno ricoraiucR) eoa ardore, qualificai. Ora
è pubblicala la fitit
si
di iMdico, tllarco, tolse agli svizzeri ogni tore 18 58. Ne dierouo contezza, con bel-
bj)eianza di sostenersi, e lasciando luoili le lodi all' autore, già encomiato per le
morti, pensarono a ripiegire con bella sue egregie Memorie storielle di Todi,
ordinanza [)er Milano, La vittoria de' la Cronaca di Milano de' 3o alaggio
francesi contio i valorosi svizzeri si deve 1 8 j8, a p. 578 e 58o, del eh. cav. Gan-
precipnainente all'iavitlo Aiviaao; e iu tìi; e la Civiltà Cattolica de'22 gennaio
narono alle loro case duca as- ; per cui il la propria vita. Il laudato libro è corre-
sediato capitolò, rinunziando a Fiance- dato d'ampii documenti tratti la più par-
>co 1 lo stalo di Milano e ritirandosi con te dagli archivii di Todi e di Venezia.
«;onveniente appannaggio a vivere iti Per la perdita dell'Alviaào, conferirono
Francia, ed il re fece il suo solenne in- i veneziani, col consenso del re, il co-
gresso in Milano, ove recarousi a felici- mando generale al lodato Gian Jacopo
tarlo 4 ambaicialori veneti con l'Alvia- Tiivulzi, al quale per altro non riuscì di
no. Avendo questi ricuperato Dergamo, ridur Crescia, munitissima dagli spagnuo-
mentre si preparava all'assedio di Crescia li; bensì ricuperò Peschiera, Asola e altre
morì d'anni 60 a'7 ottobre: portatoli cor- terre. Tornalo sotto Crescia la strinse di
po a Venezia, gli furono celebra te solenni e- assedio, e stava per espugnarla colla fa-
scqnie, con orazione funebre dell'eloquen- me, quando il barone di Uokendorf cou
te Andrea Navagero, e venne deposto in 8000 tirolesi l'obbligò a ritirarsi. Intan-
s. Stefano, dov'è il suo monumento sulla to Leone X, vedendo pericolare la sua
porta magnifica che mette nel chiostro. condizione, chiese ed ollenue da France-
Il senato, colla solita sua generosità, as- sco I un abboccamento a Bologna ne*
segnò alla vedova e al figlio 60 ducati primi di dicembre, accompagnando il re
mensili, casa ed esenzioni di dazi, e alle 3 gli ambasciatori veneziani. Nel congresso
figlie 3ooo ducati di dote per ciascuna. fu abrogata la Prammatica Sanzione, e
Parlando d'Alviano, patria di quest'eroe, sostituito il Concordato tra Leone Xe
nel voi. LXIX, p. 48, dissi che d Mar- Francesco Ij si mandò il cardinal Egi-
chesi nella GuUeria dell'onore ne anti- dio Canisio all'imperatore, onde piegarlo
cipa la morte, il che è errore. Imperocché a coiuporsi co' veneziani; il Papa accou-
scrissi, che Luigi XI I volle vederne il ca- senù all'impresa di Napoli, che medita-
davere f[ui mi rettifico con dichiarare
: va il re; e questi convenne al conferimen-
che ciò forse deve attribuirsi a France- to del ducato dì Urbino, che il Papa vo-
feco I, altrimenti sarebbe anacronismo, il leva dare al nipote Lorenzo de Medici,
fcuo ilegno storico poi, che vado a cele- privandone Francesco M.^ 1 della Rove-
sue adiacenze, nella più parte ripatriò e suoi slati, perciò grandi feste si fecero u
gli altri passarono a Verona. Avendo la Venezia e rendimenti di giazieaDio, eoa
lepubblica ii[)reso l'assedio di Brescia, larghe limosino a' [)overi. Il senato pre»
co'soccorsi eflicaci di Laulrec, dopo mi- sento di ricchi doni Laulrec, e il Grilli
labili sforzi da una parie e dall'altra, gli l'accompagnòsinoa Lodi. Venezia si rial-
assediativennero a patti, ritornando do- zò a novella potenza, ma le conseguenze
pò tante vicende nel dominio veneto, fa- di lauli funesti eventi, che aveano fallo
tendovi l'ingresso il provveditore Grilli Italia palestra alla cupidigia di Fiancia,
a''26maggio. 1 veneziani passarono ad as- Germania Spagna, non si polevanod'uii
e
sediare Verona, uniti a Laulrec, che poi tratto di penna distruggere; eia pace sul-
volle lilirarsi , onde potè entrare nella la carta nun era nel cuore e la coudjjt-
città il soccorso tedesco. A' i 3 agosto se- levano le passioni tlegli uomini, come
guì a Noyon la pace tra Francesco I e bea osserva il eh. Iiomanin. Leone X u
l'arciduca d' Ausilia Carlo sovrano de' istanza del doge Loredano, creò cardina-
Paesi Bassi, divenuto re di Spagna, la- le Francesco Pisani patrizio veneto, che
due mesi di tempo per aderirvi, con oh- to si adoperò a comporre le cose dell'iiu-
bligodi restituire a'veueziani Verona col peiatore colla repubblica, rinnovò con
compenso in denaro. La Spagna si ob- essa il trattalo di Luigi XII, e polè con-
bligò di assegnare una provvisione alla seguire a'3 i luglio i5i8 una tregua di
regina Caterina vedova di Giovanni d'Ai- 5 anni, ritenendo l'imperatore e i vene-
bret redilNavarra, per averla spugJiatn del ziani i pusseilimenti che occupavemo, ob-
legno per la divozione mostrata a* fran- bligandosi gli ultimi pagargli nel qum-
cesi; e Francesco 1 darebbe la sua pii- quennio 2u,ooo ducali l'anno, llesiav.i
{uogeuita iu luatrimuuioa Cario per ter- a concertarsi sui cuuiÌ!ii,ila compulsi dai-
3oo V E N VEN
l'iubiliato del re di Francia, quando Mas- tre era suo competitore all'impero gli a»
similiano luoiì a' 19 gennaioi5ig. To-
I vea scritto. » Riguardiamoci come due a--
sto si accesero vive gare per la successio- mici, che mercano i favori d'una mede-
1)6 all'impero tra il suo possente nipote sima amante; e ciascuno di noi promet-
Carlo re di Spagna, e Francesco I re di ta di rispettare i diritti del più fortuna-
Francia, die ricordava il potere di Carlo to". La repubblica inviò le sue congra-
Magno re de' franchi, il quale pel ì.° ne tulazioni al nuovo Cesare, e scrisse al suo
avea cinto la corona. Carlo come arcidu- oratore in Francia, lodando il pensiero
ca d'Austria, nella cui famiglia erasi nuo- del re, di persuadere il Papa a mandare
vamente conservata l'imperiai corona da al nuovo re de'romani la corona solo per
Alberto II del i438, e quale signore del- via d'una bolla, onde non avesse a veni-
le Fiandre era già meujbro dtll'impero, re in Italia, e che ciò si facesse con av-
per cui non avca altro principe che a lui vedutezza, e se Carlo V mostrasse vera-
competere. Ma d'altra parte lu-
jjotesse mente intenzione di venire a Roma se- ,
singavano Francesco I, oltre le mire del condo r obbligo dell' eletto imperatore,
predecessore Luigi XII, le molte amici- mai fino allora dispensato (in quell'anno
zie che manteneva in Germania, la per- l'ambasciatore venuto a Roma era Luigi
suasione che molli vedessero di mal oc- Gradenigo, successo a Francesco Donato
chio appunto quel conservarsi la corona inviato nel precedente i5i8). Inoltre la
lungo tempo nella casa d'Absburg, qua- repubblica si mostrò [)ropensa a collegar-
si fosse ereditaria, le somme infine che si col re e col Papa
a difesa reciproca, an-
profondeva a procurarsi voti degli Elet- i che contro Carlo V. Con questi intanto,
tori dell' Impero, a mezzo di Guglielmo che avea posto in campo l'aifare delTin-
Bonnivet suo favorito ambasciatole alle veslitura ripulsata diploinaticamente,rin"
corti di Germania, ma non distribuite novo la tregua quinquennale, conferman-
con prudenza. Francesco volle indaga- I dosi alla repubblica il possesso del Friu-
B"e qual fosse l'animo della repubblica in li e dell'Istria, con trattato de'3 maggio
favorirlo, ma la trovò alquanto fredda; i5ii, pel quale i veneziani cederono A-
uè meglio riuscirono suoi sforzi col Pa- i quileia e altri luoghi. Ma queste non e-
pa, il (piale se mal volonlieri vedeva il gi- rano che apparenze di pace, e nuove e
gantesco ingrandimento di Carlo, nen.- furiose guerre doveano scoppiare ad au-
meno poteva desiderare quello di Fran- mento delle sciagure d'Italia. Il trattato
cesco I, ricordevole dell'ingiurie falle da' di Noyon non era stato puntualmente e-
due suoi ultimi predecessori alla di lui seguito. Il re di Francia si lagnava non
casa Medici , e temeva che ne avesse e- fosse stato dato promesso compenso a-
il
reditato lo spirilo. Intanto raccoltisi gli gli eredi dello spoglialo re di Navarraj
elettori in Francfoi l , un esercito fallo metteva in campo nuove pretensioni sul
muovere a quella volta da Carlo sotto co- regno di Napoli, a cui Carlo V avea do-
lore di proteggere la libertà de'suffragi, vuto {in dalla sua elezione giurare di ri-
come Francesco I avea preteso da'vene- nunziare, percliè i Papi, supremi signori
ziani, fece fuggire Bonnivet a Coblentz, di esso, avevano proibito di riunirsi alia
rando il bisogno che avea di Carlo V per tiche, conosciute col nome di Protestan-
reprimere l'eresiarca MarlinoLutero, che ti (/'.) e altri. Protetto Lutero da Fede-
colle agitazioni leligiose scompigliava rico 111 duca di Sassonia (^•), più "n-
Germania, si decise d'accettare le larghe punemente predicò e propagò cogli scrit-
offertedell'imperatore, gli concesse Indet- ti i suoi perniciosi errori, fra'quali aboli-
ta dispensa, e d'aiutarlo a cacciare i fran- va il Celibato ecclesiastico e concedeva i
cesi da Milano e da Genova per stabilire Beni di Chiesa a'Iaici, quindi innumera-
rei governo del i."Francesco 11 Sforza bili ardenlissimi fautori. Leone X colla
fece lega con lui. Prima conseguenza ne tifieem, de'3 gennaio i.52 ^»//. cil., p. i ,
in Genova con soccorsi imperiali, laonde Dalla Germania i luterani libri penetra-
i francesi invitarono la repubblica a far vano nella Francia,n^\VJnglùlterra,ne\'
gliopportuni provvedimenti; e la morte la Svizzera, ne' Paesi Bassi, nella Sve-
7
di Gian Jacopo Trivulzi, malcontento di zia, nella slessa Spagna ( '.), da per lut-
Francia per essersi inimicalo con Laulrec, to venivano sequestrali, bruciali ,
ma il
da lui studiato, contribuì non poco a ren- zionicommerciali colla Germania eaven-
dere aucoi' più mal disposti i luilunesi ver- do dimora io essa Icdeschi, non potcvn i
3o?. V E N V EN
niidnrne immune, ed o'aG ngos^o i Tao to d'indifferenz;!, tra la quale e li Uillc-
pagale, come suole sempre avvenire de' vo delle sue opinioni religiose, fino a tan-
libri posti iiW fiiflice de libri proibiti, per- to die queste non degenerassero in iscan-
ciò appunto tanto più ricercati, e per chi dalo pidjblico o in alti altentalorii alla
non deve confutarli o co'ioscerne a buon religione dominante. Di conformità a (pje-
fìne gli errori, per riprovevole curiosità, sto principio op|)oueva la repubblica luu-
Certameule gli avrà letti quel traviato fr. ga resistenza ad ammettere l'inquisizio-
Andiea da Ferrara, seguace di Lutero, ne, e quando pur alfine l'accellò fu sol-
che audacemente con pubblico scandalo tanto con certe strette condizioni e colla
predicòsur un pogginolo in campo s. Ste- continua vigilanza de'magistrati, incari-
fino, sparlando del Papa e della Corte caudone anzi in ispecialità il doge, capo
ili A'o///^/, del cui vocabolo anche nel voi. responsabile ed il 20 marzo
tlello slato,
i]t\ lidia IO non fosse causa di far con- prigione slcnrn e forle, npparlnta dagli al-
tlaiinaie o vergognare alcuno, sen7a , o Iri prigioni per altri delitti e sottoposti a
con minima colpa". Più esempi riporlo grave ammenda pecuniaria. Ammessa
il RoDianin della mitezza e della
prof. l' inquisizione (con quella famosa condi-
cnuta procedura del governo veneziano, zione , che non fosse valida sentenza al-
anclie co'Iuterani (nille discussioni tenu- cuna del s. ndizio alla quale non avesse-
le nel senato e dell'apprensioni di Paolo ro assistilo colla presenza loro i genti-
III per l'ammissione in Venezia del i." luomini die n'avevano l'incarico) veniva
residente inglese eterodosso, parlo nel do- in massima ammesso altresì, almeno^^rr
forma, il rogo; quanto poi all'adoperar-
gado 79.°), e delle COI rispondenti lagnao-
ze e querele falle da'Papi e da'pp. inqui- Io, era ben allra cosa, riè se ne lia nie-
sitori, come di Giulio III contro gli ere- moria in Venezia «Ben è vero che l'am-
lici, quale nel i55ofece calde limo-
il basciatoie Paolo Tiepolo diceva nel 1 566
stranze all'oratore Matteo Dandolo, a cu- a Papa Pio V, che si lagnava della mi-
slodire Venezia acciò non s' infettasse lezza dell' inquisizione negli stali vene-
di errori ereticali, gravandosi che laici i li: rrz: ^oi usiamo piìi elletli the dimo-
fossero in tali materie rongiudici cogli stralioni,non fuochi el fìame ma far ,
ecclesiastici. Ciò die motivo alla bolla moiire secrelamenle chi merita, -zz ma
pubblicata dallo slesso Giulio III, contro queste parole chi lueritn lasciano, com'è
i secolari che s' inlrometlono nel cono- manifesto, campo assai largo all'azione
scere i punii di Eresia. Neh 564 Pio IV del governo, e basta esser un poco ver-
disse all'ambasc iatoie Giacomo Soranzo, salo nella diplomazia veneziana, special-
che la signoria era siala sempie troppo mente nel secolo XVI, per conoscere co-
indulgente nelle cose d'eresia occorse in m'esso di frequente soleva cedere nelle
Venezia, Verona e Vicenza. Bramò che forme, e soddisfare colle parole, pur ser-
si mostrasse più severa, e adoperasse mi- bando a se inlalto il diritto, libera 1'
a-
gliori rimedi.Lo sialo della repubblica zione; e infine i lesti de'docninenli che
essere da più bande vicino ad eretici, do- riferiamo, e iy'^7///Htteslaiioche tali mor-
vcrsi perciò slare in buona guardia, ac- li segrete ben poterono essere foisequal-
ciò non vi entri lai peste, e quando alcu- che rarissima eccezione, non mai sistema
no venisse scoperto infetto d'eresia si pu- nella procedura contro gli eretici". Nel
nisse acerbamente; poiché sapere, in Pa- i588 Sisto V essendosi lagnalo de'porla-
dova pure essere slati lo Ilei ali degli sco- menti della repubblica, sorridendo li'^iiose
lari ledeschi aperlamenle eretici, quali i il cardinal Farnese:» PadreSanlo, que si-
infellaiono allri. Laonde il consiglio de* gnori governano il loro stalo colla regola
Dieci a dare qualche soddisfazione al Pa- «li slato, e non con quella dell'uflizio del-
di partirsene enlroi5 giorni dalla pub- d'aver voluto metter mano sopra un e-
blicazione del decreto, e con minaccia brep, altro di Padova perché voleva ob-
che lornaudO; sarebbero linLbiusi io una bligar gli ebrei ad andare alla predica, e
3o4 V E N V E N
rimproveri ebbe pure un predicatore, per mantenne sempre cattolico, le sue oppo-
avere dal pergamo inveito contro di es- sizioni a Pioina non portarono alcuna
si. Sebbene le leggi per gli ebrei erano alterazione nella fede; mentre Germa-
in generale restrittive, umilianti, cuoie nia, Francia, Inghilterra, Fiandra, an-
altiove, sempre però ne furono tutelate davano sossopra a causa della sedicente
le persone e le sostanze, osservate le con- riforma, e questa, a malgrado delle per-
(lolle, ossia gli accordi fatti con essi per secuzioni e delle carnifìcine, vi metteva
una temperarla ditnora, di che feci pa- radice. Però delie benemerenze de'Papi
iola parlando de'medesimi nel § XIV, u. per preservare I' Italia dall'eresia, in
5; fu loro amministrata imparziale giu- più luoghi ne ragionai; e se l'errore si
stizia, non fu n)ai permesso alcun atto di radicò negli altri stali, fu colpa de' go-
violenza o d' insulto contro il loro cullo vernanti, o perchè distratti dalle guer-
e i ricompensarono con
riti religiosi; si re e dalla politica, o per la cupidigia
privilegi ed onori quelli che per qualche d'impossessarsi de' b-'ni ecclesiastici, ol-
utile recato alla repubblica si distin- tre altre passioni, il tutto narrato e de-
guevano. Kel 1490 1' ingegneie Alber- plorato aloro articoli. Di più debbo ag-
ghettiavendo ideato un nuovo mecca- giungere, che in diversi tempi in V^ene-
nismo e pensando unirsi per l'esecuzio- zia e altri luoghi del dominio, essendosi
ne con alcuni ebrei, domandò al colle- maritate molle donne cattoliche con te-
gio se l'ordinanza 19 marzo i4'4 'C' deschi acattolici, ed avendo procreato de'
Jativa a'privilegi era anche ad essi appli- figli, questi ftu'ono allevati nella religione
cabile, al che ottenne in risposta: « Che materna, ch'è l'unica vera. In tali condizio-
quelle concessioni di privilegio estenden- ni e fra diverse guerre trova vasi avvolta
dosi a chiunque inventasse qualche no- l'Europa, quando a' 22 giugno \^ii
bile e utile opera, intender doveasi sen- il doge Loredano d'anni
cessò di vivere
za eccezione tanto di veneti come di fo- 84,090 secondo il suo biografo, lascian-
restieri, si di cristiani come di ebrei, do ottima fama di se, e consolato pochi
infine di chi si fosse di qual pur siasi cit- d'iprima della sua morte dalla nascita
tà o sella ". Nel i533 il consiglio dei d'una nipote in 4-" generazione. Kelli
Dieci concesse a Calo Calominos medico sono particolari descritti tlal piof Pio-
i
ebreo, modo di mantenere suo figlio agli manin dopo la sua morte, e l'esequie,
studi, et a farsi un homo allo al servi- non che le cerimonie seguite nell'elezio-
gio di qucsla indila ciltà. Nel i65o si ne del successore. Egli dunque narra, che
concesse privilegi ad ebrei che inventa- raccoltasi tutta la signoria, furono fatte
rono e introdussero a Venezia la mani- suonar a i4 ore le campane di s. Marco
polazione del sublimalo corrosivo. Era 9 volle, e cos\ quelle di tutte l'altre chie-
tale la hberlà d'azione, volutasi sempre se; fu spezzato l'anello col sigillo ducale
conservare dal governo, che nell'agosto portante l'epigrafe: Volunlas Senatus j
i564, non ostante il decreto nominato eletto vice doge il [)iù vecchio consiglie-
del precedente aprile per compiacere al ra Battista Ei izzo e fatto far l'anello da
Papa, scriveva a'grigiooi venissero pure bollare in cera collo steoima di lui, con
a negoziare in Venezia senza alcun ti- lettere morte del doge
annunziandosi la
ntore dell'inquisizione, coutermaudo il a tutte le tene suddite. Gli uomini del-
precedente loro promesso, ed anco nel l' arsenale assunsero la guardia del pa-
resto dello stato, purché vivessero mo- lazzo, nel quale rimasero, secondo la leg-
destamente senza dare scandalo. Con- ge, consiglieri e
i capi di Quarantia i
clude il prof, tìoinanin Eppure ciò non : fino alla creazione del nuovo doge. Il
pertanto il governo della repubblica si defunto litri) fu portalo la sera stessa nel-
,
V E N VEN 3o5
la sala del Piovego, coni* eia cosluiiie, doge), i capitani e i gaslaldi, So uomini
uia nella niatlina seguente, collocato su da mare , ciascuno con torcia di libbre
alto palco, e guardato da 22 gentiluo- IO. I fratelli della scuola portavano su
niiui vestili di scarlatto a indicare che, aste lo scudo dei doge voltato, che poi si
s'era morto il doge, sussisteva la signo- depositava nella basilica di s. Marco. Per
ria. Fu a tulli llbeio il vederlo, ma il ultimo veniva il ballottino (cioè quello
corpo troppo elevalo non si scorgeva. Si che da fanciullo a vea estratto le palle nel-
il cuscino e il berretto ducale, gli speroni bunale o trono coperto di tele nere, ed
disposti come li avesse a'piedi, e la spada in nero era pur parata la chiesa tutta,
dorata dalla parie della mano sinistra. con gran numero di candelotti intorno
Intorno al feretro ardevano grossi ceri, ul sito ove fu deposta la bara. Alienlra-
e nelle panche attorno sedevano 28 pa- ta del coro era un gran pulpito coperto
trizi vestiti di paonazzo. Postasi in movi- di velluto nero colla figura di s. Marco
mento la comitiva, precedevano la pom- in oro, dal quale pronunziò l'orazione
pa funebre iig gonfaloni delle scuole funebre l'eloquente Andrea Navagero,
piccole, ciascuno Ira due o quattro tor- istoriografo slipendialo della repubblica,
cie su candellieri dorati; venivano poi ambasciatore nella Spagna e Francia.
le scuole de' BaLudi o flagellanti, por- Poi il patriarca salilo al tribunale comin-
tando 24 candellieri d'oro (sic) ciascu- ciò l'uffìzio, ed i figli e i parenti co' se-
na; indi tutti frali mendicanti e con- i natori andarono nelle loro barche a casa.
ventuali di Venezia e Murano, i canonici Ad onta della grandissima calca del po-
regolari , tuli' i monaci bianchi e neri polo tutto procedette con ordine. Nella
le iX congregazioni del clero, il capitolo stessa chiesa al Loredano fu eretto uu
della cattedrale, quello di s. Marco e 100 grandioso e ricchissimo mausoleo colla
preti con ceri di libbre 4 l'uno. Seguiva statua del doge sedente in Irono, avver-
la scuola della Misericordia, a cui il doge tendo il Zanotto ch'è sbagliala l'iscri-
avea appartenuto, con 100 torcie su can- zione sepolcrale per errore dello scalpel-
dellieri neri, colla sua Croce tra 4 ceri lino nel numero dell'anno di sua morte,
dorali su candellieri dorati; venivano che anteponendo la sigla 1 all'ultimo X
successivamente coinandadori
i vesti- par decesso nel i5i(). Il Casoni rilevò
li di /;mw, gli scudieri del doge e i fa- che ne'28 anni di questo principato, pie-
migli con mantelli neri, gli scrivani delle nodi memorabili avvenimenti e di guer-
ptigioni (perchè le carceri spettavano ul re, in tanta distrazione di denaro, au-
VOL. XLII. 2 j
3oG V E N VEN
mento di flotte, l'incendio dell'arsena- fu stretta la lega di Cambray a totale di*
le, l'infezione forse epidemica del i5io struzione della potenza de' veneziani, i
ch'eltbe a un tempo 20,000 malati, il cui padri colle loro deliberazioni ripa-
terrenjolo fortissimo del i5i?. per cui raiono, senza punto scemare di corag-
caddero case e campanili, e lovesciarono gio e di perseveranza; che anzi, toltone
5 statuedall'allodegli obelischi che coro- forse il tempo della guerra famosa di
nano la chiesa di s. Marco; l'incendio ile' Chioggia, in nessun'altra epoca della lun-
logenntiioi 5 i4!Linode'più vasti che pa- ga e luminosa sua storia, Venezia ebbe
tì Venezia, poiché arse lutto Piiallo; non- a porgere eguali o simili [)rove d'incon-
dimeno Venezia colla condotta eroico- cussa fermezza, di finissimo accorgimen-
politica deUenato,emersecon gloria ede- to. » Malagevole infatti sarebbe decide-
coro dalia fiera procella suscitatale dal- re, se più n)eritassedi lode e di ammi-
la lega di Cambray, pugnò con poderose razione, quando animosa, senza nume-
armate, imperturbabile e coraggiosa, ed rare i nemici, accingevasi a difendere io
aggiunse a' suoi fasti altri splendidi atti giusta guerra il proprio diritto; o quan-
di patrio eroismo, registrali dalla storia do, abbandonata dalla foituna, non di-
a caratteri indelebili, da restare esempio sperando mai della propria salute, re-
a memoranda lezione di saggezza, costan- stringeva la difesa a' più vicini dintor-
za ed antiveggenza. Inoltre nel medesimo ni della metropoli; o quamlo, mostran-
burrascoso dogado Venezia si continuò ad do d'inclinare più all'uno che all'altro
abbellire, vide sorgere in Rialto la lunga de' suoi più potenti avversali!, s' indu-
serie de' fabbricali che si estende da quel striava di dividerne gl'interessi, e di su-
poutealla chiesa di s. Giovanni, ed il mae- scitare ne' loro consigli il seme delia di-
stoso e imponente foro IMarciano, mira- scordia; o quando, giovandosi de'Ioro
colo dell'industria, prodigio dell'arte, errori, ed in ispecie di quelli grossissimi
ebbe nuova decorazione co' 3 piloni di dell'imperatore, ch'era il celebre IMas-
bronzo esistenti, e in cui è l'effigie del similiano senza denari^ passava ad uà
Loredano. 11 Moschiui lo celebra im- tratto dalle difese alle offese, e riconqui-
perturbabile e di mente ognor serena, e stava, quando altri lo avrebbe creduto
dice che a suo tempo piombarono tante meno, la massima parte del dominio per-
forze congiurate contro Venezia, la qua- duto. Per tal modo, collo stupore di tutti,
le. per 8 anni si sostenne combattendo; Venezia usciva da queldisastrosocimenlo
edopo averle stancate conseguì una pace ed ingannava le temerarie speranze del-
che le lasciò quasi intero il patrimonio l'Europa armata a suo danno. E sebbene
di sue Provincie. Ma nel corso di sì lun- costretta, per conseguire la pace, a sagrifi-
ga lotta, Venezia non curò sagrifizio di care le più recenti conquiste da lei fatte ir»
vile e di ricchezze, mantenne fermi i pet- Italia; . .. così splendida non pertanto fa
ti nel coraggio, tranquilla ne' suoi pen- la gloria di questa sua in) pavida resisten-
sieri, e usò ogni maniera di accortezze za, che maggiore non ne avrebbe raccol-
e colse ogni occasione che le si offrì op- ta dal più illustre trionfo. Ma questa glo*
portuna, o a scampare un disastro, o a ria erasi mercata a gran prezzo: ne pe-
minuire una perdita,o a cogliere un van- rizia di governo o fedeltà di suddito po-
taggio. E io questo laodo Venezia fissò teano far isparire rapidamente le traccie
un'epoca gloriosa non solamente per la del sofferto disastro. Se non che le repli-
storia patria, ma per la storia delle na- cate sventure, anzi che abbatlere gli a-
zioni delmondo. A rroge quanto ne fa os- nimi de' governanti, li aveano a maggior
servare il conte Girolamo Dandolo par- forza ritemperati; a quel modo mede-
lando dell' infaustissimo 1 5o8, nel quale simo che il crudo governo fatto delle prò-
YEN YEN 307
vincie da' cnpi delle schiere nemiche, ne dal doge a Natale a tutte le oiagislratu-
a vea rinvigorito l'allttlo al legillimo prin- re,come già dissi nel ^ XVI, n. 3, fosse
cipe; di che Brescia, sopra lulti, fu esem- a quelle sostituita una moneta d'argen-
pio noliiiissicno, piincipahssiinu. Ond'è to del valore d'un 4-*'di ducato. Così an-
che divenuta più intima 1' unione fra che questo ricordo democratico de'primi
principe e popolo, e più pronto e spon- leajpi della repubblica, si cambiava in
taneo il concorso d' ogni ordine a tute- una fredda istituzione aiistocratica, e lo
lare, per quanto sta in poter degli uma- rimarca il Romanin medesimo.
ni, l'indipendenza e l'onor della patria, 2 5. Anlonio G rimani L.Wl^ I doge.
]a grande sapienza politica degli ottima- Il suo biografo eh. Casoni dice che in que-
meno dopo confessato; stante la dilfl- librarono su giunta lance le cause de' di
colla d'avere il numero occorrente d'o- lui luancamenli cogli effetti del patrio
selle (uccelli silvestri) solile dispeusaisi suo zelo, e cou duovo ed unico esempio
3o8 V E N V EN
dierongli perdono, il richiamaioiio a Ve- no, Ferrara, Mantova, Firenze ec, oltre
nezia, e gli ridonarono la vrsle piocnra- l'iroperalore. Nelle ore pomeridiane de!»
lolla della (juale era sialo per disonore lo slesso G luglio, il doge discese co'qua-
svestilo, ed essendo procuratore fece re- ranlunoeco'parenti in chiesa di s. Marco,
staurare il campanile di s. Marco, la cui ove montò sul i.°poggiuolo,e dallo slesso il
cimaavea rovinata il terremoto de' ^3 senatorErizzo anziano pubblicò il seguen-
marzo 5 o. Ma la fortuna non si slancò
i i te bando : « Essendo defunto il serenissi-
questa volta di favorire il vero uieritu; e mo Leonardo Loredauo,
principe nostro
«pjelle voci medesime che 20 anni prin>a e volendo opportunamente la signoria
l'aveano dichiarato colpevole, lo acclama- nostra provvedere di successore, ha eletto
rono poi capo della repubblica, benché col senato suo in principe nostro il se-
nella gravissima età di 87 anni ! Raccol- renissimoed eccellentissimo AnlooioGri-
tisi i quaranluno per la sua elezione, a'4 mani qui presente, le virtù e degne con-
luglio 52 I già nella sera correva voce
I
,
dizioni del quale, mediante la divina gra-
di sua esallazione, e senza essere vero nel- zia, sono tali, che grandemente si deve
la seguente mattina n' era piena tutta la sperare il bene e conservazione dello sta-
con 27 voti lo fu a' 6, e tosto
città; bensì to, ed ogni comodità sì pubblica come
occupòil lupgodi mezzo, ricevendo le con- privata, la quale assunzione a letizia e
gralulazioni degli elettori. Suonato il consolazione di lutti vi è significata, ed
campanello, entrarono due gastaldi del acciocché quello voi riconosciate per pi iu-
doge che stavano alla porla del luogo cipe e capo vostro". Dipoi soggiunse il
dell'elezione, specie di conclave, e per- doge. Eroiche alla Divina Maestà era
ciò fu loro ordinato sparecchiare le men- piaciuto metterlo a tal grado, profnet-
se in cui gli elettori aveano desinato, e teva abbondanza, giustizia e mantener
preparar! facchini pel trasporto de' loro pace, che se fosse mossa guerra alla re-
forzieri e de' materassi su' quali aveano pubblica l'avrebbe fatta gagliardamente
dormito. Vestitosi il nuovo doge di da- e recandovisi in persona. Tulli allora co-
maschino cremisi, e con berretta di raso minciarono a gridare J^iva. Il doge di-
del medesimo colore, ricevè i consiglieri e sceso dal pogginolo, co'quaranluno an-
i capi de' Quaranta al tocco della mano; dò air aliare maggiore di s. Marco, ove
e con essi, co' quaranluno, gliavogadori baciò il canonico anziano, eh' era pieva-
e i capi de'Dieci, si recò il doge dalla sa- no di s. Silvestro, e gli die l' investitura,
la de'Pregudi a quella del gran consiglio, e giurò sopra il messale di conservare lo
accompagnato da donzelli con ventagli stato e l'onore della chiesa del Santo, ri-
che gli facevano fresco, e lutti accorreva- cevendo poi dalle sue mani Io stendardo
no in piazza, in chiesa e nel palazzo, sti- rosso di s. Marco, che trasmise all'am-
mandosi 5o, 000 persone. Fu suonalo il miraglio dell' arsenale. Poi recatosi alla
campanonedi s. Marco e per tulle le chie- scala del coro, sah nel solito pulpito di
se, alla sera furono fuochi e suoni di cam- legno detto ^j02Sc'/to,ilipinlo in rosso col-
pane, e così per 3 giorni. La signoria fe- la figura di s. Marco, ed in esso fu por-
ce tosto coniar monete col nome di An- talo da' marinai io giro per la piazza di
tonio Grimani Doxej fu falla la bolla di s.Marco, spargendo il consueto danaro al
piombo, e si scrissero lettere a nome di popolo. Sulla scala di pietra del palazzo
sua serenità a tutti i rettori, avvisandoli ducale poi detta dei Giganti, sul piane-
della segiìita elezione, e che facessero suo- rottolo superiore ivi e pel ••"gli fu da
ni di caropane e fuochi per 3 giorni ; al- Antonio Giustiniani imposta la veste di
tre lettere si mandarono a Pioma, Fran- tela, e dal suddetto Erizzo la berretta du-
cia, Inghilterra, Ungheria, Napoli, Mila. cale ornata di gioie, che couservavasi nel
VEN VEN 3o9
lesoi'o della basilica, colle parole: Acci- si potesse, f.irebbe gagliardamente la
pc Coronarli Dncaltis rcncliarum. Dal guerra, olfrendo la sua persona in mare
2.° arco del palazzo, il tioge parlò di nuo- e in terra. Dopo di che si assise e fu
vo al popolo, ripetendo quanto avea del- c<jminciato a dar corso agli alTari. Ma la
lo in chiesa, e si ritirò poi colla signoria pace ch'egli erasi prefisso di conservare
nella sala del Fiovego, ove sedette come al suo popolo, non era in suo potere, e
doge, intanto die il suo nipote Marco troppo erano complicate le cose d'Italia,
Giiniani, dal poggiuolo gettava denaro troppo viva la parte che la repubblica
al popolo, come pur faceva l'altro nipo- era ormai nella necessità di prendervi,
te IMarin dimani patriarca di Aquileia. perchè evitar potesse lo scontro delle ar-
Infine il doge si ritirò a riposare nelle sue mi. Le truppe francesi erano entrate nella
stanze, e tulli partirono dal p;dazzo. Con- Navarra, perchè Carlo V non avea dato i
tinuò per altro 1' allegrezza del popolo, a compensi stabiliti nell'accordo di Noyon;
cui il doge die quanto aven di Farine, vi- e dal canto loro le truppe imperiali erano
no, altri commestibili e legna nella sua penetrate iuFrancia. Intanto venne segre-
casa a s. Maria Formosa. I fruttaiuoli del- tamente a stringersi un'alleanza tra Leo-
1 > città furono in collegio eoa trondie e ne X e Carlo V contro Francesco I, ad
pilFeri a presentare al doge un melone onta che i veneziani avessero fatto di tut-
per ciascuno, ed erano più di i3o, che to per conservargli la buona intelligenza
il doge mandò a' consiglieri e altri ma- col Papa. Seguì il trattato, secondo Mu-
gistrati, e così fecero i fruttaiuoli di l*el- ratori, l'B maggio i52r,e ne furono le
mitiva alla messa in s. Marco. iXel pome- ad Alfonso I, e formare uno slato nel re-
riggio raccoltosi il gran consiglio, v'inter- gno di Napoli ad Alessando naturale del
venne il piincipe e con lui il figlio Vin- defunto Lorenzo de Medici. Nella lecia
cenzo; altro vivente era il cardinal Do- vi entrò poi anche Fu'enze. Tutto fu com-
menico. Qu;mdo il doge fu vicino al Irò binato dalla destrezza di Girolamo Mo-
no, levatasi la berretta, genuflesso pregò roni gran cancelliere di Francesco !I,
Iddio con fervore, perchè lo facesse se- del quale riparlai nel voi. LXXXV, p.
dere buon'ora; atto che cotnmo^se
in I o e seg. col conte Tullio Dandolo e al-
ìua a\ g\\c\o (iìiiinnìazz(7,arnr?iazza, eie- loro slati, da cui erano slati cacciali. Go-
dosi a Bergamo le genti venete cbe accor- Papa il cardinal vescovo di Tortosa (^'.),
revano all'aiuto di Milano. Ciò avvenne Florenzi d'Utrecht, non conosciuto e as-
a' ig novembre i52i, entrando Irion- sente dal conclave per governare la Spa-
fanti nella città il cardinal de Medici co' gna per Carlo V già suo discepolo: prese
capitani degli eserciti, fra le grida del pò- il nome di Adriano VI, ed io procurai
polo: Chiesa, Chics/t,Tinpero, Duca, Pai- propagarne le virtù poco note, per le ca-
/c (per lo slemma Mediceo da cui era for- lunnie di cui fu segno, sia per ignorare
malo). Seguendo l'esempio di Milano, si le costumanze romane, sia per volere ri«
arresero agi' imperiali e a* papali. Lodi furmare gli abusi, sia anco per la sua
e Pavia, Parma e Piacenza che si dierono parsimonia e austeri costumi. Fece il suo
a" ministri del l'apa; ed in breve quasi Roma a'29 agosto. La repub-
ingresso in
lutto il ducalo di Milano venne in potere blica nelmarzo 1023 mandò a prestar
del suo antico signore. Una sola giornata, ubbidienza ad Adriano VI, patrizi Mar- i
VE N VEN 3 1
e tiratolo a se gli baciò le gote con volto banzosi volendo per se tutto l'onore, ri-
allegio e umanissimo. Trovo ancora nel ausarono ubbidire, e marciarono verso
Pieumont, che nello stesso 132 3 furono la fanteria tedesca di Frundsber"' e la
quindi ambasciatori, sti aordinario Pie- spagntiola del Pescara. Ad un tratto però
Ito Pesaro, e ordinario Marco Foscari, 22 de' loro capitani e più di Sooo sol-
perciò avrà pronunziato il suddetto di- dati vi trovarono la morte. I veneziani
scorso. Il ritardo di Adriano VI in por- balteronogli spagnuoli di fìanco,Lescu si
tarsi a Roma, disordinò le forze pontifìcie aprì la strada verso il forte, ma la "ior-
in Lombardia, ed il maresciallo Lautrec nata della Bicocca era perduta, e gli sviz
che teneva ancor guarnigione ne'castelli zeri non pensarono che a ripatriare; al-
ti: Milano, Novara, Pizziglietlone, Gre- Ireltanlo fecero gran parte de'francesie
mona e altri luoghi, con tutto il litorale de' loro capitani. Benché quanto vado a
del La^o Maggiore, avrebbe potuto pio- nainare dogado seguente, per
spetti al
filtarne, ma u)ancava di denaro; adima- non interrouipere le cose di Lombardia,
va però genti e a'^pettava il Gritti co' ve- qui lo riferisco. Trionfando l'armi ira-
neziani eil Trivulzi riscattato con 20,000 peiiali,il marchese d'/Vvalose il Colonna
ducati d'oro. PiONpero Colonna tnanda- a' 3o maggio s' impadronirono di Geno-
{le nere, a cagione di sue squadre, pel ri- gnoria suprema di Carlo V, e con di lui
ferito nel voi. LXXVllI, p. i52. Tulio gran vantaggio, perchè tolse alla Fruii-
3 1 a V E N VE N
ci.i lì po'isibililà Ji soccorrere la Lom- tore, a ciò sollecitataanche da Enrico
!.i;u din. Età allora in vinggio Adriano VI Vili re d' Inghilterra. Il Novaes nella
per recarsi a Roma, ed a' 20 agosto ap- Storia di Adriano FI, dice che separò
prodando in Genova, tutta sbalordita e dalla lega co' francesi veneziani, qua- i i
doh^nle pel sofferto, si recarono a osse- li all'opposto fece collegare contro i me-
quiarlo duca di Milano, Pescara e Co-
il desimi con Carlo V, col fratello Ferdi-
lonna, con Antonio di Leiva o Leyva ua- nando arciduca d'Austria, e con France-
varrese capitano spagnuolo, tutti abbrac- sco duca di Milano; lega dal Papa so-
li
ciali dal l'apacon volto sereno. Ma quan- lennemente pubblicata in Roma in s. Ma-
do domandarono 1' assoluzione delle in- ria Maggiore a' 5 agosto iSaS, in Ve-
corse censure per la devastazione di Ge- nezia a' 5 pure con grande solennità. Al-
I
nova, il rigido Adriano VI ricisatnenfe trettanto leggo nel Rinaldi, per cui i fran-
lo negò, come afferma il suo famigliare cesi esistenti nel Cfistello di Milano, ve-
Oiiia presente, Descrizione del viaggio dendosi vieppiìi'strelti, senza speranza di
di Adriano VI dalla Spagna a Roma. soccorso, s'airesero agi' imperiali, salve
Continuando le pratiche della repubblica le persone e le robe, e fu dato subito al
coli' imperatore, a mezzo dell'oratore duca, ritirandosi i francesi al di là de'mon-
Gaspare Contarini in Brusselles, perchè ti. Nel precedente trattato de' 29 luglio
le cose fossero restituite al pristino slato, erasi stabilito tra la repubblica e Carlo
e riavere quanto possedeva prima della V, coir adesione dell'arciduca fratello,
guerra, il grancancelliere cesareo sorri- e compresoli duca di Milano: La repub-
dendo rispose che Carlo V sarebbe assai blica continuasse a due do- possedere i
troverebbe che alla 1/ origine dell' im- l'Inghilterra lasciavasi luogo d'accedere
pero primi imperatori furono occupatori
i al trattato. Per la difesa dello stato di Mi-
di quello d'altrui. Tuttavia non lascian- lano terrebbe sempre il duca in tempo di
do il veneto ambasciatore di fare ogni pace 5oo uomini d'arme, così i venezia-
sforzo per condurre a buon esito le trai- ni, dovendosi accrescere in tempo di guer-
lalive, insistendo sul nqn potersi raaiicfir ra colle convenienti artigliere; lo stesso
di fede a'francesijgli disse Carlo V: Che facendo Carlo V per l' eventuale difesa
non era possibile la signoria potesse sod- dello stato de' veneziani. Vietati al nemi»
disfare iti un medesimo leinpo a due ch'e- co i passi e le vettovaglie; e dovere la re-
rano grandissimi nemici tra loro. Infatti pubblica mandare all'uopo 2 5 galee ia
le pratiche coli' imperatore aveano in- difesa del regno di Napoli, qualora non
sospettito Francesco I, ma per le spiega- si trovasse in guerra col turco. Furono
zioni del senato si mostro soddisfatto, e ne nominati comuni amici i re di Polonia,
lodò il conlegno, confortandolo a restar Ungheria e Portogallo, il duca di Savoia,
fermo nella lega.Inseguilo, osservando la Firenze, la casa Medici, il doge di Ge-
ripubblica grande incertezza nelle riso- nova, il marchese di Monferrato. Il Pa-
luzioni del re, cominciò a mostrarsi più pa e il re d' Inghilterra si dichiararo-
inclinala ad un'iutelligeuza coU'impcra- no custodi e conservatori di queste con-
VK N V E N 3i3
venzioni. La repuhblicn venetn mandò lo perla trattazione degli affari. Ma poi
anibnsciatori a Carlo V, e all'arciiltìca il soklano vedendo farsi sempre più vi-
Ferdinando per avergli il fratello ceduto cina e minacciosa la potenza ottomana,
le proviricre austriache; e si giustificò a' osò affrontarla e fu la sua rovina, poi-
^o luglio con Francesco I della necessita ché V Egitto sotto il suo successorediven-
in cui si trovò di venire a questa pace, ne nel 1016 provincia dell'impero di
per la tardanza de'soccorsi francesi, e per Turchia, e la dinastia de' mamelucchi
le ammonizioni fatte da Adriano VI, che resiò spenta. Alla fama di tal vittoria ri-
(Iti turco farsi sempre maggiori, e ogiior tarini e Alvise Mocenigo a congratular-
crescere i suoi progressi. La pace dunque sene, e notificandogli di avere ordinato
de'veneziani fu agevolala dagli avveni- a Cipro il pagamento a lui del tributo
menti di Levante, ed anche dalle confu- fino allora corrisposto al sohlano d'Egit-
sioni in cui era in preda la Germania to, e domandarono fosse loro, come pri-
per opera del novatore Lutero, la cui a- ma, assicurato commercio in quelle par-
il
fare la guerra al Papa e al turco, come tembre. Dipoi morto nel i520 Selim I,
rilevai nel voi. LXXXI, p. 320. Dopo il gli successe il figlio Solimano li, il più ce-
per aver sussidii durante la lega <li Cain- pubblica a' 1 4 maggio i52i spedì Mar-
hray, altro di notevole non offrono le re- co Minio a congratularsi .della sua as-
lazioni fra la repubblica e l'impero otto- sunzione all'impero, ad appianare le in-
mano pel resto del regno di quel sultano. sorte differente, ad ottenere compenso
]\Iorto nel i5i2, il figlio e successore Se- ili alcuni danni, ma specialmente a rin-
tonio Giustiniani, pe' ringraziamenli e rie e della presa di Belgrado mandò l'an-
congratulazioni, e con trattato de' i 7 ot- nunzio a Venezia. Inili si propose d'im-
tobre si rinnovarono le precedenti stipu- padronirsi di Rodi, onde por fine alle
lazioni, senzaperò ottenere qualche nuo corse de' cavalieri gerosolimitani, libera-
va concessione, come per la testimonian- re ta\iti schiavi turchi, tener aperta la co-
za de' cristiani contro i turchi, pe' testa- municazione coll'Egitto, e sicuro a'mao-
menti de' veneti, e di prolungare a nu meltani il viaggio religioso de'peliegrini
quadriennio la durata del bailo in luogo alla INIecca ; lavar infine la macchia che
di 3. Già fino dal i5i2 avea la repub- alla gloria di Maometto 11 era venuta
blica mandato al snidano d' Egitto l'am- dall'infelice tentativo contro quell'isola,
bisci atore Domenico Trevisan, il cui e poter dire di aver soggiogato Celgrailo
figlio scrisse dal Cairo un interessante e Uoili, creduli fino allora Jjaluardi ine-
ragguaglio delle ceremonie e delia pom- spugnabili della cristianità. Al i.^annuu-
pi di quella corte, e dell' onore fatto al zio (li ([uesto movimento, il senato dio
padre, nel consegnare la lettera della si- sue istruzioni al capitano generale di ma-
gnoria scritta in lettere d* oro, e sigil- ri; Domenico Trevisan per evitare ogni
Kita pur d' oro, e nelle udienze ricevu- scontro, e solo attendere alla custodia del-
3i4 VEN V EN
le terre venete, massime di Cipro. Del mento, peto scusali da Vincenzo Pimpi-
lesio nulla poteva fare la repubblica a nello nell'orazione declamatoria pronun-
iliCesa tle' cavalieri gerosolimitani; im- ziala in Rouìa, videro il loro commercio
iKMOccliè niun principe cristiano vi con- e possedimenti di Levante, nell'Arcipe-
i
correva, debole essendo il re d'Ungheria, lago e nel Mediterraneo, sempre più nai-
Carlo V e Francesco I in guerra, lonta- nacciali, e il pericolo farsi più vicino di
ni e insiinìcieuti gli altri, esausto l'erario venirne adatto spogliati. Laonde rivolse-
poiililìcio, ondeAiIriano W appena potè ro più che [)ei' lo passato gli occhi all'Oc-
inviare al re uiiglierese 40)000 ducati. cidente, stringendo e rinnovando trattati
Intanto in PassOiin s\ faceva la famosa commerciali con quelle potenze ;ed il mu-
face religiosa, fondamento e principio tamento succeduto nelle massime politi-
della libertà religiosa de' protestanti. A' co-commerciali non tardò a permettere
?8 luglio i5i2 Solimano li con formi- r introduzione de' panni di Ponente pa-
dabili forze di persona cominciò l' ira- gando il dazio del 4 per 1 00, e quella al-
presa, mentre Ilodi era difesa ne'suoi 8 tresì delle lane. Il commercio dell'Indie
lialuardi della città e del porto, dall'al- orientali, fuggito per sempre di mano a
Irellanteliiigueo nazionicomponenti l'or- Venezia, lasciava un vuoto irreparabile
dine celebre e benemerito, sotto il co- neir erario della repubblica ; e questo
niando del gran maestro Villiers de l'Isle vuoto dovea renderle, quind' innanzi, a
Adam. Alla violenza dell'espugnazione, mille doppi piìi grave la necessità di di-
degnamente rispondeva quella della di- fendersi contro la preponderanza otto-
fesa de'protli cavalieri. In piìi luoghi ce- mana, che insaziabile di conquiste, col
lebrai il mirabile eroismo degli assedia- nuovo stdtano Solimano il voleva chia-
ti, finché non potendo più resistere, a'20 mare a Costantinopoli tutto il commer-
«licembiesi firmò l'iiitiuiata resa, poi dalla cio asiatico de' suoi vasti dominii. Ma or-
solita ferocia turcn perlìdamente violata : mai eccoci giunti al termine del brevis-
il gran maestro s'imbarcò per Candia,e simo dogado di 27. mesi del Grimani,che
con Rodi caddero le altre 8 isole appar- il Casoni encomia pure per congiungere
tenenti a' cavalieri, a' quali poscia Car- all'eminenli viste di stato, magnanimità
lo V die r isola di MnlUt, che divenne e grandezza d'animo, poiché sollevdto al-
subito propugnacolo del cristianesimo laprima carica della repubblica, conser-
rotitro i Ne scrisse la commoven-
turchi. vò quella moderazione che tanto onora
te relazione a Domenico Venier, Gabrie- l'uomo potente; accolse come amico e
le iMartinengo esimio ingegnere e uno protesse comeclientel'avogador di comu-
de* più valorosi difensori di Rodi. Il sul- ne Nicolò Morosini già di lui accusatore,
tano, del vagheggiato trionfo ne die an- che aveaneapertoii processo ed eragli sta-
nunzio a Venezia, la quale per la condi- to causa delle sofferte sventure. Il princi-
zione de' tempi, non pacificala per anco pato di lui ricorda l'epoca della i .'conia-
con Carlo V, era costretta à stare in Ita- zione dell'oselle, per lo statuito e narrato
lia coli' armi in pugno, e dovette pure nel precedente interregno.Morì il doge
mandar Pietro Zen aCostantinopoli a ral- Grimani a'y maggio 523, mal gradilo, i
cimento de'danni falli da'corsari io Dal- della vecchiaia, ond'erasi fatta anco qual-
mazia, e che non fosse molestala Napoli che pratica per indurlo a rimuiziare, re-
di Rouìania. Ma la perdita di Roili rin- pugnanti nipoti per l'entrata che gode-
i
.scì assai dolorosa a' veneziani, i (juali ol- vano, secondo 1' amara osservazione del
tre l'essere incolpati quasi avessero avu- Sanudo. Gli si volevano decretare, come
to parte coli' inazione al tragico avv«ni- notai parlando del doge Foscari nel do-
V E \ V E N 3 o
gallo 65.", annui ducali 2000 e la scpol- ileo Ronianin, egli non avpa per se l'o-
tiiia da doge. Quella del Griniaui fu in pinioiie pubblica, sapevasi de' suoi tna-
R. Antonio di Castello, e qualche storico neggi peressere nominato principe, a vea-
asserisce come i di lui avanzi furono poi siin conto di superbo, e non ostatile il
go, fuor di palazzo, il suo stemma e le sani, venne a congratularsi in vestina d'o-
sue iniziali. ro,con orduiare die dovesse spogliarse-
26. Jnclrca Grilli LXXT'II doge. Il ne come contraria alla legge; e col far
biografo Casoni lo dice nato a Bardolino alto di generosità, volendo che certa sua
del Veronese nel 455, da insigne vene-
1
farina, che a vea in fondaco, fosse venduta
ziana famiglia, che 1' educò nelle scienze a prezzo molto più basso al popolo. Seb-
e nelle armi. Alle cospicue doli dello spi- bene il i.° allo politico del suo governo
l'ito, alia somma prontezza d' intelletto, fosse la pace, già descritta per unità d'ar-
imi dolce aflabilità di carattere, congiun- gomentOjCOo Carlo V e col fratello Fer-
ia a bellezza della persona. Possedeva va- dinando, a cui 1' imperatore avea cedu-
rie lingue straniere, e fallo studio di mo- lo le Austriache provincie, brevissimo
jaleedelle raatematiche,allinse dallasto- tempo passò e nuovo rumor di guerra
ria que' lumi che lo fecero profondo pò- obbligò Venezia a militari provvedimen-
lilico, ed accurato investigatore dell' in- ti, e l'avvolgeva nuovamente in inlrica-
dole de' suoi concittadini, e delle costu- lissima politica tra Francia e Germania.
manze del suo paese. Servì la patria col Imperocché Francesco lungi dal lasciar- I
prie dell'eroe che generoso sagrifica tot- essa una novella spedizione, che pensa-
lo se stesso al pubblico bene. Ebbe vitto- va anzi condurre in persona, né fu que-
lle e trionfi, ma questi sorrisi della fortu- sia ritardata, se non dalla scoperta d'u-
na vennero amareggiali da contrarie vi- na grande cospirazione, per parte d'uno
cende. Provveditore generale dell' eser- de' più stretti principi del sangue. Tra'
cito, ch'ebbe tanta parte nella guerra del- capitani del re |)iìi distinti per valore era
periodo non andò disgiunto da clamorosi pera per perderlo tutta l'influenza di cui
avvenimenti. Fu elello doge ai 20 cnag- godeva sul figlio. Allontanalo dal coman-
gio 1023,6 lullavia,al riferire dello sto- do delle truppe, non pagatigli i dovuti e-
-
3i6 VEN V E N
nioliimenli, s.igrificato a GugliemoBon- vct, non avendo potuto impedirlo Pro-
nivet signore (li Gonflìer e ammiraglio di spero Colonna, e d'aver allidato il co-
Francia, schiavo della duchessa e adu- mando dell'esercito a Francesco M.^ l du-
latore del re, e ad altri cortigiani favo- ca d' Urbino, e nominato Leonardo Emo
riti di questo, l' implacalVde donna sep- provveditore generale ;
quindi sperare
pe rapirgli perfino la ragguardevole ere- che col suo alleato re d'Inghilterra non
dità che lasciavagli la moglie, ovvero mancherebbero al debito loro. Intanto i
gl'intento lina lite pe'diritli che pretende- francesi colla solita rapidità presero Mon-
va sui di lui doruinii, e la guadagnò; co- za e Lodi, e minacciavano Cremona, ove
sì Io ridusse al grado d'un piccolo princi- accorsoli duca d'Urbino, si ritirarono e
hoiic, (in allora si polente e pieno di f^- bligò a ripiegare verso il Ticino, accam-
sto, toccò il colmo; tl'animo ardente e fie- pandosi aBiagrassa nel declinar di settem»
ro, intollerante all'insulto, agitavasi nelle bre.Giàa'i4di questo era morto Adrianr»
perplessità delle più disperate risoluzio- VI, e gli successea'iS novembre il cardi
punto che diede ascolto al-
ni, e fu in (juel naIeGiulio deMedici, pubblicato nel dì se-
le proposizioni vantaggiose che gli furono guente col nome di Clemente VII, stato
fatle da Enrico Vili e da Carlo V. Ab- legato al conquisto di Mi Iano,repu tato dal-
bracciò quelle del 9,. che propoiievagli la l'universale sagace d'ingegno, ma irreso-
mano di sua sorella Eleonora, vedova del luto.Morì pure Prospero Colonna, a cui
re di Portogallo, con ricchissima dote, se r miperatore sostituì il viceré di Napoli
avesse consentito ad unirsi a lui e all'In- Carlo di Lannoy, il quale chiamò tosto a
ghilterra per cacciar dal trono France- Milano l'Emo e il duca d'Urbino per deli-
sco 1 e dividere tra loro la Francia, pro- berare sul da farsi,nel gennaio 1 524- '^'* 8
fittando del momento in cui il re si fosse di questo ambasciatore francese a Ve-
1'
trovato in Italia. 11 Borbone quindi fuggì nezia presentò al collegio una grave me-
travestito e raggiunse gì' imperiali; ma moria per dissuadere la repubblica dal-
tosto si vide dispregiato da'grandi di Spa- l' unir le sue truppe alle cesaree e passar
gna, ed altro non gli rimase che il valore e il l'Adda, essendo intento Carlo V a farsi
pentimento. Nondimeno il solo suo valore padrone di tutta Italia, e il duca di Ba-
bastò a procurargli un esercito e ad obbli- ri, accennando a Francesco II, tentar la
gare l'imperatore a trattarlo sempre con fortuna come disperali. Perdendo Car-
i
non fece che peggiorare le condizioni pro- abitanti per la fame, la guerra e la pesle
prie e attirarsi addosso deplorabili scia- che dicesi rapì a Milano 5o,ooo vittime.
gure. Intanto ricominciale coli' aprirsi Animalo l' imperatore da tanta fortuna,
della stagione le ostilità, \\ Papa rimase rinnovata l'alleanza con Enrico Vili,
neutrale, lenendosi sull' aspellativa de- spinse la guerra nella stessa Francia, pe-
gli eventi. Arrivalo nel marzo i5i^ il netrando nella Provenza. E già vi faceva
contestabile di Borbone a Milano quale progressi, eil traditore Borbone, dopo a-
luogotenente generale dell' imperatore, verpresoAix eTolone, consigliava a muo-
divisero con lui il comando dell'eserci- vere direttamente verso il centro del re-
to Francesco II Sforza, Lannoy e il d'A- gno, passando il Rodano, ma prevalse
valos marchese di Pescara. 1 veneziani l'opinione del Pescara, che il contestabi-
raggiunsero gì' imperiali, il duca d' Ur- le dovesse prendere Marsiglia, il cui as-
bino s' impadronì di Garlasco, invano sedio fece togliere a' 7 luglio le galere
offrendo loro baltaglia il Bonnivet, poi- francesi comandale dal profugo genove-
ché il nemico l'evitava cerio della vitto- se Andrea Doria, famigerato capitano di
ria, per la diflìcoltà de'viveri e delle ma- mare, e con poderoso esercito finì
il re
lattie che l'avrebbero indebolito. Bonni- di liberarla. Tentalo dal Borbone ancora
Vela uulrallo si liovòabbandonato dagli ^n assalto e valorosamente respinto, i!
svizzeri, inseguito senza riposo dagl'im- Pescara fece levare il campo per avvici-
periali, per le sue cattive disposizioni fe- narsi i regi, che batterono il retroguar-
ce battere a Rebec il celebre cav. Bajar- do imperiale. Mentre gl'imperiali proce-
do, the gli Voi me ne darete ra-
disse: devano per Monaco e le montagne ligu-
gione a tempo e luogo presenlemenle il ri, Francesco I «lell'ollobre si avanzò ra-
;
servigio del re esige altre cure. Bonnivet pidamente nell'Italia; non ascoltando le
non rispose a tale disfida e gli parve che rimostranze de'suoi vecchi capitani con-
non dovesse irritare Bnjardo, 1' oracolo tro le difilcollà d'una campagna d'inver-
dell' esercito. Pressalo dal marchese di no. Entrò in Vercelli, e gl'imperiali di-
Pescara, ferito egli stesso, affidò la riti- scesi dall'Alpi liguri nel Monferrato, rag-
rala e il passaggio della Sesia al prode giunsero a Pavia il corpo di riserva rac-
Bajardo, il quale salvò l'esercito a Iionia- colto da Lannoy e dal tinca Sforza. 1 (lan-
guano a prezzo della propria vita, pianta cesi intanto mossero direttamente a IVIi-
da'suoi non meno che da'nemici ;
poiché lano indifeso dagli spagnuuli che si ritira-
ferito Qioi laluienle da un colpo ili inci- rono, la.sciai)do guarnigione nel castello,
le, vide il Borbone che 1' avea battolo come fecero altresì in Ale.s.sandriael*aviu.
accostarglisi intenerito, e con generoso Il re invece d' inseguire il nemico, che
sdegno gli disse; Non son io quello, cui avrebbe espulso dalla Loud)aidia, u'ib
fud'uopo compiangere, ma tu, che coni- ollobre afljdò il con». nido di Milano al
Lalliil tuoree la lua patria. Pili non rima- Tiemouille, e contro il consiglio de'suoi
neva a'franceki che di sgomhiaiela Lom* capitani marciò all'assedio di Pavia, di-
bardia: l'ultime loro guarnigioni di Lo- fesa con ostinazione da! prode e feroce
di, d'Alessaiidi ìa e dei castello di Creniona Anlonio di Leyva. Intanto l'oratore ce-
capitolarono. L' e\ucuazione del Milane- sareo domandò al senato veneto la con-
3 , 8 V !:
nando che combattendo, e Pavia averli trattare la cosa presso Papa, rimet-
il
già arrestati, essere piìi alti a cominciar tendo all'arbitrio di questo il prendere
l'imprese che a sostenerle, ed il re sebbe- qntl partito che più credesse gioviire al-
ile valuroso non essere capace alla gner- la cau>a cuinune e alla pacegenerale,che
ra in grande; e al caso d'un rovescio e egli diceva essere scopo de'suoi voli, non
ilei partirsi loro d'Italia, la repubblica ceisaiido però di raccumanilare tirare ia
resterebbe esposta a tutta la collera di lungo possibilntiente la conclusione fin-
Carlo V e alla potenza delle sue armi che si vetlesse l'esito dell'assedio di Pavia,
divenute piìi formidabili. Ninna sperau- Era pensiero di Clemente VII che Mi-
za doversi mettere negli altri principi lano avesse a rimanere a F^rancia, Napoli
italiani, nidia in Clemente VII pieno di all'imperatore; mala repubblica ben ve-
timoree irresoluto. Perseverare nella lega dendo che quest'ultimo non vi avrebbe
essere oltre che onesto anco utile, poiché mai Consentito, scrisse al Papa facesse da
ammesso il pieno trionfo di Francia, di- se ()ace con Francia, lasciando luogo alla
veniva interesse di fpiesta il procacciarsi repubblica, alla (juale Sua Santilà fareb-
i'amicizia della repubblica perconsolidar- be allora ammonizione di desistere dalle
si nel dominio e far fronte agli spagnuo- armi. Se poi, soggiungevasi, il Papa vo-
li che tuttavia resterebbero nel regno di lesse invece assolutamente rinnovar la le-
tra[ipesoonde l'uno non superasse l'altro sto ogni cura per la pace d'Italia e te-
in modo da poter un giorno schiacciare nerne fuori francesi, di sostenere nello
i
eia, più facile divenire che gì' imperiali unirsi ad esso a cacciare il re dall'Italia
spaventali di tanto aumento di forze e e liberar questa dalle sue genti, per non
ridotti quasi alla disperazione, lasciasse- lasciare sfuggire l'opportune occasioni di
ro del tutto l'Italia, e allora dall'allean- condursi a felice termine sì gloriosa iutra-
za con Francia, riconoscente del benefi- Questa scrittura levò nuova teni-
[)resi».
cio ricevuto, memui e dell'aulica amicizia, pesta in senato, perchè Gabriele Moro,
ilella religione sempre posta dalla repuij- occupata la bigoncia, apostrolo amara-
blica nel serbare la ilala fede, verrebbe mente signori del collegio, con (piel
i
pace a Venezia, la quale potrebbe alfine discorso riportalo dal prof. riomanin,col-
respirare di tanti anni di guerra che io- la not;i di: saggio notabile di franchezze»
V E N VEN 319
parlamentare da sostenere il confronto quel principe, e invece propendere per
con qualunque più vivo discorso tenuto Francia, colla tacita negazione di genti
nelle moderne camere costituzionali. Ten* e denaro. Strinse il suo ragionamento:
tarò darne un breve cenno. Lo rivolse a Doversi rispondere al viceiè di ISblauo,
que'padri del collegio, clie a\eano deli- esser pronti alla difesa di quello stato e
berato colla benda agli occhi e guidiilo fermi nella confederazione in»periale. Non
il sapientissimo consiglio cui parlava, nel ebbe appena terminato, che slanciatosi
quale s'insegnava in proposte e risposte di- alla bigoncia Andrea Trevisan, volle per-
re lutto al contrario, per rompere la jia- suadere il consesso: Che volendo farsi ga-
traddire il collegio ;
poirliè taluno di deli, troverà il modo d' unire a concor-
buon \olere non solito montare in bigon- dia i i\oe monarchi, e doversi aspettale
cia a dir sua opinione, sta v» quieto; molti da Roma la conclusione della pace, lu
ser soli a quella fatica in fastidio del se- ciascuno nemici dell'altro. La repub-
i
nato, pe' molti parlari fatti. INondimeno blica avviò altresì le pratiche per rinno-
per la grandezza delle cose in trattato, vare l'antica confederazione con Francia,
ritenere essere udi'o senza riguardi, e co- però col particolare patio di non essere
me uomo vivente in città libera, voler tenuti d'aiutare il re nella presente im-
dire la propria opinione liberamenie. presa. Intarsio gli avvenimenti superan-
Quindi dichiarò, trovarsi il governo tra do ogni umana antiveggenza venivano a
l'ancudine e iliuailello. Il Papa finora cambiare a un trailo l'aspetto delle cose.
nulla aver concluso di pace con Francia, Continuava l'esercito fitmcese l'assetilo
anzi cercare di alienale da Carlo V a- di Pavia. Tre settimane rimasero gl'im-
mico e confederato, e perciò con lui pone periali in vista delle genti francesi sen-
in guerra la repubblica, questa negandogli za fare alcun movimento, non lasciando
in uno all'arciduca Feidinando le dovute però di scaramucciare con alterna for-
genti e dena ro. Ra mmentò poi quanto a- tuna,quando Hnalmenle a' 24 febbraio
vea detto e quanto pure potrebbe dire e i5i5 trovandosi ca[)itani imperiali in i
fare ill^apa,ma essere manifesto non voler- generale stiettezza di denaro, e conside-
si inimicare l'imperatore. All'inconlro la rando che ritirandosi avrebbero non so-
repubblica, che di ragione non dovea né lo perduto Pavia, ma ogni speranza inob
poteva alienarsi da Carlo V suo alleato, tre di difèndere quanto ancora possede-
procedeva con essoda nemica, e così per- vano nel Milanese, deliberarono di venire
derebbesi Tunico amico rimasto, perchè a giornata. Inquietati con fierpienli av-
incerta 1' amicizia francese. Essere Ira visaglie durante la notte i fìancesi, fia-
Scilla e Cari idi, per fidare nel l'apa, il genilo di volerli assaltare verso Po, il il
mano di Carlo V. 11 consiglio ingannar- notte 4 squadre, due di fanti e due di ca-
si nel titubare a conservarsi in pace eoa valli sotto il comando del viceré Lauuoy,
320 YEN YEN
tli Ferrante d'Avalos iiiarcliese di Pesca- fuga, con aringa fece determinare d' af-
ia, del suo cugino A Ifuiiso d'Avalos mar- fi oiitare la battaglia, appoggiato da Moni-
chese del Vasto (nel quale articolo desci i
- morency nel lusingare l'ardore guerriero
vendo le gesta di sì celebre prosapia, dis- del re; tua vedendo poi gli elFetli deplo-
siche dal precedente ereditò il marche- rabili del suo consiglio, non volle soprav-
sato e ora principato di Pescara) , e del vivere a tanto disastro, si precipitò fra le
duca di Borbone, mossero alla volta di squadre nemiche e perì trairilto da mol-
Mirabellocon muratori e picconi, co'qua- ti colpi. Il Borbone nel vedere la sangui-
Ji gettate a terra ben 60 braccia del tau- nosa spoglia del suo nemico, gridò, tor-
ro del parco della Certosa, vi entrarono. cendo da essa lo sguardo: Ah infelice! tu
11 re Francesco
prima notizia, usci-
1 alla sei la cagione della perdita della Fraiici i
to dagli alloggiamenti per combattere iil e della mia. Ad oula che sapesse il re pri-
campagna aperta per la superiorità che gioniero. Egli erasi avanzato con un cor-
avea di cavalli, ordinò che si drizzasse con- po per avvilu[)parlo , e -ne restarono fe-
tro il nemico l'artiglieria. Ma scontrata- ritia morte due eroi Tremouille e Lau-
si la battaglia degl'imperiali con lo squa- trec.Quando mille voci grida vano a Fran-
drone del re successe ferocissimo azzulfa- cesco I d'arrendersi, corse a lui Pompéran,
menlo, nel quale egli combattendo valo- il solo gentiluomo che seguì Borbone nel-
rosamente sosteneva l'impeto de' nemici la fuga. Pompéran si getta a'suoi piedi e
della squadra comandala dal Pescara, fin- lo scongiura d'arrendersi al contestabile
ché sopraggiunto il viceré co'fanti tede- di Borbone. Il re a tal nome sente ria-
schi, non qualunque di-
fu piti possibile nimarsi tutto il furore e protesta che
fesa. Il re di Francia sempre combatten- morrà piuttosto che arrendersi ad un tra-
do e animando suoi, cadutogli morto ili ditore. Chiede Lannoy e gli rimette la
cavallo sotto (0 due, e feritore fu Herco- sua spada: Lannoy la riceve in ginocchio
lani di Forlì, perciò premialo al modo e gli porge la sua. Ma siccome la squadra
detto nel voi. LXVIli, 240),
p. uccisi o comandata dal marchese di Pescara avea
fugati que' che lo circondavauo , ferito fermato il re, Carlo V donò al marche-
leggermente nella faccia e in una mano, se i trofei del real suo prigioniero e le
fu preso prigioniero. Si narra, che la fol- memorie del gran combattimento. Di
la d'eroi che circondava il re, si vide ar- questo e se il re consegnò la spada a Pe-
restata ne' suoi progiessi da una truppa scara, é a vedersi il voi. LXXXVIII, p.
irregolare e puco numerosa, la quale non 200. Di tutto l'esercito francese la sola
seppe che avanzarsi, fuggire, ritornare al- retroguardia comandata dal duca d' A*
la carica e fuggire ancora. Erano archi- leiicon potè salvarsi in Piemonte, con bia-
Jjugieri baschi, destri tiratori, i quali mi- simevole precipitosa ritirata. Lannoy con-
ravano alla testa e al cuore degli ulUziali dusse il reale prigioniero a Pizzighettone,
piìi distinti e li colpivano quasi sempre. ove fu posta la sua libertà a palli inac-
Jii pari tempo
marchese del Vasto a-
il cettabili. Nientemeno si domandola ces-
vea rotti cavalli ch'erano a Mirabello;
i sione all'imperatore della Borgogna e del-
il Leyva uscito da Pavia avea assaltalo i la Picardia; al duca tli Borbone la Pro-
francesi alle spalle, onde generale e ()ie- venza e il Delfìnato, oltre la restituzione
na fu la loro scunfilla, molti i prigioni, Normandia,
de'suoi beni; al re inglese la
t Ira (jULsti i principali cavalieri, molli i la Guienna e la Guascogna. Laonde Fran-
morti e tra (jucsti LJonnivet; il quale es- cesco accolse imprudentemeole il con-
I
sendosi sdegnato all'idea d'una lilirala, siglio di Lannoy di recarsi a trattare di-
proposta da'geuerali più sperituentati, e rettamente con Carlo V a Napoli, e in-
volendo risparmiare al re 1' onta d' una vece fu imbarcalo a'7 giugno a Genova,
1
e conJollo nella Spagna. E sua madie Jre l'nrmata marilliina; e il duca d'Ur-
la duchessa ci' Augouléme reggente del bino avere in animo clie con 200t) cavai-
regno lenne , le redini del governo con li di lulte l'armi, i5oo leggeri, e 3o,ooo
accorgimento e fermezza, durante la sua fanti la libertà e il decoro d'Italia potes-
prigionia.llclainorosoavvenintentocom- se sostenersi; e io line batlasìe bene, the
mosse e atterri grandemente tutti prin- i unirsi a Carlo V era un dichiarar guer-
cipi italiani, i quali ormai si vedevano in ra a' francesi e dar tutta l' Italia in suo
balia della potenza iniperiale. A scongiu- potere. Per mala ventura, Clemente VII,
rare intanto la i/ burrasca, si adopeiò più stretto dalle presenti cose che accor-
Gaspare Conlarini allora oratore a Car- todell'avvenirejConcluseil i ."aprileij^Sj
lo V, poi la repubblica incaricò Andrea col vicei è Lannoy: Che Francesco II Sfor-
JXavagero e Lorenzo Priuli di recarsi in za sarebbe conservalo nella signoria dì
I<pagna a congratularsi coli' imperatore ÌMilanoj che l'imperatore garantirebbe lo
della fortuna di sue armi, e furono beu stato papale da ostili insulti e ritirereb-
accolli, giacche a Carlo V premeva a cpiel- be le lru[)pe accampale in esso; che pren-
l'epoca di tenersi amici i veneziani, da* derebbe in protezione la repubblica fio-
quali voleva 80,000 ducati in compenso reatina con pagare 00,000 ducati a'ca-
ì
delle truppe che non aveano mandalo, se- pitani imperiali, e conserverebbe in digni-
condo i palli, alla battaglia di Pavia. Do- là la famiglia Medici. Alla repubblica ve-
rnando di nuovo la restituzione de'beni a' neta e agli altri slati si lasciarono 20 gior-
fuoruscili, ch'erano siali venduti; e prò- nidi tempo per accedere al Iraltato.Giun-
niise non volere il distuibo della distia- sero queste notizie a Venezia mentre la
nilà, che sarebbe in sue mani, ma la glo- reggente di Francia avea mandalo il suo
ria della pace, per rivolgere le armi con- ambasciatore, a raccomandarsi d'inter-
tro gl'inledeli, sperando che la signoria porre i suoi buoni ulllzi per la liberazione
lo avrebbe aiutato. Eguali buone parole del re s«o figlio, che allora era ancora ri-
dava l'imperatore aClemenle VII, onde il tenuto in Pizzighetlone quale ostaggio. Il
Veneyia, grande ostacolo a'disegni impe- piloli, non aver mandalo le sue genli a
riali;si alliellasse inlanloa mellereaU'or Pavia per dover guardare lo stalo pro-
dme lesuegeiili,equellede'fìorenlini,che prio e non convenire al rifacimento ri-
aveano aderito alla lega per la liberiti d'I- chiesto, non poter poi entrare in una le-
talia, mandasse a levar truppe negli sviz- ga in cui era fatta parola del tuico, e
zeri, riprendesse in grazia il duca di Fer- quanto a'benidc'fuoruscili per finirla pa-
rata, dalla cui opera mollo vantaggio ne gherebbe 80,000 ducali. Era statoinlan-
sarebbe venuto agli alleali. Ma il Papa lo lradoltoinIspagnaFrancescoI,perdai-
di repente cambiò pensiero, inclinando vi lo spettacolo d'un redi Francia prigio-
ad unirsi a Carlo V, per la necessità delle niero del suo emulo Carlo V, ali iiisapu-
Llicacomposto digoocavalli di grave ar- i.° pel timore di esser dimenticalo nel
matura, 600 di leggiera, 0,000 fjiiti 1 ol- Uallato the poi sarebbe fallo pei liberar-
VOL. XGIf. 2
3.22 V E N VE N
lo, per cui nlciini dicono clie fu solicello vp<;!;c fallo eseguire l'arresto del ]\Ioro-
a recarsi in INIailiitì; anflie per fursi man- ni non tanto per benefìzio dell' impera-
len€ie(la Carlo V le sue promesse; il 2.° tore, quanto pel vantaggio di sua eccel-
roilevasi che il viceré per la sua finezza lenza. Però il duca dichiarò non avere
si cogliesse il fnitlo ilei merito altrui, e erralo il Moroni e neppur esso, allora
,
già vetleiasi dall'imperalore posposto e malato: pare veramente che fosse iscieole
mal ricompensato della prìncipalissima dell'accordo. La scoperta della cospira-
parte avuta nella vittoria di Pavia. Ri- zione sgomentò grandemente la repub-
chiamando il narrato nel citato volume blica neir ottobre, che si affrettò a scu-
LXXXYIII, p. 20 r , racconta il pro^^. Ro- sarsi per tenersi benevolo Carlo V, il qua-
manin, che in geneiale orinai il contegno le dissimulava, ciò richiedendo le novità
di Carlo V metteva in gelosia e sospetto d'Inghilterra, il cui re erasi accordatone!
tutti i principi italiani, e fin dal marzo fine d' agosto colla reggente di Francia
ì5'i5 Girolamo Moroni, gran cancellie- con trattato di pace e alleanza, e più an-
re e I
.° ministro del duca Slorza , avea cora quelle di Germania, ove per le di-
(Jiiesto un colloquio segretissimo con Do- scordie religiose e per la sollevazione de*
menico Vendramiu segretario dell'orato- contadini contro i signori , derivata da
re della repubblica a Milano, Marc' An- quelle, predicando la sovranità del popo-
tonio Venier, e fu nel lugHo fatto un ac- lo, la comunanza de'beni, l'abolizione del-
cordo fra la stessa r,epubl)lica, il duca di l'imposte, tutto era confusione, incendi
Milano, il Papa, insieme colla reggente di e rovine; frutti tutti de'novatori della pre-
Francia, adoperandosi anche a farvi en- tesa riforma religiosa. Alle mire di Car-
trare il re d'Inghilterra, che cominciava lo V si opponeva la fermezza del duca di
altresì a disgustarsi dell'imperatore suo Milano, il quale non lasciandosi spaven*
alleato, allo scopo di assicurare la libertà tare da'canuoni che il Pescara con mili-
e sicurtà d'Italia, e confermare Francesco tare prepotenza piantò innanzi al castel-
Il e dopo di lui il fratello MassimiIiano,al- lo e l'assediò, ov'egli ancor convalescente
lora inFrancia.coiue g'à dissi,nel dominio dimorava né consentendo mai a ceder
,
di profittare della collera del Pescara e fianco il suo fido segretario Gian Ange-
valersi del potente suo braccio, qual ca- lo Riccio, finché non gli fossero note l'in-
pitano generale della lega, al che al prin- tenzioni dell'imperatore, a cui diceva vo-
cipio aderì, o mosliò di aderire per farsi ler inviare idonee persone, il che mette-
poi traditore (sii). Fatto sta, che poco do- va in imbarazzo il Pescara. Laonde que-
po gl'imperiali ebbero un qualche sento- sti rimovendosi dal suo i.° divisaraento,
re di quanto «i-'maneggiava, e il Pescara si contentò che Io Sforza tenesse il castel-
a purgarsi d'ogni sospetto, invitato a se lo di Milano e quello di Cremona per
il Moroni in Novara per parlargli, il fece l'imperatore, sotto vincolo di giuramen-
prendere e condurre nella torre. Fu poi to, e 11 Pe-
senza poter uscire dal castello.
colle sue truppe occupato militarmente scara mostrò sdegnato specialmente
si
Milano, domandò il castello in cui crasi contro Venezia, diceudo nel dicembre che
Francesco 11, e Cremona per l'ac-
ritirato voleva portar le sue armi fino alle spon-
cordo che dicea doversi consegnare da' de della Laguna, e colà con argini de-
veneziani. E procedendo sempre il Pe- viarne l'acque e giungere alla città cam-
scara colla stessa dissimulazione, asseriva minando sopra fascine; la repubblica ve-
the il duca non ci avea parte e che il lut- niva accagionata d'aver voluto col Pa-
to era successo alla sua insaputa, e man- pa, col duca di iMilano e con Francia cac-
dava a lui giustificandosi
,
quasi che a- ciar gli spagnuuii dall'Italia, e tursi per
VEN VEN 323
se ilregno di Napoli, onde il suo oratore minenlc il servaggio di tutta Italia e de'
Navagero durava gran fulica a tenersod- suoi principi, perciò si alTrettassero col
disfallo l'anirao di Carlo V. Intanto il du- Papa a soccorrere l'alleato da loro ripo-
ca si trovava assedialo nel castello, sem- sto nel paterno retaggio. La repubblica
pre sperando d'esser soccorso, per cui la energicamente coU'ambasciatore cesareo
repubblica ne scrisse al re d'Inghilterra reclamò contro il procedere dell' amico
a prestarlo sollecito per la conservazione e collegato assediato nel suo castello, e
e libertà d'Italia; e il Pescara pel suo cat- spogliato della città e delle fortezze, di-
tivo governo avendo irritalo tulli gli ani- chiarando non veri trattati eoo esso e i
mi, con islenlo trovava chi volesse lavo- de'maneggi per aver Cremona. Il caso del
rare nelle trincee, a' 17 novembre aven- Moroni e lo spogliamenlo dello Sforza,
do inoltre ordinato al senato di Milano e ritenevasi dalla corte imperiale derivare
loro iiflìziali, d' esercitare i loro uflìzi in da apparenza vana, fondarsi il processo
nomediCarloVe non piìidel duca. Gran- nella lettera che il Moroni avea scritto,
revole atto sulla popolazione e sul sena- trattative in Italia contro Carlo V, il quale
to, per vedere lo spossessamento del lo- avea stabilito dare Milano al duca di Bor-
ro duca decrefato ad onta di tutti i pre- bone. Nelle pratiche falle dal senato con-
cedenti in contrario. Il senato si rifìulò trol' oppressione spagnuola vide esser ,
ubbidire, non essendo ancora il duca di* prudenza l'attendere consiglio dal tempo
chiaialo colpevole e privato dello stato. e cosa facesse il Papa e l'Inghilterra. Né
Né quietandosi il marchese di Pescara e- il tempo tardò a chiarire gli avvenimen-
sigetle che la città giurasse, ma solo l'ot- ti, poiché il re Francesco I noiato della
tenne per non intraprendere nulla in dan •
lunga cattività, si piegò a sagrificare in
DO dell'imperatore, senza farsi parola di apparenza, forse consigliato dalla sorella
sua dominazione. Di che malcontenlo,nel Margherita d'Alencon, gl'interessi della
principio di dicembre fece intimare a tut- sua corona, coli' intenzione d'ingannare
ti i mihmesi dal governatore, dover giu- un nemico che si mostrò verso di lui po-
rare pe'Ioro sindaci nelle mani sue e del co generoso, e 4 gennaio 526 segnò il
a' 1 1
Leyva, fedeltà a Carlo V ed a'suoi suc- famoso trattato di Madrid, dopo aver pro-
cessori, e fare tutto quello che una città testatosulla violenza che glielo strappava.
deve all'iinperalore suo signore e all'im- Dovendosi tener presente il detto a Fran-
pero. 11 mille umore crescendo, frequen- cia e altrove, in sostanza acconsentì a ce-
ti zutTe e moli popolari annunziavano di dere a Carlo V il ducato di Borgogna,
prorompere in rivolta, quando il Pesca- rinunziò ad ogni pretensione sul Milane-
ra venne a Diorte a'3 dicembre, o nel de- se, Genova e regno di Napoli, d'abban-
clinar di ntjvembre come altri vogliono. donar l'Italia al suo rivale, impegnan-
Gli successe nel comando degli eserciti dosi di soccoirerlo d'una flotta e di trup-
imperiali il cugino ed erede d. Alfonso pe quando andasse a farsi coronare a Ro-
d' Avalos marchese di Vasto e Pescara. ma; promise la restituzione de' beni del
La repubblica fece vigorosi uHlzi per la Borbone e d'altre terre, d'estinguere un
conservazione allo Sforza dello stato suo, debito di circa 5oo,ooo scudi, incontra-
e che non si operasse novità alcuna io lo da Carlo V con Enrico Vili, e che a-
Italia. E intanto l'assedio del castello di vrebbe sposato Eleonora d'Austria di lui
Milano continuava, da tutti facendosi la- sorella, già promessa al Boibone e al qua-
menti per r infelice principe in esso rin- le ora dovasi ia cambio il ducato di Mi-
chiuso, per vedersi tulle le piazze espo- lano.Per la gravezza estrema di tali condi-
ste all'avidità degl'imperiali, apparire lai- zioni dovea prevedere Carlo V che non
3^4 V E ìN V E N
sarebbero eseguile, come gli disse il suo fatta non per recare violenza o provoca-
raiicelliere Meicniino Aiborio ila Galli- zione, ma per guarentire comuni inte- i
lìara poi cardiiinle, consigliaiiilolo inve- ressi e la quiete della cristianità , e per
ce ail assictiiar prima le cose il'llalia, ac- conservare la libertà e il decoro d'Italia.
toniodar le vertenze sullo stato di fida- Si lasciò luogo ad aderirvi anche all'im-
no, unirsi col l'apa e co' veneziani, lua peratore, al fratello arciduca Ferdinando
non fn ascoltalo. Francesco 1 a'i8 mar- e al re d'Inghilterra, a condizione però,
zo palli per F4 ancia, lasciando in ostag- quanto a Carlo V, di liberare figli del i
gio due figli, poi riscattali a prezzo ti' o- re di Francia, verso un'equa taglia; di
10 coll'ofTerle de* francesi. Questa pace lasciare il ducato di Milano a Francesco
sgomentò l'Italia, vedendosi inleranienle Il Sforza, e gli altri stati d'Italia com'e-
abbandonata alla pre|ionderaiiza di Car- rano prima della guerra; di obbligarsi a
lo V; se non che mollo dubitandosi del- non entrare in Italia per l'incoronazione
l'osservanza per l'ufgiurie ricevute dal re, o per altro se non con quel seguito che
il i'apa e la repubblica mandarono a con- parrà conveniente al Papa e alla repub-
gratularsi della sua liberazione e ad esplo- blica; di soddisfare al re d'Inghillerra la
rarne l'animo. Lo trovarono inlatti co- somma dovutagli entro un congruo ter-
me si erano immaginati; poicbè si dice, mine. Intanto i confederali s'impegnava-
clie quando Francesco I mise il piede sul no di mettere in piedi un esercito ben
territorio di Francia, dicbiarossi sciolto da provveduto e pagato, da adoperarsi con-
im ginrauienlo ifnposlo dal crudele abu- tro chi sturbasse la pace d'Italia; si equi-
so della vittoria. Se fu quello uno sper- paggerebbe parimenti un naviglio cotn*
giuro, lutti i fiancesi furono suoi compli- posto di I 2 triremi del re, i 3 di Venezia,
ci: disse Lacretelle. Certo è cbe il re si 3 del Papa; prometteva il redi non mai
dicbiarò poi sciolto da'suoi impegni, ad- inquietare il duca nel suo ducato di Mi-
ducendo la ripugnanza trovala ne'suddi- lano, solo obbligandolo ad un annuo cen-
ti ad acconsentirvi. Gli oratori veneziani so, di dargli in moglie una principessa del
scoprendo l'animo del re sempre neujico sangue reale, di procacciargli la protezio-
a Carlo V, acconsentirono alle pratiche ne degli svizzeri, le slesse cose guarenten-
per ima lega. Dal canto suo l'imperatore do al fratello Massimiliano in caso di suu
non cessava di tentare il senato a tenersi mancanza. Dovea poi tornare alla coro-
imito a Ini, ma esso rispondeva risoluta- na di Francia la contea d'Asti, come d'an-
niente, volere sopra tutto la libertà e il tichissima spettanza de'duchi d'Orleans;
decoro d'Italia, e quindi che il Milanese sarebbe confermalo il doge Antonio A-
avesse a restare allo Sforza, e non da con- dorno nelgoverno di Genova, se aileris-
ferirsi al Boi bone. E prendendo motivo se alla lega, conservando però il re il su-
da'tumulti insorti in Mdano contro gl'im- premo dominio. Si manderebbero oratori
perijdi per le spietate vessazioni, con sem- a Carlo VI per pregarlo restituire figli i
pre maggior inasprimento d'animi, la re- del re; se rifiutasse o non acconsentisse
pubblica vieppiù s'infervorò di a()poggia- quanto la lega domandava, fosse a dichia-
re il duca allealo, e in questi sensi scri- rarseirli guerra e cacciandolo ancora dal
veva a Roma e Londra. Quindi Vene- regno di Napoli, questo sarebbe rimesso
zia, Papa, Firenze e Milano fecero un
il neir arbitrio del Papa, come cosa della
accordo a tutela della propria libertà, e Chiesa romana; promettevasi in line pro-
poi si ridusse a termine la confederazione tezione alla casa Medici e di conservarla
con Francia a Cos^iiac a' 2 o 11 mag- 1 nella signoria di Firenze: dichiaravasi il
gio, alili dicono l'i giugno 026, temi-1 1 re d'Inghilterra conservatore e |)rolello-
la per allora segreta. Si dichiarò essere re della lega. Due altri articoli segreti, (va
V E N YEN 32^
U Papa, la Francia e Venezia conteneva- levano ilerivare, favorendo immancabil-
no: Clie tolti a Carlo V il reame ili ^a- mente lecon.sej^uenzetli essa il fui inidabile
poli e altri luoghi a'confini ili Francia, luttuoso progresso tle'lulerani e tle'turchi,
gli sarebbero restituiti, /pianilo niellesse uno peggio ilell'altro; considerasse anco-
in libertà i figli di Francesco I,eassu- ra, che Enrico Vili attendeva la sua de-
messe l'obbligo di pagar per Napoli l'an- cisione per diciiiararsi aperlaiviente per la
uno censo di 4o-ono ducali ai Papa, sai- lega, se contraria a'voti comuni. Era na-
ve le ragioni del re di Francia; quanto a turale previdenza che un Carlo V giani-
Firenze, si obbligavano vieppiù stretta- mai vi consentisse, per cui to>(to intimò al
mente le parti a proteggerla e difender- veneto oratore Navagero di partire dilla
la contro chiuiujue. La lega fu pubbli- sua corte, facendogli intendere volersi di-
cala solennemente a' 22 giugno in An- fendere dopo aver desiderato la pace,
goulénje, e per esservi alla testa il Papa Francesco l l'S luglio pubblicò la Sanla
fu denominata la Santa Lega, ma pt-r Lega per la liberazione d'Italia, a cui il
quanto poi n'ebbe a solTiire, con piìi di 4 settembre aderì pure Enrico Vili re
ragione si disse: Lega funesta n Sua Sa/i- d'Inghilterra. Successe un movimento ge-
tflà. Qui debbo avvertire, che in molti nerale e la repubblica armò a tutta pos-
arlicoli narrai quanto precedette, accom- sa. Ma non lutti i confederati l'imitaro-
pagiiò e seguì il sacco di Fonia {P .), ma no, non tulli furono d'accordo, e così for-
tuiti non è possibile ora richiamarli; e sic- se si penlè l'occasione di tornar libera l'I*
con>eper ultimo II) feci ne' voi. LXXXVI, talia. Si mancò, rileva il prof Piomanin,
p. 328 e seg., LXXXIX, 3o5, negli
p. d'una [ìolilica fi anca, ferma, risoIuta,don-
arlicoli ivi ricordati e in quelli che ora de dori vò un doloroso e fosco colore alla
accennerò in corsivo, agevole »arà il rio- storia di quest'epoca. Conclusa la lega, i
vado liberamente giovando, ma per ne- loro capitano generale FrancescoM.' 1 du-
cessità ilovendo con indicazioni ripetere ca d' Urbino, a'24 giugno co' veneziani
per l'indispensabile intelligenza cose det- s'introdusse in Lodi, e Malalesla Baglio-
te e ridette, però fi aij)m ischiandovi nuove ni obbligò gli sp.ignuoli a ritirarsi nel ca-
pre^io^e nozioni che a lui fu dato{)iibblica- stello. Accorso tosto il marchese ilei Va-
re, perchè la storia veneta n'è rigogliosa sto d. Alfonso d' Avulosda Milano, suc-
pe'documenti in cui primeggia. Dopo la cesse fiero combattimento colla peggio
pubblicazione della lega Cognac, fumo- di degli spagnuoli, i quali furono costretti
sa per le tante conseguenze, il nunzio apo- a sgomberare. L'accpiisto di Lodi fu alla
stolico egli andiascialori francese e ingle- lega di grandissima riputazione e vanlag-
se, presentatisi a Carlo V s'ingegnarono gio , siccome città ben fortificata e che
persuaderlo a restituii e i figli di Francia dava la via a Milano, Pavia e Cremona;
colle condizioni stabilite ne'capitoli della tolto inoltre ogni impedimento, le Irup-
medesima, onde non esser cagione di di- pe pontificie si congiunsero alle venete,
7 luglio sarebbe all'armi loro felicissimo ridusse a Lodi, la qual città gli fu dagli
(Guicciardini era nemico del duca e de' alleati libeiamente consegnata, e fu allora
preti che servì in due pontificati; il duca ch'egli potè ratificare la lega w suo no-
però avea le sue pecche ; avea fatto uc- we conclusa. La repubblica ne die pron-
cidere barbaramente il veronese Andrea ta notizia al re di Francia, ma questi di-
Bracci, uno de' suoi favoriti, per cui l'a- sgustatodella guerra ch'eragli sì mal riu-
vca infeudato di Sasso Corbaro, per ave- scita, desideroso de'piaceri, fattosi alieno
re scoperto ch'erasì innamorata di lui la dalle faccende pubbliche, non attendeva
propria sorella Maria vedova di Venan- che alla caccia, agli amori, a'sollazzi, al-
zio Varano signore di Camerino ucciso le lettere e alle arti: l'amministrazione ri-
da Cesare Borgia ; e l'uccisione del car- cadde nelle mani della madre, ed essa
dinal Aiidosi pesava ancora sul duca, seb- continuando le pratiche con Carlo V per
bene scelleraggine che anco il Bembo riavere i nipoti e acciò la Borgogna ri-
cercò scemare. Lo spirito irreligioso del manesse francese, era di tutto cuore di-
Guicciardini, ad onta del suo merito let- sposta a sagrìficare l'Italia. Così i soccor-
terario, procacciò alla sua storia la ri- si d'uomini e denaro, che avrebbe dovu-
cordanza ntW Indice de libri proibili, per to mandare, con dilazioni si [ritardarono
(juantodicela Civiltà CatlolicaySevie3.', all'autunno. Tuttavolta riuscì al duca
nale di Roma del 1859 pubblicò il de- periali la guerra contro Clemente VII
,
Giuseppe Canestrini e pubblicale per valli e quasi tutti fanti che avea assol-
i
cura de* conti Pietro e Luigi Guic- dati. Fu allora che i ministri imperiali
ciardini). Invece cogli storici d' Urbi- rivolsero l'animo ad opprimerlo con in-
no dissi in quell'articolo, che il duca con sidie, a tale effetto il vicerèdi Napoli Ugo
ripugnanza si lasciò persuadere, per cui Moncada, cattivo cristiano, in unione co'
vedendo arrischiata l'impresa si ritirò a Colonnesi e altri indegni baroni romani,
Marignano, della qual cosa dispiacente ricominciò la guerra con nera trama; nel
alcun capitano si levò gran rumore a Ve- declinar di settembre assalirono la Città
nezia, onde il senato ordinò restare agli Leonina e occuparono il Palazzo apo-
alloggiamentieconliauar l'assedio di Mi- stolico Faticano, Clemente VII salvan-
lano. Mentre erasi presa la risoluzione do la vita in Castel s. Angelo, del tutto
d'introdurre veltovaglienel castello epos- sprovvisteli perchéchiaraò subitoilMon-
sibilmenle liberarlo, il duca Francesco II cada e concluse con esso una tregua di 4
YEN VEN 327
mesi, con (lisJella d' altri 2 mesi, e con lato, senza il consenso della repubblica
lacollà a'confetlerati il'eulrarvi fra 1 me- e di Francia, lasciando loro luogo di a-
si; uella quale liegua, scrisse Guicciat ili- derirvi', sospensione d'armi per 8 mesi,
ni e riprodusse Coppi nelle Me-
il cav. pagando il Papa all' esercito imperiale
morie Colofinaiy non so-
fossero inclusi 60,000 ducali, assoluzione dalle censu-
lo lo sialo ecclesiastico e il regno di Na- re a' ColoiKiesi e reintegrazione del car-
poli, ma eziandio il ducalo di Milano, i dinalato a Pompeo Colonna, restituzione
fiorentini, genovesi, senesi, il duca di
i i scambievole dol tolto. Entrando nell' ac-
pa a t'ilirate le sue genti da INIilano, e ri- scissero dagli stali della Chiesa e di Fi-
vocare dall' armala Andrea Boria colie renze. Per maggiore sventura, il Papa
sue galee, perdouare a'Colonuesi e agli al- tornò a licenziare la maggior parte del-
tri insorti. iMa non andò guari, che dissua- le truppe, e le bande aere, c!ie avea di
so da' re di Francia e Inghilterra, giudi- nuovo preso a'suoi stipendi, per inoppor-
cando non dovere osservare l'accordo fat- tuna economia dell' avaro camerlengo
tocon violenza, mandò le sue genti con- cardinal Armellini. Così tulli i disegni
tro Colounesi a spianarne leterre.Si con-
i della lega si disciolsero, e il duca Òl' Ur-
tinuava a guerreggiare sul principio del- bino fece quelle provvisioni riferite a quel-
l'infausto 1027 con alterna fortuna, nel- l'articolo, inviando per sicurezza a Ve»
la provincia di Campagna o Prosinone e ueziala moglie e il figlio. Frattanto ilBor-
nel regno di Napoli. Intanto il contesta- bone per la Toccami marciò a Roma, ri-
3'28 V E i\' V E N
ì)aiKiie Reuniont cliiama Francesco, ma rosamenle in Cntlel s. Jngelo! Venezia
forse per l'ininieilialo snccedulo disastro alla i / notizia rinnovò gii ordini più pres-
(leila cillà non ebbe luogo, e fino all'ago- santi a'suoi capitani, che non risparmias-
sfo vi restò il Venier, pel nariato nel voi. seio fatica né sagrifizio per liberare il Va-
LXXIII, p. 126). Clemente VII doman- pa dalle mani di sì barbara ed ell'errata
pagali, e le truppe del Saluzzo erano più Nel citato articolo riprovai e deplorai il
logliose di saccheggiare che di battersi, barbaro contegno del duca, che avrebbe
Al loro arrivo gli avea prevenuti il Bor- potuto meritarsi il vanto di salvatore
bone, il quale a*G maggio dato un furio- della cillà del cattolicismo e delle arti, e
so assalto alle mura della città, vi fu oc- insieme del l'a[)a. Ma volle piuttosto ven»
ciso di 38 anni senza lasciare disrenden- dicarsi di casa Medici, come ritengono
ti: il suo corpo fu portato nella fortezza non pochi scrittori. Senjpie faceva dilli-
tli G<7e^^ Ciò non tobe che l'infelice Uo" colta per agu'e, procedeva lentamente
U)a fosse presa, soltentrando al comando per pretesti ; in breve nulla fece a soc-
d'O-
l'eretico luleiano Filiberto principe corso di Roma, strappando
così a Vene-
range , anch'esso poi punitoda Dio co- zia una splenilida eiuimortalegloria, con
ine altri capitani, restando commissario inoltre deluderne proponimenti e ren-
i
generale dell'esercito il Moroni, che poi dendo inutili tanti dispendii e cure. Po-
favori la liberazione del Papa dal Castel scia si giustificò colla repubblica, che per
s. Angelo, il quale per gratitudine fece un tempo, per giuste apprensioni, guar-
vescovo il figlio Giovaimi in seguito ce- dò la moglie e il figlio (juali ostaggi, pel
leberrimo cardinale , morto decano del suo contegno strano e del tutto inqua-
sagro collegio e vescovo d'Ostia e /T-Z/e- lificabile. Rimasto il Papa privo d' o-
fande/zCjdi massacri e di onori, che resero gl'imperiali, di cui a'6 giugno erasi co-
per sempre deplorabilmente me/norabile stituilo prigione, e dovette acconsentire di
quella terribile catastrofe, che inorridì pagare all'esercito, secondo il prof. Ro-
tutto quanto il mondo civile. Troppe manin,rna fu maggior somma, 4^0, oop
volte e con nuovi tragici e commovcn- ducati, consegnare Castel s. Angelo, le
ti episodii la descrissi, per ritornare a di- rocche dOstia, Civitavecchia e Civita Ca-
pingere tante lugubri e desolanti scene slellana, lecitlàdi Piacenza, Parma eMo-
conimesse dalla più infame soldatesca, dena; restare prigione co'cardinali in det-
che buona parte [)unì la peste, da cui per to Castello finché avesse pagato i primi
colmo di sciagura fu afflitta Roma. Inor- i5o,ooo ducati, poi andare a ]>{apoli o a
lidi l'Eiuopa e ne rimase sbalordita: Car- Gaeta ad attendervi le disposizioni del-
lo V feccquelleipocritedimostraziouiche l'imperatore, che in Ispagna faceva fare
raccontai anche nel voi. LXVIII, p.i2l, pubbliche orazioni per la sua liberazio-
senza però ordinare la liberazione di Cle- ne, ed assolvere ribelli Colonnesi. Ma
i
Uienle VII e de'cardinali assediati rigo- Clemeule Y" pronielteva piìi che uo^^
V E IN V E [V 329
poteva eseguire, poiché le foltezze erano e restarono ad ogni modo monomento
nelle mani de'colle^nli. Le città profit- sapienza veneziana, che si può fiiu-
ilella
tando della «lissoluzione del governo, si miiare nella Storia del prof Romanin.
ridussero molle in libertà, o venivano oc- Egli esclama: »j Tempi sciagmatissimi ia
cupate dalla prepotenza de' signori vici- cui in mezzo al fiorir delle lettere e delle
ni , COSI Modena e Finale dal duca di aiti belle, in mezzoad una ricerca fors'an-
Ferrara, così nel giugno Piavenna e Cer- co eccessiva dell'agiatezza nelle classi su-
via nel luglio da'veneziani che ritennero periori della società, in mezzo alla gloria
3 anni, sotto l'onesto colore di difender- <ritalia fatta maestra di civiltà all'altre
le, dice Rinaldi, duca d'Urbino avea il nazioni , i popoli per le continue guer-
impiegato le sue armi per dare Perugia re, per le carestie, pe' niicidiali morbi
n'Hagiioni, Pepoli signoieggiavano in
i erano animi perdevano ogni
disfatti; gli
Bologna, Sciarra Colonna prese Cameri- dignità e grandezza l'uKlipendenza ita- ;
no, gli spagnuoli occupaiono Ostia, Civi- liana veniva meno, tranne a Venezia ;
tavecchia, Viterbo ed altre rocche, ed i tempi incili la scienza del governare pa-
tedes( hi combatterono e guastnrono Nar- reva consistere nel fare e roinpere trat-
ni e Terni. I quali ultimi usciti ili Roma tali, muovere ad ogni pie' sospinto le ar-
a'17 luglio, nel ritoinarvi in settembre mi, comprare a prezzo d'oro e per fate
misero in maggior paura di prima gl'in- la rovina de' sudditi la carne umana da
romani. E più oltre progredendo, la
felici mandare spietatamente al macello". Co-
repubblica rimette vasi a' j agosto in pos- 1 s'i linnovavasi tra Carlo V e Francesco [
sesso anche degli antichi privilegi sulla la guerra. Fino da' 3o aprile iSay era
nomina de' vescovati e altri benefizi ec- stalo concluso nuovo trattalo tra Fran-
clesiastici, perduti al tempo di Giulio H, cesco I ed Eni ico Vili, annunciando pub-
e pel r.° nominò vescovo di Treviso Ber- blicamente la loro intenzione di soccor-
nardo de Rossi, Anche Firenze alla no- rere Clemente VII. Si obbligò il re in-
tizia della prigionia del Papa rialzando glese a fornir grossa somma jìer assolda-
il capo, a'i5 maggio con ri volur.ione cac- re un considerabile esercito francese ed
ciava Medici e si costituiva di nuovo a
i adidarne il comando al maresciallo Lau-
governo popolare. Osserva il Rinaldi, che trec ; alle genti veneziane dovea conti-
mentre Carlo V assai gloriavasi d'essere nuare a comandare
duca d'Urbino; en- il
difensore della Chiesa, teneva prigione il trarono nella lega Con buo- i fiorentini.
Vicario di Cristo, e permetteva che lan- ni auspicii incominciò la guerra. Lautrec
iero e Zuinglio, e gli altri mostri d'em- prese Alessandri. 1, poi ad istanza ile ve-
pietà godessero piena hbertà, e lasciavali neziani lesliltiita al duca di Milano ; il
vivere sicuri e dilatare le loro pestilenti celebre Andrea Doria genovese, colla flot-
eresie. Tanto rimescolamento di truppe ta francese, nuovo la sua
assoggettava ili
e Inghilterra, de'veneziani e degli svizze- coinè nulla dall' altro canto ottenevano
ri;e aggiunge che Carlo V, preso da gran dalla republilica buoni ulTici di b'ran-
i
i cristiani fosse suo prigione, comandò a' risentimenti del Papa derivare dall'isti-
capilani del suo esercito di liberarlo, ma gazioni de' nemici, l' occupazione averla
prima lo spogliassero di sue ricchezze e fatta per conservare la R.omagna e le al-
perchè non potesse vendicare la
f')rze, tre terre alla Chiesa, colla totale espul-
ricevuta ingiuria. Le quali cose indegne sione da essa de' cesarei, anzi non avei*
non potè dis^simulare neanche il Giovio, voluto accettare la dedizione di ForPi, ad-
qiiantunque scrittore favorevole agl'im- duceudo le proprie ragionisulle due cil-
periali, confessando l'essersi richiesta al tà occupale di cui ne l'avea spogliat.i
Papa una gran somma d'oro per ridurlo Giulio II e perciò emise allora proteste,
in povertà. A'g novembre Cirio V scris- Avere da due anni ormai speso due mi-
se coilesissima lettera a Clemente VII, lioni e mezzo per la guerra, tuttora con-
io cui si scu^b d dl'eccidio di Roma e del- tìnuando per maree per terra con gra-
ie fellonie commesse dalla violenza mili- voso dispendio, a benefìcio eziandio d'f-
tare alla sua insaputa; l'invitò a recarsi talia e del Papa, e tutto qu esto non po-
in Upagna, ove l'avrebbe trattalo con ter slare a confronto delle due terre, onde
ogni onore, pregandolo a pacificare il sperare qualche onesto accomodamento,
inondocristiano con indurre irediFran- La lega intanto erasi rinforzata coll'ade-
cia e d' Inghilterra a rivolgere le loro sione del duca di Ferrara e il marche-
armi contro il turco. Invece ministri im- i se di Mantova; ma il Lautrec, fermo
periali prolungavano la liberazione del nel pensiero di (av prima di tutto l' ioa-
Papa, arrabbiali pe'prosperi successi di presa di Rorai e di Napoli, si diresse a
Lautrec, trattandolo iniqtiamente, prò- quella volta,dopo aver costretto a' 7 o
j)i)nendogli ogni dì patti più duri, onde i 17 febbraio 5^8 l'esercito imperia-
1
VEN V E ìN 33 1
tli ballere la flotta genovese, prima (li sua Bcrrellone lineale benedetti l per ecci-
congìuuzìone colla veneziana, ma fu da tarlo contro i turchi), e gettatosi nel ca-
Filippino Doria totalmente sconfitto, egli stello d' Aversa,fupoi costretto rendersi
stesso rimase morto, il marchese del Va* prigioniero con tutti i suoi. Tutto l'eser-
sto prigioniero, quasi tutti i legni spa- cito si disperse,'e così finì il 4-° esercito
gnuoli presi o colati a fondo. La sorte di francese venuto in Italia sotto Francesco
Napoli dopo questo fatto pareva dun- I. Alla sconfitta di ÌN'apoli, tenne dietro
que decisa, e la città veniva da' francesi iSaS la perdila di Genova,
nello slesso
sempre jiiù stretta e fulminata dall'ar- Andrea Doria fugando pretideiido le
tiglierie, nel tempo stesso che 1' armata galere francesi, e quindi enlralo in pa-
veneziana devastava le coste della Puglia lazzo prese possesso del governo, ed a' 1
e stringeva Brindisi e Otranto, quando settembre restituì alla patria la sua li-
ad un tratto le cose cambiarono daspet- I>erlà,che godè sino al 1797 col governo
to per la lunga resistenza della città, per repubblicano di dogi biennali. Combat-
le malattie introdotte nell' esercito, ma tevasi intanto anche in Lombardia, con-
sopra tutto per un grave errore di Fran- tro gì' imperiali capitanati dal duca di
ra volsero alla peggio pe'francesi, e Lau- Paul prigioniero, 1' avanzo dell' esercito
trec preso dal morbo moti a* i5 agosto, scoraggiato ritornò in Francia. Ivi il re
imprecando all'imprudenza del re e al- invece di far preparativi, veilendo che il
pace e confederazione perpetua, promet- a pagarlo alla Chiesa romana per censo
tendo il Papa all' in>peralore l'investi- del regno, ch'esso pure teneva qual feu-
tura del regno delle due Sicilie, con re- do della Chiesa, e così fu sempre pagato
missione del censo fino allora pagalo pel da're di S[)agna posteriormente investi-
feudo, e di continuare la consueta pre- li. Inoltre Carlo V s^ impegnò nel trat-
sentazione della Cliinea nella vigilia del- tato di Barcellona, di ristabilire in Fi*
la festa de'ss. Pietro e Paolo, durante la renze la signoria de Meilici nella perso-
sua vita, ed in rpiesla poter nominare na d'Alessandro, e a questo concedendo
25 chiese del regno, cioè 7 arcivesctjvati r imperatore Margherita d'Au-
in isposa
e 18 vescovati. In compenso di che Carlo stria sua figlia naturale: che la sorte di
V si s. Se-
obbligò di fare restituire alla Francesco II duca di IMilano sarebbe
de da' veneziani Ravenna e Cervia, dal decisa d'accordo col Papa: che vene< i
G mesi; darebbe compenso ilelle galee e Giovanni Zapol>ki voivoda t!i Trniisil-
prese; riuunzierebbe, secondo il conve- Vania pretendente a quel Irono, da loro
nuto a Madrid, ulia superiorità sulla disputato sotto gli auspicii del turco, che
Fiandra e l'Artois, non che alle ragioni per diritto di guerra riteneva suo il re-
su Tournay e Arras; annullerebbe il pro- gno, e solo in riguardo del iloge Grilli
cesso di Carlo Borbone, con reintegra- e del suo figlio (nato da una greca essen-
zione del suo onore e beni a' di lui suc- do ambasciatore a Costantinopoli, che
cessori ; per ultimo s'obbligò il re, di riuscì insinuarsi nella grazia del sulta-
non più travagliarsi delle cose d' Italia o no), e per l'amicizia co' veneziani, non
di Germania, o di favorirvi alcun prin- avea debellato ambedue. Giovanni ri-
cipe in pregiudizio dell'imperatore. Fu- conobbe per suo signore Solimano 11, e
rono inclusi nel trattato il Papa e il duca uè ottenne da lui il regno e prolezione
di Savoia; anche veneziani,
i fiorenti- i contro Ferdinando I, il (juale avendo do-
ni, il duca di Ferrara, quando fla 4 niesi mandato a'turihi i luoghi occupali nel
accomodassero le loro vertenze con Carlo suo regno, essi invece con alla testa il
V. Non è a dire quindi quale e quanta sultano fra i solili incendi e devastazioni
fu r indegnazione e il risentimento dei si presentarono avanti Vienna a' 27 set-
collegati, contro il re di Francia, che tembre i52q. Però il valore de' difen-
avea giuralo nulla concludere senza la sori, la slHglone avanzala, la penuria de*
loro adesione, meni re si riconobbe che viveri obbligarono il sultano a ritirarsi
il re temporeggiando e aspettando il fa- a'i5 ottobre. Tornato a Costanlin()|)oli,
vore degli avvenimenti, pe' pericoli in a dissipar» il mal umore delle truppe,
cui Irovavasi la Germania pe' pretesi ri- Solimano II celebiò grandi feste per la
formati, e l'Ungheria minacciata dai tur- ciiconcisione didue figli, alle quali in-
chi, avrebbe potuto profitlare per mi- vitò doge Grilli, che vi si lece rappre-
il
d' Liigheiia vi
perde la vila,e la capita- ottomani, tenerli a giorno di tulli gli
le Buda venne in mano del vincitore, avvenimenti politici, invocarne i soccor-
onde l'arciduca Fcrdiuaudo suo co- si e cousigliuie i'iuvasioiiia loi'u ulililà.
334 V E N V EiN
A lale aveano ridotto la lepiibblica, os- bardia eimperafcore. Ivi recatosi il duca,
serva il prof. Romanin, stala già tante c(M co giustificarsi deirimputata ribellio-
volte il baluardo della cristianità, l'im- ne, e fu ben accollo ilalTituperalore, che
previdenza d'Europa e le sue misera- piìi volte lo chiamò col titolo di duca, e lo
bili gare! Dopo peiò la Ritirata de'tur^ licenziò coll'assicurazione che sarebbero
chi da Vienna, il senato rivolse seria- esaminate presto le sue ragioni. Passan-
mente i suoi pensieri a sollecitare la pace do duca a ossequiare il Papa lo rin-
il
coli' imperatore e col Papa, le cui pra- graziò di quanto avea fatto per lui col-
elle trovò fermo nel volere le sue città, ni restituirebbero al Papa Piavenna e
e convenne aderire; passò a Irallare col- Cervia, con riserva de' diritti da loro
r imperatore, il quale trovò propenso a godutivi, con piena amnistia a'cilladini,
dare lo stato di Mdano ad Alessandro e conservazione delle proprietà e privi-
de Medici, in pregiudizio dello Sforza, legi de' sudditi veneziani; resl»ituireb-
costantemente sostenuto da' veneziani, bero altresì all' imperatore Trani, Mo-
onde l'oratore francamente gli disse, in nopoli, e le altre piazze e terre posse-
tal modo nel principio della pace si co- dute nel regno confermando
di Napoli,
mincerebbe dalla guerra, e tanto perorò Carlo V a'veneziani tulle l' immunità,
con eloipienti persuasive, che ottenne al esenzioni, prerogative che vi avevano per
duca di presentarsi all'imperatore, in l'addietro, e restituendo loro altresì la
(Jeilo spirare del mese di gennaio, a con- duca di Savoia, marchesi di Monferrato
i
dizione die gli fossero restituiti enfio uh e di Mantova, e il duca di Milano. Il duca
anno prossimo 1 luoghi the a tenoie\lei di Ferrara fu tibililato a prendervi luo-
60.** arlicolodel suddetto trattatole spet- go, quando le vei lenze col Papa fossero
tavano, il perchè avrebbero a nominare composte come
furono lo descrissi in
: lo
tra 20 giorni ciascuna delle due parti quelTarticoio. Dice il Rinaldi che vi fu
un arbitro ed un 3.° di comun piacete (immesso il duca d'Urbino come colle-
pel caso di disaccordo, T quali due ai bitri galo de'vcncyiani. Nella sera de' 24 di-
avrebbero entro all'anno a togliere ogni ccml)re iSsg si fìimò da tutti questo
diflerenza; pagherebbe la epubblica il 1 trattato di pace,alla i.'coiiferen7a essen-
resto della somma a ducati 25,ooo l'an- dovi intervenuto il Papa, alla cui presen-
no pagherebbe egualmente 5ooo duca-
; i za il celebre Conlarinì pronunziò grave
ti annui a'fuorusciti ; e per gratificar Ce- allocuzione, in cui espose la narrativa
sa re gli farebbe Io sborso di 100,000 delle circostanze per cui la veneta repub-
scudi d'oro, metà ne) gennaio prossimo, blica fece occupare le città di Romagna
metà nell'Ognissanti dello stesso i53o; e di Puglia, e parlò dello slabile sistema
le coiitioveisie tig il patriarca d' Aqui- da costituirsi tra gli stati italiani. Aven-
le ia e i Ferdinando I sa-
minislii del re do la repubblica tosto restituite al do-
rebbero decise per ai bitri; compi cnde- minio pontificio Ravenna e Cervia, la
vasi nel trattalo di pace e alleanza, col- provincia di Romagna fece omaggio di
l'assenso del Papa, il suo feudatario Fran- ubbidienza al Papa a mezzo tle'suoi ora-
cesco M.* I della Rovere duca d'Uibino tori a'23 gennaio i53o in Dologna. Ivi
e prefetto di Roma con tutte le città e Clemente "Vii si pi esen-
nel dì seguente a
altri suoi possedimenti ; avrebbero i sud- tai ono Marco Dandolo, Girolamo Gia-
diti delle parti contraenti sicurezza di di- denigo, Luigi Mocenigo e Lorenzo Rra-
mora, di transito, di commercio, buon gadino, de' pi incipali senatori, ad espri-
trattamento ne'reciproci stati; continue- mere in nome della repubblica e del doge
rebbe la repubblica a possedere in quie- Gritli i sensi di congratulazione per la
te, sicurezza e pace lolle le città, terre, recente conclusa pace^ e per soddisfare
foltezze, acque, giurisdizioni ec, come ai alla consueta nlficiosilà verso la s. Sede
presente : sai ebbe conceduta piena amni- in persona del Sommo Pontefice. Ed in
stia a quelli che avessero aderito agl'im- luogo del Contarini, ch'ebbe licenza di
periali, e libertà- a' prigionieri. Al qual lipati iare, furono presso a Carlo V so-
trattato seguì Tallio di confederazione stituiti come oratori slraoidinaii Anto-
tra r imperatore, la iepul>blica, il reFer- nio Soriano e IN'icolò Tiepolo; per risie-
di nando 1 e Francesco li duca di Milano dere poi in qualità d'ambasciatore ordi-
a vicendevole guarentigia de'iispettivi nario al Papa, fu inviato Marc' Antonio
possedimenti in Italia e a difésa di que- Venier. Sì onorevole ambasceria liece il
sti contro chiunque, al qiial oggetto de* suo formale ingresso in Bologna, ed at-
terrainavasi il contingente che ognuno trasse gli sguardi di tulli. Imperocché
de'eollegati era in obbligo di mettere erano essi oratori airasj)etto e al porta-
in piedi; venendo minacciato INapoli da mento uomini gravi e dignitosi, e porge-
qualche potenza cristiana, la repubblica vano adequala idea della splendidezza,
di Vepezia obbligava a somministrare
sii maestà e potenza del veneto senato. In-
io sua difesa ij galere fornite darmi e dossava ciascuno di loro serico abito di
di truppe. Si compresero nel trattato velluto in coslume, con l'aurea toga a
^ev parte dell' imperatore le icpubbli- larghe maniche discendenti per grandi
336 V EN V E N
pieghe sino a' piedi, la quale si veileVa novarono rappresentanze per la ricupera
sostenuta alle spalle da durate fibbie, ed del regno di Cipro occupato da'veiiezia-
aveniiu essi al petto collane d'oro h)ollo ni con intendimento di non restituirlo,
grosse e di granile valuta. La comparsa ancuiohù il duca avesse fallo istanza alla
di essi,con seguilo di donzelli e famigli, repubblica veneta per la debita restitu-
che portavano vasi pieni di ducati per zione. Fu però convenuto che un'amba-
legalare all' imperatore, riuscì oliremo- sceria onorevole del duca medesimo s'm-
do pomposa e in)ponente. A'26 gennaio viasse a Venezia; e perciò nello slesso
il Papa ricevè in concistoro formalmen- giorno Ormò le* lettere patenti per gli
te ni bacio del piede gli ambasciatori di ambasciatori ducali e colle debile furma-
Venezia, ed il Bragadino declamò grave, lilà si consegnarono. L'imperatore ado-
crnata e degna orazione latina; ruigia- però la mediazione della duchessa di Sa-
ziando Sua Santità pe' paterni ufiici pas- voia colla iluchessa d'Urbino, afilne di
sali nel pacificare l' imperatore augnilo persuadere il marito Francesco M." I di
col senato veneto, e per aver preso a cedere alle sue brame per averlo al co-
cuore con elevatezza di mente e con be- mando de'suoi eserciti; ma essendo egli
iiiguilà d'animo l'interesse della con- impegnato colla repubblica veneta nel-
turbala e vacillante cristianilà. Egual- 1' ulficio di governat,ore generale delle
niente in latino e in nome del Papa ri- armi, rispose die senza licenza della si-
spose all'improvviso il segretario mg/ gnoria non poteva assumerlo. Allora l'im-
Evangelisla Tarascone, che per Telo- peratore l' invitò a proporgli chi potesse
(juenza ne riportò sommo vanto e ono- lasciare in Italia per capitano generale,
ranza.A'2qdicembrei medesimi oratori e il duca nominò il Leyva, che fu accet-
ebbero solenne udienza da Carlo V cir- tato. Finalmente in Bologna donò Carlo
condato dalla splendida corte, sedenilo V all'ordine Gcrosoliinilano l'isola di
nel 2." gradino del trono il duca di Mi- Mali.i, cpial parte integrante del regno
lano. Toccò l'ufficio di parlare per parte di .Sicilia, e onde metturla al coperto da'
della serenissima repubblica allo stesso turchi, insieme a Trìpoli di lìarberia.
facondo Bragadino, che disciolse la lin- La famigerata pace di Bologna fu 1' ul-
gua con oruatissitno discorso latino, con timo colpo che troncar dovea l'esistenza
assaicompostezza e nobiltà in molte lau- alla repubblica di Firenze, la quale v<j-
did'un tanto monarca; narrandone di- dendosi minacciata avea invocato l'aiu-
inlìnile grazie e gli presentò le piìi vive pace di Cambray avea sagrificalo col- i
congi alulazioni. Dopo di che l'oratore legati. Tuttavia nel luglio i5i<^ avea il
baciò la mano all'imperatore, come pur senato incaricato il duca d' Urbino di
fecero i di lui colleghi. A tale discorso muovere con 3ooo fanti alla volta di Fi'
dignitosamente die adequata risposta il renze, ma il duca infermatosi per viag*
cardinal Gatlinara, gran cancelliere e gio si arrestò, né la repubblica volle do-
1. iniperiale ministro di stato. A'6 mar- mandargli le sue genti. Tale tiepidezza
IO Carlo 111 duca di Savoia colla duches- derivava per gli avviamenli di pace io-
sa moglie Beatrice di Portogallo cognata Irodutli coli' imperatore e per cui a'2'.>.
punì colla morte tutti i sacrileghi e cru- dità delle conquiste degli uni e alla cre-
deli massacratori di Piorna, specialmente scente temerità religiosa e politica degli
i capitani. Con un pugno di prodi Fer- altri. Il perchè si unirono gli elettori dei-
rucci si ostinò a condjattere; coperto di V Impero, col consenso del Papa, per do-
ferite, dovette infine soccombere. Con- mandare a Carlo V un capo ognora pron-
dotto innanzi al general imperiale Ma- to ad opporsi a' tentativi de'doppii ne-
ramaldo, questi nel pugnalarlo. Tu uc- mici naturali dell' impero, che sebbene
cidi un uomo moria! gli disse Ferrucci^ operando in modi diversi uno giovava ai-
VOL. XCII. 22
338 V E :i VEN
l'mllro. Carlo V allora acconscnt'i che suo produceva l'altra; e se repressoli i." in
fratello minore (e non primogenito come diversi stati, da per tutto s'insinuava il
Ifiluno scrisse) Fercliniìnclo l re d'Un- 2.", tal pesle serpeggiando ovunque. INè
gheria e di Boemia, eil arciduca d'Au- le condizioni d'Eiuopa eranotali da po-
stria, fosse l'i I gennaio i 53 i eletto re ter concedere un disarmamenlo, anzi ve-
de'roniani; ma si pentì presto di lai par- dendo crescere sempre più la potenza di
lilo, sì contrario agl'interessi di Fdip[)0 Turchia, il senato esortò l'imperatore
Il sno figlio, e cercò per ogni maniera a non avvilupparsi in una guerra co'pro-
di far aimullare la sua elezione. Ferdi- testanti di Germania, per non condurre
nando 1 si mostrò sordo alle sue preghie- i seltarii a qtialche disperato spedienle, e
re e alle sue minacce. A Clemente VII negli slessi sensi scrivea all'oratore presso
mollo piacque la scelta di Ferdinando I, lii s. Sede, colle ragioni e le scritture do-
e per la salute della repubblica cristiana versi illuminare gì' infetti di eresia, fin-
ne confermò con bolla l'elezione. Coro- ché un concilio non determinasse quan-
nalo re de' romani, il senato gli scrisse let< to si abbia a fare. Anche il prof. Uomaniii
lere gralulalorie. Trovo nel 1 53 i amlia- rileva, che le nuove ardite opinioni, or-
sciatore presso il Papa, Marcantonio Ve- mai troppo si mescolavano come
dilfuse,
Tiier; a cui poi nel 1 533 nuovamente suc- al solilo, alle convinzioni d'un certo nu-
cesseAnlouio Soriano.Nel 532 tornando
1 mero d'individui, in molti altri più le
Avea la repubblica nel dicembie i529 litica. Molti portavano l'erronee dottrine
gnifici donativi all'occasione delle feste la proprietà di tulli, come aveano fitto
della circoncisione d'un figlio. Nell'in- sulla ecclesiastica, e pretendendo di rifor-
dolo il consiglio de' Dieci. Di più si or- de'romani, e solo le concessioni in ma-
dinò la revisione delle leggi, si rianimò teria di religione fatte nel i 532 da Car-
il commercio cogl' inglesi incoraggian- lo V a Norimberga, una delle diverse paci
dovi la nobiltà, si rinnovarono le sem- religiose e tutte pi egiudizievoli, poterono
pre inutili leggi contro l' immorale e ro- rilardare stentatamente ancora di alcu-
vinoso Lusso j ma la miseria, la carestia ni anni lo scoppiare della guerra. I pro-
opprimevano popolo e si trovavano
il gressi di quella del turco in Ungheria e
scritti minacciosi sulle muraglia delle ca- Transilvania davano da pensare alla re-
se e del palazzo, cose che davano molto pubblica per evitarla, maneggiandosi col
a pensare a'seoalori, siccome insolite a sultano su'traffici, per iujpedire la rovi-
Venezia. Niuna meraviglia. Lo spirito na totale al suo commercio, e perciò ri-
de'uovatoi-id' insubordinazione e libertà cusandosi d'entrare contro di esso nella
religiosa era collegalo alla politica, uno lega del Papa coli' imperatore e altre pò-
VEN VEN 339
lenze, e di sussidiai- Corone minaccinla quale oltre il trattarsi della conversione
Essendo la pace col tiuco per
fla' lurclii. dall'apostasia d'Enrico Vili re iVInghil-
Venezia una questione d'esistenza, era terra, il Papa per secondare i desiderii di
impos-iibile il conservarla per l'insorgere Francesco!, soltanto a voce gli fece intra-
ilegii eventi. La crescenle audacia de'pi- vedere che sareijbe contento se ricuperas-
rati africani, giunse a prendere France- se il ducato di Milano; approvò il disegno
sco Dandolo capitano del golfo e il sopra- di muover guerra a Carlo V in Fiandra
roniilj IMarco Cornnro, con disdoro del e Spagna, per Germania facendo calar
nome veneziano, obbligò ad armare, e fu altre genti in Italia, aflìnchè i veneziani
incaricato Girolamo Canale di raccoglie- costretti aguardar propri confini, aves-i
l'atrasso prese da Andrea Doria. Ad on- per non ubbidire stava per procedere col-
ta del disprezzante orgoglio del gran vi- le censure e ricorrere all' armi, quando
sir Ibrahioi, il sultano a'23 giugno i 533 per non lui bare la quiete d' Italia s'in-
si paciflcò con Ferdinando I, e il compe- terposero r imperatore e la repubblica,
titore Zapolski restò vaivoda di Transil- coi componimento di scudi 32, 000 dati
vania, ambo soggetti alla Porta. Le guer- per dote di Giulia dal Papa, il quale ri-
re tiucliesche e le confusioni di Germa- prese il ducato come feudo decaduto. Im-
nia favorivano mirabilmente i ilisegni di perversando Etnico Vili nello scisma, vi
Francesco I, il quale non potendo darsi trascinò il regno, si sottiasse dall' ubbi-
pace di vedersi sfuggila di mano l'Italia, dienza della s. Sede, e dichiaratosi pre-
manteneva segrete pratiche a Costantino- teso capo della chiesa Anglicana, Pao-
poli coi sultano e a lìoma col Papa, a' lo III lo scomunicò e sentenziò deca-
danni del suo eterno rivale. Profittando duto dal regno, uno degli Stati tribu-
della passione di Clemente VII per la sua tari della s. Sede (F.). iNel i535 Pao-
famiglia, l'indusse a dare al suo figlio se- lo III, mentre avea per ambasciatore
condogenito e poi Delfino Enrico duca presso di lui Lorenzo Bragadin, creò car-
d'Orleans nipote Caterina de
in isposa la dinale il più volte lodalo oratore e pa-
Medici Lorenzo già duca d'Urbi-
figlia di trizio veneto Gaspare Contarini, alla sua
no, e ad accompagnarla a IMarsiglia,ed ivi insaputa e assente. Ricevè la notizia di
con esso si abboccò nel 533. Il congresso 1 sua promozione nell'atto in cui nel pub-
durò da' 12 ollobre al 12 noveml>re, Del blieo consiglio, qual savio, estraeva dal-
34o VEN YEN
r urna i nomi de' senatori per confeiii- de'suoi figli, il redi Francia pel suddetto
loro le magistialiii e. Ripugnò per alcun figlioEnrico colla rinunzia al regno di
teonpo ad acceltare la sublime dignilà, Napoli e delle ragioni di Caterina de Me-
ma convinto alfine da gravissime ragioni dici alia signoria di Firenze e al ducalo
si acquietò alla volontà del Fonlefìce, d'Urbino. Non pare che vi aspirassero an-
Questi inoltre creò cardinali patrizi ve- i che i veneziani, come si disse, bensì esse-
neti Pietro Denibo, il quale per l'istanze re ciedilori di ben 1 00,000 ducali, e spet-
del doge e del senato accettò, Andrea Cor- tar ìoi'ode /tire Cremona; ed alle pratiche
nare e Girolamo A leandri della Motta nei di Francesco I, ond'essere favorito, rispo-
Fnuli nunzio di Venezia, e qual nunzio a sero che vedrebbero mal volentieri un
Francesco era stalo fallo prigione con
I nuovo movimento d'armi in Italia per la
lui a Pavia. Intanto, il provvisionato di lai cui (juiete tanto aveanospesoe sofferto, e
le, il milanese Meraviglia, per aver ucci- perchè sarebbe un fomentar l'eresie de'
so un Castiglione, venne in ]Mdano deca- luterani e le ostilità de' turchi. Carlo V
pitalo. Francesco I raoutòiu furia riguar- volle rinnovar la lega con Venezia; essa vi
dandolo per ambascialore,mentre era solo consentì nel gennaio 536, comprenden- 1
spedito per interessi particolari, uè accet- dovi anche Ferdinando I, e serbando luo-
rossa bey d'AlgerijCheavea battuti in più re venuto in Italia a visitare i suoi stati
incontri gli spagnuoli e desolato le spiag- e domandare a Sua Santità un concilio
gie napoletane e Fondi, pel momento per regolare le cose della Chiesa, la qua-
fiaccandone la potenza con vincerlo e fu- le era ben disposta col suo capo Paolo II[
garlo. A Napoli dunque veneziani gli i (come lo era stalo il predecessore Cle-
mandarono 4 ambasciatori pregandolo mente VII, e lo rilevai nel voi. LXXIX,
avere a cuore la pace d'Italia. Intanto as- p. 820), ma essere impossibile il parlarne
sunse governo di Milano per lui Anto-
il se prima tutti i princìpi cristiani noti fos-
nio di Leyva, il quale domandò a Carlo sero in pace: egli averla sempre procu-
V di nominarlo governatore. Ma vari era- rata,non il re di Francia per aver fatto
no prelendenli al ducalo: oltre l'impe-
i
sempre il contrario,e dacché egli era stato
ratore chevi teneva diritto sovrano, lo de- proposto alla corona imperiale continua-
sideravano il fralelloFerdiaando 1 per uno mente cercò di guerreggiarlojcd ora muo-
VEN VEN 34i
vereconti'oSavoia per fargli dispello(che là dsH'esercito; bisognò abbandonar gli
il discorso fu impiutlente e fusloso, lo ri- as-iediid'Arles e Marsiglia, quindi ritirar-
marcai pure nel vol.LXVII!,p. 122); do- si fra continue perdite fino al Varo, che
ver essere quindi scusato se vede vasi co- l'imperatore dopo due mesi ripassò a'aS
slrelto entrar di nuovo in guerra dopo tan- settembre 636. Carlo V1 sostituì al Leyva
ad evitarla, pe'danni che
te provocazioni,e e fece capitano generale del ducalo di Mi-
ne deriverebbero alla cristianità, sarebbe lano marchese del Vasto Alfonso d'A-
il
conlento far duello col suo rivale; che valos. Nel precedentemese Francesco I
quanto al ducalo di Milano sarebbe pur perdei! primogenito Francesco Delfino.
contento darlo duca d'Angoulè(ue (ter-
al La prepotente passione accecò l' animo
zogenito di Francesco 1), col consenso de' nobile del re cristianissimo: Francesco I si
coiifederali e malleveria della pace; che alleò con Solimano II, ed invitala la re-
se poi \\ re volesse assolulamentela guer- pubblica se ne schermì, limitandosi a ben
ra,saprebbe sostenerla. Poi domandò l'e- guardare il golfo colla ilotta,ingiungendo
vacuazione di Savoia, la revoca delleque- d evitar ogni scontro al capitano generale
relè contro i genovesi, la ratifica de' ca- Girolamo Pesaro. Per non aver aderito
pitoli di Cambray; che Fran-
Madrid e di alla lega, il sultano fece molestare i ve-
cesco I ad ogni lega co'prin-
rinuiiziasse neziani, ed unita nel i53j la sua flotta
clpi germanici e col duca di Gueldria. comandata dal Darbarossa alla h'aocese,
Quanto al ducato di Milano, avesselo fu assediata l'isola di Corfìi, pe' suoi ot-
pure Angouieine a titolo di feudo, spo- timi porti stimata l'antemurale d' Italia
sando la vedova dell' ultimo duca col- contro i barbari maomettani, all' opere
la dote di 100,000 ducati, e col palio della natura i veneziani avendovi aggiun-
che in mancanza di figli maschi legit- to quelle dell' arte colle fortificazioni. Il
tore; il duci d' Orleans rinunziasse ad trovarono poi continuamente esposte al-
ogni prelesa su Firenze; il re fornisse le tre parti del loro dominio, e per le perdile
galee di Provenza per l' impresa contro ch'ebbero a solfiire nell'Arcipelago l'iso-
Algeri ; consentisse al concilio, facesse le- le possedute da particolari famiglie d'ori-
ga per le cose d' Italia col Papa, con lui, gine veneta, oltre Napoli di Romania e
con Venezia e coli' Angou'èiue duca di .Malvasia della repubblica, però assedia-
Milano. - —
Alleaccuse di Carlo V, rispo- te invano. 11 senato ancora contribuì al-
se Francesco con altre accuse; le con-
1 la tregua caldeggiata da Paolo III, il qua-
dizioni proposte furono con isdcgno ri- le desiderava l'accordo tra' principi cri-
gettate e la guerra venne dichiarata. Fu stiani per volgerne poi le forze contro i
ilPapa alloggiò nel con vento de'francesca- sue spese; quanto poi si acquistasse ol-
Ili del sobborgo,fii inoltre con venuto: Che tre alle delle terre, sarebbe diviso pro-
il paese di Vaud restasse alla S\'izzera; porzionatamente Ira gli altri principi clic
silo opportunissirao a' futuri disegni di attiva e offensiva. Ma mentre esso attiva-
Francia, signora io pari tempo del passo mente se ne occupava, si ammalò in Ve-
delle Alpi e di s'i gran parte del Piemon- nezia e trasportato a Pesaro vi mori nel-
le. Cos'i a'8 giugno terminarono le con-
i l'ottobre. La repubblica gli decretò una
ferenze di Nizza. Siccome Paolo III nel slalua equestre di bronzo, ma le guerre ne
precedente 1 536 avea solennemente con- frastornarono il di visamenlo. Egli soleva
vocato il concilio ecumenico a Mantova, dire, che non vi era la piìi savia testa del
indi prorogalo in quest'anno iSSy, pro- mondo di quella del senato di Venezia.
pose a'due sovrani trasferirlo a Vicenza, Dipoi il Guid'Ubaldo II diven-
suo figlio
l' amicizia di Carlo V, to>to inviò a lui patriarca, con 36 galee si recò ad assali-
la propria moglie e sua sorella Eleonora, re Prevesa, ove fu più coraggioso che
per invitarlo a nuova conferenza in Ai- prudente, onde dovette ritirarsi nondi- ;
tore accettò, ricevuto con i^plendide e a- la vittoria, senza risultati, che poi vi ri-
iniclievoli dimostrazioni, riferite a' loro portarono gli alleati. Forse per tale azio-
luoghi. Le conferenze durarono dal i4 ne fu al prelato coniata quella medaglia
al 17 luglio £538, e con tante recipro- di cui parlai nel voi. LXXXI, p. 324.
che carezze come se Ira essi non vi aves- Arrivato Andrea Doria, però con una
se avuto mai guerra, da atTeltuosi cogna- parte della flotta, gli alleati marciarono
ti ! il re levatosi di dito un grosso dia- contro Prevesa, a combattere il Barba-
mante ne fece dono all' imperatore, e rossa ch'eravi entralo, con 36 galee, 2
questi vi corrispose con altro gioiello. Il galeoni e 3o navi armate. Furono incon-
re era inquietissimo contro i veneziani, trate dalla flotta turca, e già il Cappello
per non aver voluto accettare i partiti l'avea obbligata a indietreggiare, quan-
proposti, e volle unirsi all'imperatore per do il Doria si nuovo la
ritirò. Uscita di
aiutarlo alla monarchia (forse d'Italia). flotta nemica col Barbarossa da Preve-
Sollecitato poi alla lega contro il turco, sa, bell'occasione si presentava per com-
!Ì<pose ali' oratore veneto: » Se Carlo batterla, e nuovamente il Doria con pre-
\' farà quanto sì è impegnato, io non testi ricusava il combattere ; ma pel ra-
si sull'im[)eratore. Nel giugno! 538 usci- recarono a Paxò, 12 miglia da Corfìi, sfi-
ta la llotta turca comandata dall'ammi- dando l'armata de'collegali, ma invano
raglio Darbarossa, fu valorosamente re- per l'opposizione del biasimevole conte-
spinta a Candia, ed il sangiacco di Mo- gno del Doria, e dopo insulti contro i
rea dovè ritirarsi dall'assedio di Napoli cristiani, essendo avanzato l'ottobre, si
di Romania pur difesa con prodezza; ma ritirò nel golfo di Larta. Tale fu il ri-
III D.dmazia i turchi presero Nadine, U- sultamento di tanto apparecchio di navi
lauo e Nona, uun senza tuÌDacciare il dall'una parie e dall'altra a Prevesa, e
-
cedere che altri con magnaniaie impre- nimo grande, fu avido di gloria e parve
se potessero offuscarla, perciò rampogna- che nel suo ducato si arrogasse più au-
lo dagli storici principalmente veneti ;
torità del dovere, protesse gli sludi, le
l'ini peratore voleva una guerra difensi- [)liare il palazzo col demolire le fabbri-
va e non offensiva. Laonde l'ultimo fat- che ioconUo ad esso di là del rivo, ove
to di quest'anno della flotta ispano-ve- ora sono le prigioni, e fornirlo d' orti e
Dalmazia, poi riperduto pel conquisto suo dogado sursero ovunque edifizi ec-
che ne fece il Darbarossa, e chiude vasi celsi a ulteriore decorazione di Venezia,
colla morte del doge Gritli avvenuta a' fra' c[uali la Biblioteca vecchia almeno
27 o 28 dicembre i 538 di 84 anni. Ri- cominciata, la Giovanni Ele-
chiesa di s.
putato il più venusto de'siioi concittadi- mosinai io, e il palazzo de' Camerlenghi
ni, l'egregia furtua della i .^età di tutto il a Rialto. In questo dogado e nel i528
corpo conservò nella vecchiezza, a segno fu coniata la moneta denominata gaz-
che non minore maestà da vecchio rite- zella^ la quale valeva due soldi. Già ne
neva, di quello che dignità nell' età vi- feci cenno nel § XV, n. 2, o voi. XCf,
rile e leggiadria neiradolescenza. Nel da- p. 354, perchè vuoisi che da essa prese
re o rendere il saluto non poteva essere il nome il foglio periodico della Gaz'
più ilare e giocondo il suo aspello. Al- zclla. poderoso del veneto
L' ingegno
l'incontro se irritato dalla malvagità al- Vittore Fausto inlese forse riprodurre
trui, non vi era aspetto più terribile del l'antica quinquereme, celebrata allora
suo. Inclmato alla giocondità, ne'più se- con rime e con prose, anche dal cardinal
veri affarinon intermise piacevoli. Eb- i Bembo. Ciò riferisce il biografo Casoni.
be sepolcro, dopo solenni esequie e splen- Ma siccome la quinquereme del Fausto
dido elogio funebre di Bernardo IN'ava- fu costruita circa 1529, nel qual anno
il
gero, che rilevò le sue grandi qualità co- venne cimentata alla prova con una ga-
me cittadino, capitano e principe, nel lea ordinaria, e nel iSyo questa quin-
ten)[iio di s. Francesco della Vigna, di- quereme perì a cagione di un fidmine,
rimpetto la qual chiesa la famiglia di lui ond'è che nell'anno slesso fu varalo un al-
possedeva il vasto palazzo, che donato tro galeone,anni prima lavorato dal Fau-
poi al nunzio pontifìcio per residenza, sto, (ìtùì c[ìia\ galion si conserva ancora
Gregorio XVI concesse a'francescaui di il modello nell' arsenale ; cosi altro è la
Siro della cui università grandemente Barbarossa non si asteneva dal molesla-
coiilnbiù, confermò la giudiziaria sen- re le terre venete, trovando però buona
tenya, per cui era condannato al taglio resistenzaa Cattare dal rettore Gio. Mal-
del capo un suo figlio naturale, quanluu- leo Bembo, ricompensato dalla re[)ub-
que grandemente lo amasse. Innamora- blica con crearlo cavaliere dello speron
lo costui di giovane donna avea ardito d'oro,econ assegno mensile di 200 ducali
baciarla sulla pubblica via. Osserva il eh. a lui e suoi figli. Dilficili riuscirono ma- i
Casoni biografo: 'j Questo trasporto, che ncggi col sultano per le sue esigenze, e
oggi vien forse qualificato come riprove- ranii)aNCÌalorefu licenziato. Allora gli fu
vole licenza d'amore, non cosi riputava- surrogato Alvise Badoer per una tregua
si in quell'età di esatti e severi costumi, generale e colle migliori condizioni pos-
cia si teneva invece per delitto massimo, sibili, ed il consiglio de'Dieci gli die' al-
per imperdonabile onta falla al pudore Ire segrete istruzioni, cioè di sagrificare
ili vereconda donzella, che per tale atto una parte per salvare il resto, colla ces-
rimaneva eternamente vituperala".! non sione ancoia ili Napoli ili R.oinaniae(li
ordinari di lui talenti svilupparono la ftlnlia^iia bramale ilal turco. 11 consiglio
potenza loro, cos'i nella romorosa aitivi- de'Dieci tlagli ultimi a T anni del secolo
là della guerra, come nelle ponderale e XV, era divenuto per la sua aggiunta in
serie pratiche della diplomazia. Eletto cui cullavano principali rappresentanti
i
premo premio che Venezia serbava al più erano eslese di tanto ad abbracciare ne'
lueritevole de' suoi ottimati, eleggendolo casi più gravi anche la politica esterna,
j;ieta che avea il Badoer di consentire |>ace alle condizioni volute da Solimano
all' ultima estremitii anche alla cessione II, approvandola il senato a'2 novembre,
(il Napoli di Romania e di Malvasia. Pili 1 veneziani cederono al turco, oltre alle
tardi si conobbe, che i fratelli Costanti- terre già ìLì questo occupate, anche Ni-
no e Nicolò Cavazza, l'uno segretario de' l")li di Pi.omania e Malvasia, asportan-
Dieci, r altro del senato, ricevendo sti- done le campane, le artiglierie, le muni-
pendii dal re di Francia, comunicavano zioni, potendovi i veneziani domiciliati
ogni cosa al suo ambasciatore a Venezia restare sicuri delle vite e sostanze; pa-
Guglielmo Pellisier, che di tutto istruiva gherebbe la repubblica 3oo,ooo ducati
la l'orla. La cosa venne in chiaro quan- per rificimento de' danni; sarebbe j)ace
do il consiglio de'Dieci a' 7 agosto 542 I I coli' isole dell'Arcipelago ancor rima-
pubblico largo premio a chi avesse fatto iienti a'veneziani ; le navi venete non en-
conoscere coloro che tradivano segreti i trerebbero all' improvviso ne' porti tur-
delia repubblica, e Girolamo Martolosso chi, bensì per naufragio; i navigli delle
svelò ciò che da tanto tempo si maneg- due nazioni incontrandosi ammainereb-
giava, per averlo saputo dalla moglie bero le vele, in segno d'atnicizia ; i cor-
il' Agostino Abondio colla quale era in sari presi da'veneziani, manderebl)er o
si
ordinò che per forza si prendesse r A- stituzioneo compenso pegli schiavi fuggiti
bondio e feritori, se l'ambasciatore
i e pe' prigioni fatti da'corsari ;
pighereb-
iion li rilasciava, assaltando anche la casa be la repubblica annui 5oo ducati per
con armi da fuoco. Penetrali gli armati Z mie e 8000 per Cipro; libera uavi-
iiella residenza francese, 1' Abondio fu gizione, e visita a Costantinopoli e alla
consegnaloefecegrandi rivelazioni; quin- bocca dello Stretto ec. Questa pace pe'
di molti arresti, e pubbliche mormora- sagrifizi fatti fu biaìimata, però fruttò
zioni de! popolo di credere rivelatori de' 3o anni di quiete, sufficienti a far ricu-
segreti gli stessi Dieci e altri personaggi, [)erare lo slato, ma non a dargli la pri-
V E N V E lV 347
stilla grandezza. — 1 tanll pcricoli,(Jie dal cumcntata di vadu pro-
f^c/iczi/i, di cui
principio del sec(»lo XVI niinacciavaiio iìllai)do, nel t. 6, p. 67, in cui v'impiega
la repubblica airinteiiio e all'esterno, la l'intero cap. 3, e col Capitular dclli Ai-
dolorosa sperienza più volte rinnovatosi <7»/.v/Vori f//\^^fo, che in originale fi par-
di quanto poco gelosamente fossero cu- te della riccliiSNÌma collezione di co>e ve-
stoditì i segreti dello stalo, il bisogno di neziane possedute dal cav. Emanuele Gi-
iin'autorilà ca[)ace per riputazione, se- cogna. l rpa.ili lodali scrittori, de'sedicen-
grelezza, pronlooperare a contenere i no- ti statuii pubblicili dalDarìi,con buone
bili entro i lituiti dell'eguaglianza e del ragioni e documenti ne dimostrano la
dovere, mossero il consiglio de'Dieci.d'ac- falsila. Non bastando quanto erasi scrii-
cordo col senato e col maggior consiglio, lo contro, avanti l'opere del prof. Pioiua-
a dare nel I 53q un deflnilivo ordinaroen- iiiiì, poiché reslava ancora a sapersi se
to a quella magistratura a cui fin da due gl'inquisitori avessero avuti allii statuti
secoli addietro erasi sempre ricorso a mo- e quali, il medesimo mercè gli studi cri-
dodi provvisione ne'casi uigenli, e quan- liei e coscienziosamente anche su
falli
slo nome spaventevoli idee sogliono ri- licodel famoso tribunale degr/^2,y^(/.<f//o-
soinmaria, senza fcjrma di piocedere, so- fino delle memorie autografe di uno de-
pra semplici delazioni. La saladi sue se- gl'inquisitori, con che spera fondalamen-
dute palata a nero, debolmente rischia- le la verità sarà finalmente a trionfare
rata da torcie gialle, scale segrete che e si raddrizzeranno le false idee. A pro-
mettono a'Piondji o ad orribili sotterra- posilo delle quali, egli non potè asteiier-
iiei, una barca che conduce le vittime ad si dallo stupu-e fortemente, che il conte
annegare nel Canal de'Marrani; l'abbo- Darù, nella sua qualità di storico e cri-
minevole sedia, su cui talvolta, nella sala lieo, abbia potuto tenere per buona mo-
stessa, alzala la cortina, vedeasi strozza- nela quegli statuii e gloriarsi della sco-
lo il colpevole; lutto quanto l'immagina- perla.» Nel che, se pur non vogliamo cer-
zione può creare di piìi alioce e strano care, come altri fece, un fondo di male-
fu accumulalo a carico degl'inquisitori di volenza , ed un desiderio di annerire a
Venezia. Ciò che la poesia e il romanzo tulio suo potere la tinta sotto cui si com-
propalarono, la Storia della rcptibblira piace rappresentare il veneziano governo
di TciHzia del conte Pietro Darù scrii- infamie eie spogliazioni
([)er iscnsfire le
I che levò di se tanto grido al suo ap- deplorare un nuovo esempio di quanto
parile in Francia e che divenne perciò facilmente l'immaginazione, signoreggia-
anche altrove, con-
la pili dilfiisa e letta la da un qualche ritrovamento creduto
ferniòeo'pretesi statuti da lui trovati in un nuovo ed importante, faccia velo al giu-
esemplaie della biblioteca del re a Pari- dizio ed impedisca un ponderato esame
gi; statuti contro i quali si levarono, ol- delle basi sulle quali quel ritrovamento
Ire altri, conte Gian Domenico Tiepo-
il si appoggia. Ed in falli tante sono e si
e colla più volle eucomiata Storia do- naie, di tradizioni popolari e di assurde
348 V E N V EN
credenze, che avrebbero dovuto condur- sigilo; che gl'inquisitori furono sempre
re lo storico coscienzioso a muovere al- considerali siccome una delegazione de'
meno qualche ckibbio e a fargli intrapren- Dieci, e investiti di più o meno potere se-
dere diligentissime ricerche prima di pi o- corido l'emergenze; che solo sulla fine del
mulgarnecosì asseverantemente l'auten- secolo XVn apparisce aver essi avuto una
liciià pel confronto di altri 3 esemplari facoltà piìiampla di condannare, ma sem-
uniformi, quasiché i soli scritti autentici pre con saputa del consiglio; che anco da-
avessero il privilegio di venire moltipli- gl'inquisitori procedevasi con atti di ac-
cali, e non si vedesse ciò di frequente ac- cusa, interrogatorio, difesa, sentenza; che
cadere de'caltivi e anonimi, che attenta- se qualche arbitrio, qualche precipitazio-
no fama d'un individuo o d'uno sla-
alla ne potè alcuna volta succedere, fu colpa
to". Io non posso neppure in iscorcio li- dellindividuo, non sistema di tirannia o
produrre il riferito abbondantemente di atrocità; che per lo contrario molto
dal prof. Romanin, poiché incompati- giovarono gl'inquisitori alla conservazio-
bile colla brevità di (juesti miei cenni sto- ne dell' eguaglianza, alia protezione del
rici. Solo dirò ch'egli, dopo aver tratta- popolo, alla quiete delle famiglie, alla sal-
sero secondo quelli gl'inquisitori e le lo- decemviri o consiglio de'Dieci e dal colo-
ro leggi, e la falsila de'prelesi statuii, i^oi re delle loro vesti dicevausi negri; il ter-
descrive l'origine storica degl' incjuisito- zo era scello tra'consiglieri del doge e di-
ri , (piali fossero vcrameiile ed ove si a- cevasi rosso, e sedeva nel mezzo. Se ne
dunassero , cjuale losse il loro procedi- nominava un quarto detto di ri-
inoltre
menlo, progresso successivo del loro po- spetto per supplire a quello che fosse as-
tere, dipendenti dal consiglio de' Dieci. sente o venisse espulso per parentela o per
Indi presenta gli esempi traiti dalla sto- esser papalisla, cioè avente qualche lega-
ria, le difese ed esempi di queste, quando me colla corte di Roma, allorché tratta-
gt'iiiquisilori prendessero il titolo d'/z/y»/'- vasi di cose religiose o di attinenze con
siluii di stalo, a\U\ eseoipi storici che li quella corte. Si adunavano a principio nel
concernono, apice del loro potere, e del luogo sopra l' ufficio delle Biave o grani
7J7/«/erg'rfir/i<'/r.l*oscia riporta l'ammoni- deslinato agli esecutori sopra la bestem-
zione data a un raagisliato, la rivolta con- mia, poi in una stanza vicina a (piella de'
tro la loro autorità ed esame di loro car- capi. Nulla di terribile, bensì una mode-
te, r arringa di Marco Foscariui , come sta semplicità presentava la residenza de-
riuscirono trionfatori e con giubilo del po- g!'in(piisilori. Le pareti erano coperte di
polo. Seguono i documenti, il vero ca- cuoio con borchie d'oro; 3 sedili di noce
pitolare degl' inquisitori, la dedica del affissi nel muro con cuscini di marrocchi-
segretario Angelo Nicolosi che lo scris- no nero e un grande scrittoio di noce da-
se, le Memorie d' un inquisitore di sta- vanti; a sinistra una panchetta con uno
to, ed i processi degl'inquisitori dis[)eisi. stretto sgabello pel segretario; grandi ar-
Conclusione. « Laonde riassumendo le madi grossolani di larice senza pittura;
sparse fila speriaiuo aver mercè le fatte tutto vi era rozzo, vecchio, malinconico;
indagini potuto dimostrare : che gli sta- [)areva che il disprezzo dell' ornamento
tuti attribuiti dal Darìi ^^\' Inqidsilori di mobiliare ben si convenisse colla severi-
sialo in T^eiiezia sono assulutamenle fal- tà del costume e colla gravità degli af-
si; che le leggi che regolavano quella ma- fari. Nel sonitto erana dipinte le 4 Vir-
gisiraUi la erano emanate dal consiglio de' tù teologali; sopra il tribunale la B. Ver-
Dicci, ed alcune anche dal maggior cou- tjiue reputata di Ualfaello, e sulla porta
V E N V E N 349
un qnnilro con alcuni San!l del Gair'])a- casi nigenlissiroi, anclie un solo inquisi-
lalo. Era queslo un luogo die inspirasse il loie poteva ordinnie il <y/»/o <7/T<.v/o,clie
(lelillo? 11 misleìo che avvolgeva leazio- poiadunali tulli e Ire venivaoconfeima-
ni degrinquisiloii era la causa del leiro- to o annullato. L'arfeslo, per evitare lo
re che intorno a se tanto utilmente spar- strepito, seguiva per Io più di nolte o con
gevano. Pelò gTinquisiloii potevano «ac- qualche stratagemma. 11 famoso fante o
cogliersi in qualunque luogo, anche nel- messo della repubhlica detto 3/i'ssier
,
slunii, queste per le mire e le trame Tre- le e eh' eglinon osava mai alterare. E-
quenti degli altri stati a suo danno. Colla rano concepite tali formule con qwestepa-
fìne del secolo XVI, gl'incarichi degl'in- role: non si metta in timore; già credo
quisitori si trovarono per modo amplia- che presto si sbrigherà j forse puh ini-
ti che cominciarono a pigliare ingerenza maginarsi di che si tratta; non dubiti,
in lutti gli affari dello stato di n^assima le Loro Eccellenze la vedranno volon-
importanza, ad occuparsi della quiete, del ticri; già forse basterà ch'ella parli col
buou ordine delle famiglie e della sicu- segretario ec.W missier grande godeva di
rezza esterna ed i nlerna col nuovo titolo un'inesprimibile forza morale: il solo suo
iV Inquisitori di slato; e oh ^tv\a\.' \o\- presentarsi atterriva, incuteva rispelta
una depravazione lagrimevole introdot- lava semplice veste togata nera, aperta
tasi Ira'nobili, dacché eransi ritirali dalle davanti, con larghissime maniche, soli a-
faccende marittime e mercantili, gli a vea bito nero, calzoni corti, scarpe con fib-
resi sol troppo accessibili all'oro stranie- bie, calze nere, parrucca in testa. Si de-
ro e specialmente di Spagna , la quale ve concludere. Tremendo tribunale era-
ritrovando nella sola repubblica di Ve- no gì' incjuìsitorì, non mai ingiusto e
nezia un potente ostacolo ad estendere il tirannico; alla sua vigilanza dovettero
suo dominio su tutta Italia, valeva^'i d'o- anzi parecchi la vita salva dagli aitenla-
gni arma manifesta o coperta per abbai- ti d'alcun nemico violento, varie fann-
lerla. Era dunque necessario un magi- glie le consci vate sostanze; la città in ge-
strato speciale e attento the vigilasse. Ri- nerale, per quanto fu possibile, il buon
sulta da alcuni de' loro processi ancora con- costume, l'integrità de'magistrali. 11 po-
servatijche nelle denunzie segrete non si fi- polo temeva, ma riconosceva in pari
davano subito, ma mandavano spie ripe- tempo negl'inquisitori un tribunale che
tutamente, enon procedevano finché non lo proleggeva da ogni prepotenza de 110-
avessero piena certezza o della veracità bili, e perciò a molti di questi invece era
»e del processo al consiglio de'Dicci. Ne' sci onerosa^ colpa riufedellà d'alcuni mi-
3jo V E N V EN
iii.slri, i Solimano 11 le
quali svelarono a fino i delitti di sangue, ricorreva, secon-
ic-gicle commissioni dell'invialo Dadoa- do le idee del tempo, al terrore delle pe-
lo.» Questo inatteso inconveniente richia- ne, e condannava l' ulibriacone alla ga-
mò le ture de' padi ad un immediatoi ItMa. IN'on bastando però il terrore a con-
provvedimento pe'casi avvenire, e con su- tenere il delitto, e [)iù assai giovando l'e-
premo decreto '?.o scltendnei 53q venne ilucazione morale e religiosa, perciò nep-
istituito un li ibunale di tre iHquisilori, piii (pu'sta parte fu negletta a Venezia,
la cui piiinaria incumbenza era d'invigi- e la confraternita di s. Giovanni Evaii-
Jare a procedere contro i propalalori df' geli^la, di cui ne! § XIII, n. 2, avea in-
segnati, che poscia verso ili5c)0 assunse trodotto sino dal secolo XIV nel suo o-
il nome di Tribunale de^l' I/if/uisitori ili ratorio r ammaestiamenlo de' fanciulli
sialo. E f|uesia la magistratura tanto ful- nel la /^'o/Z/Z/i^ e/ /.5//rt^irt,am maestra men-
minala dalle calunnie e dalle frenetiche to che andò poi sempre più dilatando-
invenzioni degli slranieri,intenli sempre a si, e die' origine al libretto deiio/uinato
conculcare e tleprimere la veneranda me- DoUrinadel i^enerale, che si vuole mol-
moria di questa gloriosa repubblica. Ove to più antica dell'istruzione composta dal
pelò, invece di vile livore, seguir voles- ven. cardinal Bellannino; oltre l'educa-
sero i dettami della giustizia e del vero, zione de'IanciuHi destinali al c'ero, e pub-
troverebbero che moderazione tempera- bliche lezioni di s. Scrittura istituite nel
va la necessaria austerità del loro istitu- l'i'ìS a vantaggio di tulli i cittadini. —
to, ed era guida e norma alle delibera- Dopo pace eoa Solimano II, regnan-
la
zioni de'lie, del cui numero, verso la me- do atiparenle accordo tra Carlo V e Fran-
tà dello scorso secolo fu il pio, il religio- cesco I, il quale nello stesso 5^o accolse i
sissimo Flaminio Cornaro, uomo capace ilcognato a Parigi con ogni oufìnficenza
già di rinunziare alla carica , anche col e alfezione pareva dovesse l'Europa, e
,
cio di ebrei con donne cristiane, alloggi so tempo risorsero i disgusti fra il re di
di protestanti, e infine stregherie e be- Francia e l'imperatore, il quale tornava
\ande. Imperocché, rozzo il basso popo- alla sua renTtenza di cedere il ducalo di
lo e manesco dava motivo a leggi sem- Milano, inasprendosi il i.° per la morte
pre più rigorose circa all'uso dell'armi; data nel Vo a due suol inviati a Costan-
disordini gravi succeilevano, e il consiglio tinopoli da alcuni fanti spagnuoli , e di-
de'Dieci qualificando lubbriachezza sic- cesi con sapula del governatore di Mila-
come quella dalla quale derìvavanDl'ab- no marchese del Vasto. Voleva Carlo V
bandono della moglie e de' figli alla fa- stringersi con Venezia in nuova alleanza,
me, alla più orrenda miseria, le impre- proponeva il Papa Paolo Ili (presso il
per adunamenti insolili di prinii[>ie pre- senato terminò alcune di'-pul»' con Fer-
lati nel suo territorio polesse dar sospel' dinando I per certe terre del Friuli, priu-
li a'iurchi. Intanto l'inipcralore, accom- cipalroenle Belgrado e Castelnuovo, ob-
pagnalo dall'oratore veneto INIorin Giu- bligandosi al pagamento di 75,000 du-
stiniani, escgiù la spedizione cavalleresca cati, secondo la convenzione di Bologna
contro Algeri per punire que'pirati, nel- e qoando fossero restituite tutte le ter-
la stagione autunnale sfavore voi issi aia al- le. JNuova guerra si ruppe fra Carlo V e
l'imprese maiiltime, contro il consiglio Francesco I. Voleva questi cominciai la
del Doria e del Y.islOjCon una flotta di dal Milanese e ne avea disposti gli ani-
74 ga'cCj 200 fra altri grossi e piccoli mi, poi invase il Lussemburgo e il Rossi-
numerosa truppa di fan-
navigli, portanti elione senza successo; bensì comballeva-
ti e cavalli. Mentre disponevasi l'assalto, si ancora in Piemonte dal Vasto, col va-
a' 2 3 ottobre fiero uragano devastò il loroso Bellay-Langey, la cui morie fu
campo, oltre i4 galere naufragate e 3o i sciagura per Francia. Tuttavia continuò
navigli pei doti. Il ntmico pre-e animo la guerra , finché i francesi totalmente
per uscire a cacciare gli spagnuoli, privi sconfissero ilVasto a Cerisole a'i4<'ip'''-
di viveri e artiglierie, e l'imperatore do- le i544- I' despotismo e la rapacità de'
vette ritirarsi a Ciigia e sul finir di no- governatori imperiali a Milano, Firenze,
vembre tornare in Europa, ove si trovò Siena e Napoli facendo odiare Carlo V,
minacciato dalla confederazione di Fran- r Italia si scosse per tale perdita, (pian-
cesco e Solimano II. Il senato veneto
I do una tregua ne troncò 1 disegni. Que-
in tali vicende con prudenya evitava la sta fu fatta dall' imperatore onde effet-
y.iani, quando a'reclamì imperiali rispon- soccorreva, a'i8 settenibre segnò la pa-
deva la signoria non averci avuto parte, ce a Crepy. Fra le altre cose fu conclu-
per altio sarebbe disposta comprarlo; e so , che il secondogenito di Francesco I
intanto il Satbia non vedendosi soccor- sposerebbe linfante Maria figlia del-
so cede Marano a Pielro Strozzi fuoru- l'imperatore colla dote de Paesi Bassi, o
scito fiorentino a'ser\igi di Francia. Stre- la figlia di Feidinando I col ducato di
pitando gì' imperiali , nell'agosto i5^3 Milano per dote (paesi e popoli non es-
I 'assalirono per mare e per terra; di the sendo allora che roba di casa), ma per la
l'ambasciatore francese si querelò cui se- morte poco dopo avvenuta del figlio del
nato per non far valere il suo vantato di- re, questi rientrò ne'suoi diritti sul Mi-
rillo sul golfo, altrimeolì vi entrerebbe- lanese. Kon andò guari, valendosi debuo-
3 Ì7. V K N V E N
Ili iiflìzi de' Tenezifjiii, die Carlo V e il rarmidelIfirepiiMjlica.Iisiio eruJitoMo-'
fratello Feidinantlo I intavolarono Inn- grafo Citsoni, lo chiama bealo periodo di
glie praliclie e poi si pacificarono col sul- tratujuiila pace, a mezzo stadio cioè di
Inno, o meglio fecero umiliante tregua queU'dliistre età in cui fiorivano eccelsi
j)or 5 anni nel i547, col pagamento di ingegni nelle arti, nelle scienze, in ogni
3o,ooo zecchini 1'
anno, a ciò costretti classe di disciplina e di studi, più scrii i
per le cose religiose di Germania e del- insieme ed i più ameni. Parca che nata-
la legaprotestante di Sroalcalda. Già 18 ra a riparare la moderata fecondità dei-
novembre i545 il doge Landò giunto al- l'uman genio negli ultimi decorsi secoli,
l'età d'85 anni era morto e fu sepolto largheggiar volesse in questo, e sfarzeg-
in Antonio di Castello nella cappella
s. giare nel più eminente modo colla com-
della D. Vergine fatta da lui edificare, e parsa d'uomini singolari e di'linti, che
dove si osservava la sua statua di mar- tanto mercarono a que' contemporanei,
ino, opera del rinomato Pietro da Salò, e salirono in grande rinomanza sì che ,
dogado fu eretta la loggetta a ridosso del- le lor patrie ed è il più ambito onore de'
le varie ambascerie, con plauso soslenu- le imitare, nrduo assai l'eguagliare, e for-
te alla corte di Ferdinando V d'Aiago- se impossibile di mai più superare, li va-
na, che lo fece cavaliere, presso Enrico sto braccio del ducale palazzo ,
volto al-
VIII re d'Inghilterra, e presso i fiorenti- l'oriente, già cominciato sotto il dogado
Ili in occasione della coalizione di Cle- d'Agostino Barbarigo al declinar del se-
mente VII, con Carlo V, i veneziani e colo XV, e il prospetto di esso lungo il
essa, quando alla morte del doge Grilli, gnifica libreria si avanzava a sorgere per
benché avesse egli nella nuova elezione decoro della Piazzetta, facendo bello con-
il maggior numero de' voti spontaneo ,
liaslo per gentilezza di forme coU'aiitica
cedette al Laudo, acciocché dal troppo architettura rituale del vicino splendido
ritardo della nomina del doge non ve- tempio, e colle masse ardite e austere del
tiisse danno agl'interessi dellostato. Man- contrapposto palazzo ducale. iNèsolameo-
calo di vita gli fu sostituito a'24 noveni- tealla materialedecorazione pensossi, die
brei 545, e nel suo principato posarono pur alla cultura de' cittadini ed alla iuo«
YEN YEN 3-;3
l'o isliluite G pubbliche scuole, una per lalli, poi trasferito alla nunziatura di
ogni sestiere della città, e si comballeio- Yieniia e quindi cardinale), uno degli
no altresì gli errori perniciosi degli ere- scrittori più eleganti e dotti del secolo
siarcbi Lutero e Calvino, cui venne op- XYI, in prosa e in versi , in Ialino e ia
posta insuperabile barriera nella isliki- italiano (dopo la morte di Paolo ili tor-
zione d' un niagislralo conijiosto di tre natoa Roma a sistemarci suoiaiT.iri,quin-
Sai-i ih'll'Iù'e.si(7,[)ev la purità della fé- di si restituì a Yenezia a vivere pacidoa-
de cattolica, l'incumbenza del quale era mente commercio delle muse, cotiu'-
nel
di tener lonlaue quelle ributtanti e de- che stimato, dopoClaudiano e Puliviano,
plorabili eresie. Il doge Donalo araan- il pili eccellente de'poeli lirici, indi segre
tissimo delle leltere e delle ai ti, sotto di tarlo intimo di Paolo lY), ed ivi formò il
lui, favolile anche dalla pace, prospera- i .° Indice dt libri pioìbili ,\»nh\A\cn\.o nel
jono nel modo singolare atCL-nnato e col- i 54<S, e ne ragionai nel voi. XYI, p. 2 i t
r abbellimento della città. Puchi giorni e 212, per averlo attaccalo Vergerio e
dopo della sua assunzione al trono final- di poi Quesnelio da pari loro. Cerio D;il-
niente a i3 dicembre i545 fu aperto il dassare Archiew ing!e-ie fu incaricato
sagiosaulo ecumenico concilio di Trento di presentare alcune lettere al senato, e
^/ .j. I prolestauli che l'avversavano col- chieder licenza di dimorare come resi-
la lega di Smalcalda si preparavano alla dente per la sua nazione in Venezia. Fu
guerra, collegati collo scismatico te d'In- la cosa molli giorni e molto caldamente
ghillerra e col cristianissimo redi Fran- disputata in senato. Diceva Michele Da-
cia. Yi si apparecchiava non meno Car- rozzi, che la religione cattolica era sta-
lo V, ed il Papa Paolo III raccoUe genti la sempre fondamento della cillà e re-
ne aflldò il comando al nipote Ollavio pubblica di Venezia, né poteva amn)et-
Faroese.figlio del duca diParma ePiacen- lersi un residente protestante, pel favore
za e feudatario della s. Sede, doraandan- del quale facilmente l'eresia troverebbe
do pure rinforzi e il passo a' veneziani, adito a penetrare. Parlava da vero cal-
Qiiesli pien)urosi di non avvilupparsi in lolico. Risposero i politici che h^iono per
nuove guerre, si scusarojio desliamenle religione lo stato. Cominciò il Pesaro a
dall'uniie le loro genti a quell'impreso, dire, non trattarsi di fede, ma di sialo;
e soloaccordarono il passaggio. Eguali che i protestanti erano signori grandi e
maneggi facevano principi protestanti a i principi, e tenevano quasi tutta la Ger«
Venezia perchè la repubblica li favoris- n)ania, che aveano la mira tl'opporsi al-
se, od almeno negasse al Papa il passo. la grandezza ileirimperatore(o meglio per
Al the essa rispondeva nel 54G, uiontran- 1 ottenere sempre più la tolleranza reli-
do l'impossibililà di ciò fare .staitle la pò- giosa, il libero esercizio della pretesa ri-
siziooe delle sue lene, che però continue- forma che aveano abbraccialo, che con-
rebbe culla nazione tedesca nella solita cedeva moglie agli ecclesiastici e mariti
amicizia. Avvenne però lai caso che mi- alle motiache , divorzi ad Ubilum, lìla-
se giuslamenle in grande allarme il ze- Irii/ionii misti, e per qui non dir altro,
lanle Pontefice (già verso il fine del do- piena libertà di coscienza e pieno sfogo
gallo 75.^ pallai della tolleranza del go- a tutte le passioni), il che mollo giovava
verno veneto cogli eretici e altri acHtlo- alla repubblica;che se poi volessero guar-
lici), essendo alloia suo nunzio a Vene- dare alla fede, ben altro bisognerebbe fi-
slati, i suoi religiosi, le sue monache,cot»e gnori grandi che hanno per iscopo più
ho narrato ne'§5 VIII,X e altrove in rpie- la conservazione della propria libertà, che
sl'articolo, le domandarono a'Papi per e- gì' interessi religiosi j esser già 29 anni
vigere o riparare chiese,chióstri e spedali, dacché ebbe principio la setta luterana,
per quelli t;he conti ihuissero Elcniosine, né mai essersi stretti in lega se non da 7
eh 'è un'opera pin. Perciò simoniaci a'pre- anni a questa parte per difendersi da Ce-
ti ! Come qnalifìcherelibe l'oratore i pro- sare; aver essi procuralo testé la unione
testanti che abbracciarono la sedicente ri- dell'I ng!iillerra(sottratta dallaChiesaCat-
forma per usurparsi Beni di Chicsaspet' i tolica da Eurico Vili, che avendo prima
tanti a'sagii Tempii, al Sacerdozio, agli meritato dal Papa, per la sua opposizio-
ordini Regolari, inuna parola tutta la ne e scritti contro Lurero,il titolo di Di-
Rendita ecclesiastica? Si può leggere il fensore della fede, per esser&i poi fatto
contenuto in tali articoli e ne'lanti rela- capo dello scismaanglicano,onde scioglie-
tivi, che io oppongo a tali calunnie e ardi te re il frenoallesue passioni, la storiagli die
proposizioni politiche). Soggiungeva l'al- (juello di Postiglione della pretesa Ri-
tro, cioè il virtuoso Carezzi, che appun- foriiiaje della Francia (onde far dispetto
to la materia dell'Archie-vv era materia di e guerreggiare CarloV, oltre la lega col
fede, poiché la domanda di lui tendeva nemico del cristianesimo),
turco, eterno
a procacciarsi slabile soggiorno in Vene- uiandandoloro nunzi da una parte e dal-
zia e poter parlare liberamente e vender l'ai tra; esser codesta lega s'i potente, che il
ligiosissima ;
quand'anche, come alcuni ed è contenta di fornirle certa somma di
pioponevano, non gli fosse dato il titolo denaro; che questi protestanti sono pur
di agente, cui solo riconoscerlo in senato quelli cui altra volta s'era deliberato, al
gli si darebbe motivo di presentarsi ad cominciar della guerra col turco, d'invia-
ogni occasione che gli piacesse, cosa non re un oratore, che fu Madlo Leon, do-
poco sconvenevole. Prendeva poi a par- mandando aiuti; che in questa lega so-
lare il Trevisan, e sosteneva non esser no 3 elettori dell' impero (ma apostati
materia di religione, perchè diceva:» Que- delia religione cattolica, per dare sfre-
sti protestanti non hanno a trattar con noi nalo sfogo alle loro passioni, ed usurpar-
di cose di fede, ma solo di stato, come al- si i beni di Chiesa, e delle pie e benefi-
l'evidenza provano le lettere dell'oratole che istituzioni) e tutte le terre fran-
IVIocenigo, il quale scrive che in Augusta che; che infine avendo ad essere la ri-
gli fu detto da uno che può saperci segre- sposta negativa, siaalmeno con quella
H de'protestanli, che le loro signorie de- maggior dolcezza che si possa, e che ben
siderano di passare di buona intelligenza considerando il modo di rispondere, al-
con questa repubblica, incaricando perciò tro non trovava potersi dire se non che
l'Archiew di una lettera da presentarsi questa repubblica non poteva partirsi
iu senato; che sarebbe cosa inurbana il dairintenzioni di Sua Santità'. La lette-
non leggere una lettera che vien manda- ra dell'Archiew fu ricevuta a' 5 cllobre, 1
la, e che quando fosse slata accettala bea e il 18 gli fu data una risposta evasiva
-
V EN VEN 35:
quanto agli aiuti domandali da' prole- nel I 388). Questo concordato suscitò gra-
starili, ina co' miglion v. [>\h cortesi ter- vi molestie alla repubblica per parte del
uìioi possiljili. Né r Archiew si parli da P.ipa e «lei patriarca a cui nera stalo de-
Venezia, anzi vi rimase in qualità di se- legalo l'altare; ma il sennto per non in-
gretario residente d' Inghilterra, e alle volgersi in una guerra inutile, seppe de-
lagnanze del Papa 5 novembre si ri- a' stramente scansarsi, e la cosa andò acco-
spose: che r Archiew continuava a far modata, senza per altro cedere l'ottenu-
l'ufllcio suo di segretario d'Inghilterra, e todominio, e vi continuò tranquillaoien-
alle volle comunicava al senato avvisi e te per più avendone anzi
di due secoli;
notizie come facevano uè perciò gli altri, rijmovato i4i8 col vescovo
il patto nel
dovesse Sua Santità inquietarsi, ben co- Antonio Correr nipote di <Jregorio XJf
noscendo la divozione della repubblica (e riferisce il Romanin, raccomandan-
verso la s. Sede. Grave contestazione pe- dogli di mantenere quelle fortezze in
rò si accese con essa per la giurisdizione buono stalo e vantaggio a difesa della
tli dominio temporale, che
Celicela nel signoria, amministrando inoltre ragione
riportai in quell'articolo, inuno all'aito e giustizia fìnrhè altrimenti fosse delibe-
/./? principesco che un tempo vi ebbe la rato, e facendo eseguire i decreti della re-
s. Sede, e meglio ne tratta il Borgia, /1/e- pubblica quanto alle gravezze e altro.
inoric sloriclic di Benevento^ t. 2, p. 172 Dipoi nel 1488 il vescovo Nicolò Trevi
e seg. Narra il eh. ab. Cappellelli , Le san mosse pretensioni sulla signoria ce-
Chiese d' Italia, l.io, p. 222, che Cene- nedese, solto l'immediata sovranità del
da fu soggetta nelle varie vicende del- la s. Sede; pretensioni rinnovate di quan-
l'Italia a mutamenti di sovranità, più do in quando da' vescovi successori ).
lungamente però apparleoue a'suoi ve- Ria neh 546, dopo di aver sedalo in Ce-
scovi. La repubblica di Venezia ne di- neda slessa gravi discordie, insorte tra'
scovo Francesco Ramponi, che allora di- mani , ebbe ad usare della sua energia
morava in Venezia, ricusando di aderi- contro le pretensioni del vescovo stesso,
re alle pretensioni de'da Camin, appog- che duramente molestava i suoi vassalli,
giò se stesso e la sua Chiesa alla prote- tolte dalla loggia di Ceneda l'insegne di
zione di lei , e stipulò colla signoria un s. Marco, proclamalo che niuiio avesse
concordalo, dì cui gli articoli principali più ricorso a Venezia per l'appellazione
portavano: Che il vescovo le cedeva con sotto gravi pene, intendendo d'assumere
mero e misto impero tutto il conta- a se la piena giurisdizione sulla città; e
do di sopra a Ceneda, cioè Serravalle, di piliavendo fallo arrestare due di Ser-
Valmarino, Cordignano, Pioganzuol,Ca- ravalle che accompagnavano l'inquisito-
volan, Fregona, Solighetto ed altri luo- re dal senato mandalo a visitare bo- i
ghi occupati da'Caminesi. E la signoria schi di Terraferma per far cerca di le-
per mezzo di 3 procuratori di s. Marco gname da costruzione per l'arsenale, per
aderì a questa cessione, obbligandosi a di- essersene offeso il cardinale. Fu allora
videre egualmente col vescovo tutte l'en- che il senato per conservare la giurisdi-
trate solile a pagarsi alla camera fiscale zione ormai da due secoli acquistata so-
di Serravalle, ed a lasciare la città di Ce- pra que'luoghi, mandò a Ceneda per suo
neda col suo particolare territorio e col rappresentante un podestà peramraini-
contado di Tarso in dominio de'vescovi slrare la giustizia sì in civile che in cri-
prò- tempore, con nicio cmislo i/npero, minale, come gli altri rettori. Fu a ciò
come per l'uddietro (Ceneda fu ottenuta nominato Giacomo Suriano, e così tolse
da'vcneli uel 1 387 01 347 ^ ^^ ricuperala la repubblica a' vescovi di Ceneda la su-
356 V £ IV YEN
preaia rappiesenlaiizu (cmporale. Ini- prof. Ilomanin ai tempo di Papa Cle-
lalo il canliiial Giiiiiani, si recò a Roma niente Vili c'acconta come la contesa
a lagnarsi cou Paolo 111, accnsamlo la erasi inasprita, per avere il vescovo Mai-
repnbblica d'avere col suo operato con- c'Antonio Mocenigo più vivamente degli
culcato i diritti dell'ecclesiastica immu- altririnnovate le pretensioni, onde poi
iiilà. Ria la signoria a' I 3 agosto incaricò (u costretto rinunziare il vescovato. Il
INicolò da Ponte suo oratore in Roma di cugino Leonardo Mocenigo che il succes-
esjìorre al Papa le sue lagioni e gli abusi se, seguì la medesima via, dichiarando le-
pel veneto ambasciatore un amichevole ma. Clemente Vili a tale notizia man-
componimento. La repubblica concesse dò nel 1600 un monitorio, e fattolo af-
al vescovo successore Michele della Tor- fìggere in Ceneda annullò lutto 1' opera-
re udinese poi cardinale, la temporale si- lo della repubblica, e nainacciò della sco-
gnoria di cjuel distretto e richiamò a Ve- munica qualunque mauJusse alle appel-
nezia il podestà Soriano. Le dilTerenze lazioni altrochea Roma, dichiarandoche
per allora si quietarono, ma solo per ri- la giurisdizione di Ceneda non solo spi-
IIvescovo della Torre destramente ot- Irò questo monitorio protestò altamente
tenne con tutta segrelev;za da Giulio III il senato neli6o3, e provvide vigorosa-
nel I 55o, un bieve con cui venne dichia- mente che al supremo dominio della re-
rato solo signore e conte tem|)0rale di pubblica non venisse recato nocumento,
Ceneda sullo l'immediata sovranità e prò- ingiungendo al podestà e ca[)itano di Tre-
lezione della s. Sede. Rimase occulto il viso di pubblicai severe pene a chi osas-
breve, finché nel 1 56 1 insorte alcune con- se propalare o alllggere in Ceneda alcun
Iroversie tra il consi-lio di Ceneda e il alto altentatorioalle ragioni della repub-
\icario ilei vescovo Torre, mentre questi blica. Allìne il Papa cedendo a'buoni uf-
viiti persetnpre. Ed allora nncfjiie ne'ce- Bologna a' 7 settembre. Mentre era am-
i
nato, le quali aizzarono i coneglianesi a novembre 1 549 'noti. Gli successe Giulio
tentare invece, che il di^frettodl Ceneda III a'7 febbraio i 5jo, ilcjUale nel seguen-
fosse soggettato alla giurisilizione del lo- te fece proseguire il concilio a Trento, ed
ro podestà. Negli uni negli altri riusci- ebbe a nunzio in Venezia il vescovo di
rono ne'Ioro progetti. Fu decretato ald- Ravello Lodovico Beccadelli bolognese,
ne a'i5 dicenibreivy i, che un patrizio poi arcivescovo di Ragusi ; ed in Pioma
veneziano dovesse governare peri 6 mesi per ambasciatori, nel i55o Nicolò da
la città di Ceneda, la contea di Tarso e Ponte, nel 553 Domenico Morosini, e
i
i loro distrelti col titolo di podeslà. Re- nel i555 Bernardo Navagero. Prima del
golata così l'ani ininislrazione politica di decesso di Paolo III, nei 1
54? P^'"
congiu-
Cenetla, ne fu lasciata l'interna in mano ra, fu sottratta GciìOva dairuilluenzadei-
de' suoi due consigli generale e minore, l'iniperatore, ed ucciso PierLuigi Far-
formati di soli nobili della città. Col ca- nese duca di Panna
Piacenza per in- e
der poi della repubblica di Venezia, sog- vestituia del Papa suo padre, non senza
giacftiie Ceneda alla contlizione stessa, a avervi preso parte Ferrante Gonzaga (e
cui parteciparono tutte le altre città e fors'anche il figlio Ottavio Farnese) al-
Provincie di quelln. — ^In si ritorni al do- lora governatore iuiperialedi Milano,clie
gido tlelDonato.Bencbèla repubblica vo- tosto s'icn padroni ili Piacenza per toglie-
lesse assolutamente tenersi quieta, non o- rea'fiance>i ogni comunicazione coll'Ita-
stante il gran movimento d'armi in Ger- lia, e perciò si recò ad assediare Parma.
mania l'obbligò a prendere a'suoi servi- Inoltre nello stesso 1
547 S'^^
erano morti
gi per 3 anni Guid'Cbaldo 11 duca d'Ur- Enrico Vili re d'//ii'//(7/f'r/v/, succeduto
bino nel giugno 54^5 indi per la defe-
1 da Odoardo VI; e Francesco I, cui suc-
zione del duca Maurizio di Sassonia e al- cesse Enrico II e così Caterina de iMedi-
tre conseguenze, nel dicembre buona par- ci divenne regina di Fraiuia.^\i\ col cam-
te de' principi della lega protestante si biar de'regnanti non componevasi anco-
sottomisero alle armi di Carlo V, e nel ra a pace l'Europa; agenti francesi si ma-
seguente a|)rile 1
54? 'cslò disfatto e pri- neggiavano col turco, e agitavano diver-
gi(jiiiero il duca di Sassonia. I rapidi trion- si stali d'Italia, alcime delle cui coste e-
fi deirimpcralore misero in apprensione raiio tribolate da'corsari turchi.Venezia
Pnolo III per l'aumentala sua potenza, ormai ridotta mendicare un ignobile
a
vicliiamò le sue truppe, e cominciò a rav- riposo, rispondeva agl'insulti colle quere-
vicinarsi a Francia. Non è vero, die per le e ordinava neli55j al capitano gene-
sottrarre dalla sua inlluen^.a il concilio, rale Stefano Tiepolo, dm se il turco as-
clic proseguiva a Trento, l'aolo III [)ro- salisse ([ualclie lena im[)eiiale evitasse ,
iillò della peste penetrata nella città per ogni mossa che [lotessi; dargli sospetto.
trasferirlo a Dologua , ma ciò fu sola- La fortuna imperiale si abbassò per ave-
•
358 V E l\ V E N
re Enrico 11 invaso buona pjirte ilella Lo- le avrebbero fatti prevaricare i meno pru-
rena, ed i proleslauli ripreso la rivinci- denti, e corrotti que'principii di morale
per cui Carlo V corse pericolo di ca-
la, che sono guida primaria e conforto d'u-
der prigione in Innsbruck. Avanzatisi i na città ben disciplinata, come egregia-
iiancesi uelPietuoute, vittoriosamente fe- mente rileva il veneto biografo eh. Caso-
cero levare 1' Siena
assedio a Parma ; e ni. Egli di più riferisce il narrato por-
niani, per sostenere presso la s. Sede la di volle desiare da ignota voce, la quale
lui fede ortodossa contro le calunnie che l'avvisò, menlr'egli agiatamente dormi»
gli erano state apposte di eresia(sul dogma va, stavasi un povero pellegrino sdraia-
della predestinazione e della grazia, ed io to sulla nuda (erra sotto a'porticali della
ne parlai nel voi. LXXXII, p. 1 32 : ne gran piazza. Ubbidì egli al misterioso cen-
tratta il caldina! Pallavicino nella ma- no ed accorso con servi e con lumi al
,
gnifìca Storia del coneìlio di Trento, che luogo accennatogli, trovò colà s. Ignazio
dice non fatto cardinale come dovea es- Lojola, fondatore della compagnia di Ge-
serloj e della sua causa di fede avanti i sù, che accolse ospite nel magnifico pa-
padri di Trento ove fu semiassoluto, ma lazzo di sua famiglia, in parrocchia di s.
non ammesso a niuu allo sinodale), giun- Giovanni in Oleo, sul rivo dello di Ca-
to all'anno 85.° terminò la sua carriera nonica, divenuto a'4 dicembre «577 di
mortale a'23 maggio 553. Le 1 di lui spo- Bianca Cappello granduchessa di Tosca-
glie vennero deposte nella chiesa di s. Riu- na , nel qual palazzo vuoisi che il santo
ria de'Scrvi, dove giaccpiero fino al 8 G, 1 1 gli il dogado. La straniera po-
predicesse
in cui smantellandosi quell'insigne tem- li sordamente tentò turbarla quiete
tica
pio, i di lui pietosi parenti ne raccolsero tranquilla di cui gioivano! veneziani, con
l'ancora intatta sua salma, clie trasferita seducenti consigli, ma seppero in bel mo-
insieme all'antica sua statua in un ora- do sottrarsi, resistendo all'esibizioni ed
torio campestre pressoil villaggio dilVIa- offerte d'alcune potenze che se ne dispu-
ren, ne'dinlorni di Conegliano, del qua- tavano ramicizia,e Venezia ferma si rima-
le era proprietaria la nobile donna Chia- se armata neutrale tra' contendenti. In-
ra Tron di s. Eustachio, moglie del no- tanto sempre più accresceva il numero
bileLeonardo Donato delle Rose di s. delle fabbriche cospicue; le già cominciate
Cauciano, ebbe colà nuovo avello ed ap- avanzavano al loro compimento, ed i teso-
posita iscrizione che ne ricorda il fatto.' — ri de' cittadini versavansi a decoro della
Marc Antonio Trevisano doge LXXX. patria, e ad incoraggiare gli artisti. Ma
Pio uomo e religiosissimo, alieno dalle co- poco stette sul seggio questo doge, che pri-
se di guerra, le cure di lui furono sem- ma ancora dell'anno, cioè a' 3i maggio
pre dirette alle opere di religione, ed a 1 554, spirò mentre orava avanti la Cro-
laccomandare a'giudici l'esalla e solleci- ce, com'era solito fare. Scrive V Arte di
ta amministrazione della giustizia, quan- verificare le date: Egli era dotato di sin-
do le varie cariche da lui sostenute in pa- cera pietà, e l'austera sua penitenza gli
lliagli olhivano il destro di farlo. Di- abbreviò i giorni. Il suo corpo fu tumu-
venuto principe a'j giugno! 553 si valse lato a s. Francesco della Vigna, in appo-
dell'emmcnzadi suo grado per frenare la sita tomba nel mezzo della crociera , e
licenziosità d'alcune costumanze; impedii quella tomba non venne mai più aperta,
il Irastullo di leste notturne che facilmen- ch'egli solo rimasto era anche 1' ultimo
V E N V E iS 3 T9
di sua casa. Sulla porla laterale della cap- con tanta profusione, non sarebbe-
(]uali
pella Caiusliniana è il ceuotaHu del do- ro stali permessi dal moderato sistema
ge, d' i<>uulu auloic, ma dello stile del della repubblica, che discese a concedere
6aiisoviuu. o meglio tollerare il massimo lusso, solo
28. Francesco l'enier LXXXI doge. pel momento, ed inriguaido alla singola-
Non meno felice deil'autecessore si fu il rità della circostanza. Ebbero luogo fe-
non lungo periodo ìu cui questo sedè sul ste, trattenimenti, lautezze (|uali compe-
s-ogiio ducale, per carità di patria e per tevano a tanta ospite. Giunto final&ien
usservazioue di giustizia, oltre ogui dir le il giorno della partenza, volle il doge
vano a [ìubbliche spese ed a spese de' elevato Paolo lY Carafa, che da chierico
privati. Magnificile suppellettili di por- regolare teatino era slato superiore della
tentose pitture, d'intagli, d'auree decora- casa di Venezia, Intanto a' 17 aprile i
zioni, rendevano preziosa e classica ogni francesi aveano capitolato in Siena, ì^qv
aula di Venezia, che all'antica Grecia non cederla dopo in giorni agli spagnuoli; le
più invidiava né il genio magnifico di Pe- reliquie di quella repubblica quasi tosto
ricle, né la magistrale abilità d' un Ca- si spensero a Moiitalciiio,c\nì poi perven-
Iterate,d'un Fidiu, d'uu Apelle. Due fa- ne a Cosimo I Medici duca di Firenze e
vorevoli avvenimenti, non poco contri- quindi di Toicaiut^ riserbalasi la Spagna
buirono ad aumentar la gioia de' vene- lo stalo de'Presidii. Ma coll'esaltazione al
ziani che dimostrarono la splendidezza papato di Paolo IV nuove agitazioni pre-
del genio loro, in festeggiar l'arrivo del paravansi all'Italia, essendosi egli confer-
celebre cardinal Carlo Guisa-Lorena, in- mato nell'avversione a Carlo V e aderea-
viato dal re di l'arancia Enrico II, come le a Francia. Se non che sopraggiunse ta-
saggio perVetiezia della regina Bona Sfur- tempo sospesi sul nuovo indirizzo che a<
za figlia diGiaiiGaleazzoduca di Mdanu e vrebbero preso le cose. Carlo avea ve- V
vedova del redi PoloniaSigismondo l,che duto fallire suoi più cari disegni, noa
i
Iitornava al suo ducato di Bari. Se dignito- avea potuto ricuperare Metz con 100,000
so e solenne iu l'arrivo del cardinale, al- uomini né il Piemonte , né strascinai*
,
trettanto I accoglimento fitto alla regina r ln*hilteira in una nuova lega contro
riuscì degno della pubblica maestà, ed ol- Francia, e non vivea più di buon accorda
tre ogni dir brillante e compiuto. Le si colfratelloFerdinaudoI;il trattato d'Au-
bpedì incontro d real Bucintoro, con eletta gusta de'25 settembre 1 555 confermava
comitiva di ragguardevoli dame, destina- la scissione della Chiesa germanica, cose
te a corteggiarli!; erano queste ricoperte tutte che amareggiarono profondamente
di serici drappi, ornate di gemme, d'oro, il suo animo. ìNellasua biografia, riferita a
di ricchissimi liapuuli cuu laatusfarzo e Si'AG.N.1; c iu alili ai licoli che vi luauu re-
—
36,, V E N V EN
lazitjiie, iiarnil le piincipali cause cì)Ctle- oratori a Filippo II per congialiiltirsi e
Icrniiiiaroiio Callo V al ritiro ilal potè- ralFerniare letli pace, doge
[)rolesle
li
7Ìone agilalissima egli soccombeva alle da Dei nardo Loiedano, e poi da Gior-
faliclie della continua sostenuta lotta, gio Ilenzon che ne scrisse la vita. Fu de-
c;oiupreso e penetralo da scoraggiamen- posto in magnidco sepolcro, opera mae-
to |)^r l'infelice successo, di noia e di di- slosa ed elegante del Sansovino, che or-
ì.gii>to [ter tutte le cose del mondo, tor- na gran parte d'un'inlerna parete entro
luenlaloda dolori fisici e morali, già vec- lachiesa di s. Salvatore presso il i" al-
«hio e caduco all'elii ancor fi esca di 55 lare. Ebbe fama di cultore de'buoni slu-
anni, piese una risoluzione che fece re- di, essendo senatore fu eletto per uno de*
slare attonito il mondo. Nel 554 ^^^^ i conservatori perpetui della veneta acca-
teduto al suo figlio Filippo II il regno demia degli Uniti , e vari autori gli de-
deIIedue6'/rz7/(', iS"/e//«eil docalodi M- dicarono 1' o|)ere loro. Nel suo dogado
lano a "3.5 ottobre i5')5 gli rinunziò i s'incontra la memoria delle Fabbriche
Paesi Bassi e la Boi gogna, vt\ a' i6 Nuove di Uiallo, di quell'edifizio cioè eoa
gennaio 556 la tnonarcbia di Spagna
i
serie d'archi e di volle, il quale ester.desi
e le India Ociidcnluli, dichiarando: lungo iK^anal grande dalla piazza dell'Er-
Clie le sue forze affievolite dall'infermi- he a quella del Fesce, la quale adesso si
là e da' travagli del corpo e dell'animo, rinnova del tutto ; e quella del principio
non più bastandogli a sopportare il peso della rifabbrica della chiesa dis.Geminia-
del "rand' im[)cro, pel bene de' sudditi, no. Lorc/izo Friuli LWX fi dogc.Vo-
vecchio già vicino al sepolcro, l'allidava mo grandemente slin)alo pe' suoi talenti
lesto di sua vita a servir Dio e preparar- non più erasi vista, riuscì cara e interes-
iii alla morte, a'24 ftbln'aioi 557 ^' "^'" sante perchè ilcorda va gli antichi usi della
lò nel monastero de'girolamini di s. Giù- città e le patrie nazionali costumanze. La
sto nell'Estiemadura. Neppur nella so- descrive con particolari il cav. Mulinelli,
liludine e nelle umili occupazioni potè ^iiimli Urbani di I cnezia, neìse^uenle
troviir pace a quella violenta inquietu- modo. Quatti' ore innanzi all'inìbrunii"
dine animo che l'accompagnò alla
dell' de' 18 settembre i557, il doge L(jren-
tomba a'2 sellenibrei 558, dopo aver
I zo Friuli, acconqiagnilo da'consiglieri e
dato lo strano spettacolo religioso di farsi da 60 senatori, scendeva dal suo palaz-
celebrare vivente i solenni funerali, disle- zo nella piazza di s. Marco, atteso poco
so sulla bara durante la lugid)re funzio- discosto dal cam[)anile dagli ambasciar
ne ! Dopo l'ubdicaziouc, la signoria inyip tori dell' imperatore e de' duchi di Sa^r
VLN YEN 3Cm
v.'iia e d'Uihino. Era ivi stalo eretto tini- d.imasco, ma ornate tutte di perle d' e-
r arte de' macellai un l)clli'^^iinoarco di itiesua t^rossezzn, e con bavei i e coiiciei i
liiotifo, sotto il (piale il doge e la iiobi- di varie Tur tu e loinpeslali di i^ioie d'ine-
lissiii.ia coiiìiliva passavano per avviarsi stimabile valore. Venivano iiitli parecchie
verso il Bucintoro, che trovavasi fermo in matrone con vesti e veli neri sul capo; fi-
qualche distanza dalla riva. Salili, me- nahnente preceduta dal grancancelliere,
diante un ponte fatto di barche, nel ma- dii'.>egretari e da'figli suoi la principessa,
gnifico legno, cpiesto li traeva pel gran Fattisi incontro a lei i canonici di s. .Alar-
canale ai palazzo de'I'riidi a s. lìarnaba co, coo)e giungeva alla porta maggiore
sul canale stesso. Attenilevoli colà la prin- di rpiei gran tempio, e datale a baciare la
cipessa in uno sfarzoso a[)partamenlo a- pace, condolla era a pie del principaleaU
domo di tappezzerie d'oro e di seia di e- tare, ove canlavasi l'inno di grazie. Do-
strema bellezza, portando essa una veste nata dalla principessa a'canonici una bor-
di panno d'oro con larghe maniche, cuna sa con loo ducati, ed uscita di chiesa per
soltana di broccato un c;inditlissiuio velo ; I<1 porla di fianco al palazzo trucale. sa-
di Caudia sceiidevale i\>i\ capo, sul (pjale li va la scala Foscara, e nelle vicine slau-
teneva una berretta pur di |)aiuio il'oro, ze slavano aspettandola le arti. Erano
alla foggia del diadema o corno de'dogi. per i primi i barbieri seduti intorno a
Giurate dalla dogaressa le relative costi- una tavola coperta di vaghissimo tau-
luzioni, e regalala a ciascuno de'consiglie- pelo: succedevano a questi gli orefici in
li ducali eal gran caucelliereilella repub- una stanza adornata d'arazzi, con una cre-
Llica una borsa d'oro riccio, «lavasi prin- denza piena di vasi d' argento e d' oro
cipìo sul Canale, per mezzo delle congre- ma^sicio. Quindi per quella loggia del
giizioni delle arti, che per aulica coiisue- palazzo che risponde nella Piazzetta, il
guisa, che mossosi per ultimo il Bucinto- lari addobbata eradi damaschi; un velo
ro, in cui slava sopra il ducal seggio la <ii IjioccmIo operato Nteudevasi in quella
principessa Zilla, veniva esso a chiudere <le' oiciciii, ove fumavano incensi ; linai-
la lietissima schiera delle variate barche, mente i pellicciai, i calderai, i filegiiami,
Giunta questa innanzi all'arco de'macel- i fiibbri, i muraturi, gli scalpellini, i ve-
lai, dove slavano in ordinanza da lOO trai, i lavoraldri di cuoio, i fornai, gli ar-
alabardleii tedeschi, incominciavano, fra mamoliei pittori si trovavano sparsi ili
il trarre dell'artiglierie e il suono delle allie stanze, parale con ricche tappezze-
liomlie e de* tamburi, a distendersi per rie e con diversi altri adornamenli. Fi-
la piazza, eh' era tutta co[)erla di panni uila d,dl<i dogaressa la visita a tutte le
biimchi, gli artieri |.>receduti da stendar- congregJizioiu delle arti, riducevasi nella
di spiegali e da maz/ieri. " Andavanoco- sala della del ìMaggior Consiglio, nella
loro accoppiati, vestili di velluto, dì da- quale ponevasi a sedere sopì a il trono du-
tnasco e di raso : li seguivano gli scudie- Ciile, standole a destra uno stuolo di ma-
ri e i comandatori del [irincipe; poscia Irone, e a manca i consiglieri ducali con
23"" giovani gentildonne parimenti appa- alili distinti personaggi : il rimanente dcl-
iule, vestile chi di raso, chi di labi e clii di la vastissima sala iiigojubio era di gio-
--
3G2, V li JN' V E N
vani «Idiiie, di gentiluomini e di niasche- co li, e mostiauJo ei^uali disposizioni A
re. Venula la notte, ponevansi in iscliieia figlio Filippo li, a' i5j6 se-
3 felibraiu
36o uomini de'principali delle arti, poi'- gnjva'^i la tregua; ma Paolo IV per le
landò ciascuno un gran piallo d'argento precedenti couvenzioui con Francia, pe'
traboccante di confezioni: ed accese oo i mutivi ripetulamenle narrali altrove nel
lorcie, tenute da allrettanli giovani ve- propugnare colla storia il virtuoso e ca-
sliti di seta, uscivano detti uomini in i liinni ilo gran l'onledce, per le trame de-
piazza, preceduti da' mazzieri loro, e ac- g'i ambiscialori imperiale e spagnuolo,
compaguati da aSgentiluomini vestiti di venuto in rottura colla Spagna, cacciò
\ellulo nero, a far mostra al popolo delle dallo slato papale i Colonuesi per le loro
confezioni, nelle quali stava l.i colezione diverse nbellioni, equali capiparle della
die il doge, per antica usanza, dar dove.i fizione spaguuola, e ne conficcò i beni,
le arti. Intanto nel cortile del palazzo uà [>ote, (piindi fu spinto alla guerra con su a
hdtlo. A liint.i giocondità subentrò ben lo- poli e ducalo di Milano dovendosi dare
il
j-lo, oltre i rumori di guerre che poi dirò, a'duo figli minori d'Enrico II. La repub-
lutlo e mestizia; poiché la bella Venezia blica volle conservarsi in pace e neutrale,
circa ili558 venne afflitta di peste, fli- dubitando che Paolo IV potesse riuscire
gello chea cpie' tempi, causa leconlinue a liberar 1' Italia dall' eccessiva domina
it inevitabili corrispondenze co' paesi o- zione sp.ignuola, come erasi proposto. I
lienlali, facilmente riproducevasi in essa; veiiezi misi limitarono a buoni ullizi, non
ma cpiesta voltapoche ne furono le vitti- volendo avvilupparsi in nuove brighe
ine, che essendo malattie contagiose pe- guerre>che, ad onta de'dissapori che cor-
lecchiali, il zelo e l'atti vita del provvedi- levauo da più anni cou Carlo V e Ferdi-
lore Paolo da Mosto valsero, quasi argi- nando I, a causa degli uscocchi,lribùd'o-
ne, ad impedire la maggior propagazione rigine slava sparsa nell' Illiria, Croazia e
del morbo. Se non che quello non dile- Dahnazia, fimosa per le piraterie nell'A-
guavasicheper dar luogoalla fame,soIita driatico, sebbene cattolica ; nuova specie
conseguenza della ." jiltura, e colpa il
i di pirati che sotto pretesto di molestare i
terrore che allontanava gli abitatori della turchi e gli ebrei, uscendo da recessi ino-
TeiraCerina da ogni pratica colla città, spili e da'piccoli porli dell'Istria, ma spe-
Yennero tosto aperti tesori dello slato e cialmenle da Glissa considerata autica-
—
i
iiscocchi con i progressi di quella geii' e i capitali sempre più si ritiravano dal
le sino all'anno 1602. La continuò fr. traffico per impiegarsi nell' acquisto di
Paolo Sarpi fino al 16 16 e la fece stam- beni fondi, di profitto ma più men largo
pare in Venezia neliGiy. " Gli uscoc- Venezia sem-
sicuro, cOsì allontanandosi
chi, COSI nominati dall' italiano scocco pre maggiormente dalla primitiva natu-
(transfuga), erano fuoruscili di Dalma- ra sua, dal mare a cui doveva tutta la
zia, quali non vivevano che del prò
i passata grandezza, che le avea agevola-
dotto delle loro piraterie e de' loro la- to l'acquisto de'dominii che possedeva,
dronecci. Approfittarono della mala in- onde poi ne provò i pregiudizievoli e
telligenza che esisteva tra 1' Austria ed funesti effetti. Frattanto il feroce Fer-
i veneziani, per fortificarsi, e desolaro- dinando Alvarez di Toledo duca d'Al-
no per lungo tempo sudditi delle due
i ba, già governatore di Milano, allora
potenze, di cui una sola avrebbe bastalo viceré di Napoli, indispi^tlito per le for-
per distruggerli in alcuni giorni". Laon- mali proteste falle dal Papa Paolo IV in
de fino dal 54B avea d senato fatto
1 concistoro per macchinare esso con altri
querele e raccouiandato a Carlo V per- ministri spagnuoli contro lo slato papa-
chè f|ue'ladroni fossero tenuti in freno, né le, a' 5 sellembre ne coniinciò l'invasio-
fosse loro dato ricetto in Segna, Fiume, ne e die principio alla funesta guerra del-
I3uccari e altri luoghi di giurisdizione im- la Campagna romana, ossia delle proviij-
periale, e anche (ulto iuteiidere, seconli- cie di Fiosinonct ih /elicili (f^.), men-
nuassero i disordini, d'esser costretto a te il Papa do[)0 essere stato provocalo
provvedervi. Si dice ch'erano pagali con dal re di Francia a'iigori e alla guerra,
soldo da' sovrani territoriali per valerse- si trovava da lui abbandonato, per la sud-
ne a difesa delle frontiere, e perciò poco detta tregua conclusa alla sua insaputa.
curavano di reprimere ladronecci che i L'ingrato duca di Parma feudatario del-
commellevano. Con questi infesti nemici la s. Sade, con gettarsi nel parlilo spa-
unì anche il famoso corsaro Draiiul al-
'il glinolo, giunse a ricuperare Piacenza. Pao-
lievo di Barbarossa. Inutilmente quindi lo IV tultavolta potè in seguito ottenere
[)assarono 7 anni, e le medesime lagnan- un aiuto, cotulotlo dal cardinal Carafa
ze e lemedesime preghiere si rinnovaro- legalo inviato in l''rancia,ed un esercito
no marzo 1.555. Ferdinando pro-
nel I comandato dal duca di Guisa. A tale av*
metteva melfere riparo, chiamava il ca- venimento tutta Italia fu in moto, sì ri-
sedio di Civilella, introdottesi le malat- Dudo e rivale di suo padre,il quale al-
tie nel suo esercito, nidia fece d'impor- l' suo avversario aveva dato io
illustre
tante, e fiiù coll'essere richiamato da En- moglie la propria sorella! Cosi finiro-
rico II. lm|)eroccliè la sua spedizione a- no le guerre d' Italia dopo oltre 60 anni
vendo rotta la tiegna, un esercito spa- di combattimenti, per altro interrotti : la
diatori), ed essendo a cuore di Cosimo l cei>za di dare alla sua «posa Elisabetta il
il sospirato acrpiisto di Siena, s'interpo- i.° bacio dello sposalizio, non volle pe-
sero con successo per pacificare il duca rò farlo per onestà e lo riservò al suo re.
d' Alba col Papa, essendo allora amba- « La sera poi duca d' Alva volle con-
il
sciatore ordinario in Roma Luigi Mo- sumare il matrimonio colla sposa del re
cenigo ; ed in Cave si concluse la pace Filippo li per nome del suo re, e fu fatto
a' 1.4 settembre con buoni palli, e con in questo modo. Andò la regina Elisa-
{•Ilo <li soojinissione che il duca d'Alba betta nel Ietto, e dopo lei entrò re En- il
gli fece in Roma nel concistoro, in no- rico Il suo padre con molte torcie acce-
lue del re suo signore. Q'ii io solo debbo se in compagnia del duca d'Ai va, el qual
iiggiungere, a qiioredella repubblici, che duca havendo uno de'piedi scalzatoe nu-
SI convenne dalie [)arti ne'capitob segre- do, levata dall' un canto la coperta del
ti : Che se intorno alle ricompense na- letto della regina e postovi sotto il piede,
scessero dillicollà, si dovessero riiuellere lo spinse tanto innanzi che toccò la carne
alla repubblica di Venezia, al cui giudi- nuda della regina, ed in questo modo in
zio le parti si rimettevano. Dell'accordo nome del suo re Filippo II s'intese aver
fu benemerito il segretario della niedesi- consumato il matrimonio per via di terza
ma Marc' Antonio l^iauceschi. Egual- persona, che nons'eia più inteso per in-
il
mente^, e alle persuasioni in ispecialilà <le' nanzi da alcuno". Poco dopo a' luglio [
la s. Sede. 1 polenli suoi nemici e gli slo- llutle veneziane e turche continuamente
lìci parziali lo denigrai ono; molli ollri scorrendo i mari era impossibile evitas-
però lo dileseio e ne celebrarono le mol- sero sempre scontri, e poco mancò non
le virtù. Fra gì' imparziali può leggersi si venisse ad apeila guerra, se la repub-
la Sloriadi Paolo If, di Carlo Broinalo blica non scendeva a palli ilegradanti.
ossia 1j;u loloint'o Carrara, (juindi si co- INel giorno precedente alla nioi le di l'ao-
uoscerà quanto fu mal giudicalo, e con lo IV seguì rpieila deldoge Lorenzo Priu-
quanla ragione un s. Pio / lo glorificò. li, cioè a'iy agoslo 1 559 di 7^ a»'»') lo-
Si legge nel n. 3 del Giornalf di Ro- 1 i dato per saviezza, buona e onesta vila, di
ma i856: Nell'accademia d'Arcadia
dei lodevoli cosluuii, perciòcon generale ili-
il Paolo Mazio recilò un erudito ed
piof. spiacere Ui \ enezia. lasciando di se buon
elegante ragionamento, nel quale ."unfu- nome di reilitudine e ili sapere. Fu lo-
Faolu IV, espose alcuneavverlenze e me- memoria di lui è nel tempiudis. Salva-
morie relative all'istoria di (pieli'illustre tore, nul magnifico monumento architet-
Pontefice. Le rdazioni degli ambasciato- talo da Cesare Fianco e posto dirmi pel-
ri non sempre furono esatte: uomini, lo a quello del predecessore Veiiier, eret-
soggiacquero anch' essi alle passioucelle to a lui e al (iatello e successore Girola-
della fiatile umanità. In mezzo a tan- mo; veramente nobilissimo, ornalo di
te confusioni d'Europa non quietavano colonne di paragone, con basi e capitelli
linopoli Antonio Daibaiigo, con alteri- ramento del tempio vero gioiello il arehi-
gia così gii parlò: » Non sai Ui bene che lellura. — Girolamo Priuli L.WXIH
quando i! mio signore vorrà far l'impre- doge. Fratello del precedente, tutti co-
sa di Cipro, non la potran-
li tuoi signori loro che scrissero sui fatti de' veneziani,
noi andei emo colla medesima armala et Convien ci edere che l'esimie prerogati-
pigliciemo Cataio, Zara, e anderemo fi- ve di Girolamo Pi iuli, procuratore di s.
no a \ enezia". Cercò il bailo di c|uielare Marco, abbiano fatto tacere questa volta
il pascià, e lu flotta linea lusciaudualaie la [luliUca de'padri, se sorpassando ii sng-
3GG V E N YEN
gerimenli della iiazioriiite clrcosprvionc, Cardinalìzi. 5, p. 33, narra (ìeirAoiii-
la fjiiale per massima sistematica vietava lio. Già ambasciatorea Carlo V e l'Mipi^io
di II oppo esaltare e favorire la grandezza II, tosto si acquistò tale concetto nell' a-
deiie famiglie, lo elessero doge \\ i.° set- nimo di Pio IV per la sua virtù, dottrina
tend)re »5j(). Dice il suo biografo Ca- e sperienza ne' pubblici alF.iri, che nulla
soni: Pace ancor stendeva il verde suo sapeva egli pensare o risolvere senza l'o-
manto a felicitare questa eletta terra, in racolo dell' Araulio; onde volendo in o-
cui ogni giorno novelli oggetti sorgeva- gni maoìera il di lui raro e distinto me-
no ad elevar la mente agli alti concepì- ritocompensare, essendo vacalo ilvesco-
luenli, ed a disporre il cuore de' citta- vato di Verona a'i6 luglio del prece-
dini al tocco e all'impressioni del gran- dente ^^9, per morte d'Agostino Lip-
i
de. Tanto era il prosperar delle sciejize, pomano, destinò di promuoverlo a tale
il lussureggiare delle arti, in quella privi- chiesa; però l'Amulio ricusò accettare,
legia?astagione,tiuiIoringigantir degl'in- perchè vietatogli dalle leggi della repuU-
gegni, che le produzioni delle une ed i blica. Nondimeno il Papa per mezzodel
portenti degli altri tuttora servono di e- suo nunzio pontincio residente in Yene-
semplari e modelli in ogni classe dell'u- zia_, con sue lettere 1' incaricò di signifi-
mano sapere. Ovunquein Venezia aveano cario alia repubblica, aggiungendo tutta-
il loro compimentobeneavanzate fab- le \ia, che nulla avrebbe operato in ciò sen-
briche; anche maggiore del du-
la scala za l'assenso della signoria. Invece questa
cale palazzo, l'ara opera condotta al fini- sempre gelosa del mantenimento di sue
le del secolo XV, acquistò nome di Sca- leggi, talmente si olTese, che incontanente
/a (Ic'd'gaiid pe i\ue marmorei colossi richiamò l'Amulio e nel i56ogli sosli-
rappresentanti Marte e Nettuno, in que- {in Girolamo vSoranzo. Olfeso il Papa di
.sto dog.ido ivi collocati. La Sede aposto- questo modo di procedere della repubbli-
licavacante terminò a 7 ore di notte de' ca, scrisse di proprio pugno una lettera al-
26 dicembre iSSg coli' elezione di Pio la signoria, dove giurava,che l'Amulio era
IV, che subito volle punire gli oltraggi alFutto ignaro della da lui presa risolu-
fatti alla statua di Paolo If-^ (F.) con zione,oude non avea in verun modocou-
riparazione municipale e pubblica tutto- Iravvenuto allekggi della patria; che pe-
ra in vigore; ed insieme i di lui nipoti rò faceva intendere alla repubblica, che
«.hene aveano abusato, prima che fosse- si guardasse di punire un innocente, e
ro da lui cacciati, venendo strangolato il lo restituisse quanto prima al suo mini-
cardinal Carlo Carafa e decapitato il fra- stero. Ottenne il Papa quanto richiese
lello Giovanni duca di Paliano, oltre al- dal senato, il quale non solo restituì l'A-
tri; ma poi s. Pio V avendo fatto rive- inulio all'intralasciato ufficio, raa oltre a
dcre d processo, riconosciutasi ingiusta ciò di 5oo scudi d'oro gli fece grazioso
lai sentenza, fece mozzare la testa al Go- dono. Stimo opportuno di riportare la
rematore di Roma [V.) Pallantieri per lettera di scusa scritta dalla repubblica
avere ingannato Pio IV. A questo Papali al Papa sul richiamo da Pioma dell'am-
dogeGirolarao Priuli inviòsubitoa Pioma sciatore, che ricavo dal Parini, Istruzio-
per ambasciatore il patrizio veneto Mar- ni per la Segreteria, t. t, p. 3o2. « E'
e \nlomo A ni ni io, Aniulius oDa Mula, così grande il desiderio, che abbiamo di
Dissi poche parole alla sua biografia per soddisfare in ogni nostra azione la Cea-
qui narrare gravi casi a lui avvenuli,era-
i litudine Vostra, che se per qualche ac-
ccrbo dissapore insorto nel principio del cideute alcuna volta avviene il contrario
pontificato di Pio IV colla repubblica, ne sentiamo quel dolore, che maggior
Il Cardtlla nelle Memorie sloriche de' non potremmo sealire per qualsivoglia
V E N V E N 3r.7
cosa avversa, (ìic n'occoi rtsse ; onde l'a- Sorarizo; straordinario Melchior Michiel,
ver udito dalle lellere della Sontilìi Vo- e lo trae dalle loro/i('/rt:/o//j. Quindi a'iS
stra,da quelle deirUliislrissimo Cono- genntio i56i fu provveduta la vacante
tueo (s. Carlo nipote del l'epa e segre- sede di Verona con fi'. Girolnmo Trevi-
tario di slato), e dal segretario nostro san. Ma
a'26 del seguente febbraio, fuo-
il risentÌD)enlo ch'Ella ha preso, per la ri d'ogni pensiero dell'Amulio, anzi con-
fatto, con degnarsi di scrivere con quella mici del medesimo che non dovessero ,
santissima mano, che Iia la virtù ed au- dare alcun segno di pubblica allegiezzn;
torità d'aprire e serrare le porle de'Cie- e finché visse 1' Amulio , non volle mai
li, del che ne rendiamo immense grazie, più riconciliarsi con esso lui, né colla sua
le (juali sue lettere sono state da noi ri- gente, quantunque 1"
Amulio non avesse
cevute con quella riverenza, che si con- in conto alcuno contravvenuto alle leg-
vieue ricevere le lettere del Vicario di gi della repubblica, non avendo né pro-
Cristo : e sebbene la revocazione del- curata, né ambila la dignità cardinalizia,
l'ambasciatore non è stata fatta per of- ma ricevutala con estrema ripugnanza,
fendere iu niun minimo punto la dignità e unicamente per non contraddire ad un
della Santità Vostra, la quale n' è tan- espresso comando, che gliene fece il Pon-
to a cuore quanto la propria nostra ; ne tefice (Che la repubblica d'altronde bra-
anche per disonorare,ovvero punire l'am- mava' d'aver cardinali nazionali, lo rile-
con la quale hanno tanti anni conservato Giulio 111 dalle petizioni di Carlo V per
questa repubblica, così per servizio di co- la creazione di 8 cardinali, per contrap-
desta santa Sede, e delli Sommi Pontefici, porli al numero de'francesi, rispose il Pa-
come per beneficio nostro; niente di man- pa che non poteva farnese non due per
co per compiacerla in tutto quello, che diverse ragioni, die sintili domande a
possiamo, abbiamo deliberato, che l'am- veano avanzale Feidinando I,e la re[iul)-
basciatore presente non essendo ancor blica di Venezia, che avea richiesto nel-
partito di Roma, non parla altramente, la dislribuzione delle porpore ne fosseor-
e s'è pallilo, che ritorni in quella città, nato alcun de'suoi lìgi')- Quello peluche
per continuare a servite la Beati Indine per uno scrupolo immuginario non fece
Vostra per uostio ambasciatore, accioc- il senato veneto, dice il Cardella, lo fece
ché ad ognuno sia nota l'osservanza e tutto il mondo, il quale con estremo con-
divozione nostra verso Lei, la quale è la lento e gioia intlicibde applaudì alla pro-
maggioie che 0)ai sia stata portala da* mozione di un tanto uomo, che oltre il
nostri Progenitori adalcun allio suoSan- vescovato di Ridi (ove lo celebrai per ft-
eh. Keumonl all'anno i56o registra am- IV gli conferì la carica di BilHolicano
basciatori ìd EoDoa: oidinario, il dello di s. Chitmj di più fu scelto co'cardina-
368 V E N VEN
Jì Morelli e Farnese, ed altri, a fare gli nunzio pontiricio(oon peiòGio. Francesco
a|)j)areccliiainenli control turchi, eprov- Coiiunentloue nobile veneto, poi ampiis-
veilei e che l'urtiiala navale di questi non simo cardinale, mandato a Venezia tla
potesse danneggiale le spiaggie pontili- l'anlo IV nel 55G; aia siccome Pio IV nel
i
eie; oltre altre molle gravissime e onore- i58i l'inviò nunzio all'imperatore, pro-
voli incombenze (fra le quali ad coer- babilmeule già eragli successo il nunzio
ceiidas Tyhcris^uìundadones cuin aliis Pier Francesco Ferrcri, giacché notai
Cardiiiaidìus come leggo nel Quirini,
, nella sua biogialla, che Pio IV io creò
Tiara et Purpura f dieta). Insieme col cardinale a'aGfebbraio 1 56 1, mentre era
cardinal Gliislieii, poi s. Pio V, fu de- nunzio di Venezia e vescovo di Ve.rccUì,
potalo a ricevere la proR-ssione di itn\e A questi pare succedesse il nunzio Ippo-
di Abdisìi patriarca de' caldei neiriiulie litoCapilupimanlovaiio,uno de'piìi dotti
pò delia sua dimora gli rese buonissimi clie della repubblica, ed a lui si devono
uOJzi, e nella sua partenza si adoprò col attribuire i suddetti ulllzi; dipoi fualcoiì-
Papa anìnchè partisse carico di splendidi cilio di Trento, nel iSGy rinunziò il ve-
e preziosi donativi. D'ordine di l'io IV, scovato, e ritiratosi in lloina ivi morì nel
col cardinal Moroni e col cardinal Capi- i5Ho), pe rcliè la signoria si riconcilias>e
zucclii, scrisse la bolla contro i nunzi a- col Da IMula ,
protestando di sua inno-
postolici che estorcevano lettere conimeli- cenza, rispose il doge.Che l'operato con-
datizie da'piiiieipi per essere promossi ai tro il cardinale Da Mula era « per l'os-
cardinalato. E s. Pio V co'cardin^i Si- servanza delle leggi et ordini nostri e pei*
nionetta e Vitellozzi gli aiììdò la sopriu- non mettere confusione nei nostro gu-
tendenza dell'agricoltura di Roma. Per verno, e il fare altro sarebbe dilFicile au-
la nobiltà veneta fondò in Padova il col- zi impossibile perchè siamo in repubbli-
legio del suo nome, e lasciò a Luigi Ma- ca e dovemo conservar le leggi et ordini
lipiero la sua scella biblioteca di scritto- noslii'Mnoltre PiolV nellaslessa promo-
li greci, latini e italiani, e l'afferma A- zione di Auiulio creò cardinale il piìi voi-
E che agli uffizi fatti uell'agosloi 56 1 dal e gettando le ceneri ul vento, inclusiva»
V liN V EN 369
metile a quelle tIe'Sauli e de'Papi. Di ciò sostenere per la repubblica come più
alcuni storici non si curano parlare, ben- grande per territorio e più meritevole per
sì delle punizioni e repressioni governali- tanti beucfiì^i recati alla cristianità. 11 Pa-
ve, e dell'operalo da'callolici, che certa- pa ricorse a'27 maggioi 562 all'interpo-
mente non andarono esenti da crudeltà e sizione di Ferdinando I, acciocché ricor-
stragi; ma tion deve gettare tutta Todio-
si dasse duca suo genero, che la repub-
al
sità su di loro, clie sostenevano la purità blica di Venezia era veramente Pie, ed a-
della fede e repiimevano i sanguinosi ec- vea possesso che suoi oratori ottenesse-
i
cessi dell'in tollera n tofana lisa>o protesta n- ro luogo immediato dopo quello degli al-
tejQ preservazione del regno cristianissimo tri re. L'imperatore si limitò ad uffizi
da tanti pestiferi errori, non disgiunti da generali, nondimeno esortò il duca a una
ambizioni di potere colorite sotto il oian- cagionare disluiboal sinodo. Né ciò sen-
to delle libertà religiose. Altro riniedio za frutto: l'oratore del duca ebbe in fine
peratore Ferdinando 1; e con soddisf.i- gnoria di Venezia, come d'aver nella sua
zione della repubblica, come ne scrisse famiglia la dignità elettorale, e d'esservi
all'ambasciatore in Roiiia fin da'2 mar- stataancor l'imperiale. Alla quale pro-
zo i56o, lodando Pio IV che volgeva l'a- testa ne oppose altra il da Ponle, dicen-
nimo alla santa opera di levare col mez- do che quel superior luogo era onoranza
zo del concilio le tante confusioni e i di- dovuta perpetuamente alla sua repubbli-
sturbi ch'erano in molte parti della cri- ca e non liberale condiscendenza a tem-
stianità per causa di religione, ma av- po. Ambe le proteste registrarono ne-si
blica sotto pretesto di religione altro mac- lontanando ogni occasione che potesse
chinasse, derivandone quindi perir.olo al dar motivo a'priucipi o a' popoli di ri-
gran numero di sudditi veneziani, i qua- prender le armi, a togliere dispareri in- i
li per oggetto di commercio nelle terre sorti nel concilio , a sventare certi ma-
turche si trovavano , e allo stato in ge- neggi per cambiar forma dell' £'/(."::'0-
la
nerale che con quelle per sì lungo trat- iic del Pontefice iiitrodolli da alcuni ol-
cilio, la repubblica nell'aprile vi nomi- tempo che le materie nel concilio fosse-
nò suoi ambasciatori Nicolò da Ponte e ro tratlale liberamente e vi si operasse
Matteo Dandolo. Ma fin dal principio in- una buona e generale riforma per modo
sorse disputa coll'ambasciatore di Alber- di togliere occasione agli eretici di spar-
to duca ed elettore di Baviera per la pre- lare della s. Religionecallolica. Geloso in-
cedenza che il da Poule voile fermamente sieme il senato della conservazione de'di-
VOL. XCll, 2 +
370 V E N YEN
lini e ilellc gìurìsilÌ7.ìu(iì della repiilihli- in Roma per abitazione degli ambascia-
ca, scriveva a'stioi ainl)nsciatori ncH'ago* tori veneziani, il che conferma il docu-
slo « otlobiet 5G2. »> Noi velluta la ron- mnilo Secreta de'26 agosto 504- Jaco- 1
tioentia sua (del capitolo 31) della co[)ia po Soranzo fu ili." ambasciatore veneto
die ne mamlaste nllin)anieiile. ritiovia- (he l'abitò: inviato al Papa nel 'IGa, par- i
nio indi verse cose esser fallo special pie- ù da Pioma neli5G5, in cui gli successe
giudilio all'aulorilà, giutisditione, privi- Paolo Tiepolo. Di questo [)alcizzo già ra-
legi el onliche cotisueltidini nostre, ci co- gionai nel § X, n. 27, e ne'luoghi ivi ci-
noscenio pnilicolariiiente die l'assicuiar tali aggiunsi che nel medesimo palazzQ
i [lieti non esser in alcima causa soilopo- fu assegnata l'abitazione pel raidinal ti-
sli al gitidicio de'Iaici, sarebbe un dar lo- tolare deirannessa chiesa di s. Marco, e
ro fonioiilo a mal operaie, un fiir nasce- pe'suoi fiimigliari, titolo che d'ordinario
re incon venienti e scandali anco nelle co- si soleva conferire ad un cardinale ve-
se di slato, et meller confusione nelli or- neziano, e |)iù d'uno di essi ne fu bene-
dini della nostra repubblica con dimi- nierilo e tnunifico di abbellimenti. Il Can-
nuir grandeincnle la nostra autorità". E cellieri ne' Possessi, p. 3 12. riferisce il
raccomandava loro di tutelare con lui- dono per essere stala la repubblica lai."
la tfljcacia gP interessi della repubblica, in Italia ad accettare il concilio, riservalo
onde solo a <juesta condizione, avutane però porzione di esso per uso del cardi-
parola dal l^apa.. !u accellato il concilio nal titolare. Osserva il Casoni, chela re-
di Trento, e scrivendone, allordiè fu fe- pubblica |>iima d'ogni altro accolse il
liceoiente tcrniinalo, a'4 dicembre 5G3 1 Tridentino, inc|uanlo [)eiòalle sole par-
colla sessione xxv sotto la presidenza di ti dogmatica e disciplinare, non già in
4 cardinali legali compreso il l\avag(;ro, ciò che toccava i diritti de'[>rincipi, de'
lettere di congratulazione a l*io IV l'i i rpialiessa fu mai sempre gelosissima pro-
tlicenibre, ordinò nello stato veneto a'22 pugnatrice (che cosa dicesse il veneto Cle-
luglio I 504 la pubblicazione della 'lolla n>ente Xlli,suiraccetlazione del concilio,
pontificia Bciudictus Deus, de' 26 del lo riporto nel dogadoi 18."). Inoltre la lo-
precedente gennaio, fra le soleiinilà del- da per l'energiche e costanti ripuUe ri-
la messa nella basilica di s. Marco, per pelularnente opposte a tener lontani gli
verno noi) cessavano ili nioleslare le ter- scudo un nembo di freccio, per ripara-
re e i navigli de' veneziani. Dopo lanli re l'egro padre, il quale finito il couibat-
piccoli scontri, Venezia alfine volle im- lunentu, portalo in terra, fra
7 giorni
piegare le sue forze a conibatlere i pirali morì, esorlando ancora colla moribonda
a tutela delle persone, delle robe, del com- sua voce il figlio a tenersi sulla via delia
mercio. Anlicamenlecoojinciò questo ge- virtù, e occorrendo donare la vita slessd
nere di guerra, che pur forma una del- alla patria. Gli furono celebrale splendi-
le glorie veneziane, col volgere le armi de esequie, ebbe l'omaggio delle lagrime
contro i narentani, poi contro i saraceni, sincere de'suoi soldati e concittadini , la
più lardi contro i turchi e gli uscocchi; gratitudine della repubblica. Questa con
infine negli ultimi suoi tempi la sostenne l'usala munificenza che la disti use eminen-
contro i pirali tunisini. Una delle ultime temente, decretò 4oo annui
a' figli di lui
inquietava lulta Italia , penetrava nel- coltura della mente, la cognizione delle
rAdiiatico,spingeva il terrore nella Dal- lingue greca e Ialina. Non lasciando la si-
mazia nel 1062. Già il capitano del gol- gnoria per l'ottenuta vittoria di conliiuia-
fo Antonio da Canale e il sopra-comito 1e nella solila vigilanza sui movimenti del
Gio, Ballista Bembo aveano preso due turco, istituì nel 1364 un collegio di 11
fusle di quel corsaro e resliluila la liber- cittadini incaricati di lener sempre loo
tà ad oltre 100 cristiani che vi si trova- galee equipaggiale di genti e di armi,
vano condannati al remo, quando altro pronte ad uscire in mai e ad ogni minac-
degno capitano della medesima famiglia, L'opportunità di tali provve-
cia ostile.
Cristoforo da Canale, investendo a Capo dimenti derivò dalla guerra che ardeva
Maria nel mar Junio, 5 lunghe galere in quel lem[)o fra Solimano II e la Spa-
solto il comando dello slesso Mustafà, gna, e le conlirme molestie recate a na-
s' accese vivissimo conibatlimeuto. JNel vigli turchi da'cavalieri gerosolimitani di
bollore di questo, mentre il Canale so- Malta, indu*»ero il sultano a muover la
steneva con mirabile intrepidezza le par- flotta contro fpjell'isola il i. "aprile 1 565,
li (li eccellente capitano e di valoroso sol- comandata ilall'ammiraglioPialeh.dal fa-
dato e scorreva col suo arco, nel tirare del moso Alucli Ali o Ulachiali, detto comu-
quale era valentissicno, la sua galera, a- nemente Occhiali, e da Torghud. Que-
niinando, eccitando, fu da due strali ne- st'ultimo restalo morto, a'aS giugno con
mici colpito al piede e alla coscia. Non- isliogefu vendicaloneirespugnazionedel
dimeno con rara costanza, non islaccan- Castel s. Elmo, dirigendosi poi gli assalii
dosi ilalla mischia , uè polendosi regge- contro le fortezze di s. Angelo e tli s. Mi-
I e pel dolore, assiso al posto più emineti- clieie. Ma inutili furono "li sforzi de'lur-
le della galera , da quello continuava a chi pel disperato valore de'cavalieri di-
spronare i suoi alla vittoria. E la ripor- fensori e pe' soccorsi spaguuoli, fiorenti
tarono alfine, restando Mustafà stesso fe- ni, savoiardi e di Pio IV, onde si ritira-
rilo, prese le galee nemiche, l'onor delle rono l'i I scllcmbre. l'iìi prospere furo-
372 VEN VEN
DO le loro arnvi ncU'Uiiglieria, per la ri- la paterna sollecitudine del senato che ,
gheria ove guerreggiava lo slesso So li- po sotto il nome di Albania Veneta. Do-
tuano II; ma mentre slava per prendere po 8 anni e 34 giorni di glorioso regime,
Zighet morì il 4 o l'S seltemhiei 566, e venne a morte il doge Friuli a*4 novem-
due giorni dopo fu espugnata la città, bre 567. Il di lui corpo fu deposto nel-
i
succedendogli il figlio Selirn II. A*3o set- la chiesa di s. Domenico di Castello pres.
tembre annunziò il suo innalzamento al- so le ceneri del doge Lorenzo suo fra-
la repubblico, assicurandola di sua ami- tello e antecessore col quale ebbe co-
,
cizia, ma con tuono così altero che il mtuie il monumento nell'altra chiesa di
ta battutoli ducato veneto del valcìre di elettori essere approvati dal maggior con-
lire 6 e soldi 4. valore pari a quello del siglio, i suoi fautori non passassero, e così
zecchino d'allora. Questa nuova moneta fu ballottalo fino a notte senza nulla con-
portava da una parte il veneto Leone a- cludere, e il cotisiglio fui icenziato molto
lato, colla leggenda Ducatiis Venelus, e stanco per lo strepilo ch'erasi fatto in es-
dall'altra la figura del doge in ginocchio so e di fuori dal popolo istigato da alcu-
davanti s. Marco seduto ; all' intorno il ni. Nel dì seguente il Mocenigo stesso fe-
nome del doge slesso, ed al basso le si- ce intendere a'suoi amici tra gli che 1 r
gle 124, numero de' soldi, cui corrispon- non eleggessero alcuno de'suoi partigiani
deva l'intera moneta. I suoi spezzati e- per non accrescere il disordme; così dopo
rano la metà ed il 4-° N<^l suo dogado si 76 scrulinii uscì doge Loredano, che già
pose riparo agli eccessi del giuoco per- toccava 1*85.° anno dell'età sua, per niun
messo; venne determinalo il numero del- fattoillustre notabile, solo in fama di
le persone che potevano insieme unirsi, grande bontà, mala cui elezione sotto po-
il tempo ed il luogo del convegno, e fi- co lieti auspicii avveniva, al dire del prof,
nalmente la somma ch'era lecito espor- lioraanin. Il eh. Casoni suo biografo, lo
re. Mentre il saggio governo occupavasi chiama consumato ne'polilici altari, del-
in moderare il sistema de' cittadini co- la grave età d' 86 anni, eletto con sor-
stumi, coglieva vantaggio eziandìo dalla presa di lutti e contro la di lui espetta-
pacifica quiete che godeva, e grandi som- zione, a'27 novembre 1567. La nuova
me vennero spese in ristaurare le forti- dell'innalzamento al dogado l'ebbe dal
ficazioni di Bergamo, quelle di Udine, ed segretario del senato Marc' A nlonio Fran-
in aumentarne le difese già danneggiale ceschi, che eventualmente lo raggiunse
dalla passala guerra, conseguenza della nella strada Merceria, mentre, lasciata la
lega di Cambray. Né a ciò solo si limitò piazza, s'avviava alla sua casa, posta ne'
VE N V E iX 573
dintorni di s. Paiitaleoue: fu subilo cir- e dal proprio intimo amico d. Giuseppe
condalo dd vali pattizi clie il condusse- ÌNassi lui dichiarato duca diNasso, coli-
da
ro nel palazzo ducale , e il giorno dopo le diAndros e lusingato del regno di Ci-
10 si presentò al popolo nella chiesa di pro. Questo iN'assi era portoghese di stir-
s. Marco, siccome solevasi fare de' dogi pe ebraica costretta ad abbracciare il cri-
cui sedette sul trono fu breve, ed in ag- quez della famiglia Nassi. Fornito di bel-
giunta amareggiato dall'aspetto d'inimi- lissime qualità del corpu e della mente,
uente guerra, intanto Massimiliano 11 a versato nell'arti cavalleresche. nel fior del-
por (aie agli orroi che da'turchi si com-
i la gioventù si recò in Anversa, riuscì ad in-
mettevano nell'Ungheria, fece fare qual- namorare e sposare la figlia della ricchis-
che apertura di pace che non fu rifiuta- sima vedova ÌMendes portoghese.Conside-
la. il vescovo d' Eriau Antonio Veran- rando Venezia per la libertà e sicurtà che
zio e Cristoforo Teuffenbach suoi inviati vi si godeva qual patria comune e rifugio
masero l'imperatore co' suoi fratelli in fiutato tale progetto, ne partì, recandosi
possesso de'Ioro paesi d' Ungheria, Dal- a Costantinopoli, ove si recarono eziandio
mazia, Croazia e Schiavonia, coll'oblili- altri ebrei, e vi professò pubblicamente
go di non isturbare ue'Ioro possedimenti il giudaismo prendendo il nome di Giu-
i vaivodidiTransilvania, Aloldaviae Va- seppe Nassi. Gli riuscì entrare in grazia
mato adattarsi alla convenzione. La re- ce riedificare per fondarvi una colonia
pubblica si congratulò con Massimiliano ebraica. Colle sue cognizioni degli stali e
11 per la pace col turco, ma de>sa dovea delle cose d'Europa, divenne un perso-
ruiscirie funesta , dando ogii ottomani, naggio di grande importanza oell'impe-
fatti sicuri dalle altre parti, lutto l'agio rooltomano, sino a favorire la rivoluzio-
e le forze per piombire su'veueziani. Le ne de'calvinisti ne' Paesi lìassi, con in-
correrie degli uscocchi principalmente, durre Selim II a far guerra a Filippo II,
che nelle loro ladronerie non facevano onde impedire che la potesse poderosa-
distinzione di territorio veneto o turco, mente combattere; e Massimiliano II se
erano contìnuo soggetto di lagnanze per ne procurò l'amicizia con ricchi donativi,
la Porta, e a grande fatica riusciva al se (juando per lui maneggiò la ricordala pa-
nulo di persuaderla degli sforzi che fi- ce. Il iVassi dunque >ollecilò Selim li al
ceva per repiimeili, e che negli ultiu»i lo- conquislo di Cipro dimostrando esser
,
ro ripari non poteva assalirli essendo su quell' isola indispensabile alia sicurezza
regno di Cipro, la cui corona era posse- d'Europa; aggiungendo ancora l'impor-
duta dalla repubblica. A ciò veniva il sul- tanza dell'isola pe'pellegrini maomettani
tano iufei voralo dall'ammiragliu l'ialch, che si recavano alla Mcccn, giacché per
374 VEN VEN
Cipro con lutla (acililù polevaiio esser le oarralo. S'accese il fuoco nella polve-
liaspoilali al mar Rosso. Tutte queste riera e balzale in aria alcune torrette co-
ragioni poterono tanto sull'animo di Se- perle ili piombo con terrore orribile, qua-
lim II che ebbro di gioia eschunn: Se a- si crollò tutta la città e la fece risentire,
\remo qtiell'isola, tu ne sarai il re. Alla sino a credere giunto il giudizio finale ;
dizione turca contro Cipro ogni di piìi lo a quanto doveva essere, il che fu at-
si aumentavano, laonde per la nccessa- tiibuilo a divina misericordia; bensì nel-
ria cautelafurono armate 3o galee e no- le vicinanze atterrò case e le chiese di s.
minato capitano del mare Girolamo Za- Francesco della Vigna , di s. Giustina,
ne, a Corfù si mandò provveditore Se- della ss. Trinila, e di s. Maria della Cele-
htendere ima memoria sul modo più ac- dune vittime. Né mancarono sospetti che
concio di fortificare Cipro, e per dar ma- fosse siala opera iniqua di qualche emis-
rio alle fortificazioni e assicurar l'isola vi sario turco, scrivendo il bailo diCostan-
fu uìaiidato Giulio Savorgnano conosci- tinopoli che le cose colla Porta sempre
lore de'Iuoghi. Alla repubblica perveni- piìi s'intorbidavano, e grandi progetti si
vano notizie sempre piìi allarmanti nel facevano su Cipro, benché contrariali dal
1567-68, ed uno schiavo fuggilo rivelò gran visir. Bisognò dunque per elfelluar-
cerla trama ordita in Cipro per dare l'i- li trovare pretesti a romper guerra alla
sola in Osano a'iurchi; di cheedegli scan- repubblica, e questi non mancavano ne'
dagli fatti intorno a Famagosta spaven- frequenti scontri de' legni piratici, nelle
tata, ingiunse al luogotenente diligentis- correrie degli uscocchi, nel ricovero clie
sime indagini ed energici piowcdimen- pretendevasi trovassero cavalieri di Mal- i
ti. Tuttavia Inli limoli pel momento ve- la a Cipro. La repubblica sempre cerca-
nivano scemali, per non avere il luogo- va dare ogni possibile schiarimento e sod-
lenenle di Fan^agosta trovato indizi di disfazione; così per evitare complicazioni
cospirazione, e nell'aprile 568i lo stesso dovette procedere col massimo impegno
pascià e gran visir Mehemet , favore- col governo di Pioma, per fare restituire
"vole a'veneziani, pe' regali che a lui si la libertà e le merci a certi ebrei prove-
prodigavano, avea assicuralo il bailo, an- nienti da Alessandria ,
presi col naviglio
zilagnandosidell'irragionevoletiuiorede' portante bandiera veneziana dal duca di
mercanti che si al Ionia uà vano da Costan- PalianoCarafa, pretendendo fossero /«rt/-
liuopoli. Quindi gravi discussioni iu se- vani, come si denominavano que'che dal
nato se continuare ad armare, temendosi cristianesimo tornavano al giudaismo. In-
insospettire il turco, e sul non trovarsi somma non si finiva mai, e chiaramenle
sprovveduti. Vedendo poi la repubblica si couosceva, da'sempte nuovi sdegni che
occupato Selim li nella guerra d'Arabia, insorgevano, volere il turco ad ogui mo-
alquanlo si rassicurò procedendo lenta- do la guerra, checché ne dicesse in con-
menle negli apparecchi, mentre la care- trarlo il visir Mehemet. f^inalmenle a'3 r
stia la travagliava al pari del resto d'Ita- gennaio 1570 Marc'Antonio Barbaro bai-
lia, onde gran parte de! p()[)olo fucostret- Io a Costantinopoli, istruì il senato voler
lo cibarsi di pane di miglio, e di cibi Selim li senza ninna causa, e ad istanza
schifosi e indigesti, i quali spesso anziché de'dottori o ulema, onninamente lompe-
tmlriuiento cagionavano la morte, al che re la data fede e capitolazione, sotto pre-
si aggiunse il terribile incendio dell'Arse- lesto del ricapito che si dava a Cipro a'
rebbe aiutata dagli altri principi crislia- buon ordine e difesa ilell'isola. Alle ren-
ui, pronta di spendere tutte le sue lacol- dite e alle spese presiedeva il camerleu-
là e spargere il sangue dcTigli per con- go; il pagamento ilelle truppe era allida-
servarsi sotto il vessillo del Salvatore; e- to al collaterale. Delle prtccilenli magi-
loico eco gli feceZuatìeIMocenigo. A que- oliature furono conservati i visconti di
sii virtuosi sentimenti, il nunzio pontili- Nicosia capitale e Famagosta allrj città
ciò si dichiarò cousolalo di sj pioula e u- [ìriucipule, presidcnli della corte inleriu-
376 V E i\ V E N
re os«in de'borghesi, con due assessori e- Questo zelantissimo Papi» avea rinutaio
lelti tini popolo fra'borghesi piùragguar- d'accettare come oratore d'ubbidienza e
«levoli, senza ilistìuziuae se greci o lalitii; percougratularsi di sua esaltazione Nico-
spettava ad essi lai/ istanza ne'piocessi lòda Ponte dotto e facondo cavaliere, a-
di quelle due cillà e del teiriloiio senza vendolo per poco cattolico, e negato le
facoltà di pena di sangue, e corrisponde- decime ordinarie del clero, sempre con-
vano presso a poco n Signori di noi le di cesse da'suoi predecessori. Sentendo tut-
Venezia; i Malhiessep o Meatasib, d'ori- ta l'altezza del suo supremo grado, volle
gine araba, eletti dal popolo, incaricali sostenere la superiorità sui principi teuj-
della soprintendenza de'mercali, de'prez- porali e le loro giurisdizioni, e lo die a
zi e della polizia correzionale, portavano divedere quando dichiarò granduca di
ir» segno della loro dignità bastone inar- To'icana Cosimo I coronandolo soleiuìe-
g(M)lalo. La popolazione dell'isola cotu- mente, non ostante le contrarie rappre-
ptilavasi a quasi 170,000 anime, divisa sentanze dell'imperatore e del re di Spa-
nelle 3 classi di nobili feudatari, mercan- gna. Nel giovedì santo del i 568 publ>Iicò
ti e popolani, contadini liberi e parici la Bollain Cocna Domini ( P^.) ,Qo\\a (\iìdt.~
acquali la repubblica avea concesso di po- tre cose, il diritto di mettere imposte agli
tersi liberare col pagamento di ducali 5o, ecclesiastici, e ogni ingerenza nelle ma-
onde se ne francavano da circa ^o l'an- terie concernenti i medesimi ecclesiastici.
no. Gli orientali si componevano di cofii Si levò allora opposizione generale; l'im-
e armeni, die per numerose re-
le loro peratore, i re di Francia e di Spagna, ed
lazioni per l'Asia facevano un estesissimo altri principi ne proibirono la pubblica-
e assai proficuo commercio. L'eredità pa- zione: la repubblica che per la i.* avea
terna passava ne'soli primogeniti, e gra- ciò fallo, perfino vielò di tenerne paro-
vi disordini esistevano derivanti dalla con- l'i, indi incaricò il suo oratore in Roma
servazione degli antichi ordini feudali e Paolo Tiepolo, ed uno de'cardinali vene-
tlalla prepotenza de'nobili. quali disot- 1 ziani di fare al Papa umili ma ferme ri-
le-, l'aumento della coltivazione de'grani, lembiei 568 arrivava in Pioma un uno-
il lavoro delle saline , il commercio ec; voasnbasciatorCjlMichele Soriano, ed era
wn intanto sopraggiunse la guerra e l'i- dal Papa benevolmente accolto, col qua-
sola andò perduta. — IMma di terminare le furono continuate le trattative, macott
le principali vicende di questo dogado, io poca speranza d'accordo, insistendo il Pa-
debbo ricordare alcune cose anteriori al- [)a stdla pubblicazione della bolla, la si-
l' epoca in cui giunsi. Il Papa s. Pio V gnoria nel rifiuto. Il Papa stimava e a-
col brev e Cit/jicnlcs prò nostri, de'5 mar- mava la repubblica di Venezia, chiaman-
zo I 568, diletto al vescovo di Nicaslro dola splendore egloria d'Italia e della cri-
Facchinetti nuuziodi Venezia,i5H//. Roin. stianità; saper bene eh' era hbera e non
l.
4, par. 3, p. 216: Mandatur Nuncio aver supcriore alcuno nelle cose tempo-
l^('netiarui/t,iU in omnibus Ecclesiis Ca- rali, ed egli non aver mai pensalo di pre-
im[)orla il proprio vanlaggio; gl'italiani ra estrema del doge Loredano a'3 ovve-
non amar la repubblica per invidia, e gli ro a'5 maggio 1 570. La solennità esterna
oltramontani perchè impedisce i loro di- de' funerali restò impedita da veemente
segni in Italia . Che anche Sua Santità era turbine, con tempesta e con folgori, per
pocoamata diigii oltramontani, onde tan- cui convenne alla comitiva riparare in
to più doveva esser unita a Venezia, poi- chiesa a s. ALirco; ivi si pregò [)ace all'e-
ché in caso di rottura non avrebbe aiuto stinto, ed Antonio Zeno ne tessè il meri-
se non da essa. Il Papa soggiunse, secon- tato elogio. Ebbe tomba in umile monu-
ilo il solito, non aver paura di niuno, mento a s. Giobbe, su cui non fu posta
perchè chi fa bene e cerca la gloria di memoria alcuna.
Dio, egli lo protegge da qualunque pe- 29. Luigi o Alvise I Mocenigo LXXXF
ricolo; e la repubblica così cattolica e per do^e. L* ur2enza del momento suj'Gferì
fece mettere in dimenticanza la bulla, nigo, senatore d' illustre fiuniglia, assai
e non si pensò che alla comune salvezza. b<.-neinerilo (Iella reiiubblioa, di molte a-
In tempo del doge Loredano morì Zilia tlerenze, di chiare virtù personali, ed e-
Dandolo vedova del penultimo doge Lo- sercitalo nelleficcendc interne ed esterne
renzo l^riuli, ed i padri vollero onorar- come alla gravità del momento si richie-
la, che in vita l'aveano decorata col velo deva. Era già partito alla volta di Cipro
ducale, ordinando magnifici (unerali. Il Giulio Savorgnano inlendentissimo del-
corpo di essa, iniettato di balsami, ven- la milizia e delle fortifica/.inni per ri-
ne esposto per 3 giorni nella sala del parare con baluardi e con quant' altro
Piovego o Pubblico, sopra alto poggio, l'arte guerresca a que'lempi poteva sug-
come appunto soleva farsi de'dogi. Alla gerire, la città e i borghi dell'isola, coti
custodia del cadavere vegliarono notte e gran copia di munizioni. Oltre a ciò va-
giorno in continue preci 20 monache, lidi rinforzi furono spedili nella Dalm.i-
solo per qùest'ufìizio fjtte uscire da'Ioro zia eili essa e dell' .Mbania destinat(j prov-
monasteri, ^'el 4-" giorno ebbe luogo il veditore Giovanni da Le/e; Lorenzo Da
corteggio funebre, cui assisleltero, colla I\I da o Atuuiio fu noininato generale
-
37S V E N V EN
piovveflitore tli Candia per l'alleslimen- e concedere «'veneziani la tratta de'fru-
to ili 20 giileie e la leva delle cinime; menli con d l'zio, ma voleva che il Papa
a St;l)asliat)o Veiiier fu dala generalizia gli pennellesse levar una decima sul cle-
jioileslà in Corfù, con alita molteplici rr> Si scusò invece Si-bastiano re di Por-
jiKjvviileiize ; alle i 1 galee glosse turo- togallo per l;i |)este patita e la sua guer-
IMI destinati capitani distinti sotto il co- ra nelle Indieorienlali prometteva Mas-
;
valenti cittadini furono posti al coman- priuja lo riconciliassero col Papa, disgu-
do d'allretlanle galee sottili; fu eletto sl ito |iel titolo di graiirluca dato a Cosi-
(iiro'acno Zane capitano generale del- mo 1 ; (pianto a Carlo IX re di Francia,
l'ariuatu, consistente oltre i detti legni, era tutto avviluppato colle guerre degli
anche in 10 vascelli da carico, un galeo- ugonotti, e in ottimo accordo col sulta-
ne di nuova forma suggerito dall' in- no, beiiM la madre Caterina de Medici of-
gegnere Vettore Fausto (di cui feci cen- fieinlo mediazione. Di più la re[)ubbli-
no nel dogado 77.°, come del suo quiii- ca scrisse al p ttriarca greco di (>oslanli-
«pieieme), e i4o galee che si raccolse- nopoli a o[)erare uua rivolta a mezzo del
ro da Candia e Corfù, tutte ben for- clero, e di appoggiar
ad la lettera scritta
nite di ciurme e cannoni. Delie milizie Ivan IV czar di Moscovia, eccitandolo a
terrestri fu alliilato il comando a Sfor- muovere contro i turchi dalla parte »li
correre alla difesa di Faoiagosta (il qua ce ritcMiere decoros.unenle alla Giudee-
dro che rappresenta quella cnostra su- ca, e dopo (piietato l'ambasciatore fran-
perba, esiste nell'abbizia della Miseri- cese, fu custodito nel castello di Verona
cordia, opera di F. Battaglioli). Corri sino al (lue della guerra. Allestita che fu
S[>oi)dente era la raccolta del denaro, e l'armata ne fu dato lo stendardo solen-
iiell'olFerte bella fu la gara tra'citladini. nemente in s. Marco al Z ine ; che reca-
IN è lasciò la repubblica d'infortnare del tosi fra il suono di timballi e tro;nbe, e
res, poi arci vescovo di Monreale, nel tem- jier la patria, e loro auguravano propi-
po stesso che la repubblica incaricava zi il mare e i venti, benedizione all'armi
della medesima cosa il suo oratore Leo- loro d.t Dio in cui potere sono le vitlo-
nardo Donato. Filippo dopo qualche 11, 1 le e le sconlìtle. IlZane si portò a Za-
esitanza, acconseulì a maudare 5o galere ra ud attendere le 5o galee promesse da
V E N V E N 379
Filippo II, e fu ilaxioiie funesla, poiché alla dignilà della repubblica, superata o-
nell'ozio audò sciolta lu discipliua, creb- gui dilllcoUìi, conj^iuutosi colla flotta di
beio le diserzioni, s'insinuarono le uia- Marco Quirini di Caudia, fu con giubilo
lattie, onde il generalo ebbe ordine di salutato il 1 .°setteudMe l'arrivo delle 49
volgersi a Corfìi nell'estate inoltrata del galee spagnuolee delle 2 papali, riceva- 1
1570. Della ([uale inazione della flotta te dall'armata veneta schierala in due ale
veneziana, che da se sola di tanto infe- fra le salve degli archibugi e de'cannoni,
riore alla turche^ca non osava con que- e le grida festose de'marinari. Ma iulan-
sta misurarsi, ne profittarono i turchi to la stagione era inoltrata di troppo, e
per fare sbarchi e scorrerie su vari punti i turchi aveano avuto tempo d'allestire e
della Dalmazia; solo a Ragonizza pel co- accrescere vieppiìi la loro fhjtla, e di di-
raggio delle donne, che chiamarono Pi- rigerne le proie verso Cipro. Teneva il
luglio fra le solennità d'una messa c;in- mase liaglioni al comando su[)ieuni lici-
tata dal cardinal Marc' AntonioColonna I la milizia in Famagosla; fu dal D.tndolo
de' signori di Zagarolo, gliene consegnò alhdato (juello di (Nicosia ad lingenioSin-
lo Stcii(lai(Io ^/.j benedetto. Era allo- clitico conte di Piocas, e dato per capita-
la in Roma collega all'ambasciatore Mi- noalla cavalleria cipriolica Giovanni Siii-
cliele Soriano, Giovanni Soranzo [loi nel clilico, e a'guastiitori Giovanni vSozome-
1571 ainba>-cialoie ordinario. Marc'An- no e Scipione Carala ; l^ietro Paolo Sin-
tonio II veleggiò alla volta ili Suda in clilico couiaiidava allegenli del conlado;
Candia, dove poi si unì colle galere di Leonardo Roncone a'soldali italiani, raf-
Spagna e di Venezia. Il Venier piovve- forzali da soldatesca collettizia paesana,
ditole di Corfìi per tener esercitate le giacché mi picciid numero erano giunti
lru[tpe aisalì e prese il vicino castello di nell'isola, (ieramenle ileciinali dal mor-
Sopi)otò nido di masnadieri turchi e al- bo ed estenuati dal travaglio del viaggio,
banesi. Lo Zane aulorÌ7zalo dal senato Di liilto con precisione informato dalle
a prendere quelle deliberazioni che re- spie turche il gran visir Muslatà, e inen-
putasae [>iìi vuutagijiose ecunispondeuli tic la flotta veueziuuu se uè dimorava
38o VEN V E \
uticora a Coifìi, l'aia iairaglio turco Pia- fecero un'improvvisa sortita coadolti dal
lelj esCi^uì ili.°ili luglio I 570 un improv- vicentino conte Cesare Piovane luogote-
viso sbarco a Liuiisso o Napoli o Nc- nente del conte Rocas. Gettandosi sul ne -
mcsiyRlUa ciltà vescovile dell'isola di Ci- niico ne fecero grande strage, s'impadro-
pro, facendovi molli schiavi. Nel di se- nirono di due Irincere, inchiodarono 5
guente si recò con lutti gli altri legni al cannoni, ponendo in confusione il cam-
luogo detto Saline, e ivi a'3 luglio mise po tutto chi sa fino a qual punto avreb-
:
sia per non pregiudicare la propria ciltà, sorte di Nicosia eia decisa, benché nulla
che ritenevano sarebbe la i," assalita, ed fosse intralasciato da' fanti italiani e da'
appena l'i i agosto lo lasciarono in ii- nobili ciprioti nell' opporre ogni eroica
Lerlà di fare il suo beneplacito, ma egli resistenza. Ed eroica fu q:iesta invero in
non volle tanta responsabilità e restò. Fo- quegli ultimi momenti, e degna di mi-
co stettero i tiu'chi a presentarsi sotto iW- gliiir fortuna. Ma versa i 20 settembre
cosia(F^.), difesa da un 5o,ooo uomini, superato da'turchi nella notte il balu ir-
la maggior parte male armati e nuovi al- do Podacatero, scorrendo lungo le mu-
la guerra. JNè il Dandolo era adattato al ra arrivarono agli altri, ed assaltarono i
grave incarico, per cui scriveva per pron difensori alle spalle. " Tanto ferocemen -
re de' turchi già larghe breccie avea a- fesa, combattevasi ancora per le strade,
perle, quando i nicosiani stretti dalla ne- d ille finestre, da'tetti ; i fanti italiani ri-
cessità e per estremo tentativo a' 1 5 ago- dotti a soli So, validamente sosteuevansi
sto, giorno sagro alla gloriosa Assunzio- iiuoora alla porta Bembo, quando Mu-
ne in cielo della D, Vergine, sul meriggio stafà entrato la Nicosia impose fine al
V E N V E \ 38 r
macello e mandò a proporre al Dandolo conrpiisfa ili Nicosia , (p\cila delle cil!.">
Baffo o Prrfojti] alui m^fgistrnli crasi ri- oLarnaka. La lesta del Dandolo manda-
tirato nel palazzo), la salvez7a della vita la al Dragodino fu l'anniinzio della in-
fjuando toslo fncesse deporre le armi. E fausta sorte di Nicosia e di quella che loi
così fu fallo, ma la turba de'tnrchi tir- pure attendeva se non arrendevasi a lem
tando impcMiosamente le porte ed en- pò. Ma la risposta fu da magnanimopro-
Irati nel palazzo, ove ormai non trova- de, e ali.° tentativo del nemico fu da 1ì:ì
con più capacità e coraggio avrebbe pò- Candia, e suoi generali tenevanoconsul-
i
luto forse salvare a principio la città e ta sulle operazioni da' farsi. !l Zaneopi-
porta a 20,000 il numero delle vittime, arrese al Zane. Invece il Doria ONtinata-
2,000 furono trascinati via in isdiiavi- mente s'oppose all'uscire in mare per la
tu, preda ricchissima, inlìnita, caricavasi stagione avanzata, la lunghezza del ma-
sulle navi, ma
maggior parte di es-
della re da percorrersi e non volersi alloutatiar
per iscioglier le vele, quando una ilelie principal difesa della cristianità. Il Zane
schiavedisperatamentecorrendo alla poi- vergognandosi de'progressi de' tuichi in
veriera vi accese il fuoco (ciò operò con Cipro, insisteva [)er soccorrere l* impor-
risolulo ed eroico cora""io Bellisaudra
co
tantissima isola e non lasciarla cader in
che i cadaveri mutilati de'turthi e di ol- l'accorrere a salvezza d'uno de'suoi priii-
Irei 000 schiave cristiane". L'arte di l'C- cipali possedimenti". Giunta la lagrime-
rificarc le date, non sempre corrispon- vole notizia dell'eccidio di Nicosia,il Za-
denle al suo titolo e scopo, dice l'assetiio neraddoppiò vivamente l'istanze; ma in-
di Nicosia comincialo a' 25 luglio, 1' as- vano: anzi Doria dichiarò voler torna-
il
sallo e la presa a'g settembre, il Muli- re in Ponente, senza cedere per qualche
nelli scrive presa Nicosia in lai giorno do- altra impresa, affermando saper egli le
pò «4 giorni d'assedio. Tenne dietro alla commissioni ricevute dal re^ il che prò-
ò
3<S?. V E N V E N
lUisse alfcrclii, clicciulo il Cr)loiinn avrr do memorabile la lega colla coniazione
Jiii il re investito <U;1 siipreiiH) coinatido. d' una medaglia, duscrilla neH' articolo
Alloi.i il Doria sciolse le vele e si ritirò n 'I irnriiiA, in un a quella per la riportala
Messina. La fluita venelo-papnie cli'erasi vittoria. Si dichiarò nel Irallato della le-
spinta finca Scalpante, dovette tornare ga : Che fra Papa Pio V, il re di Spagna
a Caiidia malconcia dalla tempesta; indi Filippo II, e la repubblica di Venezia
ilColemia parli per Ancona. Inasprii! gli veniva conclusa lega perpetua non solo
animi, il Zane fu chian)ato a Venezia a a difesa, ma altresì ad offesa contro tur- i
discolparsi,ovvero per indisposizione vol- chi e loro stati, ove più facesse mestieri e
le litornare, e vi mori due anni dopo non [liù fbsse trovato opportuno, specialmen-
Hncora giustificato, benché per l'addietro te per l'occupazioni d' Algeri, Tunisi e
nelle sue ioìprese felicissimo. Gli f(i so- Tiipoli (in Africa, nidi perpetui d'infe-
slitniìonel dicend)rei Svo Seliastiano Ve- sti corsari maomettani di Barbcria), slati
niei, con IMaico Qiiirini e Pietro Tron che sono sotto la protezione del sultano;
provveditori. Scoppiala la peste nell' ar- che gli alleali allestirebbero 200 galee
mata, venne sempre più nell'impotenza triremi e 100 navi onerarie; 5o, eoo fan-
d o|)erar sola. La repidtblica intavolò e- ti fra spagnuoli, italiani e tedeschi; /^,5oo
nergiclie pratiche per una formale lega cavalli il' armatura leggera e le relative
collaSpagna con patii positivi ma essa , artiglierie; che Sua Santità e la Sede
mirando piùa'propi'i interessi clic al bene Apostolica somministrino per l'impresa
della rrislianilà procedeva lenlaoìenle. 12 galee ben proweduted'ogiii cosa ne-
Non s'intermisero apprestamenti marit- cessaria,e per le forze diTerraferma 3,ooo
tin.i e ogni provveclintento,e nel gennaio fanti e 270 cavalli; queste forze dovreb-
I ly isi mandarono soccorsi a'prodi diten- bero trovarsi ogni anno nel marzo o al
sori di Famagosta pel capitanoNicoIa Do- più aprile ne' mari di Levante e difende-
na. Tjclla gloria seppe acquistarsi in alcnni re luoghi che venissero minacciati, ado-
i
si porre ad elletto nel pi esente anno. Sde- regolò il riparlo delle spese e il provve-
gnata la ie[)ubl)lica, cedendo all'insinua- dimento de'viveri, cioè il re di Spagna
zioni dell'ambasciatore francese Gras-i- ccnlribuisca per 3 sesti di lolla la spesa,
goan, reduce da Costantinopoli, mosti la repubblica veneziana per 2, e il Papa
piegarsi alle pratiche d'accordo proposte per uno, al quale non potendo supplire,
da Selim li, che forse temeva la conclu- sia esso sesto diviso in 5 parli, e di esse
.sione ilefinitiva della lega, o per sturbar- 3 ne paghi il re e 2 la signoria ; se il re
la. Il senato dunque inviò al bailo Mar- di Spagna fosse assalito dalla pai te di Bar-
c'Antonio Barbaro, con commissioni se- beria, i veneziani accorrerebbero in soc-
grele,nel marzo Jacopo Ragazzoni. Sapu- corso con 5o triremi, e cosi dalla parte
tosi (|uesto da Filippo 11, cominciò a mo- del re se la repubblica fosse assalita ; se
strarsi più volonteroso della lega, e alla il re volesse far l'impresa di Algeri, Tu-
fine fu ridotta a termine colla legazione nisi o Tripoli vi concorrerebbero vene- i
«iel cardinal Michele Bonelli nipote del ziani, purché non avessero essi stessi a te-
Papa in lspagna,a'2 omaggio i."ì 71, con- mere per le loro terre d'un'invasione tur-
cedendo s. Pio V alla repubblica la fa- ca, né fosse deliberata in quell'anno una
coltà d'esigere per
5 anni dal clero del spedizione in comune, la medesima assi-
dominio veneto 200,000 scudi, e rendeu- sletiza prestandosi e alle medesime con-
V E N V E N 383
fìÌ7Ìoni (Ini re nll' itii[nc<;c venete; si pio- infeslavano Dalmazia, slìarcavano a
la
l«-;.'l^<ri l.'Ijcro con tulle le forze le tene Corfù, portavano il terrore da [)er tulio
<l<-l l'cTpa ; nelle (Iclibeivizioiii convenir <lo' colle loro feroci crudeltà. I veneziani se
vrel)l)ero i 3 generali deciileiuìosi per ne a fn isserò, anco per vedere fin da prin-
nifiggioran?!! di voli; sarebbe cnpitano cipio di non conseguire gli sperali bene-
gcnei;ile della floUa e delle truppe da fizi, e per avere con notabile danno mu-
quella pollateti. Giovanni d'ausi' 'a (fia- tali i primi disegni, nell" allontanare le
fello naturaledel re di Sj)agtìa, nel qua- proprie forze da Candia per recarsi a
le aiticelo ne ripnrtai la biografia) e in Messina ad attendervi le flotte collegate
sua mancanza Marc' Antonio Colonna contro la Titrchia, e quindi sempre più
duca di l'aliano; la bandiera peiò sartb- abbandonati mari di Cipro; infine do-
i
l)e quella della lega. Lascicrebbesi luogo vere starsene inoperosi a tante ingiurie
onoiatis^inio all'ini pera lore,a're di Fran- de'baldanzosi turchi |ìer conservare in-
cia, di l'orlogallo, di Polonia, di adeiire tatta r armala fino all'arrivo di d. Cjio-
all'unione, anzi il Papa ve li ecciterebbe; vanni. Questi finalmente vi giunse al ler-
la divisione dt-lle terre, cbe per avven- uiiiiar di luglio collo Slcndanlo bene-
tura si acquistasstTo, nvicbbe a farsi se- detto da s. Pio V, con 27 galee e dogo
condo il palio del i SS", eccello Timisi, fanti catalani, giovane di 22 anni, cupido
Tripoli e Algeri cbe s[)oltercbl'ero alla di gloria, ma a icpriincrne 1' ardore il
Spagna, e nello stesso modo si dividereb- je aveagli dati alcuni consiglieri, che ne
bero l'ailiglierie ossia per rata; non re- restringevano 1' autorità. Le forze riu-
cberebbesi alcun danno od odésa a Ra- nite nel porlo di IMessina, dice il cav. Cop-
gusi e suo lerrilorio; qualunque verten- pi nelle yi/f/;/o/'VC'o/o/(//('.v(.consistevano
pa ; nessuno potrebbe Iraltare col turco gotenente generale delia lega, e della me-
ili pace o tregua separatamente. Di (|ue- desima maestro di campo generale Asca-
sta celebre lega, di sua slrepilosa villo- nio della Coi gna, e generale di tutta l'ar-
ria e conseguenze, io già ne bo trallato tiglieria Gabrio Seibelloni), in 8 galere i
iic'tiiveisi aiticoli che vi luuino relazio- di Spagna sotto gli ordini di d. Giovan-
ne, e li ricorderò in corsivo pel «li piìi che ni d' Austria, in 108 galere venete del
fMii mi astengo ri[)etere; benché doven- capitano generale Sebastiano Veniei , in
vciò, per unilà d'argomento, dalla piege- cesco M.' Il), ed allrellanle dell'ordine
vrrlissiuia Sloiiri docniiienUiUi del piof. GcrosoliiiiitiiiìO (di cui era generale Ir.
384 V E i\ V E N
il tempo corso per maneggiarla no» era foili. e cominciarono a haltere le mur?» ;
Jnsciato passare inoperoso da'turchi nel- si difèndevano gli assediali cogli arclnbu-
l' isola di Cipro, poiché espugnala Nico- gi, co'cannoui e co'fuochi artificiali, e re-
sia, nel maggio del segnenle anno cinse- spinsero il i. "assalto. Però le perdite de'
ro d' assedio /"^/«/7g'o.9^'z (io inclino a turchi subitosi riparavano, quelle de'di-
credere con W^rle di verificare le dalc, Tensori erano irrimediabili. Quindi si al-
ni. Gli abitanti aveano distrutto bellis- i con valore, ma ormai facevasi inevilabi-
simi giardini sid)urbani,e raccolte le nies- le la resa per le già vi perdite fatte di di-
si eransi portate nella città con i 5oo vii- fensori, per la penuria di munizioni e di
liei che resero buoni servigi ne'combat- viveri onde la popol^izioue cibavasi delle
timenli e ne' lavoii delle fortificazioni, cose più vili e immonde. La stanchezza,
Verso la metà di aprile i5ji si avvici le ferite, le malattie rendevano molli in- ,
stioni per piantare l'artiglieria per le bai- prestavano somigliavano più a spettri che
terie, le quali principiarono ad agire a' ad uomini. A lutto opponevano mirabi-
ig maggio. Si cominciò da piccole sc.ira- le fermezza il Bragadino e il lìaglioni, e
niuccie, da felici sortile del Baglioiii, il dall'esempio loro gli altri s'incoraggiava-
quale col Bragadino confortavano gli a- no.Lostesso neraicoammirandoilcoslan-
bitanli atterriti dalla catastrofe di Nico- te valore, e considerando le proprie nu-
sia, raddoppiando d'ardore nel distrugge- merosissime perdite, diceva che Famago-
le i lavori de'nemici. Un soccorso avea slasembravadifesa non da uomini tua da
potuto penetrale daCaridia sotto la con- giganti. A'3o luglio le più gagliarde schie-
liolta di Marco eMarc'Antonio Quirini, le ottomane, dopo aver posto in ordine
di i4oo comandati dalcoii-
fanti ilfìliani tutta la formidabile artiglieria, salirono
te Luigi Martineiigo con cannoni e mu- sulla breccia e combaltenilo ferocenien-
nizionì. Però comandanti non s'illude-
i te pervennero a farsi strada fra'difenso-
vano sulla resistenza da farsi a'turchi.se ri. Questi però opposero tale fortissioia
alle militari fazioni ascendevano 37,400, fino da'i5 luglio aveano pregato il Bra-
de' quali 3,5oo fanti italiani, i,4oo mi- g.idino a muoversi a pietà onde capito-
liti paesani, 2,5oo appartenenti a' 6 se- lare, vedendo svanire la speranza di uj-
slieri della città, cui si aggiunsero S'io lerioreelficace difesa, rinnovarono più vi-
albanesi: ma
siccome molli de'nomiiiali ve rimostranze; ed il capitano, sollecita-
si occupavano a' lavori di
fortificazione, lopure dal consiglio de'principali, dopo
forse ad un 5, 000 si riducevano icom- lunghe e vivissime discussioni alzò a'
battenti. Intanto i turchi costruirono io agosto la bandiera bianca. Cessato l'or-
V E N YEN òs:;
libile fracasso delle balteile , che in 2 j guì. Dappoiché succeduto Timbaroo de'
(inj5 dice il Sereno) giorni aveano tiralo cittadini, il Dragadino o invitato dal per-
i5o,ooo palle di ferro certamente, a cui fido pascià, come più vogliono, o che
i
VOL. xcii. ì5
386 V E ìN V E N
ino Misererc e con la dolce invocazione per la fama sparsa dal pascià, che Fama-
di Gesù, rese 1' uUimo respiro. Né sazio gosla fosse più ricca di Nicosia. Avverte
ancora rtffeiralo lirauno, volle che quel- il eh. conle Girolamo Dandolo, che a vo-
la pelle fosse empita di paglia e ricucila, ler fare giusta slima della gravità delle
poi lala sotto r ombrella rossa , insegna cause che condussero la repubblica a per-
del capitano, e fra gl'insulti per la città; dere Cipro, è da leggere la scrittura inti-
poi attaccata ad un'antenna della galea tolala: Successo della guerra fatta con
ammiraglia del navilio, qual trofeo di Seliin sultano imperatore de turchi,€ giù-
sua vittoria e infame turpissimo tradi- stificazione della pace con lui conchiu-
mento , la portò seco a Costantinopoli, sa, di M. Francesco LongOy dal eh. con-
collocandola neirarsenale,ocomeallri vo- le Agostino Sagredo indirilla march. al
gliono in una moschea, ludi nel t 58o sot- Gino Capponi con lettera 2q agosto 846, 1
scrizione, da dove a' 5 maggio SgG fu i danni maggiori degli aiuti recati a Vene-
trasferita in un'urna nella chiesa de' ss. zia dall'alleanza spagnuola, e 1' impossi-
Gio. e Paolo, fra ili.^ed il 2.°altare,essen- bilità cui vedevasi ridotta di sostenere più
dosi trovata intatta e palpabile, come no- a lungo la disegualissima lotta. — Men-
tai nel § X, n. 19. Le leste di Baglioni, tre le narrale dolorose vicende accade-
di Martinengo, di Qtiirini e del castella- vano in Famagosla, i 3 generali d. Gio-
no, il pascià le fece collocare iu una cassa vanni d'Auslria,SebasliaiioVenier e Mar-
e poi le mandò in dono a Selini il, che c' Antonio li Colonna, riferisce il prof.
le fece porre nel bagno. Il conte Ercole Romanin, riunitisi finalmente nell'agosto
Marlinengo, ch'era ostaggio, fu nascosto del 571 in Messina, aveano sotto il loro
I
Io per suo schiavo. Tale fu la tragica nel seguente online. Precedevano come
sorte di Famagosla e de'suoi proili, do- anliguardo 8 galee comandate da Gio-
po una resistenza di ben due mesi e mez- vanni di Cardoiia generale di Sicilia, se-
zo, che resteràsempre monnmentodi glo- guiva Gio. Andrea Doria con 53 galee,
ria negli annali militari, e della ferocia poi venivano i 3 generali con una flotta
de' turchi. Il conte Nestore Marlinengo, d'oltre 61 galee, alle quali teneva dietro
the con onoralo grado fece parte de'pro- a breve distanza il provveditore Agosti-
di difensori, liberatosi dalla schiavitù, nel- no Barbarigo con 53, formava alfine la
laminuta descrizione dell'assedio di Fa- retroguardia con 3o galee Alvaro di Brac-
magosla da lui presentata al collegio, as- ciano marchese di Santacroce e generale
sicura che l'esercito turco era di 200,000 di Napoli. La flotta così disposta veleg-
uomini d'ogni qualità, ma soli 5o,ooo giò fino a Corfù.ove fu tenuto consiglio
pagati, fra' quali i4,ooo giannizzeri. Il sid da farsi, e dopo lunghi dibattimenti
Sereno invece narra, che de' 200,000 i prevalse l'opinione del general Venier e
pagali erano 80,000, compresi 4i)000 del provveditore Barbarigo, diesi aves-
giannizzeri, cavali da'presidii della Natò- sero a cercare i turchi per venire a gior-
lia,Soria e Caramania , ed anche della nata, troppa vergogna essendo dopo tan-
Porta. I venturieri da spada 60,000, e il to apparecchio di guerra, lauto denaro
resto d'ogni sorte di gentaccia; e la ca- speso laule gravezze imposte a' popoli,
,
gione che vi fossero lanli venturieri fu tante belle speranze eccitate, tornarsene
V E N YEN 387
senza neppur avere velluto la faccia ilei degli spagnuoli, cose tulle che Io feceru
nemico; niuna umana impresa esser sicu- disperare. 1 turchi credevano che la flot-
ra, meno poi l'esito delle battaglie, ma a chiamando
ta fuggisse, i crisliani galline
bene sperare confortavano e ti numero bagnale. Era già il sole alto sull'orizzon-
delle navi e degli armali, e la maestrìa te, chiarissimo il giorno ,
quieti i venti
nell'evoluzioni, e sopra lutto la benedi- che l'aveano conturbato, il mare in per-
zione di Dio , che alle armi impugnate Dato il segno della balla-
fetta bonaccia.
per sì bella causa benedirebbe. Laonde la con allegrissima voce rispon
glia, lutti
flotta si di resse alla volta diCefalonia per devano: Fittoria ^/7/oriVz. D. Giovauni
farsi incontro alla turca che sapevano es- armatosi e montalo sopra una fregata
Lepanto^ e coman-
ser allora nel golfo di (con tal vocabolo dicevasi alloraun pic-
dala da Ali pascià. La mattina de'7 ot- colo navigliodaremo)andavaiulorno sol-
lobrei 57 I sul levarde! sole l'armata del- lecitando, incoraggiando ognuno: ricor-
la lega si trovò verso gli scogli dell'isole dava l'occasione di combattere, il peri-
£ch inardi o Curzolari. Ali alla notizia colo, la necessità , la gloria, le magnifi-
dell'avvicinamento dell'armala ciistiana che spoglie che dalla vittoria riportereb-
le si mosse incontro da Lepanto, aflìdan- bero. Né minor diligenza usò il generale
do l'ala destra della sua flotta a Mehe- veneto Venier. Altrettanto fece il Colon-
mei Sciaulak, e la sinistra ad Occhiali, na, e tutti gli altri capitani animando con
menlr' egli con Perlaù pascià si collocò sermoni propri soldati. Il simile fecero
i i
al centro; altre barche dispose sotto di- gesuitich'erano colle galee di Spagna,
versi capitani al soccorso. Leggo nel Se- ed alcuni cappuccini maudati dal Papa
reno, che i turchi nel corno destro avea- colle sue galee, mediaute caldissime esor-
no 55 galee, nel sinistro 84, nella balla- tazioni, inalberando ne' luoghi più emi-
glia 96 ad un paro, con io dietro
tutte nenti l'adorabile iinu)ugiue di Gesìi Cro-
alla reale del pascià, seguiteda 3o fuste cefisso, dicendo sullo la sua prolezione
e da alquante altre galee. Già notai al- l'orgoglio ottomano sarebbe fiaccalo. Kel-
trove, che ne tratta Girolamo Catena nel- la galea reale di d. Giovanni s'innalzò il
la Vita del gloriosissimo Papa Pio F, gran stendardo della sagra lega, manda-
aggiuntovi i nomi delle galee e de' capi- lo dal Papa con ingiunzione di non po-
tani crisliani e lur^hi, che si trovarono tersispiegare che nel dì della battaglia.
alla battaglia navale^ col disegno di es- Eravi espresso in gran figura il Nostro
sa e altri particolari, Roma 1647- An- Signore Crocefisso dipinto, e con caldis-
che il cav. Mulinelli pubblicò negli An- sime e giubilanti preci fu salutato da
nali Urbani: V ordine delle galere et tulta quanta 1' armata iu ginocchio, co'
le insegne loro con lifanò, nomi et co- suoni fragorosi delle trombe e de' pif-
gnomi de Hi magnifici et generosi patro- feri. Frattanto uscivano continuamente
ni di esse, che si ritrovorno nell'armata le galee fuor degli scogli e tutta 1' ar-
della s. f^ega, al tempo della vittoriosa mata si distese in alto mare e si dispo-
con lo aiuto divino, contea l' orgogliosa forse 4 miglia. Stava alla destra il Do-
et suprema armata Turchesca. Fidet- ria, provveditore Barbarigo colla si-
il
mente posto in luce in Fenelia, apresso nistra piegò verso lerra, fermandosi nel
due armate si scontrarono. Il Venier no- veneto, colla battaglia. Fano i. La Pa-
tò l'insubordinazione deli'armata alleata trona andava per poppa de'genera-
/le-^/
e le dillicollà superatene! ridurla al com- li, come il Fano 3, La Capitania del Co-
5, Cn Ctipitaiiiarli Sun SnnlilàjW Fano stiani penetrati più volle fino agli albcii
4 del Venier, La General di yenrtia. A lì della galea d'Ali, ed altrettante n'erano
tla principio non vedendo l'ala sini>tra de' stali respinti; rinforzi accorrevano e suc-
cristiani che lardava ad uscire dagli sco- cedevano da una parte e dall'altra; mori-
gli, si persuase che Ta rinata loro fosse di rono Giovanni Loredano e Caterino Ma-
minor numero, e notando come il Doria lipiero governatori di due galee venete,
piegava verso il mare, appunto per la- chiamata la i.' Due Mani di Fenezìn, la
sciar luogo alla sinistra d'uscire, si diede 2." La Colonna di f^enczia, ccvne ap-
a credere che fosse un principio di fuga. prendo dai Catena; ma alfine la galea o
Venivano dunque i turchi innanzi come fallò (fanale) reale del generale coman-
a certissima preda. Quando poi Ali si dante Ali fu presa, e lui morto; furonn
avvide dell'inganno, esortò perciò i suoi pure conquistale le galee di Fertaù e di
a non dover diminuire di audacia e co- Caracoza famoso corsaro, quegli salvato-
raggio, colle promesse e colle minacce si per la fuga, questi rimasto ucciso. Così
spingendo ognuno alla zuffa. Questa fu il Qui rini inseguen-
trionfa vasi al centro, e
cominciata dalle galee grosse della lega, do 3o galee nemiche se n'impadronì, do-
]e quali fulminando i turchi al loro ap- po aver obbligato la ciurma a salvarsi a
pressarsi, furiosamenteda prora, da fian- terra; né meno felice arrideva la sorte a
co e da poppa recarono loro grandissi- cristiani all'ala sinistra , ove però la ga-
mo danno. Così l'armata nemica entrava lea capitana, fanòo fanale i, Patrona dì
nella pugna, già sconcertata, perchè es- Venezia , del piovveditor Barbarigo si
sendole mancato il vento non avea potu- trovò in grave pericolo, circondala da 6
to presto riordinarsi, ed avanzando in- delle nemiche, ma egli senza perciò per-
tanto sempre più le galee sottili, Ali co- dersi d'animo,comanda va,ordinava,pro v-
minciò temere di poter essere dal Do-
a vedeva secondo il bisogno. Fero trovan-
ria preso in mezzo. Intanto combatteva dosi alla poppa colla faccia rivolta a una
anclie il centro, ed Ali veniva ad incon- galea nemica, fu colpito da una freccia
trarsi con la galea di d. Giovanni, il qua- neir occhio sinistro e dopo 3 giorni ne
le si spinse di subilo innanzi, insieme col mori, venendogli surrogato, com'era sta-
Venier, fece lo stesso il Colonna contro to suo desiderio, Feclerico Nani, uomo
la galea di Pertaù pascià, e così in più valoroso e mollo esperto nelle cose ma-
parli combatteva con grandissima stra-
si rittime, il quale pugnando anch'eglì, nel
ge e dubbioso evento, per modo che non detto combattimento, tanto fece e s'ado-
una ma molte battaglie navali parevano però che la galea fu salva e tolsene per-
incagliale. Le grida d'allegrezza de'vinci- fino una al nemico. Laonde essendo già
tori, quelle di lamento de' vinti, lo strepito tutti gli ordini de' turchi disturbati, e
degli archibugi, il frastuono rimbomban- molte delle loro galee o prese o fracassa-
te de'cannoni, il denso fumo che oscurava te, perduta ormai ogni speranza di villo-
la vista del sole, presentavano l' immagi- ria,davan$i alla fuga,menlre ancor si com-
ne terribile del più feroce fra'combalti- batteva air ala destra, ove l" armata cri-
menti che mai i flutti avessero veduto. sliaiia si trovava fortemente minacciata :
Nessuna penna in breve potrebbe descri^ una galea di Malia, già tolta in mezzo,
vere la vasta e varia, tremenda e frago- potè a grande stento esser salvala da due
rosa scena che seguì in que'supremi mo- altre accorse in aiuto ; quella di Bene-
menti di terrore e di speranza. Ardeva la detto Soranzo, chiamata Cristo risusci-
zuffa principalmente nella parte ov'erauo tato di Venezia, restò miserameule som-
i generali, e grande era la strage, che per mersa con dolorosa perdila di tulle le
V E N V EN 389
genti. M;i qiMudo Occhiali seppe la rotta pugna, alla qualedovette principalmente
ilella sua sinistra e del centro e vide muo- la gloria da cui fu irradiato il suo nome).
vere alla sua volta il Doria e altri legni, Ad ogni modo
17 galere nemiche cad-
i
più non pensò che alla fuga, e la villoria dero in potere degli alleali; molte altre
de'cristiaai fu assicurata. Terribile, inipo- fi acassale andarono a fondo;oltrea 5, 000
uentissimo e desolante spettacolo presen- furono i %5 perso-
prigioni, e tra questi
tava il mare coperto di cadaveri e di corpi ne di grado ; grandissimo fu il numero
semivivi e boccheggianti, che lottavano degli schiavi, che trovati sulle navi, fu-
colla morte; vele, remi, antenne, timoni, rono liberati. Queste cifre in parte sono
nruìi d'ogni sorte portale dall'onde, tutte diverse dalle riferite altrove; ciò, come
vermiglie d'umano sangue. Il numero de' in lutto, non è contraddizione, ma varie-
morti fu variamente riferito, come sem- tà degli scrittori allegati. Il Casoni in fal-
ine in tali casi ; ma i più si accordano ia li dice, che 4?^ legni si presentarono in
dire che dell'armata de'confederati man- linea, cioè 202 della lega, e 274de'tur-
cassero da 8,000 uomini, fra cui acj no- clii ; durò il connilto più di q ore, 3 del-
hdi veneziani delle primarie famiglie; le ([uali in accanita zutTa, le altre nelle
più d'altrettanti fu numero de' feriti,
il caccie e negl'inseguimenti :si videro por-
fia'qufili il famosoauloredel romanzo D. lenti di ardire e coraggio. La perdita de*
CVi/.woffójMicliele Cervantes, che vi per- cristiani la calcola a io,456, quella de'
dette il braccio sinistro (la cui statua, o- turchi a 29,990. Segnalata vittoria, che
pera del eh. cav. Sola, da ultimo fu eret- die suo nome
all' anno in cui venne ri-
ta inMadrid, e lo notai pure nel voi. portata. Trovo ne' Commentari del Se-
LXVIII, p. 33). Quindici galere anda- reno, che durò 5 ore la battaglia, ed fie- i
rono perdute. 1 morti dell'armata turca ri e perpetui nemici del nome cristiano,
si fanno ascendere a 3o,ooo, compreso nell'acque di Lepanto caddero a'piedi del
Ali pascià colla maggior parte degli altri gonfalone della Croce che difendevano i
capitani. Delle grandi perdile solferte del- suoi credenti. La potenza di Dio difese
l'ala sinistra de'cristiaui, molto fu acca- ia venerabile Immagine sua dipinta nello
gionato il sempre avverso e maligno Do- stendardo maggiore della lega. Il Sere-
na, per essersi troppo allargalo verso la no, storico* cumbattente nella gran pu-
destra, onde lardi potè accorrere al soc- gna, assicuia, clic mentre non erano an-
corso, del che egli volle giustificarsi eoo tenne, sarte, alberi, insegne, non un pal-
ragioni strategiche ; alcuni lo scusarono, mo di cosa alcuna nelle galee, che dalla
altri in più numero gravemente lo accu- tempesta dell'archibugiate e delle freccie
sarono (il procedere del Doria viene bia- trafitto, non si vedesse talmente di spes-
simato pure dal conte Girolamo Dando- sissimi colpi e freccie coperto, da rappre-
lo, dicendo che Agostino Baibarigo prov- sentar la pelle d'un porco spino ; non pe-
veditore, uomo sopra molti degnissiiuodi rò quel benedetto stendardo di s. V\o
perpelua ricordanza e di lagrimarsene V, nel quale con impero sovrano l'im-
amaramente da'veneziani la perdita, non magine di Cristo splendea, e che all'au-
solo efHcacemenle contribuì col proprio ra sventolando tutta la poppa della Rea-
v.ilore al conseguimento di questa non le adombrava, da colpo alcuno rimase
facile villoiia ; ma fu principalmente col- leso o straccialo; talché mentre lutti gli
l'autorità della sua eloipiente parola, che altri stendardi e le bandiere tutte non ri-
riuscì a trionfare dell' arti turpissime di seibavauo in parte alcuna una spaua.i
Gio. Andrea Doria, sgombrando ogni in- d'intero, (jucsto solo fra tulli, che più de-
certezza dall'animo del valoroso d.Gio- doveva essere iufraoto, chiara-
gli altri
vaniìi, e coaducen dolo a uuq ricusare una mente uiostrava da qualche armala schic-
3oo V E N V E N
ra d'angeli invisibilmente essere stato co- tanta gran pai te in si onorata vittoria a-
pcrlo. Similmente religiosi cappuccini, i vevano avuta. Più particolari grazie rese
ciieavea il Papa nelle sue galere riparti- all'altro patrizio veneto Francesco Duo-
li,ancorché ne'piìi scoperti luoghi di es- do capitano generale delle galeazze avan-
scj tenendo ciascuno un Crocefisso in ma- ti, le quali confessando essere stale potis-
no inalberato, si facessero vedere, al qua- sima cagione della felice vittoria, come
le è da credere che infiniti colpi di mira quelle die prime gl'inimici avevano di-
fossero drizzali, ninno però di essi rima- sordinato, con un diploma che gli fe-
se ferito; anzi i percossi dalle palle di ce, di onoratissiino tenore, volle che al
piombo, queste ne'loro panni eransi mor- ntondo fosse manifesto il valore e le be-
te, come nella sua galea vide il Sereno. nemerenze del Duodo. Dicesi che d, Gio-
IVella gloriosa e sempre memoranda gior- vanni avea risoluto d'inseguire i turchi
nata fu manifesto a' turchi, quanto va- fino a CostanLinopoli e di tentare di cac-
gliono le armi cristiane itisienie unite e ciiulidall'Europa, ma la stagione trop-
risolute a combattere. La flotta vittorio- po avanzata lo costnuse a dilferire l'ese-
sa si ritirò nella notte nel più vicino por- cuzione di tale progetto, che poi non eb-
lo detto Petela o Pelala, o piuttosto ri- be effetto. Dopo il trionfo fu tosto spedi-
dosso delle riviere opposte agli scogli del- to a Venezia, a Roma e a Madrid il lieto
le Curzolari, ove a Dio rese ferveulissicne annunzio, e più di tulli ne sentirono pia-
grazie, e pieni di contento i cristiani, mas cere i veneziani e il Papa, delle cui di-
»ime i feriti che se ne gloriavano, col ci- uiostrazioni pubbliche di ringraziamento
bo e il riposo dierono a'corpi il necessario a Dio e alla B. Vergine della Vittoria
ristoro. D.Giovanni d'Austria reiterò ab- non è a dire, e donde derivò la festa del
bracciamenti e vivissimi ringraziamenti ss. Bonario, a\ cui onore aggiunse s. Pio
a'capilaui tutti, pel valore e prontezza V nelle Litanie, Auxiliuiii Christiaiio-
mostrata in tanti perigli, confessando do- riun. Di tutto ne riparlai altrove. Ma
versi la vittoria alle sante preci del Pa- al dire del Sereno, quando la corte di
pa, i cui nipoti Paolo Ghislieri e Miche- Spagna intese l'ordine della battaglia
le Bonelli strinse più volte affettuosamen- e il non mancò in quel consi-
risultato,
te pe* saggi di prodezze da loro dati. glio chi dicesse, che quantunque bene
Grandi e onorate parole diresse al Co- fosser succedute le cose, era nondimeno
lonna, come a quello eh' era stato della d. Giovanni degno di severa riprensione;
.santa lega fautore e conservatore, ed a lui poiché intento solamente alla gloria sua,
doversi l'esaltazione e la quiete del popo- come giovane troppo volonteroso, nona-
lo cristiano. Ma mentre per seco ralle- vea avuto riguardodiporrea rischio tulle
grarsi il valoroso general Venier nella le forze che il re si trovava avere nel ma-
sua Reale saliva, volendo il Colonna pre- re, le quali perdute, i regni marittimi tan-
garlo che i disgusti seco passali gli ri- to importanti non si sariano potuti guar-
mettesse, per quanto poi dirò, non gli die dare! Ma il Papa e Venezia si trovava-
d. Giovanni tempo di dir quanto voleva, no nella slessa condizione e con minori
poiché tosto che l'ebbe veduto, corse con mezzi della potentissima e opulenta mo-
allegrissimo viso ad abbracciarlo, e prou- narchia spagnuola! Ha dunque ragione
tamentegli disse: non esserpiti tempo ri ilprof Romanio nel dire: Cipro fu per-
cordarsi d'offesa alcuna, ma che solo con- duta non per colpa de' veneziani, ma per
gratulandosi fraternamente insieme , a quella di Spagna, di Francia e di Ger-
Dio di tanto bene le debite grazie dar si mania. La I .^ premurosa soltanto de'pro-
doveano; ringraziando egli frattanto e la pri interessi, anziché di quelli della cri-
ptiiona sua e la signoria di Venezia, che stianità, attendendo principalmeote a do-
1
V E i\ YEN 39
mar la ribellata Fiandra, uoii voleva ven- slato promotore della guerra di Ciprot
il
va provocarlo. Giulfredo Giustiniani re- dotta, che però non ebbe elTelto per es-
cò a Venezia in 1 o giorni la sospirata sere stalo annullato nel j573. Grandi e
lieta novella, e vi giunse co'trofei della magniilche furono pure le allegrezze pub-
vittoria a' 18 ottobre iSyi, fra lo sparo bliche falle da'mercanti di panno di Rial-
del cannone e le risonanti grida di f'it- to, dal ponte fino alla strada de' gioiel-
torio, Vitloria. La gioia fu universale, lieri superbamente addobbata con pre-
la plebe trasmodando corse a liberare i ziose tappezzerie, e nella piazza di Rial-
prigioni per debili, esclamando libertà^ to co'trofei tolti a'turchi su alta pirami-
lilertà. Si chiusero le botteghe coll'iscri- de, mentre alle due estremità del ponte,
zioue: per la morte delurchi. I mercan- si eresse un maestoso arco cogli slemmi
go per la moltitudine con isteuto calò in quale furono celebrati gli uflìzi divini ac-
s. IMarco pel canto del T'e Dcmn, e cele- con)pagnali da solenne processione, cau-
brata la messa con grande orchestra, Pao- li e suoni. La notte risplendè con isplen-
lo Paruta recitò con grave eloquenza l'o- dide luminarie, rallegrandosi il popolo
riizioiie funebre a'gloriosi defunti, e poi fu con armonici concenti di numerose or-
stampala nel 1372 in Venezia: Orazione chestre, e perchè nulla mancasse al gau-
funebre ili laude de morti nella vittoriosa dio universale si permisero le maschere.
battaglia contro i turchi seguita a Cur ta- Gareggiarono per 3 giorni e 3 notti ne'
lari l'a/ino i 57 I . Indi scrisse: Storia ^Ve- fesleggiamenli gli altri mercanti, massi-
neziana divisa in due parli,\euez\ai6o5. me i tedeschi che convertirono il loro fon-
La 2.' contiene la narrazione della guer- daco in palazzo incantalo. Parecchie pit-
ra de' principi cristiani contro Selim II, ture del palazzo' ducale, nella sala dello
in occasione del regno di Cipro da lui Scrutinio, ricordano i falli di <|uesla guer-
loi lo a* veneziani (quest'illustre storico so- ra turca e la battaglia delle Curzolari.
\iì sua narrazione i particolari della sto- colla totale distruzione della flotta de'
ria civile, ordmariamenle disdegnati da- turchi, rimosso almeno il terrore coo-
gli scrittori in mezzo a' racconti delle
,
cepilo in essa dall' aumentata potenza
guerre e delle rivoluzioni). Inoltre il se- di quelli. Perciò, secondo il cav. Muli-
nato ordinò per 4 giorni in Venezia e nelle nelli, zinnali Urbani di Fenezia,]i. 427,
città di Terraferma iimi devoli e proces- statuì d' innalzare alla ss. Vergine nel-
sioni,decretando festivo il giorno 7 otto- la chiesa de' ss. Gio. e Paolo ima cap-
bre sagro a s. Giustina , in cui erasi ri- pella sotto 1* invocazione del ss. Rosa-
portala la vittoria, l'erezione d'un tem- rio, in memoria d'una delle più g^'anJi
pio sotto la sua invocazione a Padova, e vittorie navali ottenute da' venezianijinea-
la di lei statua doversi porre sidla porla Ire questi nello slesso len)pio ricordaro-
deH'Arseuale.ed è opera distinta del Cam- no gli Famagosla e di
sventurati casi di
pagna, quali monumenti della vittoria. Cipro, col monumento al Bragailino mar-
INcll'eulusiasmo per questa, consideran- lire per la fede e per la patria (Ma leggo
do alcuno che l'ebreo marrano Nassi era nella Nuovissinia Giuda di Vciicvn^
392 VEN V EN
del eli. ZaiioUo.a p. 294, t^»'' ''» confra- sulla cornice tengono creila una gran
ternita del ss. Rosniio nel l'Isa riedificò cartella, dentro cui si scorge la geografi-
e ampliò la sontuosa cappella omonima cammino che la gran-
ca desci izione del
della chiesa de' ss. Gio. e Paolo, quasi a de armata dovea percorrere. Nella parte
memoria del trionfo sui turchi, che ivi inferiore sta questa iscrizione. Classes
lece esprimere). Narrai a' suoi luoghi, opposi tae, Turcarum una, Chrìstianac
che in Roma nella sala Regia del Pa- socictatis altera - Inter Piiim Pont. V
lazzo apostolico Vaticano, ov' è pu- Rlax. Philippwn Hispaniae Regeni^ Ve-
re la storia di Alessandro 11! e di Fe- ne tara Rcmpubl.-Inito jani foedcre in-
derico I, nel 39.° dogado già descritta, gcnlihns ulrinque artnis concurrunt.
lateralmente alla porta della scala regia, Nell'altro quadro, che si osserva fra la
nelle due grandi pareli in memoria del- porta della scala regia e quella della sa-
la triplice lega e della vittoria di Lepanto, grestia della Cappella Paolina, è effigia-
ligure Lorenzo Sahba'tinida Bologna. Nel te, e nemica è già vinta e sconfitta. E
la
quadro contiguo alla porta della Cap- per dare a conoscere che una tale vitto-
pella iSistinn, in faccia al principale di- ria si fosse col tlivino aiuto ottenuta, si
pinto di detti Papa e Imperatore espressi vede in aria tra nubi Gesù Redentore
colla piazza di s.I\larco,8Ì rappresenta l'ap- colla destra fulminare i nemici irreconci-
parato eia bella mostra della grande ar- liabili del nome cristiano, accompagnato
mata navale raccolta nel vastissimo por- nell'azione da' principi degli Apostoli s.
lo o rada o seno di Messina colle forze Pietro e s. Paolo, che con ardenti spade
della sagra lega di 8. Pio V, di Filippo U minacciano gl'infernali spiriti, che per le
re di Spagna, della repubblica di Vene- regioni aeree ripiegano in fuga, nella par-
zia per andare contro il turco. Il pittore te opposta da una folta schiera d'Angeli
espresse l'imponente mostra navale, se- fulminati. Sulla sponda, a destra, mirasi
condo l'ordinanza che dovea tenere nel la dignitosa figura della Fede ricoperta
procedere al combattimento. Nel piano da bianchissima clamide, coronata da ud
avanti a destra, le 3 grandi figure in abito Angelo, sugli omeri sostenendo la s. Cro-
muliebre denotano le 3 potenze confede- ce; con una mano stringe il calice, col-
rate. Rappresentano: quella in mezzo co- l'allra una face con cui incendia il regio
ronata del triregno, la s. Chiesa Roma- turbante turchesco. Siede questa figura
na; l'allra coll'elmo vestita da eroina, la sopra confusa moltitudine di turchi a ter-
.Spaglia ;Veneta Repubblica si ve-
e la ra prostrali, menlx'e un Angelo la cinge
de colla berretta o corno ducale in te- di corona, e sotto si legge: ffoites per'
sta. Volano in aria alquanti celesti, por- pcluiChristianae ReligionisTurcae clìii-.
gendo a ciascuna di dette figure la pal- ((imo victoriarum successu exultantes
ma della vittoria, e coronandole di regio sibique temere praefidcntcs: - Militibuf,
diadaiia. Dall'opposta parte si scorge sim- (lucibuSj tor^lentis^omni deuique belli'
boleggiala la Schiavitù col corredo di co apparata ad terrorcni instructi, ad
molti Vizii personificati , sopra de' quali J'xhiiiadas insulas coin/nuni classe, -
de'trisli e perversi Genii,e la Morte e il Praelio post hominum menioriani ma'
Malaugurio rovesciano un cornucopia ri- xirno, perspicuaDiviniiSpiritus opeprO'
pieno di fulmini e di saette. In mezzo al Jligantur. mdlxxi. Non pare, che que-
quadro sono del Vasari alcuni putii che sto '."quadro l'eseguissero Taddeo e Fe«
V II N V E N 393
tJcrico Znccaii ,
come pretesero alcuni, gnizionl che giovino a iliffuiulere seuj-
mollo meno il i ."già morto lìel i 566. Que- pre pili l'intelligenza fra gli agricoltori.
sto (iltimo dipinto maestoso e ililigente, è L'encomiata Cronaca dà bella contez-
slimato il più bello e pih leggiadro del za dell'utile insegiìaraenlo agiicolo del-
Vasari, tranne le figure che sono del SbI)- l'istituita scuola, che chiama nobile esem-
batiui, de' dipinti cioè da lui eseguiti in pio meritevole d' imitazione, e notifica
Pioma. Pul)blicò 1' Archivio Cassinese : che intanto acciò il vantaggio sia porta-
Commentari delle gucrradi Cipro e del' to anche fuori de'circoscritli limiti della
ci della badia Cassinese. Pe'tipi di Mon- S[)icale nozze del nobile conte Giambat-
te Cassino 845. Nel Saggiatore
1 Roma- tista Giustiniani cavaliere gerosolimita-
no, L 2, p. 257, 2B9, 335 e 358, t. 3, no, a cui professo ossequio e riconoscen-
desimo distretto, istitutore della scuola tiallalo della lega, il lesto della commis-
Agraria di detto luogo pe' maestri ele- sione del doge, Nos Aloysius Mocenigo
mentari del suo circondario^ dove in o- Dei grafia Dux f^eneliaruni eie, dice
giii modo cerca di estendere cjitelle co- the dovendo trovarci ìd lloraa il com-
3.)i
V E N V E N
ineodalore niaggioie di Casliglia, cli'eia la franchezza e irremovibile fermezza del
stalocon d. Giovanni sulla flotla, col- comandante veneto Venier, che intende-
l'ambascialore di Spagna, il caidinal Pa- va essere indipendente nell'amniinislrare
ceccoe alcun altro, essendo richiesto d'in giustizia, nell'infliggere castighi e nell'as-
\iaivi il proprio anabasciatoie, per trat- segnar premi a chi trovavasi sulle navi e
tale insieme col Papa, sulle indicale dif- galere della repubblica dì cui era ammi-
ferenze, così lo deputava in propiioanj- raglio. Benché d. Giovanni dopo la vit-
basciatore sii aordiuario , colle debite i- toria disse al Venier doversi dimenticare
slruzioni del da farsi da lui, anco per il passato, come di sopra notai col Sere-
combinare le cose della continuazione no, sembra che i disgusti sussistessero e
guerra, acciò non si rimiovassero le
«Iella di^risati da alcuni fatti narrali nelle an-
vertenze di particolare giurisdizione, on- notazioni, per cui ne fu afìiJalo al Tie-
de lutto procedesse con amore e unione; polo l'incarico di comporli, sostenendo il
come pure, che il riparto delle artiglierie, decoro della repubblica. Che Marc'Anto»
munizioni, schiavi e delle galee Seguisse nio II, l'ultimo de'Colonnesi ad essere sco-
a tenore de' patti della lega, e non secon- municato, comandante le galee pontificie
do le pretensioni affacciate da d. Giovan- e quelle dell'ordine di Malta alla batta-
ni di volere perse la decima di esse. Men- glia diLepanto, il merito di questa stre-
tre poi gli die l'incarico di visitare diver- pitosa vittoria venne attribuito alla sua
si cardinali, gli vietò farlo co'cardinali prodezza; fece \' Ingresso solenne in Ro'
Dazionali Amulio e Delfino (dunque col ma, cogli onori del Trionfo, ed ascese il
I
." ancora durava il malumore quanto
: Campidoglio imitando così Pompeo, Ce-
al 3." perchè nella prelatura era stato sare e Augusto. In tal modo la pensava-
bandito da lutto lo slato poiché comu- no romani riguardo al Colonna; pure i
i
dinale neh 565). Gli assegna 3oo ducati tanto ogni lode tocca va ad. Giovanni d'Au-
d'oro al mese, coll'anticipazione d'un tri- stria (come pure ex ahrupto leggo nel-
mestre, per sua provvisione, de'quali non V Arie di verificare le date, ed in altri),
dovea render conto, sibbene di altre som- che in quel conflitto cotnandava su tutti
use, per le spese dell'ambasceria; dan- a nome del fratello Filippo II. A chi toc-
dogli libertà di portarsi seco argenti del- chi veramente il massimo onore di quel-
la repubblica pel valore di 4oo ducali a la giornata può solo decidere quegli che,
suo rischio. Si riportano le notizie delle scevro di parzialità, sottoponga a rigoro-
molle scritture riguardanti il celebre ain- sa critica i rispettivi gradi e 1' età de' 3
liascialore, e il di lui operato nella sua di- comandanti, la loro rappresentanza, gli
hibuiiono più che tulli gli oltii confcJe- Zìi; ed ,\\ \ enier,clic non polendo soppor-
rali alla vittoria, pel numero de' vascelli tare l'insolenze degli spagnuoli avea do-
e de' soldati , cooie di morti, e lo leggo mandato di ritornare, scrisse lodi ed esor-
nelGabiizi, Dev'ita et rebus gestis Pii F; tazioni a rimanere, per ben usare della
essendo infiammati di vendicare la per- vittoria e continuale nel glorioso contiu-
fidia e le crudeltà lurcliesche, e la per- ciamento. Erasi infitti egli proposto di
dita del regno di Cipro, onde si copi iro- passare sui vicini lidi di Romania, ma mo-
no di gloria immortale. Clie Sebastiano vendosi al solilo dagli spagnuoli varie dif-
Veuier reso distinto duli' anteriore car- ficoltà, e perdendosi nella discussione un
riera dell'armi, acquistò altissima fama e tempo prezioso, .sopraggiunlo l'inverno, i
fu condotto all' apice della gloria e degli generali spiigiiuoli si ritirarono con gran-
onori. Il di lui senno, grande sperienza dissimo dispiacere de'veneziani, vedendo
nelle cose di mare, l'inlrepido coraggio, di nuovo sottenlrare la tiepidezza all'ar-
unito alle doli di gran capitano, a' ripie- dore della comune impresa. Ad impedir-
ghi di rafùnalo politico, tutte queste rare la, invano il senato fece rappresentare dal
prerogative seppe sviluppare nella.giorna- suo oratore al re il bisogno di tra vaglia-
ta delleCurzolari in cui446 '^g"' ^' presen- re il turco nella vernala e non la>;ciargli
tarono in linea, e colla morte di 20,990 tempo da respirare; esser ora facile lau-
(credo fallo tipografico nella cifra del 2.° nicbilarne le forze, lacf(uistare lutto quan-
numerOjesarà meglioleggere29,9go)lur- to si avesse tentato, ineutre lasciata sfug-
clii 0,4^6 crisliani, e rirniovata la cele-
e 1 gire r occasione, diverrebbe diflìcile; ili
])rilà delpromontorio d'Azio, famoso già più sarebbecolpa non usare della viltoria
per la sconfitta di Marc'Antonio e per la che Dio avea ilato, di peruu;tlere al turco
vittoria (l'Ottavio, che lo rese padrone di riposarsi e rinvigorirsi ntU'iu verno, an-
del mondo, accaduta ivi dappresso 16 se- zi sarebbe pur cagione cliere di Po Ionia, i
coli prÌ!;)a.Ileduce alla patria, questa gra- flloscovia e Persia non si inovessi;ro. in-
tissima r accolse col meritato trionfo, e vano raccomandò al Venier ili mellere
poi l'iiinnlzùa doge, e l'uno e l'altro più tulio in opera per dissuadere d. Giovanni
sotto descriverò. L'armatura ch'egli in- d.iH'andare a svernare, avendo la repub-
dossava nella giornata di Lepanto venne blica inviato anche altre galere. Le gran-
chiesta alla repubblica da d. Giovanni di aziuni di d. Giovanni furono inteirulle
d'Austria, il quale ottenutala, tenue in o impedite dagl'interessi degli S()agnuoli,
conto di caro e prezioso dono. Osserva il daIla*poco buona volontà loro verso Ve-
Moschiiii, che se i veneziani per mancan- nezia, con danno di tutto il popolo cristia-
za di aiuti degli alleati non poterono ri- no, e fors'anco da qualche invidia che por-
cuperare Cipro, lasciarono però in que- tavano olla felicità di (|uel magnammo
sta guerra due memorandi testimoni di principe per li grande opinione che in o-
nuta dal Oragadino, die turchi tradito- i La politica cupa ed egoistica di Filijtfn» II
ri scorticarono vivu; e la vittoria alle Cur- non era da tollerare che altro nome sor-
zolari, che fu delle più famose ottenute in ger potesse ad eclissare il suo; da lui non
ninre e dovuta specialmente al Venier; aspellarsi la repubblica una risoluzione
ma magnifico e sterile trionfo, come op- magnanima, un soccorso disinteressato ;
tore generale dell'aroiala Jacopo Sorau- ni gli successe Gregorio Xflf, presso il
30)6 V E N VEN
quale restò Paolo Tiepolo, dopo essere nerboedi coraggio alla cristiana,coine di-
sialo uno degli ambasciatori d'ubbidien- ce l'annalista Muratori. Udito come la cri-
za e vi tenne orazione nel concistoro in stiana veniva alla sua volta, si levò a'i6
cui la lesero. A nieazo del ninizio Facchi- settembre, e fatta qualche jscaramuccia,
netti, come riportai nel § XVI li, n. i 3, si ritirò di bel nuovo sfuggendo la batta-
vole a'suddili pontifìcii, per le pretensioni forte col favore degli abitanti e co'soccor-
veneziane sul golfo narrate pure altrove. si che gli venivano dal resto dell'impero.
Volle il Papa, al modo detto a Turchia e La flotta cristiana dimorava a Navarino,
Costantinopoli, proseguir la guerra con- ripreso da' veneziani, per la comodità del-
tro i turchi, i quali lunsigati che nella l'acqua, e teneva sequestrata la nemica
morte del predecessore avessero perduto per modo che non poteva muoversi senza
tutti quanti i nemici, la celebrarono con accettare la battaglia come cristiani de* i
fuochi artificiali. Adunque senza perder sidera vano, al che si aggiungeva,che aven-
tt^mpo Gregorio XIII spedi suoi legati i do questi il mare e il vento favorevoli era
sagra lega per esortarli a
a* principi della a sperarsi che anco senza combattere aves-
continuar l'alleanza del suo predecessore. se il nemico a patire alcun sinistro. In tal
Intanto un tentativo contro Castelnuovo modo continuavano le cose sino a'6 otto-
era andato a vuoto, ed. Giovanni resiste- bre, quando con indicibile dolore e sor-
va a tutte le sollecitazioni di Jacopo Fo- presa de' Venezia ni, parve a d. Giovanni,
scarini nominato capitano generale in luo- secondato da'suoi consiglieri e dal Colon-
go del Venier, che non gli era stato trop- na, adducendo mancanza di biscotto, di
prie forze tentare qualche fatto, e coglie- somministrazione di biscotto e viveri, ri-
re la I .'opportunità che Dio, per la gloria ducendosi quanto a se a nutrirsi d' erba,
sua e pel bene della repubblica, avesse non si potè rimuovere il principe dalla
presentata.Mentre così dispouevasi la ve- risoluzione presa, e si Corfù a
partì per
neziana flotta ad avanzare ne' mari del incontrare i legni annonari che doveano
Levante, accompagnandola anche il Co- venir da Messina. Il capitano Foscarinia-
lonna colle galee papali, riusciva final- vea insistito, dopo che per tal modo erasi
mente a' reiterati udlci di Antonio Tie- provveduto a'bisogni dell'armata, che d.
polo ambasciatore in Ispagna, d'ottenere Giovanni scegliesse 5o delle migliori ga- i
nell'agosto dal re Gio- un ordine per d. lee e con quelle si avviassea capoMatapan
vanni, che egli pure visi accozzasse. Que- o al capo Mallo per attraversar l'armata
sto però era un nuovo inganno di Spagna, nemica e combatterla, avanti ch'entrasse
poiché, secondo il prof Piomanin, ad essa nello stretto de'Dardanelli, ovvero per
importava di tener occupali e indebolirsi far l'impresa di s. Maura o quella diCa<
a vicenda tanto la repubblica quanto i stelnuovo, ma non volle accettare niuno
turchi. Dopo molti indugi e molte dub- de' proposti partiti, e adducendo la sta-
biezze, partita alfine la flotta della lega gione ormai avanzata, si risolse di par-
l'i I settembre da Paxò, si raccolse alle lire e ritirarsi io Sicilia, siccome fece, di
(iomenizze, mentre la turca si trovava che non è a dubitarsi, ch'egli non seguis-
presso Modoue comandata dal sagacissi- se i segreti ordini di Filippo II. Dopo la
costretti tornare sotto i turchi; e il capi- molle volte ciò che ad nitri è impossibile,
tano Foscarini dovette ridursi o Corfù, come il turco, il quale in 6 mesi rimise in
senza a%'ersi potuto fare alcuna operazio» essere un'armata di 2 logalere contro l'o-
ne, tranne l'avere recalo paura a'nemì ci. pinione universale; che si fa guerra con
Di avvenimento delle armi venezia-
tale grande svantaggio con un principe più
ne, generosamente si sdegnò il Foscarini, potente, perchè questi, se rotto, presto si
ilquale tornato dall'ingloriosa spedizio- rimette, cosa che non può far l'inferiore;
ne indirizzò al collegio una molto vigoro- che non basta la flotta, ma ci vogliono
sa scrittura, nella quale rendendo conto buone truppe da sbarco; che in fine, chi
del suo operalo, altamente biasimando il non ha speranza di rovinare in tutto o in
contegno di d. Giovanni, disse ch'era sem- gran parte il nemico, farà molto senno di
pre il I .°a voler fare e l'ultimo a decidersi, cercar pace con esso, e venendo pur alla
i cui consiglieri poi si mostrarono sem- guerra, meglioessi portarla nelle terre di
pre avversi a'veneziani. Fra le altre cose lui, che stare sulle difese. — I veneziani
aggiunse : Senza far nulla si passò l'apri- quindi costretti ad attendere più che mai
Ie,il maggio e il giugno, finché giunte le alla difesa di Dalmazia e di Candia, a'22
notizie della guerra de'Paesi Bassi, dichia- novembre 1572 ingiunsero all'amliascia-
rò che senza nuova commissione del re tore di Spagna, di far presente al re l'as-
non poteva allontanarsi. IlColonna an- soluta e sempre più stringente necessilà
ch'egli si rodeva. Uscito il nemico da'Dar- di vigorosi provvedimenti, perchè se si
daneili, e cos\ trovandosi esposte l' isole lasciavano passare l'occasioni di battere
veneziane, ad onta di tutte le lappresen- il turco in Levante, egli sempre più di-
tanze non si mosse. L' armata veneta non laterebbe i termini del suo impero, e con
potendo comportare tanta vergogna, u- aspirare alla monarchia del mondo, at-
sc"i sola da Corfù, per incontrare turchi, i tenderà alla totale distruzione del cristia-
i quali si ritirarono; d. Giovanni se ne adi- nesimo, da'suoi possessi d'Ungheria mi-
rò e sfogò la sua collera nel consiglio, spe- nacciando r Italia per terra e per mare,
cialmente contro ilColonna, cheavea ade- la quale diverrebbe sua preda se occu-
rito a'veneziani e con improvvisa risolu- passe Candia restata frontiera, solo e fer-
zione detto di voler uscire. Difatti l'arma- mo propugnacolo. Essere interesse co-
ta sciolse da Corfù, composta di 22 navi, 6 mune, il risolversi prestamente a frena-
galee grosse della repubblica, 1 di Firen- re il comune nemico. A queste rimostran-
trario parere de' veneziani. Aggiunse il sempre sopra ogni cosa alla lega contro
Foscarini ,
1' essere stata in lega fu alla il turco, essendo questa in cima d' ogni
repubblica gran danno, sempre riuscire suo pensiero, raddop[)iò i suoi sforzi per
pregiudizievole la compagnia de'più po- tirarvi di buon animo la Spagna. Ria sui
tenti a'quali bisognava avere rispetlo,do- disegni di questa con maschia elocjuenza
versi solo fare assegnamento sulle proprie declamò in senato Tommaso Contarini,
forze, non su quelle de' collegati, perchè principalmente dimostrando gli spagnuo-
questi si muovono più per interesse pro- li sempre facili a entrare in lega co'veneli,
prio.che per quello del compagno; ciie bi- perchè tale lega non era altroché tener
sognava aver capitano generale non priu- legati i veneziani alla guardia de' luoghi
3o8 V E N V li N
spagmioli il) Italia, perciò liilli i vantag- accordo a'7 marzo 1 S^SiCOuclusod, il bii-'
gi trarli loro, impiegando nella leg;» i sol- lo Antonio Barbaro. Confermali prece- i
<lali de' presidii di delti luoghi e le galee denti trattali, si convenne: Che reslilui-
die tenevano ordinariamente aratale, rebbero i veneziani a'turchi il castello di
quindi guadagnavano tutti denari che i Sopolò, ma tutte l'altre terre nell'Alba-
pagavano pe'presidii. All'incontro la re- nia e nella Schiavonia tornerebbero allo
pubblica accrescendo colla lega di gran stato loro come prima della guerra; sa-
liniga la spesa ordinaria, vi perdeva assais- rebbero restituite a'mercanti d'ambe le
simo. Inveì sull'arroganza e prepotenza parti le robe di che fosseio stati spoglia-
spagnnola, che signoreggiandola miglior pagherebbe la repubblica alla Porta
ti;
parte d'Italia, con invidia vedeva nella 3oo,ooo ducali in 3 anni ; al tributo di
lepiHjblica il solo angolo libero ,
perciò Zantedi 5oo zecchini se ne agguingereb-
l'odiava e insidiuva, con costringere i ve- bero altri 1000; cesserebbe il tributo
neziani colla lega ad estenuai si colle spe- d'8ooo zecchini pel perduto regno di Ci-
se di lunga guerra, onde cadesserij in suo pro. Dice bene il oh. Romauin : pareva
potere, l'asso a rassegna l'indugiar pre- che i turchi avessero vinto a Lepanto! Di
giudizievole del Doria e di d. Giovanni, tal pTce levarono alto scalpore i princi-
provando niunfruttoessersi ricavalo dalla pi d'Europa, e principalaiente Gregorio
lega, né sperarlo mai in unione cogli spa- XIII, che IO (juell' anno avea maudalo
glinoli, i cui niditari graduati per godersi suo nunzio a Venezia l'arcivescovo di
le grosse provvisioni non procederebbero Rossano Giambattista Castagna, poi Ur-
mai a debellare il turco, per mantenere bano VII. Quando l'ambascialore vene-
la flotta in islato di guerra, ed anco per- to Paolo Tiepolo si recò nell'aprile nel-
chè i veneziani diverrebbero più potenti la villa Mondragone di Frascati a dar
liei mare. Che dalla vittoria non si tras- parie a Gregorio XIII di tale pacifica-
se un palmo di terra, oè alFatlo s'indebo- zione, e delle ragioni che a ciòaveano in-
lì il nemico. La conservazione del domi- dotto la Papa acceso d'ira
repubblica, il
nio veneto esser di evidente utile alla cri- si alzò in piedi sdegnato, non volle più
stianilà, colla lega si correva alla sua io* udirlo, e bruscamente licenziollo, gridan-
Tina; doversi imitare la prudenza di Mas- do veneziani scomunicati , spergiuri e
i
similiano Il che sempre la ricusò. Laon- mancatori di fede , e così turbalo parti
de il senato meditando tutto l'osservato subito per Roma , facendo inlimare pel
dal Foscarini e dal Contarini, e vedendo dì seguente la congregazione cardinalizia
la repubblica che lutti i suoi sforzi era- della lega, coli' intervento del Colonna,
no inutili, che le potenze cristiane né fa- ma non si potè rinsediare al fallo com-
cevano né era da sperarsi provvedimenti piuto. Di tanto riprovevole operato, av-
vigorosi a suo favore, e la probabilità di visò incontanente Filippo II e d. Gio-
jierdere nel venturo anno l'isola di Can- vanni perchè insieme provvedessero, pro-
dia; CDiisiderando pure chela Dalmazia mettendo ogni aiuto possibde; fece mu-
era molestala, e di temersi un'irruzione nire luoghi marinimi dello stato eccle-
i
nel Friuli, risolutamente si decise a ma- siastico, massime Ancona, per difenderli
neggiar la pace col pascià ch'era ben di- da' lurchi se in tanta mutazione di co-
sposto. Giovandosi
la repubblica dell' o- se tentassero occuparli. Dipoi Gregorio
pera di Rabi Salomon Askanasì medico, XIII pel suo giusto risentimento rivo-
che avea co! gran visir molta entratura, cò tulle le grazie e concessioni falle da
e interponendo anche suoi ufìizi m." i se e da s. Pio V a'veneziani a titolo di
d' Acqs ambasciatore di Francia final- , guerra, liaslerì parte di esse all' ordine
mente dopo molle dilllcollà sì venne ad Gerosolimitano per la difesa di Malia,
V E N V E ?•
^9
eoo applicargli puregrossn quantità di de- gno e placato; non però gli continuò le
nari già raccolti per l'ospedale di Coifìi. decime, da cui era augustiatu il clero, es-
Ben sapeva Gregorio Xill a che termine sendo terminala la guerra. La repubbli-
colle armi e coll'aulorilà ecclesiastica fos- ca in pari temoo mandò Andrea Dadoer
se stata altra volta ridotta la repubblica, quale ambasciatore straordinario a con-
e vedea che il travagliarla sarebbe ora gratularsi con Selira II della conclusa pa-
più facile che mai; ma non volle ciò fa- ce; e la repubblica dopo 4 8""' ^^^ tanti
re, giudicando più convenevole di rimet- e sì gravi avvenimenti potè alfine respi-
tere l'ingiurie, che il vendicarle, massime rare e volgere la sua attenzione al rior-
con evidente pericolo della salute comu- dinamento, tanto necessario, delle cose in-
ne. Io Roma si vide strano e stravagan- terne, riparando ad alcune sale arse nel
te l'operalo da'veneziaoi, la dimentican- palazzo ducale e ad una cupola del vi-
za e lì dispregio della stipulata dianzi rei- cino tempio neh 574- Laonde principale
terala lega e con solenne giuramento. sua cura fu il rialzare il commercio, la
Per la qual cosa i romani lacerarono il navigazione, l'industrie nazionali con pre-
nome veneziano con tanta petulanza, che mii, incoraggiamentieordini partebuoni,
il Tiepolo, nou reputando sicura la sua parie cattivi, poiché favorevoli al mono-
persona, si chiuse nel proprio palazzo, e polio, ma conformi al sistema proibiti-
fecelo presidiare da armali, seijbene mol- vo allora generale, come rileva lo slori-
li signori ben alletti alla repubblica pron- co prof. Romanin. Ed aggiunge: Tutta-
ti se gli esibissero a difendere la dignità via ad onta delle lunghe guerre, dell'in-
e l'onore di es^a. Tornalo in patria, eb- terruzioni de'lraffici, delle perdile di ler-
be la veste procuratoria di s. Marco de rilorii, tanta era a que'tempi l'operosità
ultra. Lo stesso popolo veneziano che veneziana , che le piaghe ben presto si
te, lo licenziò con iadizio d'animo beni- popoli e da tulli magiilrali, lungo lui-
1
4oo V E N V EN
lo il suo viaggio pel Friuli e pel Trevi- Eiu-ico IH per la maestosa via del porto
giano, giunse in aciornnlìsgima carrozza s'imbarcò alla volta di Veuezia , fra il
repubblica, ed Enrico Ili rispose con pa- siglio de'Diecijoltre un numero infinito di
role mollo benigne e graziose. Con que- barche adorne di tappeti e di arazzi, a-
sto corteggio il re in sontuosissima bar- scendendoquelle delle Università artisù'
ca, tra l'incessante tuonar de'cannoni, ar- che ai 70. Pel non poco da me scritto su di
rivò all'isola di Murano, allora piena di esse, in tale articolo principalmente, e per
ricchi palazzi, di deliziosi giardini, di a- dare un' idea della opulente ricchezza
giati e lieti abitatori. Scese al palazzo di pubblica e privata, come dello stalo del-
Bartolomeo Cappello (padre della famo- lecorporazioni delle arti a quel tempo
sa Bianca Cappello, dalla repubblica a- in Venezia, non meno per la politica che
doltata per figlia quando nel 579 il gran- 1 di nuovo faceva stringere la repubblica
duca di Toscana Francesco M.'' Ide INIe- a Francia, del mollo mi limiterò a ri-
dici pubblicò d'averla sposata e dichiara- portare il corteggio che chiudeva la trion-
ta granduchessa), che tutto intorno splen- fale comitiva. La grossa barca de' Tewi-
deva di seta e d'oro, e di cuoi pur d'oro, tori de' drappi di seta, a i o remi, era tut-
ed ove gli fu una guardia d'o-
destinala ta dipinta e ornata d'una coperta di pan-
nore di 60 alabardieri capitanati da Sci- nodi velkilo cremesino con unalamad'o-
pione Costanzo, e vestili di seta rancia- ro d'intornOj tessuta di sopra e alle co-
la , celeste e turchina , colori allora di sture similmente con frangie pur d'oro ;
moslrniulo l'ai (e tlcgli orefici, l'altro f(iiel- di tela dipinta, fabbricarono una fornace
In (ie'gioiellieri. Aveano i Merciai orna- sotto la forma d'un Mostro tnariuo, dalla
ta la loro barca a tela rossa con gigli bocca del quale uscivano fiamme, mentre
d'oro; 9,0 galeotti erano a'remij vestiti a gli operai seduti entro al corpo del mc^-
tro adorna di bellissimi tappeti, ed a'4 l'i- Adige, Po e l'iave. La maggior parte de"
ti di essa sorgevano 4 piramidi di color biigantini e palischermi aveano suonato-
celeste cohleneiiti fuochi artificiali, nion- ri di trombe e di tim[)ani,di tamburi e di
cora esistente a'piedi del ponte di lliailo lavorile arti belle, ed un arco alzatod'ur-
a s. Bartolomeo), e col simbolo d'un pel- dine del senato iu(^^ntrola chiesa di s. Ni-
licano intorno al quale giravano le pa- colò del Lido da quel polente ingegno di
role Rcspìcc, Domine, volendo dimostra- Palladio, facea prova di quanto esse fos-
re col pellicano di esser pronti a dare ol- sero coltivate in Venezia. Alla bellez/a
tre le facoltà anche il sangue alla patria. dell'architettura, alle statue della Vitto-
I lìantha^eri aveano un brigantino ai 2 ria e della Pace, della Fede e della Giu-
remi, diiiinto di bianco e rosso colla co- stizia, alle armi del re e della repubbli-
la poppa adorna di l)ellissime tappezze- l' Aliense suo discepolo, e di Jacopo Tin-
rie e con magnifica mostra di specchi, e loretto, rappresentanti fatti del festeggia-
un mappamondo della stessa materia. lo principe. Arrivato Emico 111 in.naozi
remiganti in livrea rù<;sa e verde. Su tut- fece il doge corrispose coli' imporre sul-
ti i erano alabardieii in varia
legni poi le di lui spalle per due volte la spada nu-
foggia vestiti, insegne del Santo protet- da, e coH'abbracciarlo, creandolo così in
tore dell'arte, lrou)ljette, tamburi e tim- sul fatto suo cavaliere, dopo a\erne ilo-
ro,che anzi tulle gareggiarono nella ric- re a terra, venne incontrato da Giovan-
chezza e nell'invenzione degli ornamenti, ni Trevisan patriarca di Venezia, colla
tra le quali merita singolar ricordo quel- Croce avanti ed canonici, e passando con
i
la i}t' f^elrai di Murano, the sopra due esso per l'aico, era accom[)agnato alla
gian baiche incatenate insieme, copeite loggia dello stesso arco accomodata a
voL. xrri. 2G
4o2 V E iV V E N
oliiesa, slnndo egli soUo tjii halJaccliiiio Iaz70 Fdsrari, ov'ebbe alloggio, messo dI-
«ii parino d'oio, le cui asle soslenevaiisicìa lorn in cotnuuicazioiiej per dargli mag-
(i procuratori di s. Marco ch'erano de' giùr ampiezza, con cpiello de'Giusliuiani
più ciliari senatori. Oralo alquanto in- o le due case di questi, erasi coslruilo al-
iionzi l'aliare, e ricevuta dal patriarca la 1' approdo un ponte quadrato con molli
Lenedizione , uscì il re dalla loggia per gradi sopra all'acqua lullo lufigo la fac-
salirenel Eiicintoro, ove introdottosi Tin- ciata,adorno di bellissimi festoni con l'ar-
lorctlo pel i.^ritrasseil nionaica.Losquil- me di s. IMaicoedi Francia, tap[)ezzalo
lo de'militari strumenti, lo strepito del- di arazzi bellissimi e coperto di un cielo
le ai liglicrie de'castelli, delle galee e altri azzurro lutto stellato. Il .° apparlamen- i
legni, il solenne suono delle campane di to, dove abitava il duca di Nevers, era ad-
tulte le chiese, annunziavano già a \'e- dobbalo a cuoi d'oro; nel 2." destinalo
nezia il lieto momento un dell'arrivo d' al re, la i." sala presentavasi coperta di
jedi Francia e Navigando e-
di Polonia. cuoi dorali cremisini con ricca mostra
gli pel Canal grande, eslfilico mirava i d'armi, d'aste e arciiibugi tutti all'intor-
solidi e njagnifici palazzi dall'acqua sor- no; 1' anliciuuera era di labi a marizzo
genti, e sulle finestre di quelli, ornale di biaiico d'argento e cremisino d' oro con
tappeti finissimi, molte bionde e va-
le frangia di seta cremisirra e d'oro, con Gor-
ghe donne (si usava e si usa tuttavia line d'ormesitio bianco alle finestre. Le
in Venezia erigere Ali letti delle case altre camere erano fregiate, quali di rasi
iilcuni edifizi di legno quadri in forn>a turchini e gialli, quali di velluti paonazzi,
di logge scoperte, chiamate aliane, do- quali di panno d'oro odi tappezzerie iì-
cappellatura alla nera), tutte vestile di Marco era la l€rra coperta di panni scar-
bianco; lequalico'magislratiecol popolo latti, e su colonnette a guisa di baldac-
alfollato sulle fondamenta, sopra palchi di chino stesi erano altri parmi di saia pjio-
legno e sui letli delle case,snlulavano Eu- nazza e gialla, pendendo dagli archi delle
rico ili con altissime acclamazioni. Il re loggie esteriori del palazzo ducale, secon-
meravigliato, intenerito a quel sorpren- do l'antichissimo uso veneziano, festoni
dente spettacolo , diceva mancaigli per diedera e di alloro. Dal divolo resalulala
con)piuta letizia la presenza della regina ed ammirata la venerabile basilica, do-
Catei'ina de Medici sua madre. Nel pa- pò il canto del 7~e Z^n/w, entrava indi a
V E N V E i\ 4o3
suon di trombe nel palazzo de'ilogi e uel ima colezioiic di confeUiire e di frulli cali-
la sala vaslissioia del Maggior Consiglio, quale riuscì quanto mai soiprcn-
dili, la
Allo splendido convilo, prolralto ne' due dente per essere il pane, le salviette, le
Iati della sala per lungo due mani di al- tovaglie, i piatii, le forcliette e i coltelli
tre mense per 3,000 persone, s'imbadiro- lutti di zuccliero, e così bene figurali, che
1101,200 sceltissime vivande. Tentiinalo il re prendendo la salvietta, non accor-
il magnifico convito, ed entrati nella sala gendosi dell'artificio, nello spiegarla cad-
inolti suonatori di vari strumenti, e mu- de a bricioli in terra. Prefereudusi dal re
sici vestili di abiti scenici, si rappresentò il vivere libeio, spesso si compiaceva di
con ingegnose invenzioni il i." dramma girar travestilo per Venezia, a fine di os-
in musica, che sia stato dato in Italia, servare tutto a piacere, visitando minu-
eccelleule composizione del famoso prete lameute le officiue e le botteghe ricchis-
Giuseppe Zarlino di Chioggia. Lumina- sime, ma uu ingemmalo scettro di s(|ui-
rie sontuosissiniC a disegno, serenate, re- sitissimo lavoro, svelava il renell'uomo
gale di rentatori e di rematrici, comme- incognito, acquistandolo per 26,oooscu-
die private, banchetti, solenne mostra di ili d'oro. Recossi pure nel fondaco ile'te-
cìiPì'n segììo del suo ninor i^ramìf \'crso pei contrabbilanciare alla potenza diSpa-
di' lui, lo volt s<-f portai e. Iliciisava il do- giia". — IMa a'giorni di allegrezza dovea*
ge (la prima il dono, ina pensando che il no ben presto succederne altri di estrema
nlìuto avitbhe potuto dispiacere al re, miseria e di lutto, minutamente desciitli
consegnava invece il diamante al senato, dal cav. IMulinelli negli Annali T'rltaiii
rubavano ciò che da roani francesi era di vento, allagòtulla laciltà, squarciando
stalo donato, rimarca il Mulinelli. Con in ') luoghi i cii costanti lidi; e nel seguente
pari liberalità regala vaEnrico 111 di auree I 5^5 a'aSgiugno arrivò un trentino dal-
collane Luigi Eoscari, nel cui palazzo a* la sua patria desolata dalla peste, e mo-
vea alloggiato, ed 4o nobili giovani che
i rendo la comunicò a'veneziaiii, nel qual
l'aveano servilo, gratificando pure c<m tempo il Pontefice trasferì il nunzio Ca-
denaro diverse altre persone, oltre le li- stagna al qoverno di Doloijna, ed in Ro»
mosine. Mentre il re dimorava in Vene- ma erasi recalo l' atnbasciatore Anto-
zia il duca di Savoia Emanuele Fdiberto nio Tiepolo. I provveditori alla sinità
•vi si recò privatamente a inchinale il re, non mancarono di quanto spellava al-
accompagnalo da molli signori, ed a ven- l' uffizio loro e di usare ogni opportu-
do preso alloggio nel palazzo di Luigi no riguardo, nondimeno si dilatò e fice
ÌNIocenigo, incontro a quello de'Foscari, miseranda strage. Bensì per le loro dili-
addobbalo di bellissimi cuoi d'oro e tap- genti curo, mercè Tinverno sopravvenulo,
pezzerie finissime, nel partire donò la pareva vinta la tremenda malattia, quan-
moglie del proprietario d'una cinta lutta do nella seguente primavera ricomparve
gioiellata, con in mezzo una gemma va- con doppio fiirore; dopo che due famosi
lutata 1 800 scudi, l'oi su! medesimo ita- professori chiamati da Padova aveano di-
Tiglio doge sino a Liz-
accompagnalo dal chiaralo il morbo non contagioso, pronti
za-Fusina, il re a'27 luglio se ne partì a curare senz'alcuna precauzione, contro
alla velia di Ferrara e di Mantova, don- il savio parere de' medici veneziani. Ma
de per Torino tornare in Francia. Affin- treuiendo tenne dietro il disinganno, ed
chè poi si serbasse pubblica la memoria allora fu una sola opinione : era troppo
per ogni futura età di quel famoso avve- lardi, tutte le parti e le classi della cillù
nimento, il senato fece scolpire in mar- divenendone infette, ormai non più ba-
mo l' iscrizione che offre il Mulinelli, e stando il Lazzaretto vecchio e il Lazza-
collocare a fi-onte della principale scala retto nuovo allora formatosi. Incruilclì
de* Giganti del palazzo ducale, con eccel- tanto il malore, che ninno risparmiò, sen-
lentiornamenti del Vittoria. Rileva Y Ar- za che il doge Mocenigo col senato cedes-
te di verificare le date, che le magnifiche sero all'allrui esempio d'abbandonare la
accoglienze fatte da Venezia a Enrico III, città, quindi facendo le ragioni di tulli
non eransi praticate con allri principi. 11 gli allri magistrati, a riserva del consigi io
prof. Romonin poi osserva : » E queste fe- de'Dieci e de'Quaranla sopra le cose cri-
ste facevansi ad un principe di quella sles- Se non che disperando degli aiuti
n.iiuali.
sa nazione che 3 secoli prima mandava a umani, si volse il senato più che mai n
domandare a Venezia sussidio di navigli quello di Dio, e d' accordo col patriarca
per la Crociala, e due secoli dopo dovea M fecero pubbliche preghiere e processio-
lame la mina! Tanto mutano i tempi ! m di penitenza, per la quale lo slesso do-
Venezia avea allora bisogno di Francia ge parlò al popolo con sonora voce in s.
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Marco, a mclter fidocia ni'irOniiipolcn- sia in ss. Gio. e Paolo, ove 3 pronipoti
tc,eprotnellenilo t'ei'vorosdiiicnle un tem- eressero a luì e alla moglie LoredanaMar-
pio votivo a Cristo Redentore da innal- cello lui mausoleo tulio ili marmo d' l-
zarsi nell'isola della Giudecca, al cessare stria, sopra la porla maggiore, grandioso
del desolatole flagello, a visitare il quale e ntagnifico, composto di due ordini co-
si tiovesse portate il doge e il senato in rintn, ed ornato di bassi rilievi e ili sta-
perpetuo neir anniveisaiio del giorno in tue, figurando i coniugi ijuelle distese
cui la città sarebi)e stata alFatlo libera sulle due urne. Quella della moglie si
dalla pesldenza. E vellosi alla ss. Vergi- Vede coronata col corno ducale di doga-
ne,il cui nascimento in quel dì sì onorava, ressa, non perchè fosse coronata tale, ma
cliiamavalaa farsi riconciliatrice coldivin gliene fu concesso l'u^o per singolare o-
suo Figlio cUiamava pure ; a<l lutei cedere noredal senato, di che un altro esempio
il s. Evangelista protettore particolare e lo riferirò nel dogado i iS."
principale de' veneziani, coli' aiuto del 3o. Sebastiano f'cnicr LXXXf [do-
quale avean essi spiegalo uè' più remoti ge. Era ben giusto che il vinci\ore di Le-
paesi le vittoriose loro insegne, e sotto il panto, scrive il suo biografo Casoni, il
cui patrocinio viveva e respirava Venezia. terrore de' turchi, quello che nell'acfjue
Era tosto in cielo esaudita la prece, ed in cui un teojpo fu dispulalo impero
l'
il volo era accoltr). Imperocché nel susse- del mondo (da' già nominati Augusto e
guente giorno, 4s'jl' nomi di estinti ve Marc'Anlonio), aveva decise le sorli del-
cessalo, dopo essersi piante circa 5 1,000 difesa con invitto braccio, e moderata
vittime, fra le quali unTiziano ! di 99 an- colla prudenza del consìglio. Il Venier
ni. Sul numero delle vìttime sì può anco dunque, procuratore di s. Marco, ullua-
vedere il n. 7 del^ XVI il. A prevenire che genario, ma vigoroso ancora, venne ac-
non si rinnovasse nella primavera, si ri- clamato doge l'i I giugno 1 J77, ed ac-
corse a tutte le possibili [ìrecauziom e pu- collo dal senato e dal popolo con vive
rificazioni, e la città potè alfine ripren- dunostrazioui di vero entusiasmo. A gui-
dere l'usato aspetto. Al Palladio fu allo- derdonare i grandi servigi da lui pre-
gala l'erezione del nuovo tenqjìo, e nella slali allo stato, vollero i padri esubera-
3.' domenica di luglio «577 fu p(d)b!i- re oltrepassando melodi slalularii e co>
cala dal pergamo di s. Marco la lolale li- slumauze inveterale; imperocché reduce
berazione della città dalla pestilen/.a; ma egli dall'ai mala, (piando ancora non era
il dose IMoceni"o testimonio soilei ente di diige, iu accollo ne! Ducmloro, e fu (piel
tante patrie sciagvue, non [)olè assistere suo riloruo un vero trionfo. Lo pi ece-
alla gioia del popolo per la conseguila sal- de vano le armi e le spoglie conquislale
vezza dal mortifero veleno, essendo già sul nemico alle Curzolarì, egli slesso in
morto a'3o maggio 577, al diie del ilo- 1 mezzo a' principali capitani, suoi com-
n>anìn, od a' 3 giugno secondo la AV/Vf pagni nella grande giornata, armato di
il/Do£Ì ili /''e/u:;/^^ del Nani, ovvero nel li:l.t(i punto, indossando il purpureo pa-
dì seguente come vuole \' Arlt di vci-ifi- ludiimeiilo di generale, attraeva a se gli
care IcduLc. Principe lodevolissimo, ama- occhi della moltitudine, e lutti di am-
to e veneralo^ la cui salma venne dcpo- iniuiziouc ricolmi, applaudivano alla vi-
4oC> V E N V E ?J
sia de' più fjfi'ilincnli piigioiiieri l(uclii, l' cibbandonò, e poi conoscititfine l' in-
a noine della repid)blica lo felicitò per valide Firidò sua madre. I veneziani, come
l'imprese con tanta pubblica soddisfa- sotto Amurat III, cosi in questo tempo
zione operate: si resero grazie all'Altis- ebbero nella sultana concittadina una
situo con solenne Te Dciim, e poi con grande protettrice, onde fu per opera sua
lauti iiDbandimenti e cortesie ebbero rinnovato a' 20 dicembre i595 il trat-
fìne queste pubbliche allegrezze, di gran- tato di pace per mezzo dell'ambasciatore
de celebrità ne'vcncti annali. Anche il Leonardo Dona. Stabilivasi per quello
giorno di sua esaltazione al dogado fu che Parga rimanessealla republjlica, che
nieinor.'indo per la spontaneità delle fé- i mari ed mercanti e le loro robe sa-
i
ste, per la gioia del popolo, frammez- rebbero che i corsari presi vivi
sicuri,
prender parte nella comune letizia, prò- slantinopoli per esservi debitamente pu-
strarsi a lui davanti, baciarne i piedi, niti; per Zante pagherebbe la signoria
riverirlo con»e grande e generoso gner- i5oo zecchini ; i precedenti patti si con-
liero. Il doge Venier gli accolse beni- fermarono, facendo il sultano piena quie-
gnamente, confortolli, e li ricolmò di tanza pe'Soo, 000 ducati pagati dalla re-
carezze e di donativi, confermando cosi pubblica a tenore della pace con Selim
lo buona armonia che regnava colla Por- II, dopo la guerra di Cipro. In seguito
f/iz^, come narrai in quell'arlìcolo. Con- Nondimeno il figlio per contentare i ri-
piene sapere, che navigando verso Cor- belli giannizzeri la esiliò,edipoi richiamò.
fìi, per assun)erne il governo, un gentil- Ma venuto il sidtanoa morte nel 1 6o3 e
uomo veneto delia famiglia Baffo sopia succedutogliil figlio Acmel I, questi tosto
una galea della repubblica da esso co- spogliò la Baffo de'suoi tesori, e la rileg?)
iDaudata, venne da' pirati turchi fatto nel serraglio vecchio). Al suo innalzameu«
schiavo con una sua figliuoletla di rara lo al dogado gli tenne un'orazione gratu-
bellczza. Entrata la giovane nel serra- latoria Isicratea di Monte rodigina, giovi-
glio tra le odalische o concubine del sul- netta di i 5 aifui, e fu stampata. Appena
tano, sene invaghì Amurai 111, e tanto eletto, nunzio pontificio Annibale di
il
cioè madre del sultano regnante. L'avve- Giacomo Boncoropagoo colla sua discen*
ner.tee virtuosa veneziana avendo par- denza; e donato all'ospedale della Pietà
torilo alili i3 principi, ed essendo poi di Venezia circa 10,000 scudi, che ne*
morti, cedendo Io sfrenato Amurai III dominii veneti doveansi riscuotere pei
all'insinuazioni dell'odalische sue emulc trascorsi quindennii; di più soccorse o
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coiìferì una pensione all'arcivescovo ili gior poi la del ducale palazzo una serie
Napoli di ^lalvasia caccialo da' turchi, d'archi coperti di panni edi tessuti orien-
Gregorio Xll! avendo divisalo di liberar tali, la quale terminava ad uu arco più
dalla prigione M.' Stuarda regina di Sco- granile eleganleuiente costiuito ali:» lest.i
totale liberazione della città era stata pendiati dal doge e vestiti di nero, due
pubblicata nella 3.' doiDCnica di luglio a due, che l'accoiupagnavano nelle pidj
del 1.577, onilesi volle dar pi incipio al- bliche funzioni, e seguito dagli amba-
l'annua i .^ processione e visita al nuovo sciatori de' re e de' principi, rimboinbij
tempio del Redentore, come riportano l'aere dello strepilo deli' artiglierie do'
ilCorner, il Alutinélli, il Casoni, il Ro- vascelli e di quello de' tamburi, dello
manin. Ma siccome la i/ pietra eravi squillo festoso delle trombe edellegiu-
stata gettata a'3 maggio, per consegnar- live acclamazioni dell'alFollato popolu e-
la alla custodia de' cappuccini, e perciò sultante^ di maniera che pareva uu lini-
a|»pena principiata, si di>pose che sul- mondo. Nella messa clie fu cantata sulle
l'allenate case fosse costruita con tron- appena gettate fondamenta della ehiesa,
coni d'alberi una transitoria chiesa, le risuonarono dolcissunamente sa^ri inni i
cui porte si abbellirono di frondi, e l'in- con sublimi e commoventi melodie, ch'e-
teriore di cuoi d'oro, e di panni e arazzi rano opera dell' immaginare armonioso
mezzo adorna-
finissimi, ergentlovisi nel di prete Zarlino, npoilolo della scienza
un
lo di spalliere d'oro, seta e argento, musicale. Nel § X, n. 60, descrivendo il
eminente altare coli' immagine del di- cospicuo tempio, notai, che dopo la ca-
vino Redentore. Pertanto tra il suono duta della repubblica dalle magistratu-
de' sagri bronzi in detto giorno parti vasi re edilizie si cuulinuò la visita, e tuttora
d illa basilica Marciana, dopo la messa si costruisce un ponte di barche, e che
celebr.ita nella cappella ducale, proces- nella notte precedente ha luogo una fé-
di tutta la città, con grandissimo sfarzo coi\iì\:Ha Sai^ra del Reilcntore. Una noi-
d'aigentei ie le scuole grandi, le confra- te simile non è dato descrivere : è una
lernife, gri'«tilMti d'istruzione e di be- festa che celebrasi in mare e in terra,
neficenzn, ilpriinicerio di s. Marco, il nell'aria, in seno delle famiglie, in piaz-
palriarc « di Armenia, quello di Venezia, za ; è un misto di memorie, di tratlizio-
il senato e per ultimo il doge Venier. In ui, di gozzoviglie, di religione, benché es-
quel giorno avventuratissimo, il Iato del- sa n'abbia la minor parte, cioè soltanto
la piazza, che guarda la marina, era ad ove. La Sagra del Redentore, A [ne-
ornato dì quadri d'arazzi; innumere- sente è alquanto diversa dall'antica, poi-
voli festoni pendevano dagli archi del- che s'adattò a'nuovi costumi. Un tempo
l'cdifizio della pubblica biblioteca, e ad n'era precipuo ornamento la quantità di
ogni sua colonna Sventolava un dorato barche fornite con eleganza, nelle (juali
stendardo. Incominciava poi alla Qiag- andava a gara il bel mondo ed il grande,
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e al sereno, sotto graziose o magni ficlic CI elati dal sonalo. Se ne legge la com-
teiuIc.allelVesche aut elle del mare, s'iin- movente e straziante descrizione nel Mu-
l);nidivauo per tulio il canale della Giu- linelli e nel Romanin, minacciando il
decca le cene; di bordo in bordo passa- fuoco non solo di distruggere tulto il pa-
vano, si cambiavano i brindisi, e l'eco ne lazzo, ma d' incenerire r insigne basilica
ripeteva i suoni giulivi. Tale uso si con- e le altre cospicue fabbriche vicine, se
^ervH ancora dal popolo, sempre tenace non accorrevano a impedirlo molli de*
osservatore delle [latiie tiadizioiii. Le primari magistrati, molli patrizi e mol-
sue bartlielle illuminale e fronzute, che ti cittadini abitanti de'dinlorni, che ga-
dal mobile ponte estendono e aggrup- si reggiarono in zelo e patria abnegazione :
pano, sono pure rallegiate da ri[)eluli fuo- durò due ore e piìi. Arsero i pifi vasti lo-
« hi colorati, ed i suoi canti formano il piìi cali : la sala del Maggior Consiglio, quel-
Mvoe fantastico della festa. Una folla più la ilello Scrulinio, le sale del Collegio
tlegante si raccoglie nell'incantato giar- de'X 1 1, del Collegio de'XX savi, la Qua-
dme del Chccchia, risplendente d'innu- rantia civil nuova, e finalmente l'.Archi-
merablli variopinte facclle, e dove s' im- vio pregievolissimo de'nolari n«orli che
bandiscono le cene tra learmonie de'mu- dicevasi Cancelleria. In questa lagrime-
sìcali concenti. La calca dura tuttala notte volo oond igrazione perirono i capi d'o-
per quanto lunga è la si rada, che dal ponte pera di (jiiarieiilo, de' Vivaiini, di Gen-
i)OSliccio mette olla Piazza. Fra tanto man- tile da Fabriano, del Pisanello, de' Bel-
giare e bere, non sen^a licenze, in una festa lini, di Vittore Carpaccio, di Tiziano, di
ciiedurada un tramonto ad un'aurora, Po» denone, colla intera serie de* ritraiti
un'intera uoll( ; in Imita entusiastica e cla- de' dogi, le immagini de' più gravi sena-
morosa allegrezza, in si gran numero di lori, de' più illustri uomini, e le memo-
libagioni,non si deplora alcun disordine. 1 ie delle geste de'veneziani, in uno alle
Ella è ben 1' aulica umanità veneziana, ricche cornici, dorali intagli, preziosi do-
un itiuoaueno di gentilezza. Il cav. Mu- . cumenti d'antiche scritlure; perdila ir-
linelli riporta la Rdazioitc della solen- repaiabile che posteriori sforzi di altri
i
nità fatta per la liberazione del conta- valorosi non più valsero a completamente
gio, di Muzio Luminis. Le angustie in sanare, almeno se la si riguarda come
cui ancora trova vasi la città, in conse- una lacuna dolorosa rimasta nella sto-
guenza della patita orribile pestilenza, ria, e in quella del [)rogresso delle arli
mossero la pietà d'Agostino Michiel a te- belle. 11 prof, iiomanin racconta questo
nere UD discorso in nome della povertà, spaventevole disastro, anche col codice
onde accorrere a sollevarla. INIa nuova delle Memorie Molìn, nelle quali è ri-
disastrosa sciagura venne a colpire Ve- marchevole questo tratto, siccome scrit-
nezia, e ad amareggiare il doge nel prin- to (la un testimonio oculare. « Venuto
cipio del suo reggimento. Per l' incendio il giorno, e andando la gente ansiosa a
violento sviluppatosi rapidamente nella veder l'elfetto del miserabile accidente,
notte de'ic) al 20 dicembre 1577 al du- non fu alcun figliuolo di s. f.Iarco uè
cale palazzo, colpa la viziatura d'un in- buon cittadino che non traesse vivissime
terno fumaiuolo; per cui glande e de- lagrime del cuore, considerando che in
plorabile perdila feceio le belle arti in poco pili di due ore (oh miseria delle
poche ore. sebbene la fedele e valoro- cose umane!) si fosse dislrutla (]uellc»
sa genie dell'arsenale fece prove incre- che in lauti anni, lanli sudori, tante vi-
dibili per impedirne lo spellacolo di- gilie, tanto oro avranno speso i proge-
voratore e spaventevole, e poi uobil- nitori nostri. Ma i più savi non imputa-
nieulc licusò il dono di 5oo ducati de- viHio ciò a disgrazia a disavventura,
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rii;» lieo ;ill;i g'msl^simo volonlìi del gi'in- !n concerne, vegga?! la glande opera clu-,
«le Iildio tirala da'iiostii [lercati, peixioc- qMasi al termine, scrive e pubblica il più
clic in delta saia oh quanti indizi sini- volle luilato, l'instancabile F. Zanotlo.
stri nella giustizia distributiva si vedea- Intanto la canuta vecchiezza del doge
no uscite anzi nioslii e porlenli, che a Venier invano lottava co'la virilità del-
snnicenlia mostravano l'avvenire; (pian- Io spirilo; alfine dovette cedere al co-
le false proniesse attestale e sigillate da inun destino, senza aver compito il io."
solenni m.i falsi giuramenti che negli oF- mese del suo dogado, morendo a' 3 mar-
ficii over come diciam noi A/Y)^'//, inlro- zo 1578, lasciando la città conturbata
nnvano le orecchie di tutti i nobili, ma per ilolore profondo, e tutti i sudditi
"
ff>rse [liù cpiclle (lei Signor de'Signori ! gravemente rammaricati. Ebbe touìba
Km che mancalo il locale ove adu-
allora nella chiesii di s. ìMiula degli Angeli in
invasi maggior consiglio, bisognò im-
il I\Iurano, coli' inscrizione seguente: Hic
inediatamcntepensnre ad una sostituzio- ac i/ivirti Sclnislianif^e-
m.ti^niPrìiìcinis
ne al qual uopo cadde la scelta sulledue
; nei-io iaccnt oxxa dnm illi dìgna eri-
cnntigue sole terrene dell' Arsenale, in i^antur inausolcn. Nicolh da Ponte —
ima delle quali si fabbricavano remi, i LXWf'fJ do!;e. Vecchio d'87 anni,
e iiell altra erano custodite le laiicie, e già pubblico pitd'essore di filosofia, uomo
ridalle servirono a'convpgoi di f|uello. di grande erudizione, eloquentissimo,
A fronte di tanta formidabile sventura, -versatissimo nella teologia ond'era sta-
seppe doge Venier reprimere il rani-
il lo mandato dalla repubblica oratore al
malico che internamente il ciucciava, concilio di Trento, e in età d' 80 anni a
e n!o^lrarsi, come prima, sollecito «Ielle (iiegorio XIII per giustificar la pace col
pnbbliche cose. Per la rifabbrica del di- turco, e fu la sua 7.^ ambasceria a Pio-
sliulto eperla lestaurazioneilel danneg- ui;i, essendolo pur stato all'imperatore
t;ialo furonoconsulfati (Inoa i j archilei- e presso altri sovrani ; modestissirao nel-
li (pubblicò il eh. ab. Giuseppe Cadorin, l'esporre le proprie opinioni e pronto a
J'iireridi Xf^ /4rclnUlti,Vene7.\a[iÌ2H), cinlere alle migliori, distintosi nelle reg-
g'i uni opinando esser necessaria l'in- genze di Corfii. Padova e Udine ove die
leia riedificazione del palazzo, ;illri pò- s iggi d'illibatezza e di amore a* sudditi,
tersi restaurare quanto restava, non es- cavniieree prociiialore di s. Mar co. Pro-
sendo indebolita la fabbrica, e cosi pen- clamalodoge 19 marzo 578, attese to-
li 1
sava appiinlo Antonio da Ponte, il <licui slo con ogni impegno ad alleviare le gra-
pif'getloreslò a|)provato. Né mancò egli vezze e ad operare la restituzione del de-
aila sua promessa, che nel breve spazio iiaio allluilo alle casse pubbliche durante
d' 8 mesi mirabilmente condusse a ter- l'ullima guerra. La iepubi»Iica Irovavasi
mine il lavoro senza fare mutamento al- in pace col turco di>lratlo nella guerra
cono all' insigne mole e con lauta soli- co'persiani, anzi vennero prudentemenle
dita (piale ancor oggi si ammira. Però rifiulalc le proposte d' Ivan IV czar di
il palazzo fu totalmente terminalo ne- Moscovia, p<ir sollecitare nuova lega con-
gli alibellimenli, e quale di presente si tio il liirco medesimo. La repubblica
vede, parecchi anni dopo; avendovi di- iliirante (pieslo dogadoebbe vari molivi
[liuto i piii celebri pittori veneziani e al- d' iiupiieliidine aire>terno e all' inter-
lii italiani, primeggiando (piali preziosi no. vSerano proposti i triestini di restiin-
gioielli il Cliiidizio finale di J. Palma, e gere il letto del fiume Uosaiida per co-
la Gloria del Paradiso di J. Tintorelto. struirvi saline, cosa che la repubblica
Md intorno a ciò, ed anzi sulla intera non polendo in modo alcuno coinpor-
fiibbrica del palazzo ducale, e di (pianto lare, ne foce sue lagnanze nel luglio al-
4 M) V E ^ VEN
l'imperatore Rodolfi) H, uè olfeiien- conlerapluioiie di Sua Santità la repub-
«loite effetto alcuno, die assolutamente Mica rivocò il sequestro. A' io giugno
nrdine ad una piccola squadra di galee 1^79 si recò in Venezia Mario I Sforza
(Il muovere a quella volta e distrugger- conte di Santa Fioia che a partecipare
le. E le relazioni politiclie coli' impera- a'5 giui^no del precedente anno Fran-
tore. facevansi sempre più dilHoili, spe- cesco .Mjria de Medici granduca di To-
rialmenle n causa diagli uscocchi, all' in- scarni ('•) avea sposato la bella ve-
solenza de'quali, ad onta delle continue neziana Rianca figlia unica del ricchi'j-
Correr; poiché stimandosi offesa da que' Marco, per le pressanti istanze del gran-
cavalieri per avere nel corso delle loro ga- duca, come appunto avea fatto nell'an-
lee spogliato un ricco bastimento veneto, f ccedente secolo riguardo a Caterina Cor«
»lopo replicati lamenti al gran anaestro 11 aro nel divenire regina di Cipro, che
L'Evéquede la Cassiere, sequestrò 1 frut- [)eiò non avea aifatto eccezioni. Ma la ra-
ti delle commende gerosolimitane ch'e- gione di stato fa chiudere gli occhi mon-
rano nel dominio veneto. Il Papa <\\\\\' d mi su tutto! Peròla storia della famo-
que per agevolare vin pacifico accordo, sa Bianca venne accotnpagnata da aned-
maniera che cavalieri fossero
fece in i i doti certamente poco onorevoli alla sua
primi a restituire la roba tolta, onde a riputazione: visse in odio de' fiorentini,
V E X VEN 41 r
cui tenlalo atea in Aiito:iio, supposto suo re le veneziane; per lutlociò Sisto V sol-
figlio e del duca, fnlto marcliese di C^- lecitato forse dall' istanze tUllo stesso
pisn-ano e coluialo di lieni, date un cre- granduca, mandò a Cianca la Rosa d'oro,
ile al trono toscano, meulre era nato da e nell'idtima m ilaltia del marito accudì
nna vile donna; giaccliè non erangli riu- nllo sua domanda, di riceverla in Roma
sciti per aver prole le medicine, i fdlri, in caso di sua morte. Onesta >e£;uì, e to-
gì'incantesimi, facendo poi uccidere la sto Cianca pure mori, non di avvelena-
^era madre accie non isvelasse il seg' .:to, mento a niuno de'coniugi, assicura il eh.
e quindi fosse manifestato al granduca prof Romanin, rilevando le cause di tal
l'inganno, Mnr'i nella villa di leggio a Ca- vociferazione, e riportandone le prove.
lano a'20 ottobre 1587 il giorno dopo Ferdinando il cadavere di
I fece gettare
la morte del granduca maiito, e corre Cianca, senza ornamenti granducali,
gli
voce che ambedue perissero di veleno, nella fossa o cimiterio di Lorenzo, al- s..
tore veneto Corner (di sop.racol lleumont do Ferdinando insignito di alcun ordi-
lo chiamai Correi ),
gli disse vedervi una ne sagro, si può vedere nel p. Tempesti,
disposizione divina : naturabnenle in ri- Storia di Sisto /^, t. 2, p. 77, e nel Car-
flesso alla cessazione del pubblico scan- tari, Advocatoruiìi s. Consis torli Syl-
dalo. E il cardinal Ferdinando de Me- labuni,p. 86, perchè l'avvocato conci-
1
dici, fratello del granduca, re[)resso lo storiale Cesare Marsigli bolognese, di-
sdegno, con dissiu)ulazione ne mostrò scorde ornataiiienle al Papa e al sagro
contento al fratello ed all'ambasciato- collegio in concistoro, i motivi che indu-
re della repubblica. Ricevendo dunque cevauo Ferdinando a rinunziare il cardi-
Cianca uiollissime esterne dimoUrazioni nalato, cioè di non potere altenilere in
d'onore, figlia «Iella repubblica, cui corri- un tempo stesso allegravissime cure dei-
spondeva premurosamente pel l)uon ac- Io stato, edagli alFari piìi rilevanti di s.
cordo col marito, turbato ()eruhè le ga- Chiesa), mandava a significare al doge e
lere de' cavalieri di s. Stefano /, uscite alla signoria {adoppia perdila dolorosa
coati i turchi, non 1 ispcltarono nepnu- da lui fatta, la sua successione a! trono
4i2 V li .\ V E N
della Toscana e l'ollima sua ilisposiiiio- crislianiiìi, dopo avere istlluilo la Cuii-
ne v« rso la repubblica, a dare tesliino- grtgazione cardinolizia della Fìsitaa'
niaiiz.) della quale non manderebbe le postolica, sopra le medesime visite, l.i
sue galere in Levante, vieterebbe la \\- (juale avesse a giudicare le diflìcoità che
sita sui legni veneziani, per accertarsi «he nascessero in tal materia, percomincia-
non portavano ilcheavea
infedeli, per re dalle più vicine contrade mandò in
tanto reclamalo senza completo succes- una volta, non senza notabilisìirao frut-
so; inoltre farebbe restituire le robe toh lo, 7 vescovi tli molla dottrina e singo-
le, che potessero ancora rinvenirsi, pò- lar bontà visitatori apostolici in varie
nendo fine cosi alle querele tanto agila- parli d'Italia, riservando le altre visite a
lesi a' tempi di suo fralello. Per corri- più comodo tempo. In fatti feceesegui-
spcndere a s\ benevole tlimoslrazioni ,
re quelle di Germania, Carintia, Tirolo,
mundò la repulìblica al granduca Tom- Fiandra,Bosnia,Spagna,Polonia, Valli di
muso Conlarini con lettere di condo- Savoia, iMalta, Cantoni Svizzeri, Lusazia,
gliiiiiza e di congratulazione e proteste l'era di Costantinopoli, Monte Libano,
di amicizia; come anche altri rallegra- Aleppn, Scio, Ragusa, lllirio, Dalmazia,
nienti mandava [)oco dopo per le nozze Siali Veneti e Venezia nei i58i; visite
del granduca colla principessa Cristina di tulle descritte dall'illustre contempora-
Lorena nel 589. Tale fu il successo de'
1 neo e vero storico Madei negli Annali
rapporti dij)lomatici colla Toscana deri- di Gregorio XIH, il quale pel i.° l'aprì
vanii dalle strane vicende di Bianca Cap- egli stesso in Piomn, e da alili nello stato
resini, della Costanza sua sorella, della tal soccorso l'inclita città di Venezia. La
Caterina Cornaro chiamate talamo di
al qual cosa quanto più efficace pareva per
principi forestieri, si vide Bianca Cappel- l'aiuto delle anime e per la gloria di Dio,
lo assunta al trono di Toscana, ma per con tanto maggior ostinazione e mali-
via riprovevole e tutto allatto diversa; si oppose; il
gnità l'antico avversario vi
quanto l'innalzamento di quelle fu di che per lunga esperienza di simili cose
lode atl esse, al casato e alla repubblica, antivedendo il Papa, benché al suo nun-
altrettanto la fortuna transitoria di Bian- zio di Venezia Alberto Bolognetti vesco-
ca Cappello fu di biasimo e di scandalo vo di Massa e Populooia poi cardinale,
universale. Siccome per non inlerrom- senza compagnia di altri potesse com-
pere la breve e generica narrativa delle mettere tal cura (come fece Pierbenedet-
riferite cose, sorpassai l'epoca di cui qui li vescovo di Martorano e poi cardinale,
ragiono, ad essa retrocedo. — Frattanto nunzio in Savoia, e l'eseguì per lutti i
con reale magnificenza venne corte""iata confini della nunziatura: mentre furono
"ori
pegli stali della repubblica Maria d'Au- il Piemonte dal
visitali, vescovo di Sar-
chia primogenita di Carlo V, vedova di sina Angelo Peruzzi,ed il Monferrato da
II e madre di Rodolfo II,
I\Iassimiliano Carlo Montigli arcivescovo d'Amalfi. Il
che dilla Germania reeavasi a Aladritl nunzio di Francia Girolamo Ragazzoni
presso FilippoII suo fratello. Avendo vescovo di Bergamo, fece la visita nel-
GregorioXIll nelsuograii zelojqual su- 1Alsazia o Lorena), nondiajeno per mag-
premo Ge/-<7;ra, determinato di tare con gior soavità consentì, che a lui si aggiun-
diligenza visitare possibilmente le chic- gesserò due colleglli veneziani e confi-
.sc e luoghi pii (li
tutte le diocesi della denli di quel dominio. L'uno fu Agosti-
V E N V E IV 4 3 1
ne' bisogni l'aiuto secolare, il nunzio ne site concernesse alcuna parte di liber'à,
facesse motto alla signoria. Mn come la quale siccome pel passato erasi sent-
spesso avviene, qnel mezzo che si tenne pre mantenuta intera ed illesa, così per
per agevolare il negozio, In rese più ar- l'avvenire colla vita e col sangue si aves-
duo e più impedito; poiché il doge da se a difendere; senza dubbio tentarsi con
determinare da se ne parlerebbe
se, ma del principe. E forse non godere la re-
luìperocchè divulgala in un tratto l'in- fatto neir Istria e nella Dalmazia con
tenzione del Papa, conlio il sistema tiel evidente pericolo d' irritare il turco, o
segreto, quelli die per la macchiala loro almeno di muovere il patriarca greco di
coscienza erano amici di tenebre si po- Costantinopoli a visitare paesi medesimi. i
sero a muovere ogni pietra, ed a far coa- E quando anche tali rispetti cessassero;
tro questa santa opera tante pietiche e che altro essere il visitare gli ecclesiastici
metter mano senza grave alterazione, e insolita medicina, potersi nel numero
tanto più non offrendosi perciò cagione di tanti chiarissimi senatori deputare 3
alcuna straordinaria ; anzi vivendosi al commissari (secolari? !) ad ascoltare ed a
presente con più modestia e con più «li- quietare le discordie e le querele de'preli
vozionedel solito: vedersi a'giubilei con- e de'inonaci, senza che persone slranieie
corso di gente grandissimo; a'tocchi del- si avessero a ingerire nelalti loro; ed in
l'Ave Maria un popolo così numeroso, ogni caso non mancare in Venezia il pa-
eziandio ne' luoghi più frequentati e più triarca, prelalodi tanta gravità, ed eletto
celebri, tutti inginocchioni; delle quali dalla signoria medesima, olla cui diligen-
ed olire sifl'alte osservanze in generale za, segreto e bontà simile ufficio sicura-
movimenli nasces«iero dalla poca aliezio- clic a Venezia, e protestando non voler
ne di Gregorio XIII verso la patria loro; in modo alc(Mio a^er parie in cos'i dele-
a' quali sospetti aggiungendosi quinci le stidjili pensieri, né discostarsi punto dal-
continue preghieree istigazioni di perver- la dovuta divozione alla s. Sede; suppo-
si clienti, quindi la perseverante istanza nendo la i." cosa che non solo il resistere
«lei nunzio, vennero ad esacerbarsi gli ani- apertamente a tale azione, mail metter-
mi di maniera, che si trattava di far chiù- la in dispula e in dubbio, fosse cosa elu-
dere le porte de'luoghi sagri in faccia di pia ed ingiusta; poiché il Papa, maestro
chi volesse tentare la \isita ; ed un giorno unixersale e ricafio di Cristo in terra,
in collegio loslesso doge accennando, che non pretendeva di far visitare uè il col-
disgustati dalla Chiesa Ialina passerebbe- legio, ne il senato, uè l'Arsenale, né i tri-
ro alla greca (scismatica : un principe ita- bunali, o simile altro membro della re-
liano! conuna eletta porzione d'Italia! pubblica, ma gli ecclesiastici a lui solo
Quanti comn-.enli si potrebbero fare! Non iiuniediatamente sottoposti, di modochè
hocuore:degraderei ilnobileargomento), non gli bisognava né conveniva perciò
e da quella piglierebbero i sagramenli;in- ricercare il beneplacito né l'approvazione
di in |)rogressodi parole, non senza dolo- d'alcimo, ma sì bene cristiana sommis-
le de'buoni e veri cattolici, e per suo pen- sione e pronta ubbidienza (ma questo pe-
timenloe vergogna pioruppein quel prò rò non voleva riconoscersi seuonquan-
fano verso: FLcctere si nccjuto Siipcro.s. do faceva comodo alla repubblica, come
Achcronia ino\>ebo! (Egli era dotto, ed a suo vantaggio icnporre gravezze e de-
era statoal conciliodi Trento, quindi non cime a! clero!). 11 non esser mai stillavi-
.sciplina,ma la prescrizione d'eseguire l'è- poiché per essere illustrali i meriti del-
sisteute, nel sagrosauto concilio certa- ì'Oidine sagracele virtù senza dubbio
mente si saranno esaminali prima i de- cederebbero in lode e iu reputazione di
creti relativi de' precedenti concilii, uno tutta la coiriunilà. Che al patriarca la cu-
de' più antichi essendo quello di Braga ra si delegasse, la ragione e l'esperienza
del072. Persino de'luoghi esenti e degli noi consentire; perchè mettendosi gli or-
studi generali!) E negli aringhi che dì e dinari a simili discussioni ed esami, in-
notle nel Pregadi si facevano sopra que- corrono spesso nell'offesa e nell'odio di
sia materia, infusavi nuovamente contro principali persone con gravi disturbi e
gli antichi instiluti una inesperta e fer- travagli del governo personale (massime
"vida giovenlù, si udivano le stesse inique nell'aristocratica Venezia), cosa che non
denunzie con disperale voci di non per- avviene a' prelati non ordinari, i quali
mellere in modo alcuno la sagra visita, e siccome fitto l'ufllzio loro subito pai to-
seguisse ciòche volesse. Esclamavano pe- no, così ponno e più sicuramente accet-
lòall' iucunlro i piìi prudenti e Umorali tarlo e più compitamenle esejjuirlo. Per
VEN V E i\ 4 5 I
quello poi, che toccava al rispelto dovu- mente sperare lieto successo nelle rima-
to alle residenze de'priticipi, non appai i- nenti Provincie. L'animo del Papa verso
le per qual cagione la picsenza de' do- iveneziani potersi chiaramentecnmpren-
minanti avesse a defraudare popoli d'un i dere non solo dalle grazie in vari casi e
COSI onesto e desiderabile giovanienlo: e tempi concedute a richiesta (in parie l'e-
se all'uso do\ea guardarsi, essere slata di numerai di sopia, e di più qui ricordo il
fresco visitala, per lacere di allre,da vesco- liferilonelg VI, n. 2, l'aver coiilribuilo
vi forcstieriOeiiova eFirenze, e nello stalo air erezione del seminario ducale perciò
diMilano da un prelaiodel sanane veneto chiamato Grtgoriano j e poi crcòcardi-
l'islessa città ducale (che allora si gloria- nali due patrizi veneziani Michele deli.»
va d'avere ad arcivescovo inodello un car- Torre d'Utìine, e Agoslino Valerio veiic-
dinal S.Carlo Corrooieo). Quanto al pe- lo) ; ma eziandio dalla spoulanea fresca
ricolo, se le chiese orientali si toccassero, missione del nunzio Capilupi (probabil-
di commuovere il turco e il patriarca gre- mente rjuello ch'era slato nunzio di \'e-
co, con somma tranquillila essere slata uezia e su nnoininalo, per esser manlo-
ullimamentesugli occhi di Costantinopo- vano) al duca di INlanlova, e dalla con-
li visitata e rifunnala la c(donia di l'era tinua sollecitudine, con che Sua Santità
(pel vescovo di Nona Pietro Ceiiolino, ol- procurava dì assicurarli mediante una
tre altri luoghi e diocesi compresi nell'im- sagra lega dall'ingiurie e dalle minacce
pero oltoniano, inclusivamente alla Bo- dell'ottomano. Anzi ila questa medesima
snia di cui fu visitatore Eonifacio vesco- riveduta, ch'egli intendeva di fare, poter-
vo di Slagno, di tutto parlandone il I\ìaf- si da' non appas>ioiiati cono>ceie la pa-
fei; anzi Gregorio XIII pel suo mirabi- terna carila di Gregorio XIII in preveni-
le zelo tentò di guatlaguare e ben di- re quegli ullizi che ila loro in ragione di
sporre a rientrare nell'unico porto di sa- buon governo dovrebbero essere ricerca-
lute ch'è la Chiesa cattolica. Geremia pa- ti umilmente, o almeno con ogni stuilio
triarca di Costantinopoli scismatico, illu- abbracciati e promossi; e specialmente
minandolo dalle trame de'teologi eretici divulgata già la fania di tale impresa, la
di Tubinga, che volevano trarlo al I<ji'o quale non si poteva, nèsi doveva in alcun
partito ed errori per farne un antipapa; modo lasciar imperfetta ; uè permetleie
così Gregorio XIII potè aver la gloria che gli ecclesiastici male disciplinati ne
d'aver fatto eseguire canonicamente la trionfassero, con restare chiusa per sem-
sagra visita episcopale in Costantinopoli, pie la porta alTemenda/ione de'costumi
cosa tanto inutiln.enle desiderala da Eu- in una cillà, dove casi una volta segui-
i
genio IV. che nel concilio di Firenze a vea ti si tengono comunemente non come c-
riunito alla Ialina colla Chiesa greca l'im- senipi, ma come leggi e oracoli. Di <pie-
peratole, e invano vagheggiala da' suc- sto modo si conteso buona pezza tra le
cessoli), non che nelle maiemme Adria- due partiecon tal veemenza, cheper mez-
tiche I' Istria e la Dalojazia questa dal zo degli agenti diplomatici di varie na-
(
nominato vescovo di Verona Valei io h'ut- zioni e potentati ne volò il grido per 0-
luo>amenle;eda Alessandro Coinoli cano- gni lato, e destò i cuori massime delle
nico di Zara con due geniti cristiani del- i persone grandi all'espeltazione dell'esito.
l' Epiro e d'allre parti di Dalmazia; con Ed ahiplificandosi tuttavia sopra il vero
fll(|uanti ges^uili Ragusa, e vane parli del- le relazioni, già in alcuni luoghi correva
l' Illirio soggelle a' turchi; e la città di falsa voce, che veneziani si fossero pnb-
i
slesso Pregadi In assai tosto formato e sita tieilc monache. Così il senato a fini-
comunicato al nunzio un decreto, nel qua- re la controversia mostrò piegarsi in gra-
lecon [)arole piene di riverenza e ili uS- zia della persona del nunzio, restando pel
sequiusi rendevano lutti apparecchiati ad fallo lutto il carico al vescovo di Verona
accettare la visita de' religiosi e de! clero ui cui la repubblica metteva piena confi
secolare per mezzo del medesimo nunzio denza. Inoltre deve disapprovarsi quali-
e del vescovo di Verona, mostrando però ficaio l'eseicizio della suprema pontificia
desiderio che al detto vescovo fosse defe- podestà colle parole: Le giiuisd zioni ce-
rilo grandemente, come il nunzio avea clesiastichedella repubblica, setupreoco-
promesso, e di nuovo prou>ise di fare. E pertamente o manifestameute avversale
parendogli con questa conclusione di ave- sovrano del mon-
lia'Papi. In qualiuique
re acquistato non poco si posealla visita, do non esiste giurisdizione ecclesiastica, se
e in modo che rptasi del tutto se nei imet- laico; bensì la delegata dal Sommo Pon-
leva al Valerio. Ma il Papa siccome facil- tefice o per privilegio, o per Concorda-
mente in questo carico avea accettate le lo di Pace. Pcgli stessi Benefìzi ecclesia-
scuse del vescovo di Padova, Cornare, e .sdci e pe' Padronati occorre nell'islitu-
perciòdi lIuc soli visitatori, così giudicali- zione il consenso e l'approvazione del Pa-
tio eccessiva la connivenza e l'interpreta- pa o del vescovo; quindi il diritto della
zione del Bologuetli, nel rimettersi lutai- nomina a' benefizi e all'esercizio del pa-
nienleal Valerio, sene risentì di manie- (lionato deriva da au-
tali ecclesiastiche
ra, che rivocalolo con celere corriere dal- lorda. Al Sommo Pontefice non si può re-
la nunziatura di Venezia, gli mandò sue- stringere da veruno l'autorità suprema),
cessore il suo proprio e comune concilia- III." ad invitare due visitatori aposloli-
i
diiio Lorenzo Campeggi, il quale riccvu- ci alla sua cattedrale, per dare esempio a'
V E i\ V E i\ 4 1
slii'paziùne J'invcccliiali cibusi. e con mol- nari e delle parrocchie. A'palriarchi co-
(.1 consolazione di quelli stessi, che oppu- mandarono di radunare ogni anno si- il
tu apostolica, per la cui più facile e perfet- rimedii ; di scegliere un luogo nel centro
ta esecuzione ad eterna memoria fu poi della città per accogliere ad udienza, al-
pubblicata colla stampa. Inoltre Grego- meno due volte la settimana, chiunque
rio XllI nel i583 ordinò che governi i de'fedeli avesse avuto bisogno di parlare
dell'abbadesse lutti fossero rislretti ad a loro; dì visitare spesso le scuole della
un triennio. Così lutto riuscì a gran van- dottrina cristiana; di aver cura e custodia
taggio del cullo di vino, de'buoni costumi, delle reliquie de'sanli e delle rendite del-
e della disciplina ecclesiastica con non , le chiese; di procurare che il maestro del-
piccula gloria del magnanimo Pontefice, le ceremcnie destinato per la cattedrale
il quale non mancò di esortare la signo- sia ben istruito ed esperto in quelle, ed ab-
ria (così l'avesse in seguilo tenuto presen- bia altresì l'incarico d'insegnarle agli al-
te!) di anteporre la religione allo stalo ed tri; di allontanare dalla celebrazione del-
a qualsivoglia altro rispetto umano. 11 la s.Messa qualsiasi sacerdote, il quale
Corner,nelle Notizie sloriche delle cìdese uè ignori le ceremonie; d'inspedire, che
i'e«ez7V7/2r, loda i due visitatori apostolici, iparrochi e i sacerdoti tengano nella pro-
per averecon saggezza esaltamenteadem- pria casa donne sospette; di ridurre alle
commesso,
pito all'uHicio loio i quali poi norme del concilio di Trento le lasse del-
non ebbero che ad encomiare la diligen- la sua cancelleria, acciocché la soverchia
za e lo zelo del patriarca, e ad essi ben avarizia del cancelliere e de'uotari fiscali
corrisposero la morigeratezza e la sana non sia motivo di scandalo e di lagnan-
dottrina del clero secolare e regolare. Ec- ze; d'invigilare, perchè i canonici assista-
co quanto di questa visita riporta il eh. no diligenleniente,ed alle ore dovute, al-
nb. Cappellelli: Le Chiese d'' Italia, Ve- le sagre uflìziature del coro; di proibire
nezia. Nel i58i furono mandati a Ve- rigorosamente il questuare de'poveri di-
nezia da Gregorio XllI due visitatori a- vaganti qua e là per le chiese, [)arlicoIar-
il culto delle chiese e ogni altro punto di sino mai vesliuienla secolare->che, ed ac-
ecclesiastica disciplina. Vi si Iraltennero ciocché particolarmente si astengano a
Ire me-i , lasciando un
gì' illustri prelati vcstibiis coloris ritbei, albi et i'iolacci, ne
libello esortatorio al veneto clero, dal me- in i'anitalis et siiperbiae suspicioneni in-
desimo storico patrio pubblicalo nella sua cidant: portino la tonsura conveniente al
Storia della Chiesa di J'enezia. In bre- grado loro, e facciano uso di berretta cle-
ve, intimarono decreti ed esortazioni a' ricale a croce (non per anco se n'era ia-
sagro culto e delia dovuta riverenza alle veneziani nelle civili magistrature): spie-
cose sante. Quindi diressero un libretto ghino al popolo frequentemente le verità
di esortazione a lutto il clero, e poscia ne della fede: dimorino costantemente nelle
diressero un altro a'chierici do'due semi- lispetlivc parrocc!»ie: osservino nelle sa-
VOL. XCII 27
4 1 8 V n N VE N
ere i'uii7Ìoni la tlovuln gravità e decenza ricorse aCregorio XIII con terniitjl poco
e silenzio: non si aMwndonino ad eccessi misurali versola signoria, la quale dispia-
d'avarizia ne'funerali de'roorli: conservi- centissima inviò nel i58o per quello ora-
DO la pace e la bnona armonia cogli al- tore aRoma Leonardo Dona. Egli si a-
tri del cleio delle lispeltive lor chiese: in- doperò con tulio l'impegno in difendeie
vigilino sull'anfìniinislrazione del battesi- le ragioni della repubblica, senza effetto,
mo, che per la necessità è conferito tal- perchè il Papa rispondeva non essere la
Tolta dalle ostetrici: rileggano ogni mese causa feudale, perciò la signoria non po-
ne' capitoli rispettivi le costituzioni pa- terne esser giudice, Imitandosi della giu-
triarcali sinodali, acciocché non vadano risdizione del la chiesa d'Aquileia che con-
mai dimenticate o neglette. Sui molti bi- veniva devolvere interamente alla s. Se-
sogni, che v'erano nelle chiese, dettarono de. Per le pretensioni del Grimani sem-
saggie regole, trattando distintamente pre più inasprendosi l'tma parte e l'altra,
della decenza e del decoro per custodire dicendo il cardinal Santacroce all'amba-
la ss. Eucaristia, del fonte battesimale, sciatore, che sarebbe bene accomodar la
delle reliquie de'sanli, degli altari, della cosa acciò non si facesse grave, e senza
sagrestia e delle sagre suppellettili; fissan- aspettare che si toccasse alcuna corda che
do un termine di tempo, entro cui rifor- dispiacesse. R.ispose il Dona : si toccasse
mare e supplire a tulli i difetti, ed impo- che corda volesse, che non potrebbe dare
nendoallresì una pena pe'trasgressori.Le se non buon suono. Si rimarcarono le
forme inoltre vi prescrissero pe' registri parole del cardinale, per quanto poi av-
de' matrimoni e de' battesimi. E a tutte venne più lardi in materia di giurisdi-
queste prescrizioni tengono dietro due i zioni ecclesiastiche. Bramò il Papa d'e-
hbretli mentovali di esortazione al clero saminar le carte dell' investiture del pa-
eda'chierici seminaristi. Nella quale esor- triarcato, al che il senato dopo lunga re-
tazione al clero sono di mollo onore per sistenza acconsentì nel luglio i58i. E
la chiesa veneziana di quell'età, le lodi, e quando Gregorio XIII volle pronunciar
vivamente con ogni ddezione congratu- giudizio, molte furono le querele e le
pel patriarca, come per la diligenza e af- e non potendo più per la sua cura pasto-
fetto diquesto per quella nel ventenne rale sopportare ulteriore dilazione, com-
suo patriarcato, commessogli dal princi- metteva ad una congregazione di cardi-
pe de' pastori il romano Pontefice. Non nali discuterla, con facoltà di procede-
così presto però si appianò altra contro- re, riservandosi conferma della defini-
la
versia mossa dalle rimostranze del sun- tiva sentenza. Sostenevano il Papa nell'e-
nominato Giovanni Grimani patriarca sercizio di sua autorità, la Spagna e il ,
d'Aquileia per la giurisdizione suli^udo cardinal de Medici che nel 1587 ili venne
di Tagello nella terra di s. Vito, e di cui Ferdinando I granduca di Toscana. Ma
il senato avea annullata una sentenza, co- Gregorio XIII cessò di vivere prima del-
me incompetente a tenore del trattato del l'accomodamento della vertenza. Aven- —
i445- Ma patriarca recatosi a Roma,
il do introdotto gloriosaraenle l'utile, del-
YEN YEN 419
t,i e celebre riforma del Calcinhirio, Jie valenti nell'ailronomia che si consultaro-
dal suo nome fu detto Gregoriano, a ciò no, devesi ricordarcGiuseppe Molela prò
mosso dal bisogno di regolare la celebra- fessoredi matematica oll'univeisità diPa-
zione della Pasqua, e di far corrispon- dova), quale si è ottenuta al principio del
dere l'anno civile all'anno tropico sola- corrente secolo XIX dal calcolo delle re-
re, il che fece con togliere ali 582 gior- centi osservazioni astronomiche; 1° di a-
ni I dopo il 4 ottobre saltare immedia-
o, e ver soppresso solo 10 giorni, mentre per
tamente al 5, gl'inglesi e tedeschi (cioè
I i rettificare ilGiuliano se ne dovean soppri-
alcuni de' protestanti di Germania e di mere 12 neh 582 e altri 3 ne'susseguenti
Svezia) tardarono a seguirla. Cominciò 4 secoli, che fanno in tutto 1 5 giorni e non
dunque la riforma dal 5 ottobre, che si I come
3 fu stabilito nella bolla pontifìcia
contò invece pel giorno 5 del mese sles- i dell 58 1 (per l'altra soppressione, onde
so. I greci poi non volleio adattarvisi, e impedire la rinnovazione deirerrore,d'un
sudicio il patriarca di Costantinopoli Ge- anno Bìsestile'm ogni anno secolare, me-
remia III scrisse una lettera al doge da no però gli anni secolari divisibili per 4oo.
Ponte, nella quale si lagnò contro l'inno- I greci poi perseverando nell'antica co-
vazione, per aumentare soltanto la divi- stumanza, massime russi, contarono 12i
sione fra le due Chiese, opponendo la sta- giorni di meno in paragone del Calenda-
bilità de'dogmi religiosi a'calcoli degli a- rio Gregoriano, e poi aggiunsero l'altro
stronomi. Laonde la repubblica per evi- errore di due altri giorni per essersi da
lare ogni motivo di disgusti e irritazione essi fatti bisestili gli anni 1 yooei8oo,che
co'greci suoi sudditi, co'quali fu sempre da noi si fecero comuni. Di qui il costu-
tollerante ne'propri dominii (sino a la- me, che hanno russi di segnare giorni
i i
gnarsi coll'ambasciatore in Roma, che le col vecchio e nuovo stile, quando scrivo-
sagre congregazioni scrivendo a' vescovi no agli esteri ponendo prima il giorno
,
del dominio veneto, chiamavano i greci del vecchio stile da loro seguito ,
poi i!
non (miti Eretici, Scismatici e con altri giorno del nuovo da noi osservato, come
attributi indegni, che aumentavano lalo- per esempio 7/ig marzo). Laonde d. [-
ignoravano l'esatta sua lunghezza (fra'più mento dell'equinozio di giorai r3. Dal-
-
42U V L N V E IV
r tquiiiozio fissato da Giulio Cesare nel ogni ambasciatore io mezzo a due vesco-
giorno iDtIi marzo, ravanzamcnlo sa rei)- vi, entrarono nella cillà, die trovarono
he stalo di giorni i^. Ma nella riforoia come in trionfo di giubilo, secondo il pra-
Gregoriana non si partì dall'equinozio di ticato neir ambascerie straordinarie, es-
Giulio Cesare (ecco l'equivoco in cui fiiol- se lulo pure accompagna li dall'oratore or-
ti sono caduti), ma bensì dall' equinozio dinario Lorenzo Priuli senatore fino al
del 325, il quale cadeva prossimamente suo palazzo. Da questo nel dì seguente, e
nel giorno 2 i di marzo (in quel giorno e vestiti di velluto rosso, con lutto il treno
anno fissalo stabilmente dal concilio(li.\i- degl' Ingressi solenni in Roma, si reca-
cea, celebrato nello slesso 325); dunque rono nel palazzo Valicano, e nella sala
il difetto, o per dir meglio, ravanzameuto regia si prostrarono a' piedi di Sisto V,
dell equinozio era di giorni 1 o, quanti ap- ch'era in concistoro e circondalo da 27
punto ne furono soppressi ". Il Rodotà, cardinali. Accolli dal Papa con egregie
Del rito greco in Italia, t. 3, p. 233 e dmiostrazioni di benevolenza distinta, li
seg., parla del Calendario Gregoriano ac- creò cavalieri ilello speron d'oro. ludi Si-
cettalo da' greci di Malta, non per?) da sto V concesse alla repubblica di poter
que' di Ajaccio; ed a p. 1 5o rderisce, applicare la 3.* parte de'beni ecclesiasti-
quali strani avvenimenti furono ostacolo, ci (cioè delle rendile e per determinalo
che il CalendarioGregoriano non si accet- tempo) di tutlo il serenissimo dominio,
tasse dalla nazione greca. — Morto Gre- per mantenere l'armata navale contro i
gorio X 111 a' 1 o aprile I 585, dopo 3 gior- i pirati che infestavano l'Adriatico e tener-
ni gli successe Sisto V Peretti di Montai si in guardia dai turco, sul quale mai si
to, che nel i556 era stalo reggente de' poteva fidare ad onta de'traltali. Di piìi
suoi minori conventuali di Venezia nel concesse a' veneziani l'onore perpetuo che
convento di s. Maria Gloriosa, ed insie- un loro individuo sedesse nel cospicuo tri-
me inquisitore del s. Ufljzio. Perciò la re- bunale della s. Rota romana. E la repid)-
pubblica si alTrellò a mandargli i soliti blica, per vicendevole gratitudine scrisse
ambasciatori di ubbidienza, per cotnpii- nel libro d'oro, aggregò al patriziato e di-
nientarlodi sua csalt3zione,e ricevere con- chiarò senatori i di lui nipoti cardinal A-
sigli nelle sue deliberazioni, ne'senatori lessandro e marchese Michele Pereti!. 11
Giacomo Foscarini Marc'Antonio Bar- e Bernino, Del tribunale della s. Rota Ro-
baro procuratori di s. Marco, Marino Gri- mana, parlando a p. 52 degli uditori di
niani e Leonardo Donalo, quali ebbero i rota nazionali , riferisce di leggersi ne'
beta e benevola accoglienza. Si apprende Diari Rotali , scritti dal veneto uditore
dal p. Tempesti, Storia della vita e gesta Oltoboni poi Alessandro Vili: « Aver
,
di Sisto f'^, che entrarono in Roma ve- conceduto Sisto V a' veneziani , circa il
stili di lungo paludamento di velluto ne- I586, la nominazione di 4 dottori nazio-
ro, e furono accolti dalla nobiltà roma- nali,uno de'quali eleggere poi ne doves-
na e da'genliluomini de'cardiuali su ca- se Papa auditore di rota, in decora-
il
valli nobilmente bardati alla solita lilla mento e vantaggio di quella bunenierita
di Papa Giulio HI, ove riceverono pri- i repubblica.E forse noi non anderemo lun-
mi consueti complimenti; e di là accom- gi dal vero se diciaruo, che tal privilegio
pagnati dalle guardie svizzere e de' ca- concedesse allora (pie! Pontefice a' vene-
valleggieri, giunti alla porta del Popolo, ziani, quando con il nolo scisma separa-
ivi il maggiordomo del Papa, con alcu- tasi r Ingliilteria dalla Chiesa romana,
ni vescovi assistenti al soglio e altri pre- perdesse colla fede l'honore di haver un
lati, in nome di Sua Santità si consolò del inglese in questo tribunale, onde vacan-
loro prospero arrivo, e quindi collocalo done il posto, ad esso subentrasse per in-
V E N VEN 4^1
(liilgeiizii <li Sisto V veneziano".
il Poco Pio VI. L'ultimo uditole di rota nazio-
dopo il senato profiltanJo del privilegio nale veneziano fu l'illustre prelato vene-
propose a Sisto V 4 soggetti, ed il Papa to Giovanni Priuli, presentato dalla re-
facoltizzò il tribunale della s. Rota a sce- pubblica a Pio VI, e da questi ammesso
gliervi l'uditore, e leslò eletto a pieni vo- nel tribunalea'16 novembre 790. Si tro-i
Clemente XI il, il quale emanò il breve rida età di circa 89 anni, compianto au-
di conferma ed estensione di questo pri- che per le sue virtù. Fu sepolto nella chie-
vilegio, In hoc gravissimo, òq' io gen- sa di s. Marco di R.oma, ove il fratello
naio r 761 e diretto: Dilecds Filiis no' presso la sagrestia eresse una lapide mar-
hilibus viris Duci.'!, et Rcipiihlicae lene- morea, sovrastala dallo stemma gentili-
liariim, presso il Bull. Reni. cont. t. 7., zio, e vi lessi l'elogio: Plus Comis Sapiens.
p. 4": Locuiii in sacrae Romauae Rotae K inai nell'articolo Uditori di R^ota, che
auditorio, quod Sixtus V, Reipuhlicae anco Milano per privilegio del suo cou-
T'enelae concesserai, prò uno ex f'ene' ciltadino Pio IV presentava al Papa l'u-
lis Juris utriiisquc dociorihus , a Rcpii- ditore di rota nazionale,che l'eruditissimo
[dica praesentandis, et a Romano Pon- milanese Piazza sostiene ch'era pure per
ti
fi
ce eligendo, conjirmat, et indulge t, lulta la Lombardia (l'ultimo fu Giovan-
ìli futuris vacationilius , unum tantum ni Piestn di Milano, ammesso a'26 feb-
ììobilem, vel honeslum \'enetum Cù'eìii, braio 1782, che sebbene divenisse deca-
utranue laurea donaluin, praescntare no del tiibunale, Pio VII non [iole crea-
deheat Respublica ipsa. In esso il Papa re cardinale per esser sialo depoilalo nel
chiama Venezia Noslraqiie carissima
: 1809
luglio , e durante la prigionia del
patria, avitae Religionis relinentissima, Papa morì il prelato). Divenuto l' impe-
posse aliquando bcìwmereri.Yi dice,che ratore d'Austria signore, oltreché del Mi-
egli dalla repubblica proposto nella qua* lanese, anche di Venezia e sue provincie,
terna a Benedetto Xlll, questo l'anno- piesenlò un [ìrelaloper l'uditoralo traeii-
verò tra gli uditori di rota (a\i2 novem- dolo dalle sue provincie italiane Loni-
1)1 e 1729), ed a lui avendo alla vacanza bardo-Venele, anzi dal Veneto, quando
dell'uditorato fatto altrettanto il senato, ciò fece conmg."^ Pietro de Silvestri di
scelse Giovanni Cornaro (che poi dichia- Rovigo, ammesso da Gregorio XVl nel
rò uditore a'6 marzo I75(): lu vicario di tribunale a'4 luglioiBjb, e si disse udi-
s. Marco di Roma del veneto litolare car- tore deiriui[)ero d'Austria: divenuto de-
dinale Antonio iMaiuio Priuli, poscia di- cano, il regnante Pio IX. merilamenle lo
biografia di cpiesto). L'estensione del pri- dalla morte del cardinal Giuseppe Alba-
vilegio per l'uditore di rota nazionale con- ni, avvenuta nel dicembre 834, l'iuipe- 1
cessa da Cleaienle Xlll, fu la nomina del riale casa d'Austria non avea piìi nomi-
medesimo aL\:oida(a alla repubblica, da nato un Em." porpuraloa Protettore òeU
approvarsi dai Papa, ed il senato pel i.° lu nazione austriaca presso la s. Sede; ed
nominò Luigi Flangini vedovo, approva- 01 a l'imperatoieFrancesco Giuseppe I dé-
ebbe l'onore di presentale a Sua Santità riconciliò col senato. Il Papa ne restò con-
leioipeiiali lettere, colle quali egli viene tentissimo, onorò grandemente gli amba-
accreditalo in m alta rappresentanza; ed sciatori, siadoperò energicamente a rite-
il Papa gli esternò la sua speciale soddi- nere i cavalieri di Malta dal recare mo-
sfazione verso riu)peratore per la ripri- lestia a'navigli veneziani, grave vertenza
stinata dignità, e per avere della mede- che riporta ilp. Tempestine! t.i, p. 385
sima investito s'i degno porporato. Già lo e seg., ed essendo liuscito al Papa colla
slesso Giornale del i ."settembre avea an- sua autorità di troncarla, il senato se ne
. nunciato, che il Papa con biglietti di se- mostrò soddisfalissimo e grato, scioglien-
greteria di stato avea nominato suoi pre- dosi in alti elogi il senatore Donalo e il
Iati doDiestici e quindi annoveralo tra gli procuratore Diede, come discordia qua-
uditori della s. flola Romana, il Rev. d/ lificala fonte di sangue e di lagrime. Quin-
d. Luigi Flir rettore della chiesa e dell'o- di ogni desiderio di Sisto V dal senato
spizio di s. Maria dell'Anima de'teutuni- fu subito appagato. A mostrare poi pub-
ci di Roma, ed il R.ev.° professore (di di- blicamente la sua riconoscenza, il senato
jilto ecclesiastico nell'università di Pa- acquistò in Veuezia un palazzo dagli ere-
dova, ove co'lipi del Seminario si pub- di del doge Grilli, e l' offrì in dono a Si-
blicò gli encomiati Elcinenii di diritto sto V per stabile residenza del nunzio
ecclesimlico, la cui autorità per odier- apostolico, di che tenni proposito nel ^
na causa clamorosa, prodMce la Civiltà X, n. 27. Il p. Tempesti ciò narrando nel
t,.Jtolica,6evìe3.\ìA 2,p.6i9)d. Fran- 1. 1
, p. 384, dice che Sisto V avendo cer-
cesco Nardi. Con tale disposizione mg/ calo di comprare un palazzo in Venezia
Flir di Bressanone è slato destinato udi- per abitazione del suo nunzio ordinario,
tore di rota per Venezia, come per Mila- avendone già acquistato altro per 1 6,000
no si dispose mg/ JNardi di Padova. In scudi in Napoli per quei nunzio, volle il
tal modo Venezia e Milano rigodono l'au- senato usare al Papa la signorile munifi-
lico loro privilegio, con lustro del regno cenza di darglielo in dono, come scrisse
Lombardo- Veneto. E siccome perii pie- a' 5 settembre 586 QQ'Diarii mg/ Ala-
I 1
vacanti nomine, e occupando il posto del- ids palata quod Dux et Doininiuin Fe-
l' uditore per Milano mg."^ Serafini, così ìietoriiin donariint SS. D. ]V. Sixto PP.
questo prelato è passalo al posto di udi- T',quodipsa Sanctitas Sua donavit Ca-
tore per Ferrara, lasciato vacuo perchè merae Aposlolicae. Inoltre Sisto V ap-
l'uditore mg.' Pietro Giauuelli a'6 giu- provò l'istiluzione del seminario patriar-
gno era stalo consagrato arcivescovo di cale e contribuì al suo sostentamento, co-
Sardia, qua! nunzio apostolico di Napo- me narrai nel § X, n. 28 e 65, e dipoi
li. — Tornando a Sisto V, gli ambasciatori concesse o confermò la consuetudine a'
a lui inviati dalla repubblica lo trovarono chierici veneziani, di potersi promuovere
ben disposto"a terminare la controversia agli ordini sagri, anche senza il pati ìjdo-
d'Aquileia, perciò il senato a finirla do- nio ecclesiastico, purché col consenso de'
nò il fondo o feudo di Tagelto in que- l'ispeltivì parrochi fossero ascritti ad ai-
stione al patriarca, afllnchè potesse pro- cuna delle chiese parrocchiali e collegia*
nunziare sentenza, nel tempo slesso che le di Venezia. Di più creò cardinali i
per l'alio dell'accettazione del dono, ve- patrizi veneti Federico Cornaro vescovo
niva il prelato a riconoscere la giurisdi- di Padova, e Gianfrancesco Morosini. —
zione della repubblica sul medesimo, on- Intanto nella repubblica veniva a com-
YEN V L N 423
piersi un' importante lifoiiua del consi- Quindi in più giorni furono bui-
Z'ìiita.
I 5 Ita'pt'incipali magistrati, che ogni an- consiglio de'Dieci a trattare alcune cose
no si eleggevano nel i." di ottobre, erasi segreùssinic, per queste doversi intende-
fuor di modo ampliato, sicché poteva dir- re: Gli avvisi segielissiuii dati iu confi-
si che quasi da se soìo reggesse le cose iu- denza pei' servizio delio slato, ma se do-
terne ed esterne della repubblica. Se mol- veasi fare alcuna deliberazione, apparte-
li per debolezza non sapevano o non osa- nere al senato. L'olTerte segretissimo di
vano ricorrere a' mezzi che fornivano le cose importanti ai bene comune, le spedi-
leggi e le elezioni per fare rientrare quel zioni di spie, e l'accomodar con ullizi e de-*
consiglio ne' suoi limiti, molti altri inve- nato que' garbugli che potessero sturbar
ce ne sentivano lutto il peso, e attendeva- la quiete. La provvisione del denaro e il
no con impazienza la i.^ occasione per governo della zecca, che deve per ogni ri-
ispogliarlo di quell'aggiunta da cui gli de- spetto passar segretissimo ; però la dispen-
rivava tanta preponderanza. Tultosi nar- sa di esso denaro sia fatta per il senato.
ra dal prof. Romanin. A darne un cen- Non SI possa da alcuno del consiglio de'
no, dirò sulo che nel 582 avvennero tre 1 Dieci meller parte iu altre materie o pub-
casi che condussero Onalmeute la (oag- bliche o particolari nou specificate nella
gioianza a dare pubblico seguo di disap- ricordata deliberazione del 1 ^6S, e da
provazione e a sopprimere in modo quie- quella del i48i e dalla presente. Quan-
to e senza concitare odii e tumulti la mal do fosse fatta alcuu'altra cosa, oltre le spe-
solferla zonta. Ridotte le cose ad esigere cificate, si ponesse impedimento e proce-
pi oulo ed ellìcace rimedio,allrimenli que desse, non ostante qualsivoglia parte che
slu lotta di poteriavrebbe ridotto a gra- fosse iu contrario, dagli avogadori. E per-
ve pericolo la repubblica, e raccoltosi il chè questi potessero esercitare eoa mag-
1. "ottobre i5tJ2 il maggior consiglio per gior facilità il loro carico, fu commesso
l'elezione della zoiila, solo 1 2 furono ap- al cancelliere grande la pubblicazione
provati, e nelle seguenti adunanze, niu- dì tutte le leggi spettanti al maggior con-
no pili ottenne voti. Era questo un se-
i siglio, al consiglio de' Dieci, ed a quel-
gno evidente di riprovazione, e varia- la) ili l^regadi ordinale sotto capi distin-
mente sene disputava ne'consigli, (luche ti delle materie, dovendo es-ser dato ogni
a'7 dicembre si richiamò in vigore la leg- VLtlla dal segretario deputato alle leg-
ge del i^GH, che determinava 1' iucum- gi il rubricai-io spettante a quel consiglio
beuze del consiglio de'Dieci, ordinandosi ov'essi si troveranno, acciochè si faccia la
doversi dichiarare che cosa fossero quel- Volontà del maggior consiglio colla debi-
le parli segretissi/nt ad esso aflidate. La ta esecuzione intera. Che la zonta dui eoa
proposta non passò miglior fortuna (|aao- sigilo de'Dieci abbia la sua contumacia,
do nel d'j segueule fu riletta con emende. come quelli del consìglio stesso, e che ogni
Riproposta a'2 dicembre, Federico Ba-
1 anno nell'elezione della ::o/i^2 siano lette
duerjdi grande riputazione pennagistra- le parti dal i4^8 e questi capitoli statui-
ture e ambascerie esercitate, salito in bi- ti a'21 e 22 dicembre 1 082, per l'invio-
goncia pronunziò un grave discorso, incui labile osservanza. Ma tutto questo nou
fra le altre cose disse m chi doveasi divi- giovò, e riproposta nel i. ^gennaio i5S3
dere governo dello stalo, ed al consiglio
il l'elezione de' 3 individui cuancanti alla
de' Dieci spettare, secondo la parte del 3a/2^^z, tornali inutili gli esperimenti, la
1468,1 dehtli più importanti in soli 6 zonta Iu abolita per tale riprovazione;
cajsi, e che non si dovesse dargli jiìli hi peieiù il govei'QO della zecca a'3 alaggio,
424 V E >f V E N
tiovcntlo p.issnre segietisMDio, fu solìanfo coir intendimento di riiraltare quanto
iiHìdato al consiglio (le'Djec.i, insieme co' avea sciillo in contrario". Non «bbiso-
3 prowediloii in zecca, da eleggersi an- gnano mie parole per dichiarare la bel!;i
nui dal senato, e il depositario ogni due gloria che ne proviene a si degno figlio
nesse al senato. Così terminò allora lari- virtù francamente trionfa nel saggio e
forma del consiglio de' Dieci, ridotto a' nel dotto, che sopra un argomento era
ne interna tornò a' magistrali ordinari onorevole vittoria sopra di se stesso, l'er-
fecondo gli ordinamenti fondamentali ciò: T iva arco l Antico grido entu-
s. ]\1
della repubblica. —
Delia venuta in Ve- siastico nelle venete vittorie. N'è questa
nezia degli ambasciatori del Giappone, una edificante nel campo immenso, paci-
reduci da Roma nel giuf^no i585, del- fico e nobilissimo della lelleratura e del
Repul'blica presso il cav. Cicogna, An- doge da Ponte in età di circa 90 anni. I
drea ÌMorosini nelle I\kmorie politiche funerali si celebrarono in ss. Gio.e Paolo,
presso il medesimo, Gualtieri nella Re- con l'elogio funebre di Carlo Scararnella,
Intionc (Ic^li Jnìba.fcialoriy il cav. Cico- secondo il Casoni (e non Giovanni Velu-
gna nel t. 5 dell' Inscrizioni, il cav. Mu- do,come inavvedutamente scrissi nel voi.
linelli anche uclla Storia aneddotica, il XCI, p. 121, per essere poco chiara la
prof Romanin,cd io ne feci alquante pa- nota i5 della Serie de'dogi di f^e ne zia
role nel o. II del § X. Ivi ossia nel voi. del Nani, in cui sono riferiti i rispettivi
XCI, p. I ig, procurai rettificare quanto autori delle biografie de'medesimi dogi,
sui medesimi an)basciatori giapponesi, e perchè le due che seguono sono elfetti-
ne' primordii di sua benemerita e ferti- vamente del eh. Veludo. Laonde il rac-
iissiuìa carriera letteraria, avea narrato conto sugli ambasciatori giapponesi che ia
col Gallicciolli, il ricordato laboriosissi- dello luogo ho attribuito alVeludo,spelta
mo veneto cav. Mulinelli. In me la ve- invece al Casoni), o di Antonio Longo co-
rilà storica prevalse all'ammirazione e iwii vuole il prof. Romanin ; e trasferito il
alla riconoscenza che mi vanto profes- corpo nella chiesa di s. Maria della Cari-
sare a lauto scrittore, anco per essere e- tà vi fu deposto, e poscia gli fu eretto
gli sialo, colle sue utilissime e pregevo- splendido monumento con diseguo diSca-
lissime opere, una delle caie magistrali mozzi, e colle statue e altre sculture del
guide in questo lungo e fecondissimo ar- Vittoria, il 1." e vendo a suo tempo co-
ticolo. Feci violenza a me stesso e con mincialo la fabbrica delleProcuratie nuo-
pena dovetti procedere colla storia. Se ve, che aggrandì di molto l'antica piazza
l'amore del vero a ciò mi costrinse, quel- di Marco, compiendo l'euritmia di (juel
s.
piinoipalmenle guardarsi dall' insidie e fire trista esperienza, che il vecchio do-
accortezze degli spagiiuoli e del loro re ge avea dello il %'ero.
Filippo II, che tende alla aioiiurcliia (u- 3 I . Pasquale Cicogna LXXXFIII
iiiveisale per compiere la tanto vagheg- doge. Il suo biografo Giovanni Veludo ri-
giata idea del genitore) possedendo tarili leva, che dopo il Vendramino, il Cicogna è
regni e stati, e fatto oltremodu putente il 2." doge che fra'nobili ntmvi fu innal-
per l'acqiii>to di l'orlogallo e con quella zaloal soglio. Comodi molla prudenza, di
parte dell'Indie orientali ad esso spettati- santi e illibati costumi, di religiosa carità,
ti (dopo la morte del re cardinal Enrico, (li assiduadiligenza ne'pubblici maneggi,
5 governatori del Portogallo nominali era-.i distinto n elle guerre coatro i turchi
neir interregno aveano domandalo assi- mentre trova vasi governatore alla Cane;»
slenza alla repubblica contro l'andjizione nell'isola di Candia; èssendo allora procu-
di Fdippo U, ma essa non volle niischiar- ratore di s. .Mi reo, fu elevato al dogado a'
visi, ed anzi più tardi ordinò l'alionta- 18 agosto 1 585. La sua elezione fu più del-
nanientodel pretendente d. Antonio gran I ordinario rilardata, avendo a competi-
piioredi Grato, ch'erasi rifugiatone! do- tore Vincenzo iMorosini, il quale alfine
minio). Essere tale re di natura altissima cedendo sponlaneamenle, si adoperò iu
e sommamente avido di gloria, poiché ftvoredel Cicogna, [)erciò favoloso il nar-
dì giovine soleva dire : Che se suo padre ralo dal Darù. Per altro, il popolo che de-
che nacque figlio d' un re assai debole siderava il iMorosini ne rimase poco sod-
ha fatto tanto, a lui eh' era nato figlio disfatto, anche pel poco denaro che gettò
d'un imperatore si conveniva far mollo nel solito giro per la piazza.
Del resto il
di più. Simulatore e vendicativo, era co- doge parlò bene, promettendo giustizia
si gran re che il solo turco poteva resister- e che le cariche sarebbero conferite al
gli; non Francia indebolita dalle discor- Solo mento; e in memoria d'avere rice-
die civili e per averlo fitto troppo cresce- vuto la notizia del suo innalzamento,
re. 1 re che aspirano allamonarchia han- mentre si trovava a' ciociferi, fece conia-
no in odio gli altri principi, e mollo più n; la consueta osella con 3 Croci e col-
la repubblica come quella che per l'or- r iscrizione : ////^c resnrrcclio et salim
dinario ha vita e impero più lungo degli (E lappresentala (juesta circostanza iu
altri [)otenlali. Bisogna regolarsi con lui \\i\ magnifico dipinto di Palma Juiiio-
con modestia e destrezza, onoiandonegli re, collocato nella chiesa stessa de' Cro-
andjasciatorì e concedendogli l'onesto; ciferi ). A questi tempi, continuando la
non iscuoprirsi francesi, conservare con- repubblica nel suo sistema di pace, di
cordia di buoni vicini co' suoi ministri fie(|uente ricevea da' suoi ambasciatori
dllalia; intendersi bene co'I'api, poiché dispacci che la islroivano esattamente
il re pel potere che tiene sui cardinali a di ipianto acc.ideva ne' paesi e nelle cor-
Ini aderenti, pare che seu)pre ficcia un li di Europa ; dispacci che più anco-
Papa a suo modo, e se lo conserva con ra delle relazioni svelano le più segrete
diversi favori e onori, che di continuo fa molle della di[)loiija2Ìa veneziana e for-
a' loro parenli. Occorrere tenere il mag- niscono tali notizie, che invano si cerche-
gior numero di soldati r he sia possibile rebbero alti ove. Nel 1 187 uac(pie una dif-
4^.6 VEiN V EN
perpetuo a' palriaichi di Venezia, onde gnoria, onde per molti giorni si disputò
p. 3(S I e seg., donde il Novaes ricavò un per cui si vollero sostenere, non oslanle
sunto inesalto cbe inserì nella sua Slo- le n>ediazioni di principi e monarchi per>
ria dei Ponlcfici. Pretendendola fami- che si contentasse il Papa. Ma Sisto V
glia Gradenigo al padronato della badia, inflessibile, avea già determinato dì ri-
per le niunificeoze usate ad essa da'suoi chiamar da Venezia il suo nunzio e di
iria"^iori, mosse lite a' Trevisani abbati licen2Ìar da Uomal'ambascialor veneto.
DO '
commendatari, i quali per successi ve ras- Del che avvisati senatori segretamente
i
segne falle a' loro parenti da I25 anni da'cardiuali amici, si cotilenlarono in os-
la conservavano nella loro famiglia e si ; sequio di tanto Pontefice di rivocar tut-
ventilò per pili d'un secolo da'lribunali to; onde presentatosi l'ambasciatore al-
di Venezia e di lioraa. Sdegnatone il se- l'udienza del Papa, manifestò l'operato
nato volle sostenere i Gradenigo, e sic- dal senato delia rivocazioue delle parli
come Giovanni Trevisan n' era allora tante volte prese in Pregadi e passale da
abbate, ordinò cbe nell' intitolazione
gli tanli anni in esecuzione, quantunque non •
ù\Ahbas s. Cìprìaiiì, sopprimesse le pre- si facesse mai per alcun altro sovrano.
cedenti parole: Dei et Aposlol. Sedis Penetralo Sisto V dal nobile e di voto con-
grada. Avendo ubbidito, dipoi lo pre- tegno, ricolmò il senato di finezze d'af-
sentò a Pio IV per la dignità di patriar- fetto e di onore, protestando che per que-
ca di Venezia, e fu preconizzalo in con- sta sua filiale ubbidenza gli avea rubato
cistoro. Poscia vedendo (piesto prelato il cuore, in pieno concistoro lodando al-
avvicinarsi il fine di sua vita, pregò Si- tamente la pietà e sommissione dell'au-
sto V di accettare la sua rassegna a favore gusto senato, il quale da vero cattolico
del nipote Pietro Emo, il che penetra- avea dato un preclaro esempio di subor-
tosi dal senato, per sostenere i diritti de' dinazione a tulli i principi cristiani. Dal-
Gradenigo si oppose. Allora il patriarca l'altro canto, Sisto V equamente com-
con esagerazioni domandò giustizia al pensò Gradenigo eoa altro benefizio,
i
clesiastica. Sisto V acerrimo nei render cora il i.° posto sui destini d'Europa,
giustìzia, senza badare a' rispetti umani quella per la sua ambizione alla monar-
di quanto il senato avea fallo pe' suoi chia universale, questa per le sue san-
parenti e nunzi, volendo colla solita sua guinose guerre di religione, sostenute
prontezza sbrigare l'affare, chiamò a se dalla famosa lega cattolica, alla cui testa
l'ambasciatore veneto, si querelò acre- era segretamente Filippo li re di Spa-
mente della repubblica, che mentre a- gna, contro l'eresia armata degliU§o-
tnava tanto, essa allentava all'ecclesia- nold, e della {ìe'Scdici dal numero de'
stica libertà. Voleva l'oratore addurre quarlieri di Parigi più ad essa aderenti.
ragioni, ma il Papa di temperamenlo Nelle sue slreltezze, Enrico Ili si volse
focoso, alteratosi, alzando la voce disse per consiglio alla repubblica, che tanti
saperle tutte, e desiderare che pronta- solenni segni d'affetto aveagli dato nel
mente si rivocassero gli antichi s recen- suo soggiorno a Venezia, ed il consiglio
ti decreti contro il patriarca e contro f(i che ad ogni modo si studiasse di ri-
l'Emo, e finì con minacce di fire quan- comporre la pace; ma il male era troppo
to richiedesse l'onor suo e della s. Sede. profondo e radicato, le gare de' partili
L'oratore riferì fedelmente lutto alla si- troppo vive, gli odii troppo esacerbali.
V li N V E IN 4/7
La guena aideva egualmente uc'Puesi nica. Benché si muslrasse disposto a ri-
Basai uoult'o la Spagua per caif&a pure nunziare all'eresia, avea contro dì se
dell'eresia arujala de' Cali>iiusli, sullo l'ambizione de' Guisa, il parlilo catto-
diverse deiioiniuazìoui, combatlendo al* lico e il Papa. La repubblica a mezzo
liesì per l* iudipendenza. Ed iu Inghil- dell'amliasciatore Giovanni Mocenigo iu
terra colla tirannica ed empia decapi- Tours novembre con Emico IV
fece nel
tazione della regina di Scozia Maria le sue condoglianze per la violenta mor-
Stuarda, eiasi tolto pel suo virtuoso zelo te del suo predecessore, e le congratula-
cattolico un potente avversario al prò* zioni della sua successione al trono. Ui-
lestautesimo : crudele avvenimento che spose il nuovo re, non dubitar punto de-
riempì di stupore edi orrore l'Europa. A. gli amichevoli sentimenti della signoria,
\endicarla, a difesa del caltolicisajo,e pe' tra la quale e il defunto Enrico 111 era-
diritti che pretendeva sulT Iiighilltrra, no passali tanti segui di benevolenza e
FdippoII le spiccò contro la formidabile d'aifelto, siccome lenevasi del pari cer-
flotta denominata V Invincibile^ che ia tissimo del piacer suo per l'assunzione
'
vece restò iu parte scouiilta dagl' inglesi alla corona di Francia; stimarsi molto
e rovinata da fiera burrasca. A questa obbligato dall' esser ella stata la sola iu
spedizione l'avea indotto Sisto V, per di- Italia a riconoscerlo, il che riuscitogli
stoglierlo dall'ideata monarchia univer- sommamente giatu e della quale dimo-
sale, per le ragioni riferile dal p. Tem- strazione avrebbe tenuto perenne me-
pesti. Dopo la morte del duca d'Anjuu, moria, da non lasciare circostanze di dar-
Itatello di Enrico HI, privo questi di pro- leue quelle maggiori testimonianze, che
le, spettava la successione ad Eurico HI verso qualsivoglia principe, per quanto
di Borbone re di ZVat'(2/v^ capoparte cal- grande, si potessero. Inviò quindi a Ve-
dissimo degli ugonotti, il perchè la lega nezia ambasciatore straordinario m.'^ di
prese nuovo vigore per escluderlo dal tro- Lucemburgo con sue lettere e inforuìu-
no e porvi un piincipe cattolico a conser- zioni delle cose del regno, le quali vol-
vazione della vera religione. Enrico 111 gevano allora favorevoli alle sue armi.
che formava il partito piìr debole de'3 che Delle quali cose Sisto V, ancora soste-
laceravano Francia, ingelositosi de' Gui- nitore della lega, si mostrò molto alle-
sa-Lorena prmcipali della lega cattolica rato, con far sapere alla repubblica, che
che aspiravano alla corona, costretto dal- se voleva conservarsi il nome di tanto
za da Enrico 111, si limitò ad offrire una piìigran piincipe del mondo che voglia
prestanza di denaro, dovendo vegliare sui dar leggi agli altri? Pur troppo già i
essendo egli pure allacciato dulia scuiuu- tolo di re della Francia ^ià da Enrico
4^8 V E N VE N
III prima ili inorile; ch'esliiil.i la stirpe lega, e la non esserne che un
religione
rare di lasciarsi condurre ad ascriversi gii fu surrogato Gregorio XIV, stato ve-
tra poco fra il novero de' veri credenti, scovo di Cremona, il (piale tosto asse-
qiialoia si procedes>ie verso di lui con gnò soccorsi alla lega, e decretò due mo-
benignila e piacevole/za; che già appe- ni torii contro gli aderenti d'Einico IV^,
na prese le redini del governo, avea or- mentre la repubblica inviò ambascia-
dinalo dì nulla alterare circa la religio- tore in Roma Giovanni Moro. Indi il
ne caltolicaj e che gli ecclesiastici fossero l^ipa avvertì nel marzo i Sg la repub- i
niantenuti nel possesso de' loro beni e in blica, de' moli uffici che venivano fatti
Dhore presso ciascuno; poiché se istiuito contro di essa, e l'ambasciatore francese
fisse, come grandemente desiderava, co- esponeva al collegio tutti i maneggi e i
lolica religione; olire altri giavi e giusti a vea scritto alla signoria di licenziar l'aia-
l'ero a' i4 marzo i Siqo Enrico IV ne' zelo di Dio, E da Francia notificava il
tiiiitorni d'Ivry con Uìetnorabile balta- Mocenigo, lo sdegno cagionalo dalla sco-
glia sconfisse l'armala della lega, coman- munica di Gregorio XIV, e come par-
dala dal duca di Alayenne, e con una let- la vasi pubblicamente di levarsi in tutto
tera mandò poi iii dono alla repubblica dall'ubbidienza della s. Sede, e di eleg-
nel i6o3 la Snadd colla (piale avea com- gere a influenza del partilo ugonotto un
battuto e trionfato, e l'armatura in es- patriarca della Chiesa gallicana, creden-
sa indossata. Questi doni furono collo- ilosi il conlegno del Papa derivare da
cati nelle sale d'armi del palazzo duca- particolare inimicizia verso il re e spin-
le, dove nel 1797 fu rubala la spada, tovi dalla Spagna. 1 maneggi di questa
e l'armatura fu poi deposta nelle sale conosciuti dalla repubblica, aveaiio in-
d'armi dell'Arsenale, ove esiste. Infuria- tlolto la signoria sin dal giugno iSSg ad
ta la Spagna perchè in Pioma fosse il avviare un trattato di sussidio e com-
Lucembiirgo, l'ambasciatore Olivares mercio co'grigioni, cantone della Sviz-
tlicliiarò al Papa die se non lo licenzia- zera, giustificandosene col Papa come
va dovea far le sue prolesle. A questa pa- stretta dalla necessità a prov\ edere al-
rnlii il Papa si adirò e licenziò invece dal- la propria difesa. Ma anche là trova-
l' iJflicnza il iapprcsenlanle spagnuolo ;
va la repubblica ad avere a combat-
e uni illuminalo delle segrete mire della Il re i raggiri di Spagna, che niellcva
\ E N V E iV 479
fntlo in opera per inipediieqiieirallenn- Francia con un re amico sul trono, ap-
7a. Era una gaia a chi più potesse col- parivano necessarie a conlrabbilanciaro
lepromesse e guadagnare co'tioni; ma l'ambizione irrequieta di Spagna. Frat-
due delle tre così dette leghe che costi- tanto ardeva la guerra in Ungheria per
tuivano grigioni, cioè la Casa di Dio,
i opera de' turchi, sotto il debole Puodolfu
e le Dieci Diiillure, sostenevano i vene- 11, e le popolazioni di quella si mostra-
ziani e riconobbero la successione d En- vano alquanto avverse all' imperiale do-
rico IV; maggiori difficoltà si ebbero minio. Mossi dal timore dell'incursioni
coll'altra lega de'grigioni propriamente che i turchi ficevano nella Croazia, i
detti, econvenne alla repubblica dispen- veneziani nel i5q3 vennero nel pensie-
sar denaro perfino a' predicanti sedicenti ro dell'erezione della fortezza di Palina
lifortuati, perchè da'pulpili vi persuades- Nuova e della furtificazioue d' Udine a
sero il non tan-
po[>olo di loro confessione, difeso del Fl-iuli; ma ciò dispiacque al-
to legalo d'aifetto agli spagnuoli quanto l' imperatore, quasi che quell'opere con-
contenuto dal timore. Frattanto, morto tro di lui fossero dirette, e ne fece vive
Gregorio XIV a' 5 ottobre i5qi, dopo
1 lagnanze. Dierono motivo al sospetto le
i3 giorni fu eletto Innocenzo IX Fac- sue relazioni colla repubblica che si fa-
chinetti, slato nunzio pontificio di Ve- cevano setnpre piii acerbe per causa del-
nezia. Era risoluto di sostenere la lega le continue molestie degli uscocchi, alle
io Francia contro Enrico IV, quando quali non ostante le molle promesse dal-
con due soli mesi di pontificato passò a la parte imperiale non veniva al solito
miglior vita. A'3o gennaio i5q2 fu e- posto riparo, eil erano al turco fomite
mani e Leonardo Donato, ambi poi dogi, coir invio di ambasciatori e ili scritture,
vedendo che non avrebbe (loluto pacifi- provvide tantosto, e furono a' torcili lol-
caniente ascendere al trono, cominciò ad le le vie per le quali potevano forse pre-
1 suoi errori, ed entrò in Parigi da lui ziana IjuHò, si rinnovò con Maometto III
assediata, fu assolto dalle scomuniche suo figlio il Da questo
trattato di pace.
dall'arcivescovo di Bourges, e poi solen- la repubblica con-
sistema pacifico, che
nemente dal Papa, ad onta de' contrari tinuava, non poterono ismuoverla, ne
sforzi di Spagna e de' confederati della r ambasceria persiana del soli di Per-
lega a' 17 settembie i')r)'), con ammet- sia Abbas il Grande, in fiera guerra co'
terlo nel materno seno della Chiesa cat- turchi, nù Clemente Vili che grandi aiu-
lo stato de'veneziani,
che credevano do- gli edifiziche la piazza di s. Marco fan-
minio del Papa, giacché era vietato ai no bella e stupenda; si fece costruire in
russi di appiendere qualunque lingua pietra il gran ponte di Rialto, il quale
straniera, volendo lo czar in ogni tempo con una sola arcata unisce due lati i
intendere ciò che fra loro si discorresse. maggiori che dividono Venezia ; fabbrica
Della lega con esso nulla fu fatto, bensì che questa sola servi ad immortalare la
fu avviato il commerciocolla Svezia, che memoria del doge Cicogna la Biblio- ;
fin dal 15^7 con apposito ambasciatore teca e la Zecca ebbero ornamento di co-
vi avea invitato la repubblica. Era mi- lonne, statue e altri lavori; si posero le
naccialo invece d' interruzione quello fondamenta di varie chiese, altre si re-
con l'Inghilterra, potenza che dopo la staurarono; e parecchi de'più dovizio-
vittoria sulla flotta spaguuola, facevasi sicittadini eressero palazzi, che per la
sempre più formidabile sul mare, e co- struttura e sceltezza de' marmi, e per
minciava già a mandare propri navi- i gli ornamenti parlano chiaro abbastanza
gli a provvedersi direttamente in Levan- di quella grandezza che non è più. Il doge
te di quelle merci che per l'addictro ri- Cicogna dopo aver seduto gloriosamente
tirava da' veneziani. Ciedettero questi 9 anni, y mesi e 5 giorni, morì a'a apri-
i
grosso dazio l'uve passe e altre merci Maria allora de' crociferi ed al presente
che su bastimenti inglesi si asportassero de' gesuiti, accompagnandovelo il pianto
da Zante, ma avendo la regma Elisa- de'buoni. Dipoi nella parete a manca del-
betta aggravato del pari imercanti ve- l'osservatore, della cappella destra della
neti in Inghilterra, fu d'uopo venire ari maggiore, gli fu eretto un monumento,
accordo ed il dazio fu tolto. Qual fos'^e opera grandiosa di GirolanioCampagna,
ormai la prosperosa condizione di quel che ne fu pure lo scultore. Il eh. d. —
regno, quanto commercio, si prova
al Salvatore Proja di Pcscina (perciò con-
dalla ricerca che nel iSgi fece Venezia cittadino del gran cardinal Mazzarini, co-
al governo inglese di potervi estrarre me provai in quell'articolo riproducendo
3o,ooo staia di grano, raccoraandantlo la fede battesimale), professore nominato
si dessero ordini rigorosi a'vascelli na- neir Università Romana [F.) di algebra
zionali di non recar molestia a' navigli e geometria, ripetitore di scienze nel col-
\eneziani che carichi di pepe e altre dio- legio Pamphilj e bibliotecario della Lan-
ghe dal Portogallo o d'altrove si diri- cisiana di llomajColla sua splendida penna
gessero a Venezia, anzi li favorissero e mi scrisse ed a mia confusione inlilolò la
proteggessero. Tantoerano già mutate le faconda e dotta: Lettera, Urbano rill
sorti dell'antica dominatrice de' mari, e e gli Zy/V/ce/, impressa in Ro-
Accademici
tanto cominciava a spiegare la sua po- ma i858, e quindi inserita nel t. 7
nel
tenza la nuova. Nel i5q4 la repubblica della nuova serie del Giornale Arcadi'
mandò Uonia per ambasciatore Gio-
a co di Roma stessa, per ulteriore suo trat-
vanni Dolfìn. In questi tempi le dolcez- to di singolare benignità, onorandomi e
ze d' una pace tranquilla, e il vedere confortandomi cou benevola indulgenza
che il commercio tuttavia si manteneva ne'più solenni modi. Ne fece onorata men-
florido, consigliarono i veneziani ad ul- zione la Cronaca di HJilano, anno iv, di-
teriori abbellimenti delia loro capitfilo, spensa 14.'', »' qnid dotta dissertazione;
VEN
nrlornn di gran supptMeUile di notizie cademia de' Lincei, detto nelle solenni
con bella disirivoltnrn d'esposizione "do- eserjìde de' Lincei defunti. Discorso so-
po nvere d.ito contezza dello scopo della pra la vita e le opere delp. Andrea Ca~
medesima. A ciò fiì mosso il pi'of. Proja, rnfa della. Compagnia di Gesìi. Lettera
dall'aver io nella biografìa di Papa TV- sopra lo stato delle niateniatichc in Ro-
bnno /'///Bai bei ini rilevato la stia glo- ma. Storia de' nuovi Pianeti dal \ 80 i al
ria come IMeccnatede'biioni sludi, ricor- i85i): oggi, che do[)o i grandi progressi
dando favori eia protezione accordata
i fatti nelle scienze, e in ispecie dall'astro-
ogii accademici Lincei, di cui egli è socio nomia, la Chiesa ha fatto lil)ero a tutti
ordiiiariojche vantano a fondatore il prin- gli asfrononii di poter insegnare il moto
cipe Federico Cesi, il quale favoreggiato del globo tenestrCj noi dobbiasno piut-
da quel magnanimo Fapa, co'privilegia- tosto rimpiangere nel segreto del nostro
tissimi spiriti de'suoi accademici, trava- cuore le sventure del Galilei , anziché
gliò per rimettere in seggio la vera itali* rialzare aquando a quando il velo del-
ca filosofia, la filosofìa positiva della spe- l'oblio,onde il tempo le va ricoprendo.
lienza e dell'osservazione. Il celebre Ti- Quello che dobbiamo sempre ritiverdire
rabeschi, non seppe decidere se il Cesi più nella memoria degli uomini, sono le glo-
giovasse alle scienze colla sua munificen- rie di questo gran Linceo e piinci[)e ec-
za, o col suostraordinai io ingegno. E sic- celso della rinnovala filosofia: perchè nel-
come di tale insigne e pontifìcia accade- che ora slate (nuova-
l'articolo Venezia,
mia, lina delle primitive e principali glo- mente) scrivendo con amore che supera
rie fu il gran linceo Galileo Galilei, al- la vostra insuperabile erudizione storico-
l'encomiato prof. Proja gli piacque ri- ecclesiastica, fate di richiamare alla men-
marcare aver io nel rammentato artico- te di que'gentili, che attendono dalla vo-
lo parlato anche di quel sublime ingegno stra penna nuovo histi'o alla patria loro,
(lo celebrai pure in altri), e della clemen- fate, dico, che e' si ricordino che Gali-
za usatagli da Urbano Vili nella sua fa- leo Galilei professore a Padova e sotto
mosa vertènza colla suprema lnf|iiisizio- gli auspicii della veneta repubblica pose
ne, con tanta abbondanza d'erudizione, nelle mani de' fisici il termometro e il
verso l'accademia de'nuovi Lincei di cui il suo ingegno a svelare agli uomi-
felice
è ornamento, eloquente, perito e giusto ni una moltitudinedi meravigliedella na-
propagatore de'suoi fasti, il che altresì si tura, onde poi divv-nne il creatore della
ammira nella Lettera a me benignameu- filosofia sperimentale, le sue nuove sco-
te diretta, nella quale fa servire la loio perle ed esperienze, colle quali fece cono-
storia a lode di Urbano Vili, e quella di scere la legge di accelerazione nel movi-
questo a lode de'Lincei medesimi. E poi mento de'coipi cadenti, l'eguaglianza dei-
inevitabile che io non ripeta alcunché ilei le rapidità impressa dalla gravità a tut-
già detto nell'articolo sunnominato, cele- le le sostanze materiali, e molte altre ve-
brando rari meriti
i scientifici di Galileo, rilà fisiche, delle quali Aristotile non ha
gloria immortale di Pisa, d' Italia, del- parlato, come rileva l'altro suo biografo
le scienze, del cui progresso la repubbli- lìiot, inasprirono i partigiani dell'aulica
ca veneta si rese benemerita col nobde filosofia peripatetica, la cui f,inalicafidu-
patrocinio accordato anche a questo lu- eia nell' opinioni d' Aristotile impediva
minare del sapere, vero faro di luce fi- gustare tante preziose cose; ed i quali ve-
losofica, e sarà saggio di quello da essa dendo per sì fatto modo assalila l'intera
conceduto ad altri sapienti, che il la- loro scienza, cercarono di nuocere al no-
conismo m' impedisce di celebrare. Na- valore nell'opinione do'potenti egli nios-
. V EN YEN 433
SCIO rnolleplici persecuzlonijlalinenfcclii), deva da! senato di nuovo pro-
Venezia, i!
per sotliaivisi, si vide obbligalo do[)0 3 fessore di Padova continuò con una vo-
anni neli5g2 d'abbandonare la cattedra ga più brillante le sue lezioni pubbliche
di Pisa, volgendo l'animo suo alle olTer- e le sue ricerche sperimentali. Per soddi-
te, cbe più volle gli erano stale fatte del- sfare alle sue obbligazioni verso i suoi
la cattedra di Padova. Questa allora fio- protellori e il governo che lo impiegava,
riva e d'ogni parte vi accorrevano gli slu- inventò e fece costruire pel servigio della
rlenti, e persino da Germania, Francia e repubblica diverse nuove macchine di
Fiandra, poicbè eletti fin dali5i6 a di- grande utilità; e scrisse pe' suoi allievi
nistrò tutti i mezzi di continuare le sue tura elcmentorumj quomodo venti, più-
scoperte e lavori scientifici finché avesse viae,fiilgura, tonilrua ex iis provncan-
trovalo modo di collocarsi. A tal fine il quihus servianl usihus eie), ed il
tur, et
Salviali lo fece conoscere e raccomandò compasso di proporzione,CLii appellò com-
al suo amico Gio. Francesco Sagredo pa- passo militare, perchè lo avea principal
trizio veneziano, valentissimo nelle scien- mente destinalo all'uso degl' ingegneri.
ze matematiche e fisiche, pel cui autore- Dell' invenzione del termometro abbia-
vole mezzo a' 26 seltembre dello stesso mo l'irrefragabile testimonianza del dot-
I 592 ottenne dalla serenissima repubbli- to suo mecen;ìle Sagredo, il quale aven-
ca di Venezia la matemati-
lettura delle do portato in seguilo alcuni notabili mi-
che in Padova. Né sorse alcuno di sua glioramenti sul medesimo, scrisse a Ga-
nazione a impedirlo e difenderlo, e il prin- lileo » L'istrumento per misurare il cal-
:
celle idrostatiche, per conoscere col mez- d'un corredo di piastre di ferro.
l'aiuto
zo dell' (icqua il peso de' metalli. Colla Ma in mezzo a tanta gloria neppure in
Lettera Z^.':Teriiioinctro, dimostra che Padova, che sotto l'egida della repubbli-
il uierìto di avere inveulato il termome- ca aperta gli si era come porto sicuro al -
fetto e del calorico e della pressione del- mai placata e mai perdendolo di vista,
l'aria atmosferica, viene allribuiloa molti, non venisse anche in quel pacifico e no-
ed eziandio a fr. Paolo Sarpi, ma fino dal bile soggiorno de'dotti a turbar la men-
1 596 è certissimo che Galdeo avea tro- te instancabile nelle speculazioni filoso-
vato i suddetti strumenti di vetro con ac- fiche; e di quali trovali fu spettatrice la
qua e aria, e per meglio comprovarlo of- città di Padova può vedersi nel Viviani
fre un \uo^oAit Pensieri vari di lui, trat- nella Fila di Galileo, Venezia i836 ti-
to dalle sue Opere, che lutto riguarda pografia Alvisopoli. Trovandosi Galileo
il termoscopio, e pieno di profondi pen- fieramente offeso e provocato da Baldas-
samenti. Secondo le leggi venete l'inca- sare Capra milanese, che s'era allora te-
rico di profcssore, come tutti gli altri pub- merariamente appropriata l'invenzione
blici impieghi, non era che tempora- del compasso, a ciò indotto dal suo mae-
neo; ma quando spirò il sessennio della stro Guntzehusano, nel tradurlo in lati-
condotta a cui era slato destinato, nel no e stamparlo nella slessa città di Pa-
I Sqg il senato, estimatore de! felice suo dova in fàccia del medesimo auloie, {a
talento, la rinnovò confermando Galileo Galileo necessitalo a pubblicare una sua
nella cattedra per altri 6 anni con un au- difesa in volgare per evidente dimostra-
mento di onorario, di cui si sdebitò ver- zione di furio così detestabile e vergogno-
so la prolellrice repubblica con nuuve so, difendendosi insieme dalle calunnie e
scoperte. Quest'epoca fu pel professore la imposture del medesimo Capra, il quale
più fortunata, fausta e luminosa di sua in una sua considerazione astronomica
vita. Nel 1604 una stella ignuta e d'u- sulla stella nuova deli6o4) stampala già
na fulgidezza straordinaria, essendo com- più di due anni avanti, 1' avea acerba-
parsa ad un tratto nella costellazione del mente laceralo, mosso da invidia per l'u-
Serpentario, Galileo dimostrò, mercè le niversale applauso che avevano ricevu-
osservazioni, come tale astro era mollo to le 3 lezioni falle dal Galileo sulla nuo-
al di là di ciò, che i peripatetici chiama- va stella. Non fu già valevole tal difesa a
VEN VEN 435
reprimere l'aiulaci:! o la troppa conficeli- ilietio la mossa de'raggi luminosi in ve-
za d'alcuni altri di altre nazioni,! quali tri sferici di forme diverse. Alcuni saggi
nllellali o Irnsporlati dalla uovilà e va- tentativi co' vetri cheavea alle mani, seb-
gliezza della invenzione, e dalla mirabil bene imperfetti, produssero l'eiretto de-
copia e fertilità de'suoi usi, non espones- siderato; nel dì seguente rese conto del-
sero alle sla'.npe, come interamente loro la riuscita a' suoi amici di Venezia : ciò
proprio, 1' ingegnoso compasso del Gali- non era da meno dell' invenzione stessa
leo, pubblicandolo con diverse iscrizioni dell'ottico congegno. Passali 6 iPi, altro
gnosi allentali. Ne fece una nel i6of), lilei, e il decreto vennero pubbli-
ci'aii,
che va tenuta per un de' più solidi fon- cali dal Morelli nell'ingresso del procu-
<lamenti della sua gloria. Verso il mese ratore di s. Marco Alvise Pisani, 1796).
d'aprile maggio di quell'anno, cor-
di Penetrato l'animo nobile di Galileo, pro-
se voce a Venezia, dove allora trovava- priodi tutti i sapienti, di gratitudine ver-
si Galileo, che lui olandese (Jacopo Me- so la munificenza della repubblica vene-
hio) avesse presentalo al conte Maurizio la, non trascurò niuna diligenza percre-
di Nassau uno stromenlo, pel quale gli scere que'meriti che l'aveano provncata,e
oggetti lontani apparivano vicini; né se gli avevano ottenuto tanti favori. Infalica-
ne seppe di più (imperocché, come si ha bile nelle sue ricerche, peifezionò altresì
pò per due l'uno convesso e l'altro con- siq)erficie della luna simile ad tina ler-
le specularne tosto la formazione : si pò- tea ; le nebulose ; tutto il cielo infine co-
occhio nudo. Alcuni giorni gli bastarono salte, nella sua Opera Astronomica, Ro-
per passarle in rassegna, e le annunziò ma I G66). Ora il eh. d. Sante Pieralisi bi-
al mondo con uno scritto intitolato: Nnn- bliotecario della Larberiniana, ha trailo
cius Sydcreus, cui dedicò a' principi de da essa e pubblicato il Breve discorso
Medici sovrani di sua patria, col nome di della istituzione d' un Principe ^ e com-
Stelle lìhdicee, e del quale continuò suc- pendio della scienza civile di France-
cessivamente la pubblicazione, con gior- sco Pìccolomini, con otto lettere e nove
nale periodico di tal non)e, di mano in disegni delle Blacchie Solari di Galileo
mano che andava scuoprendo nuovi og- (^ rtZ/Vci, Roma 1 858. Alla fine, non meno
getti : osservò in Satuino
tal guisa, che profondo ad indagare lecoiisegueoze del-
talvolta si presentava sotto la forma d'un le cose nuove, che sottile a scoprirle, Gali-
due appendici che parevano due piccoli gii eclissi de'satelliti diGiove potevano riu-
pianeti ; tua era riservato ad un altro il scire per la misura delle longitudini ; ed
dimostrare che tali apparenze erano l'ef- intraprese anzi di fare u»i buon numero
fetto d' un anello che circonda Saturno di osservazioni di quegli astri onde co-
(a Cristiano Iluygens o comunemente U- struirne tavole che potessero servire pe'
genio dell' A ja, quando mentre il telesco- naviganti, massime pe' suoi amali vene-
pio di Galileo amplilìcava solo 3o volte ziani. Sulla torre a Ponte Molino di Pa-
gli oggetti, a lui riuscì più tardi nel i 659 dova si legge questa iscrizione : Da que-
di costruire un obbiettivo di 22 pierli di sta forre - Galileo - Molta via de' Cic-
foco,nuovoslromento che ingrossava l'og- li svelo. Dopo ammirabili sco-
tante e sì
getlosinoa 100 volte, indi pubblicò il suo perte, deve sorprendere come siasi vo-
Sistema di Saturno, che trovasi nelle sue iutoconteiidere a Galileo l'invenzione del
Opera i'<7r?aj. Galileo inoltre scoperse al- telescopio, col quale egli le ha falle, qua-
cune macchie mobili sul globo del sole, si che in sirail caso 1' inventore non fosse
cui i peripatetici dicevano tuttavia incor- quegli che, guidato da regole certe e <la
macchie della luna gli provò che quell'a- comprende di leggieri fino a quale altez-
lo in questi ultimi tempi venne superato ta negli Atti dell' accadeniiii pontificia
per o[)cra di Fraunhofer). IMolti pretese- (le'tiuovi Lincei. Laonde il vero merito
ro d'attribuire a Galileo^ per le incessan- di Galdeo e de'Lincei col microscòpio sta
ti sue speculazioni, l'invenzione pure del iiell'averlo perfezionato e rivolto allo stu-
leo si hamio sicuri monumeoti , come è po pratico; ma quegli eziandio che non
incontrastabile, che di[)OÌ nel 1 G 2 ne
1 in- li Ilio perchè crea pensieri, ma perchè sa
viò uno a Sigismondo IH re di L'olouia. incanì ire nel tallo i pensamenti suoi". Il
'Questo suo ritrovamento scddjru dover- principe Federico Cesi illustrò il micrn-
si collocare fra il iGoq e i<3iOj per ag- m:o[)Ìi> di Galileo, con \' Apiario, acciò ri-
gmuiliic iu apparenza g'i oggetti vicini velasse nuovi portenti, co' suoi Lincei
438 V E N V E N
primi ebbero la gloria a rivolgere l'ot- simo II granduca di Toscana invidiava a
tico coDgL'goo ull iugraudimeiilo dell' u- Venezia e Padova , falli campi di gloria
luiiDo sapere, cliiamandolo col più pro- scientifica e immortale di Galileo, sollo
prio vocabolo che porla luttura. Le be- gii auspicii generosi della repubblica ve-
iiciuereiizc de'Lincei Stellati, Fabio, Co- neta, e lo bramava vivamente in Fuen-
lonna e altri sono rilevate egregianieiite ze. Dispiaceva al seualo la perdita d'uu
jiL'Ila Letltra del prof. Frojn, che Cesi li uomo di fanlo merito, che non lasciava
chiama principi de'Bolauici, celebrando occasioni per onorarlo e fargli conoscere
doltainentcry//;/V;n'o, colquale,illuslran- in quale eminente conto il tenesse : ma
do a un lenipo lo slemn)a di Papa Bar- <juel dulcis amor palriae e quel dulcis
berini, insegnarono al Hjondo pruni pro- i iidcre suos, prevalse in Galileo a quel-
digi i\iì\\a Microscopia, che oggi ulilmen- l'adetlo e gratitudine che uudriva pe've-
le serve a disvelare la sede de' nostri neziani. li desiderio di rivedere la patria,
jnoibi e l'aUerazi'jui del nostro organa- i [larenti, gli amici, le sollecilazioui fre-
mento. Dimostra inoltre che V Apiario è quenti del granduca, 1' indussero in fine
patentemente un lavoro di storia natu- a nuioversi da Padova circa il fine d'a-
rale; come il Sagi^iaturc di Galileo dice gosto iGio, consentendo il senato dopo
rivelare il HIosolo profondo e lo scritto- non poca ripugnanza e di mal cuore. Pre-
re arguto, il leone che lugge e uon il ca- ceduto dalla fama di tanto utili e peregri-
ne che morde. Cosi uibanamente da [.«ar ne scoperte di meccanica e di astronomia,
suo ragiono tltW' Apiario, migliorando il venne accolto in Firenze cou vivissimo de-
da me detto con altri, e rettificò pure siderio, ricevuto da Cosimo II onorata-
quanto eziandio con altri dissi del Saggia- mente, crealo suo matematico straordi-
tore. h.m\ n/insegnò, che dei famoso mu- nario e colmalo di favori; e quivi fece
saico di Pal(:slriiui,{\t\ c\x\ ultimo deco- vedere tulli i nuovi spettacoli del cielo,
roso restauro parlai nella biografia d' Ur- cou plauso degli ammiratori. Ma gli e-
bano T IJI, che in origine fu rinvenuto e niuli suoi ancora non paghi d'averlo te-
illustrato da 3 accademici Lincei, cardi- nuto 18 anni lungi da Toscana, e di a-
nal Francesco Barberini, Federico Cesi e verlo fallo segno ad ogni maniera di let-
Cassiano del Pozzo, il che genericamente terarie e personali calunnie, coininciaro-
io avea dello uell'arlicolo della città ove no nuovamente a perseguitarlo. Tosto si
si ammira (e sul quale ora è stalo pub- avvide i! grand'uumo quanta diversità
blicato: Osscìvazioni sul musaico di Pa- passasse fra il soggiorno di Firenze, e
li'slrina di d.Sante Pier alisi hiìdioleca- quello libero di Padova e Venezia, privo
rio dtlla Barheriiàana, Roma 858 cou 1 dello scudo polente del senato. Onorato
6 tavole. Il dotto e modesto autore vol- da questo in Venezia , e stretto co' nodi
le intitolare Osservazioni, ciò eh' è una dell'amistà con molli senatori de'piìi co-
dotta ed eruditissima monografia, tanto spicui , le sue opinioni in quella repub-
Copiosa e pregevole, che contiene quanto blica non gli facevano correre alcuu ri-
inq)orIa conoscere intorno al famoso mu- schio. JVè furono minori le vessazioni alle
saico Preneslino, onde meritò che uedas- quali fu esposto per le sue dottissime e-
se importante contezza e siugolar lode la lucubrazioni sui pianeti Medicei, le quali
Civillà Cattolica, serie 3.", t. io, p. 740 diedero gran materia di discorsi a'filosofi
cero eco que' di Toscana con maligne slronomia è di Vincenzo Foggiui, e l'ai,
scritture, precipuamente quando insorse tra la Geometria di Girolamo Ticciati,
!a disputa pel galleggiare de'corpi. Da ul- ambe di marmo bianco nel color vario
timo ordita una trama, accusato all'in- facenti una vista bellissima, coll'iscrizione
quisizione (li Koma, fu cus! retto recarvi- Galilacus Galilaeius Patricius Fior. -
si a sua difesa , ed allora ebbe luogo il Geoniclriae Astronomiac Philosophiae
processo e quanto altro con qualche dif- Maxima? - ReslitiUor Nulli Artatis
fusione riportai nell'articolo citato più so- Suae Comparandus - H!c Bene Qaie.'
[)ra; gravissimo e ingiustamente calun- scat ec. Di più il p. Richa riprodusse l'e-
niato argomento che anch' io curai di pitafiio ila Giovanni Lami scritto nella
chiarire ad onore della storica verità, e sua Dissertaiio de recta Palriim Nicae'
perciò non meno della riputazione di Ur- noriini fide. Nel Campidoglio di Roma
bano Vili, del romano s. Trib(male (di- ossia nella Protomoteca Capitolina, di cui
verso dairin(|uisizione di Spagna, che i feci ricordo nel § XVI, u. g, vi è la su;t
go tempo in luogo ap[)aitato nella cap- Questa mia dichiarazione potrà servire
pella del noviziato sitichè in chiesa gli si a rettificare la recente asserzione del car-
Allora furono trasferite nella nave a tra- penna, espresse a p. idi delle sue ma-
montana, vicino alla cappella de'Verraz- gnifiche Rimembranze degli ultimi quat-
zani, Con vaghissimo de()osito di marmo tri! Papi e di Roma a' tempi /uro, descri-
allo parete. Il disegno è di Giulio Fog- vendo quelle del luagnaniaio Leone.X fi
44o V E N V E N
con (juestc paiole, » Non sarà senza in- sioiìi de'fiorenlini per l'altro illustre cona-
leressc! l'n^jjjiungerejche Leone Xll oi-- zioiiile i\inerico Vespucci), che insieme
(lino le opere di Galileo ed altre di si- al Vespucci avean fatto tanto, che ninno
smi natura fossero tolte dall'Indice, nel- potesse (7 /s<'ir ^// occhi al ciclo, ne abbas-
r edizione pubblicatasi durante il suo sarli (dia terra, senza che l'uno e l'altra
pontificalo". Ma ripeto in questo illustre non predic isserò le glorie della Toscana.
pontificato,non ebbe luogo alcuna nuo- La fioritissima nazione di questa (dice
va edizione ànW Indice de libri proìbilì, Cancellieri nelle erudi tissimeDiJ^er^r^jz/o-
e quel generoso Papa non diede affatto tìì epistolari bibliografiche e notizia di
l'accennate disposizioni. Tutto precisa- Cristoforo Colombo diCnccaro nel Mon-
mente deve veramente attribuirsi a Gre- ferrato discopritore dell' /lmcrica),ohre
gorio XVI. Ciò piacerà pure all'enco- l'aver dato all'. Europa la Legislazione
iisialoeminente scrittore, storico coscien- della filosofia, die'pure quella del buon
zioso e pei" aureo animo benignissimo, gusto, e dell' Attica gentilezza a tutta
precipuamente per aver egli con parti- r//.7//(i; potendo vantare d'aver prodot-
colare elTusione celebrato luminosa men- to, olire tanti Santi, un Americo, un Dan-
te nelle medesime Rimembranze molti te,un Petrarca, un Michelangelo, un Ga-
fisti diGregorio XVI, e dalle quali ri- lilei,un Verazzaui; ed avendo accolta
lavai que' brevi cenni che riportai nel nel suo seno hi. 'Accademia d'Europa
!.. i8 del § XVm, cioè nel voi. XCI, (lo vantano toscani, ma altrove per ta-
i
ze ; tutte le verità utili che vi si conten- le straniere, anch'egli alFerma che il ce-
profitta come della luce del sole, senza Angelo e duca d' Acquasparta, unitosi a
occuparsi della sorgente da cui emana ;
Giovanni Echio olandese, a' 17 agosto
condizione assai comune a tanti beneme- 1 6o3 fondò in Roma nel suo palazzo,ova
riti sapienti ed eruditi. Venezia però tut- Cainucci ni, \' Accademia de' Lincei,» co-
tora lienein onoreGalileo, e ne vagheg- sì detta da una lince pi-esa a simbolo, affi-
gia lesembiaozenel busto marmoreo, che ne di spiegare l'acutezza con cui tende-
collocò nel 1847, •" occasione della- f).'' vano a svelare misteri della natura, e
i
ducale. La i.\li tali riunioni tenuta in Pi- verando fra'suoi membri Galileo, Fabio
sa nel 1B39 gli fece coniare una meda- Colonna, Francesco Slelluli e Giambat-
glia colla sua efiigie (che posseggo pure tista della Porta. A gareggiare co'Lincei,
dipinta a olio al naturale e somiglian- e fors'anco a vincerli nella investigazio-
tissima da incognita e valente mano),da ne de'nalurali segreti, sorgeva ben pre-
dove si degnò inviarmela il principe di Firenze V Accademia del Cimento,
sto in
Canino d. Carlo Honaparte io uno agli che Odoardo Smith chiamò il modello
Alti della medesima, e dove contempo- di tutte le vigenti società letterarie d' Eu-
raneamente sotto gli aus[(icii del gran- ropa ; e questa nata 19 giugno del
a'
duca regnante, nella corte dell'università i6')7 elibe ad istitutore Leopoldo de Me-
in innalzata la statua di marmo rii[>pre- dici principe di Toscana .... Ma dopo
tentaiile quello cioè (secondo le pretcn- soli uov'auui, poco più, p^r la parlcu
V EN VEN 44 1
mia de' Lincei, e per ultimo nell' artico- parole dell'i 11 usi re scienziato che l'ha prò
lo che die motivo a (jueste mie nozioni, mosso nell'onorarmi pubblicamenle, do-
nel voi. LXllI, p. 19 tornai a far men- po aver io già intessulo varie spigolature
zione d' una gloria letteraria veneziana, di sua amorevole e sapiente Lettera, e
l»enerjierila dell'accademia, che per ri- le ricavo dall'encoraiala sua Storia de'
spetto ol presente articolo, non sarà su- Pianeti. » Al limpido e ridente cielo d'I-
perfluo il ripetere in meglio. Lellerc del talia la scienza n'è in gran parte debi-
co •de Domenico Morosiai nobile vene- trice, e all'immortale Galileo Galilei per
ziano al sie^nor abbate Francesco Can- la stupenda invenzione del cannocchiale".
cellieri di Roma, e di (juesto a quello E questa segui sotto i raunillci auspicii
intorno ad alcune cifre spettanti al' della veneta repubblica in Venezia. Coa
V Accademia de' Lincei, in Venezia nel- q'iesli accenni da piacere non meno a*
I) tipogiafia di Giuseppe Ricotti 1829. veneziani, che a quanti amano la gloria
PJilano. Il Morosini che spiegò le cifre L.'ttera sopra Urbano Vili ed i Lincei,
alla patria nostra. Alvise Conlarini ), cuni strepili popolari nel rivo di palazzo
qu de fu quella del Cimento, la sua più. domandando doge M.n-ino Grimani, po-
sana pirle almeno, non può certamente sero ili qualche sospetto di pericolo la
esser tentata d'involare la fima delle città. Il Grimani realmente fu proclama-
grandi operazioni agli U(j?hini iiiiigui del- doge nel di seguente, e allora il popolo
ti;
il diritto di potersi gloriare, che un Ita- e arderne falò : si fecero allegrezze e bal-
liano certamente fu il i . "disco[)ritore del- dorie strepitose, grande ([uanlilà di vino
V Aiui-rica, ed un altro Italiano aUhc la e [) me fu dutribuilo a'poveri e a'barca-
sorte di dargli il nome. Si conviene sen- ruoli de' traghetti, il nuovo doge gettò
za contrasto che i primi di scoprimenti multo denaro nel suo giro per la piuzza
sero alla Piazzetta, ove a cura della cor- del Prociiraclor che diceva: Ex bello
porazione de' beccai era stato eretto un pax. Poi venivano i dipintori, i tintori,
gran arco con bellissimo apparato, e fece- i tessitori di panni. All'uffizio dell'Au-
ro il giro di tutte e due le piazze sotto un ditor nuovo erano in bell'ordine dispo-
porticalo di tende a tal uopo costrutto, sii i fabbri, i f.degnami, i muratori e ta-
Precedevano 3oo bombardieri, poi veni- gliapietra ; eraiio più in là collocati i
tenelle e coronette d'oro in testa. Segui- ti; poi occupati i loro posti nel palazzo
vano altre 24 <^^'^6 ^^*''^^<^' ''^''^'^ ^^'' offrivano alla principessa nel suo pas-
trettante de'medesimi drappi di seta di saggio confetture colle parole Ben ven-
color turchino, poi 4pi'ocuralori eia rao- ga F^ostra Serenità, ed ella a ciascuno
glie del caucellier grande vestita di nero rispondendo altra volta passava oltre.
i\ maniche larghe; indi 7 fra figliuole e Giunta nella sala del Maggior consiglio,
nipoti della dogaressa, in vesti bianche levati tulli i banchi, fu dato un santuo-
ad argento e oro, con perle e gioie in gran so festino, occupando la dogaressa la se-
quantità, seguite da 6 damigelle vestite dia ducale fra' consiglieri colle daoiigel-
di verde e da 1 bellissimi nani maschio e lea'piedi e le sue geuiiklonue disposte in-
femmina.Avanzavasifinalmentecon mae- torno. La refezione fu portata a lume di
stoso passo la dogaressa, vestita di drap- lorcie in giro per li piazza in 3oo oestel-
j)o d'oro con manto di sopraiizzo e il cor- le dorale con confetture di vano geue-
ito ducale in lesta, tra'due consiglieri an- re, rap[)reseutaiiti uouiiui, donne, fonU-
ziani, mentre poi processionalmente la ne, barche e altri oggetti con isquisito
seguivano altri consiglieri, i procuratori lavoro. Il 3. "giorno la principessa veslit.i
ia principessa si fece avanti l'altare raag- tildonne. Avendo Papa Clemente VIH
gran cancelliere la com-
gioie, e letta dal saputodi questa coronazione, invjòa Ve«
missione ducale, prestò il giuramento iu uezia per interauazio apostolico il suo ca-
Y E N V E N 443
niciicie iegie'uj Claudio Crolla coll'ono- patriarca d'Aq'iileia. Si recò indi segreta-
levole donativo della Rosa d'oro bcnc' mente a Veneiia, giunta co>tuine, se- il
(ietta, e come notai in* tale urliculo, da condo il quale dal monastero di s. Spiri-
presentarsi alla dogaressa iiis. Marco, do to, due miglia fuor di Venezia, in isola,
])0 la iDCSsa cantata dui nuovo nunzio di fece la sua formale entrata nella città con
Venezia Antonio 31.^ Giaziani vescovo l'incontro e ceremoiiie di costume, e nel
d'Amelia, alla presenza del iloge e di tut- di seguente andò al collegio o signoria a
ta la signoria ordinando il senato, che
; presentare il pontificio breve. A' G apri-
questa presentazione, avuto riguardo al- le vi ritornò, nella giornata destinata al-
la aiaestù del donatore, e alla nobiltà e l'udienza del nunzio, y;er tenere edificati
alla tliiaiezza della persona cui era per cpiesti signori, non avendo altro negozio
ofliirsi il donativo, dovesse farsi str.ior- particolare, fuorché di nuovo ringraziarlo
diuuriamente; e che la dogaressa serbar della nobiltà concessa alla famiglia Aldo-
dovesse jiresso di se per tulio il teujpoilel- braiulini,e di esprimere quanto era amala
la sua vitSj e che poi la Rosa dovesse de- cordialmente la repubblica da Clemente
porsi nel tesoro di s. Marco. Pertanto do- Vili ;
quindi per raccomandare al doge
j.'o Irt detta messa il legalo del Papa pie- 3 cose dalle quali per l'ordinario nasceva-
.senio alladogaressa la Rosa, e nel dopo no le contese, ed a lui raccomandate nel-
pianzo fu fatta magnifica regata in Ca- l'istruzione della segreteria di stalo, i."
nalo da 4 bai che coperte di tela e arlifi- ta sia ben guardala e ben custodita. 2.
tiosan)enle dipinte; m,i lo s|)eltacoto che I prelati del dominio veneto e la loro or-
dovea darsi di nolleal lume delle torcie dinaria autorità e giurisdizione, di pro-
fu impedito dal mal tempo. Abbiamo due leggerli e favorirli, sicché potessero eser-
libri delle descritte funzioni. Dario Ta- citarla a benefizio de'popoli che aveano
zio, Ordine e modo tenuto ncW incoro- in cura; mostrando che la podestà eccle-
nazione della Morosi Ita G rimani do- siastica apportava smgolar tililità alla po-
i^arcssa di T'cuczia, pel l'eri, Venezia destà secolare, correggendo i costumi, e
1 J97. Modo e ordine che si suol tenere conservando la religione e il timor di
Iteli' ^incoronazione della Serenissima Dio, da' quali due fonti nasceva princi-
Dogaressa di Venezia, raccolto da li- palmente l'ubbidienza de'popoli verso i
bri di Francesco Sansoi'ino, per Ciò principi loro. 3.°! sudditi delia s. Sede, co-
vambaliista Lossa, Venezia pel Claseri sì quelli che [)ratica vano nel dominio ve-
iSoy. Dirò alcune paiole sul nominato neto, come quelli che praticavano il mu-
nunzio Oraziani che reputo opportune. re, pregando il doge a oidinaie che ooa
IVel Parisi, Istruzioni per la Segreteria, siano impediti, né molestati ila' vascelli
1 essanti lettere di tale illustre edotto pre- giusto favore e aiuto, che conviene alle
lato, dalle quali si licava quanto in bie- confederazioni e buona intelligenza, ch'è
\eaccennerò.ArrivòaChioggia a'28 tnar- Sempre stala fra' due stali, e che dovea
2,0 'J'j'^, ove si abboccò col nunzio pre-
l
esser allora più che mai, [)el [)aternou-
decessore Antonio Gli Ulani vescovo di iiimo che Clemente Vili in tutte le cose
Toicello [latrizio vcueto, poi nunzio di dimoslrava verso la repubblica di Vene-
l'aolo V aFcidinando redi Docmia, ed 7.ia. lu altra lettera de' 18 maggio i5f)6
a Cosimo li grauduca di Toscana, niorlu rcloquciilc nunzio m^/ Gi.iziani parla
4U V E N YEN
tlell'airivo in Venezia di d. Ionico Men- re d'Europa non potè contentarlo. Del
<lozza nnovoarnIj;iscialuie di Spagna, che die il le fece grave lisenliinento col ve-
secoutlo la consuetudine de'nuiizi di Ve- reto aaibjscialore Pietro Duodo nel feb-
uezia, di preminenza sugli altri amba- biaio iSgG, rimarcandogli che un picco-
.sciatorijSpecialtuente di essere visitali pri- io aiuto uè' gran bisogni vale più che un
mi, non visitò; couje avea già praticato giandissimo in altri tempi, e mentre la
cuirambascialore di Francia mg/ Lodo- repubblica avea dato tanti soccorsi a'suoi
uco Taverna vescovo di Lodi, nella uun- predecessori senza trovarsi nella sua con-
/.latura veneta [)redecessoie al suddetto dizione. Eppure, aggiunse il re Enrico IV^
(irimani.avendobunsi visilatol'anibascia- con vivacità, essa non avea mai avuto sul
tore imperiale perchè indisposto. L'am- trono francese un re più amico e alFezio*
buscialoredi Spagna (paindi visitò oun-
il n ito di lui, né che forse col tempo pos-
zio (ìraziani, che lo ricevè a capo delle sa farle maggior servizio. Poter accerta-
M.ale COI) ogni dimostrazione d'unore, e re, che vedendo nel regno un veneziano,
(jtiaiulu il [)ielalo gli restituì la visita fu eli pareva vedere un frcjncese, né farvi
diirambasciatore incontralo a pie delle diFcrenza alcuna, perciò dolersene col
scile e nel partire l'accompagnò sino alla Duodo. Cercò questi con acconcie paro-
barca, «he in Venezia era eccesso di cor- le scusare la repubblica di sua impolen -
tesia; ma il nunzio noi permise e non za, e poi avvisò la signoria che in negozi
volle eulrare in barca, finché non egli di simil natura meglio era trattarsi per
Ite Uscisse. — JNel oyy Cle-
precedente i mezzo de' propri ministri residenti, per
niente Vili a' 5 giugno avea crealo iG essere più fedelmente e vivamente rap-
cardinalijfra'quali 3 nobili veneli,cioèLo- presentata, che farlo cogli ambasciatori
reuzo Friuli patriarca di Venezia, Fran de'sovrani, i quali non sempre riferisco-
cescoCornaro,e Francesco IMantica friu- no bene le risposte. Ma per la stanchezza
summeutovalo uditore di ruta. eie-
lano e della Km^a "uerra cominciata a manife-
mente Vili annuverò pure al senato a- starsi tra'belligeranti, i nunzi di Gleuien-
postolico Giovanni Delfino patrizio ve- te Vili fecero ogni ufficio per indurli al-
ueto, già ambasciatore presso la s. Sediì la pace. La repubblica egualmente si ado-
e allora vescovo di Vicenza, a coi in ta- però, e Filippo 11 sentendo approssimarsi
le anno successe uell'auibasceria di Ro- il termine di sua vita, uè volendo lasciar
ma
Giovanni M(jcenigo ; permise l'uf- in retaggio al figlio suo Fili[)po III due
fizio e la messa al b. Lorenzo Giustinia- guerre, l'una ne' Paesi Bassi, 1'
altra in
ni proto-patriarca, e fece registrare nel Francia, con questa si pacificò a Vervins
martirologio romano il nome di s. (re- o'a maggio i5g8; mentre nel mese pre-
rarduSagredo, colla bolla Qaae ad Bea- cedente l'editto di Nantes, col concedere
turu/n, de^io marzo iSgB, Bull. Roin., iì urico 1 V a'proteslanti il libero esercizio
t.
5, par. 2, p. 20Q. 11 nuovo doge trovò di loro religione, avea cercato di tran-
che ad onta dell'abiura degli errori ere- q ullarequel potente parlilo, che teme-
lieali di Enrico IV re di Francia, e del- vu di vedersi sagrificato. — Di recente
1 assoluzione dalle censure ecclesiastiche, la Civiltà Cattolica, sei'ie 3.% 1. 1
2, p. 83,
continuava la resistenza di alcuni sigoo- nel fare la rivista di un libro pubblica-
n e di alcune città nel riconoscere il re, io in Firenze, che illustra la nobilissi-
il quale per la guerra contro gli spagouo- ma chiesa della ss. Annunziata di quella
ii iroviiiidosi in bisognodideuaionedo- metropoli, lodò l'autore che si dimostra
uiaudò alla repubblica pel suo oratorede in più luoghi pieno di spirito sincera-
i>iesse. Ma «jnesta per le tante spese a lei luente cristiano e pio, spirito da cui è in-
ciigiiniale dall'incerte e minacciose guer (ormalo lo scopo e la sostanza dei libro ;
V E N V E IV U'>
però noti «inra liur.enlnre clivcisi Iralli slochin,pni legittimalo. Ililienon ricono-
ne' quali pnrlajido » de' suprecni Faslori scendosi da Clemente Vili, pretendeva»
della Chiesa, non iiiosira (iiiflla C(/iiìlà Ferrara perse, (|ual ("fado devolulo ali;»
e molto più da un cattolico, è da aspetta- suoi diritti, anche coll'armi, si rivolse a'
re: colpa, crediamo, piull<)>lo del mal veneziani, e n'elibe soccorso. Ma il Papa
esempio dategli da certi tii>.li storici alla loscomunicò co' suoi fautori, e di più
cui autoiità troppo si affida, clie non di mandò il suo nipote cardinal Aldobran-
un sentimento proprio di avversione al dini, poi arcivescovo di Ravenna (f^.),
Papato e alla Chiesa .... Non vorremmo per sostenere colle armi le censure spiri-
poi che i* autore credesse a chius' occhi tuali. Minacciata così la quiete d'Italia,
al Muratori, quando questi riprende ne' l'Estense rinunziò e trasfeTi la sua sede a
Pontefici l'abuso delle scomuniche. Ben- Modena, eFerrara da quinti'
il ducalo di
ché /«?pgerr/V//o ed eruditissimo l'illustre innanzi appartenne allo stato della Chie-
autore degli Annali iVIialia, ebbe anch' sa (cioè immediatamente). Meglio alili
egli, come altri, le suepn<sioncellee i suoi lileva, che olire la minaccia della sco-
peccadigli : e Ira questi fu il non essere munica, per aver il Papa inviato un eser-
sempre stato giusto e riverente verso i cito contro Ferrara, la guerra era immi-
Pontefici; ciò che il trasse talvolta non nenle,e Venezia mirava attenta gli avve-
pure ad inasprire a loro carico lo stile, nimenti senza prendervi parte, sebbene
maa proferire eziandio iaisi giudizi e ca- dal Papa eccitala a dargli aiuto, e dell;!
dal Catalani ". Non senza pena e ripu- le cose inclinando a riiina di d. Cesare, e
gnanza, a me pare che tali gravi osserva- in gran parte a causa della timidezza sua,
zioni della Civiltà Cattolica si possano gli alienò l'animo de'suddili che l'aveva no
applicare ad alcuni storici veneziani che liconnsciuto, e debile l'ardire ne' ponti-
scrissero de' Papi, ed anche di Clemente ficii- Il senato versava in grande incertez-
Vili pel ricupero di Feria ra alla s, Seòe, za da un canto spiacevagli la vicinan-
:
e di Paolo V per l' interdetto contro la za del Papa, già potente, or vieppiù per
repubblica di Venezia, di cui sono vicino l'acquisto di Ferrara ; ricordava l'antiche
a parlare, poiché essi lo fecero evidente- querele, danni ad ogni tratto minaccin-
i
alla Sovranità de' lìoninniPonte/ici e al- col Papa, che metterebbe altresì sempre
la s. Sedc^^ /^'.)jed alti e pecche, per favo- in cam[io le giurisdizioni ecclesiastiche;
rire le pretensioni dc'iSbi7'«/a" secolari, de- pareva quindi richiedere il |)roprio inte-
cisamente contro la storica verità. Cii) pre- resse ili sostenere il linea. Ma dall'altro
messo, riferirò ciò che nari ano alcuni sto- canto considera vasi doversi con ogni stu-
riciveneziani. Nel Tgy Alfonso il duca di
i dio evitared'avvilupparsi in una guerra,
Ferrara mori senza prole, istituendo ere- specialmente con Clemente V ili, da cui
de universale suo cugina d. Cesare d liste aveansi a temere le più luueste conse-
figlio d'Alfonso marchese di Montecchio, guenze; facilmente allora s'ioimischie-
nato d'Alfonso I, innanzi che si celebras- rebbe anche Spagna non doversi coin- ;
se il matrimonio di lui con d. Laura £u- promcllerc a certo danno il presente per
4i;j V E N V E >'
Carlo Conti poi cardinale, si adopiò col coin[)iaC(jnero salire sidle 3 galee de' ve-
senalo in nome del Papa, a giustificare neziani die trovavansi nel porto, fra le
ilsuo armamento, e a persuadere la re- Capitana del golfo col Falò, go-
(piali la
pubblica a fare buoni uffìzi presso il duca vernata da Antonio Giustiniani, che poi
per indurlo a cedere esalvare così all'Ita- fu dal Papa creato cavaliere, e donalo
lia la pace. Il senato ringraziò della pon- d'una grossa catena d'oro, con una me-
tificia confidenza, essersi a>.tenulo pren- daglia del suo impronto. Lo Stringa quin-
dere alcuna parte nella presente verten- di nulla dice, che il Papa né in (picll'oc-
za, solo desiderare la quiete d'Italia ; che casione, uè in altra di questo viaggio, sa-
l'offerta sommissione di d. Cesare n>eri- lisse sulle navi venete. Il hGon\, Ancona
tava essere ascollala e ponderata, che il ill!f.<;frnfr/, (boe che il Papa vi giunse
venire alle armi spirituali e temporali a'i6 aprile iTcjS e ne parli a'3i, ma
dovea essere ri'^erbato alle ultime eslre dovià dire 3o, per Ferrara; e che nel
mila, per l'inceitezza della fortuna delle porlo eranvi le galee venete), e compii-
guerrejiiifine consigliando un equo com- nienlato in Ferrara da 4 ambasciatori
ponimento. Ma fiuono vane paiole, che veneti (nella cavalcata pel solenne in-
il Papa pi onnnziò in pieno concistoro so- gresso di Clemente VII! in Ferrara, ol-
dini,col quale convenne nel genmioiSgS quale nel novembre essendo passala pel
a diverse condizioni, cedendo il ducato dominio veneto fu trattala splendida-
di Ferrara, e che d'allora in poi soltan- mente dalla repubblica). Dopo tali rac-
to s'intitolerebbe duca di Modena. Il conti, che tra parentesi procurai rettifica-
Papa si recò in persona a prender pos- le, dirò ancora, che colla storia narrai a
nuovo terriloiio con isplendido
.«esso del Ferrara eailicoli relativi, come propria-
accompagnamento, levalo a Camerino mente le cose seguirono, dalle quali ri-
(questa città dello stalo pontifìcio sorge sulta, che Clemente Vili procedette di
j-opra una delle maggiori colline degli pieno diritto, bensì con energia non dis-
Apennini ed in mezzo alla loro catena, giunta da prudenza; ed avendo i luc-
perciò distante dal mare) dalla galea chesi inossogueria a d. Cesare nella Gar-
il'Anlonio Giustiniani (il contemporaneo fagnana, li pacificò per la quiete d'Ita-
veneto Giovanni Stringa ddigentissimo lia, ma poi Ira le parli successero ili ver-
raccoglitore e scrittore delle File de' se fazioni, con perdite, acquisti e spar-
Pontefici Clemente Filine., e che mi- gimento di sangue. Dipoi il Papa conti-
nistrò da diacono nella messa cantata nuando potentemente a soccorrere l'Un-
in s. Marco dal nunzio nella suddetta gheria cou milizie e altri soccorsi, contro
fimzione della Ro.ia d'oro per la doga- i turchi, non polè indurre a loro danno
ressa, narra nePa descrizione del viasisio la lega colla reptdjblica; e nell'assedio
YEN VE iX
447
di Conissn o Ranisa nell' Ungheria fron- Croazia militare e del litorale Ungherese
lieia della Stiria, piopiignacolo il'llalia che porta il nome di IMorlacchia. Ma il
e di Gennaiiia, capitale de'dominii del- Rabalta nel 6o3 ci mise la propria vita,
1
l'arciduca Ferdinando, per le lunghe fa- ucciso poco dopo dagli uscocchi, le don-
lidie sostenule si aDimalò
morì nel e poi ne de' quali arrabbiate ne succhiarono
I 60 ! , il nipote Gio. Francesco A Ido- il sangue e co' denti lacerarono le carni;
brandini generale di s. Chiesa, al quale però le loro piraterie allora si diminui-
in Venezia mg/ Offiedi nuBzio aposto- rono, e finalmente per un tempo potè il
lico celebrò con solenne pompa i fune- mare tornar tranquillo, e la re[)ubblica
rali in s. Giustina, e v' intervenne pure restando sollevala da gravi dispendi, ri-
Io Siringa. Intanto gli uscocthi occu- prese il corso del suo libero commercio,
pata Glissa fortezza di Dalmazia, rolla togliendosi un continuo pericolo di guer-
la fede,ricomparvero a infestare il mare ra C(/ turchi. Tianquilliile le cose kjI-
Adriatico colle piraterie, onde \enezia- i r iuìperatore, non quietavano per anco
ni irritali con rigorose nusure ne repres- quelle col Papa, che anzi le cause di dis-
sero l'ardire, essendo riusciti inutili gli gusto accumulavano. Fin dal 1 5g nel
si 1
uffizi replicali di Clemente \'11I e della pontificalo di Gregorio XIV, erano in-
Spagna coll'arciduca e l' imperatole per sorti certi malintesi con Roma a motivo
impedire taiili disordini, come rileva il dell' inquisizione, e specialmente per una
Muratori. Dopo axerli i turchi assediati nuova bolla the tendeva a restringere
e cacciati da Glissa, gli uscocchi si rifu- il potere de' tribunali ordinari sugli ec-
giarono Segua loro principal sede, ed
in clesiastici. Tutlavolta alla destrezza del-
in Trieste,ambedue assediate da Nicolò l'ambasciatore Alberto Radoer riuscì di
Donato. Inutilmente reclamando l'arci- ottenere che i veneziani potessero con-
duca d'Austria Ferdinando, anche de' tinuare a governarsi come per l'addie-
danni recati da Francesco Cornaro prov- tro, appoggiandosi specialmente olla bol-
confinanti, abitali dagli uscocchi, bru- maudò un atto formale a Gregorio XIV,
ciandone i villaggi e sterminandone gli questi gli disse ; I vostri signori sono assai
abitanti (he loro davano ricovero; l'im- sospettosi. Però in altro momento si farà,
ptralore Rodolfo 11 e l'arciduca comin- nbn potendo ora deiogareaquantofu fal-
ciiirono alfine a im[)or Icimine allo scan- lo dalla congregazione de'cardinali. In-
dalo degli uscocchi, e incaricarono il Ra- tanto Clemente Vili si lagnava che la re-
balta delle trallalive. Portatosi a Segna pubblica avea preso al suo soldo Marco
il commissario imperiale, procede eoa Sciarra, famoso bandito ilello slato pon-
severità e vigore contro i colpevoli, fa- tificioj |)er mandarlo contro gli uscocchi.
cendone molli impiccare alle mura della Di quel formidabile capoladrone non po-
città, altri mettendone al bando con gra- co parlai nel voi. LXXXIX, p. 3(), i i4i
vissime pene, e decretando non più si 1 I G, 202, dicendo col Muratori, che Mar-
ricevessero in Segna e negli altri luoghi co con 5oo de' suoi si pose agli stipendi
litorali fuoruscili del dominio venezia-
i <lella repubblica per condiatlere gli uscoc-
no. Iiuìi convenne col provveditore Fi- chi, ma Papa perchè gli si
strepitando il
44^ V E N VE N
bava la conlesa ravvivatasi della giiins« le sue arti industriali. Il secolo XVI se-
dizione temporale del vescovo di Cene- giia dunque per Venezia il massimo svi-
da, che narrai di sopra nel79.°dogado. hippo della sua diplomazia; più che sul-
lniportnntepoisarebhp,se lospaziolo per- la fijrza materiale, dovea essa fare asse-
mettesse, di far cenno delle considerazio- gnafnento sull'accortezza politica, dando
ni generali fatte dal eh. Ilomanin nella di piglio alle armi soloquando inevitabi-
fìne del secolo XVI; laonde solo riporlerò le necessità vela costringesse. La popò-
alquante parole su! principio del decadi- lozione di Venezia, che neli555 compu-
irtento delia repid^LIica di Venezia, sulla tavasi di i 59,869 abitanti , era discesa
popolazione della cillà edella Terraferma nel 1 58Ga 48,64o,e nel
1 34,8? 1 5c)3 a i '
j
virtù che fatta l'aveano grande, e nello vea copioso numero di olllcine e di la-
slesso tempo crescevano uilorno a lei e voranli, e governo si dava ogni cura
il
divenivano ((jrundabili altri stalied altre pel loro prosperamento cogl' incoraggia-
cillàche dovevano prima abbassarla, |* r menti, co'privilegi e colla proibita inlro-
sovvertirla. Spagna, Portogallo, Francia, duzione de' lavori forestieri. Il governo
Inghilterra, Olanda si facevano potenze veneziano provvidamente curava la pro-
mai iltime, e loro mercantili navigli co-
i lezione tleli'ai ligiano, non ammetteva al
minciarono a frequentare que'porti, ove lavoro i fanciulli finché non avessero rag-
prima sola la veneziana bandiera soleva giunto una determinala età, tutelava i lo-
sventolare; in Italia stessa sorgevanle ri- ro contratti e patti co'maeslri, stabiliva a'
vali, oltre all'antica Genova, anche Anco- lavoranti ingenerale le ore del lavoro, e
na e Livorno: i turchi l'opprimevano al- la campana delta Piealtina, dava secondo
l'Oriente. Dalla parte di Terraferma i la stagione il seguo al quale gli operai
suoi dominii si trovavano sempre tra doveano Questo forma l'elogio
lasciai lo.
Austria e Spagna che le davano conli-
, dell'equità, saggezza e umanità della re-
nue molestie e minacciavanla di penco- pubblica veneta. La popolazione comples-
liancor maggiori. Tuttociò rendevate ne- siva della Terraferma veneta non rag-
cessariodi mantenersi in pace all'esierno, giungeva nel secolo XVI i due milioni,
e di volgere ogni cura a'provveditut-nli circa 1,800,000 abitanti, ed era compre-
chepolesseroeassicurarle iconfini,econ- sa nelle provincie di Friuli, Delluno, l*a-
servarle i lrafllci,e dare incrcmcnlo al- dova, Vicenza, Sette Comuni, Verona,
-
\ E N V L N 4 Ì9
Treviso, Piileìine, Ci Bergamo, Gre- efscin, iosa vigilanza nello stato oiiliiiario <.lell«
iiin. Delle Provincie Marittime prima era cose, e ila abusi non abbastanza impecii-
ristiia situata fra il golfo Adriatico e il li non ostante al frequente invio de' sin-
Quarnero, formando una penisola cheal- dacie inquisitori, e ai rapporti di questi
la base si congiunge coli' lllirio e colla al loro ritorno. Tuttavia il popolo, in ge-
Croazia. E' Capodistria la città principa- nerale, amava il governo veneziano, e
le, di cui riparlai a Trieste. La Dalmazia^ ne iliede replicale prove nelle varie oc-
prima Irate provincie sulle quali si di- casioui nel diicorso secolo XVI e ne'due
slese il veneziano dominio, benché ne* susseguenti. E vero che il contadino, spe-
primi tempi più volte tentasse sotlrarse- cialmente del Friuli e dell'Istria, spesso
Tie, finì poi per la lunga abitudine, per la emigrava in cerca di miglior sorte, e vi-
necessilà de'commerci e della protezione vea infelicissimo; però non mai giungeva
coll'alTezionarscgli, a distinguersi nell'ar- a ideate una rivoluzione politica, e ad
male, e nelle città principalmente lutto accagionarde'suoi mali il governocenlra-
j'ieseutava piuttosto le forme veneziane le e a maledirlo, poiché il poco di bene
che Zara e Sebenico erano fortezze
slave: e di protezione che poteva godere, da
di conto. E le medesime forme Venezia- questo solo gli veniva; i suoi mali e pa-
ne, «pecialmente la lingua, si dilTuseio al- timenti, divenuti tradizionali, erano un.i
tres'i nell'Isole del Levante, in particolare dolorosa ma inevitabile necessità. M-ig-
a Corfìi, Zaiife e Cefalonia. .All'uscire del giore era malcontento ne'nobili per la
il
manumissione. Dividevasi l' isola nelle 4 quanto tempi lo corapoi lavano la sicii-
i
provincie di Candia, Silia, Retimo, Ca- rezza personale; che cercava con ogni
nea, ed avea nel i586 animei 76,433, sforzo mantenersi in pace co' vicini e la-
gli uomini atti alle armi sommavano a sciava vivere tranquilli i suoi sudditi, ed
54,787, de' quali in attuale obbligo attendere a'trafìlci calle industrie. Se poi
2Cj,()6o, cioè nella milizia 7790; al ser- guardavano intorno a se, ben aveano di
\igio del remo 5.2,170. In Sitia i cretesi che consolarsi, doveano benedire che non
erano pienamente;
parificali a'veneli in avea bisogno di truppe a mantenere la
alcune piovincie quelli prevalevano , in pace interna, e sapea tener lontane le ar-
altre questi. iNelle provincie soggette alla mi straniere più col mezzo d'un' avvedo-
repubblica in Terraferma e nelle parti ta politica, che con ruinoso apparato di
del mate scorgevasi da per lutto una
, lorze. Quasi ninna milizia esisteva a pro-
buona intenzione nel governo di miglio- lezione della tianquillità interna o a di-
rarne le condizioni ma il buon volere , fesa degli assalii esterni in tempo di pa-
impedito dalle idee del tempo nelle ma- ce. A Venezia per la quiete pubblica ba-
lerie di economia politica, dagli statuii stava il Missier grande: tanta era la sua
delle varie terre, e dall'autorità feudale forza morale. — Ora poi rimango pri-
de'castellani , repressa in parte dalla re- vo d' un valido, critico e fecondo aiu-
pubblica, Ria non tolta; dalla poca auto- lo, poiché a questo punto della storia
rilà che veniva al rettore, dalla poca ope- g"inge il termine del t. 6 di quella fio
v(ii \r\\. 29
4'?<i VEi\ VEN
qui nul)blicnla (1;il eli. Samuele Pioma- (Jc J/ìOstolica (V.) sopra diversi stali, e
nin professore pi ivato di storia, ielteia- dicendo persino usurpazione il ricupero
lura ec. Laniulc non posso più giovar- fatto da Giulio li di Panna {/ .) e di
mi, Isella rifusione e ingiandinien'o di P/(7ce/j:rt (/'.). Egualmente neppurecon-
quest'nrlicolo, della sua cotilinuazione in Tengo a diverse preterizioni intrinseche
corso di slnnipa, perchè i 4 tomi die de- riguardanti i medesimi Papi. Cose tutte
vono coutpierla restano a pul)l)licarsi, e che accenno genericamente,altrimeuti ri-
perciò sarò rpiiiidi di conseguenza più chiederebbero digressioni perchiarirle,in-
l)ieve. All'ottimo sloiico io mi protesto compatibilicoU'ampiezza di qtiesto artico-
penetralo di verace ossequio e ammita- lo divenuto prolisso più dell'ordinario; il
zione, gralissimo pel grande e notabilis- che però ritengo non necessario per me,
simo vantaggio che lio ricavato dalla sua poiché ponno servire rtr^ioci tanti artico-
preziosa opera documentata. Questo as- li relativi che in questa mia opera ho scrit-
sennalo lavoro ciilico, prodotto di lun- to, provandolo coll'evidenza de'falti mas-
ghi e severi studi, fa assai onore a Vene- simamente sulla suprema autorità e giu-
zia, olla cui storia nulla lascia a deside- risdizione ecclesiastica òc'Sonìnii Ponte-
rnie. E" pure pieno di dottrina e di eru- fici /ìo//j(7«?, alquanto più volte atlacci-
dizione, meritevole insomma non solo di la, secondo il vezzo di molti scrittori ve-
leggersi per diletto e istruzione, ma di neziani, in ciò seguendo lo spirito che do-
studiarsi a motivo dell'abbondante utili- minando il governo repubblicano la o-
tà che si può trarne, anche per la storia steggiò e volle esercitare egli stesso, la-
d'Italia, e perciò profittai più del prole- sciandone documenti ,
male esempio se-
stato poco dopo principio di questo §,
il guito da altri stati. Imbevuti de' quali
appunto per essere e benissimo descritta principi! , coli' appoggio di tali lestioio-
togallo ogni dì nascevano de' movimenti la gloria di ascrivere al libro d'oro della
e le dicerie erano senza fitre, il senato nel propria nobiltà, col diritto di trasmel
1602, senza volersi decidere, lo lasciò in terla alla sua discendenza, Enrico IV re
liberlà dandogli il bando da' suoi siali. di Francia; il quale avendo da essi rice
Fu poi preso e morì prigione degli spa- vuto solenni testimoni di compiacenza pel
gnuoli. Apprendo dal veneto cav. Gio- novello suo matrimonio con IMaria (.le.
altri, che armavano a proprie spese, era- la che decise del suo Irono, come gii dis-
no tenuti a riconoscerli per la 4-' parte. si di sopra, notando il modo col quale il
Fu dubbioso se ciò avesse per fine l' in- senato volle onorare per gratitudine ta-
teresse, o l'impegnare la repubblica nel- le regio uìonumento guerriero. Intanto
la guerra cogli ottomani; o l'utio e l'al- la repubblica sempre più sospettosa del-
tro insieme. Tali armanienti assalirono le mire della Spagna , vedendo crescere
pure vascelli veneti con mercanzie, sotto la potenza di sue forze, a mettersi in di-
colore che vi avessero palese occulto in- fesa aumentò l'armamento marittimo, e
teresse i turchi; ed i danni in più voliere- derinilivamenle strinse lega co'grigiom,
cali alle privale fortune e al governo pe' per avere da essi truppe terrestri ; lega
dazi si fecero ascendere ad 8 u)ilioni, in sempre dipoi mantenuta a dispetto del
tempi che il traflìco in Venezia era più conte di Fuenles governatore di Milano,
che mai florido e ubertoso. Queste pira- che fece ogni sforzo per guastarla, come
terie e ingiurie, unite a quelle degli u- ne assicura il Muratori. Dopo essersi così
.^cocchi irrequieti, fecero grande strepilo provveduto alla sicurezza dello stato dal-
in Costanlinopoli, dicendosi che la repub- la parte degli svizzeri, fatto il patto d'al-
I)lica era d'accoido cogli spagnuoli, ed 1 leanza, gli alpigiani grigioni in maggior
legni carichidi merci loro onidateda'tur- numero di prima cominciarono a calare in
chi, vi aveano maliziosa connivenza. La Venezia alfine di esercitarvi diverse arti e
repubblica vedendosi, do[)o tanti danni, mestieri,il che rilevo dagli Aiinnli del
anche compromessa col turco, fece do- cav. Mulinelli. Accordatosi a' grigioni il
Francesco Soranzo. Poco essendone il ri- levali eziandio dalle personali fazioni cui
sultato, il senato in viòa Filippo III l'ana- sogL'elli erano gli artieri veneziani, non
bnsciatnrestiaordiuario Ottaviano liono, si lasciava però di attentamente osservar-
il quale colle sue energiche rimostranze, li afiìnchè per quella venula e per quel
45v. V L i\ V Ei\
ini.scl»ianierilo luiocugliallri cillodini non nuovi ordini o congreg.izloni religiose,
l'osse coiilainiiiala la purilìidella fède cat- conlrateinile o sodalizi o scuole, e nep-
tolica, afllclandosi pailicolarrnenle la cu- pure edificare chiese, senza l'autorità e
ra dì sopravvegliare i grigioni al magi- approvazione del governo; ed aggiungo
strato degli Esecutori contro la hcslcm- coll'ab. Cappelletti, sotto pena a'trasgres-
mia raffermandosi
y il suo dire dal Mu- sori di esilio, di carcere perpetua, di con-
tinelli colla leslimoiiianza del Tentori, fìscazione del fondo e di perdila delle fab-
Saggio della storia cibile degli statldcl- briche erettevi. E che a' 3 ovvero a' 16
la lepulblica di I ciiczia.Qvieslo conte- marzo 1 6o5, il medesimo senato con al-
gno dc'veneziani mi riesce piacevole, do()o tro decreto, nuovanìente sotto pena di
avere nel dogado 'j5.° e nel dogado 79°, nullità di contratto e di confìsca, proibii
col prof. Romanio, dovuto descrivere la in tutti i luoghi del dominio della repub-
tolleranza della repubblica veneziana co- blica, che nessuno a titolo di testamento,
gli individui delle nazioni d'ogni religio- per dono, vendita qualsivoglia altra
ne acattolica. — Ma ormai eccomi a do- causa, potesse lasciare in perpetuo alie-
ver entrare nel ginepraio, a cagione di nare i beni immobili a favore degli eccle-
buona parte degli storici veneti parzia- siastici per più di due anni, né questi li
neva la re|iubblica. Trovo nel veneto ab. tava considerabilmente l'eraiio. 11 Uer-
Cappelletti, Le Chiese d'Italia: f^ene- caslel, nella Storia del Cristianesimo^
z/V7,t.9,p. 338. Il senato con triplice leg- t.23, lib. 7 (."osserva: Che sebbene i ve-
ge olKese l'ecclesiastica immunità. «Pri- neziani sostenevano di non tenere il po-
mieramente infatti a' 25 maggio 1602 tere della legislazione che da Dio, come
era stato decretato, che nessun convento, la loro sovranità, però Clemente Vili,
né monastero, né spedale, né chiesa po- quantunque rigido osservatore de'diritti
tesse conseguire beni posseduti da' laici, e delle consuetudini, ma non meno ne-
uè appropriarseli sotto (jualunque titolo mico degli scoppii pericolosi che la lunga
o colore ". Riferisce il Novaes nella Sto- esperienza gli faceva presentire, avea giu-
ria de' Pontefici^
9, p. 9 1 t. , che il senato dicato espediente il dissimulare. Dal ba-
eoo ampliazione di legge preesistente, rou Heurioo, nella Storia universale del-
pubblicò a' IO gennaio i6o3 il decreto, la Chiesa dalla predicazione degli A-
col quale vietò sotto gravissime pene di postoli fino al pontificato di Gregorio
fondare ospedali e naonasteri, aè istituire Xf'L t. 9, lib. 71.", iu sostanza si ripe-
V E N YEN 4'J3
fono le parole del Bercaslel, dopo aver le testimonianze, contro supremi ma-
i
da' cunclavisli, dormì in quella del ve- tava il diritto di prendere la cognizione
neto cardinal Benedetto Giustiniani. A'6 e di tenere il giudizio delle cause crimi-
novembre prese possesso della basilica nali degli ecclesiastici, ed i nominati e-
Lateranense, nella cui cavalcata inter- rano stati inquisiti dal tribunale degli
venne il cav. Agostino Nani ambasciato- avogadori); come ancora per avere rin-
re della repubblica, vestito con roba lun- novato un aulico decreto, che non potes-
ga di damasco nero all'usanza veneziana, sero gli ecclesiastici acquistar da lì innanzi
coH'ambascialore di Francia, cavalcando Beni stabili, con obbligo, se loro ne fos-
Ira loro il governatore di Uoma. Piiporta sero lasciati per testamento, di venderli;
ilMuratori all'anno i6o5: « Confessano e finalmente per essere stata proibita la
lutti gli scritlori, aver Paolo V portato fabbrica di nuove chiese senza licenza
seco a sì eccelsa dignità un complesso di del senato. Per questo concepì gran fuo-
tali viiiù e prerogative sì di animo che co il Pontefice, e nel dicembre spedì un
d' ingegno, che luogo non restò alla giu- breve doge Marino Grimani con in-
a!
\nvti (Ji pietà a quelli che zelo noi» ave- redo di tante altre virtù non posso cre-
\iii)o pei rccclesiaslica libertà; mollo es derlo); avverso poi moslravasi in parti-
beigli slata vantala la religione tle'vene- colar modo alla repubblica di Venezia
^'iani, invano cercarne le prove. Se tanto (Paolo V pel suo gran zelo, torno a ripe-
iippassiouato era per l'autotilà e per la tere, senza rispetti umani già avea pro-
libertà ecclesiastica quel nunzio, ben e- ceduto contro le repubbliche di Genova
I alo maggiorinenle il signor suo, uomo e di Lucca, e conico il senato di Mila-
inoltre di assai vivo e ardente carattere no. Non avea particolare animosità con-
(su questo plinto cogli altri storici narra trola repubblica di Venezia. Questa non
)l Novaes, olire quanto scrisse il IMura- volendo desistere da' suoi sistemi, pro-
tori : Paolo V da cardinale eia da Ititti vocò le pontificie censure) perchè aveva
riguardalo come futuro Papa, nalo fat- e -sa sempre mantenuto con molta coslan-
to per l'apostolico ininisteroj e da lutti z<i la sua indipendenza, perchè escludeva
V Onirno Cardinale. Lo loda
cliiuuiato gli ecclesiastici da! maneggio degli alTa-
per somma prudenza, parco nel vitto e ri, perchè era la sola di tulli gli stali cat-
nel vestire. La purità esteriore indicava tolici, che pensionarli non avesse alla
l'interior candore del suo animo. Ma di corte di Pioma (ebbe però meritamen-
j.,rande zelo perla religione, acerrimo di- te nel sacio collegio un bel numero di
fensore dell'immunità ecclesiastica, della cardinali che ne tutelarono gì' interessi,
libertà della Chiesa e de'suoi a)iuistri, d'accordo coll'ambasciatore nazionale)".
vedendola co' decreti veneti altaccala e Qui poi il JMutinelli passa a dire, che ad
conculcata, aver più volle inutilmente accvescere forza ad un già tanto grave in-
fiUo conoscere alla repubblica il suo vivo cendio, sforlunatametile accadeva la car-
dispiacere, e dopo essersene altaaienle cerazione de' due indegni e riprovevoli
lagnato coll'oìatore cav. Nani, non ve ecclesiastici rei di gravissimi e vergogno-
dendo ri vocali decreti, ne conseguali
i i si delitti. Che sapute da Paolo V queste
òu^ delinquenti al tribunale ecclesiastico, cose e di esser solita Venezia ad arrogar-
volle intimare il 3Ionilcno, sperando di si molli diritti in pregiudizio dell'autori-
trovare il senato co>i pieghevole, come a tà apostolica, e già riferiti, indignalo e-
vea pieguloquello di Genova in unasimi- sclamava: Offendersi dalla repubblica
le occasione. Leggonel polacco p. Abramo l'ecclesiastica libertà, convellersi la pon •
linnssimo conoscitore di Paolo V, nella nato Io statuire intorno alle chiese e alle
sua /7i'/7, che lo celebra di mansueti e o- sostanze degli ecclesiastici, i delitti loro
norati costumi,aiizi modello sin dalla fan- doversi giudicare da altri ecclesiastici, non
ciullezza, valente giurista inlegerrimo, da'secolari. Soggiunge l'ab. Cappelletli,
ornalo di dottrina, afilibile con gravità, che Paolo V dopo esser venuto di tulio-
risoluto ma con consiglio, accolto ma ciò in cognizione, fece sentire alla repub-
inganno, ainalore del giusto, per
stììziì blica ripetutamente il suo dispiacere per
l'ordinano lontano dal rigore, benigno per mezzo del suo
siflalte deliberazioni, e
con tulli, vivo esempio di santità. Tulio nunzio residente in Venezia esortò più
questo è un nulla di quant'altro con dif- volle il senato ad ordinare, che i due sud-
fusione ne scrisse). Esaltato appena Pao- detti detenuti fossero consegnati nelle
lo Y, dichiarava ili voler reiolegrare la mani o dell'ordinario, o del nunzio apo-
libertà ecclesiastica, oppressa, come di- stolico a cui di diritto apparteneva il giù
ceva egli, da' principi, accusando in ciò dizio sugl'imputati. Ma lutlociò indarno
di negligenza i suoi predecessori, singo- perchè i veneziani uou erano punlo di-
V E N V E N 4>5
sposti uè a rivocare le It-'ggi staliililc, uè glia, accresciuto l'erario, adornata se
a consegnare i (.luecLclesiastici clelinqueu- stessa.
ti. La signoria auzì, per mezzo deirain- 33. Leonardo Donalo doge. A* o XC i
basciutore Nani, fece intendere al Papa. gennaio i6o6 fu eletto, e secondo l'^/--
» Cbe il senato, né ()er dignità, nèpercoii- tedi verificare ledale, mentre trovavasi
servatioue della libertà, né per ragione ambasciatorea Roma, onde il senato pre-
di buon governo non havrebbe mairi* le se (luiiuli cognizione de' brevi presentati
Tocate: che queste erano leggi tutte au- dal nunzio nel precedente Natale, quan-
lidie nella repubblica avvenga che rino* do era morienle il doge predecessore, e
vate et ampliale alcune di loro fresca- rifiutando di sottomellervisi, inviava Pie-
mente: ch'essendo slate contportate da tro Duodo in aui!)asciata a Roma per i-
tanti altri Sommi l'ontellci, non sapeva spiegare a Paolo V i motivi del suo ri-
perchè si recassero sì fatta noia a Paolo liuto. Il veneto biografo di questo doge
V, se non era per puoca iucliuatioue, ch'e- Casoni, rileva che con giusto criterio il
gli avesse foisi per altro a quella repub- portoghese Macedo, ne' suoi elogi poeti-
blica; essere li beni ecclesiastici nel do- ci, ha paragonale le virtuose prerogative
minio venetiano cresciuti a segno che oc- del Dona cavaliere, procuratore di s. Mar-
cupavano la terza parte delli stabili, et co e doge, a quelle di Quinto Geoilio .Me-
che se da (jueste leggi non fusserallVetia- tello il Xu/nidìcoj ed in vero, se questo
to ilcoulinuo loroaugumento abreve an- romano, egli contiuua a dire, sopraliat-
derebbe ogni cosa alla Chiesa ". E qui to d.iU'inlluenza di Caio Mano, cui avea
portava in campo la signoria parecchi e- esso apertauna prima strada alla gloria,
Sempi di simili regolamenti anche in al- adoprò virtuosa moderazione, impertur-
tri stati Cattolici, senza che i Papi se ne babilità e decoroso contegno, a fronte
fossero opposti. E quanto a'processi degli dell'auge in cui vedeva sollevato il di lui
ecclesiastici accusali di delitto, appoggia- competitore, con lauto rischio di sua pro-
da Sisto IV,
vasi ella a'privilegi accordati pria rinomanza, onde ebbe laude du'po-
da Innocenzo Vili, da Alessandro VI e merita encomio la pru-
steri, altrettaulo
da Paolo 111 all'uso antico ed immemo-
; dente e accorta coadotta da questo dogu
rabile, a cui non aveva mai contraddetto adoprata uel procelloso periodo del regi-
verun Papa; e persino ad una iucoulra- iuc suOjSecoiulo il medesiuio biografo(iiuu
stnla autorità della repubblica, uataijua- intendo bene 1' allusione, sembrandomi
si d'un solo parto con essa. Intanto il do- fargli torto il supporla a Paolo V, e che
ge -Clarino Grimani morto a'iJ dicem- nel conclave si fosse adoperato per lui).
Castello, e sulla parete dopo il 5." altare a'lì gennaio, divenne malaugurato pel
a lui non che moglie Morosina Mo-
alla popolo, che per essersi spezzala da furtui-
rosini, l'ulliaìaad essere con solenni for- tu accidente l'asta che reggeva il vessillo
malità pubbliche coronata dog uessa , delia repubblica, ne trasse inf.àusto presa-
venne eretto un grandioso monumen- gio. E in vero, contiuua a dire il Casoni,
to, opera non pura uè elegante di Vin- la religione e la politica involsero sem-
cenzo Scamozzi ; le statue, bassi rilie- i pre pili nel principio del suo dogado la
vi ed getti di bronzo si lavorarono da
i repubblica nella piìi delicata e scabrosa
Girolamo Campagna. Il suo dogado sa- vertenza, perchè Paolo V appc'na divenu-
rebbe stato pacilico, se nel fine non fos- to Pap.t cominciando ad esaminarci du-
se stato turbato col conlliUo che vado creti ile'priucipi italiani, pregiudiiiuvoli
deplorando, poiché ilei resto Venezia all'autorità e dignità della Chiesa, ne
sotto di lui vide abboudart: la vetluTu- scuoprì di Usivi uellu statuto d^'veuezia-
456 V £ ^ V E ^
tìi.e tlnpo \aii mouilorii, dopo replicale trovò sempre il Poulefice più .>aldo che
tlepiilazioiii e aiiibascialCjdopo sii elli ma- mai nelle sue determinazioni, flanelle"-
neggi peiuiicoQ)ponimfiilo, alla finesca- giateda lui con una folla di Canoni (f.).
gliò le censure. Infatti, passavano in tan- E
perciocché oè pure dal canto loro mo-
lo alcuni mesi, senza che si venisse a ve- stravano veneziani voglia di piegare alle
i
Papa dichiarasse, che quando i venezia- Concistoro (riporta il Novaes : ove col
ni si fossero rimossi dalle loro delibera- voto di quaranta cardinali, che vi assiste-
zioni, egli sarebbe stalo condiscendente rono, eccettuato un solo ch'era nato sud-
verso di loro in concedere ogni più am- dito della repubblica, e perciò nou si era
pia licenza che fosse stata in poter suo, il uniformato a tutti gli altri; e forse fu il
die leggo nell'ab. Cappelletti. Di piaegli suddetto cardinal Giustiniani, secondo i
dice, ch'erasi in proposte e risposte toc- miei calcoli, ovvero il cardinal Agostino
calo ormai il gennaio 160G, e rilardan- Valerio o Valier per queste vicende mor-
ilo al seguente mese la presentazione fat- to di dolore a Roma a'23 seguente mag-
ta dal nunzio al senato del breve io di- gio, che tra molle sue opere scrisse pu-
le
non voleva cedere, il Vò\)a( Padre CGtnu- 19 giugno, si ritirò [loi aVenezia,ove mo-
ue iìt'Soi'rani e di lutti Fedeli, e 3Iae- i rì. llCercastel dice che quaranluuo furono
htro universale del mondo cattolico) in- i cardinali che intervennero al concistoro,
sisteva nella sua fermezza, onde alla fine e tranne uno nato suddito della repub-
risolse di percuotere i veneziani con Pe- blica,furono d'avviso che non si potevano
ne catioiucìw .Y.cco con>Q\\ Muratori nar- usare circosjiezioni senza tradire grinte-
ra questi provocali lagrimevoli estremi, lessi della Chiesa), pubblicò un terribile
lato contro la veneta repubblica dal Pon- timava y fnlerdelto (/'.) a Venezia, e a
tefìce Poolo V.Si studiò ben quel senato lutto lo stalo della repubblica, se entro
di fìj[' rappresentare ;illa Sani ila Sua (dal il termine di 24 giorni non si rivocavano
ricoidalo ambasciatore Pietro Duodo, i decreti e alli falli contro l'inìmunilà e
pielensioiìi, come dichiara Novaes) le ra- no al nunzio pi igioiii, con tulle l'altre
i
gioni Qiilitanti in favore delle proprie pene che tengono dietro alle Censure e
leggi ed antiche consuetudini, con ispe- all'interdetto (bisogna aggiungere col Mo-
agli ecclesiastici senza limile alcuno la giorni caderebbero nella stessa pena lutti
f.icollìi d" acquistar gli slabili de'paesi. Si i sudditi ilei'd repubblica, conic il Papa
V E > V E N /p7
linliiiiò nel coiicistoio de i 4 maggio, per '.osiretli a partire. E che anco il nunzio
tsM.'ie inuulii-eiite spiralo il tempo del Orazio Mattel parli da Venezia e si recò
iiioiiilorio. In sostanza Paolo V non fece a Roma, dice Novaes; ma in sua vece col-
tlie applicare al caso, e dicliiaraie le pe- la carica di nunzio apostolico, nello stes-
ne ecclesiastiche ,
già decretate da'sagii so! 606 fu inviato a Venezia Berlinghie-
canoni, pe'qnali s'incorre nelle niedesi- ro Gessi bolognese, vescovo di Rimini, e
cr.e, anche senza la dichiarazione, in sif- vi rimase sino al 1618 per divenire go-
fatte lesioni deirimnitiiiilà ilella Chiesa). vernatore di Roma e più tardi caldina-
A (jue^ti hilmini s'erano già preparati i le). .\ riserva d'alcuni altri particolari, li
veneziani, e però al [iriino avviso spedi- resto delle università religiose, e gli altri
rono loslo ordini rigorosi, che ninno de' ecclesiastici stettero costanti nell'ubbi-
buoi sudditi lasciasse aflìggere quel mo- dienza agli ordini del senato (ma le mo-
ni Iorio, che se ne portassero le copie a' nache Bernardo di Murano, volen-
di s.
gravi pene, e pena iiifin della vita (!!). terdetto, furono ligorosamente chiuse nel
Non vi furono che i gesuiti, i teatini e 1 loro monastero, e tolto il confessore d. Ste-
cappuccini , i quali giudicassero dover pre- fano Veronese per averle persuase a la-
ponderare l'osservanza de'decreti del Ro- sciarsi murare nel medesimo; benché per
mano Pouteficeal rispetto per altrodacssi l'osservanza deirinterdelto non più ascol-
pi ofessalo al principe secolare (se il dotto e tavano messa, uè si confessavano e comu-
integerrimo prete iiluratori tiene questo nicavano). I cappuccini de'territorii Bre-
linguaggio, ninna sorpresa deve recare del sciano e Bergamasco, non vollero segui-
[teggio dello tla diversi scrittori laici). Per- tar l'esempio degli altri, e continuarono
ciò tutti si partirono dagli stati della re- ail abitare i loro conventi, per non avere
pubblica, e a distinzione degli altri i ge- osservato l' interdetto. Intanto si comin-
suiti processionalmentesi ritirarono (duii- ciò una guerra di penne, avendo trova-
•juenon furono cacciali, comescrisse al- to la re[)ubblica persone, che sostennero
cuno; dunque non furono provocatori del- l'operato da lei (il iVovaes osserva che
ia dichiarazione delle censure ecclesiasti- dall'una e dall'altra parte uscirono mol-
che come ne sospettò, altrimenti la
altri tissime scritture, che annunziavano l'a-
severa repubblica certameute non avreb- nimosità di ciascuna, poiché la causa de'
be tollerato che si ritirassero con lauta veneziani era fitta la causa comune di
pubblica solennità nel pomeriggio de' 9 lutti i principi, i quali per le loro pre-
maggio, ciascuno portando pendente dal tensioni dovevano ambire la vittoria di
tidloin una custodia la ss. Eucaristia; ben- quelli, e piìi tardi 1' imitarono, onde i
sì, lo confessa il ìNovaes, furono poi bau- papi per amore della convennero P<^/re,
puleiono ritornare che nel 1657. Devo stinsero particolarmente in questa bri-
pur dire con tale illustre storico, che i ga, per le loro invettive contro la Corte
li-alini e ca[)puccini rappresentarono al
i di [lama, due teologi della repubblica,
governo, ch'eiano pronti a conservare a- i veneti Paolo Sarpi servila e il suo
fr.
pcrle le loro chiese pe'sacerdoti forestie- degno emulo fr. Fulgenzio Manfredi mi-
ri, ma supplicarono nello stes>o tempo, nore osservante). Senza paragone mag-
the fosse concesso ad essi di far privata- gior numero ne trovò il Pontefice, che
mente i loro ulllzi divini, ciò che non ve- «iitrarono in ariiiigo per difesa dell'au-
nendo loio pcruiCiSo, furono anch'egliiio tuiità di lui, e per accreditare (!) le sco-
4-^,s V n N V E N
tiuìnicliee riiiletJeUo, cooie volle esprl- co coutiibui 60,000 scudi, e Fano 3ooo.
incisi l'annalista Muratori. Specialmeii- Delle milizie ammassate, l^aolo V die il
fece mi lungo e dottissimo volo stampa- la fortezza del baluardo, e ordinale aleu-
me provano anche nell'opere loro il cav. viali da Genova, e 3ooo svizzeri presi al
IVIutinelliedilch.Romaninjo [>ercliè j)en- soldo del Papa, oltre le altre truppe che
sasse a voler dar braccio alle armi spiri- dal Mdanese dovea mandare il governa-
tuali colle tenìporali,o perchè necredes- tore conte di Fuentes d'ordine di Fdip-
se bastante la sola apparenza cominciò
, pò 111. Peilochè i veneziani, continua
a far leva di gente, ed ebbe anche dalla Muratori, si diedero anch'essi a formare
corte di Spagna belle promesse (ma av- un considerabile armacnenlo, che nel-
verle il Novaes , che incanxninavasi la l'anno seguente, per quanto fu detto, ar*
grave differenza ad ima dichiarata gner- rivo a 12,000 fanti e 4ooo cavalli, oltre
benché sotto mono li animasse e inco- biemecolla cavalleria oltre a 100,000 du-
raggiasse a sostenere la causa comune cali l'anno). Intanto i ministri del re Cai-
della sovranità).Trovo nell'Amiani, I/c- lolico in apparenza, quelli del granduca
morie istoriche di Fano, l. 2, p. 2^0, che Ferdinando I e d' altri principi, ma so-
lici 1606 si sospettò imminente guerra pra gli allri que'del re di Francia Enri-
iiello stato papale per l'interdetto contro co IV, che professava una particolare a-
la repubblica veneta, temendosi che l'itn- micizia al senato veneto, si sbracciavano
pegno si sosterrebbe colle armi, giacché per trovar temperamento e fine a questo
una lettera circolare della segreteria di scandaloso che potea turbar dad-
litigio,
le armi tutte le città esposte nella spiag- se parenti dei Papa, ascritti alla nobiltà
già dell'Adriatico. Le milizie di Uoma- veneziana sino dall'i i settembre i6o5,
gna e deUe città del Monte furono distri- con molto piacere di Paolo V dichiara-
buite per la Marca e nelle fortezze di Ro- togià con affettuoso breve, fecero di tut-
magna. In Fano rimasero a quartiere to per procurare un accomodamento,
«luecompagnie, e quando partirono re- Ma inutilmente, e per allora senza suc-
stò a carico de'fanesi la difesa della spiag- cesso. Sul principio dell' annoiGoy non
già colle milizie urbane. Continuarono le altro si mirava in Italia, che disposizio-
disposizioni guerresche anche nel 1607,6 ni del Papa di prorompere in una più
tutlo lo slato si offri con doni gratuiti al aperta rottura colla repubblica di Ve-
ujanleoitueuto delle milizie; la sola Mar- nezia, giacché questa si mostrava ben-
\ E > V EJV 4"J
sì sempre costellile neU'ujseqiiio iKll.i fai- Comparve a Venezia. Trailo il cardinale
nente ÌNJaiio Fai'uese. Spedì a Genova per I iar la liuona intenzione del re Crislianis-
arrolare 4ooo corsi, e agli svizzeri per a- Simo, fossero venuti all'armi, non avreb-
\eie 3ooo fanti di quella nazione. Ac- be potuto il suo re dispensarsi dall' op-
trehbc i presidii e le iurtificazioni di Fer- porsi a' loro disegui. Che il re d'Inghil-
a far delle prodezze (questa |)roposizioue re dalle potenze sue amiche, ed avreb-
del Muratori pizzica d' ironia). E tanto be dichiarata la guerra alla Spagna. Che
più corse voce, perchè Filippo MI re di non erano più ([uesti secoli barbarici, i
Spagna promise d'entrare in questo ballo, ed essersi co'tecnpi mutale anche le mas-
sime, e sminuite di troppo le forze della
per sostenere l'autorità pontilicia.eanda-
camera apostolica. Ora che fi-
il Papa
runo anche ordini di l'ai gente al cunledi ,
Francesco conte di Vaudemonl figlio del \e impegno; concertale col Gioiosa le ma-
niere di salvare suo decoro, gli diede
duca di Lorena lor generale (Carlo 11) a il
legati, econ gli svizzeri, avendo colà in- var via l'interdetto (nel i?u//. Rorn. t. 5,
i principi d'esser pronti a sagrificare ogni re^ ^et alias Reipuh Uccie T'eneliarnm Mi-
cosa, per nulla cedere iu questa contro- nistros eie, a censuris per eoa incursis,
versia, persuasi, che la ragione e la giu- nec non Interdictum a dieta Ci^'italc a-
cauto loro. Ma non per- Tììoveiidi). Allegro il cardinale, con pren-
stizia flesse dal
lasciava di trattar la pace, der le poste, arrivò di nuovo a Venezia
lauto non si
gareggiando in questo nobile uHi/io per nel dì () .aprile, ed espose nel giorno se-
Fran- guente le commissioni su^-, e le condizio-
ottener la gloria del primato i re di
ni della concordia. A questa si trovò un
cia e diSpagna, e duchi di Savoia e Fi-
i
verso il senato veneto, quegli fu, che più suiti fos>ero come prima rimessi ne'[)ii-
egli iu Italia Francesco cai dina! tre citlà della repubblica: al che il sena-
le. Spedì
mela di l'cblraio to si scopiì sommamcnle renitente per
di Gioiosa, che verso la
46.) V E ìN VE N
vari molivi. Fece quanto potè il Gioiosa loio iti \'enezia, se non TaniioiGjy. No-
per superar questa loro avversione, e vi ta il Novaes, che in quest'incontro si co-
si adoperò anche d. Francesco de Castro nobbe bene l'animo grande di Paolo V,
anìbasciatore del re Cattolico, ma seuza che avendo prima mostrato della fierezza
clie alcuno potesse vincere quella pugna. e del calore, riconoscendo poi di aver man-
Non per questo cessò di l'arsi l'accordo. calo, ebbe la virtù di retrocedere saggia-
Pertanto nella mattina de' 21 aprile fu- mente piuttosto che arrischiare, ad esem-
rono consegnali all'amliasciatorediFran- pio di altri illustri suoi predecessori , di
eia r abl)ate di Nervesa e il canonico vi- pertler tulio per punto tl'onore.
un falso
centino, già prigioni, dal segretario della Afferma l'ab. Cappelletti, che la repub-
iepid)blica,prole>itandodi darli al re Cri- blica subito rivocò il decreto enianatodo-
stianissimo in segno della loio gratitudine pò l'interdello, ossia tutto il disposto in
ed ossequio, senza pregiudizio dell'auto- opposizione alle censure, consegnò i due
rità della repubblica. Questi poi vennero prigionieri, senza pregiudizio dell'autori-
dati dal Gioiosa al commissario del Pa- tà che avea la repubblica di giudicare ec-
pa, mandato a tale elFetlo (ad onla di que- clesiastici; e che le leggi sui beni stabili
sto notorio fatto, non mancano scritlori non soffrirono alterazione veruna, di tut-
che impudentemente vantano, che il Pa- to trovandosi estesamente la narrazione
pa nulla ottenne, e che la repubblica si ri • nel Iib. 27 Cominemorialc dell'archivio
conciliò senza aver ceduto in niun pun- della cancelleria ducale. E che esistono tra*
to!). E'>egutlo questo preliminare, entrò mss. della Marciana due codici interes-
il cardinale nel collegio, dove era il doge santi, uno conteoenle V Hlstorìa delCIa-
e i savi, e quivi a porte chiuse fu rivoca- lerdtllo di Venelia, sotto il pontificalo
to l'interdetto colle censure, e similoien- di Paolo V, descritta da Giuseppe Ma'
te rivocalo dal senato ogni atto fatto in latestas e l'altro intitolato: Giornale di
contrario. Furono anche rimessi in gra- quanto è accadalo in Venezia durante
zia, a riserva de'gesuiti, gli altri religiosi, l'interdello mandalo da Papa Paolo V^
e decretata la spedizione d'un ambascia- dalli 22 ottobre i6o5 sino li\ maggio i
tore al Pontefice, per rendergli grazie, e 1607. Trovo nella Cronaca di AIila no
per confermare alla Santità Sua la filiale de' i5 dicendjre i858, un ragguaglio
riverenza della repubblica. Come passasse dell' opera ora pubblicata (con anticipa-
nel chiuso collegio la riconciliazione sud- zione di data, come avea rilevato uei-
delta, non trovò il Muratori chi lo potesse r annunziarla nella dispensa de' io del
ficcertare. Si dee tenere per certo, che a precedente novembre : ne riparlò nella
Pioma fu scritto, come il senato avea rice- posteriore dispensa de'3o dicembre, col-
vuta l'assoluzione dalle censure; ma i ve- la dichiarazione, che il riferito sull'ope-
neziani l'haimo sempre negato. Resta non- ra del Cornei, lo tolse dallo Spettatore
dimeno una particolarità indubitata, cioè Italiano, giornale toscano di cui più vol-
che quella repubblica continuò dipoi a te tenne proposito la Cii'iltà Cattolica
mantenere costantemente i suoi decreti con censure) dal eh. Enrico Cornei, stu-
intorno a' beni stabili lasciati agli eccle- diosissimo delle cose veneziane, col tito-
.''iastici, e alla fondazione di nuove chie- lo : Paolo V e la Repubblica feneta^
se, siccome anche l'autorità sua consue- Giornale dal 22 ottobre 6o5 «/ 9 giu- 1
ta (li giudicare gli ecclesiastici delinquen- gno 1 607, corredato di note e documen-
ti.Fu data speranza al Pontefice che quel ti tratti dall' r. biblioteca di Vienna,
?'.
senato rallenterebbe fra qualche tempo dalla Marciana, dal Museo Correr ^ e
il suo rigore contro religiosi della coin-
i dall' Archivio rie' Frari in ì enezia^
pagnia di Gesì»; ma non segui il ritorno Vienna 1859 ( sic ), libreria Teudier e
V EN V E N 46.
compagno. Comincia l' eruJita rivista nio al suo dire riprovevole, cui aggiun-
colle parole: -•» Esso è la Storia ufjlciale se. » Quanto agli oillcii co'principi ami-
dell' interdetto di Venezia , e come tale ci miei, io li farò con tutto lo spirito ed
diventa libro di prima necessità agli scrit- efficacia maggiore, e col re di Danimar-
tori della storia". Farò una semplice os- ca e principi d'Alemagna; e so che uè ca-
servazione : dichiarata Storia ufTuiale, verò buon frutto; col re di Spagna ed ar-
parrebbe che vi dovessero essere compre- ciduca Alberto non occorre parlarne, per-
si e publ)licali anche i documenti nume- chè quello si è già dichiarato, e questo è
rosi e preziosi che si custodiscono in Ro- costretto di seguir 1' onore e la parte del-
mia che fosse in Europa; di che ebbero s. Chiesa (ma come poteva Acmet l aiu-
aache colpa alcuni veneti (in questocon- tare i veneziani, se il loro storico Sagre-
vengo), che per privati interessi e per in- do 5iq, ed all'anno i6o6, confessa:
a p.
graziarsi colla Coite Romana, nell'inten- » Non si può abbastanza descrivere il di-
dimento di grandeggiare a Roma, tradi- sordine, nel quale si trovava in questo
rono la patria. Furono alcuni di essi che tempo la monarchia ottomana , lacera-
persuasero al Papa, il timore della sco- ta internamente da' turchi ribelli, ester-
munica dover far cedere veneziani in i namente da' persiani e dagli alemanni.
tutto". Convengo pure: »• La voce di Ve- Cassa principale confidente dell' amba-
nezia trovò quasi tutta l'Europa benevo- sciatore veneto, deplorando la positura
la; e in modo che anche i principi che u- infelice degli affari, s' espresse con lagri-
vrebbero in altri tempi e per altre cagio- me che se l'imperatore Piodol-
agli occhi,
ni anelato alla caduta di quella repubbli- fo II non facea la pace al sultano, egli
ti, co' suoi tesori, tcuqierarono l'ardore questa via sortirono i turchi da un grati
de'Ioro desiderii, temendo che prevales- laberinto. Partì 1' ambasciatore aleman-
seun principio così pericoloso". Verissi- no da Costanlinopoli, plaudito da tutta
mo, che Giacomo re (V Inghilterra, qual I la Turchia, benedetto da' popoli, come
capo della Chiesa anglicana, forse fu il restauratore per mezzo della stabilita pa-
più deciso fra tulli a sosiener la repub- ce della rovinante n>onarchia;baltutadal
blica anche coli' armi, se fosse occorso, e persiano, smembrata dalla guerra civde
tenue un linguaggio lutto proprio di lui, in Asia, divertita in Ungheria; con due
d'accanito protestante, profanando il ss. guerre esterne, e una interna; mancan-
Nome di Dio che chiamava in lestiuio- te di milizia, di denaro, di capi; che in-
4G7, YEN V EN
ilebollla per il governo delle femmine que parli de' voti (meglio è leggere eoa
sotto Meenief, e per il presente d' Acn^et Ilenrion, //quinto de' suJJ'rngi). » Due
tenero e non armigero, si ritrovava in religiosi si trovarono ben allrimeoli da'
procinto di piegare con precipizio alla de- gesuiti. Paolo Sarpi, quel sì famoso ser-
cadenza " E poi(;liè all'anno 1607 il Sa-
! vita conosciuto sotto il nome di fra
gredo dice soltanto, che negli » aceibi di- Paolo , e fra Ftdgenzio Manfredi fran-
spareri con la Corte Romana per la con- cescano degno suo seguace si segnalaro-
servazione della ginrisdizione, e della di- no in quesl' incontro colle loro invetti-
gnità del Principato, eh' è la piìi ricca ve contro la corte pontifìcia. Sarpi fu col-
gioia del Diadema; fn curioso l'osservare pilo anatema, a cui egli s'era giù
coir
come stavano i turchi attenti alle conse- disposto, anzi sembrava che a bello stu-
guenze, che dal disconcio provenir potes- dio se lo avesse procurato. Era egli teo-
sero. Volevano essere inf'orninti d'ogni logo del senato, serviva ad esso da con-
più minuta parlicolaritii"), e finalmente sigliere negli alfàri di religione, e si fa-
tutto el)l)e termine con pieno decoro del- ceva un merito presso Io stesso de' colpi
del Papa con generale consolazione, ed bestemmiatore de' divini oracoli di Tren-
anche venne festeggiata, succedendo quin- to, e fra Fulgenzio suo emulo avevano
di inand)edueil disarmo delle milizie. — d'altronde de' principii che lor ficeva
Ragionato cogli storici italiani oche scris- poco temere fnbnini del Vaticano. En-
i
sero in Italia, ora convien dire come al- rico IV, che fu poscia mediatore fra il
cuni scrittori stranieri riferirono e giudi- Papa e veneziani, intercettò una let-
i
senato, e non avesse in loro favore le cia- senatori: un altro si avanzò a dire che
V E N V E IN 463
la lederà eia slata immaginata ila' ge- ilmaneggio medesimo che aveva fatto
suiti; ma il senato disprezzando questa sotto suo padre e suo avolo (Filippo 11 e
imputazione, ringraziò il re dell'avviso Carlo V). Essa istigava i veneziani, men-
importante che gli avea dato (però av- tre prometteva al Papa di ridurli a chie-
Terto che in quell'epoca era vivo Dona» dergli misei icordia.Eiirico l Vjdiiiiostran-
to, e il re morì prima di lui : la dilTeienza do sempre lo stesso carattere, cioè sem-
essendo cominciata in tempo del prede- pre pieno di rettitudine e probità, sem-
cessore Marina Grimanì, si deve rite- pre pronto a segnalare il suo attacca-
nere che il nome tolto fu quello di Do- mento per la Sede apostolica, oll'erse la
nato, che mostrò' fermezza contro l' in- sua niediazione al Santo Padre, che fu
terdetto, e non del successore IMemmoj lieto di trovare un rimedio cos'i bello al
sta scoperta si trovò il Papa molto im- fendere Giulio 1! e altri Papi, i quali ri-
operato con precipizio e con disordine. dicendo delle guerre da loro sostenu-
Se Paolo V si fosse da prima podero- te), della quale il Signore aveva proi-
sainenle armato, come fece altra volta bito l'uso al Principe degli Apusloli (la
Giulio li in simile occasione, avrebbe spada o coltello del quale trovasi nel te-
cario di Gesù Cristo; ma dovendosene di Enrico IV, a Roma (Carlo d' Alin-
allontanare, come appresso lo fece, co- courl ambasciatore ordinario) ed a Ve-
minciava di là dove avrebbe dovuto fi- nezia, condussero così bene questa deli-
nire. Tanto egli è raro (meglio direbbe- cala negoziazione, che tutto fu teiuiina-
si malagevole) che confondendo le fun- 10 con soddisfazione d'ambedue le jiai ti.
zioni di due podestà, si vada esente da 11 Papa rivocò le censure; il senato sop-
questo abuso pel biasimo eh' egli ne me- presse i manifesti contro esse pubblicali,
rita. Paolo V ricorse alle armi tem- e ristabilì i religiosi eh' erano usciti da
porali, quando sperimentò insulììcienti Venezia nell'occasione dell'inlerdelto,
le spirituali; ma i veneziani avendo a- fuorché però gesuiti. Per istanze che
i
vulo il tempo di premunirsi, egli più non ne facessero gli agenti di Francia e lo
era forte abbastanza per ridurli alla som- stesso monarca, il senato si mantenne
inessione.Questa repubblica aveva fatto inflessibile. Molli anni dopo Alessandro
sentile alla maggior parte de' principi, VII ottenne finalmente il loro ristabi-
che sosteneva la causa comune della so- limento. 1 diversi scrittori non si accor-
vranità. Già duchi d'Urbino e di Mo-
i dano fra loro sopra le circostanze di que-
dena facevano conoscere ch'essi inchina- sta riconciliazione (Peref, f^'ic d' [Icari
vano al loro partito, e il duca di Savoia IV; Malthieuel de Serre, Hist, de Fr.;
offriva loro in segreto i suoi servigi. La Mezerai Abr., Chron., ec). Si legge nella
corte di Madrid solto Filippo HI,, faceva maggior parte degli storici francesi, che il
464 V L N V E i\
caldini! di Gioiosa in nome del Papa fisffirlionem praeslilerint, eaquc reali ter,
diede l'assoluzione dalle censure al doge et non a-
cani effectu adimpleverint, et
nei; locchè non è esatto, almeno nella diclwn praedielunt remittas, lollas, et
sua generalità. Sponde {^Amial. Eccl., relaxes, ac Sanrlis Ecclesiae Sacra-
an. I (107), autor grave e conteraporaneo, mentis eosdeni restitnas, intposita eis poe-
dice formalmente che il cardinal di Gio- nitenlia, quae libi videbitur, salutari:
iosa, accompagnato dall'ambasciatore di ISos enim, stantibuspraeniissis, proprae-
Francia a Venezia, alla presenza de! doge dictìs omnibus, et in singulis faciendis,
e di venticinque de' princi[)ali senatori, et excqnendis, eidem Fraternitalì tuae,
diede a porte chiuse l'assoluzione al se- tenore pi acsentium, eadcm auctorilale
nato, e a tutti gli ordini e sudditi della Apostolica ficullalem Inbuimus, et im-
repubblica ch'erano incorsi nelle censu- pertimur). Ma quello eh' è manifesto, e
re. Ciò siji'cc, aggiunge lo storico, in che indicò Paolo V una rettitudine
in
presenza di feslimoiiii j e il cardinale e grandezza d'animo eguali alla fierezza
neformò un allorché incontanente spedì ed al calore che avea da principio n)o-
al Papa (e ciò in conseguenza del ricor- slrato, fu il riconoscere che avea man-
dato ineve apostolico facoltativo di Pao- calo, di ritiarre il piede con saggczz-i,
Jo V al cardinale in cui leggo: Hanc pinltostochè arriscliiare, ad esempio di
oh rem, Nos morcm Eccle.siae, quae ne- tanti altri grandi, di perder lutto per un
mini ad se post errala hwnililer rede- falso punto di onore". Fui qui il Bercastel
imfi clandit gremium, ciun misericor- nella sua Storia delCristianesimo.Quasi
dia servare, farli, exeniplo Apostoli, colle slesse parole il connazionale barone
infirmi, ut infinnos Incrifacianius, ac IJenriou descrive queste vertenze. Se non
praedictoriim Regiim praemissis, nec/ion che quanto alla prima risposta che i ve-
aliorum cliristiannriim Principum, ani neziani fecero all'esortazioni di Paolo Y:
prò iisdem Leonardo duce, et Sena la Che non tenevano che da Dio potere il
praedirtis pari ter instanter supplican- della legislazione, come pure il diritto di
do apud Nos intercesserunl, seu inter- sovranità, fa osservare. » Il Pontefice non
cedi fecerunt,precihus honorem habere, lo contestava ; giacché limitavasi a soste-
ac praediclorum Leonardi ducis, et Se- nere che conveniva distinguere la mate-
rialus, et aliorum praediclorum salati ria o l'oggetto di legge per confor(narsi
consulere paterna charilale volentes , alle regole ed alle consuetudini seguite,
Fraternitalì tuae, de cujus fide, ìnlegri- invece di violarle, siccome facevano i ve-
tate, et prudcntia plnrimum in Domino neziani sotto l'influenza di Paolo Sarpi,
confidimus. Venetias proficiscenli, te- più nolo sotto il nume di Fra Paolo, teo-
nore praesentium commitlìmus, et man- logo del senato e frate apostata, il quale
damus, quaienus si, et quando iideni celava sotto la cocolla d'un servila, lospi-
Leonardus duJC,clSenatus,aliiqueprae- lito di Lutero e di Calvino". Il njede>>i-
dicli in iis, quae libi signi fi ca^'imus, sa- nio Ilenrion iiella Storia de' Papi da s.
V E i>i YEN 4Gi
Filtro fino a Gregorio Xf^I, nd i ac- Enjico VV'ollon, quale tenera le fi Li
il
Di recente VOsst-n'nlore Romano dell'S teca dell'ab. d'Estrces. Il re (dice ilp. Da-
luglio i8jo trovò di dover pubblicare, niel), fece attestare al nunzio Ubaldiui,
in proposito della discussione libera, pro- per mezzo del signor Villeroy la sua sod-
clamata da'giornali. » Il governo della s. disfazione, per la moderazione che il Pa-
Sede nelle sue vertenze interne o interna- pa avea usata nell'aifare dell'abbazia di
zionali ha sempre concessa la convenien- V^angadizza ( di che leggo nel biografo
te pubblicità alle ragioni esposte dagli av- Casoni, del doge Donato: Nuova verten-
versari . .. Ma allorché ì suoi avversari za insorgeva con Pioma, per la ricca ab-
contrapposero agli argomenti addotti del- bazia della Vangadizza, nel veneto Pole-
le massime antireligiose e perverse, il go- sine, che in sua origine restò sopita. Ne da-
verno della s. Sede, riserbandone la con- rò un cenno. Voleva il i'apa conferire al
futazione pubblica come fece coli' Aati- nipote cardinal Borghese l'abbazia ca-
Febbronio di Zaccaria e colla storia di maldolese di Vangadizza nel Polesine. Si
Giannone, di Bianchi, ec, impedì nello oppose il senato veneto, perchè a teno-
slesso tempo la circolazione di scritti che re delle leggi della repubblica i benefizi
arrecavano nocumento alla religione ed dello stato non potevano essere conferiti
alla morale. Per questi motivi soltanto che a cittadini. Pertanto se ne lagnò col
pose all'Indice le opere di fra Paolo Sar- nunzio, anche sostenendo le ragioni de'
pi sedicente teologo della repubblica ve- detti monaci, che dicevano spettare ad
neta. E siccome i nemici della s. Sede non essi la nomina. Dopo trattative, si con-
mancarono giammai di citare il flitto di cluse : il cardinale rinunziò al titolo ab-
frate Paolo, facendolo credere agl'incau- bazinle, contentandosi d' una pensione ;
ti ed agli idioti un Santarello persegui- e fu eletto abbate commendatario Mat-
tato perchè difendek'a le ragioni della teo Priuli figlio del senatore Antonio) gli :
repubblica contro le esorbitanze della comunicò per suo ordine una lettera in-
Curia romana, noi faremo conoscere a' tercettata, che faceva conoscere quanto
nostri questo frate Paolo, attingendo al- importasse che la s. Sede in questi mo-
la storia contemporanea e alle corrispon- menti accomodasse colla repubblica di
si
denze intime. Con Diodatijil famoso tra- Venezia. Questa lettera era scritta da un
duttore della Bibbia, e con Filippo du ministro di Ginevra ad un ugonotto di
Plessis IVIoi nay, detto il Papa degli ugo- Parigi, di cui eccone il succinto. Questo
notti, erano in relazione frate Fulgenzio ministro diceva che nel suo soggiorno a
e fra Paolo onde introdurre il Calvinismo Venezia vi aveva introdotto l'Evangelo,
in Venezia. Niuno piii dubita della ve- the fra qualche anno produrrebbe il de-
rità di questo fatto, neanche protestan- i bito fruito: che fra Yu\^f;ì\i\o santissimo
ti stessi (vedi la Memoria della società predica lare ch'angelico, fiìùcaya senza [io-
tedesca di K'ónisberi^a, v. i i, i832,p. sa in questa vigna che molti senatori, ed ;
del secolo XVII per introdurre la rifor- avevano aperto gli occhi alla verità; che
ma protestante in Venezia ), dopo che essi avevano risoluto a non scoprirsi, per
Tommaso Gar (Opuscoli inediti o rari, ora, ma di attendere un' occasione più
v, i,p. 3'^l),]J^^lntl (f^^ita di Gugliel- favorevole; che il numero de'Ioro parti-
mo Bcdell già cappellanodell'ambascia- non restava
giani cresceva, e che a' ri-
ture inglese presso la repubblica venda. formalvri die di procurare onde si w<
VOI. XCli. 3o
466 V E N VEN
scitas.'se lina fuiova querela fra il Papa e Jonnnis 3 farsi Hi neapolìtani. S\ trova-
la rcpnhhlìca per coglier occasione d'in- no nella collezione di sue opere, delle (jua-
Irodurvi la religione riforniata. In que- li nel 18)7 s'inlraprese in IMiluno altra
ste citazioni trovasi ahhondanlemenle il edizione dedicata all'arcivescovo mg."^
mezzodì confutare le perverse apologie e r>artolon!eo Carlo conte R.oniilli. Stam-
il malgoverno che oggidì taluni fanno del- pale separatamente e in italiano conosco :
del Papato. Il Corriere mercantile poi sure contro li veneziani. Trattato so-
non può egli aver ragione a dolersi se il pra la validità delle sconiiniiche, Ro-
governo della s. Sede, eh' egii chiama ma 1606. Avendo il cardinal Bellarmino
Curia romana, non risponde alle sue pro- pubblicato pel Zanetti in Roma il trat-
vocazioni continue. E
ben strana in lui talo : De poteslate Sunmn Pontificis in
una tal pretensione! Dal parlare di fon- teinporalibus, nel ì 610 il governo proi-
dachi e di cambi, di coloniali e di corsi, bì a'hbrari di riceverlo e di venderlo, a
erettosi ad un tratto Joc^or ìjì utroqne, suggerimento di fra Paolo, come scrisse a
non fa meraviglia e compassione ad uu Roma il nunzio Gessi. Molti brani delle
tempo di vederlo far lezioni di Scriltiu a, lettere di tal prelato indirizzate a Ro-
di Concini al Papa, a'vescovi? Conchiu- ma, e riguardanti fra Paolo e il famoso
dererno infine con nna riflessione che si- suo atnico De Dominis arcivescovo di
mili falli ponevano in bocca ad uno scrit- Spalalro, dal 1607 al 1617 inclusive,
tore contemporaneo di fra Paolo, e che sono riportate dal cav. Cicogna nel t. 5,
calza a meraviglia co'nostri tempi e co' p. 608 Di
delle Inscrizioni veneziane.
nostri apostoli di tutte le libertà. Lesliai- Francesco Ottavio Duecento e piii
si ha :
sons avec les novateurs siipposent d'or- calunnie, opposte da Già. Marsilio al
dinaire de deux choses Vune, ou r/iie cardinal Bellarmino, confutate, Mace-
Fon est de leiir rcligion, ou qu'on nea rata 1607. iNè voglio tacere a gloria del
a point du toni". Fra le molte scritture sommo e santo porporato la storia ca-
che si pubblicarono nel conflitto Ira la lunniosa che fecero di lui ancor vivente i
il Sarpi e collaboratore l'altro servila fi-. cinzio servila, di cui parlai piìi volle e
Fulgenzio IMicauzJO. Questi scrisse però, dovrò riparlare. Del veneziano Manfredi
Confermazione delle considerazioni del mordace imprudeule, massime contro la
p. m. Paolo da Fenelia, contro le op- s. Sede e riolerdelto, de'suoi errori, ope-
posizioni del p. Gio. Antonio Bovio car- re e infelice fine, eruditissinìamenle trat-
tnelitano, Veuelia 606). Tutte queste o-
1 ta il cav. Cicogna, Inscrizioni T enezia-
pere slampiile in Venezia neli(3o6 furo- ne, l. 3, p. 296 e seg.). E' notissimo poi,
no condannate e po«le all'Indice con de- che proibita una volta dalla s. Sede l'o-
creto de'20 setleuibreiGoG. Dello stesso pera di un autore, rimane sotto interdet-
Sarpi ancora dipoi lo furono. Nel 161 q, to qualunque versione e parafrasi della
V [Ustoria del Concilio Tridentino (il cui medesima. Di fr. Paolo Sarpi ho parlalo
MISS, autografo è nella Marciana: altri suoi nel § X, n. 32, e § XVIll, n. 18, dicendo
MISS, sono ncir Archivio generale di Ve- di sua sepoltura : a' loro luoghi di altro
nezia. Dice il suo biografo Fillet che tale e di sua Storia arcana del Fonlaniui.
inss. originale fu scritto da ii. IMarco Il suo ritratto, dipinto da Leandro da
Fanzano segretario ordinario di Sarpi; e Ponte di LJassano, dal convento de' ser-
the i primi tnateriali di tale s'oria sono viti fu trasportato nel palazzo ducale e
lutti di pugno di fra Paolo). Nel iGsS, De collocalo in una stanza della biblioleca.
j'uie Asylorum. Nel 62 5, /Ustoria par-
1 E nella loggia dello stesso palazzo presso
licclare delle cose passate Iva il PonteCL- la sala del Piovego, fu posto il suo tnar-
cc Paolo F e la repubblica di Fenelia^ uioreo busto fra quelli degl'illustri ve-
Mirandola i624' Nel 1639, Vita del p. neziaDÌ nel 1847; Q^H'occasione gìàiain-
468 V E N VRN
inenlatn in fine del tlogndo 88.° (lui li- lontano, ma sui quali i suoi encomiatori
traili (li fr. Paolo è a vedersi il cav. Cico- gli attribuirono scoperte di cui non esi-
gna, Inscrizioni f'cnezinnc, t. 2, p. 43^', ste nessuna prova. Soprattutto mollo si
t.4j P- 7o3, t. 5, p. 620). Nella Biogra- è parlato del suo profondo sapere in a-
fia itnii'crsnle, Venezia pel IMissiaglia natoraia, ed asserito che pel ° osservò il i
ne provinciale del propiio ordine e poi precedente anno erano state stanjpale in
procuratore generale in lloma, ove strin- Losanna, e nel seguente furono messe al-
se relazioni col ven. Bellarmino e col d/ rindice con decreto del r." febbraio, co-
Navarro, di cui nel § X, n.i i. Il suo in- me dissi. Del Griselini si ha pure : Del
saziabile desiderio d'imparare 1' induce- genio difr. Paolo inognifacoltà scienti-
va di continuo a carteggiare con tutti fica e nelle dottrine ortodosse tendenti
quelli che possedevano, in qualsivoglia alla difesa dell'originario diritto de so-
genere, cognizioni non comuni, senza di- vrani ec. 5 Venezia 1785). Non ha pub-
stinzione di slato e di religione: egli or- blicato nulla di tal genere: suoi mss. i
nava il suo intelletto; ma rese la sua fe- provano soltanto che si tra molto occu-
de sospetta, e fu varie volte denunciato pato di tali diversi oggetti. Si vede dalle
all'inquisizione come frequentatore di e- sue lettere che si moslrò assai vago di 1 i-
letici; onde non potè essere vescovo di petere le osservazioni astronomiche diGa-
Caorle e di Nona a cui dalla repubblica lilei, col quale ebbe relazione e carteggio,
fu successivamente nominato. Tornalo a e disegnare la luna quale la scorgeva col
Venezia neh 588, ove la quiete gli per- telescopio; vi si vede che avea formalo
mise d' applicarsi con più ardore alle sulla declinazione dell'ago calamitalo un
scienze matematiche e fisiche, alle osser- sistema cui posteriori OiServazioni non
vazioni astronomiche e fino alle dissezio- lardarono a rovesciare. Fortunato , pel
ni anatomiche (all' architettura, per cui suo riposo, se avesse sapulo limitare a la
gli si ntliibuisce il disegno di quell'edi- li pacifiche investigazioni scientifiche l'in-
lìzio ricordato di sopra a suo luogo), la- quieta curiosità d'un ingegno che voleva
vori cui sembra aver condotti non poco penetrare al fondo d'ogni cosa: le circo-
V EN V E N 469
stanze lo immersero ficH'csaioe Ji quelle la Chiesa Gallicana! Pel suo Consul-
delicate questioni di pubblico diritto, sul- talio (le controversia iiiler Sunclilaleia
l'origine del potere, cui è diificile di di- Paidi f etserenissaniRcinjmhlicaniJ^c-
scutere senza pericolo; procedendovi cou ìietuiìi, ParisiisiGoy.ebbe da questa tra
tutta l'indipendenza d'un intelletto orgo- gli altricontrassegni di gratitudine una
glioso, preoccupato dalla sua superiori- catena d'oro. Era in corrispondenza con
tà, ed avvezzo a non deferir che a se stes- fr. Paolo e eoa Nicolò Contarini). Il se-
so, calcolò per nulla le autorità più ri- nato consultò i suoi teologi; e Sarpi a-
Le cose del suo ordine Io ri-
spettabili. vendo pubblicalo su tale argomento uno
chiamarono a Pioma neliSgv; si occupò scritto, nel quale la s. Sede era trattata
in seguito di questioni teologiche sulla senza riguardo, (u subilo a* 28 gennaio
Grazia, in occasione delle i{uali scrisse la 1 GoG creato teologo consuUore della re-
sua relazione deWaCongregazioneCardi- pubblica con uno stipeiulio di 200 ducali
nalizia De anche in
(luxiliis {àtWdi quale annui, poi aumentato pare ad 800. Egli
altri articoli ragionai); ma l'iunalzameu- scrisse libri sopra libri per provare (cioè
lo di Paolo V al trono papale aprì al re- pretese) che Roma non avea il diritto di
ligioso servita un nuovo aringo. La re- lanciare tali o tali censure; si belfò delle
pubblica avendo ricusatodi ritirare o mo- scomuniche fulminate contro di lui, ed
dificare una legge ch'esso Papa giudica- ostentando sempre uu profondo rispetto
va contraria alle immunità ecclesiastiche, pe'dogmi della Chiesa, mosliò il massi-
initiacciò questi di [)orreÌQ interdetto Ve- mo dispiezzo per l'uso che il soviano Poti-
nezia (nella biografia inesatta che di Pao- lefice faceva della sua autorità. Tali scia
lo V scrisse Desporles Boscheron, ripro- gurale conlese duiarouo più di due au
dotta senza note nella suddetta edizione ni, e furono alla fiue terminate per iu-
veneta della Biografia universale ^ giu- lerposizione della Fiaucia a' 2 i aprile
stamente si lodano le sue virtù e le sue 1G07 (Aggiunge r unnotaloi-e, riferirne
grandi doli, le cose utili e lodevoli ope- i i)arlicolari Darà nella Storia di Fenc-
rale, non senza taccia di un po'di durez ziaj e che Sagittario, diiò io teologo lu
za e d'ostinazione; peggio ed erroneauieu- lerano, uqW Introducilo adlIist.Ecclc
le aggiunge , che allevalo alla corte ro- iiasticam, cìlaiS opere latine composte
mana vi avea attinto que' principii di in occasione di tal contesa, senza contar
dominazione, che tendevano ad assogget- quelle di G. Celtrame di Guevara arci
tare in tutti gli all'ari indislintameute i vescovo di Salerno e poi di Compostella,
potentati secolari all'autorità della s. Sc- e del francescano Giovanni da Cartage
ile. Il Papa non tardò a voler provare ta- na in favore del Papa. Di cjuesl' ultimo
le sistema contro la re[)ubblica di Vene- mi è nota l'opera: Pio Ecclesiailica li-
zia, la (piale tenne termo. Irritalo d t ta- beriate et poteslate IticntLi, adversus
le resistenza, ardente e impetuoso niinac- injustas P^enetoruin Lgcs, Viomae 1607.
viò e poi scagliò l'iulerdelto. lutaulo la Ivi pubblicò poi neliGof): Propugnacu-
dissensione divampò da ogni parte; gli liiin culìiolicum de jare lndli lioniani
scrini violenti sopravvennero a invelenir Ponlificis ads'crsus Ecclesiae jura i-io-
«ier consultato tenne le parli della re- cipio avea impiegalo Sarpi come leolo
pubblica. Enrico IV ebbe la gloria di fa- go riconobbe presto in lui un di quc-
,
ammessi.'! L'opinione che emise, come l'immolarli, non è da stupire che la vita
teologo consulente della republjìica, per d'un tal uomo sia stata minacciata. Una
guarentire la stabilità del governo, è un trama fu ordita contro il Sarpi; e fu il
monumento del pili odioso Machiavelli- caidinal Bellarmino, il suo più intrepido
smo; e Darli la chiama un capolavoro avversario, che glie ne die il i." avviso.
d'insolenza e di concepimenti non meno Obbligato ad incedere cauto non usci ,
scellerati che tirannici". L'annolatoreav- più che vestito d'una maglia sotto la sua
verte, che tali parole sono d'uno scritto- tonaca, ed accompagnato da un frate lai'
re che non vorrà accusarsi di soverchia co del suo convento, ch'era armato d'un
parzialità in favore della corte di Roma, moschetto, in una città dove la delazio-
il conte Lanjuiriais , nella Rcviie Enci- ne d'armi da fuoco era punita di morte.
clopi'diqnc (Deve alludersi al libro; O- Ciò non impedì che fosse assalilo ad al-
pinione del p. Paolo servita, come deb-, cuni passi di distanza dal suo convento
ha governarsi la repuhblica Veneziana a'5 ottobre 1607, da 5 sicarii che lo col-
1685, che forse non è che un cambiamen- sassini non avevano avuto tempo di svel-
Opinione
to di frontespizio, è intitolata: lere. Il senato al primo sentore di tale o-
falsamente attribuita al p. Paolo ec. Si dioso assassinio, levò incontanente la ses-
capisce, continua l'annotatore, che i pa- sione: i senatori si recarono in gran nu-
negiristi di Sarpi hauno dovuto sostenere mero ad informarsi dello stato del feri-
che una tale opera non poteva essere sua; to: il consiglio de'Dieci ordinò invano se-
ma che che ne dicano Griselini ed suoi i verissime perquisizioni contro gli aggres-
copisti, tale libro è realmente di fr. Pao- sori, i quali erano fuggiti , e chiamò da
lo; le ricerche fatte da Darà negli archi- Padova Fal^ricio d'Acquapendente, il più
vi segreti di Venezia, non gli hanno la- famoso chirurgo d'Italia ,
per medicare
scialo nessun dubbio io proposito. Ma il l'infermo a spese dello stato, finché fosse
cav. Cicogna, Inscrizioni Veneziane, t, uscito di pericolo. Quando fu risanato, si
3, p. 5o7, riporta una lestimouianza del raddoppiò il suo emolumento, e gli si of-
p. Giovanni degli Agostini, la quale av- in stanza presso la signoria; ma egli pre-
verte essere l'opera d'un bastardo della ferì di continuare ad abitar la sua cella,
veneta casa Canal; e con più importanti donde non uscì più che di rado. Come
nozioni ne riparla nel t. 5, p. 6 1 8). Il se- procedeva con riserbo nel convento e ,
nato gliavea concesso nel 1607, l'adito come incedeva per Venezia, col portare
agli archivi dello stato; egli vi fece nu- il giacco, la manopola e forse anche al-
merosi spogli, che commentò, e dopo la tre armi, come pure armati andavano i
sua morte tale raccolta fu trasportata a- frali che si conduceva dietro, può veder-
gli archivi segreti, che Darìi ebbe lutto si il cav. Cicogna, Inscrizioni Venezia-
l'agio di consultare per comporre la sua ne, t. 5, p. 612. Nel 161 8 il senato gli
storia. Fra Paolo, prosiegue il suo bio- ordinò di scrivere la storia della prelesa
grafo Pillet, fu un dotto, un politico, uno congiura del duca di Bedmar coutro Ve-
scrittore valente, ma talvolta un odioso nezia, della quale parlerò più sotto nel
consigliere del tribunale de'Dieci. lu uu dogadoya.", e si decise in seguito che non
paese in cui gli assassinii non erano rari, sarebbe pubblicata. Se deve credersi a
V E N VEN 471
Gregorio Leli, allorché Antonio J.ifTier, sordamente a screditare la messa cui di-
sulla deposizione del quale erasi coaiia- ceva ogni giorno ..., e che non tendeva
ciato il processo, fu condannalo e messo che ad indurre la repubblica a separarsi
;i morte, venne scello fra Paolo per ac- interamente, non solo dalla corte, ma al-
compagnarlo al supplizio, ed esortarlo a tresì ilalla Chiesa romana. suoi difenso- I
ben morire, ma tale fitto senìbia assai ri hanno lassato ciò di calunnia, hanno
dubbioso a D.uù. Continuò vSarpi ad asserito false le attestazioni di Burnet,di
a[)plicarsi con infaticabile ardore al lavo- Bedell, di Bayle, di Le Courayer (tradut-
ro delle sue opere, e de'considli quasi o- tore in francese della sua Storiadcl con-
i^ni giorno a lui cliiesti dal governo, fnio cilio eli Trento), ec: hanno negalo l'au-
cdla sua morte avvenutai4 gennaio a' stampate e d'alcune
lenticilà delle lettere
1623. Straordinari onori furono resi al- delle opere pubblicale col suo nome. Sfor-
la sua memoria. La repubblica» commi- tunatamente per la sua memoria, 1' esa-
se a'suoi ambasciatori di notificare tal me degli archivi segreti, di cui Darò ha
perdila a lutti i potentati d'Europa; de- avuto comunicazione, ed altre scoperte
cretò l'ei ezione d'un superbo monumen- recenti, non hanno che troppo conferma-
to di marano per esser collocalo nella chie- lo le asserzioni di Bossuel (qui la biogra-
sa de'serviti, ma il n»ar!no fu ritolto al- fia cita quella del protestante e pastore
lo scultore per essersi opposto Urbano ginevrino e oriundo lucchese Giovanni
Vili, poiché la luolliludine parlava già Diodati,tradutlore in italiano della s. Bib-
d'invocarlo come santo (dell'alterazione bia che deturpò co'suoi errori e per»;iò
del Papa, ne scrisse al doge l'ambascia- riprovata, ei .°tradtiltore in francese del-
lore dilioma Piaiuieri Zeno, il quale lo- la Storia chi concilio eli Trento, inferio-
da » la prudente dehberazione presa re a quella di Courayer: in un viaggio
d'intermettere prò nnnc questa poco ri- che fece a Venezia ebbe molli colloqui
levante (accenda per conciliarsi con que- con fra Paolo e con fra Fulgenzio, e con-
sta dimostrazione di compiacenza l'ani- vennero tra loro d'introdurre la prelesa
mo della Santità Sua, già che quello non riforma religiosa in Venezia). Uno scrit-
si vuole viva nelle pietre, viverà ne'no- tore piole$[an[e (htihvel, magazzino sto-
stri annali con minor rischio che dall'cda- rico,stampalo a Lipsia), ci narra che nel
cilà del tempo resti consumato"); ed as- 1G09 G. B. Linckh agente dell'elettore
sicurò i correligiosi della sua protezione, Palatino^ ebbe un abboccamento con fra
e d'allora in poi finché durò la repub- Paolo, il quale con fra Fulgenzio suo
blica , il suo teologo consulente fu sem- confratello, dirigeva un'associazione se-
pre scelto tra essi. La relazione de' suoi greta d'oltre mille persone,di cui trecen-
idlimi momenti, stesa da'suoi confratel- to patrizi delle primarie famiglie, nel fi-
sta cosa ilnon veliere che un miserabile ta nelle provincie tedesche limitrofe del
ipocrita in un religioso onoralo di tanta territorio della repubblica (appunto sot-
considerazione ! Ciò per altro risullereb' to gli auspicii del Palatino Federico V
be da numerose lestimouianze, le quali capo del parlilo protestante di Germa-
hanno fatto dire a Dossuet (nella Storia nia, della cui ribellione e sforzi riparlai
delie i>ariazioni,\n un paragrafo che con- uel voi. L, p. ic)^)". Qui il biografo di-
tiene il suo giudiaio ragionalo sopra fra scorre della lellera inlerceltala da Enri-
paolo), che sotto la cocolla Sarpi ascoQ- co IV. Dalle lettere di fra Paolo al dot-
deva UD cuore calviuislM; the adoperava to proleslaule ginevrino Casaubouo ,
si
1 .
47 ^ J^ ^ V E iV
trac (li procurargli un asilo iiell' Ingliil- lente; tra un nobile ed un suddito, d u*
terrrt, nel c-iso che si vedesse costretto di sempre ragione al nobile; nella giustizia
lasciare l'Italia (Delle lettere attribuite a civile si può osservare una imparzialità
fra Paolo e dirette a Fi'ancesco Castrino perfetta. Trattare i greci come animali
ugonotto, ed altre simili, sono a vedersi feroci;pane e bastone, ecco quel che lo-
i dubbi riferiti dal cav. Cicogna, Inscri- ro bisogna; serbiamo l'umanità per una
zioni f^'enezitrne,t. 3, (>. joy. Si sotto- migliore occasione. Se si trovano nelle
scriveva:Fr. Paulo di J^enelia. Nel t. 5, Provincie alcuni capi di partito, convie-
p. Gi2 e 6ig, ragiona delle persone so- ne sterminarli sotto un pretesto qualun-
spette che fra Paolo trattava in Venezia, que, ma evitando di ricorrere alla giu-
del coniDìercio di sue lettere con Fran- stizia ordinaria. Che il veleno faccia l'uf-
cia, Germania e Inghilterra, e di quelli fizio del carnefice; ciò è meno odioso, e
che scrissero de'tentali vi fiitti da fra Pao- molto più proficuo ". Vi è il libro , La
lo per introdurre la riforma profestante giustificazione di fra Paolo Sarpi o Let'
in Venezia, come G. Mohnicke, e il ba- tered'un prete italiano (Degol >) ad ita
passa a parlare della raccolta di sue ope- Non è che un sunto del suddetto Grise-
re più volte stampate in Venezia, an- lini più enf itico e più esaltato ancora del-
che colle false date di Ginevra ed llclm- l'originale. Il Griselini fu confutato dal
st.idt. Fra non ricordate di sopra so-
le celestino p. ab. Duonafede o Agalopisto,
no le seguenti (la prima però che va a un' Ritratti Poetici.(^iì!\n[o alla Storia del
dire, già la rammentai piìi addietro). concilio di Trento, Bossuet dichiarò sul-
Storia degli Uscocchi, continuazione di la sostanza dell'opera e con ragione, chu
quella di Minucci Minuccio di Serra- fra lo storico, quan-
Paolo « non è tanto
valle arcivescovo di Zara. Discorsn dog- to nemico dichiarato del concilio di
il
matico e politico stili' origine, la na- Trento". Non si può negare, dice il bio-
tura ce. de' Beni ecclesiastici, Avignone grafo, che questo libro fu scritto con mol-
(Parigi) lySo. Della giurisdizione di ta arte: l'autore, evitando sempre di e-
P'enezia sul mare Adriatico (il cav. Ci- sporre i suoi propri sentimenti, si limila
coQun, Inscrizioni Feucziane,\.. 4.p. 7o3, il più delle volte a citare i passi o le pa-
parla del fonte donde Ira Paolo ricavò le role di quelli che hanno combattuto i de-
quattro di lui scritture &\x\ Dominio del creti che non gli piacciono; ma fa ciò in
marr Adriatico della serenissima Re- un modo che, prestandogli fede, i pro-
puliblica di f^enezia), \.ra(}o[la in latino testanti hanno sempre ragione, ed i Papi
dal veneto Nicolò Crasso, De j'urisdictio- sempre torto! Siffatta malignità , o se
ne reipublicae venetae in mare Adriati- vuoisi tanta mala fede, è spinta al pun-
cuni, EleuteropoIiiGiq (questi è l'auto- to che gli stessi calvinisti ne furono inili-
^lato. Darìi ne cita le massime piìi im- blicata n^l 16 >6, colla scorta degli alti o-
portanti, alla fine del lib. 29 della sua liginali custoditi negli archivi della s. Se-
Storia di J 'inezia. Eccone alcune: nelle de. Trovasi in (ine l'enumerazione di 3Gi
cv'iilcsc Ira'qobili; casUgaic il incuo pò- punti di fitlo^ su'quali Sarpi e convinto
1
VE N YEN 473
ti', 1 ver ailerala o travisala la verità, oltre nolomia, la chimica, le matcuìaliche,
una moltitudine di altri errori. Dasla leg- l'architettura, in breve conosceva tulle
f^ere quella lunga lista, a cadaun artico- le scienze, e in tulleera profondo. Fa cen-
lo della quale sono indicale le prove giu- no delle scoperte attribuitegli e di sue o-
stificanti, per persuadersi non esser vero pere, e che Ira quelle che mss. lasciò mol-
che tali errori si riferiscono soltanto ad te perirono nel fatale incendio che arse
oggetti di poca importanza , siccome o- tutta la libreria de'Servi (incendio me-
steiitanodi dire gli apologisti di fra l^ao- raviglioso che del convento arse il solo
lo. Tertuina la biografia con dare noli- piano superiore, cioè quello della libre-
zie delle diverse edizioni e traduzioni del- ria,dov'erano raccolte quasi tutte le o-
l'opere di Paolo Sarpi, e di quelle i-
fr. pere eterodosse, che tenevano alle opinio-
nedite,di sua tumulazione nella chiesa de' ni di fra Paulo, e che a lui venivano da
iServi e traslazione in quella di s. Miche- tutte le parli). Alcuni dc'suoi scritti per-
le di ÌNlurano. — Onorato e distinto fra chè favoreggianli la repubblica al tem-
Paolo dalla repubblica di Venezia, aman- po delle no Lis siine di/J'erenzc con Pao-
tissimi delle grandi memorie di questa i lo Fy gli procacciaroBO de'nemici, e fu-
veneziani antichi e moderni, più o meno rono forse cagione di que'3 colpi di stilo
professando i di lei principii, con patrio che gli vennero vibrati alla testa per uc-
.•nuore ne propugnarono l'operato; (piin- ciderlo ; stilo che in memoria dell'avve-
tli era ben naturale che scrivessero van- iiimenlo era appeso a' pie di un Croce-
taggiosamente del d' altronde dottissi- fisso sopra l'altare di Verde dalla Scala
mo e di vasto ingegno religioso servila nella chiesa de'Servi col motto : Dei Fi-
ciinciltadino, conmaggiore o minore en- lio Liberatori, e il quale stilo passò ia
tn>iasmo, ed altri con moderazione. A pus>esso del nubile cav. Lorenzo Giusti-
saggio del tanto scritto a suo favore, de- mani. Immenso novero di scrittori par-
gli idlimi discreti, dirò alcune altre pa- lò di fra Paolo, ma egli solo riporta (j o-
iole, senza ripetere i dettagli del già rife- perecon notizie bibliografiche. Viene poi
rito, di quanto cioè si legge nelle opere a dire delle due iscrizioni che illustra,
(Il diieglorie letterarie viventi dell'odier- narrando che fra Fedgeuzio ìMicanzio a
na Venezia, il cav. Cicogna ed il cav. I\Iu- sue spese voleva porgli una iscriziope se-
tinelli. Illustrando il i
."
nelle si\e I/iscri- polcrale, ma il convento noi permise. Il
zioni Fenezirine la chiesa di s. IMaria de* Senato a'7 febbraio (rzj avea decretato 1
ile erudizione; possedeva quindi le lin- e vi restò chiuso sino al i 742, in cui nuo-
gue, 1.1 filosofia, la teologia, il diritto ca- vanienle si rifabbiicò 1' alture, e poi fii
ba palese agli ocelli del cittadino e del quando il Sarpi venne a morte nel 1623
loieslieio, ileniolita la chiesa, e poiauclie fu il IMicanzio eletto in luogo suo consul-
ralt;Me,al modo che i^ià dissi nel § XVI li, tore, e non molto dopo revisore delle
n. i8, per cura del pi efato cav. Cicogna, bolle e de' libri, ministeri ambedue im-
[e ceneri del Sarpi nel i8?.8 si traspor- portantissimi e di suo grandissimo ono-
tarono nella chiesa di s. Michele di Mu- re. Fra Fulgenzio non sola mente era som-
rano, ove da lui com-
gli [)Ose l'iscrizione mo teologo, politico e giureconsulto, ma
posta. Inoltre essendo slato deposto nel- anche valente oratore, e profondo fisico
la chiesa de' Servi ha Fulgenzio Mican- e matematico, comesi riconosce dalle let-
zio, il cav. Cicogna illustrandone l'iscri- tere a lui scritte dal celeberrimo Galilei,
zione sepolci ale, descrive quanto in coiii- il quale reputava sommo favore ed ono-
pLiidio ripeterò. Nato l' 8 giugno i.^yo re il potersi gloriare d' essere stimato
nella terra di Pas8Ìrano,r) miglia distan- degno della sua protezione, e come rav-
teda Urescia, vestito l'aUito de'Servi nel visasi dall' intima amicizia e corrispon-
i5r)0 fu mandalo a Venezia, ove per la denza che avea co' piìi illustri maletna-
sua indole egregia il Sarpi sei fece fnini- tici e astronomi di sua età. Mori a'7 feb-
gliare, il diresse e istituì col metodo di braio 16 54 d'anni 83, e gli furono fatte
ordinarie lezioni, ma alla socratica, in- solenni esequie con orazione funebre re-
giimgendogli cioè di leggererpiestooipiel citala dal p. in. Fausto Zerboni. Nel GQ 7 i
libro e di slu'liaivi S(i[)ra investigandone fr. Domenico suo nipote, priore del con-
la verità e tufìslrandoue gli errori. Nel vento, gli et esse un monumento con ele-
i5q7 andò a Mantova a insegnare la sco- gante epigrafe, che illustra il cav. Cico-
lastica teologia, e passato in Roma nel gna. Nell'archivio generale vi sono 12
1600 fu licenzialo pel grado del magi- volumi di consigli o consulti da lui det-
stero. Poscia in Bol-igna venne laurealo tati, e presso il eh. d."^ Giovanni Labus in
e promosso professore ili teologia. Insor- Rlilaiio tiovansi parecchie sue soiilture
te le discussioni ha Paolo V e il veneto versanti sopra oggetti giurisdizionali. Ol-
senato, intorno ad alcune leggi riguar- tre a quesle opere, avea lasciato alla li-
danti i beni ecclesiastici, ed eletto con- breria de' serviti 7 volumi d' altre cose
sultore della repubblica il Sarpi, questi sue, e d p. Berganlini possedeva il Ra-
scelse con se assistente il Micanzio, il cui tionarinni Itiiiporuni, del Sarpi, che Ful-
pronto ingegno e sperimentala fede gli genzioavea continuato dal 1622al i63i.
1 606 la cattedra di Bologna venne a Ve- perta, che la Vita del Sarpi stampata
nezia Fulgenzio al servigio e del Sarpi e per lai. 'volta a Leida nel 1646 è incon-
della repubblica, dal quale indarno cer- trastabilmente scritta da lui. Fra gliscrit*
gati e clamorosi, che per la loro complica- monitorio medesimo, ma essei- mente del-
zione, io non poteva dir meno. Dopo aver la repid>l)lica, ferina, inconcussa, irrevo-
egli premesso un'indicazione sull'origine cabile di voler per>e\eiare nell antica a-
del notis<:imo contrasto tra la repubblica vita fede caltohca ed apostolica, e nella
e Paolo V, nel passare a spiegarne gli effet- consueta sua affezione e nell'ossequio ver-
ti nella sola Venezia avvenuti, comincia so i romani Pontefici. Così iiiidamlo «
da un cenno biografico di fr. Paolo Sarpi, scoppiar la fulgore minacciala da Paolo
descrivendone l'ingegno vastissimo, le sue V, partivansi dalla città a'g maggio, non
dottissime e molteplici cognizioni e sco- volendo es^er colti dall' anatema, i ce-
perte della contrazione e dibitazione del- suiti, cui già molto amore dimostralo si
l' uvea dell' occhio, e forse quella pure aveva, cui sì dal pubblico, come da'pri-
de'la circolazione del sangue, che lo fe- vati erano stali conceduti, insin da' pri-
cero chiamare da Galilei nel comunicar- mi anni della creazione, grandi benefizi;
gli le sue nuove scopei te intorno Sa- parlivansi i cap[)uccini, i frati minori ri-
padre e maestro, njfenuando che assi- aver tolte le funi dalle campane, consu-
curar potci'a senza iperbole che ninno mate tulle le ostie sag(ale,e celebrata una
di cognizione nelle matematiche in Eu- messa bassa, che terminarono senza da-
ropa oltrepassavalo. Indi continua a di- re al popolo la benedizione, lasciando pe-
re Sopravvenuto pertanto il romano a<;-
: rò istruzioni e avvertimenti a' pochi di-
salto^e giusta mente seni brando esser quel- voli al loro nome, l'r i maggio. Dimo-
lo un all'are di sommo rilievo, valevasi la strando intanto i cittadini il più grande
repubblica della dottrina di Antonio Or- zelo per mantenere la indipenilenza loro,
telio, di Gioacchino Scairii e di Alare' An- e volonterosamente offerendo qunuto a-
tonio Pellegrino, giureconsulti suoi fa- vevano di vita e di sostanza in difesa e in
mosissimi, ma precipuamente di quella [latrocinir) della patria, ove uiai si ave<se
di fr. Paolo. Le rimostranze e le ragioni voluto pure assi! irla colle temporali ar-
per iscritto e per voce di ambasciatori, mi (nota l'anualista Il Papa domaiulava :
nezia a Paolo V, non furono però bastan- domare con le armi uomini, cui le sue
ti a rimuoverlo dalle sue pretensioni, per censure non alleni vano); tulli gli altri ec-
cui emanò la narrata scomunica, pro- clesiastici poi, tanto secolari, quanto re-
mulgata
o
con monitorio adisso in Roma golari, ubbidienli alla volontà tiella si-
la città, si pubblicavano due baadi. leu- differenze sorte tra uno stalo cattolico e il
470 V E i\ YEN
l'ii'.toi' supieinotle'callolici, mollo destra l<i vita del couiultore 1 is^ieltalo eJ ama-
iiMiilc per il cardinal di Gioiosa eia con- lo, per la cui sicurezza maggioresi dispo-
cilila a line la vertenza gravissima. Ma i se che avesse decorosa stanza presso il pa-
p,ii liyiaiii della corte di Uoma andavano lazzo ducale, ricusata dal religioso, rad-
spargendo certi libelli, iu cui dicevasi che d()[)piandogli gli slipeudii. Durante l'in-
le pontificie prelese erano slate pcrfet- fei a»ilà fra Paolo, dispoueudosi alla mor-
Iciinciile so>lenute ; u'tjuali scritti Vene- te, sinceramente perdonò a suoi nemici,
via non lasciava di rispondere con altro non si (juerelò del male, uè formò giu-
dalle iinestre delle case loro, vedean per- le dennitivamente questo imporlanlissi-
."
cosso fieramente in varie parli del corpo nio alfare i\iA\' Inlerdeilo (che diede la i
il consullor teologo della repubblica, dar- e pili polente scossa morale a lulta l'Eu-
glisi due ferite nelle scapole, ed una nel- I ()pa)colla citazione del cap. i ,t.
7, parte r/
l'orecchia destra,che andava a riuscire della Storia documentala di f-^e/iezia
Ira il naso e la guancia pur destra. Ca- (pervenutami quando già io avea invia-
duto a terra fra Paolo e già morto repu- lo a Venezia il mio mss. Nelle rapide oc-
landolo, gli aggressori prestamente invo- chiate che vi ho dato, priucipalmente mi
lavansi, senza nemmeu curarsi d estrar- fece impressione quanto riguarda il car-
le dalla ferita lo stilo, già litio e mollo dinal Caronio. Noa intendo allonlanar-
torl(j riujasto nell'osso, per passare, pro- uti dal protestato più sopra, cioè di ces-
iiltando della notte so[)ravvenula, iu fo- sare uel declinar del secolo XVI dal gio-
restiero dominio". Prosiegue lo storico a varmi di sua opera, tranne questa sola
Jiairare le cure generose che tosto calo- tocezione.Le poche parole che dirò, so-
, rosumenle prese il senato per la guari- no conseguenza d'aver consultato per-
la
gione del Sarpi e per trovare gli assassi- sone idonee qui in Roma ed a Vene-
ni, e poi a preservarlo da altri pericoli, zia, a schiarimento del delicato argo-
nel pubblicare premio a chi scoperto o mento) del più volte lodato prof. Ro-
rivelato avesse alcuu'altra iusidia contro rjanin, cui spero non sleu per fare iuu-
-
V E N V E ^'
477
lile seguito, a librar i) vero, lulte le par- la da cui ilRoinaniu ha tratto il
prof.
tìcularìlà, che qui raccolsi e ili persone brano, che riferisce nella nota i." in cal-
e di fatti; ed al quale estendo tutte le ce della ricordata p. 44i '• 7 della sua
osservazioni, che ho già premesse a prin* storia, non consiste che in due fogli di
cipio intorno a massime di giurisdizione, carta volanti non muniti di alcuna au-
iminunilà ecclesiastica, ed autorità pou- tenticità. Quello poi che in essi scrive,
lificia. Sono anche in debito di avvisare, e non si sa chi fosse, avverte egli stes-
che la massi tua che sarebbe attribuita dal so: Qitaedani capita tantum notavi (si
codice Cicogna (e quindi dal prof. Ro- vede ch'era un benevolo della repubblica
manin) al cardinale Haronio, quella cioè incaricato di avvisarla di tutto che fos-u
che sia del mmistero di l'ietro tanto il stalo dello nel concistoro), /j^-c mihi sjìiI'
pascere le pecore, che ammazzarle e tium fuit omnia exarare. Post alitino!!
mangiarle, e che tale ammazzamento dies ita e memoria exciderant, ut ani-
non sìa crudeltà, tna atto pietoso, per- plius exarare non potuerim. E non-
clù', se perdono ilcorpo,sah'ano V anima, ostante con questa stessa carta alla mano
non doveva, né dev'essere mai posta che si manifesta benissimo la vera e degna
Ira le favole più invereconde a carico di sentenza del cardinale Baronio, il quale
tanto insigne luminare di s. Chiesa qual netto e schietto ha detto Quod occi- :
fu il Daronio, la cui moderazione e bontà s'ìo non esse deheat nisi ex summa chari-
d'animo è posta al di sopra d'ogni calun» tate: quod occidil precipit manducare,
nia dalla stessa fìnaledel suo già citalo li- nempe per christianam charitatcni in
bro : Carsaris Baronii etc. Paracnesis sua viscera recondere^in se ipsum unire,
ad Rempiiblicarn T enetaì?ì,(]o\e leggesi : ut sint simul unum et idem in Christn.
5j La Chiesa non odia nessuno; essa ci E quindi manifesto per tulli i versi, elio
ammonisce cogli scritti di amar gii ini- la sentenza del Baronio non si esleiulcva
mici, e io insinua colle parole. Ella non elle ad una mistica interpretazione; cioò
perseguita ed odia che il peccalo. S. Ago- a quel modo di spirituale governo, clu;
slino medesimo a INIassiuiino, donatista per la cura di Pietro pasce fedeli, e fi i
e ca[)0 d' eretici, dà il titolo di ddellis- entrare nelle viscere della sua medesima
simo. lo vi amo lutti nelle viscere Ge-
ili carila anche gli erranti e gì' infedeli. Clic;
sù Cristo, e prego per voi ec. ec. L'am- più, mi si dice, che a p. 63 e G4 del l. 3
monimento che vi mando siavi corie- (Iella. SVoz/Vz^/zc^-Wo/KY/ del cav.Mulinclli,
tenza, in bocca di un cardinale sì vene- cardinale diceva : « queste iioii sono cose
rato da lutti, quanto quella, che il l'adre da Irallare colla violenza. J'] desiderabile
dei fedeli possa ammazzare e mangiare che la repubblica veneta e l'ecclesiastica
le pecore (loco citato, p. 44)) "O" basta- si dieii mano per la quiete e bene di tut-
va citar un codice Cicogna, contenente la ti". Giusta i canoni della buona critica,
I dazione di un solo; bisognava, e biso- tanto scema il valore e 1' autorità delle
gna, porre a severo esame la qualil^ ed testimonianze, quanto più esse disco
autorità del codice, e (|uelle da riferir- stansi dall'epoca dc'falli, o almeno non
si al testimonio, che parla in esso. Or adducono contemporanei documenti cui
quanto al codice 1799 del cav. Cicogna non possa darsi eccezione. Inoltre non
mi consta ch'egli non è clie una rac- sembra meritare il titolo di Cor//r<', un'ac-
colta di calte varie riferibili all'aigo- cozzaglia di poche carie, di cui s'ignora
uieulo, e quella di cui si tratta. cio<' quel- l'origine e la duplice qualità richiesta a
478 V E N VE N
f.ir feilein chi le dellava, cioè a (lire pio- sef;., avendone copiosametile ragionatosi
Lilà nello scriltore per non ingannare, e in lode e sì in biasimo, secondo le diver-
piena scienza dell' avvenuto, onde non se testimonianze degli storici e de'docu-
indurre chi legge in errore circa la sto- menti, che la brevità mi vieta di accen-
terna di IMaria de Medici. doge Leo- Il nle promesse, alle quali non cor- i fatti
nardo Donato, dopo aver dato, comesi risposero; venne chiesta la mediazione
esprime il C;isoni, luminosi saggi di prò- dell' imperatore Mattia; ebbe luogo un
fonda politica e di maturo e fermo con- componimento, se non che disposti co-
siglio, vale a dire la fermezza colla quale loro sempre al mal fare scorrevano ve- i
resistè a Paolo V nel sostenere la repub- neziani paesi, e quelli pure del turco, o-
J)lica nell'esercizio di sua giurisdizione so- vunijue recando morte e desolazione.
prngliecclesiasli(;i,uioiìa'iG luglio 1612, Dopo essere slati sconfìtti a Lesina dal
avendo sedi>to doge {> anni, G mesi e 6 protvedilore Filippo Pasqualigo, arri-
giorni, e venne sepolto a s. Giorgio Mag- varono all' esecrando eccesso di cibarsi
gioie, il cui monuaiento sepolcrale è sul- del cuore, e bevere il sangue di Cristofo-
la porta principale, d'ignoto autore. Ma ro Venier comandante di una galera ve-
per altre interesi-antissimt notizie su que- neziana e da essi fatto improvvisamente
sto doge, si può vedere il tuv. Cicogna; e con sorpresa loro infelice prigione, il
Jnscnziuui 1 encziane^ l.
4, p- ^l'i- e cui tronco capo, messo fra' deschi, servi
V E N V E N 479
di lazza n trastullo ili(|ueironeiulo con- duca Ferdinando in Segna e altre fortez-
vito ; intuire lutto requi[)aggio ci iiilel- ze del ViiiadoI, allettati dalla partecipa-
tueiite aveanogellalo iicU'oiule. Altri di- zione delle prede di molto valore. Non
cono che gli uscocchi intrisero il ioio pa- essentlo giovale l'interposizioni di Paolo
ne nel suiigue dello ^vcnlurillo Venier, V e dcH'impeialore. La lettera e sua ri-
per certa loro superstizione, onde rafFer- sposta si ponno vedere nel Parisi, Isiru-
niare il legame indissolubile tra essi. A tioiit pei- la Sc^reierìa, 1.
1, p. 2c)3eseg.,
tale notizia iiiorrufi Venezia ; il popolo, ove leggo nell' indirizzo al re, datagli hi
e specialmente i [ìorenli del ^enier gri- formula Deigralia regi Polonia, Joan-
:
gnanze del sultano Acmel IjCol quale al- repubblica. Tali amichevoli esibizioni e-
lora era in pace, al qual tine gli conven- rano, più che altro, consigliale dalla po-
ne adoperale le proprie aimi a lintuz- litica, stante l'agitazione, in cui trova vali-
zare 1' ardire degl' indomabili nscocchi, si gli all'ari d' Italia, per le controversie
ed a far valere le giuste sue ragioni verso Ira la Spagna e Savoia sul MoiifcrraLo,
l'Ausli ia, che sembiava poco curare un in quel tempo muto al ducato di iNIun-
così grave interesse, anzi gli uscocclii ne tova; ma iveneti padri pensarono essere
vantavano la protezione. Si aggiunga che elTelto di prudenza non prendere alcuna
l'Austria pretendeva alla libera naviga- determinazione. Così il Casoni. iMa il Mu-
zione dell' Adriatico, ed a >pogliai'e Ve- ratori,che narra i molivi della questione,
nezia del diritto che vantava su quel propriamente dessa era tra ildiicadiSavo-
mare ; perciò non vedeva di mal occhio iache pretendeva per la sua nipote il Mua-
fpie' pirati e le angustie che recavano ferrato, contro Feidinaiido e Vincenzo
alla L' Arte di verìjicaie
repubblica. Gonzaga fratelli del defunto duca di Man-
le {late, dice apertamente che mini- i tova e Monferrato Francesco IV. Le parti
stri austriaci segretamente favoiivano del duca di Savoia, per laSpagna alquanto
questi briganti. Ed il Sagredo, che il fii- sosteneva d. Francesco o Giovanni Men-
le uscite tutti gli uscocihi da Segna ripu- dozza uiaichese d'Inojosa e governatore
gnava all'arciduca [ìci- non lasciarla vuo- di INIilano; e siccome Ferdinando Gonza-
ne; di [)iù racconta all'annoiòiy tulle chiaraiono favorevoli veneziani col gran- i
le loro iniquità, e invasioni di paesi tur- duca di Toscana, per impedire agli spa-
chi, oltre i danni lecali a'vencziani. Lo glinoli di allargare i loro dominii d'Ila-
compi ova (jiialmente la letlei a scritta liul lia, fecero lega con lui. Il iluca ili Sa-
dogeBembodi giustificazione,a^igi^lnou- voia Carlo Emanuele I risvegliò l'antiche
do 111 re di l*oloni.i, in cui è detto: Che pretensioni di sua casa sopra il Monler-
i corsari uscocchi, ladroni crudelissimi, rato, e cominciò a invaderlo colle armi
impuneinenle comuieltevano inaudite nell'aprile i6i3. Per tal novità vene- i
barbarie per la qualità di loro sili eprin- ziani somminislraiono denaro duca al
cipa latente pel lomento e sicurezza del Ferdinando, acciocché ficesse una leva
ricapito permesso du' oiinislti dch'urci- di 3,poo tedeschi, lulervtuuta la Frau-
4.Su V E N V E N
eia colle armi, e l' impcratr.re Coli' au- volse la repul)bica a cavare quanta copia
torità, duca di Savoia dovetle lilirai-
il potè di armali dall'Albania, Dalmazia e
si. Il maggiore soslenimento ni duca altri luoghi d'oltremare. La gente invia-
di Mantova e Monferrato lo diedero i ta sotto Gradisca era in gran parte collet-
francesi ed veneziani. Nel i6i5, narra
i tizia e inesperta alia guerra, per cui i di-
il Muiatori, si svegliò nn altro incendio fensori avvezzi all'armi e feroci la costrin-
di guerra, fra la repubblica di Venezia sero a ritirarsi dopo inutili assalti. E t au-
e Ferdinando arciduca d'Austria, perchè to più perchè nunzio del Papa, il gran-
il
ad onta delle replicate querele della [)ri- duca di Toscana e il duca di Mantov;i
ma contro l'insolenza degli uscocclii, per- s'interposero per la pace ; al che si adope-
chè (ossero allontanali da Segna e dai rava il governatore di Milano, tuttoché
mare, non solo niun buon elfetto avea pò- gli fosse venuto l'ordine dall'altra corte
tulo ottenere, ma fu esposta a nuovi dan- austriaca di Spagna, di dare assistenza
ni difjue'masnadieri. Laonde veneziani, i all'arciduca contro i veneziani. Entrò poi
perduta la pazienza, si armarono per ma- la mortalità nel campo veneto, per cui
re e per teira, ond' ottenere colla forza restò notabilmente sminuito; contutto-
quella giustizia che non potevano conse- ciò riuscì ai provveditori Erizzo e Fosca-
guir colla ragione. Cioccarono Trieste e rini d'impadronirsi di Chiavarello, Laci-
Fiume,e distrussero le saline de'trieslini, niso, Fara e altri luoghi. Poco poi stet-
fabbricale contro i patti. Ma in quest'ul- tero ad ingrossarsi gli austriaci, che non
tima fazione, nel ritirarsi i veneziani fu- solamente respinsero i veneti, ma misero
rono sbaragliati e in buona parte uccisi purea ferro e fuoco un gran tratto del loro
dagli austriaci. Spedirono poi veneziani i paese, con declinar ogni dì più la fortu-
nel Friuli un esercito d'8,ooo fanti e di na dell'ormi venete. In tale stalo di cose
a, ODO cavalli, comandati dal loro ge- mancò di vita ildoge Memmo a'3 otto- i
nerale Pompeo Giustiniani corso (det- bre 161 5, ed ebbe sepoltura nel tempio
to Braccio di ferro, perchè al perduto di s. Giorgio Maggiore, presso il suo an-
nelle guerre diFiandra altro se n'era falto tecessore, e dopo il o.''e ùltimo altare, il
—
I
sediar Gradisca, fortezza di molla impor- trie magistrature e nelle legazioni soste-
tanza sul fiume Isonzo. Ma volendo i ve- nule avea dati saggi di politica scienza,
neziani far leva di genti in Italia, trova- fu eletto doge a'2 dicembre i6i5. L'o-
rono diflicoltà da per tutto. Paolo V spe- rizzonte politico era allora oltremodo tur-
cialmente, per le passale differenze disgu- bato, e le potenze europee condotte dalla
stalo di essi, non permise ne'suoi stali che loro reci[)roca gelosia di dominio, pren-
s'arrolasse alcuno: era allora ambascia- devano ingerenza negli atfari d' Italia,
tore veneto presso di lui Simone Con- quali a vantaggio, qualicontro gl'interes-
tarini. Mollo meno d. Cesare duca di si della repubblica. Il eh. Casoni riporta
Rlodena, perchè in sostanza la guerra in questo dogado, quanto col Muratori
si fìiceva all'Austria, capo della cui ca- ho narralo nel precedente, della guerra
sa era l' imperatore suo sovrano; e per- coH'Austria, che bensì continuava. Non
chè richiamato il principe Luigi ti* Este sapevano darsi pace ministri di S[)agiia,i
qnuoli per la loro arroganza, andnsse tut- islrage d'alcune centinaia di austriaci, e
tavia colla lesta alta, ed esigesse l'esecii- poi ben lo fortificarono. Ma mentre il cor-
zioiie della pace d'Asti, non volendo di- so generale Giustiniani disegnava passa-
sarmare per sospetto di linianere esposto re l'Isonzo perassalire Gorizia, verso Lu-
alle vendette spaguiiole. Paolo V per pa- cinis restò ucciso da una palla di mo-
cificarli inviò per nunzio straordinario a schetto. 11 senato gli fece celebrare ono-
Milano e al duca Alessandro Ludùvisi, poi revoli esequie in ss. Gio. e Paolo, ed as-
cardinale e PapaGregorio XV, ma inutil- segnòannue pensioni alla vedova e a'figlc^
mente, onde nell'autunnoiGiG si venne In questo tempo divenne, in di lui sosti-
ad aperta guerra. Il duca di Savoia si col- tuzione, governatore generale dell'armi
legò co'veueziani, ed avendo solTerto una venete Giovanni de Medici figlio natu-
d.
disagi guerreschi e per credere di averlo ro per mare da d. Pietro Toledo Tellez y
abbassato. Intanto gli affari delduca pre- Girou duca d'Ossuna viceré di Napoli.
sero miglior piega, e ricevè da' veneziani Nemico dichiarato del nome veneziano,
buone somme denaro e promesse di
di ed insieme voglioso di dar braccio alla ca-
72,000 ducali mese durante la guer-
al sa d'Austria, fece un bell'armamento di
ra : in guisa tale, che egli cominciò con galeoni, e l'inviò nell' Adriatico sotto il
della fortezza di Masclieniza, e poi di So- disavventura di cader nelle loro mani,
risa altro nido degli uscocchi.AlKincontro giungendo coloro a far preda sino sui li-
venne fatto agli austriaci d'occupar con di di Venezia. Ma più che mai ostinato
buona preda Ponteba de'veneziaui, fron- il duca d'Ossuna in quest'impresa, a for-
tiera dcirilliria sul torrente Fella, che al- za di nuovi aggravi e gabelle radunaloas-
lora divideva le loro terre tlalle austria- sai denaro, accrebbe silFatla mente la sua
che, anzi divisa Ponteba da un ponle, flotta che giunse ad aver 33 galee e if)
quella di là del fiume dicevasi Imperia- galeoni, lutti ben armati di soldatesche
le o Austriaca, e quella di qua Ponteba veterane, e inoltre di 4,000 combattenti.
Veneta. Ma non lardò il provveditore Ne fu generale d. Pietro di Leva, e pare
Foscarini col conte Francesco INIartinen- colla segreta mira d' occupare la stessa
tassero in essa, pure appena 3ooo ve n'era- cia, ed i duchi di Savoia e Mantova le
no ben istruite nel mestiere dell'ainii. se- reintegrazioni di Vercelli, la cui espu-
ta da'nernici. Dalla forza de' venti traspor- in Parigi convenne alla pace a' 6 set-
tato il general Riviera verso la Dalmazia, tembre 161 le conseguen-
7, la quale e
s'incontrò in 10 galee e 2 barche grosse ze delia guerra diMantova, produsse si
de'veneziani, 2 delle quali galee chiama- può dire il fondamento di grandezza a .
te maone, come le barche, erano cariche cui pervenneio reali di Savoia. Per con-
i
drid, e il re ordinò il ritiro di sua flotta calo a'26 di dello mese a Madrid, però
dall' Adriatico. ]Ma giunti in soccoi so del- convenne cedere al re di Francia che ne
la repubblica 4,3oo olandesi, guidali dal volle l'esecuzione, e per questo fece ar-
conte Giovanni di Nassau, allora vene- i restare in Lione l'ambasciatore Conlari-
ziani varcarono l'Isonzo, e tentarono di ni. Trovo invece che il Casoni disse pia-
passar sotto Gorizia. Da per tulio trova- ciuta la pace, perchè gli uscocchi, origine
rono forti ostacoli, laonde vi perirono di tante molestie, furono tulli dispersi; i
molli loi-o ufiiciali, e fra gli altri Orazio loro navigli arsi e distrutti, e Segna, prin-
Baglioni e Virginio Orsini di Lamenta- cipale loro nido e rifugio sul litorale un-
ne. Anzi fu creduto, che tra pel ferro e garico, venne presidiata da vigilante guar-
le malattie 3o,ooo soldati veneti ivi la- nigione, né in essa rimasero che que'soli
sciassero la vita, laddove degli austriaci i quali ne'delitli de'loro concittadini non
ne mancarono solamente 4ooo. Con più aveanoper l'avanli presa parie veruna.
di ardore si riassunsero a iMadrid le trat- E perchè i veneziani non s'erano mai vo-
tative dipace dall'ambasciatore Pietro luti del tutto ritirare dall'assedio di Gra-
Grilli,anche pel duca di Savoia per an- ormai stava per cedere, il
disca, e questa
dar d'accoi do colla repubblica, ministri i governatore di Milano ostilmente entrò
del Papa e di Francia caldeggiando la ne'territoriidi Bergamo e di Crema, e re-
—
V EN VE iy 483
co eccessivi danni a que'popoli : da que- tQtnente a'veoeziani, insidiosamente non
sta tliversione risullò la salute di Gradi- cessò di continuarla contro di loro nel cuo
sca. Tornata nella Lomliaidia e nel Frin- re della stessa Venezia. A questa faceva
ii la calma per la pace di Parigi, non ces- continue istanze perchè ritirasse dal gol-
sò per questo la guerra nelle parti del- fo l'armata navale e licenziasse gli olan-
l'Adriatico. x\veanoi ragusei dato ricetto desi, altrimenti minacciava con altura di
e viveri all'armala navale del duca d'Os- rinnovar la guerra, al qual fine aumentò
suna amareggiati perciò veneziani, or-
;
i la sua flotta. Perciò da ogni parte cresce-
dinarono alla loro armata navale di dan- vano i sospetti, né appariva il fine di que-
neggiare le terre di quella repubblica. ste turbolenze. Muratori, col quale va-
Il
Essendo ricorsi que'di Ragusi all' 0»su- do parlando, all'anno 1618 riporta, che
na, spedì egli di nuovo il Riviera alla lor la lepubblica intavolò congressi co'miai-
difesa con ima squadra di galee e galeoni stri dell'impernlore Mattia e del re Fer-
ormati di tutto punto. A" io novembre dinando per dare esecuzione a' trattati,
16 [7 furono a vista le due flotte nemi- co'quali si provvide alla quiete e sicurez-
che. La veneta era assai superiore all'al- za dell'Adriatico e del commercio, con ri-
tra in nnoìero di legni, ma non assai for- tirare da Segna e dal litorale gli uscocchi
to poi il ventOjSi separaronole due ainia- Il Muratori narra nel fine deldogadodi
te; la veneta fu trasportata verso l'Al- Bembo la congiura spagnuola, che ordita
bania e Schiavonia, perdendo 3 galee sot- a suo tempo scoppiò poi. Morì questo do-
tili per la furia del mare; e la spagnuola ge a'i8 marzo 1618, lasciando alla pa-
fu spinta a Manfredonia e Brindisi. Eb- llia chiarissimo esempio di valore ne'pro-
l)ero poi il meritato castigo gli uHìziali fondi oggetti di stato: venne deposto nel-
veneti per aver mancato al loro dovere, la chiesa de'ss. Gio. e Paolo, non però
ed Venier fu premialo. Non tanto [)er
il nel monumento del doge Alvise I Mo-
{sventare altri tentativi, che potesse fare cenigo, come notai parlando di questi.
rOssuna, quanto per risarcire il suo o- Nicolo Donato XCHI doge. Era sena-
nore, il immediatamente
senato veneto tore, e fu eletto a'5 aprile 1618. Nulla
formò una maggiore armata navale da operò di notabile nel suo brevissimo do-
guerra sì bella e potente che da gran gado, ch'ebbe fine a'r) maggio dell' istes-
tempo non s'era veduta una somigliante, so anno. In vece il suo biografo Casoni
e v'imbarcò, oltre altre milizie, 3, 000 o- narra accaduta a suo tempo la terribile
landesi. Corse questa flotta, anche nel se- congiura spagnuola, cheil Moschini pri-
guente 161 8, per tutto il golfo senza tre- ma dì lui avea riportata nel seguente
vare nemico alcuno, perchè l'Ossuna non dogado di Priuli, e di questo parere pare
si arrischiò di continuare a far il bravo che sia il barone di Reumout nelle Z'rtt'o/f
per maie edominar l'Adriatico. Ma quel- cronologiche e sincrone della Storia ^o-
la guerra ch'egli non potè piti fare aper- renlina, pubblicate neh 84 1. Anch'io ri-
494 VEN V E N
tengo che avvenisse nel seguente dogado qiie suglistamponi, con nuova licenza al
del Friuli, ma il Casoni riferendola in qiie- protestato, per la sua singolare pregevole
slodi Donato, sebbene altra voltai falli li importanza, compirò la seguente digres-
collocai al luogo loro, che nelle biografie sionesul gravissimo argomento, pel qua-
de'dogi talvolta verameute noi sono,non- le tentai raccogliere i diversi racconti
dimeno seguirò il Casoni, poco alteran- nelle proporzioni volute dalla natura del-
do l'epoca di pochi giorni in cui credo l'articolo ; laonde non si devono pren-
si anticipi. Imperocché egli dice nella bio- dere per contraddizioni, siccome svolte
grafia del Friuli. » Alcuni storici vene- innanzi di conoscere i laudali sludi del
ziani indicano la scoperta della congiura Romanin. E prima col Moschini. Fen-
spagnuola nel regime di questo doge Fila- sando il duca d'Ossuna, viceré di Na-
li; noi però ci uniremo volentieri al pa- poli per la Spagna, che questa non do-
rere di quegli scrittori che la pongono minerebbe nell'Italia fino a che durasse
sotto l'antecessore Nicolò Donato, poi- la forza veneziana, concertò nella stessa
ché, altrimenti non potrebbero andar Venezia un'orrenda congiura; la quale fe-
combinale varie circostanze che accom- licemente scoperta dal consiglio de'Dieci,
pagnarono un così fortunato avvenimen- rOssuna fu richiamato a casa e ivi mes-
to, il quale, stando al primo supposto, so in carcere, ove di sua mano a se die-
sarebbe succeduto nel giorno stesso o de la morte. Allora i veneziani saggia-
poco dopo la solennità dell" Ascensione, mente pensarono a stringere alleanza
giorno da'congiurati stabilito alla con- con parecchi sovrani, al fine che la Spa-
sumazione del misfatto, quando cousta gna deponesse ogni pensiero di sì fatto
invece che la trama pervenne a notizia tenore. Dichiara il Casoni. Sovente in
de' padri prima di (piella patria solen- corto periodo di tempo si uniscono ed
nità, cioè prima del 21 maggio, in cui accadono avvenimenti di tanta impor-
Tenne proclamato a doge il Friuli, che si tanza, che di rado la storia può registrar-
ebbe tempo d'indagarne le fila, di ful- ne di simili nello scorrere di più secoli.
minare nefandi autori, e poscia anche
i Il breve regime del doge Donato di 4o
nezia nel 1822, nell'ai ticolo Bedmar): dre. Posto fine a queste cose, e tolto an-
vennero piese le più accorte e risolute che il flagello della carestia, che afflig-
misure fautori olandesi, inglesi, spa-
; geva Venezia, cessò di vivere il doge Do-
gnuoli, francesi, ed anco italiani, ebbero nato dopo 40 soli giorni di memorando
parte nel!' attruppamento; si tentava di regime, compianto da tutti, e fu sepolto
incendiar l'arsenale in cui gente stranie- in s. Murano. Così il Casoni.
Chiara di
ra venne di soppiatto e con raggiro in- Che Alfonso della Cueva de' duchi d'Al-
trusa : voleasi mettere a ruba la zecca, buquerque, marchese di Bedmar, fu crea-
i pubblici deposili, le case de'facohosi, to cardmale diacono da Gregorio XV
trucidar il doge, i patrizi, e far macello a'5 settembre 1622, ad istanza del re di
ovunque si trovasse contrasto: erasi sta- Spagna, mentre era suo ambasciatore in
bilito, allo sviluppo della trama, il gior- Venezia, l'affermanoil Ciacconio, Vitat
no dell'Ascensione, la cui magnifica so- S. R. E. Cardinaliuni, t. 4> P- 49 ^^' ' =
si, per quanto sembra, da altro motivo, to nel162 t, e allora regnava il figlio Fi-
oltre la devozione dovuta alla grandez- lippo IV: può darsi che l'istanze già
za, alla maestà ed alla rettitudine del- l'avesse fatte Filippo III, nel qual caso
tre era tenuto povero, perciò io questo storici de' caidiuali, lo dicono nemico
censuralo. Lodato per altro, anche per della finzione, poco osservante del se-
sottile e versatile ingegno, pronto a qua- greto); soggiunge un <^//ceò/,clie nel 1618
lunque questione, per la tenacissima me- si accordò con l'Ossuna e col Toledo per
moria nemico della frode e della dissi-
; rovesciare la repubblica, presso cui era
mulazione, franco palesava agli amici inviato. " Preparato avea da mollo tem-
ciò che avea in cuore. Si vuole autore po l'esito di tale trama, insinuandosi ne-
del libro: Sqiiìttìnio della libcrlà ve- gli anicni, suscitando divisioni, inlrodu*
neta. Mirandola 1612, che altri attri- cendo al soldo della repubblica uomini af-
scovo Ceccooi, Storia di Palestriua, p. meva egli non pertanto d'essere fallo a
368 e 370, del cardinal della Queva pezzi dalla plebaglia, e perciò, avendolo
loda prudenza nel maneggio de' ne-
la il senato fatto partire in segreto, ei si
gozi più gravi, per la quale fu esallato salvò a ]\Iilano. Tale congiura divenula
alla porpora, e adoperato dal re di Spa- celebre, dopoché fu descritta da Saiat-
gna negli affari più rilevanti qual supre- Réal (egli é tenuto per islorico distinto,
mo suo consigliere della monarchia, iioa nato a Chambery e morto oel 1692; fu
si portò mai nella diocesi Preneslina, autore di varie opere, fra le quali Vol-
supplito però dal celebre cardinal De taire e altri mettono nel numero de'capo-
Lugo gesuita, visitandone nel i65o per lavori della lingua francese la Storia del-
lui la diocesi Giuseppe Cianti vescovo la congiura degli Spagnuoli contro la
di Marsi : narra eziandio il bene da lui repubblica di F'enezia. L' ab. Mably
VEN V E ìN 487
die Io giudicò severamente, la cliiaiua mostralo contro la repubblica, creder lo
loniaiizo storico, di cui il fondo solo ha fece autore dello iS<7((i^/tH/o, ec." Ora li-
alcunché di vero. Da essa Otway trasse il dia mo il biografo di d. Pietro Tellez yGi-
soggetto della sua tragedia, / enezia sal- rou duca d'Ossuua, nella ricordata Bio-
^•ala, rappresentala a Londra nei 1682. grafìa laiii'ersalc.» Avvezzo al potere, e
La Place compose sullo stesso sogget- prevedendo che de'raggiri di corte tolto
to e con lo slesso titolo la trat^edia che gli avrebbero presto o tardi il favore di
fu rappreseulaUi sulle scene del teatro Filippo HI, osò aspirare alla sovranità di
francese nel ly^G), è generalmente iu Napoli. Fino dal principio del 16 1
7 esplo-
oggi considerata coinè un problema sto- rò su tale tentulivo il duca di Savoia, il
rico. Doveva uQ alPu'e di lauta impor- senato di Veuezia (ma allora lo combat-
tanza esser fallo palese a tutta l'Europa, leva io mare dispulandogli l'impero del
e nondimeuo tutto passò cou impene- golfo Adriatico) e la corte di Francia.
trabile segretezza. Il desio di rendere Più tardi intavolò delle negoziazioni cou
odioso all' Italia infera il nome spagnuo- r Olanda, e cercò anche di rendersi fa-
lo non avrebbe forse potuto indurre U vorevole Divano ottomano ... Cessato
il
senato di Venezia ad inventar egli stes- avendo Spagna di essere iu guerra co*
la
so quell'esecrando complotto? Tale è per veneziani, ordinato venne ad Ossuua di
lo uteno ropiuione, che il dotto Grasley disarmare. La sua politicagli prescrive-
(nella Discussione s lorica e critica sulLi va di ubbidire; e solto colore di una spe-
coniai ara di Peiuzia, e sulla storia di dizione contro turchi, attese per lo con-
i
tidccongiura per V abbate diSaint- Rcal^ trario ad aumentare le sue forze navali.
stampala nel 756) ha cercato di avvalo-
1 Le truppe spagnuole gli erano sospette;
rare in una discus»iuue (uolto dilTusa sul- uou tiene di esse a Napoli che 6000 uo-
la congiura di Bedmar. Capriara e Naudé rairii, de'quali era sicuro, e disperde il ri-
vor della corte. Il Papa Gregorio XV lo che sapeva il segreto del supposto dise-
elesse cardinale nel 1622, ad istanza del guo del duca d'Ossuua, udì siffatta di-
re di Spagna (ma mentre era ambascia- chiarazione con iiidilferenza, e continuò
tore iu Veuezia) ... L'odio che avea di- ad impiej^are a'suoi slipcudii i commis-
488 V E N V EN
sionali del viceré. L'ostenlnzione, la len- soggiunge, tali erano le voci e relazioni che
tezza e liiupiuclenze «on cui questi con- corsero allora dell'inumana impresa : il
d'Ossuna de'discgni ambiziosi sulla co- che non potesse n)ai cadere in mente se
rona di Napoli. L'ultimo dà intorno a ciò non di persone alfalto mentecatte il di-
de' preziosi e particolarizzati ragguagli. segno di prendere Venezia, città di sì gran
Darìi (piindi tenne, che siccome il viceré popolazione, e divisa da tanti canali e ,
avea bisogno de' veneziani per la riuscita con un'armata navale all'ordine, più po-
della sua usurpazione, non potè esporsi tente di quella deirOssuua; oltre alla pie-
a farseli implacabili nemici, e che le sue tà del re Cattolico Filippo HI, il quale non
mire alla sovranità di Napoli escludeva- è mai credibile, che potesse consentire a
so prigioniero nel castello di Almeda, ove duca d'Ossuna viceré di Napoli, e dal
morì nel 1624 d'apoplessia, o pel veleno Cucva ambascialore di Spagna ". Non
trasmessogli dalla moglie. Il Mtuatori lo voglio lacere il n[ei\[o(]A\Dizionariogeo-
dipinge stiavatliuite, Ijorioso, meditalore gra/ìeo veneto nell'articolo J enezia. "Al
di novità, e che odiava con isdeguo la re- tloge Nicolò Donato, mal veduto dal po-
pubblica veneta, e come capace di strani polo (forse per la carestia accemiala), fu
disegni fu creduto autore della terribile sostituito ^\4itonio Friuli, nel primo an-
ctmgiura contro di essa. Ne narra lo sco- no del cui reggiu)enlo supplizi e proscri-
po, legolalo dal marchese di Bcdmat; e zioni giltarono il terrore in Venezia per
V E ÌN V e N 489
la scoperta congiura tramata tlall'amba- remoli e ne'presenti vedeva in lei il più
sciatore spagnuolo La Queva di concer- (ermo sostegno della liberlà d'Italia, do-
lo colduca d'Ossuna viceré di Napoli per lendogli che il ducato di Milano, rislret-
la Spagna. ìNarrate in più guise le circo- lo tra Piemonte e il dominio veneto non
stanze di questa trama, che per coufes- potesse allargarsi, e che avesse l'impero
sioue di tulli rimase sepolta nel più prò- eschisivo del golfo con depressione del no-
fondo mistero, nessun avvenimento an- me e del commercio del regno napoleta-
teriore somministrandone la spiega/.io- no. Ad elleltuar la vagheggiata unione
ne, nessun aito pubblico rilevandone le del territorio della repubblica col Mda-
prove, non è forse senza fondamento nese, concepì Queva, senza farne cenno
se sottilissimi critici sostengono non a- al suo gabinetto, il terribile progetto già
ver mai sussistito la pretesa cospirazio- narralo, d'ardere l'arsenale e i principa-
ne, mn col grido di essa essersi disleso un li palazzi di Venezia, e in mezzo allo spa-
velo sulle mire ambiziose del viceré al \eiilo trucidar nobili e cittadini, e quia-
trono napoletano, ed aver il senato, o me- di nel trambusto inalberar sulle torri
glio il consiglio de'Dieci, tolto di mezzo l'insegne spagnuole, e facendo così spa-
1 testimoni dell'intrigo quando i nianeg- rire la repubblica, dopo averla ridotta in
gi del duca furono noti e sventali dalla fiamme e lagrime. Indi racconta come
corte di Madrid Comunque sia, 5 mesi l'ambasciatore erasi accordalo con Ossu-
dopOjUndecrelo del senato comandò pre- na e Toledo, questi a penetrare con e-
ci solenni per ringraziatela Provvidenza stilli di Terraferma, quello
sercito negli
d'aver salvato la repubblica, senza perciò ad occupar la Dalmazia e Venezia stessa
che cessasse dalla sua misteriosità il cor- colla flotta. Preparata co'fautori stranie-
so pericolo, a cagione del quale, o vero ri e i inalcontenli del governo la trama,
o supposto, perì quell' Antonio Fosca- l'Ossuna spedì l'ardito e famoso corsaro
riniche die argomento di tragedia an- normanno Jacopo Pierre e Langlade pe-
co da ultimo all'animoso estro del JNico- ritissin)o facitore di fuochi artifiziali, i
Imi (di che più sotto)". Riportate le di- quali fingendosi inimicati col viceré loro
verse opinioni, eccomi alle teslimonianze in facile entrare agli slipendii veneti; e
e particolari autorevoli dell'annalista cav. benché il sagacissimo Simeone Contarinl
IMulinelli, che per questo fatto comincia da l'voma,ov'era ambasciatore, avvertiva
dal dire, che per esso Venezia non dove- ipadri di non fidarsi di essi, pureal Pier-
va più sussistere. Descritti l'Ossuna e il re si die il comando d'alcuni navigli, e
governatore di Milano Toledo, qualifii:a Langlade fu accollo nell'arsenale pe* la-
Alfonso duca della Queva
e maichesedi \ori di sua arte. Di concerto questi col-
Cedmar, di aspettosempre allegro e a- l'ambasciatore, profittando Queva della
pei lo, lontano apparentemente dalla si- festa dell'Ascensione, in cui slraordina-
uiulazione, talmente insinuanteche scuo- rio era il concorso nella città di forestie-
j)riva i segreti degli animi più cauti, di ri, soltomenlite ve^li v'introdusse un mi-
singolar talento pel maneggio degli affa- gliaiodi soldati, sparsi nelle locande e ne'
ri, io credito nel gabinetto spagnuolo, fa- l(q)anarì. Propriamente doveasi togliere
coiidoecapacediordireed elfeltuarequa- a Venezia la signoria dell'Adriatico la
lunque reo disegno e coprirlo col manto nulle seguente al dì che il doge avealo
della religione, insonuna uno de'più pò- sposilo , e ciò f(jrse |)erehé i veneziani
tenti e torbidi spirili apparsi nel mondo stanchi dall'allegrie deila solennità fosse-
polilico, risiedeva in Venezia ambascia- ro nten desti. Nelle stanze dell'ambascia-
tor di S[)agna. Venula a questa in odio loie , colme di munizioni dislruggitrici,
la repubblica, perché già da tempi assai 000 dc'uomiuali soldati doveauo armar-
%o V L Ci V EN
Si |)er poi occupar la piazza di s. Marco, da'soldati della repubblica difeso^ e eoa •
una parie degii alili 5oo le vicinanze del- dotto al consiglio per la domandala u-
tulio solilo trovarsi versu il ponte di Rial- rato e fremente popolo, solenuemeate di-
il governo all'ambasciatore: Esser
to, con cui rapidamente preudere a'Laz- chiarò
zarelliiooo soldati del conte di Lieseu, ben lontana la repubblica dal credere che
già condotti dall.i repubblica e ora cor- l'augiislissimo re di Spagna Filippo IH,
«lucale e dalla sala d'anni de' Dieci dar la scala segreta lo lece subilo imbarcare
quelle a chi uè bisognasse; altri guidati in ben armato brigantino e uscir dalla
ila End e da Braudjde, guardar dovea- città, [ìcr salvarlo dalla pubblica vendet-
no la zecca e le Frocuralie, e iinpedir il ta! Mentre la fina politica del governo
buono a stormo colle campane di s. Mar- niuna dimostrazione di contealezzu avea
co. Abbattute le porte dell'arsenale, que- fatto al cessar dell'ialerdelto, onde noa
sto uiceudiato,le grosse artiglierie do vea- fomentar l'opinione d'aver ottenuto gra«
uo uuiniie il loudaco deTcdeschi, «iia- i zia dopo conosciuta la colpa, frastornala
tori, ilalo fuoco a ben 4° fuoghi diver- nerale esultanza, a un tempo proibendo
si,l'armala d'0-.»unasaiebl)e entrata nel il parlare delle particolari contingenze
porto al grido di Libertà. Uno de' con- della congiura , affine di non olfendere
da compas-
giurali, l'alfiere Taifer, preso alcuno e non inasprire gli spirili. Finisce
sione del sanguinoso eccidio d'uu popo- il Mulinelli, con osservare: forse tanta
lo innocente, che vedeva lutto festevole lodevole prudenza valse a contaminar
assistere alle solennilù dell' Ascensioue e presso alcuni la fama veneziana; e cita
nella nottedovea essere inu|uaii)enle tru- Laugier, Storia della repubblica di Ve-
cidalo, abborrendo ormai l'infame tradì- luzid, l. I I, lib. 4'j e Tentori, Saggio
mento corse al consiglio de'Dieci a infur- sulla storia civile degli slati della re-
U)ario del sovraslaule scoppio della cru- pubblica di Fenezia, 1. 1 o, cap. 4- Final-
dele congiura , convalidando le sue di- mente pe'posleriori studi fatti, per le ri-
invitali a prender parte alla trama, inve- nin nel capitolo 3 del suo libro 1 5 ha do-
ce a salute della repubblica denunziava- cumentato e messo in aperto: che Spagna
no tante scelleratezze. 11 consiglio cuU'e- e Francia elfetti va mente congiura va no al-
riergia e prontezza di cui era capace, ra- l'occupazione di Venezia ed al rovescia-
pidamente s'im[Josses5Ò de' congiurali, e mento della repubblica; che la trama a-
tosto più di 5oo fece impiccare e an- veva per centro e capo dell' orditura lo
negare nel canale Orfano. Inorridito spagnuolo viceré di Napoli duca d'Ossa-
il popolo dallo scampalo estremo disa- uà; che costui si accordò per l'elTetlo col
stro, volevu dar fuoco al palazzo di Que- famoso Pierre corsaro di Normandia , il
\a, lì quale tra 1' esecrazioni di lutti (a quale per meglio operare s'introdusse al
V EN V EN 4yi
servizio Jella repubblica, e fece tuoslra di Roberto Drouillard fjQiiliare dell'aniba-
esserle al tulio devoloj che inlaulo il se- sciatore di Spagna sosteneva rifuggiti i
gretario Spinelli residente a Napoli per olandesi, quali giunti a Venezia, cou ma-
i
uaull jNicolò ed un Alessandro Spinosa, blica, e ciò col mezzo di uu altro fraiice-
avventurieri venuti in appiirenza ai ser- se Moncassin, ch'era a parte di tulio. Ma
vigi della repubblica, ma accordati in se- Juveii inorridì nell' intender cpieila tra-
gielo in ÌN'apoi col viceré d'Ossuna, ed ma,e ne avvisò il nobile.MarcoIJollani, che
in Venezia cou Alfonso della Coeva mar- ne dava parie al consiglio de' Dieci il ,
chese di Dedmar, aiubasciuture di Spa- quale col Moncassin ravveduto e col Ju-
gna iu Venezia, le cui trame erano da uu veii dispose per modo, che persona fida-
seualoreawisale 9 mag
alla signoria nei ta e pratica di lingua francese potesse da
gio 1616 per cognizione avutane Col niez- un nascondiglio veder tutti, ed intende-
zo d'un Irate. Auche allo Spinelli intima- re per esleso il piano della congiura; eoa
va rOssuna che voleva libero \A golfo, e che avuta ceilezza e di [)ersone e di cose
che a cacciar veneziani avrebbe manda-
i il Renaud e due fra-
lece subilo arrestare
io navigli con insegue sue, e non quelle telli Bouleaux, ch'erano in (juel sorve-
di S. INI. Cattolica, e che voleva coglierli gliato congresso. A Carlo Bouleaux fu-
aila sprovvista, ciò che Io Spinelli riferi- runo trovale indosso carte e lettere Tela-
va subito in data 2 marzoiSiy. Intan- live, ed appena seppesi l'arresto di (pie-
Io il Pierre disliaeva l' atlenzioue della sti tre, le locande rimasero vuote di (ore-
lepubblica da ciò ch'egli preparava iu slieri. Nel tempo slesso s'ebbero dagli ar-
\enezia, col farsi denunziatore egli stes- restati altre rivelazioni di estrema impor-
so alla signoria, di ciò che tramava il vi- tanza, soprattutto per gli accordi che pas-
cere a Napoli, il (piale di fattoli 6 luglio >avano tra il duca d' Ossuna, Giacomo
161 7 uscivada Drindisicon una ragguar- Pierre ed d suddetto Brouillard. Però
devote flotta, in faccia di cui i veneziani senza piìi il consiglio de'Dieci iodata 12
si ritirarono a Lesina, perdendo qualche niaggioi6i8 ordinava, ed il proweditor
legno e la taligia delle leltere; di che il da mar Venier in data 3 tiello avvisava 1
popolo tutto di \'enezia si levò contro gli che il Pierre ed il suo segielario llosselti
spagnuuli, e si dovette assicurar la casa erano già .«ipacciati, e che lo stesso sareb-
dell'auibasciature per evitar maggiori di- be avvenuto del Langlad, diesi trovava
sturbi. Ma Pierre operava piìi sordacnen- in Dalmazia. Nel tempo slesso furono in
e francese Drussart, e il
7 gennaio 1618 telli Bouleaux. Nel dì 20 dicembrei 618
scriveva al d'Ossuua che 5/ /Jf^j /JO'i 5o/o per ultimo furono strangolati e gettati
venire ntl {^olfo, ma anche nella città ie iu mare iu una cassa, uu Valeuti ed uu
fosse necessario, e ridurre questa gente Malici , agenti principali pur essi nella
(i veueziaui) allo stato che merila. Cu congiura. Altri carcerali furoou po»li m
492 VE N YEN
libertà. Allre esecuzioni non v' ebbero. come d'uomo che fosse dietro a cambia-
]\loncassin e Juven rimasero nella grazia re suo ministero in principato Cen-
il !
bialo sopra dimanda della repubblica ia tranquillità, fin qui per nop pochi anni
data 25 agosto 1620. Pel complesso di da'narrati avvenimenti turbata, tornava
tante narrazioni, definì alcuno il famoso a sorgere in Venezia l'usata maguificea-
avvenimento, tragi-coniinedial E Tam- za. Era costume antico del doge il ban-
l)asciatore poi cardinale?! Lo dissi di chettare pubblicamente in alcuni deter-
sopra. minali giorni i principali magistrati, af-
34. Antonio Priidi XC[V doge. Ca- finchè familiarmente conversaudo con es-
valiere e procuratore di s. IMarco, assen- si, partecipar dovesse di se stesso con tut-
te per trovarsi commissario a Veglia, per ta la repubblica. Tenevasi il i.° convito
ultimare le disposizioni concretale riguar- nel dì sagro al protomartire s. Stefano,
do agli uscoccbi, col trattalo di pace con- il 2." in quello di s. Marco, il 3.° nel so-
plimentarlo in nome del maggior consi- più preziosi vini dell'Orienle e dell'Oc-
glio. V Arie di verificar le Jate, anch'es- cidente;" soffiasse poi irato il rovaio, e ge-
sa è di parere, che poco dopo la procla- late fossero le acque, l'uva spina, le fra-
mazione del doge Friuli si scoprì a Ve- gole, le albicocche, le viole e le rose ve-
nezia la terribile congiura, di cui per co- tlevansi sopra le dette mense quasi in a-
mune credenza era autore il duca d'Os- iiiole accarezzate dal sole e da' zefEri di
suiia,dovenclo dirigerne l'operazioni l'ara- primavera, mentre i più virtuosi poeti e
bascialore marchesedi Bedmar« ed altro i più virtuosi musici davano prova de'Io-
non altendevasi per compiere l'orribile rosingolari talenti (il Mulinelli riporta la
progetlo se non se l'arrivo da Napoli di IVota delie spese de vari banchetti dati
molli vascelli, che doveano impadronir- da Sua Serenità AlvisePisanineh'j'ò'j.
si de'porti e delle Lagune; ma presi que- Poi riproduce le poesie e rappresentazio-
sti da'corsa ri, o gettali dalla tempesta lon- nianche con musiche celebrate dal 5'j i 1
tani, mancava all'intuito l'impresa. Ta- ali6o5 dopo il quale anno non più sì
,
494 V E N YEN
gionij e la valle col contarlo di Bormio mn però che questi Io divenisse, e Pieiro
leslò in polere de'catlolici; laonde il dtt- Valerio o Valier arcivescovo di Candia,
ca di Feria si ad'reltò di alzar vari forti 0*28 gennaio 1621 soavemente morì, e
a'confiiii non nieno de'grigioni, die de' dnpoit giorni gli successe Gregorio XV,
veneziani, ginccliè questi tdlinii aperta- nel giornoseguentecioè ai suo ingresso in
niente con datiari (lavano braccio agli e- conclave. Intanto latto prigioniero il bar-
reirci , animavano a cacciar di là
e gli baro uscocco Vincenzo Voisich, capo di
l'armi spagnuole. Grande inquietudine que'masnadieri fierissimi che lorde avea-
cagionò questo movimento degli spagnuo- no ancor le mani del sangue di Cristo-
li in tutti principi d'Italia, massime nel-
i foro Venier, fu messo a morte ad esem-
la reptiblilica veneta. Imperocchèdividen- pio e terrore degli scelleiali. Successe
do la Valtellina lo stato di Milano dal (piindi nella repubblica di Venezia un
Tirolo, se ne fossero restali padroni gli periodo di pace che permise dar pensiero
spagnuoli, si apriva loro una sicura co- anco alle cose interne della cillù, ed al-
d'o'tremonti. E però i veneziani sopia gli tà intera , che vifle perire sopra infame
altii s'impegnarono in favore de* grigio- patibolo un cavniipre esenatore, e l'inTia-
ni, pei" escludere dalla Valtellina l'armi nità tuttora freme sul disgraziato fine
di Spagna. Neppure lo stesso Paolo V, d'un innocente, che il grido pubblicodis-
titttocliè per proteggere il cattolicismo in se sacrificato dagl'inquisitori di stato, per
quelle contrade fosse pronto a sommini- frequentare occultamente una casa pres-
slrare buone somme di denaro, sapeva so il palazzo dell'ambasciatore di Fran-
consentire che in potere degli spagnuoli eia, e come vogliono altri per essere tio*
restasse (|uel paese. Pertanto furono prò- vato sulla soglia del palazzo dell' amba-
posti vari ri[iieghi, e specialmente ebbe sciatore di Spagna (nel qual caso sareb-
plauso la pioposizione di lasciare in li- be stata tuttora l'abitazione del marche-
berta la Valtellina, e di formare di essa se di Bedmar Alfonso de la Cueva, per-
un cantone della Svizzera, da aggiunger- che come provai superiormente, quivi di-
si agli altri cantoni degli svizzeri cattolici, morava quando Increato cardinale a'
drid, per isventar le mene del duca, che veneziani dalla- legge come caso di slato
parevano indirizzate a mettere l'Italia in di aver relazione, occulte pratiche e in-
ischiaviiù. Paolo V dopo aver aumenta- felligenze segiete co' residenti ambascia-
to il cultodel b. Lorenzo Giustiniani col- tori, più rigorosamente si vegliava quel-
la celebrazione di sua festa, decretato lo di Spagna; quando avvenne che il pa-
quello del b. Jacopo Salonionio dome- trizio Antonio Foscarini di Nicolò, di co-
nicano, creati cardinali i 3 patrizi veneti picua famiglia, già ambasciatore di Fran-
Francp^co Vendramin patriawca di Ve- eia ed' Inghilterra, ad onta de' suoi cir-
nezia, Matteo Priuli figlio del doge, pri- ca 5o anni, della riputazione che gode-
VEN
Ta, e de' distinti ministeri sostenuti, si toin carcere nella notte de'ao venendo
accecasse d'amore per una ma* forestiera il ai aprile 1622, si vide nel mattino
ritata. Dunque né giovine, né amoroso seguente impiccato pe' piedi alle forche
di Teresa Navagero, costretta per la pie- il cadavere dell'infelice villima d'impuro
tà del padre, minacciato d'orrida pri- amore. La città fu tutta compresa di stu-
gione, di prendere a marito l' inquisito- pore, orrore e doloie pel funesto caso,
nella d' altronde ben nota e applaudila cente ! Moltiplicandosi di fatto l'accuse di
sua Tragedia), soleva portarsi Foscari- ribellione, anche contro principali sena-
i
rinicorrispondenze con esteri. Tutto quin- ziata fama d'un onorato cittadino, all'i-
di cospirava a renderlo colpevole d'aver gnominia del casato e all'inviolabilità del-
infranto una gelosa legge di stato; tut- la giustizia, spontaneamente pidiblicaro-
tavolla egli non era macchiato di quel de- no formalmente, divulgandolo anco alle
d'un altro, nèquello giustificar
litto, bens'i nazioni straniere, essere Antonio Fosca-
poteva senza rendere palese questo. Né rini innocente dell'appostogli delitto. Si
salvata, Foscarini, a questo prezzo la vi- volle inoltre dichiarata la sua innocenza
ta,l'onor salvava, poiché il furtivo collo- nell'atto di sua morte, e nell' iscrizione
quio con donna maritata gli sai ebbe tor- sepolcrale nella chiesa di s. Eustachio so-
nalo in disonore, e insieme infamia l'av- vrastata dal di busto scolpito da Giu-
lui
volgere nell'obbiobrio l'amata donna, ol- seppe Toretli, lateralmente alla 4-' cap-
tre I' esporla alla giusta indignazione del pella del Crocifisso. Può vedersi la Tra-
tradito marito. Si trovò pertanto nella gedia Jntonio Foscarini di Gin. Bat-
dura alternativa, o perire coll'iufamia di tista Nicoli in, presa in esame da Gio.
traditore, o salvar la vita coll'iufamia del- Battista Gaspari, Venezia dalla tipo-
l'amata donna. Uidottoa tali estremi, ve- grafia Alvisopoli 1827. Osserva il Caso-
dendo Fo<!carini la necessità di solloporsi ni, dopo tragica morte gì' inquisitori
s'i
alla morte, generoso piegava la fronte a di stato denunciarono questa prima in-
questa necessità, anziché palesare il mo- nocente villima sagrificHta alla rabbia
tivo di sue notturne visite. E perciò dal che congiurato aveano
«l'alcuni perversi
processo compilato dagl'inquisitori di sta- l'eccidio de'piincipali cittadini, e de'più
to, e giudicato da'Dieci, dallo stesso do- gravi e ragguardevoli magistrali. » Tale
ge e da'siioi consiglieri, appaiendo reo di aneddoto triste ed atroce, prestò tema,
fellonia, fu condanuato a morte. Strozza^ in questi ullinii tempi, a qualche teatia-
—
496 V E N VEN
le rappresentazione, scrittn non lanlo per Polonia, clie poi il successe col nome di
amore argomento, quanto perchè
dell' IJIadislao VII, portatosi in Roma pel
l'inquieto autore trovava in quello esca giubileo dell'anno santo. D. Orazio Lu-
a sviluppare il proprio mal animo dccla- dovisi custodiva la Valtellina e i suoi for-
mando contro la verità, la ragione, e le ti, dopo molli con-
e poi avea ricevuto
leali ed uniformi teslimonianzedella sto- trasti anche Chiavenna e Riva. Urbano
ria ede'fatti". —
Nel seguente 162 3 a'G Vili tosto mostrò inclinazione a Fran-
giugno Gregorio X,V, per estinguere il cia, ed*a quelli che mal solfrivano la pre-
fuoco della guerra di Valtellina, prese potenza de' ministri spagnuoli. Però in
questa in deposito a mezzo di d. Orazio breve Irovossi in molle angustie per l'im-
Ludovisi suo fratello, e l'8 luglio rese il pegno preso dall'antecessore pel deposito
suo spirito al Creatore. Dopo 28 giorni della Vallellina, poiché disputandosi a chi
di sede vacante, gli fu sostituito Urbano dovesse toccare il mantenimento de'pre-
"Vili Barberini, che continuò a tenere per sidii pontificii, composti di 5oo cavalli e
nunzio a Venezia Laudivio Zacchia, poi di i5oo fanli, pretendevano sostenerne
cardinale, ove il predecessore l'avea in- tutto il peso gli spagnuoli, ed i francesi la
viato nel 1621. Sette giorni dopo, a' i 3 metà, e senza questi mai accordarsi, re-
agosto, morì il doge Friuli, e venne tu- starono a carico della camera apostolica.
mulalo nella chiesa di s. Lorenzo, forse Moltiplicavano l'istanze Francia, Venezia
nella tomba medesima de'suoi antenati, eSavoia per ultimare quesl'afrare,e ilPapa
senz'alcuna iscrizione o memoria parti- non ne trovava la via, per non disgustar-
colare, con)e dichiarali suo biogralb. si con Filippo IV redi Spagna. Le cose
Francesco Conlarini XCf^ doge. Rag- della Valtellina tenevano sempre in agita-
guardevole per le cariche cospicue so- zione gli animi, ed esercitati combatten- i
stenute in patria, e per le legazioni pru- ti per esser pronti a qualunque eventuali-
dentemente condotte presso varie corti, tà. La Spagna non cessava dal fomentar
cavaliere e procuratore di s. Marco, fu inimicizie, ed istigare le altre potenze con-
proclamato doge fra mezzo a 'gè nera li ap- tro i veneziani; perfino il sultano Amu-
plausi rS settembre 1623. Alle rare do- rat IV venne da quella corte richiesto
ti che costituiscono l'uomo di stato, uni- d'alleanza, ed egli non solo rifiutò la pro-
va ricca suppellettile di scienza, fondo di posta, ma invece ne avvertì il senato, of-
dottrina, ed esattezza di critica, di che se frendo mettere adi lui disposizione e sti-
ne ha prova nella preziosa storia tuttora pendio 20,000 turchi, ciò chenon venne
ms. delle Guerre de turchi in Persia ed accollo da'padri, co'debiti ringraziamen-
Ungheria, óa lui dettata sulle notizie pro- ti,! quali non mancarono peròd'accresce-
cacciatesi quando era bailo per la repub- re poderosamente le forze terrestri e ma-
lilica a Costantinopoli. Talee l'elogio che riltÌD)e. Narra Muratori, che il cardina-
gli rende il eh. biografo Casoni. La fab- le Richelieu divenuto l'arbitro del gabi-
brica delle nuove stanze e della sala, iti netto di Francia, concepì l'ardito dise-
aggiunta al palazzo ducale dal Iato di s. gno di alzarne la riputazione, con repri-
Basso, già cominciata nel precedente prin- mere la colossale potenza dell'una e del-
cipato, per comodo della famiglia del do- l'altra due mon-
casa d'Austria, signora di
ge, si vide in breve condotta a termine. monarchia spagouola, impegnan-
di nella
Spettacoli, banchetti e splendide feste dovi Gustavo II Aldolfo re di Svezia ;co-
vennero date dalla repubblica per l'arri- sì pensò agli affari della Valtellina, e a
vo inatteso a Venezia d' un principe fi- muovere altri turbini in Italia. A que-
glio del Prete Jatmi, e per la venuta di sto l'incitavano ancora le doglianze con-
Uladiblao figlio di Sigismondo 111 re di tinue de' veneziani e il duca di Savoia. A-
V EN V E N 497
vea Urbano Vili fatto uo progello d'ac- stello dì Tirano a'jo dicembre 1624, e
coinotlaaietito per restituire a' grigioui nel di seguente parfi colle milizie. Al-
quella provincia colla reintegrazioue e ga- lora al francese fu agevole impadronirsi
ranzia della religione cattolica; tua perchè di Sondrio, Morbegno, Bormio e in line
si era preservalo il passo libero per quelle di tutta la Valtellina, non avendo fallo
parli a'vicendevoli soccorsi delle due po- alcuna resistenza i pontifìcii, tranne Ulva
tenze Austriache, il che disapprovavano presidiata da'spaguuoli sul lago di Ghia,
Francia e Venezia, restò priva d'effetto la venna. Il Papa fece gravissime lagnan-
sua buona volontà. Quindi pe'uianeggi del ze, così gli spagnuoli,e l'accorto cardinal
duca di Savoia, fu da lui tenuta una gran Richelieu seppe cavarsi dall'intrigo; im-
conferenza in Susa,conLesdiguièresgrau perocché ad onta che poscia Urbano Vili
contestabile di Francia,e gli ambasciatori inviasse a Parigi, anche per le mire sa-
di Venezia, dove si sottoscrisse la lega voiarde su Genova, per legalo a laltrc
della Francia, la repubblica di Venezia il nipote cardinal Francesco Barberini,
e il duca di Savoia, per liberar la Val- e benché per invilo di Filippo IV si re-
telliaa. Indi il duca per abbassare la po- casse a Madrid per levare al s. fonte in
tenza di Spagna in Italia propose alla nome del Papa la sua figlia IMaria Eu-
Francia il conquisto del dominio di Ge- genia, non potè concludere alcuu acco-
nova e dividerselo, benché la Francia modamento, sostenendo la Francia quel-
non voleva apertamente dichiarar guer- loche ora dice la diplomazia, il fallo
nari e munizioni, e tener le milizie a' compianto, dopo aver sostenuto il de-
confini del Milanese. La Francia quindi coro dello stato con politiche negozia-
risolutamente fece vive rappresentanze zioni, per conservare l'equilibrio euro-
al Papa, per terminar la controversia peo, e fatto ovunque rispettare le ve-
'
far leva di gente, e animò grigioni a i l'ultimo de'quali baciati i piedi fece lacou-
sollevarsi. Sul fine poi di novembre l'am- suela orazione a pubblico nome, di con-
basciatore pobtosi alla testa di tali trup- gratulazione e di filiale di vozioue. Gio- —
pe, entrò improvvisamente nella i'iezia i'unni I Cornalo AC/ '/r/oi;e. Procura-
e passato nella Valtellina occupò luo- i tore di Marco, venne innalzalo a capo
s.
ghi che non potevano resistergli, con sor- della repubblica a'4 gennaio 162J. lu
presa, e sdegno e inutili proteste del mar- (juest'auoo Francesco M." II ulliino duca
chese di Bagno Nicolò Guidi luogotenen- feudatario d' Urbino, onde poi quello
te generale dell' armi papali, e dipoi per stato fu riunito nuovamente ai princi-
I' artiglierie mandate da' veneziani al- pato della s. Sede (non senza dispiac«re
l'ambasciatore dovette capitolare pel cu- di diversi principi italiani e de' Venezia-
vot. xcii. 32
498 V E N V EN
ni dulculi dì vedere ailaignre tonto ie là: tua la moderazione del padre, pronto a
finibile della Chiesa, come nota il Mu- scendere dal soglio, soddisfece tuhneiitc
ratori), togliendo a Pesaro ove eia slata il senato, diesi posero in perfetta calma
inuabalu, la statua dell'avo Fiaucesco le destate querele,dichiaraiidosi che l'am-
M." I, scolpila dal fiorenlino Giovanni piezza della dignità cardinalizia non com-
Bandinij dello dall'Opcray già capita- prendevasi .sotto lo scritto divieto. Ma a
no generale della repubblica, ad essa la questa condiscendenza del senato segui
tnandò in dono, il senato facendola col- altro esempio della tenace e imparziale
locare con aionuuicnto di Eartoloiiìco osservanza delle leggi statutarie. L'8 del
Monopola, nel cortile del palazzo doca- seguente febbraio Urbano Vili ti'asfeiì
ie a desila di ehi guarda la facciata del- il cardinal Cornalo al vescovato di Vi-
l' orologio, ove ancor si conserva. Ar- cenza, e poi nel 1629 lo promosse a quel-
male italiane e straniere scorrevano l'I- lo di Padova, ma non potè prentierne
talia per le discordie di Vallellina, nia possesso, perchè le delle leggi venete e la
.si fecero poche fazioni militari; però il Promissione ducale proibivano a'figli del
duca di Feria, con surficiente esercito, doge regnante, anche dal Papa accettare
liuscj a frastornare ogni ullerior pro- benefizi ecclesiastici. Lo stesso cardinale,
gresso de' francesi e veneti in quelle par- ben conoscendo l'irrevocabile autorità
li,non potendo far di più per leneie gli di questa legge, avea supplicato il Papa
Genova vagheggiala dal duca di
ocelli su a degnarsi di lasciarlo nella sua sede di
Savuia. E la repubblica veneziana sem- Vicenza, e non come altri scrissero ch'e-
preciòavversava, perchè preferiva guer- rasi [)rocuiata la dispensa da detta Pro-
reggiare le due case d'Auslria contro lo missione, e di provvedere di altro pre-
stato di IMilano. Iiifatli avendo geno- i lato la chiesa di Padova. Ma Urinano Vili,
vesi persuaso Fili()po IV, che alla caduta che di già lo avea preconizzato in con-
di Genova seguirebbe la perdita del Mi- cistoro, per la solennità dell'atto, non
lanese, n'ebbero poderosi soccorsi in de- voleva aifatto rimuoversi dall' operalo.
naro e truppe dal dt\ca governatore, il Però il cardinale prefer"i rinunziare a
quale marciò inoltre a sventare le pre- tale nomina, anziché cadere nella disgra-
tensioni nemiche, il resto facendolo l'oro zia della repubblica; lullavolta la sua
genovese, sia cogli assoldati tedeschi e rinunzia non si accettò dal Pontefice. Il
sia col guadagnare Lesdiguières, che già perchè il sonalo, piuttosto che tollerare
dissenziente nell'impresa si ritirò. Urbano una violazione delle sue leggi, lasciò che
Vili dispiacente di questi moti guerre- restasse vacante il vescovato di Padova.
schi, e della uiuna riuscita di sua lega- Non si senato neppure alla
rimosse il
zione spedita in Francia per la pace d'I- morte del doge Cornalo padre del car-
talia, e pel risarcimento all'onta ricevuta dinale, il quale perciò non era più com-
per la toltagli Vallellina con tanta pie- preso nella legge proibitiva, e continuò
potenza, per ienlrarvi arojò 6,000 fanti e
I il conti aslo finché nel i63i vacato il
Geo cavalli. Narra il Cardella. nelle Mc/n. patriarcato di Venezia nominò al Papa
.storiche ile Cardinali, che il Papa a'i
g per l'approvazione il caidinalCornaro,e
geimaio 1626 creò cardinale il patrizio al medesimo presentò pel vescovato di
Vicenza. Tanto scrisse nella storia di scovi : Gregorio XVI supplicato da Lui-
essa e in quella di Padova e Venezia. gi Filippo I re de' francesi di fare alcuni
Anzi in qnest' ultima, meglio del Car- vescovi, si ricusò; negli ultimi della vita,
della riferì l'altra vertenza pel cardina- pregato dal medesimo di creare tre car-
lato, che ad onore di tale sublime di- dinali francesi, lo contentò soltanto per
gnità, del doge, del senato e dello sto- uno). Così cessarono tutte le controver-
rico mi piace riporiare nuovamente col- sie, e le cose tornarono alla calma di pri-
le sue parole. « Era insorto gì ave dis- ma". Arroge che io qui per analogia ri-
gusto tra il senato e il {>adre di lui, che cordi, che avendo in questo dogado \n
allora era doge ormai da due anni, nel- Spagna chiesto passaggio nel golfo Adria-
r occasione che il Papa avealo promos- tico per la flotta che condor doveva a
so alla dignità della porpora impercioc- : Trieste IMaria d' Austria soiella di Fi-
ché un'antica legge vietava seveiissima- lippo IV destinata «posa al re (\' Unghe-
mente a qiial si fosse nobile veneziano ria, poi Ferdinando 111 imperatore e fi-
l'accettale, senza licenza del senato, o- glio del regnante Ferdinando II, venne
nori edignità da sovrani esteri: e ciò più rifiutato il permesso con minaccia di guer-
streltaraenle e più rigorosamente era ra se mai si avesse tentalo il trasporlo:
ioterdetto a' figliuoli del doge vivente, oderte invece le venete galere, e su que-
i quali neppure coli' assenso del senato ste accolta la principessa, passò fra splen-
lepotevano coii"^eguire. Ma il padre del didi festeggiamenti e reali lautezze al ta-
vescovo porporato, per nuw chiudere al lamo sovrano che l'attendeva, con quel-
proprio figlio la via a quell'amplissima r ordinaria magnificenza sempre usata
dignità, lece sentire alla signoria la sua dalla generosa e nobilissima repubblica
propensione a deporre spontaneo il cor- in somiglianti congiunture. Già però nel-
no ducale ed a ritornarsene nella sua la quaresima del 1628 Venezia avea so-
primitiva condizione di privalo (dunque leinicmeute festeggiato l'arrivo di Co-
non è vero l'assertoda altro recente sto- simo Il (dice il cav. Mulinelli: dev'es-
rico, che il doge fu redcUguito vivamen- sere errore dello scriltore del documen-
te, perchè contro le leggi aveasi piocu- to che riporta, ossia la descrizione par-
rata dis[)eusa dalla Promissione ducale ticolare di Cernardiuo Moretti venezia-
in quell'articolo che proibiva a* figli del no del soggiorno e de' festeggiamenti,
doge regnante accettar dal Pontefice di- poiché se è giusta la data i6?.8 bisogna
5oo V EK VEN
dire Ferdinando II, essendo merlo Co- te lasciava Venezia, e a Venezia in tanfo
simo Il sin dal 162 aio trovando nel fi
i ; ben5o,ooo
valea quella principesca visita
ne della descrizione citato; Moren\,Fiag- ducati, non compresi ma-
quelli spesi nel
per V alta Italia del serenissimo gnifico trattamento per tutto il dominio
principe di Toscana poi granduca Co- veneto da lui percorso, senza risparmio
simo IJI descritto da Filippo Pizzichi, e con ogni onorificenza, fino al lago di
Firenze 1828, dovrà interpretarsi che Garda, donde passò a Trento. Dopo par-
se ne parla in quell'opera, poiché Co- tilo da Venezia, banchettato in gran pa-
linelli parlando di Cosimo III nuova- 100 carrozze, accompagnato da 200 cap-
mente crede che padre fu
l'avo e non il pelletti o soldati della repubblica a ca-
gilar la città, la quale tanto parve al pro- rimarchevole il reggimento del doge Cor-
nipote del magnifico Lorenzo splendida naro, e che fan prova della saggezza de'
e hella da chiamarla Votlai'a merai'iglia principii costituzionali della repubblica,
del mondo (quali sono, ne feci cenno nel e ulteriormente testificano altresì l'inte-
voi. LXVIll,p. «27). Se non che lo stu- grila e la fermezza del senato in soste
pore dell' allonilo Medici, proveniente nerne l' invariabile osservanza, col cav.
da una Toscana e da una Firenze (^.), Mulinelli, e co'biografi Casoni e Sismon-
accrescevasi quando nell'arsenale, pron- di, riferirò IMI sanguinoso fallo, die ama-
to già trovandosi legname, ferro e ogni reggiò l'animo del doge, compromise la
attrezzo, vedeva innanzi a lui costruirsi quiete dell' intera citlà, e reclamò la vi-
uel breve spazio d'un' ora una galea, e gilanza de'padri. Antiche emulazioni pas-
in un'altra ora gettarsi un grossissimo Comari ed i
savano, anzi forse odii, tra'
cannone e spararlo, con tiro di 5 miglia. Zeno. Renieri Zeno, uno de'capi de'Die-
Vagheggiava poi dallefinestre del suo pa- ci, uomo di spirilo torbido e più simile
lazzo lo spettacolo singolare d'una pom- a tribuno della romana plebe, che a pru-
posissiraa regata, oltre quella di 4 don- dente patrizio veneto molto però alta- ,
Be, 2 per barca; sommacompiacenza pro- mente pensando della repubblica sua,
vava nel trascorrere sollo candide tende non lasciava di sfogare in pubblico e in
di seta la Merceria, le cui botteghe, so- privato l'acerbità del suo odio contro i
fuori rarissime volte. Dopo una perma- uno de'figli del principe, e segno princi-
nenza d'8 giorni, il granduca riconoscen- pale dcgl'improperii di Zeno, insofferente
VEN V E iV 5o £
del castigo. Risanato loZeno,naturaliDeii- luso Urbano Vili e il nipote legato, dal-
te divenne piti di prima raiupognatore le trame e finzioni della politica, non che
mordace, e da tanta fiera discordia cu' lo slesso ambasciatore veneto di Parigi,
Cornaro nacquero in Venezia due parti- ed il principe di Piemonte che ivi perciò
ti con animi concitali e pieni d'ira , cui era andato,! quali soltanto seppero il
prudenza non aveva più ritegno, a seguo trallalo dopo fallo, essendo stati ambe-
che minacciavano una guerra civile. Di- due con parlari di guerra, (gnau-
pasciuti
visi giudizi de'padri, e con acri quere-
1 lo al Papa, probabilmente ebbe uu sen-
le desideiandosi da molli nobili la ritor- tore della pace nell'iuviare le milizie, per
nila dello statuto dei consiglio de' Dieci, quanto vado a dire, acciò fossero pronte
per moderare nuovamente l'estesa auto- per le sue conseguenze. I principali arti-
rità di SI gravissimo e sospettoso inagi- coli di questa concordia furono: Che in
slrato, onde frenare l'intestine discordie, perpetuo non sarebbe altro esercizio che
dopo lunghi trainbusli restarono però quello della religione cattolica romana
contermate l'antiche discipline, ed asso- contado di Cornilo e
nella Valtellina ,
pila ogni familiare pretensione, cioè do- Chiavenna.Che fosse salva in que'Iuoghi
pò la morte del doge, quando giunse l'u- la sovranità de'grigioni, con pigar loro
niversale disavventura della peste,che poi la provincia uu annuo tributo (poi sta-
tornerò a deplorare. Sismondi dice, che Il bilito a 25,000 scudi), ma con facoltà a'
l'irritala nobiltà veneta non osando d'o- vallelliui d'eleggere liberamente i loro
perare apeitamente contro il tirannico governatori e magistrati tutti cattolici,
consiglio decem virale, attese l'epoca iu la ([uale elezione fosse lei repubblica de'
cui doveva essere rinnovato, ed allora ri- grigioui obbligala di ralificare. Che tul-
cusaroDO loro voti a tutti i candidati,
i li i forti di essa provincia sarebbero ri-
onde l'oligarchia che si formava in mez- messi iu Ulano del Papa e poi demolili e
zo ad essi, vedendosi in procinto d'essere rasati. Fu riservato ad arbitrio e all'au-
annientala, fu costretta a capitolare. Le turila delle due corone di comporre le
fu lollo il diritto ch'erasi arrogalo, d'an- dilferen/.e civili rimaste (ia'Ioru collegati.
nullare decreti del gran consiglio, e do-
i Gran rumore e malconlenti cagionò (pie-
po aver fallo sentire che non era sovra- sl'inallesa pace, reputata esclusivameule
na, si terminarono l'elezioni. Uetroce- — a vantaggio decallolici e degli spagnuoli,
do per riprendere col Muratori il raccon- pregiudizievole a'grigioni, ed a'francesi e
to delle poliliche viccnile esterne. iVcl loro alleali. Stranamente quiudi si altera-
1626 aspeltando ognuno che piìi fiera rono gli animi ile'grigioni, de' veneziani,
si riaccendesse la guerra in Italia per la massime del duca di Savoia cupido d'ag-
Valtelliaa, si verificarono i timori (pian- grandire suoi stali,ed ognuno di
i essi pro-
do Del marzo, per reintegrare l'airronlo ruppe in inutili dogliaiize,sebbenc per pru-
fallo allearmi di s. Chiesa, giuusc iuLom- dcuiac pei ucccjiilà couvcuiijI'JIu acco-
5oa V E N YEN
luodaisi. Io generale piacque per la quiete zaga principe di Guastalla, Monferrato
tl"llalia,etl Urbano Yin dichiarò la sua e- Margherita Gonzaga duchessa vedova di
éiillanza in concisloro, perchè sebbene ve- Lorena, in favore de'quali si dichiararo-
nisse l'accordo conckiso senza l'interveu- no le due case d'Austria. Il duca di Sa-
to de'suoi ministri, ci vide assicurato il voia si uni a d. Gonzalez di Cordova go-
punto impoitanlc della religione, e prov- vernatore di Milano, per venire alle vie di
veduto al suo decoro colla restituzione de' falfo nel Monferrato e poi dividere la pre-
forti della Valtellina, onde piìi non gli da. Urbano Vili, i veneziani e altri prin-
restava a desiderare chiamando in testi- cipi d'Italia riconobbero i diritti di Car-
monio Dio, e i re di Spagna e Francia, lo I, il quale nel gemiaio 1628 domandò
della purità delle zelanti sue intenzioni. rinvestitole all' imperatcjre, ma questi si
L'ambasciatoi e Coeuvres dopo dilazioni e ricusò esigendo la consegna de'ducati qua-
difljcollà cousegnòsul principio del 1627 li feudi devoluti all'inìpero, per giudicare
le fortezze a Turcpiato Conti, il quale tut- a chi spettassero. Fremendo i veneziani
te fece demolire. In questo tempo era an- per l'ingordigia degli spagnuoli e per l'i-
cora nunzio pontificio in Venezia il bo- dee del duca di Savoia, posero in piedi
lognese Agucchi arcivescovo d' Amasia, un esercito di i 8,000 uomini sotto il co-
fratello o nipole del defunto cardinale mando del provveditor generale France-
di tal cognome. Si ha di lai prelato una sco Erizzo, che piti tardi fu doge, assisti-
lettera de' 12 ottobre 1624 al cardinal to dal principe d. Luigi. d'Eìte, lo posero
Bai bei ini, in dà contezza di lut-
cui gli in osservazione nelle vicinanze di Valleg-
ti gli aggravii, che soffriva nel dominio gio, protestando di difendere i propri sla-
veneto la giurisdizione ecclesiastica; ne ti, e poi d'aiutare Carlo I apertamente
dimostra ranlichilà loro, e insieme ne quando calasse in Italia un esercito fran-
addita i modi, onde porgervi qualche ri- cese ; ma intanto soccorrendolo di denaro
iDedio. Quando si lusingava la Lom- e d'ogni sorta d'abbondanti provvisioni e
bardia di godere i frutti della pace già munizioni, cnn artiglierie e ingegneri per
.stabilita, per le luisere umane vicende fortificare Mantova, troppo importando
si vide nascere nel 1627 un seminario di loro cheque! principale propugnacolo d'I-
nuove guerre, che si trassero dietro un lidia non cadesse in mano dell'imperato
diinvio di sangue e di calamità maggiori re. Urb.ino Vili inutilmente pel nunzio
delle passate, e ciò per la morte di Vincen- Alessandro Scappi bolognese vescovo di
zo Gonzaga (iuca(M3Ianlo\'ae3Ioiifcr'
11 Piacenza, s'intromise per pacificare i bel-
rato, nuovamente per la successione di ligeranti, oalmeno per una sospensione
que' ducati. A Carlo I Gonzaga suo più d'armi. Memorabile riuscì per l'Italia il
[•rossimo parente, duca di Nevers, Rethel G29, in cui nel marzo scese in Italia col-
1
edUmena, spellava di succedergli; maciò l'esei cito Luigi XIII redi Francia, aven-
dispiaceva al duca di SavoiaCdi[o Ema- do rilardato per l'espugnazione della Ro-
nuele I per le sue pretensioni al Monfer- ihellc, ultimo baluardo dell'eresia arma-
rato, alla Spagna che sempre mirando ta ugonotta. Disfece il duca di Savoia, en-
a possedere tutta Italia mal supportava trò in Susa che gli apri le porte, liberò
d'aver vicino un si aperto fautore di Fran- Casale dall'assediu, e con trattato in Susa
cia, ed all'imperatore Ferdinando II, che fece promettere al duca di Savoia d'en-
pretendeva darne l'investitura quali feu- Ir.ire in lega con lui, col Papa, colla re-
di dell'impero, a dispetto di
Francia che pubblica di Venezia e col duca di Man-
considerava Carlo 1 suo nazionale per tova; ed il governatore di Milano per ti-
mati dalla venuta di Luigi XIll per so- doge di vivere a'2 3 dicembre i62f), ed
stenerlo ; e Carlo I così incoraggiato avea ebbe tomba nella chiesa di s. Nicolò da
fatto un' irruzione nel Cremonese, colla Tolentino. —
Nicolo Contarmi II XCF
presa e sacco di Casal IMnggiore. Ciò ir- doge. Uomo di pietà, di sana morale, di
ritò l'imperatore, sdegnalo già per la di- coraggio, di dottrina e consiglio; im uo-
scesa de' francesi, e tanto più si accese mo insomma di stato, e tale, che i politici
di procedere contro il duca ; mentre la e guerreschi era capace metter in prati-
Spagna ricusando ricono>cere il trattalo ca, versando anco il proprio sangue alla
«li Susa, mandò governo dì Milano il
al difesa della patria, a decoro dello stato,
prode Ambrogio Spinola, con ordine e ed a sostegno della veneziana costituzio-
mezzi di proseguir la guerra nel Monfer- ne. Nel i6i8a Veglia avea stabilito la
rato. L'imperatore, d'accordo colla Spa- l)nce cogli austriaci, per cui ebbero ter-
gna, inviò in Italia sotto il cornando di mine le piraterie e le stragi degli uscoc-
Rarabaldo conte di Collallo vassallo del- chi; e nel 1628 fu uno de' 5 correttori
la repubblica 36,ooo uomini, quali per i eletti dal senato per esaminare lo statuto
la sporcizia aveano la pe>te tra loro, che del consiglio de'Dieci, quando il narrato
non tardarono fatalmente a comuniijare malcontento insorto tra lefjmiglieZenoe
a'mantovani e altri de'dinlorni, quando Cornaro minacciava turbare la quiete de'
a!la metà d'ottobre cominciarono a occu- cittadini e alterare il sistema governativo
pare diversi luoghi. I veneziani finora a- Sempre fermo ne'di lui
della repubblica.
veano tenuto un contegno di ausiliari del proponimenti, ancoquando era senatore,
duca di Mantova, e non già quali nemici consigliò far guerra agli austriaci e alla
dichiarati diFerdinando II; ed a questo fi- Spagna ;
pugnò contro i primi in campo
ne r 8 aprileaveano segnata lega conFran- aperto, e sostenne parte dell'assedio di
cia, ecuslodivano confini. LoSpinola in-
i !\Iantova. Traccia di sua profonda co-
clinava alla pace, e per mezzo del nunzio gnizione ne'politici maneggi e negli alfa-
zioni a Carlo I, ma egli ricusa vasi cedere storieFencliane dal iSgydi/ i6o4,che
piazze in deposito, e il conte Collallo si non venne stampata, ed esisteva ms. nel-
opponeva per non aver mandato a trat- l'archivio segreto della repubblica, poi-
tare di tregua o pace. In questo negoziato ché quelli che vennero consultati sul pio-
fu pure adoperato l'altro iiimzio o alme- posito, se si dovesse no pubblicarla, dis-
no ministro apostolico Giulio Mazzarini, sero: l'opera contiene massime molto in-
poscia celebre porporato. Laonde lo Spi* time dclgo\>ernOy che per \>erità non sap-
noia uscì in campo,a ricuperaregli acqui- piamo se stia bene dii'ulgarle. Ebbe la sti-
sti già fatti dal predecessore nel Monfer- ma de'priiicipali uomini del smo tempo: lo
rato. Frattanto declinava ildogadodiCor- stesso fr. Paolo Sarpi parlava e scriveva di
naro in tempo assai allarmante si per la lui con rispetto e venerazione. Finalmen-
guerra clic ardeva, che per la peste pro- te, tra'gemili e il pianto deiralflilta popo-
pagatasi fra'coinballenli e penetrala ne' lazione venne innalzato al soslio ducale
5o4 V E N VEN
a'i8 cjennnio i63o. I primi suoi passi no fortificata dalla natura e dall' arte, e
furonoal tempio del Signore per implora- indi prese pure Saluzzo. Mentre il Pie-
re il divino soccorso contro il flagello del- monte era involto in sì gran tempesta,
la minacciante peste, che tutta ormai in- Mantova versava in non minori calatni-
vadeva la sventurata patria. Presentato tà, battuta ed afilitta dagl' imperiali. U
alpopolo nel dì seguente, videsi circon- maresciallo d' Etré, già marchese e am-
dato di mestizia e squallore; tanto era lo basciatore di Coeuvres, pervenuto da Ve-
sconforto e la generale prostrazione de' nezia a Mantova l'B aprile, non vi porlo
onde gli auspicii del suo avve-
cittadini, se non parole e speranze. A queste Carlo
nimento alla suprema carica dello stato I adìdato, quale unica ancora di salvez-
furono infausti, ed annunziavano già la za, vedeva la repubblica benché impe-
serie delle sgraziate vicende che tanto af- gnata a sostenerlo, lentissima a farlo, di-
flissero, colla publilica sciagura, il corto stratta dalla pestilenza che temevasi pe-
periodo del di lui reggimento. In tempo netrasse nella capitale. Nondimeno tanto
flella tregua di io giorni, bramata dal perorò l'ambasciatore francese, che il se-
Collalto pel freddo ed enormi fanghi in- nato ordinò di tentar la sorte per intro-
torno a Mantova che assediava, e per le durre nella desolata Mantova un buou
feste del Natale del precedente anno con- sussidio di gente e di vettovaglia. Zacca-
cessa per l'elofjuente accortezza dal Maz- ria Sagredo procuratore di s. Marco, sosti-
zarini da Carlo l,quesli ad onta del bloc- tuito provveditore generale contro gl'iui-
co della città potè ricuperare Curlato- periali ad Erizzo, a tal fine fatta piazza
ne, Marmirolo e qualche altro piccolo d' arme a Valleggio, presso la sponda
luogo. Il Mazzarini in nomedel Papa in- sinistra del Mincio a pie d'una collina a-
cessàntemente consigliava temperamenti raenisssma , tentò poscia d'occupare al-
al duca per terminare amichevolmente cuni vicini luoghi del Mantovano, neces-
SI gravi contrasti. Mail duca lusingato di sari al passaggio de'soccorsi; ma ebbe to-
soverchio dalla fidanza nella protezione stoa fronte 10,000 tedeschi, chea'Somag-
de'francesi e veneziani, non seppe risol- gio lo di^fecero e misero in rotta le sue
versi a veruno accomodamento. Intanto genti con tal precipizio, che anco Valleg-
volleil cardinal Richelien passare inltalia gio
o fu lasciato alla loro discrezione: il se-
alla testa dell'esercito francese, si disgu- nato veneto attribuendo tal rovescio al-
stò col duca di Savoia, il quale intera- la mala direzione del Sagredo, con pub-
mente si die alle due case d'Austria, che blico decreto lo privò della dignità e ve-
perciò subito In soccorsero. Arrivò in que- ste procuratoria. Uestò duntpie piìi che
sto tempo a Torino il cardinal Antotno mai angustiata Mantova, in cui fqceva
Barberini legato a tutta l'Italia dello zio immensa strage la peste, riducendo a po-
Urbano Vili, siccome pad re comune, per coimmero e atterriti difensori. Ciò non
i
zioni, agl'incendii, agli sttipri, alle deva- fidniiiieo guerriero ed atroce protestante
stazioni, con sagrificare fra' tornieiiti e Gustavo II Adolfo re di S'^-eziaj al qua-
tuartiniquegrinfelici abitanti cU'erau ore- le a dargli !a spinta concorse ancora eoa
duti più degli altri ricchi d'oro (poiché promesse di denaro il senato veneto, trop»
Giuratori, che dubita se realmente vi fu pò alterato per le peripezie di Mantova,
tradimento, più o meno, riferisce eguali La condensazione di tal tempesta mosse
occidii giù commessi da'tedeschi in n)ol- Ferdinando II alle proposizioni di pace
li luoghi del Mantovano), e facoltosi per fatte nella dieta di Ralisbona da'ministri
possediujento di sup[iellettili e di pre- del Papa e del re di Francia, che fu se-
ziosi arredi " come descrive Casonij e con guata in Pvatisbona stessa a* i j oltobre
più straziante dettaglio il Muratori, es- i63o, con l'investitura di Carlo I Gon-
sendo durato 3 giorni il rapacissimo sac- zaga de'ducali di Mantova e Monferrato,
cheggio , e vandalici eccessi commessi
i dovendo esso dar compensi al duca di
nello splendido palazzo ducale e altrove. Savoia e al duca di Guastalla. Ma non
Comandarono l'espugnazione i baroni ratificandosi da' re di vSpagna e Francia,
d'Aldringlier e Galasso, perchè il Collal- a' 26 ottobre , spirando la tregua , sta-
to era infermo o passalo in l'iemoute. Fui- vano per venire alle mani spagnuoli e
tiratosi Carlo I, col maiesciallo d' Etrd, tedeschi possessori di Casale, co'francesi
nel castello di Porto sprovveduto di for- padroni della cittadella e quelli che ne
tificazioni, posto da un lato della città, e venivano in soccorso, quando a un trat-
veneziani. Inoltre osserva, che di si me- nome dell'imperatore, e che tutti i giier-
morabile scempio ne provò sommo or- reggianti si ritirassero dalMonferrato.
rore Ferdinando II in Vienna, e la sua Intanto la tremenda peste passata da
moglie Eleonora Gonzaga indicibile do- IMantova a Venezia , deplora Muratori,
lore per si orribile sventura della nobile ([tiivi portò al sepolcro sopra Go.ooo per-
patria sua. » Succedette poi a tutti que- sone (meglio circa 40,/i.9f^>5econdo il iMu-
stiassassinii lo slesso che avvenne pel sac- tinelli, inVenezia, e 47)7 i^ nell'isole e
co di l'ioma (del 1527), perchè in breve terre adiacenti), e fu credulo che perisse-
pei irono quasi tulli o per peste o per mor- ro più di 5oo,ooo nell'altre città e ville
Vittorio Amedeo I suo figlio, con pensie- inente nella [)Opolos>i e n()l)ilissima Mi-
ri pili regolati e discreti, a cui il paciere lano. La fatale introduzione della peste
INIazzaiini ottenne tregua da"francesi,ap- in Venezia, si registra I 8 giugno iGjo,
provata dal marchese di Santacroce nuo- ({uando Irovamlusi Muulova airestremo
vo governatore di Milano. L' eccessiva di sua sciagura, mandò a Venezia a im-
prosperità di Ferdinando 11, mosse i mal- plorar nuovi soccorsi il marchese Ales-
cuutcnli principi dell'impero alla guerra sauiUo Slrigis, il cui dunìcstico tosto am-
-
5o6 V EX V EN
inalò per (Ine caibonclii appiirsi nelle di. autore, sempre amorevole per me,
{iii"(iiti;iie, e ruon (Jo[)o G giorni, nella anche del sito opuscolo ricordato, resomi
fiei;i<lt,'l cui (leces'50 soccomlìè puteil mai- più pregevole du onorevole epigrafe, gra-
egnal morUo, neiri-iola ili s. Cle-
«liese di ziosamenle mi donò. L'editore Giuseppe
mente assegnata a lui e suoi percontuma- Girardi, nel dedicare ropuscolo donatogli
lia sanitaria, do[)o es«cre stati in quella djll' autore, al conte Domenico Moro-
fiel Lazzaretto vecchio come provenienti bini patrizio veneto e podestà deUa regia
«la luogo infetto. Spaventevole fu la ra- città di Venezia, come a quello che era
jìida propogazirne per Verie7.ia tutta. Nel- degnamente destinalo a rappresentare
i'universnie desolazione, fra orrende stra- IMIustre città nella solenne funzione vo-
ti, la pietà del senato a' 20 ottobre per liva,che dopo due secoli si rinnovava in
titienere salute al popolo travagliato, fé- onore e per rendimento di grazie alla
le voto di edificare sontuosissimo tem[)io VergineSanta, nel medesimo 8jo 1 (della
rol titolo di s. IlLìria .'fella Silnff, che celebrazione del "anno secolare farò pa-
i.
descrissi nel § X, n. (Sì, con ailliggenti rola all'anno lySo, e nuovamentedel 2.").
rinio usato dalla M.idre di Dio a Vene- pilare la storia dell'avvenimento che in-
zia , della [t:L\e e dell,» munificenza della dusse, due secoli prima, la veneziana re-
lepubblioa a cui costò mezzo miTKMied'o- ligione ad innalzare un tempio votivo al-
io. Venne stabdila l'annua sua visita vo- la Donna Eccelsa di Jcsse. Egli quindi
liva a piedi dal doge corpo sovrano
col si propose a descriver bene l'origine e le
a'21 novemhie, e la visita del corpo del vicende del flagello distruggitore, in mo-
b.LorenzoGiustiniani prot()[iati iaica nel- do d' ap[)agare la pubblica curiosità su
Ja basilica di «, Pietro, il giorno di sua tale catastrofe; e ciò coll'appoggio di au-
fesla r 8 gennaio. Descrissero la peste e torità senza eccezione, le quali della scia-
gli orrori che produsse, anche il veneto gura cittadina olfrono le piìj intrinseche
ìi^\c\ìt\(ìv\ge\oV\o\.A, De Peste Feneta an- e minute circostanze, massime la scelta
ììoMDCXXX quaestìoneSy sive apologe- de'mezzi di [)recauzione, sia per conosce-
iirutn ad s)-logislicani dlfpulalìone/ny re quali falalissime conseguenze reca al-
chiesa di s. Simeone
condanna- profeta, fu porfido, ivi deposta cdoiki a'piedi del
la
to il parroco a ricoprire il pavimento eoo Crocefisso, e dopo breve silenzio per chie-
un 2.° lastticato; il i.° de'cjnali esiste an- dere attenzione dagli astanti, fattosi su-
cora con diversi sigilli sepolcrali, come si periore all'interna commozione e quasi
Osservò nel i 839) e le magistrature, i
7 assorto nella fede, pronunciò il voto so-
cuusulli medicijl'emigrazione e fuga d'al- lenne della nazione, con tenera, divola
cuni di essi dalla città e loro bando ca- ed eloquente orazione, piena di fede e di
j.itale.Le preci pubbliche, il voto pel tem- speranza, riprodotta nel discorso libro,
pio della Salute , il gettito della i.' pie- cominciando colle tenere e conforlatrici
tra, e nozioni sull'edificio. La decresceo- parole: A\'e Slelln del Ulare, clounrt
7.a delle peste, le tumulazioni e loro dif- (Llle villori'e , inciìialiice di salute di
ficoltà, accordate a' patrizi e persone di- grazia. Vedi a' tuoi piedi prostrato un
stinte nelle chiese della città con caule afflitto popolo fr'lo bersac^lio al flagel-
jnescrizioui. L'anagrafi necrologica de' lo della Divina giustizia. La guerra, la
morti, cioè in Venezia 46,536, nell'iso- pestilenza, la fame, con orribile lolla si
35,63{), in tutti S-z,! yS: morti nelle pro- t tutte su noi vogliono trionfo di desola-
vinciedellostato di Terraferma Geo, 000: zione di morte ... Ricevi l'umile offerta
in complesso perirono e perde la repub- d'un Tempio, sulle vaste pai'eti del {futi-
l^Iica l'enorme numero di 682,175 sud- le vogliamo clic i secoli avvenire scorga-
1 (33 I
,
giorno auspicatissinio di letizia e liava , second.ito da mille voci degli a-
bonedetta !a pietra dal paliiarca, il con- lilìi^ ma a vantaggio del duca di Savoia
Molière decano Giulio Giiisliiiiaui la col- e iu pregiudizio di <juello di Mantova,
locò per base al fondameulo, ìasieiue a sigrificatoda Francia per ntenersi iu so-
dieci medaglie d' aigeuto ed una d'oro, stanza Pinerolo e cos'i avere un passo a-
il lutto coperto con (narn)orea iscrizio- |)erto in Italia, fors'anco per le insinua-
ne. 11 doge nello slesso giorno, di natu- zioni segrete de'priucipi italiani, e sica-
rale malattia mori, nel massimo furore rameule in uno a'veneziani, sempre mal
(Iella pestilenza, in mezzo alla fame, do- solFeienti la prepotenza spagimola e dei-
poi patimetili della guerra. j\el di seguen- li troppa possanza imperiale. Tutto que-
le se ne divulgò la perdita, che tutta la sl'oj)erato l'olleone il cardinal Richelieu
con verace senso di piofon-
città intese [)el sagacissimo JMazzarini, il quale seppe
(lo rammarico. Venne sepolto, senza al- incautare lo stesso Fanciroli suo supe-
cima meajoriu particolare, nella chiesa iiore destrissimo. Tutto al più a scusa del
ili s. Maria iNuova, cui avea donala par- Casoni, siccome Mantova propriameute
ledeli'iusigue reli(juia del Sangue mira- In consegnata a Carlo I a'20 settembre
coloso che si venera nel tesoro di s. Marco. 1 (i3 i , forse l'Erizzo era alla testa dell'e-
35. Francesco Erizzo XC Vili do- sercito osservatore, ma non G\ii\davaaù
gè. Ardeva la guerra in Italia tra'vene- al nemico^ che sebbene lo fosse occulta-
ziani e austriaci, pel già narrato coiitra- niente, per atto solenne non era più tale,
sto sui ducati di Mantova e Monferrato, Tralascio l'altre scene diplomatiche, al-
Ja capitale di quello stretta d'assedio, la tiimenti auderei per le lunghe. Solo im-
peste desolava ogni provincia della Ter- porta che io non occulti, avere il Casoni
raferma e la metropoli, ove il terribile murato a p. 9 e 87 dell'opuscolo La pc-
morbo spaventevolmente iiineriva,c|uan- sic di Veiiezia,c,\\e l'esercito veneto con-
do IO aprile iG3i venne eletto l'Eiiz-
a' taminato dall'infezione, ottenne il con-
zo doge, essendo cavaliere e procuralo- dotliero Erizzo di condurlo a Padova per
le di s. Marco, che allora trovavasi ap- ristabilirsi, e trovandosi al campo ven-
punlo a fronte del nemico qual capitano ne eletto doge; ma la sua ritirata con-
generale (dice il suo biografò Casoni : lua Iribui alla caduta di Mantova. Dunque
tulio questo sarebbe anacronismo, non H'ju si trovava allora davanti al nemico,
solamente per aver egli notato nella bio- ed iu questo modo posso ammettere ch'e-
grafia del doge Cornalo, ch'eragli stato ra ritornato al comando, econcordare col
surrogato nel comando il Sagredo, disfai- riportalo con Muratori). Se tristi furono
lo a'3o maggio 1629 nelle campagne di i primi giorni del suo dogado, nou raaii-
Valleggio, data che col Muratori più ve- co la consolazione a rinvigorire gli spii'i-
e confermate nel Irattalo di Cherasco a' solenni e ne' giorni più memorabili ; i
bricalo per qnesl'effello pjihhlicamenfe die impedivano allo navi tli enlraie dal
gridasse: IL scriiiìssivio Pri/K ipc fa sn- lìniepcr nel mai- Kero, e di far cosliuiie
pere, ed e ordine dell' eccellenlissinio jilcuni forli sulle live del fiume, alfine
magistrato alla sanità, che ritrovan- di custodirne l'imboccaltua, e preserva-
dosi per la grazia del Signor Iddio, e re le frontiere della Polonia, die in tpiel
per l'iiitereessìone della gloriosa Ter- tempo si estendevano fino a tal mare.
gine s. Ilaria della Salute, la eittà di Dui ante la mat;gior paiii; tld regno del
/ enezia ridotta nel primo stalo di sa- doge Erizzo, Venezia fu in pace co' suoi
Iute, si pubbliea libera dalcoiìtagio. Ta- quantunque la Francia, per conli-
vicini,
Je didiiarazione fu accompagnata da un nuare a deprimere le due case d'Austria,
lietissimo applauso del popolo, suonau- si sfoizasse d'indurre la repuhhiica apren-
dosi le campane, le trombe e tamburi, i der parie nella guerra de'3o anni, che
sparando le artiglierie, con tanto frago- furiosamente si combatteva in Germa-
le e strepito che pareva cadere il cielo e nia, singolai mente da' principi prote-
si sprofondasse il mondo. Già parlando Scguiiono intanto malumori con
stanti.
de'nohili, notai che in questo dogado ven- Urbano Vili, che poi finirono con aper-
ne moderato 1' uso della veste senatoria ta guerra, nel sostenere un ribelle vas-
a' patrizi in esercizio di cariche senato- sallo della santa Sede. Narrai a'suoi Ino-
lie, ed a quali altri : meglio di questa ghi, e gì' indicherò in corsivo, die Ur-
veneto, perchè nella Linguadoca eiavi ri- «li Ji'niinenza e di Eminenlissimo (e l'è-
Itdlione degli ugonotti, invitali dal duca slese pure a'3 Elettori del s. Impero ec-
di Roano). INcl iG33 Giorgio Ossolin-ki clcsiaslici, ed al gian maestro Ccroso-
frian cancelliere di Polonia si i eco a Ro- linìitann \\\ /l/(y//<7), vietando loro di ri-
la dominante. IN el ritorno, Ossoliiiski pas- Ile, per le loro pretensioni sopra il regno
so in Venezia e alquanto vi si feimò col di Cipro (il titolo regio del quale avieh-
suo numeroso seguilo vestito alloiien- )>e preso Carlo Emanuele l,selarepub-
tale riccamente,! polacchi esst-ndo tignar- blica, di cui avca bisogno, non avesse so-
dati con ammirazione, per le loro rectnli stcnulo i suoi diiilli; ma bensì l'avea as-
vittorie riportale sui russi e contro i tur- sunto il suo figlio Vittorio Amedeo I al-
chi, e rinnovò i trattati antichi colla re- loia regnante), menliea danno della cri-
pubblica ; la quale sebbene essi implica- stianilà lodoininavano i turchi senza di-
vano alleanza conilo i turchi, pe'sospcl- rare i pretendenti al titolo. Imperocché
ti concepiti sopra di questi, non si mo- il doge e il duca lo sostenevano, per non
stiò restia. Anzi il senato si obbligò, ver- dare a' cardinali il nuovo titolo emincn-
so la Polonia, di far levar via le sabbie le, e di piocedtie pcn io al paridi lutti
5io V li N .VEN
gli alili reali' sovrani. A questo malcoit- là i Per rinfermilà del Rolioìi e
frnncesi.
lenlOLJe' veueziani si aggiunse l'altro per jx leliè ledi lui promesse e liisiiiglie avvi-
le discordie sui confini del Fcrrareje, e no perdnto il credilo, non gli fu possibile
per allre vertenze ecclesiastiche ricorda- d'impedire quanto gli sovrastava. Laon-
te più sopra. Per questi disgusti, che iu)n de assalito a un tempo da'grigioni, spa-
riuscirotio a sopire i ministri del re di gnuoli e austriaci, si trovò obbligato a
Francia, il Pfffia neh 63^ niodificò e poi cedere le fortezze e a ritirarsi co'suoi frau-
tolse dalla sala regia del Valicano l'iscri- cesi. Com tornarono i vallellini cattolici
zione postavi da Pio IV in lode della re- a pi ovareil disgustoso governo de'grigio-
pnbblica di Venezia, per la difesa assun- ni eretici, salva ivi sempre restando la
ta di Papa Alessandro III contro Fede- sola religione cattolica. Si stabilì nondi-
rico I imperatore, di cui tenni proposito meno, die iliiunque si tenesse aggravalo
nel dogiuIoSQ." Il che riuscì di grave of- tlalle sentenze de'magistrati grigioni,po-
fesa al senato veneto, e non tardò a ven- tessero ricorrere a due persone, cliesareb-
dicarsene. Questo non impedì l'esaltazio- bero deputale l'una dal governatore di
ne al cardinalato nel i64i del nobile Milano, e l'altra dalle leghe di essi gri-
veneto Mai c'Antonio Bragadino vescovo gioni. Durò questo slato di cose fino al
a'conflni di Como, ed obbligando il go- avea difeso d.iHa sua rovina colla spedi-
vernatore di Milano maicluse di Lega- zione del conte Ambrogio Carpegna al
cesa mantenervi ivi buona guardia. Co- marchese di Leganes, gli riuscì a pacifì-
nari per le paghe dovute ad essi grigi<jni, rocca di Montallo, di cui nel voi. LVIII,
questi si rivolsero a! governatore di Mila- p. i35, per ultimo uscì sentenza di sco-
no, e alla reggenza d'inusbruck dove ti o- mollica e di devoluzione di tulli i suoi
varono buon accordo, e si concluse di stati alla camera apostolica come ribelle,
dena per andare a Parma. Francesco I Farnese, perchè digran gente avendo rac-
si andò schermendo, e intanto ne avvisò colto, forse gli mancava il mudo di manie-
i veneziani e il granduca, vedendo cosi nerle, e vergogna gli pare» il licenziai le,
turbarsi la quiete comune. Recatosi poi stando tuttavia pendenti gli alLiri suoi.
in Modena il conte Ambrogio Cai pcgiia Perciò spinto dalla di>perazione,enoiigià
a fare piùenergiche istanze e anche luì- guidalo da sano consiglio, determinò di
nacce pel transito delle milizie pontificie, passare per lo slato ecclesiastico, con ispe-
il duca che si trovava come disarmalo, fu ranza di ricuperar Castro, e mandò a
costretto ad accordarlo, se nello spazio chiedere il passo al cognato duca di Mo-
d'un mese non seguiva concoidia fra la dena. Per cpianlo questi f.icesse per »lis-
camera apostolica e il duca Odoardo. suaderlo, non potè vincere la ferocia del-
non volendo tollerare la di lui totale ro- ed essendo transitato per lo stato del du-
\ina, a'3i agosto 1G42 formarono fra lo- ca di Modena, ardilainenteenlrò nel Bo-
ro una lega difensiva reci[iioca; il gran- lognese. Seco era il maresciallo d'iillré,
duca eleggendo il principe Matlias de non già perchè la Francia avesse preso
Medici comandante generale delle trtip- ad aiutare il duca, ma perchè non go-
pe toscane. Attese il duca di Modena a deva più la grazia delie. Se capricciosa
rinforzarsi di gente, a fortificare e prov- risoluzione fu quella del duca, disappro-
vedeie di munizioni le sue piazze, e rice- vaia pure da altri principi, riuscì curiosa
vere anche dalla repubblica un aiuto di la condotta dell' esercito papale compo-
3,000 fanti e 3oo cavalli, risoluto di con- sto 18 a 20 mila uomini, nella [liìi
di
Iraslaie il passo a'papalini. Altri soccorsi parte non alli alle armi.ondeal compari-
gli premisela Toscana. Furono cagione re dell'arnese, lutto si sc(jmpi^liò e dissi-
quesli ripieghi, che i Bai berini fennns- Taddeo Barberini a
pò, rifugiandosi d.
sero r impetuoso corso de' loro disegni. Ferrara. Passò dunque trionfalmente il
Tutto Instalo pontificio fu mollo aggra- Farnese per le città di riomagna senza
valod'imposizioni pel mantcnimenlo del- trovare resistenza, e senza danneggiar-
l'esercilo riparlilo in \ileibo e nella Ro- le, conlento delle necessarie prowisio-
n!agna,ed i sudditi inutilmenle sihiamaz- ni [>er gli uomini e pe' cavalli. Indi per
zaiono, massime i gravati per l'alloggio Meldola e per la Toscana entrò in Ac-
delle liuppe, di cui ormai non erano [)iù ([uapendenle nella provincia di r//c/7>o,
avvezzi, itiollrc le comuiiilà dello sialo e gli die il sacco, e infine [lassòa Casti-
5 I 2 V E N V li N
glione del Lago, dove fece alto per dar scompiglio de'Barberini, d'entrare nella
tempo a qualche tiallafo, non senza in- stato papale, il che gli premeva sì pel
vadere parie dell'Orvietano. Per sì l)al- proprio interesse, e sì per dar valore a'
danzoso e felice passaggio del Farnese, negoziali che si facevano pel duca cogna-
gran commozione e terrore si desiò in to.Tornossene dunipie a Parma il Far-
Roma, dove ognuno si faceva lecito di nese,andarono a terra trattati, e l'esta- i
sparlare de'Darberini, quasi temendo di rono più che mai imbrogliate le cose con
vedere un nuovo Dorbone alle porte di.l- gran festa de' Darberini, che aveano sa-
la gran città. Il vecchio l*apa, a cui i ni- puto vincere senza far nulla. Per gli ar-
poti facevano sapere quel solo che loro tifizi co' quali erano stali delusi da'Dar-
piaceva, non potè ignorare in tale con- berini e da' loro ministri nel trattalo di
giuntura imovimenti del duca, e la- i concordia, stavano con gli animi assai al-
luenlie sbigottimento del popolo, le uni- terati i collegati, cioè la veneta repubbli-
versali lagnanze per le crescenti nuove ca , il granduca di Toscana e il duca di
imposizioni. Anzi spaventato anch'egli, JModena, facendo neliG43 lega offensiv.»
foi se perchè sospetta va intelligenze e con- contro il Papa. Ma più di essi ardeva di
giure in Roma slessa, si portò al Valica- sdegno il Farnese, trovandosi più che mai
no, per salvarsi occorrendo in Castel s. iuq^anialo con soldatesche sopra le sue
yiììgclo, con isfogar poi la collera contro forze, e senza (jue' mezzi che occorrono
i nipoti, che 1' aveano condotto in que- per cominciare e proseguire il dispendio-
st'imbroglio. Si mise poi l'alfare in nego- sissimo impegno delle guerre. Pensò di
ziato (ra'Barberini, ed i ministri di Fran- spedire nel rigore del verno 6 4.3 da3ooo
1
cia e del granduca, per una sospensione fanti per l' A pennino in Lunigiana ad im-
d'armi, cioè per guadagnar tempo e for- barcarsi in varie tarlane, sperando che
tificarsi, come avvenne, con pressarsi da' per mare giungendo all'improvviso alla.
Barberini le comuni dello stato a fortifi- vi potesse sorprende-
spiaggia di Castro,
carsi, arrolar gente, ed ammassare prov- re la rocca di Monlallo. Avvisatone fe-
ifisioiii per la ventura campagna di pri- delmente il governo di Roma , subito
mavera. L'ozio intanto e la voce d' un provvide al bisogno de'luoghi esposti al
vicino aggiustamento, mosse la diserzio- pericolo. Oltre a ciò quelle tarlane per-
ne ue'soldati del duca, e quanto più gli seguitale da una fiera burrasca, ebbero a
altri crescevano in forze e si diminuiva ventura il potersi salvar a Genova e Por-
la paura, tanto piìi egli si andava di gior- lo Fino, sbandò e passò
dove la gente si
no in giorno indebolendo. Ciò non ostan- al soldo degli spagnuoli che assediavano
te si formò una capitolazione a Castel Tortona. Per si precipitosi consigli poco
.«:. Giorgio, territorio d'Orvieto, e parve fu lodalo il duca Odoardo, quando 1' e-
accordato il deposito di Castro; si venne sercito pontificio fortemente s' ingrossò
anche definitivamente a qualche sosjìen- nel Bolognese e Ferrarese. E mentre i
sione d'armi; ma il duca in fine si trovò coìleqati con irresoluzioni continue con-
bill lato da chi ne sapeva più di lui. Laon- sultavano la maniera di non lasciar peri-
de avvicinandosi il verno, tornò indietro re il Farnese, egli disperatamente a' 2 i
colle pive nel sacco, lagnandosi assai del maggio s'avviò alla volta delFerrarese
granduca cognato, che tranne un lieve con 6 reggimenti di fanti, allrellanti di
aiuto di denaro, con sole parole l'avea cavalleria, uuo dei dragoni e 8 pezzi d'ar-
assistito; siccome si dolse il duca di Mo- tiglieria. I presidii di Bondeno e della
dena, perchè veneziani lasciandolo col
i ^ilellata non si opposero, per la codar-
peso addosso di tante truppe sue e stra- dia del maestro di campo Valenze e per
niere, non gli permisero mai durante lo quella del comaudanle napolelauo iu
VEN V E N 5i3
lìondeno Muri co ne, perciò decnpilato. Il ti de'duchi di IModena e di Parma. Avea
duca saccheggiato e rovinato Doudeno, e il duca di Modena con licenza dell' im-
con un corpo di truppe venete espugna- peratore Ferdinando 111 richiamato di
ta la (ertezza della Stellata, in que'sili Germania il valoroso conte Raimondo
si fortificò, cosliingendo poi il paese che Montecuccoli suo suddito, che poi tanta
dominava a somministrargli i viveri. Non fama si acquistò nel generalato dell'ar-
tardarono più veneziani a muoversi,, ed
i mi cesaree, e lo costituì generale di sue
occnpnrono sul Ferrarese Trigento, Fi- truppe. Marciò egli al soccorso di Nonan-
carolo, Ariano, Codigoro, ed anche il Ce- lola, e sì caldafuenle assalì il nemico che
senatico. Si mosse ancora il duca di Mo- lo mise in rotta, colla strage e prigionia
dena con 4ooo fanti ei200 cavalli scelti, di molti, oltre il conquisto dell'artiglie-
oltie al treno dell'artiglieria e delle mu- rie. Lo stesso cardinal legalo che anima-
nizioni, per entrareanch'egli nel Ferrare- va i suoi a fare bene il loro dovere, cor-
se; nel qual tem[)0 ancora fece esibire al se pericolo della vila, essentlogli stalo uc-
Papa, e pubblicò colle stampe le preten- ciso sotto il buon cor-
cavallo, ed altro
sioni sopra Ferrara e Cornacchio. Ten- ridore lo mise in salvo.Entrò allora il
tò un colpo di mano per impossessarsi duca di Modena sul Bolognese, impa-
di Ferrara, ma non gli riuscì. Doveano dronendosi di Piumazzo, Bazzane e altri
andare seco di concerto il duca di Parma luoghi, spargendo il terrore lino alle por-
e il Pesaro generale de' veneziani, ma si te di Bologna. E già disponeva egli ad
si
trovò che il Farnese, benché per aiuto assalire quella vasta e sgomentala città,
suo sì fosse formata la lega, non vi volle quando giunse I' avviso che un grosso
entrare né muoversi dov'erasi stabilito, corpo di papalini passato il Po a Lago-
siccome neppure il Pesaro comparve ad scuro, avca sorpreso il forte de' venezia-
unirsi coll'Estense. Diede campo questa ni, e qui alzava in fretta delie fortifica-
irresoluzione e mala intelligenza de' col- zioni, sulle frontiere veneziane ,
già es-
legati, al cardinal Antonio Barberini le- sendosi eretto il forte Urbano su quelle
galo e generalissimo dell'armata pontifi- diModena. Furono per questo richia-
cia , di spingere il marchese Maltei con male dal senato le loro milizie, ch'erano
4ooo fanti sul territorio di Modena, ed sul Modenese, e fu forzato il duca a ri-
duca di Modena il cav. della Vallella sul liglierie, ne restò ucciso TommasoCon-
Bolognese, per tentare l'occupazione di tarini comandante d' una grossa galea,
Crevalcuore, ma vi restò sconfìtto da pa- per cui la llotta si allontanò dalla piaz-
paliiu. E poidié poche schiere venete,
le za. Guerra inlanlo era anche a' confini
•venute in rinforzo di Francesco I, lene- del Sanese e del Perugino, fra le genti
vano ordini diversi dall' idee del duca, del Papa e quelle di Ferdinan.Io II, che
prevalendosi il cardinal legalo della po- si recò al campo di Valdichiana, essen-
pontifìcie si recò a depredare il Polesine ve, Monte Leone e Castiglione del La-
di Rovigo. A respingere tale invasione, gf), oltre il bloccar Perugia, come pre-
iDuliimente i veneti lechimarono gli aiu- teadooo alcuni; sebbene il duca Savelli
VOL. XCII. 33
514 V E !?f VEN
con maestria di guerra li tenesse poi ben naie del vero slato delle cose, onde si
ristretti e rendesse loro la pariglia. Tro- mostrò pronto alla concordia, altro non
vandosi impegnate colà le truppe tosca- desiderando che la sommissione del Far-
ne, il cardinal Barberini concepì di fare nese alla sua sovranità. Bramavano mol-
un bel colpo sul granduca. Ordinò sul tissimo la pace i veneziani, e non men di
principio d'ottobre al signore di Valen- loro ne anelavano il gran- la conclusione
ze di marciare da! Bolognese per la via duca di Toscana e il duca di Modena. An-
della Porrella alla volta di Pistoia, con corché Barberini procedessero con al-
i
disegno di sorprendere quella città sprov- tura, per aver vigorosamente sostenuto
veduta di presidio. Egli vi andò con 4ooo l'onore dello slato pontifìcio contro gli
fanti e looo cavalli, e giunse a dar In sforzi di 4 principi collegati e confinanti,
scalata alla città a' 2 ottobre, ma non pure conoscevano il bisogno di accomo-
corrispose alla sua prodezza la fortuna, darsi, perchè miravano lo zio Papa giun-
percliè i cittadini coraggiosamenle dife- to all'età di 77 anni e decaduto nelle for-
sero mura, benché poi non poterono
le ze vitali, dando a conoscere le sue infer-
esentare la campagna da grave saccheg- mità d'esser vicino ai sepolcro, ed essen-
gio. Per questo accidente domandò il do generali i lagni de* sudditi per le ga-
granduca soccorso a'veneziani e al duca belle imposte e per altri aggravi!. S'ag-
di Modena, quali accorsero per tagliar
i giungevano i richiami ripetuti de' saggi
la strada nel ritorno al Valenze; ma que- cardinali per sì ostinato e poco importan-
sti, dove men sei credevano, passò tran- te impegno, e le mormorazioni de' pio-
quillamente e li lasciò delusi. Dopo que- fìtti che Barberini traevano dalla guer-
i
ste ed altre molte fazioni di non notabi- ra. Nel mentre che si maneggiavano gli
le rilievo, fatte nello stato pontificio, nel accordi, non lasciarono! collegati di al-
Modenese e in Toscana, dove fiorentini i lestir nuove truppe e far altri prepara-
non meno nelle difese che nell'oflese si menti, per continuare occorrendo la guer-
fecero onore, i combattenti si ritirarono ra. Anzi sul principio di maizoi644 se-
a'quartieri d'inverno , lasciando a' gabi- guirono varie ostiliià de'veneziani, con-
netti lapugna diplomatica onde por fine tro i forti fdbbricali olire il Po da'papa-
ad una guerra che se costava poco san- lini; e a Lagoscuro di qua dal fiume oc-
gue, riusciva dispendiosissima a quelli corse una fazione militare, in cui il cav.
che la spsienevano. Fu singolare il con- Valletta mise in rotta un corpo di mili-
tegno del duca Odoardo pel quale si com- zie pontifìcie, colla morte di 200 perso-
batteva, che agiatamente restò a Conde- ne e la prigionia dii5o. Accorsocela pei*
no e alla Stellata, senza dare il più mi- sostenere i fuggitivi il cardinal Barberi-
nimo aiuto a'suoi protettori, il che pro- ni, e caduto in un'imboscata tesagli dal
dusse mormorazioni e gravi lagnanze ne' medesimo Valletta, appena potè salvarsi
collegati. In detto tempo pertanto, dalle colla velocità del cavallo, lasciato ivi pri-
palli interessate si pensò seriamente a fi- gione il vice-legato di Ferrara Caraffa,
nire la guerra. Per morte di Luigi Xlll Antonio o Marco Doria governatore di
e del cardinal Piichelien, erano succedu- quel forte, e altri uflflziali. Per tali motivi
ti nel trono Luigi XIV e nel ministero dunque in Venezia sialftettarono mini- i
nale, onde il re di Francia deputò il car- trattalo di pace, che fu sottoscritto in tal
dmal Alessandro Bichi suo plenipotenzia- città a'3i marzo 644 jpul^l^l'candosi
1 ne*
rio a comporre le differenze del duca di primi del seguente aprile,dalcardinalGio.
Parma e de'suoi alleali col Papa, il qua- StefanoDonghi plenipotenziario del Papa,
le fu illuminato francamente dal cardi- uomedel redi Fran-
dal cardinal Bichi a
VEN VEN 5i5
eia, da Giovanni Nani per h repubblica ve- ne primaria della guerra, risparmiato a
Gondi pel gran-
neta.dal cav.Gio. Tjallisfa il dispendio per sostenerla,
se e agli altri
duca di Toscana, e dal marchese Ippolito e non avrebbe finito la sua famiglia con
Estense Tassoni pel duca di Modena. Un' perdere Io stato di Castro e Ronciglione,
altra capitolazione a parte nello stesso né Castro sarebbe stato spianato al suo
giorno nondimeno era stata fatta da'due lo.Tutto lo stato pontifìcio si dimostrò
cardinali plenipotenziarijriguardanle l'ac- contentissimo per la pace fatta, e fece ptdj-
comodamento del duca di Parma con Sua bliche dimostrazioni di gioia e di alle-
Santità. La somma di questo accordo fu, grezza, con fuochi e feste; cessarono i ge-
che ognuno disnrmerebbe e lascierebbe nerali clamori pe'patiti aggravii, ma non
ogni luogo in questa guerra occupato, poche gabelle restarono a peso de'suddi-
che i forti eretti ne'confini da' papalini, ti. Cominciando Urbano VI II a tranquil-
da'veneti e dal duca di Modena si doves- larsi, ed a godere frutti della pace, lo
i
sero distruggere, e che i! Papa a interces- colse là morte a' 29 luglio iG44- t)opo
sione del re di Francia assolveva il duca un mese e mezzo gli successe Innocenzo
mediante una sua umilissima supplica, X Pamphi!), una delle cui prime cure
dalle censure, promettendo di restituir- fu quella di ripristinare nella sala regia
gli dopo Go giorni il ducato di Castro e del Vaticano l'elogio marmoreo della re-
trattare gli affari del duca di Parma, già za, inviò pure al nuovo Papa il procura-
Hvea spedito a Venezia per nunzio straor- tore Angelo Conlarini oratore straordi-
dinario Achille Grassi vescovo di Monte nario a ringraziarlo, che poi restò in Pio-
Fiascone. Tanto la repubblica di Vene- ma ordinario, ed Innocenzo mostrò X
ria, che il duca di Modena,
granduca e il quindi costante predilezione per la re-
quantunque nulla avessero guadagnato in publ)lica, approvò il culto immemorabi-
questo sì dispendioso movimento d'armi, le del b. Bernardino Tomitano da Fel-
pure con lettere piene di riconoscenza rin- tre, e creò due cardinali veneziani patri-
graziarono Luigi XIV e la regina madre zi, cioè Pietro Oltoboni, poi Alessandro
reggente, dell'aver procacciata loro la pa- Vili, eCristoforo Vuhnan. — I veneziani
ce. Il duca (Il Parma, clic solo avea raccol- poco goderono queste compiacenze e la
to il frutto dell'altrui spese e fatiche, niun pace reintegrata ; nell' istesso anno a«
ringraziamento inviò alla corte di Fran- vendo origine una serie di sciagure, ol-
cia, e da lì a poco negò il transito d'alcu- treché la continuazione delle ostilità in
l'oro da lui impiegalo in questa guerra L'anno dunque i644> <J"^^ Giuratori, fu
biti, e non impedito colle armi gli atti Baudrand) la Sfjuadra delle galee de'ca-
giudiziali pel pagamento de'frulti, cagio- valieri di IMalta, che per tener libero pos
sibilmeule tla'corsaii iufedeli il Mediter- Mulinelli, lornb per la 2.' volta a danno
ranco, pi esso lurclii e mori erano chia-
i gravissimo di Venezia l'operare de'cava-
niali i corsari rristiiini, vogliosi di fjual- lieri maltesi. Pertanto allestii una polen-
che preda, 70 miglia lungi da Rodi in- le armata navale, che recalasi a Navari-
contrarono la solita caravana che ogni noe rinforzata da'corsari barbareschi, si
noso conibaltimenlo resl.irono vincitori. Iri riprovevoli rinegati, che in ogni tem-
però de' cristiani vi nioriiono 9 cavalieri pò hanno infatuemente accresciuta la
jeslarono uccisi circa 600, e schiavi 38o. numerò 34B navi e 5o,ooo uomini. An-
Era il galeone della sultana (colle |)rinci' davano dicendo i turchi voler vendicare
pali femmine del serragliOjSecondo Mu-il 1' adì outo e punire Malta e gli audaci
tinelli), ricco di molto oro e gemme, di suoi cavalieri, onde il gran maestro ne
merci e <li arredi preziosi, che conduce- avea accresciuta la sua lurtezza inespu-
Ta in Egitto l'eunuco Tembisagà, già fa- gnabile, e tutto l'occorrente per precau-
vorilo di 3 sultani e governatore del ser- zione a ben riceverli. » Al bailo veneto,
raglio, il quale intendeva visitare la Mec- scrive Giuratori, ingannevolmente si fa-
ta, depositarvi gli annui doni , e poi ri- cevano carezze a Costantinopoli, quando
posare al Cairo. JNon vi fu soldato orna- all' improvviso si trovò egli prigione, e
rinato che non se ne arricchisse. 11 ga- nel d'i 23 giugno si vide approdar 1' ar-
icene foralo dall'artiglierie, si affondò nel mata ottomana all'isola di Candia, regno
mare. Le galee cristiane, maltrattate an- antico della repubblica di Venezia ; e do-
ch' esse da' nemici e da una tempesta, pò aver preso il forte ossia lo scoglio di
rientrarono nel porto diMaltaa'3 novelli- s. Teodoro (dice VArte di verificare le
]jre,fra gli applausi di tutti, acclamazioni clalC) che i turchi assaltarono il forte di
che non guari si convertirono in pianto, s. Teodoro, macomandante della piaz-
il
d'Europa fi-a loro pugnavano; e siccome gagliardo armamento, che in altri simili
la .squadra gerosolimitana dopo la preda casi usava di fare la lor saviezza. Conlut-
avea dato fondo ne'porli di Cefalonia, o lociò misero tosto in punto nuove galee e
come fu detto a'turchi in alcun porto o vascelli, e li spedirono in Levante; e udi-
rada di Candia, altra isola appartenente la appresso la dolorosa nuova dello sbar-
a'veneziani, perciò credendoli conniveu- co de'turchi, in Candia, e l'assedio della
li, pe'priini li prese di mira, proponen- Canea, si diedero senza sgomento a far
dosi appunto d' invadere loro la vasta e gente, ed accrescer le loro forze maritti-
impoilunle isola di Candia, frontiera da me, e ad implorare il soccorso de'priuci-
quesla parte e posto avanzalo di essi ver- pi cristiani, che secondo il solito, per la
so il suo impero. In lai modo, dice il cav. maggior parte attendendo a scannarsi fra
V EN YEN 5i7
loro, mostrarono commiserazione a' ve- stenne con invitta costanza, gagliardo vi-
neti, e tutta la loro liberalità andò a fi- gore e fortezza d'animo, come accennerò
nire in parole. Papa Innocenzo \ non si ne'seguentidogadi, imperocché di essa, e
fece punto pregare, ed allestite le proprie pegli aiuti dati da' Papi Innocenzo X,
galee, procurò anco che Napoli, il gran- Alessandro T^ II, Clemente IX, in tali
duca e Malta, vi unissero le loro, giacché articoli e in quelli di Turchia, Costanti-
i genovesi non vi vollero concorrere,an- nopoli e altri relativi ne ragionai, do-
zi proibirono a'ioro sudditi l'investir de- vendosi tenerli presenti onde supplire a[
naro fuori della loro città. Si compose poco che dovrò limitarmi a dirne. Cari'
con ciò uno stuolo di 2 3 galee, e il l*on- dia o Creta, che gli antichi appellava-
tedce, per levar le contese, ne dichiarò m» r Isola delle Cento Città, possedu-
generale il principe Ludovisi, con cui ta da un governo avveduto e potente,
dianzi avea maritato d. Costanza sua ni- sarebbe destinata a signoreggiare V Ar-
pote. Ma questa flotta fece vela troppo cipelago. Perciò appunto Eurico Dando-
tardi, e quella de' veneziani per liti in- lo, dopo caduta Costantinopoli in mano
sorte fra il general Coruaro e Marino de' crociati latini, l'avea comprata per
Cappello, mai non arrivò a tentar la sua la repubblica veneta da Bonifacio mar-
(ortuiia con quella de' turchi. Mirabile chese di Monferrato cui apparteneva, fi-
senza fallo fu la difesa della Canea, in cui gli è per questo che i veneziani fecero ogni
fin le donne accorsero a sostenere gli as- sforzo per conservarla, prima reprimendo
salti e a dar la vita per la patria. Ciò non i tentativi dell' isola stessa per sottrarsi
ostante, perchè lievi furono i soccorsi in al loro dominio, e poi in questa guerra
essa città inlrodoUi, le convenne soccom- sagriflcarono tanti tesori d'oro e di san-
bere nel di 8 agosto 1 (altri dicono a'22) al- gue per non lasciarsela fuggire di mano.
la de'musulmani. E questo infausto
forza 11 Casoni nella biografia dell'Eiizzo, par-
principio ebbe la guerra diCandia; guerra lando della perversa nequizia e proditoria
bi pili lunga e la più dispendiosa che s'ab- aggressione fatta al regno di C;india io a-
bia mai avuta la repubblica veneta con- prile 1645, egli pure rileva che la piazza
tro la Porta ottomana, e guerra memo- di Canea fu punto cui vennero di-
il i.°
rabile perla varietà delle azioni, delle retti gli attacchi del nemico, ed ebbe al-
battaglie e degli assedii, e quantunque lora principio la serie di quelle magnani-
infelice nell'esito, pure sempre gloriosa me azioni che guadagnarono a'veneziani
al nome veneto. Fu essi descritta dal con- la stima, il rispetto, l'ammi razione de'lo-
teGuiddo Priorato, dal senatore Andrea ro contemporanei, in una difesa per l'i
Valiero, da Girolamo Di usoni,fla Vitto- campagne valorosamente sostenuta con-
rio Siri, da Alessandro INIaria Vianoli e tropotenti nemici con uuiversd stupore,
da altri in lingua volgare, ed ultimamen- di cui nessun altro esempio si riscontra
te anche in terso latino dalla felice penna nelle pagine dell'antica e della moderna
di GiovanniGi aziani pubblico lettore nel- storia. Il principe fjU(hwif,i si recò in Le-
l'università di Padova (dopo ne trattò pu- vante con 4 galeazze, 17 vascelli tondi e
re il senatore Flaminio Cornare, Creta 46 galee. Governatore generale del mare
sacra, sive de Episcopis utriusque rilus per la repul)blica era Girolamo Morosini,
gracci et latini in insula Creine, Vene- generale delle galee di Malta era Giovan-
tiis 7 5 5)".iNel dogado dunque di France-
I ni Villareal. Fra gli altri aiuti concessi e
sco Erizzo la repubblica di Venezia sven- piociuati da lunucenzo X,a richiesta del-
turatamente perde la sua Iraiupiillità, e l'ambasciatore Luigi Contarini, permise
principiò quella lunghissima guerra cla- alla repubblica di poter arrolare soldati
morosa di Cuudia, che eroicamente so- nel ducalo di Ferrara, nella contea d'A-
5j8 VEN VEN
vjgnone, ove prima di questo tempo non ze, i dorati palazzi, le dovizie, i trastulli,
era stato permesso cLe a'ie di Francia, e lutto sagrificarono, con libero animo, al-
persino sulle porle di Roma a Civita Ca- la difesa della patria, franìezzo a stenti di
stellana. Si calcolò che in men di due an- rigida virtù, versando geoerosi il proprio
ni da'dominii pouliCcii la repubblica fe- sangue, ne'più difficili e scabrosi cimenti.
ce leva di 8,000 e più uomini. Ad Inno- Uno uomini singolari fu il Mo-
di questi
cenzo X fu invialo ambasciatore anche lin di s. Marco, credulo me-
procuratore
Pietro Foscarini. Il Papa avea mandalo ritevole del principato acuì fu eletto a'
suo nunzio a Venezia Scipione Delci ar- 20 gennaio 646, nel quale anno un nem-
1
l'età, e fu sorpreso dalla morie a'3 gen- perpetuo nemico insolente del nome cri-
naio 1646, avanti 3 mesi della stabilita sliano.Ma due azioni meritano sopra l'al-
partenza. Dispose che il cuore fosse depo- tre ricordarsi. Tommaso Morosini si of-
sto nella basilica di s. Marco, e il corpo frì generoso di chiudere il passaggio de'
venisse sepolto a s. Martino, dove vivente Dardanelli, con forte crociera di navi e
avea fatto erigere nel i633 sopra la por- di galere, e l'eseguì nel 1646 con tanto
ta laterale del i ."altarCjUn magnifico mau- valore, mirabile costanza e fermezza, che
soleo di pregiali marmi, colla di lui sta- sorprese l'Europa, e ricolmò di terrore
tua sedente in Irono io atto di ricevere la capitale de'turchi. Nel seguente anno
suppliche, opera di Matteo Carmeio. — lo stesso capi-lano, per fallo di mare ven-
Francesco AJolin XCIXdogc. Il eh. Ca- ne sorpreso da 4^ galere turche ; egli si
soni, biografo di questo doge,
con enfasi di difese col solosuo vascello da quella mol-
patrio affetto esclama AI magnificar Tira- : titudine che l'inviluppava, mise a fuga il
prese, le prove di amore della patria, d'iu- nemico, affondò molti di que' navigli, e
trepido coraggio e valore, operate da've- quando già la vittoria a suo favore pen-
ueziani nel secolo XVII, non sembrano deva, colpito da una palla, cessò di vive-
forse stranamente fantastiche le frasi, i re tra il dolore de'prodi suoi compagui,
modi di esprimere, le descrizioni e le me- a'quali sopraggiuuto piccolo soccorso,riu^
taforiche similitudini, per cui gli scritto- sci terminare il combattimento colla to-
ri del secolo stesso sono accusati di fervi- tale dispersione di numeroso con-
quel
da immaginazione quanti Achilli, quan-
: voglio e colla morte altresì del coman-
ti Ettori, quanti Orazii e Leonida, com- dante turco. Indi Giacomo da Riva con-
parvero a rinnovare o eclissar pur anco cepì l'arditissimo e audace disegno, di
la memoria di quegli antichi ! In breve spingere una veneta flotta fluo al Cosfo-
età diede Venezia lungo stuolo di prodi, 10 e bombardare la slessa Coitantiuopo-
che posti in obblio le domestiche laulez- li; ma Ìa prudenza del seuato uou volle
V EiN V E IN 519
esporre a lanto l'ischio la preziosa vita de' vollero i veneti riconquistarlo col furore
propri tempo si distiuseaii-
figli. Id questo dell'artiglierie, col bramato successo. la-
Cora, per variepugne e imprese navali, tanto immensi tesori consumava la re-
con Luigi Mocenigo capitano generale pubblica per tanti legni che costruiva e
(succeduto a Gio. Ballista Grituani perito manteneva, e per l'esorbitante copia di
con moltissimi nobili e tre galee, fra le qua- gente che di continuo dovea inviare a
li la capitana, per orrìbile tempesta che Candia, dove le battaglie e le malattie
alToudò le navi), quel Francesco JMorosiui mietevano numerose vittime. Nel iG5i
che dipoi meri lo il titolo diPe/opo;i/ie5ici- a' 22 giugno usa fastosamente l'armata
co, e la dignità di principe. Sulla nave turca, forte di 78 galee sottili, di 6 mao-
di quest'invitto stava il molto: In cer- ue e di 53 grosse navi, oltre altri legni
tamine prima. Intanto a'7 agosto 1648 minori. Fra Santorino e Scio tosto l'in-
deposto il sultano Ibraira, e poi strango- C(jntrò la flotta veueta, la quale quaa-
lato, di 7 anni gli successe il figlio Mao- tuuque inferiore di numero superio- ,
metto IV. Narra Muratori, che ueli64B re in coraggio, animosa l'affrontò, ma es-
acquistarono l'armi venete l'importante sendo tardi e sopraggiunta la notte, l'a-
fortezza di Glissa, e la munirono con zione restò interrotta; ripresa nella mat-
maggiori furlificazioui. In tale anno in- tina de*23 con più di ardore, la vittoria
trapresero i turchi, comandali da Cus- si dichiarò pe'crisliani, ritirandosi i tur-
sein pascià, l'assedio della città di Cau- chi colla perdila di 9 vascelli e la capi-
dia capitale dell'isola, riuscito de' più tana del rinegalo pascià di Morea, con
memorabili registrati dalla storia antica moltissimi morii e 5oo prigioni. Quindi
e moderna, per le meraviglie di provvi- i veneti saccheggiarono l' isola di Leria,
denza e valore, con cui si segnalò la re- ed incendiarono molle navi turche da ca-
pubblica. Trovo ixtW'Arte di i'en'flcare rico. —
Nello stesso 1 Baipassò per lo sta-
le. date, che nel 1648 per la resistenza to di Terraferma Eleonora Gonzaga so-
de'candiolli comandali da Luigi Moce- rella del duca di Mantova, destinala spo-
dia iiuoi'a, e riuscì ad essa sommamen- non poche e iuteressauli riguardano Ve-
te pregiudizievole. Il forte di s. Teodoro nezia, la guerra iu discorso, il corpo di-
pressola Canea essendo stato di molla im- plomalico , i vescovi del domiuio ve-
portanza, avendolo i turchi restaurato, neto, ed i presidi del pontificio stalo, a
520 VEN VEN
lui contemporanei. Quanto al nunzio, non potè trovare facilità d'esaiidi mento,
dice che il senato e il doge mollo gra- giacché impegnati nella guerra, aveva-
dirono la sua elezione e glielo fece sa- no necessità delle navi, e tuttavolta ne
pere in Zurigo dal residente loro Giro- ottenne due. La tribolazione di questa
lamo Giavarini. U Boccapaduli, partito guerra, che insieme colla repubblica (il
dalla Svizzera, si diresse a Padova. Avea cui ambasciatore Cappello era stato cac-
la repubblica ordinato a que'rettori del cialo dalla Porta circa nel marzo i653,
comune, che per onorarlo si spendessero perchè non avea seco portato la cessione
sino a 200 ducati. Ma egli che non a- di Candia, minacciandosi nel ritardarla
mendo che il diritto della carica che so- anzi fitto arrestare era slato mandato
steneva potesse essere contrastato nella in Adrianopolij e per aver tentato d'ivi
rettori vi aveauo 'qualche pretensione, del grado per castigo, che poi gli resti-
preferì di giungervi privatamente e in- tuì) minacciava non piccola parte della
cognito, alloggiandoda'domeuicaui. Pas- cristianità, come altre volte il senato si
sato indi a pochi giorni a Venezia, vi fe- volse al nunzio perchè si adoperasse col
ce r 8 novembre la solenne entrata , io Papa a fargli ottener l'aiuto di sue ga-
cui partendo dal monastero de' cano- lere; sperando, che congiunte queste e
nici regolari di s. Spirito, circa 3 miglia quelle di Malta alla loro flotta, decima-
lungi dalla citià, venne in questa accom- ta dalle perdite, nella futura stagione po-
pagnato da buon numero de' principali tesse farsi valida difesa. E perciò il pre-
senatori, cioè quasi 5o. Nella mattina se- lato esposte a premurosa-
Innocenzo X
guente onorato da' medesimi si recò nel mente le condizioni de'veneziani, mosse
il pontificio animo a conceder le galee,
collegio, da cui sicnilmeute fu ricevuto
con espressioni di mojto gradimento. A e per la 4-' volta il sussidio di 100,000
rendergli malagevole più dell'usato la scudi d'oro sulle chiese e benefizi del
carica, di cui già il prelato si era messo suo dominio, il nunzio vegliando all'e-
in possesso, oltre all'essere per natura quo riparto. Dovette ancora non poco
difììcile e di lunga estensione, come quel- affaticarsi per liberar di tal peso la chie-
la che impegnava a trattare assai impor- sa e diocesi di Ceueda, che si voleva es-
tanti cose, non pure co' numerosi vescovi servi sottoposta, quantunque soggetta
e giudici del dominio veneto, ma ancora non ad altri che al vescovo così nello spi-
co' cardinali legati e governatori dello rituale che nel temporale, e si fosse già
stato papale che giace d'in torno alle spon- altre volle il Papa espresso sopra di sif-
de del mare Adriatico, si unirono insie- fatto aggravio cominciato nel i6^5. La
me vari e non così frequenti alTari ci- nomina o sia proposizione delle chiese
(li regola, che sì era da loro professala, la, che colle sue arti a un tempo fomen-
portò allora a' ministri della s. Sede in tava contro di lui i veneziani ! Pel ri-
Italia e sue isole grande impaccio. Di torno de' gesuiti in Venezia, il nunzio u-
questa disposizione assai si gravò il se- nito ad alcuni nobili della famiglia Do-
nato, quasi stimando che fossero state nali, ed al patrizi Francesco Pisani, Gi-
prese nella disposizione nnclie le loro rolamo Cragadino e al cav. Callista Nani,
piccole adunanze religiose. E tanto so- vi si adoperò con grande ardore, cercan-
lìouia, gli uni per impugnarle, e gli al- strazione quantunque non rendesse che
tri per difenderle secondo un certo loro assai poco, lasciando stare il piacere del-
senso, in cui non
stimavano aliene dal-
le la bella villa di Stigliano nel Trevisano
la dottrina cattolica. Si trattennero que- (peruugiustosollievoa'maestri eagli sta-
sti del tempo in Venezia, e in Padova, denti nelle vacanze autunnali, per rin-
ove comunicarono le loro erronee opi- francare lo spirito, come altri ordini,
nioni con alcuni professori di quell'uni- massime insegnanti), pure si desiderava
versitàj mostrando con ciò dinon essere da mg.'^ Girolamo Giadeiiigo coadiuto-
gran fatto contenti tiella maniera con re del patriarca d'A(piileia suo fratello.
cui quelle erano state ascoltate in Roma. E similmente che la compagnia di Gesù,
I 5 dottori sparsero uria erronea scrit- per sovvenire a'bisogni deila guerra che
tura, che fu mal seme di trista pianta, i veneziani aveano co' turchi, olFiisse da
onde non pochi rimasero impaniati da- I 5o,ooo ducali, i quali non si vollero
gli errori de' giansenisti, ripetutamente accettare da quelli, stimando non esservi
dipoi condannati da'Papi sempre attenti il loro decoro, e che anzi gli avrebbero
e vigilanti custodi de' dogmi e verità cat- ricevuti piuttosto per mano del Papa e
toliche. Durante la nunziatura del Boc- sotto colore d'un sussidio, che por- gli si
capaduli nacque ne' buoni due volle la gesse a conservazione della cristianità,
speranza di poter fai e che in Venezia vi che per quella guerra slava in pericolo.
fossero richiamati i benemeriti gesuiti, Siccome pure s' intende da' documenti,
che n'erano stati rimossi per lo zelo di che per appianare tutte le cose dovesse
cui si mostrarono accesi a favore dell'in- da Ferrara pasiare a Venezia il p. Giu-
leriletto di Paolo V, non da loro provo- gni. Del ritorno de' gesuiti in Venezia,
cato,comela calunnia fece ujalignamenle in allri tempi avea preso a trattare il re
credere, ma dalla politica versatile della di Francia (si vorrà alludere alle tiat-
Spagna, che istantemente istigò il Papa a talive del cardinal Gioiosa). E da* Do-
pronunziarlo, onde (pjesti poi ne pianse e nati era slato mandato in Roma, per
ne provò grande aillizioue e titubanza di trattare di tjueslo tnedesimo aliare cn[
vedersi strascinalo a sì grave passo da quel- p. generale della compagnia, Gio. Na-
522 VEN VE IN
tale Pticci. Il Boccapaduli ebbe eziandio Alene), e gli successe Carlo Caraffa ve-
qualche Iraltalo sopra il far passare i scovo d' Aversa, già nunzio della Sviz-
canonici regolari di s. Agostino, che in zera, che trasferito nel iGSy alla nunzia-
una deli' isole della Laguna vivevano in tura di Vienna, fu poi cardinale; ed ia
jiusnero di 20 indipendenti da altra con- suo luogo passò per nunzio a Venezia Fé -
gregazione nel monastero di s. Spirilo derico Borromeo, promosso dall' inquisì-
e sotto la piolezione del consiglio de' loratodi Malta, in seguito nunzio di Spa-
Dieci, e quindi formarne una nuova col- gna e cardinale. Da' quali e altri esempi
legiata, alla chiesa della Salute uffiziata SI trae, che i nunzi apostolici di Venezia,
da'somaschi (veramente fu loro conse- da questa passavano alle nunziature che
gnata pel decreto del senato de'29 di- portano al cardinalato, che allora erano
i;embre i65G, perciò piti tardi). Aveano le nominate e Parigi, anche Polonia, e n el
i;hi di Venezia a tenervi insieme co'pre- generale della Dalmazia di fare qualche
ilicanti l'esercizio delle loro prave sette. gloriosa impresa, con 6,000 combattenti
Del che come ne pervenne la notizia al SI portò ad assediare la forte piazza di
nunzio Bocca paduli, fece tosto che ces- Kiiin o Tiuia o Tinay in Croazia, e co-
sassero da simili radunanze, che venis- minciò a batterla. Non passò gran tem-
sero cacciati i predicanti, e che fossero po, che sopraggiunsero 5, 000 turchi e
contenti di esservi comportali soltanto obbligarono cristiani a ritirarsi ; ma que-
i
come mercanti. La sottigliezza dell'aria sti nel disordine essendosi divìsa la fan-
e il gran rigore della temperatola della teria dalla cavalleria , restarono ambe
Svizzera aveano aUpianto danneggiato la sbaragliate colla perdita di circa 3, 000
Salute del nunzio; molto di piìi gli reca- uomini, di molte insegne e cannoni : dis-
rono detrimento le paludi di Venezia a graziaamaramente intesa dal senato ,
segno che declinava in modo allarmante non meno pel danno solFerto, che per lo
la sua salute. Il perchè nel luglio 16 54pre- scoraggiamento prodotto oell' altre mi-
se il consiglio di pregare Innocenzo X a lizie. Seguì ancora 1' 1 giugno ne' mari
1
mezzo del cardinal Chigi, a dargli la per- di Levante una fiera battaglia fra la {lot-
di sovente accadeva, che i nunzi ritor- praticato in simili casi, si attribuì la vit-
nassero alle loro chiese, essendo non po- toria. Aggiunge Muratori, che diversi
chi vescovi eli residenza. Mg."^ Boccapa- telìgiosi francescani di moltissimi con-
duli fu esaudito, a'2 ottobre 16 54 parte- venti d'Europa, del numerosissimo or-
cipò la sua partenza al doge in collegio, dine de' minori osservanti, concepirono
dal quale ebbe testimonianze di soddisfa- il lodevole e bellicoso pensiero di armar-
y.ione e stima, partì da Venezia a' 2 gen- si militarmente, quindi sagrificar le loro
naio i655 (fece ritorno al suo vescova- viteo sull' armata navale o in Candia,
to di Citta di Castello, e riuunzialolo per difesa della religione cristiana, e in
poi uel 1675, fu creato arcivescovo di aiuto de' veneziani, i quali dovevano ap-
VEN V EN 023
provare il prelato siipreroo coraamlaii- te, e perchè si avessero io quelle stret-
le, volendo esser guiilali nelle b.iltaglie tezze maggiori somme da impiegarsi alla
da' loro ordinari guardiani e provinciali. difesa dello stato, abrogate lorono alcune
Nella congregazione di Ruma, ov' erasi dispendiose feste della nazione, proibito
portato fr. Gio. Battista da Crema a far- alle donne le superbe loro vesti, fatti ta-
ue la proposizione, venne lodato e fu ap- cere gli strumenti. Or mentre fervea que-
pmvato il divisamento con alcune nio- sta guerra di spesa grave, lunghissima,
didcazioni, e si disegnò piìi d' una città e mentre in Candia, divenuta già campo
per I' unione di queste squadre di fiati. d'onore di tutta l'Europa, molli ardili
Ma quando già i chiostri loro erano di- soldati di nazioni diverse voloiit.irii co'
venuti campi d'armi per mi- gli esercizi veneziani si travagliavano, e perivano
litari, e ne'porli d'Ancona, Manfredonia, per la salvezza d' Italia , afOnchè alla
Trieste, Messina, Marsiglia, Tolone e Ve- Religione di Cristo, non avesse a preva-
nezia affluivano] frati militati, a que- lere r Islamismo, ben diversa Venezia
sto zelo si oppose il duca di Terrauuova da un tempo si «nostra va. Sboccati o sca-
ambasciatore di Spagna in Roma, pel valcati i cannoni, fracassale le mura, a-
riflesso, che portando tali religiosi l'armi perla la breccia, la Canea si arrendeva
contro turchi, avrebbero perduto
i ss. i (nel 1645 e dopo 5o giorni d' assedio,
Luoghi di Gerusalemme, da loro custo- dice il Dizionario veneto). Tosto appres-
diti; e tanti altri dell' istesso ordine esi- so minacciate di egual sorte R.etimo e
stenti nelle missioni del Levante, sareb- Candia, e già da' turchi inJirizzatisi i
bero rimasti esposti alle crudeltà della primi approcci contro il forte s. Dimi-
vendetta de' turchi; e così svanì e non tri, e i baloardi Gesù e s. IMaria di que-
ebbe effetto questa crociata fratesca. I ss. st'ultima, pensavano gli assalili per me-
Luoghi essendo compresi nell'impero di glio difendere la città di farne uscire tut-
Turchia, in quell' articolo parlai delle te le persone inutili, tra cui notavansi le
benemerenze della repubblica veneta nel monache di s. Benedetto, di s. Agostino,
proleggerli anch'essa. Il cav. Mulinelli, di Domenico, di s. Francesco (ciò av-
s.
che negli Annali Urbani di Fenczia, venne secondo Corner e altri nel i(34^>>
parlando di questa guerra, disse pure del- o al dire di Zannini nel 1648, ed in nu-
l' offerta generosa de' frati, in proposilo mero di circa 200). Dato un eterno ad-
ragiona deplorando più cose. La celebra dio all'afflitta patria ed al chiostro, giun-
famosissima, di 25 anni, onde molli fu- gevano in pochi l\\ que' virginali cori a
rono quelli che dati primi vagiti al rim-
i Venezia. I\Ia quantunque in essi aver
bombo de' cannoni ed agli urli de' bar- si dovesse una maggiore e inconliasta-
bari, fra' gli stessi echi adulti resero l'e- bile prova delle oguor crescenti disgra-
stremo sospiro: memorabile per l'assedio zie di Candia, non lasciavasi di correre
accompagnato da 6q assalti, 80 sortite altealroTron per deliziarsi coW'Or/nin-
e «,364 scoppii di mine: guerra e asse- do del Fausliui, posto in musica dal Ca-
dio in cui riàplcnderono grandi e belli valli, a quello del Griinani per godervi
esempi di cittadino valore. » Individuale il Principe glai'diiiiere ilei Ferrari, e
però quella virtù, la pubblica per mala r Ulisse errante del Biidoaro, con mu-
sorte scemava. Nelle due più disastrose sica dello stesso Cavalli, e llnalmente ad
guerre, di Chioggia e di Cambray, che un 3.° teatro già 4 anui prima creilo da
abbia avuto a sostenere Venezia, non era un Ermolao Zane, nella contrada di s.
stata mai intrapresa a risparmio di de- Moìsè, per udirvi cou musica del Sacrali
naro alcun' opera nuova, erano state so- la Proserpina rapila dello Strozzi. O-
spese quelle che si trovavano comiucia- spizio indegno u spose di Cristo duvasi
5i4 V E N VEN
iiilarilo ifiiin'ahbandoiiata isoletla, qual pilali più safari, eziandio alcuna provin-
cia alloia cjuclla di s.Servilio (della ([ua- eia,nun mai la nobiltà. R.ilj(iltata cou
le nel 5 XVIII, n. io), alle fuoruscite maggioranza di suffragi quella giudi-
vergini di Creta. Molto in quel mezzo ziosa opinione, riaprivasi già dopo 3oo
peiiuriando l'erario di denaro, e insuf- anni il famoso Libro d'oro, ed iscri-
/Icienti essendo alle spese ingentissime vcndovisi i nomi di niolte famiglie, otto
della guerra le rendile ordinarie dello milioni di ducali ristoravano in |)oclii i-
stato, veiiivasi a vendita di nobiltà. Alla stanti l'erario impoverito". Ecco il no-
pioposta di far così diventare i sudditi me ammesse alla nobiltà
delle famiglie
denaro il pi in-
principi e di vendere per di Venezia. Labia, Widinan, Ottoboni,
cipato,molto sensatamente e vigorosa- Zaguri, Tasca, Rubini, Gozzi, Correg-
inente opponevasi Angelo Miciiicl avo- gio, Fonte, .Martinelli, Antelmi, Zeuo-
gidore. Essere detestabile C(jsi, diceva buj, Ijclloni, Tornaqiiinci, Suriani, M ac-
il Micliiel, darsi per poco denaro, ani- carelli, Bonfidmi, Zambelli, Fieramo-
niassalo forse con indecenti arti e con sca, Beregani, Grotta, Toffelli, Santaso-
illeciti mezzi, una {verogativa die non fi i, Fini, iMirielli, Marin, Zon, Brescia,
pub iACiiiùsim^ì se non che per la nascita Gliirardini, Papafava, Gavazza, Leoni,
o per le azioni, ed ammettersi tra' no- Medici, Zanardi, Zacco, Dondirologio,
bili non più gli ottimi, itia i facoltosi. Stazio, Gambara, Mora, Gondulmer,
percioccliè l'oro può trasformare in un Nave, Luca, Mafetti, Piovene, Angora-
istante in ottimo anche alcun pessimo, no, Ariberti, Zollo, Soderini, liavagnini,
Chi saia poi, soggiungeva, colui, che per Dolce, Valmarana, Vianoli, Lazzari, Cas-
ta difesa della re[)ubblica sagridobi più setti, Giupponi, Lago, Berlendis, ilaspi,
le sostanze e la vita, se il vero merito Ferro, Bonvicini, Polvaro, Poli, Flan-
per ottenere la nobiltà sarà Tgi'O, se le gini. Farsetti, Fonseca, Cornaro (fami-
usure, gli scrocchi e tutte le altre sordi- glia diversa dall'antica e più volle ce-
da coloro che vanno
ilissime arti usate iebiata), Bergonci, Barbarano Wana-
;iccumuIando tesori, sopravanzeranno xel, Albrizzi.Gbedini, Verdizzotti, Doni-
le azioni cavalleresche egloriose? Anche ni, Bonlini, Conti, Pasta, Giovanelli, Ma»
iiellagiierradiChioggia,continuavail ma- nin. Intanto giunto
27 febbraio Gj?, il 1
gnanimoavog.idore,a nobiltà sol le va roii- mori doge Molin, ed ebbe sepoltura nel-
il
diverse le circostanze. Non possedere al- s. Stefano. Questo doge si vede dipinto
loia Venezia tante città fioritissime di nella chiesa di s. Maria del Pianto, colla
uomini nobili ed illustri, essersi allora monaca Benedetta Ros>i supplicanti laB.
aggregali a'nobili de' [)0[jolaiii solamen- Vergine, da Sebastiano Santi, perchè la
te a guerra finita, aversi allora conce- chiesa fu fondata per voto della repub-
duto l'insigne favore ad un pie->critto blica nella guerra di Candia. Nel iGji2
numero di persone, le quali poi e col- erettosi l'altare della 5." cappella di s.
r ingegno e colle sostanze e colla vita a- IVI aria della Salute, per voto della repub-
veano dato o[)era alla redenzione della blica in occasione della guerra in discor-
patria. Ma senza scella di persone, senza so, ne dipinse la [> da l'iolio Libjri, rap-
limitazione di ninnerò e senza ancor sa- presentandovi Venezia prostrata a'()iedi
[ìcrsiil terminedella guerra procedere vo- di s. Antonio, e il doge Molin soddisfatto
lendosi diversamente, conchiudeva Mi- dell'artista lo creò cavaliere,
chiel, doversi tentare per far denari qua- 36. Carlo Contarini C doge. Senalo-
l-.irique altro esperimento, doversi ven- re prudente e gravissimo, contro ogni
deie piuttosto le pubbliche cntiule, i ca- sua cspcltazioue, e perciò non benza slu-
YEN VE i\ 5^5
pore, a'a6 marzoiG j5 si vide sublimalo l'armata navale, espugnata l'isola il'Egi-
alla I
.* dignità ilello stato, nel tenero e na, ilistriitli i hioglii uditoli esmantell.ile
memorando giorno del venerdì santo, quelle difese, portò via circa 4ooscliia-
Kell'alliosanto dì precedente, anniveisa- vi. A'aS marzo si rivolse ad abbattere la
rio della gloriosa fonda2Ìùne di Venezia, città diVolo sulle coste della Macedo-
avvenne strana e lutliiosissiraa cataslio- nia, e dopo lunga resistenza abbandona-
fé. ^'ella sera tanto i'u il concorso de'di- ta da'turtbi se ne impadronì, facendovi
voli alla chiesa di s. Marco per venera- ricco bottino, cioè 20 cannoni di bromo
re r insigne leliquia del Sangue miraco- e 7 di ferro, armi, polveri, ed una giau-
loso, che trovandosi chiuse le porte del diosa quantità di biscotto di|»osto 27 m
tempio verso il ducale palazzo, com'era magazaini pel servigio delle flotte lui-
costume durante gli scrutiuii per l'eie- che; indi p.utircuo i veneziani, lasciando
zione del nuovo doge, so[)raggiunta an- in predaalle lìainmela miveia città. La?.-
di molti. Innocenzo X era morto nell'i- ca 7000 turchi. Runasero in potere de'
stessei 655 a'7 gennaio, quindi a'7 apri- veneti, 3 legni del nennco, con più di "oo
leglifu dato a successore Alessandro ^ II persone. iSel dì seguenle trovate alla
Chigi, la cui nob'le famiglia fu aggrega- spiaggia molle altre navi turche ,
vuole
ta al patriziato di Venezia (e di lale illustre e sguarnite ,
furono incendiate, ^'e' se-
famiglia ne tratta puie il cav. Antonio guenti due mesi, scrive Muralori, il .Mo-
Bagatla nel suo Teatro /'eiuto}. Il Papa rosiniasseiliò >'a[)oli di Romania, ma non
fu benefico verso la repubblica,, al modo potè ridurla alla sua ubbidienza. Gli lin-
ee lebrato ne'suindicati articoli, geneiosa- sci bensì di prendere Mcgnra, che fu sac-
niente soccorrendola contro i turchi, vi- cheggiata e data in bali'ii ilei fuoco. Gran
Imissimamente raccomandandola a Luigi bottino vi fecero i soldati, e ne furono a-
XIV, a Filippo IV redi Spagna, all'ini pe- sportati 1 3 grossi cannoni e gran copia di
.° mag-
ralore Ferdinando 111, a'cardinah.a'pi in- grano. I\Iorì il doge Contarini il 1
cipi e baioni romani; ed agli aiuti som- gio 16 56, dopo 3 mesi
5 giorni di reg-
1 e
ministrali da q^ue«ti ultimi e riferiti ne' gimenlo, durante il quale venne assistito
detti luoghi qui aggiungo, che il piinri- dal proprio tìglio Andrea cavaliere e pro-
pePamphilj nipote d'Innocenzo X, armò curatore di s. Marco, e la salma <li lui
a proprie spese il vascello denominato ebbe sepoltura nella chiesa di s. IJoiia-
Candia, diede non ostante clamorosi fatti, Vitale, fu eseguita tutta di inalino istiia-
degni di passare alla memoria de'posteri, no d'ordine corintio, e per memoria ira
patrio. Raccontano l'annalista Muratori doge e della moglie, e nel mezzo quello
Francesco Cornarn C/^^^r/gc Nacque (Ini mntiiro consiglio, che ginndi prove ave.i
doge Giovanni 1, [)iese in moglie la figlia dato all.i patria di consumata esperienza
del doge Antonio Frinii, ebbe a fratello nel maneggio de'politici interessi di sta-
li cardinal Federico patriarca di Venezia to, meritò a'i5 gingooi656 d'essere e-
defunto, e vivente il figlio Giorgio vesoà6> letto doge. Trovandosi allora oppresso
ve di Padova, perciò circondalo da pa- di gotta, non potè ascendere al trono che
renli nobilissimi, il cni merito avea solle- a' i o del susseguente mese. La fama di
vato a luminosissimi posti. Fiancesco vir- una guerra con tanta costanza e tanto
tuoso senatore, uomo di. esemplare mo- valore sostenuta da'veneziani, !a lunga
deslia, e distinto per afTetlo di patria, que- schiera de'prodi, che generosi e intrepi-
sta l'innalzò alsuo trono a'jj^nsiggio di sagrifica vano alla comune causa e vi-
iG56. Sembravache politici airaripren- i fé é sostanze, ciò tutto nascer faceva e-
dessero miglior piega: le molte vittorie mnlazione negli stranieri; quindi da moj-
riportate da'veneziani sopra i generali e te parti armi e navigli vennero offerti al-
gli amtJiiragh del giovinetto sultano 3Iao- la lepubblica, avventurieri e comandan-
metlo IV; l'aspetto d'una lunga, ostina- ti anelavano confondere le valorose ge-
ta e feroce guerra, tullociò porgeva lu- ste con quelle de' veneti invitti, e di aver
singa d'un componimento; iiia il senato regno di Candia, per
pai le nella difesa del
non volle ascoltax'e le gravi condizioni cui in tanti luoghi si combatteva. Ma u-
proposfe dal divano della Porta , e così na fatale esperienza, avuta fin da'tempi
seaipre più si aumentarono da una par- che precederono e seguirono la battaglia
te e dall'altra le milizie e i militari ap- di Lepanto, ebbe a convincere Venezia- i
prestanienli. Il doge Cornarn visse soltan- ni che poco contar potevano sull'aiuto
1019 gioini, poiché morì a'5 giugno. In degli alleati e sul braccio de' comandan-
tal modo, appena cessate le pubbliche di- ti ventura: non erano costoro mossi
di
mostrazioni di gioia per la sua esaltazio- dall'amor di patria, che ardeva ne'vene-
ne, subentrarono le pompe funebri , il ziaoi petti, perciò raffreddatosi il primiero
lutto e il dolore per tanto inopinata e sen- entusiasmo, si videro le galere pontifi-
sibile perdila. Piansero buoni, e la [)a- i eie e maltesi allontanarsi, anche per mala
Iria pure ne pianse, che non potè ritrar- intelligenza e mancanza d' unità d'azio-
re dallo zelo di lui que' vantaggi, i quali ne, e lasciare spesso i veneziani esposti a
la pubblica cosa aspettava. Venne sejiol- qualche impresa, cui la prudenza non a-
to nella chiesa di s. Nicola da Tolenli- vrebbe consigliata senza fidanza nell'ap-
no, ricca de'monumenli della Coroara fa- poggio di straordinari soccorsi. Ricavo dal
miglia. Si apprende dal Casoni, che la Muratori e dal Casoni Era solita l' ar-
:
liiiea di questo doge abitava nel confine mala navale veneta ogni anno di postar-
veri ed esalti costumi, dotato di perspi- Casoni) comparve ivi Sinan pascià con
cacibsiuio talenlo, rigido censore della so- gran flotta, lisoluto di passare in onta al-
cietà, di cui con alto animo deplorava le l'impedimento de' veneziani. Però si veo-
debolezze, e franiezzo alle quali compa- ne a terribile conflitto fra'tuichi e la flot-
riva ricoperto di decentissimi, ma non co- ta veneta comandata da Lorenzo Mar-
muni vestiti, declamando francamente cello capitano generalissimo, e composta
contro i pregiudizi del secolo e la fatai di 25 vascelli, altrettante galee e 7 ga-
corruzione de' suoi contemporanei. — leazze, oltre a 7 galee de'bravi maltesi,
Bciliiccio Fallerò CU doge. Uomo di co'f|uali unite per l'ordinario combatte-
VEN VEN 527
vano quelle del Papa. Per due ore di o- nìo tenelo ì religiosi crociferi, ed i cano-
slinato combattituento fu ìncei ta la vit- nici regolari di s. Spirilo di Venezia, i
toria, finché sopraffatti i turchi dall'eroi- quali per aver tralignato dal loro pri-
co valore de'ciisliani rincularono, e cer- mitivo spirito, a'28 di detto mese co'bre-
carono colla fuga sottrarsi a nuovo ci- vi J incanì Doiniui, e Cum sit coinptr-
rimasero divorate dal fuoco, altresi rup- pubblica ad onta delle calde pratiche
,
riportata da' veneti nella presente guer- nerazione per la compagnia di Gesù e af-
ra, se non die restò funestata dalla mor- fettuosa stima pe'suoi religiosi, s'impegnò
te dello stesso supremo comandante Mar- con tutta r ellicacia pel ripristinaincnlo
cello, a cui fu sostituito qual generalissi- loro ne'dominii veneti. Pertanto con bre-
mo il prode Lazzaro Mocenigo, il quale ve de'23 dicembre i656, diretto al do-
però nel caior della pugna vi ebbe feri- ge Valier e al senato, li pregò così pre-
to un occhio che poi perde. In memoria murosamente e con tali gagliardi nigo-
di SI strepitoso tiionfo, giacché ripor- menli, perchè i gesuiti fossero ri^labiliti
tato nel giorno della festa de' ss. Gio. e nelle loro case e chiese, che in brevissi-
Paolo, il senato fece voto di visitare la mo tempo fu appagato ne" suoi zelanti
loro chiesa in ogni anniversario. Dopo ciò desiderii; per cui avendo il nunzio di Ve-
i turchi di nuovo piegavansi a pace, ma nezia Caraffa con islalfclta istruito il Pa-
vigettaron») i padri veneti l'oi gogliose [)ro- pa della decrelata riammissione,dne gior-
posizioni, perché «on corrispondenti al ni dopo, con breve de'sy gennaio 16T7,
decoro della repubblica ed agli eroici rese al doge e al senato quelle grazie che
sforzi de'ciftadioi. Ottenuto s'i fortunato polé maggiori. Essendosi poi nel di ?.o
successo, i veneziani espugnarono l'isola febbraio 1657, il padre provinciale de'ge-
pcr, de' 19 apsile dello stesso 650, le ap- 1 Venezia, con la somma di 5o,ooo duca-
plicò beni che possederauo nel domi»
i li acquistarono la casa religiosa degli e-
t8 V E N YEN
slinli crociferi, e poi ne riedificarono la cifbilo era destinato a'soli cltladinì, que-
chiesa , e loslo In provincia di Venezia sti invece, allascinati da uno smodalo a-
divenne una delle pili floride d'Ilalia per more per il piacere e per il lusso, vergo-
rcncomiala coni[)agnia. Soppressa que- gnosamente scialacquavano in sollazzi ed
sta nei 1773, passò la chiesa in padronato in mode. E pertanto, dimesse le antiche
ducale, l'annessa casa si lasciò ad uso delle vesti, le quali per la loro modestia ed ii-
puhbliche scuole dura te (ino al 1807, mu- niformità avvertivano i veneziani ad esser
tala poscia iucaseruia. Nel 1 844 si restituì semplici ne' costumi e moderati ne' desi-
la chiesa al ristabilito ordine de'gesuili derii, con maggior premura ioiprendeva-
che tenni proposito nel § Vili,
esistenti, di si ad usare ({uelle fantastiche e sfarzose
11. 72. Grato Alessandro VII, vieppiù a- di ollramonti,e così stranamente abbi-
iutò la repubblica contro turchi con ga- i gliali anche più gravi padri, sedevano
i
lee comandate dal suo nipote priore ge- a convili assai splendidi ,
prolungali per
rosolimitano Giovanni Diclii generale di grande spazio di giorno e di notte, men-
s. Chiesa, con soldati e denaro, che con- tre a Candia per lo scoppio terribile del-
tinuò a procurargli da altri; beneficenze, le mine volavano in aria gli uomini semi-
Papi. Il gran visir Achmel Riuperli ver- glie vennero piima ileposle nella chiesa
gognandosi della lunga serie di sinistri di s. Giobbe, indi trasportate nel gran-
chelarnrji ollomaneaveano provalo,uscì dioso monumento cl>e alni e all'altro doge
di Costantinopoli con numerosa flotta, ed Silvestro Valiero sorge nella chiesa de'ss.
assalila all'improvviso quella de' venezia- Gio. e Paolo, eretto lorodalla vedova del-
ni comandata da Lazzaro Mocenigo, la l' ultimo dogaressa coronata Quuini nel
battè compiutamenle, perdendovi la vi- i7o8,presso la cappellina delBattistero. —
ta quel valoroso, nell'acque di Tenedos, Giovanni Pesaro CfII doge. Cavaliere,
a' if) luglio 1 657, aieotre slava per ripor- procuratore di s. Marco, uomo chiaro
tare vittoria , dicono altri. Il severo pa- in patria e fuori per maturità di consi-
trio storico cav. Rlutinelli, declama con- glio, per canuta esperienza ne'polilici ma-
tro la rejiubblica.» Prostituita [)er far de- neggi di stato, come il provavano le re-
naro colla vendita della nobiltà, postasi plicale legazioni da lui sostenute in Ro-
mano per far denaro all' incatnerazione ma, in Francia, in Inghilterra e presso
de' beni della Chiesa, tentalo che i frati altri principi ancora. Avea dato saggio
fossero andati a occupar nelle trincee e d'animo fermo e costante, aringando iu
nelle file un posto che dall' onore e dal senato per la pubblica causa a sostegno
V E N YEN 5^9
del patrio ilecoio, e thUo allres'i Icsli- si, fece solenni funerali a' 24 settembre
uionianze di inunifìcetUe liberalilìi, ot- iG58 nella basilica ducale di s. Marco al
fieiulo le proprie sostanze in soccorso a- capitano generale del mai e Lazzaro iMo-
gli esausti tesori della nazione, impegna- cenigo, perito eroicamente nel preceilente
ta nella lunga e disastrosa guciia pel re- anno. 11 ÌMurosini conliiiiiando colla ri-
gno di Candia. Essendo appunto il i^esaro composta llotta a scorrer l'Arcipelago li-
tale, (piale bisognava in (pielle allora dif- beramente, onde poi si meritò il sopran-
ficili circostanze per stare al limone del- nome di Peloponnesiaco, nel settembre
lo slato, fu eletto doge a'i) aprile iG58. ìC)5q prese e saccheggiò l'isola di Patraos,
Scrive il lìagalta, quest'anno sarà sempre celebre per l'esilio che vi pali Giovan-
s.
memorabile per la costanza dimostrata ni e per l'Apocalisse che ivi scrisse. A'3o
dal senato veneto nella risoluzione presa di detto mese, carico di merito e ricco per
con tutti i voti di continuare la guerra la stima in cui tutti lo tenevano, mori il
contro IVIaonietlo IVsullano de' tinelli, doge Pesaro, lasciando impresse nell' a-
i quali dopo il corso di tanti anni d' in- nimode'padri quelle memorande parole,
giustissima vessazione, sebbeu pareva che colle (juali essendo ancor senatore termi-
lusciasse sperare qualche scintilla di pace, nava la sua orazione persuadendo a con-
era accompagnala però da cos'i pregiudi- tinuar l'altuale guerra di Candia, che ri-
zievoli condizioni, che la faceva riuscir cavo dal suo biografo Casoni. « Se vo-
peggio della guerra medesima ; onde A- gliamo portar la corona sul capo, non la
lessaudro VII inteso cos'i magnanimo gettiamo a'piedi de'turchi, perchè altri-
proponimento, ne diede parte con molte menti di noi si dirà che abbiamo perdu-
"
Iodi e con sentimenti di straordinario giu- to il regno, e 1' animu regio con esso
bilo al sagro collegio,concedendo alla re- Venne deposto nella 'chiesa di s. iNIuria
pubblica una levata di 4,ooo fanti nello de'Frari, dove col disegno di Daldassare
sialo ecclesiastico. Francesco IMorosini, Longhena, sul gusto di quel secolo, s'in-
fornito di cnilitare accortezza, e d'animo nalzò poscia nobilissimo monumento scol-
coraggioso e intrepido, succeduto al !Mo- pilo da iMelchiorre Darthel , testimonio
ceiiigo nel capitanalo generale, tentò sor- della generosità e niagnificcnza d'una so-
prendere la piazza di Canea, ma le date la privala famiglia, del (piai tanto piìi ri-
disposizioni vennero scoperte da' turchi, fulge splendidezza per vastità di con-
la
the |)reveuironQ I' impresa; allora navi- copimento, per ricchezza di macini, per
gò, e scorse per ogni verso 1' Arcipela- <li(ìicollà di lavoro, dopo che u lui vici-
go, sorprese varie isole, ed occupò quel- no venne eretto il monumento alla me-
la di Carchi. Voleva seguire il corso di n>oria dell'esimio Canova, ed a spese del-
sue conquiste, ma la sua llotta avendo l'Europa universa, come dichiara l'illu-
soifcrto una tempesta, che la distrusse o stre Casoni. —
Domenico II CoiUari-
disperse nella maggior parte delle navi, ni CI f"^ doge. Chiaro per fama d'integri-
si contentò di dar la caccia a' turchi, sui tà e di modestia, trovavnsi lontano dalla
quali riporlo diversi vantaggi. Veneziani città e nel pacifico ritiro de' campi, da
e turchi a gara andavano aumentando dove null'altro vi voleva che voce di pa-
fuize navali e terrestri. 11^5 agosto 1 658 tria,per richiamarlo a'consigli politici e
riuscì fatale per gl'infedeli, la cni (lolla cure sovrane della repiibblica,(piando
alle
Venne balluta alle allure de' Dardanelli ne fu eletto principe a' (3 ottobre OjQ- 1 1
dal capitano delle navi Girolamo Conta- In quest'anno ebbe (jualche sollievo l' I-
I ini. Intenta sempre la repubblica aretri- talia per la pace del duca di Modena Al-
jinire con onori e con premi grilluslri suoi fonso l V colla Spagna 1' 1 i marzo, e prin-
hilli che alla comune pati ia sa^irificavau- cipalmente per la pace ha lo Corone per
VUL. XCII. 34
53o V E N YEN
le cose d'Italia, avvenuta poco dopo l'as- chelto scoperto. Veramente1' uso del-
sunziono al dogado del Coiilaiini. Per la la mozzelta, oltre Papa, è proprio de*
il
I
." erasi servilo il cardinal Mazzarini del Carclituìli e «Ìq Patriarchi (/ .), e inve-
duca di Modena ,
per far proporre alla ce del rocchelto de' vescovi Regolarlo Ee-
repubblica di V^enezia una lega fra Lui- ligiosi (V.]j gli altri l'usano per privile-
gi XIV, i veneziani, e i duchi di Savoia gio , massime gli abbati regolari. E sic-
YEN YEN 53
a Civllavecchia; e i cavalieri gerosolimi- nanzi ad un consiglio, che lo condannò
tani dopo averlo lungamente aspellnto a a perdere la testa. Raibaro appellò di ta-
ne ritornarono aMal-
I\Iesjina,anclj'essi se le giudizio a Venezia, dove fu assolto; e
ta. Sorprese il capitan generale France- IMorosini, a cui si poteva rimproverare
SCO Moiosini la fortezza di Tamon nel un eccesso di severità, fu richiamalo nel
golfo di Cassandra, che restò saccheggia- i 66 1 . Il principe Almerico d'Esle cadu-
ta e demolila, con asportarne 3o pe/zi di to infermo a cagione dell' aria cattiva,
cannone e 4 peliierc. Altretlanloa vven- senza poter intervenire al fatto di Can-
ne a quella di Chisme nella Natòlia di- dia Nuova, per consiglio de' medici por-
riropelto a Scio, dove si fece liceo hot- lato all'aria salubre dell'isola di Paros,
tino, coll'acquisto ancora di buon treno vi morì verso(6 novembre 6Go, eoa
il i
d' artiglieria. Da Castel Ruzo , fortezza generale dispiacere per le speranze che
considerabile, presa e demolita , furono davano il suo senno e valore. Dipoi il se-
condolli via 3o pezzi d'artiglieria ei46 nato nella chiesa de' Fra li dopo il 2.° ai-
zarini indusseLuigi XlVa spedirein aiu- quale èia statua pedestre al naturale del
lo de' veneziani un corpo di 4ooo fanti, principe. Essendo subentrato al comando
destinandone a generale il principe Al- supremo de' veneziani Giorgio IMorosini,
raerico d' Este fratello del duca di Mo- e desiderando distinguersi con un qual
dena, e il signore di Bas per luogotenen- che fallo glorioso, andò io traccia della
te. Andò il principe Almerico e sbarcate flotta turca, uscita da' Dardanelli. Tro-
ie sue genti alla Suda, prese alcuni for- vaia parte di essa nelle vicinanze dell' i-
tinie unito co' veneziani s'accostò alla Ca- sola di Milo, a'25 agosto 1 66 i die la cac-
nea per farne l'assedio. Nacquero tosto eia a que' legni; laonde 7 galee turche
dissensioni fra il Bas e il Grcmunville ser- prese da spavento andarono a urtare in
gente generale de' veneziani. D.i Candia terra, lasr.iandole infrante salvandosi la
Nuova accorsero i turchi alla difesa della gente, 2 altre vennero in potere de' ve-
Canea, il che fece cambiar di sentimento neti, e 2 le presero i cavalieri gerosolirai-
all'esercilo cristiano di lasciar quella cil- tani. Il resto della andò disperso,
flotta
tà, edi portarsi nuovamente sottoCandia ed alcuni legni si ruppero a' lidi. Circa
Nuova limasta sguiunila. Erano giunti 1000 turchi ei rifugiali in terra, da'vc-
colà, ed aveano già pieso un borgo con neti furono condotti schiavi. Con egual
alcuni pezzi d'artiglieria, quando i sol- felicità anche Antonio l^iuli espugnò ai-
dati si diedero disoidinataincnte a ruba- quante navi turche da carico, con inipa-
re, allorché sortiti da Candia Nuova una di unirsi d'alcune e bruciarne dell' altre.
trentina di cavalli turchi con urli , mi- Questi prosperi avvenimenti fmono bi-
sero un panico timore nell'armata gal- lanciati da diverse [)erdite di navi vene-
Io veneta, la quale si abbandonò alla fu- te, che 1 imasero in altri luoghi preda de'
ga. Uscito allora tutto il [)resi(lio turco corsari barbareschi; dopo di che tulli si
la incahò, restando sul catnpo da 1 5oo ridussero a' quartieri d'inverno. Tratta-
uomini tra morti e feriti, il resto con gran vasi intanto da Alessandro VII una lega
fatica si ritirò in Candia. Francesco Mo- fra'principi cristiani contro i tmclii; ma
rosinijche dalla parie di maredovea con- con ritrovare il re di Spagna Filippo IV
tribuire all'impresa, ed avea sbarcato impegnato contro portoghesi, [)er es- i
tiup[)e per ioqiadrnnirsi della Canea, ac- sersi sottratti fin dalt6|0 al suo doini-
cusò di tal deiilorabile sinistro il provve- nio; il redi Francia inceppalo dall'anti-
ditore Antouio Bai baro, e Irar lo fece di- ca amicizia co'lurchi; e l'iujperalore Leo-
532 V E N V M N
poldoi più ilisposto n conservare son essi «oGnn2nga, diesi ritirasse quella gente,
eoii qiiHlclie danno la tiegun, che ad en- vi acconsenl"i senza didlcollh il senato ve-
trare nella sen)[)re pericolosa guerra; lo neto. Perciò duca Carlo li spedì tosto
il
masse, almeno coU'iniperalore e co' ve- Gonzaga a render le dovute grazie alla
neziani, rimaneva trepidante per le gravi re[)ubblica dell'assistenza prestata (in qui
spese occorrenti. Così restò la re[)td)bli- a'suoi stati. JNel 1 663 niun avvenimento
la sola a sostenere la guerra con iucie- particolare e notabile ebbe luogo nella
dibile dispendio, per la sua lunga durata guerra di Candia, avendola il sidtano
e con una potenza tanto foruìidabile, in mossa all'imperatore Leopoldo I, il qi;ale
paese lontano dalla dominante 200 mi- i deluso dalle parole de'lurchi si trovò mal
passare il mare, per la grave apprensione fesa. Ricorse allora l'imperatore a'princi-
di non più lipalriare. L'imprese falle da' pi cristiani, andò alla dieta di llatisbona
veneti nel 16G2 si ridussero a varie [)re- per implorar soccorsi,elratlòdi collegarsi
de di legni turchi. Venne a sapere il loro col Papa e con Venezia; ma le insorte gra-
capitano generale, che a Scio era perve- vi dillerenze di Roma colla Francia, per
nuta la carovana navale de'lurchi, che da l'insulto fatto da' soldati insolenti corsi
Costantinopoli passava in Egitto, portan- all'ambasciatore Crecquy, onde il re a vea
do preziose merci e gran regali destinali invaso Avignone e la contea del Vcnais-
per IMecca. Spiegò le vele a cpiella vol-
la v/>j ( ^.), frastornarono la lega. Nel i66/{.
ulllzi opportuni per conseguire que>to ta Italia del Ser. Principe di Toscana
line.Per mezzo dell'ambasciatore di Ve- poi granduca Cosimo fll, descritto da
nezia a Parigi, il Papa avea rimesso un Filippo Pizzichi, illustrato da Dome-
breve al re di giustificazione; e fu per nico Moreni can. dell' i. r. hasilica di
le incessanti pratiche dell' anibascialore s. Lorenzo di Firenze, ivi 182B. Il Mu-
Luigi Grimani,che superale le dilìlcollà linelli riprodusse la descrizione del Piz-
fra le parli, si ripresero le Iraltalive a zichi sul scjggiorno di Cosimo in Venezia,
Lione e poi a Ponte Donvicino iu Savoia, divisa in 1 1 giornate, l'arlito da Firenze
ove si ridusse il veneto Grimani qualme- l'i I maggio 1G64, con magnifico treno
dialore,e v'intervennero pure il residente di viaggio, per IJologna, Ferrara e Chiog-
di Spagna d'Ini verta,! residenti di Parma già giunse Cosimo a Venezia a' 18, pren-
e di Modena, e 1 2 consoli d'Avignone; fin- ileiidoalloggio nel palazzo del Cellesi, re-
ché a IMsasi concluse l'accennalo accutuu- sidente di Toscana presso la repubblica.
damcnto, facendo dipoi il Papa una se- Ordinalo già aveasi pel suo servigio una
greta prolesta per la disgustosa concor- gondola tulla dorala, con guernimenli
dia. Grato Alessandro VII alla mediazio- di tela d'oro, e (regi di pulii che soste-
ne veneta, benché nel 1660 avesse crea- nevano gli emblemi de'Mcdici e altri, a-
lo cardinale il b. Gregorio Barbaiigo pa- vendo a poppa un Nettuno di rilievo do-
trizio veneto, in seguitoa nomina del se- rato, circondato da Tritoni e da putti a
nato conferì cgual dignità a Giovanni cavallo di Delfini. Disponeva pur la re-
Delfino altro nobile veneziano, nella pro- pubblica di regalarCosimo sontuosamen-
mozione cioè della delle Corone, per aver te tanto all'arrivare cpiantoal partire, co-
creato cardinali de' nazionali austriaci, me allora soleva farsi con tulli gli altri
francesi e spagimuli ad istanza de'ri-<pelli- principi sovrani, cioè varie specie disipu-
VI sovrani. — Ora debbo riferire la visilu siti commestibili, vini, confelturo, lor-
tutta a Venezia dal principe di Tu^cuiui de, candele ec. ; e siccome altrettanto si
poi Cosimo III, descritta ilid cav. AI ut inci- ptalicava in liuma ila'l'api, e [)iìi esem-
li, ma con idi^Liaulo, ancor lui, dciii^rarc pi uè riprodussi, qui mi oslcn^ju dal de-
.')34 V E N VEN
scriverli. Il principe visitò In Venezia la avrehhe spogliato se fosse stato mestic'
I)asilica(li s. Mnrco, le chiese del Reden- ri le teste di tutta sudditi per ciioprirc
tore, di s. Giobbe, de'ss. Gio. e Paolo, de* quella del suo sovrano. Tanto accarezza-
Gesuiti, della Madonna dell'OrtOjde'Fra- te le parrucche in Francia, non lo furo-
ri, de'Servi ricevuto dal patriarca Fran- no meno in Italia, ove ben presto migra-
cesco JMorosini, de' Toleutini, ec. Vide vano (anco in Francia, pare, poiché ab-
l'Aisenale, ove fu trattalo di magnifica biamo da Muratori all'anno 1666, che
cole7ione, la festa dell'Ascensione, la cac- sul fine di esso il parlamento proibì l'u-
cia de'tori. Si recò all' isole di Murano, so della parrucche; e ciò perchè erasi cal-
tli s. ÌVIicliele, della Certosa, di s. Giorgio colato, che in comperar capelli, special-
Maggiore. Entrò in vari monasteri, par- mente fuori del regno, si spendevano più
ticolarmente in quello delle monache di di due milioni di scudi ogni anno. In ar-
6. Lorenzo, fra le quali essendo penetrata gomento si può vedere il voi. LXXXIV,
la peste del !usso,vivevanoconeleganZci e p. y4> ^^ ilcav. Cicogna, Inscrizioni Ve-
vestivano più da ninfecheda monache,ed neziane, f.i, p, qy, della Scuola dell'arte
altri monasteri. Visitò il palazzo ducale, il de' Barbieri fabbricata nel i468 e loro
doge, il Collegio, assistendo ad una pero- confraternita), singolarmente a Venezia,
razione ; non che diversi altri palazzi, la pronta già ad accogliere con entusiasmo
principessa di Brunswick che vi dimo- qualunque moda che d'oltremoute fos-
rava col principe marito, ed il teatro Gri- se venuta. E perciò accommiatatesi le
mani. Fra'giardini da lui veduti, va li- barbe e le basette, che mal si confaceva-
cordato quello di Saule Cat anco alIaGiu- no colle parrucche, e abbandonatesi di-
decca presso le Convertite, sopra tulli gli sonestamente le berrette antiche nazio-
altri bellissimo. Il palazzetto a s. Lucia nali, non si parlò più che di parrucche.
fu pur da lui visitato, siccome denomi- Non oslanteperòdell'osliacismo pronun-
nato Paradiso e tenuto il più singolare ziato contro le liarbe. Paolo Foscari, so-
della città, pel complesso di sue magni- lo fra tutti, ebbe il coraggio di serbare
ficenze: sorgeva sul Canal grande, ed e- ancor la sua; Scipione Vinciguerra Col-
ra di Girolamo Gavazza. Nella dimora lalto l'animo invece di coprirsi pel primo
di Cosimo in Venezia fu accompagnalo il capocolla parrucca. Candia intanto, ac-
e assistilo dal conte Camillo Martinengo, qiiislata e retta per secoli colle barbe, già
dal baron Tassi generale delle poste del- sfuggiva a' veneziani di sotto alle parruc-
Iimperatore a Venezia, da altri cavalieri che, onde chiamati essi in appresso, per
e nazionali, precipuamente dal suo resi- l'eccessivo uso ed amore delle parrucche,
dente. Quindi il IMutinelli lepidamente per antonomasia f<7rr»cco/u". — Intanto
passa a dire. « Partitosi Cosimo da Ve- per la vittoria riportata al fiume R.ab dal
pur se ne an-
nezia, le barbe e le basette supiemo generale imperiale Montecucco-
davano, eie parrucche giungevano. Era- li, sultano Maometto IV fece pace eoa
il
no già queste allora in Francia in tutto lo LeopoldoI dopo G giorni a'io agosto 1664,
splendore della lor gloriamolto lunghe, : con doppio pregiudizio de'veneziani, sia
molto guernite, pesavano fino a due lib- perchè con quell'impegno di guerra spe-
bre, costando le più pregiate, ch'erano le ravano di ricuperare Candia e i luoghi
bionde, sirio3,ooo franchi^ E Luigi XIV perduti, sia perchè tutte le forze de'tur-
una solenne ordinanza pubblicava con chi sarebbero piombate a'Ioro danni. Po-
cui creava 200 cariche di parrucchiere, co dopo giunsero a Venezia due amba-
che seguir doveano la corte, andando poi sciatori dello czar diRussia Alessio Miche-
Bivoit, il quale acconciava il capo al gran lowitz, inviali puread altri sovrani d Eu-
le, SI altero del bell'oaoie da due: Clic ropa per stringere relazioni, corniociaQ-
VEN V EN 535
do ormai quelKi coiie a scuotersi alquan- gliosl neM.ihrod'oro.lJo vero zelo nudri-
to dal suo isolamento e dalla sua aulica va il Papa persostenerela cristianità con-
1)31 balie. Neil 665 montarono sul trono tro gli sforzi della potenza ottomana, né
(li Spagna Carlo li e su quello di Man. perde egli tem[)0 a sollecitare tutte le po-
tova Carlo III, e furono gli ulliu)i di lo- tenze cattoliche io soccorso de' veneziani,
ro stirpe. Il sultano non badò in que- troppo infievoliti per sì lunga e dispen-
st'anno alla guerra di Caudia, in)piegan- diosa guerra di Candia; ma per mala ven-
tiolo piuttosto in preparativi, e neppure tura vieppiù si conobbe lo spirito di con-
i veneziani vi fecero azioni riuiarchevo- quistatore inLuigi XIV, movendo preten-
li,non essendo tali l'aver preso iu varie sioni sul Drabante e altri paesi della mo-
volle due galee, una grossa naveei3 le- naichia S[)agiiuola, colla quale poi ruppe
gni da carico. Insorsero però questioni guerra. Ecco come il biografo Casoni rac-
fra la repubblica e il Papa a cagione de* contagli ultimi conati stranieri della guer
mercanti dello stato ecclesiastico, che na- ra disastrosa. Sempre più divenendo cla-
vigando per l'Adriatico, ricusavano di pa- moroso l'assedio di Candia, per la costan-
gare dazio a* veneti, mentre Leopoldo I za degli assalitori e de'difensori intrepi-
avea riconosciuto la sovranità di (juesti ili, d'ogni parte correvanoa difesa di quel-
sul golfo. Seguirono tra le parti rappre- le mura, soldati e capitani, mossi dal de-
saglie, ma in fine toccò a cedere a'pon- siderio di segnalare il valor loro, e dal-
lificii, come più deboli in mare. Per que- la brama di cooperare al sostenimento di
sti anno né il
e altri disgusti, in detto , quella celebre fortezza. D'ordine di Lui-
Papa, né Malta mandarono le loro ga- gi XIV, ma Papa, comparve
a nome del
lee in Levante in aiuto de' veneziani, a una comandala dall'am-
tlotla francese
vantaggio de'quali Alessandro VII avea miraglio Vendòme, con 12 scelti reggi-
aiutalo piìi volte l'ordine Gerosolimita- menti guidati dal duca di Noailles: a que-
no. Egualmente nel 1666, durando la sti uuironsi degli alenianni, ed altri an-
guerra Candia senza fatti meritevoli
di cora, tulli pieni di entusiasmo e di ardi-
di speciale menzione, nondimeno la re- re; ma gli scontri co'lurchi, e la compa-
pubblica ebbe a deplorare l'inondazione gnia de'severi veneziani, porgevano tut-
de'tiumi, avendo l'Oglio devastato un'in- l'altro che azioni brillanti; bisognava pu-
tera villa colla morte di 2^0 persone, e gnare con ostinazione e fermezza, diispu-
ciò dopo festeggiamenti fatti per lo sla-
i tare col sangue ogni passo di terra, e so-
to nel passaggio dell' infanta Margheri- stenere con imperturbabile animo ro- i
ta sorella di Carlo 11, che andava a Vien- vesci della fortuna. Una prima vana pau-
na sposa a Leopoldo 1, trattata dalla re- ra mise in isconcerto questi ausiliarii, che
pubblica colla consueta magnificenza. Nel- si videro perduti nella stessa vittoria. Lo
l'aprile I G67 fiero terremoto recò immen- smarrimento loro non potè essere calma-
sidanni alla Dalmazia e Albania, si sentì to né dalle rappresentanze de' veneti, né
anche in Venezia e nitri luoghi. INI ori A- dal pensiero della vergogiia:appeha giun-
Ic'tsandro VII a' "ìi maggio, e dopo 28 ti, appena vista la faccia del nemico, ri-
mente eseguirono. La repubblica di Ve- gente, o di navi dal Papa, dalla Spagna^
nezia nello stesso anno regislrò llospi- i da'duchi di Savoia e di Toscana, da Mal-
536 V EN V EN
la e dal cardinal Francesco Bnihcrini, ri, per lo più sturbati da'cristiani, si ap-
.spt'diiono nuovanieiile in Levante Fran- plicarono con immensa quantità di gua-
cesco Moiosini, elello capitano yeiieraie statori a far mine e fornelli, e full giuo-
alia difesa diCandia, con 3,ooo soldati e care, con isboccar anche nella fossa da 3
molli attrezzi «la j^neira. Per 5 anni le parti. Memorabile fu la copia degli esliu-
armi turche eransi divise tra l'Ungheria li in tanti assalti , contandosi che dalla
e la Grecia, perciò i veneziani aveano re- parte de'veneziaui vi perissero tla6,ouo
spintole loro armi con vantaggio; ma es- soldati, compresi 800 udiziali; e da quel -
sona all'assedio di Candia, e vi comparve e circa 2,000 si misero sollo le loro ban-
con potente esercito a'22 a)aggio, e tlo- diere, e andarono ad iujbarcarsi col con-
pò aver fallo distruggere Candia Nuova, te di Saint-Fol. Fin qui il marchese Fran-
oninchc i suoi soldati deponessero la spe- cesco Villa ferrarese, generale del duca
ranza di ricovrarvisi , distribuì intorno di Savoia, avea con sommo valore, con
alla città i quartieri, cominciò gli approc- titolo di generale de' veneziani, militalo
ci, e con varie batterie di cannoni si diede in Candia, e per molte sue segnalate a-
furiosamente a bersagliare la terra e ad zioni s'era acquistato gran gloria. O sia
aprirvi la trinciera. Per una gagliarda di- che il duca pe'suoi propri bisogni o dise-
fesa non avevano i veneziani tralasciala gni il richiamasse a Torino, o ch'egli per
ddigcnza veruna; numeroso era il presi- gare accadute co' generali veneti si Iri-
dio, e ben aninuito a dare il sangue [)er v.isse mal soddisfallo, se ne tornò in Ita-
sostener l'onore tlella fede cristianii; e le lia.In luogo suo veneziani fecero venir
i
ilii pili, clii meno, conlriboirono soccer- ro potenza; le batterie de'cannoni, mor-
si alla repubblica veneta in m indente bi- lari e bombe continuamente risuonava-
sogno; ma specialmente si sl)racciò per no; e le mine e i fornelli sovente scop-
sovveiiirli il l'apa, clie oltre all'avere per piavano con laigbc breccie ne'balnardi,
mezzo delle sue lettere e de'snoi ministri che venivano tosto riparale dall'mespli-
coDimosse lutle le corti callolicbe all' a- cabile coraggio eroico degli assediali, clic
luto di Candia, prese al suo soldo 3, 000 non cessavano arditamente di far sorti-
finti agguerriti ledesclii, a lui mandali te, incliiodar cannoni e spianar trincee.
ilairim|)eialore sino a Ponlieba, e urdi- Di niuiio aiuto servirono in cpiest' anno
nìi alle sue galee, che colle mallesi de'ge- le galee papali, gerosolimilane e napole-
Kjsolimilani passassero iu Levante. Veiiu- lane, perchè troppo lardi giunte e [>ieni
ta la primavera, tornò cou più gagliar- di puntigli i comandanli, ben presto se
ollomana di voler quella ciliàad ogni co- venturieri francesi, e inoltre il cav. della
sto. Lu gr.iiulezza del suo impero e la Torre con 70 nitri cavalieri di Malta e
vicinanza ile'suoi stali, nulla di gente e 4^0 soldati scelli spedili dal gran inse-
di alile provvisioni lasciava mancare ol slro dell'ordine Gcrouìli/iiilauo Nicolò
suo campo. Contavansi fra loro, schiere Coloner, nel quale articolo notai privi- i
intere di sciagurati rinegati cristiani; e i legi accordati dalla grata repubblica a ca-
meiciinli inglesi e olandesi, benché cri- vtilieri per tante continuate beneineren-
-sliaiii, ma acattolici, vendevano loroquiin- ze. Memorabile riuscì fra le altre azio-
re ol bisogno. Si sa, che i turchi non ri- gè ne fecero, ma di essi non ne torno in
sparn)iano le vite degli uomini, allorché dietro se non la metà. I3opo di che fran* i
preme al loro sovrano l'actpiislo ili qual- cesi scemati ili forte numero, e rimbar-
che piar.xa. Però un infernal carosello si cali sul principio del seguente gennaio
Ii:ce [ter tulio ÌI1G68 intorno a Candia. spiegarono le vele verso Provenza. In que-
liiciedibili furono gli sfi/izi di ijue' bar- sia sanguinosa campagna del 1G68 si cai-
bari, noi»minore la bravura de'difeiiso- cola che rimasero uccisi lo.'j^oo ciisliani,
li. D,i gran tempo un simile e oslinato oltre alcune ci-ntiiiaia d' ulli^iali anche
assedio non b' era veduto. Insolita cosa priiicipnli ; e de'lurchi circa 37,000, fra'
parve in rjue'mari una battaglia di ma- quali alcuni pascià, bey e beglierbey. A.
lio il dì 9 marzo, contro i legni turchi, pa eslinse ed abolì ne'dominii veneti ica-
Conquistò egli j galee colla capitana di nonici regolari di s. Giorgio in Alga, e
J)urach bey corsaro famoso, che ivi per- di per tutto i gesiiali, ed i giiolammi di
po degl' infedeli s' era già inlrodolla la stenti ne'suoi slati, in sussidio della guer-
iivaiio; pure sopravvtucndu scmpit con- a'aiipcislili. Dice il cav. Girolamo Driiso-
-
zioue ecclesiastica, nia il suo tentativo re- gente e di denaro. Altrettanto fecero prin- i
mentali del governo. Lunghe controver- mento looo fanti co'suoi ufìlziali, ol-
di
sie insorsero pe'soppiessi gesuali e giro- tre un dono di 5o,ooo libbre di polvere,
lamini co'governi di Milano e di Napoli, Gente, denaro e galeesomniinislrò il Pa-
perehèalMdanononsi volevanosopprimc- pa, dichiarando suo maestro generale di
le i conventi senza il consenso regio, come campo in Caudia Alessandro Pico duca
tli fondazione regia, ed a Napoli per non di Mirandola, che operò valorosamente,
volersi convertire i conventi in couimen- secondo il ftluratori. Ma il Brusoni nar-
de da conferirsi dal re; onde le vertenze ra che Clemente IX spedì ancora in Can-
si protrassero al seguente pontificalo. La dia le sue galee e le maltesi sotto la cod-
liberazione di Candia essendo il princi- dotta del generale Vincenzo /i*o.y^/g'//o-
fr.
pale oggetto de'[)ensieri di Clemente IX, si suo nipute, il quale però non avendo
Del iHtJq raddoppiò i suoi ufllzi a' prin- portato che gente bastante per la difesa
cipi cattolici per ottener soccorso in sì de'propri legni, non potè sbarcare che po-
ingenle bisognoa'veneziani. A muovervi chi uomini in soccorsodella piazza assedia-
li re di Fi ancia, creò cardinale Emanue- la. Vi si recò pure il marchese Francesco
le de la Tour de'dtichi di Buglione ; e lo Villanuovo sergente generale delle Irup-
spagnnolo Luigi Portocarrero per com- pe pontificie, e vennero queste accresciu-
niacere la regina di S[)agna nelle dette le dalle genti della Chiesa levate di suo
pendenti controversie; ma I' imperatole ordine nella Dalmazia. Morto poi in quel-
quietò Leopoldo L Accudì Luigi XIV, gran visir Achriiet Kiuperli, per trattare
per soslenimentodell'onoredel nomecri- di pace, avrebbero potuto ottenerla eoa
stiano contro gl'infedeli, ad allestire un buonecondizioni, cedendola citlàdi Can-
corpo d'8,ooo combattenti (5,ooo dice dia, e ritenendo la mela dell' isola ; ma
YArle di verificare le date), con pode- dall'aspeltodi tanti soccorsi speranzati di
rosa flotta, dandone la condotta, come trionfare non seppero indursi a conve-
riferisce duca di Beaufort
Muratori, al nirvi.Per tutto il restante del verno e per
grande ammiraglio e al duca di Noailles la priniavera continuarono turchi con i
o Navailles. Ed allineile alle violenze, che incessante furore a sempre più avanzare
contro il diritto delle genti soleva prati- i loro lavori sotto Candia, contrastando
care la Porta, non rimanesse esposto il però loro i valorosi cristiani ogni pabno
suo ambasciatorea Costantinopoli, spedì di terreno con vicendevole spaigiinento
3 vascelli a levarlo di là, benché poi il di sangue. Tante e tali furono le meuio-
niinislro vi restò per le lusinghe de'tur- labili azioni di guerra, e sopra tutto di
chijoperuou perdere il lucroso impiego, questo arrabbiato assedio, che hai» servi»
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to (l'aigomento a più libri sloiici. A'iT) re, benché si disse che i giannìzzeri pre-
giugno pervenne a Candia la flolla fraii- sentassero fra l'altre anche la di lui testa
cese, composta di i3 galee, 14 vascelli, al vi>ir, come monumento di loro villo-
nimandola speranza degli assediali. Ti o- mini francesi, 5.\. ulfiziali riformali, e al-
varono francesi in un oiiserabile sialo
i cune centinaia di soldati. Il duca di Na-
ia ciltà, prese da'iuichi tulle le forlifi- vailles avvilito da questa vergognosa di-
cazioni eslcrioii, formule grandi breccia sfalla, malgrado le preghiere ilei Moro-
alle mura, e il tutto in manifesto perico- sini, imbarcale il resto di sue genti, a'20
lo di cadere. Intanto nel corso di tanli agosto fece vela per Francia, seguendolo
mesi avea Francesco Morosini rilardato non poca gente del veneto presidio, a di-
la presa di Gaudio, facem'.o tutto quello scapilo della [)iazza. Anzi il duca, trovato
che si [)oteva attendere dalla sua abilità, in viaggio il signore di Deaufniit o Reila-
dalla sua prudenza e dal suo valore. Il fonte, come lo chiama il Muratori, che di
racconto delle gesle di tale illustre guer- Francia cooduceva altri i5oo fanti, non
riero colpiva 'ulta l'Euiopa d'amuiua- giovò a fermare i suoi passi; contegno
zione. In com critica e deplorabilesitua- che in Francia fu altamente biasimalo,
zione, Catidia non domandava nella di- con divieto di presentarsi a córte, ed e-
fesa meno valore, che prudenza, unità d'a- gli si scusava di non esser stato seconda-
zione, pei fello accordo ne'comandanli; i to dal INIorosini, allrimenli in quel gioi-
bellicosi francesi in vece precipitarono la no Candia sarebbesi oberala diill'iissedio.
del loro naturale impelo. Pertanto la not- vailles, per aver conosciuto rimpos>ibili-
te precedente il 2t giugno, allo «puntar tàdi fare ullei iore resÌNteiiza alle miriadi
dell'alba, usciti dalla piazza, con indicibile succedeulesi de'lurchi. Erano già perve-
ardore si spinserocontro lenemiche trin- nule a'3 luglio a Candia, scri\ e ÌNbuato-
cee, superando l'una e poi l'altra. Tale li, le suddette galee ausiliarie del l^apa e
terrore entrò ne'lurchi che rovesciati in altri principi,iu numerodi ayjComandate
ogni parte non tennero più fermo, e già dal bali Vincenzo Rosj>igliosi nipote del
arrivato il grosso de'francesi alle loro bat- Papa. Eravi già pur giunto a'arì giugno
terie, faceva apparire facile la vittoria , il dura tiella Mirandola colle mdi/ie pon-
quamlo giunti al deposito delle polveri, tifìcie di terra e del duca di Abnlena, le
preso fuoco due barili di esse all'improv- quali idtime [lerò lidoltea soli 700 uomi-
\iso, e saltali ben So francesi, bastò que- ni pe'disagi patiti nel viaggio. Ma infieriti
sto perchè tulli gli altri, credendo mina- sen)prepiù i turchi, raolliplicarono leof-
li que' siti, couq»re>i da panico timore, fesc e gli assalti, di moilo che ormai era
spaventati e disordinati fuggirono verso disperala la sui le della nusera città, es-
|a piazza, senza che gli udlziali li potes- sendo circondata da 4", 000 di loro. Fu
sero ritenere. Allora i turchi, ripreso co- perciò stabilito di convenire a onorevole
raggio, si .scagliarono addosso aTrancesi, pace, per salvare in tanto nanfiagio il più
inseguendoli sino alle porle della città, che si potesse. Il lios[»igliosi scorgendo
Si vuole che nel conflitlo perissero i 5oo inutile la difesa, giudicò a' 29 agosto di
turchi. Certo è chi vi lasciò 1 1 vita d du- far vela [)el Mediterraneo. Do[)o di che,
ne che fosse avvenuto del suo cadave- deudusi gli assediali senza risorse e de-
•
'^)/\o V L N V EK
Icirninanclo capilolare, il Morosini fece paci perciò di più servire a difesa, ed or-
inalberare bandiera bianca, inviando due rendamente lorde dal sangue di tante
iiOiziali al gran visir deputali a entrai' n)igliaia di vittime. Quesl' ultimo fatto
seco in negoziazione per la resa di Can- descrive Casoni. » Ma dopo nuovi in-
dia, terminare la disastrosa lotta e venire auditi cimenti, diminuito il numerode'
a concordia. Gli articoli di questa furono guerrieri, dalle militari fatiche e dalle
sottoscritti a'G selteiubre, per cui fu ce* malattie, ridotta Gandia ad un cutuulo
duta a' turchi la contrastata città, a'i6, d'insanguinate rovine, rovesciata ogni
dopo due anni e 5 mesi del più sangui- barriera, su cui tener piede fermo, esau-
noso stretto assedio del visir, divenuta rita quindi ogni speranza di più lunga
no ciniiterio di mortali e un orrido spet- resistenza, cessero i veneziani quella piaz-
tacolo di desolazione; e restarono in po- za li 6 seltcuibre iGGq, dopo i5 anni
tere de' veneziani nell'isola, le sole for- di guerra, uia a condizioni tanto onori-
tezze di Suda,CarabusoeSpinalonga co' (ìche per cui le stesse europee potenze,
loro territorii, e Glissa con altre terre oltre Luigi XIV, spedirono ambasciatori
acquistate in Dalmazia e Albania. Fu alla repubblica onde far manifesto lo stu-
contesso a'veneziani il portar via da Can- por loro per cosi inatteso avveniuiea-
dia le milizie e i cittadini cbe non voles- to". Tale fu l'esito dello strepitoso asse*
sero rimanervi, con tutti i loro bagagli, dio di Candia, con gravissimo danno del-
viveri earmi. Si crede, che nel solo iGGq, la repubblica di Venezia, ma insieme con
i veneziani e loro genti morti o divenuti inimortal sua gloria, per averne si luu-
invalidi ascendessero a i 1,000. Per ul- gamenteecon tatilo eroisuìo disputato al-
teriore disgrazia, perirono poi per bur- la formidabile potenza diTurchia l'acqui
rasca di mare molli di que' legni, che sto; a vendo quasi solaguerreggiato,speri-
conducevano il valoroso presidio e gli a- mentata ogni crudeltà deg^i clementi, e
bilanti dell'infelice città. Si salvò e poi tò dato provedi magnanimità, destrezza, pa-
a Venezia la miracolosa immagine della zienza e costanza. Pvicevetle gratulazioni,
B.Vergiue, che con gran venerazione era uscita dalla tremenda lotta, da quegli stes-
Della cattedrale di s. Tito, la (|uale dipoi si ch'erano stati semplici spelialori de-
con decreto del senato fu collocata nella boli socconitori. Portatone il doloroso
chiesa della Salute, per doversi esporre annunzio a Venezia, un contemporaneo
nella festa della Presentazione, con isla- che vi si trovò presente, racconta Mu-
bilire tal giorno 2 i novendjre per annua ratori, che gli parve di vedere il di del
visita votiva a piedi del doge col corpo finimondo; tanti erano gemiti, le la- i
e annichilirla, Ma volle Dio, che a que- difese: la sua facondia franca e corag-
sta pace si acquetasse il loro orgoglio, od giosa sospese la decisione del senato, e
anche stanchi da tante pugne, per allora finì con imporre il silenzio all'invidia,
non molestassero veneziani. Francesco
i conservandosi al Morosini la dignità tli
mico, sostenne per ultimo un assalto ge- gegno, traendo il Morosini illeso da quel
nerale e gli liujcì di respingere i turchi, pericoloso cimento. Perciò furono pub-
già padroni d'una parte delle mura ; al- blicate: Orazioni di Antonio Corrtr e
la fine gli fu forza capitohre, per salvar Giovanni Sagredo delle nel gran con-
gli avanzi della disgraziata popolazione. siglio di Venezia l'anno 1670. Vene-
Il gran visir, pieno di stima per Moro- zia tipografìa Alvisopoli i833. Il Sagre-
sini, gli accordò le condizioni più onore- dò avea pubblicato le sue Memorie i.ito-
voli, fece anzi dono alla guarnigione di 4 ric.lie de DJonarehi Ollnvtani. Scrisse
rono per trasportare i deboli avanzi «Iel- Battista Nani, perchè in sua vece conti-
la guarnigione, ed ì miseri abitanti di nuasse la Storia di f'enezia, incomin-
Candia, co* loro beni e tulli gli oggetti ciata dal cardinal Pietro Bembo, e pro-
zialo nel gran consiglio, per aver tratta- stato r ultimo. Morosini dunque cede
to con Achmel Riiipc rli senza 1' auto- Claudia quando ogni tilteriore resistenza
rizzazione <lel senato. 11 INIorosini, come era divenula im[iossil)ile, e colla pace co'
ogni altro generale supremo, pole\a se- turchi provvide agl'interessi di sua pa-
gnare una convenzione militare; non per tria, molto meglio che non avesse potuto
altro un trattalo di pace, per cui non fare colle armi, come giudica il conte
avea ricevuto alcun potere dal suo go- Girolamo Dandolo, La caduta della re-
verno. Antonio Correr, uomo andjizio- puhhlica di J enezia. Pervenuta anche
s<»,ed invido d'una gloria a cui non a- n Roma l'infausta nuova della cessione
Mebbe [)oluto [ler alcun modo aspirare, di Candia, riempi d' allanni e lamenti
eletto presso a [)oco in fpiel torno avo- tutta la corte e la città, veilendo manca-
g;jdor del comune, gì' intentava l'accu- to un fortissimo propugnacolo della cii-
ì>a ; e piima ancora che si aprisse il pro- stianità contro gl'insaziabili turchi; ma
ccì^o, pretendeva avesse «'gli a depone sopra gli altii se ne alllissc Clemente IX,
la veste di procuratore di s. Marco, nella fhe tanto erasi adoperato per sostenere
sua assenza concedutagii in pieinio de' Candia, disgustato con quelli cui avea
suoi luminosi servigi. L' eroe fu obbli- heneficali per obbligarli a cooperare alla
galo a costituirsi prigioniero; ed il po- sua conservazione, couio osserva il Dru-
polo, a cui fu rappreseulolo con)e un tra- soui ;
perde la «juiete dell'animo, anche
542 V E N YEN
il sonno flcgli ocelli, e già prosfrato dnl lcm[)i ! E
un pezzo, che quell'an-
già da
male, finì eli vivere ii'g dicenibre iG()(). tico Icriore cristiano non si
del nome
Nelle Profezie sui lotiinni Pontefici at- mantiene in vita che per condiscenden-
tribuite a s, ]\I.ilocIiia, questo Papa ve- za delle varie potenze cristiane, o per me-
niva ilesign.itocol molto: Sidiif; CHoriiiìr, glio dire, [)cl geloso timore d'ognuna di
cioè la Stella flc' Cileni. Fra le interpro- esse, che Coslantmopoli non divenga pre-
tazinni date a tal preteso vaticinio, vi è il da di una di loro. Gli affari della Tur-
seguente epigramma nella Brei'is notìlìa cliia, per quanto svolsi in quell'articolo,
Boniaiioriini Ponli/ìciini dal lìurio. Ciir e per quanto avvenne dopo, e di recen-
Papati] hiinc dirai fllalachras Sidus OIo- te nella Scrvia, in Moldavia eValacchia,
rum - Diit?ì vixil poliiit (licere lìeiuo s' iudjrogliano ogni giorno più dopo la
bene. Sed mors explicuit. Curii Caiidia guerra d'oriente fatta, a quello che di-
perdita Papne • Elicttif gemilitm, nonne ceasi, per assicurare alla Porta il suo seg-
Ohi' ijìse fidt? - Ut moriens modula- gio al celebre convito delle nazioni civili.
tur Olor, sic Candia eidem -Non 'no- In pressoché ogni punto del suo territo-
duli, al geiìiiluscausaque inortiserat. - rio o accadono o si temono scrii disor-
Sicriierof^olyiiìaiìi lugc/is Urbanus^lW^ dini contro i cristiani, e Dio sa cpiali con-
ohivitj - Coii<it(inliiìopoliin sic Nicolac seguenze produrraimo, quale sarà la sor-
[\) gemisj- Lucius (11) Edessani sic In- te della Turchia europea, quella i\e Vi-
xcrat ante Secundus;- Planxisti ainis- cariati apostolici (P-) de' cristiani, ed
sam sic Adriane{\' I) Rhoduui. - Nescio almeno, quale quella di Candia Non vo- !
vur fuerit vivens hic Sidus Olorum, - glio intanto tacere. Più volle furono os-
Hoc scio,qiiod lìioriens Stella doloris e- servate le viste del gabinetto inglese su
rat. — Daullinjo i cristiani di Candia, co- Candia. Iiivece è nolo, e lo conoscono gli
me altri della Turchia, insortì contro i stessi inglesi, che non solo i tessali, gli
musulmani loro oppressori, hanno sos[)e- epiroti, i jouli, ma anche i candioti de-
sole ostilità, ma non sono {piieti,ed un im- siderano ardenfejnente l'imione co'liberi
previsto accidente può far scoppiare ter- greci loro fratelli, sebbene ubbidiscano
ribilmente nuova lolla, che f(jrse non ter- a podestà straniera, ma non turca, da
minerebbe che collo slerininio de'crislia- cui emanciparono.
si Nel 670 eletto — i
ni o de' turchi. I cristiani hanno a loro Clemente X, /altieri, la sua famiglia ven-
favore il diritto, che il regnante sidlano ne aggregata al patriziato veneto. Nel
ha riconosciuto e proclamato coli' Haiti 1673 dovendo creare un cardinale sud-
Humaium, Sventuratamente gli ordini dito della repubblica, nella prouìozione
suoi sono ricevuti in ginocchio, ma poi delle Corone, essendo pressalo per molli
non curali all'alto. !Ma i cristiani ne ilo- individui, dipoi scelse, senza che lo pen-
mandano ralluazione,sentono la loro for- il procuratore di s. Marco, Pietro
sasse,
za e sono tutti armati, anche i fanciulli Basadonna, stato ambasciatore in Pioma
e i vecchi. Dall' altro canto, ridestatosi nel pontificalo d' Alessandro VII. Nello
l'antico odio de'crudeli seguaci di Mao- slesso 167 3 essendo la Polonia guerreg-
metto ner lirannei'i'iare veneratori del- i giata da' turchi, si collegò collo czar di
la Croce, ormai l'ira de'mUsulmani con- Piussia, e le due potenze invitarono ad
tro i cristiani si va sempre più mostran- entrarvi il senato veneto, il quale soltan-
do nelle varie paiti dell'impero, e special- to disse al loro ambasciatore belle paro-
mente in (|uelle dove avendo poca forza le, cioè quelle stesse cheaveanoa lui ri-
il sultano può più bberamente sfogarsi il sposto i polacchi ei russi, quando si tro-
brutali; fa:iatismo turco. Però trenìino vava in tante angustie per Candia. Al-
e seriaincule pensino, che sono mutali i l' incontro, il re chiamato Cristianissi-
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mo, per opprimere l'imperatore, riiino- ro rappresenlanli,che in piena seduta del
TÒ alleanza più stretta che le piecedeiiti collegio rnaiiifestarono ai nuovo piinci-
col sullaiio ."Maometto 1\'. lu Roma per pe la generale esultanza tle'popoli pel ili
bolirsi l'esenzione e per esserne stati pri- messaggeri venne eseguila con pubblici
vati gli ambasciatori. Si riunirono l'ini- apparati di magnificenza e con isfarzo di
periale, il francese, lo spagnuolo, il ve- addobbi lungo le strade anco per parte
lieto per sostenere le loro preiogative, e de'citladini e singolarmente de'bolle-
dopo vari maneggi ne furono nintegra- gai. Pi 1 fiorito colla pace il coinniercio, e
ti. Nel memorabile dogado di Domenico con ciò aumentale le rendite del pubblico
Conlarini, l'arrivo in Venezia del duca eraiio,si pensò a rendere sempre più sod-
e duchessa di Modena, e del cardinal lii* disfacente il soggiorno di Venezia; die-
naltlo d'Este il seniore loro zio, con se- desi opera al nuovo lastricato, e la IMer-
goito di cavalieri e di dame, diede luo- ceria fu la 1.' strada, cui all'aulico pa vi-
ge a sontuosi spettacoli ed a fesle nazio- mento di mattoni cotti siasi sostituito
nnli. Si fece corsa di galee riccamente il selciato con pietre di macigno, cb'ò
addobbate, vennero regalati nell'Arsena- un granitello vulcanico dc'colll Euganei.
le con un rinfresco di 100 bacini, e nella Credutasi troppo austera una legge coii-
politica cautela, diede mai sempre saggi di lui fratello Giosanni Sagredo, lodato
di somma perizia e tli sommo zelo nel più sopra ipial difensore edlcace di Moro-
servire alla patria ; per la qual cosa si me- sini, Marco,
cavaliere e procuralore di s.
rito il supremo degli onori, nell'essere in confronto di Gio. Ballista Nani, di An-
elevato al dog.ido a'G febbiaioi G75. Al- Ionio Grimani e ili Luigi Mocenigo; ma
l'annunzio di tale elezione, fecero a gara non piacque lai nomina ne al consiglio
le città suddite d'inviare o Venezia i io- maggiore, vero corpo sovrano della re*
544 V ]: i\ V E s
pubblica, ne q parU; del volgo, die la in- reiezione del vSnmeilu ; il peicliè rlnssiin-
tc'secon aperta disapprova7,ione,nn2Ìviir)- li i;!i scrtilirtii, a' ^G ai^oslo 1676 ^e^^ò
le Muialfìti, segnilo (.UW /irle di veri//- elellodo^e Luigi Coiilaiini cavaliere <;
rare le finte, che annunziato dal balcotie procmaloie di s. iMuco. Era morto Cle-
il nome di Giovanni Sagiedo nuovo doqe, mente \, onde a'?, settembre gli fu sar-
i
ai folto popolo radunato nella piazza, co- rogato InnocenzoXI Odescalchi di Como,
ininciarono non pochi dell' infima pldje clie'sebbene contrario al nepotismo, sino
a gridar con alte voci: JYol volenio ; e a tentarne l'estinzione, pure permise die
CI eblie appresso a dismisura il tumulto, il nipote d. Livio Ibsse dalla repubblica
Allora i soggi del gran consiglio giudi- ascritto colla sun fimiglia al patriziato
caiono meglio di non approvarne l'eie- veneto. Dice il Novaes, che questo Papa
zione, onde prevenirne le conseguenze, facendo osservare la disciplina ecclesia-
di riguardarsi come non fatta e di prore- stica nella Lombardia, riformò i religiosi
dere ad altra, ricompensando [)oi il Sa- de'ss. Gio. e Paolo di Venezia, restituen-
gredo con altri principali onori. Scrisse do questi alla modestia del loro abito,
Weiss nella biografia, (he Giovanni Sa- che cominciavano ad alterare; [loichè
gredo fu scello per sostituirsi al doge fra- sebbene l'abito non f;iccia il monaco, co-
tello, lua potenti nemici che avea nel-
i m'è dilterio antico, certamente esso dal-
I ordine della nobiltà riuscirono a fare l'abito si conosce. La nobilissima repub-
«nnullaie la sua elezione, sotto [)retesto blica, sempre intenta a onorare suoi ge- i
ch'era pericoloso di vedere il trono duca- nerali defunti, in detto annoeresse un mo-
le occupato successivamente da due fra- numento ad Orazio Farnese nella chiesa
telli (era proibito dall'anticlie leggi, già di s. IMaria .assunta de' gesuiti, la cui sta-
rilerite, ma non ostante il caso era avve- tua pedestre ergesi su ricca urna, presso
nutone'fratelli Carbarigo).GIi elettori già l'altare maggiore. Essendo i turchi sem-
annunziavano, dall'alto del balcone del pre turchi, in onta della pace falla nella
publ)licf) palazzo, tale elezione, allorché il durissima cessione di Caiidia, mai In se-
popolo, ficendo uso ad un tratto d'un di- guito cessarono, con sempre nuove ava-
ritto andato in disuso da lungo tempo, gri- nie, di portare gravi molestie al coiumer-
tlòd'unanime voce che non lo voleva. La ciò de* veneziani, e di turbare la buona
storia confessa che Giovanni Sagredo non intelligenza de' baili iu Costantinopoli.
era immune da ogni taccia, e che la sua i*ensò quindi la repubblica di valersi di
condotta privala poteva in parte dar mo- prudente misura, e ordinava che prò- i
livoad un'esclusione fin allora senza e- pri legni da guerra non oltrepassassero
sempio. Pi eso Giovanni da risentimento lo stretto de'Dardauelli. Nel i683 bai- il
per tanto affronto, usci di Venezia per lo Gio. Battista Donato cercò di com-
Don più tornarvi, e ritirato in una cani- porre le vertenze, ma il tentò a pregiu-
pagna sulle sponde dell'Adriatico, si de- dizio del decoro nazionale, per cui da
dico allo studio, e nou tardò a pubblica- Costantrnouoli fu richiamato a Venezia,
re le sumotentovale ÌMemorie, I5 di cui ove dovette rendere stretto conto di sua
voga dovette consolarlo della sua disgi a- condotta davanti gl'inesorabili avoga-
zia. Lo rivedremo esaltalodalla rara gì a- dori del comune. Tutlavolta la sua mis-
titudine. Intanto patrizi e popolo divisi sione presso la Porta non fu d'altra par-
in palliti sulla scelta d' un altro doge, te infruttuosa, poiché ritornato in pa-
già slava per essere turbata la pubblica Iria pubblicò l'operetta, Di-Ila IcUcrd'
tranquillità, se la saviezza del senato, mo- tura de' turchi, e per cura d'altri del
t.eratrice degl' interni eventi, nou aves- suo seguito comparve, distribuito in 3
se posta iu silenzio e come nou avveuula volumi, Piaggio a Coslanli/iopoli del
—
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jY. H. Ciò. Datlisla- Donado, e.l an- ne riposto presso i suoi, in monumento
tlie iitia Raccolta curiosissima di adagi nella 3.'^ cappella di s. Francesco della Vi-
titrclu'schi, in lingua italiana e Ialina col gna. 3Iarc Antonio Giustiniani CFJ[
testo adonta. A turbare la quiete dello doge. Cavaliere eseoi[)lare per pietèi e sa-
stato insorsero gra\issinii tiuiori per la pere, il cui nome esposto al rigore de'so-
peste, che dalle regioni del Nord, dilFu- lili scruliuii ottenne pienissima ailesìone,
sasi pei' la Germania, giunse fino alle onde fu proclamato principe della repub-
frontiere del dominio veneto, ed alla di- blica a' 26 gennaio 1684. La pace deri-
ligenza e fermezza del suo governo do- vala dalla perdita di Candia, s'era stata
vette allora l'Italia tutta la propria sa- dolorosa pe'veneti, non era riuscita di pie-
lute. Frattanto continuando le guerre na sodd. sfazione de'turclii, quelli rima-
ile' turchi contro 1'
iu:'[)eratore Leopoldo nendone sempre incoiìsolabdi,questi mal-
I, principalmente a dunuo dell' Unghe- contenti per non aver potuto conseguire
iia,confiu3ntecogli stali da loro occupali, l'intera isola che agognavano, avendo do-
concepirono l'audace disegno di conqui- vuto rilasciare alla repubblica qu.dche ca-
stare \ ieuna residenza di t|ueiraugu>to stello e (pi;ilche porlo, bensì con tributo
e capitale del dominio di casa d'Austria, die 1;» umiliava;perciò vigeva il germe del-
onde risarcirsi da non poche polite scon- la discordia, che occulto per parte de've-
fitte. Il Papa, sempre padre comune, a neziani ne'dogadi di Sagredo e Contarini,
difesa di Jiciina e per frenare lo spi- si manifestò in questo del Giustiniani. I
rilo coiiquiatalore e insaziabile de' tur- veneti, che i! turco di quando in quando
chi, a'3 I marzo 683 1 si collegò coli' impe- avea assaliti, massime in'Dalrnazia, e rico-
ratore mede>inio e col cavalleresco Gio- verato i corsari in pregiudizio de'trafHci
vanni 111 ledi Polonia, oltre diversi prin- e del trattato, crederono di prefittale di
cìpi di Germania; ,ma lion gli liu^ù pel loro rotta sotto le mura di Vienna e ven-
suo nunzio di Venezia di determinarvi dicarsi, eccitati pure dal Papa, non ostan-
la repubblica, cauta questa di rouqjcrla te le controversie che passavano tra loro
nuovamente. Dio ascollò le preci del ve- e narrate dal Muratori. Imperocché non
neralrle suo Vicario, e Viemia pel va- volendo Innocenzo XI più soffrire i tan-
lore di Carlo V duca di Lorena, cognato ti disordini, che sì di sovente accadevano
tleir imperatore, del re polacco ede'com- in Roma per le Franchigie pretese da-
battenti fu liberata con islrcpitosa vit- gli ambasciatori delle potenze, avea di-
toria a' 12 settembre; sconfitta che riu- chiarato a lutti di volere il corso libero
scì di consolazione anche alla repubblica, della giustizia contro de' malviventi e di
celebrando l'av venimenlo il senatore Fi- chi faceva contrabbandi. Per questo i ve-
licaja col canto di due [)Ortenlose cr.n- neziani aveano richiamato il loro amba-
zoni, una delle quali comincia con (|ue- scialure, ed d simile praticò il Papa col
sli versi riferiti dal eh. Casoni. K fino suo nunzio, il quale passò a Milano sua
a (filando iiudli Fian Signore i tuoi patria. Contutlociò, prevalendo ad ogni
ser\<i? e fino a quando - De i barbarici altro riguardo bene della religione e
il
rali in mano del Papa prolellore della za all'isola di Gorfù, e pel sicuro asilo che
quadruplice confederazione, alla (juale vi tro.vavauo i corsari turchi. L'assedio
tjuesli nel seguente anno inviò buona fu fiero, ma di poca durala, poiché dopo
quantità di denari. Dicevano i principali 16 giorni di resistenza fu pattuita la resa,
capitoli : " Che non mai si facesse pace uscendone il presidio di 700 soldati, co'
co'luichi, senza l'assenso del Papa e de* 3,000 abitanti. La piazza si trovò mu-
3 collegali Leopoldo 1, Giovanni III e re- nita di 126 pezzi, e vi fu lasciato a prov-
ro fosse in bisogno dell'altrui aiuto, aves- piacesse. Visi trovarono 44 P^^^' *^'''^''"'
sero l'obbligo gli altri di soccorrerlo G<jlla none, e fu aflidata alla custodia di Nicolò
possibile unione delle loro forze". Quin- Lioni. Si occuparono pure Vonizo, Sero-
di la repubblica dichiarò guerra a Mao- mero e altri luoghi. Le cose però della
njelto IV, dopoché erasi sagacemente ri- Dalmazia, ove morlacchi aveanooccu-
i
tirato da Costanlinopoli il bailo, travesti- [)alo Duare, non procedevano con egual
se, narrate ancora dal cav. Brusoni nella tro Vallerò, che nel senato avea rappre-
Fila cV Innocenzo XI. Generale dell'ar- sentato con eloquenza i vantaggi che po-
mata di terra fu deputato il conte Nico- tevano riportarsi nell'Albania, principal-
lò di Strasoldo, che avea militato in Un- niente con l'acquisto di Castel Nuovo.
gheria. JNel mese di luglio uscì la flotta Giunto il nuovo generale in Dalmazia e
veneta numerosa di 24 navi da guerra, fatto un grosso apparato di esercito, col
oltre le galee e altri legni minori, ben soccorso di 4 galee ricevute dal genera-
guarnita di soldatesche, di viveri e d'o- lissimo Morosini, si portò verso Sing, for-
gni munizione. Ad essa si unirono 5 ga- tezza lontana \5 miglia da Glissa, con
lee pontifìcie, 7 de'cavalieri gerosoliuii- fiducia di farne il pronto acquisto. Ma
tani,e 4 del granduca di Toscana, certa- una vigorosa sortita de'turchi l'obbligò
mente dell'ordine di s. Slcfano /, otte- a litirarsi in disordine. Passò indi alle boc-
nute dal Papa, che inoltre somminislrò che di Cattaro "per tentare l'impresa di
quel denaro che potè in aiuto de' veneti. Castel Nuovo, però senza riuscita. Trovò
Il Rlorosini nel 1684 cominciò la guerra quelle difìlcollà che non s'era immagina-
con l'espugnazione del forte dell'isola di to, che l'obbligarono a piegare altrove
s. Maura, l'antica Leucade, a' 6 agosto, ilcammino, essendo già la stagione avan-
fortezza di molla considerazione, dal di zata. Si andò a fortificare là dove il fiume
cui acquisto dipendeva anche quello di Nareola si divide la due rami nell' ina-
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boccalura, e questo sito fu Ja lui ci'cJu- raruno voler piullosto seppellirsi sotto le
lo oppoiluiio per erigervi uu forte pei* rovine della città, che cedere. Però gli as-
molestare i turchi. Itilanto si comballe- salitori eoo una mina di 200 barili di
va in l ngjicria (articolo che con i|ueIlo polvere, fatto saltare iu aria un fortissi-
tli Turchia vauiiopuie tenuti presenti in mo torrione, si aprì loro larga breccia
questa lunga guerra), sotto il comando di tuttoché di salita dilììcile all' assalto , il
Euda. ^el iG85 nell'armata veneta di lurchi r irreparabile loro perdita, spie-
fanteria militavano, Alessandro Farnese garono bandiera bianca e chiesero accor-
fratello del duca di Panna , il principe di. Mentre si maneggiava, per caso for-
MaSiiniiliano di Cruuswick alla lesta de' tuito si accese una iuischia , ed allora i
reggimenli del duca suo padre, e lra'n)ii|- veneti credendoli ingannati, superando
ti volontari anche Filippo principe di Sa- a viva forza ogni ostacolo, dopo 3 ore di
voia. Alla fluita del Morosini, il Pupa spe- combattimento entrarono nella piazza,
di 5 sue galee, oltre somme di denaro a' empiendola di rovine e di morte, sazian-
collegalij 8 ne mandò la religione di Mal- dosi nel sangue e nella preda la vendet-
ta, e 4granduca di Toscana. Rivolte-
'1 ta. Più di 3,000 turchi perirono pel fu-
sistenza de' turchi e degli abitanti greci, larono nell'impresa il niarchese Corbooe,
e la comparsa del pascià di Corinto, che i cavalieri di Malta, ed i suddetti pria-
avea l'ordine di soccorrerli con un eser- cipi di Savoia e di Brunswick. Né qui si
cito pili numeroso del veneto, fece cono- fermarono le conquiste del general Mo-
scere che l'impresa riuscii ebbe molto più rosini. Colla presa di Corone avea egli
didicile di quello che si avea immagina- creduto obbligare a generale rivoluzione
to. Do[)o varie scaramucce, giudicò il Mo- i popoli (nainotti, che di ciò gli aveano
rosini, che dalla rolla dell'esercito turco dato speranza. ìMa essi non l'elfettuaro-
dipenderebbe la resa della fortezza; on- no per la vicinanza del capitan pascià,
de accellalo l'invilo che gli face\a il ne- che a un tempo lusingava e spaventava,
mico d'una ballaglia campale, usci dal- e per le molte fortezze che li dominava-
le lince e gliela presentò con tale risolu- no, oltre l'incostanza naturale e la catti-
zione, che [jìù s[)aventato che vinto si die va duezioiie. Laonde il iMorosini, rinfor-
il neuiico alla fuga, lasciando in poleie zalo da 3,000 comandali dal du-
sassoni
de' veneti il campo e le tende, che fornì ca Giorgio, siavanzò verso Calamala. I
assai ricco bottino a' vincitori. Dopo di mainolli alla comparsa de'veneli presero
questa vittoria si tentò l'ostinazione de- le armi. Venutisi a ballaglia col capitan
gli assediali perchè si arrendessero, es- pascià, restò scoulltto: Calamala apri le
sendo siala loro levala ogni speranza d'a- porte a'vincilori e fu demolita, per me-
iuto. IMa es-ii che couTidavano nella for- glio progredire airespiignazione delle for-
tezza del lilo, perchè le mine e l'artiglie- tezze Chialafà e Passava , che tenevano
rie poco nocumeulo gli recavauo, dicUia- io soggeaioDe i taainoUi. La i." di delle
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piazze >i arrese senza conliaslo, por ope- dipoi, unito al pascià di Bosnia, la ricu-
ra tli Paolo iMacri tlel Zanle, e l'altr,! pera di Duace, difeso il forte d.d gover-
non sostenno comparsa di 5oo solda-
la natore Agf)Stino Tartaglia. Accorse in suo
ti ollremarini, mandali ad occuparla. Si aiuto col grosso dell' armata il general
contpìislarono pure Za: nata, GonieiiÌ7ze Vallerò, che vi spedi Giusep[>e Usio so-
calili Itioyhi. Speditosi felicemente ilMo- pracouiito di galea e cognato del Tarta-
losini da tale ÌMi[)resa, lasciò per prov- glia con Goo morlacchi in aiuto degli as-
veditori ne' luoghi nuova coiifjuisla,
di sediati. Questo piccolo corpo assalì i tur-
."
Nicolò Polani a Zarnala, Bernardo Dal- chi e nel i incontro li rup[)e, uccidendo-
l)i a Chi a la fa , e per superiore coman- ne 3oo, restando così sciolto l'assedio. I
dante di tutta la provincia Lorenzo Ve- due pascià sen)l)rando meo pericoloso re-
iiier, cliein ogni occasione avea dato gran stare in Dalmazia, per fare un contrappo-
prove del suo valore, e indi a poco fu sto alle conquiste di Morosini nel Levan-
promosso capitanoslraordinario delle na- te, che passare in Ungheria, ebbero, in-
vi. Divenuta la stagione avanzala, il Mo- vece de'rinforzi invocali, ordine di recar-
josini si ritirò a Corfù colla maggior visi, liberando così la Dalmazia dall'ap-
parte del suo navile, avendo dcslinalo prensione di loro armi. Il Valiero fu ri-
alcuni legni con parte delle milizie a sver- mosso dalla carica, in uno a Mariu Mi-
nare a s. Maura e al Zante. Diversa pe- chieli commissario dell'armata; il i.° fu
lò fu la riuscita dell'armi veneziane in sostituito dal cav. Girolamo Cornaro, e
Dalmazia. Sotto la direzione del general da Antonio Molin il 2." In Ungheria si
Vallerò, tentossi invano i' espugnazione segnalarono con operazioni gloriose e il-
fugga, e rafferma Brusoni, rivolsero ver- cordare, che in quest'anno col principe
gognosamente le spalle, e rijjassaudo il Massimilla no Brunswick, eziandio qua-
di
fiume Cettina, di là del quale erano ac- le ausiliario, siil padre duca
unì a'veueli
campali i turchi, riempirono veneti di i Ernesto di Brunswick, il quale recatosi
confusione come se avessero il vincitore a Venezia nell' apiile, nel temporaneo
alle reni, abbandonando il campo col- quartiere a lui dato a Lido, ofIVì a'vene-
l'artiglieria e col bagaglio. Solo fecero ziaiii un saggio de'militari esercizi, di cui
brava e inutile resistenza Giovanni Ta- feci cenno nel ^ XVIII, n. 3, col cav. Mu- i
nussi dalmata, e il capitano Ettore Ma- linelli, che descrive pure i successivi fé-
l'ostiga friulano, a'quali il coraggio costò sleggiamenli da lui dati in appresso, per
la vita. II pascià di Erzegovina per sì ina- Venezia ritornatovi, segna-
deliziarsi di
spettalo successo, si avanzò verso Traìi, tamente una regala da lui oidìnala, for-
sperando facile per la fama della vittoria se la più sontuosa che le storie ricordi-
la presa di que'caslelli, ma ne restò con no, minutamente descritta dal documen-
piti disdoro che danno respinto. Tentò to che riproduce, scrillo da Gio. Malico
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Alberti. Il ser.ischiere portò nei mar-
si vraslato da 7 cupole, che occupava 3oo
zo all'asseiiio di Chielafà, ilopo aver fu- passi in giro; e tutlociò j)el ben diretto co-
gato i maiiiotli a cui era slata commes- mando del general Koiiigsinarck e del
sa la guardia di vari posti dillicili. Gia- marchese di Corbon : dalla fortezza ne u-
como Cornaro generale delle 3 isole, vi scirono 3, 000 persone con Sefer pascià, la-
accorse in aiuto dal Zanle con 5 navi, e sciandovi 53 pezzi di bronzo. Pietro Ba-
Lorenzo Veniero fatto di nuovo capita- sadonna vi fu posto a provveditore straor-
no slraordinu'io delle navi, avendo cedu- illnario e per ordinario Stefano Lippoma-
ta la carica di provveditore in quella for- no. prode Morosini ordinò quindi l'at-
II
tezza a ]Marino Grilli, v'introdusse dalle I icco di Modone, con buon porto guarr
sue navi alcune milizie. Tutlociò non sa- dato da piccolo forte, e ben munito ca-
rebbe bastalo, se il general Morosini non stello: tulle queste difese non poterono
vi accorreva, e mentre avanzava , tosto Sottrarla dalle rovine prodotte nell'inter-
il serascliiere colla fuga notturna si sol- no dalle bombe, nell'esterno dall'artiglie-
liasse dal pericolo, lasciando trincee, ar- rie, e che dopo l'assedio d' alcuni giorni
tiglierie e campo a'veneti, e così liberan- si rendesse a'7 luglio, colle stesse condi-
do la Maina
paura di sue armi. Si
d.ilia zioni di Navarino. La guarnigione che ne
unirono poco do|)oi legni ausiliari all'ar- usci era di ,000 soldati, a'quali si aggiun-
1
mata, che accostandosi a' castelli di Le- sero altri 3,000 turchi de'due sessi. Ri-
panto, come per farne il conquisto, pie- masero nella fortezza 91 pezzi di bronzo,
gò a un tratto verso IVa varino, dove si e n' ebbe il governo Filippo Paruta. Po-
sbarcarono le genti sotto la condotta di scia si andò all'impresa di Napoli ili PiO-
Ottone Guglielmocoiite di Rònigsaiarck niaaìa, capitale della Morea, dove seguì
e non comediceilBrusoiiidi Chinismarc, senza opposizione lo sbarco, difesa da ca-
nuovo generale di terra concesso a' vene- stello assai forte, da numeroso e coraggio-
ziani da Carlo Xi re di Svezia, non fa- so presidio, mentre in Argo eravi il sera-
cendo in tempo torcili ad impedirlo. Na-
i schiere per aiutarla. A.ssalito questi da
varino ècitlà mai ittima diiMorea^con por- •2,000 cristiani, foggia Corinto. Ma il pa-
to vasto e capacissimo, alla cui bocca s'al- sciàMustata, prode ddensore della piazza,
zano due scogli e ciascuno con fortezza, resisteva a più di 5oo bombe che quoti-
denominali Navarino vecchio e Navari- dianamente lo visitavano, seppellendo i
die si arresedopo due giorni, la cui guar- raschiere, pel soccorso ricevuto da Negro-
nigionedi 4*^0 turchi volle esser traspor- ponte di 3,000 soldali.ed il caldo e le ma-
tala in Alessandria, per evitare il castigo lattie mieteva capitani e soldati Ira'vene-
difenderlo, colla morte di 5ao turchi e vite. Ne uscirono -1,000 turchi, de'qualL
la perdita del campo, ricco di joo padi- i,20u formavano la guarnigione. Re-
glioni, fra'quali quello del serascliicre, so- starono nella plazaa a, 000 greci, e 4oo
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schiavi ebbero la libertà: 78 pezil dican- iiiUnghena,la pihclamorosa essendo slnta
Done guaflagnarono i veneziani. IMusfafà la presa dell'inespugnabile Buda capita-
pascià, e il fratello Assan già pascià di Mo- le dell'Ungheria, ormai resa, a confessio-
rea, ollennero di passare in Venezia colle ne de'turchi, il baloardo dell'impero ot-
loro famiglie, per soUrarsi alla punizione tomano, nel giorno stesso in cui Innocen-
del sultano. Faustino da Riva in premio zo XI, tanto benemerito di questa guer-
del suo valore ne fu costituito provvedi- ra, faceva in Roma la promozione di 27
tore straordinario, Benedetto Bolani fu cardinali, e nelle sue fervorose orazioni
fitto ordinario e Marco Friuli castellano. sovente esclamava : E vostra, Signore,
Compreso il senato da estremo giidiilo questa causa : difciuìetela voi. E fu esau-
j)er tanti continuati prosperi successi, per dito pienamente. Nella promozione vi
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condegna ricompensa alla costanza e fei'- delle truppe ch'erangli rimaste, e trova-
raezza sacerdotale del Barbaiigo, di fat- tosi avere 8,000 pedoni e4oo cavalli, or-
to lo iiìsignì di due dignità , dando così dinò che la flotta veleggiasse verso Pa-
una pubblica lezione alla repubblica di trasso , in vicinanza a' castelli che ten-
Venezia, mentre non cessava di soccor- gono chiusa la bocca di Lepanto. Vi si
rerla con denai'i, altrettanto facendo col- era alla riva fortificato il seraschiere, cna
l'imperalore, per la corrente guerra. Al- nondimeno si operò lo sbarco in sito poco
tra ojeinorabile impresa degl'imperiali in guardato, A'24 luglio presentò battaglia
Ungheria fu la presa di Seghedino. An- al seraschiere:l'avvedutezza e la bra-
che i polacchi ottennero felici successi sui vura del Kò:iigsmarck e delle truppe di
turchi,sempre confortato il re Giovanni Brunswick, die' la vittoria a' cristiani,
III Papa con cospicue somme, ed in
dal compita dallo sbarco ordinato dal Mtjro-
quest'anno contro il nemico della cristia- i5,oo persone. Sconfitti
sini di turchi, i
nità il re si collegò pure con Pietro 1 il abbandonarono il campo con tutta l'ar-
Grande czar di Russia, coll'approvazio» tiglieria, in disordine con precipitosa fuga
ne d'Innocenzo XI, il che fortemente au- verso il monte, dal quale il seraschiere
mentò a Costantinopoli l'agitazione de' mirava la battaglia. Nel medesimo gior-
turchi, e tanta fu la commozione, che in- no si conquistarono Patrasso, Lepanto e
dispettiti di tante gravi perdite, Maomet- due castelli, piazze tutte abbandonate
to IV corse pericolo d'essere n)assacra- da' pascià vilmente, le quali potevano
to, e per quietarne il furore riordinò Te- fare resistenza di più mesi, ed essere il
nar del 1686 Vittorio Amedeo li duca di sistenza. Il seraschiere si avvicinò per
Savoia si portò a Venezia per godervi il aiutarla, ma alla prima mossa del cauì-
brillantissimo carnevale, e ricevette dal po cristiano, istruito dalle anteriori scon-
ziani, impedì non solo che a loro si unis- Morosini ne asportò a Venezia i greci
sero le galee degli ausiliari, le quali pre- monumenti, co' marmi de' Propilei, co'
ferirono à\ rinfoizaie la flotta di Dalma- famoso Pireo, fra'quali
figurati ruderi de!
zia, comprese le pontificie e quelle di Ge- primeggiano que' Leoni di marmo pert-
nova in fpiesl' anno procurate da Inno- telico, collocati all'ingresso dell'arsenale
quanto tardi il principio alle 0[)erazioni nel 1*^93, che rammenta i suoi trionfi,
di guerra contro de'turchi. Non ri(uase con emblemi allusivi alla religione e ma-
però di fare anche in quest'anno de'nno- rittima potenza della repubblica. Inoltre
vi acquisii ; dappoiché fatta la rassegna la porla d'ingresso del medesimo arse-
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noie nel i 688 divenne quasi di lui arco zia, il castello di Sing fu indarno tentalo
trionfale, per l'aggiunfe figure simboli- dui pascià di Bosnia, a cui mollo premeva
che guenesche di rame in sulle valve e
e per privato interesse ricuperarlo, per pos-
pel suostemoìa posto in alto. Il ìMoiosini sedere nelle vicinanze molti terreni. La
dunquCjdopo l'espugnazione di s. Maura, presenza del general Cornaro, che vi ac-
occupala l* Acainania, a guisa di lampo corse con 1,800 soldati, olire la resistenza
trascorso e sottomesso l' intero Pelopon- de'difensorijgli fece disperare e abbando-
neso o Morea, dal mare di Sapienza al- nar l'impresa. Rinforzato poi il Cornaro
l' islimo di Corinto; fatto sventolare il dalle galee ausiliarie, che come notai non
vessillo di s. Marco in vetta all'Acropoli, vollero fermarsi in Levante pel timore
delPartenone,delIa famosa
fra le rovine (Iella peste, con rao di esse si deliberò
Atene già madre d» eroi, cultrice delle l'assedio di Castel Nuovo, barbaro asilo
scienze e delle arti, poi pe' turchi squal- di corsari, situato all'imboccatura del ca-
lido soggiorno di barbarie; meritò che il nale di Catlaro,con assai forle propugna-
senato, ilo[)o incessanti feste per tante vit- colo sopra un'eiuinenza,e per ogni parte
torie,oltre il detto concesso grado eque- ben munito sì da mare e sì da terra. L'as-
stre, di cui egli era insignito, a tutti i pri- sedio fu ostinato, dubbioso e lungo, an-
mogeniti di sua discendenza (osserva V Ar- che dopo la sconfitta del pascià d'Erze-
te di verificare le date, che il titolo govina, accorso per farlo levare. Final-
di Cai'alicre era l' unico che concedeva mente con alcune interne intelligenze di
la repubblica, sebbene a ristocrafica),e per albanesi della guarnigione, si dispose un
pren)iaregli straordinari meriti del guer- assalto generale, ma senza lo sperato esi-
riero invitto del suo secolo in modo inu- to. Lo slesso avvenne in due altri assalti,
sitato, l'acclamò col nome di Pelopon- onde fu giudicato imprendibile a forza
nesìaco, decretandola fusione ed erezione d'armi. Nondimeno il Cornaro, per ac-
del suo busto di bronzo, con l'iscrizione ebbe in mano, dagli albanesi, il tor-
corili,
sotto: Francisco Maiiroceno Peloponne- rione marittimo da loro guardalo, il che
siaco adiate vn'enliSenaliisMDCLxxxvii. veduto da'turchi, subito capitolarono. Vi
Collocato nella sala dell'armi del consi- si trovarono gran copia di munizioni e 57
e v' inclinavano alcuni consiglieri impe- vasi co'pubblici navigli supremo comau-
riali, giaccliè si prevedeva vicino lo scop- dante nel golfo di Egina, ove ricevette il
pio di nuove guerre dalla parie di Luigi berretto ducale. Secondo Muratori, gli
XIV^, sempre bellicoso. Ma prevalseli sen- arrivò la notizia di sua esaltazione nel i.**
limenlo del duca di Lorena, a cui sem- giorno di giugno,e gran feste ne fece-tut-
brava molto disdicevole il deporre l'armi ta 1' armata. Se come a strenuo guerrie-
in mezzo al corso dì tante vittorie, e men- ro tributar gli si devono sensi d'ainuìi-
tre s"i avviliti e sgomentati si trovavano razione per la conquista di più die Zj
i dianzi sì orgogliosi inusuhnani. S'era già piazze furlifìcate, per l'acquisto di oltre
il IMorosini disposto nel 1G88 alla con- 1 36o cannoni, e per la schiavila morte
quista di Negroponte, capitale della grande di quasi 200,000 lurclii,ad egual diritto
e ricca peni^ola omonima, l'Eubea degli merita gli applausi e l'approvazione del
antichi, quando a'2 1 marzo morì il doge politico per la cessione di Candia mera-
Giustiniani,mostrando negli estremi istan- vigliosamente da lui condotta, dopo tan-
ti di sua vita la fermezza e la tranquilla te perdite portate ai nemico c'ie impiegò
I assegnazione d'un seguace di Cristo, a sotto quell' insanguinile mura 25 anni
segno di rispondere alle [ueci del sacer- di oslinatissimi combattimenti e assetlio.
•Iole, che lo confortava. Tanta fu l'umilia Pure questa cessione da lui fatta senza
e la religione di questo piinci[)e, che s'eb- previo assenso del senato, suscilogli con-
begran pena a distorlo tlal pensiero di la- tro fieri oppositori, e come già narrai, si
sciai" la corona per indossar la cocolla, ed gridò all' urbiliio, e venne proposto di
nnostorico francese parlandodi luiebbea destituirlo dalla dignità procuratoria.
scA-\\ei'e,c'est une ojjiiiion constante, qua Due Antonio Gorraro e
celebri oratori,
ce Doge mountt i'icr^e. Ebbe sepolcro a Giovanni Sagredo, aringarono il i.°con-
s. Francesco della V igna. -. — Francesco tro e il 2." a favore del Morosini; ma alla
lìlorosìnì Crif/iloi^e. Quell' eroe, seri- fine con onorevolissima sentenza venne
ve ilsuo biocrafj Casoni,che estesi a vea i assolto. A me pare, che (luesto fatto pro-
confini del veneziano dominio nell'Egeo, cnò Morosini due glorie, quella di
al
neir Arcipelago, sulle coste d'Epiro, su trionfare de'suoi emuli, e quell.i di eser-
qiielkdella Macedonia, nella Morea e ntl- citare la poco coiiiuiie virtù ilella ricono-
r Attica, che vivente inerilò dalla grata sceuza, perciò sublime. Trassedal ritiro
patri'» uu busto di bronzo, ed il titolo il suo ditensoie Sagredo, e lo fece nel
zioni, vaste Provincie e regni; che nelle |)olcr(j. Dal senato fu confermalo al ì\Io-
ii'snoi voli e a'pubblici desiderii, quan- nieie per riuscire in così difllcile impresa,
linique dal suo canto non si trascurasse e si cominciarono gli approcci dove non
cosa alcuna per fortunatamente riuscir- conveniva. Si venne al generale assalto
vi. Vi morì nell'assedio il generale Kò- di un gran Irinceronedi Negroponte fab-
iiigsmarek, a cui sopra il muro sinistro bricalo da'lurchi, e fu superato con islra-
dell' Arsenale, dopo il ponte, il senato gli gè loro, e l'acquisto di 3c) [)ezzi di can-
eresseun monumento d' onore. Ad esso none e 5 morlari; ma per questo e pei'
venne sosliluito il duca di Guadagny: vi tanti altri assalti, e più per le malattie ca-
inoriroiK) parimenti co' migliori ullizii- gionate dall' aria cattiva, periti generali,
li e coniand ioli, le pili agguerrite mili- niìlziali e gran copia di soldati, venuto
zie, evi cadde infermo lo stesso doge. Al- l'autunno convenne ritirarsi dallo sfor
Ira lagrimevole perdita fu quella di Giro- lunato assedio. Nella Dilmizia si provò
della cavalleria, che in tutte le passate Deplora Muratori perchè Francia pro-
campagnesi avea fallo conoscere per uno tegi^eva, ed era alleata della Porla, per
de'piìi In-avi comandanti dell'esercito, gelosia dell' ingrandimento altrui, senza
Di»po un generale e vigoroso assalto re- scrupolo sagrificando. la religione! Nel
spinto, già disperandosi ogni felice riusci- iGBij, dice lo stesso Muratori, la bella
ta, fu determinatodi scioglierlo, andando prevalenza dell'armi imperiali e venete,
a svernare Tarmata, poiché il rigore della nei dare una scossa maggiore alla sbigot-
slagiune non permetteva più il tratte- tita e cadente potenza de' turchi, coniin-
ucrsi alla discrezione de'veiili. Di tale in- ciò a declinare per colpa della terribile in-
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vasione cle'francesi nella Germania, clie soni. Inoltre osserva che fu tlatario, ca-
(leviarono molte lrii[>pe che Leopoldo I lica pure sino allora non mai esercitata
avrelibe potulo impiegare contro i tur- da un veneziano, e che in luti' suoi di- i
chi, ne i veneti poterono in late regione versi impieghi conservò sempre la stessa
fir leva di gente. Er;ino venuti f^W am- tenerezza per la sua repubblica, di cui
basciatori di Soliraano Illa Vienna per sostenne le parti e promosse i vantaggi
trattar di pace o di tregua, e colà ancora ovunque gli si presentava 1' occorrenza,
si portarono i plenipotenziari di Polonia S'impose il nome di Ales<iandro Vili per
e di Venezia; ma pei che troppo alte era- far cosa grata a' suoi amali concittadini
no le pretensioni delle potenze cristiane, veneziani, onde rinnovare la memoria
nulla si concluse. I veneziani di Levante d'Alessandro III sempre loro piacevolissi-
per l'infelice esito di ìVegroponle; qua- sl'ullimo in tal giorno si celebra la fe^ta.
sichèil meritodi tante belle azioni si fosse Era allora ambasciatpre della repubbli-
perduto, per non averne fatta una di più. ca in Roma Giovanni Landò, poi procu-
l'asta, almeno godè alcun pò-
ei riposò, e ratore di s. Marco, il quale contribuì con
ni[F.), slato vescovo di Torcello e Bre- limenli di tanta bontà, non fu tarda a
abate di Vangadizza, ed in lloma u-
scia, corrispondere la patria con atti di grnti-
dilore di Rota (istruito dal celebre Gio. tudine, poiché oltre i pubblici slraordi-
Tattisla Goccino veneziano, decano della nari segni d'allegrezza che ne <liede, ap-
Rota e uililoredisua nazione, e successe pena conosciuto il suo innalzanunto al
ni-ir uditorato a Giorgio Cornalo vene- Papato, incontanente onor(> del tilcdodi
ziano (juaudo fu fatto vescovo di Padova, procur.iloie soprannumerario di s. .Mai--
per nomina della repubblica) per Vene- co e di cavaliere della stola d'oro il ni
7.ia, cardinale e litolare della chiesa ili s. potè Antonio Ottoboni patrizio veneto,
Pdarco, ed inquisitore ossia della congie- già rettore di Fellre e di Crema, aggiim-
gazione del s. Ollìzio, destinazione prima gendovi il privilegio che tulli i suoi pri-
mae-
INlarco; l'ietro DralFi Lìartoli veneto, nalmente per la stima particolare che fa •
stro di camera; Mariano Gabrielli d' A- ceva della repubblica, nella persona del
«pjileia coppiere; il nipote d. Antonio gran guerriero serenissimo doge France-
Olloboni generale di s. Chiesa; il figlio sco Morosini, a mezzo di mg.' Michelan-
(li questi e suo pronipote d. Marco, ge- gelo Conti, poi Innocenzo XI li, gl'invio
l'crale delle galee pontificie e governa- l'uisegne dello Stocco e Berreltone duca-
tore di Castel s. Angelo; prelati comrnis - le hcncdcUi , dono solito farsi a'somnti
sirii per i timori della peste, i patrizi principi e segnalatissimi capitani, i quali
veneti e di lui parenti, Giorgio Cornaro abbiano promosso e falli ragguardevoli
e Francesco Trevisan; nunzio di Vene- acfpiisti in vantaggio e incremento del
zia, Giuse[»pe Arcliinto (nilanese, che lo cristianesimo, e difesa la cattolica religio-
era di Toscani, poi di Spagna e cardina- ne. Il veneto storico contem[)oraneo Bru-
le. Nel suo breva pontificalo di circa i6 non può dirsi bastevol-
soni assicura, che
mesi creò cardinale, oltre il Rubini, il menle eoa quanta riverenza e con quan-
[ìalrizio veneto Pietro Ottoboni suo pro- to giubilo fosse dal doge, dal senato e dal-
nipote, vice cancelliere di s. Chiesa e le- la nobiltà veneziana ricevuto un testimo-
galo d' Avignone. Maritò la sua pronipo- nio di onore sì singolare; godendo la re-
te d. Cornelia Zeno al principe d. Urbano pubblica e gloriandosi di lauto padr.e e
lìarberini. Dimostrò T amore che avea benefattore, pe'priviiegi e onorificenze da
alla repubblica di Venezia sua amatissi- lui largamente ricevuti. Tuttora si eoo-
ma patria in più modi e in molli incotitri. serva nel Tesoro di s. Marco lo stocco o
Primamente spedì pronti marittimi aiuti squadrone colla sua nobile cintura di vel-
nella guerra contro ttu'chi, poiché ol- luto, e lo notai nel descriverlo, nel n.
i
7
tre le solite 5 galere pontificie, ne assoldò del § V. Tali msegtie volle il doge Mo-
7. (la'geuovesi, rinforzandole con altri va- rosini soprapporre ai [)roprio slemma, ed
scelli e con 2, ODO soldati da siiarco, di anciie da altre parti ricevè alte dimostra-
cui oltre i delti generali, era soprinten- zioni. Continuando nel i6qo la guerra con-
dente il cardinal Albani poi Clemente tro Solimano li I, al doge era stato sostitui-
XI. Gli concesse le decime e de' sussidii to nella capitania generale il cav. Girola-
per lo stesso fine, onde per memoria fu- mo Cornaro glorioso per l'iujprese di Dal-
rono coniale due piastre di sedici scudi mazia. Proseguendoli blocco di Malva-
d'oro nei 1 6go e nel 1
69 t col motto: Le- sia, in)portanle considerandosene l'acqui-
i^ìone ad BclliiniSiicrum liistructa. Il sto, la strinse d'assedio, ed allora teme-
Novaes dice che Innocenzo XI annullò rono i turchi la sua caduta, come unico
l'antico diritto o meglio privilegio di e- e considerabile avanzo del superstite pus-
sigere tlagli ecclesiastici le decime, e clie seduto nel regno di Morea, onde non
Alessandro Vili lo rinnovò. Con indul- mancarono per via di mare tentare soc-
to s[)eciale di breve apostolico gli accor- correrla. Tutto riuscì inutilmente. La vi-
A' 12 il generale entrò nella piazza, dove ritirarono a Metdino, insegnili dagli alti i
trovò 72 pezzi di cannone, oltre a molta legni tiella flotta. Altri acquisti conside-
munizione da guerra, e lasciatovi a reg- revoli li fecero i morlacchi iiell'Albanii,
gerla Vincenzo Grilli con presidio e prov- a* quali il provveditore Molin aggiunge
vigioni, ne partì. Scorse col grosso del- quello di Vergoiatz, chiave della vicina
l'armata una gran parte ilell'Arcipelago provincia. DiiU' altra parie gì' imperiali
io traccia della lurca , che vergognosa- nell'Ungheria e nella Croazia fecero con-
mente ne sfoggi l'incontro con asconder- siderabdi acquisti, fia'qnali Canissa, che
si ne'suoi porti. Non rinianendo al Cor- mitigò il dolore di Leopoldo 1 per la mor-
naro per allora altro da tentale intpie' te succeduta in Lintz del valor(JSÌssimo e
mari, scrisse ad Alessandro Molin prov- benemerito cognato Carlo V duca di Lo-
veditore generale della Dalmazia, ch'egli rena, sottenlrando nel comando il prin-
disegnava d' attaccare la ragguardevole cipe Luigi di Baden. Però turchi ricu- i
non isbarcasse, facendosi vedere in nume- febbraio 1G91 d'8i anni morì
stati, ili."
ro di 9,000 sul lido, occupando luoghi i Alessandro Vili, con gran dolore de'suoi
più opportuni allo sbarco. Ma veneti i veneziani, il cardinal nipote erigendogli
senza lasciarsi imporre, sotto la buona nella basilica Vaticana un sontuoso mo-
direzione del general Spaar, preseio po- numento di bronzo e marmo, l'oco man-
sto, e avanzandosi ordiiialamente costrin- cò che gli succedesse il concilladino b.
sero ilnemico a ritirarsi neborghi. Di- Gregorio canlinal Barbarigo, a pro[)osi-
sceso a terra l'esercito, si divise in due fione del friulanocartlinal Colloredo, che
punti,uno a bersagliare la piazza, l'altro poi contribuì a' 1 2 luglio all'elezione d'In-
marciò verso il campo turco in molla di- nocenzo XII, il quale continuò all'impe-
sianza, ma i nemici tosto fuggirono cele- ratore e al re di Polonia soccorsi per la i
sedio, i turchi di notte abbandonala la delle sue galee e di quelle di Malta, con-
vicina e valida fortezza di Canina, subi- tinuando la sagra lega. iSel mese prece-
to l'occuparono i veneti, e poco dopo e- dente morto Solimano 111, gli successe il
la. Magni(jre prosperila goderono l'arnii servigio della patria, onde per la 3." vol-
inn)eriali in Ungheria, per diverse vitto- ta fu eletto capitano generale. Grandi pre-
rie ed acquisti; ed alcuni vantaggi ripor- parativi si fecero per la sua partenza, la
tarono ancora i polacchi. Lo stendardo quale perciò ritardò, e gran tempo impie-
dei gran visir, preso nella battaglia diSa- gando nel lungo viaggio, giunto in Levan-
laukenien, I imperatore lo donò al Papa, te i turchi si ritirarono. Per questo e per
il quale era lutto intento a pacifionre le prendere le disposizioni per assalire Ne-
guerre d'Italia, e quelle che Luigi XIV groponte nel venturo anno, ed anco per
continuava contro Leopoldo I. Anzi quel cercare inutilmente la flotta turca, non
re nel 1692 pel conte di Uabenac tentò ebbe occasione alcuna di segnalarsi.! tur-
la repubblica e altri prìncipi italiani ad chi nellaDalmazia assediarono Veigoralz,
unirsi a lui contro rim[)eratoie; ma inu- ma il colonnello Canagietti, speditovi in
lilmeiile, fervendo tuttavia la guerra col soccorso dal Delfino provveditore di Spa-
turco. I veneziani ricevuti i solili aiuti del- latro, ne interruppe disegni, trionfò su
i
le galee papali e maltesi, e dopo aver per- di loro, fugandoli e uccidendone moltissi-
duto per tiadimento la fortezza delle Ca- mi. In Ungheria l'armi imperiali progre-
mbuse, situata in faccia a Candia, e non dirono sufìicienlemente, e nulla fecero i
lontana da quelle di Suda e S[)inalunga, polacchi ed i russi. Nel cominciar del ver-
volendo il loro general Wocenigo com- no si recò il doge uel porlo di Napoli diKo-
pensarsi della perdita col riacquisto del- mania, e sul finire del 6g3 colto da mor- i
la Canea, a'i 7 luglio vi sbarcò le truppe. tale infermità, rifluito di fitiche, di sua
I principii dell'assedio riuscirono felice- laboriosissima vita, morì a'6 gennaio
vi
mente e pronjeltevano fortunato esito. Si i6g4, con la doglia di non aver potuto
prese il forte di s. Teodoro , una mezza- compiere al vantaggio della repubblica i
luna e un rivellino, the costò la vita al suoi guerrieri divisamenli. Deposti nella
general SainlPoI. Trallavaiio i turchi di chiesa i di lui visceri precordii, il cor-
arrendersi, quando da lungi videro veni- po imbalsamato giunto iu patria, fu tu-
re 10,000 soldati iu loro aiuto, e quindi mulato in s. Stefano uel mezzo del tem-
per Iu defezione degli sfaccioti , abitanti pio, poco lungi dalla porta centrale, sot-
de'dinlorni, rinato l'ardire ne'turchi, fe- to sigillo sepolcrale scolpito da Filippo
cero una sortita con istrage de'crisliani, Parodi, di cui sono gli ornamenti in bron-
per cui veneti si ritirarono dall'assedio,
i zo. Il suo busto marmoreo fu nel i 847 ^"
passando qua e là a sostenere alcune fazio- retto fra quelli di altri illustri veneziani,
ni, ed il geueral Muctuigo soggiacque a ri- nella loggia del palazzo dncale, di cui la
-
V E W VEN .'rT,)
parele Jl fronlealla porlo della sala citi- tura navale, tarilo vagliegginla (.lall'int-
lo Sciulinio è decorata di un arco Irion- jieiatoie Pietro 1, per tlTetlnaie colla ma-
faie eletto a lui dai senato nel iGf)4 stes- lina militare le sue vaste idee di cou-
so, forse artliilellato da A. Tirali, con pil- ijuisle. Dopo la nioiie del doge IMoinsi-
ture egregie di Gregorio Lnzzarini, espri- ni, si alììdò il comando su[)reujo dell'ar-
inenli i suoi fasti militali. Di questo eroe mala ad Antonio Zeno, ch'era generale
scrissero:Giovanui Oraziani, Ge.9/rt7'><7/i- della JMorea. Allestito questi senza frap-
cisci i\Inui ocelli, Vcnctia rum Principisi porre dimora lutto il navilio, unitesi a
Pataviii 698. Ivi ne pubblicò la ^/Vrt', iti- Ini le galee pontificie e de'cavalieri di
mala migliore della precedente Anto- jMalta, jmdò in traccia della flotta turca,
nio Arrighi nel 1749- Silvestro Tu' — ,
glie Elisabetta figlia di l*aolo Quirini prese il borgo e il porto; e la città, elio
cipessa uelia sala del Collegio. Non eiasi sicuro convoglio sino a Cisine neil' Asia,
veduta più magnifica pompa do[)0 quel- Prima di loro n'erano sortiti i vescovi la-
la de'4 maggio 1097 celebrala per la do- lino e greco. Acquistai omo i veneti 100
garessa Morosina Morosini, che descrissi cannoni bronzo,e liberaronogli schiavi
di
neldogado 89.% ma là prudenza de'pa- cristiani. La presa di Scio accrebbe la re-
driaboh con legge questa funzione un pulazione a'veneziani, ed assicuiò ;illresi
tempo tollerata (ne li ovai 5 esempi, con il possesso del regno della Morea la vitto-
questo, che descrissi a' loro luoghi, os- ria (head Argo ieliceiiiente si oltenne.Vi
sia ne' dogadi 66. °, 68.°, 82.", 89.°, ol- si era avanzalo con un grosso esercito tli
Ire quelli dell' 85.° e quanto al- i 18.°, turchi il seiaschiere dell.» Abjrea.La vigi-
l'uso del corno ducale), n^a non confa- lauza d'Antonio ÌNbdin generale dell'iso-
centesi alla semplicità de' costumi re- le , e di Pietro Dtiodo provveditore del
pubblicani. In quest'anno 1694 si con- regno, ne cacciò i i)arbaii da'connni, do-
fermò la legii Ira la repubblica, l'impe- pò averli iti una battaglia sconfitti. Ne
latore e la Polonia, cui nel 1696 si ag- qui terminarono prosperi i successi della
tenne esperti operai veneziani, che in quel bile dell'Eizegovina, alla destra del fiu-
nascenle icupeio iuseguarouo l'architet- me Narenla, paco dislanle dal mare, si-
»6o V EN V EN
tunla soprn colline piessocliT; iunccosslM- canale di Scio, la pombattè, le alTonilò due
li. A'i(^> giugno l'assediò, ed a' 20 l' cblie navi e l'avrebbe disordinala interamen-
in polere, uscendone 5oo soldati e circa te se la nottenon gli avesse improvvisa-
3,000 abitanti. Riusc'i di somma gioì ia al mente strappata la vittoria. Tutlavolla
provveditore Delfino l'acquisto di questa l'otteime do|)o 3 giorni a' i 7 setlend)re. I
piazza, ma gliene derivò maggiore per legni de'turchi presero la fuga, e dilllcil-
turchi l'assediarono, perchè con tal per- neo vento insello non avesse ioApedito in-
dita si vedevano tolta la comunicazione seguirli all'armata sottile. Il rinomato pa-
tra la Bosnia e l'Erzegovina, e due vol- scià Mezzomorto che la comandava ebbe
te con mollo lor danno e vergogna furo- la nave fracassata e si rifugiò a Feccliio,il
no costretti a ritirarsene, cioè nel luglio resto della flotta nell'isola d'Orlac ed a
e nell'oltohre, ad onta di tulli i loro sfor- Smirne, dopo aver veduto affondar G na-
zi. Indi i veneti espugnarono la rocca di vi crivellate dall'artiglierie venete. Gl'im-
Ciobuch. Nell'Ungheria e nella Croazia petuosi venti obbligarono il Molina ripa-
gl'imperiali presero alcune piazze, ed i rare ne'porti della Morea. Il Delfino nel-
turchi sciolsero l'assedio di l'elcrvaradi- la Dalmazia si difese da'lurchi, e ripoilò
110. I polacchi riportaiono grossa vitto- alcuni vantaggi, ma vantaggi tutti da non
ria, ed i russi loro alleati si limitarono a compensare la dolorosa perdita di Scio,
strepili.Neli6g5 morto il sullanoAchmet ripresa dal pascià Mezzomorto. L'armi
Mustafà li. Neil' Arcipe-
JI, gli successe imperiali in Ungheria fecero gravissima
lago, due fiuouo gl'incontri dell'amiate perdita, per la morte del valoroso urbi-
tra'veneti e turchi. 111." stguì in vicinan- nate generale e maresciallo Federico V^e-
za di Scio, che la sopravvenuta notte fe- terani, conquistatore della Transilvania,
ce restare indeciso, e 3 navi veneziane an- nel fiero combaltimentocontroMustalà II
darono in aria pel fuoco che miseramen- checomandava numeroso esercito. Le scis-
te vi si attaccò. Il 2.° accaduto in poca sure de'polacchi gl'impedirono dal canto
distanza, sorfi felicissimo esito, colla fu- loro d'operare, ma 70,000 russi final-
ga delie navi turche, già disperse e mal- mente vinsero battaglie e fecero alcuni
concie. Non molto dopo fu dal capitano NeliGcj6 veneziani si conserva-
acquisti. i
contlannò a'ferri a vita, e con esso i due veneti nella Dalmazia tentarono d'espu-
provveditori dell'armata I^ietro Quirini gnare Dolcigno nido de'corsari in Alba-
e Pisani, oltre altri ufliziali a carcere trien- nia, infestatori dell'Adriatico ; ma tutti i
i)ale,che mal aveano corrisposto alla pub- loro sforzi non riuscirono. Intanto il sena-
blica espettazione. Fu invece nominato Io faceva alli lamenti vedendo ioìpiegale
generale Alessandro Molin, già provve- tante cure e tanti tesori, senza proporzio-
ditore generale di Dalmazia. Indi nella nati e corrispondenti risultati. In Unghe-
bcittagliad'Argo ottenne conipiula vitto- ria ricomparve il sultano bramoso di se-
ria contro Ibraim pascià di Negroponte gnalarsi in qualche grande impresa, ma
e seraschiere della Morea, che comanda- non ebbe luogo, solo combattimenti con
va 18,000 turchi. Uscito poi il ÌNIolin in reciproche perdile, anche di capitani. La
traccia della flotta turca, l' incontrò uel morte di Giovanni ili re di Polonia im-
VEN VEN 5ùi
pedi di agire a' polacchi, e diversi van- terminò colle trattative di pace acuì in-
taggi riportarono russi con alcuni acqui- i clinavano le parti, cioè la repubblica per
sti. iNeli6g7 segui fra le uavi grosse de' l'immense spese sostenute, l' imperatore
veneziani, uuile alle solite del l'apa e di per la vacillante salute di Carlo II redi
Malta, contro quelle de'tuichi (lerissimo Spagna, che rendeva imminente la guer-
navale combattimento a'G luglio nell'ac- ra per succedergli, e il sultano pe'clamo-
que di Lemno e di Troia.Questo si mo- ri de'suddili e dell'esercito sgomentati da
sti ò pure il i.° settembre vicino ad An- tante sanguinose perdite. Nondimeno a'3
dros, in cui i turchi, capitanati dall'aslu- settembre, dice il Brusoni, ed a'2 i il Mu-
lo pascià Mezzomorlo, si posero in fu- ratori, nell'acque di Metelino il Delfino
ga, dopo averlo sostenuto per 4 ore con- disordinò in un combattimento il navilio
tinue. Anche all'istmo di Corinto, dove i turco, poiché l'accorto Mezzomorto col-
turchi erano ingrossati con isperanza
si la solila tattica di schivare i decisivi ci-
d'avanzamento, furono vinti e battuti, ri- menti, battè a tempo la ritirata. Inoltre
tirandosi il seraschiere a Tebe con suo i veneziani bruciarono il paese nemico
danno e del pari con sua vergogna. La per terra, e imposero contribuzioni col-
più fiera battaglia però fu quella de'20 le scorrerie di mare in varie contrade de'
settembre fra le navi delle due armale, turchi. Queste furono le ultime azioni
che durò sino a notte, da cui partirono nella presente guerra. Dopo aver l'am-
i conquassati legni turchi e da non
tali basciatore inglese lord Fagel fatto aper-
esser più in istato di veleggiare, non che ture pacifiche a Coslaulinopoli col gran
di combattere. Al fine della campagna, il visir Cusseio o Hussein, stabiPi per piano
senato, al capitan generale Molin, sostituì di tregua e pace, che tanto l'imperatore,
Jacopo Cornare, che parl'i da Venezia ver- i veneziani, i polacchi , i russi, quanto i
pitano riporlo presso il Tibisco la strepi- di Zara per lecosedella Dalmazia. I rap-
tosa vittoria di Zenla, colla fuga del sul- pi esentanti inglese e olandese, quali me-
tano, che vi perde lo stendardo, il padi- diatori nel congresso spianarono ledidl-
glione e il tesoro.Così si assicurarono l'Un- coltà per determinare i confini delle par-
gheria e la Transilvania, e sui turchi si ti e la demolizione di alcuni forti e piaz-
fecero altre ricui)ere nella Bosnia. I po- ze. Le difficoltà fecero progiedire il con-
lacchi preoccu[)ali nella dieta per l' ele- gresso in tutto 1698, finche nel seguen-
il
nero da loro battuti e dispersi. Entrò l'an- versie fra'minislri della Porla e CarloRuz-
no 1G98 con vasti a[)parali di guerra, ma ziui plenipotenziario veneto, mentre que-
VOL, XCII. 36
r>G7 VEN V E N
sii clifTeriva l'accorisenliio ad alcuni pun- la ccrtammle in gran parte al valuie deb
ti, i plonipolenziari imperiale e polacco, l'armi venete, ma in gran parte eziandio
se e le città delle quali eransi impadro- levarono al trono a' 16 luglio 1700, co-
niti al di là dell'istmo di Corinto. Ma in me osserva il eh. GiannantonioMoschini,
sostanza non raccolsero propriamente i l>iografodi questo doge e di lutti i di lui
ziana.Fiì poi ratificala questa tregua dal eccel80,nori però domandava altezza d'in-
Piuzziui a'26 gennaioiGgg, e dal senato gegno. Avea battuto la carriera de'magi-
a'y febbraio. Pietro I czar di Russia pre- strati, avea governalo qualche provincia,
ventivamente avea concluso una tregua e sempre si fece onore, poiché non vole-
di due anni, prorogata poi a 3o anni. va se non 1* equo e il giusto. Il Papa In-
Grandi e magnifiche allegrezze si fecero nocenzo XII, dopo aver crealo cardinali
in Venezia per il glorioso fine di sì lun- i patrizi veneti: Gregorio Cornaro, ad i-
ga e costosa guerra. Ed Innocenzo XII, stanza della repubblica (mentre era nun-
che neliGqy avea avulo la consolazione zio di Lisbona, la quale non godeva an-
di veder stabilita la pace fra la Francia cora la prerogativa che il suo nunzio fos-
e r impero, e gli altri principi cristiani, se elevalo alla porpora), fialello del se»
iosa disputa clelln successione alla mo- tisla Nani ambasciatore di Venezia nel-
narchia spagniiola cui erano annesse ?2 la cappella pontificia, seguendo le pedalo
coroue, fomite di deplorabili e lunghe del borioso Martiuitz non volle passar ,
guerre, di cui ragionai dicendo delle po- la Pace della messa ad un contestabile
tenze che le fecero. Innanzi tal morte e- Colonna principe assistente al soglio. Ma
rasi progettato da Cosimo III a Inuocen- Clemente XI, non tollerando tanta ingiu-
zo XII, nella sua venuta in Roma, una ria alla sua presenza, ordinò che non più
periali, ed esistenti nello stato papale, con- lia la repubblica di Venezia , la quale
sultando Carlo II quel Papa sul testa- non amando le vittorie, e bramando che
mento, pare che Io consigliasse a prefe- rimanesse avvilito colui che più vincesse,
rire alla linea austriaca diGermania, ed come si esprime Moschini, non ci si volle
la potente casa d'Austria in Italia conse- bertà del golfo. E perché il veneto cardi-
guisse il ducato di Milano, i reami di Na- nal Ottoboni, pronipote di Alessandro
poli e Sicilia, oltre quello di Sardegna, Vili, da Luigi XIV fu fatto protettore
ricordandosi le avanie commesse nell'td- di Francia, ed erasi impegnato col nipote
timc guerre dagl'imperiali co'popoli d'I- Filippo V perchè lo fosse pure di Spagna,
canto si considerò, che
talia. Dall'altro che però non potè ottenere per riguardi
conservandosi la monarchia spagnuola politici di non doversi unire le proteltorie
con un principe francese sul trono, Fran- di tali due corone; per detta prolezione
cia non avrebbe inquietato né dessa, né si disgustò la patria repubblica egli se-
i principi italiani, contenta di veder de- questrò le rendite che aveanel dominio
pressa l'Austria, antico suo proponimen- veneto, finché poi si sopì l' inquietudine.
to. Per queste vicende politiche, volendo Qual protettore di Francia, teneva un
anche ilPapa conservarsi neulrale,ncl suo palazzo a piazza iVavona con l'arme del
possesso non v'intervennero gli ambascia- regno, (love faceva abitare la sua funiglia,
lori, e neppure il cav. Morosini di Vene- egli dimorando nel [)alazzo della Cancel-
zia, per istruzione della sua repubblica, la leria. Commosso Clemente XI da' mali
col Principe assistente al Soglio. E qui egli e il suo stato non poco ne soffrirono,
aggiungerò, che dipoi nel 1 707 Giambal- esili alle discrepanti corti la sua media-
564 V EN VEN
zione, e quella eziandio della repubblica agl'imperiali. Tndi con preleslo che i ve-
ili Venezia, ma senza successo ; e versola neziani prestassero e potessero in seguilo
primavera tiel 1701 cominciarono a ca- dar aiuto alle truppe imperiali, alzò de'
lare truppe francesi in Italia a fine di di- fortini contro Verona, minacciando essa e
fendere per Filippo V lo stalo di Milano il senato se non usciva di neutralità. Spin-
contro gì' imperiali. Carlo ili duca di ti da sì fatte violenze, i veneziani accreb-
]\inntova, per aver ammesso nella città bero armamenti, e risposero con
i loro
presidio gallo-ispano, fu dichiaralo ri- energia a' francesi, senza mai dipartirsi
belle all'impero, e poscia perde tulli i dalla presa risoluzione di non voler ade-
suoi stati occupali dagli auslrifici, e infe- A questo fineavea»
rire a partilo alcuno.
lificaroiio Serravalle, Ponte Molino e va- fossero esenti dall'/sy^A/ze e dispensali dal-
ri posti sotto Legnago nel tiorainio ve- l'essere consagrati io Roma, ma doversi
neto, che per ciò si vide esposto anche fare di loro consueto processo da man- il
alle armi francesi che assediarono Serra- darsi a Roma dal nunzio di Venezia. E
valle. Di più i tedeschi entrarono nel lire- nel 1706 il Papa secondo il solilo confe-
sciano, fortificandosi a Gavardo e Salò rì il titolo di cavaliere all' ambasciatore
sul lago di Garda ein altriluoghi. Poche veneto Francesco I\lorosini,alla presenza
sono le nazioni ei principi, che nelle pro- di diversi cardinali nazionali, egl'impose
sperità sappiano conservare la modera- al collo la coi/<7»^rZ'oro (come leggo nel-
zione. Poiché allora i francesi parlando l'originale descrizione ms. della funzione
alto, prelesero di obbligar la repubblica del tnaeslro di ceremonie mg."^ Cassina,
veneta ad impedire l'ingresso e la dimo- che la diresse; e non la cìdave d'orOy co-
ra ne'suoi stati alle truppe austriache. E me pur leggo neir altro contemporaneo
siccome la saviezza del senato, risoluto di Cecconi aeWiario zV/on'co, Roma 1725,86
conservare l'adottata neutralità, rispose pure non è fallo di stampa: sia comunque,
con non minore colaggio, e vieppiù rin- qui pure arroge quanto dissi nel voi. XC,
forzò i piesidii delle sue piazze; allora il p. Sq) colla medaglia simile, nella qua-
I
francese, per forza entrò in Montechiaro, tante la Croce, e dall'altra il ritratto del
Calcinato, Carpcnedolo,Desenzano, Ser- Papa : il contestabile Colonna gli cinse la
inione e altri luoghi, e non si guardò di spada,ed i marchesi Cavalieri e Aslalli gli
fare altre insolenze e danni a cjuelle vene- posero gli speroni.Quesliela spada,secon-
te contrade, finché arrivò il verno che mi- do il consueto, avea mandati l'ambascia-
se freno alle operazioni militari. Queste tore. Di più Clemente XI nel 1706 creò
precarie occupazioni di territorio e gravi cardinali j patrizi veneti Pietro Priuli,
danneggiamenti recali da' belligeranti si per avere ricevuto dal suo pro-zio Ales-
rinnovarono più volle. Nel 1706 perchè sandro Vili la poipora cardinalizia e ;
alla sua presenza gettati e fusi 3 cannoni neve caduta, e tosto il ve-
solita copiosa
di bronzo, lon sopra l'iscrizione coiran- neto arcade Eterodante Termidio com-
no e il nome del regio ospite, i quali a pose questo epigramma. Aacìie da pla-
lui donati dalla repubblica, glieli mandò cida - cadente neve := La gran nne~
a Copenaghen sua capitale. In tutto il già - beltà riceve. =. Così, sia misero -
tempo cheli re si trattenne in Venezia, o lieto il fato, =: Del saggio V animo -
lu un freddo e gelo cos'i insolito e gran- sempre è beato. Si legge nel Giornale
de, che ninno ricordava l'eguale, e forse di Roma degli i novembre i858.'» Do-
i
iieppur si trova scritto esser mai stato un po 8 giorni di tempo orribile, di vento,
tanto aspro e rigido inverno : talché fu di freddo e di pioggia continuala, dice il
detto scherzando, parere, che il re di Piceno d' Ancona de'5 corrente, questa
Danimarca avesse portato seco il i^elo mattina il sole in tutla la sua magniiìcen-
del settentrione. Dopo aver goduto i di- za liflelteva i suoi raggi sulla terra co-
vertimenti di Venezia, passò alla sfuggi- perta da un palmo di neve caduta nclli
la [)er le città di Lombiudia. Ed eccoci al notte. [Memoria <r uomo non rammenta
termine del tlogado di Aloccnigo. La sua die nelle contrade di /\ncona la neve sia
religione il rendeva munifico colle chie- caduta ne'primi di novembre. E più sor-
se; e in grandiosa facciala di s. Eustachio, prendente fu per Uoma il vedere ieri la ne-
iapielra istriana, fu l'ultima delle pub- ve cadere a grandi fioohi per più di un'u-
-
>G6 VE N V E N
ra. Nessuno ricorda che a' i o Doveaibie cesso anche da Innocenzo XIT, per inn-
sia nevicalo in Roma, dove in questi gior- piegarle contro il turco, ove da questo fos-
ni il freddo, avuto riguardo alla stagione, se assalito qualche stalo cattolico. Nel
fc sialo del tulio straordinario). Mori il I 7 I I per morte di Giuseppe 1 fu eletto
doge a'G maggio lyog. Nel mezzo della injperatore il fratello Carlo VI, che tro-
]Mmineutata chiesa di s. Eustachio egli vavasi nella Spagna a dispulare il regno
ebbe una j/ielru sepolcrale, degnissima sì a Filippo V. Partilo pe'suoi siali e giun-
della nobiltà, sì della modestia dell'uomo, to in Milano, che aveano io uno a Man-
le cui onorate ceneri ricopre. Non vi si tova occupalo gl'imperiali, fra le pompo-
Jcggono intagliate che queste parole : IVo- se ambascerie che ivi lo andarono a os-
i:i€n el Cinercs- Una cuin Fanitalc sequiarcj vi fu pure quella de' veneziani,
Scpulla. — Giovanni Cornai o CXI do- onde poi saputosi a Madrid da Filippo V
gc. Egli avea sortilo un'ottima domesti- licenziò l'ambasciatore, e il simile praticò
ca educazione, l'er accenderlo gioviuelto con quelli d'altri principi italiani. A'con-
dell'amore delle patiie cose, le pareti del fini dello stato veneto gli ambasciatori
di lui palazzo stavano coperte della rap- veneziani fecero a Carlo VI splenilid issi-
presentazione de' più gloriosi falli della mi onori, proseguendo il viaggio perTren-
lepnbblica, e la biblioteca n'era piena di to. Nello stesso 17 1 1, il conte di Schou-
Sjlorie che li rammentavano e celebrava- lembourg, dopo aver servilo con gloria
no. I magistrali 1' ebbero integerrimo e la Polonia, passò al servizio di Venezia,
diiigcntissiraoi eie provincie che gover- ove venne ricevuto colle dimostrazioni o-
nò tempi per esse calaoiitosissitni, il
in norevoli che meritavano le sue grandi
trovarono padie e benefaltore. Udine per imprese.La signoria gli assegnava 10,000
le hti fu salva dalla pestilenza che
cure di zecchini all'anno di stipendio e gli affida-
la minacciava a'conHui della Germania; va il comando de'suoi eserciti di terra. Nel
Brescia il vide riparare sollecito danni i 17 i3termiuòla guerra europea per la suc-
della carestia ; o Palma le rovine de'stra- cessione di Spagna, col trattato di pace di
lipati (lumi. Ed egli era fornito di tanta Utrecht,'ieaZii che alcuna parte venezia- i
parale provincie che ardentemente il bra- cuenli che vi hanno relazione, che il duca
utavano. Ma la storia lutto registrò, con di Savoia per allora divenne anco «e di
maggior sua gloria, e la patria volle essa Ó7c77/rt, la casa d'Austria fu riconosciuta
uiedesima compensarlo, con eleggerlo a signora, oltre del regno di Napoli e di
principe a'22 maggio JyoQ. Continuava (juello di Sardegna, del ducato di Mila-
la guerra per la successione di Spagna, es- no e di quello di Mantova, i quali stali
sendone divenuto il teatro l'Italia, come uniti si dissero Lombardia Austriaca^
altre parli d'Europa; ed veneziani pro- i dichiarandosi Milano capitale e residen-
seguivano ad osservare un'esatta neutra- za del governatore generale, così venne
iiùi, sen»pre fermi ììelle prese disposizio- confermata 1' unione del Monferrato al
ni. Nello slesso 1709 Clemente XI par- Piemonte. Per tale trallatoglispagnuoli
tecipò alla repubblica di essersi pacificato cessarono di dominare in Italia. La pe-
ton Giuseppe I, ringraziando con tllusio- ste dall'Ungheria e Polonia essendo pas-
ue il senato per gli ufll^i interpusli a que- sata in Vienna, si estese anche per l'Au-
sto fine; e per dimoslrargli maggiormen- stria. Altenlissiuia seujpre la repubblic:»
te la sua gialiludiue gli prorogò il sussi- di V^enezia alla sanità dell' Italia, e a te
dio delle decime ecclcaiasliche già con- un lungi questo moibo dcsolalore, in-
V E N V E N 067
tcnuppeognicoimuei'cio colSetlenlrio- ])iù efficaci lettere a concorrere alla di-
iie, e seco si mù pe'suoi siali il Papa. Ma fesa de' fedeli contro del tiranno d'O-
non potè fare allieltanlo quello ili Mi- riente. Frattanto si manifestarono dise- i
lano, e di alili principi, con f^rave pre- gui d'Achmel 111 contro i veneziani, eoa
giudizio e disordine del commercio d'I- aver egli ingiustamente rotta la tregua
talia. Volle Dio die presto cessasse il fla- stabilita aCarlowilz nel 1699, e per
gello, e con esso le prese precauzioni. mare e per terra piombò una formida-
Nel 1714 d duca di Modena acijuistò il bilearmata di turchi sul Peloponneso o
ducato della Mirandola, e Filippo V re Morea. E con dolore si vide in un mese
ili Spagna sposò ElisabcUa Farnese su- impadronirsi di tutto quanto i veneziani
perstite de' ducili di Parma e Piacenza, in più anni con tanto disastroso dispen-
feudi della s. Sede. E Clemente XI di- dio, spargimento di sangue, eroismo e
chiarò uditore di Rota veneziano il pa- fatiche aveano in (|uelle contrade actjui-
ti Francesco Foscari. Intanto in Tuv-
izio stato. Corinto, Napoli di Romania, Na-
cliia preparavasi fiera tempesta minac- poli di Malvasia, Coront, Modoiie, Pa-
ciante i pos>edinienli veneti di Levante. trasso e l'altre piazze di quel regno, tutte
Questa era il gran preparativo di gente, caddero in mano degl' infedeli. Le guar-
di navi e di armi che faceva il >iullauo nigioni venete fecero alcune buona e va-
Achmet IH, con far spargere vari prete- lorosa difesa, ma sì fieri furono gli as-
sti di disgusto conlru la repubblica di numerosi turchi, che sopra gli
salti de'
Venezia, cupido del riac<iuisto della Mo- aoimontali cadaveri de' loro giunsero a
lea. I prepotenti giannizzeri colle loro superare le fortezze. Altre poi fecero poca
incessanti sedizioni musserò il divano a o niuna difesa, e greci stessi congiurali,
i
frenare le loro insolenze con impegnarli che nell'odio a' latini preferirono i tur-
nella guerra cheaudava meditando. Tuli chi, in brjccio di ([uesli si gettarono. Os-
disposizioni fecero risolvere ilcauto graa serva Muratori ; Provò allora la repub-
maestro di Malta Perellos a ben munire blica veneta l'uvvenuto sovente a tanti
quella città e isola foltissima, col chia- altri, cioè che le braccia tradiscono gli
marvi altresì tutti i cavalieri d'Italia e ordini saggi del capo. S'avvide ella, ma
d'altre nazioni, aillnchè il turco sapesse tardi, che alcuni de'suoi ministri nella
che in quella parte si vegliava, perchè Morea non aveano impiegato il pubblico
altre volte avea finta un'impresa [)er far- denaro come doveano, nel tener comple-
ne altra. Ora in (juella angustia di teui* ti i presidii e provvedute le piazze del
pò non lasciarono veneziani di far tulio i bisognevole. Quel bel paese, (juel felice
l'armamento possibile per accrescere le e caldo clima, non si può dire (juanto
loro genti il'armi e le loro forze di mare, inclini gli animi a' piaceri e alla corrut-
e per tutta la Germania si studiarono di tela de'coslumi. Senza freno vivevano
ottenere leve di mdizie, non perdonando quivi inoiti degl'italiani, e di loro si mo-
venma. Anche Cle-
a spesa e diligenza stravano poco conienti diversi di que'
mente XI commosso dal grave pericolo po()oli. Tutto contribuì a far perdere sì
della cristianità, ricorso all'aiuto del cie- rapidamente quel delizioso e ricco regno.
lo, prescrisse preghiere per tutta l'Italia, La principale cagione però fu l'esorbi-
somministrò sussidii di denaro a' vene- tante forza de' torchi, a cui non si era
ziani e maltesi, e preparò le sue galee pollilo pi ovvedere proporzionatamente.
per accorrere ove maggiore fosse d bi- Avverlc il conte Girolamo Dondolo, che
sogno, e l'ailerma pure Muratori. Es^o la guerra dalla Porta ulloiuaua alla re-
inoltre ci dice, che il Papa ricorse a tut- pubblica di Venezia fu dichiarata al bai-
568 V E N V EK
ino 1*8 dicembre iji^, di conseguenza gualissima lolla, non poterono che resta-
l'invasione ebbe luogo nei lyiS, come re perdenti fra le più onorate prove di
io inclino a credere, ed anco Muratori valore. Invece narrano Muratori, V Jrte
Ja riferisce all'anno 17 i5. Non concor- di verificare le date, 'i\ Novaes nella Sto-
dano tnUavia interamente gli storici in- ria di Clemente XI, ed altri, che il Papa
torno alla data della dichiarazione di guer- soccorse i veneziani con denaro e galee,
ra. Il conte Dandolosegue giustamente la oltre pubbliche preci, ed eccitamenti ai
testimonianza autorevole del bailo,chene principi, specialmente a' re di Francia
die' l'annunzio al senato, colle Relazioni e Portogallo. E
che nel 17 16, divenuta
direlte al sena lo <^'eneto da Andrea Mim- maggiormente orgogliosa la Porta per
ino, già bailo a Costantinopoli ncli 7 1 le conquiste con tanta facilità fatte nel-
e I
7 I 5j pubblicale nel 1840 dalla tipo- l'anno precedente, meditava più vasti
grafìa Alviso[)oli in Venezia dal nobile disegni, fino sopra Roma, essendosi a ciò
Giambattista Foscolo, in occasione del- esibito il perfido marchese di Langalle-
nozzeMocenigo-Spaur. El'^/Vt'
l'illustri rie ribelle al re di Francia, di dar mano
di soggiunge: L'anno
vt'i-i/ifai'c le (late all'infame impresa. Per farsi scala a'dan-
17141 lurcbi dichiaravano guerra a've- ni d'Italia, determinò Achoiet Ili, che le
ucziaui [ler conquistare la Morea : giun- sue armi invadessero l' isola di Corfij,
geva a'20 giugno il gran visir con formi- de' veneziani, posta in faccia all'estremità
dabile armata nell'istmo di Corinto, as- del regno di Napoli, di cui era conside-
saliva la città, prendevala per capitola- rata l'antemurale dall'aggressioni otto-
zione dopo 5 giorni di trincea aperta; mane, e sito comodo per effettuare altre
però malgrado i patti convenuti, la guar- Hìaggiori determinazioni. Pertanto i tur-
nigione e quasi tutti gli abitanti venivano chi sbarcarono circa 4O)O0o tra fanti e
massacrali. Kel seguente mese cadeva cavalli nell'isola di Corfù,la cui omonima 1
Napoli di Romania in potere de'turchi; capitale subito assediarono secondati da
e l'anno i 7 1 5 fecero essi così rapidi pro- numerosa flotta. Avevano anche vene- i
gressi in Morea, che nello spazio d' un ziani allestita una poderosa armata na-
mese riacquistavano tutto il regno, che vale, ma scarseggiavano di gente perchè
era costato tanto sangue e tanto oro ai le leve per loro latte in vari luoghi d' I-
veneziani, perchè la maggior parte delle talia e oltremonti tardavano a compari-
piazzealla i.'' intimazione si resero. Dun- re. In questo mentre Clemente XI, che
que q!sest'opera pretende la dichiarazio- avea già commossi colle più calde pre-
ne di guerra e il suo principio nel 1714» gliiere i re di Spagna e Portogallo al soc-
ma dessa non è sempre sicura nelle date, corso de' veneti, ebbe sicuri avvisi che il
quantunque ne tratti ad hoc. Nel 1715 i.° invierebbe 6 vascelli e 5 galee a sue
di pili i turchi, profittando dell'amica spese, contro il nemico comune, sotto il
gallo, e alla camera apostolica ingiunse principe Eugenio riportò strepitosa vit-
somministrare quanto potesse, eccitando toria,con istragede'lnrchi e ricco bollino.
pure cardinali più facoltosi a fare al-
i Frattanto altri turchi vigorosamente in-
trettanto. Avea altresì Clemente XI di- calzavano l'assedio sotto la città diCor-
chiarato con editto, che i banditi de'suoi fù, aveano inoltralo molto gli approc-
di
slati per delitti, tranne quelli di lesa mae- ci, e senza risparmio di sangue superate
quali si arrolas?ero co' veneti in questa stava alla difesa il conte di Schoulem-
guerra, dando il loro nome al nunzio di bourg capo supremo della milizia veneta
Venezia Alessandro Aldobrandini arci ve- terrestre, che mirabili prove die' del suo
scovo di Rodi (era stato nunzio di Napoli, sapere, a cui corrispondeva con egual
di poi lo fu di INIadrid e cardinale), ter- valore la guarnigione con disputare a ,
case.Era però necessario che l' impera- andare non si poteva sostenere una piaz-
tore Carlo VI si unisse alla sagra lega con incredibile sprezzo della
za, assalila
onde fare un diversivo per terra a'confl- morte dagl' infedeli, e priva di speranza
ni turchi. L'imperatore con compassio- di soccorso, e perciò doversi iu fine capi-
ne mirava loscompiglio fatto ne'dominii tolare. Poiché s' era ben volta a quella
veneti di Levante, ed altri vicino a farsi parte l'armata navale, combinata de' ve-
con Corfix e altri luoghi; mirava anche neziani e degli ausiliari, ma per la cono-
minacciato il suo regno di Napoli da'Ioro scenza delle forze superiori de' nemici,
ulteriori progressi; ma non sapeva risol- non sapevano [liùde'generali indursi ad
i
versi a sfoderar laspada contro di loro, azzardare una battaglia, ed ognuno vo-
per sospetto che la corte di Spagna, pie- leva tener da conto le sue belle navi. Id-
valendosi della congiuntura in veder Ì!U- dio fece quello che gli nomini non osava-
pegnate le sue armi iu Ungheria, assalis- no sperare. Appena però giunse agli as-
se i propri siali d' Italia eh' essa avea scdianli di Coifu l' infausto avviso della
perduti. Vev rimuovere quesl'ost;icolo si grande sconfitta de'loro in Ungheria, che
adoprò non poco Clemente XI, ed essen- entralo in essi un timor puiico, come se
dogli finidmenle riuscito di avere dal re avessero alle spalle il vittorioso esercito
di Spagna solenne promessa di non mo- iiiqierialc, subito presero la ioga prcci()i-
lestare alcuno di delti stali, durante la losimenle per rimontnre ne'vascelli. La-
guerra col turco,il Papa nel suo mirabile sciarono quindi artiglierie, munizioni,
zelo se ne fece mallevadore. Con questa bagaglio e cavalli. Grandi t;Ian»ori poi si
111, per la quale molti aiuti ebbe dall'a- vittoria. Veramente i collegati insegui-
pa.'Avea l'imperatore un fiorilo esercito rono i fuggitivi, ma insorta fiera burra-
tino a'conflui ollomani. Il coQjaudu Taf- slessi dall'ira del mare, che olfciulcre al-
S-jo V EN VEN
li ui. Pel felice scioglimenlo tli (jucll' as- ad unirsi alla flotta veneta, la quale per- j
sedio iioii si può dire t|uaiita allei^rezzri si ciò sola fu obbligata a sostenere tutto il '
(li iloti desse in tulli gl'italiani, ben cono- peso della guerra nel 7 ; e ciò non o -
1 7 1
«ceiiti le tenibili conseguenze che avreb- stante s'iujpadronì della Prevesa, di Vo-
be portato seco la perdita d'isola tanto uizza sulla costa d'Epiro, e d'altri luoghi
IcLjite e sì vicina alle contrade d'Italia. In già occupati da'lurchi. Nel maggio e poi
"Venezia precipuaaietite immensa fu la nel luglio vennero i mani co'
veneti alle
gioia, vedendo così salvate l'Isole Jonie, nemici e si combattè con grande effu-
,
neta riconquistò s. Maura eDutinlrò. Né neti riuscì gloriosa la pugna all' altezza
qui tern»inò il coniun giubilo de* fedeli, di Lemno a' 16 giugno, comandata da Al-
poiché a' i3 ottobre l'invitto principe vise E'iangini che vi perde la vita, e co- 1
città di Temeswar, che da 160 anni ge- di Capo Matapan d'Andrea Pisa-
diretta
meva sotto il giogo tuichesco; e tenne ni capitano generale. Tanto almeno si
tempo non s'era veduto l'eguale. Dal esercito di turchi; però non senza mani-
canto suo anche Carlo VI nolabiln)enle festò divino aiuto, a' 16 agosto disfece
rinforzò le sue armate in Ungheria, infe- compiutamente l'esercito con insigne vit-
riori senza paragone nel numero a'nemi- toria e imcuenso bollino, e nel dì seguen-
ci, ma ad essi superiori in disciplina mi- te ebbe la città per capitolazione; indi
galee, con quelle di Malia e del grandu- cupò l'isola di Sardegna, da'traltati ce-
ca, le quali siccome appartenenti alle duta all'imperatore, iu onta della garan-
religioni equestri Gerosolimitana e di s, zia falla dall' innocente e virtuoso Cle»
Stefano I, i Papi vi esercitarono la loro mente XI, che ne restò amareggiato ed
autorità a bene del cristianesimo, finché es[)osto al risenlimento di Cesare, inso-
esisierono le ragguardevoli loro marine spettilo da'minisLii che andasse d'accor-
militari. Ottenne il Papa nuovamente dal do cogli spagnuoli. Intanto dopo la perdita
redi Portogallo I i grossi e ben corredati di Belgrado era entrata la costernazione
\ascelli. Anche Fdippo V re di Spagna nel divano d'Achmet III, onde cpiesti co-
fece credere d'inviare in soccorso de've- minciò a muover parole di pace, essendo
iieziani 16 vascelli, che poi si scoprirono in apprensione per le vittoriose armi im-
destinati ad ultra impresa, per ritogliere periali, ed in mure vedersi altaccalo cuu
lill'imperatore il regno di Sardegna, come (|ualche successo da'veneziani. Pertanto
eseguì. Tardi però giunsero gli aubiliaii il sultano incaricò a trattarla Giorgio
V E N V E N ^71 '
D)iui&lro iuglese presso di lui , ed ebbe ziosi disegni degli gpagiiuoli,con gravissi-
luogo uoa tregua. Considera lulo Carlo mo danno della sagiificata repidìblica di
VI, che la guerra raossagb, senza motivo, Venezia. Fu incolpato il cardinal Albero-
dalla Spagna non si sarebbe linnlala alla ni I
." ministro di Spagna dell'operato di
preda della Sardegna, e che ciò saputosi questa, e persino di segrete intelligenze
dal turco, rafìVeddatosi ue'senlimenti pa- di far lega col sultano, che posto in giu-
cifici, nel 1718 fciceva grandiosi arraa- stotimore Carlo VI, s' indusse icnprov-
menti, inclinava ancor lui a pacificarsi. \isamente a troncare il corso alle lumi-
Quando venuto in cognizione Achmet III nose vittorie del principe Eugenio, vero
de'grandi preparativi guerreschi che per genio militare. Siccome per molte set-
detto anno facevano l'imperatore e la re- timane fu differita la pubblicazione del-
pubblica di Venezia, definitivamente vol- la pace, il generale de' veneziani Schou-
le venire a concordia e v'impegnò pure lembourg erasi portato a' 24 luglio al-
il taini.slro d' Olanda, l'el congresso dei l'assedio di Dulcigiio, nido de'corsari nel-
plenipotenziari fu scello Pn>saruAVÌlz nel- l'Albania, laonde giuntane la notizia qua-
la Servia, dove si radunarono qiie' ilel- si in sul [)unto d'espugnarlo, gli conven-
! l'imperatore, de'veneziani e de'lJU'chi. Il ne desistere dalle ostilità. i\Ianel ritirarsi
negoziai », dopo molti contrasti, fu segna- i veneti, gli audaci dulcignulli l'insegui-
27 giugno e ratificalo a' 11
lo a' luglio rono, e fu d'uopo combattere. Di que-
1718, cousisleule in una tregua di 24 ste cose lamentate con giusto risentimen-
«uni fra Carlo VI, la repubblica di Ve- to dag'i storici veneti, più gravi conside-
uezia e la sublime Porta. Restò l'impe- razioni ora ha fatto il eh. conte Girola-
ratore in possesso di tutte le conquiste mo Dandolo, La caduta (Iella repubbli-
fatte sino allora, cioè della Servia con Del- ca di /'crii zia, ed i suoi ulliini cìn<niaii'
gradOjdiTemesAvare d'una particella del- {anni. Ripeterò io breve. Venuto il se-
s'era veduta più bella ap[)arenza ili dare tempo di quella nuova discordia austro-
una forte scossa all'impero ottomano, es- spagnuola un [)oderoso esercito (che sali
sendo i turchi spaveutali e avviliti. Anzi a ^4,000 solilati) per difendtre la neu-
turse fama , che il principe Eugenio a- tialilà delle sue provincie italiane, che il
vesse meditalo d'inoltrarsi a Tessalonica, nell'atto stesso che uscivasi da una dispen-
per darsi mano co' veneziani, e tagliar diosa guerra sfortcm<ita, dovea riuscire e
fuori un buon tratto dell'imperodi Tur- riuscì di tro[)po grave [)eso. Perciò il se-
ihia. Cerio è che dalla u)OSsa dell' armi nato al (."sentore de'maneggi per la pace,
spaguuole provenne la necessità di paci- col mezzo (.lei suo audjasciatore straordi-
ficarsi colla Porta, essendo nnnaccialuil nario u Vicnud Pietro Griniani, poi do-
dominio austiiacQ iu Italia dagli audjj- ge, b' induslriù vivaMicnle a tener fumo
572 V E N V E N
l'imperatore nell'alleauza ; e pressò e nella Dalmazia e nell'Albania, e delle
fece da altri pressare, ed in ispecie da piazze conquistate sulla costa d'Epiro
Clemente XI, la corte di IMadrid, se non dallo Sclioulembourg. Qui l'autore op-
a dimettere, aluìeno a dilferire ad altro pone a' detrattori della repubblica pel
tempo migliore l'esecuzione de'suoi prò- preteso suo malgoverno della Dalmazia
getti. Carlo VI però e l'arbitro del ga- e altri paesi oltremarini, l'alfelto mede-
binello di Spagna cardinal Alberoni e- simo de' loro abitanti pel nome venezia-
rano egualmente inflessibili alle rimo- no, specialmente de'dalmati, di cui non
stranze; e la re[Hd)blica ripugnante do- è ancora interamente estinta la memo-
vette contentarsi di iraltar la pace in co- ria. Siccome i detrattori si fondano sul-
mune col proprio alleato, partecipando l'autorevoli parole contenute nell'opu-
olle conferenze intimale a Passarowitz, scolo: Degli inquisitori del sperìirsi in
ed inviandovi suo plenipotenziario Carlo Dalmazia, Orazione di Marco Fosca-
]\u7ziiii dipoi dogf, notno di gran ;lot- riiiì cavaliere e procuratore, delta nel
trina polilicae negozialorefortniiato del- fllaggior consiglio il giorno ij diceni-
l'anterior pace di Carlowitz. Questa pace hre l'J^'J, Venezia pel Ricotti l83l ;
colla Turcliia vivamente caldeggiata dal- spiega come debbonsi intendere, e ripor-
r imperatore, onde poter più vigorosa- la quindi il discorso j)ronunci mo in Pe-
nieiite op|)ors! al coinpiuìento delle mire Tasto al cader della repubblica dal capo
spaguuole, perciò veniva da'suoi ministri della comunità, quando il popolo eoa pia
assai adieltata, pili cbe non sai ebbesi de- ceremonia volle seppellire l'amalo ves-
siderato ilalla rt^pul)l)lica; la quale intesa siilo di s. Marco con onorata e gloriosa
al conquisto di Dulcigno, fin da princi- tomba, dopo averlo venerato 877 anni,
pio raccomandava al Uuzzini di |)ossi- e custodito combattendo per terra e per
bilmente trarre in lungo le trattative, mare. " Fermala così a condizioni non
Se non die, lozeK» ognor crescente degli buone la pace, non già per difetto di buo-
austriaci per alheltarle, fece sorgere d ne armi, di spiriti generosi, di robusti
non infondato timore cb'essi coucludes- consigli, ma per forza d'indeclinabile ne-
sero il loro trattalo particolare, per cui cessila; la repubblica non poteva non av»
il senato ordinò al Ruzzini di non osti- vedersi, die tra per la diminuzione del-
narsi a que'j)atti in cui i turchi moslras- le forze, naturai conseguenza dell'impic-
sero decisameule di non voler consen- dolilo dominio, e per la declinazione o-
tire. Se a Cai lowilz la repubblica ralle- gnor progressiva del suo già così invidia-
gravasi pel nuovo acquisto della Morea, to commercio ; dell'antica veneziana po-
a Passarowitz dovea invece rinunziare lenza ormai poco piìi rimaneva die la
ad ogni diritto sulla medesima, e lanien- giuria e il nome. Perciò abbracciava es-
tare inoltre la perdila dell'isola di Tuie, sa quella politica die sola era da lei pra-
e delle forti piazze di Spinaluiiga e di licabile in così fitta condizione di cose ;
Suda, ultime reliquie del suo antico do- e poneva a base fondamentale del suo
minio sulla grand' isola di Candia, nella conlegno cogli esteri la conservazione
pace per essa superiormente narrata; le della pace con tutti: la quale non è chi
quali piazze non senz'importanza giova- ignori quanto debba anteporsi al fugace
vano a mantener nell' isola la ricordanza bagliore de' guerreschi trionfi, e quanto
del nome veneziano, ed in caso di guerra piìi gagliardamente influisca al riQori-
potevano agevolarne il ricupero. Assai mento delle nazioni. Ed in fatti chi pon-
lieve conforto traeva la lepuliblica dal- ga mente, anche solo per poco, all'au-
1 acquisto di poche squallide e diroccale gustia continua in che star dovevano i
casldla, con augusto e sterile Icrri Iorio veneziani circa pensieri de'turchi, i'jua-
i
VEK V E N 5-3
li fino allora non avevano mai preter- o men numerose, a difesa ilei confine tìal-
inesso di coglieie anche ogni men l)uo- le aggressioni tuichesche, ed a sicurezza
oa occasione per uscire in cauìpo a ior della privala navigazione; non poteva
danno; alla grande potenza cui erano più avventurarsi, per viste diverse da
già salite Inghilterra, Francia, Spagna quelledella propria indipendenza, ad im-
ed Austria, the ormai regolavano ad ar- prese di guerra che ponendola in con-
bitrio loro destini de! niondo
i a quella ; flitto con potenze di (orza incomparabil-
cui andava rapidamente innalzamiosi la mente maggiore, sarebbero tornale sem*
Russia, che rivolta sempre coll'occhio al- pre a suo danno; ma doveva invece ri-
l'Eusino, fin d'allora minacciava le gran- porre negli accorgimenti della politica le
tutto questo, io diceva, (acilmenle con- virilmente difenderla ad ogni patto". In-
'
va. l^erciò que' possedimenti nel l)ilan- accrescere gli eserciti, quando quelli de-
cio generale dello slato figuravano ed e- gli allri stali cominciavano ad esser grossi
suo conto nel conservarli ; perchè la loro es^eicitando quella superiorità che avea I
posizione geografica ed loro porli gio- i lesa d'Italia aibilra, e ben poco influire
vavano,se nona far rifiorire, ad arresta- polendo nella bilancia degli aiTari d'Eu-
,
re almeno il decadimento del suo già lopa, principiava allora a perdere perpo-
troppo illanguidito commercio; e le con* scia perire". INel 1719 avendo il veneto
servavano lutla%ia una qualche impor- embascialorelNicolòDuodoterminatodue
!
tanza militale nel Mediterraneo. Del re- trienni d'ambasceria presso ClemenleXI
sto non si dirà m«i, the provincie, le qua- lodevolmente. Io dichiarò cavaliere aura-
li a mantenersi abbisognano de' sussidii lo, ossia dello .S[ieron il 'oro. Il Duodo pro-
delie altre parli dello stalo, siano elemen- nunciò allora un eruditissimo encomio
ti di potenza e di forza materiale pel go- del zelo, pielàe vigilanza vii luosadelSan-
\eroo che le possiede) nel possedimento to l'adre. E questi rispose con discorso,
de'porti e delle coste the tuttavia gli li- li.daiido la repubblica di A' cnezia, che'in
manevano sulla sponda orientale dcli'A- tanteoccasioni si rese mon-
benemerita al
driatico e nel mar Jonio ; ed inviarvi co- do cristianfi combattendo per la fede; in-
stantemenlc forze di lii ra e di mare più di discese a descrivere le degne geslc del-
574 V E N V E ^'
dò in dono nr)a ricca croce con entio par- di seta nera, le oltre 4 senza fiocchi ; ed
te del s. Legno della vera, un arazzo es[)ri- ebbe poi i soliti sagri donativi. Questi e
mente s. JMarco, un coi pò santo, ed una la 810 e 8 3
funzione sono descritti ne'n. 1
corona divozionale di pietre preziose le- del Diario di Roma. Io questo mentre
gata in oro, col breve dell' indulgenze il doge Cornaro, giunto all'età di 75 an-
444 ^^^ Diario (li tioma del 1720. Gli 1722. Il suo cadavere fu sepolto nella
successe Andrea Cornaro, il quale a mo- chiesa di s. Nicola da Tolentino, della
tivo de'timori della peste non fece il so- quale una cappella la fimiglia ha ono-
in
lenne ingresso in Roma, ma si recò alla revole memoria. In essa egli aveva fatto
I /udienza del Papa col servizio treno di erigere nel 720 due monumenti a'per-
1
poli quello di Sicilia cedutogli dalla Spa- cosa, otlenne alla patria maggiore spazio
gna. Mentre era nunzio di Venezia Gae- di terreno. Avea eziandio sostenuto ono-
tano SlJiuipa arcivescovo di Calcedonia, revolmente il peso delle magistrature, il
cesseInnocenzo XIII, die da prelato avea Oltre a'riferili meriti, gli è dovuta gran
portalo a Venezia S/occo e Bcrellone lo lode per la nobiltà del suo carattere in-
nel 1722 due squadre turche si raggi- la circostanza lo esigeva, non solamente
ravano intorno l'isola di Malta per assa- gli appuntamenti relativi alle sostenute
lirla, mandò a'cav.diei generoso soccor- i cariche, ma ancora delle somme ragguar-
so pei difendersi, ed altri ancora gliene devoli di famiglia. Nondimeno eletto do-
])rocuiò, eccitando i principi cristiani a ge a'24 agosto 1722, per avere avuto a
coUcgarsi con essi ; e i veneziani diedero competitore Carlo R.uzzioi che poi gli
opera a grandi mauienli marittimi, ed
ai successe, che tante virtù epatrie bene-
Jnvi;uoiioli)slo ragguardevoli fuizea gua- uierenze rendevano raccomandato, tale
leiiliie l'isole Jonie, the saiebbousi tio- fula pubblica meraviglia di questa pospo-
Tate esposte al i-'atlacco. Nello stesso au- sizione e di vedergli preferito il IMoccui*
V E N V li N ^'j^
go,clie lulli ne incolparono lacecllà del- to e 1' ampliazione tlelle difese di Cor-
la foituna. E vi ebbe ancora un accade- fu, già veniente dannegtjiale nell'ulliraa
lineo rin\igorilo, il quale in una sua Lei- guerra e poco nien che dislruUe dal va-
(era n fi un aniico^che pubblico, \o\\e[M-o- sto incendio della notte del 28 ottobre
vare die alia fortuna si era pur congiunta 1718, due fulmini colpivano due
in cui
la giustizia.il Moschini che tutto ciò ripor- 728 Carlo VI re-
polveriere. Nello stesso i
licano di Boma, che il Fapa gli otlenne i83o pel 2. °anno secolare, coll'inlerven-
dalla repubblica l'annuo assegno di scu- lo del municipio, del patriarca e de' due
di 3oo. Continuando nell'Ilalìa la lotta cleri, di cui feci già parola dicendo della
fra gl'imperiali e gli spagnuoli, il senato cessazione della pesle e dell'adempito vo-
1 icnsò di collegaisi con essi, conservando to nella costruzione del magnifico lem-
lii neutralità; di più fece resistenza prima pio, colla costruzione de'dcic delli ponti,
all'ambasciatore tli Carlo VI e [)oi a quel- ricordando l'annalista due o|)usculi iin- i
1m di Luigi XV re di Fi ancia, i quali pre- pressi nel 83o in Venezia nella tipogra-
i
tiiilevanu di poter inliodurre liberamen- fia Alvisopoli dall' editore Milesi: Uag-
\'- in Venezia e senza d pagamento d'ai- {quaglio citila veneta peste dell'anno
V III diritto tulli gli elfelli appartenenti lóSo ce., aggiunte le solmitilà dell'ari'
;.i<. loro case. AddoUrmola la lepubbiica no secolare 1730. Narrazione del so-
(! I lunga espcriiriua, temendo [)ur sempre Icnne triduo celebralo in s. Mariii del-
lI.c i luiclii, seiiiu iagnjiie\<j|e causa, pò- la Salute nel 2. anno secolare dtlUl
Ilscio insoigeie a buo danno, neli728 cessazione della pestilenza. — Avvi-
cuIìlÒ con giau dispendio il lisarciiiicn- lilu la citlà U'Abcouu, languente il suo
—
576 V E N VE N
commercio, accorse Clemente XII a far- Quirini, in occasione che dal suo vesco-
la lisorgeie e rinascere a doviziosa vi- vato di Crescia si conduceva in Roma,
ta,con accordarle a' 2 febbraio i 782 I il ed egli ne tratta ampiamente ne' suoi
porlo franco; e perchè divenisse porlo di Comment. hisC, t. 3, cap. 5. E di que-
i.° ordine, tanto necessario allo scalo di sta differenzanon piìi se ne parlò. Il con-
Levante, vi edificò un grandioso molo, te Girolamo Dandolo racconta il fatto
per ricevere nel porto qualunque legno con alcune lievi varianti a favore della
da guerra, ed inoltre vi fabbricò un su- re[)ubblica, coll'autorità dell'altro vene-
perbo Lazzaretto che i insci un capo d'o- to contemporaneo Diedo. Ildoge Moce-
pera e forse vinse in perfezione ogni al- nigo venne a morte a'2 1 maggio 1732,
tro. Questo ho voluto qui ricordare, poi- ed il suo cadavere colla solita pompa fu
ché r illimitate franchigie accordate da sepolto nella chiesa de' ss, Gio. e Paolo,
Carlo Via! porto di Trieste, unito al por- ove la famiglia di lui ha magnifici mo-
to franco concesso da Clemente XII ad numenti. A suo tempo fu per l'ultima vol-
Ancona, riuscirono di gravissimo danno ta compilato lo statuto veneto eoa addi-
al commercio di Venezia. Il dispiacere zioni e iodici : Novissiinuin Slalutoruin
che produsse ue'veneziani, probabilmen- f^enetaruni Legarli volumen dnabus
te contribuì ad inasprire poco dopo il di- in partibus divisum, ALoysio olocenico
sgustoso avvenimento che vado a narra- T^cneùariiin Principi dicaluin^ Venetiis
re col Novaes, Storia di CUmeiite XII. ex ducali lypographia Pinelliana. Inoltre
rs'el passare, circa la metà di giugno, per nel suo dogado e nel 1727 fu costruito
le vicinanze del palazzo di Venezia in Ko- quello splendidissimo Bucintoro, che bre-
ma una delle pattuglie che di notte so- vemente descrissi nel § XVIII, n.i3.
levano invigilare alla quiete della città, Carlo Ruzzinl CXIII doge. N' era de-
alcuni servitori dalmalini dell'ambascia- gnissimo per quanto già dissi di lui, pe'
tore veneto cav. Zaccaria o JXicolò Canal, doni dell'intelletto coltivalo presso i so-
per impedirne il passaggio uscirono a bat- maschi nel collegio della Salute, come per
tersi con que' soldati in tal maniera, che le molle decorose e importanti ambasce-
nella zulFa restarono morti 3 servitori ed riesostenute con tanta gloria e utilità del-
un soldato. Giuntanuova la a Venezia, la patria, che gli acquistarono eminente
il senato richiamò da lioma il suo am- riputazione. La Spagna ad acco- fu lar.''
basciatore, e licenziò da'suoi stati nun-
il glierlo per ambasciatore, poi l'ebbe Vien-
zio Stampa, che da quando lo avea in- na e l'ammirò sì per la lega che seppe
"vialo Clemente XI non era stato anco- stringere con Pietro I imperatore delle
ra rinìosso, finché gli fosse data soddi- Russie, sì per 1' accortezza che fece bril-
sfazione richiesta governo di Pioma.
al lare al congresso di Carlowitz. Fu spedi-
S'interpose l' ambasciatore di Francia to a Milano e Costantinopoli, là per com-
Saint-Agiian per la concordia, ma Cle- plimentare Filippo V, qua Achmel IH,
mente Xll avendo fatto compilare pub- ed egli piacque all'uno e all'altro, e nuo-
blico e formale processo dell'occorso, e vamente fu mandato aCostantinopoli, poi-
trovala a suo favore la manifesta giusti- ché ne'congressi d'Utrecht e di Passaro-
zia, ricusò costantemente di accettare qua- Avitz era slato gran fautore della pace
lunque proposizione su questa materia. che finalmente l'Europa ne ottenne. In-
Volle anzi ouiìinamente che il suo nun- tanto gli si era conferita la 2.' dignità
zio Stampa ritornasse in Venezia con tut- della repubblica, creandolo procuratore
ti gli onori cui si dovevano; e così succes-
di s. Marco, ma ninno piìi di lui era
se, restiliiendovisi il prelato, principal- degnissimo d'averne la principale, e la
meule per opera del suddetto cardinal couseguìa'2 giugno 1782 inetàd'8o an-
V Ei\ V EN 577
ni. Egli non la voien, occupato, secontlo le quali soltanto era lecito alle truppe a-
il suo costume, negli stiuli della politica lemanne attraversare lo stato veneto; le
e della lelteialuia, e nella meditazione faceva tenere costantemente in osservazio-
della molte. Nella guerra pei- la succes- ne dalle proprie, ed ingiungeva alle me-
sione di Parma,
morte dell'ultimo
cui la desime, che ad impedire ogni tieviazione
de'Farnesi, avvenuta nel 1701, dava pre- dalla linea tracciata, l'avessero a fiancheg-
tensione all'infante d. Carlo, come figlio giare in numero sufficiente, ed a poca di-
d'Elisabetta Farnese, il senato fu dagli stanza, durante il passaggio. Ciò nondi-
ambasciatori di Francia e Spagna per meno il territorio veneto non andò sem-
parte de'Ioro re Borboni invitato ad ab- pre illeso da violazioni e guasti insepa-
bracciare il loro partito, ili." facendogli rabili da tale stalo di cose. Ma se la re-
sperare 1' acquisto del ducalo di Manto- pubblica, o per sorpresa o altra causa non
va, il 2." prouieltevagli l'aiulo delle sue potè sempre impedirle, non tralasciò di
flotte, incaso di nuova guerra col turco^ chiedere pronlaraenle la dovuta ripara-
né l'Austria, benché raen larija nromel- zione ai belligeranli. Nel dogado del iluz-
tilrice,mostravasi meno sollecita di trar- zini, Venezia vide la i
.'
estrazione del Lot-
re a se la repubblica, insistendo sulla ne- to a'5 aprilei 734> ed a'6 gennaio del se-
cessità dicongiungere le loro forze, onde guente anno egli mori. Sebbene la gran-
opporre più vigorosa resistenza a'reCor- de sua età non lasciasse speranza d'aver-
borji, quali palesemente aspiravano a ri-
i lo vivente per lungo lempo, non ostante
durre l'intera Italia alla divozione della la cillà rimase afflitta udendone l'annun-
gno, rispondeva agli uni ed agli altri, le* ili s. Maria in Nazaret. Scrisse molle car-
iiersi da lei in gran pregio le prove d'a- te di ciò che avea veduto e praticalo; e
micizia e di slima di così polenti sovra- nella vita che pubblicò di lui 1' Arrighi
ni; nutrirei loro medesimi sentimenti si ha qualche saggio del modo come scri-
verso di loro; nt)n avere però alcun par- veva e sentiva. — LuÌG,i Pisani CXIT
ticolare interesse d' entrare a parie delle cinge. Avea conlraslato al predecessore il
loro rivalità e contese; dovere invece, per principato, come quello cui non manca-
quanto era da lei, conservare il gran be- vano pregi per renderlo caro al popolo
i)( (icio della pace a'suoi popoli, che an- veneziano e al patriziato. lìello della per-
cora risentivano gli effetti de'gravi cari- sona, univa a soavità di parlare, genti-
dii soìtenuli nel corso dell'ultime guerre lezze di maniere, copia di ricchezze coa-
co'turchi, perciò essere risoluta di conser- giunla a liberalità d'animo, spirito di re-
vare la più perfetta neutralità. Nondime- ligione, che si manifestava per ogni suo
no pievidente,inviò un provveditore gene- detto e fatto. La patria ebbe d' uopo di
rale in Terraferma, e provveditori straor- lui in rilevanti circostanze, e mai non ri-
(iinaii iwdle provincie a diritta e a sini- mase delusa nella fiducia posta in esso.
5-1 ra del Mincio; poneva in buono stato Lo mandò giovanissimo in Francia am-
(1: difesa le sue f(jrtezze di Lombardia e basciatore a Luigi XIV, quando Em'o-
(lt;l Friuli; raccoglieva (ingiusto esercito pa era in movimento per la successione
(li 2 4,ooij uomini sotto il governo di quel- diSpagna, e il vide tornare amico a quel
io slesso maresciallo di Schoulembourgh gran re. Divenula Anna regiua d'Inghil-
clic l'avea egregiamente servila ncirulti- terra, r inviì) a felicitarla, e vi andò sì
ma guerra; assegnava le vie militali per magnifico che diceasi con lui viaggiare la
VOL. xrii
5^7^ V L iS YEN
luaestà Jel veuelu senato. Fu ouoralu di nezia Gio. Francesco Sloppaui arcivesco-
uoa 3.' legazione più vicina e più nule, vo di Corinto. Si notò che in detto anno
allorché Carlo VI si portò a Milano. Sa- r ombrella in Venezia, pel i." ad usarla
vio dei consiglio, ottenne fama di uomo fii il patrizio Miciiele Morosini. A. vendo
giusto e prudente; piocuialore di s. iNlai- i turchi mosse le armi Ungheria, l'im-
in
u>,ne onorò il grado colla splendideiza; » i- peratore e il Papa invitarono la repubbli-
loiiuatote dello studio di Padova, pro- ca a collegarsi, ma ella volle restare neu-
tesse le scienze e le ai ed ebbe in (|uel
ti, trale. Censì fece varie spedizioni maritti-
celebre liceo eretta a lui una statua. Fi- me per raffrenare i corsari di Tripoli e
lialmente divenuto doge a' 17 gennaio di Tunisi; e sostenne uu vivo alterco co-
1 735, ne sostenne laltissima dignità con gli stati generali d'Olanda. Narra V Arte
tanto decoro che poteva dirsi re. Cle- di verificare le date ^ che nel 1740 Cle-
ineute Xll promovendo lo Stampa dalla mente Xll collo stabilire la fiera franca
sua lunga nunziatura di \ enezia a segre- di Sinigaglia (ma in tale articolo la dis-
tario de'vescovi e regolari, e poi Cu creato si originata nel 1200 e confermata da Pao-
cardinale nello stesso 1 735, dalla nunzia- lo II), eccitava la gelosia del senato , il
tura di Polonia trasfeil a questa Giaco- quale proibiva a' veneziani di porlarvisi.
mo Oddi arcivescovo di Laodicea. Trovo 11 Papa per rappresaglia vietava a' suoi
Jrle di s'crificart le (late, che il se-
ì\ft\V sudditi ogni commercio co' veneziani. Que-
nato od esempio di Carlo VI e di Cle- sta rottura che poteva avere dispiacevo-
mente XII, che aveano dichiarato irauchi li conseguenze, sospesa dalla sua morte
i porti di Trieste ed Ancona, nel 1736 avvenuta a'G febbraio, fu interamente so-
stabili il porlofranco di Venezia. Guer* pita da Benedetto XIV che gli successe.
leggiando Carlo VI e la Spagna, il Papa Morto sul finire di detto anno l'impera-
per difendere da ogni pericolo suoi sud- i tore Carlo VI, mancando la discendenza
diti aumentò le milizie in Comacchio e ia maschile dell'augusta casa d'IIabsburg,
Ferrara, ed aggiunse un presidio alla Me- che per più di 4 secoli avea governata
sola, fortificando la bocca del Po per as- l'impero, lasciò erede universale la sua,
t^uicchè si sapeva quanto egli protegges- libertà e salute della Germania, e dello
se e compensasse il sapere. La sua bi- stesse potenze marittime. Per parie del-
blioteca, raccolta da lui nel proprio pa- la repubblica di Venezia presto si conob-
lazzo a s. Polo, era singolamente ricca di be, che secondo le saggie massime di neu-
volumi di Ictleratiwa e storia , e chi vi tralità ;idoltate, faceva bensì considera-
cnlrav.i , tosto prendeva affetto del suo bile aumento di truppe in Terraferma, so-
Mi:itoie, che ci avcu messo bcUu Ialine lo però pei" fare rispettare i suoi j^ioci-
)00 V E N V E N
j)ìi. furono le lusinghe e gì' invili
Inutili nulo nell'ulti ma guerra, anche per non
da ogni banda, mn il doge Giiinani ten- aver accresciuto pubblici aggravii, non
i
ne fermo il governo nel prudente suo di- ostante i dispenilii sostenuti per le pre-
•visamenlo.Tra'soggi provvedimenti, nel- cauzioni usate nella buona custodia del-
la guerra che divorava l'Italia, onde ga- le città e fortezze; per le sue antiche leg-
rantirsi dalle ostilità de'due parlili, s'in- gi, per la sua saviezza, e come tutta in-
viò sulle rive dell'Adige la suddetta ar- tenta perchè regnasse ne' suoi popoli la
mata di 24,000 soldati, qualche distac- tranquillità, la giustizia ed il traflìco. Il
camento de' quali venne distribuito ne' suo continuatore, col quale d'ora in poi
principali posti sulla frontiera del Wan- procederò, cav. Antonio Coppi, Annali
invano, da Valeggio fino a Ponte Molino. (I Italiadali'j^o ali 84-^, parlando del-
Questa precauzione non impediva che gli 1750, dice
lo stato politico dell'Italia nel
stati veneti non provassero, come gli sta- che Venezia cogli stati diTerraferma, che
ti neutrali d'Italia, gl'incomodi prodotti s'inoltravano fra la Lombardia Austria-
dal passaggio delle truppe; serviva però ca sino a Crema, e collaDalmazia ed al-
n contenere le guerreggianti milizie ne' tri stabilimenti in Levante, si governava
limiti della moderazione. Neli745 il se- in forma aristocratica, é dirigeva tulle le
rato resistè alle sollecitazioni del conte sue osservazioni a conservarsi nello sta-
d'HoIdernes?, onde dichiararsi per Maria to in cui era, così le repubbliche di Gè-
Teresa, la quale nello stesso anno diven- nova e di Lucca, prescindendo dalla re-
ne imperatrice, perchè alla morte di Car- pubblica di s. Marino per la sua picco-
lo VII successe il roarilo Francesco 1, lezza insignificante. La repubblica vene-
rientrando così lo scettro iuìperiale nella ta aveva una popolazione di circa tre mi-
casa d' A usIro-Lorena. La repubblica sem- lioni di sudditi. Avrebbe quindi potuto
pre ferma e salda nel sistema neutrale, prendere qualche parte negli affari ge-
le sue differenze sia co'turchi, sia con al- nerali d'Europa; ma dividendo suoi no- i
tri si terminavano ormai sempre con pa- ve milioni di ducati di rendita in mante-
cillche negoziazioni, e al più collo sbor- nere forze di terra e di mare, con 1 2, o i 5
so di somme
denaro piìi o meno con-
di bastimenti di alto bordo, non aveva una
siderevoli. Benedetto XIV promosso il forza sufficiente per livellarsi colle altre
nunzio Stoppani alla nunziatura dell'im- potenze marittime, e le truppe che con-
pero, e poi fu cardinale, nel i 743 gli sur- sistevano in 18,000 uomini ad altro non
rogò Martino Innico Caracciolo napole- servivano cheall'interno servigio del pae-
tano, arci vescovo di Calcedonia, in lempo se. Tutti gli ordini poi della repubblica,
della cui nunziatura e nel i
745 per l'arre- una volta buoni , erano già per la loro
sto fatto di un reo pochi passi lungi dal decrepitezza in decadenza. Tuttavia pro-
palazzo Grilli, residenza del nunzio, non ve di energia le leggo nel conte Girola-
pare che producesse conseguenze, sì per- mo Dandolo, col dire che dopo la pace
chè in Roma i Papi non volevano piìli tol- d'Aquisgrana, quando 1' Austria propo-
lerare V Immunità (V.) locale delle fran- nevaie lo scambio d'alcuni piccoli terri-
chigie, sì perchè dalla repubblica costan- torii veneti confinanti col Milanese e col
temente fu negata in Venezia. Finalmen- Trentino, con altri austriaci nell'Istria,
te nel 1 748 si pacificò l'Eiuopa. e l'Italia il senato vi si rifiutò con fermezza senza
1 iacquislò la sua quiete col IrallalodiAqiii- neppur bilanciare il vantaggio oil danno,
l'indicherò in corsivo. Narra dunque l'en- coscrizione della diocesi olFeudesse il di-
comiato conte Dandolo: « Forse non al- ritto da lei propugnato, non solo prote-
tro fine che quello di non mostrare de- stava , ma troncava eziandio ogni rela-
bolezza, ebbe pur la contesa nella quale zione diplomatica con Iloma, e minaccia-
ili <|uel tempo medesimo impegnavasi la va altres'i di ricorrere a piìi vigorosi par-
repubblica, circa il diritto di nomina al lili. Allora la corte di Sardegna, offren-
patriarcato di Jrjuileia, la cui diocesi ab- dosi mediatrice, proponeva di sopprime-
bracciava anche la parte del Friuli domi- re il patriarcato, e di sostituirgli due ar-
nata dall'Austria; estendendo poi la giu- civescovati inUdine ed in Gorizia, ad
risdizione metropolitica sopra piti vasto ognuno de'quuii sarebbesi nominato dal
territorio, lo non so, se come pretende il rispettivo principe territoriale. Ma il se-
Darù sulla fede del Diedo, realmente sus- nato, com'era a prevedersi, non volendo
sistesse fra l'Austria eVenezia una con- saperne di limitazioni, respingeva anche
venzione la quale
d' antica data, giusta questa proposta; l'Austria si atteneva al
questo diritto esercitar si dovesse du'due giudicato da Roma; ed il Papa, malcon-
governi con alternativa costante, o se ab- tento della repubblica, dichiarava di la-
bia invece avuto luogo, come alFermasi sciare le conseguenze del conflitto alla
dal Cappelletti, soltanto «otto il regno di responsabilità di chi lo aveva suscitato.
Maria Teresa. Ciò a me poco importa, Benché tardi, il senato fiualuiente si av-
quando si conceda ciò che il Cappelletti vide che la controversia non meritava ru-
stesso concede : voglio dire, che qualche more ù grande, ed accoglieva il progetto
controversia sia insorta anche prima di sardo, non perchè più vantaggioso, ma
Maria Teresa; che dopo la sua assun-
e perchè toglieva ogni causa di nuovi dis-
zione al trono sia realmente seguito il sidii". L'Arte di verificare le date rac-
convegno in questione. Se non che la re- conta che neliySo il senato entrò in di-
[lubblica seguitando l'usato sistema, au- scordia colla s. Sede.« Per patto, già da
i.lie ilopo conchiuso l'accordo, faceva asse- gran tempo convenuto fra gli arciduchi
gnare al patriarca di Aquileia un coa- d'Austria ed i veneziani, doveano le due
(liuloie con futura successione. Allora potenze godere a vicenda il diiitto di no-
l'Austria protestò, ma senza frullo, per- minare il patriarca d' Aquileia , ma gli
l' altra parte rinnovavano con seojpre triarchi d'Aquileia essi medesimi i loro
maggior iuìpegno l' istanze già fatte in coadiutori, (juesti ottenevano l'approva-
nitri tempi, per ottenere un vescovo loro zione del senato , e venivano muniti di
proprio. Nessuno, per oggetto in sostanza bolla pontificia che ordinavali alla suc-
non grave, avrebbe v(>lato r)ltrepassare i cessione; ora l'imperatrice regina recla-
termini delle dispule diplomatiche. Si prc- mò contro a (juesto uso; e Papa Deuedet-
<-L' allora il partito ili assoggettare la de- to XIV, scelto per arbitro di tale conte-
renedetto XIV, nullo riguardo avendo nel lySo richiamò da Roma il suo
tili,
olle sue lagnanze, con altro breve de'27 ambasciatore (parli a'ig luglio), inliniò
jjiugno lySo creò vescovo in parlihus e al nunzio pontificio di partire da Vene-
vicario apostolico di Aqnileia il conte di zia, e prese qualche disposizione quasi vo-
Atimis canonico di Basilea. Scoppia- lesse venire alle Papa appiglios-
armi. Il
questo alfare neh 751. Fu soppresso i! pa- tro in Gorizia per quella esistente nel
triarcatodi Aquileia,e venne divisa quel- dominio austriaco". Piacquero queste
la diocesi in due arcivescovati, uno di no- proposizioni, il Papa le confermò, e cosi
mina del senato per la parte riguardante ebbe fine ogni conlesa. Aveva Benedet-
il Friuli veneto, e l'altro pel Friuli au- to XIV nel 1747» od istanza del senato
striaco di nomina degli arciduchi. Udine veneto, crealo cardinale il patrizio Da-
era la sede del \
.°
e Gorizia dell'altro". niele Delfino patriaica d'Aquileia, quin-
Presso a poco l'annalista Coppi raccon- di soppresso quel patriarcato. Io dichiarò
ta ollrettanlo, rilevando principalmente I
.° arcivescovo d' Udine (ne! quale arti-
sulla conlesa ,
più disgustosa che seria. colo non solo parlai della discorsa grave
La diocesi del patriarca d'Aquileia, resi- vertenza, ma
pure delle due meda-
dissi
dente in Udine c\\\l\ veneta, si estendeva glie fatte coniare pel «no componimen-
sopra una parte deJFriuli austriaco. Quin- to e pe'fissati confini tra' due stali) con-
di continue dispute per la giurisdizione servandogli a vita le insegne e gli onori
vescovile, mrd sofferendo l'Austria che un patriarcali. doge Grimani fu degno
Il
prelato straniero avesse tale autorità sul òeW Apoteosi Poetica, che parlo del-
Dopo lunghe controversie
suo territorio. i l' ingegno di famigerati poeti, gli con-
due governi avevano fatto un compromes- sagiò Medoro Bossi nella deploralis-
so nel Romano Poulefice^il quale rredetle sima morte, che il tolse a! con)uiic a-
di provvedere al bene della Chiesn co! more della repubblica il di 7 marzo
deputare un delegato apostolico che di- 1752 anni 7f, dopo aver fallo deco-
di
pendendo immcdialameote dalla s. Sedc^ rare ucl palazzo ducale quella sala che
V E N V E N 585
fidili copin degli stucchi uè prese il coli riguardava la pubblicazione dell'im-
non» e. petrazioni private d' indulgenze, non già
4o. Francesco Lorcflano CXFT do- per impedire la libertà de'ricorsi, ma per*
ge. Era slato provveditore sì splendido che avessero da precedere attestali de' ve-
a Palma, che sembrava non altri lo a- scovi diocesani rispettivi a moderazione
vrcbbe avanzalo in munificenza, se fosse di tali ricerche; eccitandosi i suddetti ve-
enfiato alle legazioni dell'Austria e della scovi a non attestare con quella facilità
Baviera, alle quali lo si era desiderato. che eccedesse termini convenienti. Nel a.**
i
Ma non sì l'animo di lui generoso veni- faceasi sapere a'vescovi che non sarebbe-
vasi celebrando, che più non se ne om« ro licenziati quei rescritti, che i vescovi
uiiinsse la molla religione. Divoto alla ponno fare da se slessi, in forza del pro-
ss. Vergine di Loreto, volle che in altare prio jus ordinario,delle canoniche dispo-
a lei coosagrato sì celebrasse quotidiano o di privilegi. Col 3.° si notificava
sizioni
incrnento sagrifizio; eresse un altare al che non sarebbero licenziate dispense ma-
doge 8. Pietro Orseolo, ed il tempio di s. trimoniali, se non si facessero note avan-
Marco, alla fede e tutela di lui soggetto, ti d'impetrarsi. Col 4-° venivano vietati
ne fu arricchito di preziosi ornamenti, e a ricorsi per ottenere riduzione di messe
più esalta disciplina ridotto in ogni ordine dipendenti da disposizioni testamenta-
de'suoi ministri. A' 1 8 marzo 752 1 eletto rie, senza previa licenza pubblica e senza
doge, accoderò con piacere i veneziani la ascolto degli eredi e degl'interessati ne'te-
sua richiamando a memoria
scelta, tosto stamenli. Il 5." proibiva a' regolari di ot-
l'altro doge Loredano, cioè Leonardo, il tener qualunque alterazione da quelle re-
quale avea salvalo la patria da orribile gole de' loro istituti con le quali furono
procella, suscitata da parecchi potenti accettati nel dominio,seoza
previo per- il
nella legadiCambray; senon che in (p1e^ti messo. Col 6.° vietavasi a qualunque ec-
tempi la repubblica era in ozio e tran- clesiastico di far rinunzia di benefizi ad
quilla, intanto che l'Europa nuovainente fai'oreni, fuorché le prescritte e permesse
ardeva di fierissima guerra. Nel 1732 da'concilii e da'canoni, o di farle nella
iJenedello XIV colla bolla Sinceritas, cùria romana;comepure vieta vansi leim-
de' I 3 giugnOjSuo /lollario, t. 4> p-
49 1
petrazioni di coniWnlovìe adfuturani site-
concesse alla repubblica il diritto di no- cessionpììi in detti benefìzi. Finalmente
minare perpetuo! vescovi diTorcello,
in chiudevasi il decreto dall'articolo 7.° che
Gaorle e Chioggia, come Pio 1 V l' aveva diceva: In qualunque caso avessero dal
accordato pel patriarcato di Venezia. Il principato ad essere concedute le prescrit-
provazione del governo per l'esecuzione, Dateria e delle segreterie della s. con-
non venivano licenziati che con turba- gregazioni o tribunali, o perchè, come al-
mento della pubblica e privata trnnquib tri ancora più maligni divulgavano,fos-
lilà. Volendo duii([iie il senato prevenire se questo un trailo vendicativo de' vene-
I tlisordini, nel i 7 54 pubblicò un ilecrelo ziani per la soppressione del palriarcato
con edillo diviso in selle ai ; icoli, che indi- d' Aquileio; ma perchè veramente in al-
rizzò a' suoi governatori delle provincia cune parli veuivasi ad offendere V auto-
marittime e terrestri. 11 i." di ilelli arti- rità pontillcia. Reuedclto XlVf^ce gravi
584 VEN V EN
lagnanze, per cui si venne a trallare l'iif- stalo, ma fra lulte si distinse I'.')d()va in
solo negli ullinìi mesi del suo ponlificato, per esserne stato vescovo zelanllssitno,
il senato ne sospese 1' esecuzione per 4 munifico ed esemplare. Il fratello degnis-
mesi. Di pili neli7541'<inedetlo XIV die' simo, modello di virtù e di pietà, d. Au-
per successore ol nunzio di Venezia Ca- relio, fu fatto cavaliere della stola d'oro e
racciolo, Antonio Colonna Iji-anciforle procuratore di s. Marco dal senato, che
arcivescovo di Tessalonica. Inollre nel inoltre decretò che lutti i piiuìogenili
I 754 la repubblica e l'Austria tolsero di della famiglia Rezzonico sarebbero cava-
."
likezzo alcune questioni pendenti intorno lieri ne fu pel
nati della stola d'oro, e i
giugno 1756. Essendo dal 1755 vacante pe assistente al soglio e gonfidoniere del
Tudilorato di Rota veneziano, per la pro- senato e popolo romano, dignità in segui-
mozione del Molino a vescovo di Brescia, to da altro Papa, come dirò poi, concessa
il Papa a^G marzo 758 lo conferì al pa- i al (rateilo d.Abbondio, intanto dallo zio
trizio Giovanni Cornaro. Morto Benedet- cycaXo Senato re diRoma, e quindi da lui
to XIV, dopo 2 mesi e 5 giorni di sede sposato a d. Ippolita Boncompagno Lu-
1758 fu eletto Papa
vacante, a'6 luglio dovisi, con quelle particolarità riferite
Clemente XIII Rczzonico patrizio vene- nel voi. LXIX, p. 162. Gli altri due fra-
.°
ziano, già uditore di Rota nazionale,e per- telli, Carlo pel i fu creato cardinale dal-
ciò lo celebrai pure nel volume LXXXII, lo zio, Gio. Battista dipoi ebbe eguale
j».278,6 nella sua biografìa eziandio ac- dignità da Clemente XIV. La madre del
cennai come Venezia e il senato ne giubi- l'apa. Vittoria Barbarigo, parente del b.
glia del nuovo Papa la loro letizia. Spar- cendone [>m- celebrare nel seguente anno
sasi questa esaltazione per la città, tutti per la morte del fratello d. Aurelio, e tut-
parvero fuori di se stessi per l'esultanza, to notai nel voi. XXVI II, p, Sg. Nel par-
ne alilo udi vansi che voci di gioia. Nel gior- tecipare Clemente XI li il suo innolza-
no seguente si fece una solenue proces- mento alla caltedia di s. Pietro a'sovrani,
sione intorno alla piazza di s. Marco per die'saggio di ipiello spirilo apostolico che
rendere grazie a Dio, coli' intervento di riiiforiuava,con amorevoli espressioni e
lutto il clero secolare e regolare, di tutte zelo fervoroso esortfuidoli a procurare
le scuole njaggiori ed altre confraternite, fill'Eiuopa una pronta pace, che tanto
e coll'accompagna mento della serenissi- dii'ijuoni si desiderava. Narrai di sopra e
ma signoria e di mullissima nobiltà. La feci cenno nella sua biografia, che il se-
sontuosità delle feste corrispose alla nato nel I 'j5/\./<i\eiì proibito a' sudditi di
grandezza del soggetto. L'esenj(HO della hne domande alla curia romana senza il
capitale fu seguilo dalle altre città dello suo [icrmesso, tranne le cose spetlanli
V E IN V E i\ 585
all;i s. Ptiiitenzieria, il che fu cagione ili sin lellcra scritta di Nostro pugno, que-
dissensioni con l'ent^dello XIV, che inu- sto inaspcUato Nostro successo. Siamo pe-
tilmente ne tloniantlò la revoca. Però la rò ricolmi di una giusta fiducia, che es-
I epubblica pel suo ambasciatore venenilo sendo la medesima interessata a procu-
iu cognizione che il già suo figlio, ora Pa- rare che il Nostro governo riesca a lei di
pa, nutriva lo 'stesso tlesiderio, per singo- glùiia e di utilità alla Chiesa, vorrà assi-
lare riguardo prima sospese nuovamen- sterci coll'edicacia delle sue orazioni e
te per 4 come vado a dire ri-
niesi, e poi colla saviezza dei suoi consigli, ed inco-
tirò il decreto. Quindi Clemente XIII col- minciare ancora a felicitarne i principii
la lettera A primo, ì\ìì' 5 agosto 17')8, col cooperare al ristabilimento di una per-
presso il Gutwn, Epiloìn. Cninùl. Àpo- fetta unione con questa s. Sede, dandoci
stolicA. 2,p. 34^, ringraziò la repubbli- il tempo ed i mezzi di poter utilmente
ca di X'enezia pe' pubblici segni di gioia travagliare come erasi già incomincia-
che avea manifeslati nella sua esaltazio- lo col Nostro predecessore. Ne porgiamo
ne al triregno.e pe'distinti onori coi quali a questo fine a Vostra Serenità le piìi
avea ornata la sua famiglia; ed insieme fervorose preghiere, assicurandola, che co-
esternò la lieta S[)eranza,che la signoria me ci sarebbe di sommo conlenlo che l:i
gli desse maggiori contrassegni del suo Nostra amatissima patria desse agli altri
amore verso di lui, ed erano appunto principi cattolici questo pio e generoso
questi la revoca del decreto, nella quale esempio di filiale deferenza alle giuste i-
la medesima signoria non poteva temere stanze delVicario di Gesìr Cristo, cos'i da-
pregiudizio alcuno alla sua dignità, poi- rebbe ancora a Noi il motivo di approfit-
ché ognimo sapeva, che chi ha il potere tarci maggiormente della dignità ponti-
di fare le leggi, ha pur quello d'abrogar- ficia per promuovere le sue convenienze,
le senza detrimento di sua autorità su- e per implorare in grado di Sommo Sa-
prema, mollo più se si cojisidera il tempo cerdote dal distributore d'ogni bene a Vo-
in cui si fa e in grazia di chi; cioè per le stra Serenità, alla Repubblica ed ai suoi
preci d'un figlio dalla divina clemenza domiiiii ogni incremento di gloria e di
riporta la lettera, scritta al doge Loredn- a* 1 2 dello stesso agosto rispose colla se-
no dal Papa due giorni dopo la sua e- guente il doge in nome della repubbli-
jezione, che riprodurrò per la i
.'
con un ca". L' assunzione di Vostra Santità al
cenno della risposta, poi l'altra ricordala sommo pontificalo è un'opera dello Spi-
de' 5 agosto, la quale pure interessa ri- rilo del Siirnuie, che illuminando la men-
produrre in un alla risposta, per ipianto te delsagro collegio ha mosso la volontà
."
dovrò riferire. Intanlo comincio dalla i del medesimo a presceglierla, benedicen-
triterà.» Appena innalzali , dalla prov- do con (pieslo grande e felice successo
videnza del Signore, senza altro merito respellazione di tutta la cristianità, ina
iNoslro, in tempi tanto miseri calan)ito< singolarmente desideriidellaRepubblioa
i
, ;i! supremo governo della Chiesa, vol- noMra, la «piale esulla nel vedere alzala al
iiiu» |l pensiero e lo sgu.irdo verso V'o- Sdinnio gr-ulo di eouuni padre Lei die i'i-
li a Serenila conje ilegno ed illustre capcj nura cuiiliaddistiuse qual suo piedilello
l'Ila lvepubblic;j, elle abbiamo sin ora r;igguarili'v«de figlio .con filiale vene- . .
pel nostro nascnuento osservata per No- razione c'ineliiiiiamo al bacio de'sanlissi-
stra ddctlissima madre, e cheanjercmo mi piedi ". Alla notizia poi che il sena-
da (|ui innanzi , pel giado iu cui siamo to aveva .sospeso per nitri /\. mesi il di--
-'"jslra figlia ,
parlecipandolc cou quc- icrissc a'5 agoslo al dugc Lorcdaiio. -> l' in
586 V L N V EN
dalla nriina udienza che abbiamo dato al insensibilmente introdotti. Ciò dunque
cav. Correr ambasciatore di Vostra Sere» che n Noi far potete di più grato si è, di
nità, udimmo con molto piacere e con o- togliere, e togliere di vostra sovrana au-
gni sentimento di riconoscenza le tante torità, quel decreto. Eccovi in poche pa«
dimostrazioni dell' esultanza che la Re- role epilogata la somma de'Nostri ardeu-
pubblica tutta avca date per la Nostra e- tissimi desiderii, né siavi di grazia fra voi
nmbiisciatorefuda Noi accolta con molto date di grazia un pensiero alle circostan-
giubilo, come abbiamo significato al me- ze presenti, e poi vedrete, ss coll'accor-
desimo, ed egli slesso, ne siam ben certi, dare ciò ad un figlio della vostra patria
non avrà lasciato di darne parte a Vostra dalla misericordia del Signore esaltato al
Serenità, dichiarandole insieme la nostra sublime grado del pontificato, che istan-
pronta soddisfazione a ripigliare il ma- temente ve ne prega, patir possa pregiu-
neggio, ed il vivo desiderio di condurlo dizio alcuno il vostro decoro. Ah cittadi-
ad un termine che sia di reciproca sod- ni amatissimi, non vi sia tra voi. chi la
disfazione. Prima però di far questo, ri- pensi diversamente, e siale sicuri che il
flettendo Noi aquell'espressioni colle quali mondo tutto farà plausi di gitjbilo alla
l'c-prtssioni che nella trascorsa Settimana stimonio, per il cospicuo esempio che da-
l'auibasciator uoblro cav. Pietro Correr to avete al mondo lutto cattolico dell'os-
ci lappresentò uscite dalla Santità Vostra, sequio che professate alla s. Sede, che Ira-
le quali mostrarono redlcaceSuo deside- inandalo io voi da' vostri maggiori ren-
rio che si ponesse fine alle insorte diffe- dulisi cotanto benemeriti per memoran-
renze coH'aruiulIare ildecreto y settem- di egregi fatti, vive tuttavia e vivrà sem-
bre I
754: giunse il pregevolissimo foglio pre negli animi vostri, e di quel partico-
della CeatitudineVoslra, in cui abbiamo lareattaccamenlo, che essendo il caratle-
conosciuto chiaramente il carattere retto re specioso cou cui l'inclita vostra Piepub-
ed ingenuo della Santità Vostra, la qua- blica riguarda i suoi figli , l'avete ora s"ì
dosi Vostra Beatitudine stessa, che qua- Nostro aggradimento, non sarà per essere
lora succedesse per libera autorità del inferiore la Nostra riconoscenza; e Nostro
Senato la sospensione del decreto, ciò non s.irà il pensiero di darvene convincenti
può né potrà n>ai recare veruna lesione prove, e quelle appunto che da Noi, co-
alla podestà nostra legislatoria. Ciò pre- me da grato cittadino, potete sperare a
messo Vostra Santità cel richiede con
, gloria ed utilità della comune diletta pa-
sensi teneri ed afFelluosi come ima grazia tria ec. " Ma
Don tardò la repubblica,
d.i'sooi attaccatissimi figli. Perciò esseudo col suo operato, e col non più mostrarsi
noi assicurali in un punto cos'i essenziale docde,a trafiggere il cuore dell' ottimo
;iUincnte alle leggi ed alle consuetudini Clemente XIII, e perciò questi dovetlo
nostre,ci troviamo in grado di dirle di cambiare linguaggio, come dirò piìi sot-
nverein quest'oggi ritirato il decreto 7 to, ripeUilameule lagnandosi di avere per
settembre jS^ con le carte ch'ebbero a
» essa solTerlo le maggiori amarezze, come
questo relazione. Bealissiiuo Padre, sia le avea palile il predecessore Ccnedello
(jiicslo un indubitato contrassegno della X I V, perciò poco tenero verso la medesi -
( odtinuazione del nostro giubilo per ve- ma. Dopo avere il Pupa rinnovalo il titolo
iltie la DeatiludineVostra (loslro concit- di jliìOslolich alla regina d' Uiii^lu-ria
(idino, per i segnalali suoi meriti ed e- Maria Teresa, conse a'siiccussori di lei in
-K.gie virtùes.iltato al supremo governo (]uel reame, e creato cardinale il proprio
I iella Chiesa. Per quello riguarda alle di e degno nipote Carlo, nel concistoro del
J-ici espressioni tanto generose e cordiali I. "ottobre dello stesso 1758, con l'allo-
I so la pallia Sua, non avremocliea di cuzione iSV fini militari lamie, [)res<o il
sicuri che Ella ci riguarderà sempre nel al sagro collegio il riprislinalo perpcluD
•IO insigne pontificalo come suoi predi- titolo di ÀjtO'Lolico a' monarchi d' Un-
588 VE JN V EN
gheria, le cesiate veilenze colla repub- niane di s. col privilegio ba-
Caterifia,
blica di Venezia, e ricordate le dilferea- ciilideferendi in solemnioribus feslis
ze eh' ebbe con essa l'altro conciltadiao et annuii benedicli digito gestandij a*
g 1
Alessandro Vili, creò cardinale un altro luglio concesse che la festa dell' Annun-
patrizio veneto in Antonio Marino Priuli ziazione, tanto memorabile per l'origine
vescovo di Vicenza e con elogio. Indi col di Venezia, si celebrasse nella sua dioce-
hieve I/idurncii1orunij de' io febbraio si con ottava e non ostante che in altro
lySg, BulL cil., p. gì Plehanos prò : giorno si trasferisse; a'20 settembre bea-
VE N VE N Si^c)
frase ed il concetto che costà dispiacque scapitò nella favorevole opinione, che
nell'opera rroenlissima qui pubblicatasi, dietro alle relazioni di monsig."^ Traversi
Delle Ostile di f^'cnezia del conte Leo- erasi già concepita di lui ; rilenendosi tut-
nardo iNIaniri, poiché vorrei che fo>se ri- tavia, qunle auciìe V. S. lo descrive,per
paralo almeno in quegli esemplari che soggetto di molta pielà, e divotamente
stanno tuttavia in mano dell'illustre au- s. Sede ed alla sagra perso-
attaccato alla
tore, che può avere errato per ignoran- na del SantoPadre Gregorio XVI, il qua-
za od imprudenza, non mai a progetto, le dal canto suo non lasciò di aggradire il
supplico, cjuanto so e posso, ad inslruir- ambascerie alle corti d'Europa, nelle qua^
sene ed onorarmi di partecipazione di li si fece ammirare pe'suoi grandi talenti,
quanto le venisse osservato, standomi per singolari virtù e per una magnificen-
troppo a cuore e per coscienza e per ri- za eguale quasi a quella de' più grandi
spetto alla veneranda Cattedra di s. Pie- monarchi. Accoppiando le politiche colle
tro di non lasciar correre veruna scrit- studiose applicazioni, essendo ambascia-
tura a stampa, che non sia rispettosa [ser tore in Roma scrisse il suo Ragiona-
la santa nostra religione, non meno che ìnento j e trovandosi collo stesso carat-
al Pontificalo". A questa edificante com- tere a Vienna raccolse r^rr/7/j<; mcwo-
missione, prontamente risposi. >» Ade- rie, ossìa segreta storia di Carlo Vlini-
rendo al di Lei desiderio relativo all' o- peralorej nell'ambasceria poi di Tori-
pera del sig. conte Manin, le dirò, in via no compilò la sì bella Relazione, cUe in
per altro riservata, essere qui (in E.o- seguito stampala si riprodusse in più lin-
ma) spiaciuto, e certo non poteva piacere gue. Innanzi che partisse per la sua i.
per verun modo, non tanto l'espressione legazione, era stato scelto dal consiglio de'
ila Lei saggiamente giudicata non tiu'su- Dieci per proseguire laconlinuazione del-
rata sul conto «li Giulio li, quanto l'illu- la Storia di 1 e/jezf*?, cominciata dalCcm-
strazione falla dall'autore alle due pri- continuata da Nani e proseguita da
1)0,
cludere, che le troppo famose leggi ema- seguendola dove quest'ultimo pallio sto-
nate per la i." volta a danno delle eccle- rico giunse sino al 1690,6 dopo di lui il
veneta repubblica, le fossero slate dettate riografo (e custode degli archivii segreti
ilalla IMadie Santissima e daU'Ji^vangeli- della repubblica, impieghi che andava-
sta s. Marco, i quali le avrebbero, per co- no sempre congiunti insieme), che n'ebbe
sì dire, perfino somministrate penna e la commissione nel fif)^, l'avevano cori-
1
calamaio per metterle in carta. Ciò non dotta {'i\i\e parli contengono la continua-
ostante per altro, l'illustre autore nulla zione del Garzoni, la i
.'
col titolo: Istoria
Sgo V E N V E iN
(Iella rcpulhlica di T^cnczia in tempo ne, e finihncnte la più illustre che po-
della sagra lega contro Maometto If e tesse conseguire, poiché fu eletto doge a'
ire suoi successori, gran sultani de' tur- 3i maggioi762. Il suo dogadn fu paci-
chi, Venezia pel Manfiè yoS e i yOyjla i fico, se non che per avere il senato rico-
2/ col tilolo: Istoria della repubblica di nosciuto per arcivescovo di Filadelfia e
Penezia ove insieme narrasi la guerra Ciipo della Chiesa greca in Venezia certo
per la successione della Spagna a Car- Giorgio Facea scismatico, che dallo stesso
lo II, Venezia pel Manfrè 7 6 e 1719). 1 1 patriarca greco eterodosso in Costantino-
La lontananza di MaicoFoscaiinijin cui poli era stalo scomunicato, diede luogo
per più anni rimase dal deposito degli ripetuti reclami, per siffatta ricogni-
arcliivii segreti, da'qunli i soli isloriografi zione, di Clemente XI II, che avendoli già
della repubblica erano autorizzali a trar- falli o'27 febbraio al patriarca Biagadi-
re carte e documenti, impedì che atten- no e doge Loredano, eziandio poi ne
ol
desse alla compilazione di tale prosegui- Sdisse al doge Foscarioi a' 22 gennaio
mento. Onde però occuparsi d'nrt ogget- 17G3 e poi al suo successore, cou^e nar-
to analogo al ricevuto incarico, mise in- rai nel 5 XIII, n. f). Il suo principato bre-
sieme i materiali , che ovea da lungo vissimo tli 10 mesi ebbe fine colla sua
tempo raccolti , per l' opera intitolata : morte avvenuta a' 3i marzo 1763, re-
fanciulle, che bella e miseria mettevano grandissima negli nllari della penisola, e
in pericolo. Egli pigliava sollecito pen- dirigeva la sua politica a maulenerla in
siero di Soccorrere le povere comunità uno stalo di debolezza, mentre d'ullrou-
religiose,che spesso' visitava divolo, e de cercava di rellitìcarvi le sue frontie-
quella particolarmente di s. Bonaventu- re j sposando quindi M." Teresa il suo fi-
compagna a lui la piissima moglie, alla casa d'Austria) col possesso delle pi oviu-
quale per i>peciale di>tinzione fu accor- cie venete, alla condizione peraltro che
dato l'uso del comodi dogaressa benché l'Austria cedesse alla Francia i Paesi Bas-
non coronata la le. Tanta leligioue si am- si ". Tale progetto di sottomettere Ve-
mirava da' grandi e si venerava dal po- nezia e i suoi dominii all' Austria però
polo. Cleuicnle XIll nel 764 leintegiò i rimase sopito, ed alla sua volta venne at-
del cullo immeniorabile il b. Giovanni tualo, come diiò poi. iS'eli753 la lepub-
Marinoni veneziano teatino, e nel 1763 blica avea concluso un traltalo co'pirati
approvò quello della Lcn^cnutu Caia-b. baibaieschi, e tali n'erano slate le condi-
ni da Udine, domenicana. E col bteve zioni che più sembravano proprie da ira-
Exponi iioiis, de'ig api ilei 765, Bull, jiCrsi a sudditi, the non da proporsi ad
liom. (onl.,i. 3, p. 63: Facullas per- una potenza»ovrana,coine osserva la con-
ben presto violate dalla reggenza di Tri- forze degli stali italiani. Perciò la repub-
})oli, poscia daldeydi Algeri, e finalmen- l)|ii;a,abbandonata dal solo allealo su'mez-
te dalla reggenza di Tunisi. Sopra di que- zi del quale avrebbe potuto far conto, si
Dandolo, che la Porla ottomana conti- solila squadia nel IMeiliterraneo a prote-
nuando a mostrarsi disposta a mantener- zionedella navigazione de'propri sudditi,
si in amicizia colla repubblica, avrebbe e di far guardare da alcune fregate l'in-
questa potuto dirsi pienamente tranquil- gresso dell'Adriatico. Cosi presso a poco
la, se la piroteria più sfacciatamente che procedevano le cose, quatido nel 1 765 fu
in addietro esercitata da'Cantoni di Car- rielettogovernatore oca[)itano di nave il
beria non le avesse in)posto il debito di patrizio y\ngelo Emo, da ultimo prov-
una più vigilante protezione del suo coui- veditore di sanità ne'Lazzarelli ; essendo
tnercio marittimo, cui le sunnominate tra' veneziani statuito con sano consiglio
franchigie concedute a'porli di Trieste e di educare gli uomini di stato alle prati-
di Ancona ispiravano nuovi e non infon- che discipline del governamenlo in varie
dati timori. Perciò manteneva il gover- successive magistrature, acciò tutto vedes-
no di essa un qualche «mmero di navi nel sero, e di tutto istruiti, assunti fossero
IVledilerraneo; e volentieri accedeva agli alle più interessanti e gravi faccende del-
invili del Papa di collegarsi con lui, col- l'amministrazione. Gli si affidò il coman-
la Spagna, con Napoli, con Genova, co' do d'un vascello di linea e di due frega-
cavalieri gerosolimitani di Malta. Anzi te, con l'incarico di recarsi nel Mediter-
nel congresso a tal uopo raccoltosi in R.o- raneo a farvi qualche dinioslrazione che
ma, proponeva la repubblica slessa il bom- incutesse a'pirati africani il timore di un
bardamento d'Algeri, Tunisi e Tripoli, pili rigoroso attacco contro iloro nascon-
solo espediente atto ad estirpare il male digli ; e di proseguire poi oltre Io stretto
dalla radice. Se non che Spagna, cioè il
la (Il Gibilterra sino a Lisbona, onde com-
gigante della lega, manda va a vuoto il ben plimentare a nome della repubblica il re
concepito disegno. iMoslrava essa infalti Giuseppe,e ad impegnarlo vieppiù a strin-
volervi entrar di buon animo, e per allu- gere l'amicizia che già univa i due go-
cinare ognor più i collegati, diceva voler verni, ed a concedere alle navi de' vene-
tentare essa sola l'impresa d'Algeri sopra ziani quelle maggiori agevolezze solite lar-
ogni altra dilUcile. E perchè la prontez- gheggiarsi al commercio delle nazioni più
za de'falli mal rispondeva alla magnifi- fiivorite.L'EiMonel disimpegnodclla dop-
cenza delle paiole, giuslificava la pi npria pia missione superò l'espetlazione del se-
inazione, esagerando la grandezza dell'-np- nato;anzi quest'ultimo nell'a ver cos'ai rivol-
parecchio. Venezia però non ebbe a du- to le sue cure a rianimare il commercio
rar tropj>a fatica per convincersi, che la nazionale,mostrò che in lui nell'accorrere
Spagna, cosi consigliata dall'interesse <Iel alla difesa della repubblica colle proprie
proprio commercio, voleva profittare de' forze marittime, non era meno sollecito
vantaggi della lega, e perciò voleva aver di promuoverne gl'interessi, e che se la
voce di entrarvi, ma senza dividerne i scoperta del Capo di Buona Speranza e
pesi e senza correrne i pericoli, aiutando altre vicende aveano inaridite 1' antiche
VEN VEN 593
sorgenti di lucro, fece conoscere all'Emo, tificii e veneti, cogli stessi articoli del-
che fonti di nou minori dovizie si sareb- la convenzione 6 marzo rySG, fatta per
bero trovate ne'poitideirOccidenle,don- 5 anni ed ora rinnovata. Nel preceden-
de potevano anche i veneziani, al pari d'o- te luglio Clemente XIII solennemente
gni allro,volgere all'Indie orientali ed al- canonizzò s. Girolamo Emiliani, nato da
l' Americhe.Emo giovò pure alla patria nel Angelo e da Dionora Morosini, già se-
formare la carta della Laguna che circon- natore veneto e fondatore de' somaschi,
da Venezia: immenso e perfetlo lavoro, il insieme ad altri 5 santi, in memoria di
quale tuttora esiste, e per la cui attività fu che fu poi incisa una medaglia coH'epi-
contpito in 6 mesi. La comparsa dell'Emo grafe Decor ej'us gloria SancCorum.
:
sulle coste settentrionali deirAfrica,lasciò Qui pure registrerò il decreto de'3o apri-
profonda impressione in que' ladroni di le 1 768, col quale ClementeXIIl approvò
mate, onde per alcun tempo tralasciaro- il culto immemorabile della b. Angela
no di molestare il commercio de' vene- Merici di Desenzano,lerra sul lago di Gar-
ziani ; del resto non risparmiando quel- da nella diocesi di Brescia, ove fondò le
fregata ch'era nel porto, ma la stessa cit- conoscere il culto immemorabile di altri.
nati Urbanij che inoltre rileva il deca- pa riconosciuto nella repubblica di Ve-
dimento di Venezia, in cui era succeduto nezia lo spirito degli ateniesi senza la
l'ozio alla fatica, il sonno alla vigilanza, la loro leggerezza, l'industria de'cartaginesi
gozzoviglia alla frugalità, il dissipamento senza la loro mala fede, la saviezza de'ro-
alla moderazione, il fasto alla semplicità, mani senza i loro vizii e difetti; Clemen-
la licenza alla modestia. Spirata nel 17G6 te XllI conosceva bene di poter propor-
l'alleanza co' grigioni, la repubblica non re al mondo cristiano modelli di virtù
volle rinnovarla, per non esporsi a pren- tutte sanie ed esemplari di evangelica
der parte alle loro querele interne ed perfezione ne'suoi concittadini. Ma quel-
esterne. Clemente XIII promovendo il lich'erano al suo tempo alla direzione
nunzio di Venezia Caraffa a segretario del governo della repubblica trafìssero il
de'vescovi e regolari, carica che porta al suo cuore e l'amareggiarono con disgu-
cardinalato, che poi conseguì, dalla nun- sti, circa gli acquisti degli ecclesiastici e
ziatura di Firenze trasferì in questa Ber- intorno gli ordini regolari; deplorabili
nardino Honorati arcivescovo di Sida. E innovazioni, che come pure confessa il
nel seguente 1 7G7 di suo ordine a* 1 9 set- veneto cav. Mutinelli, indiGiuseppe II in
tembre fu sottoscritta dal cardinal Tor- ciò non fece che seguire gì' impulsi dati
regiani segretario di slato, e dall'amba- pe'primi da' veneziaui,funestamenle pure
sciatore diVenezia ÌNicolò Erizzo, una seguili da altri principi (ma Giuseppe li
convenzione reciproca per l'arresto de' volle entrare colle sue pretese deplora-
banditi e malviventi, fra gli slati poa- bili riforme in tante minuziosità, che Fe-
VOL. xcii. 38
5y4 V EN V E ?^
tasse l'eccessivo suono delie campane, il Chiesa. Nel secondo, quando fattasi pri-
l'apa disse all' ambasciatore Contarini : ma Ira le potenze d'Eiwopa a sancire nel
-• Sig. ambasciatore, voleino farle sapere, 17^7 le leggi filiali ed avverse all'immu-
che con nostro grandissimo dispiacere in- nità della Chiesa, ed alle così dette Mani
tendiamo cbe i signori capi de' Dieci vo- morte (che invece sono mani veramente
gliono diveritar Sagrestani, poicbè co- i'mt) andò ella stessa a trovarsi 3o anni
mandano a'parroccliiani cbe all'Ave Ma- dopo eliminata dalla carta politica degli
ria serrino le porle delle cbiese, e a certe stati! Ed in vero, io penso, che questo
oienon suonino lecampane; questo è pro- foro non possa essere impunemente di-
prio ufficio dclSagrestano'). Inutilmen- sconosciuto del tutto neppur in oggetto
te reclamòed ammon"i l'egregio l'apa; né di causa meramente civile. Anche le cose
dipoi riuscì a' successori la riforma di sì civili in fitto involgono, più o meno di-
jirpgiudizievoli leggi contro gli ecclesia- retlamente,Iadelicate7za, le convenienze,
stici, a segno che riporta il Beccatini nella il decoro e le passioni sfesse dell'uomo, e
Storia di Pio /^/, impressa in Venezia dal se questo uomo è rivestito d'un caratlere
Zalta nel i8oi,nel t. a, p. 181, cbe Pio sngr(),eg!iòpericolosodel pari al ben pub-
^ l più volle si espresse colcav. Andrea ))lico assoggettarlo alla trattazione del
Memmo, ambasciatore veneto a Roma, foro com urie, dove potrebbe accadere che
fb'eg'i mollo amava per lesue rare qua- i figli mettessero in aperto, per la colpa
lità : E tempo che la vostra repubblica d'un solo impalassero fatalmente a de-
si dicbinri, se v»iole o no restare nella na- lidere la nudila del padre. Senza negare
vicella di s. Pietro! Edi recente i) vene- pertanto cbe molti e molti abusi sieno
to cav. Scolari, nel suo libro: Roma e la derivati dovunque da un indiscreto eser-
i. Sede, diobiarò a p.^5. « Né dicasi, che cizio d'immunità e di giiu'isdizioni eccle-
il clero non è la Chiesa, e che gli abusi siastiche, non posso abbandonare il con
ed i falli del clero non sono gli abusi ed vincimento, che quanto a! modo di com-
i falli della religione. Giustissima restan- binare questa massima coli' ubbidienza
dola distinzione quanto alla rna?sima,essa dovuta da'catlolici a Pietro, e colle con-
e ingiustissima e dannosissima allo stato, venienze tutte da usarsi al ministero sa-
quanto all'applicazione pratica cbe se ne non
cerdotale, sia forse da om mettere il
vuol fare. Le redazioni in fatti tra la Chie- temperamento Cìq tribunali coìnim^sio-
sa ed il clero, tra il clero e la società, pas- nimiste^ di cui ho parlato pur ora, e sem-
sano sì delicate e strettissime, che l'uma- pre sotto la condizione, che vi acconsenta
na malizia corre ben di leggieri a trarne la Chies3, im[dorando appunto da essa
consegtienze contrarie alla massin^a, e dal gli effetti d'un concordato correlativo. E
dispregio del clero a quello delia religio- sia pure cbe la stampa periodica s'affa-
ne, e da un passo di irriverenza ad uno tichi a ripetere: che la maggioranza crede
d'incredulità e di ribellione. Piova ben che a'sacerdoti corra l'cbbligo di ubbidire
tlofjueiitc l'antica repubblica di \'enezia olle leggi civili come agli altri cittadini.
m due solennissimi iuconlri. Nel prim.o, Prima di tutto ella spaccia uu fatto meu
quando si tenne per vincitrice in faccia vero, perchè invece la maggioranza cat-
alla Chieso al tcMupo dell'interdetto (pro- tolica sta ferma al s. concilio di Trento.
babilmente iuteiiderà ricordare quello di I*oi quando predica che la Chiesa '-cve
-
YEN V E N 59-J
soggiacere ne' suoi ministri all' autoì ila to da principio s'opposero agli ordini del
d'un potere civile, le cui leggi possono senato, e Lombardi vescovo di Crem:t
andare a distrtiggereo raenoraare l'azio- fu il più fermo ; ma finalmente, propal :i<
tosi per inganno eh' egli avesse ceduto,
ne della Chiesa stessa e de' suoi ministri ;
ella disconosce la gran verità, che fra'cat- molti vescovi si lasciarono sedurre dal
suo esempio. Non ostante le rimostranze
tolici la Chiesa stessa col mezzo de' suoi
ministri ha per vitale suo scopo quello di pontificie, il senato mantenne in vigor.i
limile della giustizia e de'divini coman- ficarla in una risposta a Clemente Xllf,
damenti alla sua giurisdizione (concen^ che sempre infruttuosamente reiterò le
Irata nellasupremazia del romano Pon- sue istanze. ìMa io devo dirne con più dif-
tefice)demandali ". In hreve scrisse il fusione col Bercaslel, Storia del Cristia-
nesimo, 33 e 34, e col Novaes, Storia
francese barone Henrion, Sloria univer- t.
sale (Iella Chiesa, t. 1 1, p. 427- Pi'o- di Clemente XIII. Due decreti e regola-
pagandosi la smania delle riforme,il mag- menti fece il senato veneto, proclamali
gior consiglio di Venezia a' io ottobre dagli avogadori di comune. La sostanza
proibì l'alienazione de'fondi a fa- del i.°del i 767 si riduceva a questo. Proi-
1767
vore delle corporazioni ecclesiastiche; ed bizione di qualunque legato, donazione,
a'20 del seguente novembre un decieto istituzione per qualunque titolo, ed in vi-
gore di qualunque atto tanto tra vi vi, che
del senato proibì alle comunità regolari
l'ammissione de'novizi fino a nuovo or- per ultima volontà,afavoredel!ereligioni,
dine, con che in breve tempo saiebbesi chiese,confraternite e.simili, senza un per-
estinto lo stato monastico. Per rinforzo messo espresso del senato. Proibizioneche
n tutlociò a'7 settembre 1768 fu ema- nessuna persona religiosa, specialmentH
quale, claustrale,potesse assumere l'i cnnomia ed
nata una lunga ordinanza, colla
fra tanti altri articoli, sottraevansi i re- amministrazione qualunque di beni, fon-
golari alla giurisdizione de' loro genera- di ed altro, a riserva di pochi casi,come sa-
rebbe quello dell'indispensabile assiste:!-
li, sottomettendoli a quella degli ordina-
ri ; confermavasi la sospensione de' voti ra a'propri genitori e fimiglie. Proibi-
per gli ordini mendicanti, e stabiliva- eione a'pubblici notari, cancellieri e per-
si l'eia di 21 anno per la professione nel- sone destinate agli atti pubblici, di poter-
le altre corporazioni. Disogna inferire che ne ricevere alcuno che fosse della natu-
i sucueritori di tali prescrizioni volevano ra di quelli sunnominati, e si minaccia-
rono se\erissimepeueconlro trasgresso-
poco a poco distruggere il monachismo,
i
perchè la sospensione de' voti de'meudi- ri, affidando l'esecuzione della legge agli
avogadori comune. Col ^.''decreto dol
canli sopprimeva un gran numero di re-
di
sta rifornia.imitata poi infelicemente da neto, di rientrare nel pieno e libero eser-
cizio d.jlla loro auloiilà sopra tutti
i re-
altri sovrani, nulla migliorò la disciplina
Venerabili fratelli, ad esercitale una pie- sua divozione verso la s. Chiesa congre-
na e libera giurisdizione sopra di loro; ec- gala io quella sagra celeberrima adunan-
citamento clie può produrre il più gran- za, e che siasi allontanato dal seguir l'or-
de ed il più funesto de'mali, quello cioè me di quell'antico senato, che per essere
di far che Voi vi distacchiate da quell'ub- slato il 1 ."fra'principi cattolici a dar prou-
bidienza che dovete alla Sede apostolica. la esecuzione a' decreti di quel concilio
Quindi, sebbene Noi graudemeute confi- (quest' allermazione d'un Papa venezia-
diamo nella Vostra pietà e nella somma no, che scrive a tutti i vescovi de'dominii
mai che Voi facciate uso di una podestà con lettere onoriflcentissime e con im-
concessavi da chi non ha facoltà alcuna mortali elogi commendalo. Noi certo cre-
di concedervela (ad onta di questa espli- diamo, che nessuna cosa, Venerabili fra-
cita dichiarazione d' un Papa veneziano telli, tiebba esservi tanto a cuore, <(uanto
istruitissimo delle patrie cose civili ed ec- di ubbidire alla Chiesa, la quale nel men-
clesiastiche, e dell'altre contenute ne'bre- tovato concilio Lateranense vi raccouiaa-
vi che Clemente XI li scrisse al senato, co- da privilegi de' regolari , dicendo E-
i :
sempre chieste concessioni apostoliche, e- fendano i diritti de' medesimi con cari-
sercitava sul clero e sulla disciplina di es- tà'''. Il segretario de' vescovi e regolari Ca-
raffa già nunzio di Venezia rimise il
so una diretta giurisdizione in tutto! Il ,
,
foro ecclesiastico cessato quasi del tutto breve anche a tulli i generali degli ordi-
nel secolo XVI 1 Sin dal secolo Vili i si- ni religiosi esistenti in Roma, scrivendo
mo esser dovere del ministero Nostro a- neziani ed altri stabiliti nel dominio ve-
postolico di avvertire le fraternità Vostre neto, a ricordarsi degli obblighi contrat-
con questa Nostra lettera, e d'ingiunger- ti nella loro professione col volo d'ubbi-
vi, che difendiate vigorosamente l'esen- dienza al sa[)eriore regolare, in cui è in-
zioni degli ordini regolari concesse da (jne- cluso quello di maggiore ubbidienza al-
Sede, alla quale superiori stessi so-
sta Sede apostolica e dal predecessore No- la s. i
stro di fé. me. Leone X nel concilio gene- no soggetti immediatamente, onde sem-
rale Lateranense V, e che nessuno di Voi pre si riconoscano esenti, ed immediata-
eserciti sui medesimi l' ordinaria esecu- mente soggetti alla s. Sede, come sempre
zione da cui gli hanno sottratti romani i lo sono stali, nò lo sono ad alcim' altra
Pontefici; e che, siccome avete fatto si- giurisdizione, fiiorchè ne'casidal concilio
che il concilio di Trento ordinò che da ordini religiosi inaspriti dalle disposizio-
Voi dovesse esercitarsi sopra i regolari in ni del veneto senelo, opinavano doveisi
espellere da tutti i conventi e monasteri
alcuni oggetti. Ueca veranjente stupore,
religiosi sudditi della repubblica, che si
che il senato nel formar quella legge non i
tecipassero tlc'beuefizi e degli onori degli te avanzati ad un passo ardilo e quasi in-
altri chiostri. Ma fattesi più mature con- C' edibile. Dopo aver disprezzale le leggi
siderazioni, ed all'indignazione sotteotra- dulia Chiesa fatte, coH'assistenzadelloS pi-
ta la calma, prevalse la prudenza. Otto rito Santo, ne'suoi santissimi concilii ge-
giorni dopo la lettera scritta a'vcscovi del nerali, tutto ad un tratto avete messo la
d(/minio veneto, ultra ne scrisse Clemen- mano alla maggiore di tulle l'imprese,
te XIII al senato. Se lai." non era che cioè al rovesciamento lutale di tutti gli
un salutare avvertimento circa il modo ordini regolari, o per meglio dire all'e-
con cui 6Ì doveano dirigere que' prelati. stinzione di lutti i detti ordini nel Vostra
Sulle leggi riguardanti i regolari, la 2/ dominio. Gli effetti di questa estinzione
era un rimprovero libero ed acerbo fatto cpianto debbano essere fatali alla Chiesa,
cilla repubblica ed n' suoi stessi concitta» già lo vcdiam presentemente, e ne sen-
diui. Questo breve Cuin ad NoSf dell'S tiamo un vivo dolorej quanto poi debbo-
ottobre 1768, trovasi nel Guerra, Epi- no essere funesti alla repubblica Voi stes-
tom. ConsLit. Apostolicar. t. 2, p. 347> si lo vedi eie. Non vi è persona saggia che
e nel Cercaste!, ed è del seguente te- non conosca chiaramente tale essere lo
ijore. « Essendoci giunto l' editto Vo- scopo di quel Vostro editto. Che se vera-
stro sui regolari, sorpresi Noi ad un av- ménte l'intenzione Vostra si fu di rifor-
venimento tanto inopinato e inaudito, mare gli ordini regolari che a Vostro ,
thiamandu poi le passale cose, troviamo dii da Voi apprestali non possono resti-
che negli anni decorsi del Nostro poulid- tuirli io salute, e che anzi tendono ne-
cato avete apportalo molte gravi mole* cessariamente al loro esterminio. 11 con-
fctie alla Chiesa, avete violali i diritti del- cilio diTrento da questi ordini santa-
la Scdeapoblolica, avete calpestalo la giù mente istituiti e saggiamente governati
risdizione ecclesiastica, e che in codesta giudicò molla gloria e molla utilità deri-
titlà capitale del Vostro dominio, avete vare nella Chiesa di Dio, giudicò clie non
compromessala Religione che professale, duveano abolirsi, se dcicadessero dalla lo-
non essendo da Voi slato dato ascolto al- ro aulica e regolare osservanza, ma che
le Nostre querele riguardo alla coudolla in lai caso ritenendoli nella Chiesa si
, ,
• 'egli scismatici (della chiesa di s. Giorgio venisse ad una provvida e saggia riforma
e dell'arcivescovo Giorgio già rammenta' de'medesimi: ne viene dunque in conse-
QuestoVoslro procedere scaudalezza
lo). guenza che alla Chiesa slessa e alla po-
gravemente fedeli,e li getta in una gran
i destà della Sede apostolica devesi doman-
de meraviglia, perchè non avete in con- dare il modo di riformare gli ordini re-
to alcuno soddisfatto alla Chiesa, quasi- golari, perchè legitlimamenle.convenien
ché abbiate deposto ogni pensiero sul pe- temente ed efficacemente sieno all'antica
ricolo dell'anime Vostre. Cou quello pni disciplina richiamati.Non possiamo inol-
the avele fallo a somujo pregiudizio del- tre abbastanza meravigliarci, che Voi cre-
la Vostra elei na salute, lasciandovi tra- diate potersi per Vostra auloiità cam-
sportai e dal fatìatismo di fare dell'innova- biare le costituzioni di qualunque ordi-
ituni, iitle auJali ad urlare in altro scu- ni,, mentre pcrsuuc religiose hauuvj pio-
V e:^ V EN jfj.)
messo a Dio di coiiforiaare la loro vita a me dovete manlenere presso di Voi gli
norma delle delle costituzioni. riflijUea- stessi decreti, onde non sembri che Voi
do che quell'oi dine regolate, a cui si de- tacciale poco conto di quella lode di pie-
lìicavaDO, era stato fondalo coil'approva- tà che è stata allora ottenuta da' Vostri
zicoe della podestà legittima, e che era maggiori. In conseguenza del Nostro apo-
sialo ricevuto nel Vostro dominio col con- stolico ministero ci resta d' avvertire se-
senso de'Vostri maiJgioii. Ai do da
_iQ.>^... i-ippareudo
• de riamente le Vostre Nobiltà, a riflettere ;i
fjuel Vostro editto violale le leggi sagro- quali pericoli abbiale esposte le anime Vo-
saule della Chiesa, conculcati idirittidel- stre con quell'editto, con cui resta tanto
la s. Sede, e le persone religiose aver qua- pregiudicata la Chiesa , e a qnal orren-
siperduto il loro stulo, non è possibile do giudizio per sottostare dinanzi
siete
che Noi nou seutiauio una tenera com- al tribunale di Cristo , quando dovrete
passione delle anime Vostre, poiché Voi, rendergli conto di lutti i mali che con
disprezzando allaiueute la Chiesa, n)edi- quel Vostro editto sono derivali nella
taudo e disegnando di passar contro ia Chiesa a danno del divino onore e degli
medesima da un'ingiuria all'altra, anno- spirituali vantaggi. Crediamo superlluo
date con molli lacci le Vostre coscienze. indicare alle Nobiltà Vostre in qual mo-
Quindi, o ddetti figli, guardate bene in do possiate emendare tutti questi mali.
({uai precipizi vi strascini una certa Inl- Già da Voi stessi chiaramente vedete ciò
sa ragione di stalo, che sembra avervi iu- che far vi conviene per mettere le V^ostre
dolto a credere, che Voi possiate altera- coscienze sicure da ogui pericolg in uuj
re nel Vostro dominio quelle leggi che perfetta tiaiKjuillità , e per non lasciare
dalla s. Madre Chiesa sono state falle ad ulla Cliiesa dubbio alcuno, che Voi siele
onore e gloria di Dio, e per la salute del- disposti di dare alla medesima una since-
le anime. Questo desiderio di ililalare la ra e piena soddisfazione. Noi Aaltaulo li-
Vostra podestà nella Chiesa vi ha travia- volgeienio le fervorose Nostre preghiere
li per modo, che di Vostra autorità, sen- a Dio, perchè colla rugiada della su.i di-
z'alcun diritto, assoggettaste gli ordini re^ vina grazia aiiiinollisca i Vostri cuori, sic-
golari alla giurisdizione ordinaria, esor- ché apransi più felicemente a ricvverc I^J
taste i vescovi del Vostro dominio ad e- celesti ispirazioni, ed alle Nobiltà Vostre
sercitare la loro giurisdizione sopra gli col paterno alfetto delTaninio Nostro dia-
stessi Noi pero confi-
ordini regolari; ma mo amorosamente l'apostolica benedizio-
dati nella virtù e moderazione de'mede- ne". Osserva il Uercaslel, che ael;/i.coti-
simi vescovi, abbiamu ragione di sperare pilazione di questo breve al senato ve-
ch'eglino non crederanno di poter avere neto, non solo nou era stala ricercata i'o-
sanno esser Voi privi. iNidladioieno giu- a consultarsi in tali materie, ma nemme-
dicammo cosa opportuna avvisarli di di- no era slato adoperato il celebre nig."^
fendere redenzioni de'regolari, salva sem- Garampi che avea l' incarico di scrivere
pre però la loro giurisdizione ordinaria i brevi a' Papi (era Segretario didla ci-
a quelle cose , nelle ipiali il concilio di fra). Quest'incumbenza l'ebbi mg."^ Gia-
Trento volle che dovesse aver lu(jgo. Sic- comelli arcivescovo di Caltedoitia(jppun-
come poi la Vostra repubblica fu quasi to per essere segretario de brevi a'priu-
la prima lia'priucipi cattolici che accet- cipì). Quesl'alfare fu discusso e definito
tò con tulio l'ossequio non solo decre- i Ira il Papa, il curdiual TuirigiauiiilGui-
ti di quel concilio r igu.tr<lanli la lede, a^a eomelii e d ricordalo u>g.' Caralla peri-
ancora riguardùitli lebclesiuslica disdph- lisàimo dello spirilo del governo veneto,
uaj C05J per coustrvai;; ji \'u3U'ubuL/UU0- ad un Icuspu geloso dc'diiilli sovruui, o
6oo VEN VEN
piùo meno quasi sempre invasore di quel- degli stali. Tranquilli noi su questi prin^
li della Chiesa. Trovandosi sciolto il se. cipii, non possiamo se non fermamente
nato a cagione delle ferie aulunna!i,quaii- seguire e nudrire la rispettosa fiducia, che
do giunse a Venezia il breve pontificio, la pietà insigne della Santità Vostra, a-
subilo che potè raccogliersi, rispose a'iQ scoltando i chiari dettami del suo inter-
novembre colla seguente lettera presso il no, e non il linguaggio equivoco di chi,
Guerra citato, p. 348, e il Dercastel."ll per fini particolari, adopera ogni arte on-
breve spedito col nome rispettabile della de accrescere i dispiaceri tra il Sacerdo-
Santità Vostra, in data degli 8 ottobre, fu zio e l'Impero, troverà argomenti abbon-
accolto da noi con quell'ossequio profon- danti per deporre le sue agitazioni, e per
do che corrisponde alla nostra ereditaria ravvisare con animo più sereno gli og-
devozione verso la s. Sede apostolica, ed getti rettissimi di religione e di comune
alla grandezza del figliale attaccamento economico bene contenuti nelle provvi-
che professiamo alla di Lei sagra perso- denze emanate. Siamo pure nella ragio-
na.Ma nel momento ci siamo anche non nevole certezza, che gli ecclesiastici d'o-
poco contristati nel comprendere dal bre- gni grado, considerando i primi doveri
ve istesso, come siasi tentato dall' indu- contratti con la nascila prefìssi nella di-
stria altrui di sorprendere la pietà dell'a- vina Scrittura ed indelebili da qualunque
nimo suo (!) e di oscurare la condotta disposizione, terranno una condotta cor-
nostra. Avremmo invero motivo grandis- rispondente alla santità della vita che pro-
simo di cordoglio, se nella condotta me- fessano, e non saranno per distaccarsi
desima non si ravvisasse chiaramente la giammai da quegli atti di lodevole ubbi-
giustizia delle prese deliberazioni. Lonta- dienza che hanno prestata alle nostre leg-
na è affatto lamente nostra in ciò, seguen- gi, ed alle quali il senato, ad onta d'ogni
do le saggie massime de'nostrij maggiori, tentativo, tenne cura sempre e la terrà e-
da novità perniciose edall'invaderei giu- gualmente in progresso perchè ne sia inal-
sti diritti che sono della s. Sede e del pri- terabile ed esatta l'esecuzione. Degnando-
mato apostolico. I sodi fondamenti della si pertanto la Santità Vostra di bilancia-
podestà legislativa sopra i quali le nostre re le cose col solo occhio di sua equità e
deliberazioni si fondano, sono benissimo rettitudine, potrà certamente riconoscere
noti alla Santità Vostra, e dalla stessa po- che la religione, il dogma e la pietà del
destà legislativa riceve il suo giudirico vi- costume restano nella perfetta loro inte-
gore legge nostra sopra tutti suoi ar-
la i grità. Per tutti questi motivi confidando
ticoli, ed anche sopra quello di richiama- noi in Dio Nostro Signore, Diodi verità
re a'propri uffizi le podestà ordinate da e di giustizia, rivolgiamo a lui li fervidi
Cristo Signor Nostro. Memori noi siamo nostri voti, perchè si dileguino le cause
che tali erano i di Lei sentimenti (!), quan- che tengono in afflizione la sua Chiesa e
do con tanto merito e con tanta edifica- che minacciano, pur troppo, gravi conse-
zione de'sudditi nostri, Ella reggeva la guenze, mentre protestando la nostra per-
chiesa di Padova (perciò soggetto alla re- fetta osservanza e figliale attaccamento
pubblica; ora però reggeva la Chiesa uni- alla s.Sede ed alla Beatitudine Vostra,
versale,ed era costituito in terra Vicario colla maggior sommissione Le baciamo i
del Rede'ree del Signore de'dominanti). santissimi piedi". Avendo dcnique il sena-
Senza questa podestà legislativa nella re- to veneto , tra le proteste di sommo os-
pubblica e iu ogni sovranOjSarebbe imper- sequio alla s. primato apostolico
Sede, al
letto ogni governo, resterebbe esposta a e alla persona del Papa, dichiarato di vo-
travagliose vicende insieme col servizio lere sostenere i pubblici decreti, col falso
divino la quiete dc'popoli e la sicurezza pretesto della podestà legislativa de' so-
V E N YEN Gol
Trani, che atl essi prestava silTalla aulo- diVostra Deatiludine resti tuttavia per-
rilà per mantenere il vantaggio de' loro turbato per l'uso da noi fatto della pode-
stali; dispiacente Clemente XIII di tanta stà legislativa, nell' esercizio della (juale
fermezza nel conservare le prese risoluzio- non ci siamo punto scostati dalla tempe-
ni, nel suo costante zelo, a' 1 7 dicembre gli ranza e moderazione che abbiamo sem-
diresse il breve IVoii possumus, presso il pre esercitala nell'amminislrazione delle
Guerra, t. 2,p. 348,6 il Novaes, Insistendo cose nostre. Ben è noto alla Santità Vo-
sulla rivocazione della funesta legge, esor- stra, che i principi cattolici nell' usare di
tò il senato a piegarsi,dicQoslrando con so- una tale podestà niente tolgono a'dirilti
de ragioni quanto esso fosse ingannato nel che sono corapelenli alla s. Sede, al pri-
prestar fede ad uomini imperiti ed amato- mato apostolico, e che per parte nostra
ri delle novità, piuttosto che ascoltare la 6Ì vogliono illesi, pronti noi, a similitudi-
Chiesa, i documenti de'ss. Padri, e gli e- ne de'noslri maggiori, d'impiegare le so-
sempi de'loro maggiori. Che co'suoi de- etanze e la vita per tuttociò che riguar-
creti si olfendeva manifestamente l'auto- da la cattolica religione. Persuasi noi in-
lità apostolica, cui sono soggetti gli or- timamente di non aver ecceduti dove- i
{jucìiiadinodiwi qui sili Iinperiuni sub- "olari tutti si vanno conformando colla
ripit, Deo ordinanti repugnat, ita /«e- dovuta rassegnazione e prontezza alle no-
tue, ne si ad te Ecclesiastica pertraltas, rendendosi conciòdegni di con-
stre leggi,
magni criniinis reusjlas. Il senato sem- tinuare il soggiorno ne' nostri stati, ne'
pre persuaso di non aver co'suoi decreti quali per pubblico favore furono ricevu-
pregiudicato in alcan conto diritti del- i ti, e con la costante dipendenza delle leg-
zione alla santa Sede e di sincerisbìma liale venerazione alla Santità Vostra, con
figliale riverenza verso la sagra perso- la maggior sommissione Le baciamo i san-
na di Vostra Beatitudine con cui ci sia- tissimi piedi ". La pronta rassegnazione
mo spiegali per ereditario istituto nel- degliordini regolari, non fu pienamente e
la risposta al rispettabile breve in data subito imitala da' vescovi. Si disse che due
degli 8 ottobre, quello slesso riproteslia- cardiiiali(Molino vescovo diUiescia falsa-
nio all'altro egualmenle rispettabile del- incute, e forse Priuli vescovo di Padova),
la Santilà data de' 17 dicem-
Vostra in ed il palriarca Bragadino, accordaronsi di
bre, da noi ricevulocol maggior ossequio. resistere alle disposizioni del senato. Huel-
Non scir/,a grave dolore abbiamo potuto lo che cerio si è, che tulli i vescovi del-
inlentlcrc, che malgrado la verità eia sin- lo slato veneto ubbidirono successivamen-
cerità delle siguilìcazioui uuslre, l'auiuio te, l'uu dopo l'altro; ed il palriarca co-
6o2 V E N V E N
luinciò le sue visite ne' mouasJeii e con- pa, che gli ordini del seaalo potrebbero
e-
venli, vari alili prelati seguendone 1' estendersi sino sui beai ecclesiastici die i
scovo di Diescia, intiraatcd.i chi gover- veano nel veneto dominio, Clemente XIII
nava ad ufiironiìaisi agli or-
(|nella città scrisse al cardinal Molino , che avendo
dini del senato, se ne scusò, dicendo di dalle relazioni del cardinal leggilo di Fer-
non poterli eseguire senza un comando rara rilevato lo stato poco felice di sua
espresso del Papa, al quale, non inten- salute, e principalmeote male degli oc-
il
al proprio principe, credeva egli che iu a consigliarlo di non portarsi per ora a
tiili materie spettasse la suprema auto- Pioraa, assicurandolo per altroché sareb-
rità.Più volle indarno gli furono riiuio- bero dati gli ordini necessari perchè fos-
valele ingiunz'jni di ubbidne, finché mi- se"licolàsommiuistralo tutto l'occorren-
nacciato della pubblica indignazione, e te pel suo mantenimento. Quasi contem-
pare anche chiamato a Venezia, tetnen* poraneaujente alla pubblicazione de'de-
tlo quindi di vedere esposta la sua digni- creti i\e\ senato, duca di Panna infan-
il
scia, passò da Mantova a Ferrara, e si ri- forme lesive all' immuuità ecclesiastica,
tirò iu un monastero di benedettini. Sa- che Clemente XIII riprovò e condannò
putasi la sua partenza dal senato, subito con suo breve. Pel ritiro di questo s'im-
ne sequestrò le rendite del vescovato, die- pegnarono lecor'i Borboniche parenti del
de ordine al suo ambasciatore residente duca, ma il Papa rimase saldo, a fronte
iuPi.oma d'informarsi (juali fossero le cor- delle prepotenti rappresaglie che si per-
rispondenze che il cardinale avesse 'n\ misero. La repubblica di Venezia si cre-
quella città, ov'era slato uditore di Rota dette in obbligo d'interporsi possibilmen-
nazionale, ed ingiunse al medesimo ain- te come mediatrice in un aliare che iu
Lasciatore di non avere con esso comu- quel niuinento faceva temere qualche al-
nicazione alcuna, in caso che andasse a terazione nella ((uiele d' Italia, e die' or-
lionia. Il Papa scrisse al cardinale con- dine di trattarla all'abile suo ambascia-
l'orlandolo, e che venendo a Roma sareb- tore iu pLOUìa cav. Marc' Antonio Erizzo.
be alloggiato nel monastero di s. Agata Presentatosi al Papa, espose la di vota bra-
idla Suburra, pioweduto di mobili, di ma delia repubblica, per rapporti
che pas-
carrozza e di cavalli. Intanto gli furono savano colla sua sagra persona, a suo o-
daliiooo scudi esistenti in deposito della nore supplicandolo a rivocare il breve,
mensa arcivescovile di Ferrara, ch'era al- mediante ben intesa coudiscendenza. Ri-
lora vacante, ed a cui credevasi che po- spose Clemente XIII restare sorpreso e
tesse essere il cardinale traslatato. Ma addolorato in sentire iu questo la repub-
tulio in un momento si cambiarono in blica unita agli altri sovrani, tutti ormai
iloma le cose del cardinal xMoiino. Es- essendo collegati a combattere ed 0[)pri-
sendosi ivi sapula la commissione data mere la Chiesa, a spogliarla di tutti i suoi
dal senato al suo ambasciatore, d'astener- diritti e ridurre il pouliiicato al solo cou*
si dui trattarlo, e prevedendosi che la stes- iessiouale. Ringraziò il senato della pre-
sa istruzione [)otrebbe esser data a tutti mura che si preudeva per la tranquilli-
i prelati veneti, e die m caso di disubbi- tà degli stati della s. Sede e per la sua
dienza sarebbero fermale le pensioni e gioria; ch'egli amava teueranieute la pa-
1 abbazie che godevano nello slato vene- tria , e sebbene non era corrisposto , i-
to; anzi a vendo d cardinal Cavaichuii pro- tlcstderava ogni prosperità. Del resto a
tlaturioroppresentato liberameuleul Pa- vendo fallo quaulylaaua goscieuzu tsi^e-
V
V E N V E iV nu3
va, non leineva minacce de'polenti del-
le dal Santo Padre. Il cardinal Molino in
la lena, esseutlo pronto a solliirc per la rimesso in grazia, ma con comlizione di
Ciiusa de! Signore qualunque persecuzio- ubbidire alle leggi del suo principe. Quan-
re. Clemeule XIII afilitto da tante parti, do l'ambasciatore presentò a dementa
oppresso ancora dalle replicale insistenze XIV la lettera del senato, non coutandu
lolò Erizzo H, lo prese per la mano e gli que a non pochi cardinali e prelati, i qua-
disse. » Mi faccia il favore di scrivere al- lidicevano chiaramente che in (jueslu
1 1 sua degnissima repubblici, ed iu nu- modo non solo si pregiudicavano, ma si
l.je nostro la preghi e la supplichi, per- distruggevano i diritti della s. Sede. 11 Pa-
ihè voglia in riguardo nostro rimettere iu pa però ben lontano ilal sentire alcuna
giazia |)ubblica il cardinal iMolino. Se il impressione di ([Ueste disapprovazioni del-
suo senato ci crederà degni di questa pri- la corte e de'buoni,diS'>e che era iu opi-
ma grazia che dal medesimo imploria- nione di voler o con uu suo breve o con
mo, gliene saremo influitamenle tenuti". lettera «uciclica assoggettare ui vescovi
eguale avente impresso Gesù in atto di essendo esse a ciò strascinale da'Ioro mi-
portar la croce, e nel rovescio l'efilgie pon - nistri, inlluenzati da'filosofi miscredenti,
tidcia.Nel medesimo giorno il Pontefice a d.t'giansenistieda'nemici dell'altare e del
mezzo di mg/Giovanni Lucca suo camerie- trono, de'quali la compagnia di Gesù era
re segreto e d'un maestro delle ceremonie fortissimo propugnacolo. I gesuiti inno-
pontifìcie gli mandò la collana d' oro e il centi e perseguitati crudelmente, non le-
tatore in dono una mostra d'oro dall'am- velo delle passioni, che armate aveauo
basciatore. Clemente XIV progredendo contro di loro le polimze della terra: tut-
uella sua condotta, tutta diametralmen- tisommessi invece al capo della Chiesa
te opposta a cpiella di Clemeule XIII, provarono essere figli uon tralignati da'
nel 1773 soppressela compaguia di Ge- padri, e la Società, inspiralrice ad essi di
sù, Che grande fu nelle mine ancora. tanta rassegnazione, non meritevole del-
Avea pur fiorito nelle provincie venete e l'incorsa generale proscrizione. Mirabile
in Venezia, ivi pure lasciando di se quel circostanza in quella grande catastrofe,
buon odore di sue virtù e benemerenze, che i gesuiti abbiauo avuto un asilo pres-
che, ripristinata per tutto il mondo, la fe- so sovrani eretici e scismalici, come sor-
ce dalle medesime provincie e città ri- tili a conservare le reliquie di questa mi-
chiamare; gloriosa, per vantare, essere il lizia cristiana tanto terribile allo scisma
solo ordine regolare, che soppresso venne e all'eresia. Clemente XIV avendo fatto
ristabilito, sebbene da per tutto uon re- violenza al suo animo per la lagrimevo-
stò estinta, conservandola Clemente XIV ledeterminazioue, costretto da quella in-
nella Russia e nella Prussia, [>evìe vive i- dicibile che a lui si fece da' ciechi sovra-
slauzedi que'sovrani acattolici. Il barone ni, ne restò inconsolabile e pieno di ri-
IIenrion,veroslorico,ne tratta nellaó^/or/Vz morsi; amare alllizioni ed angustie atroci
universale della Chiesa dalla predica- che lo tormentarono sino al lermiiuuli sua
zione dei^li Jjiosloli fino al pondfìcato breve vita. " Non poteva ignorare essere
di Gregorio Xfl, 1. 1 1 p. 44^^ e seg. Fra la soppressione de' gesuiti un gravissimo
,
tormentatoClementeXI V [ìcrsup-
cui era pietà, dell'eresia e del libertinaggio; peu-
primere gesuiti, che uou osò eilelluare
i
aieio iucessaute che gli agitava i'auiuia
V E N YEN 6o5
e gli esaltava l'immaginazione, onde so- Lodovico Flangini. —
ideilo sfesso 177?
vente credendosi solo esclamava: compili- Venezia fu rallegrata dalla presenza di-l-
siisfecil cowpulsus Jcciì lavìolenza, j^z, l'imperatore Giuseppe li, che viaggiava
la violenza ni estorse il fatai breve! Va privatamente e da filosofo. Il Mutiuelli,
giorno, celebrando messa, lasciò sfuggire Annali Lr/'(7«/', descrive come fu onora-
questo lamento: Che vuol da me anco- to dalla repubblica, ed il suo soggiorno.
ra il re di Spagna ? non feci f;ià trop- Abbiamo la Relazione della venuta in
po per luii^ A.iioi[o conlinuamenleìncine- Fenezia di S. 31. 1. H. A. Giuseppe IL e
sl'idee che gli avvelenavano la vita, di- de' Il [{.Arciduchi suoifratelli, nell'anno
venne cupo e malinconico; e non trova- 1775, scritta da autore contemporaneo
va conforto a tante agitazioni, come poi con note di Pompeo Litta, MWano 833, ti- 1
seg.Non può essere sospetto l'autore, per- maschera i\t\\a bauta,&ollo il quale no-
chè protestante interessato a nascondere bili e plebei egualmente trovavansi, per
taledocumento. M. De Saint-Victor, Ta- osservare sconosciuto le meraviglie di
hlcau de Paris, t. 4> pa»"- 2, p. 349, tie- Venezia, per informarsi de' palazzi che
ne per incontrastabile questa ritrattazio- maestosi sorgono lunghesso il Canal gran-
ne; e l'autore invece tanto erudito di 7'o/;Z" de, e de'nomi delle famiglie che li abita-
Àranda, ou l'Intri-
haly Citoiseul et d' vano. Nondimeno non ricusò d'assistere
gue des troiscahinetSyWon osa assicurar- nelle stanze del suo ambasciatore conte
la". Mori ClementeXlV, dopo aver crea- Durazzo, e in quelle del Tron a radunan-
iato, soslituenilo a quest'ultimo Vincen- ora piccolo colle de'ginrdini pubblici. Vi-
zo Rarmzzi arcivescovo di Tiro; mentreal lle l'Arsenale, Murazzi, la regala, che fu
i
ma (li q:ìe'.\'i.'-[ìOca, l'Emoavca pioscguito trixiafo. Si «Iccretò rimririehhp per ?.o an«
je sue vfilorose imprese contro i pirati ni aperto il Libro d'oro, potondovisi in»
<!i Darberia, promosso a duce supremo scrivere sino a 4^ nf>!'i'' di Terraff:rma
•;ammiraglio della veneta marineria mi- o altri sud<liti della repubblica, seniprechè
Jilare. Forzalo il dey d'Algeri alla pace, però provassero di po<;seHere una rendi-
<bbe pure in guiderdone dalla patria, nei ta di f 0,000 ducati, e la loro nobillh ri-
capitano tielle navi cav. Jacopo Nani, n- loro dimora. Pure nel 177'!' i vcneziaoi
Aeva represso i corsari di Tripoli, che si proposero alla lìussia un tralfatodi com-
abbandonavano ad ogni eccesso a danno mercio, che avrebbe dato alle derrate di
tlel commercio veneto. Continuò l'Emo a questa potenza un corso naturale verso
fungere il carico di supremo capii. *no nel la Francia. Questa vi trovava un triplice
1769, 1770 e 77 I, veleggiando diji|nito-
I vantaggio, di estendere la sua navigazio-
samenie il mar Ionio e l'Egeo. Cessalo da ne, aumentare la marina, e coll'itupedire
tale uffizio, nel 1772 gli fu conferita la iltraffico mercantile di 41^^00 vascelli in-
magistratura censoria, la quale insigniva glesi nel Hallioo, arricchir se medesima,
del carattere di senatore, e nel corso dei La proposta per nitro non venne accel-
ì6 mesi di sua durata viaggiò in Ger- lata. Frallanlo il campanile di s. Marco,
mania, onoralo da Federico 11 re di Prus- che ripetutamente era slato colpito dal
sia. IVel 773fatto magistrato della prov-
I fulmine nel giugno i383e nel giugno
\igione del denaro, equivalente a mini- i3S8, e poscia olTeso più volte da incen-
slro di finanza e del tesoro, ne migliorò dii e dal terremoto, a' 18 maggio 1776
le condizioni; indi fu trasferito al mini- fu inimiio di con lultore elellrico. A'3 i
e di pilotlaggio per la marina mercanti- 4'- P'iolo Rcnier CXTX doge. 11 ve-
le. Nel 1774 nuove ruberie e nuove vio- neziano stalo ne avea udito celebrare la
lenze dv;' pirati furono severamente pu- fjcondia, allorfjuando proponeva nella
Dito dall'Emo, con ricomparire perla 3.'^ foruìa dui governo cambiamenti che non
volta sulle coste dell' Africa destinale a ottenne. Vienna avealo. ovulo illnstro
diventare fra poco il teatro delle maggio ambasciatore nell'ifnpero di RI. aia Tere-
ri sue glorie. Dice V Arte di verificare le sa, la cui estimazione seppe procurarsi; e
d<!/i',ne\ ^'j'j^ attesa la clamorosa rovi- bailo a Costantinopoli, fu ammiralo Sie-
na di molle faniiglie s' interdissero inVe- come assai avvedalo politico. Né l'accoi -
verno era interamente aristocratico. Dal che porsi in un angolo del coppello. Con
17730! 1779 '' consiglio de' Dieci e questa prescrizione era interdetto a' no-
specialmente gl'inquisitori di stato, che a bili de' due sessi di frefjucntarc i caffè,
poco a poco eransi usurpalo quasi che fuori che nella stagione del carnevale. [
tutto il potere, furono a più riprese og- patrizinon doveuno entrarvi ncj)puie in
getto di vivissime discussioni per parte pieno giorno, se non coperti delle loio
del maggior consiglio, presso il quale la toghe. E qui dirò che lai." legge conser-
nobiltà povera osava talvolta di ester- vala, relativamente olle maschere, è de'
nare il suo liseiilimetito, in esso vera- \ 2 febbraio 389, Capta full pars qtiod
1
mente lucala cssenti<i L. sovranità. Nel de celerò idla pitrsona, me ullu teijij)0'-
1761 l'avogadore Ai)g.-lo Quirini, che redo liodc precipue a lertìa cainpaiul
avea denunzialo il tribunale supreme» Hiipieadinatulìiiiims.Mareinonuudeat
presso il maggior coiisiglio, fu d'oidine iiec dcheat ire Iransvestila per modani,
tl'ua inquisitore disl.ito mandalo a pren- i rdIO ne s t uni qXc.^W the accenna ad uso più
Conti del Nord, supponendo lo scoppio tri opuscoli, eoa altre notizie, ne dà con-
d'una insurrezione. Tosto però furono ras- tezza il cav. Cicogna, I/iscrizioni Vcnc'
sicurati di nulla temere, essendo il popo- ziane, t. 2, p. 267 e 435. Per questi fe-
lo che stava dietro lo stecconato che cir- steggiamenti la repubblica spese 1 09,677
condava l'anfiteatro. Sorpresi dall'immen- ducati d'argento. Passati i principi a Ro-
sonumeroe non vedendo milizie che lo a- ma, benignamente accolti da Pio VI, si
vessero con tenuto, domandarono come ciò trovarono quando a' 27 febbraio dello
fosse proceduto. Allora fatto venire il Cri* slesso 1782 il Papa montava in carrozza,
stofoli missier grande o fante della re- pel suo viaggio a Vienna, onde il gran-
pubblica, e presentalo a'Cooti del iN'ord, duca Paolo nell'aiularlo a salirvi, lo pre-
fu ad essi detto lui solo colla forza mo- gò ad accettare una pelliccia inviatagli
rale averlo trattenulo (piieto- Lo stesso dall'imperatrice madre, sperando che gli
personaggio cui diceva pure, che il padi- avrebbe recato vantaggio in sì rigida sta-
glione o chiosco era formalo sulle misu- gione, e nel clima di Germania più cru-
re e colle suppellettili di altro simile che dodi quello d'Italia. II Papa si recava dal-
Bussia, ove fu mandato in dono agl'itn- la sua viva voce di porre un freno alle
periali coniugi imballalo in casse, sicco- sue deplorabili innovazioni sulla discipli-
me costruito (ler potersi decomporre, in- na ecclesiastica e alla soppiessione de'sa-
sieme a'crislalli ed agli specchi bellissimi, gri chiostri, modellatosi in parte dall'o-
il che non èadireciuanto riuscisse loro gra- peraio della repubblica veneta, e cos'i mi-
dito). Fattasi intanto notte, partir vede- iiuziosamente,che fu proverbiato, al mo-
vasi dal chiosco una colomba artificiale, do accennato di sopra nel dogado i 18.
cui uvea dato fuoco dalla stessa gran-
si Per buona ventura della Chiesa dell'im-
duchessa, la quale colomba rapidauicn- pero austriaco, e perciò anche delle pro-
le trapassando la piazza giungeva all'ar- vincie venete e lombarde, la saggezza
co per comunicargli là favilla, laonde a- e pietà del regnante imperatore Fran-
scondendo il dello aico molli altri fuochi cesco Giuseppe 1, ha di recente abolito
un istante tulio
lavorali, era c^so in illu- e famose leggi Giuseppine, pel
le fatali
desimo tem[Hj i gradini deli' aniplissirno le onuriliceuzc che Pio VI ricevè dalla
VOL. XCII.
Ciò VEN V E N %
nel suo soggiorno di Venezia, piOceJeiò corsa dalle vicine citlà e luoghi. Nel ma-
lo' Diari di Rotua, e col Diario pitno e gnificoappartamento del palazzo del no-
distinto del viaggio fallo a Vienna dal bileBartolomeo Grassi, preparato per sua
Sonivìo Venieficc Pio Papa SeslOy Routn dimora, si presentarono a Pio VI pa- i J
'
1782. Lo descrisse mg.' Giuseppe Diui trizi cav. Pietro Luigi Contarini e Lodo-
prtfelto delle cerenionie pontificie, che fu vico Manin procuratori di s. Marco, scel-
J^I. In Venezia 1782 appresso Rinaldo messa nella cappella del palazzo, dal bal-
Iknvenuli. Tale soggiorno costò alla re- cone benedì il numerosiiisimo popolo, e
jiuhblica 49,648 ducalid'argento.DaFer- disceso alla riva, il Papa salì sul suo bu-
rara l'io VI partì a' o marzo, accompa-
1 cintoroco'dueprocuratori, seguilo da due
gnalo dal cardinal Cardila legato sino a loro nobili peote, preparale per uso del
l'onte Lagoscuro alla riva del Po, dov'è- i'apa,edagli altri legni. Parlilo ila Chiog-
)ano preparati un nobilissimo buciiiloro gia dalla parte del canale di Brondolo,
o burcliitllo, due bucintori cuinori, 7 peo- s'inviò per l'ameno Brenta, e pervenuto
lee 3 barche. Alle ore 1 4 si allontanò dal- al delizioso luogo della Miia, alle Gain-
la riva, e s'inconunciò la navigazione pel berare si presentò il patriarca di Vene-
lasto fiume, dirigendo il viaggio verso zia Federico Maria Giovanelli, il quale
Cliioggia, riuscendo spettacolo di divozio- fu dal Papa accollo con tulle le più par-
ne le popolazioni accoricnli sulle due ri- ticolari dimostrazioni di stima e di alFet-
ve per ricevere l'apostolica benedizione, to, come erigeva il distinto di lui merilo
anche in notabile lontananza. A Corbola personale e la dignità, trattenendolo nel
il vescovo d'Adjia Arnaldo Speroni con gabinello di sua nave sino a Oriogo e
piccol naviglio si prebeulòa ossequiare il Moranzano. A Fusina, ove si entra nella
l'apa, accollo con particolare gentilezza. Laguna, il Papa lasciato il bucintoro, pas-
Pervenuto alla Cavauella dell' Adige, so- sò nella i.° delle due peote venete, col
piaggiuiise il vescovo di Chioggia Bene- nunzio Ranuzzi due prelati di com-
, i
detto Ci\ran, e poco dopo il patrizio Bar- pagnia Marcucci palriarcadi Costantino-
tolomeo Gradeuigo podestà di Chioggia, poli, amuiinislratore di Montallo e vi-
ambedue per corilestare la loro venera- cegerenle di Rocna, e Conlessini arcive-
zione, ricevuti colle più disliule dimostra- scovo d'Alene ed elemosiniere segreto, e
zioni digradimento; come situilmeule fu idue procuratori di s. Marco. Pel cana-
con sìugolar benignità accolto il nunzio le di s. Giorgio in Alga e di s. Chiara,
di Venezia Ranuzzi , benché di recente si diresse verso ftlestre, in mezzo ad un
promosso alla nunziatura di Lisbona, in foltissimo numero di piccole barche e
sua Vece essendo destinato per la repub- gondole, le quali ricoprivano il vastissimo
blica Giuseppe Firrao arcivescovo di Pe- spazio della Laguna, approdando a ore
tra. Alle ore i[\ approdò a Chioggia il 24 a Malghera, ove trovò fanti e caval-
l'apa, venendo ricevuto da molti vescovi leria schierati, per onorarlo e accompa-
dello stalo veneto, e da ojolla nobiltà ac- gnarlo, una uobile carrozza a G cavalli, m
f
VEN VEN 6m
cui salì, ed altre pel seguilo. Arrivalo a cotiosceiiKa al senato e al Juge, entrò iie-
Meitlre siuoulò al [<alazzo Jel procuia- t^li stali austriaci e giuuse a Gorizia. iVcl
4 forieri, due cameiieri pubblici e dalla due procuratori, ilcav. Alvise Moceuigo
cavalleria, oltre quella di scorta, per tulio figlio del doge defunto, capitano e vice-
iucuiilrando lungo la via immenso popò- mauentedi questo iu altri bui duelli. Tra-
lo invucanle la benediziune. A'i3 parli giltaloil (lume, e giunti al Dulo, luogo
per L^^Z/'/a', ("apilale delFriuli veneto. Ivi molto popolalo, nel tempo che ivi con-
Pio VI, nello slesso gicnuo dell'arrivo, venne fare traltenimeulo per l'aprimeuto
dice mg/ Dini , a ditnoslraziooe di gra- della porta, o sia ritegno dell'acipie del
lo animo per 1' attente e assidue cure a- fiume, fu il Papa di nuovo complimenu-
vule nel corso del viaggio, die' al cav. lo dal vescovo di Padova Giustiniani, che
Contarini una preziosa corona, tanto per l'avea preveuulo per trovarsi a ossequiar-
se quanto per la ca^aliera di lui consor- lo a'cunfini della diocesi. Giunto alla ftli-
te, e distinse il procuratore Maniu , che ra si licenziò il cav. ftlocenigo, per esse-
ancora non avea avutola dichiaiazione re termine di sua giurisdizione, onora-
il
di cavaliere, con questo titolo, nella forma lo dal Papa con atlestali di riconoscenza
medesima, come soLva praticarsi in ilo- per le laute prodigate allcn/.ioni. Al iMu-
aia con gli ambasciatori veneli prima del janzano si presentò il patriarca di Vene-
termine ambasceria, quando un-
di loro zia mg/ Giovanclli, accollo con tulli i
eh' essi non siano per auco siali con lale contrassegni d'eslimazione. Giunti poi a
titolo fregiali (invece racconta il Dui- Fusin.i, uU'imboccalura delle venete La-
zio di Roinciy che pure andava pubbli- guue, si trovarono ivi nelle proprie goQ-
cando la relazione del viaggio, ilovendosi dole uii.i grande quanlilàdi vescovi del-
peròprcferiiequella delDinl,sebbene,uo- lo slato veneto per osseipiiare il Papa,
a Malghera, li regalò di due corone di gio in Alga. Qui menta riporlaisi il pream-
lapislazzuli alla cavalicra e di due altre bolo Jel veneto facoiulo e pio descrittore
per le loro dame). Nel di seguente il Pa- i\i:\\' Arrivu^sogi^ioiiio e ijcirleiiza di Pio
pa, da Udine s'incamminò a'confiui, e ivi /'/. » Santo, di vino e puro spii ito di re-
espiiiucie per tulio la sua alIcLLuosa ri- a lesolo dobbiamo, si a le solo, l'alto, l'iu'
Gli VEN V E N
comparabile piacere di veliere nelle no- ce. Il sole slesso, coperto dalle nubi fino a
stre conimele il Padre de'fedeli, il Paslo- quell'ora, sembra rallegrarsi egli pure, e
ve delia Chiesa, il Vicario di Cristo, in comparisce ad ornare l'orizzonte splendi-
una parola Pio VI. Segni pure epoclie do e rilucente. Alle ore 19 il serenissimo
gloriose la veneta storia, descriva venu- (logeRenier compagnia dell'eccellenlis-
in
te, passaggi d'illustri personaggi, ma non simo collegio composto de'consiglieri, de*
\i ho di più grande, di piii memorabile, capi della Quaraulia e de'savi, monta ne'
di più gloriosa di questa. Se corrisponder nobili peatoni per trasferirsi all'isola di
j)otesseal sentimento dell'anima la debole s. Giorgio in Alga, ove giunto cominciò
mia dicitura, son certo che nessun' altra il suono di tulle le campane della città.
|iarle del mondo vantar potrebbe uno Quando poi verso le ore 22 si scorse in
scrittore più zelante, piìi energico; ma se a poca distanza il nobilissimo burchiello di
me non concesse l'adorata Provvidenza Sua Santità, il doge col serenissimo col-
lai pregi,non per questo tralascierù d'in- legio si portò sul pontile di s. Giorgio, e
coraggiare col mio eseinpiogli eccellenti stette ad aspellare il Beatissimo Padre.
scrittori di questo secolo iid illustrare col- Egli giunse accompagnalo da mg.' Gio-
le loro note la gloria delle venete contra- vanelli patriarca di Venezia e da' cava-
de per l'arrivo, boggiorno e partenza d'un lieriManin e Coularini. Appena Pio VI
tanto principe, lo qui non pretendo al- montò sul pontile, il serenissimo doge,
tro che di descrivere senìplicemenle le col corno in mano, si avanzò umilmente,
ceremonie, le feste e le esultazioni di Ve- e colla più religiosa divozione. Tenera-
nezia in quesl' incontro. A tale oggetto mente accollo Padre comune de'fede-
dal
comincierò a tener dietro al Santo Padre, li,fu da esso sostenuto nel momento me-
dal momento della sua venuta sino alla desimo in cui egli voleva prostrarsi. Segui-
sua partenza, riferendo qualunque inte- rono in que'brevi momenti qualche tron-
ressante e notabile circostanza .... Ecco ca parola da una parte e dall'altra, d'a-
giunto quel felice giorno in cui lutto il more e di slima paterna, d'alìello e vene-
popolo veneziano spera di vedere final- razione filiale, giacché la forza del senti-
mente il Sommo Poulefìce, e di ricevere mento dominando gli animi commossi,
la santa di lui Benedizione". In queste erasuperiore aqualunque facoltà. Entrati
dichiarazioni io ci vedo e amtniro a un nella chiesa di s. Giorgio, genuflesso il Pa-
fasti della Chiesa. Prima giornata, nicr' rosi gridi di gioia e di esultanza religiosa.
coltali i5 maggio
782. Allo sparo de^
i Soddisfatti gli alti di religione, nel ritor-
primi cannoni della fusla, già tutta Ve- nare che fecero dalla chiesa il Santo Pa-
danno ordine che vengano chiuse le loro zia e di Costantinopoli, due nunzi e l'ar- i
V EN YEN 61
descrittore, il più grande e il piti glorio- stalo, illuminalo da straordinario nume-
so ili lutti (per riunovarsi la fausta epo- io di torcia, 24 delle tpiali sostenevano
ca di Papa Alessandro 111 e del doge Se- sulla riva altrettanti siidlìeri vestiti di
brisliano Ziani). 11 doge col serenissiuio ricchissime uniformi livree per accompa-
collegio, conduce al loro popolo l*io VI, gnare il Papa. Questi disceso, col doge e
tra due patriarchi, arcivescovi, vescovi e tutto l'accompagnamento, salì nel nobi-
altri prelati. Chi fu presente a tale im- le salone di udienza, ringraziò gentilmen-
ponente spettacolo,può solo formarsi l'al- te il doge e lutti gli altri personaggi che
ta idea di esso. Non è possibile descrive- r aveano incontrato, avendo già avuto
re sì gran trionfo, tutto pacifico e reli- campo nel peatone di conoscere quanto
gioso. Vedere tutta la Laguna coperta di era veridica la fama nel decantare il se-
peote, di gondole e di barchette, udire lo renissimo Reuier per unodegl' illustri e
sparo e rimbombo di 7 galee che veni- dotti dogi di Venezia. Accompagnati da
vano a incontrare il Papa, tutti i navigli alcuni prelati della corte pontificia alla
veneti e stranieri fare lo stesso, il festivo riva, partirono il doge col collegio, ed il
suono di tutte le campane della città, li Papa 8i ritirò nelle camere fatte a suo
replicati e strepitosi spari de'mastii nel- uso preparare dalla repubblica, con tut-
l'uilerno della città, il popolo da tutte le ta ricchezza e noagnificenza. Il Novaes
parti prorompere in evviva prolungati, nella Storia di Pio FI, riferisce che la
e chiedere con fede ad alta voce la s. be- repubblica avea destinato l'ampio e
gli
nedizione. IVIg."^ Dilli abituato nel lungo più comodo e decoroso monastero di s,
viaggio ad anìmirare le solenni dimostra- (^iorgio Maggiore, ma il Papa scelse il
zioni divote ed enlusiastiche de' popoli detto convento. Ed anch'egli celebra il
verso ilsupremo Gerarca, dice che il viag- giubilo e divoto tripudio de' veneziani,
gio si diresse pel gran canale delia Zuec- che accolsero il Capo della Chiesa con re-
ca e il canale de'Mendicanti (secondo le ligioso trasporto e venerazione. Stcondct
Diario di Roma, sembra
relazioni del giornata, gioveih i6 maggio. Alle ore
che Papa passasse per la punta della
il i4 Pio VI ammise all'udienza molti ve-
Dogana nel Canal grande), in mezzo al- scovi dello stato veneto. Dopo un'ora il
radollamento delle barche ricolme di gen- doge colla serenissitoa signoria e muta
te, il suono delle campane, l'eco delle ar- di senatori con solenne pompa, precedu-
liglierie,Ieacclamazioiiidel popolo,resero to da'trionfi, stendardi, pilferi, tromiie,
l'mgresso pontificio in Venezia uno spet- ombrella e la seggia d'oro coll'origliero,
tacolo de'piìi singolari e rimarcabili. Ed il si portarono ne' soliti peatoni alla resi-
Tavanti nt Fasti di Pio FI^ osserva che denza papale. Allora Pio VI passalo nel-
il Papa fu salutato da 200 colpi di canno- la grande sala d'udienza, circondato da'
ne, ed il suo ingresso in Venezia olliì uno vescovi e dalla sua corte, ricevette la vi-
spettacolo cos'i sorprendente, quale gli sita tli formalità del doge e della signo-
stessi veneziani non avevano mai veduto ria, con tulli più distinti atti di gioia e
i
né per regate, ne per l'Ascensione, im- di paterna dilezione. Quindi dopo le so-
perocché il numero delle gondole era sì lile ceremonie, passarono tutti uniti nel-
grande, in modo di comparir la Lagu- la contigua chiesa de'ss. Gio. e Paolo, or-
na per lungo tratto unita alla Terratìir- nata con isplendida pompa ecclesiastica,
ina ; tutte le finestre poi erano ricca- piena di nobiltà e di dame in appositi
i peatoni giunsero alla riva del convento cevuto col canto dell'antifona Ecce SU' :
domenicano de'ss. Gio, e Paolo, prece- ccrdos ììlagniisj e veneralo il ss. Sagra
duti da varie eoudole de' vescovi dello mento, passò coldoge e la signoria all'ai-
6 4 1
^' E N VE N
lare mnggìore, ove da mg/ Giovanelli un. clie in Iole inconiro <lie' a conoscrre
patriarca fli Vene2Ìa parafo pniilifìcal- r«'sfen5Ìone del suo merito, ripoiTando-
inenle fu intiionato il Te /)cimì,[MO<ie- ne singolare gradimentodel Papa. Il ("aii-
gdilocon iscelfissima e Ktrepifo'?a nniiMra. cellieri, nelle 7\75?/r7V flclla venula in Ro-
(^ouipila la lieta funzione, fallo ritorno nw di Canuto IT, a p. 23 offi'e la descri-
il Papa prossimo convento, ivi sì con-
nel rione della gita fatta dal Papa all'Arse-
j:edò dal doge e da! senato, come pure naie, e dell'ancora di «liaordinaria gran-
(lal patriarca, ed asceso ai [)roprio annnr- dezza formata alla sua presenza. Uscito
Icnienlo, ricevè a particolari udienze il dnll'Arsenale si trasfiM-i colle sue barche
n>arc!iese Durazzo andiasciatore impe alia cattedrale di s. I*ietro di Castello,
liale, il marchese di Squillace ambascia- ricevutoda mg.'palriarca e dal capitolo;
Inre di Spagna, indi tutto il rimanente chiesa che in vece di s. Pietro in l'iati'
del corpo diplomatico, co'cavalicri fora- rano, dovea ne! 1799 sci'^'irf alla cele-
stieri dimoranti in Venezia. Dopoilme?- lnnzionede'/^fm<?r<7//A^ot'r'/?r//V7// per lui !
zodì il Papa esaud"ì il po[)olo, adunnfo Quindi passato nel propinquo palazzo
rei cortile del convento, con benedirlo, |>alriarcale. si trattenne da un'ora nelle
il che replic?) verso sera, e ripetè pure stanze di mg.' Giovanelli, dopoaverara-
iie'susseguenli giorni. La sera nella sala nìesso al bacio del piede il suo clero, ed
d'udienza ;irnn>ise più centinaia di nobili a qurllo della mano la di lui viituusa
veneti, vestiti di toga, al bacio della ma- iiadre d. Giulia Calbo, dimostrando al-
no, e nelle stanze interne il cardinal Cor- 1' illustre figlio la più cordiale dilezione,
liaro, recatosi nella patria per ossequiarlo, non che amorevole stima. Dipoi il Papa
il cardinal Boncompagni legato di Bolo- sirecò a visitare la chiesa e il monastero
gna,ed ilsenatore diRomaBezzonicoalfio ili S.Caterina, com[iliinentato personal-
^enpto venuto appo'itamenle in Vf-ne- mente dalla badessa nipote di Clemente
zia.Terza giornata , venerdì i 7 maggio. XIII, alla quale e ad altra nipote di quel
Il Papa dopo aver amu)esso all'udienza Pontefice fece benigne dimostrazioni, per
molti vescovi, servito da 3 siqjerbissime la venerazione e perqnella naturaleedo-
gondole dorate fu condotto all'Aisenale, verosagratitudinechegiustamenle nudri-
accompagnato da' procuratori Manin e va pel venerando zio già suo promotore
Contarini, i quali in tutte le funzioni non insigne, paternamente dando a baciare il
si discostarono mai dal suo fianco, corri- piede a tutte le monache. Fatto ritorno
sposti dal Papa in tutti gì' incontri con al convento de'ss. Gio. e Paolo, nella sa-
dimostrazioni onorevoli. Egli si tralten- greslia soddisfece ad egual pio desiderio
ne circa due ore ad esaminare e godere tli molte dame in aliifo nero, come pure
lutti i superbi pregi fli quel vasto empo- le cittadine dell'ordine de'segretari. Ver-
liodella milizia marina. Primamente ani- sosera,oltrela consueta benedizione com-
mirò ilBucintoro che accide!)talmenle, partita all'accorrente popolo nel cortile,
per la non eseguita ceremonia del giorno ad altre porzioni finitissime di esso la die'
dell'Ascensione, si ritrovava nel i. "canale nella cavallerizza de'patrizi e sul camjJO
tutto addobbalo come se fosse il giorno della Pace ov'eransi riunite, recatosi per-
della partenza; poscia osservò li lavori ciò ne'corrispondenti balconi. La sua de-
che ivi si famio con singoiar maestria e sideralissima apostolica benedizione, ne'
ordine, essendo stata formata in sua pre- delti luoghi la compartì piu-e altre volte
senza con mirabile speditezza una gran- ad infinito popolo, insaziabile di sì pre-
de dncora. Nei peatone era servilo dal zioso favore. Inoltre nella slessa sera ri-
doge, per leira dui patron di guardia cevè nella sala d'udienza altro considera-
dell'Arscnalc il conte Stefano N'aluiaro- bile numero di nobiltà veneta, molli ec
V E N VE :^ 61"
clesìaslici e nìollissiuii ciUadinl, e nelle me scale fu scoperta la marmorea iscri-
stanze domesticlie i sunnominati cardi- zione, che nel discenderle con grata sor-
noli e senatore di Roma. Quarta gior- presa lesse, celebrante il compartito ono-
nata, sabato 8 maggio. Pio VI colle so-
I re. Restituitosi alla sua residenza, nell.i
lite barche, col cardinal Cornaro, consue- sera appagava un gran numero di dilTe-
ti piocnratori e accompagnaraentOj ap- renti persone bramose di prostrarsi avan-
pividnto alla Piazzetta e passando il cor- ti di lui, a Girgli omaggio di loro vene-
tile del palazzo ducile, si poitò nella ba- razione. Nella stessa sera nell'oratorio del
silica di s.Marco, ricevuto dal cav. Eriz- pio luogo degl'Incurabili, il procuratore
zo altro pi'ocmatore della medesima. Qui- Manin fece eseguire una stupenda can-
vi egli, appagata lasiia divozione, amnii» tata da 60 zitelle di 4 dilTerenli conser-
lò il magnifico tempio, tutte le preziose vatorii, tutte vestite uniformi: composi-
cose che lo rendono sorprendente,il tesoro zione del conte Gaspare Gozzi, musica
allora ricchissimo; e dopo averne goduto del non men celebre Galoppi detto lìu-
il prospetto esterno e la meravigliosa sua ranello. V'intervennero cardinali Con- i
vasta piazza, ritornato alle sue barche, compagni e Cornaro, molti vescovi e pre-
s'indirizzò all'isola di s. Giorgio Maggio- lati, i ministri delle corti straniere, tutta
re, liicevuto da vari vescovi eda'monaci la nobiltà veneta in obito patrizio e le
benedettini del monastero, orò nella chie- dame vestiledi nero. Forse questa èquella
sti, con molta compiacenra visitò il gran- cantata, che il citato Cancellieri dice de-
dioso monastero, e ammise al bacio del stinata al Pnpa per onorarlo, oltre una re-
piede la religiosa comunità. Chi avesse gata egualmentepreparatagli, secondo il
allora detto a Pio VI, 5 mesi e i6 giorni costume usato cogli ospiti sovrani. Quinta
tiopo la tua morie gloriosa, in cattività, rdulliniagiornataydoinenica i ^oiaggio.
quando empii nsoranno sperare chiu-
gli Piicorrendo la solennità della Pentecoste,
dersi con te la serie de' Papi, in questo ad ore I 3 il Papa calò nell'adiacentechiesa
monastero, un cardinale monaco dello de'ss. Gio. e Paolo, col di lui seguito, ove
stesso ordine, un tuo concittadino e pa- celebrò il mag-
divin sagrifizio all'altare
rente sarà eletto MI tuo successore, e dalla giore, servito dal cardinal Boncompagni,
sua loggia saràanimnziatoa tutto il mon- tra la commozione religiosa del nume-
do col medesimo tuo nome, Padre uni- loso popolo; indi visitò la nobile cappel-
\ersale e sovrano degli stati che la prepo- la del ss. Rosario, e poi fece riforno nel-
tenza e la perfidia la piìi accanita li avrà le sue camere, per attendere il tetnpo del-
usurpati ! Oh mirabili disposizioni della la messa solenne, alla quale nvea stabi-
divina Provvidenza! Oh imperscrutabili lito assistere con tutta la formalità, col-
e arcani giudizi di Dio! In seguito pas^ò l'inlervenlo del doge e signoria. Pertanto
il Papa a pregare e gustare il portentoso verso le ore 5 si portò il duge col sena-
i
tempio del riedentore, ricevendo i cap- to, co'pealoui, in grandissisna pompa, nel-
puccini suoi cusloili al bacio del piede; lagran sala «lei Pipa. E coin[ilimentalisi
non che a visitare la chiesa de'ss. (ierva- scambievolmente, discesero tutti nella sa-
sio e Protasio, ad istanza del procurato- grestia della chiesa, nella qirde da'cardi-
dando a baciare il piede a quel clero. Fi- rosse, Pio VI fu vestito degli abiti sagri
e la scuola di s. Rocco, le sue insigni pit- do lu Croce pontificia portata da mg. Do-
ture e altre preziose cose, e ujentre n- menico N.inlini segretario delle lettere Ia-
cevea il guardiano e fratelli al di volo i line, in cappa, seguita da' vescovi dello sta-
bacio del piede, nel niezzo delle due pri- to veneto colle loro cappe prelatizie, dal
6i6 VEN VEN
Papa in mezzo a due caicìinali, insieme fore dice che 11 Papa incedeva
in mezzo
col doge e tuttala signoria, laprocessioue al doge e al nunzio Ranuzzi, seguilo da'
cnlrij in cliiesa piena d'immenso popolo. due cardinali. Queste parlicolarilà io le
Adorato il ss, Sagrannetilo, il Papa andò rimarco, perchè dopo Alessandro 111 e il
all'aliai* maggiore, fu dato principio alla doge Ziani, non ebbi luogo di descrivere
solenne messa celebrata da mg.' patriar- simili ineonlri e funzioni; e quando do-
ca Giovanelli, avendo il Santo Padre, con- vrò parlare di Pio VII, il doge e la re-
forme il consueto, recitato il salmo Iii- pubblica non più esistevano), sortì dalla
troibo, e fatta la confessione innanzi l'al- medesima, e passando pel chiostro del con-
tare, stando alla di lui destra mg.' pa- vento ascese ad una magnifica loggia o
triarca celebrante, e alla sinistra genufles- tribuna, costruita in due giorni con mol-
so il doge. Ascese indi il Papa sopra il no- to vaga e nobile architettura, rappresen-
bile e ricco trono ivi preparato, e il doge tante il prospetto d' una grandiosa fac-
similmente si portò all'altro trono men ciata, ornata con tutta la maggiore ric-
grande disposto nel lato dell' epistola di chezza e buon gusto, esprimente musaici
prospetto al pontificio, avendo tutta la sulla foggia di(pie'di g. Marco, alla quale
signoria preso luogo ne' banchi preparati si ascendeva [)er mezzo di due laterali
nella medesima parie; e nel Iato del van- scale, lunghe e larghe, corrispondenti al
gelo prossimo al trono del Papa, ebbero campo de'ss. Gio. e l'aolo esistente in-
il loro luogo 26 vescovi dello stato vene- nanzi l'omonima chiesa; ilquale campo
to, non compresi i due inservienti al so- o piazza [)er renderla piìi ampia, a sfogo
glio papalu pel libro e la candela. E sicco- delpopolojsi cuoprì in quel gioi-no tutta
me pel cospicuo numero de'soggelli com- l'estensione d'iui catialecontiguo al cam-
ponenti la signoria non era bastante il po con grosse tavole e pali acciò venis-
Juogo dalla parte del trono ducale sopra se occupalo (ra'instruisce il cav. Cicogna,
il pianodel presbiterio, perciò fuori i gra- Ir/scnzioni f^encziane, l. 2, p. 268, che
dini del medesimo furono a questo Ììwq la loggia fu inventala e diretta da Anto-
in ambe le parli disposte due linee di nio Codognalo, delineata e dipinta da
banchi, che formavano un quadrato con Domenico Possali, incisa da Giacomo Leo-
la sua apertura per l'ingresso, ne' quali nardis). Non vi era angolo, né balcone,
sedettero tutti i detti signori. La sagra né il più angusto sito ove non ci fossero
funzione fu eseguita con tutta la maggior genti. Tutto spirava divozione, poiché in
dignità, e l'unione e la nobiltà dell'illu- tulio quell' infinito numero di persone
stre consesso la rese ammirabile e rara. n(![)pure una osò fiatare. Giornata di eter-
Nella chiesa, ad evitare la confusione del nissima memoria sola per Vinegia, subli-
popolo, oltre il grande numero delle guar- me e grande, (iiunto il Papa , il doge, i
die, che la custodivano, fu entro agli stec- cardinali, il nimzio, il patriarca e altri
cali o recinti assegnato il luogo distinto vescovi il) mezzo alla tribuna ,
gli altri
per la nobiltà e per le darne. Le due su- prelati e la signoria sparsi gradata metile
perbe cantorie erano fornite di eccellenti sulle due scale. Pio VI coronalo del tri-
niusici e suonatori, e tutto corrispondeva regno, colla sonora sua voce, recitate le
alla magnificenza del tempio, e alla gran consuete preci, alzate le mani al cielo die-
de e straordinaria solenni là di quel giorno. de amorosamente a' veneziani la triplice
Appena terminata la messa, il Papa pre- soletnie pontificale Dcncdizione (come i
ceduto dalla Croce e col medesimo or- l'api la coniparluno <.lul Faticano, \n ta-
dine e accompagnamento col quale era le aiticolu nuovanienle lo desciissi), cioè
venuto nel primo accesso alla chiesa (ri- a! lòilissimo popolo, che poteva compren-
lorisce mg.' Dini : invece il patrio scrit- dere il dello luogo, ri->uonando in ({ue-
V E iN' V E N G 7 1
sj'alto l'alia per lo strepilo dell'artiglie- ascese in una delle iioltili neolede'procu-
ne, e suono ili tulte le campane della cil- ralori e in loro compagnia, nell'altra a-
ìl\. Indi i caidinali assistenti pnbblicaro- vendo preso luogo il corteggio; si staccò
no nella consueta forma l'inilulgenza pie- dal Molo con l'accompagnamento di mol-
naria in Ialino e in italiano. Qui proromjie le oltre barche, e intraprese il viaggio per
il patrio descrittore. Chi non vide qiial
>• Fusina. 11 popolo accorse in gran nume-
<oinmozione fece nell'animo d'ognuno, ro sui rivi, sui ponti e sulle barche; suo-
principalmcnle la 3/ benedizione, non vi- navano tulle le campane, gli spari erano
<!enientedi [)iìi esultante al mondo, Sem- gli stessi della venuta , ma all'esultanza
brava che lo slesso Dio dal trono della tra succeduta la mestizia e anche il piau-
sua maestà benedicesse popoli tlcll'imi- i lo.» Quanto mai in (juesl'incontro fu ri-
verso, e dicesse a tulli: Dtiiedicli, venite conosciuta la pia divozionedel popolo ve-
ad nn', e in quell'istante tulio il mondo neziano! Den si può dir con ragione, che
fosse salvo e redento, l'ianli, gridi di con- N'cnezia è una delle cristianissime città
oh come
solazione, di gioia, di esultazione, della Chiesa cattolica apostolica romana",
spensi, oh come infiniti! ... Tronco que- ()sservarallroconleinporaneoNovaes,che
sia narrazione non polendo più reggere l'io VI e il doge Renier, belli ambedue,
alla forza del sentimento che essa m'in- nel discoi so facondi, notabili per le ma-
spiro". i\nche il cav. IMutinelIi alferma, niere, tosto seguì fra loro dimostrazioni
che fu momento di spettacolo sublime e di mutua amicizia e intrinsichezza, che
.itnmirando. Disceso il Papa dalla ma- gl'uaquisitori di stato, per quanto fu det-
gnifica provvisoria fabbrica , con tulio lo, non conlenti della poca considerazio-
l'accompagnamento, fece ritorno alla sa- ne per loro avuta, presero ombra della
c^reslia a deporre le sagre vesti; indi se- condotta del doge; ed appena partito l*io
p.irossi dal doge e dalla signoria, con lui- VI da Venezia, lo ripresero acerbamente
l<- dimostrazioni più particolari di gen-
le della propensione che ovea dimostrata
lilezza,in vicinanza della scala che con- sovercliiamente verso un sovrano slra-
uuceva alle sue camere. Avendo stabilito niero, di cui la repubblica iu ogni tempo
il Papa di partire da Venezia, e di voler avea disapprovate le pretensioni sugli sta-
pernollare quella sera stessa in Padova, li altrui; ed inoltre, per avergli parlato
perciò alle ore 19 colla corte e due prò- i più volle all'orecchio, e ila solo a solo!
nobili gondole, volle [lortarsi al palazzo fu cotuplimeiilHlo dal [)alriarca mg. Gio- "^
Novaes, pare che vi fosse slato un'altra li co'più sinceri sentimenti, furono rin-
volta, e che questa serv'j [)er fine un'iai- graziati e alleltuosamcnle benedetti. A-
provvisalaal dogedicomuiial(j),ondi;pri- sccno il Papa nella carrozza [iroseguì il
scoisi col doee e con la smiioria, che ivi l'aveano acoomiiai^iialo, avendo il^ Papa
silrovòa riceverlo. D(j[)0 le dimostiazio- loro con l^[)oslo con vivissime ilimoslia-
ni più sincere di paterno amore e di gra- /ioni di riconoscenza per gl'inconiodi da
lo animo, il i'upa si divise dal doge e dal |MiosoiIerli,|)el pensierocontinuo diligen-
colle"io, e passò alle sue peote. Alle ore tis-,imo, ch'eran.si preM) in prevenire tut-
20, perla IMazzelta di s. iMiuco, Pio VI tociò che poteva occorrere, e particolar-
6.8 V li >'
V E N
mente per I* in<«tan('abile as:!Ìclua cura (\.\ ravnno dislruggce la sovranità, che ap-
loro usata in eseguile risliuxioiii e le ge« pellavano tiranna, e mandavano appo-
nevc^e disposizioni dateJalla sefeiiissiina iilamenle emissarii niisteriosi a scniie-
repul)l)lica. Per iillinoo pafernacnenfe ii re la Germania, i Paesi Bassi e l'Italia.
Ixnedì. Il doge ed i patrizi gareggiarono Grande quindi si fece il pericolo in Euro-
coireiitusinsino del popolo nel trilmlare pa , maggiore in Italia per la vicinanza
ogni [iossibiie onorificenza al siicce'^sore del leirilorio, pavenlondone e altamen-
(lis. Pietro, alleluia altresì l'annalisla Cop- te tulli i;li stali ilnlinni. Gli animi in-
pi, li Cancellieri nella Sloria de' pos<;es- tanto a Venezia erano volli, naira l'an-
si. a p. 5i6, pubblicò la descrizione ele- nalista Mulinelli, a vasto progetto, nunìe-
ganlissinia dell'ingresso e partenza di Pio rose e frecpienti erano le conventicole di
VI da Venezia, presa dal rass. De itine- piilrizi, di cittadini e di mercanti. Inniez-
re Vindoli Olle II 3Ì del celel)ie gesuita p. zo a questi movimenti, intanto nel 17)^4
Cordnra. — Nel seguente 1788 un tre- viaggiando il re di Svezia Gustiivo III,
mendo uragano, che dalla Sicilia ove sor- sotto il nouìe di conte di Hogn ,
porta-
se, si ddalò per tutta Italia, recò terribi- vasi a Venezia a'3 maggio, reduce da Ro-
lidanni anche a Venezia, nella notte del- n)a,ov'era rimasto profondamente pene-
l'i Ivenendo il r 2 marzo, narrati ilal Fi- tralo pe'rifi sublimi della srllimana san-
liasi, Memorie dille procelle che annual- ta. In Venezia eia legge, che se un ino-
mente sogliono regnare nelle Maremme narca vi fosse giunto col suo proprio no-
Veneziane. Impetuoso spirando lo sci- me dovesse I* erario far le spese del suo
rocco, all'annosa e calda essendo l'atmosife- ricevimento , e se incognito, avessero a
ra, nero e turbato il cielo, la sanguigna supplire a quel dovere di ospitalità alcu-
usala n)eteoia risplendentissima, e tanto ne delle più distinte famiglie patrizie; e
da illuminare d' un assai vivo colore le così erasi [)ralicato nella discorsa venu-
parli più reco:idile delle case volte ad o- ta di Federico IV re di Danimarca e di
rienle, furiosamente le acque inondaro- Norvegia neli7o8-g, che viaggiava sotto
no la cidà, in più luoghi si squarciarono il nome di conte d'Oldembuigo. Pertan-
le spiaggie, sommersi i vigneti prossimi, to imponevasi al procuratore Alvise Pi-
sospinti a terra i navigli e fracassati , il sani di fesleL'2Ìare il re di Svezia , ed e-
popolo ne restò spaventalo. Il cav. Muti- gli lieto dell'onorevolissimo officio, olfri-
iielli, che deplora quell'apparenza di cie- va a Gustavo III una festa di ballo e ce-
lo, osserva che [)iìi terribili però poco ap- na a'5 maggio nel suo palazzo a s. Ste-
presso erano quelle della terra e degli fano, un' allra cena e cantata nell'altro
«omini. In F/v/^c/rf, regione solita a muo- suo palazzo di delizia alla Giudecca, cou
vere co'suoi moti tutta l'Europa, aboli- danze e rinfreschi, tutte degne d' un re,
ta l'inegualità dell'imposte, poi i privile- scialacquandosi nelle feste delle due sere
gi del clero e della nobiltà, sludiavasi d'in- iqo,74o lire, corrispondenti a ducati
debolire talmente l'aulorilà legia, ch'el- 17,700; il che si trae dal documento ri-
la non fosse più che un' ombra vana. [ feritodal cav. Mulinelli, insieme alla no-
faziosi douiinavano, perciò in ogni luogo ta delle dame invitate. Si legge nell'or-
sedizioni, incendi), rapine, funeste morii. te di verificare le date, che nell'ottobre
La nazione francese non trovando più 1784 s'invitarono con proclauìa tutti i
riposo in se stessa, «ninacciava d'invade- palliai a porre in commercio loro fondi i
V E >: VE IN 619
ri' (.Tel cnramercio col privilegio annesso questi hen presto insultato dn (pjelli
fii
alla qualità di pnliizio, ch'era quello di barbara plebaglia, e il dey dichiarò nel
min poter essere im[)rigionato per debili, tecipo slesso la guerra a'veneziani. II se-
La fortuna publ>lica deteriorava cogl'iin- nato mandò allora in quelle coste una
prestili e l'aunienloileirimposle, chenon squadra solfo gli ordini ilei cav. Euio,il
era già elìelto dell'iucretoenlala opuleu- quale lasciò una porzione delie sue forze
za nazionale. Lo statoavea raddoppialo a bloccare Tunisi, e coll'altra passò a bolli-
le sue rendile, e tullavolla non era che bardare Susa, l'antica Ruspina. distante
più oberalo. Inoperose rinianevansi le ar- t 00 miglia, alla quale recò ijualclie dan-
niate di terra e di mare (tranne quesl'ul- no. Il progresso della guerra, narrando-
time esercitate co'barbareschi); cadeva no Io col Darò, è deprimente a confronto
in rovina le fortificazioni delle piazze, e del riportato da'patriistorici.Infulti, rac-
la repubblica manteneva cusfaalemente conta il conte GiroIamoDandolo, Lacci'
il suo principio di limitarsi rdla cura elei- data della lìepuLblica di Tciiczia,edi
la propria conservazione, fondala sopra suoi uUinii 5o anin, che dessa sebbene
im' imperturbabile neulialilà. In que- si mosliasse inslaucabile nel commellere
st'anuo slesso I 784 una brigala di stu- a'suoi capitani di mare la punizione se-
denti in Padova, accompagnata da suo- vera de'pirali depredatori, non per que-
iialnri, entrò turbolenlemenle nella chic- slo riusciva a farli [)erseverare nel rispet»
sa del Santo, ossia s. Antonio, niallraUò lo pe'diritti ilelle nazioni. Anzi nel 1784
) borghesi, costrinse le donne a danzar ilbey di Tunisi provocò la repubblica a
con esso loro , e spinse sino agli ultimi nuovi atti di rigore. Preparata per la
eccessi, profanazioni e violenze, che for- guerra poderosa squadra, ne aUkiò il
lunatamente cessarono indi a poco, sen- supremo comando a quell'Emo rnedesi-
za che a'colpevoli venisse iidlilto verim mo, che avea già reso così temuto il suo
castigo esemjdore, e senza che le perso- nome in que'mari, essend<j la repubbli-
iie odese ricevessero verun risarcitnento. ca ormai decisa di farla finita per sem-
In sostanza era lo spirito di vertigine ri- [ue; e così sarebbe avvenuto, se la guer-
voluzionaria che cominciava le sue prò- ra accesasi poi fra la Russia e la Tur-
ve, fomentato dalle selle politiche. Comin cliio, non l'avesse troppo presto costret-
ciava lo spirito di vertigine rivoluziona- la a dividere le sue forze. Già 1' Emo,
ria !La Civiltà Cat/olica, serie 3.\ t. 6, peritissimo delie costruzioni navaii, avea
n. 701 dà contezza
, della grave e lodala ristorato co'nuovi metodi la niarina mi-
leltera intitolata: J qua
punto sia la l lilare,ed avea pure col commissario au-
rivoluzione. Lettera di mg.' Luigi Rcn- siriaco Cobentzel adempiuta una deli-
diivescovo di JnnrCf,GiiUQvniii5'j. — cala commissione ,
di fissare le nonne e
A"ilavasi da qualche tempo, narra il cav. regolare la navigazione del canale della
Coppi, all'anno 1784, mn» questione fia I\Iui lacca con soiKli>làzione de'due [lopo-
la repubblica di Venezia e la reggenza li finitimi. Partito ilunque dalla patria,
ili Tunisi. Pretendeva <juel dey che al- chenon rivide più, colla (lolla a'^.y ^ui-
cuni suoi sudditi fossero risarciti de'dan- gnoi784, «'12 agosto abbassò le ano 're
ri soU'erli per aver perduto alcuni elfelti a Capo Cartagine, 5 miglia lungi daTu-
sopra Aue bastimenti veneziani ch'erano nisi; ed a rendere più grande il lerrore
per precauzione co-
stali incendiali, luio prodotto ilal sikj a[)parire ,
moveva to-
me infello di piaste, e i' altro per caso, sto all'impresa di Susa, la ([uale iinpara-
bombardare Susa, e fece altrettanto eoa scoppiata fra la Russia e la Porla otto-
IJiserta e Sfax, pochi anni prima diciiia» mana, per aver Caterina 11 fatta occupa-
r;ita inattaccabile da'francesi, oltre la Go- re la Crimea, richiamava la maggior at-
!. Ila di Tunisi. Superò gì' inaccessibili tenzione della repubblica, e chiedeva a
scogli di Sfax, ed i bassi fondi di Tunisi, lui im[)orlaiili servigi. La dura lezione
covili de'pirali, niercè l'invenzione inge- data dall'Etno al bey di Tunisi e la con-
gnosa e semplice delle celebrale sue gal- tinuala presenza di navi venete a vista
leggianti, colle f|uali poi porlo la distru- dc'suoi porli, avevano alla [lerflne doma-
zione e morte , là dove barbari la-
la i to la sua audacia; per cui nell'agosto I
787
droni meno avrebbero ciedutodi essere ti convenne a tregua colla reggenza; la
raggiunti. Gl'inglesi già forse più d'ogni repubblica rifiutò l'esorbitanti proposte
altro così periti nelle cose ajaritlime, ben- fatte dal bey, preferendo all'interesse la
ché sobrii nel magnificare l'altrui impre- dignità, e ben decisa di non olFrire che
se, loricolmarono di lodi. Però la con- un regalo di 4o,ooo zecchini, s' è vero
temporanea Gazzetta di Leida, appun- l'asserto òeW Arte di verificare le date.
to quando l'Enio i(nmortaIava il suo no» Non per questo ti credette impedito il
me pugnando contro Tunisi, censurò la bey di costruire nuovi legni, per riab-
iJotla veneta e la condotta di quell'eroe bandonarsi ben presto a nuovi eccessi a
che la che non ha valore,
capitanava, il daimodel commercio veneto. A'7 set- —
(jiiando si consideri col conte Dandolo, tendjte dello stesso 1787 il senato decre-
•gli sdegni che allora fervevano dell'O- tò la soppressione di i 8 Feste (siccome in
landa contro Venezia per la divulgata
,
quell'articolo ho riferito : che Clemente
IrulFeria commessa da Zanovich di Bu- XI V nel I
772 conbolla ridussele feste ne*
dna, a danno della casa Chomel e Jour- dominii della repubblica veneta ; forse sa-
dan. Dappoiché, egli dice, sono conosciu- ranno le soppresse dall'autorità pontifi-
te le smargiassate allora falle dngli stati cia). Verso quel tempo si lanciarono nel-
generali olandesi, e tutti sanno che la re- l'acqua due sciabecchi e 3 fregate per rag-
pubblica veneta conlenlavasi di protesta- giungere ia squadra veneta comandata
re con promemoria de'27 noveudjrei7S4, dall'Emoe stazionata nell'acquediDuraz-
coniunicata alle corti principali, d'inter- Eo, per sorvegliarci movimenti della squa-
rompere ogni relazione diplomatica con dra turca. Sul finir d'ottobre Caterina li
vilare sludiosamenle ogni provocazione, Venezia a spiegarsi sul modo con cui ver-
ma non esser lento né fiacco nel re-
di rebbero ricevuti ne' porli veneti i basli-
primere ogni anche menoma olFesa. L'O- meuli russi da guerra, e quali garanzie
landa lac(pie e la Gazzetta di Leida^
, vi potessero trovare. E la repubblica di-
volle vendicarla cogli scherni contro la chiarò un'altra volta voler allenersi alla
flotta dell'Eujo. Fu questo l'ulliuio rug- più slrelta neutralità, inviando per cou-
VEN YEN 621
seguenza islnizioni a' suoi ministri pres- lette (manovra burocratica, che sfuggì
so le polenze eslere, non che a'goveina- agli stessi inquisitori di st.ito, e che tras-
regolari, e monache. Erano le sagrestie gi soriy ma chi pan mano ad esse? Purg.
dello stato 17,782 ; la celebrazione del- 16,97. ^
''^P'
^^^ governo inorridivano
le messe annue d'obbligo 3,075. 33o, le al pensiero degli sforzi che avrebbe ri-
avventizie in un anno 1,455,558, gli an- chiesto una energica risoluzione, ed a-
niversari pe' defunti i45,i68. E tutto mavauo lu^ngarsi che se fosse avvenuta
questo dimostra la pietà de' veneziani e la scossa annunziata, Venezia non ne sen-
de'suddili della repubblica. Non ostante tirebbe il contraccolpo. Ma quanto era
le particolari turbolenze che si rinnova- stato presagito dall' ambasciatore Ca|)-
vano di tratto in tratto, ma che non a- pello, si verificò nell'orrende scene che
vevano conseguenze gran fatto pericolo- avvennero Francia nel 1789. Quegli
in
se, erano già scorsi 70 anni, e uìai sem- stessi scrittori che in quel regno aveano
pre il governo veneto avea sapulo man* declamato contro la nostra s.' lleligione,
tenersi iu pace. Tale era la situazione aveano nel tempo stesso indirettamente,
allorché i segni precursori della rivolu- ed alcuni eziandio di proposito, scritto
zione francese colpirono tutti gli spinti contro gli ordini de'go verni esistenti, rap-
saggi e illuminati d'Eiuopa. Sino dal lu- presentando i sovrani allreltanti nemici
glio I 788 Antonio Ca[>pelio, ambasciato- dell'umanità, e che la loro autorità de-
re della repubblica a Parigi presso Lui- riva dal consenso de' sudditi e non da
gi XYI, prevedendo che una forte scus* Dio,com'essi pretendevano. Pervennero
sa, avvenuta dapprima in Francia, pota- infine a formare prima nella loro nazio-
ma, ma niuna specie di timoie,e nulla cial u)odo divulgato dalla Sella de'liberi
avendo di comune cogl' isolani inglesi. muratori (/'.), tanto dillusa in Europa.
Calcolava Cappello la possibilità che Ve- IMentre poi i fiancesi ammiravano ima
nezia fosse forzatamente distolta dal suo libertà, deploravano i mali reali ilella lo
spondenz a e con segrete negoziazioni. Ria sarebbero pagali per due rpiinli in carta
)a lettera dell'ambasciatore fu oìcssa in moneta. Quindi malconlcnloncl popolo,
filza tra le comunicale e non Ielle, cioè timori d'un (allimenlo nazionale e mor-
posta da parte da'savi, membri del con- morazioni contro le leggi vigenti, prima
siglio del doge, ed il senato non n'ebbe criticale e poi disprezzale. Queste dis|)osi-
neppur cognizione. Dove, come, qu;uido zioni rivoltose degli animi, preparate lenta-
e da chi abbia preso piede la diabolica e mente, rendevano mollo didicile la '.itua-
fatale manovra delle comunicale e non ziouc del guvcruo, e Luigi XVI sebbene
G-i2 V £ N •
V E :^
hu(U) sovrano, iiou avea energia né alcu- a'c) marzo 1789, figlio di Lodovico Al-
ila ili quelle (H'idilà clamorose che im- vise. A»ea sortito la più ciiita educazio-
pongotio al popolo francese. Convocali ne, speciahocute pel buon volere della
gii stali gLMicrali in Versailles, a' i
7 giù- n)adre sua IMaiia Casadouna, la quale a-
gno si eres^sero in AsscinhLca nazionale, uiava le lettere e il sapere (della quale
e si propose di dare una costìluzioue è una traduzione dell' opera di mg/ Du
alla Francia. Animati i faziosi della ri- Coscq, \n\\iu\ai{iì La Donna
onesta^Vn'
portala vilioria, divennero più audacie dova 1742), ed era divenuto pronto e
predicarono altaniciite la sovranità del nobile parlatore, e costumatissimo uo-
popolo. Si vollero allontanale dalla capi- mo. Perciò la re[)ubblica volentieri il nii-
tale le truppe, acciò non violentassero la «e al governo delle principali sue città, di
libertà dell'assemblea, e questa manifesta Vicenza nel lySa come capitano, e collo
resistenza alla corte accrt-bbe il fermento sfesso titolone! 17^7 di Verona,equal po-
in ogni luogo, si comunicò alle milizie e desta neh 763di Brescia,delle quali l'eblje
divcnncnj inubbidicnti. Il popolaccio a' ciascuna più padre che rettore. Si rese be-
i3 luglio in ogni angolo di Parigi gridò: nemerito principalmente di Verona in
l'iva la libertà, si resista olla coite, si una straordinaria inondazione dell'Adi-
(lisfruggano i ribaldi. Nil dì seguente fu gè. E nel reggimento di Brescia si nieriiò
dislrulla la Ijasliglia. Segui la formazio- il soprannome ili Ce/iO/«a/iO,il perchè leg-
ne delia guardia nazionale, nella genera- gesi in una medaglia coniala in rame: Lii-
le anarcliia. Le provincie fecero eco alla dorico Maiàno Cocnomano Mdcclxiv.
capitale. Continuando l'assenjblea naziu- Brixia grata ingenua. Tornatone da
naie le sue deliberazioni, detta pure Co- tali ulìlzi, di già creato per inerito uno
de'suoi maggioii nella chie^^a di s. Nico- e gloria, e dal quale fu creato cavaliere
la di Tolentino, ed ebbe elogio da Ema- in Udine, titolo confermatogli dal senato
liuele Azevedo, che avea per molti anni con decreto 23 marzo, e ne consegiu spi-
vissuto in onoiala amicizia e comunanza rituali benefìzi per se e per la sua illusile
di studi con lui. famiglia. Asceso al trono, secondo il coni-
42. Lodoi'iio Manin CXX e ultimo pulo di alcuni fu il CXIX doge, e secou-
Y/o^'f. Sollo tristi auspici!, slimato da tut- t!o quello di allri CXX, e per tale lo ri-
ti, II. elevalo al Uuiiu ducale di G3 aum feriico seguendo la Serie del iVam e del
VEN 623
suo biografo ÌMuschiui. AlUo ceilamente La re[)ubblicn credette colla sola sapien-
e più clilTuso è il cav. Cicogna, Inscnzio- za civile potersi preservare sulva ue'peri-
ni / enezianc, l. i, p. 2^9. Anche la sua coli che radi ancora si rappresentavano.
esaltazione al dogaclo scosse l' tslio e le j\Ia la S(;la sapienza civile non poicva più
peuue de' ()oeli, e fra gli altri la società bastare senza la forza, miizì quella era ve-
lie'ojei cauli fece eseguir uelle sue sale il nula Venezia stimata da tul-
in derisione.
Faticinio di Proteo, e la società de'fì- li, teiHUla da nessuno, se era capace di
larmouici 1'
Unione del senno e della aisoluzioui prudenti, non era di risoluzio-
fortuna, due cantate iu cui il famoso Ga- ni gagliarde; l' edifìcio politico vi stava
^pale l^accliierotti fece risuouar le sue senza puntello ; una piiina scossa il do-
soavi modulazioni. IN'ella sagrestia della vea fare loviiiare. iSè il doge, né altri
va pur quello di ciascun veneziano, non fu Iu (|uale venne poi auu>cnlnla unco da
dal cielo secondalo. Riseibatoera die sol- nipoti, e tornalo nella vita privala nuo-
lo questo doge la gloriosa, la nobilis- vamente vi abitò. Protesse le ai li e le let-
\enclay dopo la pace di l-'assaroìvilz, che dò la promozione sua alla s.poi pota, ben-
fu nel J 7 I 8, era divenula del lutto pre- ché ne faceva i>taiiza la repubblua, lin-
caria e incei la.'jQuel vigore vitale, dic'e- cile qnesla non gli assegnò la provvista,
gli, che l'avca preservata ne' passali pe- che fu di 12,000 ducali, e divenne [la-
rigli, più non iscorreva nelle sue vene. triarca della pallia. Lllimo ambasciatore
Alla politica debolezza congiunta era l'i- della repubblica presso la s. Seile fu il
nerzia che tanti anni felici di poce aveva- patrizio veni:to l'ielro Pesaro in cui si e-
no inreliceiiieiite iuiu^a nel governo, per slinse la siid famiglia. Ebbe a fialelloFran-
cui nou seppe prevenire da iuntanu la cesco, di cui dovrò parlare. I/ainbiscia-
scossa che da vicino non avea lui za di so- lore Cappelloavendu ripalrialonel 790, 1
c<I asnellare il bene clic può nascere dal- rpiale non mancòdi dichiararc,esser pron-
l'eccesso del n)ale. Accarezzata così la Icii- con 4o,ooo uomini. Al-
to a concorrervi
deiiza del governo veneto pel liposo, sin rimmincnte pericolo che minacciava l'I-
d'allora si prese la determinazione di non talia, peravere l'assemblea di Parigi riu-
trattare la rivoluzione francese che come nito alla Francia la contea di Nizza, la
tori di stalo tutta la cura di prevenire il al Papa, si costei narono diverse potenze
contagio politico. Tultavolla la repubbli- italiane, ma non perciò pensarono alla
ca avendo sempre coltivala l'amicizia de* comune difesa. Soltanto Ferdinando IV
re di Francia,onde interessarli ad oppor- re delle due Sicilie, allorquando vide rot-
si a'progressi della confinante Austria sul ta la guerra Reno, invitò il ve di Sar-
sul
territorio italiano, ed alla quale sapeva degna e la repubblica di Venezia, con sa-
tlarle ombra, allorché nel principio del vie e opportune considerazioni, a stabi-
lygi le zie di Luigi XVI ed il fratello lire una confederazione Italiana, ten-
conte d'Artois, in conseguenza della ri* dente non solo a garantire generalmen-
soluzione si recarono a passare alcuni gior- te la nazione da qualunque irruzione,
ni in Venezia, non mancò il senato tli ma altresì propri rispettivi stati eia for-
i
e trattò i Po-
suoi ospiti magnificamente. il re di Sardegna e la repubblica di Ve-
co dopo nell'aprile l'imperatore Leopol- nezia, e poi si sarebbero invitati gli altri
do 11, Ferdinando IV re delle due Sici- stati. Potersi colla medesima provvedere
lie e la sua moglie regina M.' Carolina alla propria difesa, tener lontane le in-
prendere parte attiva alla guerra, che da ser pronto, occorrendo, ad un nuovo at-
quasi tutte le potenze d'Europa era sta- tacco contro (piell'asilo di ladroni marit-
ta diciiiarata alla Francia, restò fermo timi. Ma egli, quasi inopinatamculc, di
V E N VEN G25
6r mini vi moriva il .''marzo, nel casino do solennissimo gli ultimi onoi i, quando
del console veneto Pucielgue nel borgo la sua salma, tratta dalh chiesa della ss.
della Floriana, non senza sospetto di ve- Concezione, fu deposta sulla sua nave la
leno, nell'istante appunto in cui Venezia Faina, per essere trasportata a Venezia.
dovea sentir maggiore il bisogno di s\ Il Mutinelli olire la relazione delle deco-
eroico figlio, il quale era nato, come dis- rose ceremouie funebri fatte in Malta
se Cesarotti, troppo tardi, e troppo pre- nell'aprile i 792 in occasione dell'imbar-
sto mori. Dappoiché rileva il IMoschini, co delle spoglie mortali del supremo co-
l'Emo vendicatore terribile de' pertur- mandante delle forze marittime della se-
batori del veneto commercio, richian)ato renissima repubblica di Venezia, collo-
a vita il patrio marittimo %aIore, conse- cate sopra un cumulo di trofei, nella ca-
gu"ì l'ammirazione e la lode delle più mera del consiglio di quella stessa nave,
grandi nazioni. Vefiezia nel modo più che dopo aver servito nella sua lunga e
acerbo e onorato ne deplorò la perdita; gloriosa spedizione,dovea Irasportarel'in-
e appresso parve a lei ch'egli sarebbe sta- signe ammiraglio inanimato in seno alla
to, se non il suo salvatore, certo un suo dolente patria sua. Questa ad onorarne
gagliardo difensore nell'ultinio cimento. splendidamente la memoria, a' i
7 aprile
Toniifiaso Condulmer, succedutogli per gli fece celebrare solennissimi funerali
anzianità nel comando della flotta, non nella ducale basilica di s. ]Marco,con l'in-
ebbe la gloria di debellare il bey, e solo tervento del doge e di tutti i corpi della
])Otè trattar la pace con lui a nome del- repubblica nel massimo splendore di lo-
la I epubblica. Quesl' ambizioso si crede ro dignità e in vesti di lutto, con magni-
autore principale della morte violenta di fica macchina funebre, disegno bellissi-
3£mo, come poi favcjri i nemici della pa- mo dell'esimio cav. Fonlanesi, che de-
tria, e complice del misfatto fu Jacopo scrive il INIutinelIi, in uno alla lugubre di-
dere le lestimonianze,che accusarono essi cita eloquente dell' orazione di lode de!
o altri di tale enorme delitto, siccome so- dottissimo prof. Llbcildo Dicgolini, e dal
lo (ondate sul mss. del capitano Antonio concorso nobilissimo del patriziato e di
Paravia, che fece parte della spedizione gian copia di popolo. Il m.edesimo pallio
dell'Emo, intitolato Mìo PorlaJo}^Uo di ; annalista riprodusse le descrizioni della
viaggio, osservazioni te, dal i 790 al Gazzetta Urbana veneta, del sontuoso
iyg4j '^'^ il conte Dandolo, che scrisse trasporto dell'illustre spoglia mollale e
dopo di lui, riconosce l'iniquo reato, non grandissinia processione a s. Maria de'
ostimte il pubblicato per escluderlo dal .Servi alle tombe de' suoi maggiori, sulle
prof. AntouiojMeneghcllidi Padova, Del- quali fu appeso uno stendardo collo stem-
le lodi di /ingelo Emo, Padova 836. 1 ma della famiglia Emo. Questa gli eresse
02G V E N V E N
lefico genio distiuggWorCj ikinolila qua- a Venezia e conserva nella raccolta Cor-
si
to la bandiera turca presa dall'Emo a'ar) questi faceva venir da Germania, e final-
iiprilc nell'espugnazione di Sfax. Però 4 i mente le truppe che l'Inghilterra avea
hassorilievi di bronzo, che lo decoravano, preso al suo soldo. Tultociò poteva giu-
sono nelle sale d'armi dell'Arsenale. Già dicarsi effetto della violenza, ma non se
il senato, non contento di tal convenien- ne avea veruna, quando a'6 ottobre 79^5 r
delle sale d'armi, il quale consiste in una ca autorizzò lutti i sudditi a somministra-
colonna rostrata col busto del valoroso le viveri, armi e cavalli alle truppe au-
ammiraglio, esposta all'urto de'flutli che striache e sarde. Alvise Pisani ambascia-
invano tentano scalzarne la sua immobi- tore della repubblica a Parigi, non avea
lità. Una leggiadra fanciulla altenlamen- creduto di poter fare a meno a' io ago-
le ripete su quel marmo nome di lui,
il sto di dare asilo in sua casa a parecchi
per liamaudarne la fama all' immor- svizzeri della guardia di Luigi XVI, ac-
talità. Un genio sceso dall'etere, nelle canitamente inseguiti alle Tuileries, ne*
divine sue forme, nella soavità dell' a- suoi dintorni, a cui era vicina la sua a-
>[)ellopresenta l'idea d'una celeste bel- bitazione, cioè nella via s. Florenlin al
lezza.Dice il eh. Casoni nella Guida per palazzo dell' Infinfado. Egli cessò dalle
l'Arsenale di T enczia. » Scoigo in quel sue funzioni tosto che vide detronizzato
masso la possanza della repubblica rido- e pngioniero il re, dall'assemblea nazio-
nata all'aulico splendore, il dominio sui nale che dalla metà deli 789 governava
mari rivendicato, e listabilita la celebri- la Francia. Lasciò pure Parigi senza pi en-
la delle veneziane insegne. In ijuest'ope- der congedo, e invece di passare a Vene-
ra vi è unità di pensiero, di azione, d'in- zia si ritirò in Inghilterra, del che otten-
teresse. Nello Fama vedesi il tiasporto ne l'approvazione dal senato. Ma costi-
d' un'anima intensamente occupata del tuitasi l'assemblea nazionale a'ioea'ia
più giusto dovere: nel Genio quella com- agosto 1792 in Convenzione nazionale,
postezza ed amenità proprie ad un mes- indi la repubblica francese da essa pro-
saggero celeste: nella fisonomia dell'Eroe clamatasia' 22 settembre, tosto inviò a
Milaleggenda: Angelo Emo I". La re- quali fecero a pezzi la baiidicra tricolo-
pubblica rimunerò il Canova d* annua re, la convenzione nazionalechiese ripara-
pensione di 100 ducati nel 1795,6 d'un zioni a' 1 6 ottobre. Il vecchio sisltina del-
medaglione d'oro del valore 100 zec- di la neutralità disarmala, ìiii[ni^iìHlo foi
«huii, che poi mg/ Sartori Canova donò temente^ ma inutilmeule, dal Pesaro, ao-
VEN VEN G27
die In appresso , come vedremo, in cui Venezia, stininnìo clic l'unione di tante
erasi Venezia sempre piìi ostinata, clovca armi bastar potesse ad infrenare l'irape-
farle risentire il contraccolpo di tulli gli tuoso torrente, proclamò invece la pro-
nvvenimenti esterni relativi alla Francia. pria neulralità disarmala. ^E jioichè tut-
Essa non polca sinceramente rallegrarsi ti sanno, che se i francesi riusciti erano
de'successi militari sia dell'una che del- a recarsi prestamente in mano la .Savoia
l'altra parte; essendo suo destino ormai e Nizza (confinanti), non per questo ave-
<li non dover che passare da una ansietà vano potuto superar mai la vetta dell'Ai
.'dl'altra. Abolita la monarrliia francese, pi, valorosamente e con tanto vantaggiu
tolse che non venisse costretto ad auto la catena stessa era stalo invece un tem-
rizzar esso agente francese d' inalberare pio sagro al Principe degli Apostoli; i ve-
davanti la sua casa la bandiera tricolo- neziani, le cui piazze forti avevano bensì
re. Il Coppi dice che le repidjblicbe di cannoni ma ?enza carretti, ponti levatoi
Venezia e Genova, etl il granduca di To- impossibili a levarsi, difese esteriori ma
scana non fecero opposizione a'rappresen- senza palizzate, strade coperte ma ingom-
tanli francesi d'imiulzni- sulle loro abita- bre d'alberi, non una bandiera da rizzar-
zioni loslemma repidjblicano, consisten- si sulle mura per Oir segno a «piai sovra-
di Toscana si pose in attitudine ostile, nuovo teatro, e senza 'emere e senza in-
onde formidabili n' erano le forze. Sol- quietarsi di.'lla grande sfrenatezza delle
tanto Venezia, Genova e il Papa conti- fiperc e de' principii politici , e anziché
nuavano nella neutralità. Riferisce il con- d'armi e di difesa favellare, di propugna-
te Dandolo da Vienna, da Berlino, da
,
coli e di navi, unicamente celebrare in-
mar l)ase essenziale di tulli i trattali le dalc.» Se gli dava timore l'invasione
che si facevano pel riposo d'Europa il po- dc'principii rivoluzionarli della Francia,
sitivo e uHìciale riconoscimento della re- che poteano venir abbracciali con calore
pubblica francese e di sua sovranità; e da una porzione de' sudditi veneti, non
giunse a proporre un'alleanza, e chiede- era meno inquieto pe' militari successi
re se venisse accolto a Venezia un invia- dell'Austria, né sapeva come uscir dalla
to di Francia rivestito del carattere di lolla de' diversi 1' angu-
sentimenti che
affeimativamenle a
jninistro. Si rispose stiavano. Quindi le molte contraddizioni
quesl' ultimo punto , e per conseguenza nella sua maniera di parlare e di agire.
egli partì e verso la metà di luglio si Convieo poi far entrare nel calcolo la
presentò il ministro Lallemaul. Invece pe- degenerazione del carattere nazionale, la
4o,ooo uomini, omle prepararsi ad ogni qualità di ministro della novella repub-
evento e intanto f.iie rispettale la neutra- blica. Nel maggio del medesimo 794 e- i
lità in cui persisteva il governo. Manca- rasi recato da Torino, e poi tla Parma a
vano però il denaro e la risolutezza per Verona nella casa de' conti Gazzola , il
sorleforti lagnanzesulla mancanzadi mez- lima de' più atroci oltraggi e delle più
zi, e pe'parlari del savio Zaccaria Vaia- lallinate crudeltà, avea asninto il titolo
resso, colla sua lucida e vigorosa facon- di reggente del trono di Francia. Egli
dia , solo essendo rimasto a fare opposi- non poteva profittare dell'asilo accorda-
zione il savio di Terraferma Vincenzo togli dal suocero re di Sardegna, dopo
Calbo. Il Coppi, che altrettanto riporta, che si erano veduti i francesi repubblica-
soggiunge:» Tanto era decaduto lo spiri- ni prima sulla vetta dell'Alpi, poi all'in-
lo pubblico ile' veneziani. Quando nello gresso delle vallate, e finalmente minic-
stesso aprile le frtippe francesi condulle cianli le stesse pianure del Piemonte. Nel
da Kellerman, cadute di speranza di su- fissare il suo soggiorno in una delle prin-
perare le Alpi, famosa barriera d'Italia, cipali città dello sialo veneto, rpial è Ve-
Volendo foise antivenire la discesa degli rona, egli non dispiegò punto il suo po-
austro-sardi in Francia, violando con tur- litico carattere (ma ipiestogli derivò vlo-
pissimo esempio la neulr.ilità genovese, [10 \'S giugno, giorno della morte dello
leolnrono peneliare in Piemonte per la sfortunato nipote e (jiiaiulo già dimora-
vallatadOneglia, stabilito il loro campo va in Verona, da dove nel mese di luglio
n Savona, si credette l'Italia minacciata indirizzò un proclama a'francesi e fu il
d'innneiliata invasione, e parecchie poten- I ."atto del suo regno, al quale pure ven-
zi; si racc(jlsero a congresso in INIilano; Ve- ne proclamato dall'esercito del quartiere
nezia , vitlim.i dell' inazione e ilelle co- generale di .Mulheiui, presso Basilea, com-
i/ninicale e non Ielle, si ricusò di man- posto di emigrati francesi realisti e co-
darvi alcun ra|)[)reseutaiite, non ch'essa mandato dal [ìriiicipc di Coiuló, alla pre-
zione dell'Austria, e l'abituale sua pru- e con giuramento di fedeltà elerna): il no-
denza la portò altrcs'i a ci edere non es- me ili conte di Lilla fu come un velo che
sere ancora imminente il pericolo. Frat- nascondeva agli sguardi pubblici ipiegli
lanto sul finir del 179Ì, crescenti pro- ' che la Provviilenza riserbava per cicatriz-
gressi dell'armate francesi diedero al go- zare 20 annidopo inqualitàdi relepiaghe
verno Veneto pili che semplici iiiquie- (li ipiella Francia posta a tante prove, col
ludini; ne senù anzi timore, fece ritorna- noincdi Luigi X V IM.lIgoverno di Vene-
re da Lmidra a Parigi il suo aoabascialo- zia allora l'accolse onore voi inente,pregan
re Alvise Pisani, die' a conoscere il desi- dolopeiòdi vivere a Verona senza pom-
derio d'uu riavviciuamenlo, e riaminiso pa, e non trascurando di circondare cou
63o V L 2i VEN
assidua vigilanza la stia abitazione. Spe- che gli usurpava il regno, mentre si ap
rava il senato di poter conciliare il rispet- parecchiava ad invadere l'Italia, veden-
to debito a quel discendente di Enrico do presso di lui accreditalo il ministro
IV, pel quale la sua stirpe era segnata d'Inghilterra lord Macarlney, quello di
nel Libro d'oro del patriziato veneto, col- S[>agna Las Casas, il marchese Gherar-
la buona armonia cui voleva a lutto co- dini per l'imperatore Francesco II, ed il
sto conservare nelle sue relazioni colla ministro Mordwinow per la Piussia. E la
repubblica fiancese, che faceva tremare Toscana ritiratasi dalla lega armata, me-
V Europa e in (juel momento trionfava diante Iraltato, era tornata alla sua neu-
dovunque. Intanto Pio VI nel i'jc)5 ri tra li Là. Era "enerale di divisione e coma n-
o
cliiamandoda Venezia a R.oma il nunzio dante dell'armata dell'interno stanziala
Firrao, per averlo promosso a segretario a Parigi, quando fu Napoleone Bonapar-
del concilio, onde pu\ fu cardinale, dalla le destinalo a comandare l'armata fran-
nunziatura di Firenze Irasfeù alla vene- cese d'Italia, il direttorio francese non es-
la Ciò. Filippo Gallerali-Scolli arcive- sendo abbastanza soddisfatto di Scherer,
scovo di Sida, che i'iì l'ultimo nunzio al- successo a Kellerman, ed avendo ravvisa-
la repubblica e [)iù laidi cardinale. Nel lo in lui profonda cognizione de'principii
declinar del febbraio, dal residente ve- di strategia, e singolare audacia nel porli
neto a Basilea la repubblica seppe il pro- ad elfetlo, tuono imperioso dalla natura
getto di conquistare l'Italia; ed al Pisani sortito, che suppliva in qualche modo al-
sostituì per ambasciatore a Parigi Alvise la giovanile età di 27 anni, ed esperien-
Quirini Stanq^alia, the vi arrivò a* 7 lu- za suflìcìente acquistata nel comandar
v)\o e fu riilliii!o;(|uando già i francesi a- l'ailiglieria nel 1798 all'assedio di Tolo-
veano concjiiistata 1' Olanda, ed i re di ne e nel seguente anno all'armala d'Ita*
Sp;igna e di Prussia eransi staccati dalla Ila. Fra le istruzioni che gli diede, furo-
nire all'interesse de'veneti che una tale se con domandare a'genovesi il passaggio
ri^oklzione della Francia di portare im- per la Bocchetta e le chiavi di Gavi ; le
mcdiatamcnle inltalia il teatro della guer- vittorie perù di Monlenolte e di Millesi-
ra. Al governo di Venezia, sprovveduto mo, so[)ra gli austro sardi, avendo reso
d'ogni mezzo di difesa, non rimaneva che inutili tale richieste, indusse quella repub-
correre rischi , soffrir perdite le quante blica agli esorbitanti voleri della Francia.
volte la sorte dell'armi conducesse trup- Maggiori di quelle de' genovesi furono le
VEN VEN 63
la dflxjlczza cl'acx:onsenlirc, e la sua ile- col principe di Coudc, venendo accolto in
liberazione fu presa alla maggiorila di 1 56 Russia, il re si recò a fermare il suo sog-
voli contro 47- '1 marchese Alessandro giorno in INIittau nella Ciiilandia. Il con-
Carlolli di Verona ne fece nelle più de- te Dandolo racconta con patria carità,
licate e nobili forme partecipazione a' i 3 che invitalo Luigi XVUI a lasciare gli
aprile a Luigi XVIII, di uscire nel più stati veneti,mosso da subita ira, cancel-
breve teraiine dagli stali della repubbli- lava di propria mano dal Libro d'oro il
ca. Nel voi. LXVllI, p. i4> riportai la suo nome, e quello altresì d' ogni altro
risposta in francese. Disse il re:»» Io par- principe di casa Borbone. Molti dissero
tirò, ma chieggo due condizioni la pri- : (|ueiralto magnanimo, e ne trassero ar-
ma, mi sia recato il Libro d'oro ov'è iscrit- gomento di biasimo per la repubblica.
ta la mia famiglia, perchè io possa car«- Luigi XVlll,cheaveva assai miglior sen-
celiarne il mio nome di proprio pugno; no de'suoi lodatori, più tardi Io ha certo
la seconda, mi si restituisca l'armatura riprovato egli slesso.A.1 re non mancava-
si può per altro toglierci (juello dtll'ono- veneti dominii erano peicorsi da' !)cl!igc-
re". E siccome di ijueslo arrivo la corte ranti, i francesi procedendo da coiupii-
di Vienna manifestò inquietudine, ed statori, con danno immenso dc'po[)oli.(}ià
bandonare il luogo uve mi ha chiamalo fua non sembrava che dovesse comincia-
l'onere ". Dipoi il t'jrj^jj IcgU cmijjidli le da quelle di Ctrgamo t'Di€SCÌa,le qua-
633 V E N YEN
li più dell'altre avevano motivo di lodar- vasi di accrescere il Libro d'oro per in-
si della dolcezza ed equità con cui era- scrivervi i nobili di Terraferma lìoti che
no amministrate. Le nuove più inquie- gran parte de' plebei che facevano con
tanti diquanto accadeva ne' paesi circo- quelli causa comune. La 3.' opinione era
stanti e nei Milanese in fermento per in- quella de' vecchi senatori, di non prende-
sorgere, spediv.'insi ad ogni istante al go- re verun parlilo decisivo; e questa venne
veino veneto. Si avvicinava 1' ora sua e- adollata, rimettendosi alla Provvidenza
streuìa, e le due armate rivali dispone- e agli avvenimenti. Peschiera, le cui for-
vansi a lolla tremeiida,a scapilo della neu- tificazioni erano stale per un secolo neglet-
tralilìi di Venezia, che continuava disar- te, nonavea che una guarnigione di 6o in-
mala. La grave diOìcoltà delle circostan- validi eSo cannoni senza carrelli ne mu-
ze fece nominare provveditore generale nizioni. L'auslriacoBeaulieu fu il r. "ad im-
delle Provincie di Terraferma Nicolò Fo- padronirsene, ma poi lasgombrò, ed allo-
scarini, preccdenlenienle incaricalo di due ra se ne impossessò Napoleone, e vi appo-
in)porlanli auibnscerie, uomo saggio, ma slò la sua destra, sperando poter di(t;u-
di poca risolutezza. Egli stabili la sua re- dere Mincio. Pt.acconla l'annalista cav.
il
sidenza a Verona. Nel tempo stesso tutti Coppi, colla lìaccolla cronologica de do-
) Dìagistiati preposti a'governi nella Ter- cumciiU veneti, e colla Corrcspondance
raferma ricevettero ordini d'evitare lut- de Napolcon Bonaparte, che Napoleone
tociò che poteva compromettere gl'inte- a'3 I maggio 1796, appena giunto sull'A-
ressi della repubblica e quella neutralità dige, chiamò a se in Peschiera il provve-
sulla cui utilità persisteva il senato ad il- ditore generale Foscarini residente a Ver
hidersi; mentre il suo terrjtoiio era dive- rona, e gl'intimo bruscamente che» sa-
nuto il teatro della guerra nell'inseguire rebbe marcialo sopra Venezia per por-
l'armata francese l'austriaca, ed entram- tare egli slesso al senato le sue lagnanze
bi se lo disputavano. A
calmare gli animi del tradimento col quale erasi fatta sor-
Napoleone aveva con suo proclama di- prendere la fortezza di Peschiera da Beau-
chiarato, che tratto nel cuore degli stali lieu. Aver poi avuto ordine dal suo go-
veneti dalla necessità di combattere i ne- voiar, d'incendiare Verona già residenza
mici della Francia, vi farebbe osservare del conte di Lilla, lo che forse sarebbe
la più stretta disciplina e tratterebbe tut- stato eseguito in quella notte stessa dal-
ti gli abitanti con tulli i riguardi dovuti la divisione di IMassena ch'era in marcia
tra due nazioni da tanto tempo amiche. sopra quella città". Queste minacce mi-
I sudditi veneti ubbidivano, almeno appa- sero naturalmente Verona nella dispera-
rentemente, tli buon garbo alla necessità zione, e molli abitami tumultuariamente
d'ospitare francesi^ non vi furono che
i i fuggirono, anche per essere stali accusali
veronesi i quali mostrassero così sfavore- d'aver ardilo credere la loro cillàdivenu-
voli disposizioni verso di essi, che ne con- ta capitale della monarchia francese, pel
cepirono rancore generali, uflìziali e sol- soggiorno del conte di Lilla. Nel seguen-
dati. Vive e |)rocellose discussioni agita- te giorno Massena tranquillamente entrò
jono ben presto il senato, die si divise in in Verona, benché munita di 3 forti ca-
3 opinioni. Francesco Pesaro co'senalo- stelli e di grossa guarnigione schiavona, e
ri più giovani votavano per la neutrali- poi eslese le sue truppe lungol'Adige.ll go-
tà armala, e perchè si combinassero op- verno veneto di ciò costernato, e veden-
portuni mezzi di difesa. Al senatore Bat- do operarsi a rovescio del proclamato nel
taglia atliil)uivasi un altro parere, quel- manifesto di Napoleone e di sue promes-
ocioè d'inclinare per una alleanza olfen- se, malcontento dell'operato dal pauroso
iva e difensiva con Franciai e propone- Foscaiiui, spedì i savi Nicolò Battaglia e
VEN VEN G33
Nicolò Erizzo per esplorare quali fossero rellorio un' alleanza Ira la Francia , la
le vere intenzioni tle'francesi; e Napoleo- Spagna, Venezia e la l'orla oltoiuana. Es-
ne rinnovate a questi deputali leJignan- so faceva insinuare a'ininislri veneti. »Es-
ze per l'accoglieuza falla al conte di Lilla ser tempo the la repubblica uscisse dal-
e per l'occupazione di Peschiera, soggiun- l'inerzia in cui marciva dopo la pace di
se. » Essersi alcjuanlo calmalo dopo i'a- Passa roAvilz, e the ripigliasse fi a le puti'u-
iiiichevoleaccoglienza falla iu Verona al- ze quel grado che occu[)ava prima ilei
le truppe francesi. Del resto avere reso i 7 i 8. La FranciaolTrirlene mezzi. Ve- i
conto di lutto al direttorio, e credere es- nezia poler aumentare il suo territorio
sere quella una tempesta che si sarebbe coH'acfjuislo di piazze che consolidereb-
potuta dissipare dall ambasciatore vene- bero li sua potenza e servirebbero a fer-
toa Parigi. Frattanto essere persuaso che mare fra le ilue repubbliche un'alleanz.i
durante la dimora delle trup[)e francesi fondata sui loro interessi reciproci, il go-
uel territorio veneto nulla sarebbe man- verno veneto conoscere la sua posizione
calo alla loro sussistenza. Imperciocché relativamente alla casii d'Austria che cir-
non avendo esse uè magazzini, né equi- condava i suoi stali. Non ignorare le pre-
paggijbisognava che traessero le sussisten- teu:hioni the spesso la medesioia aveva
ze da'paesi che occupavano. Essere poi naanifeslalo sulia più bella poizione de
intenzione manifesta del governo fi ance- suoi dominii, ed esser troppo illuminato
sedi render 1' 1 ia ia indi pendente, e di for-
1 per non convenire che doveva l'integrità
mare Milano uno stalo se-
nel ducalo di delle sue provincie alla costante amicizia
paralo come lo era un tempo; ciò che ap- della Francia. Essere egualmente isti ui-
punlosarebbestato analogo alle mire del Turchia
to de'|)rogelli della Kussia sulla
la repubblica di Venezia". Scrisse quin- europea, ed es?er convinto che se la me-
diai direttorio: » che se avesse il progetto desima pjtes>e eseguirli, le isole venete
di trarre da Venezia cinque o sei milio- seguirebbero la sorte delle vicine provili-
ni, egli avea perciò espressamente susci- eie ottomane. L'Inghilleira collegala eoa
lato una specie di rottura. Poteva do- (pteste due potenze dividerebbe le spu-
niandaili [ler indonnizzazione delia bai- impero turco; aviebbe stabili-
glie dell'
taglia di CorgheUo che fu coslrello di da- menti nel IMeililcrraneo che vagheggia-
re per la ricuperazione di Peschieia.Se va da lungo tempo; eil il coiumeicio de
poi avesse intenzioni più decise, ciede- veneziani sareblie anniclnlilo. I progetti
re che dovesse prolungare la contesa e contro la Turchia avrebbero inconlralo
dargli l'istruzioni per eseguirla a tempo forli onIucoIì, e la Purt.i sarebbe sostenu-
op[)Oituno". Rispose il direllorio» l'oc- la da'suoi amici. IMa ^All^tl•i.^ concertare
cupazioneili Peschiera fatta dagli auslriu- di già i suoi mezzi ili vendetta , e si sa-
ci avere autorizzato il governo (rancese a lebbe volula risarcire delle ()erditc che
chiedere a'veneziani i fondied i bastimeli- l,i Francia le faceva provare, col ripreu-
ti spellanti olle potenze belligeranti col- dere la sua inlluenza ed il suo potere m
la Francia, ed inoltre un prestilo di cin- llalia, e l'invasione del lerrilorio vcne-
que milioni di fiorini d'Olanda da scoti- lo essere tropiio fivorevole alle sue viste
tarsi sul debito the la ru[)iibblica Calava perchè la sospendesse un istante. Il sena-
aveva contralto colla Francia. Del resto lo ti edere duver sempre seguitare la sua
Don essere sua intenzione di rompere la aulica politica, alla (piale doveva sino ai-
guerra colla repubblica di Venezia, e per- lora la sua sicurezza. Esso non temere
ciò si regolasse iu modo di non venire a ilsuo vicino perchè nulla faceva che po-
roltura".La causa della moderazione prò- lesse dispiacergli ; ma questo sistema di
veniva dai Iraltaisi iu quell'epoca dui di- profila più non esislcrc. La Polonia es-
634 V t: N V EN
.sere un esempio lecenle. Finlantocliè le nò favorevole all'esercito francese. Quan-
£;rfiiit!i potenze avevano soslemilo l'equi- do la divisione di Serrurier si presentò a
ìilìiio il'Europa, la repubblica di Vene- Verona, trovò chiuse le porte onde le ,
zia aver conservala la sua esistenza poli- fece atterrare a colpi di cannone. Frat-
tica senza alleati; ma quest'equilibrio es- tanto le Provincie di Brescia e di Verona
sendo rotto, essa non poter più esistere erano in preda a tutti i disordini delle sol-
senza appoggio. La Francia oirrirle la sua datesche tedesca e francese, che vicende-
jilleanz;»; mandasse adunque un incarica- volmente vittoriose e viute,esigevanocoa-
to a Parigi [)er trattarla, e badasse a non saccheggiavano
tribiizioni d'ogni specie, e
iiiico". Queste osservazioni erano appog- direzione del senato di Venezia nell'aver
{^iale da Napoleone in Lombardia, dal conservato la sua neutralità; nondimeno
principe della Pace in Madrid, e dal reis non sembrare cosa prudente l'abbando-
eirendi in Costantinopoli. Ma non ostan- narsi totalmente alle eventualità d' uu
te tali insistenze, consultalo il senato, il avvenire incerto e forse non troppo tran-
governo rispose. » La repubblica di Ve- quillo, luì perciocché la condotta tenuta
nezia, lontana per antico istìlutoda qua- nelle venete provincie da'fraocesi, che a-
luD(]ue progetto ambizioso, tenere ferma- vevano violato le leggi più sagre della
mente riposta la sua esistenza politica nel- neutralità, poteva somministrare un pre-
la felicità ed adetto de'suoi su-Jdili e ne* testo agli austriaci per turbare la sicurez-
sinceri suoi rapporti d' invariabile amici- za della repubblica. Sembrargli perciò che
ziacon tutte le potenze d'Europa. Se ab- la prudenza del senato dovesse per tem-
bandonasse un tal sistema avvalorato da po premunirsi col cercare qualche vale-
lina costante e felice esperienza sarebbe vole appoggio che potesse garantire ia
esposta a'pericoli della guerra, la quale oppresso le di lei possessioni contro qua-
sarebbe insopportabile al senato pe' pa- lun(|ue attacco che per avventura dalla
terni sentimenti verso i propri sudditi, e casa d'Austria fosse tentalo. Compren-
non recherebbe significante appoggio a dere non potersi la repubblica esporre
quelle grandi nazioni alle quali si unis- ad un'alleanza colla Francia quando que-
se". In conseguenza de'primi successi del sta non mantenesse sempre in Italia un'
inarescinlio austriaco Wiirmser,clie scen- armata di 5o,ooo uomini, lo che non era
devadalle Alpi con nuovo esercito, si tro- credibile. La sola poteiiza con cui il se-
vò rotta la linea francese. Le truppe stau- nato [)oteva collegarsi utilniente, e senza
ziate a Porto Legnano già erano inter- danno, essere a suo credere la Prussia, la
cettate, e stavano per esserlo pure quel- quale non poteva avere interessi opposti
le di Verona. Gli austriaci occuparono a quelli della repubblica, ed era la sola
Jùescia, e la divisione francese di Vero- the fosse in istato di mettere freno a quel-
na si allVeltòad uscirne, dopo essersi ab- le viste ambiziose che la casa d'Austria
bandonala ad atti estremi di rigore. A Ve- potesse dirigere contro i possedimenti ve-
nezia si riguardò la comparsa di Wurmser neziani". L' ambasciatore veneto comu-
come il segnale della liberazione d'Italia nicò la proposizione al suo governo, ma
tutta; e le sue vittorie vi dostaruuo molta nou ebbe altra istruzione che quella di
{^iuia. Ben presto la sorte tlcH'atuii iilor- dare al uiinisU'o prussiano una risposila
VEN VEN 63j
evnsiva. Del reslaulc le misure di precau- Tcm!)rc. I francesi si fecero coslantemen-
zione prese dalla repubblica veuetii,si ii- le somministrare i viveri senza pagameu-
inilarouo a munire la capitale costruen- lo, e di maggior palle
più occuparono la
do attorno ad essa alcune opere di cam- delle fortezze venete di Terraferma, com-
pagna, con piccoli forti e batterie a lutti preso il castello di Bergamo, che dal ge-
i varchi delle Lagune, e radunando nel- neral Luigi Caraguay d'flilliers fu sor-
le Laguue stesse una quantità di barche preso nella notte precedente a'aS dicem-
con 6,000 schiavonijie piazze vicine e l'i- bre. Tre giorni dopo Napoleone fece co-
sole formicolando di truppe giunte dal- stituire la repubblica Cispadana, formata
Dalmazia e Albania, le quali gior-
l'Istria, co'popoli di Bologna, Ferrara, iModena e
nalroenleaumentavano con numerosi di- Reggio. Il re delle due Sicilie era stalo co-
staccamenti di reclute.] bergamaschi chie- stretto ad cma tregua e poi alla pace; vio-
sero di levarsi in massa, e gì' inquisitoli lala anche la neutralità Toscana, fran- i
ii ino rifiuto, cui sup[)oue va no fonda lo sid- ilei nemico disturbassero le comunicazio-
ne coslrin>e gli austriaci a ritirarsi, ilupo :.jazzino con 2,oou fucili. Ed eccoci giun-
cimò [i< ria \iUoria lipoi tala da Napoleo- caso di pacagli stati veneti, per indennità
ne a Uivoli sopi-a gli austriaci conìanda- diquanto sarebbeslato da lui ceduto ali.»
li da Alvinzi,a'i4} i5e 16 febbraio. Qne- Francia.Facevauoi direttori slam pare ne'
sto trionfo pareva assicurare la disorga- pubblici fogli articoli minaccievoli, in cui
iiizzazione della 5." aroiala austriaca, la svelavano lo slato di debolezza del go-
«juale fu con)])!eta alla battaglia della Fa- verno di s. Marco; debolezza,a dir vero,già
vorita presso Alanlova a' 16 gennaio : rpie- ben conosciuta dagli stessi suoi sudditi,
sl'azione decise la sorte di Mantova, clie Rifeiisce \' Arie dherijicare le datefiUe
capitolò a'2 febbraio. Succedeva intanto degli uUinii anni della repubblica ne nar-
il rovinoso e umiliante trattato di Tolen- ra con particolari dettagli i principali av-
lino, nelfpjale l*io VI dovette cedere an- veninienti, in uno alle fazioni militari da'
elle la Romagna, die Napoleone nell'i- beliigeranti combattute nel suo territorio,
slilnire la rejiolìblica Cisalpina, formata die ne'detti fogli s'insisteva sul poco at-
ddla Londjardia Austriaca, a questa l'an- taccatncnlo degli abitanti di Terraferma
nesse colla repubblica Cispadana, repnb- pe'loro dominatori insulari; ecbeseesi-
aumentata col trattato diCnoi-
blica di poi steva discordia fino ne' consigli dell'ari-
poformiocon molti paesi già veneti (Del- stocrazia veneta, i popoli subordinali non
ia repubblica Cispadana era capoluogo potevano andar d'accordo su ciò che vo-
IMilauo, e rSoIogiia della Cisalpina. E no- levano. lt)q)eroccliè fra essi popoli, gli
to che Cispadana è un epiteto d'ordina- uni spingevano sino all'eccesso l'odio non
rio dato (ia'romaui alla parola Gallia, solamente delle massime francesi, ma an-
allorchè volevano disegnare nella G^^z/te die della nazione che le professava: al-
CisaljAna la porzione situata, relativa- tri non dimostravano che entusiasmo per
inente a Pioma, al di qua del Po. Lo stes- le uiussiaie stesse e le stesse persone. For-
so dicasi della parola Cisalpina,\vn\\v.?[.\\- se die i vocaboli seduttori di libertà ed
qua o al dilàddl'Al-
dosi la Galliaal di eguaglianza avessero in qualche cuore
appunto di Gallìa Cisalpina
pi co'iiomi veneziano risvegliato relativi pensamenti;
o Transalpina. La Calila poi Trans- ma il più di sovente le teorie die si fan-
j
padana, come dissi in quell'articolo par- no forti dietro quelle due voci non face- |
landò delle diveise(j<7///e,racchiudeva gli vano die esaltare spiacenti passioni, li 1
stati veneti d'Italia). Cosi si ordinava la senato, acciecalo per lunga esperienza J
nuova repubblica Cisalpina, mentre i'an- della docilità delle provincie, non potè- i
tichissima di Venezia slava per cadere, va o non voleva credere clie stasse in pro-
Ormai ogni procedura de' veneziani, ai cinto di sco[)piare nel loro seno una ri-
meno die sia, annunciava intenzioni ne- voluzione. L'Austria ricliiamava dalle
miche; e ben presto tia'duegoverni sin- sponde del P^eno l'arciduca Carlo, frafd-
trodusse quel camjjio di rimproveri che lo dell'imperatore, il quale erasi coperto
cidinariamente precede le rotture senza di gloria. Nell'aifidargli la 5.' armala die
giustificarle. Vedevano i veneti die tutte mandava in Italia, voleva opporlo al cou-
Ic città del Milanese diiedevano a'gene- (juislatore che minacciava far sei va tutta
ralio agenti francesi, ovvero accettavano la penisola, e die ne' suoi ambiziosi pro-
da essi una nuova forma di governo, ed getti minacciavadinon voler stare a quel-
a grandi passi si avvicinava anche a Ve- la contento. L'arciduca ch'era alla lesta
nezia stessa il contagio. I direttori di Pa- di 4o>ooo uomini di rinforzo delle mi-
ngi non più studiavano dissimulare loro i gliori trii|ipe della monarchia, dopo aver
piani. A'aDgenuaioQairini aveapai teci- i>pezionala la linea dell'esercito imperia-
paloalscuatolarisoluiioiiepreiauPurigi, le, scelse pojjzioue sul Tugliamento. 1
VEN V E iN G^J
rinforzi condcUi dal general nernailolle le armi, risoluti d'im[>iegare in sua difesa
all'armata francese d'Italia la portarono il sangue e la vita. iXè meno pronti e riso-
allora ad olii e 60,000 uomini, e per con- luti mostravansì veronesi. Quella i città
seguenza al momento di scagliare il gran odiava i francesi, perchè devastatori delle
colpo, quell'arenata era siii>eriore in nu- suecampague, dispregiatori del cultocal-
mero. ISe'primi di marzo da Dassano, Na- tolico,spoglialori ilei santuario di Loreto,
poleone con proclama fulminante contro persecutori infine, a non dir altro, degli
r imperatore, annunciò la sua determi- stessi preti connazionali emigrati : e ad o-
nazione di penetrare nel cuore dell'Au- gni maggior sagrifizio si sarebbe assai di
stria, come poi eseguì, ed a' 1 6 tutta l'ar- buon animo sottoposta, quando avesse
mata era al Tagliamenlo, ove nello stes- credulo di poter così allontanare da se
so giorno debellò gli austriaci. Gujeux e (juegli ospiti detestati. L'arrivo poi d'una
Bernadolte, continuandole vittorie, sim- qualche milizia dal senato inviata a di-
padronirono prima d Udine e poi di Gra- fenderla, ed a sedarci torbidi diLoinbar-
disca a'if),dopo lunga e sanguinosissima dia, non faceva che liscaldare ancor più
lotta; mentre una delle loro divisioni en- gli animi di quegli abilanli ed una zuf- ;
trovavasi a Dergaino; ed francesi incol- i tà, anziché rattiepidire, non facevano che
parono le truj)pe venete rimaste nella vieppiìi inviperire gì' insorti ; cosicché i
leone, dopo le conferenze cb' ebl)e a'i5 ricolo, per sottrarre alcune centinaia di
marzo il ministro di Francia con l'^rance- soldati dalle mani del popolo furiboiKlo.
sco Pesaro, e dopo quelle con questi e il Non meno di 5 giorni durava quell'or-
savio di Terraferma Gio. liattista Cor- lenda carnificinajgià registrata dalla sto-
ner, tenute da lui, per quanto noi rife* ria sotto nome di Piiòquc f'eroncsì^
il
rirò, nel line dello slesso mese cominciò a perchè come dirò nel narrare tali lagri-
dar segno di volerla attaccare anche col- nievoli vicende colle loro fiuieste conse-
guenze, cOD)inciarono sera dilla ."0 se-
la lepubblii.a veneta, inviando nuinciosi la 1
cmissarii nelle provincie di Brescia, Ber- condo altri in quella della 2.' lesta di Pa-
gamo e Crema, a predicarvi la democra- squa di Piisurrezione.Napoleone trovavasi
in animo di minacciare a'gioini della re- lore, fortuna e insolentissima audacia ii-
|ìi, e facendola da re, clicliiaiavn In ;:;ncr- pochi fiziosi potenti nella [)rovincia e
i;i all;i repubblica. Ora lasciando il coiilc! avidi di cose luiovc chiesero soccorso ii
Dandolo, per poi riprenderlo, devo col bergau)aschi ; e sicuri di averlo, nella not
\ollati, gli amanti delle cose nuove co- sorlò sudditi fedeli a levarsi in massa
i
loro e chiedere soccoisi. Le truppe vene- titudine a disapprovare 1' accaduto per
te contenute dalle francesi non poterono arbitrio de'comandanli subalterni, e ad
agire; e n)inacciale da'rivoltosi deposero emanare da se stesso quel pronto riparo
le armi. Da Ucigamo la rivoluzionasi co- che si a vea diritto d'attendere. Indagasse-
uuimcò a Crescia, I fratelli Lecchi ed edili ro poi quali in tanta urgenza potessero cs-
YEN . YEN (;3rj
sere le vie valevoli aconscciiiiic l'oggetto me alln pace. i^Jon opponessero l'angustia
della pubblica tranrpiillilà". Raggiunsero del pubblico tesoro, poiché se non avcva-
rjuesli deputati Napoleone in Gorizia, e no denari potevano valersi di (|uelli del
chiesta la riparazione agli avvenimenti di duca di IModena e de'londi depositali in
Bergamo e di Crescia, soggiunsero. »-• Sa- Venezia da'neniici della Francia, la qua-
i'ebl)e stato bene che in segno di disap- le aveva il diiiltodi domandarli ". Così
tenimento delle truppe". A tali rappre- to per aver proceduto più celeremenle
sentanze Napoleone rispose. •» I popoli del tempo da lui voluto, lispose. » Non
essersi sollevali da medesimi contro
se esser giudice fra le provincie e il senato
Venezia, né i francesi avervi avuto alcu- veneto. Soltanto essere sua intenzione che
ra parte. Che se il suo comandante di non vi fossero turbolenze o movimenti
Dergamoavesse cooperato alla rivolta, sa- bellicosi; avrebbe pertanto ailopcrato o-
rebbe slato punito. La prudenza milita- gni mezzo per mantenere la Iranquillilìi
re però non permettergli, anche in niez- alle spalle della sua armata". Frattanto
zo alle vittorie, di lasciare le fortezze di il governo veneto inlesa la relazione dei-
Bergamo e di Brescia interessanti in ca- le conferenze avute da'suoi deputati con
so di ritirata. In quanto a se poi, il mez- Napoleone, e non avendo ricevuto da l'a-
zo pili proprio a ristabilire l'ordine, seni- rigi che vane risposte, poiché nelle nnu-
brargli quello d'interessarvi la stessa re- ve viste del direttorio, le rivoluzioni era-
pubblica francese, stringendovi maggior- no divenute necessarie nella penisola, on-
nieiite i rapporti con appositi legam i. Del de procurare alla Francia oggetti di coni-
restante il senato potere pure usare tran- pensazione da offrirsi niriirqìeralore nel-
quillanunle di lutti i mezzi che credeva la pace, tale destino essendo riservalo
opp(,rluni a sedare le sollevazioni. Ma ;dle provincie venete, il senato non inan-
l'armata francese fosse mantenuta dalle cui era la repubblica, ordinò 1' arresto
slrazioni. L'unico modo adunque di al- 20G barche amiate; risarcì l'nntiche bal-
leggerire peso consistere nel converti-
il lerie delle rade, altre ne aggiunse, e pre-
avevano provveduto alla propria difésa, nire le forze de'monlanari colle truppe
3Vel tempo stesso Rilmaine, che coman- austriache, onde terminare la guerra, cou
dava francesi iu IMilauo, volendo prov-
i iniluire i francesi a pacificarsi. Difatti
vedere alla sicurezza del presiilio di sua Napoleone s'accorse benissi Ilio quanto fos-
nazione in Bergaruo, avca mandato co- se azzardosa la sua posizione nella Ca-
là il capo di brigata Laudrienx per dis- rinlia, mentre i veneziani si sollevavano
sipare s'era possibile colla persuasione e alle sue spalle, e perciò affietlossi a con-
coir imponenza quella perigliosa massa. cludere a'7 aprile l'armistizio coli' Au-
All'avvicinarsi de'monlanari questi spedi stria. Allora i veneziani, cominciando a
difalli incontro a loro un ufiìziale con po- temere la sua vendetta, a' 12 dello stesso
chi dragoni per parlare di pace, ma da' mesepubblicarouo.»In qne'lempi recen-
sollevati crciluti nemici furono respinti ti alcune città oltre il Rlincio, prese da
mente al senato e chiedere la risposta nel trarlo al loro tirannico governo". Il mi-
termine di 24 ore. Il Junol fu difalti in- nislroLallemanlpartecipòeziandioaqtiel
trodf>tto nel collegio de' savi la roallina consesso la lettera che avea ricevuto da
de'i5 aprile, e lesse la lettera nella qua- Napoleone, ed il tutto fucomunicalo al
leNapoleone scriveva. «Tutta la Terra- senato che si radunò nel giorno islesso.
armi. In ogni parte i contadini armati e lo udire insultata in tal modo e con tan-
lia essere di già state sagrificate (non es- propria debolezza dissimtdar l'ingiuiic,
sendo ancora avvenuta la strage di Ve- fra'senlimenli d'ira e di terrore, delibe-
rona, avverte VArte divcrificare le da- rarono di rispondere al generale france-
te, che i combattimenti, gl'incendii, le se,» Essere fermo il senato nella volon-
devastazioni e le uccisioni de' francesi fu- tà di mantenere pace ed amicizia colla
rono esagerali dalla millanteria francese). Francia. JVè questa dichiarazione poter
Invano disapprovarsi tali radimamenti essere oscurala dagli armamenti di alcu-
dopo che si erano ordinati. Credevano ne popolazioni, quali non avevano al-
i
Credevano che le legioni d'I talirì sodrisse- mi imputare che alle circostanze del mo-
ro il massacro ch'essi avevano eccitato? mento. Del resto essere disposto a pren-
Il sangue de'&uoi fratelli d'armi sarebbe dere le misure tendenti a secondare di i
gnare iu sue mani gli outuri degli omi- commesso assassiuii contro le truppe frai\-
VOL. xcii.
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cesi. Per conciliare poi il conseguimento cittadini 1,000 uomini dì truppe di linea,
ili tulli quesli oggelli aver credulo con- 2,000 schiavoni mi-
e diverse migliaia di
veuieule tli spedire presso di lui due de- lizie provinciali radunate dal
marchese
putali".E di falli elesse a tal uopo Fran- Maffei Muridei,e da'conti Nogarola, Giu-
cescoDonalo e Leonardo Giustiniani. Qui sti e Marescalchi; ed il general austriaco
Y Alle di verificare ledale fa osservare, Laudon, che nella n)età d'aprile era di-
che avendo il senato se: ilio a Parigi e in sceso dai Tirolo a quelle vicinanze, colla
pari tempo rivoltosi in Venezia a Lalle- sua slessa posizione mise il colmo al fa-
ujant, questi risjìose nel luodu che cou- natismo del volgo.ln lale effervescenza de-
suonava interamente collo spirilo politi- gli animi, la sera del lunedì, 2.* festa di
c(j nianifcslato dalla Francia; consigliava, Pasqua, cioè a' 17 aprile, insorta rissa fra
senza per altro volerlo imporre, di adot- alcuni francesi e veronesi, diversi france-
tare il sistema che tendeva a fondar de- si furono uccisi o feriti. 11 general Bai-
mocrazie in ogni parie d'Italia; niasifTatla land che occupava i forti con 1,900 uo-
insinuazione «lon era lale da piodnrre il mini, da tutti e tre fece sparare alcuni
convincimento de'capi della re[)ubblica colpi di cannone contro il palazzo del co-
\eneta. Dicevano essi: » Su[)ponendo pu- mune. Allora il grido di vendella rim-
re che noi mutassimo la nostra antica bombò per tutte le contrade; si suonaro-
cosliliizione in un governo (ederalivo, qua- no le campane a stormo, e si cercarono
le vediamo formarsi intorno a noi, qual per ogni angolo i militari e gl'impiegati
bene ne risulterebbe per noi, e in che co- francesi alloggiali presso i particolari. Al-
sa Venezia democratizzala poti ebbe riu- cuni pervennero a salvarsi ne' castelli,
scire utile alla slessa Francia^'jN'on ostan- 900 rifugiaronsi nel palazzo del comune,
te quanto proponeva il ministro francese e furono difesi da'magislrati e dalle one-
divenne oggetto di seria deliberazione nel ste persone, che provvidero alla difesa
ro 200 votanti: e per lai." volta dopo 5 infermi. Però circa 4oo furono trucida-
secoli, inlavolavasi d' innovare la forma ti dalla plebe, mistaco'birrie cogli schia-
del governo di s. Marco, ma esso non li- voni . JNoti si perdonò né a sesso, né alla te-
porlò che soli -5 voli. Ve n'ebbero 5o per nera età, ed a que'malati esisletilì nell'o-
compriujere l'insurreyioue colla forza e spedale subuibano, con barbarie propria
col rigore, e 180 [)er riportare ad altro deiranarchia;ereccidiofu accompagnalo
momento le riforme, piuttosto che riget- dal saccheggio sì di quanto apparteneva
tarle assolutamente. Aggiunge, che de- i a'francesi, non che alle case di parecchi ve-
putati nel render conto di loro commissio- ronesi. Inutilmente si tentò espugnare i
^cantina e sotto il Castello vecchio, onde ser salvi nella vita e nelle sostanze. Il pre-
i sollevati dovettero limitarsi alle difese. sidio veneto fu fatto prigioniero e man-
A' 22 poi, essendo giunta la notizia de' dato Francia (invece V Arte di verifi-
in
preliminari di pace conclusi nel castello care le daLeà\cQ che la truppa regola-
di Eckenwald nella Stiria presso Leoben re prese la strada di Vicenza con armi e
tra l'Austria e la Francia nel giorno 18 bagaglio). Ecco poi come l'elegantissima
aprilei 7C)7,cioèqaasi un mese prima del penna del eh. p. Bresciani nel tanto suo
12 maggio i7C)7, e quindi in diril-to ed celebralo libro Ubaldo ed Irene, rac-
:
in fatto vivente ancor la repubblica; i coiilo dal 1790 al i8i4i presso la Ci-
provveditori veneti proposero immedia- viltà Cattolica, serie 2.", t. i 1, p. 197,
tamente a'fraiicesi una conferenza per ve- fa narrare il fatto da un veneziano. « I
nire ad un accon;odainento, fissato pel di generali Balland e BeaupoiI, i quali te-
seguente, cessando perciò l'ostilità. San- neano in guardia i castelli di Verona,
feruio, Emilj e Garavetta muniti di po- che è non è cominciano dall'alto improv-
teri da'pruvveditori si recarono quindi visamente e senza motivo a bombardar-
dal general Balland per trattare. Ma da' la ; il popolo che era alle funzioni di Pa-
francesi, pieni d i collera, ed alteri che pel squa, stanco di tante sevizie sofferte in
trattalo di Leoben erano liberi da timo- pace per quasi un anno, rinnega la pa-
ri non più polendo gli austriaci com-
, zienza, e fa pasquare i francesi, che da-
Jjatlerli, tosto si udirono intimare, che : vangli fra le ugne, battezzandoli nell'A-
55 I veronesi e le truppe abbandonassero dige, arrostendoli ne' forni, bollendoli
se stessi e le cose loro alla lealtà della nelle caldaie de' tintori, e per più gior-
Francia. Tutti i francesi esistenti in città ni festeggia le pasque veronesi, che di-
«e fossero da un commissario di loro na- vennero sì funestamente celebri nelle pri-
zione condotti fuori. Entrassero ne' ca- me guerre de' francesi in Italia. L' eser-
stelli sedici ostaggi (6 dice V Arte di ve- cito francese tornava dalla parte dell'I-
rificare /e f/a^e) per parte de' veronesi, e sonzo, della Piave e del Tagliamenlo do-
fra questi il vescovo di Verona Avogadro, po aver concluso il trattalo col principe
i provveditori Erizzo e Giovanelli, ed i Carlo,e udito pasque crudeli, i
di coleste
due deputali Emilj eGaravetta". Intese rumori, le stride, l'abisso, il finimondo
queste dure condizioni, idue provveditori che fecero contro Venezia furono incre-
tentarono di ottenere qualche modifica- dibili. Il senato protestava che il popolo :
jarga vena doro i loro famelici liberato- franchi, gli argenti delle chiese, lutti i
ri). Nel bollore d£gli animi, i vincitori cavalli delle carrozze e da sella, tulle le
minari di Leoben, situata nell'alta Sti- lati, e fra questi l'ostaggio Etnilj, il conte
ria, in cui certamente non conosceva i Augusto Verità e Malenza, Le contribu-
fatti di Verona, e non avea ancor dichia- zioni poi furono alquanto moderale, poi-
rata la guerra, in essi con frode avea di- ché il general Augerau, che in appresso
come di cosa sua
sposto, propria, della sopraggiuuse in qualità di comandante di
massima parte dello stato veneto. Di fat* piazza a stabilirvisi, rappresentò a Napo-
ti leggo nel trattato : L' imperatore ce- leone, che » dopo l'anarchia del popo-
:
deva i Paesi Bassi austriaci e rinunziava laccio e l'estorsioni fatte da'francesi, non
alla parte de'suoi stali in Italia che si tro- era più possibile di estrarre laute cose da
vavano sulle sponde destre dell'Oglio e una città desolala ". Mentre poi i vene-
del Po, cioè al Milanese; ed avea in com- ziani perdevano cosi la loi'o principale
penso quella parte della Terraferma ve- citlà di provincia, come la denomina il
neziana ch'era compresa fra l'Oglio, il cav. Coppi, ed erano compresi dalla più
Po e gli stati ereditari austriaci. Avea in- viva inquietudine su ciò che doveva pro-
oltre la Dalmazia e l'Istria veneta. Quel- durre la fallila mossa de'veronesi, avvenne
la porzione poi degli stati veneziani ch'e- in Venezia quel caso malaugurato che nar-
ra fra l'Adda, il Po, l'Oglio, la Valtel- rai ueln.i5del§XVlll,percuiancheora
lina e il Tirolo appartenesse alla repub- in breve lo dirò. A'20 aprile, o meglio a*
blica francese. Questa però rinunziò a' 2 ijCome vuole il cav. Mulinelli, la golet-
suoi dirìlli sulle 3 legazioni pontificie di ta il Liberatore d'Italia, principale ba-
Ferrara, Bologna e Romagna acquistate stimento d'una piccola flottiglia france-
col trattalo di Tolentino, riserbaudosi la se di i3 legni, che da alcuni giorni sen-
Franco ossia Forte Ur-
fortezza di Castel za alzare bandiera si teneva sulle volle
bano, sul Bolognese; e queste provincie del golfo Adriatico, comandato dall'au-
si accordarono alla repubblica di Vene- dace capitano Laugier, benché armato di
zia. Infine, la parte degli slati d'Italia ce- soli 8 cannoni, contro il divieto fatto dal-
duta dall'imperatore e quella che la re- la repubblica, a cagione delle gravi cor-
pubblica francese acquistava da'venezia- renti circostanze, che nessuna nave fore-
ni, formassero una repubblica indipen- stiera armala entrar potesse nell'Estua-
dente. 11 duca di Modena avrebbe un rio, violentemente sforzando la bocca del
compenso alla pace generale, da farsi a porto del Lido vi pose rincora. Nulla cu-
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l'andò rintimazione fattnqli dal coman- intimidirono tanto gli animi, che venne
dante del lido Domenico Pizzaiuano, di decretato doversi dare a quel generale ia
allotitaiiaisi, essendovi una le^ge gene- capo accurata notizia dell'infiuslo acca-
rale che proibiva l'ingresso a'basli.nenti duto, e colla restituzione del tolto of-
oroiati di qualunque insegna straniera, frirgli le riparazioni che domandava. .\l-
ganza a questa intimazione, onde solda- i sperava, che i francesi assediati ne' ca-
ti schiavoni che presidiavano il forte s. stelli di Verona fossero astretti a capito-
Andrea gli scaricarono contro q canno- lare ; si sapeva ohe i paesani armati e-
nale a palla, ed altre da alcuni piccoli le- ransi impadroniti del forte della Chiusa,
gni sui quali temerariamente avea fatto e fatto man bassa della guarnigione fran-
in precedenza tirare le sue arliglierie.Fer cese che a Castiglione erasi disarmato
;
l'udio che ormai si portava contro il no* un loro distaccamento, e ch'erano avve-
me ciurma d'una galeotta vi-
francese, la nuti fallì motloseriia Desenzano, a Chia-
tina, composta di schiavoni, essendo sta- ri e a Valeggio. Formava pure un sog-
la as^'alita, abbordato il vascello, si sca- getto di speranza pe' veneti l'avvicinarsi
gliò sull'equipaggio formato di 4o uomi- della colonna austriaca del general Lau-
ni ; dopo averne feriti 8 e uccisi 4, tron- don, perchè ancora s'ignoravano i preli-
carono la testa a Laugier (nel § XVllI, minari di pace segnati a Leobeo a'iB a-
u. i3, col cav. Mulinelli, Annali Urba- prile, che già riportai. Sebbene i venezia-
ni, dissi 1 3 trucidali compreso Laugier) nida qualche tempo aveario sospetti e ti-
nell'alto che voleva incendiare la polve- mori sull'indennità segreta per l'Austria
riera, e poscia predarono tutto, essendo fissata sugli slati veneti, quando la conob-
carico di munizioni da guerra. Gli altri bero destò in loro grandissimo stupore,
dell'equipaggio foggiti a nuoto, molli si indignazione e ira nel sentire come a Leo-
annegarono^ diversi furono falli prigio- bcn, senza la loro minima intelligenza,
ni. Questo fatto pose in iscompiglio qua- erasi diviso segretamente la maggior
fei l'intera città, come fosse stala assalita, parte delle provincie che dominava Li re-
molli accorsero alla difesa, finché sapu- pubblica di Venezia, col palio di com-
tosi r avvenuto tornò la quiete in ge- pensarla colle tre legazioni pontificie, tol-
nerale. Il governo, tenuto consiglio, lo- te colla prepotenza al suo legittimo e an-
dando la condotta de'comandali e della tichissimo sovrano, la s. Sede, rappresen-
truppa regolare, disapprovò gli eccessi tata da Pio VI. JN'el tempo stesso si venne
commessi dagli schiavoni, e dispose che pure a conoscere da Venezia,a vere il gene-
si restituissero le cose lolle. Quindi al- ral Kihnaine preso possesso di Verona,
cuni esclamarono, non esser più tempo e indipendentemente dal le misure di som-
d'avere alcun rispetto u'francesi, che di- mo rigore e di spoglio praticate d' ogni
mostravano cosi aperlamenle i loro pra- specie, e indipenilentemente pine dal di-
vi disegni : doversi il senato ricordare sarmo de'paesani, erano già in piena in-
una volta gli escm[)i d'intrepida virtù surrezione contro la capitale gli abitanti
de'Ioro maggiori. So non che coloro che della riva destra del Mincio, e (ìnilmen-
erano braniosi di cose nuove, che teme- ie che dal Milanese e dalla Uoniagna a-
vano pei loro beni di terriifernia, e che vunzavansi verso le Lagune delle colon-
sognavano poter sussistere libertà conce- ne francesi. Fu un errore, dice 1' Arte
duta dallo slranieru, esagerando e dicen- (li \rrificarc le <laU-, togliere tanta gen-
do formidabile la potenza de'hancesi co- te al proprio lavoro, colla leva in massa
mandali <\i\\ fulmine di guerra iNnpoleo- di circa ;5(),f)uo uomini, provocantloli a
ue, senza forze da potergli tener fronte, tiucidare sen^a diilinzione tulli i nemici
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ile! governo di s. Marco ;
giaccliè non sliniaiii, e li ricevette a'a 5 aprile, men-
doveasi loro altro ingiungere, die ili re- tre non eragli per anco nota l'uccisione
spingere i nemici nel caso di attacco e di Laugier. A'ioro discorsi d'amicizia e
{)unire i ribelli. I sudditi veneti non do- diaccomodamento, padroneggiando fie-
veano venire alle mani co' francesi, ri- ramente rispose. «Non voler più l'inquisi-
conosciuti neutrali da'capi del governo, zione, la quale era un'istituzione de'secoli
i aveano diiitto di essere come tali
quali barbari; la repubblica lirael tesse in li-
trattati, non essendo stata punto dichia- i)erlà tutti i carcerati per opinioni poli-
lata la guerra. Era un fomentare pre- tiche. Punisse coloro cheavevano oltrag-
testi per effettuare le prave intenzioni del giato i francesi, disarmasse il popolo e si
uemico. Giunte le cose a tali estremi, nes- ilichiarasse contro l'Inghilterra, caccian-
suno poneva in dub!)ioclieIe truppe fran- do il suo ministro da Venezia, altrimen-
cesi,dopo essersi impadronite di Vero- ti avrebbe intimato la gueria. Al-
esso le
na, non iiudrissero progetti controia stes- lorquando aveva l'arciduca Carlo a fron-
sa Venezia, continuando l'armata a con- te, aver offerto al Pesaro l'alleanza colla
quistare e rivoluzionare, a misura che a- Francia, ed essere stata ricusala. Ora a-
vanzava verso la sede del governo. Allor- vere 80,000 uomini disponibili, e non
ihè, al momento dell'affare di Verona, avere più bisogno d'alleati. Sarebbe sta-
il senato fece far ia rassegna delle forze to per Venezia un Attilal Non voler più
di cui potesse disporre nelle Lagune, egli sentire progetti; voler soltanto dettar la
non conosceva i misteri di Leoben, e non legge. Essere sua intenzione che non vi
poteva ancora sospettare che vi fosse per fosse più senato, nobili delle provin-
i
lui argomento di funeste previsioni. Le cie che dianzi erano schiavi dover par-
forze venete per la difesa mobile, secon- tecipare al governo. I\la di già il gover-
do la citata opera, consistevano in 3^ no essere vecchio, e dover per conseguen-
galee o fìiuche, e i68 barche cannonie- za cadere ". A queste furiose nnnacce ,
re,che in tutto portavano ySo bocche incominciò quindi ad unire i fatti, occu-
da fuoco, e 8,5oo uomini. Tutte le bat- pò colle sue truppe tutta la Terraferma,
terie che custodivano i varchi erano ar- ne cacciò i veneti magistrati, e vi fece
mate. La guarnigione della città si com- sostituire municipalità rivoltose (cosi Vi-
poneva di 1,700 uomini, quali veniva- i cenza, Padova, Udine, Bassanoec. eransi
no successivamente rinforzati da truppe proclamate indipendenti, ed erette in go-
regolate a misura che queste sgombera- verno democratico , ciascuna città pre-
vano dalle città di Terraferma. Tutte le tendendo erigersi in separata repubbli-
truppe italiane e schiavone sommavano ca: a mano a mano ch'erano occupate
Je prime 3,5oo uomini, le secon-
a circa da'francesi, cessavano di comunicare col-
sola per entrare nella capitale. Sulle for- poiché dicevano di non avvicinarsi se
ze militari della repubblica riparlerò do- non che armali della spada della veti'
po la sua caduta col conte Dandolo. Tro- detta); sequestrò i beni de'nobili, e cir-
vo in Coppi, che Napoleone,allora Bona- condò la capitale stessa colla divisione
parte, dopa la sottoscrizione del (atale del general Luigi Baraguay d' Hilliers. I
trattato di Leoben recossi a Gratz, dove francesi erano già alle sponde delle La-
iacontrò deputati veneti Donalo eOiu-
i gune, allorquando a'3o aprile giunse in
,
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Venezia la relazione delle conferenze di i legami imposti all' autorità del dogi;
Gratz. Di più essi svelavano l' esistenza non era in sostanza cpiella semplice rap-
d' un progetto di mutare il governo. vSi presentanza che molti credono. Infatti
tenne tosto nelle stanze del doge una egli non era solamente ca[»o della signo-
conferenza co' 43 capi del l'animi nistra- ria, ma lo era altres'i del collegio de'Sa-
zioDC. Il solo procuratore Pesaro fu vi, del consiglio de' Dieci, del senato e
quello che propose di nuovo di adottare del maqsrior cnnsinlio: e la sua autorità
tutti i mezzi di difesa, e di occuparsi es- durava quanto la vita, mentre quella di
senzialmente nel mantenimento della ogni altro era ristretta entro i confini
Iranquiliità di Venezia. Non era finita la di tempo più o meno breve (meno i pro-
conferenza, che il comandante la (lotti- ctwatori dis. Marco ch'erano a vita).
ylia avvertiva aver di già i francesi co- Posto dunque in tal condizione un uo-
minciato ad erigere trincieramcnti nelle mo fornito di mente robusta e d'animo
maremme confinanti colle Lagune, ma energico, eflicacemente poteva inlluir sui
che ove ne venisse autorizzalo egli non destini della patria. Il doge Manin dun-
avrebbe temuto distruggerli a colpi di que, in questo frangente, raccolse intor-
cannone. 11 (|uale avviso sparse la coster- no a se una straordinaria consulla, com-
nazione nell'assemblea , la quale prima posta de' capi delle primarie magistra-
di sciogliersi die' facoltà all' ammiraglio ture e col parere di tpiesta, benché a
;
cese die giimgeva a Fucina , e alcune nò che fosse posta Venezia , se non in ot-
te esitato, fermò il principio d'inlrodiu'- tro Tripoli, fin dilla sua destinazione a
re nel governo tulle quelle modificazio- provvedere alla difesa di Venezia, con-
DÌ necessarie per avvicinarlo gradala- vinto che la sua resistenza avrebbe po-
ujente e senza scosse alle forme demo- tuto essere, non solamente vigorosa, ma
cratiche. Ridotte a tal punto le c<jse, di- lunga, f[uanclo pure si fossero interamen-
ce il doge Lodovico
conte Dandolo , il te impedite le sue comunicazioni colla
Manin, uomo onesto, della patria aman- Terraferma, pensava tosto ad assicurare
tissinio, che l'aveva ottimamente servita alla sua numerosa popolazione il neces-
nella reggenza delle soggette provincia, sario approvvigionamento d' acijua po-
nelle quali aveva lasciato assai buon no- tabile; e l'opuscolo intitolalo: Bra'e
me di se ; era tutta volta lontanissimo dal ragguaglio mi Pozzi del Lido e le Ci-
possedere (piell'altezza d'ingegno, (luci- s ternedi P'e/iezin, compreso in due Me-
la prontezza di consiglio e sopra lutto ,
morie presentale a S. E. il N. CI. Gia-
d'animo e ([uella sereuità
fpjel la fortezza ronto Nani K. provK'cdilor edile. Lagune
(limente, che specialmente si domanda- e Lidi da Giuseppe. Ferretti e Fincenzo
pericolante dello stato. Ad onta di tulli degli sludi falli, e delle opere in parte
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anche utilmente eseguite per ordine suo, rò felice di contribuirvi col mio privato
ne' mesi di giugno e luglio yqG. Morto i peculio ". La proposta di autorizzare i
rito, dagli altri dimenticato, conduceva d' ogni autorità in Terraferma, non po-
da piùanui povera ed oscura vita a Tre- teva in verun modo castigare coloro che
viso, quando nel 1 806 fu da Napoleone I si erano resi colpevoli verso i francesi.
tratto da quell'oscurità, lautamente ri- Quanto al disarmo, promettevasi avreb-
munerato de' cattivi servigi resi alla pa- be luogo subito dopo l'accomodi mento;
tria, né in questo fu solo, creandolo ca- finalmente quanto alla rottura coli' In-
valier d'onore della vice-regina Amalia ghill erra, pine pretesa da Napoleone, si
di Baviera, conte, senatore e cavaliere ordinò a' deputati di dire, ch'essa com-
della corona di ferro ). Ecco come V Arte prometterebbe più gravi interessi della
i
di verificare ledale narra 1' operato nel repubblica veneta. Si aggiunse inoltre
gran consiglio , depositario del sovrano a' due deputali Alvise Mocenigo, giada
potere, riunito nel i.° maggio nel palaz- ultimo podestà di Verona. I nobili sino
zo ducale circondato di truppe e di can- alloia inquietissimi, uscirono dal consi-
noni, formandosi di 619 patrizi, cioè glio tranquilli e con apparente serenità,
quasi la metà
corpo della nobiltà. Il
del conseguenza di un gran partito preso, la
doge Rlanio, qual sovrano, pronto ad qiKile tosto si trasfuse per l'agitata cit-
abdicar la corona, tenendo in mano il tà. La convocazione del maggior consi-
iuo coruo ducale, pronunziò con tuono glio e di 43 primari magistrati falla ,
commovente e dignitoso un discorso la cui dal doge Manin il i." maggio, al riferire
sostanza era questa. » L'anno 1297 Pie- del cav. Coppi, ebbe dunque per iscopo,
tro Gradenigo concentrò nel solo ordine nella decisa angustia delle circostanze, e
Dostro l'autorità del gran consiglio. Ora nell' imminente pericolo della patria , di
sembra giunto l'istantedi restituirla tut- domandare all' assemblea l'autorizza-
ta intera alla nazione veneta. Se voi. zione, a'due deputali Donalo e Giusti-
Signori, al pari di me stimate necessario niani, di estendere loro negoziati an-i
delle loro perdite; meulre io mi ripute- Bloccnigu. Piitornati subilo nel gioruu
V E W VEM 64q
jlessoi deputati da Napoleone, si presen- lo di dichiarala guenn)". Riferite que-
tarono a Palma Nova, prima ricusò lice- sto cose da'deputali in una consulta slra-
scrivendo iorosdegnosamenleper la
verli, ordinaria co' 43 capi delle magistrature
morte che avea saputo di Laugier; poi li nelle sale del doge la sera de'2 maggio,
ammise all' udienza (a Malghera, ove lo sotto la pressione del terroie, si deliberò
trovarono con un cannocchiale iu mano, di proporre al maggior consiglio la ne-
come prendesse le sue misure per attac- cessila in cui si era di condiscendere ai-
care Venezia. Impresa per altro malage- leminaccievoli richieste. Propagatesi pei*
vola senza l'aiuto di gran numero de'suoi la città le terribili minacce, non è a di-
abitantidappoiché, non si poteva sor-
; re rpianta e quale fosse la costernazione
prendere una città d'ogni parie circon- e il timore di tulli, e come si ricorse eoa
data d'acque, le quali non ponuo soste- fervore adicnplorare le misericordie del-
ner che piccole barche, e i cui approcci l'Onnipotente Iddio, l'intercessione dei-
si custodiscono per dir cosi da se slessi), la lì. Vergine e del patrono s. Marco.
In due colloqui ch'ebbe con loro ne'pri- Intanto si atterrava il Leone di s. IMarco
mi due giorni di maggio, i deputati lo la- nelle città della Marca Trivigiana e nel
starono eziandio se si poteva riparare col Polesine di Pvovigo,ed istituivansi nuove
denaro. jMa iNapoIeone. n)Ostrandosi viep- autorità democratiche, in guisa che di
pili sdegnato per l'eccidio di Laugier, col tutti i possedimenti della repubblica ve-
coosueto suo burbanzoso contegno, disse neta in Italia non restava che la soLi
loro apertamente: » Che non sarebbe en- cinta delle Lagune. Il quartiere generale
Irato in negoziazioni se prima il maggior francese era a Mestre, cioè a dire, meno le
soltratti dalla morte che coli' andar er- do cessare l'aristocratico. Il doge Manin
rande per la terra, come facevano quelli non era da tanto di scongiurare la bur-
di Francia, ed i loro beni, ch'erano nelle rasca, come altri suoi gloriosi predecesso-
Provincie ormai da lui dipendenti , sa- ri nelle sterminali ici guerre di Chioggia
rebbero slati confìscnli. nualunqne de- e di Canibiay el'ommaso Condulmer,
;
liberazione fosse solLcila ; e intanto pri- oltreché infido, inentie che avea voce de-
ma de' 7 di maggio non avrebbe fallo cisiva nelle cose milil.iri, non era degno
commettere alcuna ostilità contro la re- allievo di Emo: nientemeno, che alla vi.
ptdiblica (eh' é quanto dire, gli accordò gilia della caduta di Venezia, inlerrog.ilo
4 "iorni d' armistizio, con una nazione dal senato intorno la |)0ssibililà di di-
con CUI uon SI Uuvava Id Francia in isla- leader Venezia, con vile impudenza ri-
{) U) V E IN YEN
SMose: non polrfÀ resistere che sole ven- con dirillo di convocare all' occorrenza;
tinuatlro orci Sfioulata risposta, di cui 2. "di una Consulta permanente, cui era
la sluria fece la dehila giustizia. Quindi affidata ramministrazione civile, non pili
pieno potere di convenire con Bonapar- chiamavano grado taluno de' pre-
a lor
le, e promettere in nome della repubbli- decessori, per giovarli co' loro lumi per
ca di Venezia lutto quello che fosse ne- averavutoparte al ministero; 3." de'prov-
cessario in ogni argomento, ariclie nelle veditori mditari , che comandavano lu
ciò l'arresto de' 3 inquisitori di slato, del sendjrami fallo numerico e piuttosto do-
comandante del castello del Lido e quel- versi le';"ere 3 ma^iiio, bensì emanato iu
lo della stazione eh' ebbe pai te nella Palma Nova; con questa lezione corre-
molte di Luugier, e la liberazione di tul- rà regolarmente quanto devo riferire ),
li i carcerali per opinioni politiche". Co- in cui disse. >i Che mentre 1' armata
sì fu fatto interaniente. E gì' inquisitori francese combattendo nelle gole della
Agostino Earbarigo, CaterinoCornaro e Stiria avea lascialo dietro di se i prin-
Angelo Maria Gabrielli, non che il co- cipali suoi stabilimenti e l'Italia, do-
inandanle del Lido Pizzamano, e pare ve non rimaneva che un piccol nume-
anche l'altro comandante subalierno, si ro di battaglioni, il governo veneto e-
costituirono spontaneamente io arresto rasi approfittalo della settimana santa
nell'isola di s. Giorgio;e gli avogadori, [)er armare 4o>ooo contadini e distri-
leone, ebbero gli ufCziali processati come eredi del Pnpa. Insomma poi riilettessero:
assassini.Egli scrisse poi al direttorio:« Do- o volevano accordare lo stabilimento del-
versi cancellure il nome veneziano dalla l'assoluta democrazia iu Venezia, o con-
superficie del globo. Essere frattanto sua servare l'aristocratico governo.Nel i."caso
intenzione di stabilire in Venezia un go- avrebbero ricuperato e ingrandito l'an-
verno democratico, ed introdurvi ezian- tico stalo; nel 1.° avrebbero conservato
dio 3 o 4;000 uomini ". Il direttorio non le Provincie oltre il mare Adriatico, ed a-
si oppose a tulle queste operazioni del vrebbero un piccolo territorio di 10 le-
suo generale; e intanto cacciò da Parigi ghe atlorno alle Lagune, nel quale sa-
il ministro veneto Quirini, il quale fa- rebbero inchiusì Treviso, il Dolo (dov'e-
cendo per parte sua quanto poteva, ave- rano le villeggiature de' patrizi, nota e-
va eziandio lentato di salvare !a patria coi ziandio Coppi, col (juaie princip<dmenle
promettere di sborsare 600,000 fianchi procedo), e forse anche l\ovigo"..Ma men-
al direttore Barras. iMa ingannalo in ciò, tre così trattavasi in l\lilono,in Venezi;»
oppure deluso, nulla ottenne. Del leslo, la costernazione cresceva. Incomincia vasi
raggiunto Napoleone da' deputali veneti già a susurrare: »» Essersi a Leoben di-
a Milano, ov'erasi frattanto recato, e in- vise le Provincie della repubblica". Il se-
teso l'arresto degl' inquisitori di stalo e questro dei beni avea avvilito i [>alrizi;
del comandante del forte di s. And rea, pro- la vicinanza de francesi incoraggiava i fa-
scaltritamente per indurre i veneziani al- 8od<lisfizioni date non si potesse ottenere
col cambio di alcune ^)rovÌQcie, accoaio- giesso pacifico in Venezia, col [ìitto che
65i VE N V E N
fossero salve la religione, rindipenclenza, schiavonl,e si rimandassero io Dalmazia.
le proprietà e le persone". Atimentavasi Ciò [ler altro non bastò a traoquillare il
iiitantosempie piìi fermento degli schia-
il comandante Morosini. Intimorito esso
vonie de'faziosi, e nella generale agitazio- costantemente dalle trame degi' interni
ne susurrossi e si credette da molti « Es- : [latriotli, e inorridito dalle conseguenze
sere pronta a scoppiare una congiura di che sarebbero derivale dallo scoppio d'u-
16,000 patriotti (cioè fautori de' fran- i na rivoluzione armala, ad altro non peo»
cesi,nome, che come dice il conte Dan- so che a prevenire tanti disastri. Non si
dolo, essi medesimi assumevano, come sa se fosse consiglialo da altri timidi, o
altrove, per sincero amor di patria 1 Ma ingannato da'faziosi (l'uno e l'altro) il ;
quel savio patrio scrittore, dice propala- fitto si è, che deliberò di cercare una
le tali dicerie da' male intenzionati e in persona che potesse colla sua influenza
i>pecie dagli emissari francesi, per viep- conciliare le cose. Si rivolse per tal effetto
piìi inlimidu'egli animi abbastanza timi- a Gio. Andrea Spada, antico daziere ge-
di del doge e del maggior numero de' nerale, patiiotto uscito poc'anzi dalle car-
membri della considta, i faziosi essendo ceri di stato, e lo impegnò ad interessarsi
ijue' da' francesi compri con l'oro o colle per evitar le stragi che nascer dovevano
traditrici speranze. Inoltre assicura, che da un possibile interno fatto d'armi. In-
gli schiavoni, chiamali in difesa di Vene- teso il parere di Francesco Battaglia, pa-
zia, benché di voti al pi incipe, e chiedenti trizio di considerazione, recossi questi la
d'esser condotti contro il nemico, romo- sera de'g maggio da Villetard incaricato
reggiavano pel rilardato soldo, ma non di Francia, giovinastro pieno d' ardore
cessavano di gridar f^wa v. Marco, e di per le correnti opinioni, ma di carattere
< hiedere niunizioni per condursi a com- integro e fornito di molti mezzi. La par-
battere i fi ancesi. Tuttociò determinava tenza del suo capo gli lasciava la libertà
li timorosa consulta a rimandare in pa- di tutto intraprendere, e poteva esegui-
tria gli schiavoni pagati interamente di re a suo talento quell'innovazioni politi-
lutto)". Lo stesso doge Manin ne fu spa- che preparate in Venezia da lungo tem-
ventato, e l'S maggio radunò la consulta po da Saliceti, destro emissario di Fran-
straordinaria, per chiedere» qual metodo cia, il quale avea sapulo eludere la sor-
si dovesse tenere fintantoché giungessero veglianza degl'inquisitori di stato.Lo sles-
riscontri da'deputati spedili a Bonaparte. so Saliceti vi teneva allora anche una spe-
Soggiunse che se si fosse giudicato
poi, cie di club per disporre gli spiriti ad una
spediente, avrebbe deposto le ducali in- rivoluzione, cui già prevedeva poter ve-
segne, si sarebbe subito allontanato dal nire più tardi sostenuta dalla forza ar-
pubblico palazzo, ed avrebbe deposto le mala. Convien dire per altro, non aver
redini del governo nelle mani de'capi del- Villetard sospettato che Napoleone aves-
la rivoluzione. Lo stesso passo si sarebbe se concepita l'idea di rivoluzionare Ve-
anche dovuto fare da' procuratori di s. nezia per darla poi all'imperatore Fran-
JMarco, come dignità perpetue della re- cesco li. Lo Spada trovò da Villetard,
pubblica". Il savioErmolao Alvise Pisani Tommaso Pietro Zorzi, altro notabile pa-
esaltata in ciò la grandezza d'animo del Iriotlo e negoziante di liquori. Esposto
principe, lo dissuase d'altronde da una ri- l'oggetto di sua missioue,Villetard rispose:
nunzia, la quale sarebbe stata per lo meno Non poter trattare in qualità di ageute di-
intempestiva. Indi si passò a discutere sui plomatico. Però come francese privato, es-
mezzi di difesa di Venezia, ed essendosi ser pronto a concorrere co' suoi lumi a
dalla maggior parie creduli insufficienti, quanto si fosse desideralo pel bene della co-
fu infine coticluso, che si pagassero gli sa, Fu tuttociò da Zoizi rifei ito sul!' islaa-
VE N V E N G53
te, e forse con qualche rivoltosa alterazio- banco a carico della nazione. Si annun-
ne, al Morosinie allo slesso doge, e quesìi ziasse al pubblico la democrazia, e s'invi-
iillora, col parere di Pietro Douato, l'in- tassero 4>ooo francesi ad entrare in città
caricarono di riloioare dal Villetard per per occupare forti e 1' arsenale (In lai
i
mi in iscritto, sarebbe slato pronto a ri- neppur per sogno potevano fantasticare
spondergli". Nondimeno l'in vita ronoSpa- quanto l'intrigo e la [laura operavano di
da e Zorzi, a compiacersi indicare quali inaudito in una Venezia !)"'. Lette queste !
in tale caso sarebbero stati i lumi die a< proposizioni, scritte in foglio privo d'au-
crebbe comunicato, e quali sarebbero le tenticità, alcuni giustissimamente osser-
condizioni, che potrebbero soddisfare Bo- varono doversi disprezzare, e frattanto
naparte. Non mancò il Villelarddi com- persisleudo nella difesa, allendere il ri-
piacerli, e col suo consenso essi esalta- sultamento de'negoziati di Milano. Al-
mente scrissero tutto in un foglio. Subi- tri poi furono di diverso parere ( e qui
to presentarono quella carta alla consulta slava il tarlo, a parer mio), e nel calore
straordinaria, signilicautissima per le cir- dell'altercazione, 7 consultori partirono,
costanze, che in sostanza conleneva.-» Do- IO rimasero e pieni di spavento tumul-
lersi immediatamente arrestare Anlrai- tuariamente deliberarono che: » In con-
gues agente di Luigi XVill, prendere le formità alle risoluzioni del maggior con-
sue carte, mandarlea Parigi, e poi lasciar- siglio, relativo al combiamenlo di costi-
le prigioni delle Piombi e Pozzi. Gli al- assensi sovrani, s'incaricassero Pietro Do-
tri carcerati [)er qualsivoglia delitto aves- nato e Francesco liattaglia per intende-
sero il permesso di rivedere i processi, a- re quali fossero veramente le disposizio-
bolendosi peiò la pena di morte. Si li- ni di Bonaparte su tal proposito, a fine
cenziassero definiliviimeute gli schiavoni, di secondare i di lui desideri!, in modo
non per anco partili, e la guardia della che in quanto al ten)po ed alle cose da
città fosseconsegnata temporaneamente convenirsi si salvassero possibilmente i
1 patrizi poveri fossero provveduti co'be- stante nel [)arere che si eseguissequanto
iii nazionali; e si assicurasse il po[iolo avea indicalo, se si voleva che le cose pro-
uiuDtcncDdo la solidità deild zecca e del cedessero Iraoquillanieule. Ed iufiucal-
654 V E N V IL N
fio non utt( nneio, the la speranza d'una faceva verun uso. Alla fine nel tneinorn*
pro(ia7Ì(;ne di 4 giorni all'esecuzione ilei- bile gioì no vetieieri 12 runggio 797 ra- i
za degli schiavom, e fu eziandio interpel- roche 537 membri, quando alnaeno 600
lato ilgeneralDaraguay d'Hillierschcco- individui sarebbonsi richiesti a rendeve
inandavail bloccO'»se la sua posizione gli legale la deliberazione. Si passò nondi-
permetteva di entrare in cillà con un cor- meno alla discussione degli affari. Fu let-
siglio alle risoluzioni deli." e de'4 niag- Liheriàl All'opposto la moltitudine che
gio, colle quali avea concesso a'suoi depu- nell'inquietudine degli animi avea tratto
tali pressoiNapoleoneBonaparte le facoltà in detti siti, come più prossimi al palaz-
opportune a conseguirlo. Ora però cono- zo ducale, attaccata sempre all'antico go-
scere con amaro senso il complesso di più verno, gridò: fi\'a s. fllurco! credendo
urgenti circostanze. Quindi nel conforto di essersi stabilito di opporre una popolare
Sperar garantiti tali essenziali riguardi difesa agli assedinoti francesi. Essa a mez-
e con essi quelli troppo giusti verso la zo di 20 schiavoni restati alle porle riel
zionata da 5i2 voti, con soli 20 negJiti- loro grida. Crescendo la folla nelle vie a-
•vi e 5 non sinceri o bianchi. Dicevasi nel diacenti, scagliavano imprecazioni contro
decreto che, vistola necessità di provve- i settariGiara/ ini e Mitrtttori (r.),iui;it-
dere al mantenimento della religione, del- Ire acclamavano il patrono della loro .e-
la vita e delle proprietà di tulli gli abi- la stessa truppa
pubblica, ficeiidogli eco
tanti degli siali veneti , veri'ebbero con- ad anche con voti per la con-
alla vocr,
Stema proposto d'un governo rappresen- glio. E come in simili tasi suole accaile-
tativo interinale in quanto si trovasse es- re, cogli odiati novatori furono confusi i
so in accordo colle viste del generale in sospetti ed i privati nemici. Seguì il sac-
capo dell'armata francese in Italia. Pre- cheggio di molte loro case e di «piellede'
sa In risoluzioue, nel separarsi tumultua vicini con furore, sotto pretesti dilfcre!!-
G56 V E N V EIV
ti, tli molìili e tli altri ellttli, ed al magnz- l'i-nii di Venezia, deplorando come con
EÌiio *ii liquori del Zorzi fu dato il gua- esempio affatto nuovo era mancalo il go-
sto. I sacchegf^iatoii erano composti dal- verno al popolo, non il popolo al gover-
la classe de' facchini, dc'piìi poveri gon- no, per iinperscrulabdi giudizi di Di(
dolieri e di alcune donne prostituite; spo- il doge smarrito nelle private sut
trattosi
gliavano, guidati da'solda li schiavoui, dal- stanze, e così i patrizi alle loro case e-
l'alto al basso le abitazioni cui assalivano, sclamando: Non è piti s. Marcai oltreché
e vendevano sul luogo a' viandanti, o a- essere abbandonala Venezia dal medesi-
sportavano seco gli oggetti sfuggiti alla mo suo sovrano, doveva essere pure sac-
distruzione. Sin dal cominciare di tali sce- cheggiala dal medesimo suo popolo; quin-
ne di disordine, si radunò nella casa del di riporta la nota delle numerose case e fa-
stri esteri, per guarentirli da ogni insul- ta a'aS maggio 1797 da Francesco Negri
to. Al sopraggiunger della notte, non ve- all'arcipiele Angelo Dalmistro da Mura-
dendosi pattuglie e temendosi gli eccessi no gentile poeta. Eccone un brano.» Pur
popolari, patrizi Bernardino Renier, Do-
i troppo venit suinina dies et incluciahìLe
nato, Soranzo e altri, ebbero il coraggio tempiis Dardaniae. La gran macchina,
nella confusione di recarsi presso il doge sì a lungo rispettata dal potere de'secoli,
e colla consulta deliberare, die si procu- è a terra. Miseri noi che fummo riserba-
ri, di cui si aflidasse la direzione al Re- carmi per sì amara vicenda dolente a
uier. Cos'i si fece, e potè quegli disporre di morte, e insieme ristucco e lasso dal gran-
alcune centinaia di soldati muniti di due de schiamazzar di persone parte insulse
pezzi di cannone. Esso presidiò co'oiede- e parte frenetiche. Ciò che più d'altro «ni
simi il ponte di Rialto, come posizione dà noia è il vedere come alcuni insultino
centrale della città, dissipò colle fucilate sfacciatamente alla passata gloria di tan-
e colle cannonate una turba di mascal- ta repubblica e cou piede ingiusto ne
,
zoni che ardirono diassalirlo, e colla mor- conculchino fino gli avanzi (arroga che
te di pochi intimorì tutti gli altri. Le pat- io qui rilevi , che fu sempre facile ad o-
tuglie di truppa regolare e di guardia ci- gnuno, barbam veliere mar tuo Leoni! ).
nica, ed i parrochi finirono poi di rista- Chi nacque e crebbe nel suo grembo, o
bilire la calma. Nel dì seguente i3 mag- almeno all'ombra sua, panni che pecchi
gio, leggevasi nelle vie e nelle piazze uu di nera ingratitudine in esultare del suo
proclama comminante morte la pena di sterminio, per quanto e necessario e me-
contro chiunque presso il quale dopo cer- ritato ed anche utile creder si voglia, lo
ta ora si rinvenissero effetti derubali od non negherò che il vecchio governo non
armi. Non dovea figurare in verun alto fosse decrepito, e che seco non portasse
pubblico il nome di Serenissimo Princi- quasi tutti i difelli di quell* infelice età ;
pe^ ma in esso vi era per accreditare una ma nella sua decrepitezza era pur vene-
specie d'apologia, tendente a giustificare, rando ! nulla rimane più di esso
Ora
e rincuorare i privati così crudelmente fuorché memoria: e Comizi e Senato e
la
Venezia, sieno per ripigliare il moto ed vasori senza correre il pericolo della guer-
avviiusi a Warigi. Lo stesso cred' io av- ra, mescolando colla menzogna e l' in-
Troesj flit Ilium et ingens gloria DaV' Dichiaravano nobili, che dopo la loro
i
danum (Virg.). Il suo governo si tenne deliberazione de'4 e 12 dello stesso mag-
iu piedi XIV secoli senza m;ii ubbidire gio cesserebbe governo dali'esser allida-
il
stranieri, perì vittima del tradimento, do- tuirsi, eavvertivano che attesa l'insufli-
po aver superato nella durata tutte le cienza dell'attuai governo di Venezia do-
Bcpitbh lidie della Grecia ed anche le , Tea entrarvi come amici un certo nume-
più illustri lionia e Cartagine^ avendo ro di fiancesi, i cpiali entro pochi giorni
goduta la libera sovranità periSyG an- sarebbero slati distribuiti per tutta la cit-
ni, con aver numeralo dal VII al XVIII tà. Il Moschini disse che l'anno 1797 se-
secolo centoventi dogi, perdendo l'Ilalia gnò nella storia del mondo e special men-
con essa l'antemurale dell'Alpi Cernia- te negli annali della patria Venezia una
Diche che ni [)ari del Piemonte sulle
,
grand'epoca, conseguenza della tremen-
Galliche, chiudeva agli stranieri l'-jccesso. da rivolta di Francia cui maligni ef- , i
Cadde dun(|ue quella repubblica di cui fetti aggravarono di tanto danno l'Eu-
Venezia era la nobilissima capitale ; quel- ropa. Venezia, la quale non volle che ri-
VOL. XCII. 42
658 V E N
mare viceude condotla da' francesi [>€r me volle eretto un perpetuo asilo e lico-
inìlle raggiri a mutare il suo aristocra- vero a'mentecalti, forse il solo genere di
tico governo nel suo primo democratico, pubblica provvidenza, pel povero, di cui
il quale venuti essi colle armi a proleg- mancava Venezia ; laonde il nome ri-
gere, pochi mesi appresso vide i suoi sla- spettabile dell'ultimo de'dogi vi sarà ia
ti in più parti divisi far parte di diversi senqiiterna benedizione ed] amore ,
poi-
potentati; da rptel tempo destinata a se- ché se non morì principe di sua illustre
guir la sorte de' conib;iltenli. Lodovico patria, di essa restò insigne benefattore.
Manin fu dunque il CXX e ultimo doge 44- Molli scrissero di quanto prece-
della veneziana repubblica, la cui cadu- dette, accompagnò e seguì la memorabi-
ta non potè impedire, per quella fatale le caduta delia nobilissima repubblica di
vertigine che ottenebrò allora le meriti. Venezia, alcuni de'quali registrai nel n. 6
Ritiratosi, dopo la sua spontanea rinun- del § XVII, né sarà inutile il tener pre-
zia della dignità, nel proprio palazzo, vis- sente le nozioni riferite nel n. 5 di tal §;
se quietan)ente poco conversando. Vilte- e da ultimo il cav. Fabio Mulinelli, ÌÌJe-
tard avrebbe desiderato di fare entrare morie storiche de'^li ultimi ciiiquaii-
nella nuova demociatica municipalità il C anni della repubblica veneta, Vene-
Alanin, ma non Io potè indurre, e ncu» zia pel Griraaldo 854. La Cii'iltà Cat-
1
sòqualunque altra carica dallo stesso go- tolica quindi, nella serie 3.^ ci die' nel
verno, occupandosi soltanto nello studio t. 486, contezza d'altra relativa pid)-
8, p.
e negli esercizi di religione. Piiferisce il blicazione. « La caduta della ìepuhldi-
Cicogua, che doge Manin, dopo l'abdi-
il ca di T enezia ed ì suoi ultimi cinquau'
cazione del governo, a'i 6 maggio abban- i' anni. Studi storici di Girolarjio Dan-
donò il palazzo ducale e ridottosi in sua dolo, Venezia co' tipi di P. Naratovith
casa privata, vis>e ritiratissin)0, stimalo 1857. Quest'opera è scritta per dimo-
ed amato da'suui concittadini, e mori a' caduta della repubblica di
strare, che la
23 ottubrei8o2, avendo dato saggi mai Venezia devesi arrecare alla inevitabile
sempre di quella eseu)plarissin>a religio- condizione degli slati di quel tempo, al-
sa pietà, che fu ed è uno de'piìi bei pre- la prepotenza francese, e ad alcuni ma-
gi della famiglia sua. iNel l 'j^S avea spo- dornali errori di chi governava Venezia,
salo Elisabetta Griroani figlia d'Antonio, e non alla mancanza di fede, di educa-
dama di singolari virtù ornata e che de- zione, di costumi, di armi , di tesoro^
funta senza figli nel 1792, meritò latina di consiglio, come scrisse il cav. Fiibio
iaudazione dall'ab. Angelo Bellini 1' 1 i Mulinelli. Essa dividevi in due parli. La
settembre, e fu l'ultima dogaressa. Il Ma- I. 'parte contiene 3 libri : ne!i."si com-
nin fu sepolto nell'arca de'suoi maggiori pendia rapidamente la storia veneta dal-
nella chiesa di s. Maria in Nazareth de' la caduta di Costantinopoli fino all'abdi-
carmelitaui scidzi, a piedi del 2.° aliare cazione del 1797 ; nel 2.° sono poste le
a sinistra, quello della Sagra Famiglia, considerazioni che più fanno allo scopo
magnifico e straricco di marmi e colon- particolare dell'autore ; nel 3.° sono da-
ne, che attesta la munifica religione del- te le biografie degli uomini illustri fio-
la famiglia de'conti Manin. Il testamen- riti in Venezia nella 2.' metà del secolo
to di lui fu pure un monumento del suo XV III; patrizi, sacerdoti secolari, sacer-
animo religioso, principesco e caritatevo- doti regolari ed altri veneziani (Abbia-
le,giacché descrivendo il benefico e fio- mo pure ; Galleria de'letterati ed ar-
rente istituto Manin nel § Xll, n.i8, nar- tisti illustri delle pro^'incie \'enezìane
rai cou»'egli provvide al perenne mante- nel secolo decimo ottai-o, Venezia tipo-
uimenlo de'figli e figlie abbandonati, C0'> grafia Alvisopoli, per cura di Bartolo-
VEN VEN 65:9
meo Gamba, voi. 2 figurati. Gli estenso- nell'ultime guerre d'Italia, resistendo ail
ri (Ielle notizie furono Angelo Zentlriiii, ogni seducente proposta d' alleanza, so-
Fraiìcesco Negri, e il detto Gamba). La stenne armata la propiia noulialità, on-
2.' pule, ampia cpjanto lai.\ è un'Ap- de serbandosi in pace con tulli guaretitì
pendice, dove sono poste le biografie de- insieme la propria dignità, ma con gravi
gli uoiiiitii più illustri, fioriti conleinpo- indispensabili dispendii, oltre que'marit-
raneameute co' veneti sopraddetti ne'pae- timi pe' corsari, e que' per la guerra tra'
si conipoiietiti lo stato della repubblica russi e turchi. Le sofferenze de' popoli,
ili Venezia. Lasciata ancor da parte la per le lotte de'belligeranti, fiuono com-
questione tra il ìMnliiielli ed il Dandolo, pensa te al meno da'som minisi rati a pprov.
non può negarsi rutilitìi somma del li- vigionamenli, sorgenti di lucro. Nell'ul-
l»ro del secondo per le notizie die vi si time guerre mosse da' repubblicani fran-
trovano intorno a tanti e si illustri e pu- cesi, la neutralità fu adottata anco da
re sì poco conosciuti italiani, tutti con- altre potenze italiane, reputata più pru-
temporanei degli avi e de' padri no- dente partito, non senza fondamcntf)
stri. » Il conte Dandolo si rese quindi be- sperando repressione dalla formidabde
nemerito della patria, pera\er rettifica- coalizione contro la rivoluzione france-
to col suo dotto lavoro qualche meo ret- se. Se la neutralità armata di Venezia
to giudizio, e recato luce sulle cause che servì a un tempo a tutelare suoi popo- i
la storia come uno de'principali avveni- occultare la spossatezza cui aveala con-
menti del secolo passato, svisceiando una dotta l'ultima e lunga guerra col turco,
controversia, fino ad ora o troppo poco l'esquilibrafa economia, l'essere non pro-
troppo male discussa, sia per mancan- vocata e lontana dall' insorta Francia,
za dell'opportiuie cognizioni, sia per so- tion le permetteva entrare in lega, che
verchio amore di novità, sia per essersi avrebbe accresciuto lo squilibrio, e an-
attinte le notizie a maligne fonti, le qua- ticipata l'aggressione. Le forze terrestri
li giammai potranno alimentate la sto- della repubblica non furono mai tali da
ria; per cui il conte Dandolo, indignato farla porre nel novero delle grandi po-
di vedere vituperata tuia generazione o- tenze del cotitinente. Se poterono facil-
norata, ripiovo ancora con patrio zelo le mente Irioiifire de'Carraresi, degli Sca-
memorie invereconde di Leopoldo Cur- ligeri, de' Visconti, degli Estensi, de'pa-
ii,quelledi Giorgio Pisani è quelle di Ja- tiiarchi dominalori del Friuli, f[uando
copo Casanova. Di questi Sludi slnriri Venezia era opulente, non hanno potu-
io profittai nelle proporzioni compendio- to però mai, tranne il tempo della lega
se che mi sono legge, [)erciò con isfug- di Cambray, cimentarsi senza straniero
^evoli cenni darò un'idea del contenuto aiuto, ne contro gì' imperatori di Ger-
lei lib. 2." Considerazioni. Il nobilisM- mania, né contro i re di Fratiria ; ne pu-
uio e seggio atitore, do[>o aver competi- gtiar contro gli uni, senza stringersi in
to dopo il 17 18 per canone politico ami- pubblica non erasi intcrametttc abbando-
ciiiu con tutti, la repubblica tuttavia nala a' capricci della fortuna. Vvea anco-
66o YEN V E N
ra possessioni maritlime, le quali coli' i- dolo: Tali navi, dalle fregate in giù, non
solo di Cerigo, prolungavansi fjuo all'in- presentavano nessun maggior difetto di
gresso deirAicipelago; il suo cotumeicio costruzione, di quelli che potevano riscon-
non eia più quello che le procurava l'oro trarsi nelle navi inglesi delle specie cor-
del mondo, ma era pure qualche cosa, e rispondenti. 1 legni i quali dilferivano da-
forse poteva migliorare. Quindi mante- gl'inglesi per la loro minore immersione,
nevasi sempre in tale condizione sul ma- massime negli ultimi tempi, erano pro-
re, che pure al tempo di sua caduta, la priamente vascelli di linea; difetto pe-
i
sua-mariueria militare, pel numero e for- rò che non li rendeva né pericolosi alla
za delle navi, non la cedeva a quelle d'In- navigazione, né impotenti alla difesa, ma
ghilterra, Francia e Spagna. Circondala solo alquanto più lenti nel cammino. Noa
io Italia dagli stali dell'Austria e del Pa- tutti I legni erano vecchi, per la ragione
pa, che non doveano tenersi per perico- che in ninna marina del mondo tulle le
losi vicini, le sue provincie di Dalmazia e navi sono nuove. Senza parlare de' vari
Jonia contlnavano invece co' paesi olio- legni che Irovavansi io costruzione nel-
mani, l'amicizia de'quali per l'esperienza l'Arsenale di Venezia, fra quelli esistenti
di 3 secoli non meritava fede, quindi le a' 12 maggio 1797 novera vansi 6 vascelli
conveniva star pronta alla difesa, altre- di linea e 5 fregate scese dal cantiere dai
sì colla regolare insliluzione de'propri uf- 1784311798; per cui il più vecchio di
fiziali. Il perchè a' 12 maggio 1797 pos- maggioappena contava 3
questi nel detto 1
sedeva ancora: dieci vascelli di linea da 70 anni di servizio. Tutto l'autore ricavò dal-
cannoni, undici da 66, uno da 55; tre- la Memoria di tulle le navi che si sono
dici fregale da 4^ a 44 cannoni, due da fabbricate in Arsenale^ mss. presso di lui
32; tre brick da 1 6 a 1 8 cannoni; due cot- esistente. Vivevano gli ufiiziali patrizi Ni-
ter dai o; una goletta da 16; una bombar- colòl*asqualigo,tnorlo capitano nel 182 r,
za comprendere quella delle galere, del- al vascello francese il Rivoli; Antonio Ar-
le galeotte, degli sciambechi e delle fe- meni morto capitano neh 825;Giambat-
luche, perchè da Andrea Salvini dirello- tista Coslan/i morto capitano nel 1820;
i e delle costruzioni navali nell'Arsenale, Giovanni Tician morto capitano nel 1827
morto colonnello in pensione dell' Au- e dottissimo iu tulle le scienze pertinen-
stria, non indicata nelle particolari Me- ti alla marina; Michele Slalimene morto
morie che lasciò, e riprodotte dall' ope- capitano nel 1828, di lai sangue freddo
ra: Venezia e le sue Lagune, ove traila ue'cimenli ch'era accusato di stoicismo;
delle forze militari della repubblica. A- uomini tulli riveriti e pregiati da'gover-
vendo detto il cav. Mulinelli qual uso : ni che succedettero a quello della repub-
mai potesse farsi d'una fluita mal costrui- blica, la cui onorevole nìemoria durerà
ta, vecchia, malconcia, e comandata da lungamente, edalla cui scuola formaron-
unciali incapaci? Risponde il conte Dan- si lutti quegli altri più giovani ulIkialL
VEN YEN 661
italiani e non marina au-
italiani della gnuna,3oo. Un reggimenlodi dragoni di
siriaco da guerra, che hanno saputo me- simil forza egualmeule ripartito, 3oo. Due
ritarle la sliina e il rispetto dell'altre na- reggimenti croati, egualmente composti,
zioiii mariUime in piìi incontri , senza Goo. Un reggimento di cimariotti, cioè
Dominare altri valenti. Quanto a'costrul- albanesi, diviso in io compagnie di ^o
lori navali, furono anche in questo esa- uomini ciascuna, 4oo. Artiglieria. Due
gerate le accuse; ciò ch'era vero in gran co<npagnie di 100 uomini ognuna, 200.
parie al prinLÌ[)iar del secolo XVlll, ed Genio. Due compagnie di minatori di 4o
anche dopo la sua mela, non lo era piìi uomini, 80. Due compagnie di tra vaglia-
negli ultimi 20 anni della vita dalla re- tori di 4o uomini, 80. Totalità 20,^60
pubblica vissuta. La Scuola di sludi nomini. Giusta il piano stesso, queste for-
niateiiìalici, teorici e pratici ^ con ispccia' ze erano così ripartite nelle varie pro-
le applicazione alle cote nai'ali, l'anno vincie dello stato. Xell'isole Jonie e nelle
1774 aperta nell'Arsenale sotto la dire- piazze d'Epiro, 8,940. Nella Dalmazia e
iionedel valoroso prete veneziano Giam- neh' Albania 5,58o. A s. Nicolò di Lido
maria Manioletli, della quale l'autore di- 800. Nelle provinciedi Terraferma, sotto
scorre più a lungo ne'libri seguenti, avea la quale denominazione comprendevasi
giàcomincialo a dare 1 suoi fruiti; e n'e- anche l'Istria, 5,\^o. Torna la somma di
ranogià usciti, fra gli altri, il lodalocolon* 20,^60 uomini. Questo piano però col
iielloSaivini, e il tenente colonnello Giù- progredire del secolo avea subito ima
sep[)e Moro che a lui successe nella dire- (jualche modificazione. Nel 1780 erasi
iione del genio marittimo, e il vivente più creato un corpo di bombardieri di circa
dieoUuagenariogeneralemaggiore Giù- 5oo uomini; e neli790 due nuovi reg-
;eppe Paresi, che pur tenne per anni mol- gimenti che assumevano numeri pro-
i
li la slessa carica. Secondo il piano poi gressivii3 e i4i ognuno d'8oo uomini,
esibito a' 2G aprile 1729 dal maresciallo ;iggiungevansi all'infjnleria italiana; per
:onle Schouleuibourg, ap[)rovalo dal se- coi il totale dell'esercito permanente a-
nato, l'esercito stanziale componevasi in viebbedovulosalirea 2a,ìi6o soldali;sen-
empo di pace nel modo seguente. In- 7.a comprendervi lelancie spezzale,gliala-
Qjnteria. Dodici reggimenti italiani for- bardieri ed carabinieri; quali non erano
i i
lagnie ,
4)000- Dieci reggimenti nazio- senza tenerconlodiquelloilislribuitonel-
iati , cioè schiavoni , di 4oo uomini o- le |»iazze dell'Istria, della Dalmazia edel»
;nuno, ripartili in i o compagnie, 4,000. i'.\lbania, conslava al cader della repub-
Ire compagnie di 80 uomini ciascu- blica di non meno che 9,761 bocche da
la, formanti il presidio della fortezza di fuoco di vario calibro; delle quali 4>ii^
^almanuova , 240. Cinque compagnie erano in bronzo, e 5,3 19 in ferro. fJi tul-
li greci, di 60 uomini ognuna, fornian- la rpiesl'artiglieria, 'ji,293 pezzi cuslodi-
iti (veterani) di 120 uomini ognuna, le piazze della Terraferma e della Ionia,
ilio. Ca^'allcria. Uu reggimento di co- e sull'armata navale, come può vedersi
bourg, si fosse dato rfiigliore ordinameu- gnori e da guerra, che doveano per con-
to. Perh, se tulio questo giova a prova- vegno di detti privilegi, capitanar ooca- I
re, che la repubblica, ad onta del gran» valieri armati a proprie spese). Della qual
de amore posto alla conservazione della forza, non polendo sguernirsi la Joniaj
pace, volgea pur tratto tratto il pensiero l'Albania, la Dalmazia, potevasi dis[)or-
anche alla possibilità della guerra , n' è re d'un 33, eoo uomini. A questi però
giusla conseguenza il potersi ritenere che potcvansi aggiungere le cer/i/Jf? delle Pro-
idonei, almeno nella più parte, ne fosiie- vincie diTeriaferma, delle quali parlai
ro gli uflìziali, ed i vecchi per consiglio, superiormente, facendo cenno delie for-
dopo l'esperienza accjuista la sotto un tan- ze militari della repubblica ; milizie del
to capilano. Certamente non mancavano contado ordinale pel tempo di guerra
molli uffiziali per egregia istituzione di- con decreto del senato nel SaS, sommau* 1
stinti fra gli allievi del collegio militare li 24, 1 00 uomini , dice 1' autore , senza
della repubblica, splendidamente fonda- calcolare quelle dell'Istria creale più tar-
lo e aperto nel 1 709 in Verona, in cui di, e comandate da ulliziali dell'esercito.
molti dotti uomini dettavano libri di le- Forse potevansi calcolare altri circa 3, 000
sto, riformato nel 1785 sul piano esibito soldati, traetiuoli dalle guarnigioni diDal-
delle scuole militari di Modena e di Pa- tempo seguilo , di assoldar truppe stra-
via, in tanto grido ne'tempi Napoleoni- niere. Ora, chi bene consideri che la re-
ci; e Ira'suoi allievi taluno corse onorata pubblica di Venezia non era più che uno
curriera negli eserciti de! regno Italico, stato di terz'ordine, che appena nume-
della Piussiae deirAuslria,priiicipalmen- rava, compresi i possedimenti d'ollrema-
le Pier Luigi Viani generale del i.°, Au re, una popolazione di tre milioni e mez-
ionio Luigi llomauò lenente colonnello zo d'anime, con una rendila ordinaria
dulia 2.', Michele Bos direttore dell'ar li •
di non più che nove annui milioni di du
VEN V E N 663
cali cCFellivi, aggravata (lagrinteressid'iJD imprevidente ne più stolida-
in politica,
tlebilo pubblico che saliva a circa qua- mente avara di quello che fosse allora,
rantaqualtro milioni di ducati eilettivi, convenendo benissimo nell'aulico detto:
non dirà certamente che queste basi del- Si vis paceni, para ic/Z/^m. Quindi nuo-
]a sua potenza militare fossero minori vamenle giustifica, anche con opportuni
tIelL possibilità del p8ese. Al contrario confronti, perchè la repubblica ricusò le
duvrebbedirsi, ch'esse erano di gran lun- leghe, non si armò , rimase neutrale in
ga maggiori di quanto potevano consen- quellalotladi giganti, esiastenuedasceu-
tire gli ordinari suoi mezzi economici, dere in campo contro Francia vittoriosa
Quindi è che per dar loro il necessario ili tante potenze; d'altronde a farle argi-
sviluppo , forza era ricorrere a straordi- ne bastar dovendo le forze unitedegli au-
nari provvediuìenli pecuniari,anmenlan- slro-sardi, gli slati de'quali la separava-
do, e non lievemente, ogni ramo di pub- no da quellafoi uace di rivoluzione. I fal-
blico reddito diretto e indiretto, aprendo ti d'iiiconteslabile storica verità che pro-
prestiti, eccitando olTerle, ponendo mano duce, la rapidità degli avvenimenti ed i
infine a tulli quegli spedienti, che veu- suoi ragionamenti provano, egli crede:
gono sempre giustificali, quando le pub- »» che coloro i (piali feroeemenle accusa-
bliche necessilà sieno gravi e palesi. E la no d contegno di quegli anni osservato
repubblica poteva tanto più facilmente dalla repubblica, o per ignoranza, o peg-
ricorrervi con effetto, quanto era mino- gioancora per iniquo coufondo- artificio,
leva esigere da'propii sudditi. Nonilime- ingannare il giudizio de' posteri; a quel
no un governo che ha per principio fm- modo medesimo che l'inganna chi si stu-
damentale della sua politica interna la dia raj)preseutarcela ne'suoi ultimi 5oan-
uiilezza delle pubbliche imposizioni d'o- ni sentina spaventevole d' ogni più dete-
gni maniera, non è mai che se ne allon- slabile vizio. La guerra, sia essa suggel-
tani senza buone ed inconlraslale ragio- o coronata dalla vil-
lata dalla sconfitta
ni. La repubblica, fortunatamente per es- loria, è sempre un grande disastro; ed è
stesso forze navali sudicienli all.i [irole- mise essa colle mani alla cintoli, procu-
zioue efficace del suo comujercio marit- rò con mezzi straordinari di rifornire in
timo, per li miglioraraenli ch'eransi pio- qu.Tlche modo l'erario, iu cui versò
posti a pubblico vantaggio, la repubbli- 3,32 i,o4o ducati, conseguenza dc'dccre-
ca negli ultimi anni di sua politica osi- li del giugno 79G e del marzo 797, e ciò
i i
stanza nduceva le forze terrestri al [)uro senza ricorrere a'que'più vigorosi parti-
bisognevole per l'indispeusabile servizio, li che avrebbero suscitati gì' interni da-
Non disconosce tutta volta l'autore, che la mori, e porlo argomento a'francesi di af-
664
(lavano già mulinando. Quindi narra gli educazione, di costumi, di armi, di te
armamenti e l'energiclie misure di pre- soro , di consiglio, avanza tutto quello
cauzione presi, ma riconosce che in tan- che mai detto o sonilo contro Ve-
siasi
ta strettezza di tempo e prossimità di pe- nezia, enon poteva cadere sotto la pea-
ricolo ,
questi rimedi erano insudicienti. na se non a chi sagacemente spaccia, (pia-
Non poteva poi far di più per non adom- le moneta d' ottima lega, il dialoghelto
brare la ormai conosciuta baldanza di Do- delle stelle giudicate candele di cera ar-
naparte, pronto sempre a giovarsene pe' denti in ciclo; e mostra credere, che solo
suoi fini; e le arti infami colle quali i di a Venezia ed a'tempi di Gaspare Gozzi,
lui agenti non cessavano di tentar del si avesse a fare con leste di macigno, i
continuo la fede de'sudditi, persino nel- discorsi di lettere fossero banditi come
la capitale medesima, erano altrettante la peste, gli allocchi avessero buona far-
cause che dovevano ralFermarla ognor tana, ed i meritevoli trovassero mille iu'
piìi nel partito già presodi non precipi- loppi. Oh queste non furono mai e non
!
tare gli avvenimenti. Quando Bonapar- saraiuio m;ù sciagure particolari d'un so-
te giungeva «'confini veneti, ed incomin- lo paese, di un solo tempo. A'tempi del
ciava a metter in iscompiglio le provin- Gozzi poi, era ancor men vero, che cosi
cie, l'Italia tutta piegava il ginocchio in- propiiamente corressero le cose in Vene-
nanzi a lui, e l'Austria medesima vedeva- zia. Egli mentiva, e ciò ch'è mollo peg-
si forzala a lasciargli libero il campo. La gio , sapeva di mentire ... Gerii uomini,
repubblica di Venezia fu colta alla sprov- comuncjue per scienza o letterario valo-
perchè non previde ciò che nessuno
vista, re eminenti, non per (juesto accagionar
poteva neppursognare,valeadirei prodi- potevano giustamente i tempi adessi toc-
gi inauditida Conaparlein pochi giorni o- cali della loro poco buona fortuna. Ed a
perati; e perchè egli raedesimo toglieva- (piesto numero apparteneva appunto
le in seguito il tempo e il modo di op- (jnell'etcrno e bugiardo piagnone che fu
porgli una valida Se gli sforzi
resistenza. il conte Gaspare Gozzi , letterato egre-
dell'Austria aflfatto degni d'una delle più gio, filosofo non più che mediocre, in o-
grandi potenze del mondo, e l'alto valore grii altra cosa uomo inettissimo". Vene-
inai avvertita, che l'ultima sua ora era Pienier avesse ancora occupilo il seggio
presso a suonare. D'altronde, ridotta al- ducale, siccome uomo d'alto intelletto e
le sole risorse dell^capitale, col peso del- forte animo, almeno avrebbe sapulo far
laDalmazia e dell'isole Jonie, le quali cailer la re|)ubblica con maggior tlignilà,
non rendevano alla repubblica quanto salvando l'onore della patria sua seiu- ,
costava la loro amministrazione e «life- brando nato fatto per que'tempi procel-
sa, e ulti elianto fors' anco può dirsi del- losissirui;massimese avesse poliilogiovar-
ristria, saiebbesi trovata in coni fatte di- si dell'opera e decousigli d'Angelo Emo,
strelte, da non poter durare lungamente, ultimo eroe militare della repubblica, o
Mancava Venezia a se slessa, quando, ad almeno di Jacopo Nani. » Nondimeno è
antivenire i dcsiderii del suo insolente ne- fuor d'ogni dubbio, che se uomini di piìi
mico , liberava dal carcere gli arrestali forte ingegno e d'animo più vigorosr) po-
politici, accrescendo così il jiumero de- levano prorogare in (pialclie modo I ago-
grinlerniagitatori, e quindi i pericoli del iiia della repubblica, non potevano però
governo. Mancava per ultimo Venezia a in nessun caso ridonaile lunga e prospc-
se sfessa, quando rimandava in patria la ra vita. Era ancor troppo grande Vene-
milizia schiavona, sulla cui fede poteva zia, perchè nella general sovversioned'o-
contaie. Questo dovca intendere, e non gni ordine antico, la Francia che fino al
inlese la Consulta; creazione infelice del- i 8 \ dovca prevalere sopra ogn'altra pu-
1
la mente d'un uomo, che sebbene ottimo lenza contiMeiitale, tollerar potesse ili ve-
sua caduta non fu dignitosa, può rispon- servalo da fedeli esploratori, nella notte
tlersicon non minor verità, che fu ine- de' maggio, che in certo palazzo situa-
...
ì
YEN YEN GG7
con alili allrezzi luoi tiiari, e qua e !à di- non lia tli(RcoIlà di concedere, se vuoisi,
speisi [)icco!i ferali con jieisone (jaiimen- clic questo aoedJofosia uim ili q^jc-ile so-
li qua e là sedute in vesli nere: sicché a lue code die focilineiile si appiccano, per
ijutll'oriida vista ebbe a sp.:ivenlaisi; e fini o sciocchi o malvagi, anche a fatti in
di più gli venne fallo di sentire tla quel- sostanza \crissinii. In nniricdnza prove
ili
lo thfc »eueva in Irono qui-sle precise [>a- migliori, il caulo scrittore, crede che l'in-
iole.Sospeudianio, o fratelli, il itoslro cendio dell'arsenale fece scuopiire quella
congresso perclù- noi siamo osfen^ali.
, Cùuveiilicoladisellariijedawerlechecan-
Che inoltre scuopr'i, che in quella stanza, celiò dalla flelazione ì\ uotne del palri-
cffeltivameule a ridosso del pergole, era- zio che avrebbe ordinato l'armeron pol- ;
vi il suo aiinerone. Che lanciali in coster- che, ponendo in dubbio la veiità di quel
nazione gli abitanti di quel 2." apparta- fitlerello ad unta de'suoi particolari, non
meulo, egli tutto spaventato e sorpreso ciedelte pubblicai ne il nome. " Quaiilo
ilulia novità degli oggetti , supponendo più si va lipescando in qiie>l'aifare de'li-
Ijonariamente che ivi si facessero streghe- beri muratori, e lauto maggior certezza
rie e opere del dcniouio, si portò scanda- 6i acquista, che lolla l'esisleiiza e la sco-
lezzalo dal parroco di s, Simeone [aofe- perla della loggia, tulio il resto è incer-
ta suo confessore, ed avendogli esposto lissiino. Oltre il Calidogude'liberi mura-
li da lui veduto , sentito e osservato, lo torislanipatu dal iMuliiielli, e cpaello che
consigliò a dover tosto palesare al gover- si consci va presso la luucoUa Correr,
iiO lutto. Così fece il buon uomo col se- ne esistono ben molti altri, e non pochi
grelario degl'inquisitori di stalo. Fu duo- lic possiede il cav. Cicogna, Ma cappun-
«jue in quella stessa mattina 6 maggio lo la grande diversità dti nomi che vi si
dala coinoiiisione da quel supremo tri- leggono che toglie loro ogni fede. Il pro-
|,ui-ale che ivi si trasferisse il fanle Cri- cesso alluia fallosi ddg^in(pll^ilori dista-
slofoli, accompagnalo dal capitan gran- to, qualunque ne sia stala lac-iusa, ven-
de, e compagina -ili 1^ uomini. Enlrato ne a smarrire; e quindi lotte queste 110-
(juesti ueirappartamento, vi sorprese un tizie ci pervengono da fonti più o meno
nobile soggetto, che di quel luogo ne fa- impure. A che dunque lenlare su (|uesle
levala guardia, e scuopii una loggia basi di diifamare pi csno la posterità no-
di liberi inuralori setla:ii. Sossiunge
'00 mini che forse non hanno luacchiaV"
(juiiidi il coute Dandolo, da quesla Zìe- L'encomialo scrittoi e j). Uresciani, nel li-
laz'onc apparirebbe dunque iiienameii' Lio ricordalo disopra, racconta: » Qui
te favoloso il racconto del cav. Muliuel- il veneziano, ch'era un gentiluomo sapu-
li: ed il Zulian. che non era uomo av- lo e oe'segreli deU'uujaiia perfidia bene-
ventato, la cui balordaggine avrebbe da- sperlo, venne con ammirabile precisione
to causa alla scopetta della loggia, non scorrendo per tutte le Ir.nne de'repub-
c:ì sarebbe entralo né punto né poto, poi- biicani per i«pinger Venezia nel baratro
che egli il bailo trova vasi allora a Co* della sua peruizione; e cominciò a conta-
stanlinopoli. La scoperta invece saiebbe le le sollevazioni de'giacobmi i^ligale dai
n-iscere dall'inceudio poco prima sviiup- ilova, a Vicenza, a Tieviso e in molle al-
palosi all'aisenale; e questa è certo co»a Ire città e terre della sigiioii.i, nelle qua-
inollo più facilmente credibile. Kè punto h 1 villani fedeli a s. .Marco azzullandosi
gioverebbe a screditare questo racconto co'giacobini, e facendo con esso loro al-
meltere in dubbio la veiilà della denun- le schioppettale, più volle le palle, che
Zia falUddl maia.igou. Il conte Dandolo UìCIVjuq dagli archibugi senza occhiali,
668 V E N VE N
ferivfino ed uccidevano alcuni soldati siprocede dalle cagioni remote, e in ci5
finncesi, i quali (chi sa [)erf|iiai buon uf- tengono l'usanza degli anatomici, quali i
fìzio) Irovavansi da le (Ile de' ribelli. Ad \edeiido morire d'un tocco apoplelico al-
ogni francese che cadeva in quegli scon- cun illustre personaggio, ne esaminano
tii, i generali repubblicani davano in e- tutte le parli del corpo, quindi entrano
scandescenze furiosissime, chiamando la in mille congelture.Nella discrepanza del-
signoria veneta crudele, Iradilora, e bra- l'opinioni,sulla caduta diVenezia, parlan-
mosa di sporgere il sangue francese, e do anatomicamente, chi l'assegna a vec-
dieiro a questi rammarichi minacciava- chiaia, chi all'infiollimento de'muscoli e
no d'intimarle la guerra, quasiché il ri- de' nervi di quel gran corpo, chi a lan-
bellarle e rapirle le [)iì» belle città di Ter- guore di stomaco, chi
al vecchio sangue
inlèrma fosse un dolce pegno di pace". ad umori, che insac-
riuscito in linfa, chi
De'giacobini e traditori ili Venezia parla carono nel diaframma, ec. Imperocché
più sotto, ed io lo ripeterò a suo luogo. Venezia avea marine e porti con navi ag-
Già descrivendo la Sftta de'framinassoni guerrite, avea il tesoro poderoso e mas-
o Dlunilori, notai che nel Siipplìi/ienlo siccio di vecchi e nuovi zecchini, famiglie
ni Giornale ecclesiastico di lloina del- ricche e potenti, commercio attivo, cre-
Vanno I7g4>si ragiona de'frammassoni dilo sopra tutte le tavole d'Europa, leg-
di Venezia, molti de' quali aggregati alle gi sapienti, uomini scorti, antiveduti e
logge di IMdano, di Trieste e di altre cit- assegnati ne'consigli, nell'amministrazio-
tà. Del loro carattere, perchè collegati ni, ne'governi, nelTambascerie: possede-
c.o'G/(7/z«'«/.9//, e descritti dairantesigna- va territorio ubertosissimo, cillà floridis-
ito di questi il fanioso ab. Pietro Tam- sime, foitez'/e munitissime, uomini valo-
burini, anche giacobino ; ed ivi pure rosi e della repubblica amantissimi; ma
si tratta del giacobinismo de'giansenisti, sopra tutto avea autorità e balia piena
come de'giansenisti di Venezia e suo do- sui popoli, che a uii suo cenno porgeansi
minio, corrispondenti de' francesi, loro drjcili, ossequenti, riposati in quella fi-
irtelodo, credenza, massime gallicane e ducia che nascea dall'amore e dalla ri-
spirilo democratico. — Nella C/VzYtó Cai- verenza all'alta signoria, nella cui sapien-
tolica, 1.' serie, t. 8, p. 5o, lo slesso fa- za abbandouatamente dormiano. >» Sia
condo p. Bresciani nel suo libro: Ubal- vero, dicon gli uomini di stato, ma noi
do ed Irene; La Repubblica America- veggiamo che tu ci vai a condurre a'tar-
na e la T'cnela^ dichiara, che a suo pa- li, che trivellano un'antica società, un
rere niuna delle antiche e delle recenti dì vigorosa in virlìi delle sue leggi, isti-
nazioni ebbero giovinezza pari a quella tuzioni e costumanze sapienti, ed ora è
che vigori^ce nelle robuste meiìibra della falla languida e inferma da una civiltà
repubblica americana, uè vecchiezza pari voluttuosa, molle ed elTemminata che la
a (piella che iiifermòe spense la repubblica conduce come farfalla intorno al huìie
di Venezia; perocdiè gli americani gran- della lampada ardente, ed ivi tanto s'ag-
deggiarono senza puerizia e adolescenza, gira, si trastulla e svolazza, che vi divam-
la vecchiaia de' veneti incadaverii danzan- pa, e in fumo dilegua la chiarezza degli
do, ridendojSollazzando, colle guaiicie ro- orati e gemmali colori, che le scintilla-
sate, fra le melodie della musica, le deli- vano sull'ale lascivetle e gaie. Chi oono-
zie ile'conviti, e le gioie
d'una sposa no- sceahpjanlogli ulliiui cinfjuaut'anni del-
vella, lingionaiulo della caduta della re- la repubblica, la vede nuotare a gala e di-
pubblica di Venezia, sulle dilTerenti e con- guazzare nella spensierataggine, nel lus-
trastate cause, egli dice, al leggere gli sto- so, ne'piaceri, ne' giuochi, nelle comme-
rici della caduta di Venezia, per alcuni die: impancarsi le intere notti io que'
V E N V EN 6%
paiadiselli d'Armida sotto le Piocuratìe, ginslizia, fra l'agiatezza dell'opulenza;
sorseggiando il catlè di Levante, centel- d'un popolo che sia piacidanieiile oziaii-
landu liquori squisitissimi, e nella slate do so[)ra ì suoi molli guanciali, fra le ro>
gustando le acque gelale, suoi sorbetti i se spicciolate e i gelsomini, che non pen-
di fragola e di lampone, le sue felle fiam- sa alla dimane, perchèil diman surge (ìo-
ineggianti di cocoaiero in gelo; e in cole- rito, sereno, doralo ed olezzante cutiie
sti paradiselti.qiianlè lunga la nolte,udir l'ieri; che non teme soverchierie, che niu-
concerti di violini, di chitarre, di mando- no gl'insidia alla borsa, che non ricorda
lini, di violoncelli e di flauti con voci di più il nome di sedizioni, di tumulti, di
cantori e canlatrici, che a mula a muta ammulinamenli, di congiure e di guerre;
vengono a molcer gli orecchi e rallegrar che la Serenissima ha parlato, ed è ub-
il cuore. Vede le mascherate in lauta bid ila ; il Co/^sfg/o <7e £)/('5e viiol cos'i, e
passeggiare a coppia e a lormerelle lun- così sia ;
gì' inquisitori di stalo mandar»
gola piazza di s.^Jarco, lungo la riva de- la grida per lutto il Dogado, e tutto il
gli Schiavoni, mangiuzzando mille ghiolt- Dogaclo trema, come se avesse udito
lornie di frutte piiraaticce;e le gran ba- squillar la tromba del giudizio univer-
ronesse patrizie colla loro foglia di fico o sale; ciie il Missicr grande (il bargello
di vile nella sinistra sostenere mazzuoli degl'inquisitori) si presenta a'popoli ae-
di ciriege, d'a marine e di visciole, o pu- calcali in piazza, mette in capo il suober-
re zuccherine, o paradise, o ambrette e retto con sopravi il zecchin di s. IMarco,
fichi fiori; e più tarili, grappoletti d'uva e i popoli s'inchinano e adorano, come i
lugliola e d'uva moscadella, o mammola caldei la statua ili Nabucco. Eziandio co-
o canaria; e in settembre fichi verdini teste, dicono i politici, sono cose buone,
e pisinelli e lardaiuoli epouqioncini col- non promellooo novità nello stato, av-
la goccia dell'ambra, col collo torto e la vegnathè sono indizio d' un popolo che
buccia grafl'iala, chiaccherando, ridendo ha perduto l'antico vigore ". INla i vene-
e gustando quelle delicatissimefiutla,che ziani, continua il fioritissimo scritlore,al
le si mangiano per via, come fra noi fa- volger dell'andato secolo aveano quegli
rebbero i lazzeii e i monelli, e manu- umori interni infermi, e scoppiando li
contemporaneamente non mancava da pai più nobili della città, aventi più
ti
un iato il missionai io predicatore, e dal- aria di reggie, che magioni di privali ca-
la notte. Tutte queste cose ci mostra- lona, ovei patrizi vei.tli accoglievano le
no, egli è vero, un popolo libero, gaio, squisitezze e il lusso dell'Asia, le mollez-
670 V E N V E N
cingi' inglesi. L* aureo scrittore, con ni)- sia il romano d'Occitlente, cnrrispondrtì»
boinlariza tli scelli vocaboli, graziosatnei:- le circa all'anno ili Roma i 24G, agginn-
le dipinge que'paìagi, splendidi per gal- gendovi 5,07 anni si arriva all'anno l-\'^^
lerie di slatue, pitltire, marn)i orienlali dell' era corrente, epoca della caduta di
rarissimi, ameni giaidini con piante e Costantinopoli e dell'impero d'Oriente;
fiori rari, vivificali d' ogni maniera di con tal computo avvicinandosi a' XIV
fonti e peschiere, con boschetti deliziosi secoli, dorata circa della repubblica ve-
e parchi di selvaggina, e con corti imi- neta). Dicono adunque i politici, che fa
tanti le piincipesche pel ninnerò de'vari parlare l'autore, avere i patrizi germi-
famigli, e per la ricchezza de'vestiari, ol- nato la morie della repubblica, e ne al-
tre la copia di bellissimi cavalli e superbi legano ilmal vezzo della profanazione
cocchi. Eqneslo, egli dice, era forse il mi- matrimoniale, con tanto scandalo della
nor dispendio, appello alle feste,al!c mu- cristianità notandosi ue'trattati dei-
siche, alle cacce, a'con vili, alle cene; quo- le sponsalizie, che la sposa dovesse avere,
lidianamenle accorrendovi, come a corti il cavalier servente! 1 Rifugge l'animo iti
altre per l'autunno, i cui avanzi fanno curalie, lasciando in tal tempo vedove le
tuttora stupire. Se non che ben caro so- loro famiglie, e spesso desolate le consor-
venle costavano a' padroni e agl'invita- ti, lagritnanti i figli!» Ivi conducean
ti, non tanto le feste da ballote i concer- qne'signori la vita tl'Alcina e d'Armida,
tide'primi musici chiamativi agranprez- vincendo rclfeuìminatezzedel serraglio,
20, tpianfo le serale del giuoco, in cui ve- gitlfindo il ricco avere nel fingo, e pas-
dcasi dar fondo in una notte a ricchissi- sandovi le notti in bisca e ne'sfiuochi di
o
lui patrimonii. Questi furono i tarli, che ventiu'a con tutte le orribili conseguenze
rosero le midolle della repubblica di Vi- solite intervenire in cotesti covi di lasci-
negia. Nondimeno i politici, convenendo via e di perdizione. Fermamente, tu non
che tante prodigaliiàe disorbitante lusso, potrai assegnare cagioni più poderose di
mai sempre immorale e rovinoso, ponno queste all'estrèma mina della repubblica
esser stale cagioni di gravissimi disastri veneta; e se vi aggiungi i gran debiti, on-
a molte opuienli famiglie, cadute quindi d'erano sopraccarichi que' vasti patrimo-
in abbietta e miserevole condizione; ma nii; e se v'arrogi le prepotenze de'gran-
la signoria di Venezia, essi dicono, ebbe di; le schiere de'bravi che mantenevano
tarlo pivi intingo e segreto, distruggitore. ne'Ioro palagi e vi Ile per opprimere gl'i m
Sostengono quindi, scrutando l'ultime in- belli ;e il niun vigore ne' magistrati a com-
fermità della sovrana repul)blica, la qua- primeile; e le stomacose ingiustizie che
le con tulli i suoi difetti e malori interni commelleansida'tribimaliadaonode'piìi
ed esterni, bastò invitta e signora sopra deboli, toccherai con mano, che il tarlo,
gli altri regni delmondo, eguagliando che tu dici secreto, rodeva alla vista di
nella suatlurata l'impero romano, che si tulli le midolle della signoria di Vene-
resse appunto i4oo anni (losciillore de- tia. Ed io che cotesle
replico, che s"i ,
ve alludere al fine dell'impero greco, se sono infermità gravi e mortali, che pos-
vuolsi considerare continuazione del ro- sono indurre a morte gli stali ; ma so«
mano, mentre di esso propriamente lo fu slengo che la repubblica aveva ancora in
quello d' Orride/ile j poiché calcolo, ter- se tanto di sano, e sì gagliardi e invitti
minalo quello nel 49^ di uoslra era, os- elementi di vita, che allorquando Napo-
YEN V E iN G71
leone di venuto i. "console ilice va aperto : leincomodo e speso; il qualecom pi lo e pub-
clic quel carcame di vcccìiia era ormai blicò la Raccolta cronologica ragionata
senz'anima e senza fiato^ ingaunavasi a cc.y Augusta 799), che inosservalo pene-
I
partito. Vinegia è caduta improvviso, tra to in Pregadi, uno de'graudi archi vi del-
senz' avvedeisene, con istupiue del se- la repubblica, dagli ultimi scalTali,ilali di
nato e del doge; con islordinienlo de* mano a' fasci [)iù recenti degli Jtti del
patrizi, e quando uieno altendeaselo il consiglio de' Savi, fece caricare i2 ce-
popolo, che coricossi libero la sera, e il stoni di quelli degli ultimi 4 lustri della
mattino svegliossi schiavo, e vide spen- repubblica, cioè da poco prima il 1780
ti nella notte i gloriosi gonfaloni di s. a tulio il mese di aprile e i prinv, di mag-
Maico; calati Leoni dal palazzo dogale;
i gio del 1797, in cui fu morta la repub-
tolti gli oiifìamma dalle antenne della blica per r invasione francese, e da 12
Piazzetta (dall'istante della caduta della portatori di acrpia li fece Iraspoi-tare a
repubblica di Venezia, cessò per sempre casa, per rovi>lare fra quelle carte le ve-
da ogni attualità di politica applicazio- re cagioni della caduta ilella repubblica
ne il famoso anagramma D'wiis lilar' : di Venezia (a ciò autorizzalo il Tentori,
cus Evangelista - Suni ^'igil ad Fenelas ne copiò i documenti, e quindi iu due
curas. Sin d'allora s. IMarco voltava car- volund stampò nel i
798, come di già ho
ia, per così dire pur seguitò a far par-
;
avvei lito nel (ine del u. 1 2,odogado 49°
ie dello slemma governo e niunicipa-
di del § XIX), onde poi pervenne a chia-
le inrpiartato com'era iu quello del re- rirsi più che immaginalo non avea (già
gnoLombardo-Venelo,in compagnia ilei egli avea compilalo il Saggio sulla ^lo-
Colubro Visconteo. Ora il Leone non ap- ria civile politica, ed ecclesiastica del'
parti eneclie a Ini unici pio, ed alle niemorie la repubblica di f'enezia, ed ivi pub-
archeologiche); fuggito doge; nascosti i il blicato nell'anno 1785). Dopo lo sco[)-
sti sulle picche i bonetti rossi. Cosa inau- vedeva o pareagli vedere nel reggimen-
dita ! In meno di 24 ^''^ '•* repubblica to della sapiente repubblica di Venezia
millenaria fu spenta e sparì dalle n.izio- certe anomalie, ch'egli non sapeva co-
ni, come chi doimendo mufjre d'asfisia slrurre e congituigersi in capo. Laonde
senza risentirsi. E ciò perchè?,.." Lo dice entralo in mille avvolgimenti, e sospi-
83, nella conti-
lo stesso p. Bresciani, a p.i zionì^e pronostici, dicea fra se: Qui gat-
nuazione del racconto, L baldo ed Irene j ta ci cova. ÌNIa non arbitrava mai pen- m
IJalhaU' Tentori e il sior Zanctto. Io non sare che in vece ci covasse un seipenlac-
posso seguirlo, n^.i limiterò a estrnrne po- cio aslulo e crudele, pien di bava e di
che parole. Entrati francesi in Vinegia, i veleno, il quale del (iato attossicava le
il meravigliosissimo palazzo ducale spa- pili savie risoluzioni del doge e del sena-
lancalo alla ruba d'un popolaccio disfre- to ; e questo era ap[)unto quel lai lo in-
nato, fra tanto sactheggiamento ebbevi terno e segietOjche rodeva il midollo del-
un uomo savio e scorto delle cose (credo le ossa dell» re[)Mbblica. Il Tentori, eoa
che alluda all'ab. Cristoforo Tentori dot- ajlri suoi gravi e discreti amici, ragionava
amante della nuova sua pallia, Venezia, che si addensava alle contrade d'Italia,
cappellano di corte del conte Ollolin be- ma ne parlava sottovoce, non potendosi
nemerito rap|)resei)tante la repubblica in arrischiare in palese pel timore di quel
Bergamo, e primo ad ollronlare l'msano grandeassioma veneto: Della Screnissi'
jniuelo francese seoza riguardo a persoua- tua non se ne discorra ni' in ben iic in nini-
Gj-ì V E N VEN
Tulinvia non valeodoa leraperarsi,si s/o- cale, die in tempo di pace superavano le
gr\va cogli amici sull'iiioperosilà del go- S[)ese, la repubblica poteva crescere l'ini-
pubblica la sua libertà e la sua sicurez- ziani inaiiteiinero per ben 8 mesi quell'e- 1
za. E pai landò dell'erario, riferisce un sercilo divoratore, il quale non pago di
curioso, per non dir peggio, docunìenlo rapinare pe' suoi commissari ogni di le
trailo dall'archivio. Anno 1789. Filza : tre pirli delle vettovaglie e de' foraggi,
.spese incontrale dopo la morie del do- che volea S(jpra il bisogno, im|)Ose taglie
ge Renier. Da esso ricavasi, che negli 8 di parecchi milioni, confiscò gli ori e gli
idiomi in cui i 4o elettori slelter chiusi argenti delle chiese, de'santuari e de'pri-
per eleggere il doge successore Manin, si vali signori, che spogliò d'ogni ricco mo-
spese in pane, vino , olio e acelo lire bile, senza l'infinite ruberie, concus-ioui
29,421: iu pesce 24,4 'o: in carni, polli e ingoiameuti che furono un abisso. Tut-
e selvaggina 20,36o: in sal.imi, salcicciot- tavia I' orario della repubblica sussidiò
ti, prosciutti 3,980: in conft'zioni e can- largamente le città disertate dall'ingor-
dele di cera ^jfiCì'^: in tini generosi, digia giacobina. A Verona, che fu la più
calle, zuccliero 63,845: in fruiti, fiori, manomessa 2,070,026 ducati a
, cioè ;
condimenti 6,3 i4: '" masserizie di cuci- Dresda 200,010; a Padova 800,781; a
na, legna, carbone 3 ,85 in arnesi no-
i 1 : Vicenza 52,332; a Crema 24,000; a Fel-
leggiati, guasti 4', 624*- in ispese minute tre7,600; a Treviso, Belluno, Pordeno-
108,910: per stiizzicadenli 25: per ta- ne, Ceneda , Cadore 91,026; a Ci vidi!
bacco 4>93 '• i'i carte da giuoco 200 in : del Friuli 4,ooo;a Oderzo5,ooo; ad Aso-
altri giuocarelli da veglia 606: in berret- lo 10,000; a Conegliano 39,000; a Bas-
te da notte 5o6: in calzette e borse di se* sano 70,976; oltre a 255,o39 per altre
ta nera (ler chiudervi la coda 64: in ta- occorrenze. Totale, ducati tre milioni,
bacchiere 3,067: in pettini alla real,da 629.790. E tuttociò per sopperire io par-
toppe, da bonnet 2, 5o: in essenza di ro-
i te alle vettovaglie dell'esercito francese.
se, di lavanda, di vainiglia, e in belletto Aggiungasi, che francesi entrati in Ve-
i
182. Totale, lire 390,806. Trovo esage- nezia sotto maschera d'amici, abbottina-
rata l'asserzione, la repubblica possedere rono r arsenale pel valore di quaranta
la sesta parte tl'Italia, con ben quindici milioni, ed oltre ad olio milioni s'ingo-
milioni di sudditi! Negli stali di Terra- iarono nello spoglio del porto di Corfìi,
ferma contava 20 città floridissime, con somme che superarono di gran lunga i
3,55o comuni ricche di terre uberlose,di debili dello slato, I tesori poi che rapi-
bestiame e altro. Le rendite si fanno a- narono nello spogliare i privati degli ori,
scendere a nove milioni di ducati. Ave- argenti, quadri, statue e pietre preziose;
va porti, marina militare numerosa e co- nelle taglie crudeli poste loro addosso;
piose munizioni. Si deploia la condizione nel diserlameuto delle loro ville, giar-
oziosa dell'esercito, l'abbandono delle for- dini, granai, cantine; ne'guasti dati alle
tezze, eccettuandosi gì' intrepidi e arditi possessioni ove campeggiarono e dieder
schiavoni e albanesi, e le cerne o milizie tante battaglie, furono smisurali. Aggiun-
di campagna composte di gioventù ga- ge l'illustre p. Bresciani: » E ciò sia det-
gliarda e pugnace. Oltre le rendile indi- to non per ismentire Fabio Mutinelli,
,
V E N V E N 673
clie nelle sue i1/c//?or/e ^tor/V/^e (venute- li segretamente da Lalle-
a trattenersi
ci iu ninno <lopo scritti colesti Capi) ino- maut, Jacob, Micheroux ed Enin, tulli
s4ra quanto negli ultimi anni fosse ne- ra[)presenlauti del giacobinismo fiauce-
*
ghitloso il governo veneto ma per far ; se; i quali poi si sbracavano iu consiglio
vedere quanto fosse ancora possente quel- per mantenere laNeutralità disarma'
la repubblica se per tempo avesse preso tu, e predicavano che si lasciassero in-
1 suoi avvisi per armarsi". Indi si ragio- nalzare sul palazzo di Francia l'arme re-
na di molti creduli rivoluzionari, che av- pubblicana. 1 giacobini per ottenere que-
volgendosi liherairienle fra il popolo sto trionfo spesero 80,000 lire tornesi, e
y.i avere le carte in regola penetrando dolo , credersi di questo doversi la sco-
,
il) Venezia sotto mentile vesti e sotto la perta piuttosto alla maggior vigilanza e-
liviea di certi signorazzi anche del consi- sercitata dagl' inquisitori), le (piali |)er-
glio de'Savi, molti vivendo all'ombra de' venute nelle mani dell' intjuisitore Giro-
( hioslri per le raccomandazioni dell'ec- lamo Diedo, la loggia fu disfalla bru- ,
(tUenza A e dell'eccellenza B, che colla ciati gli emblemi, collo il catalogo de'
spaigevauoa larga mano le massime piìi Verona, sotto il nome di conle di Lilla,
soli. Il Tcnlori vide co'()ropn occhi, np- Teiitori portav.i opinione, che tbila par-
poìtandolijdi versi nubili andare nelle not- ie del senato tulio procedeva sincera-
VOL. xcu. 43
674 V EN V E K
mente, oìù die più d'uno del cousiglìo neutralità disarmata, in una seduta pro-
spronò tale venuta d'accordo co'giacobi- tratta a tarda ora, e da cui assentavansi
ni francesi per avere un appiglio onde molli per non mancare al teatro tieila
poi rom[)erla colla Serenissima. Anzi ri- Fenice in occasione d'opera nuova!). Po-
tenne, cJie le società segrete lavorarono stosi al faticoso lavoro di scorrere gli ar-
di gran polso a picchiar sull'aiicudiue per chivi de' più elevali dicasteri, si fermò
aHiiare e far la [lunta alle lame delle spa- su quello del collegio de' Venticinque
de, per assassinar la lepuLIjlica di Vene- presieduto dal doge, in cui facevano cen-
zia. Oltre dcliiaritofra partnlesi, io deb- tro tulli gli affari dello stato, e dal qu;de
bo aggiungere alcuna dilucidazione sui venivano assegnati agli altri magistrali
narrato. JNe'9 noesi che seguirono la ca- per le loro discussioni e decreti tulli quel-
duta di Venezia, framezzo demo-
al li che non credeva di sua spettanza, ri-
cratico deplorabile trambusto che gli em- servava gli altri a se per le sue delibe-
pi fautori di si tiiste causa promossero razioni, ed a preferenza i carteggi della
per isvagare la moltitU(.line e distrarla repubblica cogli ambasciatori alle corti
dagli antichi aflelti e da'recenti danni e estere. Fu su questi ultimi, che l'avve-
successivi spogli, frequenti erano le ban- duto Tentori si prefisse di portare i suoi
de musicali, pranzi [)ati
i lotici e sparta- accurati esami dal 17 79 in poi, epoca de'
ni, con feste fuuebii a'cos'i detti martiri [)rimi sentori della diabolica rivoluzio-
ch'Ila libertà, con sognali delitti a cari- ne francese scoppiata dieci anni dopo nel
co dell'aristocrazia, con calunnie, con 1789. La perizia del diligente ed esper-
ìslantpe e con voci proclamanti quali eroi to indagatore vi si pose a lult' uomo, e
i congiurati. Costoro scelsero a piotoli- corrispondenze
lesse e trascrisse tulle le
po BaiamonleTiepolo, per tessere le cui che restarono senza evasione, e portava-
lodi aprirono gli archivi a tulli quelli no il generale famoso attergato, Coinn-
che avessero voluto scriverne la storia. n'uatc e nonlclle, cioè comunicate al col-
Molti furono a tale invilo concorrenti, i legio, e non lette al senato. 11 Tenlori, in
ma nessuno si assunse di difendere quel- quanto ad aver certa la causa ilell'acca-
l'iniquo notoiio reo di stalo. Fra' con- duta rovina d'un governo di XIV secoli,
corsi vi fu l'accortissimo lodato ab. Ten- dispose l'arduo e delicato lavoro per via
tori, il quale in luogo di svolgere le car- di sensali e chiari ragionamenti, alti a
te riferibili al ribelle Baiamonle, si oc- compiere una veridica e documentata
cupò a trovar quelle dalle quali si aves- storia qual fu quella da lui data alla lu-
se potuto desumer le cause della caduta ce colla stampa in Venezia, senza indi-
della repubblica, e sopra tutto da che fos- cazione di tipografo e col nome d' una
se derivala l'inconcepibile indolenza de- tipografìa della Svizzera, in tempo anco-
gl'inquisitori di sialo e del nìaggior cou- ra del morìenle delirio democratico di
siglìo (fra tutte le votazioni di quest'ul- Venezia. Fu impresa meravigliosa, sic-
timo, due vivono ancora celebri nella come falla nel tumulto e nell' angustia
tradizione del popolo, una per un voto dell'epoca e in sì breve spazio di tempo,
iìt{lo (Iella Provi'idenza ^ la cui sola n)ag- lo scrivere e stampare lutto. Questa sto-
gioranza vinse la parte di non abbando- ria, unica nel suo genere, perchè svela-
nare la sede di Venezia quaudu Enrico trice d'arcani diplomatici disonoranti 01*
Dandolo prendeva Costantinopoli, e fu l'uno or l'altro de' gabinetti d'Europa,
priiicipalmenle per laconsidcrazioneche veritiera perchè in gran parte
tessuta
Venezia è nìulto meno suggella a'terre- cù'lesli originali documenti che la
de'
inoti ; r altra pel volo dello dalla lìJa- comprovano, è sola veramente efficace a
lora, che nel 1794 vinse la parte della documentale la nullità ed irregolarità
V Ei\ V EN 675
assoluta della fatale deliberazione 1 2 alag- siblle al conte Almavilja, come pochi Sa-
gio 1 797 ; fu generalmente applaudita e vi del consiglio potessero trascinar dalla
tanto desiderata che di essa se ne fecero loro un senato così numeroso e sapiente,
ristampe Francia e in Inghil-
io Italia, in e fargli commettere si madornali errori,
terra, senza ancora che ne siano saziale quali furono specialmente due, cioè di
le ricerche. Non per può dire
questo si non voler entrare nella Lega Italica, e
che piacesse a tutti, mentre appena ven- di non tenersi in una neutralità arma-
ne in luce, si fecero accurate ricerche per ta, di cui si enumerano vantaggi; V ab. i
buona fede del senato e del doge; sulU raunanza del senato medesimo, in questo
tenace neutralità disarmata, mentre il venerando consesso non s'ammetteano a'
i*apa stesso, Toscana e Parma armarono tempi addietro che uomini di gran senno,
per entrare nella lega; si ragiona sopra di- consumati nella pratica de'negozi, sperti
vei-si segreti diplomatici, di quanto la re- per ambascerie nelle cose di stato, usati
pubblica fu a tempo avvisata a stare in olle corti delle grandi Corone, d'alti spi-
guardia, ma inutilmente pe'frammassoni riti e magni, amantissimi della vera pro-
e ii>iglieri, i quali aveano la loggia a Rio sperità (! gloria della patria. Perciò a co-
l'Inrin, appigionata da Marco Contarini testo Collegio di Savi, gl'inquisitori di
j'i ocuratore di un certo Co-
s. Marco a stalo rimettono per mezzo delle Conni'
j'iinbo. Quindi apertamente il Tenlori, nicale tutti i negozi da proporre in sena-
ti a gli altri frammassoni riconosce»il na- to, tutti i dispiicci degli ambasciatori a
poletano IMichele Sessa venerabile della lume e direzione de'Ioro consigli; di sor-
5.rtUi,ed i patrizi veneti Girolamo Zusli- te che la somma delle cose casca in pu-
iiiiiii,Francesco Battagia (ch'è il sopran- gno de'savi. Coll'andar però de'lenipi non
»i()n)inato con altri Battaglia), Pietro Do- si guardò tanto pel sottile nella scelta di
li;!. Antonio Mariii, Giuseppe e Alessan- colai [leisonaggi, onde occorse che tutti i
."
<Ii o Albrizzi, Paolo Beiiicr, Alvise Pisa- negozi ficendo capo al consiglio de'
il 1
ni, Alvise e Angelo Quirini, Ijeniardo e savi se costoro non sono fnleli possono
,
Antonio liuzzini, e molti altri che se ve datemi de' savi tristi, e la tristezza loro
non arma'.
Deiitralilà disarmata, ed es>a mente a tanta indolenza PietroPesaroK,,
Sotto quindi la Laguna fremeva un vul- perorò in senato di bel nuovo ma Savi ; i
-
cano pauroso, che dovea sconvolgere e seppero Iranellare cos^ bene (piell'augu-
tempestare la repubblica, di guisa da non sto consesso, che i padri si tennero ben
trovarsi più una gondola, in sulla quale servili del non far nulla. Il Rotta nella
fuggir tanta rovina. Racconta le opera- Storia d'Italia dali'j'Òi^ al 18 i4, dice
Francesco Pesaro ptr
razioni del cav. che contro il Pesaro arringò Valaresso,
l'armamento, nomina quelli che le coui- ma fu Girolamo Zuliani, compro da'
I)atterono, e come si delusero per non francesi, loro fautore in altri incontri.
presidiarsi le fortezze, e per non raffor- Or dopo riferiti i pareri diversi di tan-
zarsi la marina. Dappoiché, salito in rin- ti illustri scrittori sulle vere cause della
ghiera il Pesaro, acciò si dileguasse d'at- caduta di sì gloriosa repubblica, sia per-
torno tanto pericolo, perorò al senato con messo anche a me conchiudere e ter-
tanta evidenza, suscitò nella sua eloquen- minare così. Affievolita la fede e la se-
za tanta fiamma, dimostrò il pericolo del verità de' costumi, tacque l'amore della
più star disarmati cos'i imminente, fece libertà, che le aveva dato la vita; e men-
sentire con tutta la forza il turbine che tre Venezia avrebbe essa sola potuto ba-
addensavasi sopra l'Italia, che i senatori star a se slessa, e salvarsi sa non altro
sentirono correre il ribrezzo per le ossa. sulle sue navi, la fini miseramente per
Ma sursero come dragoni vomitanti fuo- esser vittima del tradimento altrui, e del-
co i Girolamo Zuliani, Antonio Zen,
savi l'indolenza sua propria, tra la copia stes-
Francesco Battaia, Zanantonio Ruzzini, sa dei mezzi di cui avrebbe potuto dis-
Zaccaria Valaresso, Alessandro Marcel- porre, e che furono ricca preda de' suoi
lo primo, e gridarono : Che no : che non rapaci aggressori.Finalmente accenno,
com'enk'a armarsi: che la Serenissima che compiuta cognizione delle cose
alla
non avea nemici a temere. Se non che venete, concorrono altre due opere, che
Pietro Pesaro K. fratello di Francesco, meritano pur ricordo. Esse sono: Vene'
tanto rincalzò le ragioni, che il senato zia, ovvero Quadro storico della sua o-
decretò alla perfine l'armamento di ma- rigine, de' suoi progressi, e di tutte le
re e di terra. Però il consiglio de' Savi sue costumanze. Opera scritta da un
veduto Pesaro vincitor del partito del-
il veneziano (il nobile IMoro-Lin), Venezia
la neutralità armala, levossi e qual 1 856, t. 5. La storia veneta espressa in
frammassone Pietro Dona disse Signo- : i5o tavole inventate e disegnate da
ri, poiclir la Consulta costretta mal ?' Giuseppe G atteri con illustrazioni ec,
suo grado di far apparecchiare Var- Venezia i858 in foglio trasversale.
ma/ncntOy è et uopo eludere il senato, 45. Parlai piìi volte delle rendite del-
dando vista di operar vigorosamente la repubblica, perciò credo opportuno pro-
senza far nulla, usando il sistema di durre un documento, ossia un Quadro
Boerhaave, il (juale prescriveva d'in- sinottico delle sue annue rendite del
zuccherar le pillole amare per farle 1795, due anni avanti la sua caduta, in
tranghiotlir senza nausea all' infermo. ducati veneti effettivi. Il ducalo elfellivo
.
V EM YEN 677
(ì'aigento veneto è paii a lire auslriache Sali diqua: enlr. 677,000. 22. Dazio sui
uiiiei'iie ^-.^6. Quindi il letlJilo netto è manzi: entr. 58, 000. 23. Sull'- pelli: en-
pjri a liie austriache, 26,498,871:36. trala 12,988. 24. Dazio olio di lino:
Avverto, che il più de' rami di lemlila entrala 7,000. 25. Idem di Terraferma:
non apparisce caricata di spese, perchè o entrata 7,435. 26. Dazio sul canape e-
duti il) appallo, od esposti colle deduzio- slero: entrata 18,000. 27. Dazio sulle
ni delle provigioni o per cento accordate ossa di balena enlr. 2,325. 28. Dazio sui
:
cio : enlr. 3i,54o. 16. Suini VLvi e loro zione, è inesplicabile. Esigevano quello
carni fresche: entr. 6,777. 17. Frulla che davano, e spesso «piando volevano):
fresche : enlr. 7,55o. 18. Dai^io bande- enlr. 1,779,800. 46. Altri dazi e daziel-
ruole, o vini navigali : enlr. 2,36o. 19. li di Terraferma: entr. 364, 77'Ji. Tota-
T.djeicco appallalo : enlr. 600,000. 20. le complessivo de' ducali : dell' entrata
Sali di là dal Mincio ; enlr. 208,000. 2 i
5,840,978; dell'uscita 29,822; icudita
678 V E N V E N
netta 5,8 1 1,1 56. Alle forze economiche me doppie di Genova, coli' effigie della
della repubblica (che già riposavano aa- Ilepubblica personificata ; che in com-
coia più nell'agiatezza e solidità genera- mercio e nelle contrattazioni private u-
le delle famiglie e delle corporazioni), si savansi pure le denominazioni di ducali
aggiungevano anche quelle di una cassa correnti in argento da lire 6 e soldi 4;
della del Dagadn (fraiione di soldo ve- come pure ducati di banco , ducali ria
neto), the per la slessa meschinità de'par- risi, la lira di banco ec. ch'erano valori
83.° ed 88.° ragionando in breve della dicazione sommaria degli Archivi Ve-
zecca e monete venete e delle medaglie neti generali della Legislazione e Costi-
de' dogi, di queste e di quelle ne ripar- tuzione dello Stato Veneto dal 1084
lai con altre nozioni in diversi doga* al lyqj , coli' indicazione altresì (ciò
di, e nel 35.° delle monete di cuoio, che vale altrettanto e più) degli oggetti
anzi sulla zecca del 1848-49 dirò alcu- appropriali ad ogni singolo archivio,
ne parole nel § XX, n. 4- Nel fatale 12 l. Cancelleria ducale. Leggi delMaggior
maggio 1797, al cadere della repubbli- Consiglio e Deliberazioni del Senato in
ca, erano in corso le seguenti monete ef- oggetti di semplice relazione. Prìncipe e
fettive. In rame con poca lega d'argen- Sudditi. Quesl' archivio (cui appartene-
to : il Marco, il sol-
bezzo,\ì soldo di s. vano anche i così delti Libri d'oro, con-
dinOy e la lira veneta da 20 soldi. In «r- tenenti le Leggi ) dividesi in IV sezioni.
calo da carati 1 5o, grani i, del valore doge, di 6 consiglieri per ogni sestiere
di lire venete 8, co' suoi spezzati, mezzo della città , e di 3 capi del Consiglio de'
e cjuarto. la oro puro: lo zecchino o XL al Criminal detti Superiori) che pre-
ducato d'oro da carati io, grani 2, del siedeva a tutti i consigli della repubbli-
valore di lire venete 25, coi mezzo zec- ca. 4' Itera del Co//(ì,'ìo composto della
chino: le doppie, ma rarissime, del valo- detta Signoria, e de' Savi del Consiglio
re di lire venete 37, grandi come l'ot- di Terraferma e degli Ordini, il quale
tavo dello scudo d' argento, col peso di giudicava in oggetti digiurisdizionee pri-
denari 2 e calati 20, e per eccellenza di vilegi in argumeuto di pubblica econo-
purità 24. Erauvi pure V oselle d'oro e mia, edaccogliesa ministri esteri ed am-
d' argento , egualmente discorse inpiù basciatori, non meno che suppliche dei
luoghi. Si deve poi notare, che si avea sudditi in ogni materia. 5. Item del Can-
per erosa la moneta di rame come so- celliere grande (primo ministro e guar-
pia; che il rame puro d'argento era dasigilli della repubblica) che piesiedeva
poco; che si coniarono pezzi in oro da alla Cancelleria Ducale, alla nomina
più zecchinidi valore a piacere; che v'eb- de' Segretari de' Magistrati e de Can-
bero ducati d'oro di largo diaraetio, co- cellieri del Doge, delti inferiori. Fresie-
V EN V E N G79
(leva pure al Collegio de' pubblici nota- prese le Relazioni che ognuno doveva
li, e custodiva i trattati autentici colle presentare al termine dell' incarico ri-
che dava consulta sopra oggetti di pub- lontanavano dal sitode' votanti tutti quel-
blica economia , di diritti e di giurisdi- li che avessero potuto avere qualche at-
zione. II. Cancelleria Segreta. Atti e do- tinenza colla Corte di Roma. 7. Delibera-
cumenti per qualsivoglia oggetto di le- zioni delSenato in oggetti militari di
gislazione e di Sitalo, ed importante segie- Terraferma, Alti c\e Sindaci inquisitori
to politico, e più propriamente ancora, tanto in Terraferma che di Mare,edel-
oggetti di relazione tra Principe e Prin- Yestraordinario in Venezia; compreso
Sena-
cipe; colle relative deliberazioni del quello pegli Ebrei, che poi diventò Ma-
to.Questo gelosissimo ed iraporlantissi- gistrato permanente , di cui si dirà piìi
rno archivio nel 1812 per una commis- sotto, g. Archivio de Soprainlendenti al-
sione istituita sotto il governo Italico fu la Camera f/e'Co/iy^/z/'v archivio impor-
19 sezioni seguenti,
lipailito nelle i. De- tantissimo cui appartenevano pure gli at-
liberazioni del Senato per oggetti eccle- ti relativi all'originario diritto de' vene-
siastici e relazioni colla Corte di Roma. ziani sulla navigazione del golfo , ed al-
delle Commissioni del Senato a'suoi rap- venuta e passaggio di Principi ricevi- ,
Je rìicniorie di ogniimportante avveni- di legna. 28. Item alle beccnrie. 29. Ilem
jnenlo inteino ed esterno, compresi i alle biave. 3o. Consiglio de'XL al Ci iuii-
Trattati colle Potenze estere. 6. Colle- 1 nal. 3(. Inquisitori agliJibrei. 32. Prov-
zione de'regislri de Patii. Comprende le veditori a'bosclii. 33. Scansadori spese
roncessioni fatte alla repi)bl)lica dagli superflue. 34. Incpiisitori alle Aiti. 35.
iujperalori d'Oriente ed Occidente; dalla \ isdomini Tedeschi per esa-
al b<jiidaco
repnMilica alle città e comuni, ed altri zione di dazi per mercanzie tedesche. 36.
analoghi framinenli. ìj. IMiscellanea di Depositari al Banco-giro. 37. Savi alle
cale, e delia Basilica di s. Marco, e come lem all'Artiglieria. 00. Item alle Fortezze.
i;redesi, procedenti dalla presa di Candia, 5i. Alle Galere. 52. A'boschi elegna per
ed altre isole dell'Arcipelago e della Mo- l'Arsenal. 53. Presidente alla Milizia da
rea. III. Consiglio de'Dieci. i. De' Capi. mar. 54- Visdominialla Tana dell' Ar-
2. Del Camerlengo alla cassa. 3. Degl'In- senal per sartiame e coidaggi. 55. Ese-
quisitori di Stato. IV. Compilazione del- cutori agli ordini del Senato. 56. Inqui-
le leggi. V. Archivi veneti particolari sitori a'bolli. 57. Siivi agli ordini .'\rmeria
delle Magistrature ed ufììzi aristocratici. n)aritlima. 5S. Item all' ordinanze armi
1 . Esecutori alla Bestemmia. 2. Savi alla di terra. 09. Itera alla Scrittura, Mini-
Eresia. 3. Monasteri eProv veditori ad/;/a* stero della guerra che abbracciava tutto.
r77«5rt5'.4.Deputati. 5. Savi esecutori alle Questo prospetto sommario degli archi-
Ac(jue. 6. Avogadoridi Coinun,t Araldi. vi della veneta aristocrazia, ollreciiè au-
7. Ufficiali al Cattaver. 8. Censore al Bro- tentico pel fonte da cui fu tratto, dà net-
glio. 9. Esarainador a 11 'Ipoteche, io. Pio v- ta, per cos'i diie, T ossatura delle venete
veditori de'Feiidi. i i .Ufficiali alTorraen- magistrature, e di un organismo amrai-
lo, a s. Marco eà a Rialto. 12. Provve- nistrativo-|iolitico-militareafratlo sui gè-
• Utori alla Giustizia Nuo\'a ef'ccchia. 1 3. ncris, perchè j)on facile a poter finora
Vino e viltuarie. 14. Ilem alle legna da esser desunto d;i'tanli autori che scrissero
fuoco. I 5. Deputati aìl'ospedaldijlla Pie- delle venete cose, le quali variavano pre-
Ij. 16. Item agli ospedali. 17. Provvedi- stamente ad ogni insorgenza di nuovi bi-
tori alle pompe. 18. Ilem di s. Marco, sogni. Fra quegl' illustri letterali che ce-
Saprà, Citra, Ultra. 19. Item di Co- lebrano l'immensa e indicibile pieziosa
mune per vendita di fabbriche rovinose, importanza dell'archivio generale di Ve-
•soggette h fide-commessi. 2x5. Scuole del nezia, delbel numero è il diplomalico
ss. Sagramento e pie Unioni. 2i. Prov- prussiano eh. barone Alfredo Beumont,
veditori di Sanila. 22. Inquisitori e rego- Bella pregievolissima sua opera : Della
latori di Scuole grandi. 23. Signori di Diplomazia Italiana dal secolo XIH
notte al Civil e Irulfe. 24. Item al Cri- al XVI. Firenze 1837. Questa però è
minal, furti e ladri. 25. Zecca ufficio ar- li;iduzione del eh. Tommaso Gar, dal-
f^enlo e oro. 26. Provveditori e Iiiquisi- l'autore maggiormente ampliata e ilKi-
tori allo Zecca. 27, Provveditore a'iioschi sliala delle sue due precedenti edizic-
1
V E it 6Bt
ni tedesche. Ne ilie' chiaro ronle77.n In giungere un altro segretario de! collegio,
Civiltà Ctitlolica, 3." serie, t.
y, p. 7 i 3, per la custodia della Segreta, ^o\i'ob\)\\ao
con l'elogio : Lpeulore è lonfnno dal par- di stare sempre in essa un
loro; che
di
teggiare pei- queliti o rpieila delle fazioni tutti gli ambasciatori o che avranno
altri
leria segreta , colla esposizione dello nato, e delle materie di Ilomae di C»')stan-
itato dì essa, fatta dal segretario Zac- tinopoli e delle altre Corti, vi mancava
caria Rosso a' 1 aprile i (3oo. A me im- anche da registrare e da rubricare; fu
porta solo il riferire. »> Benché sia per dalo il carico e la sopraintendenza del
parte presa in questo consiglio sotto li 3i luogo della Segreta alMorosini deputa-
ottobre i4i 9) statuilo, che debba esser lo a scrivere l'istorie, e successori suoi,
tieputato un segretario del Senato alla con aumento a'ducati 200 che avea, di
cura e custodia della Segreta, dove sono altri 100 all'anno, per procurare l'esecu-
riposti j libri, lettere e scritture segrete zione di quanto si andava a imporre a'se-
del detto Senato, e che sia permesso non gretari, acciò quanto prima si rimediasse
ad alcun altro che a 'pielli che sono di a'dctli mancatneiifi delle pubbliche scrit-
collegio 1' entrarvi a vedere le cose neces- ture. Al segretario del Senato Zuanne
sarie, per i servizi della veneta re[)ul.bli- ]\I;)raveglia fu dato il carico de'R.egistri e
ca, se non con parlicolnr licenza della Si- Riibricari vecciii, con ducati io mensili
licenza non
t^noria nostra, senza la qual di I icognizione. Dovendo continuare i se-
può alcuno aver copia d' alcuna cosa se- gretari del medesimo.Senato Valerio An-
LM-eta: nondimeno, non essendo da qual- telmi e Zaccaria Rosso, a' Registri e Ru-
che tempo in qua osservato quanto è briche de'lil)ri segreti , e ad avere la cu-
slato da'prudentissimi maggiori nostri in stodia della Segreta, fu a ciascuno di loro
detta parte disposto e dichiarato, convie- aggiunto a' 40 ducati annui che aveano
ne alla prudenza di questo consiglio dare altri 20. L'altro segretario del Senato Al-
in ciò ordine tale che, conforme alla pub- vise vSaelta scrivendo da 8 anni gli An-
blica intenzione, non segua da nio nel nali della Piepubblica,ebbe in premio du-
detto proposito alcun inconveniente ". cati 3oo da lire 6 e soldi 4> e per futuro
Jnollie propose, per mamlarsi a [)arte io ducati mensili. Contiene il 3."
salario
Goiue la precedente proposizione, di ag- documeDlo la Relazione dello storico
GSi V E N V E N
Aiulren Morosini intorno alla Cancel- tati,vicendevoH rapporti incominciaro-
1
leria segreta nel 1602, cioè del da lui no a divenire più stretti ed importanti ,
operato dopo 1' incarico avuto. In essa e le missioni straordinarie a succedersi
le''"o,che innanzi la memorata provvisio- rapidamente Tuna all'altra, fu di leggieri
neta, di molti ne ragionai nel decorso del- le, che dimostra una cultura certo molto
l'articolo, olire qualche cenno degli am- inoltrata ne'suoi governanti. Nondimeno
basciatorijde'quali certamente inerita che la stessa Venezia dirigeva !a sua atten-
io ne dia qui, come già dichiarai nel ^ zione a quelle sole potenze , le cui l'ela-
X\'l,.ii. 5 e altrove, alquante brevi spe- zioni,sia politiche, sia mercantili, fossero
ciali nozinni, siccome rappresentanti al- tali da richiedere una durevole rappre-
l'estero la repubblica. Ca<!uta questa, ces- sentanza: Roma, Spagna, Francia. Inghil-
sarono pure i suoi celebri ambasciatori, terra, Costantinopoli e in quest'ultima da
.«ipediti dal senato allediverse corti d'Eu- più antico tempo, per quanto sono anda-
ropa a trattare i" grandi affari dello sta- to narrando. Così ordinatamente le cose
to veneto, e ci lasciarono insigni relazio- non procedevano cogli altri stati ; e sa
ni, ch'erano tenuti di fare al senato in- anche fosse lutto chiarito ciò che concerne
torno alle cose più notevoli osservate nel- la storia della Diplomazia (P'.) e sue. ve-
la loro missione, molte delle quali sono lazionijdovrebbesi pure rinunziare a rin-
capolavori di arte, in che lantosi distin- venire un nesso strettamente istorico nella
se la diplomazia veneziana , d'ordinario serie della massima parte di quegli ufììzi.
rappresentata da'più sagaci e cospicui ve- Io ne faccio un'eccezionecon Romania qua-
neti.Procederò precipuamente col dot- le, come riconobbe il celebre Talleyrand,
tobarone Reumont, benemerito d'Italia Rome seraloiijours uacentre dJ affaires
anco per altre utili opere,e parlando del- tres-importanl; e Sede più o meno
la s.
Roma non è esclusiva, ma sempre coni- altri cnsi, Venezia godeva su tutte le re-
prensiva, assimilatrice, dominatrice. Il ti- pubbliche e sugli altri slati d' Italia il
tolo uflìziale che portavano gli agenti di- vantaggio della che influiva sul-
stabilità,
plomatici era cpiello di Oratori, che si le faccende di pubblica amministrazione,e
spiega facilmente dagli obl.'lighi loro. Già cheiluròrpjanto lo stato medesimo. loipe-
al principio delsecoloXlV troviamo ben- rocche nieutre (}enova. grande e talvolta
sì usata la denominazione di ^/nhascia- felice emula di Venezia, passava da ri-
valore attuale molto più tardi. Carlo V nezia dopo la riforma conosciuta c<jI no»
ordinò ch'esso non fusse dato che agi' in- me Serrata del gran Consiglio nel
dì
viali di leste coronale , fra le quali era 1296, che in volger di tempo restri nge-
compresa la repubblica di Venezia, come va il governo ad un numero determina-
espressamenle dichiarò, e non già agli a- lo di grandi famiglie, stette sem[ire in-
genti di quegli stati che si trovavano in concussa, e sfidò le procelle de l'interne
qualche rapporto di vassallaggio Reu-
(il e dell'esterne rivoluzioni. Ma ancor pri-
niont a p. 3oq offre un elenco di 29 ani- ma di tale chiusura si era comincialo a
Lasciatori veneti a Carlo V^, con notizie rivolgere un' attenzione particolare ai-
sulle loro commissioni dal 1 5i5al i554, l'ambascerie per le molteplici relazioni
1' ultimo dopo la sua abdicazione). 11 no- coll'estero occasionale già dal meiaviglio-
me di Minislro con tutta l'odierna no- ko svilu[)po del commercio tie'veneziaui,
meiiclatura venne all'Italia dall'estero. Il così in Europa che in Asia, ed accresciule
titolo di Eccellenza , ch'era proprio de' dall'acquisto degli estesi lerritorii toccati
principi regnanti, sinché venne in uso alia repubblica dopo la presa di Costan-
V ylllezza, già titolo regio, si dava solo tinopoli nel i2o4- Gli ordinamenti re-
confideozialmente agli ambasciatori sul lativi al mentovato ramo di politica at-
principio del XVI sec<jlo. L'inlilolazioiie tività comincianocon undecretodel gran
ullìziale era quello di. )/r/;y//'y/co v/^/iorro consiglio del 1288, il quale già [)alesu
il/^7g^/2//zco oratore. Magnifico ambascia- quello spirilo d'indipendenza, e quella
tore,dice PaoIolVPnpa del iSSTjrivol- sorveglianza de'propri sudditi, che carat-
gendo il discorso a Bernardo Navagero lerizza i provvedimenti del governo ve-
cjratore veneto, il barone Reumont esclu- nelo. Siflàtto decreto proibiva agli am-
sivameute parla di Venezia a p.63- i i i, basciatori presso una coi te straniera, par-
oltrechè in lutto il decorso dell'opera, licolarmente presso la corte ili Roma, di
secondo gli argomenti. Lo spigolerò e sen- làr broglio e procurare qiialuiKjue bene-
za coufrouli, tranne qualche ecceiioue, fizio, ulli^io e dignità, di ottenerne in
f,84 V L W VEiN
favore d'aUre private persone, se non ne lo, Ld caduta di /''enezifi, lib. i, p. 36.
veniva data loro commissione dal doge Alla suddetta prescrizione, successiva a
e dtd con'^iglio minoie, e parimenti dal quella del 1238, ben presto seguirono
coniglio della Onnrantia,che alle sue al- altre di maggior entità. Nel 1268 fu or-
ti il)iizioui giudiziarie univa pure le po- dinato agli ambasciatori dal gran consi-
litiche. Questa legge venne poi confer- glio di consegnare al loe'o ritorno tutti i
«/sudditi veneti accettale tal dignità, che zia, t. 353, dovea giurare l'amba-
2, p.
circa la stessa epoca fu goduta da Ga- sciatore, oltre il consegnare al ritorno i
fi!iare Contarini e Bernardo Navagero, donativi ricevuti, di operare e trattare
pia ambasciatori presso la s. Sede, e da soltanto per l'onore e pel vantaggio di
fanti altri, come poidirò; ma ciò non po- Venezia. E nel i5o7 e i52i venne a'
tè vasi se non con previa intelligenza del procuratori di s. Marco accordato il di-
pel narrato nel dogado 74'"E perchè ciò to benignamente il donativo conseguito
i cardinali in tal modo entravano al ser- al mon)ento della partenza per alla pa-
vigio della s. Sede, senza l'assenso del tria. Nelle strettezze però in cui la re-
senato. Potevano gli oratori veneti ac- pubblica trovossi durante la guerra di
cettare da'sovrani la dignità di cavaliere, Candjray, che la trasse all'orlo del pre-
o della milizia aurata, come ordinaria- cipizio, e parecchi anni dopo, i regali por-
mente appellavasi quando era conferita tati a casa dagli ambasciatori reduci ve-
dal Papa, ed al modo che riferirò in fine, nivano realmente consegnati al tesoro,
ma doventlosi tener presente quanto av- perquantodi ben poco sollievo potessero
vertii nel voi. XI, p. i4- Gl'imperatori e tornare allo stato in quelle grandi stret-
re de' romani crearono cavalieri parec- tezze. Sebastiano Giustiniani, tornato
chi ambasciatoi i veneziani ; i re di Fran- dopo 4 3'ioi dall'Inghilterra, pregò gli si
cia e d' Inghilterra tennero pure questa lasciasse la catena del valore di un centi-
usanza: il Reumonl ne registra vari e- naio di lire sterline, datagli dal re Enri-
sempi. Noterò, chela repubblica insigni- C(j(Vlll), ma bene dixil sed non bene
va gli ambasciatori suoi al ritorno di lo- jìcrsuasit. Francesco Giustiniani, reduce
ro ambascerie a teste coronate, della co- nel i538 da una missione a Francesco l
uso che è conveniente alla natura e al co- vendo per il più io scudi al di, olire gli
slume di questo eccellentissimo senato". emolumenti, i vescovati e il premio al
Nel 1200 fu ordinato che il nominato loro ritorno; que' dell' imperatore e di
ad un'ambasceria non potesse continua- B'rancia, Inghilterra e Portogallo ave-
re a ricevere Io stipendio dell'ufllzio che re similmente 8, 1 o scudi al dì, gua-
prima esercitava, come riferisce il prof. dagnando in cose particolari, e poi in
Fiomanin nel citalo luogo, e soggiunge il compenso provviste lucrose; e gli orato»
Reumont, onde non si cumulasse con ri veneti con 5 ducali al ài, esser im-
quello di oratore. L'ambasciatore pel de- possibile durare in Francia, onde non e-
creto del 1271, non poteva avtr posses- ra meraviglia che molti preferivano la
sioni nel luogo ove si mandava. Per al- vita privata a Venezia, che andare am-
tro decreto doveva al stio ritorno, den- basciatori fuori. Il medesiuìo diplomati-
tro i primi 3 mesi, presentare al sinda- co fece ben altri lamenti al suo rilurno
cato il conto delle spese, registrandole o- dalla corte di Carlo V nel i55i, pas-
gni giorno. Ma smesso più lardi,
ciò fu sando a rassegna l'ambascerie e dispen- i
in tempo di guerra. Cos'i Carlo Cap[)ello incassavano e più spendevano ; oltre l'es-
si lagna nel 1^29 coldoge dell'enorme sere esposti sovente a molte molestie e
carestia durante l'assedio di Firenze, non pericoli. Bernardo Navagero, carico di
essergli sufficiente né la provvisione, nò figli, essendo anibasciatore a Carlo V ne-
le sue reodile : implorala sovvenzione l'ot- gli anni i543-4*J, assislelle alle guerre
C86 V K N YEN
(Ielle Fiaiulre e ili Francia, e fu presente di scusa. Nel I2S5 proibì di lasciare il
;illa c()rlcI(l^ionc della pace di Crepy. li- suo poslo senza chiederne permesso. Nel
gli disperse in (paellediie campagne gran 1294 fu risoluto die due nobili congiun-
parle del suo patrimonio, vide cadérsi a ti fra loro in parentela non polesseroes-
lalo 7 suoi servi, vi perde 4 «nuli e 2 ca- sere eletti nelmedesimo tempo ad un'am.
valli, passò più volle la giornata senza ci- basceria. Nel i36o ordinò il maggior
Larsi, e dovette dormire sul nudo terre- consiglio, die chiunque dopo aver accet-
no, fra il contagio che affliggeva il paese, tato, si rimovesse dal suo proposito, non
QuanJo fu ambasciatore a Iloma,per 18 jiotesseper un annone rivestir dignità, né
mesi visse co' 100 scudi mese che gli
al percepire beneficio alcuno. Nel i4' i si
dava il Papa, e cos\ onoratamente, quan- provvide che pena pecuniaria impo-
la
to i più ricchi cardinali, nel numero de' sta al loro rifiato, non si potesse più re-
quali fu poi compreso. Giovanni Correr stituire in via di grazia. Gli oratori pei*
tornato di Francia nel 1569, riferisce che decreto del i4S3 non potevano portar
per la carestia,circa 1 terzi del suo salario seco denari a rischio pubblico, se non fi-
occorse pel tnanlenimenlo de' cavalli; si no «Ila somma di ducali 200. E così via
trovò dmante la guerra civile nella gior- discorrenJodi altri similidecreti, talvolta
Kione. Del resto repntavasi forlunato iin- tutti i diritti. Sembra dunque, dice Reu-
povei ire al servizio della repubblica. [ moni, che veneziani non gareggiassero
i
jKjbili veneziani, mentre spendevano il gran fatto per procurarsi l'onore d'essere
loro a vere per degnamente rappresenlare undiasciatori. La durata delle missioni di-
la repubblica, potevano sperare un 00 tu- plomatiche era naturalmente incertissi-
penso se la fortuna lor sorrideva. Le ca- ma ne'primi tempi, e dipendeva soltanto
nthe amministrative nelle provincie di dalla maggioreo minore importanza del-
TerralL'iiiia, ma specialmeiile i posti di le faccende che doveano trattarsi, e ciò
governatore in Levante, li risarcivano in fino alla i.' melàdelXVI secolo. In que-
ii'olti ca>i prima sotlerle.
delle perdite sto la repubblica stabdì a 3 anni la dura-
La ricchezza e le signorie di numerose ta ordinaria delle missioni ; il qual ter-
fimiglieveMeziane,die vivevanocon pom- mine fu prolungato a 4 ^"'d "^^l '
749»
pa principesca, venne di questa guisa fon- ch'era quello dell'uiTizio dkjl bailo di Co-
«iata, accresciuta o ristabilita. Andando slantinopoli.Circostanzestraordinarie po-
le missioni soggette a molti degl' indi- tevano consigliare a prolungareo raccor-
dati incomodi, non di rado ricusando gli ciare il termine ordinario. Gaspare Con-
tieni il carico diplomatico cui si desti- tarini rimase alla corte di Carlo V dal
iiavano o loro aflidalo, o procurando di i520 al i525, non avendo potuto Aii-
venir nominati ad altri reggimenti onde drea Navagero di lui successore, quan-
lono per l'avvenire d'esserneesenti, fu sii- tersi in viaggio primad'aprile iD25. Se-
nulo o[)poituno di provvedervi con di- basliano Giustiniani stette 4 a n»i presso
Nel 1271 il gran consiglio
versi decreti. Enrico Vili re d'Inghilterra. Al contra-
stabih una multa pecuniaria, per chi a- rio l'ambasciata del sunnominato .\mu-
vesse ricusalo d'accettare nomina. Nel la lio, nominato presso Pio IV, venne
già
I 2^0 dichiarò, che solamente una grave interrotta nel 2. "anno per aver accettato
Uiulullia sai ebbe siala vakvulc molivo il cardinalato, lueulreeraia Rouia al ser-
V E M VEN G87
violo della patria (e se questa avesse con- continuo in guardia e sollecitudine ansio-
sentito lilla Mia premozione e consci vaio sa di non destare a que'rigidi magistrali
nel carico, come caicliiiale, in Iloma iiuii il menomo dubbio di loro fedeltà, se-
poteva più usare il titolo eli uinbascialo- gretezza e mistero intorno agli avvisi del-
re, per quanto dichiarai in più Inogln e la signoria : gli ambasciatori poi de' re
nel voi. LV, |). 32C), parlando de' Pro- inviati a rappresentarli in Venezia, non
ttUori presso la s. Sede; e siccome poi V era modo
che potessero conversare fa-
nel voi. LXIX, p. 279, li dissilerminali iniliarmeute co'patrizi, ed erano mirati
di fatto, ora avverto che notai nel dogado come chi approda in porto da lontani
88.° essere ripristinato nel i 858 il cardi» lidi e alloggia per salute pubblica ne'ser-
ual protettore della nazione Aiislriacu). ragli delle (juarantene, che non vi si può
Passalo il 2. "anno, potevasi pensare a sce- parlare se non dalle grate. Coleste esor-
gliere il successore, il quale doveva esser bitanze valgono mirabilmente a'poeli per
giunto al suo posto prima che all' altro commuovere gli animi nella dipintura
fosse lecito di congedarsi. Accadeva an- delle gelosie cupe, profonde, inaccessibi-
cora che ali'aniha^cialore oidinario si li de'veneti njagislrati conlra (juegl'in-
dasse un collega, per jnolivo di poca fi- felici, che intoppavano a cadere in so-
ducia, o per gli ailari troppo incalzanti. gnali maneggi collo straniero; ma chi bea
11 j
.°
caso si avverò a Roma nel i^yo, considera la natura delle repubblicheari-
nominandosi Michele Soranzo collega a slocraliche, le trova di un'antiveggenza
IVlithele Soriano ambasciatore presso s. Sottile e sempre in timore d'insidie e di
Pio V, reputalo parziale di troppo della trattati segreti, non però di meno le vede
pontificia corte. 11 Soranzo divenne poi gillarsi a vani e maligni sospetti per op-
nel 107 I ambasciatore ordinario, ma non primere cittadini severe, anzi rigide,
i :
rimase oltre 1' anno seguente. Notai di se pur si voglia ; ingiuste e crudeli non
sopra, che in Venezia specialmente il con- mai. Ogni savio e sperlo politico conosce
versare co'diplomalici stranieri era seve- chiaramente, che la nobilissima repub-
rissimamente vietalo ; così il governo del- blica di Venezia se avesse seguito massi-
l'impero d Oriente era indotto mollo me- me ingiuste e crudeli, ne avrebbe avuto
no da ospitalità che da gelosia e pi ecau- da tulle le corone d'Europa e d'Asia il
zione ad isolare da'terrazzani nel sobbor- titolo di sapieniissiina, né sarebbe dura-
go di Pera i legati, assegnando loro un'a- ta per lauti secoli in tanta potenza. Gli
bitazione particolare. E
dogado 83.°
nel ambasciatori veneziani venivano scelti
riparlai pel palazzo da Pio IV donalo in tra'nobili, e doveauo avere raggiunto l'e-
Pionia alla repubblica per abitazione del tà di anni 38. Potevano tuttavia esser
suo ambasciatore; mentre nel dogado chiamali più giovani a simile uffizio, pur-
BS.'dissi di quello donato da essa in Ve- ché fossero seduli in qualunque de' 12
nezia per residenza del nunzio pontificio. rcg^iìnienli maggiori. Questa condizione
La Ch'illà CaLlolica, 2.' serie, t. 5, (). valeva anche per gli avogadori del co-
458, dice la repubblica di Venezia in mune, quali senz'allri recpiisiti potevano
i
ispecial modo acculata , a cagione the non esser nominali alla corte di lioina. iNe'
paga delle sospicìoni interne di->tendea- casi ordinari nonnina va gli ambasciatori
le al di fuori, e contro ogni usanza del il consiglio de'Pregadi, così detto perchè
civil tratto vietavasi a'palrizi d'mlratle- sipregavano membri ad intervenire al-
i
nere ninna auiislìi co'principi o gran per- prima che si determinassero in-
le sessioni
na; perchè gli ambasciatori medesimi che ver luogo. Che poi questo diritto com-
si spcdiauo alle coili doveauo essere di petesse ad altre autorità si deduce dalla
688 V E N V £ W
lisolu/ioneilt'liaqG, in *iilìi lìella quale iì();:;r Steno, riferita eziandio dal Romariln
t'Ii iMiil>ascialoii al loro lilorno doveaiio nella lSVo/vVì docwuenlnln di fcncziti.
iiCeiiie a quell' auloritìi, ila cui aveaiio luollic osserva, die le relazioni di Vene-
legio. Ma sino dal i4*j7 S[)ellava al se- mezzo delle galere venete
tenlrionali per
nato solo il diritto della proposta e del- annualmente. JNel dugado b5."diedi rag-
l'elezione. Eletti che fossero, ricevevano guaglio della coainiissione, stampala nel
le istruzioni e commissioni, che ordina- i'è\5, data dal doge JMocenigo a Paolo
riamentesi davano in iscritto, ed il consi- Tiepolo andjasciatore straordinario a s.
glio de'Dieci decretò nel i434> "o" cs- Pio V nel loyi. hicevule gli ambascia-
>er lecito agli agenti da spedirsi di tio- tori veneti le istruzioni o commissioni,
\arsi presenti all'atto in cui venivano di- dovevano recarsi alla loro legazione den-
scussi gl'incarichi da darsi loro. Sempli- irò il tempo determinato, se uou voleva-
cissiina n'era la forma, benché dillnsa- no incorrere in pena; per andarsene pe-
inente trattata ogni minima particolari- rò era necessario un ordine particolare
là, nella lingua latina, la quale presso i del senato. Conforme a un decreto del
^feneziani fu giudicata in lutti i patrizi i553 nobili eletti a succedere ad altri
i
i3on disparisse interamente, anzi inai- facevano lentamente a c^aii'rtZ/o e cou owi-
cuni casi tuttora si adopera. Il baione hrcUino^ gì' inviati seguendo per lutto
Reumonla p. i 5o riporta in italiano l'i- le corti sì in tempo di guerra, come dis-
struzione Iradoltw dal latino, che t'ran- si, che di pace. Dalle personali condizio-
cesco Foscari ebbe dal doge Agostino Uar- ni di ciascuno, dal grado in cui era co-
Ijarigo, allorché nel i4t)6 si recò a Mas- eda'compeusi clie gli si accorda-
siituilo,
similiano I in Germania e piti lardi m vano, dipendeva la maggiore o minore
Lombardia; a p. i441''s''^*^'Oiitidata da' sontuosità ne'viaggi, circa alnumerode
X della Balia di Firenze a Gino di iN'eri famigliari, de'cavalli, degli equipaggi ec.
CappoiiiandjasciatoreaVenezianeli4i3; Per l'ordinario non isfoggiavasi se non
ed a p. 35i l'informazione data nel 1422 ne'casi diambascerie solenni per incoro-
daPriori delle arti e Gonfaloniere di giù- nazioni, sposalizi, accoglienze di sovrani
stizia di Firenze, al cav. liiualdo degli Al- e in altre simili occasioni, alle quali sole-
bizzieadAlessandroBencivennipureaiu- vano sempre prendere parte vaiie perso-
basciatori a Venezia. Ed a p. 344 p'odu- ne di pari titolo e grado. Giusta una pre-
ce la commissione in latino data dalla re- scrizione del maggior consiglio del i^qS
pubblica di Venezia nd Antonio Bembo non era permesso agl'inviati di condurre
omloreadEuiicolV red']nghilteira,dul pili d'un cavallo nel seguilo loro, mode-
-
VE N V E N G'^g
stia grande In paragone de' sussegnenli sciatore aJ Enrico Vili re d' Ingliilter-
teiiipi. Per ciò che spelli al seguito degli ra, ove fece residenza 4 ann'.. Col oolle-
an)l)asciatori veneti, il senato creile ne- ga Pietro Pasqiialigo, 6 aprile fecero
a' 1
cessario con ordinanza del i493,di vie- la solenne entrata in Londra, essendo par-
tare il condurre più di 12 cavalli e due liti da Venezia a'io gennaio, la piibbH-
scudieri.De'viaggi, incontri e solenni in- ca udienza ricevendola dal re a Piich-
gressi de'veneli oratori, diversi racconti si mond. A p. iq2 osserva l'autore, che le
leggono nell'dlustre scrittore. A [>. i 7 de- i dimostrazioni d'onore che si facevano à-
scriveil viaggio diGirolaoioZorzi, Nicolò gl'inviati, comedi Udienza,dì T''isila(V.)
Michiel e AntonioLoredan inFrancianel ed altro, all'opposto dell' uso moderno,
1498, dalla repubblica inviati in solenne non si misuravano dal loro grado,raadal-
ambasceria per congratularsi col nuovo l'importanza dello stato al quale appar-
re Luigi XII, incontrati a' confini dal- tenevano, e dalla posizione non che dal-
l'araldo regio, che li accompagnò per tut- le relazioni del principeodella repubbli-
toii viaggio. A IMontlhery trovarono per ca presso cui venivano accreditati. Laon-
istrada la regina Anna che viaggiava in de narra, che duchi di Milano andava
i
una carretta coperta di cuoio (non essen- no incontro agli ambasciatori di Vene-
do ancora in uso le Carrozze), con Car- zia fino nella i. "stanza ; tet\evano il ber-
lotta d'Aragona figlia di Federico I re retto in mano e restavano alla loro man-
di Napoli, le dame delie quali pure in- ca finché non fossero entrati nella sala
cedevano in carrette, il loro numeroso d'udienza. Quando l'ambasciatore si ri-
seguito formandosi di 3, 000 cavalli 1 A' tirava veniva accompagnatoda una guar-
5 agosto fecero la loro entrata in Pari- dia d'onore e da tutta la corte (abbiamo
gi, incontrati da 800 cavalieri, indi ad le Memorie storico-diplomatiche, degli
Estampes ricevendo dal re udienza pub- ambasciatori, incaricati d' affari ce,
blica e graziosa, ma nell'osteria, essendo che la città di I\lilano inviò a diversi
allora le migliori case delle terre le oste- suoi principi daliSoo <2/i 796, di An-
rie, poiché il regio castello era occupalo gioia Salontoni, Rlilanoi 806. Alla do-
dalla vedova di Carlo Vili : però la sa- vizia de'rnateriali esistenti a Venezia per ,
velluto alessandrino coperto di gigli d'o- sare Canlù, sommo scrittore, nella Scor-
ro. All'orazione del magnifico messer Lo- sa d' un lombardo negli archivi di f^e-
redan, rispose il cancelliere di Francia, nezia^ ]Milanoi856, in cui si trova an-
A p. 178 riferisce il viaggio dell'amba- che la serie degli and)asciatori o residen-
sciatore Vinc(^nzo Quirini nel febbraio li veneti a Milano, principiando da IVIaf-
i'To5, al re Filippo l il l'elio, figlio di foo Contarini e Giacomo Corner, spediti
IMasiimiliano I e padre di Carlo V, per tiel i3"o airaicivescovoGiovanniViscon-
Ia parte più aspra della Germania a ti, e terminando nel 1796-97 con Gio.
Strasburgo, dovendolo seguire ne'Paesi Vincenzo Foscarini ). Descrive pure il
Ijiissi, in Inghilterra, nella Spagna dive- trattamento che faccvasi a Firenze nel
nula suo regno. Morto il giovane re u'2 5 1^29, cioè la partenza di Soriano e la
settembre .J06, I il Qoirini tornò a Ve- venula di Cappello, già mentovato leu- ;
nezia ricco di cognizioni esattissime in- dienze erano solenni e pubbliche pel ri-
lortio a' paesi percorsi, agli abitanti, a' conoscimento del nuovo ambasciatore, e
sovrani da lui conosciuti. Più lunga, più pel congedo del predecessore. Finché si
dettagliata e più interessante é la descri- mantenne la repubblicana seniplicità, la
zione che leggesi a p.i8o del viaggio di quale durò in Italia più a lungo, non si
Sebastiano Giustiniani nel i5i5 omba- faceva gran caso delle ceremonie; parte
VCL. XCIT. 44
Gyo V E N V EIV
de' rapporti diplomatici die soggiacque duca di Toscann^\\i.i diverse corti per un
più d'ogni altra, col volger de' secoli, a tempo non riconosciuto, cominciò una
coii^id*'! evoli modificazioni. L'inviato si con fusione smisuralo. Da p[)oichè gl'in via-
presentava aU'uutorità colla quale dove li de'principi della novella casa regnante
va tjatlaie, spiegava a voce le sue biso Medici, pretesero la precedenza su tutti
gna, e ne avea risposta Del modo stesso. gli alili [ìiincipi e diplomatici italiani, e-
Se le erano cose di poco conto, e tali da schisi però naturalmente gl'inviati vene-
potersi tosto decidere, lai." udienza era ziani ; i! che die'ansa a violentissime col-
anche I' ultima ; allriinenlì l' inviato ri- lisioni e scritture polemiche. Pertali con-
maneva, sinché la sua incombenza fosse tese, e per le pretensioni insorte, o me-
esaurita. Nelle pacificazioni, indicevasi glio per altra causa (giacché nel i 56 ( non
un parlamento nella pubblica piazza, e era stato ancor conferito il titolo gran-
così pine (|uando gì' inviati appellava- «lucale), il senato veneto credendo offesa
no al popolo della decisione avuta da'go- la dignità della republdica, richiamò im-
Vernanti. Alla corte papale, così in lio- provvisamente da Firenze l'oratore suo
nia, come
Avignone, afferma il Reu
in Vincenzo Fedeli. iNe' tempi in cui gli or-
mont, per lunghissimo tempo
sussistette gani della pubblicitìi erano ancora scar-
questa grande sem[)licità, che venne [)0- sissimi, e rare e diflìcilissime lecorauni-
co a poco a cedere il posto ad un com- cazioni fra'vari stati e paesi, la necessità
plicato ceremoniale, che die'Iuogo a pre- nella (|uale trovavan^i i governi di essere
tensioni di grado e di precedenza, onde esattamenle informati, imponeva ngl'in-
gli alFuri stessi divennero più intrigati, e viali in paese estero l'obbligo di dare e-
fu Soggetto d'interpretazioni e decisioni satti e continui ragguagli non solarnente
talvolta discrepanti. Gl'inviati del Papa, sugli affari di cui erano incaricati, ma an-
legati o nunzi, sempre ebbero la prece- cora di quanto succedeva nelle città e ne'
denza su tutti di[)lomatici italiani; do-
i contadi, essendo ne!ristru7Ìoni inculcalo
po di loro precedevano agli altri gli ora- agl'inviati di scrivere continuamente. Vi
lori della repubblica veneta. Nelle solen- corrispondevano, anche quotidianamen-
ni funzioni, in Venezia procedeva il do- te, emeno sovente stando all'estero, e a
ge, avente a destra il nunzio, a sinistra misura dell'occasioni che loro si presen-
un aojbasciatore una raccolta di bel-
(in tavano, non però piìi tardi dir 5 giorni.
lissime slampe costumi ve-
degli antichi Talvolta si SCI isserò ilispacci collettivi dal-
neziani, disegnati e dipinti da AntoiiioCa- l'ambasciatore ordinario e dallo straor-
ual,e incisi da Gio. Battista Drustolon, ve- dinario, come nel (536 da Carlo Cappello
do: Il doge di l'enezia rùei'e gli Amba' e da Francesco Contarini, al modo det-
sciaU)ri('steri/\n mezzo a'togali,aia glia- to dal Reumont a p. 2 i 3, inviati a Fer-
stanti sono in hauta). A p. 209 il baione dinando I re de' romani. [ dispaici e le
piezza perciòchespelta al XV I secolo. Egli per mezzo de'Co/TZt//, che dicevansi ca-
dice, il i." posto, rimanendo fuor di linea vallari o fanti, sia per occasione privata;
ilrappresentante del Papa, spellava alla e nel secolo XVI generahriente per le
articolo notai ove parlai delle cifre ; e su medesima, miniera egli di erudizione ne
di esse di recente scrisse il prof. Giusep- die'Ieseguenti in argotnenlo,che provano
pe Canestrini, nelle Legazioni di A. Ser- l'uso che ne fece la diplomazia vene/.iaua.
ri^tori, Firenze i8j3. Negli arcl)ivi si Molti decreti relativi alla Cifra, Cifristi,
trovano non di rado dispacci in cifra col o Zifra o Zifristi sono notali dal Rossi,
contenuto decifrato (r/ir/rt/r) fra le righe. e si hanno alcuni esempi di fedelissimi
Le cifre stesse composte ora di numeri, segretari, i quali in qualche critica circo-
ora di lettere dell'alfabeto, ora di segni, stanza salvarono Va Zifra, come del 52 i i