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Gloria Di Iacovo, lezione del 07-12-2021

LEZIONE 33-( SBOBINA 07-12-2021) STORIA DELLA LINGUA ITALIANA

Allora, riprendiamo e concludiamo il testo di cui abbiamo cominciato a parlare ieri che riguardava la poesia
per musica e l'inizio del melodramma nel 600’. Abbiamo parlato dell’Euridice di Rinuccini e abbiamo
cominciato a farne l'analisi di un breve brano, dando qualche indicazione anche riguardo alla teoria che sul
genere viene formulata tra la fine del Cinquecento e l'inizio del 600’.

La morte di Euridice
Ottavio Rinuccini, L'Euridice (1600)

Per quel vago boschetto,


ove rigando i fiori «Un cantar senza canto, un cantar recitativo, nobile e
lento trascorre il fonte degl'allori,
non popolare, che non tronca, non mangia, non toglie
prendea dolce diletto
con le compagne sue la bella sposa. la vita alle parole, anzi glielo accresce»
Chi violetta o rosa per far ghirlande al crine (lettera di A. Grillo a G. Caccini, compositore della
togliea dal prato, e dall'acute spine,
partitura musicale insieme a J. Peri, 1608).
e qual posando il fianco
su la fiorita sponda agg. preposto
dolce cantava al mormorar dell'onda;
ma la bella Euridice movea danzando il piè su 'l verde prato,
quando, ria sorte acerba!
angue crudo, e spietato,
che celato giacea tra fiori, e l'erba
punsele il piè con sì maligno dente, «Nel cantare l'antico musico qualsivoglia
ch'impallidì repente poema, essaminava prima diligentissimamente
come raggio di sol che nube adombri, la qualità della persona che parlava, l'età, il
e dal profondo core
sesso, con chi, et quello che per tal mezzo
con un sospir mortale
sì spaventoso ohimè, sospinse fore , cercava operare, i quali concetti vestiti prima
che, quasi avesse l'ale, dal poeta di scelte parole a bisogno tale
giunse ogni ninfa al doloroso suono, opportune, gli esprimeva poscia il musico in
ed ella in abbandono quel tuono, con quelli accenti, et gesti, con
tutta lasciossi allor nell'altrui braccia. quella quantità, et qualità di suono, et con quel
Spargea il bel volto e le dorate chiome rithmo che conveniva in quell'attione a tal
un sudor via più freddo assai che ghiaccio.
personaggio».
Indi s'udio il tuo nome
tra le labbra sonar fredde e tremanti (V. Danti, Dialogo della musica antica, 1581)
e volti gl'occhi al cielo
scolorito il bel viso e i bei sembianti,
restò tanta bellezza immobil gelo.

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Allora, vi ricordate che ieri abbiamo cominciato a parlare della grammatica della lingua poetica, uso Non a
caso questa espressione: la grammatica della lingua poetica perché, come forse già sapete, la lingua della
poesia si avvale di un codice linguistico, di un codice lirico che solo in parte coincide con l'evoluzione della
lingua della prosa letteraria e l'evoluzione dell'italiano scritto comune. La grammatica della lingua poetica si
appoggia sull’esordio della poesia in Italia che avviene tramite l'esportazione dei modelli provenzali e
prima in Sicilia( la scuola di Federico II) e poi via via in altre parti d'Italia , ora però ve la sto facendo un po'
semplice perché abbiamo dei testi poetici anche nella l'Italia in concomitanza con quelli della scuola
siciliana Ma insomma ,per capirci, la fondazione del genere lirico in Italia avviene attraverso il prestigio
della scuola siciliana che è un prestigio di testi ,di generi, di figure di poeti, ma è anche un prestigio che
passa attraverso i temi e la lingua; dunque la lingua della poesia in Italia parla il siciliano o meglio quel
siciliano adattato e adottato dai cosiddetti poeti Siculo- toscani da quel momento in poi il codice lirico
conserverà caratteristiche grammaticali e fonetiche morfologiche estremamente stabili per non dire fisse
ancora nell'Ottocento la lingua della Lirica continuerà a parlare la stessa lingua inaugurata dai poeti Siculo
toscani e poi dal dolce stil novo e poi dal modello fondamentale che naturalmente Petrarca e lo farà con
una rigidità che non appartiene a nessun altro genere è scritto dell'italiano. Questo significa che appunto
fino a 800 inoltrato per non dire inizio del 900 in Italia, possiamo parlare di una grammatica della lingua
della poesia, di una grammatica del codice lirico che entrerà in crisi solo nel passaggio tra Otto e Novecento
cioè quando ormai si riduce la forbice tra lingua scritta e lingua parlata e nel frattempo si diffonde una
varietà comune di italiano di impronta Toscana, come sapete. Questi eventi, insieme al grandissimo
rivolgimento culturale, sociale, storico che avviene in Italia e in Europa tra la fine dell'Ottocento e l’inizio
del 900’, le scoperte scientifiche, i filosofi del dubbio e tutto quello che copriamo con il nome di
modernismo, tutto questo mette in crisi finalmente, potremo dire, anche la grammatica del codice lirico e
dunque cominciamo a notare delle oscillazioni dei fenomeni più caratteristici e più rigidi dei fenomeni che
compongono questa grammatica. Spero di avere il tempo di vedere con voi almeno Pascoli e D’Annunzio
per descrivere più nel dettaglio gli elementi di questa crisi. Uno degli elementi di questa crisi riguarda
sicuramente il dittongamento Toscano. Il dittongamento Toscano è assente dalla grammatica del codice
lirico che appunto è improntata, potremmo dire, all’imprinting della poesia siciliana, dunque, non ha il
dittongamento Toscano e che invece ritornerà a insinuarsi tra le pieghe della poesia in Italia tra otto e
Novecento. E’uno dei tratti che entrano prima in crisi proprio per la continuità con la lingua effettivamente
usata.

Qui siamo ben prima di questo periodo e dunque, possiamo riconoscere facilmente alcuni tratti, alcuni
fenomeni di questa grammatica del codice lirico come vi dicevo intanto:

- l'assenza del dittongamento Toscano nelle forme core, fore, sonar ( vv 19- 23) che avrebbe dovuto essere
presente per analogia, come vi dicevo

- si trova solo il dittongamento Toscano in “suono” vv 23  (giunse ogni Ninfa al doloroso suono)

- gli indicativi imperfetti con dileguo di V (prendea togliea giacea, pargea)

-l’epitesi di “o” al passato remoto tronco “s’udio “

- numerose apocopi e elisioni;la caratteristica delle elisioni in particolare è che si elidono anche articoli e
preposizioni articolate plurali di fronte a plurali a nomi plurali maschili o femminili, è notevole e anche
l'elisione del pronome relativo che: “impallidì repente”

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LESSICO

Dal punto di vista del lessico, riprende l'armamentario lessicale della poesia petrarchesca nella versione
mediata dal poema pastorale 500’- 600’ esco: cioè l'Aminta di Tasso è il Pastor fido di Battista Guarini per
fare degli esempi che penso conosciate. Dunque l'ambientazione è sicuramente da poema pastorale:
all'inizio abbiamo descritto questo vago boschetto, il prato ,il fiume i fiori eccetera… e questa
ambientazione la ritroviamo ,appunto, nell'uso di diminutivi come boschetto e Violetta e nell'uso di una
aggettivazione ( sto passando dall'aspetto grammaticale all'aspetto lessicale) . E’ importante per me
sottolineare questo perché vorrei che voi aveste molto chiaro che l'analisi si fa sempre distinta per settori e
livelli della lingua ,prima gli aspetti grammaticali cioè grafia fonetica morfologia poi lessico poi sintassi e poi
eventualmente stile figure retoriche.

Per quanto riguarda l’aspetto lessicale gli aggettivi sono numerosi e in genere per la maggior parte non
sono marcati a livello lessicale il che significa che sono dei più comuni e frequenti nella lingua della Lirica
per esempio :

-“vago” e “lento “che è l'aggettivo tipico per descrivere il fiume bucolico: il fiume del poema pastorale che
sempre lento tranquilla non scorre non in modo tumultuoso irruente mai modo lento e piano perciò lento.

-“dolce dolce” ripetuto vedete “dolce di letto dolce cantava “

-e poi naturalmente l'onnipresente aggettivo bello es. la bella sposa, la bella Euridice poi più sotto il bel
volto, fino agli ultimi due versi dove vedete, c'è una figura etimologica cioè l'aggettivo bello ripetuto due
volte: il bel viso e i bei sembianti e il verso dopo bellezza.

definizione

la figura etimologica è quella figura retorica per cui io ho la stessa radice di una parola ma declinata in
parte del discorso diverse ,per esempio un aggettivo e un sostantivo come qua. Anche qui però vedete che
appunto la ripetizione non è pesante dal punto di vista retorico ma ci torneremo . Aggettivi lievemente più
marcati sono quelli dei colori che non mancano mai nel poema pastorale e che qui vedete già
nell'indicazione dei sostantivi relativi ai fiori : es Violetta e Rosa e poi ,vedete, il verde Prato .

Più sotto” le dorate chiome”, anche qua vedete, è un aggettivo più che frequente da Petrarca in avanti.
Laura non ce la immaginiamo con i capelli neri e le sopracciglia folte, ma con queste dorate chiome che
incorniciano il bel volto . Aggettivi e sostantivi di colore es “la fiorita sponda”, hanno anche un valore
strutturante del componimento perché il segno della morte di Euridice che si avvicina e che poi la coglie è
descritto come un venir meno del colore del volto e insieme al volto di Euridice è come se impallidisca
tutto il paesaggio.

Es . il sudore è più freddo assai che ghiaccio , il ghiaccio si intende come l'esclusione di ogni colore,
“colorito il bel viso e di nuovo immobil gelo: sono tutte sono tutti i nomi e figure immagini che rimandano a
l'assenza di colore perciò c'è una forte contrapposizione tra l'inizio e la fine del brano che è giocata proprio
sugli elementi di colore :prima ci sono tanti colori dopo mancano questi colori.

Aggettivi più marcati si trovano proprio nella parte centrale del brano che è quella di maggiore impegno
anche stilistico dove appare il serpente- Lo notiamo perché si concentrano qui le coppie di aggettivi torte
acerba e angue crudo e spietato. Anche l'aggettivo maligno è più marcato rispetto a quelli che abbiamo
visto finora. Maligno porta con sé una costellazione di aggettivi negativi che vedete più sotto, in particolare
per l'assonanza tra “spaventoso ohi me” e “doloroso suono” ; dunque non sono frequenti le coppie di
aggettivi ma sono collocate ad hoc per sottolineare gli aspetti più patetici, più drammatici della scena.

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Vdete sono poste le coppie di aggettivi; questa è un'altra particolarità petrarchesca, che viene giù da
Petrarca Le dittologie di aggettivi che accompagnano il nome: sono posti sia prima e l'altro dopo cioè
aggettivo più nome più aggettivo, sia a seguire il nome (aggettivo più aggettivo come angue crudo e
spietato.

Molto spesso per quanto riguarda la posizione, gli aggettivi li troviamo preposti al nome ,questo è un altro
indicatore di letterarietà, ma in questo senso stilizzato e monotonale proprio della lingua petrarchesca; è un
topos della lingua della lirica e della lingua letteraria in generale l'aggettivo anteposto al nome è proprio un
indicatore di letterarietà(“ dolce diletto,, bella sposa, acute spine ,Fiorita sponda verde prato eccetera
eccetera.

Molto spesso l'aggettivo è preposto al nome in questa patina di letterarietà.

SINTASSI

Per quanto riguarda la sintassi del brano, il componimento è tutt'altro che poco elaborato. Notiamo subito
la relativa posta al secondo verso” ove rigando fiori dentro trascorrere il ponte degli Allori” ,così che la
relativa locativa inquadra proprio questa scenetta bucolica.

Dopodiché qui ” ma la bella Euridice muoveva danzanti zia, si vede presto”, questa congiunzione
Avversativa è quella che introduce alla parte centrale del brano . Questa avversativa non ha giustificazione
sintattica perché prima vediamo le compagne che cantano e danzano intorno a Euridice e dopodichè dice
danza anche Eurudice(il fatto che Euridice danzi in è in contrapposizione con tutto ciò che ci è stato detto
fin ora) la avversativa non introduce una opposizione ma la parte centrale del brano .

E’ un indicatore che serve per la musica, che serve a far capire quando la musica in quel punto deve iniziare
a incresparsi e deve avere una sfumatura più patetica e drammatica. A questo punto del componimento
viene introdotta la temporale” quando” che regge la relativa al mondo è crudele e spietato che c'è lato
giacea tra fiori e l'erba “ e la consecutiva così maligno dente ch’ impallidire prende eccetera eccetera. Viene
introdotto un complemento di paragone “come raggio di sol …“che regge a sua volta un'altra relativa:

-“ che nube adombri”, poi c’è la congiunzione “e” che coordina le due frasi principali la seconda “dal
profondo cuore vedete spaventoso di me” c'è una seconda consecutiva che riprende esattamente
l'andamento della prima: con si maligno dente che”. Vedete anche la posizione metrica è identica

“si maligno dente che (a capo)


si spaventoso in me che (a capo)

c’è un parallelismo evidente delle due

- quasi avesse l’ ale è un incidentale ,vedete “quasi avesse l’ale “ trad :come se avesse la Ale, perciò una
comparativa ipotetica

- come se avesse la Ale in fondo loro sono e della in abbandono è di nuovo una coordinata allora nella lui
braccio

Nell'ultima parte vedete la sintassi ritorna a essere lineare,piana come sembrano l'impegno sintattico e la
maggiore complessità sintattica riguardano proprio la parte centrale dove vediamo a tanti livelli diversi
l'autore profondere impegno linguistico e stilistico

Es”dunque spargel volte le date via più freddo assai “, troviamo di nuovo il complemento di paragone più
freddo assai che ghiaccio

E volti gli occhi al cielo: subordinata implicita colorito il pentito e i nei sembianti, un'altra subordinata
implicita la principale tanta bellezza i bambini cielo
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Allora qui vedete, Nell'ultima parte vi dicevo la sintassi è più lineare e che invece di usare subordinate
esplicite l'autore usa due subordinate implicite anche per imprimere una velocità più forte alla sintassi :
cioè è descritta l'agonia ma il momento della morte arriva rapidissimo a cogliere Euridice. Le due
subordinate implicite hanno la funzione proprio di aumentare la velocità della sintassi e di rappresentare
l’immediatezza fatale del momento della morte. Ho dimenticato di notare, Vi chiedo scusa, nella parte del
lessico i latinismi che anche essi concentrano nella parte centrale del brano e sono in sostanza: angue e
repente : “ impallidì repente”.

repente rima con serpente e mortale con Ale, vedete, in questo collegamento tra appunto, l'anima che
prende il volo dal corpo e il sospiro mortale ,la morte e il fatto di andare via .

Dunque dal punto di vista stilistico avrete già notato nella mia lettura la serie di inversioni e iperbati che
punteggia la sintassi che non è complessa anche se raggiunge livelli di grosso impegno stilistico ;qui nella
parte centrale non è complessa ma è continuamente complicata da iperbati e inversioni qui per esempio
già all'inizio “ove rigando i fiori”, la subordinata implicita è preposta alla principale trasporre: il soggetto
viene dopo il verbo con questa inversione che appunto capovolge l'ordine normale dei costituenti di frase
(in italiano è soggetto verbo complemento l'ordine non marcato dei costituenti di frase) e qui abbiamo v
trascorrere il ponte cioè inversione verbo soggetto. Di nuovo nella principale “prendea la bella sposa”, di
nuovo inversione predicato verbale e soggetto.

Qui al centro del componimento, la relativa stabilisce un forte iperbato tra soggetto e verbo “angue
punsel”profondo cuore con un sospir mortale si spaventoso in SP il verbo è di nuovo alla fine della frase,
vedete,con questa costruzione letteraria raffinata che evita il latino e viene posto dopo i complementi:

- Complimenti dal profondo cuore con un sospiro mortale via idea complementi indiretti sia il complemento
oggetto sospinse for e di spaventoso o in me qui di nuovo delle in abbandono ciotti allo nell'altro imbratta il
complemento in abbandono viene preposto al verbo “lascio spina abbandono allo nella al braccio”.

La frase dopo ancora, inversione “per volte le dorate chiome d'Oro via più fredda sai che ghiaccio un sudore
“è il soggetto che viene messo dopo, posticipato rispetto al verbo e ha due complementi oggetti per volto
e le dorate chiome.

es “che ho messo prelato a suonare fredda e tremanti “: qui il semplicemente c'è l'inversione tra verbo e
sostantivo suonare tra le la il tuo nome sonar tra le labbra fredde e tremanti (inversione tra il verbo è il
complemento e direi basta)

Dunque una trama di figura di posizione di collocazione intensa molto impegnativa e abbiamo poi, per
concludere la parte delle figure retoriche: abbiamo una serie di similitudini che rimandano,, vi dicevo a
questo ambito semantico del Gelo,, del freddo del ghiaccio ;la prima è questa :” come raggio di sol che
numero adombri “;è il momento in cui appunto viene meno il colorito Euridice, poi abbiamo un’altra
similitudine un sudore più freddo che Chiasso e infine la metafora finale “restò tanto Immobil gelo” con l’
inversione tra soggetto e predicato che mette a contatto e sviluppa il parallelismo tra tanta bellezza da una
parte e immobili Gelo dall'altra:

I due segmenti sono i segmenti sono costruiti in modo identico aggettivo più sostantivo aggettivo più
sostantivo “immobili gelo” . E’ la metafora della morte; naturalmente in questi ultimi versi ,vedete, c'è un
condensato di figure retoriche.

Abbiamo visto prima la figura etimologica, ora vediamo il parallelismo e la metafora

-parallelismo che ci sia anche sopra il bel viso e i bei sembianti che sono il soggetto della participiale no
colori chi sarebbe il bel viso e bel sembianti ma quest’ ulteriore figura retorica collabora a rendere l'idea

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dell'insieme del corpo di Euridice che perde il colore , colorito singolare però riferito a due soggetti il vi
vedete impianti .

Vi ricordate come si chiama questa figura retorica dove il soggetto plurale è accordato al verbo singolare e
che è usata proprio in poesia per indicare come un tutto unico un insieme di elementi? E’ lo zeugma una
parola greca che indica Appunto questo procedimento è che un esempio che sta sempre in Leopardi ,non
mi viene in mente adesso ma noi troveremo andando avanti con le analisi .questo accumulo di figure
retoriche degli ultimi versi dicevamo qua il parallelismo “Bel viso e bei sembianti” il parallelismo “tanta
bellezza immobili gelo”lmmobil gelo è una metafora ; qui abbiamo la figura etimologica “bel, bei
,bellezza” e poi abbiamo lo zeugma colorito con soggetto plurale l'estate .

Allora concludiamo questa parte sulla lingua della poesia lirica . Nell'allegato con le analisi già fatte
troverete anche un sonetto di Marino in modo da completare il discorso sul genere lirico nel 600’ su cui noi
non ci fermiamo a lezione così come anche dall'altro capo, diciamo, dello spettro della variazione
dell'italiano scritto del 600’ trovate alcuni brevi brani di italiano scritto da semicolti cioè appunto da
persone che abitualmente non avevano bisogno di scrivere, che scrivevano solo in casi eccezionali per
esempio trovate la lettera di un artigiano rivolta al cardinale Borromeo (tra le cose tra i testi analizzati )
perciò persone che non avevano abitualmente bisogno di scrivere e che perciò quando dovevano scrivere
inserivano nei testi numerosi fenomeni legati sia alla variazione diatopica cioè sia alla varietà locale del
dialetto che parlavano, sia anche alla varietà alla variazione diastratica ,cioè legate al fatto che non avevano
cultura alta ,,diciamo per cui si esprimevano in italiano Popolare. Concludiamo invece il discorso sul 600’
parlando degli strumenti di descrizione della lingua vediamo prima della pausa l'unica grammatica che
intendo presentarvi dopo la pausa il vocabolario. Dunque la grammatica più importante per il 600’ Poi
troverete naturalmente anche spiegato nel manuale, è questa che vi lascio qui sulla cattedra se qualcuno
quella vuole guardare Basta che vi mettete le mani come facciamo ormai di solito si intitola “della lingua
Toscana” e l'autore è Benedetto Buommattei ,toscano e accademico della Crusca. Si tratta della
grammatica più importante del 600’ ; Ma più che aprire un secolo nuovo di descrizione grammaticale,
questa grammatica è così importante perché raccoglie e sintetizza le fila del dibattito 500 esco in merito
alla scrittura di grammatiche. Dunque, la prima edizione della grammatica è del 1623 ed esce a Venezia
naturalmente, appresso Alessandro Polo. Nella premessa di questa grammatica, Buommattei fa presente i
suoi intenti: sostiene Cioè che il grande secolo della codificazione linguistica cioè il 500, non abbia lasciato
una grammatica altrettanto sistematica della lingua italiana. (trattato di lingua più importante del 500’)
Le prose della volgar lingua che vengono pubblicate nel 1525:non si tratta di una vera e propria
grammatica, quanto di un dialogo sulla lingua volgare molto impegnato proprio dal punto di vista della
teoria del modello di lingua che i letterati devono seguire nella scrittura delle loro opere, molto meno
sistematico nel descrivere le regole di questa lingua letteraria. Allo stesso modo per lungo tempo a Firenze
i letterati che si radunano intorno all’ Accademia Fiorentina, una sorta di Accademia di Stato, un organo per
la propaganda culturale voluto fortemente da Cosimo I de Medici, il granduca che regge le sorti di Firenze
fino alla metà degli anni 70 circa; lui chiede fortemente agli accademici fiorentini di produrre una
grammatica e un vocabolario, per descrivere la lingua più bella di Italia. I letterati fiorentini non si
dimostrano all’altezza di questo incarico e c’è un lungo dibattito su come fare a scrivere una grammatica di
una lingua in uso come ,appunto, il fiorentino del 500’.

Alla fine il prodotto di questo grosso impegno che si intitola Regole della lingua fiorentina ed è pubblicato
nel 1586 dal letterato Pier Francesco Giambullari , non è sicuramente all'altezza di una grammatica
regolativa della lingua Toscana . Queste diciamo sono le prove principali del 500’, ad esclusione
naturalmente, delle regole della lingua volgare di Giovan Francesco Fortunio che è considerata la prima
grammatica del Cinquecento, la prima grammatica in assoluto della lingua volgare se escludiamo la
grammatichetta di Alberti e che vengono pubblicate nel 1516. Abbiamo questi due episodi 1516 e 1586
con in mezzo Le prose della volgar lingua di Bembo. Dunque, la grammatica di Buommattei più che tentare
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una difficile sintesi della produzione grammaticale del 500’, come dire, ne tenta invece una sistemazione
che abbia i caratteri finalmente di una grammatica con tutti gli argomenti che occorre trattare ,trattati per
ordine e appunto in modo sistematico.

Vi leggo ,appunto, un pezzetto della premessa . Bommattei dice che vuole fornire una descrizione e cito
“della lingua che nei miglior paesi della Toscana volgarmente si parla e dalle più celebri Nazioni d'Italia
quasi comunemente si scrive” la lingua che si parla nei migliori paesi della Toscana E che in tutta Italia
quasi comunemente si scrive, riassumendo così il grosso dibattito cinquecentesco tra Fiorentino Moderno o
Fiorentino del Trecento “ : questo era un po' Il sugo del dibattito del 500 ‘.

Dunque Bommattei, si mette consapevolmente sulla via e sulla scia di Bembo e degli altri grammatici per
500’ ma rilevando che questi grammatici hanno “ tuttavia sprezzate A bello Studio tutte quelle bassezze che
nell' insegnare i principi sogliono toccarsi da molti e pertanto riescono ai principianti si malagevoli che molti
dalla difficoltà spaventati lasci molto presto in abbandono quello studio.”

Vedete buommattei è consapevole che non è ancora stata descritta in modo sistematico la lingua e perciò
intende soffermarsi, dice ,anche su tutte quelle bassezze che riguardano proprio i principi
dell'apprendimento della lingua; e quando apriamo la grammatica possiamo trovare, appunto, conferma di
questa premessa.

Allora a Bembo e agli altri grammatici del 500’ Buomattei e critica il fatto di non avere esaminato quelle
cose, dice che dai medesimi 3 valenti uomini, cioè i grammatici del 500 si sono come troppo basse e ,o
come Note abbastanza lasciate alla discrezione del lettore :significa una trattazione sistematica di tutto
quello che riguarda appunto la grammatica della lingua volgare.

Per chiarire che cosa intende BuomMattei per bassezze vi farei vedere appunto ,parlerei dell'indice della
grammatica in modo che sia più chiaro che cosa c'è dietro a questo sostantivo astratto e di partenze .

Allora la grammatica nel suo stadio definitivo per una grammatica che viene pubblicata in diverse edizioni e
via via ampliata e sistematizzata dall'autore c'è tutto per chi è interessato poi la prefazione del curatore
che mi Michele Colombo che Vi da conto di tutte queste successive redazioni la grammatica nel suo stato
definitivo consta di due libri i due libri e di 19 trattati. Il libro primo più breve, è dedicato a un breve
riassunto della questione della lingua, “cosa sia lingua e quel che per lingua si intenda”, dove qui
effettivamente buomMattei sintetizza il dibattito sulla questione della lingua nel 500.

Questo è molto belli questi faranno . Allora il primo trattato “cosa sia lingua e quel che per lingua si
intende” .

dal secondo al sesto trattato bomMattei inizia appunto a descrivere queste famose bassezze ,cioè i suoni
della lingua:

- vocali

-consonanti

-le lettere cioè la rappresentazione grafica di quei suoni, compresi tutti quei suoni che avevano creato tante
difficoltà nel 500’ pensate appunto alle velari davanti a vocale palatale “che” “chi” oppure oppure i suoni
palatali gl, gn, sc, e la rappresentazione della affricata alveolare “Z” è la differenza di sorde sonore S eZ
eccetera.

In questi trattati vengono descritti :

-i suoni della lingua

-la rappresentazione grafica di Questi suoni


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-le modalità della divisione in sillabe

-i caratteri dei dittonghi e gli accenti

Abbiamo proprio una parte di grafia e fonetica potremmo dire. In generale Diciamo che il modo con cui
Buommattei affronta gli argomenti qualsiasi argomento della sua grammatica è molto sistematico per cui
Quelle sono le Bassezze : la sistematicità di dare tutta una serie di regole della lingua a tutti i livelli su cui
gli altri grammatici non siano soffermati Perciò per passeggio.Però tra le partenze la parte di grafia e
fonetica Naturalmente quella piccola un pochino più noiosa e bassa se vogliamo rispetto alle altre.

il libro primo si conclude con un trattato dedicato alle parole cioè proprio al lessico ,descrive il lessico della
lingua per esempio, Che cosa sono gli alterati, Come si fa a formare parole per derivazione ,a formare
parole per composizione eccetera

Perciò grafia fonetica e lessico nel libro primo.

il secondo invece proprio è dedicato alle parti del discorso riprendendo la suddivisione che era delle
grammatiche classiche :del latino, (poi per chi è interessato a questo tipo di argomento ci sono molti degli
Studi che riguardano il trasferimento delle parti del discorso così come teorizzate dai grammatici Latini, alla
grammaticografia volgare cioè Come vengono adattate le parti del discorso e anche proprio il lessico
tecnico della grammaticografia Alla descrizione della lingua volgare) ;siamo dentro un grosso argomento
che è molto interessante .

libro secondo le parti del discorso: Cominciamo con il nome, poi il segnacaso che è un'evoluzione della
declinazione cioè le preposizioni te come noi trasferiamo in volgare i casi Latini ?lo facciamo usando le
preposizioni in tra fra di da eccetera. I segnacaso sono le preposizioni , poi un altro un altro trattato è
dedicato all'articolo ,seguono i pronomi, verbi ; nella parte sui verbi due trattati sono dedicati uno al
participio e l'altro al gerundio, poi abbiamo la proposizione l'avverbio, la congiunzione. Gli ultimi due
trattati sono dedicati il primo all'Inter -posto che vuol dire interiezione e l’altro al ripieno che non è una
ricetta di cucina Purtroppo a quest'ora anche ci farebbe piacere ma riguarda l’uso dei pronomi personali sia
in posizione enclitica di dei pronomi clitici diciamo, sia dei pronomi soggetto e delle modalità di
inserimento dentro la frase; è dedicata questo aspetto un trattato a se proprio perché era un aspetto
importante del Toscano, Un carattere del toscano era appunto quello di inserire più pronomi soggetto
rispetto ad altre varietà ed è rimasta anche oggi una caratteristica dei dialetti toscani per questo questo
un trattato a parte viene dedicato a pronomi soggetto e pronomi clitici ecco non abbiamo il tempo di
soffermarsi di più ma volevo solo leggervi due frasi per darvi un'idea di come è piacevole la lettura di questa
grammatica. Vi leggo dal primo capitolo del trattato sull'Interposto.

“L’interposto è una parte dell'orazione cioè una parte del discorso, una categoria grammaticale ed è
indeclinabile, quel che segue serve ad accennare il luogo e l'uso di esso che per ordinario si suol vedere per
entro il parlare benchè tal 'ora si vegga in principio e anche più di una volta si truova tanto solo che non ha
alcun altra dizione né innanzi né dopo” .

allora sta dicendo che l'interiezione si usa per entro il parlare, cioè si inserisce nel discorso , “benchè
talora si vegga in principio” cioe All'inizio di una frase di un periodo, più di una volta si trova tanto solo che
non ha alcun altra dizione ne prima ne. Quindi ci sono frasi che sono costituite solo dall'unica interiezione”
com'è quel che per Allegrezza si suol dire evviva” è un’interiezione (Intendo per Allegrezza si suol dire
evviva come interiezione) “ E come dice il nostro popolo per applaudire al suo gran principe giustissimo e
generosissimo palle palle”

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la grammatica e anche appunto da tanta indicazioni sull'uso corrente , questa grammatica a differenza delle
prose e appunto dei trattati cinquecenteschi

DOMANDA

perché “palle palle “? Perché nel blasone della casata dei medici c'erano 7 palle disposte così sul lungo i
bordi dello stemma e dunque l’acclamazione ai signori del della Corte era proprio palle palle.

Poi ci sono anche altri esempi come tutto un elenco di esclamazioni che si rifanno per Allegrezza, dolore,
IRA ,timore voglia, maraviglia ,disprezzo, negazione eccetera :cioè una grammatica che anche molto attenta
alla descrizione dell'uso e che mentre riflette l'uso allo stesso modo lo descrive in modo da dare un
orientamento, una descrizione anche per chi non è Toscano e vuole invece scrivere in toscano; e qui
troviamo delle cose molto delle perle proprio di simpatia, per esempio esclamazioni dell'IRA sono per
esempio :

-do, do

-guarda ,

- arm arme,

-oh! Ah! uh

Ammazza ammazza

- via e via

di timore ,di voglia “purchè” “di grazia” “ben beh” eccetera mar'aviglia” Ome Ome” “beh”” può essere” o
disprezzo” ahi sì” “ohibò” e “andate andate” eccetera eccetera .

IL VOCABULISTA, LUIGI PULCI (INTRODUZIONE SUI PRIMI VOCABOLARI)

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Gloria Di Iacovo, lezione del 07-12-2021

Parliamo ora dei vocabolari, dunque mi sembrava importante, per capire come funzionano i vocabolari nel
600’ e in particolare l’unico vocabolario di cui parleremo: cioè quello dell’ Accademia della Crusca che ci
introdurrà poi al 700’ perché ne saranno stampate diverse impressioni sia nel 600 che nel 700’ : Mi
sembrava importante introdurre in modo più ampio l’argomento della lessicografia volgare che in realtà
nasce ben prima del 600’ e appunto si sviluppa nel 500’ grazie a una serie di sperimentazioni lessicografiche
che poi porteranno direttamente al Vocabolario dell’Accademia della Crusca, per cui mi sembrava
importante darvi notizia di questa evoluzione perché il vocabolario dell’Accademia della Crusca è
considerato il primo vero vocabolario della lingua italiana ma non piove dal nulla; ha alle spalle più di un
secolo, un secolo e mezzo di sperimentazione sulla lessicografia volgare. Allora, dunque, la nostra storia
comincia circa verso la metà del 400’ da uno scrittore, Luigi Pulci, che è l’autore del Morgante che è
sicuramente la sua opera più famosa. In questo periodo è naturalmente attiva la lessicografia bilingue cioè
latino- volgare; il lessico volgare quando viene descritto e rappresentato viene descritto a confronto con il
latino e lungo tutto il medioevo vengono realizzate e prodotte opere che confrontano il latino con la varietà
volgare di arrivo, diciamo, che interessa il compilatore. Per esempio abbiamo il glossario latino –
bergamasco , il vocabularium breve latino- veneto e una serie di glossari bilingui che confrontano latino e
lessico volgare di una certa area geografica. Ma cosa succede quando la lessicografia volgare diventa
monolingue? Cioè quando non si fa più riferimento al latino. Quali sono i primi esempi di elenchi lessicali
che abbiamo? I primi esempi sono sostanzialmente due Quattrocenteschi: uno è il così detto Vocabulista di
Luigi Pulci e l’altro sono gli elenchi lessicali di Leonardo Da Vinci . Diciamo subito che del Vocabulista non
abbiamo l’autografo ma ci è arrivata questa compilazione in una copia che è sottoscritta dal suo copista,
questo tale: Giovanni di Domenico Mazzuoli detto Istradino, cittadino fiorentino : il vocabulista è compilato
entro il 1465 mentre la copia che abbiamo è ovviamente successiva. Il vocabulista è diviso in due part:i
nella prima sono compresi circa 200 nomi di divinità, personaggi, luoghi mitologici mentre nella seconda,
l'autore ha ordinato in sequenza ,grossomodo, alfabetica oltre 700 vocaboli.Questa doppia direzione della
lessicografia volgare proseguirà per tutto il Cinquecento; spesso negli elenchi lessicali che troviamo nel
500’, c'è una parte dedicata a personaggi mitologici e a luoghi della mitologia e un'altro invece dedicata
più precisamente al lessico. sono cioè elenchi lessicali che hanno anche una vocazione enciclopedica :
quella che oggi chiameremmo vocazione enciclopedica.

Non solo danno definizioni di parole ma annettono anche Parole che riguardano i nomi di divinità eroi
luoghi eccetera delle specie perché succede questo perché erano delle specie di cui prontuari di cui i
letterati si potevano servire quando dovevano scrivere qualcosa Cosa scrivevano i letterati? I letterati
soprattutto scrivevano e riscrivevano favole mitologiche,avventure di eroi tispirate alla mitologia e dunque
se poi capitava che non si ricordavano un nome un luogo era molto comodo trovarsi sotto mano questi
elenchi . Per esempio anche nelle pubblicazioni dei poemi cavallereschi del Cinquecento il testo di Boiardo,
di Ariosto, il testo è seguito da elenchi che comprendono anche tutti i nomi dei personaggi mitologici che
entrano dentro l'azione del poema (spesso anche personaggi non mitologici). Allora diciamo subito che c'è
una continuità che Pulci stabilisce con gli elenchi latino- volgare e non è difficile appunto individuare in
questo in questo elenco di Pulci parole che provengono dagli ambiti più disparati per esempio: dall'arabo la
parola ciriffo che è glossata “ sono del sangue di Maometto” non solo dall'arabo ma vedete anche
dall'ebraico la parola Rabbi maestro in ebreo e sono parole di Vangelo. sono numerosi latinismi e vengono
tradotti con parole di uso comune per esempio la parola latebra è glossata come luogo nascosto e segreto,
lugubre cosa di mortorio, loquace viene glossato come gracchiatore .

Sono numerose le voci di botanica , di zoologia, di anatomia fino a termini gergali come per esempio mecco
che significa “puttaniere”, o rabula che si dice di certi Cicalatori che gracchiano per via. Dunque anche se la
base del vocabolista del Pulci, sono questi glossari bilingue latino -volgare dove Dunque partendo dal latino
sicuramente non erano introdotte parole gergali o dialettali o di registro basso; già nella compilazione di
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Gloria Di Iacovo, lezione del 07-12-2021

Pulci, vedete, abbiamo una apertura rispetto alla lessicografia cosiddetta bilingue non sono non ci sono
solo latinismi Ma appunto anche forestierismi come arabismi o ebraismi parole gergali e anche vedete
parole tratte dalla quotidianità come per esempio “carola “ballo tondo” o simile atto.

IL MANOSCRITTO TRIVULZIANO

Anche gli elenchi di parole di Leonardo Da Vinci sono tratti da modelli libreschi. L’ipotesi più accreditata
dagli studiosi Anzi è che Leonardo leggesse trattati e opere in volgare e si appuntasse va via tutte le parole
che non conosceva o che lo colpivano per qualche particolarità, per qualche motivo: di molti di questi
elenchi sono state ritrovate ,rintracciate Le fonti Per questo vi dico sono parole che provengono soprattutto
da trattatistica tecnica e scientifica in volgare e anche dal Vocabolista stesso di Pulci che Leonardo
sicuramente conosceva perché gli studi hanno recuperato proprio gli stessi elenchi di parole da uno all'altro
autore e sembra che la funzione di questi elenchi nelle taccuino di Leonardo sembra come quando ad
esempio noi per imparare l’inglese teniamo una rubrica con tutte le parole che noi vogliamo ricordarci e per
questo motivo ce le segniamo lì per poi poterle ripassare. La funzione dell’autodidatta gioca un ruolo
fondamentale sia per il Vocabulista sia per questi elenchi di Leonardo. Allora, questi elenchi di Leonardo si
trovano seminati, diciamo, un po’ diffusamente in tutti i taccuini di Leonardo che ci sono pervenuti; ma in
uno di questi: cioè il codice che è conservato oggi, all’archivio di Stato di Milano,( biblioteca Trivulziana),
perché proviene appunto dalla biblioteca del principe Trivulzio. In uno di questi il cosiddetto manoscritto
Trivulziano ce ne sono davvero tanti di questi elenchi, vedete come nella figura ,sono proprio pagine e
pagine di elenchi poi qui interrotti da questa bellissima caricatura di profilo: sapete che Leonardo Per non
sciupare carta tornava e ritornava più volte gli stessi fogli e li riempiva anche usando i margini, scrivendo
per rovescio ,per traverso. Perciò questo probabilmente era un foglio che lui aveva preso per appuntarsi

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Gloria Di Iacovo, lezione del 07-12-2021

questo profilo( lui dice che : andando per la strada spesso gli capitava di vedere dei profili che lo colpivano)
Allora se li ha puntavamo di scritto nei suoi quaderni di appunti che teneva sempre in tasca e dopodiché
probabilmente aveva bisogno di carta perciò ritorna sullo stesso foglio e poi lo riempie in tempi diversi in
questo caso vedete con una serie di questi vocaboli che sono disposti così come vedete per colonne per
pagina e pagina .

circa 8000 vocaboli sono registrati in questo manoscritto di Leonardo e proprio il fatto che le fonti sono
certe ha aiutato gli studiosi a capire come funzionano questi elenchi perché confrontando l'elenco con la
sua fonte poniamo uno di questi Trattati di meccanica che piacevano tante Leonardo gli studiosi hanno
trovato delle parole negli elenchi di Leonardo che non ci sono invece nei trattati di meccanica; allora che
cosa succedeva: Leonardo si copiava delle parole ma poi riflettendo e usando quelle parole se ne annotava
anche delle altre che non erano presenti nella Fonte Ma che gli venivano in mente attraverso associazioni
che potevano essere di tipo semantico, come qua vedete ,per la serie immagine -simulacro- similitudine
che sono tre parole che vogliono dire tutte e tre la stessa cosa: Cioè immagine.

In particolare simulacro e similitudine, vi ricordate, sono le parole tecniche per dire l'immagine vista
dall'occhio che arriva all'occhio dall'oggetto, in un contesto di Studio Ottico del funzionamento della vista .

allora nella Fonte c'è la parola immagine e poi sotto Leonardo si Appunta simulacro e similitudine
;l'associazione è naturalmente di tipo semantico le tre parole hanno un rapporto di sinonimia tra di loro,
sinonimia praticamente esatta.

Mentre nel caso dell'aggettivo frequente, vedete, l'associazione avviene per ragioni foniche, cioè dalla
finale -ente Leonardo ricostruisce altri aggettivi che probabilmente aveva in mente: “fervente” e”
seguente” e se li Appunta subito sotto frequente. In questo caso l’associazione è ,direi, suffisso ma anche
suono proprio, cioè come la parola è composta e come suona.

Nel caso di insistere sotto cui Leonardo appunta resistere l'associazione avviene invece tramite sostituzione
di prefisso: il prefisso -in è sostituito dal prefisso -re e Leonardo vede che funziona , forma un'altra parola
oppure il resistere gli è richiamato alla memoria da insistere .

Nel caso di virginità e castità funzionano tutte e due i procedimenti da un lato il suffisso dei nomi astratti in
-ità dall'altro la relazione sinonimica: virginità è sinonimo di castità. Questo , dunque, il modo con cui
funzionano questi elenchi di Leonardo all'alba punto della lessicografia volgare con una funzione appunto di
autodidattica.

Nel 1526 viene pubblicato a stampa invece, quella che è considerato il primo elenco di parole volgari
diciamo ,appunto pubblicata stampa ufficiale. l'autore è Niccolò Liburnio e l'opera si intitola Le Tre Fontane
le Tre Fontane sono naturalmente Dante Petrarca Boccaccio di cui Liburnio raccoglie le parole in questi
elenchi suddividendole per autore :3 libri dedicati rispettivamente a Dante Petrarca e Boccaccio dove
vengono riprodotte citazioni dei tre autori e corredate da un elenco di parole di difficile comprensione .

qual era l'utilizzo delle Tre Fontane? di nuovo, il target dell'Opera è rivolto ai letterati ai quali faceva sempre
comodo avere sottomano un prontuario di frasi dei tre autori” autorizzate”, Perciò dalla dall'autorità
grammaticali, un prontuario di frasi da usare quando non ti veniva in mente come si diceva in toscano una
certa cosa e allo stesso modo un prontuario di parole per essere sicuri di attenersi alla norma bembiana
dell’usare, appunto, il toscano del Trecento. Non a caso Niccolò Liburnio è Veneto: cioè sono prontuari che
vengono pubblicati e diffusi in aria non Toscana perché servivano proprio agli scrittori non toscani per
comprendere e studiare, imparare come si dicevano parole espressioni e frasi in Toscano.

Liburnio invoca proprio la somma autorità di Dante Petrarca e Boccaccio” che a noi e meritevolmente può
può essere a guisa d’ ancora in porto al suo Naviglio fermissima”  ci ancora alla norma.

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Gloria Di Iacovo, lezione del 07-12-2021

Siamo nel 1526, perciò, all’indomani della pubblicazione delle Prose e infatti un tributo particolare è
dedicato a messer Pietro Bembo “li cui facondi e ornati ragionamenti volgari sopra la tosca lingua, poco
avanti in luce usciti, dilettazione grandissima possono addure agli uomini seguitanti la drittezza natìa
dell’idioma toscano “.

- Il punto è proprio seguitare la drittezza natìa dell’idioma toscano ( cioè il toscano nasce che va già
bene a differenza degli altri volgari italiani sulle orme del modello elaborato e costruito sulle Prose
di Bembo).

Nonostante queste dichiarazioni di volersi attenere al lessico delle TRE FONTANE anche negli elenchi di
Liburnio entrano parole e espressioni che non si trovano nelle opere di Dante ,Petrarca e Boccaccio perché
alla fine la necessità di produrre un ausilio utile e pratico per gli scrittori porta Liburnio a estendere Il
repertorio lessicale ben oltre quello delle Tre Fontane.

le parole citate dal punto da Dante Petrarca Boccaccio sono spesso seguite da una definizione o glossa
vedete come qua albergo cioè corazza balena cioè lampo beninanza cioè benignità come vi dicevo, non è
raro la registrazione di latinismi come caccume da cacumen cioè la punta, l'altura ma anche di dialettismi
“cocchiume del Barile diciamo noi altri coccone con occo con è l'adattamento del Veneto con che indica il
tappo che si mette alla botte perciò la parola Toscana cocchiume è glossata con la parola Veneta
corrispondente come mondiglia il toscano a mondiglia e glossato con il Veneto” Caia” sarebbe ciò che
rimane dalla montatura di qualsiasi cosa per esempio scorie rifiuti detriti questo significa Caia ;però quello
che noi interessa è che il termine toscano con piume mondiglia è glossato con il termine dialettale così
come “rena” è glossata con Sabbione termine dialettale e “fantoccio”: cioè compare del battesimo vuol dire
Padrino,compare del battesimo .

“Fantoccio e cioè compare del battesimo noi altri diciamo rozzamente tantolo” ancora la parola “sferzati” è
glossata con il Veneto” scuriati” che sarebbe poi la voce dialettale per ” escoriati” .

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Gloria Di Iacovo, lezione del 07-12-2021

Nelle Tre Fontane ha ,poi ,un posto rilevante anche l'interesse nel definire voci così dette scientifiche o che
appartengono appunto agli ambiti per esempio della mitologia o della Zoologia vedete :

-“Baccieli” cioè fave fresche

- “cinghiale” cioè porco Silvestre

- “ taffani” animaletti come api fastidiosi a’ buoi

- ” tarlo” = animalin che rode il legno

e infine c'è spazio anche per i forestierismi .

Questi tempi li ho inseriti proprio per farvi vedere quanto ampio è il repertorio lessicale descritto da questi
elenchi;siamo all'indomani delle prose ma ,vedete, non c'è preclusione rispetto a nessun settore del
repertorio del lessico volgare.

- Come vengono accettati e inseriti registrati i dialettismi così lessico di tipo tecnico-scientifico così
ancora forestierismi :

- chero : cioè “chiedo” verbo in spagnolo


- - sire ,cioè signore, vocabolo francese

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