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A
CUOLA
RCHEOLOGICA

ANNU RIO
ISSIONI

IN

Volume LXXXIX
Serie III, 11 - Tomo I
2011

LXXXIX
Serie III, 11
omo I
2011

SAIA SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI ATENE


ANNUARIO
DELLA

SCUOLA ARCHEOLOGICA DI ATENE


E DELLE

MISSIONI ITALIANE IN ORIENTE

VOLUME LXXXIX
SERIE III, 11 - TOMO I
2011

SAIA
2013
Studi ateniesi
Gli scribi del tiranno, i librai del demoS

riferimenti ad una βιβλιοθήκη, fondata ai tempi di Pisistrato (561/0-528/7 a.c.), figurano nelle
fonti a partire dal ii secolo d.c.1 con le Notti Attiche di Gellio2. la notizia è ripresa dall’epitomatore
del i libro di ateneo che, forse con riferimento a un’antica storia di rivalità fra tiranni, assimila
l’istituzione a quella del samio Policrate3, al potere negli anni 538-5224. il dato circola ancora al-
l’epoca di isidoro di siviglia, che infatti ne parla in termini non dissimili5.
Malgrado il credito assegnatole da una parte della critica6, l’esistenza di una biblioteca pubblica
di età arcaica (smentita anche da fonti che rinviano a fondazioni ateniesi di biblioteche solo in
epoche più tarde7) è stata archiviata come “pure fiction”8. nient’altro che una “favola”9 generata
da un equivoco di natura lessicale. alle fonti, tutte d’epoca cristiana, sarebbe sfuggito il valore
originario del termine βιβλιοθήκη, che in età arcaica non poteva indicare il luogo per la conserva-

1
sulle fonti: canfora 1998, 130-138; ferreri 2002, da West offrirebbero anche la prima data utile per la que-
37-38. stione omerica: “Policrate, patrono di anacreonte e degli
2
NA Vii 17, 1 Libros Athenis disciplinarum liberalium ultimi omeridi, morì verso la fine del 523 a.c. a partire dal
publice ad legendum praebendos primus posuisse dicitur 520 improvvisamente i vasi attici dimostrano di conoscere
Pisistratus tyrannus. “si dice che il tiranno Pisistrato per tutta la saga omerica e non più solo pochi episodi. e fu ip-
primo abbia posto ad atene a disposizione della pubblica parco a chiamare anacreonte (da samo) in attica e a di-
lettura libri delle discipline liberali”. sporre che i poemi omerici fossero recitati per intero alle
3
ath. i 3a Ἦν δέ, φησί, καὶ βιβλίων κτῆσις αὐτῷ ἀρχαίων Grandi Panatenee. il primo giorno delle prime Panatenee
Ἑλληνικῶν τοσαύτη ὡς ὑπερβάλλειν πάντας τοὺς ἐπὶ successive alla morte di Policrate è il 19 agosto 522. se vo-
συναγωγῇ τεθαυμασμένους, Πολυκράτην τε τὸν Σάμιον καὶ gliamo, è questa la vera data di avvio, o meglio di fonda-
Πεισίστρατον τὸν Ἀθηναίων τυραννήσαντα. “egli aveva zione, della questione omerica” (lehnus 2012, 110, con
acquistato - dice - una tale quantità di libri antichi greci da riduzioni). sul festival delio-pitico del 523/2 e la morte di
superare tutti quelli che erano stati ammirati per le loro rac- Policrate, v. de Martino 2010b, 368-371.
5
colte: Policrate di samo, Pisistrato, tiranno di atene”. il per- etym. Vi 3, 3 Apud Graecos autem bibliothecam primus
sonaggio cui si allude a inizio di frase è Λαρήνσιος, ricco instituisse Pisistratus creditur, Atheniensium tyrannus.
patrono romano, proprietario di una vastissima biblioteca e “Presso i Greci si pensa che Pisistrato, tiranno di atene, sia
munifico protettore di ateneo: v. Zecchini 1989, 15-17. stato il primo ad istituire una biblioteca”.
4 6
il motivo della rivalità, richiamato da canfora 1998, Per limitarci a una selezione: v. bouché leclercq 1903,
193 (cf. ferreri 2002, 45, n. 128), è felicemente argomen- 129, n. 2; Wendel 1955, 55 ss.
7
tato da West 2001, 18, con riferimento alla coincidenza È documentato che atene non ebbe una biblioteca pub-
cronologica di eventi eccezionali: “the 522 Panathenaea blica almeno fino all’epoca di tolomeo filadelfo (285-246
came a little over a year after Polycrates’ delian festival. a.c.), il quale fondò un ginnasio, quod Ptolomaeum vocatur
Polycrates had died in the meantime. one poet at least who (cic. de fin. V 1, 1), fornito anche di biblioteca (v. blanck
had enjoyed his patronage in samos, anacreon, went to 2008, 203), e più tardi ancora, fino all’iniziativa dell’impe-
athens and attached himself to hipparchus. if a chian ratore adriano (117-138 d.c.). Pausania (i 20, 7) afferma
homerid proclaimed the greatness of homer in 523 at a in proposito che “atene rifiorì sotto il regno di adriano”
pan-ionian festival which must have been attended by many (Ἀδριανοῦ βασιλεύοντος ἤνθησαν): egli arricchì la città di
athenians, and in 522 hipparchus augmented the greatest altri preziosi monumenti, tra cui un ricco Pantheon, un por-
athenian festival with recitations of the entire iliad and tico lungo il quale correva un ampio colonnato di marmo
odyssey, identified henceforth as the poem of homer (cf. frigio, ambienti adorni di un tetto dorato e di alabastro, di
lycurG. in Leocr. 102), it is hard to believe that the two statue e di pitture, e presso cui trovava spazio una biblioteca
events were unconnected”. le parole di West riprendono e un ginnasio, anch’esso attorniato da un imponente colon-
succintamente i termini di una proposta (argomentata più nato marmoreo; v. taliaferro boatWriGht 2000, 173-176.
8
diffusamente in West 1999) valorizzata anche da lehnus. scott 1965, 56.
9
secondo lo studioso, le coincidenze cronologiche affiancate canfora 1998, 191.

ASAtene LXXXIX, serie III, 11, tomo I, 2011, 9-24


Menico caroli

zione e la consultazione dei libri, secondo l’accezione attestata non prima del iV secolo a.c.10 la
βιβλιοθήκη arcaica era semplicemente la “cassa” (θήκη) funzionale alla conservazione “di papiri”
(βιβλίων) evidentemente non solo letterari11.
tale tesi, già ampiamente valorizzata12, genera interrogativi sui possibili legami tra il mito della
βιβλιοθήκη tirannica e la nascita di un commercio librario che, cinquant’anni dopo la cacciata di
ippia, intorno al 456 a.c., con la vendita della Συγγραφή di anassagora, risulta già attivo13.
sebbene manchino elementi per risalire alle origini di tali commerci, il legame, lessicale e ar-
cheologico, che sembra unire la ‘collezione libraria’ del tiranno (βιβλιοθήκη) alle ‘librerie’
(βιβλιοθῆκαι14) che nel V secolo a.c. assicurano ai papiri una circolazione, appunto, commerciale,
suggerisce di collocare l’origine di attività legate alla trascrizione e alla vendita del papiro paral-
lelamente al programma culturale avviato da Pisistrato e continuato dai suoi figli.
cos’era, allora, la βιβλιοθήκη del tiranno e per quale ragione i banchi dei librai nell’agora
erano chiamati, anch’essi, βιβλιοθῆκαι?
lo scenario è quel primo secolo di codificazione scritta di leggi e letteratura che permea la
storia di atene tra il 620 e il 520 a.c. le potenzialità del papiro, come supporto scrivibile destinato
alla conservazione di testi scritti, apparvero, per ragioni anzitutto pratiche, più utili e necessarie
rispetto al passato. il papiro permetteva il trasporto a distanza dei testi, arduo con le lastre di
marmo, di piombo e con le fragili tavolette d’argilla. supporto ideale, morbido, versatile, si poteva
scrivere con calamo e inchiostro, quindi con maggiore velocità e praticità, rispetto ad altri stru-
menti, al punto da potervi stendere più copie di uno stesso testo.
tali prerogative dovettero giocare a favore di una sua maggiore importazione dall’egitto15, in
un’epoca in cui la codificazione scritta delle leggi, estesa gradualmente a tutto il mondo greco16
senza più interrompersi17, venne applicata da Pisistrato e dai suoi discendenti alla sistemazione di
quel patrimonio collettivo che gli ateniesi avrebbero identificato da allora nell’epos di omero.
Vari indizi, infatti, suggeriscono di identificare la βιβλιοθήκη del tiranno anzitutto con quel pro-
dotto materiale, che fu la redazione ateniese dell’Iliade e dell’odissea, realizzata in un’epoca com-
presa tra il governo di Pisistrato e quello del fratello dell’ultimo tiranno ipparco, probabilmente
con un contributo più antico ad opera di licurgo18 e di solone19.

10
le prime collezioni ateniesi, che rispondono alla defi- da parte dei mercenari greci, intorno al 650 a.c. tuttavia, a
nizione ‘moderna’ di biblioteca, sono raccolte librarie or- commento del celebre brano erodoteo, sui diversi supporti
ganizzate, come quelle nate all’interno delle scuole scrittorî in uso nella ionia (V 58), è stato osservato come
filosofiche, da Platone ad aristotele. gli intensi rapporti della ionia con l’egitto permettano di
11
la definizione arcaica di βιβλιοθήκη è ancora registrata ipotizzare una introduzione del papiro in epoche già anteriori
da isidoro di siviglia poco prima di riferire la notizia della (v. nenci 1994, 242), forse anche “nel momento stesso in
biblioteca tirannica (etym. Vi 3, 1 Bibliotheca a Graeco cui i Greci hanno appreso l’alfabeto” (del corso 2003, 25).
16
nomen accepit, eo quod ibi recondatur libri. Nam βιβλίων con eccezioni note: a sparta, la scrittura delle leggi
librorum, θήκη repositio interpretatur); sull’evoluzione del sarebbe stata proibita per effetto di una norma risalente a
termine: nicolai 2000; casanoVa 2001; blanck 2008, licurgo (Plu. Lyc. 13, 1 Νόμους δὲ γεγραμμένους ὁ Λυ-
181-182. κοῦργος οὐκ ἔθηκεν, ἀλλὰ μία τῶν καλουμένων ῥητρῶν
12
a parte il contributo decisivo di canfora 1998, 191- ἐστιν αὕτη), v. Manfredini - Piccirilli 1998, 254-255.
17
196, la questione è diffusamente trattata da ferreri 2002, una archiviazione scritta di quanto era legiferato ad
alla cui bibliografia si rimanda. atene in età arcaica è stata convincentemente argomentata
13
dalle testimonianze su anassagora, pubblicate in VS 59 da stroud 1978 e più recentemente da boffo 2003, 8. Più in
a 1 (= d.l. ii 7) e a 36 (= cleM.al. Strom. i 16, 78), si ri- generale, sull’archiviazione pubblica nelle aree del mondo
cava che il filosofo “fu il primo scrittore ad aver diffuso la greco, v. del corso 2002 e caMassa 2004; ad atene è riser-
sua opera attraverso il commercio librario, o meglio che la vata l’unica monografia sull’argomento: v. sickinGer 1999.
18
sua opera costituì il primo esempio noto di libro oggetto di V. n. 30.
19
commercio” (nieddu 2004, 102-103; v. anche schMal- V. nicolai 2000, 220-223; ferreri 2002, 5-15; erco-
Zriedt 1970, 121, n. 6: “vielleicht hat er in athen, wo ja lani 2006, 92-94. secondo dieuchida (FGrHist 485 f 6 =
unter umständen die Wiege des buchhandels stand, sein Piccirilli 1975, 29-36, ap. d.l. i 57), soprattutto solone
Werk als erster Prosaautor in den handel gebracht”; Pfeif- avrebbe contribuito a render noto omero, più di Pisistrato
fer 1973, 77-78: “è abbastanza certo il fatto che in atene il (μᾶλλον οὖν Σόλων Ὅμηρον ἐφώτισεν ἢ Πεισίστρατος, ὥς
pubblico poteva acquistare libri di anassagora”). φησι Διευχίδας ἐν πέμπτῳ Μεγαρικῶν; v. nicolai 2000,
14
bιβλιοθήκη, nell’accezione commerciale di luogo pre- 221, che attribuisce a ἐφώτισεν il valore di ‘pubblicare’). È
posto alla vendita di βιβλία, è dato che si evince da Poll. anche possibile che i presunti meriti del legislatore possano
iX 47 bethe, di cui si dirà più avanti. risalire a un’epoca in cui ad atene si sarebbe attribuito a
15
la cyperus papyrus, coltivata in egitto e usata come solone quanto di buono fosse stato ereditato dal passato,
supporto scrittorio fin dal iV millennio a.c., sarebbe stata sottraendolo alla figura ‘negativa’ del tiranno: v. shaPiro
introdotta in Grecia solo dopo la frequentazione dell’egitto 1993, 93.

10
Gli scribi del tiranno, i librai del demoS

i singoli canti, che prima di allora avrebbero circolato confusi, per riprendere le parole di ci-
cerone20, sarebbero stati ordinati in successione e trascritti su rotoli di papiro per finalità anzitutto
politiche. inserti testuali, interessati alla propaganda politica ateniese, furono interpolati nella vul-
gata tirannica con l’intento di “compiacere” i cittadini21 e valorizzare la polis anche al cospetto di
quell’uditorio extra urbano, che ogni quattro anni confluiva in città in occasione delle grandi Pa-
natenee22. a quanto sembra, dal 522 a.c., per iniziativa di ipparco23, le feste, riorganizzate proprio
nel corso del Vi secolo24, previdero la recitazione dell’Iliade e dell’odissea, un evento - giusta-
mente percepito come ‘epocale’ - nel quale un ampio pubblico dovette assistere alla declamazione
integrale dei due poemi25, recependoli per la prima volta come insieme unitario attribuibile alla
figura di un poeta di nome omero.
Ma la regola panatenaica - secondo cui i rapsodi si esibivano in successione, nell’arco di quattro
giorni26, presentando brani che iniziavano l’uno dove finiva l’altro27 - non può prescindere da un
testo scritto su cui verificare la correttezza dell’attacco e consentire l’effetto concatenato della nar-
razione. quel testo scritto era la copia, ottenuta dal poderoso lavoro di revisione di antiche stesure,
circolanti fra i rapsodi28, che su mandato di autorità politiche (se il riformatore solone o il tiranno
Pisistrato o suo figlio poco importa) fu assemblata prima del 522 a.c. da un’équipe di specialisti29.

20
de or. 3, 137 confusos antea; il riordino dei materiali πρῶτος ἐκόμισεν εἰς τὴν γῆν ταυτηνί, καὶ ἠνάγκασε τοὺς
omerici, avvenuto sotto i Pisistratidi, contribuì a cristalliz- ῥαψῳδοὺς Παναθηναίοις ἐξ ὑπολήψεως ἐφεξῆς αὐτὰ διιέ-
zare nell’antichità l’idea di un patrimonio che, sottratto ad ναι, ὥσπερ νῦν ἔτι οἵδε ποιοῦσιν); sul ruolo di ipparco, e
un chaos pregresso di secoli (cf. Vitae Homeri iV 14 allen, non di Pisistrato, nell’introduzione di omero alle Panate-
σποράδην τὸ πρίν, e Plu. Lyc. 4, 6 σποράδην τῆς ποιή- nee, ha fornito decisivi argomenti West 2001, 17-18, con
σεως... διαφερομένης), sarebbe stato finalmente affidato al riferimento alla vocazione di ipparco per la tutela della poe-
kosmos della redazione ateniese. sia. Ma anche l’evidenza archeologica, sottolinea West, sug-
21
Plu. Thes. 20, 1-2, attingendo allo storico megarese gerisce elementi significativi in tal senso: mentre fino al
erea (Piccirilli 1975, 51-73), riporta la notizia secondo cui 520 ca. il repertorio della pittura vascolare è incentrato su
Pisistrato, per compiacere gli ateniesi (χαριζόμενο[ς] episodi privilegiati dell’epos omerico, in seguito nuove
Ἀθηναίοις), avrebbe espunto un verso da esiodo (f 298 scene attirano l’attenzione dei pittori, probabile riflesso di
Merkelbach - West, dall’Αἰγίμιος) e ne avrebbe inserito uno una conoscenza dell’Iliade e dell’odissea, in attica, non
della Nekyia (od. Xi 631), v. Piccirilli 1975, 59-63. il ri- più limitata a episodi selezionati (v. friis Johansen 1967;
ferimento a esiodo è uno degli indizi che concorrono a ren- lehnus 2012, 110; per una impostazione diversa: burGess
dere verosimile una registrazione scritta anche dei poemi 2001, 53-94).
24
esiodei, nel quadro dell’interesse per la poesia e la scrittura Per il punto sulla cronologia: santi 2010, 48-49, e di
che caratterizzò gli ultimi decenni del Vi sec. a.c.: v. West cesare 2010.
25
1966, 50 e n. 1; aloni 1989, 121-124; anGiolillo 1997, su tale aspetto: West 2001, 19.
26
in part. 134 e 220; aloni 1998, 26-28; nicolai 2000, 220; V. West 2001, 19: il dato si ricava da scolî, v. ad eur.,
Zatta 2010 (specifico sugli usi politici della poesia esiodea Hec. 469 (i 366 dindorf, non accolto da schwartz) e ad
e del mito dell’età dell’oro, quale modello e slogan identi- aristid. 98, 31-32 dindorf.
27
ficativo del governo tirannico). il dato delle interpolazioni la ‘norma’, che regola tale modalità di esecuzione, è la
omeriche è confermato da esempi eclatanti, come il nome, ὑπόληψις, “ripresa” o “continuazione” del canto eseguito
Pisistrato, assegnato al figlio di nestore nell’odissea (cf. dal predecessore. e infatti [Pl.] Hipparch. 228b riferisce di
iii 36, 400, 415 etc.), o il passaggio di oreste da atene (od. rapsodi che dovevano recitare versi omerici “a ripresa, con-
iii 303-312), percorso illogico e poco economico, e quello tinuativamente” (ἐξ ὑπολήψεως ἐφεξῆς, v. n. 23); analoga
della stessa atena nella polis (Vii 80-81), particolare che la modalità riferita da d.l. i 57, che parla di svolgimento
poteva esercitare un certo fascino soltanto per un pubblico “per alternanza” (ἐξ ὑποβολῆς), spiegando che “dove il
ateniese (v. ercolani 2006, 93-94 con West 2001, 12: primo (sc. rapsodo) si fermava, di lì cominciava il succes-
“Most of the instances are designed to promote the status sivo” (οἷον ὅπου ὁ πρῶτος ἔληξεν, ἐκεῖθεν ἄρχεσθαι τὸν
of athens, or refer to attic myths or customs”). esempio ἐχόμενον).
28
emblematico sarebbero anche i versi relativi a salamina (Il. le tradizioni relative alle declamazioni rapsodiche sono
ii 557-558), inseriti (forse ad opera di Pisistrato, forse di forse uno dei rari elementi della vexata quaestio, sulle di-
solone, ma non vi era universale consenso su tale respon- namiche della redazione ateniese di omero, che anche i più
sabilità nemmeno fra gli antichi) per giustificare stori- scettici risolvono con la necessità di una stesura scritta dei
camente le pretese di atene sul possesso dell’isola: v. poemi. Già Pfeiffer 1973, 50, ammetteva che “nel Vi se-
Piccirilli 1975, 34-36; ercolani 2006, 81, n. 47. colo doveva essere disponibile un testo tradizionale a cui i
22
l’ipotesi che le Panatenee abbiano richiamato un ampio rapsodi erano costretti ad attenersi”. su tali ‘copie di la-
pubblico è suggerita da lycurG. In Leocr. 102, che parla di voro’, v. blanck 2008, 155 e n. 1, con bibliografia.
29
declamazioni recitate πρὸς τοὺς Ἕλληνας. se tale possibi- sulle personalità che avrebbero materialmente lavorato
lità sembra indubitabile per l’epoca di licurgo (338-326 alla stesura ateniese di omero (da licomide al rapsodo
a.c. ca.), c’è chi sostiene che per il Vi-V secolo “il pub- cineto, passando attraverso orfeo di crotone, Zopiro di
blico, più probabilmente, sarà stato composto esclusiva- eraclea, onomacrito di atene e un certo epicongilo), v.
mente dagli abitanti dell’attica e da cittadini delle città canfora 1998, 193, e ferreri 2002, 6, n. 3, con ampia bi-
alleate di atene” (ercolani 2006, 187). bliografia.
23
V. n. 4 e [Pl.] Hipparch. 228b-c (καὶ τὰ Ὁμήρου ἔπη

11
Menico caroli

Ma è evidente che un’impresa del genere non sarebbe stata possibile senza l’apporto, parallelo, di
uno stuolo di βιβλιαγράφοι.
di tali scribi sappiamo pochissimo, se ad esempio fossero ateniesi o se, come è probabile, pro-
venissero dalla vicina ionia, regione in cui la circolazione scritta di opere destinate alla lettura po-
teva costituire già una prassi30.
È verosimile che il ruolo pionieristico che essi assunsero nell’àmbito di un’operazione mai ten-
tata prima, come la redazione ateniese di omero, li avesse resi in qualche modo degni di speciali
onori e privilegi (riflesso di una dignità che derivava evidentemente dall’investitura ‘politica’ e
dalla loro vicinanza alle cariche cittadine, mai da competenze artigianali oppure ad abilità tecniche
in quanto tali), come è attestato in Grecia per analoghi professionisti della scrittura31. se il silenzio
delle fonti è disarmante, l’archeologia ha restituito qualcosa che si potrebbe ricondurre a tali figure.
un riferimento possibile è costituito dalle celebri statue degli ‘scribi dell’acropoli’32, risalenti a
un arco cronologico che ha stringenti punti di contatto con la redazione ateniese di omero33. di
tali statue (tre figure maschili, ritratte assieme a instrumenta scriptoria e alla capsa che li conte-
neva: figg. 1-2) sono state fornite interpretazioni discordanti.
chi le considera ritratti di pubblici ufficiali, specializzati in attività scrittorie, ha richiamato ora
le figure di γραμματεῖς, incaricati di redigere, conservare e leggere atti o documenti, ora di tesorieri,
ταμίαι34, e persino di καταλογεῖς, addetti al registro della cavalleria35. Per nessuna di queste ipotesi
sussiste tuttavia un riscontro documentale pienamente attendibile e c’è addirittura chi archivia
l’identificazione di γραμματεῖς e καταλογεῖς come un tentativo “in ogni caso anacronistico nel pe-
riodo anteriore a clistene, dato che, persino negli anni immediatamente successivi al 510, il nuovo
sistema democratico non sarà riconoscibile immediatamente attraverso gli oggetti votivi dell’acro-
poli”. sono parole di h. alan shapiro36, che per gli ‘scribi dell’acropoli’ ha suggerito una lettura

30
V. nieddu 2004, 75-98. che la figura professionale del pubbliche assieme ai propri discendenti: SeG XXVii 631.
32
βιβλιαγράφος (su cui v. caroli 2012) possa essere stata acro. 144, 146; 629, su cui v. Payne - younG 1936, 47
mutuata in Grecia dalla ionia è ipotesi suggerita anzitutto e 74 (con tav. 1-5 di 118); brouskari 1974, 67-68 (acro.
dalla possibilità che gli ioni importassero e utilizzassero il 629), fig. 112; 110 (acro. 144), fig. 207; trianti 1998;
papiro molto tempo prima dei Greci (v. n. 15) e, quindi, dal- shaPiro 2001a, in part. 6-8; keeslinG 2003, 180-185; Pe-
l’attività dei primi logografi, le cui opere, in pieno trapasso rilli 2007, 52.
33
dall’oralità alla scrittura, non erano destinate alla memoriz- datazione attendibile è 530-510 a.c., ma per un quadro
zazione e alla tradizione orale, nascendo, appunto, come di ipotesi alternative, v. shaPiro 2001a, 7.
34
prodotto scritto riprodotto e messo in circolazione da V. keeslinG 2003, 180-185, a proposito di acro. 629:
βιβλιαγράφοι. che i tiranni abbiano potuto chiamare dalla l’autrice mantiene la pertinenza, già sostenuta da raubit-
ionia copisti di professione, per la realizzazione materiale schek 1949, alla colonna con capitello ionico ed iscrizione
delle copie di stato, è indimostrabile; sappiamo tuttavia da dedicatoria di alkimachos figlio di Χαιρίον (= dAA, 6),
[Pl.] Hipparch. 228c che, per agevolare l’arrivo di anacre- quest’ultimo a sua volta dedicante di un altare come ταμίας
onte ad atene, il tiranno “lo fece condurre in città, inviatagli (= dAA, 330) e probabilmente lo stesso personaggio il cui
una nave a 50 remi” (καὶ ἐπ’ Ἀνακρέοντα τὸν Τήιον monumento funerario è stato trovato ad eretria (IG i3 1516).
πεντηκόντορον στείλας ἐκόμισεν εἰς τὴν πόλιν). alla ionia Proprio per il risalto dato nell’iscrizione al padre del dedi-
rinvia anche una tradizione dorica, parallela a quella attica cante chairion, la studiosa ripropone la possibilità che la
di solone e dei tiranni, sull’importazione dei poemi omerici statua sulla colonnina potesse ritrarre quest’ultimo nel suo
ad opera di licurgo: v. Manfredini - Piccirilli 1998, 226- ruolo di ταμίας. sull’“ardita” (shaPiro 2001a, 7) tesi del
227, con riferimento a Plu. Lyc. 4, 5-6 (ἐκεῖ δὲ καὶ τοῖς raubitschek, ripresa dalla keesling, si è pronunciato di ce-
Ὁμήρου ποιήμασιν ἐντυχὼν πρῶτον, ὡς ἔοικε, παρὰ τοῖς sare 2005, 660, postulando l’appartenenza di Χαιρίον (ap-
ἐκγόνοις τοῖς Κρεοφύλου διατηρουμένοις... ἐγράψατο προ- parentato nell’iscrizione eretriese agli eupatridi: Χαιρίον |
θύμως καὶ συνήγαγεν ὡς δεῦρο κομιῶν... παρὰ τοῖς Ἕλ- Ἀθεναῖο̣ς | εὐπατριδο̑ν| ἐνθάδε κεῖ|τα<ι>) agli aristocratici
λησιν, ἐκέκτηντο δὲ οὐ πολλοὶ μέρη τινά, σποράδην τῆς attici esiliati per aver sostenuto l’opposizione alla tirannide:
ποιήσεως, ὡς ἔτυχε, διαφερομένης “lì venne a conoscenza “la dedica assumerebbe una coloritura politica interessante
dei poemi di omero che in origine, come sembra, erano nella commemorazione da parte di alkimachos dell’illustre
conservati presso i discendenti di creofilo...; con passione padre negli anni successivi alla cacciata di ippia, periodo
si dedicò a trascriverli e a raccoglierli, con l’intento di por- in cui la keesling collocherebbe l’iscrizione”.
35
tarli qui...; presso i Greci infatti non molti ne possedevano V. cahn 1973 e sickinGer 1999, 56: sul fondamento di
qualche brano, perché l’opera era diffusa qua e là a caso”). documenti vascolari dall’ultimo quarto del Vi sec. a.c. in
31
esempi, reperibili da iscrizioni di Vi-V secolo, in del poi, sarebbero attestate forme di registrazione su tavolette
corso 2003, 15, e Perilli 2007, 51. notevole il caso del dei cavalieri, conseguiti alla valutazione (δοκιμασία) di ca-
ποινικαστάς cretese Σπενσίθιος, che nel Vi sec. a.c. rice- pacità e stato di uomini e animali, le cui procedure si rica-
vette a litto (ma l’iscrizione ha un rapporto non diretto e vano da arist. Ath. 49 e X. eq. 8-10; 17: v. buGh 1982 e
non indiscusso con tale luogo, v. MarGinesu 2008) l’onore 1988 con sPence 1993.
36
di essere esentato da ogni tributo e mantenuto a vita a spese shaPiro 2001a, 8, con adattamenti.

12
Gli scribi del tiranno, i librai del demoS

fig. 1 - statuetta di scriba dall’acropoli di atene fig. 2 - statuetta di scriba dall’acropoli di atene
(acro. 144), ca. 530-510 a.c. (brouskari 1974) (acro. 629), ca. 530-510 a.c. (trianti 1998)

fondata sulla forte caratterizzazione dei soggetti: “la combinazione di età avanzata e consapevole
ascetismo richiama una categoria di uomini completamente diversa, cioè quella dei saggi, veggenti
e χρεσμολόγοι, gli interpreti degli oracoli che erano numerosi sotto i Pisistratidi”37.
l’idea di shapiro non ha motivo di essere respinta, soprattutto perché rinvia, ancora una volta,
alla βιβλιοθήκη tirannica: a quanto sappiamo, nella collezione figuravano anche rotoli oracolari,
menzionati dalle fonti con riferimento ad uno dei presunti curatori dell’‘edizione’ ateniese di
omero: quell’onomacrito, che, secondo la tradizione, ebbe cura della preziosa collezione di oracoli
finché non venne smascherato come falsificatore da laso di ermione38, che proprio in quegli anni
avrebbe divulgato ad atene anche il primo manuale scritto di argomento musicale39.
contro l’identificazione di tali statue con pubblici ufficiali specializzati in attività scrittorie
muoverebbe anche la loro unicità. se si fosse trattato di γραμματεῖς o di ταμίαι o di καταλογεῖς,
come mai non sarebbero pervenuti similia nella storia della scultura greca? se lo chiedeva, nel
1936, humfrey Payne, definendo gli ‘scribi dell’acropoli’ “a curious isolated group, unlike any-

37
shaPiro 2001, 8, e 2001b, 94-96; di χρεσμολόγοι lo stu- 2011; sull’attività di laso di ermione e sull’intervento di
dioso si occupa anche in shaPiro 1990. questi ai danni di onomacrito, v. PriVitera 1965, 47-48, e
38
hdt. Vii 6, 3 (= lasus, t 2 brussich) Ἐξηλάσθη γὰρ brussich 2000, 53-54.
39
ὑπὸ Ἱππάρχου τοῦ Πεισιστράτου ὁ Ὀνομάκριτος ἐξ Ἀθη- la notizia, che si ricava da suid. λ 139 adler (= lasus,
νέων, ἐπ’ αὐτοφώρῳ ἁλοὺς ὑπὸ Λάσου τοῦ Ἑρμιονέος t 1 brussich πρῶτος δὲ οὗτος περὶ μουσικῆς λόγον ἔγρα-
ἐμποιέων ἐς τὰ Μουσαίου χρησμὸν ὡς αἱ ἐπὶ Λήμνῳ ἐπικεί- ψε), corrobora ulteriormente l’idea di una circolazione
μεναι νῆσοι ἀφανιοίατο κατὰ τῆς θαλάσσης “onomacrito libraria documentabile già alla fine del Vi sec. a.c. (v. Pri-
fu bandito da atene da ipparco, figlio di Pisistrato, per es- Vitera 1965, 37-38) e, peraltro, non più circoscrivibile alla
sere stato colto in flagrante da laso di ermione mentre in- sola poesia: l’opera, che è un λόγος, dunque in prosa, “do-
seriva fra quelli di Museo un suo oracolo secondo il quale vrebbe essere collocata nel periodo dell’attività giovanile
le isole che si trovavano nei pressi di lemno sarebbero di laso, precedente al 520, presumibile inizio del suo
sprofondate nel mare. Per questo motivo ipparco lo bandì, soggiorno ateniese” (brussich 2000, 49-50, con biblio-
pur essendo stato prima in grandissima dimestichezza con grafia).
lui”. su onomacrito falsario, v. dillery 2005 e MartíneZ

13
Menico caroli

thing else in Greek sculpture”40. ebbene, proprio l’unicità di tale gruppo statuario suggerisce allora
una chiave di lettura parallela a quella di shapiro, e per molti versi affine. le statue avrebbero po-
tuto rappresentare un momento culturalmente eccezionale e irripetibile della storia arcaica di atene,
di cui quegli scribi erano stati parte integrante. che si tratti di χρεσμολόγοι o di βιβλιαγράφοι, am-
bedue le ipotesi convergono in un’unica direzione, valorizzando l’importanza assunta da libri e
scrittura in epoca tirannica. arguire quali papiri contenessero le cassette (βιβλιοθῆκαι) associate
a tali statue è impossibile: libri oracolari o rotoli omerici, in ogni caso “è del tutto lecito associare
tali figure alla scrittura di testi di interesse pubblico e alla valorizzazione di essa”41.
tentare una quantificazione dei rotoli presenti nelle cassette allestite dai βιβλιαγράφοι del ti-
ranno è difficile. l’autorevolezza del Pasquali nel liquidare la questione della biblioteca di Pisi-
strato, affermando che, seppure fosse esistita, non si vede “cosa avrebbe potuto contenere, tranne
qualche poema epico”42, è probabilmente da ridimensionare. solo con riferimento alla redazione
omerica, è stata suggerita una suddivisione in 48 rotoli (24 + 2443), conservati verosimilmente in
due βιβλιοθῆκαι44: una per l’Iliade, una per l’odissea. e tale cifra è certo parziale rispetto all’entità
complessiva di una collezione che, a quanto sappiamo, avrebbe contemplato anche i citati papiri
oracolari, rotoli esiodei45 e raccolte di quella poesia lirica, i cui autori furono ampiamente valoriz-
zati dalla figura di ipparco46.
dove venissero conservati tali papiri è domanda su cui le fonti non forniscono risposte certe.
controversa, in tal senso, la testimonianza di erodoto sul trafugamento dei rotoli oracolari:

V 90, 2 Ἐκτήσατο δὲ ὁ Κλεομένης ἐκ τῆς Ἀθηναίων ἀκροπόλιος τοὺς χρησμούς, τοὺς


ἔκτηντο μὲν πρότερον οἱ Πεισιστρατίδαι, ἐξελαυνόμενοι δὲ ἔλιπον ἐν τῷ ἱρῷ· καταλει-
φθέντας δὲ ὁ Κλεομένης ἀνέλαβε.

cleomene aveva preso dall’acropoli di atene gli oracoli che possedevano prima i Pisistra-
tidi, ma che, essendo stati cacciati, avevano abbandonato nel santuario: una volta abbando-
nati, li prese appunto cleomene.

se è vero che il brano può essere letto come testimonianza della conservazione dei papiri ora-
colari nel santuario dell’acropoli, la sequenza temporale, sottesa al possesso materiale dei rotoli,
prima e dopo la caduta del tiranno, potrebbe suggerire un’ipotesi diversa: i papiri oracolari, che
nel 508 a.c. cleomene avrebbe trovato in tale santuario, prima di allora (πρότερον) erano posse-
duti (ἔκτηντο) dai Pisistratidi.
È possibile che la frase suggerisca un mutamento riguardo al luogo di conservazione di tali ro-
toli? che senso avrebbe avuto specificare che essi prima erano posseduti dai Pisistratidi, se da
sempre erano conservati nel santuario dell’acropoli?
il deposito di papiri all’interno di templi e santuari è prassi documentata con sicurezza dall’ini-

40 44
V. Payne - younG 1936, 47. È interessante osservare come anche due statue degli
41
boffo 2003, 9, ma sull’importanza della scrittura nel- ‘scribi dell’acropoli’ (144, 146) siano associate a teche li-
l’epoca dei tiranni, v. diffusamente steiner 1994. brarie.
42 45
Pasquali 1930, 942; blanck 2008, 183, consiglia di ac- si è già osservato che le fonti documentano un controllo
costarsi al mito della biblioteca di Pisistrato con “un certo di Pisistrato sulla tradizione testuale di esiodo non meno
scetticismo”, ma non esclude un ipotetico elenco di opere che invasivo di quello applicato ai poemi omerici, v. n. 21.
46
si sarebbero potute trovare nelle biblioteche dei tiranni arcaici. definito da aristotele φιλόμυσος (Ath. 1: v. Micalella
43
cf. skafte Jensen 1980, 148-149, e skafte Jensen 1990 e, su φιλόμυσος, detto “of culture-loving men”, rho-
1999; West 2001, 18, e West 2011a, 141. quest’ultimo in des 1993, 228), ipparco è presentato come σοφώτατος da
particolare sostiene che, all’epoca delle declamazioni pa- [Pl.] Hipparch. 228b. tra i lirici menzionati da aristotele,
natenaiche, la copia di stato fosse suddivisa in 24 rapsodie, perché chiamati a collaborare al progetto politico-culturale
eseguite nei 4 giorni delle feste, le quali avrebbero generato del tiranno, figurano simonide di ceo, anacreonte di teo καὶ
la suddivisione dalla quale dipenderebbe l’impianto dei τοὺς ἄλλους ποιητάς. la notizia è confermata dal dialogo
poemi come a noi è pervenuto. altri negano tale possibilità, pseudoplatonico (228c). sugli aspetti culturali della politica
attribuendo la suddivisione in 24 rotoli di papiro per ciascun dei Pisistratidi, v. almeno aloni 1984; shaPiro 1989; slinGs
poema alla filologia alessandrina, ritenendo che la reda- 2000; sancisi WeerdenburG 2000b. che la βιβλιοθήκη del
zione ateniese, per le esigenze panatenaiche, seguisse una tiranno potesse annoverare anche rotoli di lirica è ipotesi,
suddivisione altra, in unità tematiche, corrispondenti a unità condivisibile, richiamata da blanck 2008, 183.
performative: v. ercolani 2006, 150-154.

14
Gli scribi del tiranno, i librai del demoS

zio del V secolo a.c., con il libro di eraclito47. una recente indagine ha valorizzato le finalità pra-
tiche di una prassi che implicava strutture, come i templi e i santuari, destinate non solo a contenere
e a preservare materialmente i libri, ma anche a consentire che l’accesso a tali strutture “fosse ga-
rantito, fors’anche con la possibilità di operare trascrizioni”48. depositare un libro in un tempio
significava tutelare la paternità dell’opera, affidandola alla protezione divina, nell’atto stesso in
cui questa veniva anche messa a disposizione della comunità.
non sappiamo se una tale idea di condivisione libraria fosse già contemplata all’epoca dei ti-
ranni o se, diversamente, i rotoli della βιβλιοθήκη omerica, ma anche esiodea e lirica, fossero con-
servati in uno spazio esclusivamente privato49. la testimonianza erodotea, con la scansione in due
tempi (prima e dopo i tiranni) e il rinvio materiale ad una κτῆσις, che sembra riferirsi al possesso
materiale dei rotoli, potrebbe infatti rinviare ad un luogo di conservazione diverso da quello in cui
li avrebbe trovati cleomene. quei ‘libri’ sarebbero stati abbandonati (καταλειφθέντας) da ippia
nel santuario dell’acropoli non perché fossero conservati lì da sempre, ma perché portativi negli
ultimi momenti della concitata fuga da atene, che videro come scenario la rocca e il celeberrimo
muro chiamato Pelargikon50. il passo di erodoto, con la sua precisione lessicale e temporale, san-
cisce in maniera chiara la separazione tra la sfera del sacro (ἐν τῷ ἱρῷ) e il possesso privato
(ἔκτηντο51) di particolari beni da parte dei tiranni. Prima del trasferimento nel santuario dell’acro-
poli, luogo di conservazione della βιβλιοθήκη oracolare avrebbe potuto essere l’oikos familiare
che era già stato di Pisistrato. residenza che, con ogni probabilità, doveva essere dotata anche di
un ambiente presso cui erano depositate le βιβλιοθῆκαι contenenti i preziosi papiri con le copie
ufficiali di stato.
curatori delle trascrizioni dei papiri omerici, ma anche esiodei e oracolari, è probabile che i
βιβλιαγράφοι al servizio del tiranno fossero gli unici autorizzati a gestire tali βιβλιοθῆκαι. dovremmo
pensare a una sorta di atelier 52, in cui, fino alla caduta dell’ultimo tiranno, i βιβλιαγράφοι di Pisi-
strato, e i loro discendenti, tutelavano l’integrità delle copie ufficiali, provvedendo alla duplicazione
degli esemplari richiesti per le esigenze agonali e al restauro degli esemplari deteriorati.
che tale laboratorio avesse sede in uno degli ambienti, localizzati nell’agora del ceramico, da
molti riferiti all’oikos di Pisistrato (il cosiddetto edificio F e locali adiacenti: figg. 3-4)53, è ipotesi

47
VS 22 a 1 ap. d.l. iX 6 ἀνέθηκε δὲ βιβλίον εἰς τὸ τῆς del ‘palazzo’ di Pisistrato una struttura costruita nel 550-
Ἀρτέμιδος ἱερόν: v. cerri 1991, 28-29; nieddu 2004, 78- 540 ca., al limite sud del lato ovest, detta edificio F, con
84; Perilli 2007, 51-52. sulla presenza degli oracoli nei una pianta, a carattere residenziale, caratterizzata da uno
templi: rocchi 1991. sviluppo di ambienti intorno ad una corte porticata (per lo
48
Perilli 2007, 42. scavo della struttura e di quelle adiacenti, v. thoMPson
49
una testimonianza di quelle che naGy 1992, 42, defi- 1940, 15-44; sull’architettura del complesso, cf. almeno
niva acutamente “usurpazione della proprietà pubblica della shear 1978, 5-7; kiderlen 1995, 27-38; caMP 2010, 50).
poesia: avere proprietà privata della poesia come testo si- Per le dimensioni superiori al consueto, la planimetria ap-
gnifica controllare l’occasione della sua esecuzione e il con- parentabile alle architetture ‘del potere’ di età arcaica (im-
tenuto della composizione”. postazione del problema in aMPolo 1971; scheffer 1990;
50
V. arist. Ath. 19. per un’interpretazione differente: PaPadoPoulos 2003, 296
51
Κτάομαι, κτῆμα e κτῆσις ricorrono nelle testimonianze e n. 142) e l’ubicazione in uno spazio centrale della polis,
sull’acquisto, il possesso e le collezioni di libri (cf. th. i l’edificio - già identificato con il πρυτανικόν precedente la
22, 4 κτῆμά ἐς αἰεί; oenoP. VS 41 a 4 μειράκιον πολλὰ Tholos - è stato interpretato come probabile dimora dei ti-
βιβλία κτώμενον; ath. i 3a ἦν δέ... καὶ βιβλίων κτῆσις αὐτῷ ranni (cf. Greco 2010a, 226-227 e note 55, 57, con biblio-
ἀρχαίων Ἑλληνικῶν): emblematico, per il concetto di pos- grafia). l’ipotesi è tanto più attraente alla luce della recente
sesso materiale di papiri preziosi, il passo di d.l. iii 66, lettura di Greco 2010a, 225-228 (con Greco 2010b, 25-
che allude a letture κατὰ μισθόν dei dialoghi di Platone pos- 27), che propone di considerare l’agora del ceramico quale
seduti dall’accademia e non ancora disponibili nel com- spazio originariamente di proprietà dei tiranni, acquisito dal
mercio librario: ἅπερ (Ἀντίγονός φησιν ὁ Καρύστιος ἐν τῷ demos dopo la cacciata di ippia e adibito a spazio pubblico.
Περὶ Ζήνωνος) νεωστὶ ἐκδοθέντα εἴ τις ἤθελε διαναγνῶναι, in un dato momento della sua storia, F ingloba alcune strut-
μισθὸν ἐτέλει τοῖς κεκτημένοις. “racconta antigono di ture ubicate appena più a nord, collegate da un muro di re-
caristo, nella Vita di Zenone, che, se qualcuno voleva leg- cinzione (analisi tecnica dei cosiddetti Buildings C, d ed e
gere questi (libri di Platone), da poco disponibili, doveva in thoMPson 1940, 8-15, 16 fig. 13, con la situazione del-
pagare una somma a quanti li possedevano”. l’ultimo venticinquennio del Vi sec. a.c., quando d ed e sono
52
Verrebbe naturale l’uso del termine scriptorium, se non stati ormai demoliti): cf. qui fig. 4. a tali edifici è già stata
si rischiasse di incorrere in un abusato anacronismo: lo attribuita una funzione amministrativa (ad es. caMP 1986,
scriptorium, concettualmente e come luogo fisico, appar- 39); alla luce della verosimile intepretazione privata di F, non
tiene alla civiltà libraria del medioevo occidentale. è esclusa una loro pertinenza con il complesso residenziale
53
l’indagine archeologica suggerisce come probabile sito vero e proprio e, dunque, con attività legate alla ‘corte’.

15
Menico caroli

fig. 3 - Pianta dell’agora del ceramico intorno al 520 a.c. con le principali emergenze monumentali e i pozzi chiusi
intorno al 550 a.c. (caMP 2005, con rielaborazioni)

fig. 4 - edificio F e strutture annesse, terzo quarto del Vi secolo a.c. (caMP 2010)

16
Gli scribi del tiranno, i librai del demoS

che soddisferebbe esigenze pratiche e strategiche legate anzitutto all’utilizzo festivo e cerimoniale
di tale spazio in occasione delle Panatenee (nelle quali i poemi venivano declamati)54, feste gestite
in prima persona dagli stessi tiranni55. l’oikos pisistrateo avrebbe contemplato la presenza delle
βιβλιοθῆκαι omeriche (due casse, una per l’Iliade, una per l’odissea, contenenti, come si è detto,
ca. 48 rotoli di papiro) in un ambiente che, non per caso, sarebbe venuto a trovarsi nei pressi del-
l’antistante ὀρχήστρα56, dove si svolgevano pubbliche esecuzioni di Iliade e odissea durante le
grandi Panatenee e dove, in età classica, era possibile reperirle nei duplicati diffusi dal commercio.
era nel complesso architettonico dell’oikos del tiranno che dovevano essere conservati i testi ome-
rici ed è lì, o nei pressi delle βιβλιοθῆκαι omeriche, che iniziavano a copiarli i βιβλιαγράφοι, per
una cerchia (certo ancora ristrettissima) di specialisti, destinata ad ampliarsi a mano a mano che
il crescente alfabetismo esigeva un pubblico, più ampio, di lettori57.
i guadagni della prima generazione di βιβλιαγράφοι, interpellati per trascrivere l’omero
ateniese e, quindi, i duplicati necessari alla prassi panatenaica, sarebbe cresciuto al punto da
creare i presupposti di un’attività, fondata sulla trascrizione di papiri, già consolidata nel V secolo
a.c. È la stessa epoca in cui, come dice Polluce, con rinvio ad un frammento eupolideo, tra le
bancarelle dell’agora figuravano settori di vendita ellitticamente chiamati βιβλία ovvero βι-
βλιοθῆκαι:

iX 47 bethe Ἓν δὲ τῶν κοινῶν [μερῶν πόλεως] καὶ βιβλιοθῆκαι, ἢ ὡς Εὔπολίς φησιν ‘οὗ
τὰ βιβλί’ ὤνια’. Καὶ αὐτὸ ἐφ’ αὑτοῦ· οὕτω γὰρ τὸν τόπον ‘τὰ βιβλία’ οἱ Ἀττικοὶ ὠνόμαζον,
ὥσπερ καὶ τοὺς ἄλλους τόπους ἀπὸ τῶν ἐν αὐτοῖς πιπρασκομένων.

anche le “librerie” o, come dice eupoli, “il posto in cui si vendono i libri”58, sono uno degli
spazi pubblici della città, e la cosa si spiega da sé; così infatti gli attici chiamavano tale
luogo, e anche semplicemente “i libri”, come pure denominavano gli altri punti (sc. del mer-
cato) dalle cose che vi erano vendute.

È significativo che βιβλιοθῆκαι sia catalogato da Polluce tra gli spazi pubblici (τῶν κοινῶν
[μερῶν]) della polis. il lessicografo chiarisce che non sta parlando di ‘biblioteche pubbliche’ (equi-
voco facilmente generabile dall’accezione che il termine βιβλιοθήκη aveva nel ii secolo d.c.), ma

54
V. kotsidu 1991 e di cesare 2010, con bibliografia. zione più alta, fondata sulla coincidenza tra redazione scritta
55
si veda la tradizione che fa di Pisistrato il riorganizza- ateniese e diffusione di singoli episodi per mezzo del com-
tore delle feste nel 566/5 a.c., ancora prima della sua arche mercio librario, suggeriva già bury 1913, 198: “the ho-
come tiranno (Marcellin. Vit.Thuc. 12 Piccirilli, su cui v. meric enterprise of Pisistratus was thoroughly succesful;
di cesare 2010, 129); o anche quella del ruolo diretto di athens grew to be the centre of the Greek book trade, and
ipparco nella scelta delle canefore delle Grandi Panatenee the athenian text was circulated through the whole Greek
del 514 (arist. Ath. 18). world”; cf. sealey 1957 e hainsWorth 1975, 604; più
56
inquadramento generale e fonti sull’orchestra: Wy- cauto silk 2004, 7, secondo il quale copie “accurate or
cherley 1957, 276, 524-528, e thoMPson - Wycherley inaccurate” dei libri omerici sarebbero circolate nel com-
1972, 126-129. mercio librario non prima del V sec. a.c. condivisibili sug-
57
Gli studiosi non esprimono pareri univoci sull’epoca a gestioni, sul probabile nesso tra redazione ateniese di
partire dalla quale βιβλιαγράφοι e βιβλιοπῶλαι avrebbero omero e conseguente circolazione commerciale, si devono
iniziato a produrre copie omeriche per un pubblico non ne- a PoPPer 1989, che ha paragonato l’iniziativa di Pisistrato
cessariamente di specialisti. haslaM 2011, 851, fissa come a una sorta di ‘monopolio’ fondato sulle potenzialità del na-
limite cronologico la fine del V sec. a.c. (cf. ercolani scente mercato librario. una tesi che, più recentemente, è
2006, 26), datazione che sembra però troppo bassa per un stata proposta con riferimento a quell’“emergence of a rea-
commercio che già nel 456 a.c. smerciava la Συγγραφή di ding public” (West 2001, 19-21) che si sarebbe registrato
anassagora (v. n. 13). West 2001, 21, tende perciò a retro- ad atene tra la fine del Vi e l’inizio del V secolo, confer-
datare l’avvio del fenomeno almeno agli anni trenta del V mato anche dall’exploit di raffigurazioni vascolari con scene
secolo, adducendolo a necessità di insegnamento/apprendi- di lettura (v. hiMMerWahr 1964 e hiMMerWahr 1973). È
mento: “copies of portions of the Iliad or odyssey would allora possibile concludere che la redazione pisistratide di
have been, perhaps, among the vendor’s more common- omero possa veramente essere considerata “one of the fac-
place stock. the needs of schoolmasters and their pupils tors that made athens the great centre for reading, copying,
must have led to a steady increase in the number of exem- and debating about homer for the next two hundred years”
plars in existence. demand grew with supply as the public (West 2001, 19).
58
became more in the habit of reading and more accustomed PCG V f 327, 1.
to the idea of acquiring books for the purpose”. una data-

17
Menico caroli

di spazi per la vendita dei libri: è il posto “in cui si vendono i papiri” (οὗ τὰ βιβλί’ ὤνια), come
dice eupoli. Βιβλιοθῆκαι sarebbero allora le “casse dei libri” nelle quali i venditori conservavano
i papiri da smerciare, come l’ἀπεμπολωμένη (vel ἀπημπολημένη) βιβλιοθήκη, citata in una com-
media di cratino il giovane, o la capsa e lo scrinium dei librai romani59.
Per quanto l’ubicazione topografica di tale mercato non sia esplicita, vari indizi lasciano in-
tendere che si trattasse proprio dell’agora del ceramico, κοινὸν μέρος per antonomasia, e anzi
proprio dell’orchestra, settore dell’agora cui rinvia socrate, in uno dei momenti cruciali del suo
processo. Meleto, presentatore legale della mozione, ingiustamente avrebbe addebitato a socrate
principi notoriamente anassagorei, che i giovani avrebbero potuto apprendere comprando, nell’or-
chestra, i libri del filosofo clazomenio (τὰ Ἀναξαγόρου βιβλία... ἐκ τῆς ὀρχήστρας πριαμένοις60).
lo spazio in cui avveniva tale vendita, come spiega timeo sofista, con riferimento alle parole di
socrate, era contiguo al complesso statuario dei tirannicidi: figurava quindi nell’agora. si tratta
dello stesso spazio in cui, cresciuto il desiderio di possedere l’omero panatenaico, conforme al
testo canonico ateniese, una richiesta di libri omerici avrebbe dato vita a una paradosi secondo le
consuete modalità della tradizione manoscritta: antigrafo/apografo, ovvero modello/copia. inca-
ricati di accorpare materialmente i canti, prima sparpagliati, dell’Iliade e dell’odissea, le prime
generazioni ateniesi di βιβλιαγράφοι dovettero necessariamente impegnarsi nel moltipicare gli
esemplari della vulgata tirannica affinché circolassero per quanto possibile in tutto il mondo greco.
solo attraverso la riproduzione e la diffusione di tali papiri, il progetto culturale, avviato da Pisi-
strato e incrementato dal figlio ipparco, avrebbe avuto possibilità di diffusione straordinaria “al-
l’interno di tutti quegli ambienti culturali, legati ad atene, presso i quali la versione ateniese dei
poemi sarà stata, se non l’unica, almeno la più diffusa”61.
caduto il tiranno e inglobati gli spazi del suo privatissimo oikos nell’area, ormai pubblica,
dell’agora del ceramico62, delle vecchie iniziative vengono mantenute le migliori: le Panatenee,
l’orchestra adibita a spazio teatrale (almeno fino al 500-496 a.c.63), i libri e la vendita dei libri,
iniziata già allora e continuata all’ombra del complesso statuario dei tirannicidi, in un’area che
ancora all’epoca di eupoli si era soliti chiamare βιβλιοθῆκαι o più incisivamente βιβλία. i βι-
βλιαγράφοι sarebbero rimasti lì, nel luogo dove avrebbero svolto già dal 530-520 ca. il loro lavoro
in relazione all’unica βιβλιοθήκη possibile per l’atene arcaica: quella biblioteca omerica che, da
allora, divenne patrimonio collettivo, il primo sillabario dei Greci, ma in senso evidentemente di-
verso da come era stata presentata da testimoni del ii secolo. lì sarebbe stato possibile reperire
copie, su papiro, delle singole rapsodie omeriche64, conformi al testo voluto da Pisistrato, e cin-

59
crat. Jun., PCG iV f 11: v. caroli 2011; sull’acce- † λεύσομαι [cobet 1858, 144: πρὸς βιβλιοπώλας θεύσο-
zione commerciale di capsa, v. coleMann 1988, 230: μαι]); arist. f 128 Gigon (fasci di discorsi isocratei
“capsa was the standard method of storing papyrus rolls, περιφέρεσθαι ὑπὸ τῶν βιβλιοπωλῶν) etc.
61
both privately and commercially”. due esempi di tale ac- ercolani 2006, 198; il commercio di V-iV secolo avrà
cezione figurano in catul. 14 e stat. iV 9, come risposta senz’altro contribuito alla diffusione della redazione ate-
ad amici che avrebbero fatto dono di pessimi libri. nel niese dei poemi, ma sarebbe sbagliato immaginare un mo-
primo, il pretesto è il regalo dell’amico licinio calvo; per nopolio assoluto di tale versione, come conferma la circo-
prendersi gioco di catullo, questi gli avrebbe fatto dono di lazione di ‘edizioni’ κατ᾽ ἄνδρα (omero di antimaco, di
un pessimo libro avuto a sua volta in regalo. il poeta pro- euripide il giovane, di aristotele) e κατὰ πόλιν (omero di
mette vendetta: non appena farà giorno, correrà ad libra- Marsiglia, di argo, di sinope, di chio, di creta): v. erco-
riorum scrinia (vv. 17-18), dove sceglierà come dono uno lani 2006, 198-203, con fonti e bibliografia.
62
tra i peggiori libri in circolazione. analogo il rimprovero di V. n. 53
63
stazio a Plozio Gripo, reo di aver contraccambiato il bel quando un crollo degli ἴκρια (forse il più grave tra
libro ricevuto dal poeta con un libraccio raccattato de capsa quelli avvenuti fino a quel momento) convinse gli ateniesi
miseri libellionis (v. 22) ad un prezzo risibile. della necessità di allestire uno spazio spettacolare più affi-
60
Pl. Ap. 26d-e; testimonianze sulla vendita dei libri ad dabile nel vicino santuario di dioniso eleutereo, situato ai
atene diventano particolarmente frequenti a partire dalla piedi del pendio meridionale dell’acropoli: v. suid. π 2230
seconda metà del V sec. a.c., v. oenoP. VS 41 a 4 = Gnom. adler (= Polacco 1990, 15).
64
Vat. 420 sternbach (il filosofo enopide redarguisce un gio- È opinione plausibile che prima delle edizioni alessan-
vane πολλὰ βιβλία κτώμενον); euP. PCG V f 327,1 (riferi- drine, suddivise in 24 libri/rotoli, secondo le lettere dell’al-
mento alla zona del mercato di atene οὗ τὰ βιβλί’ ὤνια); fabeto ionico, si potessero acquistare singole unità narrative
aristoMen. PCG ii f 9 (riferimento ad un βιβλιοπώλης); (v. West 1965, 20; olson 1995, 238; West 2001, 21; ed-
nicoPho PCG Vii f 10, 4 (l’attenzione del protagonista, al Wards 2002, 41) identificate da titoli tematici, di cui recano
mercato, è rivolto [τοῖς] βιβλιοπώλαις); theoPoMP.coM. traccia anche citazioni di autori classici (esempi in riJksba-
PCG Vii f 79 (un personaggio promette: τοὺς βιβλιοπώλας ron 2007, 20, n. 47: hdt. ii 116: ἐν Διομήδεος ἀριστείῃ;

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Gli scribi del tiranno, i librai del demoS

quant’anni dopo la caduta dell’ultimo tiranno anche testi filosofici e copioni di teatro. il libro, per
la prima volta, era stato concepito come oggetto di mercato.
menico Caroli
m.caroli@unifg.it

Οι βιβλιΟγραφΟι τΟυ τυραννΟυ, Οι ΒιΒΛιοΠωΛΑι τΟυ δημΟυ. Σύμφωνα με διάφορες πηγές, ο Πει-
σίστρατος ήταν ο πρώτος που δημιούργησε μια δημόσια συλλογή βιβλίων στην Αθήνα. Φαίνεται
πάντως πιθανόν, η βιβλιοθήκη αυτή να ήταν το προϊόν μιας περίεργης παρερμηνείας: στην αρχαϊκή
Αθήνα, βιβλιοθήκη δεν σήμαινε ακόμη τη σημερινή βιβλιοθήκη αλλά τη θήκη που περιείχε βιβλία.
Η ερώτηση σχετίζεται και με την πρώτη αθηναϊκή ‘έκδοση’ του ομήρου. Διάφορα testimonia στη-
ρίζουν την υπόθεση ότι ο Πεισίστρατος υπήρξε ο πρώτος που τακτοποίησε τα προηγουμένως
«ανακατεμένα» βιβλία του ομήρου. Αφαιρώντας προσθέσεις και παραλλαγές που είχαν εισαχθεί
από τους ραψωδούς, ο Πεισίστρατος και ο γιος του Ίππαρχος, ο σοφότερος των Πεισιστρατιδών,
δημιούργησαν μια επίσημη Αθηνοκεντρική ‘έκδοση’ του ομήρου. Αξίζει να σημειωθεί ότι ο Πλού-
ταρχος αναφέρει την πρόσθεση ενός στίχου στην οδύσσεια για να ευχαριστηθούν οι Αθηναίοι.
Όλα αυτά μπορεί να σημαίνουν ότι ο ίδιος ο τύραννος ήταν ο μοναδικός ‘εκδότης’ ενός ‘νέου’
λογοτεχνικού προϊόντος (ιλιάς και οδύσσεια) που παρουσιάστηκε στην εορτή των Παναθηναίων.
ως βοηθούς για τη μεταγραφή αυτής της συλλογής βιβλίων ο Πεισίστρατος και ο Ίππαρχος είχαν
σίγουρα μια ομάδα (ιώνων;) επαγγελματιών γραφέων (βιβλιαγράφοι). Αν και είναι δυνατόν να ερ-
γάστηκαν μόνον στην υπηρεσία των τυράννων, μπορούμε να υποστηρίξουμε ότι, μετά την εκδίωξη
του ιππία από την πόλη των Αθηνών το 510 π.Χ., συνέχισαν τη δραστηριότητά τους σε χώρους
κοντά στην ορχήστρα της αγοράς. Η συγκεκριμένη ορχήστρα ήταν ο χώρος όπου είχαν παρουσια-
στεί η ιλιάδα και η οδύσσεια στα Παναθήναια, και στον οποίο αργότερα πωλούνταν βιβλία, όπως
λέει ο Σωκράτης στην Απολογία. Η πιθανότητα να φυλλασσόταν η συλλογή βιβλίων των Πεισι-
στρατιδών στο “house of the colonnade court”, όπως ονόμασε ο thompson το Building F (για
το οποίο πολλοί ερευνητές πιστεύουν ότι υπήρξε το στρατηγείο του τυράννου), που βρισκόταν
κοντά στην ορχήστρα, δίνει ένα στοιχείο για να εξηγηθεί η αιτία του ονόματος βιβλιοθήκαι, όρος
που μαρτυρείται από τον Πολυδεύκη για την αγορά βιβλίων της πόλης των Αθηνών.

The scribes of The TyranT, The booksellers of The demos. according to various sources,
Peisistratus was the first to have made a public collection of books at athens. it seems likely, how-
ever, that such a βιβλιοθήκη was the product of a curious misunderstanding: in archaic athens,
βιβλιοθήκη wasn’t yet ‘the library’, but simply the box (θήκη) containing books (βιβλίων). the
question is also related to the first athenian ‘edition’ of homer. several testimonia suggest that
Peisistratus was the first to order the previously “confused” books of homer. removing additions
and variants introduced by rhapsodes, Peisistratus and his son hipparchus, the wisest of the Pei-
sistratids, produced an official athenocentric ‘edition’ of homer. it is noteworthy that Plutarch
refers to an addition of a line into the odyssey “to gratify the athenians”. all this might suggest
that tyrant himself was the sole textual ‘editor’ of a ‘new’ literary product (Iliad and odyssey) per-
formed at the Panathenaic festival. as helpers in the transcription of this book collection, Peisis-
tratus and hipparchus had surely a group of professional (ionian?) scribes (βιβλιαγράφοι).
although it is probable that they worked only at the service of the tyrants, we can argue that, after
the expulsion of hippias from athens, in 510 b.c., they continued activities connected to writing
in the spaces close to the orchestra of the agora. this orchestra was the place where Iliad and

th. i 10, 4: ἐν νεῶν καταλόγῳ; Pl. Cra. 428c 3 e Hp.mi. i Πατροκλοῦς ἆθλα (caroli 2007, 17-18 e 83-84, t 1). tale
364e 8 ἐν Λιταῖς etc.). fornendo un elenco, sia pure incom- genere di titolo circolava, tuttavia, non solo sui rotoli pre-
pleto, di questi titoli, eliano, scrittore d’età imperiale, dice alessandrini, ma, anche in epoche più tarde, a corredo della
chiaramente che questa era una prassi tipica degli “antichi” numerazione canonica dei singoli libri, cf. Psi XX congr.
(VH Xiii 14). la prima attestazione diretta di un titolo ‘epi- 2 (M-P3 769.11; ldab 2310: i sec. a.c.-i d.c.), dove la
sodico’ di canto omerico (580-570 a.c.) è nel celebre fram- subscriptio del V libro è completata dal titolo ‘tematico’
mento di deinos, decorato dall’ateniese sofilo (athens, [Περὶ τ]ῆ̣ς | [Διο]μ ̣ή̣δους | [ἀριστ]ε ̣ι ̣α ̣[ς].
national archaeological Museum, inv. 15499), raffigurante

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Menico caroli

odyssey were performed at the Panathenaic festival, and in which later books were sold, as
socrates says in Plato’s Apology. the possibility that the book collection of the Peisistratids was
preserved in the large “house of the colonnade court”, as thompson labelled Building F (which
many scholars believe to have been the tyrant’s headquarters), erected close to the orchestra gives
a clue to explain the reason of the name βιβλιοθῆκαι attested by Pollux for the book-market
in athens.

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