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I GETICA DI DIONE CRISOSTOMO

Author(s): Sabrina Terrei


Source: Aevum , Gennaio-Aprile 2000, Anno 74, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 2000), pp. 177-
186
Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/20861046

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Sabrina Terrei

I GETICA DI DIONE CRISOSTOMO

II contributes attraverso l'analisi dei brani riportati da Giordane nel De origine actibusque Getarum,
e volto a porre in evidenza l'originalita di impostazione dei perduti reined di Dione Crisostomo,
attribuiti per lungo tempo allo storico Cassio Dione. In essi manca infatti, a giudicare da quanto si
e conservato, l'intento propagandists che caratterizza la storiografia fiorita intorno alle imprese
militari di Traiano in Dacia, rappresentata dai reined di Critone, medico e biografo dell'imperatore.

Key Words: Cassius Dio - Criton, medicus - Dio Cocceianus, Chrysostom - Jordanes, Getica.

II vasto corpus dioneo continua a fornire allo studioso diversi e preziosi spunti
di indagine. La mole di ottanta1 orazioni costituisce un patrimonio di informa
zioni tra le piu diverse e puo essere suddivisa in tre grandi aree: discorsi di
contenuto politico, filosofico moraleggiante, letterario. Una classificazione dei
discorsi risale gik a Sinesio di Cirene che, escludendo quelli di contenuto specula
tivo-filosofico, li divideva in Xoyoi e SiaX&^ei;. Accanto alia raccolta principale
che fu fissata gia nel IX secolo abbiamo notizia di opere rimaste da essa escluse2.
Sinesio riporta un lungo brano di un Encomio della capigliatura nel suo
Elogio della calvizie; VAntologia di Giovanni Stobeo conserva massime e
frammenti tratti da un Economico; restano infine cinque lettere, due delle quali
indirizzate ad un certo Rufo. La notizia piu interessante riguardo al materiale
dioneo non confluito nel corpus & quella riferita da Filostrato, il quale nelle sue
Vite dei sofisti, include anche una breve biografia di Dione. Proprio nella prima
parte di questa biografia, nella quale Tautore passa in rassegna gli scritti dionei,
viene menzionata un'opera sulla storia dei Geti ?che fosse capace di scrivere
un'opera storica mostrano i Getica; infatti si reco anche presso i Geti durante il
suo vagabondaggio? (Vitae Soph. I 7); Filostrato continua sostenendo che la
permanenza del retore presso le popolazioni getiche non fu causata dall'esilio, ma
fu piuttosto una scelta dettata dalla volonta di sfuggire al governo tirannico di
Domiziano. La notizia di Filostrato riguardo ai Getica di Dione rimane isolata e
nessuno degli autori successivi vi accenna, ne Sinesio di Cirene, il quale conosceva
una raccolta di opere dionee piu ampia dell'attuale, e neppure la Suda, che tuttavia
attribuisce al Crisostomo titoli di scritti non conservatisi. Dei Getica invece

1 Le orazioni XXXVII, LXIII, LXXIV, sono ritenute spurie da W. Schmid, Dion 18, in RE, V
(1903), 848-77, il quale segue le indicazioni contenute nei Prolegomena al primo volume dell'edi
zione dionea di H. Von Arnim, Leben und Werke des Dio von Prusa, Berolini 1898. Anche l'auten
ticita del Caridemo (XXX) e stata piu volte discussa, ma e sostenuta da P. Desideri, Dione di Prusa.
Un intellettuale greco nelVimpero romano, Messina-Firenze 1978, 248.
2 Nella Biblioteca del patriarca bizantino Fozio Tunica differenza rispetto all'attuale raccolta e
riscontrabile nell'ordine delle orazioni.

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178 S. TERREI

vengono dal lessico bizantino annoverati tra le opere di un altro famoso Dione,
Cassio Dione, lo storico di eta severa3. Lo stesso errore e compiuto da Giordane,
autore di una trilogia composta da: De summa temporum, De origine actibusque
gentis Romanorum (Romana), De origine actibusque Getarum (Getica)*. Questi
ultimi scritti a Bisanzio nel 551-5525 furono per lungo tempo ritenuti solo un
compendio dell'opera di Cassiodoro6. Ma l'opera di Giordane ha una sua origina
lita imputabile proprio alia diversita delle fonti a disposizione dei due autori. Lo
stesso Giordane nella lettera introduttiva indirizzata al fratello sostiene di aver
arricchito il materiale cassiodoriano: ?ad quos et ex nonnullis historiis Graecis ac
Latinis addidi convenientia, initium finemque et plura in medio mea dictione
permiscens?7. Questi autori greci ai quali Giordane fa riferimento sono Ablabio8,
menzionato ben tre volte nei capitoli IV, XIV, XXIII, e che conosceva diretta
mente, Dexippo, che conosceva attraverso Ablabio, e Dione. II Dione del quale
Giordane dice di essersi servito per arricchire il materiale della propria opera e
da lui identificato con lo storico Cassio Dione, citato nel capitolo II 14 ?Dio
auctor est celeberrimus scriptor annalium? e forse ancora nel capitolo XXXIX
150 ?Classem ducentarum quinquaginta navium Dione referente?. Di fronte pero
alia notizia precisa e persuasiva di Filostrato, l'accordo esistente tra Giordane e
la Suda non ha alcun valore, se non quello di testimoniare il rapido insorgere di
un errore causato con ogni probability daH'omonimia; risulta chiaro che gia nel
IV secolo si attribuiva al piii famoso (come storico) Cassio Dione Tunica opera
storica di Dione Crisostomo. Lo stupore rispetto a questa notizia accomuna i
moderni agli antichi: come e possibile collocare uno scritto di carattere storio
grafico airinterno della produzione dionea, prettamente oratoria, a nostra disposi
zione, qual era il suo contenuto ed infine perche un intellettuale, che come Dione,
in piu occasioni, ribadisce con orgoglio la supremazia della cultura e delle
tradizioni greche, decide di scrivere un'intera opera dedicata alia storia di un
popolo anellenico?
A mio avviso la risposta a questi interrogativi va cercata airinterno della
raccolta delle orazioni dionee, ed in modo particolare in quei discorsi nei quali e
ravvisabile una maggiore attenzione del loro autore nei confronti della vita e delle
consuetudini dei popoli stranieri9.
II punto di partenza di questa ricerca e l'orazione XXXVI, il cosi detto

3 Lex. Suda (El239): Aicov 6 K&aaux;... eypaye 'PcopaiKTiv ioxopiav ev |3u3>Aoi<; It LTepaiKd
reined 'Ev68ia Td Kara Tpaiavov Btov 'Appiavov xov quA.ooocpo'o.
4 Riguardo all'unita dell'opera si veda W. Goffart, The Narrators of Barbarian History,
Princeton 1988, 23.
5 La datazione dell'opera e deducibile da vari riferimenti interni: ai capp. XIV, XLVIII, LX,
Giordane ricorda la morte del nipote di Giustiniano, Germano, e la nascita postuma del figlio di
quest'ultimo e di Matasunta, Germano II. Da Procopio (Goth. Ill 40) sappiamo che la morte di
Germano avvenne nell'autunno 551 e la nascita del bambino si verifico quindi nel 552. Nel cap.
LVII parla della rivolta di Atanagildo contro Agila avvenuta nel 552 e dell'appoggio che Giustiniano
forni ad Agila.
6 Cassiodoro nella praefatio alle Varie parla della sua storia e la dice divisa in dodici libri.
7 Jordanis Romana et Getica, ed. Th. Mommsen, MGH, V Auct. Ant., I, Berolini 1882/3, 54.
8 Ablabio e definito da Giordane descriptor Gothorum. Visse in eta costantiniana e scrisse una
monografia dal titolo Scythica o Getica ad imitazione o forse continuazione degli Scythica di Dexippo:
cfr. G. Zecchini, Ricerche di storiografia latina tardoantica, Roma 1993, 209.
9 Mi riferisco in particolare ai discorsi risalenti al periodo esilico: il // Tarsico, YOlimpico, ed
il Troiano.

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I GET1CA DI DIONE CRISOSTOMO 179

Boristenitico, in quanto da una parte essa contiene elementi indispensabili alia


datazione del viaggio del retore nella regione dei Geti e dall'altra rappresenta una
delle piu eloquenti e significative testimonianze ricavabili dagli scritti di Dione,
del suo profondo interesse per i rapporti tra Greci e non Greci. Partendo dal
Boristenitico ritengo possibile rintracciare le motivazioni che indussero il retore
di Prusa a scrivere quest'opera storica e proporre una collocazione della stessa
airinterno della sua produzione letteraria.
Innanzitutto la precisa rispondenza tra le campagne di scavo condotte nell'area
di Olbia-Boristene10 e la descrizione della citta proposta da Dione nell'orazione
non lascia adito a nessun dubbio riguardo all'effettiva presenza del retore nella
citta durante l'ultima delle estati trascorse in esilio (XXXVI 1), quella del 95 d.C.
Ma questo viaggio in una citta di frontiera dalle caratteristiche ben diverse da
quelle che egli era solito frequentare, puo essere motivato esclusivamente dal
desiderio di adempiere alle prescrizioni dell'oracolo delfico di giungere em to
ec%axov xfjq yfjq (XXXIV 1)? E probabile che proprio durante il soggiorno nella
citta del Ponto egli cominciasse la raccolta delle informazioni confluite nella sua
opera storica; cio e dimostrato a mio avviso, in primo luogo dal breve excursus
sulla storia della citta nel corso del quale il retore ricorda la devastante campagna
condotta da Burebista 150 anni prima contro le citta di fondazione greca della
riva settentrionale del Mar Nero:

CH 8e noXxq i\ xcov BopDoGevixcov to peyeGoc, eoxiv o\) rcpoq xrjv TcaXaiav 86?av
8id xdc, cvvzxEiq dXxbaeic, Kai xoix; TcoXipotx;. axe yap ev peooiq oiKoftaa xoiq
papPotpoiq xooovxov fi8r| %povov, Kai xouxoic, o%e86v xi xotq 7CoX,epiKcoxdxoic? dei
pev rco^epetxai, rcoMdiac, 8e Kai edXcoKe. xf|v 8e xeXe\)xaiav Kai peyloxr|v aXcoaiv
oo Tipo 7iX,ei6vcov f| Kevxf|Kovxa Kai eKaxov exwv. etXov 8e Kai xatixrrv Texai Kai
xdq aXXac, xdq ev xoiq dpiaxepoiq xofi n6vxo\) ndkexq pexpi 'AKoXXoviaq. 68ev 8fj
Kai acpoSpa xaiieivd xd Tcpdypaxa Kaxeaxri x?v xatxtj 'EAlfrvcov, x?v pev o\)Kexi
aDvoiKiaGeiawv rcoXecov, xcov 8e (pa\)Xcoq, Kai xcov 7tX,eioxcov Pappdpcov eiq a\)xdq
ODppDEVXCOV. (XXXVI 4/5).

Vi si aggiunga l'accento posto sulla collaborazione tra Sciti ed Olbiopoliti


per la ricostruzione della citta e del suo mercato, punto d'incontro per commer
cianti dell'uno e dell'altro popolo (XXXVI 5). La collaborazione prestata dagli
Sciti alia ricostruzione della citta dimostra l'importanza del mercato presente ad
Olbia sia per loro stessi che per i Greci residenti nella cittadina. Gli Sciti, come
lo stesso Dione sottolinea, non avevano le capacita di proporre un mercato che
avesse una qualche attrattiva per commercianti ellenici. In nome dell'interesse
economico i due popoli furono quindi costretti a superare le antiche e continue
ostilita. Boristene riedificata con l'aiuto degli Sciti vide incrementato al suo interno
l'elemento non greco, come dimostrano le iscrizioni, che, diversamente da quelle
appartenenti al periodo ellenistico, risultano fortemente barbarizzate11.

10 Cfr. E. Belin de Ballu, Olbia cite antique du littoral nord de la Mer Noire, Leiden 1972;
in particolare alle pp. 143-45 l'autore pone l'accento sulla rispondenza esistente tra i risultati degli
scavi e Dione; A. Wasowicz, Olbia Pontique et son territoire. L'amenagement de Vespace, Paris
1975.
11 L. Zgusta, Die Personennamen griechischer Stadte der nordlichen Schwarzmeerkuste, Prag
1955.

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180 S. TERREI

E riscontrabile nei paragrafi iniziali del discorso un'oscillazione tra la valuta


zione che Dione propone del rapporto tra i Greci e le popolazioni non greche; i
barbari sono descritti prima come i distruttori della citta poi come coloro grazie
ai quali la sua rinascita avviene piii velocemente. Una spiegazione plausibile
dell'accenno negativo ai barbari, per i quali Dione aveva piu volte dimostrato
ammirazione12, puo essere trovata nella volonta del retore di appoggiare, seppur
in maniera molto blanda, le campagne militari di Traiano in Dacia (101-102, 105
106), considerato il fatto che il discorso viene tenuto da Dione nella nativa Prusa,
in Bitinia, una zona relativamente vicina a quella delle operazioni militari13.
In tutto il discorso si trovano inoltre informazioni su caratteristiche ed abitudini
non greche presenti in quell'antica colonia di Mileto. In particolare la descrizione
dell'abbigliamento del giovane Callistrato: pantaloni, mantello corto e nero, spada
legata alia vita (XXXVI 7), trova corrispondenza in molte immagini di giovani
cavalieri Sciti scolpite su pietre tombali risalenti proprio al I e II secolo d.C,
rinvenute non ad Olbia, ma nel territorio del Regno Bosporano. Abbiamo ben 130
rilievi funerari con raffigurazioni di cavalieri14 e di queste 30 rappresentano un
cavaliere sul suo cavallo, accompagnato da uno scudiero, proprio come Callistrato
viene descritto nell'orazione (XXXVI7). Un solo rilievo del II secolo, proveniente
da Olbia, rappresenta un cavaliere con un corto mantello, accompagnato dal suo
scudiero a piedi. La spada lunga appare anch'essa in molti di questi rilievi,
accompagnata da arco e frecce o da un corto pugnale. Essa e, tra il I ed il II
secolo, l'arma piu usata nel territorio del Bosporo, come dimostrano i ritrova
menti nei corredi funerari, dai quali e possibile ricavare anche la sua lunghezza,
oscillante tra i 71 ed i 112 centimetri.
Ma 1'influenza dei vicini Sciti non si limita al vestiario, essa e tale che il
vecchio Ierosone arriva a lamentarsi con Dione del fatto che ormai solo una piccola
parte della popolazione cittadina e in grado di esprimersi in greco corretto (XXXVI
24). Dione quindi sembra particolarmente interessato ad indagare i termini della
convivenza tra le due diverse culture, prova ulteriore che in questo periodo la sua
curiosita e stimolata dai modi di vita non greci.
Da Olbia Dione si muove quindi per raggiungere la terra dei Geti e vi riesce:
infatti ancora una volta Filostrato riferisce che la notizia dell'avvenuta uccisione
di Domiziano raggiunge il retore proprio in Mesia, neH'accampamento di
Viminacium15, dove con un discorso riconduce alia ragione gli animi dei soldati,
scossi dalla morte di un sovrano a loro caro16 (Phil. Vitae Soph. I 7). Egli quindi
pote avere accesso durante il suo viaggio a non poche informazioni sulla vita del
popolo getico utilizzate poi per redigere i suoi Getica. Dello scritto altrimenti
perduto, attraverso i Getica di Giordane ci sono giunti i seguenti frammenti17.

12 Oral LXIX 6; XIII 32.


13 Desideri, Dione, 361.
14 G.V. Kieservitzky - C. Watziger, Griechische Grabreliefs aus Sudrufiland, Berlin 1909.
15 L'autenticita della notizia filostratea fu sostenuta gia dall'ARNiM, Leben, 305 e condivisa in
tempi piu recenti da R. Vielmetti, / Discorsi Bitinici di Dione Crisostomo, ?St. It. Filol. Cl.?, n.s.
18 (1941), 89-108.
16 Domiziano aveva conquistato Tappoggio dei soldati aumentando loro la paga (Suet. Dom.
XII 1).
17 I frammenti dell'opera di Dione sui Geti sono raccolti nel II volume dell'edizione dionea
delFARNiM, IV/IX, da cui li ristampa Jacoby, FGrHist III C, Leiden 1958, 707. Io preferisco citare

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I GETICA DI DIONE CRISOSTOMO 181

Cap. V 39-40 ?Ut ergo ad nostrum propositum redeamus, in prima parte Scythiae,
juxta Meotidem commanentes, praefati unde loquimur, Filimer regem habuisse noscuntur.
In secunda id est Daciae, Thraciaeque et Mysia solo Zalmoxen, quern mirae philosophiae
eruditionis fuisse testantur plerique scriptores annalium. Nam et Zeutam prius habuerunt
eruditum, post etiam Dicineum, tertium Zalmoxen, de quo superior diximus. nee defuerunt,
qui eos sapientiam erudirent. Unde et poene omnibus barbaris Gothi sapientiores semper
extiterunt Graecisque poene consimiles, ut refert Dio, qui historias eorum annalesque
Graeco stilo composuit. Qui dicit primum Tarabosteseos, deinde vocatos Pilleatos hos, qui
inter eos generosi extabat, ex quibus eis et reges et sacerdotes ordinabantur?18.

In questo frammento19 Dione sottolinea la grande erudizione del popolo getico,


il piu istruito tra i barbari e addirittura paragonabile a quello greco. Tutto ci6 e
riconducibile secondo il retore al fatto che da sempre essi ebbero come governanti
uomini di eccezionale cultura. D'altra parte l'ammirazione di Dione per la saggezza
di popoli estranei all'orizzonte culturale greco e testimoniata in piu parti del
corpus. In particolare ritengo sia interessante un passo dell'orazione XLIX, Rifiuto
di una carica in consiglio, nel quale egli dimostra approvazione per tutti quei
popoli che si fanno governare da filosofi o li utilizzano come consiglieri dei
governanti:

... Koci Koivfj 8e xa ioxupOTOccoc tcdv eGvcov eiteiSfi ou Suvocuai aei paoiAetie
aQai bub xcov (piXoaoqxov, zniGxaxac; xotq PaaiXeuai koci apxovxaq xouxouq
otKe8ei^av. Ilepaai pev, oipai, xovq %aXox>\ie\ox><; flap' autotq pdyouq...
AiyuKtioi 8e xoxx; iepeaq... 'Iv8oi bk ppaxiiavag... KeXxoi 8e oftg ovopa^ouai
Apm8a<;... ?v aveu xoiq PaoiXeuoiv ou8ev e^fjv npaxxexv ou8e PouX,e\)ea8ai, dioxe
to pev dX/n8e<; eKeivouq ap%eiv (7/8).

Dunque secondo Dione anche tra i barbari e diffuso il principio della subordi
nazione dell'autorita regale a quella filosofica. Tale principio, propugnato dalla
sapienza greca, almeno sin da Platone, veniva allora vigorosamente affermato nei
confronti degli imperatori romani da parte degli stoici e proprio Dione lo teorizzd
con particolare ampiezza attraverso i quattro Discorsi sulla regalitd.
Nel passo dioneo riportato da Giordane, e piu volte menzionato Zalmoxis,
divinita ctonia dei Geti e con lui Dicineo, ricordato anche ai paragrafi 67 e 73,
e Zeuta. Quest'ultimo non e altrimenti conosciuto, tuttavia esiste nel pantheon
trace, a fianco di Zalmoxis, un Zbelsourdos20. L'identificazione di tali dei con

dall'edizione iordaniana di Mommsen, cit. supra nota 7, che preserva il contesto, conservandone
anche rortografia.
18 Ma torniamo dunque al tema: finche* il popolo di cui parliamo dimor6 nella prima parte della
Scizia, vicino alia Meotide, si sa che ebbe come re Filimero. Abitarono in un secondo tempo la
Dacia, la Tracia e la Mesia, quando erano govemati da Zalmoxis, del quale la maggioranza degli
storici testimonia la mirabile cultura filosofica. Infatti gia prima avevano avuto l'erudito Zeuta, e
dopo questo Dicineo, terzo Zalmoxis del quale abbiamo gia detto, e del resto non mancarono maestri
di filosofia. Ed ecco perche* i Goti furono sempre i piu istruiti di tutti i barbari, tanto da eguagliare
quasi i Greci, come testimonia Dione che ne scrisse la storia in greco. Egli afferma che la nobilta
gota, da cui si traevano i re e i sacerdoti, port6 prima il nome di Tarabostesei, poi quello di Pilleati.
19 In Jacoby, FGrHist III C, 707, sono considerati di matrice dionea anche i paragrafi 38 e 41
del cap. V.
20 O. De Villers, Jordanes. Histoire des Goths, Paris 1995,136. Vopera costituisce il commento
piu recente a Giordane.

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182 S. TERREI

uomini sapienti e una razionalizzazione di ascendenza evemeristica operata da


Dione stesso.
Quello dei Tarabostesei e anch'esso un nome appartenente alia storia dei Traci
e non ha nulla a che fare con il popolo getico. Quanto al nome Pilleati, scelto
con ogni probability per assonanza con il nome di un'antica stirpe regale gota,
quella dei Capillati21, deve essere un'inserzione di Giordane.

Cap. IX 58/59/60 ?Dio storicus et antiquitatum diligentissimus inquisitor, qui operi


suo Getica titulum dedit... hie Dio regem illis post tempora multa commemorat nomine
Telephum... is ergo Telephus Herculis filius natus ex Auge, sororis Priami coniugio
copulatus, procerus quidem corpore, sed plus vigore terribilis, qui paternam fortitudinem
propriis virtutibus aequans Herculis genium formae quoque similitudinem referebat. Huius
itaque regnum Moesiam appellavere maiores... is ergo antefatus habuit bellum cum Danais,
in qua pugna Thesandrum ducem Graeciae interemit et dum Aiacem infestus invadit
Ulyximque persequitur, vitibus equo cadente ipse corruit Achillesque iaculo femur sauciatus
diu mederi nequivit; Graecos tamen, quamvis iam saucius, e suis finibus proturbavit.
Telepho vero defuncto Eurypilus successit in regno, ex Priami Frygum regi germana
progenitus, qui ob Cassandrae amorem bello interesse Troiano, ut parentibus soceroque
ferret auxilium, cupiens, mox venisset extinctus est?22.

Ritengo che l'aspetto piu interessante di questo secondo frammento23 sia il


tentativo compiuto dal retore di Prusa di avvicinare il popolo getico a quello greco
attraverso l'uso della figura di Eracle. Dione infatti sostiene che uno dei governanti
dei Geti fu appunto Telefo, figlio di Eracle e di Auge. La scelta di Eracle e partico
larmente significativa in quanto l'eroe rappresenta il civilizzatore, il portatore di
ordine e di leggi. Diodoro descrive Eracle come colui che reca, attraverso i suoi
viaggi la civilta e 1' ordine, lasciando in molti casi anche un erede eponimo, cosa
che accade per citare un solo esempio tra molti, nel territorio dei Celti dove egli
sposa la figlia del loro re generando Galate (Bibl. Hist. V 24, 2/3)24, ma gia
Erodoto individua ben sette dinastie originate dall'eroe25. Le origini di questa
missione ecumenica del figlio di Zeus vanno ricercate in un passo deWIliade (XIX
91/133), nel quale possono essere ravvisate tracce di un Eracleide, successiva
mente confluita nel poema. Nei versi viene ricordata la nascita dell'eroe e predetto
il suo destino che sara quello di navxeacx 7cepiKTi6veaai ocvd^ei26. Dione quindi

21 De Villers, Jordanes, 136.


22 Lo storico Dione, uno dei piu attivi ricercatori dei fatti dell'antichita, in una sua opera dal
titolo Getica... ricorda un re che essi ebbero in tempi piu recenti di questi: Telefo... questo Telefo
dunque, figlio di Ercole ed Auge, sorella di Priamo, personaggio notevole per l'alta statura, ancora
di piu per la forza fisica, il coraggio pari a quello di Ercole al quale somigliava anche nel carattere
e nella fisionomia. II suo regno corrispondeva alia regione che i nostri antenati chiamarono Mesia...
Egli fu in guerra con i Greci e ne uccise il comandante Tessandro. E mentre andava contro Aiace
ed inseguiva Ulisse, stramazzato il cavallo al suolo cadde trafltto alia gamba da Achille con un colpo
di lancia, soffri molto a lungo per guarire; tuttavia nonostante le ferite riusci a scacciare i Greci dai
suoi territori. Quando mori gli successe il figlio Euripilo, la cui madre era una sorella di Priamo, il
re dei Frigi. Per amore di Cassandra e con il proposito di portare il suo aiuto ai parenti ed al suocero,
voile partecipare alia guerra di Troia, ma mori appena arrivato.
23 Jacoby, FGrHist 707, II riporta i soli paragrafi 58/59.
24 L. Prandi, Aspetti ecumenici delta figura di Eracle, in L'ecumenismo politico nella coscienza
delVoccidente, a cura di G. Zecchini et alii, Roma 1998, 43-56.
25 O. Gruppe, Herakles, in RE Suppl., Ill (1918), 1194, il quale riporta un elenco dei figli
generati da Ercole.
26 Prandi, Aspetti ecumenici, 46-48.

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I GETICA DI DIONE CRISOSTOMO 183

sceglie come anello di congiunzione tra il mondo getico e quello ellenico Eracle
proprio in quanto eroe di tutti i Greci27. Subito dopo l'oratore sembra addirittura
voler dimostrare l'occasionale superiority del popolo getico riferendo che, in uno
scontro con i Greci, Telefo uccise Tessandro, loro condottiero, e riusci quindi ad
allontanarli dai suoi territori. D'altra parte in due momenti egli sottolinea la
parentela di Telefo e di Euripilo con Priamo, re dei Frigi, e tale sottolineatura
assume per il retore un valore particolare in quanto egli e micrasiatico.
Per cio che riguarda Telefo, secondo la tradizione, egli fu re non della Mesia,
regione a sud est dell'Europa, ma della Mysia, paese situato a nord ovest dell'Asia
Minore. La confusione fu probabilmente originata dalla quasi omonimia dei due
paesi, e cosi Telefo si trova a partecipare alia guerra di Troia. Ma in effetti uno
scontro tra Telefo ed i Greci capeggiati da Tessandro, secondo la leggenda, ci fu:
i Greci sarebbero infatti sbarcati per errore in Mysia, credendosi invece in territorio
troiano, ma Telefo, avendo vinto in battaglia il loro condottiero, li costrinse alia
via del ritorno28.

Cap. X 65 ?Philippus quoque pater Alexandri Magni, cum Gothis amicitia copulans
Medopa Gudile regis filiam accepit uxorem, ut tali affinitate roboratus Macedonum regna
firmaret. Qua tempestate, Dio storico dicente, Philippus inopia pecuniae passus,
Odyssitanam Moesiae civitatem instructis copiis vastare deliberat, quae tune propter vicina
Tomes Gothis erat subiecta. Unde et sacerdotes Gothorum illi qui pii vocabantur subito
patefactis portis cum citharis et vestibus candidis obviam egressi patriis diis, ut sibi propitiis
Macedonas repellerent, voci supplici modulantes. Quos Macedones sic fiducialiter sibi
occorrere contuentes stupiscent, et si dici fas est ab inermibus terrent armati. Nec mora
soluta acie qua ad bellandum construxerant, non tantum ab urbis excidio abstinuerunt,
verum etiam et quos foris fuerant iure belli adepti, reddiderunt, foedusque initio ad sua
reversi sunt?29.

In questo passo30 e di particolare interesse l'importanza che da Dione e


attribuita alia casta sacerdotale getica, formata da uomini talmente pii e protetti
dagli dei da riuscire, con il loro atteggiamento pacifico e carico di devozione, ad
allontanare il grande esercito di Filippo, del quale i Greci ben conoscevano la
potenza conquistatrice. La ricezione (o l'invenzione) di questa tradizione storica
mente inattendibile mostra la volonta dionea di idealizzare i Geti e soprattutto i
loro sacerdoti-filosofi. Lo stesso tentativo e riconoscibile dall'enfasi posta dall'au

27 C. Morgan, The transformation ofOlympia and Delphi in the eigth century B.C., Cambridge
1990, 220-21, sulla figura di Eracle eroe panellenico.
28 De Villers, Jordanes, 140.
29 Anche Filippo, padre di Alessandro Magno, desiderando l'amicizia dei Goti, sposd Medopa,
figlia del re Godila: affinche* rafforzato da tale parentela consolidasse l'impero macedone. Nello stesso
periodo tuttavia, secondo quanto riferisce Dione, costretto da difficolta finanziarie mette insieme un
esercito con l'intento di saccheggiare Odissitana, citta della Mesia, che allora era sottomessa ai Goti
come la vicina Tomi. Quei sacerdoti Goti, che vengono chiamati i pii, aprirono subito le porte e,
usciti con cetre e vesti candide chiedono con canti supplici agli dei di essere propizi e di respingere
i Macedoni. I Macedoni si stupiscono vedendoli avanzare con tanta sicurezza, guerrieri in armi
vengono vinti, se e concesso parlare cosi, da uomini disarmati. Senza indugio, non solo quell'eser
cito, messo insieme per combattere, si disperse rinunciando alia presa della citta, ma vennero restituiti
anche gli abitanti, che, sorpresi fuori dalle mura erano stati fatti prigionieri, secondo la legge di
guerra, ed i Macedoni si ritirarono dopo aver stipulato un'alleanza.
30 Lo stesso riconosciuto come dioneo in FGrHist 707, III.

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184 S. TERREI

tore all'unione tra Filippo e Medopa, che non fu piu importante delle altre
numerose mogli del re macedone.
Mentre riguardo ai tre passi sin qui analizzati la certezza che appartengano
alia perduta opera di Dione e data dal fatto che e lo stesso Giordane, di volta in
volta, a menzionare la sua fonte, per altri e possibile supporre la matrice dionea
a causa del loro contenuto31. In XI 67 si parla di nuovo di Dicineo, consigliere
di Burebista, formidabile sostegno per il popolo getico in quanto erudito in ogni
campo del sapere umano; in XI 73 e invece menzionato un secondo consigliere
filosofo, Comosico; in XIII 76 e presente un accenno negativo aH'imperatore
Domiziano: i Geti sarebbero stati indotti a recidere l'alleanza con i Romani a
causa dell'avidita del loro sovrano.
Delia struttura dell'opera di Dione nulla ci e dato sapere attraverso Giordane
che, come abbiamo visto in proposito dice solo ?... ut refert Dio, qui historias
eorum annalesque Graeco stilo composuit? (V 39); egli potrebbe voler indicare
con historias eorum i Getica e con annales la Storia Romana di Cassio Dione,
errore che abbiamo gia ravvisato nella Suda. Per cio che riguarda il contenuto e
dovendo giudicare esclusivamente sulla base di cio che Giordane conserva,
possiamo supporre che trattasse con particolare attenzione gli aspetti descrittivo
etnografici, in accordo con il modello posidoniano, il quale per primo propone il
superamento del dualismo Greci-barbari, sostenendo che essi fossero per natura
uguali e sottolineando la necessita dell'autopsia come unico metodo utile per
superare ogni sorta di pregiudizio. L'opera con ogni probability aveva inizio con
le origini del popolo e proseguiva, a giudicare da cio che possiamo leggere nei
Getica di Giordane, seguendo il regno dei vari sovrani ed affiancando ad ognuno
un consigliere-filosofo. Quanto al punto di arrivo secondo il Salmeri32 i Getica di
Dione non si sarebbero spinti oltre il periodo corrispondente al regno di Domiziano,
in quanto lo stesso Giordane, che si serve del materiale dioneo nella prima parte
della sua storia, si interrompe al regno di Domiziano e riprende dopo una lunga
digressione sulla dinastia degli Amali, con quello di Massimino il Trace. Al
contrario il Jones33 sostiene che nell'opera dionea fosse contenuto il racconto di
una o piii probabilmente di entrambe le campagne di Traiano contro i Geto-Daci
(101/102, 105/106 d.C.).
Piu precisamente secondo lo studioso i Getica dionei farebbero parte della
letteratura fiorita intorno alle guerre daciche insieme ad un'altra opera dallo stesso
titolo composta dal medico-biografo di Traiano, Critone34. Dell'opera di Critone
restano pochi frammenti che riferiscono della vittoria di Traiano su Decebalo
(Johann. Lyd. De mag. II 28), della riduzione dei Geti a tributari di Roma e della
drastica riduzione del loro numero sempre ad opera di Traiano (Schol. Lucian.,
p. 104, 19 Rabe), altri quattro frammenti dal contenuto genericamente militare
sono conservati dalla Suda35. La rassegna di cio che di Critone ci e dato leggere,

31 G. Salmeri, La politica e il potere. Saggio su Dione di Prusa, Catania 1982, 36.


32 Salmeri, La politica, 36.
33 CP. Jones, The Roman World of Dio Chrysostom, London-Cambridge 1978, 123.
34 Steph. byz. IV 373: ... Koei KtnriKoc, Xeyexai 'Ietikoc,, cxcp' oft Kpuoovoc, TetiKCx; Lex.
Sud. E 241 Povcpoc, 'Ecpeaioc, iaxpdc, yeyovcbc, em Tpaidvov ai)v Kpix?vi. Su Critone: I. Russu,
Getica Lui Statilius Criton, ?Studii Clasicae?, (1972), 111-28 e J. Benedum, Titlos Statilios Kriton
ein Beitrang zur Medizin-historischen Epigraphik der Antike, ?Clio Medica?, (1972), 249-58.
35 Lex. Sud. E 4035; E 208; E 368; E 114.

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I GETICA DI DIONE CRISOSTOMO 185

non lascia dubbi riguardo al tono filotraianeo dell'opera, il cui autore fu presente
ad entrambe le spedizioni in Dacia (Johann. Lyd. De mag. II 28: Kpixcov rcocpcbv
Tcoi TCoAipcoi).
Ma il tono ed il contenuto di cio che Giordane conserva della storia di Dione
risulta diverso e, soprattutto, 1'eventuate carattere celebrativo dello scritto sarebbe
inconciliabile con cio che delle guerre in Dacia il retore scrive nell'orazione XII.
Nel discorso, tenuto in occasione dell'Olimpiade del 10536, egli sostiene di essere
di ritorno ?ei)0i) xox> "Iaxpo'u Koci Tfjq Tetcov %6)paq r[ M\)ccov>> (XII 16), dove
al seguito dell'esercito romano egli e stato pacifico spettatore di guerra ?em0\)pci)v
iSetv avSpaq dyovi^opevo'oq vnkp ccp%fj<; Kai Svvapecoq, xoix; 8e vnzp
eXeuGeplaq xe Kai 7taxpi8o<;? (XII 20). Tenendo conto di questa, seppur velata,
denuncia deH'imperialismo romano in area dacica, credo sia possibile sostenere
che T opera di Dione si arrestasse alle campagne militari di Domiziano (svoltesi
tra 1'85 e 1'89), ed inoltre e a mio avviso possibile individuare proprio nello
scontro Geti-Romani la motivazione che spinse il retore ad occuparsi in maniera
diretta di questo popolo straniero, ma comunque geograficamente vicino a quello
greco: cio sia detto senza trascurare la naturale curiosita che doveva muovere lo
spirito di un uomo come Dione, il quale trascorse la maggior parte della sua vita
viaggiando e confrontandosi con culture tra le piu diverse. Proprio l'orazione
XXXVI dimostra come egli fosse un viaggiatore attento ed un osservatore scrupo
loso.
Questo e il contesto nel quale va, io credo, inserita 1'opera storica sui Geti,
dei quali, stando ai frammenti superstiti, egli indagava storia, origini ed abitudini,
con lo scopo di renderle note ai Greci37. Nel corso dello scritto molta attenzione
era sicuramente dedicata a mettere in risalto l'importanza della collaborazione tra
re e sapiente, che egli aveva dimostrato essere la positiva caratteristica di diverse
popolazioni barbariche, e che viene riproposta nel rapporto tra Zeus e le divinita
minori aU'interno dell'ideate citta cosmica del ?mito persiano?, nella seconda
sezione del Boristenitico. D'altra parte proprio in questo periodo Dione si dedica
alia descrizione di modi di vivere diversi da quelli consueti, cosa che avviene sia
nelYEuboico3*, attraverso il quale e proposto il modello di vita campestre, sia
appunto nel Boristenitico, che propone la descrizione di una citta ideate, e questo
interesse potrebbe sfociare anche nell'organica narrazione degli usi e costumi di
un popolo straniero. Non ultimo motivo ritengo possa essere preso in considera
zione il desiderio di porre l'accento negativo suite campagne militari di Domiziano
in Dacia, conclusesi con un accordo tra il governo di Roma ed il re Decebalo,
ritenuto disonorevole anche da altri autorevoli testimoni (basti pensare al Tacito
di Agricola 39), ma che nel retore di Prusa assume un valore maggiore in quanto
nell'imperatore, che gli aveva ingiustamente comminato l'esilio, egli vedeva la
causa di tutti i contemporanei mali. In quest'opera egli avrebbe quindi conciliato

36 A propone la datazione del discorso fu per primo 1'Arnim, Leben, 405-07, con il quale si
trova in accordo Desideri, Dione, 279 e 327. Diversamente pensa Jones, Roman World, 138, il quale
propone come data il 101.
37 Sull'atteggiamento dei Greci nei confronti della cultura e della saggezza straniera A.
Momigliano, Alien Wisdom. The limits of Hellenization, Cambridge 1975.
38 La datazione di questo che e il VII discorso nell'ordine del corpus, e incerta. La piii probabile
e riferibile agli ultimi anni dell'esilio, in quanto al richiamo alia vita secondo natura si unisce l'apprez
zamento per alcuni dei piaceri della vita, ad esempio quelli della tavola: Desideri, Dione, 225.

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186 S. TERREI

il suo naturale interesse per le culture straniere con l'intento di dimostrare che
l'operato di un malus princeps risultava fallimentare da ogni punto di vista.
La data di composizione dei Getica e sconosciuta, ma credo che, per i motivi
fin qui elencati, essa possa essere collocata nel periodo immediatamente succes
sive alia revoca dell'esilio, lo stesso nel quale fu composto il Boristenitico. Infatti
e stata avanzata l'ipotesi39 che proprio il fatto che Dione fosse un profondo conosci
tore dei Geti, avendo loro dedicato una monografia, avrebbe spinto Traiano a
volerlo accanto a se durante le campagne in Mesia; di ritorno da esse nel 105 il
retore pronuncia il discorso ad Olimpia, attraverso il quale si fa portavoce di un
messaggio di pace esaltando le caratteristiche di evergetismo dello Zeus di Fidia
di contro a quelle belliche dello Zeus omerico. In sostanza Dione non sembra
d'accordo con la politica militaristica di Traiano e per questo credo si possa
sostenere che con i suoi Getica evitasse di occuparsi della conquista della Dacia,
cioe dell'unico motivo di dissenso con il programma deirimperatore. Egli infatti
appoggia nella sostanza il governo di Traiano proprio perche il progetto di riorga
nizzazione del tessuto dell'impero attraverso una maggiore autonomia delle
strutture cittadine gia esistenti e la creazione di nuove40, lo vede in qualche misura
direttamente coinvolto. II nuovo sovrano era interessato ad attuare un progressivo
ricambio di quella classe dirigente locale che, nata e cresciuta sotto la dinastia
Flavia, avrebbe potuto costituire un motivo di disturbo per il nuovo ordine. In
questa direzione si inserisce la scelta di Dione da parte di Traiano, come sosteni
tore del suo programma nella provincia di Bitinia, scelta che appare ampiamente
motivata dall'avversione del retore nei confronti di Domiziano41. Ma questo
legame, del quale sono testimonianza le concessioni deirimperatore a Prusa,
implica anche la rinuncia da parte dell'oratore a polemizzare contro l'espansio
nismo traianeo in Dacia e di conseguenza la decisione di arrestare i Getica all'89.
Nel loro insieme le guerre daciche tra I e II secolo d.C. stimolarono la genesi
di due monografie storiografiche: mentre pero quella di Critone e la relazione
autoptica e celebrativa della conquista traianea, quella di Dione unisce alia
denuncia del fallimento di Domiziano una piu ampia riflessione etnico-culturale
sulla ?saggezza straniera? e sulla possibile coesistenza dei barbari con il mondo
greco-romano.

39 Salmeri, La politico, 103.


40 A.N. Sherwin-White, The Roman Citizenship, Oxford 1939, 195-96.
41 Desideri, Dione, 399-400.

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