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Tempo del racconto e tempo del rito nella poesia greca: Bacchilide tra mito, storia e

culto
Author(s): Claude Calame
Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica , 1999, New Series, Vol. 62, No. 2 (1999),
pp. 63-83
Published by: Fabrizio Serra Editore
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/20546588

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Tempo del racconto e tempo del rito nella poesia greca:
Bacchilide tra mito, storia e culto *

Claude Ca?ame

Quali relazioni hanno intrattenuto i Greci, "cittadini" per eccel


lenza, con il proprio passato, con la propria storia? Spesso avanzata,
questa domanda ha di fr?quente ricevuto risposte che implicavano la
nozione di mito.
Ebbene, il mito, dapprima concetto operativo, divenuto poi un
genere universale e, in seguito, emblema di una modalit? di pensiero
attribuita ai "primitivi", come ci ? stato ricordato di recente, ? una ca
tegor?a nata in seno al pensiero antropol?gico illuminista. Con lo stori
cismo del diciannovesimo sec?lo, questa nozione, in quanto universale
legato alie origini di ogni societ? umana, ? entrata a far parte del sa
pere comune . Dal momento poi che il termine stesso derivava dal
greco, sembrava che fossero proprio i Greci a dover portare il mythos e
la mitolog?a al grado della perfezione.

Se pero si considerano le accezioni molto varie del termine mythos


nei testi greci di epoche successive, ci si rende subito conto che il voca

* Ringrazio Elisabetta Savoldi per la traduzione di questo articolo.


1 II mito ha ormai ricevuto la definizione convenzionale riassunta ad esempio in
Le Petit Robert, Paris 1967, p. 1134: "R?cit fabuleux, souvent d'origine populaire, qui
met en sc?ne des ?tres incarnant sous une forme symbolique des forces de la nature, des
aspects de la condition humaine"; rappresentazione all'interno di un tempo trascen
dente, si potrebbe aggiungere per essere esaustivi. Per quanto riguarda la storia del con
certo di mito a partir? dalla cultura greca, si vedano le opere ormai classiche di M. De
tienne, L'invention de la mythologie, Paris 1981, e di P. Veyne, Les Grecs ont-ils cru ?
leurs mythes?, Paris 1983, aile quali si possono aggiungere le considerazioni di F. Graf,
Greek Mythology". An Introduction, Baltimore-London 1993, pp. 9-34, e di R. Buxton,
Imaginary Greece, The Contexts of Mythology, Cambridge 1994, pp. 9-52; cfr. anche il
mio studio Mythe et histoire dans VAntiquit? grecque. La cr?ation symbolique d'une co
lonie, Lausanne 1996. Sotto diverse forme, questo sagggio ? stato presentato aile Uni
versit? di Cosenza, Pavia ed Urbino; colgo l'occasione per esprimere la mia gratitudine
ai miei ospiti, Antonietta Gostoli, Silvana Borutti e Roberto Pretagostini rispettiva
mente, e a quanti mi hanno fatto delle osservazioni in queste differenti occasioni.

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bolo servi a designare un racconto del quale si mettesse in dubbio il


valore di verit? empirica, un racconto "favoloso", solo piuttosto tardi.
Tra il quinto ed il terzo sec?lo a.C, invece, i Greci fecero largo uso del
sostantivo mythos per designare i racconti e gli intrecci che davano
forma al loro passato. Racconti forse prodotto di una costruzione nar
rativa, di un fingere (fictionnels), ma comunque non certo fittizi {fic
tifs). Tanto ? vero che Isocrate, nel Paneg?rico da lui consacrato alPe
logio delPegemonia ateniese, include tra i mythoi non soltanto i piace
voli racconti della guerra di Troia, ma anche gli eventi delle Guerre
Persiane, che risalivano solamente a cent'anni prima della redazione
del suo discorso. I mythoi si distinguono innanzitutto per la loro forma
espressiva: questultima, col suo uso della dizione epica in occasione di
feste pubbliche, si pu? annoverare tra la poesia 2. Quanto al conte
nuto di questi racconti, riguardanti un passato pi? o meno remoto,
esso ? indicato da Erodoto con il termine collettivo di ta palaia o con
quello di ta arkhaia: la storia di to palai, la storia del tempo che fu.
Cos? Diodoro Siculo riferisce che nel quarto sec?lo a.C. Eforo si trovo
alie prese con il problema di decidere con quale awenimento far co
minciare la sua storia universale. Se questi scelse deliberatamente di
escludere dalla sua historia le palaiai mythologiai per far coincidere il
momento cronol?gico iniziale della narrazione storica con il ritorno
degli Eraclidi, al contrario, tre secoli dopo di lui, Diodoro Siculo stesso
opta a favore di miarkhaiologia che includa la storia degli eroi e dei
semidei3. Cosi, dunque, alia fine delP?poca repubblicana, il "di
scorso sugli arkhaia" corrisponde alia storia eroica e divina, e lo sto
rico pu? tranquillamente includere nella propria storiografia le gesta
di Dioniso. Lo storico del quarto sec?lo, invece, realizza ci? che dal no
stro punto di vista non ? altro che un paradosso: eselude dalla sua in
dagine quella "mitolog?a" che rappresenta anche una "paleolog?a",
pur cominciando la sua narrazione con un awenimento che, per noi, ?
del tutto leggendario!

Si resta perci? meno stupiti nel vedere Tucidide stesso integrare


nelle sue premesse storiografiche alia guerra del Peloponneso la talas

2 Isocrate, Paneg. 158-159; rinvio qui al mi? precedente studio ' 'Mythe' et 'rite'
en Gr?ce: des cat?gories indig?nes?', Kernos 4, 1991, pp. 179-204, e a quello pi? re
cente 'Mito, storia, ragione: l'utilizzo retorico del passato eroico nella Grecia classica', in
Mito e storia in Magna Grecia. Atti del XXXVI Convegno di studi sulla Magna Grecia.
Taranto 1997, pp. 25-56.
3 Diodoro Siculo 4, 1, 2-4, che rinvia ad Eforo, FGrHist 70 T 8. L'integrazione di
elementi leggendari nella storiografia greca ? analizzata da M. Pi?rart, 'L'historien an
cien face aux mythes et aux l?gendes'. Et. class. 51, 1983, pp. 47-62, e da L. Canfora,
'L'inizio della storia secondo i Greci', Quad, di storia 13, 1991, pp. 3-19.

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Bacchilide tra mito, storia e culto 65

socrazia di Minosse, il sinecismo di Teseo e la campagna di Agamen


none e dei suoi alleati contro Troia. Certo, se a volte pu? risultare dif
ficile stabilire le imprese antiche di questi Greci d'altri tempi [to pa
lai) sulla base di indizi e di prove (semeiav tekmeira), il motivo sta nel
fatto che esse sono state trasmesse da poeti e logografi. Costoro, in
fatti, ricercano il duetto del lettore piuttosto che Laderenza al vero. Il
mythodes tucidideo coincide non tanto con racconti "favolosi",
quanto piuttosto con la forma po?tica e narrativa che assumono i
palaia 4.

Laddove abitualmente si scorge una frattura tra mito e storia, di


fatto c*e una concatenazione. II umito" dei Greci di ?t? classica ? costi
tuito da quegli arkhaia o palaia che sfociano senza soluzione di conti
nuit? nei kaina^ negli awenimenti recenti. Se c'? una distinzione, essa
non ha tanto a che fare con il valore di v?rit? di ci? che viene n?rralo,
quanto piuttosto con la costruzione discorsiva (mise en discours) e
narrativa stessa. Per i Greci la verosimiglianza storica ha origine in un
problema di forma letteraria. Nel loro caso, la storiografia si rivela pi?
propriamente una "storiopoietica": fa parte delle modalit? di fabbri
cazione e di scrittura di eventi memorabili. Anche se la scrittura della
storia ? ben lungi dalLessere del tutto asservita alia narrazione, ? pro
prio a questo proposito che acquista tutta la sua pertinenza la distin
zione moderna tra tempo raccontato e tempo del racconto. Come, a
partir? dal tempo empirico, il utempo del racconto" (o tempo delFe
nunciazione) costituisce e configura il tempo raccontato (o tempo
enunciato) in tempo della storia o, pi? precisamente, in tempo della
storiografia? Come viene dunque costruito il tempo della storiografia
o, meglio, della "storiopoietica"? Come viene strutturato dalla costru
zione discorsiva a partir? da una apprensione empirica del tempo che
si fonda tanto sulla sua percezione quanto sulla sua memoria ?? E
come, infine, la "storiopoietica", nel suo aspetto pragm?tico, agisce
sui presente?

4 Tucidide 1, 1-22, in particolare 1, 2; 4; 20, 1; 21, 1 e 22, 4. Si veda in proposito


V. Hunter, Past and Process in Herodotus and Thucydides, Princeton 1982, pp. 17-49,
e R. Weil, 'Par quoi commencer?', Storia della storiografia 7, 1985, pp. 28-37.
D La relazione tra la percezione e la costituzione di universi discorsivi ? oggetto
della recente ricerca di P. Ouellet, Voir et savoir. La perception des univers de discours,
Montr?al 1992; mentre M. Kilani, La construction de la m?moire. Le lignage et la sain
tet? dans Toasis d'El Ksar, Gen?ve 1992, ha proposto un approccio antropol?gico al
problema della fabbricazione di una memoria-storia.

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66 C. Ca?ame

1. Tempo raccontato e tempo del racconto

Ogni tentativo di risposta a simili domande deve necessariamente


prendere in considerazione le varie ricerche sulle implicazioni narra
tive del tempo costituito in storia ed in particolare deve concentrarsi
sulle riflessioni da esse susc?tate negli studi di P. Ricoeur sulla produ
zione del discorso storico.

Si tenga innanzitutto presente che, nella misura in cui il tempo


storiografico si costituisce alPintersezione tra tempo emp?rico della
storia e tempo del racconto attraverso Pelaborazione di un intreccio
narrativo, Ricoeur non pu? esimersi dalla distinzione che si ? menzio
nata fra Erz?hlzeit ("tempo del racconto") ed erz?hlte Zeit ("tempo
raccontato"). Lo studioso, seguendo in questo G. Genette, introduce
due precisazioni: da una parte assimila il tempo del racconto a quello
delFenunciazione intesa come atto del narrare e il tempo raccontato a
quello delPenunciato (pi? correttamente lo potremmo definir? "tempo
enunciato"). DalFaltra parte, in qualche modo, introduce tra questi
due livelli una "esperienza fittizia del tempo" (che traspone nel testo
il "tempo del vissuto" individuato da G. M?ller). Tuttavia, nel terzo
volume del suo tritrico, Ricoeur lascia impl?citamente tra parentesi la
distinzione tra tempo raccontato e tempo del racconto e ritorna alla
pi? tradizionale partizione tra tempo vissuto e tempo c?smico. Se la
prima nozione comprende tanto il "tempo psichico" quanto il "tempo
ordinario", la seconda corrisponde piuttosto al "tempo universale" o
al "tempo del mondo". Agli occhi di Ricoeur, ? dunque la pratica
stessa della storia che avrebbe costruito fra queste due apprensioni del
tempo il ponte in grado di metterle in relazione 6. Questo ponte, indi
spensabile per regolare la normale azione sulla base deir"ordine del
mondo", si trova nel tempo del calendario. Nella sua dimensione uni
versale, il tempo calendariale ricopre, allora, il ru?lo di un vero e pro
prio "terzo-tempo"; dopo Aristotele, ? E. Benveniste ad essere chia
mato ad elucidarne gli aspetti costitutivi. Tempo caratterizzato dalla
misura, il tempo calendariale diventa per questo un tempo "cr?nico".
Se si fa riferimento ad un insieme di unit? di misura, il tempo cr?nico
traccia una linea continua. Segnata a partir? da un atto fondatore e co
stituita corne asse di riferimento, questa linea permetterebbe di per

0 P. Ricoeur, Temps et r?cit II. La configuration dans le r?cit de fiction, Paris


1984, pp. 113-130, che riprende le riflessioni di G. M?ller, Morphologische Poetik. Ge
sammelte Aufs?tze, T?bingen 1968, pp. 269-286, e di G. Genette, Figures III, Paris
1972, pp. 71-78 e 128-130; si veda poi, di P. Ricoeur. Temps et r?cit III. Le temps ra
cont?, Paris 1985, pp. 147-160.

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correr? il tempo reso lineare indifferentemente nelle sue due opposte


direzioni, ascendente e discendente. Fissato in un calendario a partir?
dal momento che sulLasse assume la funzione di punto zero di un cal
c?lo, questo tempo lineare sarebbe tanto estraneo al tempo vissuto
quanto irriducibile al tempo linguistico 7.

Senza dubbio, questa idea di un tempo che, pariendo da un punto


d'origine che permetta la misurazione, sarebbe alia base del tempo
della rappresentazione storiografica, sembra corrispondere alia conce
zione del tempo storico di un Eforo o di un Dionigi di Alicarnasso. E
tuttavia, essa non rende giustizia, se non parzialmente, alia appren
sione e alia costruzione di quello che chiamer?, per cautela, lo u spazio
storico" nella Grecia arcaica e classica. Non solo il tempo calendariale
in s? rivela, nelle citt? della Grecia del sesto e quinto sec?lo a.C., un
volto alio stesso tempo complesso e composito: esso si riferisce sia alia
successione e alLenumerazione delle g?n?alogie regali sia al ritmo
delle feste annuali o quadriennali e combina cos? una dimensione che
si potrebbe considerare umitico-storica" con una dimensione cultuale
e rituale. Si vedr? come questa doppia dimensione del tempo cr?nico
greco abbia ripercussioni sui modi narrativi del tempo enunciato. Tut
tavia, ? soprattutto Luso che ne viene fatto nelle configurazioni discor
sive che rappresentano il tempo passato a non rispondere n? al criterio
della lin?arit?, n? a quello della r?versibilit? e neppure a quello del
punto d'origine assiale, dato come momento fondante. Prima di ritor
nare sui problemi generali posti dalla nozione di tempo calendariale e
dalLarticolazione tra tempo vissuto e tempo f?sico, tra tempo sociale e
tempo c?smico, ? doveroso mostrare, con F aiuto di un esempio, come
un poeta potesse esser portato a proporre, tramite strumenti discorsivi
soprattutto narrativi, un'idea del passato fondata su di una prospet
tiva temporale orientata, ma non necessariamente lineare: forma di
memoria che, attraverso una strutturazione del tempo spesso utiliz
zata, ? subordinata ad effetti pragmatici specifici.

2. Piani temporali nell'epinicio 11 di Bacchilide

Nella prima met? del quinto sec?lo a.C, un giovane atleta della
colonia di Metaponto, in Magna Grecia, riporta ai Giochi Pitici un'im

7 E. Benveniste, 'Le langage et l'exp?rience humaine', Diog?ne 51, 1965, pp. 3


13, ripreso in Probl?mes de linguistique g?n?rale II, Paris 1974, pp. 67-78 (articolo ci
tato da questa riedizione). Sul tempo corne movimento calcolabile, si veda Aristotele,
Phys. 220b 1-31.

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68 C. Ca?ame

portante vittoria nella gara di lotta destinata agli adolescenti. Vittoria


tanto pi? ?clatante in quanto un precedente tentativo ai Giochi Olim
pici si era risolto in una sconfitta, dovuta probabilmente ad una irre
golarit? nello svolgimento della gara. 0 almeno ? taie la situazione sto
rica che ? possibile ricostruire a partir? dalPopera destinata a cele
brare questa vittoria. L'esercizio non ? esente da rischio dato che,
come gi? facevano i filologi alessandrini, si deve restituir? una situa
zione enunciativa e, di conseguenza, un referente storico, fondandoli
su di una realt? puramente testuale. Inoltre non si hanno a disposi
zione, trattandosi di un testo trasmesso principalmente su papiro, sco
lii che potrebbero confermare queste informazioni attraverso chiari
menti, per altro anch'essi fondati su testi 8.

Quello che int?ressa qui mettere in rilievo ? il fatto che il compo


nimento non manca di fare allusione alle circos tanze che ne hanno de
terminato la composizione. II poeta a cui si ? fatto cenno ? noto: si
tratta di Bacchilide, il poeta l?rico itinerante che, originario di Ceo e
poi bandito dalla patria, soggiorn? anch'egli in Magna Grecia 9. Per
far cantare da un gruppo c?rale la vittoria del giovane atleta di Meta
ponto a Delfi, Bacchilide non ha che la soluzione delFepinicio, con i
tratti generali obbligati che si riconoscono a questo componimento en
comi?stico destinato nella fattispecie a celebrare il successo ai giochi
panellenici. Svariati studi strutturali hanno mostrato, basandosi su di
un corpus abbastanza vasto perch? sia legittimo trovare regolarit? al
suo interno, che a ciascun canto di elogio di questo tipo appartengono
almeno due elementi contenutistici pertinenti rispetto ad uno studio
incentrato sul tempo: il riferimento alle circostanze delPenunciazione
del componimento in quanto elogio cantato in occasione di una festa
ed il riferimento al passato eroico della Grecia, attraverso la narra
zione di ci? che viene comunemente definito un mito 10.

8 Si tratta dell Epinicio 11 di Bacchilide, le cui circostanze son? ricostruite con


cautela da H. Maehler, Die Lieder des Bakchyiides I. Die Siegeslieder; II. Kommentar,
Leiden 1982, pp. 195-196.
} Anche la biograf?a di Bacchilide ? stata in gran parte ricostruita a partir? dalla
sua opera; in proposito si vedano le prudenti considerazioni di A. J. Podlecki, The Early
Greek Poets and Their Times, Vancouver 1984, pp. 243-250.
10 A partir? dalla ricerca di W. Schadewaldt, Der Aufbau des pindarischen Epini
kion, Halle 1928, si ? stabilito un consenso sui cinque elementi contenutistici (poesia,
apostrofe rituale agli dei, elogio del vincitore, mito e "sentenza") a partir? dai quali si
articola la struttura compositiva di ogni epinicio: cfr. H. Fr?nkel, Dichtung und Philoso
phie des fr?hen Griechentums, M?nchen 1962", pp. 500, 526-527 e 558. Gli studi
strutturali pi? recenti non hanno rimesso in questione questo modello nella sua so
stanza: cfr. R. Hamilton. Epinikion. General Form in the Odes of Pindar, The Hague

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Bacchilide tra mito, storia e culto 69
2.1. Le strutture circolari del racconto

Per limitarsi soltanto ai puri e semplici indici linguistici di tempo,


lo studio del tempo raccontato in questo Epinicio 11 di Bacchilide
porta a tracciare una struttura meno lineare di quella che spesso si ?
voluta sostenere. Conviene innanzitutto introdurre nella partizione tra
tempo del racconto (tempo delPenunciazione) e tempo raccontato
(tempo enunciato) due nuove distinzioni.

La prima separa il tempo (empirico) delPatto enunciativo dalla


sua manifestazione ling?istica nelFenunciato, corrispondente al tempo
delFenunciazione enunciata. Quest'ultimo ? messo in atto alPinizio del
componimento di Bacchilide. Ma al momento in cui comincia il rac
conto vero e proprio, questo tempo enunciativo delPatto della narra
zione viene d?bray? in un procedimento di embrayage delFenunciato.
In termini un po' meno tecnici ci? significa che il tempo del racconto
cos? come ? umesso in discorso", cosi come appare nel testo stesso del
componimento a partir? dalPatto comunicativo, ? distinto, sin dalPini
zio del racconto propriamente detto, dal tempo raccontato. Dal punto
di vista linguistico, ? pote (v. 40), che segna Pinizio della narrazione
del umito", ad operare questo d?brayage/embrayage temporale: esso
si riferisce ad un altro tempo, lontano e non datato 11.

E subito evidente come questo tempo costruito alPinterno del rac


conto possegga una struttura sua propria, struttura complessa, che
combina orientamento lineare e ritorni ciclici12. Ci? significa che ?
necessario introdurre una seconda distinzione e riferire anche al
tempo raccontato stesso la precedente distinzione tra tempo enunciato
nella sua successione cronol?gica e narrazione di taie tempo, sua

Paris 1974, pp. 3-13 e 85-88 (per Bacchilide, si veda pp. 79-84), e C. 0. Pavese, 'Se
mantematica della poesia c?rale greca', Belfagor 23, 1968, pp. 389-443, seguito da La
lirica c?rale greca. Alcmane, Simonide, Pindaro, Bacchilide I, Roma 1979, e riformu
lato in / terni e i motivi della lirica c?rale ellenica, Pisa-Roma 1997.
11 Per la distinzione fra enunciato, enunciazione enunciata e situazione empirica
d'enunciazione, mi permetto di rinviare ancora una volta il lettore aile puntualizzazioni
che aprono Le r?cit en Gr?ce ancienne. Enonciations et repr?sentations des po?tes, Paris
1986, pp. 11-29 (trad. it. Roma-Bari 1988, pp. 3-19).
12 Le strutture circolari parentetiche nelle quali si articola la narrazione nell'Oc/e
11 di Bacchilide sono state messe in evidenza da A. P. Burnett, The Art ofBacchylides,
Cambridge Mass.-London 1985, pp. 109-110 con n. 22; esse sono state accuratamente
descritte da Maehler, op. cit. n. 8, pp. 202-208, 220-221 e 226-227, mentre A. Hurst,
Temps du r?cit chez Pindare (Pyth. 4) et Bacchylide (11)', Mus. Helv. 40, 1983, pp.
154-168, confronta la struttura narrativa del racconto con il suo svolgimento riorganiz
zato in base all'asse cronol?gico.

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70 C. Ca?ame

"messa in discorso" (mise en discours) a partir? dalPatto enuncia


tivo.

Tempo delPatto enunciativo/narrativo - tempo


Extra-discorsivo del racconto (situazione emp?rica delPenuncia
zione: tempo f?sico o c?smico)

Tempo delFenunciazione/della narrazione enun


ciata (enunciato delPenunciazione)
Intra-discorsivo Tempo delF enunciato:
- tempo della sua enunciazione (narrazione)
- tempo enunciato / raccontato (racconto)

In effetti, sia dal punto di vista narrativo sia da quello pi? specifi
camente temporale, il racconto nel componimento di Bacchilide non
segue affatto Fordine di una successione lineare. Esso comincia, in
fatti, con la seconda parte della fase di Sanzione del racconto, vale a
dire con la sua fine: Preto, il re di Tirinto, e le sue figlie, le Pretidi, ele
vano un altare ad Artemide (w. 40-42). In questo primo enunciato
vengono anche indicati gli attori che occupano la posizione semio-nar
rativa (attanzial?) del Soggetto e la dea che assume quella del Desti
nante. A partir? da questo punto di arrivo, la narrazione ci fa risalire il
corso del tempo per tappe, seguendo (in senso opposto) la linea della
concatenazione causale. Dapprima la follia delle Pretidi e la loro fuga
dalla reggia del padre secondo il volere inflessibile di Era, che appare
nella posizione di Anti-soggetto prima di passare a quella di Desti
nante. Segue poi Pingiuria recata ad Era dalle fanciulle che ave vano
osato comparare le ricchezze del proprio padre a quelle della sposa di
Zeus (w. 43-52). L'atto d'empiet? commesso dalle Pretidi nei con
fronti della divinit? d? origine alla situazione di Mancanza che pu?
metiere in moto la l?gica del racconto, il quale tende, a partir? da que
sta rottura iniziale, a ristabilire Pequilibrio narrativo. L'empiet? pro
voca dunque la Manipolazione delle fanciulle la cui follia prende la
forma di un allontanamento. La stessa empi?ta avr? anche come con
seguenza quella di stabilire la Competenza del padre, re di Tirinto. A
questo punto il racconto segue Fordine della concatenazione causale;
inizia cosi anche la chiusura di un cerchio subordinato a quello che
abbraccia Finsieme della narrazione: il vanto delle Pretidi provoca la
collera di Era; le figlie di Preto lasciano la citt? di Tirinto per fuggire
sulla montagna coperta di foreste (w. 53-58).

Tirinto "dalle vie tracciate dagli dei": questa precisazione com

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Bacchilide tra mito, storia e culto 71

porta una seconda incursione narrativa nel tempo, subordinata alla


struttura della totalit? del racconto e, all? stesso tempo "incastonata"
in essa. Anche qui Pindice della temporalit? ? determinante. A partir?
dal momento della fuga delle Pretidi si risale nel tempo di dieci anni
per assistere ad un altro abbandono, quello degli eroi (hemitheoi) da
gli scudi di bronzo che devono, con Preto, lasciare Argo. In un nuovo
percorso circolare che comincia col ripercorrere il tempo e quindi la
successione causale, Pabbandono di Argo ? ricondotto alla rivalit? che
opponeva Preto a suo fratello Acrisio. Da questa rivalit? derivano liti e
scontri che, ridiscendendo il corso del tempo, conducono il pop?lo a
chiedere a Preto di lasciare Argo per fondare Tirinto, con il consenso
di Zeus e Paiuto di costruttori di mura quali son? i Ciclopi (w. 59
81). Al termine di questo episodio incidentale, si trovano dunque,
stanziati in una gloriosa citt?, gli eroi (antitheoi heroes) che hanno ab
bandonato la celebre Argo: ad indicare il ritorno temporale della nar
razione alia fase terminale di Sanzione con la costruzione di una citt?
favorita dal suo Destinante, Zeus, e dal suo Aiutante, i Ciclopi, si ri
trovano le espressioni Argos lipontes e naion, delle quali gli eroi sono il
soggetto grammaticale, sia alPinizio sia alia fine del racconto uinca
stonato" (w. 60 e 81).

II ritorno al racconto principale ? segnato da una nuova evoca


zione del soggetto di quest'ultimo (le figlie indomite di Preto), da una
ripresa anaf?rica del luogo nel quale esse si trovano (Tirinto) e dalla
ripetizione verbatim delPazione in cui esse sono coinvolte (pheugon).
Ci? significa che il racconto ? ripreso al punto in cui la narrazione Pa
veva lasciato per proseguir? nelPesposizione della fondazione di Ti
rinto. Questo atto fondatore ? altres? ricordato dalPawerbio enthen (v.
82), nonch? dalPazione che incornicia in una struttura circolare il rac
conto incidentale: Pabbandono di Argo, che fa da eco alia fuga fuori
dalle mura ciclopiche di Tirinto. Dal punto di vista semio-narrativo la
narrazione riprende la leggenda nella fase della Manipolazione (sepa
razione). Si viene dunque coinvolti nella fase centrale della Perfor
mance. Performance in un primo tempo negativa, perch? il padre delle
Pretidi rivolge la sua angoscia contro se stesso e tenta di suicidarsi (w.
85-91); la folie corsa (pheugon) delle fanciulle prosegue durante tre
dici mesi per condurle alfine nelle fitte foreste d'Arcadia (w. 92-95).
Performance positiva da quando Preto, giunto anclPegli nel cuore di
questa regione quasi selvaggia (enthen), promette ad Artemide, la si
gnora di quei luoghi, un sacrificio in cambio del ritorno delle figlie alia
salute mentale (w. 95-105). Affermandosi nella posizione di Desti
nante, Artemide convince Era a porre fine alla sua collera. La sposa di
Zeus si unisce cos? alla dea vergine nella medesima funzione attanziale

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72 C. Ca?ame

di Destinante ed accetta di liberare le giovani Pretidi dal loro stato di


demenza (w. 106-109). Si tratta della prima parte della fase di San
zione, la cui continuazione ? assunta dalla fanciulle stesse; elevando
un altare ad Artemide, offrendole un sacrificio ed istituendo in suo
onore danze corali riservate alie donne, le figlie di Preto si sottomet
tono alla divinit? (w. 110-112). Non soltanto Fequilibrio rotto dalla
situazione iniziale di Mancanza provocata dalFoffesa delle Pretidi ?
ristabilito, Fascoltatore ? anche riportato alFinizio della narrazione
della leggenda che si ? vista cominciare con la fase della Sanz?one (w.
40-42). L'insieme del racconto si chiude in una struttura ad anello
che fa alla fine coincidere il tempo raccontato nel suo svolgimento cro
nol?gico con il tempo della sua enunciazione, cio? con il tempo della
narrazione.

Secondo un uso di moda a seguito delPinterpretazione "iniziati


ca", non si ? mancato di applicare alio studio del rituale lo schema tri
partito che, nel canone definito da A. Van Gennep, caratterizza i riti
delPiniziazione tribale, proiettandolo sulla struttura del racconto. Ef
fettivamente ? facile assimilare Foffesa recata dalle fanciulle nubili ad
Era, dea protettrice del matrimonio legittimo, al momento di rottura
nelPiniziazione tribale. La follia delle Pretidi e la loro fuga dalla casa
paterna al di fuori della mura della citt? verso le montagne delFArca
dia possono, di conseguenza, essere interpr?tate come la fase di segre
gazione segnata dalla morte iniziatica. II momento narrativo della
Sanz?one coincide evidentemente allora con quello delPaggregazione:
il riconoscimento della ripartizione dei compiti tra Era, dea della
donne adulte, ed Artemide, protettrice di giumente indomate quali
sono le giovani vergini. Ormai, si potra dedurne, le figlie di Preto, in
caricandosi di persona del sacrificio promesso dal padre, sono pronte a
penetrare nella sfera d'influenza di Era 13. E noto da altri testi che il
racconto delle Pretidi non ? che Vaition e quindi la leggenda di fonda
zione del culto reso a Lousoi ad Artemide Hemera; una Artemide che
viene presentata dalla sua epiclesi come colei che conduce alla civilt?
(incarnata per le fanciulle nello stato matrimoniale) attraverso Fa
zione del pacificare. Con alcune variazioni narrative questo stesso rae

13 Per un'interpretazione della leggenda delle Pretidi in riferimento alio schema


dei riti d'iniziazione tribale, rinvio alio studio presentato in Les choeurs de jeunes filles
en Gr?ce archa?que I. Morphologie, fonction religieuse et sociale, Roma 1977, pp. 214
220, al quale vanno aggiunte la sottile analisi di R. A. S. Seaford, 'The Eleventh Ode of
Bacchylides: Hera, Artemis and the Absence of Dionysus\Journ. Hell. Stud. 108, 1988,
pp. 118-136, e le considerazioni di Burnett, op. cit. n. 12, pp. 112-113, e di K. Dowden,
Death and the Maiden. Girls ' Initiation Rites in Greek Mythology, London-New York
1989, pp. 71-115.

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Bacchilide tra mito, storia e culto 73

conto ? stato utilizzato per giustificare e fondare altri culti dello stesso
tipo 14.

2.2 Dal tempo delFenunciazione alla situazione di comunicazione

Tuttavia, ? ad un altro gioco eziologico che il componimento di


Bacchilide si d? a partir? dal momento in cui la narrazione si chiude su
se stessa nella sua fase di Sanzione. In effetti, tramite un'apostrofe di
retta ad Artemide, la seconda persona utilizzata nel periodo successivo
(hespeo, v. 115) mette fine alla narrazione per fare del discorso un
enunciato delFenunciazione. Sia il soggetto grammaticale di questo
nuovo periodo sia la ripresa delFawerbio di luogo enthen, mostrano
che gli enunciati che seguono questo embrayage d'ordine enunciativo
si iscrivono nella l?gica che attraversa il racconto leggendario. Se da
un punto di vista spaziale questa transizione dal racconto alPenun
ciato delFenunciazione ci fa passare con Artemide da Lousoi in Arca
dia a Metaponto in Magna Grecia, dal punto di vista temporale il pas
saggio dalFaoristo (hespeo) al presente (naieis) fa s? che il viaggio di
Artemide Hemera ed il suo insediamento nella colonia achea siano du
plican da una transizione dal passato indeterminato, nel quale si situa
Fazione del racconto, ad un presente che non ? altro che quello delFe
nunciazione (w. 113-117).

II presente collocato a Metaponto non designa in effetti nulFaltro


che il tempo e il luogo in cui si sta celebrando la vittoria ai Giochi Pi
tici del giovane Alessidamo. Questa evocazione d'ordine enunciativo
rinvia alPinizio del componimento, dove, in una prima apostrofe alla
seconda persona, viene rappresentata la celebrazione in forma di Iode
cantata delFadolescente "qui", a Metaponto, ed "ora" (nyn), nel mo
mento in cui ? cantato Fepinicio di Bacchilide (w. 1-14). Cosi si ?pre,
nei primi versi del componimento, la struttura circolare che si chiude
su se stessa al termine del racconto, abbracciando in questo modo non
solo il racconto stesso, strutturato ad anello, ma anche Finsieme del
canto. Tuttavia, i piani temporali su cui ci invita a giocare il componi

14 Oltre all'interpretazione del mito delle Pretidi come aition, data da W. Burkert,
Homo Necans. Interpretationen altgriechischer Opferriten und Mythen, Berlin-New
York 1972, pp. 189-200, si veda l'elenco delle versioni e delle interpretazioni stilato da
G. Casadio, Storia del culto di Dioniso inArgolide, Roma 1994, pp. 51-122, e, sulle dif
ferenti versioni della leggenda, l'utile sintesi di Maehler, op. cit. n. 8, pp. 196-201. Io
stesso ho proposto di spiegare il meccanismo delYaition in termini narratologici in Th?
s?e et l'imaginaire ath?nien. L?gende et culte en Gr?ce antique, Lausanne 1996 , pp.
162-177.

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74 C. Ca?ame

ment? di Bacchilide non si risolvono in questo semplice ritorno al


presente.

Da un lato, attraverso il processo auto-referenziale in rapporto al


Festerno, fr?quente nella poesia lirica, il gruppo di giovani che inneg
giano (hymneusi) al vincitore dei Giochi Pitici rimanda, senz'alcun
dubbio, al coro che canta di fatto a Metaponto il componimento del
poeta di Ceo, in occasione della celebrazione del giovane atleta du
rante la festa 15. Ebbene, la menzione di questo canto permette di evo
care non solo il giorno recente (keinoi syn amati) in cui Alessidamo ha
riportato a Delfi la vittoria nella lotta, grazie alia protezione di Apollo,
ma anche il momento pi? remoto che vide Fatleta perder? ai Giochi
Olimpici, per una ragione sconosciuta, un premio an?logo (w. 24
36) 16. Al forte intervento enunciativo che pone sotto la responsabilit?
del locutore (phaso, v. 24) questa evocazione di una vittoria olimpica
mancata, corrisponde Vadesso (nyn) del v. 37 che introduce il periodo
conclusivo di questa prima parte di enunciazione enunciata e la chiude
su se stessa in una prima struttura circolare, subordinata a quella che
abbraccia il componimento nel complesso del suo svolgimento (w. 37
39). In questa circostanza appare la dea che, in posizione semio-nar
rativa di Destinante, si trova ad essere alForigine della vittoria perso
nificata e che viene invocata alFinizio del componimento come signora
di giustizia, assisa sulFOlimpo accanto a Zeus (w. 1-6): ? la caccia
trice Artemide che diviene, per Foccasione, anche civilizzatrice (agro
tera, e poi Hemjera). Artemide, della quale sappiamo, fra Faltro, che
era anche la divinit? tutelare di Metaponto 17. L'uso di una forma del
Faoristo (edoke, v. 39) come ultimo termine di questo enunciato mo
stra che il processo di restaurazione della giustizia si compie a Meta
ponto stessa grazie ad Artemide e che, attraverso la struttura ad anello

lo Questo processo di auto-riferimento all'esecuzione del componimento nell'i


stanza del discorso ? chiamato in causa soprattutto da M. R. Lefkowitz, First-Person
Fictions. Pindar's Poetic T, Oxford 1991, pp. 15-20, e da J. Danielewicz, 'Deixis in
Greek Choral Lyric', Quad. Urb. n.s. 34 (63), 1990, pp. 7-17.
16 L'evocazione della sconfitta sulle rive delFAlfeo appartiene al 'motivo' della vit
toria mancata; cfr. Maehler, op. cit. n. 8, pp. 214 e 216-218.
17 In corrispondenza all'attributo con il quale Artemide ? celebrata, soprattutto a
Lousoi (cfr. Pausania 8, 18, 8; Callimaco, Hymn. Dian. 236; ma anche IG V 2, 403), ?
senza dubbio necessario restituir? Hem]era al v. 39: cfr. Maehler, op. cit. n. 8, pp. 218
220, che commenta il senso dei due epiteti cultuali qui attribuiti alia dea vergine; si veda
anche Seaford, art. cit. n. 13, pp. 120-122. Ch. P. Segal, cBacchylides Reconsidered:
Epithets and the Dynamics of Lyric Narrative', Quad. Urb. 22, 1976, pp. 99-130, ha
mostrato che lo sviluppo sem?ntico del componimento conduce dallo stato ferino alla ci
vilt? (si vedano anche in proposito le sfumature introduite da Burnett, op. cit. n. 12, p.
190 n. 27).

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Bacchilide tra mito, storia e culto 75

(nyn ai vv. 10 e 37), tale momento del recente passato ? fissato neWhic
et nunc della celebrazione delFatleta corrispondente alia performance
del componimento di Bacchilide durante la festa. Proprio questa
forma, con il suo valore temporale di passato, assicura la transizione
verso il passato del racconto nel quale Artemide appare immediata
mente come Destinante (T]ai pot\ v. 40).

Si potrebbe dilungarsi ancora, sulla scia di questo passaggio da


nyn a pote, sulle corrispondenze tra enunciati narrativi ed enunciati di
enunciazione indotte dal fatto che la composizione circolare del rac
conto si trova incorniciata dai versi che si riferiscono alia situazione
presente. Oltre alie coincidenze temporali sottolineate, queste corri
spondenze poggiano anche sugli attori occupando le posizioni degli At
tanti (le fanciulle; un adolescente), sui loro Destinante (Artemide ed
Era; Artemide, Nike e Zeus), sulPintreccio (riparazione ad un'ingiu
stizia) e sui quadro spaziale (Metaponto, distante dal continente in
quanto colonia; Lousoi, distante da Tirinto, essa stessa fondata a par
tire da Argo). Le corrispondenze si basano soprattutto sulla messa in
atto di quella virt? (areta) per la quale mortali e immortali son? posti
tutti insieme sotto il controllo di Zeus (w. 4-7).

DalPaltro lato, la parte conclusiva del componimento non finisce


con Finsediamento definitivo di Artemide Hemera a Metaponto. In ef
fetti, Fevocazione del santuario elevato dai coloni achei per accogliere
la dea e per assicurare la sua permanenza fino al momento delFenun
ciazione permette di far risalire la fondazione di Metaponto ai tempi
eroici della distruzione di Troia (w. 118-123) 18. Inoltre, Fintrodu

18 Si noti che, figlio di Abante, Preto precede di sei generazioni il resto degli eroi
"achei" che, come Agamennone, Menelao o il discendente Diomede, partecipano alia
guerra di Troia: cfr. M. L. West, The Hesiodic Catalogue of Women. Its Nature, Struc
ture and Origins, Oxford 1985, pp. 144-154 e 177. Attraverso Fuso degli stessi aoristi
narrativi (w. 41 e 122), il componimento tende a far sparire questa distanza cronol?
gica tra il tempo raccontato riguardo alle Pretidi ed il tempo raccontato relativo alle im
prese degli Achei a Troia. Lo stesso spostamento di Artemide verso Metaponto al seguito
degli Achei (w. 113-115) colloca, dal punto di vista narrativo, la fondazione della citt?
coloniale negli anni che seguono la guerra di Troia, mentre i ritrovamenti archeologici
non lasciano pensare ad una fondazione reale prima della meta del settimo sec?lo. Ci?
non ha impedito ad alcuni storici di usare questa versione per far risalire la fondazione
della colonia al periodo della guerra di Troia e ai primi contatti tra Micenei ed Italia del
sud: cfr. G. Pugliese Carratelli, "Problemi della storia di Metaponto arcaica", in Meta
ponto. Atti del XIII convegno di studi sulla Magna Grecia, Napoli 1971, pp.
49-66.
Altre versioni della fondazione di Metaponto la connettono spesso al ritorno degli
abitanti di Pilo da Troia: Strab. 5, 2, 5 e 6, 1, 15, cfr. Maehler, op. cit. n. 8, pp. 195 e

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76 C. Ca?ame

zione nel finale di una sentenza forrnulata con un futuro volitivo, t?


pico della lingua greca, colloca le gesta degli eroi achei nella prospet
tiva d'una giustizia che, per chi la sappia decifrare, estende la propria
validit? alPintero arco temporale ripercorso dal componimento (syn
hapanti khronoi, w. 123-126). Tale arco temporale, con la sua dina
mica, ? fatto proprio dal locutore - poeta e coro - che, echeggiando la
forma heuresei ai versi 124-125, afferma la propria volont? di procla
mare (phaso, v. 24) la restaurazione della giustizia. Si notera, a questo
proposito, che se, tramite la vittoria accordata ad un giovane atleta di
Metaponto, Artemide consacra Fordine della giustizia, in rapporto alie
giovani Pretidi Fintervento della dea accanto ad Era non fa altro che
ristabilire Fequilibrio narrativo rotto dalPatto di hybris delle ra
gazze.

Al termine del componimento, dunque, Fenunciato generaliz


zante formulato con un futuro intenzionale ha principalmente Feffetto
di assimilare le une alie altre le gesta appartenenti a tutti i piani tem
porali passati in rassegna. Si tratta, secondo Fordine del tempo del
racconto, della vittoria recente di Alessidamo a Delfi grazie ad Arte
mide; della vittoria mancata probabilmente due anni prima ad Olim
pia; della costruzione in Arcadia di un altare dedicato ad Artemide da
parte di Preto e delle figlie in un momento passato non meglio specifi
cato; della fondazione di Tirinto da parte di Preto, dieci anni prima;
della folie fuga delle Pretidi lungo un intero anno per i monti delF Ar
cadia fino alia loro guarigione a Lousoi; della fondazione di Metaponto
da parte degli eroi da poco distintisi sotto le mura di Troia e delPinse
diamento di Artemide in questa citt? coloniale della Magna Grecia 19.
Se un calc?lo ? presente, il riferimento al tempo calendariale non si
estende oltre la durata interna degli episodi: un anno per la fuga delle

241-242. Il processo che consiste nel ricollegare la fondazione di una colonia ad uno dei
nostoi dei Greci o alFemigrazione dei Troiani in seguito alla distruzione della loro citt? si
trova nei racconti della fondazione di moite citt? coloniali e contribuisce ad eroicizzarne
il passato. E soprattutto il caso di Cirene, di cui Pindaro, Pyth. 5, 77-85, collega la fon
dazione al passaggio in Libia degli Antenoridi in fuga da Troia, attraverso un processo
di condensazione del tempo che ricorda quello messo in atto da Bacchilide: cfr. op. cit. n.
1, pp. 118-127, con i riferimenti dati a n. 96.
19 Sulla particolare t?cnica narrativa utilizzata da Bacchilide a questo proposito, si
veda C. Carey, 'Bacchylides' Experiments: Ode 11', Mnemosyne s. III 33, 1980, pp.
225-243. L'importanza del racconto della fondazione di Tirinto ? stata notata da C.
Dougherty, The Poetics of Colonization. From City to Text in Archaic Greece, New
York-Oxford 1993, pp. 130-133. Nel saggio presentato al convegno Coralie a Lille nel
Maggio 1993 ed intitolato 'Bacchylide, Ode XI', C. Douces ha dimostrato che queste dif
ferenti azioni sono poste nella prospettiva del ripristino della giustizia annunciato dalla
gnome finale.

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Bacchilide tra mito, storia e culto 77

Pretidi, dieci anni fra questo awenimento e Fabbandono di Argo da


parte di Preto. Oltrepassando senza badarvi troppo i limiti tra tempo
ralit? delFenunciato e tempo delFenunciazione enunciata, il percorso
dipendente dal tempo della narrazione non presenta la minima omolo
gia con la linea cronol?gica del tempo enunciato/raccontato. Invece di
disting?eme le varie tappe, Fassenza quasi totale di indici di natura
cronol?gica ha Feffetto contrario di sovrapporle una alPaltra. Questo
processo di assimilazione si spinge a tal punto che il momento della
fondazione di Tirinto e quello della consacrazione ad Artemide di un
santuario in Arcadia non si differenziano cronol?gicamente dalF?poca
della guerra di Troia, che pure ? di sette generazioni precedente. La
costruzione narrativa tende probabilmente ad assimilare questi diversi
momenti "storici" ancor pi? f?cilmente in considerazione del fatto che
nella Grecia arcaica il processo di eroicizzazione dei fondatori e degli
atti di fondazione delle citt? coinvolge necessariamente la generazione
degli eroi della guerra di Troia 20. II riferimento finale agli eroi achei,
vale a dire agli eroi omerici, colloca tutta la sequenza delle gesta can
tate dal componimento di Bacchilide nella prospettiva di una memoria
po?tica eroicizzante. A Metaponto, questa memoria ? ancora pi? viva,
dal momento che, protagonisti della guerra di Troia, gli Achei son?
anche ritenuti i fondatori della citt? coloniale.

Il punto di partenza e la conclusione di questa memoria ?, in defi


nitiva, Pesecuzione cantata del componimento stesso, evocata nei
primi versi (w. 9-14). Posta sotto il controllo della divinit? invocata
con la seconda persona (sethen d'hekati, v. 9), essa ? fortemente anco
rata nelPenunciato delYhic et nunc, adesso e a Metaponto (nyfn
Metajpontion...., v. 10). Echeggiando questo radicamento enuncia
tivo, la formulazione gn?mica al futuro intenzionale che conclude il
componimento iscrive nel testo stesso la funzione pragm?tica della sua
esecuzione. Da Alessidamo agli Achei fondatori di Metaponto, tramite
le Pretidi e il loro padre, tutti votati ad Artemide, Felogio delle gesta
eroiche deve risvegliare negli ascoltatori il senso di giustizia.

20 A proposito della relazione stabilita dai Greci tra la rinascita delle loro citt? agli
inizi dell'epoca arcaica e Fet? eroica della guerra di Troia attraverso culti praticati in siti
micenei, sono sempre validi gli studi ormai classici di C. B?rard, 'R?cup?rer la mort du
prince: h?ro?sation et fondation de la cit?' e di A. Snodgrass, 'Les origines du culte des
h?ros dans la Gr?ce antique', in G. Gnoli e J.-P. Vernant (a cura di), La mort, les morts
dans les soci?t?s anciennes, Paris-Cambridge 1982, pp. 89-105 e 107-119, con le ulte
riori osservazioni di A. J. M. Whittley, 'Early States and Hero-cults: a Re-appraisaP,
Journ. Hell. Stud., 108, 1988, pp. 173-192, e di I. Morris, Burial and Ancient Society.
The Rise of the Greek City-States, Cambridge 1987, pp. 137-148.

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78 C. Ca?ame

Per quanto riguarda il processo di assimilazione di questi esempi


eroici, le strutture enunciative e narrative ad anello rivestono un ru?lo
determinante. Scompaginando continuamente la linea cronol?gica del
tempo raccontato, esse non solo includono il tempo delPenunciato
(racconto, nella sua doppia componente) in quello delPenunciazione
enunciata (discorso), ma soprattutto riconducono infine tutti i fili
temporali tesi attraverso il componimento al momento della sua esecu
zione per proiettarlo in quello - futuro prossimo espresso con il futuro
intenzionale (heuresei, w. 124-125) - dei suoi effetti pragmatici.
Dopo essere apparsa nelFenunciato delPenunciazione con il ricorso
alio stesso tipo di futuro performativo (phaso, v. 24), la voce del locu
tore colloca tutto il sistema di riferimento temporale del componi
mento nella prospettiva del momento presente della sua enunciazione
e delle sue conseguenze extra-discorsive 21.

3. Tempo calendariale e tempi storiografici

Queste manipolazioni del tempo storico, attraverso i procedimenti


di costruzione entro un discorso specificamente narrativo, rispondono,
dunque, alie reg?le di una po?tica pragm?tica. A tal proposito, la no
zione di "tempo calendariale" cos? come viene concepita da Ricoeur
sulla scorta di Benveniste appare stranamente insufficiente, in parti
colare nel caso debba rendere conto della configurazione discorsiva di
un tempo orientato lungo un asse tra enunciato ed enunciazione, asse
che ha il suo centro nel momento della creazione del discorso stesso.
Infatti, come ? gi? stato sottolineato, quando Ricoeur affronta, nel
terzo volume della sua ricerca, il problema della costituzione del
tempo calendariale, passa sotto silenzio quello del tempo "messo in
discorso", trattato nel secondo volume. Soltanto nelle considerazioni
che concludono Pintero studio Ricoeur mette alla prova Fipotesi di
partenza su di una temporalit? che non pu? costituirsi in semplice fe
nomenolog?a senza ricorrere alia "mediazione del discorso indiretto
della narrazione". L'attivit? del racconto che viene detta "mimetica",
in riferimento alie tre mu?eseis della pre-figurazione, della configura
zione e della re-figurazione nella lettura trattate nel primo volume, ?

21 II valore desiderativo ed intenzionale del futuro in greco ? spiegato da J. Hum


bert, Syntaxe grecque, Paris 1960, pp. 151-152, mentre W. J. Slater, 'Futurs in Pindar',
Class. Quart. 63, 1969, pp. 86-94, mostra il carattere performativo ehe esso spesso as
sume nella poesia lirica. Si veda ora Ch. A. Faraone, 'The ^Performative Future" in
Three Hellenistic Incantations and Theocritus' Second Idyll, Class. Philol. 90, 1995,
pp. 1-15.

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Bacchilide tra mito, storia e culto 79

caratterizzata ahora da questo "terzo tempo" che viene sint?ticamente


posto in relazione con il tempo calendariale: terzo tempo nato dalFin
tersezione di storia e racconto "di finzione"; terzo tempo che produr
rebbe una "costruzione 'finzionale' della storia" ed, in concomitanza,
una "storicizzazione della finzione". L'attivit? dello storico va, di con
seguenza, considerata come una re-figurazione che ufa della vita
stessa un tessuto di storie raccontate" .

Si possono dunque a ragione seguir? Benveniste e Ricoeur nel ve


dere nel tempo calendariale Fintermediario tra tempo vissuto e tempo
c?smico. Si deve altresi riconoscere che tale tempo cr?nico corrisponde
ad una temporalit? costruita, che assume varie forme secondo le co
munit? culturali che Fadottano come sistema di riferimento. Si deve
quindi ammettere che il tempo calendariale si costruisce attraverso il
discorso e che, in qualit? di costruzioni culturali, le sue diverse forme
presentano valori altamente simbolici. Tali valori son? anche quelli
del tempo della storia, un tempo discorsivo che si costruisce in stretta
relazione col tempo calendariale, un tempo "storiopoietico" le cui
forme variano col variare delle comunit? che condividono le stesse cre
denze e per le quali esso ? costantemente "configurato" e ure-figura
to", un tempo che ? quello della memoria di un passato comunitario
con la sua scansione, ma anche con le sue lacune 23.

Orbene, il punto di articolazione tra i tempi exta-discorsivi, che


sono il tempo vissuto ed il tempo c?smico, ed il tempo intra-discorsivo
e simb?lico, cio? il tempo "storiopoietico" con la sua componente ca
lendariale, ? finalmente "Pistanza delFenunciazione" 24. Dal punto di
vista temporale, ? dunque il momento delFenunciazione che rappre
senta il punto di trasformazione del tempo empirico e della sua memo
ria in un tempo configurato tramite strutture discorsive, segnatamente
narrative, e di rappresentazione quali quelle del tempo calendariale. II
tempo vissuto collettivamente diviene, grazie a questo intermediario,
un tempo umesso in discorso" e raccontato; diviene quel tempo storio
grafico che non solo ? un tempo simb?lico e "storiopoietico", ma che ?

22 Ricoeur, op. cit. n. 6, III pp. 349-59; sulle tre mim?seis? si veda Temps et r?cit I,
Paris 1983, pp. 85-124.
23 Sugli aspetti testuali della memoria storiografica, si veda M. De Certeau, L'?cri
ture de Thistoire, Paris 1975, pp. 101-20.
24 Si veda in proposito Benveniste, art. cit. n. 7, pp. 75-78, con Le precisazioni che
io stesso ho proposto nelFop. cit. n. 11, pp. 14-17. La questione dell'uistanza", e quindi
del soggetto delPenunciazione, ? accennata da Ricoeur, op. cit. n. 6, III pp. 355-356,
quando egli si interroga, a conclusione della sua ricerca, sulFidentit? del chi dell'azione
narrativa.

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80 C. Ca?ame

anche un tempo in grado di venire trasmesso, con i suoi effetti ideolo


gic!. Costituito come rappresentazione del passato, questo tempo pu?
dunque diventare attivo nella comunit? che condivide la credenza in
esso e dalla quale esso ? stato ri-costruito, tramite mezzi poetici. Gra
zie a questa metamorfosi, la distinzione eurocentrica e dotta tra tempo
del mito e tempo della storia cessa di essere pertinente 25. Da questa
costituzione del tempo della storia, evenemenziale ed evolutivo, in
tempo simb?lico mediante ed alFinterno del tempo enunciato o rac
contato, a partir? dal tempo vissuto e dal tempo delPatto enunciativo o
del racconto, ? possibile trarre due conseguenze, che mi paiono confer
mare la lettura delF epinicio di Bacchilide qui proposta.

Innanzi tutto, se si intende riprendere da Benveniste Fidea di in


tempo cr?nico che sarebbe alForigine del tempo calendariale proposto
da Ricoeur, il punto sulPasse che orienta questo tempo lineare coinci
der? non tanto con il momento delF origine quando con quello della
sua enunciazione. Infatti, nella Grecia antica in particolare, Fevento
fondatore ? spesso situato al di fuori del tempo evolutivo che d'altro
canto esso stesso determina. E perci? il momento delPenunciazione
nelVhic et nunc del racconto "storico", che orienta il movimento verso
il tempo delle origini. Negli inizi nebulosi duna Grecia formata da po
polazioni ancora instabili, Tucidide ha qualche difficolt? nel trovare
un cominciamento per la sua indagine storiografica. E tutt'altro che
un caso il fatto che egli lo collochi infine, al di l? delle incertezze di
quest'epoca a malapena giunta ad un grado di civilt?, nella domina
zione che Minosse riesce a stabilire sul mare Egeo. Infatti, il rendi
conto che Tucidide d?, dopo questa prima notazione temporale, della
spedizione congiunta dei Greci contro Troia e poi il suo racconto delle
Guerre Persiane e del cinquantennio ad esse successivo sono posti en
trambi nella prospettiva della talassocrazia ateniese. La dominazione
di Atene sulle citt? del mare Egeo orienta Fintero punto di vista che
Tucidide adotta quanto al contempor?neo svolgimento della guerra
del Peloponneso 26.

2o Rimando in questa occasione alle conseguenze che ? possibile trarre, dal punto
di vista della dissoluzione del confine tra mito e storia, da una concezione che faccia
delle manifestazioni poetiche i prodotti di un processo simb?lico: si veda l op. cit. n. 14,
pp. 29-54, e Top. cit. n. 1, pp. 25-55. In relazione colle forme della poesia arcaica, si
veda anche B. Gentili, Poesia e pubblico nella Grecia antica. Da Omero al V sec?lo,
Roma-Bari 1995:\ pp. 98-102.
2? Thuc, 1, 2-4; si veda J. de Romilly, Histoire et raison chez Thucydide, Paris
1956, pp. 240-298, che vede all'opera nell*archeologia "una sorta di unificazione della
storia"; e H. Strasburger, 'Thukydides und die politische Selbstdarstellung der Athe

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Bacchilide tra mito, storia e culto 81

Sia dal punto di vista cronol?gico, sia nella sua presentazione


narrativa e nel suo fondamento ideol?gico, il passato ? dunque rico
struito a partir? dal presente. La costruzione discorsiva di questo pas
sato, che diviene quindi narrativo, ? fortemente determinata dal vis
suto di un presente empirico. Ci? viene affermato con forza da Benve
niste quando dichiara, a proposito della costruzione del tempo ling??
stico: use racconto quello che ^mi ? capitato', il passato a cui faccio ri
ferimento ? definito solo in rapporto al presente del mi? catto di paro
la' ". Ma, se ? vero che il tempo calendariale si rivela essere, in quanto
tempo costruito, un tempo al pari sottomesso alia costruzione discor
siva, tale tempo cr?nico deve altresi essere considerato - contraria
mente a ci? che Benveniste stesso afferma in proposito - come una
componente del tempo ling??stico. Attraverso il computo stesso, la li
nea che orienta il tempo calendariale si definisce anclPessa in rapporto
al momento delFenunciazione. Conformemente al movimento tempo
rale che viene tracciato nella parte finale deWEpinicio 11 di Bacchi
lide, i linguisti non hanno mancato di constatare che, in una lingua
come il francese, il sistema stesso dei tempi verbali permette d'orga
nizzare a partir? dal mondo attuale, radicato nel presente enunciativo,
dei mondi compiuti, diegetici e narrativi, ma anche dei mondi in
proiezione futura, reali o costruiti (fictionnels) 21.

Inoltre, nella Grecia antica, i primi calcoli cronologici son? fon


dati non solamente sulla successione geneal?gica dei re e poi su quella
degli arconti (nel caso di Atene), ma anche su liste quali quelle dei
vincitori ai giochi olimpici. Ci? significa che il tempo cr?nico si costi
tuisce nella sua linearit? sia a partir? dal "tempo mitico" che, secondo
Ricoeur, regolerebbe il tempo delle soci?t? sui tempo c?smico, sia a
partir? dal tempo rituale con il suo aspetto ciclico 28. Non va dimenti
cato che, nonostante sia chiamato a regolare il tempo delle comunit?
politiche e culturali, il computo del tempo calendariale ? generalmente

ner', Hermes 86, 1958, pp. 17-40 (ripreso in H. Herter (a cura di), Thukydides, Dar
mstadt 1968, pp. 498-530), con la bibliograf?a complementare fornita da S. Hornblo
wer, A Commentary on Thucydides I. Books I-III, Oxford 1991, pp. 7-9.
27 Secondo Benveniste, art. cit. n. 7, pp. 73-78, Forientamento del tempo lingui
stico a partir? dal momento delPenunciazione ?, al contrario, ci? che lo distingue netta
mente dal tempo cr?nico.
28 I diversi modi di formazione del tempo calendariale in Grecia, con la sua com
ponente cr?nica e quella rituale, sono stati studiati soprattutto da M. P. Nilsson, Die
Entstehung und religi?se Bedeutung des griechischen Kalenders, Lund 1962". Per ci?
che riguarda il complesso sistema utilizzato in particolare da Tucidide, si veda L. Picci
rilli, TI m?todo di datazione di Tucidide', Riv. filol. class. 104, 1976, pp. 129-139. La
nozione di "tempo mitico" ? evocata da Ricoeur, op. cit. n. 6, III pp. 154-156.

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82 C. Ca?ame

basato sulPiterarsi delF attivit? di celebrazione rituale di un evento


fondatore e simb?lico, secondo un ritmo basato sul ciclo c?smico del
Fanno solare o lunare. Ogni quattro anni ad Olimpia veniva celebrata
la vittoria di Pelope sulla quadriga del padre di Ippodameia ed ogni
anno noi festeggiamo a Natale la nascita di Cristo. Ebbene, la "messa
in discorso" del tempo calendariale in un componimento celebrativo
quale Y Epinicio 11 di Bacchilide ha di specifico il fatto di rispecchiare
in certo modo questo duplice aspetto. Da un lato, seguendo la linea
della causalit? narrativa attraverso una sequenza di collocazioni tem
porali in parte sfumate, mette in relazione P evento festeggiato nelVhic
et nunc del canto del componimento con una serie di atti fondatori.
DalFaltro lato, tramite il ricorso ad una serie di strutture anulari uin
castonate", riconduce la narrazione al momento della sua enuncia
zione e della sua occasione con un procedimento anulare e quindi ci
clico. Che siano cantati da un solo esecutore o da un gruppo c?rale, la
maggior parte dei componimenti che risalgono alia Grecia arcaica e
classica e che appartengono a quel genere pragm?tico che viene detto
ala poesia lirica" fanno un excursus narrativo nel passato eroico della
comunit? per poi ritornare alie circostanze della loro enunciazione. II
carattere rituale e spesso cultuale di questa situazione d'enunciazione
trova, si pu? dire, il suo corrispettivo discorsivo nelPaspetto anulare
del percorso temporale proposto dalla umessa in discorso" dei compo
nimenti che vi sono cantati.

Se la temporalit? che si manifesta nella poesia greca presenta una


forma c?clica, quest'ultima non trae origine da una concezione speci
fica del tempo c?smico, ma ? determinata dal movimento della sua
configurazione discorsiva e narrativa 29. Cos? accade anche nelVIn
chiesta narrativa di un Erodoto. Senza dubbio, secondo le reg?le che
determinano la storiografia, il tempo raccontato segue una linea cro
nol?gica che guida Fascoltatore o il lettore sin dalPinizio del confronto
fra Greci e Persiani. D'un canto, lo storiografo procede cosi riferendosi
al momento delF enunciazione (ep'eme?), il che lo porta ad escludere il
passato remoto (to palai) dalla sua indagine ed a far coincidere Finizio

29 Sulla scorta delle riflessioni ehe J.-P. Vernant, 'Aspects mythiques de la m?moi
re', Journ. de psychol. 56, 1959, pp. 1-29 (ripreso in Mythe et pens?e chez les Grecs.
Etudes de psychologie historique, Paris 1965, pp. 51-94), ha consacrato al ruolo della
rievocazione nelle immagini orfiche e filosofiche del tempo, si ? spesso attribuita ai Greci
una concezione ciclica del tempo; si vedano in proposito i riferimenti e le critiche formu
late da A. Momigliano, 4I1 tempo nella storiografia greca', History and Theory 6, 1966,
pp. 1-23 (ripreso in La storiografia greca, Torino 1982, pp. 64-94) con la n. 11, e da P.
Vidal-Naquet, Le chasseur noir. Formes de pens?e et formes de soci?t? dans le monde
grec, Paris 19832, pp. 69-93.

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Bacchilide tra mito, storia e culto 83

della narrazione con il regno di Creso. D'altro canto, attraverso la suc


cessione dei regni di Creso, di Ciro, di Cambise, di Dario e di Serse ed
attraverso gli atti di trasgressione territoriale e giuridica sempre pi?
grave che essi rappresentano, il racconto delle Guerre Persiane si svi
luppa in un accumulo di unit? sempre pi? grandi, il cui insieme si
chiude su se stesso. Con un percorso senza dubbio progressivo, il
tempo della narrazione riporta i Persiani, in modo circolare, l? dove li
aveva trovati e dove la norma delFequit? della giustizia, norma che at
traversa tutta Popera, esige che essi stiano: sulla costa i?nica del mar
Egeo, sui continente asi?tico 30. La rappresentazione temporale di na
tura continua e ciclica assume in definitiva un aspetto spaziale, ma
questo ? un altro problema.

Cosi, ? il tempo del racconto (con il suo corollario discorsivo: il


tempo delFenunciazione enunciata), e dunque Fistanza del discorso,
che radica il tempo nel tempo del vissuto nel momento stesso in cui lo
orienta. E in esso, nel tempo rituale del vissuto, che il tempo narrato,
intersecando storia e costruzione narrativa in quello che viene da noi
percepito come "mito", trova il suo valore pragm?tico, se non addirit
tura performativo, e la sua efficacia. La poesia lirica c?rale, che, nel
caso di Bacchilide, configura il tempo per trasmetterlo, consiste essa
stessa, e non va dimenticato, in un atto di culto. Radicato nel tempo
empirico, nel quale trova la sua efficacia, il tempo enunciato ? chia
mato a cambiare profilo e contenuto a seconda dei cambiamenti af
frontati dalle circostanze della sua "messa in discorso", a seconda cio?
delPevoluzione della "storia"!

Per descrivere questo esito discorsivo della memoria storiografica,


si potra dire delVEpinicio 11 di Bacchilide, parafrasando una formula
contempor?nea, che il poeta non manc? di creare la storia di cui Meta
ponto aveva bisogno .

Universit? di Losanna

30 Hdt. 1,5-6 e 9,115-122. Cfr. D. Boedeker, Trotesilaos and the End of Herodo
tus' Histories', Class. Ant. 7,1988, pp. 30-48, e F. Hartog, M?moire d'Ulysse. R?cits sur
la fronti?re en Gr?ce ancienne, Paris 1996, pp. 91-94.
31 E, in questo senso, si potr? convenire con Hurst, art. cit. n. 12, p. 166, nell'af
fermare che "(il poeta) si arroga dunque un potere che fa di lui un 'ma?tre de
signification' ".

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