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KflLYPSO
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bi SCIENZE nODLRME
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S?254
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http://www.archive.org/details/kalypsosaggiodunOOferr
KALYPSO
ALDO FERRABINO
KALYPSO
Saggio d'una Storia del Mito
TORINO
1914
BOMA
PROPRIET LETTERARIA
yti
779987
Torino
A MERCEDE PALLI
KALYPSO
LIBRO
Capitolo
La
I.
I.
mito
storia del
necessaria e legittima, 3
Caratteri, 18
STORIA.
Il
3-37
pag.
genio mitopeico, 23
Il
Ka-
lypso, 36.
Capitolo
II.
Prima
Andromeda
39-107
pag.
39
di Euripide,
Euripide, 58
Dopo Eu-
ripide, 89.
Capitolo
Il
La Demetra d'Enna
III.
mito
siculo,
109
siracusano, 127
Il mito
mito greco, 118
mito contaminato, 135.
Caco
170.
pag. 109-157
Il
Il
poeti, 183
Greci, 159
Gli
pag. 159-206
Presso
storici,
Latini,
197
razio-
nalisti, 201.
sostrato storico,
207
Cirene in
228 Euripilo
210
steo,
Libia,
Il
pag. 207-255
L'
"
Eea
di
Cirene e d'Ari-
Tessaglia, 218
ed Eufemo, 233
Gli
Cirene in
Eufe-
Conchiusione, 254.
Kalypso
267
pag. 257-318
Le manifestazioni mitiche,
La
fine,
308.
INDICE
vili
LIBRO
IL
INDAGINE.
Il
Andromeda
I.
Medusa, 338
323-369
Perseo, 326
Atena
II.
Il
Demetra
378
Capitolo
11
III.
Il
del culto
L'abigeato di Caco
Il
Vergilio e Ovidio
405
2>('l-
femo, 434
e
il
sima, 448.
407
pag. 421-448
La
Aristeo, 428
Cirene, 430
La
di
Cirene, 446
ricostru-
Euripilo ed Eu-
mito
culto,
Conchiusione, 420.
maco
397-420
dell'Eea di
Kora, 386.
del
zione
ennense
valore
;
di
problema, 397
nisio,
Andromeda
inEnnajart*;. 371-395
caratteri
dell'*
EU ani co
371
frammenti
culto di
La questione
di Euripide, 358
Capitolo
Acrisie,
Gorgone
e la
321
pag.
Avvertenza
Capitolo
Calli-
Esegesi novis-
LIBRO
STORIA
A. Ferrabino, Kalypso.
CAPITOLO
La Storia
I,
Non
del Mito.
necessaria e legittima.
pu
esatta, anzi
I.
dirsi fallace la
nozione
Andromeda, esposta
(1) Cfr.
in questo voi.
cap.
chC;,
II,
III,
IV, V.
nel testo,
si
cosi
ri-
allude a uno
I.
classico o canonico,
ma si raccoglievano in contesti
a scopo di conservazione erudita ciascuno si ordinava secondo uno schema principale, ne' margini sol tanto apposte discrepanze
minori e facili a obliterarsi; si ricollega esso
malo quanto
costume per altro lato al vezzo,
s'inventavano,
dotti, e
pel quale
saga chiude in s una sostanza di verit, in
ispecie storica; si che, la verit non potendo
esser che singola, unico similmente sarebbe l'intreccio della fiaba onde compresa. Ora, poich
i criterii de' gramatici alessandrini, vissuti negli
ultimi tre secoli avanti Cristo, in nessun modo
possono essere pi i nostri; e n meno pi
nostra, per ci che non sodisfa la riflessione
n il senso storico, una tanto facile fede nella
veridicit del racconto mitologico bisogna risolutamente farsi a considerare qual via possa
divenire la buona non che la nuova.
diffuso, suffragato dall'ignoranza,
la
il
rica,
zione di Rodi; dopo ci, e dopo tutto che andato perduto nell'esserci trasmesso dai secoli e
E NECESSARIA E LEGITTIMA
ma
diverso e
allora
mito. Conchiudendo
moderno
ripete
fiabe
l'artista
ci
sato; egli,
la quale
identit di
meglio che ad
la fiaba di
qualclie modo ci d, solo, lo storico comprendendo nel suo dire tutte le trascorse apparenze
della favola e organandole geneticamente ed
evolutivamente. Chi vuole il mito di Andromeda,
ne legga la storia.
Se non che, ond' nato il concetto di racconti
principi nella mitologia pagana? Da due radici:
un fatto, e una tendenza. Riandando storie di
miti accade di avvertire, chi anche sia grossolano osservatore, quale e quanta rete di interessi
,
I.
musco boschivo,
traviare
il
dell'astrazione, sovente
inopportuna.
il
vezzo,
perch,
cinque autori intorno alle vicende, poniamo, di Cora, legittimavano la creazione arbitraria d'un fittizio mito di Cora. G-rossolano
errore contrassegnato di superficialit. Difatti,
oltre le minori discrepanze notate, pure sotto le
uguali apparenze slontanava l'un l'altro i varii
testi alcunch, men ponderabile forse, ma altrettanto reale: la complessiva intonazione del
racconto. Il paesaggio medesimo, certo; ma incombente la luce di tramutati Soli. L'artificio
cosi palese che stupisce potesse ingannare e
diffondersi. E pure condusse pi oltre a fngere,
dopo il mito di ciascun personaggio, il mito in
s, quasi ente separato, capace di influssi attivi
testi di
E NECESSARIA E LEGITTIMA
I.
rispetto alle
ha buon
resto,
il
il
resultato
medesimo
medesimo soggetto
o, se piace di pi,
di questa,
storia del
che diciamo,
argomenti
gli
ch',
come
mostrammo,
II.
Il
Ma quali
non
IL SUO TRIPLICE
VALORE
Solo di poi s'inizia un pi arduo lavoro. Il pensiero, insomma, prende a conoscere quelle espressioni: di ciascuna distingue prima gli elementi
costitutivi ci sono i particolari della saga, e
quanti ne sieno espressi, e quali, che scene e che
episodi!: in sguito, ne ravvisa la tempera, il
punto di veduta onde i particolari le scene gli
episodii furon guardati: per ultimo, discerne ove
consiste o se esista la forza sintetica che i particolari le scene gli episodii trascelse, aggrupp,
fuse. Triplice processo: valevole come per un
carme, cosi per una pittura e, checch sembri,
per un culto. Giusta poi le risultanze di questa
nostra fatica, le diverse espressioni mitiche intorno a Cirene o a Cora, si raccolgono, quasi
per s, secondo nessi ed influssi, sino a costruire
lo schema delle lor geniture.
Allora lo scopo
conseguito e l'indagine ha fine; mentre un'altra
specie di conoscenza si avvia: non pi dubitosa,
qual si conviene alla ricerca, e faticosa di controversie; ma conscia e sicura. Quel che rimane
incerto delimitato quel che pu essere certo,
posseduto si che le lacune e il ricolmo si distinguono nette. Altrui giudizii su la materia
son superati con l'approvarli o respingerli o modificarli. E insomma stabilito l'ordine; pel quale
lo schema ch'era conquista ultima dell'indagine,
diviene poi quasi base e sovr' esso si erige, pei
suoi muri maestri nei suoi archi di commessione
;
intelajati,
1'
edificio definitivo. Il
10
I.
come
nel passato, di
quella stessa leggenda storie molto o poco diverse con asserzioni contradittorie alle precedenti e con intelletto nuovo. Il clie ridonda in
parte al difetto delle nostre fonti, mal pervenuteci frammentarie o lacunose, e in parte alla
discordia dei pensieri individuali.
l'altra verit
in
primo luogo
mandate o
Ma
scema l'importanza
:
n l'una
dell'acquisto.
variare di entit
al
e,
ma
si
condizione imprescindibile
condo luogo,
il
muove
libero
IL SUO TRIPLICE
VALORE
11
loro espressione
12
I.
dove
l'artista si
imprevisto, in cui
l'
IL SUO TBIPLICE
VALORE
18
fallacia.
Fra tutte,
senso pi vasto e interesse pi vario.
precipue quelle in cui s' tradotta la coscienza
dell'antico e recente, vicino e lontano, favolegmaraviglioso sempre, di rado inconsueto.
si rinvengono fra cento podagli
Urali
alle
Ande, dall'Islanda all'Epoli,
quatore. E i riti, le danze, i canti, i vestimenti,
le fiabe, si mischiano somigliandosi e differendo
insieme, vario concento sopra un ritmo unico:
che ogni gente reca il suo contributo. E cielo,
monti, acque silvestri marine lacustri, paschi
pingui di bovi opimi, biade che la golpe uccide,
biade che la zolla e il Sole indorano, notti illuni, meriggi piovosi, silenzii delle cime, fragori
delle spiagge e dei tuoni, fauci di caverne e fenditure del suolo l'immenso respiro pnico, che
penetra pei sensi ed abbacina l'anime, ritoma
costante nelle voci e nei gesti di viventi in terre
lontane. E ritornando erudisce l'uomo dell'uomo.
Ond' che son opere in cui questa variet speciosa ricercata con amore intento, disposta
con cura e scrupolo in chiaro ordine (1). Ivi
giare
(1)
Cito ad esempio
W. Makshardt
Mythologische For-
J.
G. Frazer
14
I.
modo;
anzi,
tracciato l'altro,
Vi
si
si
fa propedeutica;
non
storia.
su
Cosi
g'
in altre
infingimenti
non
lieve
o vero su
primi casi
di
"
"
miti etimologici
miti etiologici
per
l'ul-
VALORE
IL SUO TRIPLICE
timo
(1).
15
Di tutti,
voco grande n troppe dubbiezze.
quindi, conscia la storia di una leggenda. La
quale leggenda nel tempo stesso cbe ne riesce definita, si da impedir confusioni con altre pur simiglianti, si allaccia poi tutta, o quasi tutta, con
le formule della propedeutica confermandole in
presso che ogni sua vicenda. Non che in tal
modo scemi la singolarit sua propria; e allora
perch farne storia? N manco che non aggiunga
tal volta materia alla propedeutica medesima;
gi che questa non mai conchiusa, e di continuo
si
come
la
espe-
Ma anzi
la storia di
mentre
sueto.
Terzo pregio un
(1) Cfr.
G.
De
maggiore.
il
anni 1898-1905 consultare la intelligente rassegna di 0. Gruppeu " Jahresbericht tber die Fortschritte
der klassischen Altertumswissenschaft Supplementband
per gli
CXXXVII
(1908).
16
I.
Filosofico,
si
La saga
dell'
uomo, nasce
Ma il motivo
luminose come del soprav-
delle trasfigurazioni
arcana opera
finge sembianze
acri
fumi
quasi ragna
consuma
d'
un
mirto,
si
IL
fila
17
tenui
il
trascorrer
lento e difficile dei travagli clie martellano Fumanit nei secoli e le rodono il cuore invincibile.
Ogni
forti
rampogna.
Il
dello spirito.
le
potenze
suo intreccio
si
foggia su i meandri
espressione
dell'
stimola
1'
energia
buono
saggia
le
nostre idee
sul
bello sul
lungo cammino.
Del quale
il
il
suo
un mito.
determinando
l'altra
nessi
A. Ferrabino, Kalypso.
18
I.
minima
zioncella
grande moto
del
di cui tutto
Filosofa
poco
con
in.
Che
se a quest'ultimo
i3regio
Caratteri.
filosofico
pen-
di Storia
non appare
comune onde tanto com-
patto
il
resultato.
Ma
ove
lega
si
rivela l'intel-
nuova
quando vengono esposti
all'attrito della realt testimoniata.
Di pi
non pu dirsi: che ha da restare intatto il mistero creativo. Tuttavia, pur da questo si vede
come larghissima parte della intelligenza vada
a imprimere la storia d'una semplice saga; come
pensiero meditante, s'illuminano di luce
forse detto
sia,
ci
perch prevale oggi il principio della oggettivit storica, tanto che il riconoscimento del contrario nell'opera di chi che sia suona quasi a
rampogna. Si avvezzano cosi i lettori d'istorie a
cercarvi le parole della certezza assoluta, allettandoli con un equivoco ch' quasi una mistificazione. Si proclami dunque chiaro e alto. Nel
CARATTEBI
19
lieve a tutti
ratrice, lo
costoro
storico
mostra sempre
20
I.
medesimo
tefice
Quando
l'ar-
mule
che
allora,
vedemmo
perci,
sopra
le
da
tal
preesistere
allo storico.
momento, che
si
Accade
possa misurare
realt,
qualit di
scienziato
di filosofo
di
il
ema-
nazione viva d'una vivente persona; imponderabile, quindi, oltre la sfera di essa persona; e
definito, per tanto,
soggettivo diventa passibile di metro, di scandaglio e di analisi; definito, per tanto, " oggettivo .
Sempre, per opera dello storico la leggenda
assume la finitezza della persona e i caratteri
dell'organismo. Si scevera da l'altre: quella.
''
(1)
II:
Indagine.
CARATTERI
21
una.
e
cui
,,
piamente delucidate.
Qualche pagina innanzi fu provato (per quanto
che non solo necessaria la storia
per conoscer il mito, ma in tutto
legittima, perch opera sopra un individuo preciso il quale ha una reale e non disconoscibile
esistenza. E. gi sappiamo del pari che quell'individuo risulta da una serie di stadii, e ciascun
d'essi non pu star solo, ma in intima attinenza coi precedenti e coi successivi.
Ora possiamo specificare meglio che ciascuno stadio
rappresenta una creazione spirituale. Sia di poco
o di molto momento, vi immancabile l'attivit
io credo)
del mito
(1) Contro le storie catastrofiche ed elegiache si pronuncia Benedetto Croce in Questioni storiografiche [" Atti
dell'Acc.
Pontaniana
l'estratto]. Egli
muove,
intende,
filosofia.
dalla
sua
identifica-
22
I.
Non
dicemmo,
Sarebbe, senza
d'una luce non significasse, fra gli uomini che hanno assiduo il fer,
elegiaca.
dubbio, se lo spegnersi
mentar
Ma
ceppi
23
IL GENIO MITOPEICO
non
Rimane, per
il senso del
danno. Lo stampo di Caco s'infranse, e qual
egli era stato concepito, quale gli artefici l'avevano formato, ninna potenza terrena pu ricrearlo indipendentemente: un individuo insostituibile scompare. E^ scomparso, non lui solo
perdiamo. Molte saghe venner create con bell'impeto dalla giovine mitopeja dei Pagani; molte,
non tutte le nate, si svolsero traverso gl'inni
dei poeti, i bronzi degli statuarii, i gesti sacerdotali; non molte, poche divennero nell'epoca
del pili adulto pensiero classico, quando per contaminazioni la ricchezza del numero si fu assottigliata in bellezza della specie. E ogni nuova
morte sminuisce quella dovizia di una unit,
scema questa bellezza di grande efficacia quel
che sottentra copia e grazia dello spirito
umano, della mitopeja classica non pi... Una
maggior individualit, dunque, minacciata
dalle morti di questi minori individui mitici.
Un colpo di accetta, ognuna e la quercia si
altro, legittimo, se
lo sconforto,
squassa.
IV.
Il
genio mitopeico.
come
24
tisti;
I.
ma
gi vivo, se anche
l'intelletto
un nuovo
esperienza, rotti
sapere.
non maturo,
La
nel-
ancor recente
si
for-
mata, tenta di organarsi in altro stampo, infrange l'intuizione del singolo per disporsi, in
che ? come ? Per la risposta, da principio ingannano due parvenze, contradittorie nella forma,
entrambe erronee.
La prima parvenza
cognizioni
delle
l'ajuto
acquisite
nello studio
a trascendere
vece, costringe
limiti
ad affermare
segnati
di tutte le
Non mostrano,
quanto possa e voglia il
nostro pensiero, elaborato che abbia un certo
numero di storie su fiabe. Non pu esistere un
soggetto vivo cui attribuire quelle formule e
voli o in altro
modo
spregiarli.
tuttavia, lo stremo di
IL GENIO MITOPEICO
quelle leggi,
teri
all'uomo
le altre,
si
;
25
ond' che
dopo che
ci
appajono e
carat-
le
une e
che
insufficienti.
Fallita la prova
vediamo qual sia, e
]Derch
rito, cui
competano
tutti
telletti
virt in
una
26
I.
esso pure
una evoluzione,
lungo
e certi stadii
si
mente
e non
Che
attributi
sione.
Basta che
e
non
si
trovi
artificiato,
uno
spirito,
il
li-
reale
IL GENIO MITOPBICO
27
insuffi-
28
I.
LA STORIA
DETi
MITO
si
mantenga incom-
un
teplici manifestazioni
29
IL GENIO MITOPEICO
porre, con
cronologico e geografico, la
mitopeja pagana lungo i secoli e
traverso le regioni del mondo classico. Et per
et si vedrebbero gli spiriti, informati da quella
determinata temperie, intervenire su tutto il patrimonio favoloso; e ciascuna avrebbe le sue
criterio
storia della
predilezioni nello
scegliere
soggetti e le sue
Or bene
dopo una
tale
come
se sia stata
tutto sodisfatto
il
desiderio
di
momento,
conoscenza?
un
bi-
influiscono su le saghe:
patrio,
il
come pi
si
30
I.
dignit,
tramandandosi
tal
come
l'epoche
sotto
cespiti no-
ma
merita indagine; e
si
armonia
e quelle potenze.
Concetti empirici, dunque, tali potenze? arbitrio di astrazione a scopo pratico? Non cosi.
Il
nell'intimo, chi
di quelle parole
vuol indi-
care qualcosa di assai individuo e concreto altr' e tante energie spirituali che, in certi momenti
:
hanno
conoscibili.
Euripide e di Vergilio
Le
carit patrie di
razionalismi di Dio-
IL GENIO MITOPEICO
31
successivi stadii
(1)
lypso IV.
VI Ka-
32
I.
il
IL GENIO MITOPEICO
33
anche quando
il
riscontro
non
fosse possibile
per qual siasi motivo. Com' del mito di Andromeda, il quale gi scaduto in un tentativo
di travestimento storico allor che Euripide lo
solleva al culmine
il
possesso sicuro
3
34
I.
volta ne fa uso secondo richieggano sorti diverse. Spetta all'occliio dello storico separare,
caso per caso, dal suo rinnovarsi il primigenio
acquisto: per decidere se lo stadio di
sia evolutivo solo
rispetto
una
fiaba
creativa, la limitatezza
nifestazione
il
mutano lungo
numero.
essa
serie senza
E n meno
si
tra-
Ma i medesimi
non impe-
IL
GENIO MITOPBICO
35
e selvaggi.
Ma
36
I.
V.
Kalypso.
storia
si
si
ma
non
agli storici
un
immortale
il
il
genio lette-
ha saputo rendere
Non
non
nell'ambito di pur
una
medicabile. Si pu palliarla:
storia civile
alla
letteraria
come
suole
cosi in
reci-
(1)
Su
ci V. cap.
da prodotti
VI Kalypso
II.
scolpiti o di-
KALTPSO
pinti o
in
modo
altro
dall'attrezzo e dalla
37
artisticamente lavorati
mano. Allora la
storia
monca
formule de' sacerdoti le litanie dei fedeli si cercano, farmachi preziosi, a supplire e
lenire organiche deficienze. Ma la plenitudine
tuali, e le
non
se
non
nell'intreccio
del tutto
il
rife-
vuoto.
si appaja con
incompiutezza cui limitate esperienze entro
esiguo numero di miti costringono il ritratto
del genio pagano facitore di saghe. Permane
la sua radice s'insinua fra stretto] e rupestri, si
che non pronto lo svellerla ineffettuabile tal
volta. Onde avviene che dinanzi la storia insuf-
la
mitopeja antica
la
come
della total
nostra insoddisfazione
si
Tant': nell'isola
amarlo, con promessa di rendergli " senza vecchiezza n morte per sempre la vita, Odisseo,
da la rupe a fronte del mare, piangeva la patria lontana.
bri.
CAPITOLO
II.
Andromeda
I.
d).
Prima
di Euripide.
Antichissimamente, negli anni cui corrispondono, eco affievolita, i pi vetusti canti della
epopea e poche mal certe tracce, una assai uber-
ei) Cfr.
cap.
I;
per tutto
di cui si citano
II
40
II.
ANDBOMEDA
un
non
ma
il
riusci
PRIMA DI EURIPIDE
41
Accadde
l'inevitabile,
il
disco
si
di
poteva
Perseo
lanciato,
boli
membra
si compiuto
il delitto
e
regna in luogo dell'antico, nato
da una Danae (donna di quei Danai che nella
leggenda combattono i Liei o
Luminosi ) e
notte,
nell'ombre,
l'astro giovine
^'
sovrano dell'oltretomba).
cotesto schema rozzo,
cui il mal grato biancore di ossa a pena
commesse, diedero nel principio veste di muscoli
e colori i nomi locali, che tante reminiscenze di
bellezza e di rigoglio traevano con s e richiama-
le
42
li.
ANDROMEDA
e di piet.
naturalistico,
come
i3
come
tra essi
cristalli di
medesima
specie, nelle
il
una selezione
affina in
di cui
si
riscontrano,
vano cercar
le
dico,
onesto che
ed ospitato,
come
il
l'ira
il
figlio
il
che
pescatore soccorrevole e
suo alleva, dopo averlo accolto
o
lo schema
un bimbo e
cosi fatti per che improvvisa linfa vi rifluisce non a pena s'immettano sopra una determinata leggenda cui recano,
per altro, non esiguo contributo in compiutezza
e bellezza. Nella Pelasgiotide appunto impres-
zesca e
PRIMA DI EURIPIDE
43
a costituire
il
primo
(1) Cfr.
III.
44
II.
ANDROMEDA
Ai monti poi
della
sosti-
Da Argo
fra
tanto il mito si diffonde: attinge Micene, penetra a Tirinto. Nella quale anzi cosi si radica,
che s'invent come Perseo, ucciso il nonno,
avesse
PRIMA DI EURIPIDE
45
la
saga, perno
Era leggenda
cui
molto culto
fra
si
Joni
(1)
il
luminose
E del Sole
per vero un altro attributo si riferiva, tra i
Joni, alla dea Pallade: il possesso d'una cappa,
lavorata nella pelle canina, onde si dissimulava
qualvolta piacesse a lei
il suo splendore ogni
di occultarsi a quel modo che l'astro sparisce
agli occhi umani per molte ore vestendosi di
e la
(1) Cfr.
IV.
46
II.
ANDROMEDA
di
venne
in Serifo, e
come
in Serifo in
Atene in
Perseo.
Il racconto che ne nacque, come prese a vivere d'una essenza propria, ebbe la sorte d'ogni
materia vivente in organismo
si accrebbe. La
fantasia che plasma le leggende ha certi suoi
:
47
PBIMA DI EUEIPIDB
preparatoria, ch'
dispensabile
mezzo non
fine
ma non
e all'avventura apparecchiati
per-
sonaggi.
fissa
lo
scopo.
Ermes
gli
venne attribuita
quale,
nume
la falce.
in particolare
diletto, se
il
Arma
48
II.
ANDROMEDA
luminoso, era affine a Perseo e dicevole soccorritore contro i mostri bui. Cosi erasi d'assai
allargata la saga.
il
Logicamente
la causa dell'avventura e del pericolo aveva a
connettersi con gli ospiti di Danae Ditti e Polidette. E poich non certo l'originalit pi
ritorno del giovine sul trono avito.
Come
contro la Chi-
Danae bramava
toglier di
mezzo
giovine di-
il
Oramai
il
armonico,
da
Analogo
cui
il
PBIMA DI EURIPIDE
49
Atena
Medusa, fu
che in diverso
(1). Ma, a
un tempo, incomparabilmente pi complesso ed
inviluppato: tanto che l'indagine riesce a ricostruirlo non con la fondata probabilit ch' concessa all'esame del mito di Medusa, ma con incertezze non jDOclie, e con grande cautela. Se
l'ipotesi non erra, due personaggi costituirono i
X^erni fondamentali di quel processo: e l'uno
Perseo nella sua natura di eroe luminoso in lotta
con i mostri tenebrosi l'altro Cassiepa o,
come il suo nome significa senza dubbio,
la
" millantatrice
; tipo popolaresco della donna
orgogliosa troppo di sua bellezza che osa competere in gara ineguale con le Dee, e n' punita
per fiere pene nella sua prole. Due perni adunque
di essenza diversa, che l'uno naturalistico,
figure,
l'altro
novellistico l'altro
mune
cui tuttavia
compete un co-
tiche distinte.
Per
essi si
l'Arcadia
(1) Cfr.
luogo del-
V.
A. Ferrabino, Kalypao.
50
n.
ANDROMEDA
cui
i
come
simili
a simili
eroi solari.
non
fosser
51
PEIMA DI EURIPIDE
pi tosto nel trasformarsi profondo del signicomplessivo che quell'acquisto ebbe a preparare. Due avventure di Perseo contro mostri
si
ficato
delle tenebre
prima, e dissimilate
minore
i)oi.
e pi svigorita.
Si tramut
Tuna, la
un
evolversi,
fu
iDer
sostanza eroica di
si and raggentilendo fin che si transfuse del tutto nel tipo
novellistico della fanciulla che l'eroe libera di
prigionia, ama e sposa. Gli era stata al fianco
si
Andromeda. La
"
Maschia
v,
sassi contro
un vaso del
lancio,
n vanto
della
"
millantatrice
dalle
Dee
offese
prima.
Da
meda
52
II.
ANDROMEDA
ma mosso da principio diverso, fu il formarsi della nostra saga intorno a Fineo. Contro
di lui il Sole non si sarebbe levato col maleficio
deleterio de' suoi vnti meridionali, ma con la
forza purificatrice dei suoi raggi chiari: per
vincerlo, non per esserne sopraffatto. Non l'autunno sopravviene, nella nostra leggenda, a mitigare le ardenze della riarsa estate si la primavera a dissipar le brume e i geli foschi dello
Arpie,
inverno.
Ora
fu,
l'eroe
sembra,
duello.
un motivo
pare che
il
in Cassiepea
vanto di
lei fosse
53
PKIMA DI EURIPIDE
dice
di fornire
e assorbita in diverso
complesso.
Per che i due intrecci di Andromeda e di Fineo,
ne' quali entrambi Perseo e Cassiepea appari-
da Cassiepea: ma,
e fu
il
Andromeda
saghe indipendenti,
la
causa della lotta fra i due eroi, fu rintracciata
non pi nel supposto vanto d'una madre, ma
nella stessa precedente vittoria di Perseo contro
il ketos e nelle successive nozze. Fineo, si disse,
sarebbe stato il promesso sposo di Andromeda
avanti la venuta del giovine liberatore: cosi
ignavo prima a soccorrerla, come presuntuoso
poi nell'accampare diritti di precedenza. Inascoltato ricorse, ancora si disse, al coperto agguato
54
II.
ANDROMEDA
Fineo.
Chi confronti ora da un lato l'avventura medusa di Perseo con l'assistenza di Atena ed
Ermes, e l'impresa d'altro lato avverso il ketos
con il premio della vergine e il contrasto con
Fineo e si fermi alla superfcie variopinta dei
due episodii, senza indagarne il significato re;
non vi trova pili tracce di quella simiche le saghe della "Maschia,, e della
Gorgone rendeva pallide entrambe bens li avverte dramaticamente diversi, materiati entrambi
di moti sentimentali ma or verso la madre Danae
or verso la liberata Andromeda; di cimenti perigliosi ma ora contro Medusa spietata ora contro
la famelica belva ora contro l'imbelle ostinato.
La cosi ottenuta diversit formale, permise a
chi volle aggruppare intorno al nome di Perseo
tutte le vicende di lui, di comporre queste due
in ordine insieme con la nascita dell'eroe e la
condito
gliali za
uccisione del
nonno
Acrisio.
Un'opera
siffatta
(1) Cfr.
I.
(1).
Ne possediamo un
sunto per
PRIMA DI EURIPIDE
55
venuta infesta.
Ma
gina;
ma
fu,
episodio
valse
del
esso
non
Una ne ravvisiamo
56
li.
del
rici
ANDROMEDA
quinto
secolo
(1).
Andromeda
di Perseo e
Per
la favola
essi
piacque la
e nella pretesa
Perseo e
gica
ma
fantasia
degli
di farsi
pensiero critico
fra
non etimolo:
ria di cui
"
Arti
Persiani,
per che
or
mai
dell'
fni
desumendoli,
come
si
coniarono
traspare,
"
Ce-
dall'ap-
pellativo
(1) Cfr.
VI.
57
PRIMA DI EURIPIDE
gli
presso
esiguo di questi
si
riteneva
un ramo da
quelli
staccatosi
in
et
Ponto
la
sul
Cefeni
58
II.
ANDROMEDA
vituperasse.
n.
Fu
di
sorte della
Andromeda
il
Euripide.
un mito. Ma in quale
pervenissero all' elezione del
tema e alla scelta dell'argomento non possibile dire, per la oscurit imperscrutabile de' pro-
modo
tragedi
e tradotti su
(Lipsia 1889).
citati
EURIPIDE
59
60
II.
ANDROMEDA
ma
il
colorito ro-
(1) L'analisi,
pensiero
religioso
so-
zione
di&WEletta e
Vili.
AqW Elettra
ed
61
EURIPIDE
il
fino a darle la
vano
stema
un
comun si-
oblio
stolto cercarvi
del poeta
62
II.
ANDROMEDA
di
Zeus, che
lore. Cotali
con
trovati dell'ingegno.
Onde
chiese
il
come pot
'
'
"Febo
ma
Febo...
vaticin cose
spose.
anche
si
prete
il
Coro,
e fratelli di
1245-6.
63
EURIPIDE
affermazioni del
passato gli manda. Urta;
non
il
plesso
non
stione
ma
decide,
pubblico
al
prestigio dell'arte, e
telligenza.
climeno, ajuta
(1) Elett.
lei
nel proposito,
vv. 1298-1301.
non
il
fratello
64
II.
ANDROMEDA
Menelao onesto,
Che dunque ? Cotesti iddii
cortese e affettuoso.
terreni
(1)
65
EURIPIDE
logico, entro
egli
ad Oreste fa
5
66
II.
ANDROMEDA
virtuoso ? Meglio
sembra
lasciare
sia
il
cisi
inde-
grande
Non meno
la novit
introdotta.
medesima
della favola
(1) Elett.
(2) Cfr.
pdie
"
R. Encyclo-
67
terne in risalto
il
singoiar contenuto.
La donna
strali
dell'ironia del
poeti misogini
sarcasmo e
fin dell'odio
te
(2).
lei
(1)
Elena
(4) Ib. V.
v.
836.
841.
(2) Ih. v.
(5) Elett. v.
837.
1278 sgg.
68
II.
ANDROMEDA
in
vano
Si difende ella
re.
Agamemnone l'uccisione
" la
s'
osserva
sdegnata Elettra,
prima che fosse
decisa l'uccisione della tua figlia, lontano appena
da le sue case il marito, intrecciavi allo sj^ecchio
e " la
le bionde trecce della tua chioma (4)
donna che, assente il marito, adorna la sua bellezza, si cancelli come cattiva (5). Appropriato
amico di cotesta non buona, figura Egisto, non
prode, non nobile, ma ambizioso della sua grazia
corporea e avventurato sol tanto fra mezzo alle
donne. C' dunque nelle due tragedie il riscontro
fra due coppie riscontro a base morale, ma innell'Eliade
(2).
No,
tu nascesti cattiva
(3)
" tu,
trodotto
dall'arbitrio
dell'artista
in miti privi
perch intro-
presa,
(1) Elett. V.
(4) Ib. vv.
1052.
1069-71.
(2) Ih.
(3) ib. v.
1072-3.
1061.
69
BUBIPIDE
degli auguri sono stolte e menzognere!... Calcante non disse n rivel all'esercito vedendo
e n pure
gli amici morire per una nuvola
;
il
di vaticinio. Il
(1)
Elena
vv. 744
70
II.
da convinzioni
ANDROMEDA
gl'indizii occasionali.
EURIPIDE
71
il
le disfatte
',
'
',
'
'
'.
Aspra
ficile
e grovigliata situazione
a risolversi.
superarla
Che per
adunque
dif-
risolverla bisognava
E difatti voci di riforma e tentativi d'un rivolgimento costituzionale serpeggiavano e fermentavano all'oscuro si preparava la rivoluzione dei Quattrocento. Il lievito che era in tutta
la materia sociale tocc Euripide
il suo spirito ne fu macerato e sconvolto
per che contro
l'immediata e ineluttabile realt dello Stato, ineriva il suo ideale con i pallidi sogni. Egli non
:
(1)
1884).
Cfr. su questi
72
II.
ANDBOMEDA
Me-
che
il
quest'altra:
di patriota, di sta-
che a bastanza acuto per vedere i problemi, troppo poeta per saperli risolvere.Tragedia
opportunaflebile, nella quale confluiscono,
tutte quante le quistioni minori della
mente,
vita sociale e familiare
le contese minute su
le spine sparse
questa legge o quel decreto
lungo i sentieri del grande roveto. Tale l'invettiva contro gli auguri, secondaria piaga dello
Stato ateniese e di tutte le poleis greche, che
repugnava, ancor \)\\x che al suo intelletto di
filosofo evoluto, alla sua coscienza di cittadino
probo
e il riscontro di Teonoe in cui il vero
tista,
(1)
1.
73
EUKIPIDE
religione
della
filosofia
politiclie e dalle
sorti
preoccupato dalle
condizioni
sociali
della
Nel pensiero,
ora, del
primo
74
II.
del male
ANDROMEDA
imminente
lotta
con la tormentosa
l'attesa
gravita su
capi
santissimo Olim^DO
il
si
(1):
cuore
Andromeda
alla
il
il
morte ?
(2). Il
sente
alleviato
il
moto compassionevole
vicenda
onde
la vanit f eminea e
il
la fanciulla fu addotta,
puntiglio divino
incolpevole, alla
s'impregnano.
Ve
su la
un'amara
soffre, e una
e delle nozze
si
avrebbe
ma
(1) Fr.
114.
(2) Fr.
115.
(3)
Fr. 119.
75
EUBIPIDE
e tra
compianto virgineo
il
Ma
(1).
a rompere
Tuniformit di questo tormento, giunge a traverso l'aria con l'alato piede Perseo, reduce dal
rischio di morte incontro a Medusa: il capo ne
reca in Argo (2). E radioso della sua recente
bello della sua giovinezza. Stupisce
gloria
Dei a qual terra di barbari col
prima
veloce sandalo siam giunti? (3)
Che vedo?
Timagine d'una vergine, come scolpita da mano
;
""
sapiente tra
lecito.
taci
rupestri rilievi!
(4).
la persuade
"
Si fa poi sol-
Ma
richiede l'avvinta.
ma
il
invano.
"
Tu
silenzio inade-
guato interprete del pensiero (5). Non senza rancuna son le prime parole di quella " ma tu chi
sei ?
se non che la forza stessa del dolore la
tradisce e senz'altro, per la veemenza del soffrire, non definisce audace colui che persiste nel
:
voler
sei,
sapere,
comx)assionevole
si
di te
ma
ho piet
"
tu chi
vergine,
(7).
Ogni
freddezza si dissipa. Quel che d'ostile era ancora nelle parole della fanciulla si placa. Quel
che di vago era nell'animo dell'eroe si concreta.
(1) Fr.
117, 121-122.
Arch. Inst.
XI
Convengo
col
Bethe
"
Jahrb. des
al coro
che
il
a sinistra di Ermes.
Principio del
(2) Fr.
123.
(4) Fr.
125, parafrasi.
(7) ibid.
(3)
(5) Fr.
fr.
124.
126.
(6)
Fr. 127.
7G
II.
ANDROMEDA
La
liberazione prossima.
E Andromeda
allora lascia
grido di promessa
onde dato al giovane, oltre l'avanzante mostro
il
(1)
Fr. 129.
(2) Fr.
131.
rupe
triste sul
77
EURIPIDE
mare
gaudio maraviglioso
vicino,
come tu
schiava Abbi
e tu conducimi,
moglie, sia
tutto;
mi
mare
il
"
Straniero
me
piet di
batter difatti
(1).
ketos sorgente da
che soffro
Perseo com"
l'Atlantico
il
popolo
del banchetto
del salvatore
(2).
Si vuoter
Sbito profondo
si
il
xsiog, la
coppa
la
Andromeda non
quello
valore, che
una fronda
offerto da Cefeo
al
di alloro o
un raro cammeo
vincitore
Perseo.
La
fan-
altre, la
crea
mesta
morta
(1) Frr.
132
e 128.
(2)
Dai
frr.
145-148.
II.
ANDROMEDA
tragedia euripidea, una tanto geniale innovazione doveva sembrare anche anarchica urtando
contro le consuetudini legali e morali della vita
ateniese; e per ci senza dubbio
lare
temiDcrare
agli
occhi
si
dei
dovette vecittadini.
schema giuridico
fine
si
la
manifestava
Ma
mossa
forse,
s'ignora.
non fu senza
L'amore della vergine che prima della
lotta trionfale era come offuscato di paura e di
speranza egoistica se ben legittima, dopo si vel
di malinconia contrastando con gli affetti filiali.
" Conducimi con te
dove ?
aveva esclamato
Lontano in Ai'go, in Serif o. Ma ell'era unica al
L'intervento, tuttavia, di Cefeo
effetti.
79
EURIPIDE
madre
tuttavia.
Nel
e Dei, Eros, o
onorando sarai
ai
vince.
siero
ma
innovatore,
quel dissidio
sorto
dalla
piet
dall' affetto
(1) Fr.
5.
Cfr. VII.
80
II.
ANDKOMEDA
complesso di meditazione
Tuna delle due
poeta e tutta l'opera ma-
che
vedemmo
costituire
tragedie soggettive al
da
seducente
specie: a Perseo e Andromeda fa esprimere il
pensiero eh' egli dilige; a Cefeo e forse a Cassiepea spetta di combatterlo. Qualunque sia la
lui concette e atteggiate sotto la piti
per far cenno, dalla sola impostatura dei termini si comprende che Euripide,
anche una
volta,
aspira a risolvere
pirica col
ma
del
La
buono
non
difficolt
em-
del pratico
dell' utile e
e del bello.
quistione poi
ramente
mano
criterio
una
di due. I
non
sola,
genitori
si
consta pi ve-
della vergine
s'ar-
congiungimento
trasforma in un contratto economico: nel quale l'eroe detronizzato, e cresciuto
da la piet ospitale, ha troppo palesemente la
peggio di fronte a le ricchezze dell'unica figlia
del fastoso re etiopico. Dice l'un parente " Oro
io voglio sovra tutto avere nelle mie case anche
se schiavo, onorabile l'uomo ricco il libero, bisognoso, a nulla riesce l'oro riconosci causa della
di sofismi ed argomentazioni. Il
degli esseri
si
EURIPIDE
81
felicit! (1).
di giovent,
importa la gloria immortale, per cui " gi morto, gi sotto la terra, sii
venerato ancora ? Nulla " vano fin ch'uno
viva, l'agio gli giova (2). N basta obiettargli,
con l'esempio recente, che si pu per ricchezze
ardimento di cuore
? clie
plutocrazia d'Atene e
alla cupidigia
Ma
ma
alla
immorale
il
un altro lo , pi
dubbio, di irritare
dramatico
la piaga, di
se
di far sorgere
stimolare
il
cuori.
La memoria
lutto de'
il
cora in Atene
destino;
ma
(1) Fr.
142.
ognuno interroga
l'
imminente
(3)
Fr. 143.
le risposte
(2)
(4) Fr.
A. Ferbabiko, Kalypso.
135.
(5)
Fr. 137.
82
li.
ANDROMEDA
E
ad
tale legge
non
cittadino.
stofane. In verit se
tinui fra Aliene e gli
si
Ari-
stranieri, ci
s'avvede subito in qual forte numero gli Ateniesi dovevano veder diseredati i x3roprii figli e
decaduti a un grado inferiore, solo per aver contratto unioni con donne straniere. Pericle stesso
fu colpito a causa di Aspasia da Mileto. N
solo il sentimento coniugale e l'affetto paterno
urtava quel decreto incresciosamente; ma tutte
le esigenze politi clie gli eran contrarie. Se n
pure la cittadinanza dello sposo poteva far ateniese, per esempio, una donna nata in citt della
Lega marittima, dura e perigliosa barriera si
rincalzava fra gli alleati ed Atene, la quale pur
del loro ajuto di continuo abbisognava, e su la
loro fedele assistenza doveva contare specie durante le guerre infelici. Onde il largo spirito
euripideo, il qual tutto accoglieva che agitasse
la societ de' suoi tempi, si giov dell'attributo
etnico che la saga conferiva ad Andromeda per
riproporre al suo pubblico il quesito scabro. Ad
Andromeda difatti diceva il padre,
o la madre :
" Non voglio che tu n' abbia figli illegittimi
83
EURIPIDE
Anacronismo
e irrazionalit era
difatti
mo-
strare Perseo
che so ?
se ne avvide, certo non
li
discoperse.
Ma restano
ben pi
profonda ed esiziale di quella operata dalla ge-
essi indizio
d'un' alterazione
nialit iDsicologica
(1) Fr.
(2)
G.
del mito
ch'era tuttavia
un modo
di
Mi piace qui
Fraccaroli
rino 1903).
su
ricordare l'arguto e
L'irrazionale
nella
acuto studio di
letteratura
(To-
84
rivivere
II.
il
ANDBOMEDA
tramiti
essenza umana e le favolose vicende. Invece, una volta intrusi fini di riprensione politica e di biasimo sociale sopra la trama
della sa^a, essa ne rimane soffocata e asservita.
Eppure il poeta che, a proposito di Perseo e del
ketos, affronta problemi proprii dello statista, non
prosegue se non l'opera del mitologo che, al medesimo proposito, finse l'amore di Andromeda e
quegli immette nel mito
il vanto di Cassiepea
la societ, questi l'uomo e tutt'e due sviluppano
r antropomorfismo contenuto nel primissimo
germe. Si assiste cosi a una penetrazione successiva e graduale del fenomeno solare nella
sostanza umana. Ma quanto pi l'assorbimento
procede, tanto meno il mito serbasi, qual era,
mito di maraviglia cui si presta la fede non razionale ma fantastica: tanto meglio si tramuta
in paradigma d'una teoria logica, in schema di
una tesi politica. In vero, dopo che Perseo divenuto pretesto a un problema giuridico, egli
per diventare l'esempio aggraziato d'una fra
segno che gi l'intelletto
le possibili soluzioni
si preoccupa d'altro. Cosi la saga si avvince alla
vita con nuovi sottili filamenti, che non valgono
per le sue prime rigogliose radici.
Mentre da questo lato la leggenda si profonda
verso la terra, per l'altro richiama al cielo i pensieri. Il religioso spirito di Euripide non manc
di agitare, anche per Andromeda e Perseo e le
vicende loro, i dubbii e le incertezze della fede.
Quanto e come, impossibile dire: solo per barlumi s'intravvede alcunch " Non vedi come
la divinit sconvolge la sorte ? in un giorno rifra la nostra
EUKIPIDE
85
lui,
ancora:
"
La
Giustizia
N manca un moto
ha voluto
il
si
(3).
che
sacrifizio
di
Andromeda
dromeda
il
"
si
o afflittissima fra
ma
dice ad An
che dopo averti generata,
mortali, ti concesse all'Ade
Spietato quegli
Coro
non avverso
a Cefeo che ha ub-
uomini
ai falli degli
"
principale,
qualcuno vi sia per inscriverle entro le tavo'Zeus? che Zeus le vegga e ne renda
lette di
giustizia ai mortali?
L'intiero cielo
non baste-
peccati degli
uomini non basterebbe Egli stesso a tutti esaminarli e aggiudicare le pene. Aprite gli occhi
Dike [non l su: ella] qui basso, vicino a voi,,.
Dunque Euripide ha un concetto di giustizia
;
(1)
Fr. 152-3.
condo, Tv al
(3)
Fr. 151.
(4) Fr.
120.
V.
1.
Leggo
f^aQziag,
(5j Fr.
506.
al v. 2.
150.
non
TifioQlag.
Nel
se-
86
II.
ANDROMEDA
a cui non vede rispondere n l'opere n i degli pare meglio s' addica la
mente
vivificate,
umane
e,
come umane,
verisi-
mili, se
corruttibile verit,
il
e le
forme
divine.
87
EURIPIDE
duca non
spiriti
an-
un
travaglio.
il
mito
fallisce;
pide investito
di Perseo e
il
problema che
Andromeda
la
leggenda eroica
mensamente lontano. Non si sa se nella tragedia avesse luogo, come nel racconto di Ferecide, l'ostilit di
Fineo e
il
duello fra
un
due rivali:
non un
fatto di pi,
88
si
li.
fondono
gedia.
le
ANDKOMEDA
pel quale
il
personaggio di Perseo,
assommano
la sorte di Perseo
vertice
divergenti
passioni
in
un
dell'
solo vivo
intera tra-
A lui
definisce
la sorte Atena,
il
sugli ascol-
della
89
DOPO EURIPIDE
patria; s'accresce
il
il
celeste e l'eroico
si
il
dolore
me-
III.
Dopo Euripide.
lento
ma
spiccato
Fino ad Euripide,
impoverirsi
il
della
un
sua vita.
avevan
il
vertice del-
90
II.
ANDROMEDA
sino ai confini
caratteristica.
l'altre
recide
ti)
particolari,
64,
ma
come quello
non imprime
DOPO EURIPIDE
coli insignificanti particolari;
91
qua
e col, quasi
Se non che tale aspetto non fu del solo ApolAnche di un poeta. Ovidio mosse del
pari, se pure non nell'atto materiale del suo lavoro, certo nella sfera fantastica della sua mente,
da Ferecide o sia da quelle che in Ferecide
erano le fondamentali intuizioni della saga. Ci
lodoro.
(1)
Cfr.
I.
92
sono
II.
lo
ANDROMEDA
sonaggi
giovini.
il
ripresa
e sol
il
com-
quarto e il principio del quinto libro nelle Metamorfosi. Sottinteso costante e necessario il
miracolo della potenza oltreumana: dal volo
che conduce Perseo fra i Cefeni, alla virt del
capo gorgoneo che termina l'episodio. In apparenza per Ovidio non se ne compiace con la
maraviglia schietta di Ferecide si tenta di comprimerlo in termini di umanit. E fallacia. Certo,
il ketos
avanzante al feroce convito vien paragonato a nave rapida: onde n' ridotto il confine mostruoso. E Perseo gli piomba di sopra
con l'empito discendente dell'aquila: non insolito
spettacolo. Ed essa belva si dibatte a simi;
scena cui
comune. E lo scoppiar
degli applausi su la spiaggia dopo la vittoria
dell'eroe richiama l'eco dei fragorosi anfiteatri.
In realt, queste similitudini umane riescono una
abitudine
nella
vita
si
ne-
concretino, escano
creare, di l
del
straordinario e
il
riscontro,
il
contrasto fra lo
93
DOPO EURIPIDE
canto a un magistero
vede
particolari e
li
Gli corrisponde
il
rombo
del verso.
che fine?
Per
la
marmorea
Novamente da
l'una parte e da
il
piedi
innumeri genti
di sotto
campi
lingua scontasse
le
avesse agitato
IV
le
lasciate,
colpe.
egli si
talari.
av-
arma
D'intoi'no e
scorge
le
schiatte
Ammone
aveva
pianto, opera di
avvampa
avvinta
l'altra
etiopiche e
(1)
(1).
capelli
marmo
e stupisce,
vv.
n gh occhi
rapito
665-752. Traduco
(Berlino 1914).
stillato
l'avrebbe creduta.
all'aspetto
sul
testo
di
un tepido
Ignaro ne
dell'apparsa
H. Magnus
94
ANDEOitfEDA
II.
"0
Si ferma.
tene,
il
ma
nome
tu
dice
degna non
a chi
'1
Si
A lui, che
spesso,
proprii,
nome
il
materna
il
loroso
non sembrasse
della terra e
avanzando,
di
s,
insiste pi
delitti suoi
quanta fosse
bellezza.
:
madre
padre, e insieme la
il
il
momento,
presente
Non
da
l'ora.
Questa
Di
"
Perseo
rinchiusa Giove
che
si
la-
a porger sal-
s'io vi chiedessi,
Giove e da quella
miseri
pianti e lamenti, e
nato
risuona
racconto, l'onda
il
la
te,
n osa
parlare, vergine, a
queste ca-
di
cupidi amanti,
f'
latore ardito,
teposto.
fizio,
vero esitato
il
agitando
?) e
lor regno,
gli Dei.
,.
le
ali
vo-
un bene-
Accettano
(chi
valore
avrebbe per
genitori.
la fiera, spartendo
le
tale
onde, tanto
cielo interposto
possa
DOPO EUKIPIDE
d'un sbito
alto
si
il
giovane, da
l'ombra
fu vista
respinta la terra,
piedi
Come
95
sommit dell'acque
alla
contro la vista
dell'uomo, s'infuria
fiera
chide le nascose
il
da grave
ora eretta
ferita,
ferro, fin
dove
si
aderge
cui
le
fianchi
la
ora
si
avventa a guisa di
si
l'ale veloci
gli
morsi
avidi
dove
margini, adesso
Laniata
nell'aria,
adesso
destro l'Ina-
ricurvo (1).
spada
falcata.
si
la
tenuissima coda
porga
indifesa,
si
flagella
santiron madide
zuppi
a'
talari,
scorse
col
affidarsi
supremo
D'applausi
il
clamore riempie
la spiaggia
le
su-
(1)
"
falcata
di
Perseo
Gr.
ti.
si
veda
"
spada ricurva
comprendere il v. 720
disegno in Roscher Lexicon
per
e
il
96
ANDROMEDA
II.
purifica le vincitrici
l'arena
il
le
mani
capo gorgoneo,
f'
attinta
molle di foglie
il
terreno,
Medusa Porcinide.
Il
midollo ancor vivo assorb la forza del mostro, al contatto di questo fu duro, nelle fronde e nei
rigidezza inusata.
mu-abile
Ma
sperimentan
fatto in pi verghe e
ripetersi uguale.
con gaudio
la
rami assunse
le ninfe del
stessa
il
mare sasso
lo
il
vedon
semi sparser su
natura rimasta,
pelago
ci
ch'era
diventi.
Seguono le scene di festoso tripudio cui s'abbandonano con Cefeo e Cassiepea i Cefeni tutti.
E si termina, col libro quarto, il primo episodio,
per s stante, del mito.
Chi lo cerchi pi a fondo, deve soffermarsi
sopra il dialogo fra Perseo e Andromeda, fra
Perseo e Cefeo con Cassiepea. Vibra, ivi, il sentimento attorno cui Ferecide aveva trovato raccolta la fiaba del ketos.
Un
Ma,
si
direbbe, in sor-
97
DOPO BURIPIDB
elemento disgregatore, una disarmonia neltramut in accordo nuziale. I due protagonisti impiccioliscono visibilmente: ella s'induce a rivelare allo straniero il
perch di sua xDOsitura " a fin clie non sembri
celare colpe sue proprie , e accusa la madre:
egli sciorina dinanzi ai piangenti genitori, mentre
la belva avanza e il terror tragico martella i
cuori, i proprii titoli, quelli per cui si ritiene
onorevole genero al re. I pi generosi appajono,
poveretti, quei due vecchi che di tutto cuore
danno, con la figlia, il regno! Si che l'artista
fu, in questo argomento, volubile n gli soccorse
alcuno di quei fini tratti di psicologia di cui
capace in altri casi. I soli accenni pi appropriati
"iin
l'opera: e la passione
toglie a Euripide:
tali lo
l'aria, e il
Mentre
fra
mezzo
alla
schiera
cefena
quell' im-
(1)
A. Ferbabino, Kalypso.
le Graje,
Medusa,
7
ecc.
98
ANDROMEDA
II.
ma
commosse
la fervida
Primo Fineo
"
Ecco
dice
pita sposa.
ecco,
mi avanzo a vendetta
me
Cefeo opponeva
"
(1).
Che
lui clie
tentava scagliare,
qual mente
fai ?
si
rende a
te,
La quale
ma
ritolse, se
l'aspro
Ammone, ma
farsi satolla
nume
quella
tu cerchi
belva
mie
lei
grandi ?
vero,
ma
ch' sal-
non Perseo
corngero
il
del
viscere
delle
il
Nereidi,
delle
spinge in-
ti
ineriti
della car-
n sottrarr Giove
te le penne,
vata
con-
tesa,
Allora
se,
rapita
t'allieti
ti
fu,
crudele, ci stesso tu
non
che fu da taluno
carpisci
salvata,
gli
in oltre,
il
ti
duoli
premio
lo richiese,
pel qual
come
lui s'antepone
Non
(1)
cede Fineo
non a
a'
te,
ma
comprendi
una morte
consigli del
sicui'a .
fratello, anzi
il
mito, Zeus
avrebbe generato Perseo (sopra pag. 94) cadendo dal soffitto in forma di pioggia aurea nel grembo di Danae.
DOPO EURIPIDE
99
Le congiurate
"
la
favorevoli,
prevaleva
turba
con
la
ancora
dura
soccombere
vide
madre
per
il
va-
nuova sposa,
gli
Ma
atrii.
il
Per quando
"
la lotta.
valore,
il
la
riempiono
d'ululato
suon dell'armi
il
poco
Per
mi
schiere
Perseo
"
alla
Poi che
Rivolga
il
"
Cerca un
e trasse il
che
altro,
tuoi vanti
gesto
statua
di
marmo
,.
All'ultimo
pro-
Perseo
allontana
Non
la
odio
sposa
ci
mostri, togli
fieri
spinse a contesa, n
movemmo
le
armi
fortissimo, fuor
me! tuo
resto
il
risguardare
rispose
"
:
Ci
30-235
sia .
quello
che,
posso, ed al vile
(1)
ti
ardiva
capo impie-
Togli,
brama
di
ti
prego.
regno
per
Non m'
si sia.
il
grave di cedere.
lui,
cui
con
timidissimo
la
pregava,
voce
Fineo,
concederti
lascia
150 sgg.
il
timore.
lOO
II.
ti
ANDROMEDA
vo' darti
e sempre,
lo impietra.
commoveva
dell'azione
si
sublima in motivo
di
armoniosa
bellezza.
di
libr
mento
stucchevole prolissit.
rico
Non
fu ricco,
ma
pleto-
101
DOPO EURIPIDE
sirle per ottenerne un qualche rilievo da 1' immenso piano uniforme dello sfondo. Sola, or qui
nel primo episodio: volubile superficialit psicologica accanto a larghezza romanzesca. Ma analogo nella sua radice. Nell'un caso e nell'altro
il poeta non ha colto il cuore del mito, n ha,
zione bellicosa;
Euripide,
Omero
in
in
possibile imitare
parte fu
parte.
Mai
per, in alcun
meno
Un
secolo e
mezzo dopo,
il
pensiero
umano
102
ANDROMEDA
II.
fanno attorno,
e ov' la
con moti curiosi: ora
questa ora quella alza la voce le compagne in
tanto ascoltano con stupor muto. Sono ignare
de' pi recenti fatti, e l'amico li ha appresi origliando. L'eco della terra par muovere da una
notizie
l'altre gli si
bellezza
dei
volti?
Ma
lontananza.
Tritone e
Tbit.
contro la
Nereidi.
le
Andromeda, non
figlia di Cefeo,
come
Da
chi,
credete,
o Tritone
sca la vergine, lo
Trit.
mare
Ma
No.
Perseo,
nell'arca insieme
di
non
f'
voi conoscete,
bambino
il
solo
fu ucciso gi
assalse ed uccise,
ma
attenden-
credo o
Ifianassa
Ifian.
un giovine
Trit.
If.
So
dato
presa
If.
perch, o
ci
Vi
contro
sia
le
il
ketos.
Tritone
doveva.
dir tutto,
Come, o Tritone
(1)
parli:
Egli uccise
di chi
fu
man-
al re quest'im-
in Libia...
solo ? o conduceva
la via difficile.
com-
103
DOPO EURIPIDE
Tbit.
d'ali.
Traverso
l'aria
Quando dunque
Atena
aveva
lo
fornito
capo a Medusa
If.
dabili
Ma come
o pure
di esse.
Trit.
guardava
le
Atena
sono
difatti
non vedr
chi le guardi,
inguar-
dopo
altro
Cefeo) Atena
il
scapparsene a volo.
dunque
Andromeda
gli diede a
riguardando
destra
nell'imagine,
capo
il
di lei, e
con
recise
prima che
la
falce
le sorelle
si
sempre
nella
destas-
Come
poi
giunse a
scorge
Andromeda
esposta
seminuda
prima, compassionando la
ma
assai
sotto
sorte di
lei,
seni
dimandava
!,
da
la
della vergine, e
porgendole la
mano
la
sostenne mentre
in
Argo
cosi che in
ella
trov un
Io
gi
dell'avvenuto non
mi sdegno; che
104
li.
colpa di
DoB.
aveva
fatti
menava vanto
ANDBOMBDA
noi la figlia se la
verso
e riteneva d'esser
Ma
in
tal
pi bella
madre
If.
se
Basti, a
vendetta, cbe
nostra
fu
spaventata per la
figlia.
sottintendono
e, pi,
interlocutori. L'arte di
si
Luciano
li
designa con
a Tritone
la
^'
inciso,
una
critica
genetica,
diremmo
oggi.
Ed
105
DOPO EDRIPIDE
la stessa che
di Nereo. Il
Dunque,
efficacia
coscienza etica
il
l'aveva
Astronomiche^
dell'ornamentazione
per le sue
sfruttata Manilio
a proposito
delle
costellazioni
106
II.
ANDROMEDA
Ma
(1) Cfr.
(Miinchen 1913)
II
2 pagg. 28 e 37.
DOPO EURIPIDE
107
CAPITOLO
III.
La Demetra d'Enna
1.
Enna:
nome
(2),
cui
il
antichit,
Erei
mito siculo.
Il
oggi
^^l
di
tortuosi
dorata luce dei piani. Demetra genitrice delle biade, Cora-Persef one figlia
solchi dei fiumi, la
(1)
di cui nelle
(2)
v.
note successive
Vlndagine in libro
si
citano
Henna
II
cap.
II,
0.
Rossbach Ca-
Ilo
III.
LA DEMETRA d'bNNA
di
Panrmo da
elle di l la
(1)
CicER. in Verr.
IV
106.
IL
cosi
111
MITO SICULO
avanti
l'ra.
Le
coste, pi
IX
la
vita
civile
dei Siculi
una
(Ij
Cfr. 1 e III.
112
III.
LA DEMETRA d'eNNA
l'arte e scienza
il
seme
vincoli dell'isti-
comune che
gl'Indoeuropei dividendosi recavano seco traverso
le regioni dissimili. Agricoltura e famiglia, vie
il
tesoro
meglio possedute e costituite col cessar del nomadismo, avevano per s pi e pi secoli di
trionfo nell'avvenire
costituivano, con la loro
celata forza e importanza, due poli essenziali
nella vita presente. Essenziali e magnetici tanto,
:
da
medesime
divinit
mente
non averne compreso
non palese bellezza, cir-
bambina
il profondo valore e la
condava di ombra nelle celate viscere della terra
ove scompajono i corpi di uomini'ed animali.
Di questi due poli religiosi seguire a ritroso
la progressiva formazione, conduce a origini tra
il
il
l'animismo, che poi se ne evolve, e adora lo spirito del sasso e la potenza del seme il pi maturo pensiero che, in fine, riesce a foggiarsi di
;
tutta la terra
biade:
cisi,
bili,
ci
una
divinit
riassumono,
sola o di
tutte le
meno formula-
Nume
agreste,
il
IL
113
MITO SICULO
figli
ed morto
la-
odii
timo
compagine che
l'ul-
si
poti,
suo
il
nome
di
"
Padre
ripetuto.
quando, anche qui, la intelligenza divien sensibile ai nessi, e i padri delle diverse famiglie si
accostano si penetrano si fondono nella simiglianza della lor figura, la divinit del Padre
fluire
matriarcato
j)ure,
a in-
il
Figlio
vivo,
in sintesi,
proprio sepolcro;
e,
omerici.
Ma,
se la
da quella dei
8
114
III.
LA DEMETRA d'eNNA
Che
il
influiscano
de' divini
non mancano
l'uno su
l'altro,
tra le
il
culto
vicende-
se
non
la conservazione e la rinnovazione
seme
Omero
in
Febo a Lajo:
in Euripide,
perenne di
"
Schiatta senza pi
la schiatta che muore. Dice,
"
re,
non seminare
ritale
il
(1).
tuo solco
e intende
(1)
Biade
il
IL MITO SICULO
il
Taria,
dopo
il
tra le
115
umano: cosi che Zeus, nell'alto delpadre della pioggia, e i campi hanno
raccolto un abbandono puerperale. E
perch, anche
umana
116
III.
LA DEMETKA d'eNNA
essi
due, diversi.
(1)
Una
Ili e
Vili.
117
IL MITO SICULO
ormai ricca
la
nomeni
di esse.
Le vicende
qualunque l'una
cit o
il
Dio inferno.
questo poco
bilit storica la
118
III.
LA DEMKTRA d'eNNA
il
n.
E
un
Il
mito greco.
l'arte
colorito
il
quale da
attri-
IL
119
MITO GRECO
leggenda
si
simbolo di questo,
grano.
il
di-
Un
di Elios
"
chdaro figlio
di
Iperione
modo
del ratto
e,
Dea
,.
quali,
delle biade
di
vana e
120
III.
LA DKMETRA d'eNNA
canto
ai
protagonisti
Le due
principali
vinit agresti,
agricola e familiare
madre
mento
di
cui
l'unica
figlia tolta
X3er
tradi-
d'altra parte
Cora
La
Figlia, in greco
primitivi
trasfigurarono
in
lei)
s'
adombra
fanno corteo.
Presso agli agresti, con uguale
individuata determinatezza appajono gli Dei sotle
terranei, addotti
da quel vincolo
di analogia
che
IL
vedemmo
" Ade
pili
"
sopra
121
MITO GRECO
L'infero
(1).
Aidneo
Nume
rapitore
signoreggia su la vasta
(1)
Pag. 115.
122
III.
LA DEMETRA d'eNNA
il tono
austero della Regina, di cui tuttavia
mitigava la maschera accigliata. La creatura
leggendaria e religiosa che ne scatur tenne
delle due onde fu composta, ma risult armonica ed ebbe riso e vezzi su la terra i)resso la
Madre, rigidezza e austerit fra i morti i^resso
il
marito.
IL
diverso
(1).
123
MITO GBECO
il
nome
un
Re
figlie del
notizie:
sembiante venerando,
il
madre
loro,
Metanira,
non sar
libero
di
pompa si rendeva a
dunque indirizzata tutta questa ampia
parte del carme la quale cosi nell'insieme come
nei particolari costituisce dunque un complesso
etiologico ben distinto dal complesso mitologico.
E a quel modo che quest'ultimo ci mostrava
in Eleusi con specialissima
Demetra
(1)
Yv. 91-304.
124
III.
LA DEMETBA d'eNNA
originario del mito naturalistico: se difatti Demetra la biada il cui chicco scompar sotterra
per germinare e risorgere culmo, giusto che
le biade esistano prima del ratto sotterraneo,
scompaiano poi, riappajano col ritorno della ra-
(1) Cfr.
fino a pag.
126
il
IV.
(2)
Vv. 305-310.
IL
MITO GEKCO
125
la
periodico,
ma
prisca.
un'altra
essere
meno
antica
(del
secolo)
dirsi
che, per
neoattica.
causa, oltre
con
altri
126
III.
LA PEMETRA d'eNNA
giore Trittolemo al
magia
del fuoco
la
modo
attuarsi;
di
genitori
di
Demofonte
or di
Trittolemo, a
Ma
sul xjullulare
si
ergeva con
l'alto
la favola
filosofico e religioso
tano qui
Per che
l'orfica,
Enna.
proto e neoattica e
s'incontrassero queste versioni greche
tutt'e
tre,
la
moto
di storia.
IL
MITO SIRACUSANO
in.
I Siculi, che
si
erano
127
mito siracusano.
Il
ritirati su
monti
del-
mari, e che
si
trasformavano via
via, dive-
artistico
grandis-
religiosa si radicano
senza resistenza, e, nel trapiantamento fuor
dalla patria, pajon rinascere con rinnovellata
ivi
vigoria e bellezza.
Certo la lor
(1)
somma
Ampio racconto su
HoLM Storia
cidente, in
(Torino 1896)
(Oxford 1891);
lib. Il;
di progresso spirituale e
Sicilia
Freeman History of
Sicihj voi. I
Magna Grecia
m.
128
LA DEMBTRA d'eNNA
irrequieta
genialit
zione ad accrescere
e
il
con
la
congenita
l'inconculcabile
possesso,
aspira-
doveva spingerli
presto a violare i segreti delle regioni pi interne e a portarvi il soffio della propria opera
contro le resistenze dei Siculi, non restii ad evolsi a sottomettersi. E forse, traverso anche
i commerci di scambio, a Enna
ebbero a perversi
Eorse
percli
non
la
minima
La
e'
illuminano
Enna
co-
Imera
circa
di Amilcare,
il
480
a.
Enna
ma
versi
(1)
(2).
Cfr. li.
IL
129
MITO SIRACUSANO
In Siracusa Grelone fu un institutore e un propagatore zelante del culto delle greche iddie
Demetra e Cora (-Persefone). Di queste il culto
come fu visto poc' anzi,
a base il
aveva,
mito del rapimento. E a quel modo che nelr Inno a Demetra la favola naturalistica non
spoglia della sua prisca indeterminatezza, vien
ad arte connessa con un preciso e determinato
centro religioso, Eleusi; cosi un' analoga tendenza doveva indurre i Siracusani, per mezzo
saghe), a sostituire
nomi
ci)
V. 133.
A. Ferrabino, Kalypao.
130
III.
LA DEMETRA d'eNNA
pone Taltro, secondo cui il Dio inferapre la via del ritorno presso lo stagno
di Ciane (1); si ottengono i due estremi punti
topografici di una saga che adatta il vecchio
mito greco agl'interessi di Siracusa: perch Ciane
una palude nelle vicinanze della citt e sulla
zona dell'Etna l'influenza politica e militare dei
Siracusani si sempre estesa o nel fatto o nell'intenzioni. Ma come tale tentativo mitico prettamente libero da Enna dimostra qual fosse
l'impulso originario del culto instituito da Gelone cosi la penombra in cui permane e la caducit che lo contraddistingue provano quanto
diffcile fosse serbar nella leggenda di Demetra
l'indipendenza contro i diritti di prima occupante che competevano alla fiaba dei Siculi.
La quale s'imponeva difatti tanto pi quanto
maggiormente s' era, traverso gli anni molti,
radicata nelle coscienze degl'indigeni rifugiati
su i monti, e quanto era pi stretta, nel nucleo
essenziale per lo meno, la sua simiglianza con
il mito ellenico. Il ratto, sul lago di Pergo pocolare
nale
si
si
tevasi rivestir
greci
di
E difatti il ratto rimase. I Siracusani diedero alla divinit delle biade il nome di Demetra; ne chiamaron la figlia col duplice termine di Cora-Persef one il rapitore con quello
;
(1)
131
IL MITO SIRACUSANO
di
Ade
o Aidoneo. Colorirono
ben
fissi
e tradizionali.
Ma
sottostettero ai di-
Siracusa, sembra,
di
Cora
valli.
facile
si
poneva pure
1'
"
anagoge
riti ed ai sacerSuggello poi di questo compromesso religioso tra Enna e Siracusa l' elaborazione caratteristica d'un motivo orfico attinente al ratto
di Cora. Questa avrebbe avuto compagne durante la raccolta dei fiori (1' " antologia ), oltre
le Oceanine, anche Artemide ed Atena, le dee
vergini. Ora Artemide grandemente importava
nel culto siracusano Atena in quello di Imera,
citt a Siracusa amica durante le guerre del
V secolo specie contro Atene. Per ci in uno
dei suoi rami la leggenda, la quale ancor qui
si vede costretta a riconoscere che a Demetra
tribuisce al
132
III.
LA DEMETRA d'eNNA
tolemo.
Demetra
citt
siciliane
garbo
(1).
Si concedette che
un
eleusinio, Tritto-
favore di Demetra e comunicato alle terre il dono preziosissimo; si concedette che ci accadesse in occasione del ratto
e fu lasciato cosi senza ritocco tutto
di Cora
gli si premise,
gi dianzi,
il racconto. Ma,
lemo, avesse avuto
avanti
il
il
alle
culo.
(1) Cfr.
IV.
orgoglio.
IL
Dopo
MITO SIRACUSANO
esistevano in
ci
133
Sicilia
oramai
tutti
un ben contesto
etiologiche
non privo
particolare
di
N manca-
rono forse
un tempo mancata
dalla Biblioteca
racconto nel suo disor-
istorica
(1),
lasciando
il
dinato svolgimento.
I Sicelioti
che abitano
l'
isola
appresero
dai loro
tempo
Demetra e Cora;
... e che le predette Dee in questa isola
primamente apparvero e che questa per prima produsse il fi-utto del
il
(1) Cfr.
riprova
Philologische Untersuchungen
(2)
suolo... (2).
DioDORo
2, 3.
4 passim.
134
adducono
e che
LA DEMETRA d'eNNA
III.
il
quest'isola
il
Dee
le
compiacessero.
si
ratto di Cora
accadde ne'
di vedersi.
che
altri fiori
fiori
narra
si
dendosi
loro
naturai virt.
la
mezzo
belico
dell'isola
della
da
burroni.
il
prato
ai lati
predetto
per scosceso
Sembra giacere
nel
Sicilia.
Ha
vicino boschi
intorno
e,
questi, paludi, e
sot-
che balzasse
cocchio
col
rimangon
fioriti
mi-
Favoleggiano
scessero
Atena
ancora
e
che insieme
Cora
con
cre-
che
peplo
al
zione reciproca
st'isola; e
si
la
conversa-
compiacquero specialmente
ciascuna
si
ebbe un territorio
di que-
Atena
dalle
Artemide ebbe
da oracoli
lei
rimenti alle
fino
ad oggi Ateno
e,
pa-
Cora ottenne
prati
compiuto
cusa
chiamato
il
ratto, rec
nell'Ade
scomparve con
la rapita
MITO CONTAMINATO
IL
Dopo
il
di
ratto
non potendo
ritrovare
mini
la
rec
crateri dell'Etna, si
abitata e benefic,
135
figlia,
in
donando
il
accese
don
nei
fiaccole
il
pel che
questo
Sicelioti
popolo pi
sacrifzii
e coi
(1).
l'edifcio
esiste.
sciammo per
N mancano
Fece difetto
genio architettonico: e il
ogni volta che Diodoro riquel suo " favoleggiano .
pete,
ed spesso,
Altri; non egli: eh' estraneo a quel che racconta. Modello insigne, questo, del come possano
mascelle di erudito maciullare e rugumare il
sacre.
difetto
si
il
tradisce
IV.
Il
mito contaminato.
niato in
(1)
DioDOBo
3-4:,
fu questo
l'i-
136
III.
LA DBMETRA d'eNNA
(1)
di
erano affluite,
dell' Inno omerico, insieme con la variante di
Trittolemo inventor dell'aratro cosi che quella
diveniva la fucina ove cotesti elementi, parte
simili, parte dissimili, mossi da origini diverse,
avevan da commettersi l'un l'altro e penetrarsi.
E non pur cotesti elementi precipui bens anche
alcuni altri secondarii, che per varie ragioni fossero riusciti a trascendere i limiti della medio:
rebbe stato trasparente: dei maggiori alessandrini medesimi. Sola di quelle ci rimasta traccia
(1)
Sul culto di
cfr., p. es.,
IL
MITO COs^TAMINATO
137
correnti leggendarie.
senza dubbio.
Vige l'indirizzo siracusano,
Anzi vi si manifesta con talun nuovo particolare cosi il poeta sembra seguire pi tosto una
;
una variazion
di
(1)
138
III.
LA DEMETEA d'eNNA
si-
Resta
il
vanto di
fer-
D'altra parte
titudine sua
psicologico
diviene
il
racconto,
un
particolare
IL
MITO CONTAMINATO
139
Tuttavia lo spunto viene, non senza garbo, inserito sullo sfondo siciliano della fiaba Afrodite
difatti l'Ericina, che i Siculi facevan oggetto
di culto singolare. Cosi perch pili appaja la
:
giustizia
di Griove e
ne
risalti la
umanit del
prima
di parlare
viso.
bocca e
la
cristallizzato epiteto
omerico che s'addice alla Dea; il gesto si conviene alla donna. Siamo allo stremo dell' allegoria agreste. E su la soglia dell'umanit (1).
Non
lungi a
le
mura
di
Enna son
le
profonde
schermo
purpurei
fiori
alla
vampa
d l'umida
le
cinge
solare.
terra.
con
le
sue fronde
Frescura,
Primavera
rami;
perjDetua.
(1)
140
LA DEMETKA d'eNNA
III.
empie
e canestri
pagne
un punto
ad
superar
Dite.
sommo
virgineo
il
fiori raccolti.
scuote su
valli:
ruggine persa
rapitor regge
Il
nome
esorta
Aretusa un
fra Ciane ed
andrete
il
il
ca-
golfo d'an-
sommo
fino
"
non puoi
e dal
esclam
stagno ha nome
lo
mezzo
ecco
colli
Ed
anni pue-
gli
suo nome
madre
(1).
mezzo
nel
dolore commosse.
cocchio, e
la
s'era la veste,
Diva con
la
compagne chiamava;
com-
le
il
"
ventre
Non
sorse
pi lungi
di Cerere essere
ge-
il
Che
se
me
m'
non,
come
braccia
si
frenava:
il
ma
questa, atterrita
oppose.
Non
Disse, e con
pi non pi
aperte le
l'ira il
Saturnio
gorgo
la
una via pel Trtaro aperse ed i precinel mezzo della voragine accolse. Ma Ciane,
terra percossa
piti carri
la rapita
Dea piangendo ed
fonte, tacita
soffri
ferita
violati diritti
inconsolabile e
si
(1)
or
s'estenuava:
Omessi
vv. 405-8.
molli
le
membra,
della sua
consunse
nume
gi
flettevansi
perdevano l'unghie
l'ossa, la rigidezza
parti da
prima
le dita le
gambe ed
terga ed
le
piedi, che
fianchi vanescendo ed
sangue
vivo
prender
si
la
subentra,
linfa
possa
Ritorn in
vagando
indaga
Ma
Ciane
bocca e
ajutavan la
parlare.
viene.
ma
la lingua,
il
cinto, in quel
lo riconobbe, quasi
disadorni
il
Dove
biasima
dono
capelli
petto con
ed
morte
ed
ai
ed
nell'ira
campi
lacerava
la
sia
Dea ed una
ancora non
ingrate
le
mandava
sperdere
il
sa
(1)
w.
Ascalabo.
pi
le terre
del
tracce del
mano
spez-
glebe, ed a pari
coloni ed
bovi aratori,
Omessi
le
di sua
le
fosi di
degne
dove
ed ora
ma
chiama
di
Come
gli aratri
mostrava.
si
le
la figlia si
tutte
il
avrebbe
le
lei
di Persefone
al
lei
;
volte
fine
rimane che
nulla
Sicilia
narrato, se
in tenui
petto
il
vene alla
la
omeri poi e
(1).
meno
membra
di delicate
il
si
tenerissime
le
si
in acque gelide
141
MITO CONTAMINATO
IL
mondo
muojon
fertilit
le biade,
ed ora di piogge
l'ec-
142
LA DEMETBA d'eNNA
III.
cesso, le stelle ed
vnti fan
danno,
le piante del
capo
Il
fan guerra a
allora
l'ele
chiome a l'orecchie
semi
gli sparsi
mondo, o tu genitrice
di biade, cessa
Dice:
ritrae.
da
la vio-
plico
diede
pili
mia
patria, l'Elide
ma
d'ogni suolo
Perch mi
mare
sia
e tu clementissima
mi
all'Ortigia
rechi,
la salva
tempo verr
ch'io
ti
dica, op-
mino
e,
A me
un sotterraneo varco
offre
tuo
il
cam-
il
sollevo e a le stelle di
grande
il
capo
mondo
Sposa potente
Signora,
grave demenza
Appena
ma
tiranno
rimossa, a l'aure
tenebrosa
il
volto, scarmigliata
la
Regina,
le
se
ma
dell'inferno
La madre udendo
pelli,
ma
se
Giove
madre,
per
Per
il
ca-
mio
tuo sangue
il
la figlia
il
ti
preghiamo
figlia
"
padre comsia
perch
rinvenire tu chiami
il
perder pi
cex-to,
MITO CONTAMINATO
IL
se rinvenire tu
porto
chiami
pur ch'egK
la
il
saper dove
renda
143
sia.
Rapita, sop-
degna non
la tua figlia..., se
Giove obiettava
"
genero
quel
sar
Dea. Se pur
Giove
Ma
al
bocca
la
altri
gli
se tanto di
Proserpina
con
restando che
tu voglia
cielo,
n fuor
Non
Ma
detto.
fermo
patto
il
giuno
e,
fati
la vergine
Ma, tra
di
fratello
il
mesta
la
figlia.
aveva rotto
il
di-
gli
un pomo
il
cosi vogliono
hai
separarli
Avea
N mancano
altri
di
tello dirsi
fenicio e
i
fuor da
sorella, imparziale,
madre, altrettanti
ella e di volto
e la
con la
si
muta
le vinte
coppia
serpenti la fertile
Dea
al
cocchio ag-
(1)
nubi
(2).
il
Omessi
cielo e la terra
vv. 538-563:
vv. 572-641
coire e
mezzo per
conduce
il
lieve
metamorfosi di Ascalafo e
delle Sirene.
(2j
Omessi
metamorfosi di Aretusa.
144
III.
LA DEMETRA d'eNNA
comandava
suolo dopo
parte
tempo
assai
mai
rilavorato.
La mente
che ricorda
il
carme
(2),
il
I)aesaggio siculo del ratto, nota tuttavia un ritegno, quasi una schiva attenzione per evitar
d'insistervi troppo.
tate da Aretusa;
non
si
le
Dee sono
invi-
la lor sede:
sprofonda Dite, o
al
meno
cito fra
ma
Enna
In
non quella
Enna
e Siracusa senza
antico: vi s'insinua.
quando
la ricerca affan-
(1)
fronta IV.
(2)
Vv. 419-50.
MITO CONTAMINATO
IL
nomi
non gi
regionali,
145
chiama
si
Cleo fu
vecchio
porta
Egli in casa
figlia
un tenero
la fanciulla dice
madre
di
pagnia
"
spiccate
il
Madre
la
senza com-
in solitarii luoghi
fai
"
giace malato.
Si sofferma anche
more
figlio
commossa
che
e le
riconduce
piccina
e nella zana
ghiande
le
La
questo del
la Cereale Eleusi,
campo.
il
quantunque
vecchio,
il come che
Assemprava
il
una vecchia
che insiste,
tali
d'una mitra
parole risponde
A me
rifiuta.
quello,
Salvo tu stia
"
fu rapita la
figlia.
Oh
tua
la
come
di lacrima
che
in
te,
le
ben saputo
tetto
il
Conducimi
!
dice
della
misera
come mi
"
il
vecchio
disprezzare
"
ed
fanciulla
cuore, la
figlia, levati,
casa
Se a
"
non
Cui la Dea
ed
al
vecchio tien
dietro.
Alla
compagna
la
ma
sia
il
figlio
papavero coglie
Mentre raccoglie,
si
narra che
10
146
la
lunga fame:
ella finiva
LA DBMETKA d'eNNA
III.
perch
notte in principio
della
tempo
del
Come varc
cosa
bimbo. Salutata
chiama
rile.
non
alcuna
madre
la
pallore, sbite
il
pel
v'era di salvezza
Metanra la madre
si
alla
Fugge
soglia,
la
gi speranza
forze
la
madre
padre
il
sono
ci
e la figlia
bere con
tiepido
latte
causa
papaveri
del
sonno.
Della notte
silenzio
mano
ed
era
mezzo, era
il
ella nel
nel
placido sonno
giuri, che
la calda
la
scon-
nel focolare
il
madre a
e rapisce
non
dal
fuoco
le
membra.
dice
"
;
"
che
Dea
lei la
vani
fai ? ,
"
Per
miei doni
ma
tale;
primo
Disse
sali, e
Qui non pi
(1)
Vv. 507-562.
il
le
colti-
serpenti
(1).
il
IL MITO
CONTAMINATO
147
caratteristica
dal se-
condo la
Sicilia
ma
di Cerere su la
astri
la
identico
Luna
(Ecate),
ma
la stella dell'Orsa
maggiore
il
colloquio
(1)
Vv. .575-614.
148
pel
III.
LA DEMETRA d'eNNA
delle
rilegio in
l'idilliaca
scena
il
quadro del
flo-
Enna.
in armonia.
(1)
Vv. 606-7.
IL
MITO CONTAMINATO
149
il
oggetti.
Zeus pluvio,
{pvvfiaifio)
ma
con
l'
favore di
inganno delle
sorelle
(1) III
il
246 sgg.
(2)
12 sgg.,
da
chi, pare,
Ili 51.
non
150
III.
LA DEMETRA d'eNNA
il
tico
Demetra
e a Persef one
non
ma
da tacerne. Oramai
difatti
sono stati raccolti tutti i materiali che da triplice fonte il poeta adun per l'opera sua e che
gli bastarono, con giunte e innovazioni, a narrare del ratto e i precedenti e le primissime
conseguenze. Importa ora vedere come lo spirito
del poeta investisse quella sostanza leggendaria
e la elaborasse esprimendo.
Il suo racconto si spezza spontaneamente in
due parti: delle quali la prima ha termine col
ratto. Plutone nell'Ade infelice perch privo
di moglie e ignaro delle dolcezze che la paternit concede. Tanto l'assilla il suo veemente
(1)
(2)
cfr.
IV.
IL
desiderio, ch'egli
Zeus
MITO CONTAMINATO
giunge a minacciare
di sovvertirgli l'ordine
151
lo stesso
dell'universo e
li-
152
III.
LA DEMETRA D^ENNA
La seconda
parte possiede quell'unit di strutIl centro naturale dell'azione offerto da Demetra; intorno
a cui ogni altra luce si deve comporre. La Madre
non vive tranquilli i giorni presso i Frigi: un
tura che
IL
vi
MITO CONTAMINATO
153
intiero
sua saga, e possiamo farlo con pienezza di giuche la sua saga la nostra: abbiam appreso
a conoscerla da l'origine lungo la vita complessa.
Non c'illude quindi,
e sarebbe facile errore,
quella, che prima colpisce, bellezza formale
dizio,
di
particolari,
verso.
Riconosciamo
cotesti
pregi
ma come
si
volge
la per-
fezione
affresco ?
psichici di cui
(1)
essay su Demeter
W.
and Persephone in
e,
"
Greek Studies
m.
154
LA DEMETRA d'eNNA
una grazia
inoltre,
donna
denza
o l'uomo,
l'ordito
si
scemano per
determinatezza ch'era lor impressa dalla tradizionale teologia. Una madre, una figlia, un marito recente, un giudice un po' pauroso e a
bastanza ingiusto: ecco i protagonisti: non importano nomi, non colori, non linee. Basta, che
per ciascun tipo sono applicati i luoghi comuni
della retorica.
Che
se poi ci s'avvicina
alla
scena,
colpisce
Lungo periodo
di versi circoscrive la Sicilia con un senso di
sacro rispetto. Enna, poco prima che le Dee
Jovis.
Lo
varia, tuttavia
non
in
IL MITO
fra la diminuita
CONTAMINATO
155
paesaggio
al
il
(1) II
273-276.
156
III.
LA DEMETBA d'eNNA
Claudiano gi che
vantano di Plutone
:
le
meschina
gioco
di
fili
olimpica, in
un consesso
di stolidi e in
una
fa-
IL
MITO CONTAMINATO
157
con cui s'apre il libroni: il quale vorrebbe mostrare come, col decretar da Demetra il dono
del seme, la
un vantaggio
ma
agli
contrapposto, in vece di
tutti nella
non
gli
forza
li
avevamo
il
avvertiti:
adesso adunque
Onde
finisce l'ultima
forma
di quell'antichissimo
racconto siculo, che una prima volta aveva sentito, per opera di Siracusa, vigoroso l'influsso
greco, e trov una seconda volta, traverso gli
AlessandiTni, arricchimento di bellezza poetica
da iDrincipio, gravame in sguito di mal congesti elementi.
CAPITOLO
IV.
L'abigeato di Caco
I.
(i).
Presso grindiani
Greci.
(1)
cap. Ili
di cui si citano
v.
Vlndagine, in libro II
160
IV.
l'abigeato di caco
il
latte fin
sopra la terra.
Cosi nel Rigveda indiano (1) si adombra per
noi la vicenda del temporale, i bianchi cirri sparsi
per l'azzurro mutandosi in torvi cumuli, che
dopo tuoni e lampi scatenano benefica la pioggia.
L' odio che un' anima paganamente infusa
nella natura nutre acre contro il velame dal
quale tal volta celato il Sole agli sguardi, ha
sentito nelle nubi gravide d'acqua e di fuoco
la presenza di una forza attiva, e nemica cosi
,
per che
di
si
vampe
e
della
fiamma
benefica,
caverna di Vritra
umane
come
le
il
del
tinta
suolo,
fumo
atterriscono
che
g'
cuori
l'atra
incendii sprigionano,
(1) Cfr.
fino
a pag. 163 E.
PRESSO gl'indiani E
forme
quest' energie
primitivo,
si
161
GRECI
si
compongono variamente
e diversi
mata
l'oscurit
o giovi. Contrappone
le parvenze
crea, dagli
antinomie fallaci nelle cause.
Cosi fatto l'atteggiamento fondamentale del
pensiero. Che comune, come si sa, agli Arii
e comuni, se bene traverso le differenze a volte
non piccole, sono le forme di cui si veste e le
;
effetti, delle
morfismo, ci sono, ed
si
vale
l'antropo-
il
bujo e la fiamma malefica, fra gli ascosi meandri del suolo ed il cielo.
E questo d'ogni singolo mito del fuoco, quale
che sia per esserne il valore pi immediato, permane il riposto senso di allegoria naturalistica.
Anzi, in grazia a punto di essa affinit di concetti, poco importa se la fiaba si connetta pi
tosto con la freccia del fulmine che squarcia il
perso involucro dei nuvoli, o pi tosto col dente
infocato che appare impro\^iso e avido tra le
sph'e di un fumo caliginoso, o altrimenti con
altro. Griacch la fantasia primigenia, la quale
sotterraneo mondo, fra
A. Ferrabino, Kalypso.
il
11
162
IV.
ha narrato
l'abigeato di caco
una
spet-
indotta dalle
medesime sue
associazioni analo-
un
Apaosha
si
combattono
e a dirittura rinno-
contrasto
In
essi
tani
il
dalla
gono a contraddistinguere il volto di una famiglia nei secoli. E quando del mito si poi
perduto tutto il senso riposto, restano testimoni
veritieri ed irrefutabili dell'origine prima e dimostrano che in fondo scarsa fu la elaborazione
innovatrice sul modello pi antico. Quando in
vece un significato s'intrude sopra e contro l'originario e lo modifica o lo soffoca, si perdono
insieme i primitivi particolari episodici, come
un muro coinvolge nella sua caduta gli affreschi.
PRESSO gl'indiani E
163
GBECI
vengono
al
l'energia conservatrice
insita
in
quei partico-
lari costituita, in
co-
pertanto,
al
allorcli
ricordo
incosciente
sot-
Un
assunti
il
ci
sembra
li)
Tralascio
tutte
le
quistioni
su gli
"
strati
,,
la
come estranee al tema. Confronta A. Gemoll Die homerischen Hymnen (Leipzig 1886)
181 sgg. e T. W. Allen and E. E. Sikes The homeric hymns
cronologia, ecc. dell'/nno,
164
IV.
l'abigeato di caco
tiero,
tronchi.
Onde una
PEBSSO gl'indiani E
GRECI
165
compete
E
sul
di Cillene,
mattino
(1)
tosto, egli
n per
la
ai
divi gioghi
toi'nava in
W. Allen
(Oxford 1912).
166
l'abigeato di caco
IV.
travano
obliquo
per
Ermete,
cani.
il
mortali uomini;
benefico
serrarne della
il
non
vendo
fino
dix-itto
ricco
al
la-
Zeus,
di
figlio
mo-
d'inverecondia
Prditi,
Padre
stolto
Ed Ermete
mani
le
valli
lei
te
di Apollo, o
generava
ti
e agl'immortali
Dei
rendeva
parole
scaltre
ecco
pari di ladro.
al
uomini mortali
agli
Ed
"
il
Madre,
mido tema
fin della
madre
la
rimprocei
pi bella
Ma
(2).
e ti-
io un'arte
per
sempre
di beni e di
ci
fre-
messi
il
Apollo.
il
(1)
(2)
il
capo.
Omesso
Omesso
Che
se
che posso
mi
ricerchi
lo dona, io
stesso
il
v.
153.
il
v.
figlio dell'illustre
PRESSO gl'indiani E
Latna,
altr'e
e anche pi
grande sua
167
GRECI
tanto (io
mi
mi reco
in
casa,
Tu
certo vedrai
se
ti
piaccia
168
Come
l'abigeato di caco
IV.
Zeus
Mjade
di
molta brace
il
capo
di ceppi
Ermes,
s stesso
raccolse
Lungisaettante vedendo
il
mani ed
le
figlio,
il
dentro la
come
piedi,
in breve
bagno
se per
Leto
di
Zeus riconobbe, n
di
Il
figlio
la
suo
il
gli
sfugg,
figlio,
bimbo
casa
postigli schiudeva,
brosia
della Ninfa
dentro
beati
am-
grande casa
sogliono
avere
Della
dimore.
sacre
le
seni esplorati,
il
Ermes illustre.
bimbo che nella zana
ti
giaci,
lava ad
"
noi. Ti piglier
nebra
ti
Ed Ermete
bimbi
madre n
te la
agresti bovi
Non
sei
venuto
ciono
madre,
(1)
il
me
prima
piace,
ed
Latoide,
vidi,
non
so,
questo da me,
sonno
"
:
e perch ricercando
uomo
pos-
mi
piac-
latte della
mia
Non
padre
il
sente.
fra
qui
bovi
triste irreparabile
giando fra
mostrami
modo contenderemo
altre cose
il
ed
tiepidi bagni.
PEESSO gl'indiani E
Nessuno potrebbe
donde
sapere
169
GRECI
tale contesa,
sorse
che un
mezzo
i
di bovi silvani.
Oh male
tu parli
scabra, di sotto, la
soglia fra
la
mi nacqui
Ieri
Ma
teri'a.
io
affermo
checch
dando
spose
inarcando
Ma
(1).
bovi
si
sieno,
le
qua
palpebre
l
guar-
Apollo
ri-
"
durante
la notte,
dei
bramoso
e in
inganni, io preveggo
invader
le
la casa
di carne,
t'imbatta in
Ma
tale tu parli.
pecore lanute.
rumore ripulendo
valli
ciglia,
le
n vidi alcun
ammiccava,
se vuoi,
molti nelle
mandre
di
dalla zana, o
bovi o in
sonno
compagno
se
della
avi'ai
dei ladri
officio,
di
esser per
adunque
Cosi disse
e
il
il
bimbo prendendo
un presagio emetteva,
tosto
poi
Dopo
le
(1)
Omesso
il
v. 280.
mani
ardito servo
esso, starnuti
mani
l'illustre
trasse
sul suolo
e,
pur
af-
lui diceva
170
parole
IV.
l'abigeato di oaco
Coraggio, o fasciato,
figlio di
tu,
Majade
alla fine,
e Zeus:
capi ga-
La contesa continua un po', fin che si decidono entrambi a recarsi nel cospetto del Cronio
Zeus per aver giustizia. Li Ermete giura di nuovo
solennemente il falso ma poco vale. Pur troppo
Zeus conosce ogni cosa e anche dell' abigeato
ben sa. Sorride, il gran Dio, e comanda ai due
Dei di cercare insieme " con animo concorde
;
Di essa rimangono cardini notevoli l'accortezza del trascinare le mucche all'indietro per
disperderne l'orme e travolger gl'indizii e l'insistente ammiccante spergiui'o di Ermes dinanzi
ad Apollo ed a Zeus particolari che, pur appartenendo forse ad antiche trame novellistiche,
sono tuttavia qui per il loro piglio maliziato
probabilmente a bastanza tardi.
;
II.
Le
fila
presso
Presso
Latini.
Latini in ispecie
(1).
trasposizione, per
della
riportato da
(1) Cfr., di
un fenomeno
cui
all'altro
mito vien
analogo n
il
PRESSO
171
LATINI
La
172
l'abigeato di caco
IV.
meno il pensiero
nesso unico e ha vigoria per
parvente alla sola sostanza.
scorge tra
varii
il
ciascun
riportare
si presta a tramutarsi, da
prima, assai pi che in una personale figura
di Dio, in un nome cui risponde una sbiadita
ombra divina. Spiccatisi pi tardi dal comune
il
e concretando
valore
il
(1).
taluno
contenuto
essi, e
il
Quando
Latini
(e
forse
si
potrebbe
dii-e
sen-
gl'Italici
nomi
di
Caco
e di
un non sappiamo
in
(1) Cfr.
1907) 88.
G.
De
Sanctis
Storia
dei
Garano
se
Bomani
si
trova
primo
(Torino
PRESSO
ben certo,
malmente
dove
173
LATINI
il
gli
di
cui
quali al personaggio
n pure, nel
tutt'
difatti
Caco non
differisce
Un
circonda. L'odio
174
IV.
l'abigeato di caco
PEESSO
Boario e
saga.
LATINI
175
come dal cielo cosi dal suo proprio senso naturaFra i colli romani essa divenne il racconto
listico.
di
avventure terrene,
il
i monti
ed il fiume. Prese a trasformarsi in una leggenda
che la pretende a storia accampando una verit
fallace e diversa dalla sua prima, ben j)u ef-
fettiva.
Un
la ca-
tino e
stituiscono
iDerni.
(1)
Cfr.
De Sanctis
St. d. R. I 193.
176
IV,
l'abigeato di caco
modo
si
voglia
ottenere culto e insediarsi sugli altari, esser conosciuto anche nei suoi minori attributi, assimilarsi infine air ambiente.
dall' "
Ara massima
Non
presto dunque
Ma come
onninamente.
solare
notissimo,
^'
l'eroe,
l'
Italia
era
Roma.
Per
es.
cfr.
U. Man-
PBESSO
LATINI
177
tarde.
dopo
il
vittime.
sacrifizio
Era
si
consumavano
resti
al
delle
Nume
la
CUBO
La
Grecia
Sup. di Pisa
("
XXIV) pag.
A. Ferrabino, Kalypso.
nella
Magna
178
IV.
l'abigeato di caco
lecita
nei
secoli
restasse
costume fra
il
le
due
famiglie.
PRESSO
179
LATINI
secondario, e per
ringraziare,
col
un giovenco,
di
sacrifizio
il
quali
ed
il
si
commettono con
di Ercole
figura
la
Massima, rappresen-
porsi.
cause furono,
la figura di
Evandro. Le
due. L'una
^'
parve del resto convenir bene al mostruoso ladrone. D'altra parte Euander che volto in greco
divenne EdavQog, fu inteso " buon uomo . Indi
fu facile
riscontro tra
il
l'Aventino e
il
'
il
buon uomo
"
malvagio
,,
del-
gemina.
Evandro
era,
in
180
IV.
l'abigeato di caco
figlio di Zeus.
stadio venne a
innestandosi con
Evandro, un'altra tarda invenzione. Quella Carmenta, di cui era un anticbissimo sacrario presso
In
confluire,
la
confondendovisi,
fruita per
futura
divinit
di
lui. Il
fato cosi
rendeva veneranda la gesta; e la favoletta serviva assai bene a vantare per antichissimo fra
tutti il culto romano di Ercole. Tarda trovata,
che si foggia tal volta coi nomi, in vece che di
(1)
L'analisi
v.
in
De
Sanctis
St. d.
R.
192.
PKESSO
181
LATINI
col
posto
un organismo
male comnon
augustea.
Caco ax)presso
gli scrit-
probabile difatti, la
fiaba greca di Ermes ed Apollo, che l' Inno
omerico divulgava in degna veste d'arte e con
autorevole efficacia, non rimanesse senza influsso
su quel mito il quale tra i Latini riproduce, con
fedelt maggiore, lo stesso unico spunto allegorico indoeuropeo. E se l'abigeato del figlio di
tori
dell'et
182
IV.
l'abigeato di caco
furto
questi
difatti
ritrovammo nella
G-recia
saga rielaborata.
Certamente per, quanto al di l di coteste
innovazioni e giunte s' conservato intatto il
primo profilo del mito, cosi che i particolari
posteriori si sono aggregati ma non sostituiti
ai precedenti tanto se ne son venute alterando
tratti essenziali della
la luce e la
roico,
POETI
183
ni.
il
I Poeti.
lito
r esametro
temprandolo per
la
forza
La parola regnava scelta, limata, contesta, vigeva nel tono quanto nel significato; aveva un
senso nel pensiero, e un ritmo nella frase. Esprimeva, e aggiungeva. E il mito visse nella parola, che gli divenne fine pi che mezzo. Valse
:
come
in quella
gli effetti
184
IV.
l'abigeato di caco
massa linguistica allo schema rigido e inviolabile mentre la licenza facilitava l'opera, il me:
ed Ercole
un esempio
ladro.
(1)
Gir
III.
135
Nel secondo invoca dalle donne, raccolte nel mistico culto della Bona Dea, l'acqua che gli negano e ne trae vendetta. Sono dunque le due
sole avversioni che Teroe abbia trovate innanzi
un moto
entrambe in
caverna dell'Aventino,
e il riposto limitare sacro d'un bosco presso il
Velabro, si fanno riscontro; le tre teste di Caco,
e le chiome bianche d'una sacerdotessa. E l'antichissimo mito della natura si dispone allo
stesso piano e nella medesima luce del recente
mito etiologico. L'arte, serbata la bellezza di
violenza,
di
prescrizione di rito.
concretate
Una
ha creato la bellezza di questo svolgendone una fantasiosa scena cui rende grata e
quello,
fresca
il
Quando
murmure
d'un fonte.
da
(1) l'Anfitriomade
aveva stornato
le
il
ed
bovi
stanchi
Velbro con
la
alti
stanco
peegli
nocchiero.
furono
Caco
si
Ma
quegli
era,
furto
ladrone
(1)
Properzio
(Oxford
s.
a.
Elegie
[1907]).
Giove
da l'antro
IV
divisi.
9;
macchiava. Indigeno
pauroso,
che
suoni
edizione
J. S.
fos-
Phillimore^
186
sere
al
Dio
tane spietate
tempie
"
buoi
giovenchi muggirono
nell'antro
trasse
per
rapina,
palese
di
indizi! certi
l'indietro
l'abigeato di caco
IV.
percosso, giacque
al-
sfuggiva
ladro
ladro, del
il
l'ira
coda
la
ma non
le
clava le tre
Caco, ed Alcide
si
parla
sacrate
Eoma
pascolo
il
me
ricercati,
due volte
vostro sar
Foro
nobile
di
Avea
ma
contratto
nessun'acqua
gli
palato
il
il
volto
procacciava umida
la
terra. Il riso
brosa cerchia
gli alberi
aperti.
Le
clau-
sacelli, a
riposte soglie
un pioppo
Quivi
il
e cantanti uccelli
con
corre,
egli
l'arida barba, e
nanzi all'ingresso
"
voij
il
santuario
palmo
mondo con
si
del ruscello
accoglie.
le spalle
sostenne
qui in-
mi basta quanto
Quegli son io
Al-
si
diradar
(1)
le
Omesso
terra
tenebre di Stige?
il
v.
[42J.
(1).
s'anche celebraste
POETI
Giunone
sacrifizio all'avversa
avrebbe negate
mio volto
Ma
qualcuno
se
nocchia
Con
tessa,
me
ed anche a
fascia
morbida
l'ir-
le
Alcide
da purpureo
una
cinse
compii
cotidiani pennecchi
schiava, e
di
offici
ma
con
il
vello e le
il
acque non mi
sue
le
matrigna.
la stessa
e del leone
187
,.
l'alma sacerdo-
tali
Non
ritirati
scorse
vate Tiresia
il
posta, le
donino
forti
si
membra
battenti
quegli con
le spalle
Ma
giuro con
triste
"
le
Quest'angolo del
coglie
un
mondo
questa terra a
massima ara
ti
un'ara
Cosi la vecchia
venera
riparo.
fa
scorre per le
quest'acqua
si
me
egli dice
"
ora
me
con
miei
fati
che dai
La
greggi
ritrovati
mani Massima
ac-
fatta,
questa
Padre
d'Ercole escluso
santo
salve!
Giunone o santo
l'avversa
di
cui
si
compiace oramai
benigno
vogliti rivolgere
al
libro mio.
Cosi
il
il
magistero
che
al
contesto
delle
note
giacch
188
IV.
quando
l'abigeato di caco
il
lo costituisce
non meno
della parola.
Dal com-
le
ombre
moria comune
me-
il ri-
Non
non
l'idea nazionale
il
anima quei
senso religiosa
distici, se
bene
stile
un gusto
un
aristocratico
Nei limiti
dell'arte,
goglio del
meno
aristocratica,
nome romano
tempi pi
si
giustifica la glo-
vicini;
accanto alla
figura del
189
POETI
gl'incombenti Numi il mito, cbe narra Tinstituzione del culto erculeo, e celebra et anteriori
alla venuta dei Trojani nel Lazio, non pu non
:
sacra, e
un constante sentimento
e,
nella
le
La leggenda
le
divoti.
mito di Caco vien esposto (1) durante un sacrifizio ad Ercole, e spazia abbondante di particolari. Qui detto quel che Properzio accenna. Qui Ennio non si lchiama, ma
Per
si
ci, e il
sostituisce.
(1)
il
un antichissimo
colle Palatino.
Vv. 154-279
assetto poli-
tutt'e
tre
sono
190
cosi collegate
dell'epoca,
le
l'abigeato di caco
IV.
che Evandro,
il
quale d
il
segno
il
mento assume,
si
combattono.
difatti,
la
Il combattiparte pi notevole
perch
il
nella lotta
tema generale,
di astuzia che
il
supponemmo
di violenza; ricon-
rito
il
ma la
d'Ercole, con
Potizii e
Pi-
simbolo.
guerrieri.
Le
lotte
saran
poi di guerrieri
su l'Aventino, ove
con
Enea contempla
(1)
POETI
191
dai raggi
del
sole
calda la terra ed
vano
sempre
su la soglia
affissi
violenta
un
tal
pende-
mostro Vul-
cano era padre, del quale atri fuochi dalla bocca re-
cendo trascinava
il
tempo
alla fine
sua
la
Ma
buoi.
che nullo
stasse
superbo, e
spoglie
vittorioso guidava,
i
mole.
noi bramanti
Infatti vendicator
ucciso e deUe
vasta
il
ed inganno
Gerone
qui
fiume occupavano
mente bramosa
l'efferata
delitto
ed
e la valle
di
ingenti
tori
Caco
di
a ci
corpo tori
li
cammino capovolgendo
li
gl'indizii,
moveva
l'Anfitrionade,
partenza mugghiano
la selva e
una
e procacciava
il
partire, nella
colli.
le
con la
mano
Alle voci
antro
mug-
bile
l'armi e la quercia
gra-
dolore
il
afferra
pauroso
e turbato.
Fugge
nostri occhi
senz'altro
ai
piedi
il
Caco
pi veloce del-
timore presta le
192
A pena vi
ali.
l'abigeato di caco
IV.
l'arte
porte rinchiuse
zava
e l
il
un immane macigno,
patema stava sospeso, avea
s'era rinchiuso, ed
ecco
ogni
Tirinzio, e
movendo,
ed
accesso indagava,
digrignando
qua
ratto
Tre volte,
monte Aventino
il
vano tenta
le pietrose soglie in
denti.
d'ira
tre volte
valle riposa.
Vera, tra
diruti intorno
sguardo, sede
uccelli.
sul
profonde radici
la
strappa e la svelle
dissimo,
fiume.
sussultano
le rive,
lo speco, e di
forza
se
Caco
nel
secreta la terra
schiudesse
la reggia
tremassero
si
si
gran-
spaventato
il
immane appar
profondo
aprisse
gl'invisi agli
l'immenso bratro
ritira
e si
onde risuona
spalancandosi
inferne
le
sedi
per
e di-
Mani.
rupe rinchiuso
per insolito
con rami
l'incalza e
(non sopravanza
da
le
fauci
si
modo
ruggente, di sopra
difatti
al pericolo
scampo nessuno)
moltissimo fumo
mirabile a dirsi
il
vedere,
nell'antro
Non
si
sopporta Alcide
pi
dove
fitto
il
spira
compresso schiacciato
gli
nel
la
in stretto
afferra
193
POETI
rece,
si
ingorga di sangue.
Si spalanca tosto, abbattute le porte, la nera casa
i
buoi
rubati,
e
cielo,
deforme
il
Non possono
mendi,
ed
riappajono
mirando
cuori
gli
il
di ste, e su le fauci
Da
rapina,
cadavere trascinato
placarsi
volto,
il
spergiurata
la
al
pei piedi.
occhi tre-
fiera,
villoso
fuochi spenti.
posteri
lieti
ricor-
la schiatta Pinaria,
darono
il
giorno
Ercole
st'ara
senz'altro Ovidio
che
lo
assai strettamente e ne
non
religioso e patrio,
inoioportuni n l'uno n
rassegnano le feste
In realt sotto una
superficiale simiglianza si cela ben profonda
differenza. La vita artistica del mito, pregnante
l'altro in
sacre e nazionali di
si
Roma (1).
mutarne
le
linee
si
sforza
imj)otente
di
(1) I
suoni.
Cosi che
si
A. Ferrabino, Kalypso.
IS
194
"
IV.
l'abigeato di caco
claviger
si
Grande
non leve
malum
Non
(2)
"
Cacus
pi la finezza pro-
il
lezio
ricer-
mentalia
'
'.
non
pi,
come
latinizzato, ajuta
li)
V. 553.
(2)
V. 551-2.
195
un
lebrar
sacro rito
cade, giunto
romano
lo straniero, l'Ar-
da poco, nuovo
scito
ma
figlio di lei se
il
il
ne menoma.
menomato,
il
conto.
Pur
nella facile
vena del
leva ad arte
Ecco
(1).
il
clavigero eroe
il
vagano
pei
mancare due
ed infamia
(1)
campi
della
selva
aventina,
danno
il
tori.
le bestie
Caco, terrore
non
lieve a
196
l'abigeato di caco
IV.
rispondono
al corpo,
Mulcbero
padre
il
pendono
terra squallida
la
mal
la
diedero
un mugghio
colgo
richiamo
il
fino le
infisse:
nibati
dice
seguendo
e,
"
Ac-
la voce, vincitor
posato
batte, e
il
peso
il
anche
immane smuove
fragore lo stesso
il
pariglie.
cielo v'aveva
crollando. L'ab-
etra spaventa
smosso
avrebbero
serve
si
Da
da
la pe-
prima, venuti
sostien la difesa.
ricorre,
mal
mita da
la
Ma
forte, alle
del padre, e
arti
fiamme vo-
ratto baleno
nocchiuta
si
mazza dell'avversario
il
fumo,
Un
e batte
morendo
dell'Urbe ha
Evandro, che
il
nome
agricoltoii.
gli
Massima
detta
dal bue.
prossimo
il
qui,
il
la terra.
vincitore, e
s costituiva
tace
la
madre
di
197
GLI STORICI
IV.
Gli Storici.
di Dionisio
tuttavia entrambi
l'opinione che
il
hanno accettato
(opinione la quale,
come
si
(Ij
Su Livio
198
IV.
l'abigeato di caco
onde
spogliano
del soprannaturale e il valore del racconto pesa
assai pi sul furto che su la vendetta. In questa
difatti troppo palese appare la natura mostruosa
di Caco, troppo il padre mitico di lui si rivela
le
come
Un cenno
si
breve d, cosi
arma
d'eroe.
dai nitidi periodi di Livio appaiono, negl'incunaboli di Roma, il fiume Tevere cosparso le ripe
di erbosi pascoli, ed Ercole dormiente nella queta
ombra
sotto
il
menta. E l'aura favolosa si forma, oltre il preciso linguaggio prosastico, nel pensiero di chi
legge. Resta la fiaba. E nella trama della storia
si tinge d'una gravit un po' paludata, d'una
seriet
riflessiva, le quali
non
la soffocano af-
un candore
ingenuo.
Ma
senso secreto
(1) I 7.
4 sgg.
pu dare quel
(1).
199
GLI STORICI
Che Ercole
in
fiume
il
luogo
erboso
un buon pascolo
per la gravezza
del
presse,
buoi,
un pastore
si
cibo
giacesse, stanco
si
con
del vino
di quei dintorni, a
con
la quiete e
come
sopore l'op-
nome Caco
e di
quella
lendo stornar
all'inuanzi la
medesime
vi
mandra verso
la spelonca,
avrebbero addotto
il
le
impronte
padrone nella
ricerca,
bovi,
parte
si
ducesser
altrove
prese a condurre la
Ma
poi,
il
gregge
se
le
al di fuori
gito,
gli occhi
ne
avendo alcune
come
accade,
dirette,
confuso e mal
mandra lungi
certo
dall'inospite luogo.
delle
il
ri-
la forza,
ma
la
spelonca
luoghi
(1).
pel
forestiero
scorgendo l'aspetto e
giori e pi augusti
(1)
Evandro
allora
di rattener
vano invocando
reggeva quei
stori trepidanti
sione,
Caco tent
Omesso in parte
il
reo
modi
8.
manifesta
dell'eroe alquanto
degli umani,
il
di
uc-
gli
chiede
magmai
chi
200
si
Quando
sia.
apprese
"
l'abigeato di caco
IV.
nome
il
me
disse a
che a
un giorno
" massima
numero
il
"
disse
dei
salve
celesti pre-
la
qui un'ara
te
ne
e la paternit e la patria
sarebbe
il
venerer secondo
il
tuo rito
Dando
la
fati, instituita
mandra
e al
il
sacrifizio di Ercole,
banchetto
Potizii e
attendendo
al
ministero
per
gessero
imbandite
venissero
restanti
Di qui rimase
teriora.
ma
cibi
tempo
ad
Pinarii giun-
gi consumate
le in-
I Potizii
pubblici servi
dei
le interiora,
fin
quando
trasferito a
il
Tale,
Caco
predone dei
Temide
(1): se se ne
non un pastor ma un
luoglii; che Carmenta mutata in
che il ladro, interrogato, nega la
che Ercole, prima che a s, alza un
nell'insieme,
toglie che
(2);
sua rapina
altare a Giove
Dionisio
per lui
Inventore; e pochi
altri
parti-
non
qui
(1) I
39-40.
da
dir
nulla, poi
(2) Cfr.
201
RAZIONALISTI
fiaba
manca
l'amore.
V.
Quando
alla fiaba
che singhiozzare
manca
suoi
I Razionalisti.
l'amore, essa
ultimi
dell'erudizione
come
tichi
non pu
guizzi
romana trovarono
fra
le
don Ferrante
il
fatto loro
annalisti,
Gracchi: Cassio
negli annalisti
Emina
Gneo
dell'et
Gelilo
(1).
dei
Su
la
trovava presso
l'uno e l'altro siam tanto jdoco certi quanto non
possiamo dubitare su la forma generale. Entrambi, abbandonandosi alla pi rigorosa critica
razionalista, concordano nel ridurre il mito a un
gramo cencio per tramutarlo in realt; ma si
(1)
Cfr. VI.
si
202
IV.
l'abigeato di caco
come fu
di
ponendo
fine al suo
conto
uomo
mal
fare.
Dunque:
il
rac-
tale
effetto furono
l'uno
Pi in
pi compiutamente, certo in
sivo, a Cassio
forte
(il
Emina. Non
suo vero
nome
ma
schiavo ribelle;
203
RAZIONALISTI
il
modo
pi esclu-
solo Ercole
Recarano), e
un uomo
Caco uno
lotta. I motivi
questa notevole soppressione son
due lo scrittore non aveva spiegato allegoricamente il fuoco di Caco e doveva quindi sorvolare su la circostanza in cui pi il fuoco ha
parte la qual necessit poi gli servi anche per
rit di
razionali
di
Ma
Come
(1) 1
41
204
IV.
l'abigeato di caco
esercito,
Eracle percorse
abbattendo, ove
ai vicini
sudditi
stranieri;
repubbliche
costumanze socievoli
gando
con
continentali,
diffidenti;
che
fin allora
umanitarie
i
di
savie
colle-
popoli marittimi
vivevano disuniti e
l'intiera terra
di tutti.
barbari,
le
ridotti di
piani,
ed
il
Venne dunque
si
modo che
e l'altre opere
in Italia,
rechi ad
Argo
dall'Iberia,
n per aver
ma
guidando
numeroso
esercito
per sottomettere e
giunger
dell'inverno
dal
non accettare
tutti
lui.
Liguri,
Fra costoro
dice che anche
che
il
furono
superati
in
battaglia, si
Romani
(1) I 42,
2 sgg.
un
avesse
con Eracle
contesa,
205
RAZIONALISTI
occupando luoghi
perch
forti
attacc in sbita
dagli
mossa
Elleni, vide
Dopo
conquistati a forza e fu
presidi!
l'eser-
per s
prei
se-
razionalista
si
si-
gnore degli Arcadi che la volgata afferma insediato sul Palatino al momento del duello.
Libert intesa al servizio del vero " secondo i
filosofi e gli storici ,
come s'esprime
Servio,
conduce a creare,
civili
barbari, pacificar
nemici.
del resto
risultati; se
boria,
206
IV.
l'abigeato di caco
il
il
furto di Caco,
silenzio.
CAPITOLO
V.
Cirene mitica
I.
<i).
Il sostrato storico.
Ricamo magnifico,
(1)
II
rispet-
208
V.
tentrione di Creta
e di
frutti,
CIRENE MITICA
se la Libia, ferace di
gregge
un
riflesso e
(1)
Cfr.
I.
Beloch Griechische Geschichte - I 1, 128. 264 BosoLT Griechische Geschichte^ I 479 sgg. Malten Kyrene
C Philologische Untersuchungen , XX 1911) 166 sgg.
(2) Cfr.
209
IL SOSTBATO STORICO
misui^a; e
cassero
sesso
di
giungendo
s^Diaggia
alla
Terei, nell'anima,
Dei di Ninfe
il
di
insueta re-
Dee
mare.
Numi
abita-
allargato,
di
flusso di nuovi coloni pervenne alla Libia, pervadendo e mischiando l' antica massa. G-iungevano dal Peloponneso, e tra essi gli Arcadi
vano
al
principale, cui
la casa
(1)
Ebodoto IV
159. 161.
A. Ferrabino, Kalypso.
14
210
V.
da questi due
CIRENE MITICA
distinti
il
sostrato
storica,
soli, le
n.
L'
"
Bea
.,
di Cirene e d'Aristeo.
(1)
Cfr.
VI
2.
libico
recava con
s,
prin-
211
DI CIRENE E d'aBISTEO
cipalissimo tra
culto,
il
l'accostarsi
de' coloni
compattezza venivan
sero,
(1)
per
ci,
Cfr. III.
Appre-
212
V.
OIKENK MITICA
uno schema,
Rimase (1).
in
La Signora
fissandolo in
delle belve e la
un gesto
tipico.
Ninfa di Gira
era,
Apollo Carneo
(1) Cfr.
IL
l'
"
EEA
213
DI CIRENE E d'aEISTEO
sposi.
Il
in
pensiero era in
uno
di quei
tronca; e
In quest'atmosfera innovatrice,
ove pareva urgesse il bisogno di costituire allo
Stato nascente un diverso patrimonio anche di
leggende, fu sbito clta l'analogia fra Cirene,
che reprimendo le belve e prodigando l'acque
procacciava agli agricoltori quiete e abbondanza;
Apollo Carneo, la cui natura solare era, in guisa
eminente, beneiica alle zolle e Aristeo, un giovinetto iddio, il quale in Libia era giunto non
sappiamo ben d'onde. Egli era il caratteristico
protettore dei campi ove crescon le messi, dei
pascoli ove erran le mandre e le gregge, degli
aratori e dei pastori. Tale si venerava in assai
regioni greche, e fu presto diffuso sopra un'amla spinta prima.
plissima area
in Sardegna,
da un
Nell'isole del
culto
da
l'altro.
culto in Ar-
214
V.
CIRENE MITICA
congiunse, e presto, con la coppia amante; avvicinandosi forse prima a Febo, a quella guisa
"Apollo
lo
Aristeo,,; o
Congiunto era
con Agro, nume cacciatore; con Opone, custode di gregge; con N mio, pastore; x^ersino
con Zeus padre. N il dio delle terre coltivate
poteva non esser attinente, nel racconto, a Gea.
la madre TeiTa; e alle Ore, le fanciulle variopinte il cui corso regola la vicenda dei raccolti,
e allieta o attrista i contadini a volta a volta
di paesi lontani, sua antica sede.
ma
costitui-
il
figlio
Achille, e Asclepio
ferenza tessalico
(1)
niade
il
(2).
(2) Cfr.
IV.
l'
"
EEA
215
DI CIRENE E d'aRISTEO
naturai guisa
si
caratteristica.
Tendono
primissima linea, a rilevar l'importanza del nume Apolline venerato nel locale
santuario; ma e tendono a intrecciare, sotto di
lui, le fila di pi e diversi miti, ancor che sieno
(e meglio se sieno) attinenti a diverse e fin lontane regioni. Un esempio: per pi punti simili,
Asclepio di Tessaglia e Apollo di Delfi, di sanatori entrambi, dovevan facilmente unirsi nel
racconto, e spontaneamente Apollo aveva da
soverchiar Asclepio: orbene, a Delfi se ne trae
lo spunto per trasportar nei piani di Larisa e
di Tricca il dio di Pito. Ardimento anche maggiore permetteva la favola africana il Carneo di
Libia e l'Aristeo di Tessaglia favorivano l'orditura d'un'ampia tela fra due paesi lontani e ben
separati; la quale filo maestro contenesse Febo
Latoide, identificato gi col primo e padre gi
del secondo e come su punti estremi si fissasse
su la citt di Cirene e su le vette del Pelio. E tra
Cirene e il Pelio Febo Latoide fu mosso, tra
tutti bens, e in
(1) Cfr.
V.
(1).
216
V.
CIRENE MITICA
La
rapi
dunque
e la rec
sul cocchio
Un
accolse.
penetrarono
Aristeo; e
al
sbito
sguito
si
del
avverte
fanciullo
il
colorito
tessalo
libico
riflessovi
madre
della
'?
l'
"
BEA
217
DI CIRENE E d'aRISTEO
come
la
nuova
fio-
mito
si
l'altra si
Ma
commetteva
alle
monizzati
dall'Eea,
attraessero
poi in
modo
su i leoni)
palese
cia-
l'altro, all'origine,
cani di
lei.
218
V.
III.
Su
CIRENE MITICA
Cirene in Tessaglia.
dall'ode
pitica
'^
La
il
canto indiriz-
ridursi a
meno
visibile,
Ermes
(1)
Vv. 55-68.
(2) Cfr. in
I)
il
capo
III
Hi
219
CIRENE IN TESSAGLIA
Pindaro,
quale,
in
Apollo,
ma Ermes
Aristeo presso
le
Apollo
tante
Nume, troppo
illogica
e,
e profe-
diciamo, troppo
Voglio, con
mando,
il
le
Pitionica
di
bronzeo
scudo,
fortunato
e
:
chiomato Latoide
cocchio la Vergine
rapi
condusse
selvaggia
l,
Egli su l'aureo
l'institui
Signora, ad abitar
V.
(1)
Cfr.
(2)
220
V.
CIRENE MITICA
mondo.
la terza
mano
diffuse
letto gi'ato
dei
Ipso, re allora
un tempo
lui
ampio possente:
Lpiti, da
bellicosi
fratti del
Accolse
il
l'Ocano
negl'incliti an-
Pneo, la
letto del
il
La
amava
l'alterna vicenda, n
amiche
ma, con
cidere.
molta
per
ai
bovi
compagno
dolce
l'aurora.
Sorprese
"
Chirone:
pisci,
leone,
Sbito
faretra.
lascia
un giorno,
lei
con vigoroso
il
dalle
Lascia
sue
stanze
venerando
il
in lotta senz'armi
sola,
e la
chiam
recesso,
treman
quale
gli spiriti
schiatta
caverne
tondere
il
lui
Chi
mia mano
Nel
avvicinare a
fiore dolcissimo ?
il
V.
di
paura non
uomini gener
le
da
forte Centauro,
(1)
cito l'inclita
Filiride,
le
con grida
o
il
lei,
vero...
le-
e dal letto
.,
con
sopracciglio
benigno
"
Se-
221
CIRENE IX TESSAGLIA
amori, o Febo
la
prima volta
Ma
salire.
menzogna, mite
palesemente
ora
conviene
si
queste
parlare
e tutte le
fine
terra
foglie la
vie
conosci
quante
uomini
gli
dolce letto
il
non
cui
te,
indusse
desiderio
Tu, onde
finte parole.
le
questo
sono
persuasione
savia
crete alla
mare
nel
e nei fiumi
da
quel
su questa balza
e oltre
Ma,
se
anche coi
il
Donna
nell'in-
di
Allora la diva
non spoglia
di
lei
al
Ore
di
piccino
leranno:
Apollo,
fruttifere
piante
madre,
nettare
di
lui
ignara di
le
labbra
Ermes
le
ginocchia
d'ambrosia
stil-
delizia
agli
uomini
un Agreo
nominando Aristeo
stode di gregge,
altri lui
dagli
tutte
un
Libia
sposa
glier l'inclita
diletti,
cacciante,
un Opaone cu-
Nomio
pastore:
La
222
V,
CIRENE MITICA
suo figlio pure s'indugia su la sponda afriE tuttavia non per questi motivi, di per
s valevoli, l'ode pindarica scema il significato primordiale di Cirene; si perch, continuando
l'impulso dell'Eea, sanziona in lei, pi assai che
l'eroina indigena venerata e creata da un popolo
in uno Stato, la comune divinit ellenica sposa
il
cana.
Aristeo tessalico
l'o-
Rodio
eliminato. Apollonio
ne' suoi
Argonauti
223
CIRENE IN TESSAGLIA
menta
quindi, in
altro
luogo,
ram-
come partecipe
pastore, insieme
con le Muse. Non pi grande n pi intenso
poteva essere, sembra, l'influsso della patria
acquisita contro la patria e prima e vera (1).
E fu pi grande e fu pi intenso. Bast che
un poeta, Vergilio, riprendesse il racconto, imperniandolo, ancor pi che i suoi predecessori,
su Aristeo. L'inevitabile avvenne. Dinanzi la
memore mente dell'artista (o della sua fonte)
il noto e diffuso episodio omerico di Achille
libert
il
di questo
(1) Cfr.
non
di quello
ma
V.
224
V.
CIRENE MITICA
Aristeo
perdute
si
narra
perch
da
il
le api.
molto
il
la
madre:
"
Madre
Ci-
il
preclara
Apollo mi
pena,
invocando
lagnandosi, e cos
rene, madre, che
Tempe
fuggiva la ralle di
pastore
stirpe
padre, inviso
di
Dei,
(come
se
dici)
mi generasti? o
fati
ai
celesti sperar
reni,
che
mi
facevi ?
me
Ecco
fin
questi onori
ter-
perduti, te avendo
per madre. Or su or su
tua stessa
beate selve
nemico fuoco a
apporta
struggi le messi!
viti
il
seminati riardi! e
!
il
lamento
lei
d'intorno
senti
lane
nel
le
ti
(1)
(2)
px-ese della
le
Ninfe
Drimo
chiome
l'altra allora a
le
di-
fila-
Santo e
splendide su
temprata bi-
la
milsie
mano
le stalle
se tanto fastidio
La madre
profondo.
svelli di
pena
bionda
i
dolori
ver-
del
Omesso
il
v.
338.
225
CIRENE IN TESSAGLIA
entrambe,
entrambe d'oro,
di colorate pelli
fasciate (1)
fine, le
quali
Olimene
nan-ava di Vulcano
Marte
dolci furti,
vana
la
Fra
le
fatica
ed in
l'astuzia di
entrambe
frequenti anno-
Ma
stupirono tutte.
sorelle
Su
innanzi a l'altre
biondo
il
capo lev.
da lungi:
Aristeo
padre Penco
mente
nuovo terrore
di
conducilo a noi;
vine
,.
insieme,
per
lasciar
lacrima
madre
la
al
ingi'esso
profondo
umidi regni,
il
di cibi le
adito
in guisa,
fiume
l'invia.
moto
fu sotto
mani danno
mantili
recano
mense
colmi
(1)
Omesso
il
(2)
Omessi
lievi
v.
le
di
egli,
calici
e gli
dell'acque tutti
(2).
sorelle a
ta-
pianti
vece limpida
velli
gravan
343.
vv. .367-373.
A. Ferrabino, Kalypso.
nel
risonanti
ebbe Cirene
tonduti
di
Gi la
conosciuti
alle
il
di-
Lui
largo.
comanda
lamo giunto,
del figlio
fiume
montagna
di
stupefatto da l'ingente
Dopo che
l'acqua
Conducilo, or su,
sede della
"
del tuo
l'onda
Allor percossa la
giovine
del
osservava
lecito
boschi
presso
chiama crudele
e te
atterrita in
egli stesso, la
tristemente
non
gemito
di tanto
15
226
V.
OIBENE MITICA
la tazza di
sorelle,
nettare
sottoposta
le selve, e
cosparse
fiamma
al
il
fuoco
sommo
ardente
del tetto
avvamp.
Mentre duran
le cure
ninfali, noi
indugiamo
una stessa
l'Eea, nel
nodo
di
un momento:
ma
uno
di
227
CIRENE IN TESSAGLIA
Due Muse
han toccato
secoli.
gione,
austere, di
le loro
Storia e di Reli-
ttemplice.
Vergilio,
e tanto
tempo era
trascorso!
il
mito.
sotto cupole
silvane
e facezie.
Sovra ogni
non
lubrico, di aneddoti
cosa, poi,
assemprato
questo
luoghi o contrasto di episodii. C' aria di Mantova; non, come in Cirenaica, calura di ghibli
conscio di ruggiti; non, come presso Pindaro,
228
CIRENE MITICA
V.
Ma
necessario
trapasso,
se
il
tanto
la radice l'aver
ma
di
glebe.
Ed
questa,
si
rammenti anche,
mitica
clie,
dall'Eea,
la Tessaglia.
IV.
Cirene in Libiu.
storico
cireneo
a.
C,
un leone infestava
il
la belva
il regno. Cirene
trono . E press'a poco
identico il racconto d'un altro storico, Filarco.
Entrambi adunque lumeggiano a preferenza
l'abbatt, e ottenne
il
fin
l'episodio,
229
CIRENE IN LIBIA
medesimo
zionalisti. Il contesto
ci
appare difatti
di
sacro
tempo ad
potevano
fitta
di
le
bionde
Signore,
egli
dove
accostarsi
Non
Dori;
alla
ancor
ma
riguard
abitavano. Essi
Azili
stesso, e
succinti se-
Libia danzarono,
essi
boscaglie
figlie di
il
la
il
sul
leone,
citt
alcuna
tanto giov
L'antico
ratto
l'Eea e da Pindaro
ma
il
racconto di Callimaco,
come quello di Acesandro, da l'Eea molto lontano. Siam bene in Libia bene lungi la Tes;
saglia; e
(1)
il
Callimaco
Domina
la fontana di Gira.
del
Wilamo-
230
V.
CIRENE MITICA
un poeta indigeno ripetono analogamente, indicato, nel medesimo carme callimacheo, dal processo del pensiero artistico.
storici e
Un
gruppo di giovini si fnge, nell'inizio, racun recesso ove son palme e allori,
colto in
gli
alberi
Febo Apolline;
di
grave e dolce,
senso
il
sacro
nelFaria
del
sta,
Dio immi-
nente.
quale
Oli
quale tutto
il
Apollo
di
recesso
croliossi la
fronda d'alloro,
soavemente canta.
letti dell'uscio;
juii
la
da
Da
Gi gi
Non
;
vedi?
il
cigno
soli, chiavistelli
per
clie il
Dio non
Apollo non a
parecchiate!
pure. Chi lui scorge, grande; chi non lo vede, piecolo quegli.
mai saremo
Noi
ti
vedi'emo o Lungisaettante
non
esigui.
in Ortigia.
E Febo
indic
anche
corvo,
la
mia
si
Batto
recava
CIRENE IN LIBIA
iu Libia, propizio al colono
donare
La
ai nostri
e f'
231
giuramento
di
mura
citt di
dice, dal
stano
clie
non avevamo
fino
lo sposo di
una
non
Ed
la
Apollo, molti
Clario;
poi Cirene.
Da
condusse a
la
Sparta te
il
sesto rampollo di
il
Edipo
(1)
sanato Ari-
tempio
un'annua
cerimonia
in
citt istituendo,
un
in
Signore.
fiori in
'l'j
1^
primavera
adducono mentre
l'inverno.
Sempre
tuoi
variopinti
altari
le
Ore
a te fuoco perenne
(1) Cfr.
quanti
recano,
n mai
la ce-
jeri.
Erodoto IV 147
il
232
V.
CIRENE MITICA
Dori.
Comprendiamo
allora
da tale succedersi
quotato
quello.
EFRIPILO ED EDFEMO
233
si
discioglie in arte.
Ma
il
leggenda.
la
sospettatala,
rivivere tutta.
Y.
Euripilo ed Eufemo.
234
T.
CIRENE MITICA
genealogia
fittizia
dei Battiadi
a simiglianza
gi
Eufemo
(1)
F.
il
punto in cui
(2) Cfr.
VI
2.
il
Fato
EURIl'ILO ED
EUFEMO
235
si stringeva il nodo
primordiale delle vicende future. Cosi piacque
imaginar la fiaba.
Sono questi i due dati (l'Eufemo capostipite,
l'Eufemo in Libia) su cui deve aggirarsi tutta
loro di
Ed entrambi
seppe assai opportunamente disporre svolgere e
compiere quella fucina medesima che aveva foggiato l'Eea di Cirene. E fu con gli stessi modi
e risultati analoghi. Come allora si vide la grezza
materia indigena imprimersi di uno stampo ellenico e assimilare in sua roventezza talun'altra
fiaba estranea; cosi si scorge ora il territorio
leggendario dei Greci spigolato a favore e di
la tradizione della colonia cirenaica.
Eufemo
Eufemo,
quali vicende
Posidone?
traversarono e quali vie tennero i discendenti
di lui, fino a Batto, per raggiunger la Libia e
compiere il fato?
Alla prima dimanda fu sodisfatto con un
il
figlio di
compagni
di Grisone
[lago Tritonio
{Ufivri
TQiTvig),
ove sarebbero
'era quello
236
V.
strato
gli
CIBENE MITICA
eroi su la via
''
,,
(1)
Erodoto
42.
IV
178-9.
(2) Cfr.
VI
1.
EURIPILO ED EUFEMO
ben presto
la fiaccola
delFuomo esiguo
237
spazio,
in vero,
il Peloponneso, l'isola di
tappe storiche de' coloni
Tera, la Libia
(le tre
tre
venuto Argonauta, e gi l'epopea omerica conosceva, come sede temporanea di Griasone e dei
compagni di lui, l'isola di Lemno, di fronte a la
costa trojana e all'apertura dell'Ellesponto (Dardanelli).
(1)
Cfr. YII.
238
V.
CIRENE MITICA
motivi per
quali
nati
da Eufemo dall'una
i mo-
tivi
alla
con i navigatori
iVArgo in Lemno e con essi l procre, giusta il
mito assai vetusto, da l'isolane donne una schiatta
nuova.
Questa aveva ora da recarsi nel Peloponneso e da toccar quella Sparta che nel VI secolo invi pure una colonia a Tera; ma perch?
A giustificare si disse che nel Peloponneso era
la patria di Eufemo; e poich Posidone gli era,
nella leggenda, padre e poich al capo Tnaro
Posidone aveva, coll'appellativo di Greoco e con
\aita la piota africana, si rec
valore di divinit
ivi
ctonia, rinomatissimo
culto,
nume
al contrario,
Eufemo
era
fronte
al
risultato,
raggiunto, di spiegare
il
Inverati or
con
qui lo
EURIPILO EP EUFEMO
239
vieto, la
stata, in
un
istante di
men
vigile attenzione,
Ma
se cosi fatta
fati, il
(1)
Odissea
v.
46.
(2)
Malte.n 192.
240
V.
aveva
alla
CIBENE MITICA
assolto
fine
anche
il
secondo tra
ciascuna delle sue trovate secondarie era indirizzata a un ben preciso fine e sodisfaceva a
un bisogno del ragionamento; al ragionamento
sue esigenze eran subordinati
anche minuti, inerenti agli eroi e
alle sedi loro. E tuttavia quell'era opera di eccellenza poetica. Queste, che pajono a noi ambizioncelle dinastiche e pretese mediocri questi,
che ci sembrano fini pratici non artistici: eran
ai suoi scopi alle
particolari,
ben
jjresto
della fantasia
la
come le impurit
avvicinano i diversi, si
mischiano i contigui. Ond' che il dovere dello
storico, intento a ricercar la causa d'ogni linea
nel disegno leggendario, incresce al contemplal'ardenza del fuoco inventivo,
si
distruggono, cosi
si
La
quale riappare, con tutta la sua unit sinnell'inno smagliante di Pindaro, quarto
tetica,
EURIPILO ED EUFEMO
241
Re
roso amico,
valo-
fine di spirare
dovuta
degli inni
l'aura
un
stia presso
dell'equestre Cirene,
Arcesilao
col trionfante
C.
a.
ai
Latoidi e a Pitone.
una
dente colle e di
decima generazione,
figlia
le
sacerdotessa
il
detto Tereo
settima
la
Medea
Disse
Giasone:
fermo
"
da
Zeus
sedi di
figli
uomini
di prodi e
Ammone
Tei-a in
ai
Con
mortali.
madre
cavalle
Il
le foci del
simile,
donante in dono
le
Af-
delfini
redini
fatidico
di grandi citt;
un Dio
una zolla,
Tritonio lago, da
che su
ospitale
di
coi
segno
il
segno
uomo
ricevette
Eufemo
Zeus
rimbombar un tuono
f'
prode
Dei!
Epafo tra-
[Libia] la figlia di
mutare
per
la re-
di,
'.
Udite,
che
qual l'animosa
il
alla
nave.
Dodici giorni gi la
(1)
miei
(Tera).
A. Ferrabi^to, Kalypso.
16
242
V.
consigli, su
tario
uomo
Ma
l'indugio.
Disse
Terra. Allora
della
assunto
bello
soli-
l'aspetto
di
sopravvenienti
da prima.
ospiti
la scusa
generosi
ritorno
ci
vietava
nomarsi,
figlio
del
Geoco
riconobbe
mense offron
le
dolce
del
Euripilo
immortale Enosigo
con
dorsi
deserti
un dmone avanz,
venerando
ai
CIRENE MITICA
la fretta
sbito allora,
improvvi-
l'
ma
balzato su la riva, a la
nave, galleggia
della
l'umido
Veggo che
sul
seguendo
pelago
coi
che
certo
che allevian
ma
gli
prima
Ed
spesso
furon
custodire
ecco in quest'isola
del tempo.
sotterranea bocca
sacro Tnaro,
il
sire
che un di Europa
sangue di
lui
Eufemo
da
nata
dell'Ade, sul
figlio dell'equestre
Tizio gener
le
il
i
da l'Argivo
partitisi
nobili
Posidone
presso
favor
di sera,
flutti,
le fatiche, di lei
esortati
servi,
mare
discen-
quali, col
un
Tali di
immobili
Crono
l'opimo
santuario
niliaco
del
Medea
le
silenziosi,
detti ascoltando.
schierate
gli
parole.
eroi simili a
S'impaurirono,
Dei, gli
accorti
EURIPILO ED EUFEMO
beato
di
Medea
figlio di
Polimnesto
(1), te
243
giusta
taneo accento
la
quale
te, tre
il
discorso
con spon-
Il
tuario
delfico
mezzo stanno le vicende di Eufemo e dei nepoti. Le quali sono in altro brano anche pi
esplicitamente significate, ancor su la trama
dell'Eea: dico nei versi tra
il
251 e
il
260. "
Eufemo
piantata,
l'avvenir
siglio
l'aureo trono
di
Cirene dal-
(1)
(Batto-Aristotele).
(2)
(Gli Argonauti).
244
V.
CIRENE 3IITICA
un
soffitto nel
come
il
motto
mano
vantarne la vittoria, a riaccogliere in citt il f oruscito Damofilo; ne era nuovo a tali offici non
graziosi e vi si vedeva sovente 'costretto. Di qui
un'amara tristezza: non pure pel rimorso secreto,
e qua e l palese, di piegar la sua Musa a compito venale si anche ]3ev un coperto pessimismo
umano, onde crollava con uguale sfiducia il capo
dinanzi al forte che aveva vinto la gara come
dinanzi all'opulento che l'aveva pagato. Per lui
ricchezza e prodezza vengono all'uomo dal destino dagli Dei, e l'uomo non se ne scordi, e
per s lasci levare in minor tono il vanto, si
massimo per i Numi che l'hanno in protezion
benigna. Il fato dunque ancora. Tal coincidenza
fra la propria fede e il nucleo del mito fu clta
dal poeta con un balzo magnifico di rapidit
intuitiva: Arcesilao vince a Pito da Pito muove
Batto ecco il trapasso esterno
un destino
;
ecco
il
Il resto, lo
245
EUEIPILO ED EUFEMO
fine,
dell'animo
compiacenza
men
desiderii
nobili
Per
d'intrigo.
una certa
Ma
sempre
il
basso-
meno
poi,
diafane.
Con
esso episodio
l'anelito
si
riconnette
dell'incom-
246
V.
CIKENB MITICA
faticandosi, irritandosi
un
in-
sieme di momenti, scelti senza acume di tragedo, e cuciti con lungaggini di epico. Lascia
un luogo e un gruppo per correre nell'altro
luogo e presso l'altro grupx30 a cercarvi quel
che l non aveva trovato; non si sodisfa; riprende; e cade senza lena alla fine. Allora grida
con sdegno " troppo lungo per me seguir
la carrozzabile . E sul suo spirito esausto
hanno presa, soli oramai, gli scopi materiali del
carme. Termina in pesce.
:
sbigottisce di
tal volta
li
fronte
all'eroe
ed all'uomo,
ma
La
manc
quell'arte
EURIPILO ED EUFEMO
247
stessa del suo errore. Tutta quella ricerca affannosa d'una base ove consistere cli' il racconto
degli Argonauti piena di maraviglie oltre
umane e di giustizie divine. Giasone viene a
rivendicare appunto
le
ma
non
l'offende,
il
merge
in
il
"
tereo
detto
di
Medea
Ma
,,.
il
ro-
un mito:
il
ori-
gine e scopo della sua stessa vita, il senso solenne d'una prov^ddenza e volont fatale. Sicch
248
V.
VI.
Una
cosi
CIRENE MITICA
Batto,
non
era assorto
eroi
nella
secondo corre alle conseguenze. Delle conseguenze Pindaro stesso aveva bens fatto cenno,
non pi nella Pitia quarta, ma nella quinta (del
medesimo anno); gli accadde per per sbalzi e
tratti non connessi, senza organismo, e senza
profondit di attenzione. Vide Batto porre in
fuga i leoni africani " perch rec loro una
lingua d'oltre mare vide i Terei guidati da
Aristotele fondar templi e instituir cerimonie:
tutto in pochi kola (2) de' quali la lode di Apollo
lo scopo vero e precipuo. Ben altro Erodoto
a lui la fiaba, che non proprio fiaba, comincia
anzi dagli Eufemidi e da Lemno quel che precede avvolto in un silenzio il quale pu essere
;
(1)
IV
145-156. Cfr.
Malten 95
sgg.
(2)
103-137.
249
indipendenti.
a suo dire, da Lemno partono non
Eufemidi ma i pi fra i nepoti degli
Argonauti, di cui quelli sono porzione. Onde gli
accade di giustificar doppiamente il loro soggiorno nel Peloponneso: sul Taigeto, non lontano dal Tenaro, perch ivi (si sottintende; egli
non dice) la sede di Eufemo; a Sparta, perch
i
Tindaridi lacedemoni navigavan su VA?-go
ritornan dunque " nelle sedi dei padri . A tutti
X)oi d il nome di Minii. Minii e Ai^gonauti son
Ecco,
solo gli
volta identificati.
tenza da
non
cui origine
ben presto
Per spiegar poi
uniti
la loro par-
binazione
i
e tal
grama
Minii.
Ma
com-
In fine,
non primitiva.
Peloponneso per quella causa,
per quale
ma j)i tardo,
nellisola intorno al
di
un
"
Tera
VI
sec.
e in esso si parlava
250
V.
Minii
CIRENE MITIGA
cittadini,
al
si
meno come
[In
discendente
Esania
figlio di
Tera, essendo
cotesto
di
re
dell'isola
Lo
tombe.
ad altre cose,
lo interrogava intorno
di fondare in Libia
"
Ma
tu dunque
cuno
una
di questi
cose e accenn
luogo
comanda
giovini
dopo
sette anni
un tempo
della
ci
l'oracolo
in
un'impresa
al
queste
non pioveva
non sapendo
n osando
ignota.
in Tera,
una
la colonia in Libia.
medio
disse
Ai Terei
una colonia
inviare
clie
Pizia rispose
citt.
qual
la
o Signore,
io,
moto
in
Eu-
figlio
Per
durante
s'inaridirono.
Pizia rinfacci
altro
ri-
ri-
l'isola,
anche
quale s'imbatterono in
un pescatore
di
costoro giunsero
vnti, in Libia
e,
di
(1)
Cfr.
Erodoto IV 145-149.
GLI
EUFEMin E BATTO
251
a Tera, e
mesi
lasciarono
tornarono
intorno
all'isola.
Ma
Corobio
Egitto,
meno ogni
fu portata dinanzi
questa
Platea.
e gli
Libia.
in
Corobio
d'aver
occupata
Samii
I Terei che
nell'isola, giunti a
un'isola
erano sette
lasciarono cibi
nunziarono
In sguito
cosa.
avevan lasciato
Terei
con
rapidamente ad informare
essi
uomini da
il
Tera an-
fronte
di
alla
fratello sorteggiato
tutti
distretti
che
(1).
stificar le relazioni e di
commercio
e d'altro fra
lo
(1)
Cfr.
isole.
il
Ora
luogo
Hude (Oxford
1908).
252
V.
CIRENE MITICA
come
si
disse
(1),
l'uno dei
pur ora.
Tra quegli
e
altri in
loro predecessori
un'altra fiaba.
Re
La
quale non se non questa medesima ove Aristotele sia divenuto e balbuziente e bastardo, e
i
numero
e cac-
per opera dei lor proprii concittadini. E poich Creta, per la sua stessa positm-a geografica fra Tera e la Libia, non poteva
facilmente esser soppressa nel racconto, ne fu
tratto con accortezza profitto per far aiDparire
anche di impura discendenza il primo colono
Batto. Cosi:
ciati dall'isola
Vi
a Creta
una
citt
nime, spos
una
Gasso
un'altra donna.
nella
figlia orfana,
esser
Costei,
quale
a
era re
nome
Fr-
entrata in casa,
marito che
le cose
stavano
cosi.
(1)
ad
la figlia.
Vi era
V. sopra
l II
sostrato storico.
253
Costui Etearco invit a banchetto ospitale e fece giurare che lo avrebbe servito in ci di cui lo pregasse.
propria e gl'ingiunse di
nel mare.
Temisone
giuramento, sciolse
la fanciulla
adempiendo
il
salp
quando poi
giuramento
ma
Col
Tera.
Polimnesto,
fu
in alto mare,
di Etearco, la leg
la ritrasse poi e
insigne
con funi
si
rec a
cittadino tereo,
fece
il
nome
di Batto...
[A Batto
la Pizia interrogata
ma
secondo
non riuscirono ad
Ma
altro
Terei cacciarono
si
occuparono
come fu
l'isola
detto,
si
chiama Platea
(1).
comune
(1)
umana, su questa
hanno scemato la
e piatta concretezza
leggenda, oramai.
Le
figure
nome
Batto.
le considerazioni
254
V.
CIRENE MITICA
il tono; i gesti,
l'ampiezza; fin l'oracolo delfico ha
rimesso della sua dignit religiosa, un poco a
pena, e a stento riesce a dargli valore di venerando il sguito delle sventure che puniscono
la trasgressione del suo ordine. Qui il mito vuol
esser storia con esagerata pretesa ne ingoffisce
ed ingaglioffa alquanto. E in quell'aspetto della
sua evoluzione che permette la esegesi degli
eruditi o la prepara o quasi l'attende.
ristretta
VII.
Conchiusione.
delle belve
ha
il
trono. Si
profila
di questa
dunque ora
compagine
mitica.
a fronte
di
Cirene e Aristeo,
255
COSCHIUSION'E
luna; l'altra di Eufemo. Diverso hanno il contenuto e diversa leggenda elaborano: della Ninfa,
la prima; dei Battiadi, la seconda. Ma comuni
sono e il rilievo di Apollo e il suolo libico e la
origine delfica. Simili dunque e differenti. In
forza della lor dissimiglianza restano in pi
d'una evoluzione lontane: cosi l'Eea d'Aristeo
tocca, da un lato, il massimo del suo adulterarsi
tessalico l'Eea di Eufemo raggiunge, dall'altro,
la maggior sua umana pianezza; senza che si
formino attinenze e stringano nessi. Ma in forza
della loro simiglianza giungono per diversa via,
in uno stadio della lor vicenda, a compenetrarsi cosi TEuripilo dell'una Eea s'intrude nell'altra, da Eufemo si trasporta a Cirene; e la
Ninfa della fontana j)assa a proteggere (insieme
con Febo) i coloni dori danzanti tra le fanciulle
libiche, la lottatrice solitaria si circonda d'un
;
qua e di l,
due perni delle due
Eee. Nel centro, punto del contatto, il carme
di Callimaco. All'un fianco, di Pindaro la Pitia
nona e Vergili all'altro, Erodoto e la Pitia
popolo. Unici
restano
Eufemo ed Aristeo
distinti, di
quarta.
Lo schema
evoluzione mitologica
dunque complesso come un quadro genealogico. E per vero le singole forme della saga
son congiunte da intime attinenze di derivazion
vicendevole alle quali tutte predomina il nesso
fra la Cirenaica e Delfi, nesso che di tanto
di cotesta
quasi
CAPITOLO
VI.
Kalypso.
I.
L'Tituizone mitica.
mito miracolo.
vede il chicco di grano scender fra
le zolle, il Sole sparire nel mare, la luce vincer
le tenebre: vede piccole cose ed esigui spettacoli che appena lo affaticano lo abbagliano lo
trattengono, e che un nulla basta a significare (1).
Il
L'occliio
mondo
reale
il
la
lor
(1)
concretezza in trasparenza,
son desunti
Ma
sfumano
A. Ferrabino, Kalypso.
ci
17
258
VI.
KALYPSO
nuove linee
si tramutano
una specie nuova. Il Sole che tramonta nel
mare era il mondo esteriore, vivo della sua vita
loro contorni in
in
mondo
interiore,
dell'et tarde
sofo, riflesso
(1),
indaga l'opera
il
pi,
il
miracolo dello spirito transfisi perde fra le sue dita incerte. Quindi,
gurante,
il mito solare di origine oscura come le vicende,
che narra, dell'Astro. E il mito del seme misterioso nel suo principio come la fecondazione
fondo vero,
il
della gleba.
Per
ci la
afflato lirico.
possedere
con suggello suo proprio quel che i sensi avvertono. Contiene quasi un ebro balzar ferigno dall' interno
all' esterno
e pur racchiude insieme
;
elaborazione intima, un assorbimento dell'esterno nell'interno. Esulta nello scoprir la natura, e le d un nome e la umanizza.
un' illuminata
(1)
Cfr. p. e. la teoria
219
sgg.
e quella dell'
ap per ce z ione
Wundt
577 sgg.
(impressione,
Volkerpsycho-
l'intuizione mitica
259
Ma
lo spirito
mare ed
umano,
nell'atto di travestir di
il
il
cielo, di
260
VI.
avvengono
KALTPSO
il
modo
pi
una sfera pi
esso medesimo
tutto in
non
l'opera dell'arte
l'intuizione mitica
261
^fin
il
letterario, violi
dalle sca-
pari
tempo
la saga.
262
VI.
mento
KALYPSO
pseudo-scientifico
ma un
resto,
mente
inizii
umanamente
s stesso
ma
causa preceda o segua la trasfigurazione, la determini o ne scaturisca. Oggi nel bimbo si avverano entrambi i casi, cb la fragile mente or
si chiede, dinanzi al sorgere della Luna dal mare,
" perch?
; ora con spontaneo moto traveste in
fogge fantastiche la veduta dei sensi. Comunque,
sia certo l'un modo, o sia sicuro l'altro, il mito
serba il nucleo pi vero, l dove il suo secreto,
intatto dalla pseudo-scienza.
rale; e
un
altro; e
un terzo;
sx)i-
riti
li
contemiDlano;
tutti
l'intuizione mitica
263
tardi
ma
si
e distruggere.
N anche
Madre
264
VI.
KALYPSO
Da
lisi
di quelle che
dicemmo trasformazioni
e in-
di
il
nuovo;
artistiche:
casi,
cui
ha acquistato
Le forme
suo pensiero.
ciale
di
il
l'abito
alle
fantasia
l'esercizio
proprio pollice
si
265
l'intuiziqne mitica
ma
diverso
umane.
il
fenomeno naturale
e le
forme
ma
il
il
la selce
mandra, la propriet, e
costume dell'abigeato. Si pensi, anche: le vi-
266
VI.
KALYPSO
cende agresti del seme e della spiga non divengono vicende, o siano trama narrativa, che a
patto di convertirsi in rito nuziale; anteriormente
non esistono, cli non sono intuibili. Come (continua l'analogia) non esiste per me, ignaro di
plastica, la posa statuaria, che gli occhi vedono
senza il consenso dello spirito seguace.
Ana-
logia,
sibile,
non identit. Che il divario tosto sennon a pena si rifletta alla rispondenza che
traverso cui
frange,
si
jH
LE MANIFESTAZIONI MITICHE
267
mondo
interiore all'uomo. Nel mito , per conuna vision manclievole di questo ultimo
mondo, ignara del suo contrapposto con quel
primo. Quindi fra l'uno e l'altro di essi un rapverso,
come
il
culto, e
in
il
li
deforma entrambi
indi la fine della mitopeja con l'eccesso della deformazione e l'imxDOssibilit della mischianza (1).
Vita, per ci, e morte. Quale la vita, e onde
morte, sar detto appresso.
la
II.
Le manifestazioni mitiche.
Scaturita, la mitopeja
memente
(1)
si
moltiplica
multifor-
Ma
immutati
e si altera evolvendosi.
universale fantastico
al
il
mito con-
mito un
268
VI.
KALYPSO
modi
e i mezzi della manifestaquale quindi necessario precisare, innanzi che s'imprenda l'indagine sul
viver e sul morire mitopeico.
Poi che il fenomeno della Natura dovette, per
affiorare su le coscienze, traversar l'umano, pati
d'esser contemplato come l'umano, in tutti i rispetti; ci : quale linea, volume, colore, moto
psichico e gesto corporeo e fu scolpito nella materia, dipinto su le tavole, narrato con parole.
di creazioni,
zione mitica.
La
Numi
offrono
puri e torbidi
cuori.
categorie espressive
non
e su
caratteri di ciascuna
da far cenno, che ne trattano apposite discipline. Qui basta notare come
sieno entrambe primigenie, coeve tutt'e due
in generale
qui
recchiati
Ma
falli,
alla
saga
rit
269
LE MANIFESTAZIONI MITICHE
''
se le si immettesse,
come
allegoria, un'astrazione
sonare. L'arte.
fumi
il
pili reconditi,
non
tra
uno
i
meno
intensi
culto.
Il
AUor quando
su l'Ara
massima
ad Ercole, in Roma,
sacrificano
si
si
270
TI.
bianchi, tra
il
KALTPSO
popolo e
sacerdoti adunati
(1)
ri addotta
Madre;
alla
istesso
Ma
nessuno di cotesti esempii tanto significaquanto il dramma greco nel suo contenuto
mitico. N pure in Euripide, ove la concezione
tivo,
cosi moderna e lo spirito maturo cosi largamente innova, andato perduto il carattere pe-
il
segno
lavoro letterario e
il culto sacro. Per le quali, in fondo, il dramma
appariva quasi la ripetizione gestita del mito,
il
mito riprodotto attorno ad un altare, da persone che ne affiguravano gli eroi, in vicende che
ne rendevano la trama. Appariva, in somma,
il
(1)
Pindaro Olimpica VI 95
e lo scolio.
LE MANIFESTAZIONI MITICHE
271
e tradizionali si riportano,
si
venera, agli
attributi
di
quel dio
sue
alle
danno
un certo
mito, per
lDd tardi;
272
VI.
KALYPSO
il
mito di Demetra, e
tutta la saga di
il
dramma
Andromeda; laddove
la
tragico
seconda
non
profonda quanto pardura un'antitesi irrimediabile tra mito e culto. Del mito
sussiste sempre qualcosa, che non affluisce al
culto, ma lo prepara, lo motiva; permane un
che di non riducibile: fra una scena e l'altra
la diversit
tanto
rebbe. In entrambi
casi, difatti,
un episodio
e l'altro del
dramma,
Pinarii, e
appartiene pi al
dramma
il
ma
si
273
LE MANIFESTAZIONI MITICHE
pletive.
sulla
1^
due motivi.
Ci ben noto, per l'anteriore discorso,
il
carat-
274
VI.
KALTPSO
assume
la
saga o gi prima
275
LE MANIFESTAZIONI MITICHE
il
nell'elegia;
dolore
medesimo che
l'urlo del
il
ma non
poeta piange
coonte.
Per tanto, non pure mito e culto non si sovrappongono del tutto; ma, anche l dove pajono
coincidere, il culto risulta una imperfetta espressione del mito. Accanto alla quale perdura sempre,
e per integrarla nella quantit e per elevarla
l'arte.
stalline.
con la
E la
statua,
]3oesia,
dipinto,
il
emergono,
il
rilievo,
insieme
su da
quella
e
il
il
tornita e preparata
Andromeda su
alle vernici, si
VI
se-
la materia
ripete, tra-
ed
solo
sufficiente
let-
per indurci a
non
sono rimaste. Ma sarebbe anche in questo specialissimo caso ardimento soverchio asserire indipendente l'opera dei colori di lui. Giacch, in
tanto lo comprendiamo, e in tanto ci serve a
simboleggiare un intero strato mitico, in quanto
la letteratura possiede gli strati posteriori. Ci fa
risalire a una narrazione
non ce la narra,
i^
276
VI.
KALYPSO
nella sua
ma
anche
precipuamente letterario. La letteratura sola ha il
vantaggio di esprimerlo intiero, di insegnarcelo
se l'ignoriamo, di non abbisognare n di compimenti n di premesse. Cotesto privilegio per
non s'intende tutto, che prescindendo da alquante
restrizioni. Bisogna, in primo luogo, ricordare
che il patrimonio delle lettere antiche ci giunse
guasto e lacunoso, per dissipar lo stupore che,
contro la conchiusione recente, nasce dal ricordo
espressione, a preferenza artistico;
(1)
(2)
scrisse belle
pagine
C.
Robert
lologische Untersuchungen
V) Berlin 1881.
"
Phi-
LE MANIFESTAZIONI MITICHE
277
termini
moto
le
il
rupi,
di ascesa, insito
pervasa da un assiduo
nell'intimo o sospeso su
da Pindaro
da
da
donne di Siracusa
Timeo, raggiungere la Biblioteca
all'atleta,
l'atleta a Vergilio,
mente
di
278
f?olo.
e parlato,
la loro
invitta
tradiscono
si
j)evolmente, travisa
il
modello, e Ovidio
si di-
fatta
cosi
tra loro le
letterarie
pregio.
come distingue
La
La
trascura.
si
di chi narra
si
invigorisce
individuate le
modo
non
:
si
di ricerca, se
il
non esattissima
in tutto, la
sterili
fecondatori.
si
gl'impotenti,
nell'altra
vigorosi:
279
LE MANIFESTAZIONI MITICHE
la
pete.
come
manco
di
utili
a va-
non
accet-
280
Vlnno a Ermes
pmi'e
il
e agli Alessandrini.
non
Ai nomi
nome
d'in-
artisti o,
mancano
non var-
rebbero,
sguardo traverso
voli di
Pindaro
colori di
Ver-
racconto di Ferecide.
In generale, per
conseguenza, la mitopoetica vigoreggia come un
progresso rispetto alla mitologia (1). E tale asserzione sempre vera, se intesa a dovere: perocch il progresso pu essere istantaneo e compiersi nell'attimo medesimo della innovazione,
gilio
ma
il
l'autor
pui^e
allora
dell'^ea di
se
il
(1) Per chiarezza: mitopeja dico la complessiva elaborazione mitica (letteraria, artistica, cultuale). Fra l'elaborazioni mitopeiche della letteratura distinguo la mi-
tologica
estetico.
dalla
mitopoetica
che
sola
ha pregio
LE MANIFESTAZIONI MITICHE
281
incerti.
Ma
generatrice.
se,
come
il
si
caso
ritiene
in Grecia specialmente,
il
jonici,
prima incoerenti in
tale
organismo d'intuizione
che gli altri. Il nesso cosi ovvio, che sembrerebbe quasi insolita la contingenza, in cui al
pi dell'intuizione non rispondesse il meglio
dell'espressione. Insolita
certo;
ma
assai
meno
3he
[di
in
il
Ercole
282
VI.
KALYPSO
alcun pregio artistico. Tuttavia lasciando un nemargine a simili casi, per solito si varca
d'un salto dalla medesima mente il varco che
cessario
intercede,
non ampio
innovazione mitica e
la
non breve,
fra la
procreazione d'un'opera
d'arte.
Ma
un
tutte le gesta
mta
attribuitegli.
per conciliare
283
LE MAXIFESTAZIOXI MITICHE
comprimere mia
per
precipuo fra molti, il Delfico.
In ogni caso, muove da esigenze che non sono
quelle del suo tema letterario, n consistono nel
tono d'un poema su Enea o d'un canto su le
Metamorfosi; ma che sono inerenti a un indilodar un oracolo,
il
rizzo mitologico.
I due ordini d'innovazioni per, pur essendo
tanto ben distinti nel fine e nell'origine, eserci-
l'ima-
il
succedersi alter-
dromeda
cologica
di Perseo
An-
284
VI.
KALYI'SO
si
in
una con
pagano.
IH.
L'evoluzione
285
ma
antiche,
mento
si
comijie
entro
immane
certi
di rinnova-
ampi
limiti
tem-
porali.
Da
principio, ogni
che il suolo ferace esprime da s, per l'esuberanza della sua forza, in unico impeto con le
roveri e i pioppi. Si che le figure si moltipKcano
disponendosi l'una a canto dell'altra, affini sorelle, non identiche aggeminazioni
e i casi si
addensano e s'intrecciano, uno appresso all'altro,
;
simiglianti e differenti, e
si
dispongono in rac-
personale,
un peculiare
suggello.
La
nome
mitologia
ma non
uguali, intrecciate
fili.
stesso
meno
man
tutti
il
medesimo
sostrato naturalistico, di
286
VI.
KALYPSO
Eracle contro Nleo, di Perseo contro la Gorgone, di Perseo contro il ketos, attesta l'antich-issima fecondit originaria in favole dissociate
per minime differenze, per esigui e mal certi
confini, e prova anche come la mente creatrice
da s e dalla propria stirpe sapesse a ciascuna
derivar notevole forza di vita e non scarsa energia
personale.
Di questo periodo
di
creazione mitica e di
e dissero di
Eufemo
Cosi
il
287
forme d'un antichissimo racconto greco. Singolari apparizioni mitiche queste, adunque
nelle
:
si
mento
il
loro travesti-
cosi
quali
non esitarono
ricchi racconti. Tuttavia, in quel senso di riflesil non dubbio indizio che il pemoltiplicano i miti per finire.
Esso si estenua, per vero, in bolse invenzioncelle,
in genealogie stremate, in giuochi etimologici
trasj)arentissimi
singhiozza gli ultimi guizzi
in favolette che pochi eruditi ripetono; rivendica (1) il passaggio di Perseo per Micene ove
egli avrebbe perduto il puntale della spada
attribuisce a Trittolemo discendenza
( /ivxt]g)
argiva (2) spiega il nome dei Pinarii pel dover
essi astenersi dal banchetto sacrificale {neivci),
sione pratica
riodo in cui
si
(2)
Pausania
Padsania
(3)
Servio
(1)
II 16, 3.
I
14, 2.
269.
se-
288
VI.
KALYPSO
In apparenza, tutti coloro che trattarono letterariamente le fiabe della nostra ricerca, le
considerarono, non il fine, ma un mezzo o, tal
volta, un artificio pel loro tema. Fine era, di
caso in caso, la celebrazione di una vittoria ginnastica,
l'ammaestramento georgico,
la
meta-
289
mito:
da cui derivano e
versia,
gli acquisti
letterarii
cli,
Su
fanno incontro,
la soglia, le si
Ne
prime la
la novella
esempii
tipici
consuete vicende
modelli caratteristici
delle
delle
quelli
si
di cui
sintesi
il
pastore,
dico,
il
fenomeno
esteriore
si
le
somigliano
a volte
le
rive
imminenti,
A. Feekabiso, Kalypso.
cotidiani
spettacoli; non,
19
290
VI, -
KALTPSO
si
specchia azzurro di
cieli e
vampa
solare,
svettar di fronde
vella, di spiriti
straordinarii
il
nume
pro-
tagonista della saga, e il " vecchio vecchio vecchio che i novellatori esagerando desumono
dalla vita loro visibile,
piano istesso
fin
si
che anche
sopra
allivellano
il
il
291
le trite
consuetudini di
lui,
ma
Nella cortegiania terza l'invenzione etiologica, intenta a cercare la causa del fatto umano.
Affine sbito, con ci, essa pure alla saga, in
cui , prima o dopo, inerente il conato verso la
causa del fatto naturale. Caco spiega il fuoco
distruttore; la presenza dei Potizii pronta e il
ritardo dei Pinarii spiega un costume del rito
erculeo nel Foro Boario.
Che
se
tentativi scien-
identica, in
tempi anteriori
si
trasporta,
La
di assai, erculei.
poeta,
un romanzatore, uno
storico, e
diversi
ranno spunto
alla lor
compiacenza differente.
292
VI.
KALYP80
mitico. Quegli
ripeter la
logia in
il
fiaba,
ombra
primo;
l'altro,
naturalistico al
medesimo livello
di uno a sostrato
trovino misti.
Immutato
si
mostro come
dell'eroe, a
293
li
il
nucleo effettivo
il
Dio
la
si
rispecchiano,
e la protezione
divina ai
che
il
mente
patriottismo di Callimaco crea indelebilla statua del giovine Iddio che accenna,
onde
si
di vivezza.
Il
senso religioso
gi
si
vide pi volte,
294
VI.
KALYPSO
Esiste fra
quale
si
di gemelli.
Le
La
si
non
ma
il
295
pensiero
Ammoneo
che
al ketos.
campo
l'opera di chi
296
VI.
ha dato un
KALYPSO
il
mito. Se
si
ama
e fresche cascatelle e
eulta terra:
scema
di s
penetrata in lei, e l'anima d'una vita che fitperch non la prima, antica e vera. Per
ci Vergilio sceglie, a caso o con arte, le compagne di Cirene da un repertorio di nomi
e
non pi che nomi, ciascuno dei quali si riduce a
un colore, non svela una persona. Demetra che
piange, e di cui si regola il pianto con magistero
di psicologia poetica, una madre. Ma ell'era
anche una Dea. E da siffatte menomazioni nasce
il bisogno di sminuire, se non proprio sopprimere, Fineo nell'episodio di Andromeda, di creare
fra Andromeda e Perseo una scena novissima,
di plasmar un altro gesto a Cirene: nasce persino la spiacevole inopportunit dell'intervento
di un Nume, in sul finire del dramma, per sciogliere, con atto oltreumano, una situazione di-
tizia,
venuta umana.
Accanto a questa, che la psicologia e
il
sen-
297
qual', regina:
su
pastorelli
un
cupato.
una restaurazione.
298
VI.
KALYPSO
La leggenda
l'eru-
diviene,
scemo
di pregio letterario,
Pi in
l, si ritrova,
di carte, in
fra
una pi chiusa
pi ampio volume
austerit di ambienti,
la Storia.
sto-
299
pur avveden-
compongono. Livio
giunge persino a dichiarare in anticipo che non
vuol esser chiamato responsabile di quanto narra
per gli antichissimi tempi;
ma narra tuttavia.
Dionisio sa, o crede sapere (il che lo stesso),
il vero che si cela sotto il velame;
ma riproduce tuttavia il velame. Del fenomeno una spiegazione sola possibile: il pubblico esige la
parola degli storici su i miti. Ne va dell'orgoglio
patrio, ne va della consuetudine. L'orgoglio che
non ammette si ignorino le origini prime della
propria stirpe, le vicende antiche della propria
citt,
nomi
culti;
da un
nuovo pensiero religioso o filosofico. Tucidide doveva saper di spiacere quando negava un nesso
fra Tereo, del
(1)
Tucidide
II
29, 3.
(1)
ma
era da lui
l'af-
300
VI.
KALTPSO
frontar
supercilii
fatti la vigoria
vede tra
il
contemporaneo
e l'antichissimo,
dall'antichissimo: sicch la
IL FLUSSO E RIFLUSSO
DELLE SAGHE
301
ipotesi sostenibili,
rattere
etiologico
di
e,
tra le fantasie.
IV.
In seno
302
VI.
KALYPSO
s'
originata e deve
Non
tutto vi
v'accade regresso
in rapporto al livello mediano della mitopeja, e
anche progresso: entrambi in diverso modo notevoli. Esiste tuttavia una fondamentale sorte,
ch' comune a quella ricchezza divrsa.
del
Il
mito,
duplice.
Una
ci
nuove
luci
la
capacit
nella
d'istoria;
evolversi, di
di
nuove
sua forma di ciascun indel canto Vili nell'Eneide, della lirica properziana, del racconto
di Livio. Uno stadio dell'evoluzione non elimina
solo in potenza,
i precedenti, n li comprende
la vita di ciascuna
dividuo:
ma
li
lascia
concreta
si
sussistere
in
La
mitiche, retta da
IL FLUSSO E RIFLUSSO
all'altro
il
DELLE SAGHE
303
si di-
Fece
Ylnno a Deinetra
cronologico,
oltre
ogni
di strati e
importanza di
artistico infe-
effettiva
consistenza
si
razza,
e la virt
nano
fusero.
Di
li
ritor-
vetta
all'anime
come
si
fantasmi
irrimediabili stim-
segni che
304
VI.
KALYPSO
nazione,
modo
il
storico e religioso,
col suo
Palatino. Anzi,
forma
il
spirituale a s profilata,
si
rivela appunto
per sempre caratteristico. Onde la trama di Andromeda non da vero compiuta, non pure nei
particolari esteriori, ma e nell'essenza pi propria, se non allorch gli spunti novellistici si
immettono nel contesto naturalistico,
a prepa-
romanzesche
e religiose.
in sintesi rapida,
antico
foggia mitica,
.sfumata
e sia
305
dell'anteriore, o a
nesso causativo,
porremmo
la sintesi crea-
si
superato.
Il
suo proposito
si
di trattar
sol tanto
che
due linee causali la cui interferenza non consegue da nessuna delle due premesse. Dal caso
pertanto deriva, che non tutti gli strati della
evoluzione mitica hanno " lasciata traccia letteraria (e artistica) ; e che qualche strato ci ha
tramandate tracce pi profonde e pi varie. Del
mito di Cirene un secolo, il quinto, ci mostra
due trame sostanzialmente diverse, la pindarica
e la erodotea; il quarto non ce ne concede alcuna. Del mito di Caco l'et di Augusto ci tramanda ben cinque quadri con varianti colori e
linee; l'et di Giovenale nessuno. Vergilio irradia del suo patriottismo il racconto, Properzio
della sua raffinatezza, Ovidio della sua sonora
compiacenza verbale, Livio della sua ingenua
critica, Dionisio del suo impotente razionalismo;
di
ma
20
306
VI.
KALTPSO
Attinenze fra l'evoluzione spirituale complessiva stratificantesi sul mito, e le forme casuali
della leggenda, esistono visibilmente. Il
modo
loro,
il
fenomeno
per cui
si
IL FLUSSO E RIFLUSSO
DELLE SAGHE
307
artistica
in
cui
l'abigeato violento
fumoso
vana,
trovar
non manchevoli espressioni. Persino i germi
dissolutori insiti nel testo di Vergilio e, pi, di
Ovidio e, peggio, di Dionisio, tolleravano sviluppo maggiore, cui certo l'agio non sarebbe
mancato, di cui in vece manca fin l'eco.
Opposto ammaestramento porge la fiaba di Cora e
la sua sorte. Un poeta di et protratte, mentre
sotto il cielo d'Omero si levavano vie pi frequenti i crociati segni di Cristo, tenta di posavi'ebbe
potuto,
possibilit
sedere,
il
crollo
dell'edificio
la saga. Fallisce
male
eretto
ma
non travolge
308
VI.
tecce aride
KALYPSO
odore di dis-
su stecchi rigidi, e
solvimento nell'aria
l'imminenti brume.
il
cespo
V.
si
addorme
La
nel-
fine.
resto,
309
Andromeda
di
numero
o irriducibili
310
VI.
KALYPSO
tenace
il
serbarne
e luoghi.
Ora, quando
il
forma
di
esse,
ai
j)articolari,
cio,
il
cui va-
fogge nuove della saga, e persino alle sfumature. Ma per ci appunto la sua
credenza si sposta non pu pi, come nel principio, poggiare suiresteriore, perch egli non ha
una redazione di ciascun mito cui sola presti
fede, ma di ciascuno ne scorge parecchie deve
riare costituisce
stanza, su quel
che, in breve,
comune,
oltre
Quando
difatti l'artista
non
per la
storia,
il
il
fatto
ch'ella contiene,
come causa
diverse
311
LA FINE
il
il
cavo
mane
e
etra,
il
sussultar
tutto ci
tra due,
la
com-
trama, imagina gli eserciti, ne fssa gl'itinecon le norme d'et posteriori, concepisce
le tempeste invernali proibenti il tragitto alla
flotta erculea: crea una fiaba nuova su l'antico
scheletro, die resta ed creduto.
Originatosi, cosi, dalle stanchezze della mitopeja, come un sentiero costrutto su scorie, il
mito razionale potrebbe vivere, se la sua nascita
non fosse troppo tarda. La saga di un Ercole
errante per monti e piagge, in imprese di cavalleresca generosit, serba in s, chi ben guardi,
non minore forza di vita che la leggenda dell'eroe solare. Quel che le manca l'aura d'intorno:
per ci, il suo fiato breve. La leggenda non
ancor morta, quando essa saga si forma; e,
rimanendole al fianco, le assidua pietra di
paragone. Per superarla e sostituirla, la saga
rarii
questa capacit distruttiva, che il razionalismo rivela a suo proprio danno, non corrisponde
una eguale potenza deleteria per le belle favole:
312
VI.
KALTPSO
ha fatto
da passaporto ma l'arte ha conservato il mito.
Ciascuna leggenda avr molte di queste giustificazioni; qualcuna ne cercher in vano; tutte
ne sentiranno il bisogno. Cosi l'ultima forma in
cui la saga vive, soccorre, pur nella sua esigua
e stentata energia, le forme pi antiche, pi
belle e da pi possente alito nate. Malefica
appena quando in una mente rozza, distruggendo
intorno a s, predomina sola.
e nella frase adorna. Il razionalismo gli
;
umana: prova,
Dionisio.
umano; non
313
LA FINE
semplicissimi
non
meandri
all'anima:
acume del psicologo, sopra, d'assai, all'ingenua intuizione primitiva. Ma vanitoso di questa
sua prestanza su la leggenda, il razionalista non
s'avvede d' una inferiorit che la compensa
:
pur ogni traccia del fenomeno naturale come potenza che trascende,
come magnificenza ricca di colori di suoni e di
moti, come mistero pregno d' interrogazioni.
Ciascuno di cotesti aspetti ha, quando il razionalismo regna nella mitopeja, trovato ad esprimersi nel culto, nell'arte, nella scienza pu
smarrendosi in
lui
memorando.
Se non che la fine della spontaneit mitologica, che cosi si spiega, non la fine dell'interesse spirituale verso
il
314
VI.
KALTPSO
VI
a.
C. e nel
V vedemmo
mi-
fioriture
guimmo
nei
particolari
tal
opera), molteplici
cenda vasta
e dalla vi-
del
vitale
315
LA FINE
energie
dieci;
il
si
culmine
e canti di altro
suono
si
intonano in loro
ser-
giore.
316
VI,
KALYPSO
''
317
fede; le masse scerpano dagli spiriti creduli le
credenze adusate e ( la forma di scetticismo
lor propria il mutare credenza) altre ne accol-
gono
al posto;
si
di essere,
meno,
con gli iddii vengon ripudiati,
di mano in mano che la Divinit si schiarisce
e si eleva agl'intelletti collettivi: Perseo con
Demetra. Il resto opera la scienza. Non la
nostra, che rispettiamo oggi come vera. Ma
tutte, le rispettate durante i secoli come vere e
come sole, sostituiscono nelle menti la loro verit e il loro equivoco alle interpretazioni fantastiche; e sopprimono quei vincoli fra popolo
e mito pagano, che un appagamento della curiosit pel fenomeno poteva ancor stringere.
L'urlo delle dimonia nel temporale e l'arcobaleno di No condannano Caco ed Iride, come
Sansone soppianta Perseo.
Si che l'elemento
scientifico, insito nella saga (se non intrinseco
a lei) fin dal suo nascer, contribuisce con il
nel profondo
delle
coscienze,
al
iddii scaduti; e
religioso al suo
sete
umana,
perire,
quando l'una
di sapere e di credere,
e l'altra
abbian tro-
818
VI.
KALYPSO
glianti
E noi
bramosa
in
vano
di
s'ori-
nostalgia.
Restano anche
della mitopeja
di nostalgia.
le
storie dei
classica:
miti e la storia
LIBRO
II
INDAGINE
Avvertenza.
Ho procurato che
la bibliografia
speciale
dei
suc-
tica,
su le dottrine che
logi
ecc.
ecc.
filosofi
sociologi psicologi
sostengono od oppugnano.
etno-
raccoglier
un grosso volume mal basterebbe; e persino una scelta, oltre ad essere in parte
arbitraria, usurperebbe grandissimo spazio (1). La omisi
dunque presso che intera, salvo pochi accenni sporadici;
A. Ferrabino, Kalypso.
21
CAPITOLO
I.
Andromeda.
I.
racconto di Ferecide.
Il
Il
problema che
quale
ci
si
pre-
Andromeda
con-
anche, nella
medesima
Medusa
fonte, la parte
ci
pervenuta
estrema delle
vi-
ventura di Andromeda
Fee.
fr.
26 Mller
ma
(cfr. Scoi.
^/fG'.
Apoll. R.
75-77).
Ma
IV 1091. 1515
la parte
mancante
Wagner). Se
il
si
testo di
Apollodoro
(II
43-45,
congiunti da strettissima
il
ferecidea.
324
ANDROMEDA
I.
ma
mito di
il
ci
d'uno
scoliaste,
quindi
Ma
2.
una variante
che altri
di Perseo,
ad attribuire
senza espli-
l'attribuivano a Prete
gone
oltre
1.
pu anche pro-
ApoUodoro d a
la paternit di
cita preferenza
ci
In due punti
di
uccisa
da Atena
(II 46).
fll 34);
Gor-
ma mostra
a un tempo
si
fonte importante
in
modo
aperto.
qual'era
varianti
che, senza
separano
il
del capo di
son le
difatti
stesso
Bihl. detto
Apollod.,
citati.
Nella
dello
...
tovg 'Injtoa-
itl
ma
par chiaro
tanto
promessa mentre
in
ApoUodoro
(II
39)
gli
altri
promettono
(IV 1515)
recidere
il
Steno, Euriale e
nomi
e difatti la falce
lo stesso
da
di tutt'e tre le
Medusa, l
dove
lo
falce
evidentemente
medesimo quando
capo di Medusa.
cavalli. Poi
l'eroe per
dirsi
quando
Gorgoni,
scolio (IV
1515)
sol quello
quest'ultima; quando
di
narra di
325
KACCONTO DI FEEECIDE
IL
la
mano
Apollod.
(Il
41)
di Perseo e gl'insegna
mete
mentre
^teaTQUftfivov
jioTeftEv
Atena insegnano
quando in Apollod.
(Il
42)
il
Danae
fa rifugiare
estesa
mentre
(II 45),
accenno
la pili concisa
tamida
(II
il
si
indetta
questa
da Teu-
padre defunto,
fa
Tfl
panza
nonno Acrisio
iv
Serifo su l'altare
al
Perseo uccide
in cui
in
e Ditti
ApoUodoro
pi profonda
discre-
Ma qui
diverse
polemizza
lo scoliaste e la
ficienza intravvedere
una
tesi
Non
questo l'unico
che riassume
ApoUodoro
uno
in cui
testo
cide e
caso
ApoUodoro
Andromeda,
ciono.
Ed
adunque legittimo
valersi di
Rodio
tac-
ApoUodoro per
modo conseguito
di
di
una redazione
Perseo
e,
in par-
326
ANDROMEDA
I.
ticolare, dell'episodio di
suo
le vie
esame
per
ad Atena
alla
Gorgone Medusa,
Ditti, poi
in sguito
a Cefeo
merose
Le imprese
ma un
un medesimo
somma
Che
il
parecchi fra
Uccide l'avo;
Ditti
e quei di Serifo
abitano
che
contro
com-
sole
al
paesi del
tenebre, nei
le
dell'estremo occidente,
mostri tene-
ma non
deve pi esser
De
la
compie
Nord
>t^roj; libera
il
di
e varie nell'apparenza,
Romani
e cap. III
Gl'Indoeuropei
a.
e.,
in
0.
primitiva dei
Italia.
Un
1,
Sanctis Storia
Romani
eroe solare
ri-
Mythologie{\).
N sono
sufficienti, anzi
le
argo-
parte
(e,
di A. J. Reinach
'
'
327
PERSEO
il
videro un dio
un fenomeno meteorologico in
solare e
nucleo na-
questo
significativo di
R. Sciava in
"
Atene
secondo eccesso
Roma
il
saggio del
Sintomo
l'articolo di
sgg. Assai
Comparetti Edipo
Ma
notevole che
il
significato
di Bellerofonte,
non spiega
la
meno
mitologico non a
tutti.
mito cosi
al
(1). Il
pro-
lume nel
l'intuizione naturalistica
Qui diremo
solo, in breve,
che
densa di pi larga
pi ricca
esperienza umana.
di
Co-
sceve-
zarsi
il
racconto di Perseo.
(1)
tesi
viLLK in
"
stesso
spez-
vecchia: cfr. per es. il sennato art. diJ. RRev. de l'hist. d. relig. , XllI (1886) 169 sgg.
328
ANDROMEDA
I.
III.
Nel rac-
Argo
particolare
il
menzione del
sempre in
Si son
lica sul
Teutamida
re pelasgico
in onore di Acrisie
medesimo
un
e di
(Scoi. Apoll.
ijQipov
R. IV 1091).
mito di Perseo
(cfr.
Kuhnert
o. c.
2023).
Ma
ben
dopo
il
Busolt e
il
Argo peloponnesiaca
yiKv deVHiad.
Argo
681). Se difatti
allo
scambio
danno
si
fra
["Aqyos Jleaa-
tessalica
casi in cui
s'
a questa attribuiti,
leggenda peloponne-
tici
moderni,
si
l'altra di Tessaglia.
constatati e che
Da
si
di cui
altri
ripresenta con
in
Perseo un
gi
casi furono
valore era
fin
particolari
qui
in
stato
di Ditti e Polidette da
88, in
Ferecide
ma
di cui
sulla
cui
il
come
il
1.
la discendenza
d notizia Apoll.
II
34 sgg., sotto
Magnete;
l'influsso di
del mito
tello
e cri-
pu con pro-
caratteri consueti.
si
abbiamo
quale informano
si di
2. la
Preto
Apoll.
fra-
II 34,
329
a Pindaro.
primo
11
II.
di questi particolari
chiara-
lascia
della Magnesia: se
ha da essere
lasgico, quella
Onde
fiaba.
e assicurato al
la
in origine, re pe-
nucleo originario
11
mito
del
secondo particolare
dob-
biamo
Zeus
padre di Perseo
non
lieo
nei
miti
nella
Argo
fin
"
fr.
137
RzACH^
MLLER FHG.
Paus.
74).
La
Il
26,
2;
(Esiodo
figlio di lui
cfr.
Feeec.
fr.
22,
son gi palesissimi.
peloponne-
25, 7 e pili
riproducono
Il
anche que-
24 (diverso da Paus.
236-41
quali
addirittura lo superasse).
appartenga
il
N contro
l'ipotesi
ad Acrisie
che Preto
al
che
suo tras-
330
anche
ANDROMEDA
valore naturalistico di Prete, ritenendolo
il
ana-
il
solo
C Luminosi
Liei
,)
della
dessero
modo
di trarne
un racconto organico
espungendo
tessalici,
e coerente,
svolgimenti mi-
altri
serbate
due figure
le
le in-
trama com-
di Acrisio e di
Preto di cui l'una ha avuto culto in Larisa, l'altra anteriore a Zeus peloponnesiaco e ne
sar
sostituita;
Magnete, onde
si
si
Perseo
Po-
le at-
serbati Ditti e
a'
Danae;
giuochi larisei:
omogeneo
definito,
salico
il
nome
fosse
il
e la figura di
Danae giacch
se
il
farsi
risalire
secondo caso
un nome
una
figura pi antichi.
Danao
Ora
e le
se
certo
Danaidi, cui
che
Danae
un vigoroso
non
1212
Antonino Liberale
pertanto conchiuso
non
il
il
vagliare
certa la
Apoll. R.
si cfr. Scoi.
Va
32.
man
per
33l
strato tes-
allo
dicevole
ai fini
problema mitico
di
ottimamente.
si
le
due
stratifica-
sua morte.
congetturammo,
quando
tessalico,
esse.
la sostituzione
Vlliad.
Se difatti Zeus
come
come
di Zeus, se
dif-
seconda
figlio
l'et
appunto
tarda del
meno
comparativa antichit,
giacch
anche
le
stanza vetuste,
partitamente l'uno
fa risalire
l'inter-
studiare
e l'altro strato.
come posteriore
al tessalico,
il
le
il
problema
critico
mito di Perseo
il
Pelopon-
passo passo,
fin
che possibile,
il
processo di penetra-
2018 sgg.
dubbio che
Micene
al
in Tirinto in
Lerna
in
Midea
e nella stessa
Argo
332
I.
non che
ANDROMEDA
andata innanzi
attengono miticamente.
Ed
a lui
la
si
sul
le peculiarit locali
a Serifo
Ma
ben altro
da
dirsi
riguardo
come che
e Polidette,
sia
ivi
culto
il
culto di Perseo
il
domanda che
chiedesse
il
come sede
del
fu dai
salvator di Perseo.
N l'esame
che (Febeo,
fr.
non a
lide,
alcun
Serifo.
a Danao e all'Argo-
il
donde
luogo
dicevole,
s'era trovato
ignoriamo
il
esplicita,
punto
il
nome. E non
improbabile che questo fosse tale da determinar per anaa dirittura omonimia la scelta di Serifo fra
logia
l'isole
l'ipotesi
tesi
non
che
l'est
scelta
la
fatti se si
ma
guarda
Il
problema rimane
recisa.
modo
ogni
333
Serifo deve
rimase nettamente
vi
saldamente incastrata.
lo stesso
il
poich
posto di Preto,
il
il
culto
Perseo prese a
di
fissati
difiondersi
per
Peloponneso.
Un momento
non
creare se
culto di Perseo
il
si
sarebbe dovuta
gognasse
sls
nonno
il
come
e
si
da
disse
d'Argo, Perseo
facile
quelli,
si
ver-
legittimare
nell'Argo peloponnesiaca.
e Bellerofonte e di
trambi che
saghe minori e
l'altre
cene
p. e.
Pads.
II
meno importanti
16,
3),
(quella
di
Mi-
modo
la loro
recen-
ziorit.
La sanzione
con Ferec.
fr.
il
mito di Perseo,
Combinando Apollodoro
13 e 26 -= Scoi. Ap. R.
(Il
i;
data
21. 47 sgg.
IV 1091)
risulta
il
punto
334
ANDROMEDA
I.
DANA.0
Linceo
Lacedemone
Ipermestra
Posidone
Abante
Amimone
^-
Nauplio
I
Damaatore
Euridice
ACRISIO
Zeus
Danae
Prkto
I
Anfitrione -^
Peristene -^ Androtoe
III
Mestore
Elettrione Stenelo
Pericastore
Polidette
Ditti
ERACLE
Tafio
deva
Megapente
il
Kuhnert
o. c.
punti
2023
vi ve-
si
contrasto
ceppi.
Ma
se al
Kuhnert
si
non
argolici,
gli
si
sia
pu
ben motivato,
ma
peloponnesiaca.
Il
da
nome
ma
di
stato
Danae doveva
riportar sibito
Ma non mancano
elementi
Eubea
g.
v.
s.
1);
capo
v. 'Affaviig, Scoi.
B II.
"Affai; Paus.
(Stef. Biz.
35,
335
Su
"Agyovg Ssvq
nome Argo
zione del
sbito
ma
due Argo;
fra le
Abante per
in Tessaglia.
attribuirgli l'introdu-
il
motivo non pu
trovarsi
il
zovvofia
&ef.tvov
Qerza&v
t zojv
Tioixi^aavTog. Qui
omonimia
evidente, un giuoco di
"AQyog
oh [r
oc
voiiuTtyiaig eyfievov
7tiov oSrcog
''Aj^avTog, ^
Strabone 431
di lui
di
lui
cosi
del
suo
di
territori
culto.
miticamente
probabile,
fra
Danao
se ci
tato in Argolide in
pelasgica e
Ma
presenza di
spiega in fine la
si
Per
Danae.
Preto da l'Argo
Ditti e Polidette
terzo,
lui,
non
si trat-
Andromeda,
di Perseo e
di
come quello
di Nauplio,
Damastore,
eponimo
di
Or come
lo
nomi
di
Danae
innestati
peloponnesiaco) ed
nesiaco.', cosi
Pelope
(le
fra
Danao
eroe con
il
leggenda
fin
(gi
figli di
Perseo
pili
fa
vetusto.
c.
lui.
il
e le Sglie
o.
c.
2033)
nuovo venuto
superar da Perseo
44 Schone; Cirillo
qui mostra
anticamente
matrimonii fra
la
Nauplia,
19.
Acrisio e
di
e a ci valsero
di Peristene,
II
imparentarli
[cfr.
Edseb. Chron. II
342; Agost. de
Civ.
XVIII 13;
336
Scoi. Totr.
5"
IL
ANDROMEDA
I.
vinto Perseo
il
Kthnert
(cfr.
o.
c.
Che
parti
se per lo strato
cronologicamente
succedentisi,
a gittar, di
fatti,
Il
Certo esso
naturalistica
si
di
offre
Danae serve
tessalico
il
personaggio
se
e,
bene
nato da
lei.
Danae
un nuovo contenuto.
appare gi ricca
ci
Il
figlia o,
madre
insieme con
la
spunto, che
si
paga
E non ha
dei
Perseo contro
il
nonno.
generico appellativo
"
store
nulla in
dif-
comune con
il
fr.
intorno
soli,
al
delitto
lo
in-
di
pescatore
natura
di
si
fio
il
26
nome non
,
(cosi
iy.Tvi>)
non
se
il
ievmv)
e la cui
il
figliolo
il
(cfr.
la
Ma il
con-
337
che
il
un an-
attributo
mito di Perseo.
e rimase nel
Plutone-Ade,
di
Altro
di
rintraccia
si
onde, tra
Polidette
difatti
Crusios
0.
altri,
un
in
Jbb. Phil.
tesi ci
strizioni
non
anzi tutto
Polidette, e da epiteto
si
si
da credere
Crusius che
col
trasformasse
ma
in fratello;
come
a tutto
il
cui
il
un fondo natura-
da
con Danae.
Il
il
questa, la
riteneva simbolo
mare
Perseo
Danae
nume
del-
(= Ermes)
divinit del
sotterraneo, la spie-
gazione di entrambi esiste rispetto a Perseo in un concetto unico. Nel fatto l'eroe solore Perseo si pretendeva
il
forma
doppione di
lei
la
sole dall'ombra;
ma
poi, soprav-
novellistica, fu concepito
un
Perseo viene ad
(v.
sopra)
mattina
il
sole
Ade-Polidette
emerge. La
dunque
A. Ferrabino, Kalypso.
cattivit
giustificata
di
Danae presso
anche dalla
affinit
22
338
ANDROMEDA
I.
ammettendo
di Polidette, la tradizione
la diversit di Ditti e
cidea che
fa fratelli e figli di
li
come un
spiegare
si
fere-
debba
Argo pelasgica)
rispetto ad
desunto
fu
il
il
nome
del padre,
rapporto fraterno.
vedemmo i successivi momenti, e il tessalico, di cui tentammo scernere gli elementi naturalistici e novellistici,
un
costituiscono per
una
lato
e di per s bastevole,
ma
schema consueto
fiaba di
continuando,
ce ne dar conferma.
IV.
Atena
Gorgone Medusa.
e la
Gli elementi
da Argo
jonici.
il
La Dea che
lo
Atene
suo Lex.
I 2,
culto
il
2347 sgg.);
il
di cui
{Iliade
luogo onde
740);
il
il
si
si
posseggono intorno
Atene (Kchnert
XVII 801
cfr.
2021):
0.
e.
al
VII sec.
Erod.
in
a.
C.
muove
II
o.
15,
c.
monete
cfr.
Perseo
Head H.
N'^
Edrip.
notizie
le
al culto di
Mileto, specialmente,
Da
e vince
Serifo, colonia
buon riscontro
di
ci ri-
Roscher nel
(cfr. p. e.
medesimo
cacciata
notevolissimo
quel
di Joni.
fra la sua
compreso
altri
tali
anche
da
risalire
il
mito di
elementi all'infuori
n contrarli,
lecito
dedurre che
339
ai
un
effetto.
Quanto
par certo
il
sono per-
dicevolmente
contrasto.
si
L presso
abitano dove
a 22-24)
stanno
(2).
gli
si
sorge e
Nord,
Iperborei
devono ritrovare
dove tramonta
ma
Pind.
Pit.
VII 695)
quando
kjtos (v.
(3).
Sole {Odissea
50 sgg.
Non
il
in
e SniiA di
dunque dubbio,
con l'uccisione
sotto)
in territorio jonico
portato e diffuso,
Etiopi che
gli
il
che
(cfr.
Chil.
(1)
in aperto
si
riconnette
di Acrisie e
secondo luogo
che
il
suo valore
era
ancor a sufficienza
noto e chiaro.
E da
anche
singoli
elementi
Atena avesse
sul suo
spunto vano:
il
(Ij
Su
origine rintracciabile
le
scudo
il
suo valore di
Gorgoni
(Leipzig 1879).
constitutivi
v.
capo
saga. Che
Medusa non
della
di
Dea nata
Roschee Gorgonen
dal
u.
cielo e
in
Verwandtes
Un
XXV
Su
(1890) 457.
(3) Cfr. Knaack " Hermes ,
gl'Iperborei v. 0. Schrder " Archiv f. Religionswiss.
VIII (1905) 65 sgg., A. KoETE ibid. X (1907) 152 sgg.;
Gruppe in Bubsian-Kroll Jahresb. CXXXVII (1908) 520..
'
'
340
modo
particolar
Gesch}
1,
di
ANDROMEDA
I.
Dea
del temporale
(Beloch Griech.
vi fa
mito
II
46
di
un
Dea
lei
costretto a farne
sottrae
sempre
(Ferec.
fr.
Medusa
si
il
attribuisce
pure su
anche
prima
Agamennone
zione. Dalla
motivo che
medesima Atena
E 845
lei in //.
diversa, e novellistica,
e la Kifiiacg e l'episodio
lo
scudo
un costante
si
la
delle
Mecapo
il
e diffuso
tradi-
ond'
in vece e
Di
i
natura
calzari alati
Graje. Queste
non sono
un aspetto mostruoso
36.
con Me-
y.vvi\
("^'^os KvvrJ.
sembrano
//.
di estetica e di
zionata per
capo di
stessa
e la
desunta
in
lui un'antitesi
Atena
fra
il
di lui
ornamento
alla
Perseo
di
Se non che
Ma
quando
favor
l'ausilio in
II 41).
scudo di
lo
alla natura
I 1, 162) si
Apoll.
ultima riprova
26 e Apoll.
Pensando
la ricorda e
menzione. E,
si
dusa.
si
Jone 991
di Perseo, se Eurip.
in loro innegabile,
ma
della
perch
per ci bene
le
con
la parentela
numero
in
(e la
2,
1729
sgg.).
la
Ma
Gorgoni e
altre.
la pa-
critici;
RoscHER Lex.
vare
le
naturalistici (Rapp
parentela e la paternit
origine)
341
per farne
trova moltissime analogie, e le depositarie di alcuni talismani, che ritornano sotto mutati aspetti con frequenza
nelle fiabe.
Ufficio analogo
seguenza compete
falce di lui.
al
(e
Mentre per
le
di dio della
160)
I,
(1).
scontr
si
Mentre inoltre
le
Graje
cammino dell'eroe si trovano solo per motivi novellistici; Ermes si trovava in vece anche nella real sfera
nel
Riassumendo, dunque
di Perseo
il
culto di Perseo.
l'episodio di
Medusa
(le
elementi novellistici
e tutto
il
ma
(le
Graie, la
modo
nel mito
,
nel suo
coi perso-
si
Kt^iffig,
mischiano
i
talari);
proprii della
offici
novella.
V.
costituita la
di
natura
impresa
di
e origine assai
Gli
Perseo contro
elementi onde
il
x^roy sono
e a limitar l'indagine
pur
ai
342
I.
ANDROMEDA
ducono a cercar
di preferenza nel
Peloponneso
terri-
il
La
osservarlo,
parallela per
il v,f}zog ,
bisogna a pena
all'impresa av-
significato
fatto
nume sarebbe
gica,
da ravvisar in Andromeda
dubbia la radicale di
non
0. e.
2047) in cui
vfjQ;
ma
nel cui
nome
a conferma
se
serbato un cratere
ci fosse
KuNHERT
com-
in quell'avventura
("
Mon.
d. Inst.
futuro
n^Tog e premio
non
validissima
52
all'eroico
sassi,
li
tatrice
la
mucchio
legata,
queir
"
aju-
deve
sec.)
mito s'era
serbato
al tutto
in
il
Questa ipotesi
prima non
pone anche
il
cosi interpretato
problema su
chiaro che
le
il
(Kuhnert
o,
c.
2020),
da
l'episodio di
Medusa
non
343
giovava
che la salva
non che
prode
al
Se
primordiale del-
(v.
cezione mitica
tanto pi qui
mentre
premio
alla
l'episodio
dianzi
(si
facile
il
spunto no-
le
raccostassero ai
li
il
mostri tenebrosi.
Gorgoni richiamavano,
il
nrjTog
sole,
quanto,
a sufficienza
cosi preparato
il
terreno a
testimonianze intorno a
lui
di Paus. Vili 4, 8.
giudicar di Cefeo. Le
luogo ove
sul
il
mito
lo
fondamentali di Apoll.
testi
23, 3. 47, 5,
di
tali
ha pi
II
144,
Apoll. R. Argoti.
Lex.
II 1,
Tegea;
1114): fissano in
le
modo
cadi
(1).
non pu esser
di Cefeo,
(1) Cfr.
I
Ar-
problema,
alla
gli
manchino
W. Immerwahr
Die Kulte
u.
Myihen Arkadiens
mi sembra per
superficiale.
344
vare alla citt
nome
il
ANDROMEDA
I.
non
ma consolidate
infirmate,
dal Dio.
^Qevov
da Licofkone
BovQaiotoiv
ove Cefeo
n:'
OTQazov
Avfii^ re
ijyef*)v
nendone
premio
in
la
Alcmane
ne aveva sentore
o)v)
Biz.
s.
Kacpvai.
v.
irradiazione sono
cfr.
Ma
se
coteste
inoltre Apoll.
II
144, Stef.
eifetto
sembra,
il
trasporto
498 QeaTCEiov
zov
di lui
in
Ki^q>ews
Beozia:
Cefeo
ne
le
50
figlie
(v.
sotto),
non
siavi,
1,
(1)
e Cefiso, o
Tespio e 60
di
le
11
da una
di
figli
sue ipotesi su
asserzioni del
Tumpel
quello scolio. Le
(1)
v'
1113 esclude,
genealogie
a lliad.
II
combinazione tra
scoi.
^ d-vyatQe^ ^aav
"
sotto) uni-
beoti
per
ampiamente, se
Jour. of Hell. Stud.
(v.
eccellenza: con
Cadmo,
tardi
quindi, Cefeo
meno
pi
richiamano all'Arcadia
modo
combinato
col
senza
fr.
decisivo
(fr.
59
numero
=
=
non manca.
secondo Apoll.
Ili
Apoll. R.
scoi.
MTA
come
ci
vengono
(v.
gramatici
sempre
kuF-
radice
la
lo
riconnetta
si
vi traspare la
162
Questi
I 67).
per
riferiti solo
il
Cefeo
suo ca-
il
che
sia
che vi
con
voglia
si
antichi
gli
viene
pensata o abitante
a Eurip.
1109) figlio
a. e.
cri-
Cefeo
il
11
scoi.
345
donde sorge
sole,
cui
va tuttavia connesso
non
si
Mentre per
modo
se
il
tempo
(v.
sopra),
ri-
pu dire altrettanto
quando,
ricordo
nome
il
e fu,
come
si
1' "
An-
ajutatrice
il
xijvos
per
di
tal
modo
sufficienti
il
a costituire, per s
la
x^roj, erano
soli, la
trama
346
siepea
ANDROMEDA
I.
il
valore di
Quanto a Cassiepea,
che
(cfr.
si
lo stesso
"
TMPEL
in
Roschek Lex.
II
millantatrce
stata congiunta
non
rintracciarla
la
1,
vi
23 Rz.
^),
genealogici Fenice e
fici.
altrove (Esiodo
cfr.
scoi.
a,
Cadmo
le regioni vicine)
con
e che
han nessi
Fu dunque abbagliato da
beota
[o.
533.
la
Beozia
(e
cultuali e geogra-
quando su
II.
Si sa difatti
quindi con
e,
il
Tumpel
988
e.
sgg.).
Ma
se
la
"
Millantatrice
Andromeda
Cefeo
tiguit di luoghi
stica che quelli
la
ma
si
mento
appunto novelli-
(v.
il
modo
vanto della
"
la cattivit
Millantatrice
solo a traverso
Andromeda
si
strinse
il
o.
c.
legame
347
La riprova
di questa ipo-
mito ohe pi
le attiene
figura e
alcun indizio
Quanto a Fineo,
il
R.-Encr
sostrato
il
Arpie
danno, contro
e di
di Elios e de'
il
i
Nord
venti del
che
nume
il
non
insorgono a
del bujo
cieco
si
vede elemento
mitiche di Fineo
si
gli Etiopi.
Ma
se
come a l'estremo
oriente o a
(cfr. le
Ili 2,
testimo-
2354 sgg.).
onde
si
Perseo
ma
si
si
pervenne pur
sia stretto
71) e
l'ipotesi,
ora,
che
dei
il
di sostrato naturalistico
che
I 2,
si
Apoll.
riscontrano
Ili
e presso
cadiae)
97
Servio
ove
intorno a un Fineo
Fineo
figlio
a Verg, Eneid.
Ili
le
tracce
Arcade (presso
dell'arcade
Licaone
209
rex Ar-
al
ove
nesso con
Cefeo
348
I.
ANDROMEDA
N giova
e determinate da questo.
trario addurre
l'analogia
fra le Stinfalidi
uniformiamo
ci
onde pi
figure
pili
moderni concetti
savi e
analoghe di numi
ma
dob-
critici,
rite-
biamo, giusta
Arpie
le
sincretismo
al
la
localit
del-
RoscHER Lex.
E ha
II 1,
i
Il
due
frr.
di
'ESiq-do
{Rzach^) 31
(fr.
23)
Tronie
II
(fr.
31)
Cassiepea
Fenice
Fineo
Cassiepea
si
fonda Strab,
41-2:
(1)
testo SU cui
Agenore
Ermes
Arabo
Il
presenti in
critico si
schema genealogico
struire lo
le
problema
il
popolo:
TteQ
l'altro art.
349
Tv
ol
7if&av)raT0t S elaiv
s'iQrizai,
omerico
'&'
Aid-iOTidg
non
ly,fA,t]v
ritiene dicevole
perch,
dice,
mutazione
Omero
il
sostituire
non
nome
di
dalla pi
Kal
antica
Ere m
KaiaXyqj conosce
cora
ai
il
tempi
di
di
posteriore.
all'et
Arabo:
xoijQ']v
nome
Esiodo in vece v
'Aqc^oio ...KT
23].
[fr.
te
Arabia
non
esistesse, e
rJQcoag).
ai
tempi
di
esistesse an-
Di questo
una
(1)
a sua
Il
figlia di
Arabo,
Tmpel in
figlio
vece
lascia
si
nome
esiodeo
fioio sia la
integra
il
d'Etiopia
Arabia
e che quindi la
di
sia
il
KovQri ^Aqu-
Cefeo
onde
cosi:
Tronie
Ermes
Arabo
I
Cassiepea ~- Cefeo
1
Andromeda.
li) Il
nome
si
supplisce
da
Scoi. Apoll.
R.
II
178 e
350
I.
ANDROWEDA
yQ xov
^Qav
elg zjv
dareQov nl
'E Q
TQtyoviag ndeaav
aacpateQOv
e fi fio
la IV ^A Qd
i)
\7t
fi
otoi S
'
(ol
wv olTcl&dzegov
Aly7tx(fi v.a\
fi-
t TiQg
per tal
medesimo
nel verso
fivja&ai Tv TioifjTjv
Tv MevXaov, xad' hv
Ald'loTiag'
rimenti
zfj
tqtiov
xal
sQrjxai,
Come
si
zovg
TtQg
fie-
Xyeiv
yQ
{/A.ol(og)
to-tov
pa-
zi^g Tiorj-
Erembi {^Qg)
ricordati insieme.
identificazione
tivo
Ma
si
Erembi
"
= Etiopi
cit.
si
Omero
voglia
di Strab.
ricava la
si
43),
xal
ttjv
integrata.
Tjv Kad"'
"
Vi sono alcuni
'lTZ]
voiav Tonimjv
zog
ot
notizia
Al&ioniav
elg
QOftSav v
fiov
(I
La qual
adunque alcuni
"
xad-dyie^
7tQ0(pQei
(1)
(paai
'
oi>
tial
'
zwv
xar' ay-
r'jnov
eyofivcov, ^
aal zovzcv
a^'^fiazi
aoig
avfifiy\val
Jiaq
AnoXXoQog ...
^v&ov
'HaiSq)
aul
Vi erano
351
Etiopi
fra
F enici.
moglie
era
Fenice
di
Andromeda
nessun modo
Etiopi. Non
regina degli
lecito
di Cefeo
figlia
si
Arabo avesse
di
non a confonder
interpretazione, se
fatta
COSI
quindi in
ad essere moglie
in Esiodo
2)
messo unificare
schema esiodeo
I-f
II (fr.
testo
il
altrimenti chiaro.
pu
Esiodo
in
fr.
23 e 31 Rz.'
Arabo
quindi per-
e costruire
seguente
il
23
+ 31):
Tronie
-^
Ermes
Agenore
Arabo
-^
Cassiepea
Fenice
Fineo.
si
ravvisano
"Fenice-Fineo
spiegarsi al
eroi creduti
se
Ma
il
"
nessi
come, ci
del nesso
,
"
non pensando a
di quei nessi
Arabo-Fenice
d'un
di
di popoli stra-
legame
l'una
l'altra
come
mette
numi
tra Fineo
casuale
non
non pu legittimarsi
dubbio da
un avvicinamento
eponimi o rappresentanti
primo
elementi
Cassiepea-Fineo
modo medesimo
"Fenice-Egitto,
nieri.
due
ele-
svibito
le
come
millantatrice
352
I.
ANDROMEDA
Tre
Fineo.
sono
a Frisso
Ora
gli
Rz^.);
(ibid.);
Simplgadi
sgg.).
52
fr.
Fineo
offendendo
Argonauti (Apollod.
ovvio che
il
124; Apoll. R.
che
secondo posteriore
il
primo
questo motivo
il
antico.
pii
il
si
Ma
del pari
Arpie
prima
giacch
che
che
ovvio
alla
di
inavvertito
le
305
Il
era
di
Fineo
sufBciente
di
Elios.
and
tutto
Non
non antica
stici
in cui
fin di
si
ebbero a cercar
motivare
l'antitesi tra
al
gli spunii
novelli-
prezioso
ci
di(1
),
rimarrebbe la genealogia
connettessero
Riassumendo ora
dagini,
in breve
veniamo a importanti
a) Cassiepea
(1)
Andromeda (Etiopi)
offre al
,
ipotesi
mito di
"
Perseo (ll)-Cefeo
(III)-
(pag. 346sgg.);
b)
Fineo
si
unisce a Cassiepea
(I)
per
lo
spunto no-
353
o, in
come rappresentante
e)
Fineo
ad eroe solare
unisce a Perseo
si
(II)
come nume
del bujo
o,
come
racconto
nel
a)
ferecideo
del
esiodea di Fineo;
nella genealogia
sen-
mito
di
e) in
Ferecide e
Perseo
sogna sceverare
conduttrici.
le fila
Un gruppo
bi-
s,
Fineo
etnico-geografico (tra
la loro
Fenice; Fineo
che
tale,
Cefeo)
ove ac-
canto a una di esse se ne possa ravvisare un'altra a sostrato naturalistico o novellistico, a questa
Un
da dar
la
secondo gruppo
costituito
Cassiepea
vanta
si
e la divinit offesa la
punisce nel
figlio
da Perseo
(e).
Un
Cassiepea
si
gruppo
terzo
quest'altro racconto,
esso
vanta; la
testimoniato in Ferecide
tico
il
secondo
riante su questa
coteste varianti
costituito
(=
Apollodoro)
pena
di
Fineo
pena medesima
non
affatto
(v.
:
sopra),
vale a
il
terzo
ipote-
una variante
e una va-
dire
Ma come
punita
il pili
da
conchiuso
Di questi gruppi
(a).
di
infine
coerente
Andromeda ne
figlia
su la causa della
pure
tutto
un
l'esistenza di
molto bene,
e insieme,
tanto la discendenza
il
esiodea di
354
discendenza
e duello
ANDBOMEDA
I.
che
si
che non
ci
uno spunto
ottimamente congiungere,
pu
mitico
spunto
dello
protagonista
pu ammettere
il
Poich invece
novellistico.
l'equivoco
si
menti tra
casuale
si
preferenza lo-
la
meno
nel
pili
semplice tutte
ultimo
non
piccolo,
terzo, in
entrambi
figura di Fineo, in
vanta
Dopo
vantaggio,
Perseo,
il
si
la
cui Cassiepea
in
Andromeda
ad
accanto
Andromeda ne
(a-b), la figlia di
al-
secondo gruppo e
un racconto unico,
punita e Perseo
Perseo
il
trasformandosi
fondessero,
si
intendere come
ci fa
spiega
le testimo-
(e).
le quali conclusioni,
conpid esattezza
il
omerica
11.
/ 381
Ma
59
M 93
I 1,
gi
noti
all'epopea
pi oscura la essenza di
RoscHEK Lex
son
Libia
102-4).
S'425
Se
si
Agenore
prescinde
(cfr.
da
Stoll in
II.
A 467
figlio
cosi
ci
355
persona, senza
di cotesta
a mala
pena
si
ristici.
Tranne
la notizia ([Plut.] de
un Agenore padre
di
modo,
qualche
II 16, I
scoi.
di
un Agenore
singolare
II.
75) o
di
figlio
Fegeo
2; Igino
un Agenore avo
re di Psofide
un Agenore
Ili 92)
II 1,
58
cfr.
Igino
fav.
244),
Ar-
in
etolico
figlio
un
su
testi
14,2; Apoll.
cadia (Apollod.
9, 4)
fltiv.
di
(Apoll.
se
prender
l'Agenore etolico,
peloponnesiaco
e
il
da
nome
con Danao
di lui negli
discutere
oppure se
la
se
il
genealogia di Cefeo
d'essi e
al
inizio.
il
primo
l'esser la
sembra da
preferirsi
la
congettura che
rappresentante
dei
popoli
grossolanamente limitrofi
simboleggia
Agenore con
(cfr.
DuMMLER
di
che abitavano
qualit
la
in
di
Troade
in
Cadmo
Pauly-Wissowa R.-Encl.^
Fenice
774).
356
11
ANDROMEDA
I.
personaggio fondamentale
di
che come
personaggio
dunque
diiFon,de:
il
Peloponneso
il
come
l'area,
si
crea. Fuori
vittima
in seguito
personaggi
trama
cosi
quattro figure
credemmo
parve
serrasse e cosi
tentammo
rimane
risultato
ci
si
da quel-
fuori
si
si
dove s'informa
l'area
stare.
prima,
novellistici
poi
d'influssi
connettessero quelle
di concepire,
per ipotesi
ma
il
tesi rispondente,
meglio dell'altre
sia
fin
perch
qui difese,
perch
parve
ci
possibile al
di
(frr.
159. 160).
A log nineio
T]v
il
nome
i
61)
di Perseo
Persiani,
non
tale scopo
fivroi.
AQtaloi. 'Enel oh
na^
K'^ifpa
(1)
atx&v
aq>(Ov
HeQaevg
confronti
si
'EKaovTO ndai
aitov
non lontana.
far meraviglia
Ji [*hv
Che
sia stato a
Te Kai
VI. I
ed Ellanico
pu
non
tesi, se
meno,
Aavdt^g
xv B^ov, nal
'aj^e
'
vy-
(1)
Sogg.
"
:
Persiani
Ile^aixj %(JiQO;
[=
QOf*dag
tiv
nome
il
Le due
notizie concor-
svista)
nel
ricordar
popolo un
nome
ritorna in
"
anteriore
Artei
la
presenza di questo
un nome
"
di
nome
Cefeni
pur
difficile
Ma
nel mito.
,
con cui
siani)
Artabazo,
l 2,
900. 924.
da principio
Erodoto
gli
Greci
in
ci
(=
Artei
Per-
cui per
tali,
di pili
non
quel
di
,.
Artaferne, ecc.
929)
357
gli Etiopi
localizzata geograficamente
come
Etiopia
si
vide,
si
e Per-
era gi troppo
a sud dell'Egitto
un termine diverso
da Cefeo
si
deriv
Cefeni
Etiopi
e tale
FHG.
come
concepiti
GGM.
25, 4 e
Kri^pTivli])
II
'/otti;
per furon
non parla
di Cefeni,
lizza fra
mentre
l'altra
(a e.
ov'
il
bile).
materiale,
Va
v.
ma
si
usano indifferente-
si
II
etimologico
1104,
1,
mito
Solo pi tardi
non
Andromeda
inoltre
(cfr.
in realt
375);
insediato; e che
s'era
quel
fra
essi
Per-
per
nome non ha
358
I.
ANDROMEDA
lore,
l'altro
di
ben diverso
va-
(1).
Parallelo al
159
fr.
Xaaoi) Xaaoi
ol
il
160 di Ellanico
n^rsQov Krjcp^veg
(=
...
Stef. Biz.
Krjcpog oi-
xwQag.
y,al tjv
X^QV
Ki^cpjvit]
XaSaloi.
Il
Baumstark
in
L'omonimia con
Pauly-Wissowa R-E.^
Ili 2061-62).
come quei
questi
si
che tutti
noti,
occupavano
RoscHER Lex.
Se dunque
Ili 2,
rive
le
quel mare
di
dominio
il
di
Fineo
(cfr.
erano
Jessen
quindi
alla regione
migrando occuparono
ch'essi
nome
questo
si
poteva sce-
Cefeo: tra
Cefeni, adunque.
popolo su cui
lonia,
VII.
pide.
ci
si
nomi
Ed
di
sarebbero insediati
da Babi-
poi, fuor
Caldei.
frammenti
Su
dell'
framm. che
son pervenuti
(1)
da
e se
gran lunga pi
alla Colchide
in
di Babilonia eran di
che
si
come quello
Andromeda
di Euri-
dello Stein
"
di
del
insufficienti cosi
il
Macan a Erodoto.
cemento
FTG}
cfr.
piti di
359
DI ECUll'IDE
una volta
ricostru-
(1829),
des Euripidea in
Obergymnasiums zu Landskron
Wernicke Andromeda
E.
Kuhxert Perseus
Roscher Lex.
in
Wecklein in
H.-Phil. Kl.
4 febbr. 1888
Andromeda
Sitz.-Ber.
Di tutte
K.
d.
des Euripides in
Bhmen
in
(1882-1883),
''
Ili 2,
2156
1996
Akad.
Bayr.
sgg.,
sgg.,
Wiss.
d.
87 sgg.,
Philologus
LXVI
(N. F.
XX)
(1).
le trattazioni citate
riescan
fissati
organamento tecnico
varii personaggi.
Ma
il
loro fine,
si
deve essere
pili
men
libera-
deve aver pi o
per contro
si
la
si
pro-
anche
men
trama tutta
frammenti con
concede
al
poeta
360
I.
ANDROMEDA
non
dramma un contenuto
punto
si
qual
il
frammenti ap-
armonia a
medesimi.
mentali
e in cui altri
io credo, se
raggruppare
minori
non ponendo
i
che sono
assommano,
si
alla ricerca
un
fonda-
non
pu,
si
altro scopo:
il
e degli spunti di
tra-
avanzi.
Non
resta
scer-
nere.
lasciati in disparte
tale asserzione
di
Andromeda
offerta
preda
al
x^zog
men
umane
vero che
cosi l'angoscia
come
l'ansia di
il
151
framm. 119-122
una situazione
tale
di
vece
lasciano
trasparire
tragica,
ma
non
debbono pertanto
scopo, omessi.
il
da permetterci
dramma:
in
essi
pure venire,
nostro
al
fram-
quanto
n primo gruppo
124-132. Perseo
giunge
volando
traverso
l'aria
a una
FRAMMENTI DELl'
"
ANDROMEDA
DI EURIPIDE
361
eixo)
che
tra la situazione
124-125 e
il
Cefeo.
sia
possibile pen-
Il
loquio tra
il
col-
frammenti specialmente:
129,
132. Nel
avere da
dromeda
offre,
si
ette riQaitoov
lei.
ed questo da ritener
&eig
il
compenso,
f^coi'...
Da
dromeda mostra
modo, l'amore
di
An-
della propria
mostra
di rite-
persona. Onde,
(=
Febecide,
aduevog
Krjq>st T
V.
44 (TavTTiV ["AvQOftSav]
1) II
HeQaevg Kal
y.fjTog, el
gaad'elg,
vai^i^asiv
panza tra
il
patto
si
le
d'ea-
vna'x^szo
stringe tra
la quale le nozze si
la
due giovini
promettono da
la discre-
Euripidea, in cui
la
Ferecidea, per
Cefeo
su Cefeo
che
dopo
il
colloquio tra
camento
cosi
non
3G2
ANDROMEDA
I.
forma diversa. N
obietti
si
l'abboccamento
serbarlo
e nel
alla
pili
logica argomenta-
ad affermare la
tosto
Un
si
nendosi l'una
all'altra.
un vanto del
La prima
contrappo-
di tutto
il
fr.
134 e
lare esaltano la
felicit.
serie,
fi'
jiTlQe..); il
149 in partico-
il
fatiche (svKeiav
il
143 afferma
La seconda
il
...
a&Jv
una dichiara-
non
ma teme
di
onde di tutta
fr.
la serie
142
continuo
il
dovog
154
lo
il
ricco
pu esser conchiusione
il
aavzv e^vex'
XQvaov vfii^s
anche
posto
Nadck
ma
nell'emen-
crii.
Kaz
MnsGBAVE nsvv
yijs r/*d)ff'
^fl tig
po-
yQ tC/Mog
yQ
il
futuro, che
(135"); il
S)v
il
anche
in-
138. 142.
l'awg
del
35 t
^ijv cpvza ae
fatti
y'
'
esso
5vav
as-
FBAMME^TI DELl'
3omma bene
in s
il
fama
la
il
ANDROMEDA
"
mento
pu questionare, ove
si
non trascura
la quale
Ora, se
opposte
serie
363
DI EURIPIDE
vuole
vita
il
scorge pi oltre.
voglia, su
si
godi-
l'attribu-
pu in vece dubitarsi su
si
deve
dramma
ci
il
litigio su
quei punti
e fors'anche inutili.
offerto
il
fr.
141
v&ovg aiSetv'
y) Ss TiaSag oiy. cj
T)V yvrjaiitv
vfKp voaovai
'
S ae (pvXd^aad-at, yQE<hv.
de' figli
illegittimi
(=
prenda
2.
generi) de'
"
figli
illegittimi
avvicinare al
Ovidio
"
si
il
,.
tu
Il
sposi)
Andromeda
Wecklein 92
la respinge, e si attiene
Metam.
fr.
141
te
il
verso 11 del
delle
di
Nec mihi
Juppiter eripiet
ma non
divina di Perseo
biasimo
[vd'og),
cosi fatta
fr.
da equivalere a un
,
comunque
indubbio ed esplicito:
v'
inteso
pi
364
tosto un'offesa al
sfida
v', in
ANDROMEDA
I.
si
vanta
il
possibili interpretazioni
il
dramma
nell'insieme del
fr.
Ora
v&oi hanno a
vie:
porre
il
l'inquadrarlo
soffrire
sec.
simile, bens
yvi'jffioi.
Atene
Se
due
le
il fr.
quale
mito
e del
lusin-
l'eroe.
vd'OL
solo.
Tal
legge
confronto con
in
san-
Tialeg
? al figlio
una legge
n.
cfr.
meda
ch'era
n. 1)
pone
figli
di
il
tal
si
ricorda che
215
menta che
applicabile in vece
Perseo e di Andromeda? Se
ram-
si
cui gi in I 202
si
traccia
si:
che cio
nati
ateniese
potuto trovarsi e come uomini e come principi in condizioni inferiori a petto di altri eventuali naleg yvfjatoi,.
N
il
si
ceva rappresentare
il
gli
Uccelli
ove al
v.
1660
si
richiama
^vrjg
HPA.
ye
yvvaiKs (1651):
y vd-og
&v ye
ivrjg
tu yeig
ywamg
IIEI. ah fivroi
vrj
Ala,
FKAMMENTI DELL'
HPA.
Ti
S\
^ano&vfjayiv
IIEI.
Se
Non
S]
quindi
DI EURIPIDE
365
vf.iog
adrv ok
ae vvv,
TiaQet,
')(^Q]j.vxv
q)d(jno)v
QJ
jv
vd-cp
ANDROMEDA
"
kt.
'
troppo normale
di fatti era
nociva agli
e singolare e
il
ndd'og;
l no.
Riassumendo,
di passione
dromeda
che dai
l'amore di An-
1.
3. il
materia-
problemi minori
dramma; come
se
Fineo sia
differiscano fra
risolversi,
ma
con con-
Una
l'amore in
Andromeda
il
d [Erato-
ci
(cfr.
dQOfiSa).
Ora, se
si
tengon
presenti
sul
conflitti
momento
cosi
cui
delineati,
compete
il
366
6'
ai)
d'eiv
ANDROMEDA
I.
xa (paCvead'ai Had,
^
^ TOg gaiv Eizvji^g avvenTtvei
fA.ri
dldaarKe za
f^ox'd'ovai
Sqwv
et.
(1) ?atj,
'
(pielv
In genere
il
si
fr.
attribuisce a Perseo,
Moller 61
97,
Fedde
cfr.
e n. 61.
31,
Johne
quali intendono
12,
Wecklein
iA,%d-oi di
cui
e.
p.
W.
riferirli
29.
Il
primo
-fj
qxvf]
va^owvTtav
frequenza la
^iiaig
Kz. Ora,
1 e
kist.
tv
che
Kal r
si
"
Xa
2v
d' (L
(Aeydrj
al
perch
le
testo
(1)
Il
(2)
Sogg.
"
ha
d'eolg; la corr.
gli Abderiti
,.
l.
FRAMMENTI DELL'
"
ANDROMEDA
c, la sua testimonianza
vE^deio
sdx'iv
Ma
367
DI EURIPIDE
"Egcaii
rtp
meda
del Beri.
XI
posteriore
nW Andromeda,
"
Jahrb. d.
sec. e di
poco
rappresentata Afrodite
nel-
Arch. Inst.
l'atto
il
pittore
il
sentimento ch'era
la figura
il
gli spettatori.
Di
poi,
il
rappre-
Andromeda
Eros.
anche
ci e
la frase
riportata
ha
dianzi, e
Amore
o,
che fa
data da Perseo
lo stesso,
lo
stesso valore:
la ricostruzione della
tra-
dipinta raffigurava
Filostrato ne ripete
il
motivo
ne d
la
la
Filostrato
Mentre dunque
da vicino Euripide;
si
il
testo di
IV 672
il
sgg.) assai
vocazione ad Eros.
apparteneva
patto
dei
Non
al conflitto
impulsi a ripeter
forti
la ripete.
nato
giovani, perch
dall'opporsi
questo
si
spiega,
se
perch in Ovidio
svolto.
Bvolt
si
il
fa
precedere
duello rimasto
genitori
al
Ovidio
ha
conflitto
Non
l'in-
ci si spiega, s'essa
soppressa la
il
fr.
136
^'^ais-
al duello,
ed ampiamente
368
I.
ANDROMEDA
pi ovvia,
fin
chi
della
tragedia.
La quale
ci
sembra
Vili.
p.
60 sgg.) di ricostruire
le
Abbiamo tentato
(sopra
eWElena
(412).
Ma non
opportuno n
una
di riferire
Decharme Euripide
soltanto a:
(Paris 1893);
credo
bibliografia compiuta n di
Verrall Euripides
punti. Rinvio
singoli
et
(Cambridge
the rationalist
Masqueray Euripide
(1)
di trattazione e larga
il
torto,
con
gli altri
di voler ricostruire
Euripide
vi si
trovano
un presupposto sistema
citati,
filosofico di
ides
numerosi che
va perduta la vita
246
et ses
"
Bruhn
Jahrbb.
di
osservazioni sono
acuti rilievi,
ripide v. E.
Fini
Einlei-
le allusioni storiche di
Eu-
Supplb.
XV
f.
class. Phil.
Radermacheb
"
Rh. Mus.
LUI
(1898)
i!
508.
Il
369
(=
"
tentativo
per
ma
per
Euripide ed Ibsen;
gamente);
e di
se
nessuna
ne potrebbero
utilit
istituire analo-
at-
pagine
di E.
Schwartz Charakterkopfe
a. d.
sue intuizioni
poche
colpiscono, se-
le
antiken Lite-
avrebbero
fondimento, maggiore.
A. Fkrkabiko, Kalypso.
24
CAPITOLO
Il
I.
IL
Demetra
culto di
in Erma.
sefone in
si
combattono due
teorie.
L'una soste-
Demetra;
Persefone.
L'altra
E. CiACERi Culti
alle
la
il
teoria
miti
sostenuta
nella
Storia
sovra
questi difatti,
tutto
dell'antica
da
Sicilia
pur non
Dea
mente probante,
il
il
negando
ital.)
all'influsso greco
a riconoscere
dove
L'argomento fondamen-
combattuto
dall'altra, la
culto ennense
il
da Siracusa
radicarsi nell'interno
dell'isola.
372
II.
Per
lui di fatti
Due Dee
delle
IL
da Gela ed Agrigento
mito
il
culto
il
si
in Siracusa nel V.
in
modo
tal
il
problema
un
non
cultuale
sottostrato
sia
culto esser
tesi di
il
sia
necessario
Chi per
siculo.
alla
contro
compara-
tivamente tarda, dimostra assai meno che non sia necessario per rifiutare quel sottostrato. Qui pertanto
l'e-
same merita di esser ripreso. E poich le nostre testimonianze vertono sopra il culto ennense quand'esso ha
gi assunto foggia greca, non resta da prima che esa-
minarne
gli
elementi
s'essi rivelino o
ma
pari ennense,
caratteri
culto,
del
da determinare,
dentro
limiti
ap-
I caratteri
II.
noi,
il
culto e
da
trova raccolto
L.
il
ad analisi
mito ennense
teri
si
Il
carat-
presentano a
materiale
II 1,
si
1284 sgg.
Scartiamo
il
giudizio di
terzi
Zeus che
come
siciliano-alessandrino
,,
men dura
sotterra;
ma
divide l'anno
pel
De-
nell'/nno
il
non pu
cui
omerico
Bloch
(col.
1319)
anzi
il
seme
(Cora)
Ma
quando
la tradizione
fa
rapire
Persefone
presso
373
Enna
cfr.
"
il
409
mito secondo
necessario
come
compor-
si
le
CIL.
venerata la Dea; in
Ipponio era
del
diffusione
di
sione.
XIII pag.
sgg.).
centro
il
= Geffcken
tasse
3-4
Philolog. Unters.
Ovidio Metamorf.
intender tutto
Diodobo
39
lei.
serpina
(Steab.
il
si
era
il
recata
dalla
primato a Siracusa.
il
per
Sicilia
coglier
fiori
il
contrario:
di
farla
ri-
pone in
ratto
il
ma
all'inferno.
il
Timeo
testo di
e con-
fiori
Enna. La
di
La testimonianza
di
in Siracusa si adat-
colare
motivo
Diodoro fa
un
parti-
met
del
sec, in cui pi
ef-
Il 1, 322).
Checch
374
ne
li.
IL
sia,
non
solo
il
Atena predo-
culto di
ma
156. 165);
c.
si
ac-
in Enna.
secondo
a un dipresso nell'epoca in
ci proprio
p. e. Ciaceri 193,
Roma
grande importanza
Il
cui,
il
"
culto di
il
ef-
Enna assumesse
(Ciacebi 191).
dal
(fin
sec,
come sembra)
V 462 sgg.
del ratto
narrato
difatti
prima
la
come Demetra
apprendesse
zona
il
ed Elios.
XLV
Bloch
L.
significato
o.
c.
513 sgg.
(1910)
la
spiega
quali
ai
la
Roschee
in
ficio
d'informatori presso
saghe,
in
scoi.
Aristid.
Mit.
Inno
il
se si
omerico,
Sole, l'occhio
che
vede nella
2 spec. 1888),
eccettuati
in
parte
(v. sotto),
sostituiscono nell'uf-
Demetra
figure
leos
Luna,
Roscheb Lex.
del
arbitrio
significativa,
dell'
(cfr.
di
Malten "Hermes,
come un
molto
due personaggi
L.
le
ricorda che
Panai.
Vat.
pi
singoli luoghi.
2,
1816
96;
concrete
Cosi Ke-
(Frommel),
scoi.
Trittolemo
in
375
Paus.
Patr.
14,
Claud.
3,
36
gr.
0.
e.
Ili
52,
ad
Tzetze
pag. 1019,
Opp.
Es.
33;
Arisi. Cavai.
giusta Paus.
v.)
s.
ChryI 14,
che presso
la
anche Ciackei
(su cui V.
o.
il
c.
a quella
medesima
avvenire la di-
fa
fa ostacolo
le
significa
solamente ch'esso
di pretta
non
Aretusa informatrici,
Enna,
in
si
la
si
con
ci
predominio del-
l'insistenza
natura locale
l'Inno omerico,
fatto
il
che solo
ci
la
dunque
quale, accettato
per
forza
il
ratto
il
senso siracusano.
il
rapimento
Enna ma
di
presso
l'Etna:
cfr.
pili fonti
il
lago
VEpitafio di
narrano
Pergo
di
Pione 33
(1) Nella stessa Sicilia vigeva un'altra forma del racconto, per cui Vayys^og era Ecate, se valida l'ipotesi
del CiACEEi 0. e. 166 sg.
376
e G.
IL
li.
Knaack "Hermes,
XL
(1905) 338-3
Nem.
IV
de mens.
Argon.
in
senna-
altri
testi
486
quale
il
ivi
Val. Flacco
sgg.,
uno scambio
Enna d
a quello che ad
la precipua
omofonia per
ribellarsi
si
importanza perch
vale di
una imperfetta
riconoscere
nell'et storica,
con
riporta
ci
sembra
la quale
Dee
culto di
essere
il
elaborazione che in
agresti
cosi ra-
antica
che
ci
pervenuta del
sia
Demetra
se in Siracusa
fu
valore
Imera, nel
sec.
V.
Dopo quella
ufficiale
iniziando
donde
il
il
formarsi di
culto delle
Per conseguenza
le
la
vittoria invero
(Head H.
elaborata la saga
XI
ennense: una
culto
sul cocchio
Gelone (Diod.
Dee pot
diffondersi in
ampia area.
dal HoLif
Si. d.
l'antico
vittoria di
tnon.
84
n.
sec.
testimonianza pi antica,
116
riferita,
per
criterii
numismatici,
periodo fra
al
461
il
430
il
e dal
a. C.
pu
pertanto
377
Hill
farsi
di-
cevolmente
Enna
e Siracusa;
e che
ma
divi-
salda nella
sostanza.
Le nostre testimonianze
l'ipotesi
tutte rendono
del Ciaceri
quindi inutile
greco della
culto
il
opera
Agri-
di
fa, di
fatti,
fatto.
un cinquant'anni
l'influsso dei
cui
menzione
cfr.
Noi
187.
presso
difatti
di
avendo
dimostrato
siculo
in
l'esistenza
Enna
Il
Pindaro
e che
Pit.
quindi
si
badi che
XII
nella
sgg.
accolto
di
lo stesso
stente
in
Catania.
le
490
(anno
tradizione
si
Quindi
il
due
Dee dopo
a.
C.
187
vanto di
parla
Schhodek^)
non poteva
anche, che lo
badi,
un signum vetusto
sec.
sarebbe di-
letteraria
VI
si
in Agrigento
esse
ri-
giustifica essa
div. inst. II 4)
non
Ciaceri, in vece,
Agrigento?
l'in-
ne dove serbar
se
l'influsso di
mito
dopo
anche
che,
sec,
meno facendola
antichit n
con
vetustissimo culto
d'un
dichiarando
di
Lattanz.
cfr.
Cerere esi-
antichit
con-
sufficiente a spiegar
il
rispetto
378
IL
II.
come
molta distanza
assai
bene
meno
da Gela
tempo, e
di
al
afferma,
si
il
non
partito, a
fosse
si
fiche e politiche.
E tutto
ci scriviamo
prescindendo
s.
Enna;
da un luogo
di Siracusa
vede,
si
v,
di
come
affatto,
fatto
apprende l'alleanza
e si
un frammento
di Filisto
(fr.
Grecia
560
sgg.).
Sembra
di positivo su la citt
tempo
{H. of S.
di
Siracusa
il
somma
che nulla
Ciaceri
ed
della Sicilia e
onde Enna fu
certo arrischiato
Enna colonia
ci
in
FHG.
{St.
si
Magna
sappia
grecizzata
(o.
sul
c.
nel vero
il
Freeman
preferimmo studiare
il
en-
quali, concludendo,
sec.
un
per inalterato
il
possiamo n provare
n concedere che
il
E non
Enna
a risolvere la
que-
supporli giovi
stione.
III.
Il
quando nel V
di
sec.
il
ci
sembra, in
mito
un precedente
Dal-
modo
siracusano
e forse
si
molto
IL PRIMITIVO
ci ignota.
379
risultato inoltre
gherebbe
(di
men
Romani
il
98 sgg. 312
condizioni pi vetuste
Sanctis Storia
dei
ci
.sgg.)
De
G.
(cfr.
dell'isola
bene consono a
assai
stesse
giacch presso
una
la
stirpe
alla greca
Kora
di
che
il
s' possibile, la
forma
veri-
simile.
Il
primo
si
saga siracu-
ma
ri-
il
D'altra parte
(Italici) e
fra questi
il
secondo criterio)
piti
che confortata da
da quello
di
Caco
V.
in questo
cfr.
volume
inoltre G.
De
piii
di
Sanctis
il
o- c.
sovra
da quel
tutto
IV
libro I cap.
Demetra
esempii
Numa
e libro II
281).
ratto di
dunque
Kora
Il
ad Eleusi ed
al
quali
III;
pi antico testo
l'Inno omerico a
l'analisi.
Ma
capo
suo culto.
bisogna
i
parti-
prescindere,
380
da tutte
inoltre,
due dee
le
IL
II.
le altre divinit
Hermes ed
saggeri; Helios ed
Iris,
Hecate come
mondo;
del
luci
le
le pili
al
campagne feconde,
divine delle
figure
Rimangono dunque
par di Gea.
vSKTTjS, IIovyfiojv); 2
(=
1 ^Aiitvevs
Ar]/iii^Ti]Q
IIo-
B IIeQaeq>via;
KQu.
Siibito,
taluni
ele-
mito era
il
non
un determinato centro
di culto
come quello
il
delia
madre
terra;
si
primordiali
5 sgg.
Welcker
Griech.
"
appunto
se inoltre
centro
questo
Mith} 757
Archiv.
ftr
significa che
durvelo.
Griech. Gotterl.
;
L.
Bloch
Religionswiss.
manc
opinioni
(v. le
und Rilckkehr
I
395
II
474
c 1311, 55
l'occasione o
non
Preller
o.
sgg.
con-
Persephone
d.
Malten
L.
soltanto
Persefone non ha
sefone-Kora
noVInno om.
sotto
la
foggia
morti
"Per-
di questo:
accanto al
re delle tenebre.
suo aspetto di
e
125)
delle
biade.
Aidoneo in
fine si
Hvrnoios
richiama alla
{E 654
445
IL PRIMITIVO
n 625
Stengel
cfr.
203 sgg.
"
Archiv. fr Religionswiss.
Dal quale
Kora
u. Pers.
ma
sibile
ebbe ragione ad
si
biade
delle
pu n
si
(a
1*
aperto
Ade guidator
le-
Demetra dea
premessa
la
Riassumendo dunque
che nell'epopea
s'
ma
Tuttavia non
sgg.).
si
Vili (1905)
Wilamowitz Reden
asserire che la
(Prkller Dem.
71).
ratto di
il
23
n.
381
rife-
di cavalli;
Persefone regina
del-
l'inferno.
Manca
la
"
sol
Figlia
nuto nella
Kora.
e
,
*
il
Ma Kora non
pu essere
Madre
vale
dire
Demetra.
in
se
non
conte-
Quindi
luogo a
il
la vicenda
mito narra di
lei
terra a sotterra.
badato (seguendo
Georg.
lunae
I
e.
5,
27
(v. sotto) e
gli
Varr. de
ecc.)
antichi stoici:
l.
l.
68,
Plut.
che pertanto
il
160 che
Egli non ha
Sekv. a Verg.
cfr.
1,
(1); la
ma mensile.
di par-
quindi da
nella sua
annuale
de facie in orbe
si
uniscono tardi
carattere della
seconda non
La
(1)
ant.
il
Costanzi
"
il
Riv. di St.
382
II.
IL
of the
voi. I 42;
se bene egli
un
Kora
breve
seme nuovo
il
po'
tem-
lo
E.
Harrison
271
sgg. In
J.
to the
and
the corn
stato
sia
o la biada nascente
in
stacca e a cui
si
ritorna.
Un
tempo
298
lo
Gior.
Roscher Lex.
(in
dall'agricoltore
ScHERER
Zebs
ove
465,
Xd'vios e
al
ci
Op.
2,
1780) sostiene a
evidente
che
Demetra,
si
nell'avvicinamento
di
Zeus
R.
Saturno
'
con
ctonio
analogamente
305):
(ibi).
Ed
Ade-Demetra
'
Sanctis
Tellure
ai latini
sede
loro
(De
Conso
feconda,
terra
At]fti]Ti]Q
Ade
'
Ade-Kora
Demetra con
ma
'
con-
le scarse
o. c.
1334-5
morti
Persefone
regina
dei
dea
biade
allora
delle
nuovo consono
ratto
si
deve
in processo di
il
assume
questa
all'officio di quella.
agli
tempo
attinenti
si
divenuta
figlia
della
un carattere
misteri
verr sempre
Eleusini
pili
se
in
accentuando
formarlo in Plutone
(v.
testi
in
Scherer
o.
c.
1786).
Ili
si
avvicinano
mito
383
daPersefone
l'arte pi arcaica
Ade
un nesso
(Esiodo)
Persefone non
(Oxford 1907)
120
suppone un'antica
che
divinit
unica,
metra,
che Demetra-Kora
madre
si
mi sembra
pi felice
(pag. 121-2)
con
di Persefone,
l'altra
di
lui
una divinit
staccandosi da De-
cui,
plice la teoria
comune che
di
Ili 2,
Ade,
Persefone
ma
fatto della
"
rapita
completar
la
modo,
si
Che non
saga sicula
anche
(cfr.
ogni
tardo.
3143).
non originario
tratta di nesso
ipotesi
costituisse
giacch
primissimi stadii,
dell'assenza
d'una
le caratteristiche di essa
saga sicula,
al-
anzitutto perch
Erde^)
(cfr.
il
denso
poi perch la
(L.
Bloch
o.
c.
si
pu spiegar tutta da
La quale
rito.
Erodoto
concetto
Arii quel
enorme
un unico centro
il
presso gli
cfr.
II 171.
del resto
Sotto
384
IL
II.
"
Madre
per eccellenza
su la etimologia
nome
del.
checch
si
"
fe
da ritenersi
(cfr.
sia
assume un valore
Figlia,, giacch
pi
entrambe
loghe alle
"
Madri
Fil. class..
(1)
membri
deificazione dei
(De Sanctis
il
St.
d.
R.
come dea
vale in tutto
non pur
si
parallelo con
il
alla
madre,
ma
quali
Wissowa
Rom}
(cfr.
oltre a Libera
si
si
Rei.
310);
ma
In
anche
tal caso
tempo
si
come
riacquista
filiale
Cosi
I 278).
una
delle forme di
il
accanto
matrimonio presso
gli
mistero della
vegetazione
nel
grembo
della
olirebbe
la
assicu-
il
cusana.
(1)
Cfr.
le
anche G. Gassies
(1906) 53 sgg.
Enna osserva
due considerazioni
'
si
la saga
sira-
confermano a vicenda.
Rev.
d.
tud. anc.
Vili
IL PBIMITIVO
Pi in l
mancano
ci
dati. Basti
zione.
grana
il
patto tra
Ade
e Zeus)
mela-
(la
intesa a
giustificar la periodicit
si
Demetra
un'ultima osserva-
seconda parte
la
385
seme
il
non
punto certo
e forse
ma
assai pili
dicemmo
esi-
si
superamento
ma
possibile;
St. d.
Rom.
260-1).
non
possibilit
la
fa
storia.
Enna
ci
siamo
la con-
statazione degli elementi che quel nucleo port con insistenza nella saga siracusana del
sec,
il
greco.
risultati
Dea
scarsi,
morti.
ma non
racconto
si
fondeva
ratto.
il
nelle
il
rito
Di questo,
A. Ferrabino, Kalypso.
ci
insuffi-
una
che
un popolo
raccontare
rapita da
ma
sono
sembra,
ricerca
la
sedi dei
fenomeno del
consueto
che
si
del
poco,
osato as-
forza restare
paghi,
25
386
IL
II.
IV.
ratto di Kora.
Ofifri-
forme che
ratto di
il
abitarono Greci;
e di
al
suo formarsi,
contaminazione
tema
dal nostro
motivi.
buendo
le
sparsero
si
cosi
come confluendo ad
un campo
ristretto in
contri-
allargarla per
non uscire
sconfinato,
alla
tale ne costituisce,
forma capace
la
come
non gi
primo
il
basti
rinvio al
cemento
7 sgg. e
scevano gi
Demetra del
le
biade
ratto
si
prima
In
essa
noi
sono
esami
di
attenti:
ci
377). Solo
la
di T.
di facilissimo rilievo
ma
parti,
testo
il
riferimenti:
brevit.
il
disse,
stadio,^
di influssi e passibile di
logica;
si
il
il
nostro
secondo Vlnno
prima
gli
esame ed
uomini cono-
cui la
suoi
nel
secolo in vece,
diviene
l'arte del
il
giovinetto cui
in RoscHER Lex. II
ligionswiss.
1 col.
(cfr.
L.
Bloch
ftr
Re-
cles
Kults 97 n.
eleus.
387
Ora
3).
anzi
tutto da vedere
che
dopo
il
ratto gli
uomini conoscano
Demofonte Celeo
d Apollodoro
magia
tutt'e
Metanira.
si
le biade,
comporti con
Una prima
risposta
per
vrani in Eleusi,
come
Una seconda
:
il
figlio
Metanira
gli
minore
l'uno,
so-
primogenito
Demofonte non
ci
31-32
l'altro.
Ovidio
esiste pi
predetto
son genitori,
Trittolemo subisce la
primo aratore
ma non
re, si
problemi
Celeo e
poveri in me-
anteriore
Notiamo
Demo-
"
testo unico
proposito di guastare
il
meno
tempi nuovi,
al posto di
Demofonte, noto
la
meno
V se-
che
il
nome
il
alla
forma
concetto di
Meta-
388
II.
IL
Malten
loc.
cit.
perch orfico
il
lo
XLV
si
(1910) 532
Noi
2 Questa in-
Afferma che
= primo
Trittolemo
semi-
in vece
nome
il
Celeo
non
nome
Metanira al
come
capisce
si
di
gli
parecchi motivi
setta. In
all'influenza orfica
non
restarono
orfici,
il
il
eco
fuor
esclusivamente,
orfico
senza
della
come pare
(v.
464),
Malten
al
Dunque
in
nemmeno
V.
414.
si
la
ma
saga siracusana
Orfici
la
scena
fin
centrale
ritenuta tale
lo stesso
= primo se-
determin
la
nuova paternit
di
Dysaues.
impoveorfico
Onde
e
ci
sia di
389
ai ri-
= semi-
Negata
Ar-
1193
V.
"ingannarono
Forster
o.
si
Per sorelle
sorelle,.
le
Comm. gramm. IV 27
temide
"
Archi V,
s'intendono
c.
(cfr. il
"
si
testo del
Wilamowitz
Akad.,
Sitzb. Beri.
ma
pag. 422;
1902,
dal
confronto
Il
le
Malten
il
non
difenditrici,
Forster dall'altro
il
Malten
VElena
il
(1),
mi sembra che
contrasto fra
un secondo
sia
strato
il
l'ipotesi
Argonauti
gli
in
si
ritrova
l'ammetorfico
so-
luogo
il
testo di Timeo
Notammo
motivo
orfico su
Diodoro
(cfr.
Atena
il
mamente sommario. Ma
puoto essenziale
(1)
Impreciso
,
Geffcken
Sicilia or.
il
anche A. Olivieri
'
vi
Arch.
appare in
st.
per la
390
li.
IL
Timeo
la Sicilia
soggiorno
104,
Demetra
(pag.
fece
in Sicilia le due
17
sgg.);
avvenuto poi
tutti coloro
ratto,
il
che durante
agli Ateniesi
Dee
quali se
koI
(5t
saga siracusana da
incertezza che
ripetutaci
lui
avuto
l'erano
dalle
KeiTi]Ta.
e la
23),
ol-
Timeo
accettavano per
minare
l'uso di
ghiande
premessa che
l'accettavano
la Sicilia,
per
se-
la special
benevolenza e
la
mondo. Ne balza
e l'intero
Sicilia che
altri
lo
ha
il
ignorano
umanit, che
il
la concezione duplice
prima
privilegio
del
si
ratto
conquista
mentre
di
tutti
una
gli
della restante
poi
col
trattar
bene
la
un Orthopolis
figlio del re
Plemnaios
(cfr.
locali,
Paus.
II 11, 2);
come
gli
I 14, 2);
mondo
La conocenza
comprendere
il
Timeo deve
del racconto di
391
ajutarci a
620 e in Metamorfosi
341-661. Si discusso se
si tratti
di un'unica fiaba
anche la fonte
o se
Tennero
sia di-
prima opinione
la
XLV
'Hermes,
il
Malten,
1912,
pag. 535 n.
1),
("
511
il
pure
la
R. d,
Akad.
Beri.
d.
sia in errore.
Enna
seguenti
le
m.
ebbe autorevole
Sitzungsber.
Tennero
n. 1.
Forster R.
quale
il
cfr.
prima
Ehwald-Korn
diamo che
tutti
ov'
il
Cerere
su
zona di Proserpina,
se
ne sdegna
...terras
Trinacriam ante
(vv.
474
Aretusa,
munere dignas,
alias...
il
4"
Demetra, dopo
colloquio con
Giove,
il
impedisce la vege-
medium
questo,
di
caeli terraeque
indicazioni di
le
giudizio
per
semi e partim
vedemmo
longa
sopra
il
ratto in
392
II.
Ma
Euna.
IL
non
(gi citati)
ma non
la Sicilia,
il
frugum
sola, se
474 e
versi
si
pi
646
larga.
bene pi
fertile
(v.
si
476).
Sicilia
dopo
il
danno
meo
vendetta divina
tore.
zione
in cui
grano anteriore
s'innesta
la
di Ti-
mito pro-
1 del
al ratto e la
Ne rappresenta quindi un
(1)
s la saga
umilia in
essa contiene
= semina-
tentativo di
concilia-
zona
supplica
la
ciso nella
di
un anno,
Aretusa
che
chiaro che
il
non
Malten
pre-
frase post
al
Malten,
scin con s
dacch
in
fine
vedemmo come
del
racconto
anche Trittolemo
non
vi sono
Artemide
il
Malten
DiOD.
5).
di Afrodite
tutte le
(1).
metamorfosi
393
modello alessan-
di
la nostra conclu-
(2),
un testo alessandrino
Ascalabo Aretusa e
l'altre.
viene in Enna
Aretusa ve
fatti
ma
non
ivi
aveva invitate
le
giunta da poco
vi era
1" 11
la sede delle
(v.
Hennam
(modo venerai
Sicilia
sente,
si
p. 507).
deve riferire
E quando
sua prata
tempi
di
Prosei'pina
426),
(v.
ai
si
multas
come vuole
Dopo
il
per tutte
ratto,
Celeo e Metanira,
"
prati
lei
Malten
al pre-
Malten
di cui
compresa nel
p.
508
n.
1).
al cui figlio
et
seret
praernia
e
in
duravano
(cfr.
il
presso
eulta
et
vaga
soggiorno in Eleusi
il
di bacche
il
pi'imus arabit
possidet
deve intendere
il
ea
verbo
il
455)
v.
poeta dice
il
Ovidio (contro
ratto av-
due Dee. Di
proemio
vocato,
gli
che
tollet
humo
uomini
tutti
nutrendosi
vv. 401-2
Ceres,
mutavit glandes
uti-
basti.
(2) Non ho potuto prender conoscenza di G. Bubbe De
metamorphosibus Graecorum capita selecta " Diss. Phil.
Hai.
XXIV
(1912).
394
Uore
II.
cibo).
IL CULTO DI
DEMETRA IN ENNA
danno
Helice ed
il
il
Ermes
Cerere
il
si
messaggero
fra
il
Giove e Proserpina
zione
"
incoltivati
arvis
= non
{cesso
confrontando
trascurati
conclusioni
ratto
si fa
sgg.).
il
(v.
larga messe
617),
ossia nei
,)
non pu reggersi
non
difficile trarre
605
exerceo). L'interpreta-
(vv.
campi
Dea,
Da ultimo accade
si
si
prospera, neoattico
il
(cfr.
Malten
la coppia Helice-Sole
del-
la
tappa in
ad
esso.
all'in-
pu sperare
di riaverne
la
figlia
il
;
nome
del rapitore,
la sostituzione
di
gusto alessandrino la
(1)
divisione
dell'anno
per
met
zionale fra
nel poeta.
che
il
395
neoattico.
tratti
con
spunti
di
recente
mitologia.
cercava di salvare
il
non
respinto, e
contradittoria. Sicch
ri-
si
ha torto
il
Malten
supporre
di
ai
compiacimento
fra
letterario
metamorfosi numerose;
l'altro
remo
di
con
favoloso
le
sue
ma
noi non
due modelli
ci
permette-
(1),
noi
del tutto
basta l'aver
si-
(1)
Cfr. Cessi
87 sgg.
'
or.
IX (1911)
CAPITOLO
III.
L'abigeato di Caco.
I,
di
Il
problema.
singole ipotesi
fra
esse,
si
combattono opposte
quale
della
De
Sanctis Storia
I 2,
2270 sgg.
Tedeschi,
Rom.
d.
193,
Garano (-Recarano),
sembianze di
'
foggiano
'
vive
rici lo
umanizzano
la
Storia critica di
Roma
il
di
Caco e
pi tardi con le
il
dio solare e
na-
il
dio
il
Per
Pais
il v. WiWissowa in
PAtTLy-WissowA Real-Encykl.^
u. Kult. d.
gl'Italiani
variamente razionalizzano.
il
Binder
Rei.
il
contenuto di esso
il
due nomi
e travestito sol
Eracle-Ercole
secondo
che
Per l'ima
nucleo primordiale
fra
e
il
furto
teorie.
il
pili
Romer- 282)
III
25,
1,
il
e J. G.
398
lu
of Hercules at
Rome
l'abigeato di caco
Umanistic Series
"
in
voi.
thology edit.
1910),
il
dosi in esso
cano
(Pais)
"
forse
Caco un
in
un'antica
"
divinit
di
Roma
(latino o
Vul-
figlio di
del
il
fuoco
nome
di
Il
e d'Italia.
fu ripreso recen-
(1).
Questi facendo
suoi
risultati
witz e del
del
sein
sondern es
ster Griindlichkeit,
werden
"
(p.
vielleicht
6).
Il
Methode
mit moglich-
(p. 68),
la
quale
er-
Sorgfalt
Difatti,
Wilamo-
(p.
108). I pi
ci
antichi annalisti
appare in Livio
7,
Romantik
dell'et augustea
IL
"
399
Livius,
indem
Vergi],
er
in
diffuso
antiche
schlichte
die
(p.
111-112).
tradizioni italiche
nome Caco
Il
(p.
era
la-
vino e bestiale
75, 79,
(p.
'Eracle-Ercole' era gi
81).
rano (Recarano)
il
il
nome
di
Ga-
novamente studiare
95).
mito di
il
De
Sanctis.
e distrutto
Quanto
sem-
tal
mito indiano.
il
Rosen
Nella
Rigveda
(a
con Vritra.
I particolari
5 p, xxi)
si
mitologia
I 6,
la lotta
pi minuti coincidono
(cfr.
Peter
o. c.
di entrambi, la
2279, 25 sgg.).
caverna rocciosa,
"
Zeitschr.
n MuNZER
scurare al tutto
racconto
e.
da Bral Her-
da F. Spiegel in
386 sgg.
ecc.
ne furono tratte da
indiano
in vece
vgl. Spr.-F.
f.
ha creduto
XIII (1864)
di poter tra-
il
latino,
appellandosi
ai
il
nvich-
400
ternen
n. 8).
Wilamowitz
giudizii del
Commise
WiNTER
al
l'abigeato di caco
III.
l'errore
e.)
0.
ricerca, perch
e del
Wissowa
(p.
6 e
cosi,
fondamentale
di
tutta la sua
gli
ma come
Di
prova
fatti,
"
cruciale
il
il
un
fra
di presso
identico
al
o.
c.
93 sgg.), dev'essere a
significato di quello
romano
del
sole
forma latina
assunse presso
al
malefica
quella
Inoltre, se la
popoli indo-germani, la
terth.
VI
molte che
fra le
"
mito
simigliante
piii
Zeitschr.
il
deutsch. Al-
f.
e
i
non
popoli
affini,
quali p.
supporre
che
si
e.
Greci.
imitando un
giungesse a
Ahriman;
0.
su cui
e.
si
veggano Bral
387 sgg.,
o.
c.
ecc.),
pur ripetendo
naturalistico
le
un unico concetto
il
rione Apollod.
II 108,
401
romenco Inno ad
Da
l'epi-
fra
latino pi
si
discrepanti
le
ai posteriori o evo-
lutisi
mag-
le
forme
fi-
e le linee del
racconto indiano.
il
Mnzer
(e
come
dei poeti
Winter), e
si
Nchternheit
il
*
latini.
III.
della ricerca
si
che
il
(1).
Il
risultato
cap. (se
il
racconto
il
mero
versi
dei
la
Ercole
Vergilio
"Die
Folge-
dev' essersi
allontanato
dalla
tra-
volo
libero e pi
pili
Dopo aver
contar
versi
mitici,
dati
d'un
Cfr.
(p. 25).
sembran da disporre
(1)
ampia indipendenza
Poich in Vergilio
A. Feebabino, Kalypso.
in
ben
e in
metodo
di
gli strati
altro
Ovidio
(il
modo,
quale
9.
402
l'abigeato di caco
111.
fin
si
in pari conto.
profondamente
novasse.
poeta assecondasse
il
si
e significativo del
ma
,.
il
a preferir senz'altro
vreisbar
E non
ivi
in-
la
prima
il
il
proclamarla
e a
Munzer
"
unab-
in-
Ovidio e co-
questi poeti,
in
un'essenzial
il
da ritenere che
del
il
rac-
fuoco te-
ma
a dirittura
il
nucleo
vix
affine,
renza.
555-58.
I
"
il
invenienda
Munzer
Non
ci
cfr.
inaccessum radiis
solis
ipsis
Ma
feris
dove 0. preferisce
a esprimere un concetto
fermeremo, rispettando
difi'e-
poeti.
parole
TERGILIO E OVIDIO
PKOPEBZIO
403
semihomo
"
questo
Ma
equivale ad
(p. 46).
l'errore
da 0. tribuito a Caco
pel
resto
"
monstrum
"
vir
l'Eneide
ripeta
una
deve
farsi
delle
osservazioni
di
presso V. ed 0.
come
solari, e si
vir
parola
la
Per vero
il
ma non
al
concetto di Ver-
52).
Ugual giudizio
(p.
su
67).
(p.
fulmine o la clava.
saette
Mnzer
quello del
gilio, SI a
554)
(y.
ladrone.
del
"
e 576)
"
e la paternit
pi rigorose
le
che l'epiteto di
non si conviene
semihomo , sebbene 0.
553
(vv.
imiti
traggono
si
fino a trovare
halb Gott
"
se cotesta solo
Ed
della clava,
sono
la clava
saette
il
le
conto. Se quindi la
fossero gi nella
forma originaria o
vi
mancassero
im-
possibile dire.
Il
M. rileva in
fine
Polifemo (Odissea
e quel di
t)
lo
avrebbe fatto
figlio
accanto a una
serie
riportati
ad analogia
Vulcano
altri
"
proprio padre,
(p.
49).
monstra
Caco nell'Eneide
asserire che
"
il
che nel-
da un Dio, Vergili
assistito
di
di
modo
quel
una de-
questo
argomento per
eine freie
(p. 50).
vergiliani
Schopfung
fumo
non
detto
ma
tutto
eines halb
gottlichen,
si
fa dipendere
Auffassung
des
dalla
Cacus
als
(ibid.).
404
Una
l'abigeato di caco
III.
Vergilio risusciti
Caco
Pi
p.
di Tifeo ([Esiodo]
Ma
Apollo 340-70).
c.
modello
sul
o.
quali la
pu aggiungere,
per
si
colorire artisticamente
gi di ricrearlo.
Resta che
si
dentissimo diviene
il
Mnzer
come riferimenti
dichiara
(p.
65-70)
non a
torto,
in massima.
PtOTHSTEm (nota a IV
il
9,
9)
al
riferimenti p.
della saga:
ad Ennio.
e.
parimenti
teste, la
Si
anche pensato, in
rione
il
pu
essere.
particolare
Ma
venisse
forse
si
soppresso
da Vergilio
appunto
ginario
mancava
Cacus
(De Sanctis
Jtajtdff
St.
rf.
i2.
modo
nel
194 e
n. 2; cfr.
ori-
tutt'insieme
il
possibile dire.
racconto
di lui
sembra
di Evandro.
il
405
LIVIO E DIONISIO
IV.
Livio e Dionisio.
39-40.
Caco di Livio
11
prima
presentano
lit si
invoca.
monstrum
"
verso dal
pastor
...
di Vergilio.
critico
al
"
(5) e
fidem pastorum
somma un uomo:
in
Dion.
ferox viribus
abbattuto da Ercole
venir
di
nequiquam
"
ben
di-
o la concezione liviana
personaggio;
del
la concezione vergiliana
l'effetto
che
s',
metodo,
si
ragioni
(p.
analoghi,
come
chiusa
vide,
si
Mnzer
Il
la via a sceglier
con
75).
nello
Winter
il
o.
errore
stesso
c.
Il
umanata
cosi
della saga.
dall'origine naturalistica.
afferma
72)
(p.
Livio
La quale serba
ma
tuttavia anche
pi lontana assai
E poich a ragione
Miinzer
il
indipendente da Vergilio
e atti-
ed Ercole
almen due
versioni,
lorita.
coperto di
il
una patina da
il
rac-
ma non
di
Col che
si
confuta
Mnzer
(p.
76)
quando,
406
III.
l'abigeato di caco
prendendo rigorosamente
alla lettera
Sage..., die
non
si
[iv&iKdjxsQa, af-
Fassung, der
accorge che
comparativo da
il
seconda versione,
alla
il
"die
pi vera
prima
della
riferirsi solo
men
favolosa.
il
era
perno
il
quivi
quella su cui
motivo
Il
mito e
il
dilunga Vergilio
si
chiaro: quivi
fondo
appunto
il
2).
Tal
diffe-
si
raf-
questi
primordiale; negli
concetto
non
fcile
l'unico
mito,
"
ferox
traspare ugualmente
yi^/oTTjj ri j
MNZER
perch nel
il
'
fiabe
le
viribus
dif-
monstrum
del-
come nel
.
(Contro
78-79).
non aver
corrisponde
Livio
(e in
non che
visto
(263
abiuratae
fu notato,
rapinae
).
In
manca il particolare. Se
presenza come dell'omissione diffi-
cosi della
condurre
"
aversos
buoi
ed entrambe
Ovidio in Properzio)
all'altra di
buoi
a Vergilio
Nel
quale,
ove
si
narrano
le
ri-
sgg.;
astute imprese
burlesco di tutto
il
contro
il
COSI fatte. Si
i
407
tutt'e
due
La quale
ipotesi
e Dionisio.
(Bkal
tuono
anche sotto
0.
e.
93
la
che
sgg.).
(Contro
essersi
introdotta l'invocazione di
cini
quelli
Mnzer
greco di Polifemo
l'influsso
Caco
77).
{Odiss.
del
i)
pu
ai pastori
adz^ avvayQavslv
solevano
che
simbolo
primitivo
vi:
la
di
la
si
come negli
si
nel
umanato
e,
in parte, di
rispetto a quello
ma
astuzia.
forma
pri-
Ma comune
il
nostro esame.
di
particolari
cole.
Ma
se
non
pi possibile questionare
il
prima
e intessuta
MNZEE
su
singoli particolari.
"
ci, bi-
tal pro-
408
und Euander
l'abigeato di caco
III.
nur
die
serte
sich
"
am
bestimmt wurde
le
(p. 89).
parole del
De
contribuito a suggerirne
Massima
scale di
IV
21).
questa concezione
Sanctis
mito]
[del
A. Bormann
De
Due son
hanno
particolari l'Ara
Foro Boario e
le vicine
I 18;
Diod.
Evandro
(su
...
"
:
eti-
il
del Palatino,
l'Aventino
contrap-
si
d. jB. I 154)
(S^^.
Tardo poi
us-
mologico
tesi del
sind... ,.
frubesten
pongono
worden
anche
(1),
questo
il
Sanctis
si
La
,.
pu dimostrare pi verisimile.
il
nome
di
Caco
il
("
Roma un
Caci
scalae
metodo
luogo cui
e
at-
si
uno ove
si
mito
il
primo
in-
Massima
sarebbe
difficile
Ma
di Ercole,
per un lunghissimo
L dove
saga.
l'
lasso
tempo non
di
anche
essersi
409
localizzata la
topograficamente
Ga-
dei luoghi
Caco
Palatino, l'altro
giov
fissato presso il
si stabili
dubbio a fondere
senza
le
due simi-
glianti figure.
peram idem
vera
auctor gentis
ammettendo
(p.
Caciae
116) che
,.
il
nome
il
"
alle scale
aber
,.
Ora
il
cQealg
TJv
testo di Diod.
Tnhalt
IV
21, 2
Kamog
tifirjaav
noi
'
tovtcov tv
KaiQiv
iafivet
ftaloig, )^ vTiccQXov
pur
possa derivar
xsxccQiafivaig
xiv 'PiLfiTjv.
fuit re
accetta,
Romer ohne
Kor
hic per-
Mnzer
6 sgg.
6,
"
:
y.evov
zov Kaxiov
ziv
'Pco-
z(p
Kifiaaa
zrjv
zfjg
i&lvrjv
3) le attinenze
Da questi dati
il nome KaKtog;
ed Ercole.
sono desunti
mologia)
2) il
nome
1)
Ilivd^tog; 3) (per
scale
son
HuLSEN Topogr.
8,
41) ove
al
culto erculeo
Pinarii
ad
410
III.
l'abigeato di caco
badi, che
si
non
culto,
quelli
(Haug
avevan avuto
563),
1,
in
"
R. E.
anche
poich
^ ,
VITI
tace al tutto e
si
Pauly-Wissowa
si
racconto in cui di
il
punto
Pais
(cfr.
Storia
Roma
di
critica
I,
200
n.:
modo
ogni
Kdxiog:
lotta.
il
Palatino derivano, se
ne deve concludere:
se
I 551),
verso
il
Palatino {scalae:
Evandro,
poi
cfr.
un senso
sotto), nel-
La seconda
sede,
non lontana,
maxima
l'Ara
fu
la
Peter
(Cfr.
come
si
o.
vide,
c.
2281 sgg.).
si
Che
se
italico e vetustissimo,
un, comparativamente,
greco,
culto
il
tardo
romano
il
d'Ercole.
mito di Caco
dove Ercole
travestimento dell'Eracle
si
attiene solo
un secondo
strato leg-
versioni
dal culto
cfr.
gli
si
Potizii e
di
da Properzio IV
Eracle, su cui
9,
21 sgg.
si
dallo
danno
scritto
prima
venisse travestito
fatto
6.
Ovid.
non
silenzio dimostra, se
pi, che
tare e
ziale, e forse
naq
Ma
tfj
Gesch.
il
Or
d.
altro
tempio d'Ercole
Rom.
St.
se la discordia
I 7 l'eroe
2286, 32 sgg).
e.
(o.
II 158).
il
il
un
Topogr.
u.
ha certo ragione
venzione
Onde non
tardi.
e.
l.
Gilbert
(Cfr.
il
qual
il
improbabile che
lovi in-
e.
l.
almeno
in
pu dire dell'ara
si
r.
come un unico
fica
411
delle
fonti
si
sia arricchito
parzialmente
De
l'asserzione del
Sanctis (nonch
Bormaim)
del
e, Dion.
268-9
(=
l.
e, Ovid.
Myth. Vat.
Mentre
la instituzione
in Solino
7,
(v.
l.
69
[II
manca
sopra
p. e.
2 30, Veeg.
e, Solino I 10,
l.
in-
che
e, Lrvio
nello scritto
solo in Propeez.
III),
lui,
l.
e.
non
si
Evandro non
primo
sacrifizio
pur
e
il
principale,
secondo Servio
da prima ostile ad Ercole. D'altra parte la istitumedesima dell'Ara attribuita a un vaticinio ora
Nicostrato (Strab. e Solin.) ora di Carmenta (Liv. e
egli
zione
di
Ovid.)
ora
di
Temide
(Dion.)
ora
dell'oracolo Delfico
412
III.
l'abigeato di caco
Ma Carmenta
(Myth. Vat.).
menti
chiaro
variazioni di sapore
che
vaticinio
il
Nicostrato
greco.
di lei
pari-
un accessorio
Evandro.
Carmenta madre
far
col
fusi
di
Augustea,
in quelle
la localizzazione
damente
pi incerta
della
fissata la figura
soli-
greca di Eracle-Ereole: e se ne
di
Rappresenta dunque
Fauno ed Evandro,
Di qui
s'inizi
lui
annimziare la ve-
Sanctis
terzo
o.
c.
192 su
7).
CYLUS Italica
cfr.
De
il
e a cui
la quale
figlio,
(Cfr.
Carmenta;
fr.
6 appr.
In breve,
il
I 374).
strati: Caco,
tino)
episodii
come
le scalae e la
mal
sul
caverna (Palatino-Aven-
Massima
fissati e fluttuanti.
Anche su queste
si
esercit
il
etiologie,
razionalismo
degli eruditi.
VI. Gli
eruditi.
Il
riscontro
degli
errori
in
cui
413
GLI ERUDITI
"
tesi
Forschung
die antike
fatti costretto,
,.
Egli
si
trova
di
dictos
7; 8,
,)
l=sei
volte)
("
rom.
6, 1 (e
2.
3.
magnarum virium
5.
ori-
pastor, qui
,)
diffe-
incerto (con
Pais
"
0.
R. E.^
e.
200
VII 752).
Ma non
terpretazione di esse.
Sappiamo che
una
il
mito di Caco
se
non pi
ora
un nome sotto
italico
troviamo che
nome
(e
non
,.
"
nome appunto
al
personaggio italico
il
at-
cui
in
"
414
III.
preesistere
vece
Mnzer
il
l'abigeato di caco
(p.
(i
dargli avversario
fa-
uomo
originariamente un pastore, un
sin dall'origine
non
di Ercole; e
un
anzi che
dio,
nome Ga-
il
L dove per
l'ipotesi dello
e
"
il
Pais
di
Karanos
ha per
s se
nomi,
dei
I 1,
l'eroe argivo
.
n.
eraclide,
Nulla di
fatti
non
ipotesi, che
tale
di
200
Recarano esser
R.
St. crii. d.
Garano
accettano),
Schott (che
WiNTER 205
il
nome
noi l'oscuro
un
supporre, in
fine, col
di lui
nome
il
stesso
colo
non
si
chi,
come
noi,
abbia
mito latino.
Altra testimonianza che
Caca
III 13,
quale
di
un
1)
lo
"
M. non spiega
il
(p.
parla d'una
avrebbe denunziato
sacellum Cacao
di
sorella
,,
ed
e si
{cod.
(=
Caco,
ivi
quella su
Myth. Vai.
[II
Caca,
153]
la
aggiunge
"
in
Reginensis);
quo
ei
per
vir-
GLI ERUDITI
415
rei.);
pervigili
lettura la preferita;
la
prima sceglie
il
igne
L'ultima
M.
(p.
101).
e nella
ammettere
ridursi ad
la sua tesi
Caco. Se poi
Vestae
lo spionaggio
si
nome
riscontro
il
si
e l'altro
non pu
zione
magnifico che
pili
Col che ha gi
(1).
M. deve
lo stesso
si
sacrificava
attribuito a
Verissimo
"
sicut
la dedu-
tuttavia che
le
da
con tutto
felice in contrasto
travestimento di queir
gilio rivela
se
il
furto n
il
"
il
"
una boum
meno
il
sacellum Cacae
"
che
sia
per
e se
il
appresso Ver-
M. osa sostenere
atrium Caci
la nostra tesi,
il
M.
(p. 100).
(p.
102)
entrambi oscuri
vi sia
pi molto
Due composizioni
190
si
esprime
compiuta che
cinate, l'una pi
*
:
l'altra.
filius
ore
storicos
hoc habet,
servum ac furem;
(1) Cfr.
hunc
fuisse
Euandri nequissimum
ignem autem
dictus
est
vomere,
23. 33.
416
l'abigeato di caco
III.
quem
ita ilio
'Evi] Helena
66
Myth. Vat.
(Cfr.
si
danno
sopra V).
(v.
Il
qui
il
[li
fuoco che
il
poeta
si
permette
le notizie sull'Ara
1).
Massima
Pinarii ecc. in
fa
gli
emettere,
razionalismo
il
si
dio, a spiegar
a interpretar
il
nome.
Molto pi
gen. rom.
1):
(6,
"
2)
(6,
praeter
"
iustitiae vir,
quando
per partirsi
postquam rem
"
tali
due avversarii.
Enander, excellentissimae
un altare
e vi sacrifica la
si
restitui fecit
inventori patri
Carmenta, invitata,
,.
lo
servum
Allora Recarano
chiama Ara
donne
rifiuta di parteciparvi e le
originis,
qui erat
pastor,
(6, 4)
trova in Origo
caetera furacissimus
Massima
si
dedica
racconto che
magnarum virium
ingentis corporis et
forma et virtute
il
quel luogo.
sacrifizii in
si
estende
fin l,
dove
il
primo non
si
dilungava
Inoltre, poich
come
non pu
p. e. Livio,
d'altra parte
il
giustificar l'intervento
d'Evandro
poich
di EijavQos: omette
il
ecc.),
GLI ERUDITI
e attribuisce
dircene
si
il
417
esclude in un testo
piii
furto,
senza
ampio
di
Carmenta
vale
di
essa per
il
muggito
indiziale po-
tesse
ritornare.
fezia;
ma
stesso
si
un mito
etiologico. Allo
da Ercole ch' qui soppresso, viene a ragion veduta concon l'ara lovi inventori, e la gratitudine basta a
fusa
spiegarla.
Tra Servio
il
parando
altri.
cfr.
Di questa
la sicurezza
si
la figura di
comprende
soprannome
Caco; dissimiil
si
valore com-
assevera che
Recarano,
di
alla
Garano
l'identit
saltuariamente
solo
rispettando molto
ma
se
ne
pili il rac-
modo, approfittano
fr.
7,
e Servio e l'autore
1
"
:
haec Cassius
(p.
cap.
primo
Mnzer
al
il
un frammento su Evandro
Non
lui
v'
erudita
si
estratti a
resto, se
conto dell'Orler,
si
pu sostenere che in
al rac-
lui era al
mena
27
418
III.
Caco.
Ma
monica
l'abigeato di caco
in tutti
definita,
non
particolari, difficile
si
111).
p.
Di natura opposta
alle
18
racconti di
= Peter
Dion.
fr.
7*.
41-2 e
Difatti l
soli
citi.
Ma
se Dion.
conoscano
Evandro
Bom.
[=
le fiabe
non
ofi"re
si
allarga ad eser-
quando
difficolt,
e gli
si
grandi
Gellio
cum
St.
"
oscurissimo,
d.
hic
a Tarchone Tyrrheno,
regis, socio
Me-
Vulturnum
et
Campaniam
circa
Megalen
Il
conto
il
conterrebbe
certo
sotto
un velame.
Marsi,
Inoltre vi son
Etruschi
difatti,
Sabini,
righe, ed
gli
modo
tanti popoli.
Ora
fin
uno
il
mito a ima-
e.
della
si
valesse a ci p.
si
prima
scoste-
Fauno ed Evandro.
LI ERUDITI
E non
419
un mito cumano
26 sgg.
V.
s.
campano
Romam
passo di Festo
(il
troppo
di lettura
da
266 b
p.
mal sicura
Sabini,
si
"
ricava dalla
disciplina augurandi
trattarsi
d'una secondaria e piccola leggenda etiologica o etimologica che qui viene inserita per ignoti motivi.
in vece introdotto l'eponimo
che avrebbe
usato
violenza
Quando
Tarquinii (Tarchone)
di
si
sa per
forma mutata,
sotto
tratta,
XIV
2.54
II
(1899) 43
MuNZER
e il cui
0.
e.
sgg.
sgg.;
113 e
"
Petersen
De
ri-
in
"
Sanctis
Rhein. Mus.
D. Instituts
Jahr.
Elio
LUI
(1902) 104;
difficilis-
anche per
Marsi
si
debba attribuire
come
storia,
ci
il
mito su
lo
la loro pre-
schema della
Campani;
o alla
leggenda
di Caco,
come vuole
piii
che
il
Il
che
esposto
il
^azeQos
liviano:
Mnzer,
primo
si
ma
narrer Livio.
da Vergilio. Questo,
Per
ci
d, in
il
rac-
Myog come
ciascuno ne
conto
il
il
suo Ari-
somma,
il
m.
420
lista
loso
pili
tardo
l'abigeato di caco
come ermeneutica
dell'annalista
del
racconto
"
favo-
modo che
da Ennio.
VII.
Conchiusione.
vedemmo
in principio)
si
Tra
le
maggior conto
latino
di tutte le testimonianze
ed meglio in grado di spiegarle tutte insieme e coerentemente. La evoluzione letteraria poi del mito, contradicendo
De
il
Mnzer
(intorno a Caco
si
compiendo
il
strati
Emina
poeti e Livio da
un
lato,
Dio-
ma-
CAPITOLO
IV.
Cirene mitica
Bibliografa e metodo.
I.
(1).
Il
da
colse
gliarli.
materiali
Ha
e,
1890),
che la
stessa
materia rielabor
e di
Lddolp Malten
"
Philologische Untersuchungen
lamowitz
tesi
(1)
si
XX
del Kiessling e
Wi-
in
"
Hermes
pare
con un'ampiezza pi
consente.
"
XLVII
422
XLI
IV.
(1906) 447-459.
Ausonia
CIRENE MITICA
Dopo
quali non
si
lo scritto di
"
(1).
Indipendentemente
il
si
panze che
prescindere
ci
di
fatti
"
voler
cercare
0,
cercare
lo
greche
in
Studniczka {Eyrene
il
Malten
spec.
(cfr.
p.
209-10) pure
stimava necessaria
l'ipotesi che,
la Libia
e pelo-
pico
direttamente
mi assumo
in vece di pro-
La ninfa
essere mitico
Cirene.
la
il
mio
il
Malten
antitetico
ai particolari.
Dopo che
anche, di stadio
si
lo
(spec.
Studniczka la natura
nome
e del suo
lui
su
me
(1) Cfr.
(2) Egli,
tesi,
privatamente da 0. Geuppe
(2).
LA NINFA CIRENE
*
423
"
dies bei
friih
"
ist...
zwar, wie
natrlich
ist,
zum mindesten
unstatthaft,
Namen
ist
kommt
eben
hinzu, dass
ihr verschieden,
ftr
und
Pyrene einzusetzen. Es
hier,
dem benachbarten
auf
Rede
ist,
Schiffs-
Namen
der ky-
Euphemos und
Raum
Dio-
an der thraki-
ganz andere
ist,
Epen vorausliegenden
Malten 63-65. 65
Studniczka 134
"
Auch
"
n[i]os) bezeugt,
ist
aus
in
Kroton
"
sgg.).
(Cfr.
ein^ Kyrene
ist
(als
fehlte
Aristaios (1)
"
"
fr
Kroton bisher, so
viel
ist
Jambl.
vii. Pijth.
36
S.
265 (N.
d. Gr.).
424
IV,
CIRENE MITICA
"
"
"
Kyra
1)
dass
Kyrana und
spruDgs sind, also die Quelle nach der Gttin heisst oder
dem
"
"
aus
tragen wurde
"
staios,
"
lich
"
"
"
von Griechen
tber-
Namen Euphemos,
in
Ari-
einer ausserordent-
"
VlII.Jahrh. einbedeutendesKolonialreichbesessenhaben
"
"
und
"
wo
"
"
will
nicht
ich
"glaube;
aber dass
diese
es
Bruchstiicke troizenischer
"
"
zene
il
in
fiif
gesichert.
modo
Eufemo
s'irradi
bisogna provare:
a Trezene; 2"
il
segnati or ora, e
sibili
ich
l'esistenza
di
questo quadrinomio
ritorno
(1) Il
zione.
pos-
non
sia
il
suo
ben motivato.
LA NINFA CIRENE
primo punto
1 Sul
"
stere
in der Kiirze
2"
due
di
Crotone
meno
al
si
Gruppe
il
425
si
fondamento su cui
il
nome
un nume notissimo
di
Crotone:
di Aristeo in
dato a una
e diffusissimo
nume. Inoltre
locale del
da mantenere
non
cinio,
cfr.
ben dubbio
forma Cirene
la
al culto
veramente
se sia
per la madre
La-
di
sia
Eritia in
si
Spagna
Localizzata di fatti
552j.
e prese a narrare
le
lotte di Ercole,
Romani
riprendesse
non
192-3),
mito
il
di
nome
di Pirene, solo al
IIvQr^vrj.
l'essersi
il
nome
Per
il
della
figli
presso.
li
Ma
se
mal
di
il
Gruppe ne riscontra
corregge
madre
di
Malten 65
il
Diomede da
Kvqi^vij in
tra-
figli
Cieno e Licaone,
di
il
l'altra in
figlio
Abdera
Diomede;
Gruppe attribuendogli
la sup-
Cirene-Diomede
,,
una corruzione
Ma
n questa
un originario nesso
Pirene-Diomede
,,
un
426
IV.
ampliamento
in alcun
Ares-Pirene-Diomede-Cicno-Licaone
modo
costringe
ci
accennando a Cirene
Apol-
CIRENE MITICA
Tracia,
in
Malten
giusti-
in territorio predomi-
troppo
perch non
80);
troppo
debba
si
rite-
il
fine si resta
tracio
il
beota Eufemo
del Fai^oxog.
al tutto indi-
molto perplessi su
Eufemo
re dei
Posidone, o
figlio di
Or come n
le
profonde
Cleoni (B 486-7),
il
tenario figlio
in
si
pu fon-
fatti
naufraga bens, a
si-
il
(v.
sotto VII);
tradizione
nella
sono,
sua
di
pili
ma
sol tanto
poetica dei
mare: in Argo
elaborata leg-
lin
si
in Libia
Diomede non
esiste.
di tutt'e
non
quattro
capisce,
se,
Libia,
quelli
altrove,
perch
Crotone
il
sia il
APOLLO CARNEO
427
mede da
la
dalla commessione
il
Cirene-Aristeo
E n pure
come
si
ca-
forse a
leggenda
scemi quasi
si
Diomede, la quale
distrugge
si
al
tutto la persona di
trasforma:
si
senza causa
evidente.
Gruppe
e resto
la
III.
Wide
il
Apollo Carneo.
mito di Cirene di
che
il
VII
Malten 61
ol fievocy.i^aavTeg
ex
dell'esser
...neTovv
Teocr.
il
per
compiesse soltanto
culto
di
'AnXov
Dori
ma
anche fuor
83: Tavzriv
nsonovvfjaov
Ma
determinare
sgg.).
sgg.).
il
in Cirenaica (cfr.
961
II 1,
somma importanza
citt.,
elg
t{]v oQvriv...
z^ag
nXsig
ove
si
propa-
428
IV.
N
Thera
*
Tera
giacch l'iscrizione
di
CIRENE MITICA
III 69)
Aglotele (Hilleb
di
accertando pel VI
Apollo-Carneo
non
sec. a. C.
e Cirene,
Gaektringen
v.
culto teraico
il
imprudente o arbitrario
il
N a
teriore.
il
quale scrive
Kameios
'
nicht
erst in der
Gewiss
*
:
egli
non trae da
ci l'unica
'
60;
il
Apollon-
willen oder
und
Boden weit
non che
Malten
il
Verbindung
ist die
Se
deduzione che
lo-
(prescindendo
dai
verbreitet
gicamente possibile.
Poich
pili
meno
nentemente
difatti
tutta Vlliade
carattere premi-
il
se si
ammette che gi
1,
319
(cfr.
II.
in
un rilevante carattere
delfico.
la
diviene pertanto
neWEea
Erodoto IV 158
Dove appaja
di Ch'ene.
sue
le
ma un
di
Pit.
ef-
tempo e
IV e IX,
Callimaco ad Apollo.
la originalit della
Eea
ci
verr mostrato,
IV. Aristeo.
Non
qui
opportuno studiarne la
dif-
429
AP.ISTKU
dal
Malten 77
citt.,
Il
510 n.
p.
culto
materiale raccolto
il
1).
Aristeo
di
sgg. e negli
Ititi.
Anton. 72,
2, scoi. Pit.
IV 4
(rv
)g oIklot^v
i Ttfi^g
due possi-
bilit si
il
pu scegliere
o Aristeo
ha culto
in Libia
dopo
e a causa di esso; o
prima
di
Di
fatti
Aristeo
ha una
dell'Egeo,
quali Ceo
(1)
Chic l'Eubea,
e l'Arcadia:
culto,
con
quei coloni
manipolo
si
di Dori.
II,
recarono ad accrescere
da
il
che
l'isole e
primitivo
pu obiettare l'assenza
di testimonianze
si
da cui un culto
cono-
strati,
la seconda
non
principio del
Pitia
IX
Cirene.
non emerse
VI
sec. e
il
il
VEea
si
di
com-
mettesse con Apollo (protettore della fonte) e con Cirene (vincitrice del leone);
a quel
modo
che nessuno
430
IV. -
stupore
CIBENE MITICA
Tracia
v', se in
Zeus in Arcadia:
cfr.
si
Malten 77
sgg.
L'analogia
(1).
sufficiente motivo.
Stimo in
doveva avere
un vivacissimo carattere
venne a
far
N mi
parte.
tessalico allor
riesce di precisare
Ma
e le Ore.
Apollo, e Aristeo
a confronto con
quelli che
V.
La
componimento da
il
Malten
di Cirene sono
Ferecide in
= Esiodo
fr.
Pindaro
scoi. Pit.
129
vengono aggiunti
IX
Rz.',
se
cui quelle
Con-
dobbiamo
at-
IX, Esiodo
Apoll. Rodio
bene per
la loro
t'r.
128 Rzach^,
a Veeg. Georg.
27, Seiivio
II
500 sgg.
14
cui
delfico
l'Eea.
col
tingere pi direttamente
di
il
vengo
luogo
il
questi punti
tre figure
da vero
81. 82,
Nonno Pan.
Il
primo
il
piti
*
ob der Gott...
(1) Il Malten a p. 82 lascia in dubbio
schon in der kyrenischen Lokalsage zum Sohne der
Kjrene v/urde ; ma a pag. 212, per amor della sua tesi,
asserisce quasi il contrario " Hier [in Thessalien] erregte
sie [Kyrene] das Gefallen des Gottes... Ihr Sohn ward
:
Aristaios...
,.
che
431
ritornasse co-
modo,
tenti, in vario
l'Eea. Il
Fu dimostrato
plesso.
riflet-
poc'anzi (
III)
Carneo. Altra
Per
esso,
chi
ben
com' noto,
ben radicato
av'era
saglia
il
culto di Aristeo.
il
Aristeo
motivo del
tra-
mare
Ma
con
se l'Eea,
lo
spunto
mito
cire-
ritenere,
ed
tutti
naico
uno sfondo
quei particolari
tessalico, legittimo
il
carme
e lo
dimostra anche
babile, vi aveva
conto sul
di
il
rilievo che,
com' pro-
la
figlio di lui
Atteone
(1).
il
rac-
perch traverso essa e per sua causa non dovessero penetrare nella favola personaggi ed episodii a lei aderenti
i
Nei particolari
sultati;
1.
criterii esposti
Cirene
figlia
di
conducono a questi
Ipseo
re
dei
ri-
Lapiti;
Malten
8.
Lo
{scoi.
Pit.
432
IX
IV. -
CIRENE MITICA
da
Filira,
madre
di Chirone.
nozze
nelle
tra
ha parte
tauro nell'Eea
cit.;
non da Apoll. R.
500
II
nell'officio di pastorella. Il
2.
Apollo scorge
un leone,
sul Pelio.
IX
26,
(v.
p. 222),
si
La
da Nonno
cen-
il
solo
mi
si
ci in-
risolvo pel
fa pi sopra
ginaria forma del mito a causa dell'influsso del razionalismo: al quale adunque
pressione
belva
della
consentivano
si
della
lotta
paese tessalo.
al
quale ove
si
allor
cfr.
3.
le
scena e induce
il
Cen-
confermato dal
nome
4.
nell'essenza, questi
Non
v'
di
vifA,q>ai e la
fatti
differenza
5.
in-
Mi parrebbe quindi
dissimiglianza.
dmoni;
sofisticheria
cfr.
Malten
11.
l'insistere su la lieve
433
nome
cui dal
pili
mentre
il
Eea
all'Eea
non apparteneva
KvQdvag
Malten
pu riportare un passo
si
207); giacch
doveva rendere, se
presso
XVII
il
6.
Cosi Apoll. R.
II
ma
IX 59
Ermes ed Esiodo
se un'analogia
attribuisce quel-
fr.
giova,
7.
cfr.
IX 60 che
meglio
poetiche
troduce
;
fr.
= Anton.
ricordi che in
si
Ore;
due di
profilo primitivo
il
Bglaai (Aristot.
153 Rz.^
Muse
(cfr.
si
V 24)
181
un tempio (Steabone
lei eretto
l'omerico Inno a
LiBEB. XXIII.
{Pit.
II
a Ermes:
l'ufficio
Erodoto
di
lago Tritonio a
836).
certo; e fu in-
ben conosciuto
si
fosse
La quale
9).
mai Pindaro
(v.
di Libia
fermamente da quel
le
Cea disdirebbe
la terza
alla
carme esiodeo, l'ultima traspare sbito come un'alterazione dovuta alla figura di Apollo Musagete (basti ricor-
dare B.
603); la
contro Malten
le
14).
mediana
Da ultimo
forse
da notare che
una vera
pili
un
tra-
propria va28
484
IV.
riante.
CIBENE MITICA
Aristeo ha
8.
nomi
di
Malten 10
ad Apollo
sgg.)-
Ermes
e di Afrodite,
pili
vicino
Un
steo)
Eufemo su
si
l'Eea
offre
ci
cui
v.
Coronide
di
a p. 440)
cfr.
(oltre
che quella di
Malten
nume
salutare di Tessaglia
[cfr.
classica
(1897) 237
origini
Rassegna di Antichit
"
mythologisch-archdologische Studien in
Sllsk. forhandl. 1894-97
Coronide)
(figlio di
M. G. Columba Le
Srtr. u.
Sprakv.
cfr.
Isyloi 93.
poi A^jollo
si
trasporta in Tessaglia.
e sa-
156 e Wilamowitz
I 1,
si
quel
modo
che,
ninfa
II- V),
risultati di
nome
queste
libio-greco
si
accosta a Cirene;
si
pu ricostruire l'Eea
di Cirene
da potersi ricondurre
al
medesimo
VI.
Euripilo ed Eufemo.
alle
EURIPILO ED EUFEMO
pi diverse ipotesi:
95 sgg.
cfr.
Il
parare risultati
a spiegare
atti
e ricostruire
che fa riscontro
dei Battiadi
cirenaico
435
al
quel mito
mito della
ninfa Cirene.
1.
mone
Euripilo
figlio di
si
736; in Cos,
Posidone,
figlio di
B 677;
Ora
probabile
wiTz Isyllos 52 e
gli altri
"
Hermes
altri gi allora
Tivg od
jtteVa,
sono indipendenti.
i]Srj
in Misia,
tip
il
XLIV
Wilamo-
Ma tutti
Tessalico;
ma
notevole che
XX EdQVTcvov Aeafievov
siqri-
temente
tjv
ricondotto in
Il
il
un Euripilo arcadico
Misia;
il
lasciata in Arcadia al
la
contrario
il
loro trasporto in
nessuna traccia da
di
Telefo
(1)
lui
e Ceteo.
(1)
I
Cfr.
257. 259.
436
IV.
questi
di
CIKENB MITICA
tre
tentativi
ridurre
di
l'uno
all'altro
quattro
omo-
tempo
il
dio dell'
"
ampia
infernale.
dall'etimologia fa-
ci
d'una medesima
e nei luoghi,
In
poich egli
caso
tal
Gioh
che
Strab,
(cfr.
Plinio
La
MiNUTiLLi
cui
[su
308 sgg.]
XIV
appunto apertura
di Dite
4, 4, 8;
ritenuta
era
31).
IV
Pind. Pit.
57) cfr.
con
altri
numi da
si
Malten 116
sgg.:
Atlante
I
PosiDONE
->-
Celeno
lios
^^^
Tritone Euripilo
Sterope Pasifae
LicAONE Lbdcippo
ci
Tritone
Kul. 249),
IV
Pind. Pit.
20),
eSTUDNiczKA 14
Lieeo
Sgg.)
= Zeus
Maass
"
Hermes
XXV 401-2
Lieo
in
altre
fonti (Ellan.
in
Scoi. II.
486, Apoll.
EUBIPILO ED EUFEMO
padre Posidone
il
437
Tritone e Euripilo,
della palude e
dio
il
110): e
Ili
e dell'Arcadia su
commerciali
non
Euripilo
al
di Creta
la
fissa la
grande
che
istesso
lei Elios.
l'influenza
libici,
politiche
modo
quel
miti
con
modo
il
dio
il
Celeno
nume
ctonio
zioni geografiche.
2.
Eufemo
nesso con
Beozia con
la
Tera non
giungere solo
{scoi Pit.
di
v' traccia
patria (Pind.
l.
e.
430
vantati discendenti.
di
lui,
IV
Beozia,
ol'aoi),
1750).
mito
Resta adunque
non
Lesbo (EsicH.
s.
si
a ognuno invero
beotici e tessalici.
il
il
Sesamo
Ora in Beozia
fatto
il
anche
Samo
Ma
loro capostipite?
perch
miti
Battiadi ne avrebbero
co-
438
IV.
CIRENE MITICA
nome con
daTera:
il
Malten 151
il
vicino a
proprio
avo.
Eufemo come
ad Achille,
ipotesi:
Agiadi
gli
Euripontidi a Prode
lossi
Il
una probabile
di
Battiadi stanno ad
Sparta ad Euristene e
come, soggiungo,
Pisistratidi a Nestore.
possono lumeggiare
cirenaico: Pisistrato
nome d'uno
nell'epopea:
dei
figli
gli
Mo-
dinasti
queste anail
fenomeno
di Nestore;
329
cfr.
Pads. IX 39,
Mller Orchomenos
non
3).
se errato sostenere
il
al fatto
che la sede
nome
al
Malten: sproporzio-
e del
Tenaro.
Lak. Kulte 33
(si
il
nate
col
nome,
il
il
sgg.).
Non
ricordi eicprjfielv, e
solo,
ma
a quelli d'un
nero Eufemo
nume
p.
es.
Zsg
(cfr.
(S.
caratteri di
Nume
Studniczka
14 sgg.)
Ecpiifiog, Esich.
sotterraneo.
lo
c' in
vece,
Wide
Eufemo
il
Geaoco
culto di Posidone
in
ge-
s.
v.)
che
sotterraneo riten-
(p.
Orpheus 157)
e,
155) e
il
Maass
di
EUKIPILO ED EUFEMO
anche a forzare
Eufemo
dovuta a
si
il
Ma
dopo
ponneso, lo
ci
lo
gi veduto
Geaoco,
ipotesi molto pi
(1).
e ovvio che
zolla;
patria di Eufemo.
Interpretando in tal
per
il
Pelo-
siccome Eufemo
semplice
tardi genealogisti
si
preoccupassero di in-
43);
Pind. Pit.
[scoi.
IV
II
difatti lo
IV
76).
troviamo
di
o figlio
15); o sposo di
Malten
Peloponneso,
il
figlio, in
Doride
Eufemo quattro
Lemno abbiam
smarrimento della
si disse
di Posidone
95 sgg.
di
Tera s'invent
era
l'affinit fra
gare
motivi che
ctonia.
risulta ar-
modo. Ai discendenti
Eufemo.
Tenaro
al
dovevano necessariamente
si
signi-
nel seguente
punti
tutt'altri
e l'Ade. Difatti, se
vazioni,
il
eiiq>r,iA,og,
tificiosa, e
439
una
una Laonome
Ma
ha
torto
il
al
Tenaro mentre
;
fra
Guneo
Abh. Beri.
attinenze cultuali anche Apollo (Gerhabd
Akad. Wiss. 1850, 174 sgg.).
(1) Su Eufemo re dei Ciconi v. sopra pag. 426.
'
'
440
IV.
e Eufemo
IV 76.
nello
CIRENE MITICA
schema che
Ora, al Tenaro
gi nell'Eea di lui
Eufemo
al
Tenaro
si
il
cit.
scoi.
Pind. Pif.
143 Rzach
(fr.
con cui
ci
deve dedurre
^):
se lo
si
si
venerava Posidone:
fi
oirj
nov^Qvaov
fieix&ela' v (ptTrjzc
'Aq)QodTi]g.
Di
li
IV
dipenderebbero: Pind.
IV
Apoll. B.
scoi.
zazione
.al
Tenaro
cotesta
tiadi),
Pit. IV,
dunque
1750. Se
Apoll. R.
Eea non pu
179-84,
Eufemidi
(=
Bat-
naico.
anche
il
di Aristeo,
poich
Eufemo come
modello del come in Delfi
quella di
regioni togliendo p.
e.
Cirene in Tessaglia
(v.
per Eufemo in
lo
Lemno
ecistre),
Crediamo adunque
pilo in Libia
non
ci
si
Malten
di
beota
si
dei
Greci, e che
Endpunkte
salien hat
in der
ma
solo
Eufemo
ai Battiadi,
Te-
a un
al
160.
"
EUBIPILO ED EUFEMO
Atlante e Posidone,
"
urpeloponnesisch
ripilo
"
Endpunkt
l'estremit che
sul Tenaro.
reciso
si
(124),
"
Reihe
possiamo
per Eu-
fissa in
Abbiamo
441
somma,
in
centro che
il
si
posa
non c'inganniamo,
se
analogie
le
con cui
la rincalza. In
(ma
figlio di
Evemone
magnete. Onde
il
tessalico),
Malten 132
fragio in Libia di
Guneo
Guneo perrebico
e di
Proteo
Proteo
il
nau-
leggenda
cire-
rintraccia poi
appare
il
per
(cfr.
eroi
di
Diomede
spiaggia libica
affatto
tali leg-
da Cirene.
Il
naufragare in Libia un
omonimo, rilevante
figura locale, ci
il
"
feste Kette
riflesso.
Col che
si
Proteo
se non, al pili,
"
"
in
il
due
in cui
figure,
si
(Malten
138).
e questi agli
in
quanto quegli
nauti in Libia.
la
trama narrativa
il
442
IV. -
Poich su questo
io
terr pi minuto
darie
VII.
punto
CIRENE MITICA
discorso.
redazioni leggen-
quattro
IV
Pit.
1-63, 251-262;
Rodio IV
sgg.; Apoll.
Medea
dall'
gli Argonauti,
nave su
zolla: fatidico
si
dono
(1).
convenga
l'unico
particolare
il
per
il
XVII
("
del
il
Iago
loro compiacimento;
Tritonio,
laghi salati
si
questo
il
(Bengasi)
vede bene,
E non
).
quel
quale
il
difatti
di Giasone,
svibito,
compagno
una
ritornando con
piti
probabile
intervenuto a cagione
del
il
contrario:
lago.
D'altra
tiadi,
a punto non
che
lascia
lo si fosse
supporre
che in
Libia una
il
leggenda pi
di
mitico pi antico
Pindaro
debba
parrebbe che
risalire a
parvenza bisognosa
un nucleo
d'altri suffragi.
(1) Sul valore che tal dono ha nelle leggende cfr. una
interessante nota in Gebckk o. c. 455. Ma gli esempi si
potrebbero moltiplicare.
Ora in Erodoto
443
si
esi-
da (Bengasi) Berenice;
cumnavigare
e ivi
Giasone
quale tentava
il
cir-
il
avrebbe improv-
lo
Ma
nave, dimostr
Dopo
dono un tripode.
in
le quali cose,
via, e ricevette
la
Qui sono
Tv zQLJioa.
CosTANzi
0.
KQV'kpat,
distinti
il
si
giomo
ed da vedere in essa
un
29-30)
e.
(cfr.
tra gli
tentativo com-
riflesso del
Ma
il
il
che
non
il
presso Berenice
pili
Da
Il
fittisiia-
tentativo di Dorieo
ultimo
ma
L'uno recente,
non
infelice di Dorieo:
Tritone e
il
valore
appartengono a questo
fatidico
dato
Giasone
gli
appartengono
al
il
dono
di
ci
pivi
nucleo che
Esaminiamo pertanto
simili. Identico
luoghi:
solanamente,
la profezia di
tripode. L'altro
al
il
nome
della palude
ma
diversi sono
444
IV. - C'IBENE
lago
con
il
(cfr.
tico l'apparire di
non
occidente
dell'estremo
I 1,
MITICA
ma
un nume;
nomi
minor Sirte
nella
676 e Costanzi
o.
c.
29).
Iden-
differiscono: e
degli Argonauti
si
convenga
il
il
ma
la vicenda
mito primo
al
adunque pi antico
come
lisi
la
di
alterazioni dicevoli
favor di Dorico,
dall'altro
con
Se questo vero
si
la
la
da un lato
con alcune
leggenda spartana in
mutamenti opportuni.
altri
gli
(citt
della Cirenaica
non
(il
Cinipe,
cfr.
Malten
di
li).
Agli Argo-
dona Medea un
cratere,
riavranno
riti
e pro-
cratere.
lo celano.
Ora
cratere in tripode,
Onde
gli Asbisti
evidentissimo
il
{=
Libii)
che, ove
si
impaumuti
il
il
quali, tranne
il
l'armonia:
questa irrazio-
il
Wagner
(Apollod. vi 15 a
Malten
scoi,
Cinipe fa naufragio
al
130). In breve,
sieme, di qui
in
445
di l
il
contesto
cosi
al
Ar-
gli
gono
le
da Orfeo
tripode. Sono, ci
il
Eufemo una
ravvicinati
(=
poeta
(o la
zione, che
il
della contamina-
con una
fittizia
marcia
oriente
marcia
il
conscio
di
dodici
cui modello
giorni da occidente a
pu bene esser
in quella,
coteste contaminazioni
IV
la fonte) c'ne
gli
abitanti
il
erano
56, 6,
di
puro
effetto dell'ar-
come
la
Sirte,
Conchiudiamo. La
facilit
Licofrone e
gonauti
Pindaro
Licofrone
lo
collocano
dopo
la
446
prima.
CIRENE MITICA
IV.
Medea
presente. Apollonio
mente,
la
ma
in
un equivoco
cui
non
che
nucleo primitivo
preciso:
genze poetiche o
Eufemo rielabor un
Lemno,
cosi
l'esi-
l'estro dell'ispirazione.
e localizzando al Tenaro,
risultati
e a
ben
del mito
ed Ero-
favore
antico
mo-
conducendo quivi
il
capostipite dei
nume
si,
un complesso rifacimento
mento
riflette sol
non gi
tanto
le
ma
tal rifaci-
diamo
di
al-
si
quella di Cirene
cre-
Callimaco.
Vili.
Callimaco e
il
mito di Cirene.
'
Cirene-Euripilo
Malten
Il
'
la
forma
SANDRO
Ora
{scoi.
Apoll. R. II 498) e
Filakco
e pi
a.
storici,
C), sente
come Ace-
(ibid.),
Ma
in Libia,
non in Tes-
CALLIMACO E
che
tivo,
il
IL
MITO DI CIRENE
447
nome
questo
avesse trovato
Apollo
e Aristeo, in Tessaglia:
Che
se
dunque
il
pur posteriore
alla
gi riflessa in
Euripilo
nauti su la Tquovc
ifivrj.
modo che
Vergilio
fu og(v. so-
in Libia
non sola
ma
Cirene di
come Callimaco
indirizzo,
Tessali
di Ci-
sarebbero fer-
si
fa
trasparire
non pi
per la frase
e.
un mito ove
l.
sarebbe pervenuta
fatti
citati
la favola di
compenetrano
si
continuano
lo stesso
1)
di Batto;
2)
dori.
gradi
Euripilo in Libia
vi
giunge
antichi tempi;
4)
il
trono da Euri-
448
IV.
OIBENE MITICA
pilo,
compatrioti.
forme non
debbon confon-
si
ci
Esegesi novissima.
IX.
vette mitica
poste quando
apparvero di G. Pasquali
MCMXIII) ove
Callimacheae (Gottingae
mito
di Cirene di
altrove
nuovo
una confutazione
Scienze di Torino
("
trattato.
Quaestiones
il
Ne pubblicheremo
Atti della R.
1914, 17 Maggio).
le
(pag. 93-147)
Accademia
delle
Biblioteca
di
Scienze Moderne
Eleganti volumi
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
lo.
I-i.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
31.
32.
33.
34.
35.
36.
37.
38.
39.
40.
41.
42.
43.
44.
45.
46.
47.
48.
49.
O.
51.
52.
53.
54.
55.
56.
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">
(,'.
3
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o-oO
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74.
75.
76.
77.
78.
79.
80.
81.
82.
83.
84.
85.
86
87.
88.
89.
90.
91.
92.
93.
94.
95.
96.
97.
98.
99.
100.
101.
102.
103.
104.
105.
106.
107.
108.
109.
110.
111.
112.
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5
5
4
2,50
2,50
3,50
3.50
3,50
3
2
3.50
3-
5
3
3.50
4
4
3,50
2.50
4
3,50
2,50
3,50
3.50
3-
2,50
4
4
3,50
3,50
5
5
2.50
5
3,50
4
3
3
4
3,50
3.50
5
5
3
3
3.50
5
3.50
2.50
4-
3.50
118.
119.
120.
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