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Mitologia greca

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La mitologia greca fu ed è la raccolta e quindi lo studio dei miti[1] appartenenti alla cultura religiosa degli antichi greci e che
riguardano, in particolare, i loro dèi ed eroi.

I miti greci furono raccolti in cicli che concernono le differenti aree del mondo ellenico. Unico elemento unificante è la
composizione del pantheon greco, costituito da una gerarchia di figure divine che rappresentano anche le forze o aspetti della
natura.

Gli studiosi contemporanei studiano e analizzano gli antichi miti nel tentativo di fare luce sulle istituzioni politiche e religiose
dell'antica Grecia e, in generale, di tutta l'antica civiltà greca[2].

La mitologia greca si compone di una vasta raccolta di racconti che spiegano l'origine del mondo ed espongono dettagliatamente
la vita e le avventure di un gran numero di dèi e dee, eroi ed eroine e altre creature mitologiche. Questi racconti inizialmente
furono composti e diffusi in una forma poetica e compositiva orale, mentre sono invece giunti fino a noi principalmente attraverso
i testi scritti dalla tradizione letteraria greca. Le più antiche fonti letterarie conosciute, i due poemi epici Iliade e Odissea,
concentrano la loro attenzione sugli eventi che ruotano attorno alla vicenda della guerra di Troia. Altri due poemi quasi
contemporanei alle opere omeriche, la Teogonia e Le opere e i giorni scritti da Esiodo, contengono invece racconti che riguardano
la genesi del mondo, la cronologia dei sovrani celesti, il succedersi delle età dell'uomo, l'inizio delle sofferenze umane e l'origine
delle pratiche sacrificali. Diversi miti sono contenuti anche negli Inni omerici, nei frammenti dei poemi del Ciclo epico, nelle
poesie dei lirici greci, nelle opere dei tragediografi del V secolo a.C., negli scritti degli studiosi e dei poeti dell'età ellenistica e
negli scrittori come Plutarco e Pausania.

Gli argomenti narrati dalla mitologia greca furono anche rappresentati in molti manufatti: i disegni geometrici sulla superficie di
vasi e piatti risalenti anche all'VIII secolo a.C. ritraggono scene ispirate al ciclo della guerra di Troia o alle avventure di Eracle.
Anche in seguito, sugli oggetti d'arte saranno rappresentate scene tratte da Omero o da altri miti, così da fornire agli studiosi
materiale supplementare a supporto dei testi letterari[3].

La mitologia greca ebbe una grandissima influenza sulla cultura, le arti e la letteratura della civiltà occidentale e la sua eredità
resta tuttora ben viva nei suoi linguaggi e nelle sue culture. È stata sempre presente nel sistema educativo, a partire dai primi
gradi dell'istruzione, mentre poeti e artisti di tutte le epoche si sono ispirati a essa, mettendo in evidenza la rilevanza e il peso che
i temi mitologici classici potevano rivestire in tutte le epoche della storia[4].

Indice
Mýthos e Lógos: origine dei termini e procedere del loro significato nella cultura greca
Cantori "ispirati" dalle Muse: l'origine sacra della mitologia greca
Le fonti della mitologia greca
Fonti letterarie
Fonti archeologiche
Analisi storica dei miti
L'Età degli dèi
Cosmogonia e cosmologia
Gli dèi olimpi
L'età degli dèi e degli uomini
L'età degli eroi
Eracle e i suoi discendenti
Gli Argonauti
La Casa di Atreo e il Ciclo Tebano
La Guerra di Troia e gli eventi successivi

Albero genealogico
Divinità dell'Olimpo
Altri personaggi della mitologia
L'importanza dei miti nella cultura greca
La filosofia e il mito
Il razionalismo ellenistico e romano
Le spinte sincretistiche
Interpretazioni moderne
L'approccio comparativo e psicoanalitico
Teorie sull'origine dei miti
La mitologia greca nell'arte e nella letteratura occidentale
Note
Bibliografia
Fonti primarie (greche e romane)
Fonti secondarie
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Mýthos e Lógos: origine dei termini e procedere del loro


significato nella cultura greca
Il termine "mito" (μύθος, mýthos) possiede in Omero ed Esiodo il significato di "racconto", "discorso", "storia"[5][6].

Un racconto "vero"[7], pronunciato in modo autorevole[8] perché «non c'è nulla di più vero e di più reale di un racconto declamato
da un vecchio re saggio»[9].

Nella Teogonia è μύθος ciò con cui si rivolgono le dee Muse al pastore Esiodo prima di trasformarlo in "cantore ispirato"[10].

Diversa è l'origine del lógos (λόγος)[11] che si presenta piuttosto come un "discorso calcolato, ragionato" non necessariamente
"vero":

«Il logos della mitologia, in accordo con quello della sofistica, non tiene in nessun conto la verità; piuttosto,
esso ha di mira la persuasione.»

(Michel Fattal. Ricerche sul logos. Da Omero a Plotino. Milano, Vita e Pensiero, 2005, p.55)
Solo dopo il periodo "omerico" si osserva un cambiamento radicale nei significati dei due termini:

«Dopo l'età omerica il rapporto di frequenza dei due termini si inverte gradualmente, e così anche il loro
rapporto di valore. Lógos prende via via importanza come designazione di un discorso che non fa appello a
una tradizione, ma chiede di essere valutato secondo la sua organizzazione interna, mentre mýthos, in
quanto il suo valore è legato al prestigio di chi lo proferisce, assume il senso di un discorso non
verificabile»

(Maria Michela Sassi, Gli inizi della filosofia: in Grecia, Torino, Boringhieri, 2009, p.51)
Ciò premesso, con Platone i due termini si incrociano in mythologia (il nostro usa anche mythous légein, mythologein) a
significare quel genere di poiésis che si occupa di raccontare "intorno a dèi, esseri divini, eroi e discese nell'aldilà"[12].

«Si può dunque concludere con discreto fondamento che il sostantivo mythologia e il verbo mythologeuo
accolsero e conservarono un significato restrittivo dell'originaria parola mythos: il significato di "parola
efficace" ridotta a "narrazione non obbligatoria, non implicante argomentazioni"; mentre il significato di
mythos come "parola efficace", "progetto", "macchinazione", "deliberazione", si trasferì quasi
esclusivamente nella parola logos e sopravvisse nel verbo mythiazomai. Questo vuol dire che la
congiunzione di mythos e logos (mythologia, mythologeuo) corrispose alla svalutazione di mythos come
"parola efficace", a vantaggio di logos; [...] E dunque ciò induce a supporre che nella storia della lingua
greca dopo Omero si sia progressivamente attuata - già prima di Protagora - una svalutazione di mythos a
favore di logos, tanto che le commistioni di mythos e logos furono restrizioni del significato di mythos, quasi
che mythos, al contatto diretto con il suo concorrente (non ancora con il suo "contrario"), logos, fosse
destinato a cedere parte di sé. Ciò è particolarmente importante, poiché fornisce una base filologica
all'ipotesi che la parola mythos significasse originariamente anche l'essenza dei racconti intorno a "dèi,
esseri divini, ecc.", e che proprio questa essenza da un lato abbia determinato con la sua crisi la
svalutazione e la restrizione semantica di mythos, d'altro lato sia sopravvissuta nell'oggetto indicato dal
vocabolo caratteristico dell'istante di crisi: mythologia.»

(Furio Jesi. Il mito. Milano, Mondadori, 1989, pp. 20-1)

Cantori "ispirati" dalle Muse: l'origine sacra della mitologia


greca
Le più antiche attestazioni della "mitologia" greca corrispondono ai poemi "omerici" e alla Teogonia di Esiodo, ambedue questi
contesti di letteratura sacra si contraddistinguono per un preciso incipit che richiama l'intervento di alcune dee indicate con il
termine "Muse" (Μοῦσαι, -ῶν).

(EL) (IT)
«Μῆνιν ἄειδε, θεά, Πηληιάδεω Ἀχιλῆος «Canta Musa divina, l'ira di Achille figlio di Peleo
οὐλομένην, ἣ μυρί’ Ἀχαιοῖς ἄλγε’ ἔθηκε» l'ira rovinosa che portò ai Greci infiniti dolori»

(Iliade, I. Traduzione di Guido Paduano. Milano,


Mondadori, 2007, p.3)

(EL) (IT)
«Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα «Narrami, o Musa, dell'uomo dal multiforme
πολλὰ ingegno, che tanto
πλάγχθη, ἐπεὶ Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσε» vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia»

(Odissea, I. Traduzione di Giulio Aurelio


Privitera. Milano, Mondadori, 2007, p.5)

(EL) (IT)
«Μουσάων Ἑλικωνιάδων ἀρχώμεθ᾽ ἀείδειν,
αἵ θ᾽ Ἑλικῶνος ἔχουσιν ὄρος μέγα τε ζάθεόν τε»
«Dalle Muse Eliconie cominciamo il canto,
loro che di Elicone possiedono il monte grande e
divino»

(Esiodo, Teogonia, 1-2. Traduzione di Graziano


Arrighetti, in Opere. Milano, Mondadori, 2007,
p.3)

Le Muse sono le dee che rappresentano l'ideale supremo dell'Arte, create da Zeus secondo il volere degli altri dei. L'arte va intesa
come una visione chiara su tutte le cose, terrestri e divine[13]. Esse "possiedono" i poeti; questi sono entheos (ἔνθεος "pieni di
Dio"), come ricorda lo stesso Democrito[14]. Essere entheos, è una condizione che «il poeta condivide con altri ispirati: i profeti,
le baccanti e le pitonesse»[15][16][17].

Le Muse, dunque, sono le dee che donano agli uomini la possibilità di parlare secondo il vero[18], e, figlie di Mnemosýne
(Μνημοσύνη), la Memoria, consentono ai cantori di "ricordare" avendo questa stessa funzione un valore religioso e un proprio
culto[19].

Le fonti della mitologia greca


La mitologia greca, ai giorni nostri, può essere conosciuta essenzialmente
attraverso la letteratura. Oltre alle fonti scritte possono venire in aiuto anche le
rappresentazioni artistiche a carattere mitologico, i cui reperti più antichi
risalgono al cosiddetto periodo geometrico (tra il 900 e l'800 a.C.)[20].

Fonti letterarie
La narrazione di miti ricopre un ruolo molto importante in quasi tutti i generi
letterari greci. Ciononostante, l'unico testo completo di genere mitografico a
essere sopravvissuto è la Biblioteca dello Pseudo-Apollodoro, opera che tenta
di conciliare tra loro i divergenti racconti dei poeti e fornisce un ampio
compendio della mitologia greca tradizionale e delle leggende di argomento
eroico[21].

Tra le fonti letterarie dell'epoca più antica, fondamentali sono i due poemi epici
di Omero, l'Iliade e l'Odissea. Altri poeti provvidero in seguito a completare il
Ciclo epico, ma questi poemi minori sono andati quasi interamente perduti.
Nonostante il loro nome, gli Inni omerici non hanno alcun rapporto con Omero
e sono degli inni di carattere corale, risalenti all'età dei lirici[22].
Prometeo - Gustave Moreau - 1868 -
Esiodo, poeta forse contemporaneo di Omero, nella "Teogonia" ("L'origine Museo Gustave Moreau - Parigi
degli dei"), che tratta della creazione del mondo, offre la narrazione più
completa a nostra disposizione dei miti più antichi, descrivendo la nascita di
dei, Titani e Giganti, dettagliate genealogie, racconti popolari e miti eziologici.
Un altro testo di Esiodo, "Le opere e i giorni", che è un poema didascalico sulla
vita agreste, contiene anche le leggende di Prometeo, Pandora e delle età
dell'uomo. Il poeta dispensa consigli su come riuscire a vivere al meglio in un
mondo pericoloso, reso ancora più pericoloso dagli dei che lo governano[23].
I poeti lirici trassero talvolta ispirazione dai miti, ma con il trascorrere del
tempo passarono da una trattazione più diretta e descrittiva all'uso di semplici
allusioni e velati riferimenti. I lirici greci, tra i quali Pindaro, Bacchilide e
Simonide, e i poeti bucolici come Teocrito e Bione nelle loro opere citano
alcuni episodi mitologici[24]. Inoltre, la tradizione mitica nell'antica Atene era
spesso al centro delle trame delle opere teatrali classiche. Le tragedie di
Eschilo, Sofocle ed Euripide si ispiravano all'età degli eroi e alle vicende della
guerra di Troia. Molte delle grandi leggende tragiche (come quelle di
Agamennone e i suoi figli, di Edipo, di Giasone, di Medea ecc.) assunsero la
loro forma definitiva proprio grazie alla rielaborazione che ne venne fatta in
questi lavori. Per parte sua, anche il commediografo Aristofane si servì dei miti
tradizionali in opere come "Gli uccelli" o "Le rane"[25].

Gli storici Erodoto e Diodoro Siculo e i geografi Pausania e Strabone


viaggiarono a lungo in varie zone del mondo greco e annotarono le storie di cui
venivano a conoscenza: in questo modo poterono inserire nei loro scritti
numerosi miti locali, spesso versioni alternative e poco conosciute di leggende
più note[24]. Erodoto, in particolare, esaminò le varie tradizioni che gli si Lo "Zeus di Otricoli" - Copia
presentavano di fronte, ricostruendone le radici mitologiche e confrontando la marmorea romana di un originale
tradizione greca con quella orientale[26]. greco del IV secolo a.C. - Museo del
Louvre - Parigi
La poesia ellenistica e quella romana, sebbene ormai composte soltanto con
finalità letterarie e non come supporto per il culto, contengono comunque molti
importanti dettagli di tipo mitologico, che sarebbero andati altrimenti perduti.
Questa categoria include:

1. Le opere dei poeti ellenistici Apollonio Rodio, Callimaco, Lo


pseudo-Eratostene e Partenio di Nicea.
2. Le opere dei poeti romani Ovidio, Stazio, Gaio Valerio Flacco,
Seneca e Virgilio con il commentario di Servio.
3. Le opere dei poeti greci di epoca più tarda Nonno di Panopoli,
Antonino Liberale e Quinto di Smirne.
4. Gli antichi romanzi di Apuleio, Petronio, Lolliano ed Eliodoro.
Le Fabulae e gli Astronomica, opere dello Pseudo-Igino che adottava uno stile
simile a quello classico romano, sono due importanti compendi mitologici
scritti in prosa. Altre due utili fonti sono le Immagini di Filostrato il vecchio e
Filostrato il giovane e le Descrizioni di Callistrato. Achille uccide un prigioniero troiano
di fronte a Caronte - Cratere a figure
Per concludere, un certo numero di scrittori greco-bizantini riportano rosse di fabbricazione etrusca - tra la
importanti dettagli mitologici tratti da opere greche andate perdute: tra i loro fine del IV secolo a.C. e l'inizio del III
secolo a.C.
testi più importanti si ricordano il Lexicon di Esichio, la Suda, i saggi di
Giovanni Tzetzes e di Eustazio di Salonicco.

Fonti archeologiche
La scoperta delle rovine della civiltà micenea, da parte dell'archeologo tedesco Heinrich Schliemann (XIX secolo), e di quelle
della civiltà minoica a Creta, per mano dell'archeologo britannico Arthur Evans (XX secolo), è stata di grande aiuto per chiarire
molti dubbi relativi ai poemi omerici; grazie ad esse sono stati rinvenuti molti reperti archeologici relativi a particolari dei
racconti mitologici. Sfortunatamente le testimonianze trovate nei siti micenei e cretesi sono esclusivamente di tipo monumentale,
dato che la scrittura Lineare B (un'antica forma di lingua trovata sia sull'isola sia nella Grecia continentale) era principalmente
utilizzata per redigere registri e inventari, anche se talvolta, non senza qualche incertezza, è possibile rintracciare su queste
tavolette i nomi di dei ed eroi[23].

I disegni geometrici sui manufatti di ceramica risalenti all'VII secolo a.C. ritraggono scene tratte dal ciclo troiano e dalle
avventure di Eracle[23]. Queste rappresentazioni grafiche di scene mitologiche sono importanti per due diverse ragioni: da un lato
è stata trovata la testimonianza di molti miti greci su vasi di epoche anteriori a quelle delle fonti letterarie (delle dodici fatiche di
Eracle, soltanto l'episodio con Cerbero è stato trovato prima su di una fonte letteraria[27]), dall'altro le fonti tratte da oggetti d'arte
talvolta ritraggono miti e scene mitologiche che non sono affatto presenti in testi scritti. In alcuni casi la rappresentazione di un
mito sui vasi del periodo geometrico ha preceduto di parecchi secoli la prima testimonianza scritta da noi conosciuta[20]. Presso
tutte le civiltà antiche gli uomini elaboravano le risposte alle domande fondamentali della vita.

Analisi storica dei miti


Questa voce o sezione sull'argomento mitologia greca è ritenuta da
controllare.
Motivo: Paragrafo squilibrato, e fin troppo assertivo nonostante la marginalità delle
fonti.
La mitologia dei popoli greci non è stata un "corpus" immobile ed immutabile, ma nel corso del tempo è cambiata, adeguandosi
all'evoluzione della loro cultura. I primi abitanti della penisola balcanica erano un popolo di agricoltori che tendeva ad attribuire il
dominio di uno spirito ad ogni aspetto della natura. Queste vaghe entità spirituali finirono per assumere un aspetto umano ed
entrarono a far parte della mitologia locale con il ruolo di dei e dee[28]. Quando la zona venne invasa da tribù provenienti dal nord
della penisola, queste popolazioni portarono con sé il culto di nuove e diverse divinità, che erano in relazione con la conquista, la
forza, il valore in battaglia, l'eroismo e la violenza. Alcune delle vecchie divinità create dalla precedente società rurale fusero i
propri aspetti con quelle portate da questi potenti invasori, altre finirono per essere soppiantate e dimenticate[29].

Verso la metà dell'epoca Arcaica divennero sempre più frequenti leggende riguardanti le relazioni tra divinità maschili ed eroi,
fatto che indica il parallelo sviluppo in questo periodo dell'abitudine della pederastia pedagogica (Eros paidikos, παιδικός ἔρως),
sebbene la pratica si sia largamente diffusa attorno al 630 a.C. Entro la fine del V secolo a.C. i poeti avevano attribuito un
eromenos ad ognuno degli dei più importanti, eccettuato Ares, ed a molti altri personaggi leggendari[30]. Anche miti
precedentemente esistenti, come quello di Achille e Patroclo, furono riletti in chiave omosessuale[31]. In periodi successivi,
dapprima i poeti Alessandrini e poi i mitografi della prima età imperiale romana adattarono spesso, adeguandoli alla loro cultura,
la storia dei personaggi della mitologia greca.

La poesia epica creò una serie di cicli di leggende, con il risultato di sviluppare una qualche forma di cronologia mitologica: in
questo modo le storie narrate dalla mitologia greca finirono praticamente per narrare una fase dell'evoluzione del mondo e
dell'uomo[32]. Le molte contraddizioni evidenti tra le varie leggende rendono impossibile ricostruire una linea cronologica
completa, ma se ne può almeno abbozzare una approssimativa. Si può dividere la storia del mondo secondo la mitologia in 3 ampi
periodi:

1. "I miti delle origini" ovvero "L'età degli dei" (Theogonies, "nascite degli dei") – Si tratta di miti riguardanti le
origini del mondo, degli dei e della razza umana.
2. "L'epoca in cui gli dei e gli uomini vivevano insieme liberamente" – Racconti delle prime interazioni tra dei,
semidei e mortali.
3. "L'epoca degli eroi" ovvero "L'età eroica" – In questo periodo gli dei erano meno attivi e meno presenti. Le
ultime e più importanti tra le leggende di questo periodo sono quelle legate alla guerra di Troia e agli avvenimenti
successivi (alcuni studiosi tendono a considerarle in una categoria a parte)[33].
L'epoca degli dei è stata spesso considerata la più interessante dagli studiosi contemporanei, ma gli autori greci delle epoche
arcaica e classica mostrano invece una spiccata preferenza per l'epoca degli eroi. Ad esempio l'Iliade e l'Odissea, per il successo
riscosso e le stesse dimensioni dei testi, fecero apparire la Teogonia e gli Inni Omerici, le cui narrazioni erano incentrate sugli dei,
come delle opere minori. Sotto l'influenza delle opere di Omero il "culto degli eroi" portò ad una revisione di alcune concezioni
religiose, che si tradusse nella separazione tra il regno degli dei da quello dei morti (gli eroi), e tra le divinità olimpiche da quelle
ctonie[34]. Ne Le opere e i giorni, Esiodo si serve dello schema delle quattro Età dell'uomo: L'età dell'Oro, dell'Argento, del
Bronzo e del Ferro. Queste età sono state create dagli dei separatamente; l'età dell'oro si riferisce al regno di Crono, mentre quelle
successive sono opera di Zeus. Esiodo pone l'età degli eroi subito dopo quella del bronzo. L'ultima, quella del ferro, è quella in
cui viveva il poeta stesso. Egli la considera la peggiore, in quanto nel mondo ha fatto la sua comparsa il male, come viene
spiegato dal mito di Pandora[35]. Nella sua opera, le Metamorfosi, Ovidio segue lo stesso schema delle quattro età introdotto da
Esiodo[36].

L'Età degli dèi

Cosmogonia e cosmologia
"I miti dell'origine", o "miti della creazione", rappresentano un tentativo di
tradurre l'universo in termini comprensibili all'uomo e di spiegare l'origine del
mondo[37]. Il racconto tradizionalmente più diffuso ed accettato degli inizi del
mondo è quello narrato nella Teogonia di Esiodo. Tutto comincia con il Caos, un
enorme ed indistinto nulla. Dal vuoto del caos apparve Gea (la Terra) con alcune
altre divinità primordiali: Eros (l'Amore), l'Abisso (il Tartaro) e i gemelli Nyx (la
notte) ed Erebo (l'oscurità)[38]. Gea, senza la collaborazione di alcuna figura
maschile, generò Urano (il cielo), che una volta nato la fecondò. Dalla loro
unione per primi nacquero i Titani, sei maschi e sei femmine: Oceano, Ceo, Crio,
Iperione, Giapeto, Teia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe, Teti e Crono. Poi
nacquero i monocoli Ciclopi (Bronte, Sterope e Arge) e gli Ecatonchiri (Briareo,
Gige e Cotto) dalle cento mani. Urano getta i figli nel Tartaro per paura di
perdere per causa loro il posto di re, in quanto marito di Gea, del creato.

Crono – "l'astuto più giovane e terribile dei figli di Gea"[38] – venne salvato
Amor vincit omnia - Ritratto del dio dalla madre Gea e poté così vendicare i suoi fratelli. Evirò il padre e divenne il
dell'amore, Eros - Caravaggio - circa sovrano dei titani prendendo come moglie la sorella Rea, mentre gli altri Titani
1600 andarono a comporre la sua corte. Da Rea ebbe diversi figli che, per paura che lo
spodestassero, mangiò uno ad uno. Ma non il più piccolo, Zeus, che Rea riuscì a
nascondere affidandolo alle cure della capra Amaltea e che sostituì con una
pietra ravvolta in fasce e in panni. Crono, ignaro della sostituzione, ingoiò quello che credeva l'ultimo dei suoi figli. Una volta
adulto Zeus affrontò suo padre e lo costrinse a bere un farmaco che gli fece vomitare tutti i figli che aveva divorato, infine lo
sfidò scatenando una guerra per il trono degli dei. Alla fine, con l'aiuto dei Ciclopi (che aveva liberato dal Tartaro) e di Campe,
Zeus e i suoi fratelli e sorelle riuscirono ad avere la meglio, mentre Crono ed i Titani furono gettati a loro volta nel Tartaro e lì
imprigionati[39].

Nell'opinione dei primi antichi Greci che si occuparono di poesia, la teogonia era considerata un prototipo poetico – il prototipo
del "mito" – e non si era lontani dall'attribuirle poteri magici. Orfeo, l'archetipo del poeta, era considerato anche il primo
compositore di teogonie, delle quali nelle Argonautiche di Apollonio si serve per placare i mari e le tempeste e per commuovere
gli induriti cuori degli dei dell'oltretomba durante la sua discesa all'Ade. Quando Ermes nell'"Inno Omerico ad Ermes" inventa la
lira, la prima cosa che fa è usarla per cantare la nascita degli dei[40].

La Teogonia di Esiodo non è soltanto la più completa descrizione delle leggende sugli dei giunta fino a noi ma anche, grazie alla
lunga invocazione preliminare alle Muse, una fondamentale testimonianza di quale fosse il ruolo del poeta durante l'epoca
arcaica. La teogonia fu il soggetto di molti poemi andati perduti – tra cui quelli attribuiti ad Orfeo, Museo, Epimenide, Abaride e
ad altri leggendari cantori – che venivano usati nel corso di segreti rituali di purificazione e riti misterici. Alcuni indizi
suggeriscono che Platone conoscesse bene alcune versioni della teogonia Orfica[41]. Di queste opere non restano che pochi
frammenti all'interno di citazioni dei filosofi Neoplatonici e su alcuni brandelli di papiro rinvenuti solo da poco nel corso di scavi
archeologici. Uno di questi frammenti, il Papiro di Derveni, prova come almeno nel V secolo a.C. un poema teo-cosmogonico
attribuito ad Orfeo esistesse veramente. In questo poema, che tentava di superare il valore di quello di Esiodo, la genealogia
divina veniva ampliata con l'aggiunta di Nyx (la Notte), che nella linea temporale andava a posizionarsi prima di Urano, Crono e
Zeus[42].

I primi filosofi naturalisti si opposero, o talvolta le usarono come base di partenza per le loro teorie, alle convinzioni popolari
basate sulla mitologia e diffuse nel mondo greco. Alcune di queste idee possono essere rintracciate nelle opere di Omero e di
Esiodo. In Omero la terra è concepita come un disco piatto che galleggia sul fiume Oceano, sovrastato da un cielo emisferico su
cui si muovono il sole, la luna e le stelle. Il sole, Elio, attraversava i cieli alla guida del suo carro, mentre di notte si pensava che
si spostasse attorno alla terra riposando in una coppa d'oro. Il sole, la terra, il cielo, i fiumi e i venti potevano essere oggetto di
preghiere e chiamati a testimoni di giuramenti. Le cavità naturali erano generalmente interpretate come degli ingressi verso il
mondo sotterraneo dell'Ade, la casa dei morti[43].

Gli dèi olimpi


Dopo la cacciata dei Titani, emerse un nuovo pantheon di esseri immortali
composto da Dei e Dee. Tra le principali divinità greche spiccano gli Olimpi (la
determinazione del loro numero a dodici sembrerebbe essere un'idea
relativamente moderna)[44], che risiedevano sulla cima del Monte Olimpo sotto
la guida di Zeus. Oltre agli Olimpi, i Greci venerarono diverse divinità agresti
come il dio-capra Pan, le Ninfe, le Naiadi (che abitavano le sorgenti), le Driadi
(che dimoravano negli alberi), le Nereidi (abitatrici dei mari), gli dei fluviali, i
Satiri ed altre. Oltre a queste esistevano le oscure forze del mondo sotterraneo
come le Erinni (o Furie), che si credeva perseguitassero chi avesse commesso
crimini contro i propri consanguinei[45]. In onore degli dei del pantheon greco, i
poeti composero gli Inni omerici (una raccolta di 33 canti)[46].

Nei moltissimi miti e leggende di cui si compone la mitologia greca, le divinità


sono descritte come esseri immortali dotati di un corpo idealizzato ma
assolutamente reale. Secondo Walter Burkert la caratteristica qualificante
dell'antropomorfismo greco è che "gli dei greci sono persone, non astrazioni,
idee o concetti"[47]. Al di là del loro aspetto, gli antichi dei greci erano dotati di
I Dodici Olimpi - Monsiau – fine del
fantastiche capacità; tra le più significative c'era l'immunità verso qualsiasi tipo
XVIII secolo
di malattia e il poter essere feriti solo se si fossero verificate alcune circostanze
straordinarie. I Greci pensavano che l'immortalità fosse una caratteristica
distintiva dei loro dei; era assicurata loro, al pari dell'eterna giovinezza, dal costante consumo di nettare e ambrosia, che
rinnovavano il sangue divino che scorreva nelle loro vene[48].

Ogni dio ha la propria genealogia, persegue i propri scopi e interessi, è dotato di specifiche capacità e possiede una personalità
unica e chiaramente distinguibile da quelle degli altri; tuttavia queste descrizioni provengono da diverse varianti locali delle
leggende, e queste varianti talvolta sono in contrasto tra di loro. Quando questi dei venivano invocati nei componimenti poetici,
nelle preghiere o durante i rituali di culto, ci si rivolgeva loro combinando il loro nome con uno o più epiteti, che distinguevano
tra le varie forme in cui gli dei stessi si potevano manifestare (ad esempio Apollo Musagetes indica "Apollo la guida delle
Muse").
La maggior parte degli dei era associata ad aspetti specifici della vita. Ad
esempio, Afrodite era la dea dell'amore e della bellezza, Artemide dea della
caccia, della luna e protettrice di animali, Ares della guerra, Ade dei morti e del
sottosuolo e Atena della saggezza e delle arti[49]. Alcune divinità, come Apollo e
Dioniso, mostravano personalità complesse e si occupavano di vari aspetti della
vita, mentre altre, come Estia o Elio, erano poco più che mere personificazioni. I
templi greci più suggestivi e solenni furono dedicati per lo più ad un ristretto
numero di dei, quelli il cui culto era centrale nella religiosità panellenica. Era
comunque comune che singole regioni o villaggi fossero particolarmente devote
Zeus, trasformatosi in un cigno,
seduce Leda, la regina di Sparta - anche a divinità minori considerate le loro protettrici. Inoltre, in molte città il
Copia del XVI secolo di un originale culto delle divinità più note era praticato seguendo particolari rituali locali, che li
di Michelangelo andato perduto. associavano a strane leggende altrove del tutto sconosciute. Durante l'età eroica,
il culto degli eroi e dei semidei si affiancò a quello delle divinità principali.

L'età degli dèi e degli uomini


Tra l'età in cui gli dei vivevano soli e quella in cui gli interventi divini negli
affari umani diventarono limitati, ci fu un'epoca di transizione nella quale dei e
uomini agivano fianco a fianco. Ciò accadde durante tempi immediatamente
successivi alla creazione del mondo, in cui i due gruppi si unirono con molta più
libertà di quanto non abbiano fatto in seguito. I racconti di queste vicende, la
maggior parte dei quali fu successivamente riportata nelle Metamorfosi di
Ovidio, possono essere suddivisi in due categorie tematiche: i racconti d'amore e
i racconti delle punizioni[50].
Le nozze di Peleo e Teti - Hans
I racconti d'amore spesso narrano di incesti, oppure della seduzione o dello
Rottenhammer
stupro di una donna mortale da parte di una divinità maschile, unioni dalle quali
discendono gli eroi. L'insegnamento di queste storie generalmente è che le
relazioni tra dei e mortali sono qualcosa da cui è meglio tenersi alla larga; anche le relazioni consensuali raramente terminano con
un lieto fine[51]. In alcuni casi è una divinità femminile che si accoppia con un mortale, come accade nell'Inno Omerico ad
Afrodite, in cui la dea si giace con Anchise per generare Enea. Le nozze di Peleo e Teti, che portarono alla nascita di Achille,
costituiscono un altro mito di questo secondo tipo.

I racconti delle punizioni ruotano perlopiù attorno al furto o all'invenzione di alcune importanti scoperte culturali, come quando
Prometeo ruba il fuoco agli dei, quando Tantalo sottrae il nettare e l'ambrosia dalla tavola di Zeus e li dà ai suoi sudditi rivelando
loro i segreti degli dei, quando Prometeo o Licaone inventano i sacrifici, quando Demetra insegna i segreti dell'agricoltura e i
Misteri eleusini a Trittolemo, o quando Marsia trova il flauto gettato sulla Terra da Atena e sfida Apollo ad una gara di abilità
musicale. Un frammento di papiro anonimo, che si fa risalire al III secolo a.C., racconta in modo molto vivido la punizione che
Dioniso infligge al re di Tracia Licurgo che aveva riconosciuto il dio con colpevole ritardo, ricevendone pene terribili che si
sarebbero protratte anche nell'aldilà[52]. La storia dell'arrivo di Dioniso in Tracia per fondarvi il proprio culto fu anche il soggetto
di una trilogia tragica di Eschilo[53]. In un'altra tragedia, Le Baccanti di Euripide, il re di Tebe Penteo viene punito da Dioniso
perché gli ha mancato di rispetto ed ha spiato le sue Menadi[54].

In un'altra leggenda, basata su di un antico racconto popolare dal tema simile[55], Demetra, mentre stava cercando la figlia
Persefone, aveva assunto l'aspetto di una vecchia di nome Doso, godendo così dell'ospitalità del re di Eleusi Celeo. Per
compensarlo dell'accoglienza offerta, Demetra progettò di trasformarne il figlio Demofoonte in un dio, ma non riuscì a
completare il necessario rituale perché la madre Metanira, vedendo il figlio tra le fiamme del focolare, la interruppe gridando
spaventata. Demetra se ne ebbe a male e si lamentò dell'incomprensione che gli stupidi mortali riservano ai riti divini[56].
L'età degli eroi
La poesia epica e genealogica
creò dei cicli di leggende che si
raggruppavano attorno alla
figura di determinati eroi o che
sviluppavano la storia di alcuni
eventi. In questo modo si
spiegavano inoltre le relazioni
familiari e le discendenze di
eroi che figuravano in leggende
diverse, finendo per riordinare
Dioniso con dei satiri - decorazione Achille benda le ferite di Patroclo. -
le leggende stesse in una
interna di una coppa dipinta dal Decorazioni su un Kylix dipinto da
successione abbastanza stabile. Sosia.
pittore di Brigo - Museo del Louvre -
Parigi
In seguito all'incremento
dell'abitudine al culto degli eroi, gli dei e gli eroi finirono per fare parte di un
unico immaginario sacro, venendo invocati insieme nei giuramenti e nelle preghiere[57]. Contrariamente a quanto accadde
durante l'età degli dei, nel corso dell'età eroica il numero degli eroi non rimase fisso e non vi fu mai un loro elenco definitivo:
mentre non si parlò più della nascita di nuovi grandi dei, eroi nuovi continuavano a sorgere nel corpus leggendario. Un'altra
importante differenza tra i due culti è che l'eroe locale diventa il centro dei culti locali e le popolazioni delle varie zone e città si
identificano in esso[58].

Le grandiose avventure di Eracle secondo molti rappresentano l'inizio dell'età degli eroi. A quest'epoca può essere senz'altro
attribuita anche la creazione dei miti di tre grandi leggendarie imprese militari: la spedizione degli Argonauti, la guerra di Troia e
la guerra Tebana[59].

Eracle e i suoi discendenti


È possibile che ad ispirare la figura di Eracle e le complesse leggende che lo riguardano sia stato un uomo realmente esistito;
forse si trattò di un condottiero militare al servizio del regno di Argo. Tuttavia, secondo la tradizione Eracle era figlio di Zeus e di
Alcmena, la nipote di Perseo[60]. Le sue incredibili imprese, molte delle quali tratte dal folklore locale, fornirono una gran mole
di spunti per le leggende più note. Fu ritratto come molto devoto e dedito alla costruzione di altari, famoso però per il suo
eccezionale appetito; questo è il ruolo in cui appare nei racconti più leggeri e divertenti, mentre la sua terribile fine è stata fonte di
ispirazione per i tragediografi[61]. Nelle opere d'arte e in quelle letterarie Eracle fu rappresentato come un uomo estremamente
muscoloso e forte, ma non eccessivamente alto; l'arma di cui solitamente si serviva era l'arco, ma usava frequentemente anche
una clava. Le decorazioni sugli oggetti ceramici dimostrano l'incomparabile popolarità raggiunta da Eracle: solo la sua lotta
contro il Leone di Nemea venne dipinta centinaia di volte[61].

La figura di Eracle venne recepita anche dalle mitologie romana ed etrusca e l'esclamazione "Mehercule!" divenne abituale tra i
Romani come "Herakleis!" lo era tra i Greci[61]. In Italia fu venerato come una divinità protettrice di mercanti e commercianti,
anche se alcuni continuavano ad invocarlo, secondo tradizione, perché concedesse loro fortuna e li salvasse dai pericoli[60].

La figura di Eracle fu accostata alle classi sociali più illustri attribuendogli il ruolo di progenitore della dinastia reale dorica.
Questa leggenda probabilmente servì per legittimare a posteriori la migrazione del popolo dorico nel Peloponneso. Illo, l'eroe
eponimo della stirpe dorica, fu trasformato nel figlio di Eracle e incluso tra gli Eracleidi (i numerosi discendenti di Eracle,
specialmente dalla linea che fa capo ad Illo stesso – altri Eracleidi furono Macaria, Lamo, Manto, Bianore, Tlepolemo e Telefo). I
sedicenti Eracleidi nel Peloponneso conquistarono i regni di Micene, Sparta ed Argo rivendicando, secondo quanto sostenuto
nelle leggende, il loro diritto a governare derivante dagli illustri progenitori. La
loro ascesa al potere è stata spesso denominata come Invasione Dorica. In
epoche successive anche gli appartenenti alle case regnanti di Lidia e Macedonia
assunsero il titolo di Eracleidi[62].

Altri esponenti di questa prima generazione di eroi, come Perseo, Deucalione,


Teseo e Bellerofonte, condividono con Eracle alcuni tratti comuni: tutti
compiono le loro imprese da soli e queste imprese, nelle quali sconfiggono
mostri come Medusa o la Chimera, possiedono molti elementi fantastici e simili
a quelli delle fiabe. Anche l'intervento degli dei che mandano l'eroe verso la
morte è un tema ricorrente di questa prima tradizione eroica, come mostrano le
leggende di Perseo e Bellerofonte[63].

Gli Argonauti
L'unico poema epico sopravvissuto dell'epoca Ellenistica sono Le Argonautiche
di Apollonio Rodio (poeta, studioso e direttore della Biblioteca di Alessandria)
che narrano la leggenda del viaggio di Giasone e degli Argonauti intrapreso per
riprendere il Vello d'oro nel mitico paese della Colchide. Nelle Argonautiche
Giasone è spinto all'impresa dal re Pelia, che aveva saputo da una profezia che
un uomo con un solo sandalo sarebbe stato la sua nemesi. Giasone arriva a corte
Eracle con il piccolo Telefo - Copia
dopo aver appunto perso un sandalo nel fiume e da questo antefatto prende il via
romana di un originale greco
probabilmente della scuola di Lisippo l'avventura. Quasi tutti gli eroi di questa seconda generazione accompagnano
-Museo del Louvre - Parigi Giasone sulla nave Argo nella sua ricerca del Vello d'oro: tra gli altri ci sono
Eracle, i Dioscuri, Atalanta e Meleagro al quale era stato dedicato un ciclo epico
che rivaleggiava con Iliade ed Odissea. Sia Pindaro che Apollonio che lo
Pseudo-Apollodoro si sforzarono nelle loro opere di dare un elenco completo degli Argonauti[64]

Apollonio compose il suo poema nel III secolo a.C., ma la leggenda originaria è in realtà precedente all'Odissea, nelle cui pagine
si possono trovare rimandi alle imprese di Giasone, tanto che la storia dei vagabondaggi e delle avventure di Odisseo potrebbe
esserne stata ispirata.[65] Nell'antichità la spedizione fu considerata un fatto storico effettivamente accaduto, ed interpretata come
un episodio della storia dell'apertura al commercio ed alla colonizzazione greca nell'area del Mar Nero.[66] La leggenda godette
comunque di una grande popolarità, anche grazie al gran numero di leggende locali che, fondendosi con essa, finirono per creare
un ciclo epico. In particolare, il personaggio di Medea catturò l'immaginazione dei poeti tragici divenendo fonte di ispirazione per
molti componimenti Ψ.[67]

La Casa di Atreo e il Ciclo Tebano


Tra quella degli Argonauti e quella che si cimentò nella guerra di Troia, ci fu una generazione di eroi conosciuta principalmente
per essersi macchiata di orribili crimini: tra questi spiccano Atreo e Tieste. Dietro al mito della casata di Atreo (che insieme con
quella di Labdaco è una delle due dinastie eroiche più importanti) si nasconde l'eterno problema del passaggio di mano del potere
e delle modalità di accesso al trono. I due fratelli e i loro discendenti rivestono un ruolo fondamentale nel drammatico passaggio
di potere nella città di Micene.[68]

Il Ciclo tebano tratta soprattutto delle vicende legate a Cadmo, il fondatore della città, e successivamente della storia di Laio ed
Edipo; si tratta di una serie di vicende che portano alla fine al saccheggio della città per mano dei Sette contro Tebe (non è chiaro
se le figure di questi sette eroi fossero già presenti nei miti antichi) e degli Epigoni.[69] Per quanto riguarda Edipo, i miti originari
sembrerebbero raccontare una storia diversa da quella che è diventata famosa
attraverso la tragedia di Sofocle e le leggende più tarde: pare infatti che, dopo
aver scoperto che Giocasta era sua madre, continuò ugualmente a governare la
città, prendendo però in moglie un'altra donna che gli assicurasse la discendenza
Ψ.[70]

La Guerra di Troia e gli eventi successivi


La mitologia greca raggiunge il
suo momento più significativo
con la guerra di Troia,
combattuta tra Greci e Troiani,
e le vicende ad essa successive.
Le linee principali di questo
ciclo di leggende furono
tratteggiate da Omero, mentre
Cadmo mentre semina i denti del
in epoche successive altri poeti
drago. – Dipinto di Maxfield Parrish –
1908 e drammaturghi elaborarono e
svilupparono le storie di vari
singoli personaggi. Grazie alla
storia del condottiero troiano Enea, raccontata da Virgilio nell'Eneide, la guerra
di Troia finì per rivestire una certa importanza anche nella mitologia romana.
L'ira di Achille - Giovanni Battista
Il ciclo della guerra di Troia, una raccolta di poemi epici, narra il racconto degli Tiepolo – 1757 - Affresco, 300 x 300
cm, Villa Valmarana - Vicenza
eventi che fecero da prodromi alla guerra stessa: tra questi le leggende di Eris e
la mela d'oro, del giudizio di Paride, del rapimento di Elena, e del sacrificio di
Ifigenia in Aulide. Per riprendere Elena i greci organizzarono una grande spedizione militare sotto il comando del fratello di
Menelao, il re di Micene Agamennone, ma i Troiani rifiutarono di restituire la donna. L'Iliade, ambientata durante il decimo anno
di guerra, racconta della lite tra Agamennone ed Achille, il migliore dei guerrieri greci, e delle conseguenti morti in battaglia
dell'amico di Achille Patroclo, e di Ettore, figlio di Priamo e comandante in capo dell'esercito troiano. Dopo la morte di Ettore,
alle forze troiane si unirono due esotici alleati: la regina delle Amazzoni Pentesilea ed il re degli Etiopi Memnone, figlio della dea
dell'aurora Eos.[71]

Achille uccise entrambi questi nuovi guerrieri, ma Paride riuscì a sua volta ad
abbattere l'eroe greco con una freccia. Prima di poter conquistare la città, i Greci
furono costretti a rubare dall'acropoli di Troia la statua di lignea di Atena, il
Palladium. Alla fine, con l'aiuto della dea, costruirono il celebre cavallo di legno
che i Troiani, nonostante gli avvertimenti della profetessa Cassandra e del
sacerdote Laocoonte, portarono entro le mura, persuasi da Sinone, un acheo
fintosi disertore. Quella stessa notte la flotta greca ritornò in segreto ed i
guerrieri nascosti nel cavallo fecero irruzione in città, che venne saccheggiata e
poi distrutta. Priamo e i suoi figli rimasti furono uccisi, mentre le donne di Troia
"L'introduzione del Cavallo di Troia in furono incluse nel bottino di guerra e portate in Grecia come schiave.
città" - Giovanni Battista Tiepolo
Gli avventurosi viaggi di ritorno dei capi dei greci sono narrati in due poemi
epici: i Ritorni (Nostoi andato perduto) e l'Odissea di Omero. Il ciclo delle
leggende relative alla guerra di Troia include anche le avventure di alcuni dei figli degli eroi, come Telemaco ed Oreste[71]
La Guerra di Troia fornì una notevole quantità di spunti per gli artisti delle epoche successive e fu fonte di ispirazione per opere
come le metope del Partenone che rappresentano appunto scene tratte dal saccheggio della città; questa predilezione mostra
piuttosto chiaramente l'importanza che questo ciclo di storie ebbe per l'antica civiltà greca.

Albero genealogico
Chaos

Notte Erebo Tartaro Eros Gea

Ponto

Nereo Taumante Forco Ceto Euribia

Estia Demetra Era Poseidone Ades

Alcmena Persefone

Eracle Ares Ilizia Ebe Efes

Apollo
(Febo)

Divinità dell'Olimpo
Ade - fratello di Zeus e dio degli Inferi, dei morti e delle ricchezze della terra.
Afrodite - dea dell'amore, della seduzione e della bellezza.
Apollo - dio della luce, della musica, dell'arte, della poesia, della medicina, della malattia, della conoscenza e
della scienza, del tiro con l'arco, dell'ordine e della profezia.
Ares - dio della guerra sanguinaria, degli spargimenti di sangue e della violenza.
Artemide - sorella gemella di Apollo e dea della caccia, della natura selvaggia, degli animali e della luna.
Atena - dea della saggezza, della strategia militare, delle arti utili, dell'ingegno, della guerra condotta per causa
giusta e dell'artigianato.
Demetra - dea dell'agricoltura, delle piante, della natura e della fertilità.
Dioniso - dio del vino, dell'energia vitale, dell'ebrezza, delle feste e dei banchetti.
Efesto - dio del fuoco, delle armi, della tecnologia, dei fabbri e della metallurgia.
Era - moglie di Zeus, dea della fedeltà coniugale e del matrimonio.
Eracle - dio della forza giunto all'Olimpo in seguito alla sua vita
terrena. Figlio illegittimo di Zeus dalla forza straordinaria, che
divenne un dio in seguito alle sue eroiche imprese.
Ermes - messaggero degli dèi, dio dei ladri, dei mercanti, delle
strade, dei commerci, degli inganni, degli alchimisti, dell'eloquenza,
della furbizia e dei viandanti.
Estia - dea della casa e del fuoco sacro (acceso per onorare le
divinità), cedette il suo posto tra le divinità dell'Olimpo a Dioniso.
Poseidone - fratello di Zeus e dio del mare, delle acque, della
navigazione e dei terremoti.
Zeus - re degli dèi e sovrano dell'Olimpo, dio dei fulmini, dei
fenomeni atmosferici e dei cieli.

Altri personaggi della mitologia


Acheloo - dio del fiume dell'Etolia, figlio di Oceano e Teti
Alfeo - dio del fiume con questo nome che scorre nel Peloponneso
Alfito - dea seminatrice del grano bianco
Asclepio - dio dei medici (per i Romani Esculapio)
Astrea - dea della giustizia. Trovando troppa iniquità tra gli uomini
andò a vivere tra le stelle.
Borea - dio del vento del nord e dell'inverno.
Cabiri - gruppo di divinità adorate in Samotracia, Egitto e Menfi.
Cariti, più note nella loro versione romana di Grazie - dee della
bellezza e forze della vegetazione: Aglaia, Eufrosine, Talia
Ebe - coppiera degli dei, dea della giovinezza.
Ares
Ecate - dea della profezia, della luna e della notte, della nebbia, degli
incroci (trivii), della magia, della stregoneria e delle streghe e dei
maghi.
Enio - dea della guerra.
Eolo – dio dei venti.
Eos - dea dell'aurora.
Erinni o Eumenidi - divinità delle pene.
Eris - dea del caos e della discordia.
Eros o Cupido - dio dell'amore passionale.
Esperidi - ninfe del tramonto figlie della Notte
Gea o Gaia - dea primordiale della terra, madre dei Titani ed essenza della natura
Glauco - divinità marina
Iacco - dio che guida la processione degli iniziati ai misteri eleusini
Ilizia - dea che presiede il parto
Imeneo - dio che guida il corteo nuziale
Iris - dea dell'arcobaleno
Meti - figlia di Oceano, divinità dell'intelligenza astuta e della prudenza, madre di Atena
Mnemosine - dea della memoria, madre delle Muse
Moire - personificazioni del destino di ciascuno
Muse - cantatrici divine che presiedono al pensiero in tutte le sue forme

Calliope - musa della letteratura


Clio - musa della storia
Erato - musa della poesia erotica
Euterpe - musa della musica
Melpomene - musa della tragedia
Polimnia - musa della poesia religiosa
Talia - musa della commedia
Tersicore - musa della danza
Urania - musa dell'astronomia
Naponos - divinità della intelligenza, adorata in Magna Grecia
Narciso - personaggio dell'amor di sé e della bellezza maschile
Nefele - Dea delle nubi
Nereo - divinità marina, figlio di Ponto e Gaia
Nike - dea che personifica la Vittoria
Nyx o Notte - dea della notte che ha generato Emera ed Etere assieme ad Erebo, nonché le Personificazioni
Ore - divinità delle stagioni
Pan - dio dei satiri e delle selve e dei greggi.
Partenope - ecista fondatrice della città omonima (nucleo originario di Napoli) divinizzata dopo la morte
Persefone - figlia di Demetra rapita da Ade e divenuta sua moglie e la regina dei morte e la dea della primavera.
Le Personificazioni, generate dalla Notte: sono Apate, Ker, Moros, gli Oneiroi, Tanato, Eris, Hypnos, Nemesi,
Geras, Momo, Oizys, Philotes
Pleiadi - 7 sorelle figlie del gigante Atlante
Pluto - dio della ricchezza
Ponto - personificazione maschile del mare
Prassidiche - Triade divina della giusta punizione e della vendetta.
Priapo - dio agreste della potenza maschile
Proteo - dio del mare incaricato di pascolare gli animali marini di Poseidone
Selene - divinità che guida il moto della Luna
Sibilla - antichissima profetessa di Cuma divinizzata dopo la morte
Stige - fiume degli inferi, dio dei giuramenti sacri, se si giura sullo Stige la promessa sarà sempre mantenuta
anche dagli dei
Tanato - dio alato che personifica la morte
Tartaro - la personificazione regione più profonda del mondo, sotto gli inferi
Tiche - dea della fortuna, il caso divinizzato
Titani e Titanidi - 6 figli e 6 figlie di Urano e Gaia

Atlante - titano che reggeva il mondo sulle sue spalle


Crono - padre delle prime sei divinità dell'Olimpo, un Titano
Elio - titano patrono del sole
Febe - titana figlia di Urano, a cui si attribuisce la fondazione dell'oracolo di Delfi
Giapeto - titano della prima generazione, figlio di Urano e Gaia
Iperione - titano dell'Oriente. Splende come il sole e può infiammarsi per attaccare
Oceano – titano nonché personificazione dell'acqua che circonda il mondo
Rea - madre delle prime sei divinità dell'Olimpo, un Titano
Temi - dea della legge, titana
Teti – titana
Tritone - dio marino
Urano - primordiale dio dei cieli, padre dei Titani
Zefiro - dio del vento di ponente
Euridice - ninfa
Nemesi- dea della vendetta e del bilanciamento e dei sacrifici
Hypnos- dio del sonno

Vedi anche Semidei, le Driadi, i Fati, le Erinni, le Grazie, le Ore, le Muse, le Ninfe, le
Pleiadi, i Titani, le Graie, le Gorgoni.

L'importanza dei miti nella cultura greca


La conoscenza della mitologia era profondamente radicata e faceva parte della vita quotidiana degli antichi greci.[72] I Greci
consideravano la mitologia come parte della loro storia. Si servivano dei miti per spiegare sia i fenomeni naturali, sia le diversità
culturali e le inimicizie e alleanze politiche. Provavano un sincero orgoglio quando pensavano di essere riusciti a scoprire che la
linea genealogica di uno dei loro re o leader risaliva fino ad un dio o a un eroe. Pochi credevano che i racconti dell'Iliade e
dell'Odissea non corrispondessero ad eventi effettivamente accaduti. La profonda conoscenza dell'epica omerica era considerata
dai Greci come la base del loro processo di accrescimento culturale. Omero era "l'istruzione della Grecia" (Ἑλλάδος παίδευσις), e
i suoi componimenti "Il Libro".[73]

La filosofia e il mito
Verso la fine del V secolo a.C. videro la luce i primi scritti filosofici e storici
ispirati a un pensiero razionale e il destino dei racconti mitologici si fece incerto,
anche perché si stava facendo largo una concezione della storia, come quella di
Tucidide, che tendeva a escludere dalle genealogie le discendenze
sovrannaturali[74]: mentre i poeti e i drammaturghi stavano rielaborando gli
antichi miti, gli storici e i filosofi cominciarono a criticarli[75].

Alcuni filosofi come Senofane di Colofone già a partire dal VI secolo a.C.
avevano cominciato a bollare i racconti dei poeti come menzogne blasfeme;
Senofane lamentava che Omero ed Esiodo attribuissero agli dei "tutto ciò che è
vergognoso e riprovevole tra gli uomini: rubano, commettono adulterio e si
ingannano l'un l'altro"[76]. Questo modo di pensare trova la sua più compiuta
espressione nella Repubblica e nelle Leggi di Platone. Il filosofo creò una Platone - Raffaello - Dettaglio degli
propria mitologia allegorica, attaccò i racconti tradizionali e si oppose al ruolo affreschi della Stanza della
Segnatura - Palazzi vaticani
centrale che avevano fino ad allora nella letteratura greca[77]. La critica di
Platone (definiva gli antichi miti "chiacchiere da donnette")[78] rappresentò la
prima vera sfida alla tradizione omerica[73]. Da parte sua, Aristotele criticò l'approccio filosofico dei Presocratici, ancora
influenzato dai miti, e sottolineò che "Esiodo e i compositori di Teogonie si occupavano solo di ciò che sembrava vero a loro
stessi, senza avere rispetto per noi […] Ma non vale la pena prendere sul serio scrittori che si basano sulla mitologia; da buoni
studiosi che si preoccupano di provare le loro affermazioni, dobbiamo mettere le loro teorie alle strette"[74].

Neppure Platone fu comunque in grado di sottrarre pienamente se stesso, né tantomeno la società del tempo, dall'influenza
esercitata dai miti: la caratterizzazione che fa nei suoi scritti del personaggio di Socrate è infatti chiaramente basata su modelli
omerici e tragici tradizionali, dei quali il filosofo si serve per celebrare la virtuosa vita del suo maestro.[79]

Alcuni studiosi ritengono che il rifiuto della tradizione omerica propugnato da Platone non sia stato comunque effettivamente
recepito dalla società greca.[73] Gli antichi miti continuarono ad essere mantenuti vivi nei culti locali e continuarono costituire
fonte di ispirazione per poeti, pittori e scultori.[74]

Nel V secolo a.C. Euripide, muovendosi con maggiore leggerezza, spesso giocò con le antiche tradizioni, parodiandole e facendo
notare i suoi dubbi in materia attraverso le voci dei personaggi dei suoi lavori, le cui trame sono comunque tutte ispirate ai miti
stessi. Molte di queste opere furono scritte come risposta a precedenti versioni delle leggende: Euripide si occupa soprattutto delle
storie che riguardano gli dei e le critica in modo simile a quello di Senofane, facendo notare come gli dei, nell'immaginario
tradizionale, assomiglino agli uomini in maniera fin troppo grossolana ".[76]

Il razionalismo ellenistico e romano


Durante l'epoca ellenistica, la conoscenza della mitologia cominciò ad essere considerata come un segno di profonda cultura, e
chi ne fosse stato in possesso come appartenente ad una classe sociale e culturale elevata. Allo stesso tempo, la virata verso un
approccio scettico nei suoi confronti divenne ancor più accentuata.[80] Il mitografo greco Evemero inaugurò l'abitudine di
ricercare le basi storiche e reali a cui far risalire l'origine degli antichi miti.[81] Nonostante la sua opera Sacra scrittura sia andata
perduta, si è potuto ricostruirne gran parte del contenuto grazie a quanto riportato nelle opere di Diodoro Siculo e Lattanzio.[82]
La razionalizzazione dell'ermeneutica del mito fu un procedimento che diventò
ancora più popolare in epoca imperiale romana, grazie alle teorie materialiste dei
filosofi stoici ed epicurei. Gli stoici spiegavano gli dei e gli eroi come
interpretazioni fantasiose di fenomeni naturali, mentre gli evemeristi li vedevano
come adattamenti di figure storiche. Gli stoici e i neoplatonici valorizzavano
però anche il significato morale posseduto dalle tradizioni mitologiche, spesso
basandosi sull'etimologia dei nomi greci.[83] Lucrezio, con il suo insegnamento
ispirato alla filosofia epicurea, tentò di estirpare le paure dettate dalla
superstizione derivante dalla mitologia dalle menti dei suoi concittadini.[84]
Anche Tito Livio si mostra scettico nei confronti della tradizione mitologica ed
afferma che non intende dare giudizi su queste leggende (fabulae).[85]

Per i Romani, caratterizzati di un forte senso religioso e dalla tendenza alla


mantenimento delle tradizioni, la sfida consisteva nel riuscire a difendere le
tradizioni stesse ammettendo al tempo stesso che spesso si trattava di storie che
fornivano terreno fertile allo sviluppo di mere superstizioni. L'erudito Marco
Cicerone - Busto in marmo di epoca Terenzio Varrone, che considerava la religione come un'istituzione umana di
romana - Museo del Prado - Madrid grande importanza per la conservazione del bene sociale, studiò a lungo e con
rigore le origini dei culti religiosi. Nella sua opera Antiquitates rerum divinarum
(opera andata perduta ma della quale La città di Dio di Sant'Agostino riporta lo
schema generale) Varrone sostiene che, mentre le persone superstiziose temono gli dei, chi è dotato di un vero sentimento
religioso li venera come fossero i propri genitori.[84] Con il suo lavoro individua tre tipi di divinità:

Gli dei della natura: personificazioni dei fenomeni naturali come la pioggia ed il fuoco.
Gli dei dei poeti: inventati da cantori senza troppi scrupoli per accendere le passioni.
Gli dei della città: inventati da saggi legislatori per lusingare e fornire spiegazioni alla popolazione.
Anche Cicerone si mostra generalmente sprezzante verso i miti ma, come Varrone, sostiene con entusiasmo la religione di Stato e
le sue istituzioni. È difficile dire con sicurezza fino a quale gradino della scala sociale si fosse diffuso questo atteggiamento
razionalista:[85] Cicerone afferma che nessuno (neppure le vecchie e i bambini) è così folle da temere i mostri dell'Ade, Scilla, i
centauri o altre simili creature[86] ma, d'altra parte, in altri passi l'oratore si lamenta del carattere superstizioso e credulone del
popolo.[87]

Le spinte sincretistiche
Nel corso dell'epoca romana fa la sua comparsa la tendenza da parte di alcuni strati di popolazione a fondere tra loro varie
divinità greche e straniere, dando così origine a nuovi e sostanzialmente irriconoscibili culti. Questo processo di sincretizzazione
era dovuto innanzitutto al fatto che la mitologia romana originale era alquanto scarna, ed aveva inglobato in sé buona parte delle
tradizioni mitologiche greche: in questo modo si può dire che già le maggiori divinità romane erano fuse con quelle greche.[85]
Oltre a questa precedente combinazione delle due tradizioni, l'accostarsi della civiltà romana ad ulteriori forme di religiosità di
origine orientale portò a nuove contaminazioni e sincretismi.[88] Ad esempio, il culto del Sole fu introdotto a Roma dopo le
vincenti campagne militari di Aureliano in Siria. Le divinità asiatiche Mitra (ovvero il sole) e Baal finirono per essere fuse con
Apollo ed Elio, dando vita al culto del Sol Invictus che riunisce riti ed attributi diversi.[89] Apollo tendenzialmente venne sempre
più identificato con il sole, o talvolta anche con Dioniso, ma i testi scritti che riportano i miti a lui legati raramente tengono conto
di questi sviluppi. La letteratura mitologica tradizionale era sempre più lontana da quelli che erano i culti in realtà praticati.

Anche la raccolta degli Inni Orfici e i Saturnali di Macrobio, risalenti al II secolo sono influenzati dalle teorie razionaliste e dalle
tendenze sincretistiche. Gli Inni orfici sono una raccolta di componimenti poetici di epoca preclassica attribuiti ad Orfeo, a sua
volta oggetto di un mito mutato e rinnovato. In realtà questi poemetti furono composti da molti poeti diversi, e contengono molti
interessanti riferimenti alla mitologia europea di epoca preistorica.[90]

Interpretazioni moderne
La nascita delle moderne interpretazioni della mitologia greca è vista da alcuni
studiosi come effetto della reazione avvenuta alla fine del XVIII secolo contro il
"tradizionale atteggiamento cristiano di ostilità" dal quale era stata da sempre
intrappolata la reinterpretazione cristiana dei miti, che li riduceva quindi a
semplici favole o bugie.[91] Verso il 1795 in Germania vi fu un crescente
interesse verso Omero e la mitologia greca in generale: Johann Matthias Gesner
a Gottinga iniziò a sviluppare nuovamente gli studi sull'antica Grecia, mentre il
suo successore Christian Gottlob Heyne lavorò insieme a Johann Joachim
Winckelmann ponendo le basi per la ripresa degli studi mitologici sia nel proprio
paese che nel resto d'Europa.[92]

L'approccio comparativo e psicoanalitico


Lo sviluppo della filologia
comparative avvenuto nel XIX
secolo insieme con le scoperte
di carattere etnologico del
secolo successivo posero le basi
per la nascita di un'effettiva
scienza che si occupa dei miti.
A partire dell'epoca romantica
tutti gli studi mitologici hanno
L'Apollo Licio - Copia romana di un
avuto un carattere comparativo.
possibile originale di Prassitele -
Wilhelm Mannhardt, James Museo del Louvre - Parigi
Frazer, e Stith Thompson si
servirono di questo tipo di
approccio per raccogliere e classificare i diversi racconti popolari e
Max Müller (1823-1900) è mitologici,[93] Nel 1871 Edward Burnett Tylor pubblicò il suo lavoro Primitive
considerato uno dei fondatori della
Culture nel quale, applicando il metodo comparativo, tentava di spiegare
mitologia comparativa
l'origine e l'evoluzione del pensiero religioso.[94] La procedura seguita da Tylor,
che consisteva nell'analizzare insieme resti, rituali e miti appartenenti a culture
molto diverse tra loro, influenzò l'opera di Carl Gustav Jung e Joseph Campbell. Max Müller applicò questa nuova scienza allo
studio dei miti, nei quali rintracciò i resti trasformati dell'antico panteismo di origine Ariana. Bronisław Malinowski pose
l'accento sul modo in cui i miti adempiano a funzioni sociali comuni alle varie culture. Claude Lévi-Strauss ed altri strutturalisti
hanno comparato le relazioni formali e le strutture dei miti di tutto il mondo.[93]

Teorie sull'origine dei miti


Esistono varie teorie moderne riguardo all'origine della mitologia greca. Secondo una teoria tutte le leggende sono derivate dai
racconti contenuti nei Testi sacri, sebbene i fatti siano stati in seguito fraintesi ed alterati.[95] Secondo la "teoria storica" tutti i
personaggi citati dalla mitologia furono in realtà persone umane realmente esistite, che in seguito i racconti che a loro si
riferiscono hanno più o meno completamente trasfigurato. Così, ad esempio, la leggenda di Eolo si suppone che derivi dal fatto
che Eolo nei tempi antichi sia stato il signore di alcune isole del Mar Tirreno[96]. La "teoria allegorica" suppone che tutti gli
antichi miti siano interpretazioni allegoriche e simboliche dei fatti, mentre la "teoria fisica" è sposata da coloro che ritengono che
in antico gli elementi naturali come acqua, terra e fuoco fossero oggetto di adorazione religiosa e quindi le divinità principali non
fossero che personificazioni di queste forze della natura.[97] Max Müller tentò di ricostruire una forma di religione Indoeuropea
risalendo all'indietro verso le sue origini di tipo Ariano. Nel 1891 egli affermò che "la più importante scoperta che è stata fatta
nel corso del diciannovesimo secolo riguardo alla storia dell'umanità […] è questa semplice equazione: sanscrito Dyaus-Pitar =
greco Zeus = latino Iupiter = norreno Týr".[98] Anche in altri casi i parallelismi che è possibile riscontrare tra i personaggi e le
loro funzioni suggeriscono che vi sia un'origine comune, sebbene la mancanza di riscontri di tipo linguistico renda difficile
provarlo, come nei casi di Urano ed il sanscrito Varuṇa o delle Moire e le nordiche Norne.[99]

L'archeologia e la mitografia, da parte loro, hanno rivelato che i greci subirono


in parte l'influenza culturale di alcune della civiltà dell'Asia Minore e del vicino
oriente. La figura di Adone sembra in effetti essere la controparte greca – e la
cosa è più evidente nel culto che nel mito – di un "dio morente" asiatico. Cibele
ha un'origine anatolica mentre l'iconografia di Afrodite è in larga parte tratta da
quella di divinità semitiche.[100] Alcuni studiosi ritengono che la mitologia
greca sia debitrice anche nei confronti delle civiltà pre-elleniche: Creta, Micene,
Pilo, Tebe e Orcomeno.[101] Gli storici della religione furono affascinati dal gran
numero di antiche leggende che, apparentemente, mostrano una connessione con
Creta (il dio-toro, Zeus ed Europa, il mito di Pasifae ecc.): Martin P. Nilsson ne
concluse che tutti i grandi miti greci classici erano legati ai centri della cultura

Afrodite ed Adone – Vaso a figure micenea e trovano le loro radici in epoca preistorica.[102] Tuttavia, secondo
rosse - 410 a.C. circa – Museo del Burkert, l'iconografia risalente all'epoca dei palazzi cretesi in sostanza non
Louvre – Parigi fornisce alcun appoggio per queste teorie.[103]

La mitologia greca nell'arte e nella


letteratura occidentale
L'amplissima diffusione del Cristianesimo non ostacolò comunque la popolarità dei miti. Con la riscoperta dell'antichità classica
avvenuta nel Rinascimento, le poesie di Ovidio divennero una delle fonti di ispirazione principali per poeti, drammaturghi,
musicisti ed artisti.[104] A partire dai primi anni dell'epoca rinascimentale artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo e
Raffaello ritrassero scene pagane tratte dalla mitologia greca insieme a più convenzionali temi cristiani. Attraverso le traduzioni e
le opere in latino, i miti greci influenzarono in Italia anche poeti come Petrarca, Dante e Boccaccio.

Nel nord dell'Europa, la mitologia greca non ebbe la stessa influenza nelle arti figurative, ma i suoi effetti furono evidenti in
ambito letterario. L'immaginario Inglese ne fu permeato a partire da Geoffrey Chaucer e John Milton, per continuare con William
Shakespeare e con Robert Bridges nel XX secolo. In Francia e Germania Racine e Goethe riportarono in auge il dramma greco,
rielaborando i miti antichi. Nonostante nel XVII secolo, l'età dell'Illuminismo vi sia stata una reazione di rigetto nei confronti dei
miti greci, questi continuarono a rappresentare una fonte di materiali da rielaborare per i drammaturghi, tra i quali gli autori dei
libretti di molte delle opere di Händel e di Mozart. Alla fine del secolo l'avvento del Romanticismo segnò uno scoppio di
entusiasmo e di attenzione per tutto ciò che era greco inclusa, ovviamente, la mitologia. In Inghilterra le nuove traduzioni di
Omero e delle tragedie classiche ispirarono poeti come Tennyson, Keats, Byron e Shelley. In epoche più recenti i temi classici
sono stati reinterpretati da drammaturghi come Jean Cocteau e Jean Giraudoux in Francia, Eugene O'Neill in America e Thomas
Stearns Eliot in Inghilterra, oltre che da romanzieri come James Joyce ed André Gide.

Note
«The word mythology is used for the entire
1. ^
body of myths found in a given tradition. It is
also used as a term for the study of myths.»
Torino, Einaudi, 2007, p. 506.
(Kees W. Bolle. Myth in Encyclopedia of Religion
vol.9. NY, Macmillan, 2004, pag.6359) 16. ^ Rispetto alla μανία (mania) concessa per
donazione divina (θείᾳ μέντοι δόσει διδομένης) e
2. ^ Enciclopedia The Helios, volume: Hellas, voce: propria dei poeti, essa appartiene, per Platone, ad
Greek Mythology (1952). uno dei quattro "divini furori": "furore profetico" (da
3. ^ ”Greek Mythology”, voce dell'Enciclopedia Apollo); furore telestico o rituale (da Dioniso); furore
Britannica (ed. 2002). poetico (dalle Muse); furore erotico (da Afrodite ed
Eros), in tal senso cfr. Eric R. Dodds. I greci e
4. ^ J.M. Foley, Homer's Traditional Art (L'arte l'irrazionale, Milano, Rizzoli, 2009, p.109.
tradizionale di Omero), 43.
5. ^ «per gli antichi greci μύθος era semplicemente "la «In terzo luogo viene l'invasamento e la
parola", la "storia", sinonimo di λόγος o ἔπος; un mania che proviene dalle Muse, che,
μυθολόγος, è un narratore di storie» (Fritz Graf, Il
impossessatasi di un'anima tenere e pura, la
mito in Grecia Bari, Laterza, 2007, 1
6. ^ «"suite de paroles qui ont un sens, propos, desta e la trae fuori di sé nella ispirazione
discours", associé à ἔπος qui désigne le mot, la bacchica in canti e in altre poesie, e,
parole, la forme, en s'en distinguant ...» (Pierre
rendendo onore ad innummerevoli opere
Chantraine Dictionnaire Etymologique de la Langue
Grecque, p. 718) degli antichi, istruisce i posteri.»
7. ^ μυθολογεύω (Odissea XII, 451) così Chantraine
(Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, (Platone Fedro 244-5 (traduzione di Giovanni
718) «"raconter une histoire (vraie)", dérivation en Reale), in Tutti gli scritti, Milano, Bompiani, 2008,
p.554)
εύω pour des raisons métriques».
8. ^ «in Omero mýthos designa nella maggior parte 17. ^ Come ricorda Eric R. Dodds. I greci e l'irrazionale.
delle sue attestazioni, un discorso pronunciato in Milano, Rizzoli, 2009, nota 118 p.146 in molte lingue
pubblico, in posizione di autorità, da condottieri indoeuropee il "poeta" e il "veggente" sono indicati
nell'assemblea o eroi sul campo di battaglia: è un con la stessa parola: vates in latino; fili in irlandese;
discorso di potere, e impone obbedienza per il thurl in islandese.
prestigio dell'oratore.» (Maria Michela Sassi, Gli inizi
della filosofia: in Grecia, Torino, Boringhieri, 2009, «È chiaro che in tutte le antiche lingue
p.50). dell'Europa settentrionale, le idee di poesia,
9. ^ Giacomo Camuri, Mito in Enciclopedia Filosofica, eloquenza e conoscenza (specie delle cose
vol.8, Milano 2006, pag.7492-3
antiche) e profezia sono intimamente
10. ^ Cfr. 23-5: Τόνδε δέ με πρώτιστα θεαὶ πρὸς μῦθον
ἔειπον connesse.»
11. ^ Sullo studio dell'etimologia del termine oltre che
Pierre Chantraine Dictionnaire Etymologique de la (Hector Munro Chadwick e Nora Kershaw Chadwick.
Langue Grecque, anche Henri Fournier Les verbes The Growth of Literature, vol. I, p.637)
«dire» en Grec ancien, Parigi 1946.
18. ^ Eric R. Dodds, I greci e l'irrazionale, Milano,
12. ^ Furio Jesi. Il mito. Milano, Mondadori, 1989, p. 14 Rizzoli, 2009, p. 126.
13. ^ Walter Friedrich Otto. Theophania. Genova, Il «Il dono delle Muse dunque, o meglio uno dei
Melangolo, 1996, p.49 loro doni, è la capacità di parlare secondo verità».
14. ^ Cfr. fr.18 19. ^ Marcel Detienne. I maestri di verità nella Grecia
arcaica. Milano, Mondadori, 1992, p.4
«Bello è assai tutto ciò che un poeta scrive
20. F. Graf, Greek Mythology (Mitologia Greca), 200.
in stato di entusiasmo e agitato da un afflato
21. ^ R. Hard, The Routledge Handbook of Greek
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(ed. 2002).
«è veramente bella qualsiasi opera che un
24. Klatt-Brazouski, Ancient Greek and Roman
poeta scriva con passione e invasato da Mythology (L'antica mitologia greca e romana), XII.
spirito sacro» 25. ^ Miles, Classical Mythology in English Literature (La
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Voci correlate
Antica Grecia
Fonti letterarie della mitologia greca
Lista di divinità della mitologia greca
Mitologia
Mitologia romana
Olimpi
Religione dell'antica Grecia

Altri progetti
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Collegamenti esterni

Mitologia greca, su thes.bncf.firenze.sbn.it, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.


(EN) Mitologia greca, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
(EN) Theoi Project Mitologia greca e arte antica., su theoi.com.
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24r) · NDL (EN, JA) 00562484 (https://id.ndl.go.jp/auth/ndlna/00562484)

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