Sei sulla pagina 1di 116

BULLETTINO

DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA

DEL

CAV. GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI

ANNO QUARTO

ROMA
TIPOGRAFIA SALVIUCCI
1866
PREFAZIONE

Coli' anno quarto del Bullettino comincia per esso quasi una novella vita , che spero sarà
feconda di frutti sempre migliori. Nella prefazione al terzo anno ho accennato una difficoltà,
di che avevo fatto la dura esperienza nel primo biennio, e che diviene ogni giorno maggiore.
Il Bullettino dee annunziare le recenti scoperte e fornire in molta copia cenni, notizie , brevi
ragionamenti intorno alla storia ed ai progressi della cristiana archeologia. I miei lettori però
prendono tanto diletto nelle dissertazioni illustranti la storia con l'ajuto dei monumenti, che
quasi vorrebbero soppressi gli articoli minori con le notizie, perchè ai distesi discorsi non man-
chi lo spazio ed il necessario svolgimento. Ne ciò basterebbe allo scopo ; imperocché anche
quando una dissertazione occupa tutte le sedici compatte colonne del Bullettino , la ricchezza
della materia suole esuberare, ed io ho dovuto quasi sempre con dolore por mano alla forbice,
e tagliare e ridurre il mio discorso alla misura predestinata. Se non avessi col pubblico altri
debiti che quello del Bullettino, volontieri lo raddoppierei. Ma i miei lettori, essendo discreti e
saggi, intendono bene che per me non è lieve fatica il continuare nella periodica pubblicazione
dei dodici fogli, nei quali cape molto maggiore materia, che forse non pare. Mi sono adunque
appigliato ad un altro partito. Ogni annata sarà distribuita in sei fascicoli di due fogli ciascu-
no ; così tolte le angustie dello spazio per le desiderate dissertazioni, avanzerà sempre qual-
che pagina per gli articoli minori.
Questo partito mi permetterà di trattare qualsivoglia tèma di cristiana istoria ed archeolo-
gia ; nè dovrò più chiudere la porta, come finora sovente ho fatto , a discussioni importanti,
perchè troppo alte ed estese. E talora dividerò in due parti ed in due fascicoli il ragionamento,
che così sarà un vero trattato. Prego in fine i lettori a scusare il breve ritardo , che talvolta
avviene, della pubblicazione. Se il foglio contenesse soltanto notizie ed articoli di poco momen-
to , quel ritardo non sarebbe scusabile : ma l'importanza e la varietà delle materie prese a trat-
tare spesso dimanda ricerche e verifiche, che non sono compiute al giorno prefisso. Amo meglio
differire di due o tre giorni la distribuzione del Bullettino , che arrischiare sentenze non pon-
derate. E così spero, che i miei scritti manterranno quell'impronta di attenta e sincera ricerca
del vero , che loro ha conciliato il favore dei nostri e degli stranieri. I quali tutti ringrazio
della cortese loro benevolenza.
Il Ballettino esce ogni due mesi. Le associazioni si ricevono in Roma nella
L'associazione per un anno costa scudi due.
ULLE Tipografia Salviucci ai SS. XII Apostoli.

DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA
DEL CAV. GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI

ANNO IV. Roma Gennaro e Febbraro 1866. N.° 1.


Esame archeologico e critico della storia di s. Callisto narrata nel libro nono dei FILOSOFIMI.

Corre il decimosesto anno, da che pei tipi di » nome grande nella memoria del popolo cristia-
Oxford sotto il nome di Origene vide la luce il libro » no. Egli tenne la sede apostolica pel breve spazio
intitolato $IÀ020$0YMENA, ossia confutazione di » di cinque anni (dal 218 al 222); e pure il nome
tutte le eresie (1) ; ed ancora non cessa il romore, » di lui ebbe tanta gloria, che quasi eclissò quella
che se n'è menato, e la controversia, che l'apparizione » di tutti i successori fino al magno Silvestro con-
di cotesto greco volume ha destato nei campo dell'ec- » temporaneo ed amico di Costantino. S'egli fu segno
clesiastica istoria. La Revue des Deux-Mondes nel suo » a contraddizioni e calunnie durante la vita sua e
fascicolo del 15 Giugno 1865 ha divulgato uno scritto » dopo la morte, come oggi impariamo e ne abbia-
del signor Alberto Reville intorno ai PhUosophumena : » mo le prove, cotesto accuse furono spregiate dal
contro il quale il sig. Abbate LeHir, professore di » popolo che lo conobbe; ninna traccia, niun eco ne
lingue orientali nel seminario di s. Sulpizio, è sorto » rimase, e la memoria se ne dileguò dinanzi all'uni-
con due articoli veramente assai gravi, dedicati alla » versale ammirazione per le virtù del santo ponte-
difesa del celebre pontefice s. Callisto, la cui men- » fice». Il eh. Le Hir cita per la verità di queste
zione nei miei fogli torna sì spesso (2). L'esordio del affermazioni un discorso, ch'io lessi in Roma nel 1858;
dotto professore comincia così: « Fra tanti pontefici, e del quale fu divulgato un sunto nella Civiltà Cat-
» che governarono la chiesa di Roma nel secolo III, tolica di quell' anno medesimo (1). Questo appello
» de' quali parecchi F mainarono anche col loro san- ed il privato invito fattomi dal dotto scrittore e da
» gue , niuno più di s. Callisto lasciò dopo sè un molti nostri e stranieri mi chiamano a pubblicare per
disteso quel discorso ; ho però stimato meglio ri-
farlo da capo, togliendo od abbreviando quanto da
altri è 'stato abbastanza chiarito , e sui punti meno
fino ad oggi trattati ampliando il ragionamento. L'ar-
(1) Orìgenis Philosophumena sive omnium haeresium refulatio e
codice Parisino nunc primum edidit Emmanuel Miller, Oxonii 1851. N'e
ma precipua dagli altri poco maneggiata, di cui mi
stata fatta una seconda edizione a Gottinga nel 1859 dai sigg. professori varrò, me la forniranno l'archeologia e le memorie
Duncker e Schneidewin, ed una terza nel 1860 in Parigi da Mgr. Onice, monumentali della chiesa romana ; perciò il tèma sarà
ambedue fornite di versione latina e di correzioni critiche al testo. Il sig. esattamente conforme al programma del Rullettino.
prof. Le Hir (nella dissertazione che cito nella nota seguente) avverte che La fama, che della scoperta dei Filosofumeni
molto rimane a rivedere nel testo, e propone alcune emendazioni di passi corse per tutta Europa, non fu, a voler dire il vero,
assai importanti, lo ho veduto in Parigi l'unico codice, che ha servito alle per ispirito di parte esagerata. Imperocché oltre al
tre edizioni; è del secolo XIV , non difficile a leggere, ma scorretto. 11 valore assai grande delle notizie da cotesto libro a
eh. sig.Guerin nella Description de l'ile de Paimos et de Vile de Samos
larga mano forniteci sali' antica filosofia ed ereseolo-
pubblicata nel 1856 p. 101 ha dato un catalogo dei codici del monastero
di s. Giovanni in Patmos, fra i quali è il seguente « Contre les heresies
gia ; esso contiene tali e tante indicazioni sloriche
in 4° sans nom d'auteur. » Questa indicazione fe' nascere la speranza d'un al tutto inaspettate, che sembra quasi trasportarci
secondo e forse migliore esemplare dell' opera , di che parlo. Ma il eh. in regioni a noi ignotissime e rivelarci fatti, de'
Miller testé tornato dall' Oriente ci annunzia, che quel codice più non quali niuno aveva giammai avuto nò anco un
esiste in Patmos, e probabilmente non è diverso dal parigino (V. Cornples sentore. Ma colesta rivelazione , alzando un lembo
rendus de l'academie des inscriptions et belles lettres, séances de l'an- del velo, che copre molte pagine degli annali della
née 1865 p. 32). Do all'opera il titolo <I>IÀ020$0TMENA, perchè così primitiva chiesa romana, illuminò di una luce così
tutti usano appellarla; il eh. P. Armellini però ha sagacemente osservato,
fosca e di così neri colori tinse quelle della vita di
che quel titolo dee essere stato proprio del libro primo soltanto; e il vero
nome dell'intero volume egli restituisce cosi: Toù xa-rà naaùv aipsasuv
s. Callisto , che non è da maravigliare se i nemici
IXiy^ov (3i(3X/a 8sy.ee, Della confutazione di tutta le eresie libri dieci
del nome cattolico ancor non cessano dallo scrivere
(V. Armellini, De prisca refutatione haereseon recens vulgata commen-
tario, Romae 1862 p. 8).
;{2) V. Etudes religieuses, historiques et litleraires par des Peres
de la Compagnie de Jesus, Paris Octobre, Novembre 1865. (1) Ser. Ili T. XI p. 363-64.
ih istile quasi trionfale sopra un siffatto argomento (1). Blasto (1), non della condanna di Teodoto coriario (2),
I dotti però di nostra parte non sono stali muti : non della resistenza di papa Vittore ai quartadecima-
essi hanno valorosamente discusso il difficile tèma in ni (3), annoverati però tra gli eretici nei Filosofimeni(i);
Germania, in Inghilterra, in Francia ed in Italia (2). non dell'accusa da taluni settarii falsamente mossa con-
Anzi tanto è stato scritto e con tanta dottrina è stata tro quel pontefice quasi seguace dell' eresia di Arte-
agitata la controversia, che essa può sembrare fino mone (5); non in fine della condanna di Montano e di
ad alcuna novella scoperta al tutto esaurita. Se non Priscilla ; delle dispute pubblicamente sostenute in
che nel tener dietro a sì gran lite , mi pareva , che Roma da Cajo contro Proclo (6); nè dell'eresia e del
non sarebbe stato senza frutto il ricercare più minu- ritorno alla chiesa di Natale confessor della fede (7);
tamente, che quei dotti non facevano, le notizie pro- avvenimenti occorsi sotto il pontificato di Zefirino, no-
prie della scienza archeologica, e le memorie monu- tissimi senza dubbio al nostro autore, e de' quali deve
mentali, che da qualsivoglia lato toccano le cose nel egli essere stato almeno in parte testimone di presenza.
greco volume narrate a danno di s. Callisto. In tanta Anzi per indole e per proposito egli è sì poco cu-
oscurità di tempi ed in tanta povertà di documenti rante delle istoriche notizie strettamente congiunte
contemporanei ai fatti, di che si disputa, anche i più al suo tèma e risguardanti la chiesa romana, nella
leggeri indizi forniti dall' archeologia e dalle istoriche quale egli viveva e si agitava, che sulle eresie degli
memorie, che ai monumenti son collegate, debbono Gnostici trascrive quasi parola per parola il testo di
essere tolti ad esame ed in molto conto tenuti. Due s. Ireneo, ommette però la menzione della loro ve-
sono le principali questioni agitate intorno ai Filo- nuta in Roma e de'loro rapporti con Igino, Aniceto
sofumeni : primieramente chi ne sia l'autore , e poi e Pio romani pontefici (8). Neil' ordine dell' opera sua
che si debba giudicare de' fatti e delle dottrine che niun conto tiene della successione dei tempi e della se-
costui attribuisce a due romani pontefici. L'una que- rie cronologica delle eresie. Solo allorché si tratta di
stione non ò cosi con l'altra congiunta, che non si Callisto pone mano alla storia; e nelle vicende della
possa trattare della seconda senza avere risoluto la chiesa romana non vede altro che quel pontefice a lui
prima. Porrò a confronto con i monumenti e con altre odiosissimo, dal quale era stato ripreso di erronee dot-
notizie la storia di quei pontefici descritta da cotesto trine. Professa d'esserne personale e pertinace avversa-
autore, senza cercare chi egli fu ; e dopo compiuto rio, e d'averlo in ogni guisa impugnato finché fu vivo.
quel confronto , mi troverò spianata la via a dire E ad infamarne la memoria s'accinge a narrarcene, fuori
anche sul!' autore medesimo qualche parola. del suo costume, la biografia, che è un vero libello.
Le notizie istoriche spettanti alla chiesa romana Finalmente della guerra accanita, che egli rompe al-
registrate in cotesta opera sono quasi tutte racchiuse l'onore ed alla ortodossia di quel pontefice, mena vanto
nel nono libro, e toccano i pontificati di Vittore e di come della maggiore e più rilevante impresa di tutto il
Zefirino, largamente si svolgono intorno a quello di suo libro e dirò anche di tutta la vita sua, fnijiGrcg
Callisto , con qualche cenno sui primi tempi seguiti óycóv (9), A questi ed a molti altri segni è impossibile
alla morte di lui. L'autore non cita testimoni o do- non avvedersi Con quanta passione 1' autore dei Filo-
cumenti; egli stesso è non solo testimone , ma parte sofmneni abbia scritto questa parte dell' opera sua ,
principalissiina de' fatti che descrive. E panni neces- tutta diversa dai libri precedenti ; e quanta ira gli
sario l'avvertire coleste notizie, sia che spettino ai fatti bollisse in petto contro Callisto. Laonde la vera cri-
di Vittore, sia a quelli di Zefirino, tutte fare centro tica e la naturale equità vogliono, che alla testimo-
nella sola persona di Callisto; il quale ò il segno, cui nianza unica e sola d'un sì palese e sdegnato avver-
costantemente mira l'autore per infamarlo. Nel nono sario non prestiamo cieca fede; ma ogni punto ne sia
libro e nel fine dell'ottavo egli punto non allude ad severamente discusso e disaminato.
altri fatti da noi conosciuti per gli scritti d'Ireneo e L'esame della biografia di Callisto dettata dall'ac-
d'Eusebio, che pure spettano ai tempi ed all'argomento cusatore di lui è stato fatto dal Dóllinger, e dipoi
ivi trattato. Non un motto, a cagion d'esempio, dello ripetuto ed ampliato dal Cruice, dall' Armellini, da
scisma eccitato nella chiesa romana da Fiorino e da altri e teste dal Le Hir. Il de Pressensé (10) raccomanda
agli avvocati dei santi sospetti, come esemplare di
sottigliezza, la scrittura del Dóllinger. Ma è più facile
(1) V. Bunsen, Hippolytus and his age 2. edit. London 1854; Words-
worth, Hippohjtus and the church of Rome , London 1853; Volkniar,
Hippolytus und die Roemischen Zeitgenossen, Zarich 1855; De Pressensé, (1) Eusebii, Hist. eccl. V, 15, 20.
Lutte entre Hippolyte et Calliste, Paris 1856 (extrait de la revue chré- (2) L. c. V, 28.
tienne) etc. etc. Vedi anche l'articolo citato di .Vlr. Reville ; e quello di (3) L. c. V, 24.
Mr. Charles de Remusat, nella Revue des Deux-j\Jonde 15 Giugno 1863. (4) Lib. Vili, 18.
(2) V. Dóllinger, Hippolytus und Kallislus, Regensburg 1853; Cruice, (5) Euseb. 1. c. V, 2S.
Etudes sur des nouveaux documens historiques empruntés à l'ouvrage (6) L. c. VI, 20.
recomment decouverl des Philosophumena, Paris 1833; Idem, Histoire de (7) L. c. V, 28.
l'agline de Rome de l'ari 192 à fan 224, Paris 1856 ; Dublin review (8j V. Eusebii, 1. c. IV, 11, 14; frenaci, conlra haar. Ili, 4.
Aprii 1853, January 1854; Armellini, 1. c. Le Hir, 1. c. etc. etc. ( V. Phi- (9) Lib. ix, 6.
losophumena ed- Cruice p. XI, XII)- (10) Lulle entre Hippolyte et Calliste, p. 30.
spacciarsene con un molto pungente, che a parte a potè appena essere il padre del pontefice, che salì alla
parte discutere e mostrare vane le osservazioni e le sedia apostolica nel 218.Se quel servo ottenne la libertà,
ragioni del dotto professore di Monaco piene di sagacia ebbe certamente i nomi di Domizio Callisto. 11 Marini
e di erudizione. Egli e quanti tra i cattolici dopo lui ha creduto che le officine, nelle quali Callisto lavorò,
hanno ripreso in mano la causa di s. Callisto concor- sieno state negli orti di Domizia presso il Vaticano, pro-
dano nella sentenza, che la predetta biografia non sia priamente nel Trastevere (1). I figliuoli ed i nipoti di
una pura favola, ma un libello intessuto di fatti veri, lui non liberati dalla servitù spettarono al patrimonio
snaturali, interpretati come l'ira ed il mal'animo al- di Marco Aurelio; ed uno di loro potè facilmente es-
l'avversario suggerivano, ed interrotto da maliziose lacu- sere dato a Carpoforo, ch'era appunto della casa, cioè
ne, delle quali sono manifeste le tracce. Non assumo liberto, di M. Aurelio e di Commodo. Cotesto circo-
a rifare da capo tutto cotesto esame; ma a mettere in stanze tutte, dato pure che sieno fortuite, servono
piena luce gli indizi ed i cenni, che mi sono pro- almeno a dimostrare, che veramente la notizia di Cai-
posto di raccogliere e di confrontare colla vita di Usto romano figliuolo di Domizio della regione tra-
Callisto narrata nel libro nono dei Filosofumeni. Così stiberina può benissimo in una guisa od in un' altra
avremo alquanti elementi, in gran parte nuovi, che essere conciliata con quella di Callisto servo di Car-
ci ajuteranno a giudicare, se quella vita è una pretta poforo della casa di Cesare.
favola, od una istoria maliziosamente snaturata, od Carpoforo e Callisto erano ambedue cristiani; e il
una fedele e verace narrazione. Sopra tutto però ve- primo aveva qualche ufficio o procurazione nella casa
dremo chiaro quale giudizio ne fecero i contemporanei; dell'imperatore. I fatti, che seguono, avvennero sotto
e se la memoria di queir atto di accusa fu ad arte Commodo, che nel 176 fu associalo all'impero dal
soppressa e soffocata. Dividerò il mio discorso in due padre suo Marco Aurelio, e nel 180 rimase solo im-
parti ; nella prima tratterò della biografìa di Callisto, peratore. E veramente se fino dai tempi degli apo-
nella seconda delle dottrine a lui attribuite e del giu- stoli esistevano cristiani nella casa di Cesare, molto
dizio fattone dall'antica chiesa. più dovevano essi non mancare nella corte degli An-
tonini, e segnatamente di Commodo; pessimo princi-
PARTE 1. pe, ma verso la chiesa, come tosto vedremo, indul-
gente e benigno. Una iscrizione dell'anno 219, se-
Bella biografia di Callisto. condo del pontificato di Callisto, ricorda un M. Au-
relio Prosenete liberto di due Augusti, cioè di M. Au-
Callisto, giusta l'autore dei Filosofameni, era servo relio e Lucio Vero, ovvero di M. Aurelio e di Com-
di Carpoforo cristiano, sx t»j; Kociaaipo:g oìxix;, della modo , che dopo molte importanti procurazioni am-
casa di Cesare, cioè di Marco Aurelio o di Commodo, ministrate nella casa imperiale fu promosso da Com-
come il seguito del racconto dimostra. 11 libro pon- modo alla milizia; ed era cristiano (2). Presso a poco
tificale però lo dice figliuolo d'un Domizio romano in simile stato visse Carpoforo ; ed il cognome stesso
della regione trastiberina (1). Costui può essere stato di lui è indizio della sua condizione libertina : egli
un liberto della genie Domizia; e Callisto può essere da M. Aurelio o da Commodo dovette togliere i nomi
rimasto servo, benché il padre suo avesse ottenuta la ed il titolo di Marcus, ovvero Lucius, Aurelius duo-
libertà. In questo adunque non esiste contradizione rum Augustorum, ovvero Augusti, libertus Carpopho-
necessaria tra il libro pontificale e quello dei Filoso- rus. Or ecco una romana iscrizione, posta precisa-
fumeni ; nè dobbiamo accingerci a scegliere tra mente da un M. Aurelius Augg. lib. Carpophorus.
il prestar fede all' uno od all' altro. Anzi ecco una
coincidenza di nomi e di altre circostanze, che sarà M . AVRELIYS . AYGG . LIB . CARPOPIIORYS . FECI! .
probabilmente fortuita ; ma che pur merita qualche SIBI . ET . AYRELIAE . EPICTESI . COMYGI . SVAE . ET .
attenzione. Tra i tanti servi nominati nelle figuline trovo FILIS . ET . AVRELIO . PAYLINO . FRATRI. SVO . ET .
un solo Callisto, il quale in parecchi sigilli diversi è F1LIS . EIYS . ET . SELEVCO . AlYMNO . LIRERTISQ .
ricordato così: CALLISTI DOMITIORYM, ovvero CAL- ET . POSTERIS . EORYM . ITEM . LIRERT . LIBERTA
LISTI DYORYM DOMITIOta (2). Non mi è lecito so- BYSQYE . SYIS . POSTERISQYE . EORYM .
spettare, ch'egli sia il pontefice. I due Domizii, nelle HOC . MVNIMENTVM . SIYE . CEPOTAFIYM
fornaci de quali cotesto servo lavorò, sono precisamente DE . NOMINE . MEO . ALIENARI . YETO :ì
Domizio Lucano e Domizio Tulio , contemporanei di
Plinio il giovane, morti nei primi anni del secolo se- il cognome Carpoforo non è di quelli, che ad ogni
condo dell'era cristiana; e padri l'uno naturale, l'altro passo si leggono nei monumenti dei servi e dei li-
adottivo di Domizia Lucilla avola di Marco Aurelio berti ; ed ora io non trovo fra molte migiiaja di an-
imperatore (3). Adunque per la cronologia il loro servo tiche iscrizioni un altro M. Aurelio Carpoforo. Per
la qual cosa mi sembra probabilissimo, che in questa

(1) Lib. pont. in Callisto §. I; vedi ivi le note del Vignoli e di altri. (1) Iscrizioni doliari ( ms. nella bibl. Vaticana ) p. 223.
(2) Gori, Colonib. di Livia p. 223: Boldetti p.528; Marini, Arvali p.769. (2) Inscr. christ. T. 1 p. 9.
(3) V. Marini, 1. c. p. 758; Borghesi, Oeuvres compl'etes T. IH p. 47. (3) Doni, Inscr. CI. 11 n. 178; Muratori, 994, 3.
epigrafe sia nominata quella persona medesima, di al qual punto ed alla fuga di Callisto si veggano le
che parla l'autore dei Filosofumeni nella biografia di savie osservazioni del Dollinger e del Le Hir. Passato
Callisto. Non osta l'indole classica dell' iscrizione, qualche tempo i fratelli, cioè i fedeli, vennero a Car-
l'assenza di qualsivoglia segno di cristianesimo , e poforo dicendo che Callisto aveva dei crediti : e chie-
l'istituzione d'un sepolcro ereditario, nel quale erano devano grazia per lui, e l'ottennero. Ma il povero fal-
ammessi i liberti ed i loro posteri. Imperocché dap- lito non aveva un soldo, dice il biografo, nè potendo
prima si noti, che l'epigrafe può essere stata fatta in- fuggire, perchè sorvegliato, volle togliersi a tanta noia
nanzi che Carpoforo avesse ricevuto il battesimo ; ed con una morte gloriosa, ed affrontò il martirio. Un
io la cito non come certamente cristiana, ma come Sabato se ne andò alla sinagoga, quasi avesse a ripe-
monumento d'un liberto degli Antonini, i cui nomi tere i suoi crediti dagli Ebrei, e la mise a scompiglio.
e la cui età mi fanno stimare assai probabile essere I Giudei dopo fatto di Callisto ogni strapazzo lo tra-
lui il padrone di Callisto ricordato nel libro, di che scinarono tutto contuso e piagato innanzi a Fusciano
ragiono (1). In secondo luogo poi richiamerò a mente prefetto di Roma, accusandolo come cristiano, violatore
dei lettori le cose disputate nella Roma sotterranea e turbolento delle loro assemblee permesse dalle leggi
nei Bollettini dei duo passati anni affine di provare, romane. Carpoforo corse al tribunale, protestò quello
che i singoli fedeli ed ancor più le famiglie divenute essere suo servo , non cristiano, ma dissipatore del
interamente cristiane usarono istituire, massime nel denaro affidatogli, ed andare in cerca di una condanna
secolo primo e nel secondo, sepolcreti di diritto pri- di morte. Fusciano non gli die' ascolto; flagellò Cal-
vato ed ereditario in orli di loro proprietà ; e tale listo e lo condannò alle cave di Sardegna.
era il sepolcreto di M. Aurelio Carpoforo, monumen- Tutta questa narrazione dee essere posta a para-
timi sive cepotaphium. Ho anche mostrato, che le for- gone con i fasti e con le istoriche memorie. Fusciano
inole legali di ammissione dei liberti e dei posteri dai fu veramente prefetto di Roma circa questi anni. Dione,
Cristiani furono intese con restrizione ai soli iniziati Capitolino e Tertulliano ce ne fanno testimonianza(1);
nella fede; restrizione esplicita, dove e quando ciò ed il secondo, scrittore pagano, ce lo dipinge come
potè farsi impunemente ; ed in altri casi implicita uomo di tale severità che perfino a Commodo dispiacque.
e sancita per alcun atto privato nelle forme, che le II testo di lui per comune consenso è lacunoso ed
condizioni dei tempi e delle leggi permettevano. abbisogna di medicina; dice così: in praefectura (ur-
Carpoforo affidò al suo servo , dice il biografo , bis) post Fuscianum hominem severum Pertinax mitissi-
una somma di danaro non piccola , perchè la traffi- mus fuit et ipsi Commodo plurimum placuit, quia Me
casse da banchiere. Callisto mise banco nella così esset iterimi cum Pertinax factus est. Il Mommsen l'ha
detta piscina pubblica : £v r/j teyo^svvj ILcrxivvij 7torikwy. sanato scrivendo , quia cum succedendum Mi esset,
La piscina pubblica era stata creata per i'escrcizio iterum tum praefectus factus est (2); e parmi che abbia
del nuoto e posta fra l'Aventino ed il Celio : ai giorni colto nel segno , almeno del senso. A Fusciano
di Commodo più non esisteva. Ne durava però il no- adunque fu dato un successore mite ed umano, per-
me e la memoria : Pìscinae publicae hodieque nomen chè egli era troppo severo. Nè il tempo della pre-
manet, ipsa non extat, scrive Festo (2) ; e da lei ap- fettura era determinato per legge: Fusciano dovè ce-
pellavasi tutta la regione XII, una delle più frequen- dere il posto a Pertinace per cagione della molta sua
tate nell'età degli Antonini. Bene adunque il nostro severità; ed attesta Lampridio che Commodo mutò
autore scrisse nella così detta Piscina pubblica, e bene spesso i prefetti, e niuno ne tenne in ufficio più di
quel luogo si conveniva ad un banco. I fedeli e mas- tre anni: de praefectis (praetorio) quos ipse fecit, trien-
sime le vedove concorsero con ogni fiducia a depo- nium nullus implevit...., praefectos Urbi eadem facili-
sitare grandi somme nelle mani di Callisto. Ma il tate mutami (3). Queste notizie assai giovano a bene
banco falli, e Callisto sgomentato , nò avendo modo intendere e ad ordinare la serie dei fatti, che esami-
di pagare, s'accinse alla fuga. Carpoforo il raggiunse niamo. Il Corsini congetturando assegnò la prefettura
ad Ostia e lo condannò, come si usava fare de'servi, di Fusciano all'anno 178 dell'era nostra (1); e cote-
a girare la mola. Questa è la sostanza del fatto nar- sta data può stare col seguito del racconto, meglio
rato minutamente nel libello; l'autore però, che con però ad esso si confarebbe, se fosse di un dieci anni
arte lo presenta sotto l'aspetto il più odioso, non osa posteriore. Ora appunto nella primavera del 189 Per-
chiaramente e senz' ambiguità affermare essere stati
con dolo dissipati o distratti i depositi (3). Intorno
tore medesimo adopera poco dopo la voce s^tpàytae nel senso morale di
ridusse al nulla, per dire che Callisto dominava Zcfirino e ne faceva quel
(1) Il eh. P. Armellini epilogando nel suo libro ( p. 19 ) la materia che voleva. Sopra poi nel libro VI cap. 42 aveva scritto ( copiando s. Ire-
del discorso da me pronunciato nel 1858, scrive , che nelle mie schede neo) sja:pavi<7af nel senso di avendo sedotto. Adunque adoperò egli
io ho un' iscrizione cristiana di un Carpoforo liberto di M. Aurelio. Egli una voce ambigua, che insinua l'accusa del fallimento doloso, ma in chiari
allude all' iscrizione sopra recitata, che io allora citai in modo poco distinto. termini non l'afferma.
{%) In v. Piscina publica- (1) Dio, Hist.LXXÌX, 4; Capitolinus, in PertinA;TertuII. Ad nat. ì, 6.
(3) Il testo dice cosi : 6 Ss s^a^anlaoci; ià noivra -hrrópsi ; e l'Ar- (2) Script, hist. Augustae ed. Jordan in Pertinace I. c.
mellini traduce: sed quum omnia ipse delessel, quid consilii caperei ne- (3) Lampridius, in Commodo cap. 6.
sciebat; il Cruicc qui quum profligassel omnia., in angustiti erat. L'au- (4) Series praefect. Urbis p. 87. •
tinace successe a Fusciano nella prefettura di Roma, tribunale di Fusciano ; processo avvenuto circa due o
come ha dimostrato il Borghesi; e non è necessario tre anni dopo quello di Apollonio , e sotto l'impero
che io ne ripeta gli argomenti (l).Niun prefetto sotto delle medesime leggi, regnante il medesimo imperatore.
Commodo durò tre interi anni. Callisto adunque, se- Se gli Ebrei avessero fondato il loro atto di ac-
condo il nostro biografo, fu condannato dentro il cusa sul cristianesimo di Callisto , essi sarebbero in-
triennio, che precedette la primavera del 189; tra il corsi nella pena di morte. Or vedete come studio-
186 e il 189. Or noi conosciamo esattamente il processo samente se ne guardarono, formolando la loro que-
criminale, che in questi anni era prescritto al tribunale rela così:« i Romani ci hanno concesso di leggere pub-
del prefetto di Roma rispetto ai Cristiani. Poco prima » blicamente le patrie leggi; e costui entrato (nella sina-
del 186 un servo denunziò Apollonio senatore come » goga) ci ha disturbati vantandosi di esser cristiano ».
seguace di Cristo. Ma il delatore ebbe tosto la con- Finissima è la malizia di quest' atto di accusa :
danna di morte; imperocché era allora per legge gli Ebrei non denunziano Callisto come cristiano, ma
speciale proibita, sotto pena del capo, l'accusa di cri- come perturbatore delle loro assemblee protette dalla
stianesimo (2). È manifesto, che vigeva allora in Ro- legge. Poiché però questo delitto non sarebbe stato
ma il disposto del rescritto, da altri attribuito ad An- degno di morte , inserirono storicamente la menzione
tonino Pio, da altri a M. Aurelio, diretto al comune del cristianesimo del reo, come causa impellente al
dell' Asia ; nel quale agli accusatori dei Cristiani è tumulto da lui eccitato. Laonde il giudice dovè interro-
comminata la sentenza capitale (3). In quel rescritto, gare Callisto se veramente egli era cristiano, ed aven-
oltre una sì efficace proibizione , era anche san- dolo lui confessato , la causa divenne capitale senza
cito ; che ninno , benché confesso d' essere cristia- pericolo degli accusatori. In fatti Carpoforo accorso
no , per questo titolo fosse condannato. Adunque al tribunale esclamava: « ti prego Fusciano, non cre-
la decisione di Trajano : Christiani si deferantur et » dere a costui, egli non è cristiano , ma cerca un
arguantur puniendi sant, può sembrare essere stata al » modo di morire , perchè ha dissipato il mio da-
tutto abolita. E pure non era così. Il predetto re- » naro ». Ed i Giudei alla loro volta rabbiosamente
scritto ebbe un valore temporario e, credo, soltanto gridavano : « Carpoforo cerca pretesti per salvare Cal-
nell' Asia, al cui comune era stato diretto ; ma la » listo; non credere a lui, o prefetto». Così la que-
risposta di Trajano a Plinio aveva per base le leggi stione non fu, se il tumulto era stato colpevole, se
romane contro le superstizioni straniere non ricono- colpa grave o leggera, e di quale pena degna ; ma
sciute dal senato. Quelle leggi e l'applicazione fattane se Callisto era veramente, quale si professava, cri-
da Trajano ai Cristiani rimanevano intatte ; e nel stiano. Ed il prefetto come tale lo condannò alla
caso di Apollonio se ne vide lo strano effetto ed un flagellazione ; e trattandosi d'un servo, gli commutò
solennissimo esempio. Eseguita con ogni atrocità la la croce nei duri lavori delle miniere in Sardegna.
sentenza di morte sul servo delatore, non perciò l'il- L'analisi adunque del criminale processo e della
lustre accusato fu libero, nè scampò alle conseguenze condotta in esso tenuta dagli Ebrei, da Callisto, da
della denunzia. La causa di lui, come di senatore, Carpoforo e da Fusciano cospira con le precedenti
fu portata al senato ; il generoso confessore della fede osservazioni archeologiche e cronologiche a persuaderci,
non volle negare la verità dell' accusa, e dinanzi ai che il libello dell' ignoto autore non è un romanzo
colleghi suoi recitò una nobile apologia della reli- inventato a capriccio; ma una pittura di fatti più o
gione cristiana. Ne seguì l'effetto, che i padri coscritti meno maliziosamente narrati, fedelissima però nel co-
non trovarono via di liberare dalla morte il loro col- lore dei tempi e delle circostanze anche minute. Anzi
lega ; « perchè da antica legge dello stato era sancito , la parte, diciamo così, materiale di cotesta storia può
» che in tali casi se l'accusato persisteva dinanzi al essere tutta vera; e pure calunniosa la narrazione. Il
» tribunale nel suo proposito, non doveva essere in fatto materiale è questo, che Callisto andò alla sina-
» guisa veruna assoluto» (4). Similmente sotto Ales- goga per ripetere i suoi crediti ; e pagato a colpi di
sandro Severo, che tanto amava e proteggeva i Cri- bastone fu dagli Ebrei, nemici acerrimi dei Cristiani,
stiani^ Domizio Ulpiano suo prefetto del pretorio nel con fina malizia accusato in guisa da dovere neces-
libro settimo De officio proconsulis raccolse le leggi sariamente scegliere tra l'apostasia ed il martirio. Egli
ed i rescritti, che decretavano quibus poenis affici scelse il secondo. In quanto all'intenzione perversa,
oporteret eos, qui se cnltores Bei proflerentur (5) ; che il biografo gli attribuisce, di averlo cercato a bello
cioè i Cristiani confessi e perseveranti nella loro con- studio per torsi d'impaccio con una morte gloriosa,
fessione dinanzi ai tribunali. Applichiamo queste pre- vedremo poi quale giudizio ne fecero i contemporanei.
ziose notizie al processo criminale di Callisto nel Noi intanto possiamo intenderne la poca verisimiglianza
considerando, che in un tempo, in che era sotto pena
di morte proibito l'accusare chicchesia di cristianesimo,
(1) V. Armellini, 1. e. p. 20.
Callisto dal mettere sossopra la sinagoga poteva atten-
(2) Euseb. Hisl. eccl. V, 21.
(3) V. 1. c. IV, 13, e Tillemont, Uisl. eccl. noie XI sur S. Juslin
dersi una pena correzionale ed ingloriosa, come servo
( T. II p. 651 e segg.). turbolento, non la palma del martirio. Oltreché parmi,
(4) Euseb. I. c. V, 21. ch'egli avrebbe potuto scegliere alcun modo più dolce
(5) Lactant. Div. inst. V, 11. di cessare la noia del fallimento ed anche di morire,
che il farsi prima battere e pestare dagli Ebrei, poscia Certamente sì; ed eccone la prova. Dionisio vescovo
essere dato in mano ai carnefici d'un Fusciano odioso d'Alessandria a Gallieno, che abolì l'editto di perse-
perfino a Commodo per crudele severità; egli schiava, cuzione promulgalo dal padre suo Yaleriano, e che
cui niun riguardo mitigava il rigore dei supplizi, e la alla chiesa restituì i cemeteri ed i luoghi di adunanze,
cui morte sarebbe stata sopra una croce. Del ri- diè l' epiteto non solo di <ptX©3co;, ma di ©iXo&órspss
manente era in quei tempi uso ordinario, che gli amantissimo di Dio (1). Gallieno però davvero non era
Ebrei nelle loro sinagoghe battessero alcun cristiano. catecumeno; e nè anche è credibile ch'egli s'astenesse
Lo testifica un contemporaneo di questi fatti citato da dai riti idolatrici. Del rimanente il cristianesimo s'era
Eusebio (1), Nò perciò si finiva sempre col ricorrere di buon'ora insinualo nelle donne della casa imperiale;
ai tribunali : Callisto avviandosi alia sinagoga per e ne discopriamo ogni dì nuovi indizi e nuovi docu-
guadagnarsi la gloria di martire , poteva facilmente menti (2).
restarsene con le ricevute battiture e nulla più. Ma Marcia ottenne il suo desiderio, ed un cotale
delle maligne interpretazioni del biogra'o parleremo Giacinto eunuco , che l'aveva allevala , partì per la
poi; ora procediamo innanzi nell'esame della biografia. Sardegna con ordini al preside di queir isola , che
Callisto fu deportalo in Sardegna, ove altri con- rimandasse liberi i confessori di Cristo. Il nome del
fessori della fede erano dannati alle miniere. Dopo preside non è segnato; egli è detto soltanto snhponog,
qualche tempo Marcia concubina di Commodo chiamò che vale esattamente procuratore. Nella partizione delie-
a sè Vittore, che allora governava la chiesa romana, province fatta da Augusto, la Sardegna fu assegnata
e lo richiese dei nomi di tutti quei confessori per ot- al senato , che mandava proconsoli a governarla (3).
tenere la loro liberazione. Or noi già sapevamo da Veramente alle miniere sovente presiedeva un procu-
Cassio Dione, che Marcia fu veramente tutta favore ratore ; e le iscrizioni nominano i procuralores aura-
per i Cristiani, e loro ottenne grazie e beneficii. Al- riarum e ferrariarum (4). Ma il nostro testo parla senza
cuni però dubitavano, se cotesta testimonianza fosse dubbio del preside della provincia. Niuna difficoltà
veramente dello storico pagano, o non piuttosto del- però crea il titolo datogli di procuratore; nè debbo
rabbreviatore, il monaco Xilììino (2). Ecco confermata scusarlo con gli esempi di Tertulliano e di Cipriano,
da un contemporaneo la notizia della prolezione di che quella voce in proposito della Siria impropria-
Marcia verso i fedeli: e dichiarato come avvenne, che mente adoperarono (5). Anzi l'autore dei Filoso fumetti
la chiesa respirò sotto Commodo pessimo principe. I non poteva parlare in modo più esatto. Fin dall'an-
commentatori di questo passo della biografia di Calli- no 74 dell'era nostra sotto Vespasiano troviamo un
sto si studiano di chiarire che Marcia, ò chiamata procurator et praeses provinciae Sardiniae (6); ed una
concubina di Commodo, perchè essendo di condizione notissima epigrafe di Torres in quell'isola nomina M.
libertina, la legge romana non permetteva che le fosse Ulpio Vittore VROCurator AVGusfi Nostri PRAEFectas
dato altro nome; ma che fu tenuta justae uxoris loco, VììO\inciae SARDmw, che il Borghesi da principio
e che nulla osta a crederla perfetta cristiana (3 . Eia credette dei tempi di Alessandro Severo (7), ed ora da
essa però veramente fedele battezzata? L'autore dei alcune colonne migliari sappiamo essere stato procura-
Filoso]"ameni l'appella yìkoSìoq, amante di JJio; e quel- tore dell'Augusto Filippo (8;; e per tacere d'altri esem-
l'autore medesimo designa i cristiani battezzati ed ini- pi, conosciamo anche un prefetto della Sardegna pro-
ziali a tutti misteri di Cristo col vero loro nome ~^ro: curator duorum Augustorum (9), che dee essere dell'età
fedeli. Coloro al contrario, che non erano ancora tali, in circa di M. Aurelio e di Commodo, cioè di pochi
ma inchinavano a divenirlo e vi si disponevano, co- anni anteriore 'à\Yènizpo-cz ricordato nei Filosofumeni.
minciavano dal riconoscere la vanità dell' idolatria e Appunto perchè la Sardegna era luogo di deportazione
la verità dell'unico Dio, e l'adoravano; erano Szccéfeig dei condannali e provincia ricca di miniere di ferro,
timentes Deum, come dicono gli atti degli apostoli, e
dagli Ebrei erano considerati come quasi proseliti (4).
Perfino la Poppea di Nerone, cui, dice Tacito, cuncta (1) Euseb. 1. c. VII, 23.
[aere praeter honestum animum (,5), da Flavio Giuseppe (2) V. De Witte, Du christianisme de quelques imperatrices romai-
nes ( extrait du tome III des Melanges d'archeologie des Pères Cahier
è chiamata ZioGifir^] perchè i Giudei protesse e loro
et Marlin); cf. Jnscr. christ. T. 1 p. CXIV- L'argomento in favore del
ottenne favori (6). Or bene non potè egualmente il cristianesimo di Marcia, che il Lenormant trasse da un imagine di lei
nostro autore dare a Marcia l'epiteto <pi\óSgog, amante incisa in pietra , perchè è velata ed il velo è fermato sul capo con una
di Dio, per l'animo suo inclinato al cristianesimo, e fibula, chi potrà, con quell'archeologo , chiamarlo decisivo? (V. Revue
per i suoi beneficii verso i Cristiani, senza eh' essa Numismat. T. 11 p. 230 ).
però fosse battezzata, e forse neppure catecumena? (3) V. Borghesi, Bull, dell'lst. di corrisp. arch. 1856 p. 142; Mar-
quardt, Rom. Alterili. T. Ili, 1 p. 79.
(4) V. Orelli n- 3235 (cf. 1284), ed Orelli-Henzen n. 6538.
(1) Eu-eb. 1. c. V, 16. (5) Tertull. Apolog. c. 21; Cyprian. De idol. vanitale cap. 7; cf.
(2) Dio, Hìst. LXXH, 4; vedi ivi le note di Fabricio. Lactant. Divin. instìt. IV, 18; et Reinesii, Epist. aèmRupertum p. 505.
(3) V. Armellini, 1. c. p. 21. (6) Orelli-Henzen n. 5190.
(41 V. il Bull, di Decembve 1865. (7j Lettera al Labus del 28 Giugno 1819.
(5) Ann. XIli, 45. (8) Orelli, n. 4929; Orelli-Henzen 5192, 93.
(6) Anliq. lib. XX, 8, 2. (9) Orelli-Henzen n. 6940.
spesso fu giudicato opportuno di affidarla a prefetti e diè il nome di Amazonio al mese di Gennajo, perchè
procuratori imperiali, piuttosto che ai proconsoli man- la sua Marcia egli amava vedere effigiata in forma di
dati dal senato (1). Nei tempi poi, de'quali parla il Amazone. Mentre questi fatti avvenivano, (itoti' %xs%o
nostro autore, questo provvedimento era divenuto or- xoupov ) governava la chiesa il papa Vittore. Vediamo
dinario e continuo , come dalle iscrizioni antiche è quali notizie sono a noi pervenute intorno alla cro-
manifesto. nologia del pontificato di lui ; e studiamoci di com-
Il procuratore della Sardegna liberando i Cristiani porle col racconto del biografo anti-callistiano.
non voleva rilasciare Callisto, perchè non se ne leg- Nella cronologia del pontificato di Vittore abbiamo
geva il nome nel catalogo dato a Marcia dal papa due computazioni diverse. Eusebio lo fa cominciare
Vittore. E Vittore, dice il biografo , aveva ommesso circa il 192; anzi nel chronicon espressamente lo pone
quel nome a bello studio , perchè conosceva bene i dopo morto Commodo e dopo succeduto a lui Pertinace,
fatti del servo di Carpoforo. Pur nondimeno il me- e lo fa durare fino all'anno in circa 201 (1). Il libro
schino tanto pregò e scongiurò , che cogli altri fu pontificale ne determina il tempo dal 30 Maggio dei 185
liberato. Della quale condiscendenza del procuratore al 28 Luglio del 197. Il Baronio s'attenne ad Euse-
manifesta è la cagione ; egli vide che Callisto subiva bio e fu imitato dal Tillemont e da altri; il Pagi con
la pena per quel titolo medesimo di cristianesimo, maggior seguilo preferì la cronologia del libro ponti-
pel quale gli altri tutti Commodo assolveva ; l'om- ficale, cioè dei romani catalogi (2). 11 Mansi però, nelle
missione adunque dei nome di lui fu giudicata di- note alla critica del Pagi, sull'autorità del Constant
menticanza. E Giacinto, il messo di Marcia, tolse tornò alla computazione d'Eusebio. Non stimo neces-
sopra di sè la responsabilità di siffatta interpretazio- sario discutere qui con ogni esaltezza gli anni pre-
ne. Ma il papa Vittore, se crediamo al biografo, fu cisi di questo punto di cronologia, e le cagioni della
assai dolente della liberazione di Callisto ; essendo discrepanza nel computarli. La scoperla dei Filosofu-
però misericordioso, tacque. E per evitare i rimpro- meni conferma le ragioni dei catalogi romani, asse-
veri di molti, massime di Carpoforo, che non ces- gnando una parte, credo, notabile del pontificato di
sava dal fare querele, perocché non era corso molto Vittore ai tempi di Commodo. Del rimanente i predetti
tempo dai fatti sopra narrati al ritorno del condannato, catalogi per questi anni fanno istorica fede; e sarebbe
il pontefice lo mandò ad Anzio ; facendolo quivi di- temerità il rifiutarne la testimonianza. La storia adun-
morare, assegnatagli una pensione mensile a titolo di que di Callisto, dall'istituzione del banco nella Piscina
alimenti. Tutto ciò dee essere avvenuto alquanto pri- pubblica al ritiro in Anzio, occupando il quinquennio
ma del 192. In quest'anno Commodo morì ; ed è poco in circa 186-190, cade tutta o quasi tutta nel pontificato
credibile, che Marcia, la cui carità verso i Cristiani an- di Vittore e presso a poco comincia appunto con esso.
che dallo storico Dione o dal suo epitomatore fu sti- Mandato Callisto ad Anzio, il biografo lo lascia
mata degna di memoria, e la cui grazia presso quel quivi in pace, e dei fatti di lui sotto il papa Vittore
principe cominciò fino dal 183, abbia atteso l'ultimo nulla più ci dice. Egli lo trasporta senza preparazio-
anno per liberare i confessori della fede. Callisto però ne nè transizione veruna in un nuovo teatro. Da sem-
tollerò per qualche tempo la pena in Sardegna; dicen- plice fedele, maxóq. di condizione servile, pessimo uomo,
do il biografo , che dal fallimento del banco e dalla truffatore dei depositi delle vedove cristiane, falso mar-
condanna alle miniere al ritorno di lui a Roma ov tire, e per tutti cotesti titoli odioso a molti e da Vit-
fiMpàv, non corse lungo intervallo ; frase accennante tore rilegato in Anzio, in un solo punto, appena morto
un periodo nè brevissimo ne lungo. E ciò conferma quel pontefice, lo muta in personaggio della più alta
l'altra frase perà %povov passato qualche tempo, colla ecclesiastica dignità. Il nuovo papa Zefìrino con lui
quale il nostro testo separa l'epoca della deportazione divide le cure pontificali, e gli dà in mano nulla meno
di Callisto, da quella della chiamata di Vittore presso che il governo di tutto il clero di Roma, e da lui si fa
Marcia, perchè desse la nota dei martiri. Tutti adun- ciecamente guidare nelle sentenze e definizioni doni-
que i fatti fino a questo punto narrati sono chiusi Ira maliche. Gli esaminatori di questo libello concorde-
gli anni in circa 18o e 190; il primo precede la data mente hanno osservato, che una sì brusca mutazione
più lontana, che possiamo assegnare alla prefettura di scena, della quale il biografo non rende ragione
di Fusciano ; il secondo viene dopo gli ultimi mesi veruna, è prova manifestissima di malizia nel racconto
di quella prefettura e dopo il più recente termine e di reticenze e lacune calcolale ed inescusabili. Come
possibile della condanna di Callisto. Nè parmi proba- Zefìrino potè, appena salito alla sede apostolica, pren-
bile, che Marcia abbia tardato oltre il 190 a liberare dere un servo non ascritto al clero, anzi un rifiuto
i martiri. Vero è, che il Lenormant (1. c. ) differì della plebe cristiana, e chiamatolo dal luogo di esi-
all' estremo della vita di Commodo la potenza di Mar- gilo assegnatogli dall' antecessore suo , porlo a capo
cia; ma per attestato di Dione, questa era grandis- della chiesa romana e della sua chieresia? Le elezioni
sima almeno fino dal 190 (2). Commodo in quell'anno dei sacri ministri allora si facevano col concorso e la

(1) V. Menzen nel Bull. dell'Ist. di corrisp. ardi. 1858 p. 45. (1) V. Tillemont, Hisl. ucci, nate IV sur s. Ehulhere T. Ili p. 616.
(2) Hist. LXXVI, 6. (2) Crii, ad Baron. an. 192 §. IV.
testimonianza del clero e del popolo. E niuno si op- Secondo la cronologia dei romani catalogi Vit-
pose ad una scelta siffatta?; ed il clero non protestò tore morì il 28 Luglio del 197, e dopo poco giorni
contro l'indegno e vilissimo censore, che Zefirino voleva di sede vacante Zefirino fu sostituito nel luogo del
imporgli? Il biografo, che di Callisto banchiere e falso defonto pontefice. Il biografo sembra accennare, che il
martire ci raccontava tutto minutamente e ne conosceva nuovo papa chiamò tosto a Roma Callisto. « Dopo la
perfino le segrete intenzioni, qui perde la parola e » dormizione (morte) di Vittore, Zefirino, associatosi
nulla ci dice del come, quando, per quali intrighi, » Callisto pel governo del clero, a suo danno lo onorò,
pel favore di chi, con quanti contrasti e contro quanti » e chiamatolo da Anzio lo prepose al cemetero»{l).
reclamanti colui fu riconosciuto innocente, ascritto al Adunque tra il ritorno di Callisto dalla Sardegna e
clero ed onorato tanto da potere il nuovo papa Zefirino la sua elevazione a coadjutore di Zefirino nel ponti-
presceglierlo sopra tutti per l'amministrazione della ficato corsero pochi anni; nè possiamo sospettare, che
chiesa e per il governo del clero romano. Basterebbe un lungo tempo e la morte dei testimoni avessero fatto
questo silenzio a darci prova certissima, che Zefirino dimenticare le vicende del servo di Carpoforo. Ma
fe' una scelta gradita al presbitero, ai chierici infe- l'intelligenza chiara ed esatta dell'ufficio commesso a
riori ed alla plebe cristiana; e che Callisto o giammai Callisto ci farà vedere apertamente la fiducia, che in
non fu tenuto per truffatore e falso martire, quale il lui riposero e il nuovo pontefice e tutta la chiesa romana.
biografo ce lo dipinge, o fu apertamente riconosciuto La commune opinione degli interpreti del nuovo
innocente e per le sue virtù da vilissima condizione libro fece di Callisto un prete vicario di Zefirino. Dopo
a grandi onori innalzato senza irregolarità veruna, però ch'io lessi nel 1858 il discorso sopra citato, nel
consenziente ed approvante il clero ed il popolo. Ma quale dimostrai Callisto essere stato il diacono di Ze-
non è necessario che argomentiamo dal silenzio: ha- firino , questa sentenza fu tenuta generalmente per
bemus confitentem reum. lì biografo, nella prefazione vera ed abbracciata dall'Armellini, dal De Buck, dal
al libello, giunto al punto di dover accennare, ch'egli Le Hir (2) e da altri. In fatti la natura delle funzioni,
per controversie dommatiche, delle quali poi ragione- che il nostro autore attribuisce al suo avversario, sono
remo, era stato pubblicamente ripreso da Callisto go- appunto quelle del primo diacono, che in posteriore
vernante il clero sotto Zefirino, si lasciò vincere dal- età fu chiamato arcidiacono. Callisto stava sempre al
l'ira e scrisse queste precise parole: colui (Callisto) fianco di Zefirino ed a lui serviva; gli procurava da-
divenuto insolente, perchè TVTTI, ECCETTO ME, naro e lo esigeva dai fedeli; amministrava ogni affare
all' ipocrisia di lui prestavano favore, mi appellava della chiesa, come se egli fosse il pontefice ; gover-
diteista (cioè adoratore di due Dei) (1). Ecco adunque nava il clero. Ora è noto, che i diaconi nella chiesa
dalla bocca dell'accusatore medesimo ia confessione, romana erano sette, e tra essi ogni pontefice ne pre-
che tutti slavano con Callisto, eccetto lui solo; e che sceglieva uno perchè fosse il diacono suo personale,
egli ci ha maliziosamente taciuta la pagina più impor- testimone di tutta la vita sua e socio nell'amministra-
tante della biografia callistiana ; quella, cioè, del suo zione del pontificato. Così leggiamo, che Eleuterio fu
ingresso nel clero, della reintegrazione della sua il diacono di Aniceto (3); Sisto (divenuto poi il secondo
fama, e dei gradi e dei modi per i quali giunse a di questo nome tra i romani pontefici) fu arcidiacono
tanta potenza ed in essa conciliò a sè l'universale favore di Stefano (4); il celebre martire s. Lorenzo, di Si-
nel grande teatro della chiesa romana. sto II (5): nè diversamente interpreto l'iscrizione di
11 Dollinger, il Cruice, l'Armellini ed il Le Hir Severo, che a lui dà il titolo di diaconus papae sui
hanno svolto sotto varii punti di vista quest'argomento, Marcellini (6), ed un frammento testé rinvenuto a
insegnando come la forma delle elezioni canoniche s. Sebastiano spettante all'epitaffio d'un diaconus epi-
nel secolo terzo, e la buona opinione , che i pagani scopi.....Il eh. sig. D. Gennaro Galante pubblicherà
medesimi ne avevano, dimostrano impossibile 1' ele- fra breve l' epigrafe napoletana del diacono .d'uno
vazione pacifica di Callisto agli alti ministeri eccle- dei vescovi di quella sede. Il diacono prescelto tra
siastici, di che fu investito, se le accuse dell'autore i sette a dividere col pontefice le cure del sommo sa-
nostro contro di lui non fossero state esaminate, ed cerdozio teneva Varca della chiesa, cioè amministrava
egli non ne fosse stato per commune giudizio purgato. il prodotto delle obblazioni dei fedeli, e lo distri-
Ma a meglio intendere il valore di questo argomento, buiva per gli alimenti del clero, de' pupilli, delle ve-
e forse anche a scoprire la chiave di tutta l'accusa,
gioveranno la cronologia, che ho dichiarato, e le no-
tizie archeologiche e storiche, che m' accingo ad ac- (1) Ms9'- oli [Oviy.ropo;) y.oijj.r)aiv 7jSCpvpho;, o-vva.pctiJ.svov aùròv
cennare, illustranti i veri rapporti tra Zefirino e Cal- (KaÀXitjTOv) 0"/yv TTpò; tw xccrao-rccaiv ?ov y.X-npou, snij.'ocrs tw tSiu
listo nel governo e nell' amministrazione della chiesa xctxù, ucci toÌjtov pLsrayccyùv ano toÙ AvOsidv si; to y.oij/,rìTnpiov
romana. xaTso-Triaev. Philos. IX, 11.
(2) Armellini, 1. c. p.21; De Buck, Etudes religieuses, historiques etc.
Mars 1865 p. 346; Le Hir, 1. c. p. 181.
(3) Hegesippus, ap. Euseb. Hist. eccl. IV, 22.
(4) Lib. poni, in Slephano §. II.
(1) '0? sì; àiróvoiav yjtpùv Sià to ncevra; aùroù ty) ùnox.plcrs.i (5) Lib. poni, in Xysto IL §. III.
o-vvtptyjiv, i9/a«s Ss oii, ànsKctXsi n/*^f SiOsou;. Philos. IX. il. (6) Inscr. christ- T. I p. CXV.
—9—
dove, dei poveri , dei confessori della fede condan- ministrò Varca, resse il clero, prese parte a tutti gli
nati nelle miniere o chiusi nelle carceri. La chiesa affari della chiesa. Non potremmo desiderare una testi-
romana ricca di danaro e di carità faceva parte dei suoi monianza più splendida da opporre ai maligni racconti
tesori anche alle chiese lontane, ed inviava elemosine in intorno alle prime vicende del servo di Carpoforo. È
tutto l'Occidente e l'Oriente; ed i fedeli stranieri, che a seuza dubbio cosa notabilissima, che il nostro autore,
Roma convenivano da ogni parte, accoglieva con gene- il quale, come poi vedremo, attribuisce a Callisto dot-
rosa ospitalità. Notissima ed esplicita intorno a questo trine corrompitrici della morale cristiana e della di-
punto è la testimonianza di Dionisio vescovo di Co- sciplina ecclesiastica, perchè insegnava la remissione
rinto nel secolo secondo, commentata e confermata da dei peccati e non voleva irremissibilmente deposto ogni
Eusebio pel secolo terzo (1). Così il diacono aveva ne- vescovo, che in qualche grave colpa fosse caduto, né
cessariamente in mano la matricola, cioè il catalogo, anche ardisce insinuare avere lui avuto bisogno di
del clero, dei confessori della fede, dei poveri, dei benigne leggi ed interpretazioni per iscusa della sua
pellegrini, (2); e per quel rapporto indissolubile che la personale condotta. Dei costumi e della vita di lui
vita materiale lega alla morale, e che mollo potere vuole fare il biografo il peggiore ritratto che sia pos-
dà a chi provvede ai bisogni della prima, l'arcidia- sibile; e lo confessa nelle parole seguenti: « la vita
cono divenne naturalmente il tutore ed il censore del » di costui, che e stato nostro contemporaneo, ci sem-
clero, e l'autorità sua non ebbe altra pari dopo quella » óra utile narrare, perché conosciutone il tenore, gli
del vescovo (3). L'arcidiacono poi della chiesa romana » uomini di sana mente intendano tosto la natura deh-
era più di tutti i diaconi grande e potente; e l'ammi- » l'eresia da lui propugnata. » Ma in vero del te-
nistrazione degli ecclesiastici affari da lui esercitata, nore della vita di Callisto nulla egli può dire , che
la corrispondenza da lui tenuta con le chiese lon- sia conforme alle lasse dottrine, di che lo fa maestro;
tane lo facevano quasi sempre stimare degno so- e le sole accuse, non dommatiche, di che gli porge ma-
pra ogni altro del pontificato. Laonde avvenne, che teria quella lunga biografia , sono il fallimento del
raramente i preti e quasi sempre i diaconi fossero banco aperto a nome di Carpoforo con le sue conse-
scelti a succedere al dcfonto pontefice. Di Simmaco guenze, e l'ambizione di succedere a Zefirino nel pon-
succeduto ad Anastasio nella fine del secolo quinto tificato. Or chi conosce la crudezza degli antichi nelle
trovo scritto, che egli fu eletto, perchè era uno dei loro invettive e gli scandalosi libelli diffamatorii sparsi
sette diaconi :£>g hoc rav inxà foaxóvov GWTa(l); e parlando dai competitori al pontificato contro pontefici ricono-
degli usi della chiesa romana nel secolo terzo Eulo- sciuti da tutti per integerrimi, quali furono Cornelio
gio Alessandrino ci narra, che l'arcidiacono per con- nel secolo terzo e Damaso nel quarto, non potrà aste-
suetudine inveterata saliva al trono episcopale , e nersi dalla maraviglia, che il nostro autore non abbia
l'ordinarlo prete era un chiudergli la porta e la spe- trovato a ridire e nò anche a sospettare di peggio
ranza del sommo onore (o). Da ciò nacque, che i nella vita di Callisto, ch'egli pretende essere stato sì
diaconi stimarono ingiuria l'essere promossi al pre- facile ed indulgente in dottrina morale. La sola illi-
sbiterato ; che per abuso sembrarono talvolta essere batezza ed il decoro de'costumi di lui possono avere
da più dei preti medesimi ; e fu d'uopo reprimerne disarmato la critica malevola, accintasi all'impresa di
con leggi le ingiuste pretensioni. Il primo grande trovare i falli conformi ai pretesi insegnamenti. E le due
concilio tenuto dopo la pace della chiesa in Occidente, sole riprensioni, alle quali la storia dell'accusato dette
l'Arelatense, fe' un canone speciale per i diaconi di ansa, sono distrutte da quella storia medesima. Chi
Roma ; de diaconibus Urbicis ut non sibi tantum prae- potrà credere, che al dissipatore doloso dei risparmi
sumant (6). delle vedove cristiane, abbia voluto Zefirino affidare
Queste nozioni sono capaci di farci penetrare nelle il danaro della chiesa destinato appunto alle vedove
intime parti delia biografia dettata dall'avversario di ed ai pupilli ? E se anche egli il volle , il clero ed
Callisto, e forse anche di rivelarci ciò che si cela nelle il popolo poterono reclamare contro. E pure ciò non
misteriose reticenze e nelle lacune, che in essa sco- avvenne ; ed il clero da Callisto governato per quasi
priamo. Callisto fu il diacono di Zefirino; e durante dieciotto anni, il popolo da lui , secondo il biografo,
i dieciotto anni del pontificato di lui, il più diuturno gravato di insolite esazioni, non ne furono stanchi
di quanti se ne contano da s. Pietro a Silvestro, am- e liberamente lo elessero a successore di Zefirino. Nè
questa elezione fu straordinario effetto delle arti am-
biziose del candidato ; fu scelta fatta secondo il co-
(«) Euseb. 1. c. IV, 23. stume vigente, e secondo gli esempi precedenti e sus-
(2) E noto che dagli atti della elezione di s. Cornelio abbiamo la seguenti. Solo la disapprovazione pubblica o privata del
statistica del clero e dei poveri, che ricevevano sussidii mensili dalla governo diaconale di Callisto potevano indurre Zefirino
chiesa romana nel 251 ; ed erano più di mille cinquecento.
a promuoverlo al presbiterato ; e così rimuoverlo dalla
(3) V. Grea, Essai historique sur les archidiacres Paris 1851 ,
extrait de la bibl de l'Ècole des chartes 3*. serie T. II.
coadiutorìa, che giusta il costume lo chiamava, almeno
(4) Photii erotemata e codice 89 Vindob. in Fontani, Nov. delie, con molta probabilità, alla successione episcopale. Ma
erud. T. 1 p. 44. nè Zefirino ciò fece; nè il biografo accenna che veruno
(5) Photii, Bibl. cod. 172, 280. lo abbia desiderato, eccetto lui: ed il fatto della suc-
(6) Conc. Arelat. can. 18. {Condì, edit. Coleti T. I p. 1453). cessione quietamente avvenuta dimostra, che il diu—
— 10 —
turno arcidiaconato di Callisto al clero ed al popolo nelP anno 260 l'imperatore Gallieno restituì al papa
non avea generato fastidio. Dionisio i cemeteri sequestrati dal padre suo Vale-
Olire la lunga durata dell'officio diaconale , un' riano,Dionisio li distribuì ai venticinque titoli, cioè
altra singolarità distingue ed innalza sopra i più an- alle parrocchie di Roma , e li pose sotto dipendenza
tichi diaconi , che servirono ai romani pontefici e dei preti titolari della città (1). Il cemetero però di
a loro succedettero , quello la cui apologia nasce Callisto non sembra essere stato assegnato a veruno dei
spontanea dalla storia medesima scritta dall' accusa- preti, ma fu riservato al papa medesimo; e mentre nel
tore. Cotesta singolarità non potremmo intendere cemetero diDomitilla troviamo un'epitaffio accennante ia
senza la scienza dei monumenti e senza le recenti giurisdizione dei preti, jussu presbyterorum. in quello di
scoperte della Roma sotterranea. Ognuno già prevede, di Callisto il diacono Severo, che sopra ho nominato, cita
eh' io voglio ragionare della presidenza al cemetero. l'autorità del papa, jussupapae suiMarcellini(2).Se nel
Scrive il biografo , che Zefirino avendo eletto Cal- 260 sieno stati per la prima volta distribuiti o soltan-
listo a suo socio e coadiutore nel governo del clero, to restituiti ai preti titolari i cemeteri, è difficile as-
Big zò ■/.oi\);qv'<\olov xvcvzgvqgzv ^ lo prepose al cemetero. serire con certezza. Certo è però che il papa Fabiano
Che significano queste parole? La chiesa romana non morto dieci soli anni prima (nel 250), e salito alla se-
aveva forse molti cemeteri circa la fine del secolo se- de apostolica nel 236 (quaranta anni dopo Zefirino),
condo? Come adunque qui si dice, che Zefirino pre- divise ai sette diaconi le quattordici regioni di Roma,
pose Callisto non ad un cemetero , ma al cemetero ? due per diacono ; e die a ciascun diacono la cura
I fasti della Roma sotterranea risponderanno a que- dei grandi lavori da farsi nei cemeteri, divisi perciò
ste interrogazioni , e molla luce spanderanno sopra anch' essi in sette partizioni (3). È manifesto, che in-
uno dei passi più importanti della biografia, che esa- nanzi al pontificato di Fabiano i sette diaconi aveva-
miniamo. I fedeli di Roma nel secolo secondo e ne- no formato un solo corpo sotto la presidenza dell' ar-
gli inizi! del terzo avevano parecchi cemeteri deno- cidiacono ; Fabiano assegnò a ciascuno di essi due
minati dai proprietarii delle terre, sotto le quali quei regioni con i cemeteri corrispondenti. Sotto Zefirino
sepolcreti erano scavali ; a cagione d' esempio di Pri- poi troviamo nominato il cemetero per antonomasia,
scilla, de' Giordani, di Massimo presso la via Salaria, ed il preposito ne è 1' arcidiacono; cotesto cemetero
di Ostriano presso la Nomentana, di Pretestato presso è quello appunto, nel quale sono sepolti quasi tutti
1' Appia, di Domililla presso V Ardeatina, di Lucina i romani pontefici del secolo terzo, cominciando da
presso T Ostiense. Un cemetero però ai giorni appunto Zefirino ; è quello , che anche dopo le divisioni dei
di Zefirino fu istituito presso V Appia, nelle terre cemeteri in sette regioni e in venticinque parrocchie,
della gente Cecilia, ed ebbe sopra lutti il primato: e quando la giurisdizione datane ai preti della città era
esso conservò per lunga età il nome non del proprie- in pieno vigore, fu riservato al papa, che senza dub-
tario, non del primo fondatore Zefirino, non d'alcun bio pel mezzo del suo arcidiacono lo amministrava.
celebre martire quivi sepolto, ma di Callisto Egli è Zefirino adunque istituì presso l'Appia un cemetero,
manifesto che questo è il cemetero, al quale Zefirino che in tutto il secolo terzo ebbe il primato nell'ec-
prepose il diacono suo. Le prove delle asserzioni pre- clesiastica amministrazione ; e dal quale questa am-
messe sono svolte ed illustrate nel tomo primo della ministrazione medesima sembra o essere cominciata o
Roma sotterranea e nel secondo, che fra pochi mesi ve- o avere preso una forma speciale : quel cemetero du-
drà la luce. Al presente discorso basta eh' io cerchi rante il secolo predetto fu il sepolcreto ufficiale dei
perchè quel sepolcreto nel libro dei Filosofumeni è papi, i quali rinunciando all'onore d'essere sepolti
chiamato quasi per antonomasia il cemetero; perchè presso 1' Apostolo Pietro , da Zefirino in poi (4) fu-
la cura datane da Zefirino a Callisto è ricordata in rono quivi, e quasi tutti in una stanza medesima,
quel libro medesimo come sommo onore e come il successivamente deposti. Ad un fatto e ad una istitu-
titolo precipuo della grande autorità a lui confe- zione tanto importanti, e che ebbe per effetto di se-
rma ; perché il cemetero non da altri che da Callisto parare dalla communione del sepolcro di s. Pietro i suoi
ebbe il nome, e nome rimasto poi celebralissimo. Ognu- successori, conviene cercare una cagione proporzionata.
no intende, che qui si tratta d' alcuna istituzione di Stringiamo in poche parole quello che intorno a que-
massima importanza o nella gerarchia ecclesiastica, o sta cagione è ampiamente spiegato nella Roma sot-
nel!' economia e nella vita sociale della communità dei terranea.
fedeli di Roma.
Nella gerarchia della chiesa romana non hanno
giammai esistito preti incardinati direttamente e prin-
cipalmente ai cemeteri, che erano tutti estramurani (1); (1) V- 1. c. p. 204 e segg.
e basterebbe questa sola osservazione per indicarci (2) V. 1. c. p. 208.
che Callisto, la cui precipua onoranza è chiamata di (8) L. c. p. 199.
(4) Callisto però ed Urbano furono sepolti, il primo sulla via Aurelia,
preposto al cemetero, non fu prete ma diacono. Quando il secondo , secondo il libro pontificale ed altri documenti, nel cemetero
di Pretestato contiguo a quello di Callisto sull'Appia, Della sepoltura del
primo parlerò nella seconda parte del mio discorso; di quella del secondo
(1) V. Roma sotti. T. I p. 205. nella Roma Sotterranea.
— 11 —
Gallieno restituì i cemeteri non ai privati posses- tuisse et saepe facta esse a collegiatis. Sed collegia his
sori, ma al papa Dionisio; e nel Bulleltino ho più volte nominibus omnibus licite institui ipse Tertullianus non
accennato, che nel secolo terzo il possesso di sepol- sensit ; recipi ejusmodi pias causas a collegio funerati-
creti a titolo comune fu nei Cristiani riconosciuto dalla cio, quam causam animadvertas a Tertulliano paene pri-
civile autorità. Ora i primi segni di cotesti sepolcreti mo lozo collocari, NVLLA LEX YETABAT (1). Adun-
spettanti al corpo medesimo dei Cristiani, e manifesta- que nella sentenza del Mommsen, se i Cristiani aves-
mente amministrati a nome del corpo, appaiono ed in sero potuto essere un collegio non religioso ma fu-
Roma ed in Africa sotto Zefìrino. Ed appunto colla neralicio, molte loro riunioni e le loro collette spese,
data degli esordii del pontificalo di lui coincide quella come Tertulliano racconta, sarebbero divenute legitti-
d' un rescritto di Settimio Severo, che confermò e di- me. Or bene oggi consta, che i Cristiani ebbero nel se-
chiarò vigente in tutto 1' impero romano il privilegio colo terzo sepolcreti considerati come collegiali; e per-
dei sepolcreti collegiali e delle società istituite sotto ciò Varca ecclesiastica e la pia distribuzione del suo
quel titolo (1). Chi non vede, che alcun rapporto dee prodotto fu necessariamente e provvidamente congiunta
esistere tra cotesto privilegio solennemente rinnovato all' amministrazione del cemelero commune. Io qui
ed ampliato da Severo e la contemporanea apparizio- non m'accingo a determinare con precisione la mi-
ne dei cemeteri notoriamente spettanti alla società dei sura, in che Zefìrino ed in genere le chiese cristiane
Cristiani? Ma perchè sia meglio inteso il valore di poterono profittare del privilegio confermato e dichia-
cotesta osservazione, trascriverò alcune parole dall'apo- rato da Settimio Severo : basta allo scopo del mio
logetico di Tertulliano composto circa il tempo mede- discorso che sia manifesto essere stato allora adottato
simo, di che ragiono ; e poco prima o poco dopo che la o tentato qualche partito affine di porsi al possibile
plebe gridasse in Cartagine contro le areae sepultura- d'accordo con la legislazione, predetta ; e che da que-
rum (cioè i cemeteri communi) de' Cristiani, le quali sta risoluzione viene il cai attere solenne ed ufficiale
perciò erano pubblicamente notorie. Ecco come Ter- dato al cemetero affidato a Callisto.
tulliano descrive la cristiana società: Praesident proba- In fatti nelle condizioni , che ho esposto, non ad
ti quique seniores, honorem istuni non pretio sed testi- altri che al primo diacono poteva essere dato ad am-
monio adepti.....Etiam si guod arene genus est, non de ministrare il cemetero della società, e da ninno me-
honoraria stimma, quasi redemptae religionis, congre- glio che da lui poteva quello essere denominato. Im-
gatur (2). Modicam unusquisque stipem menstrua die, perocché Gajo insegna, che qui bus permissum est
vel cum velit, et si modo velit, et si modo possit, appo- CORPVS habere collegii, societatis, sive CVIVSQYE
nit.... Haec quasi deposita pietatis sunt, nani inde non ALTEIUVS EORVM NOMINE, proprium est ad exem-
epulis... dispensatur, sed egenis alendis humandisque et plum reipublicae habere res communes, arcani com-
pueris ac puellis re ac parentibus destitutis, jamque do- munem, et actorem sive syndiòum, per quem tanquam
mesticis senibns, item naufragis et si qui in metallis, in in republica, quod communiter agi fieiique oporteat,
insulis vel in custodiis dumtaxat ex causa Bei sectae agatur, fiat (2). Che i Cristiani in quanto al possesso
alumni confessionis suae fmnt (3). Coleste parole han- dei cemeteri o per pieno diritto o per tolleranza di
no tanta relazione con le società funeraticie, che il fatto sieno stali corpus, è cosa ormai dimostrata (3).
Mommsen, benché non pensasse punto ai cemeteri com- Che il cemetero , cui presiedè Callisto, non sia stato
muni dei Cristiani, pure le commentò nella seguente sen- amministralo a nome privato ma della chiesa, il libro
tenza: erant quidem coitiones illae illicitae, quidquid di- dei Filosofumcni ce lo rivela. Callisto adunque come
cci Tertullianus, sed ideo tantum, quod erant Christiano- primo diacono fu il vero attore e sindico del corpus
rum. Non enim nego per se haec omnia licite fieri po- dei fedeli ; e in quanto spetta al loro sepolcreto potè
forse essere legalmente investilo di siffatta delegazione,
senza dubbio lo fu in prattica od in un modo o
(1) Digest. XLV1I, 22, i. 11 rescritto fu dato dal solo Severo, perciò nell' altro.
prima che Caracalla e Geta fossero associali all'impero, cioè nel tempo Dopo questo ragionamento, più accennato che svol-
appunto, di che qui parliamo.
to, chi non vede quanto grande fu la fiducia con-
(2) Questo passo, che ai commentatori di Tertulliano è stato oscurissimo,
oggi è chiarito dalle antiche iscrizioni. Alcuni editori hanno scritto deho-
cessa a Callisto, e perchè l'autore dei Filosofumeni
fioraria summa, cioè inhonesta ; ed il Porcellini ha posto quella voce tra precisamente alla presidenza del cemetero die tanto
le latine sopra la sola autorità di questa lezione terlullianea. Ma il eh. peso e la considerò come insigne onore? Quando Cal-
Renier ha dimostrato, che si dee leggere de honoraria summa, e che listo fu eletto ad arcidiacono, la cristiana società en-
nelle iscrizioni africane honoraria summa significa il danaro , che si do- trava in una nuova fasi della sua esistenza dinanzi
veva pagare da chi otteneva gli onori del sacerdozio o d' alcuna magi- alla legge romana ; ed egli dovette essere o di di-
stratura municipale (V. Renier, Premier rapport sur une mission scien- ritto o di fatto, o espressamente o tacitamente, l'at-
lifique en Algerie p. 4). Poscia il eh. Henzen ha divulgato anche un tore civile di cotesta società nella capitale dell' im-
iscrizione di Lanuvio ( Civita Lavinia ), che sotto Settimio Severo fa men-
pero e nella chiesa principale. Nella quale allora fio-
zione honorariarum summarum sacerdoliorum ( Bull, dell' Ist. di cor"
lisp. arch. 1862 p. 158). Tertulliano adunque dice, che i presidenti della
cristiana società non pagavano, come i sacerdoti pagani, per ottenere (1) Mommsen, De collegiis, p. 91.
1' onore ed il grado sacerdotale. (2) Dig. Ili, 4, 1 § 1.
(3) Apolog. c. 39. (3) Koma sott. T. I p. 104-

»
— 12 —
rivano persone e intere famiglie nobilissime e sena- sotto il pontificato di papa Vittore. Intorno ai quali
torie; lo attestano in termini precisi Tertulliano (1), se noi siamo nel caso di dovere udire il solo accu-
Eusebio (2), le antiche iscrizioni (3). Una di queste satore e non il reo, e d'averne sott'occhio una scelta
famiglie, un ramo dei Cecilii, die le proprie terre maliziosa e narrata con tanta bile, non una intera sto-
per l'istituzione del cemeteri!. Ed a primo rettore di ria scritta sine ira et odio da chi avesse potuto dire
una istituzione di sì alto momento, a primo quasi con Tacito ejus causarti procul habeo, dall'accusa me-
attore civile della chiesa romana e di una sì nobile desima però intendiamo, che la causa di Callisto non
società, sarà slato scello un servo barattiere? Ed un mancò di difensori, anzi che tutti {nchx^ì) in Roma
uomo siffatto avrà tenuto durante dieciotto anni l'uffi- la difesero. E tutti l'accusato onorarono della più
cio, per indi salire al sommo sacerdozio, lasciando in alta dignità ed autorità ; e per ventitre anni furo-
tutti i secoli avvenire il nome suo glorioso a quella no contenti d'essere governati da lui prima diacono
necropoli, eh' egli aveva retto come diacono? Qui ve- e poi pontefice; ed in circostanze nuove e delicatissi-
ramente è il caso di rispondere credat Judaeus, Ape Ila: me tale fiducia in lui posero, che non so quale alun-
ed ogni lettore discreto ed imparziale confesserà, che no della chiesa romana abbia da lei avuto testimo-
una biografia, la quale comincia dal raccontare mi- nianza di maggiore estimazione. La voce al contrario
nuzie e dal rivelare segrete intenzioni, e poi dei fatti dell'accusatore rimase solitaria e fu dai contempora-
più importanti e contradicenti alle prime pagine della nei spregiata.
narrazione non rende conto veruno, non è una sto- Questo ragionamenlo dee bastare ad ogni uomo
ria, ma un tessuto di aneddoti narrali con malizia e imparziale per giudicare quanta fede meriti una bio-
senza concatenazione. grafìa -piena di novelle, di maligne interpretazioni e
E qui posso dire, che la vera biografìa di Callisto di querele, delle quali i contemporanei ed i testi-
inserita nel libro nono dei Filosofumeni è giunta al suo moni dei falli non tennero conto. E se il libello non
termine. Imperocché le accuse e le declamazioni, che contenesse altro che gli aneddoti da noi fin qui esa-
precedono e che seguono, spettano tutte alle contro- minati, la scoperta fattane sarebbe piuttosto una let-
versie dommaliche, le quali ho riserbato alla seconda teraria curiosità, che argomento degno di seria atten-
parte del mio discorso. In questo numero pongo al- zione. Converrebbe essere al tutto nuovo nella storia
tresì le censure contro Zefirino dipintoci ad arbitrio ed ingenuo come un fanciullo, per prendere scan-
del libellista, come vecchio avaro ed inesperto delle dalo d'invettive ed accuse, delle quali i più gran-
formolo dommatiche, dominato dal diacono suo ; che di e degni e santi personaggi rare volte non furono
a lui procurava danaro e dettava le decisioni delle segno. Qui però la biografia tende a screditare insie-
controversie intorno la fede. Con tanto studio poi l'ac- me e 1' uomo e le dottrine da lui insegnate e la gran-
cusatore involge nelle tenebre di frasi equivoche e di de società sparsa in tutto il mondo (xarà r.àvxa. ròv
mulo silenzio i passi più importanti delia vita da xójfwv), che le mantenne e pretendeva essere la chiesa
lui impresa a narrare, che della elezione di Callisto cattolica (iotuTovg . • . . xzQohxrjV 'ExxAWav ànowàéiv
a successore di Zefirino e della concordia o discordia imx&tpovQi). Ecco dove mira l'attacco; e se dobbia-
dei voti non ci dà notizia veruna ; e nò anche dice mo giudicarne dall' equità e dal candore che abbiamo
chiaramente, ch'egli successe a Zefìrino, e se ciò dalla trovato nella storica narrazione, non dubito di asseri-
storia non constasse, per le parole di lui potremmo re, che il pregiudizio è tutto in favore delio dottrine
dubitarne. In fine non dà un solo cenno sul gènere impugnate da un silfàtto scrittore. Ma io non voglio
di morte, che chiuse una siffatta vita. Questi pun- trionfare prima d'avere esaminato fino all'ultimo pun-
ti meritano uno speciale esame; ma poiché sono inti- to una causa sì grave e sì oscura. Attendiamo pure
mamente congiunti con quello delle sentenze domma- senza preoccupazione di mente l'esame delle dottrine
tiche e delle eresie impugnate dall'autore deiFiloso- dommatiche di Callisto e del giudizio fattone dalla
fumeni, lo rimetto al luogo suo nel seguito del ragio- chiesa contemporanea. Attendiamo, che le memorie
namento. Qui però debbo avvertire, che lo studiato monumentali della chiesa romana ci dicano, se essa
involucro delle parole e della narrazione predetta non ebbe onta e vergogna del nome di quel ponte-
basta a celare l'inutile guerra fatta da cotesto scritto- fice, e se a bello studio soffocò la memoria delle con-
re alia elezione di Callisto ; e 1' accusa di eresia, che tese narrate dall' autore dei Filosofumeni. Intanto però
a questo scopo contro lui egli diresse per tutto l'orbe a conclusione di questa prima parte del discorso sti-
alle chiese. Da tutto ciò è manifesto, che nella vi- mo utile riassumere ed abbracciare in una sola oc-
ta di Callisto, come uomo, non come dottore e le- chiata la minuta analisi, che abbiamo fatto della bio-
gislatore, 1' avversario suo, volendola pure infamare, grafìa controversa, e scrutarne il fondo e, vorrei dire,
non trovò materia a censura, tranne gli aneddoti del il mistero.
primo periodo, che chiamerò del servo di Carpoforo Nel narrare i fatti, che spettano ai pontificali di
Zefìrino e di Callisto, il nostro autore è conciso, in-
voluto, alienissimo da qualsivoglia studio ed abito di
(1) Ad Scapulam c. 4. precisione nel designare i luoghi, le persone, la serie
(2) Hisl. eccl. V, 21. e la successione degli avvenimenti. Al contrario in
(3) Roma sott. T. I p. 309 e segg. quelli del tempo, che precede l'elezione di Zefìrino,
—- 13 —
egli è narratore minuto, determina i luoghi, nomina danari, non potevano essere estranei o almeno ignoti
le persone, indicale qualità loro e le mettein scena con ed indifferenti al diacono, che teneva l'arca ecclesia-
tanta verità di circostanze, che 1' analisi archeologica stica ed alimentava le vedove. Le cause dei condan-
e storica la più scrupolosa ci ha mostrato la fedele esat- nati per la fede sia alla carcere sia ad metallo,, do-
tezza di quelle minuzie. La serie poi della narrazione è vevano essere esaminate sopra lutto dal diacono, af-
quivi disposta e descritta con quel semplice e disin- finchè secondo le parole citate di Tertulliano i soc-
volto fraseggiare cronologico, che é proprio di chi non corsi della chiesa fossero dati a quelli soltanto (dum-
ha dovuto porre in esso veruno studio, ma però ha taxat), che erano veramente ex causa Bei sectae alumni
tutte presenti ed ordinalissime nella memoria le suc- confessioni suae. E celebri sono le querele dei Donatisti
cessioni dei fatti e d' ogni loro parte. Egli è per me .contro Ceciliano, perchè quando era diacono negava
indubitato, che cotesto autore ebbe una speciale ed gli alimenti ed i soccorsi a coloro , che impruden-
intima notizia delle vicende spettanti al primo periodo temente si presentavano ai tribunali. Gli atti adun-
della vita di Callisto e ne conservava vivissima la ri- que della causa di Callisto dovettero essere esaminati
cordanza. Imperocché la pittura, eh' egli ce ne fa, è dal papa e dal diacono suo; e il nostro autore sì bene
ricca di circostanze estranee allo scopo del libello ed li conosceva , che ripete le parole precise dell' ac-
all' intenzione malevola che 1' ispirava ; e la loro men- cusa fatta dagli Ebrei al tribunale di Fusciano. Per
zione fu suggerita soltanto dalla sovrabbondanza e la ragione medesima la nota dei martiri data a
dalla vivezza dei ricordi, che alla mente dello scrittore Marcia fu compilata dal diacono : e se il diacono fu
si affollavano. Donde in lui questa speciale ed intima colui, del quale sospettiamo, bene s'intende, come
notizia ? Fu egli forse amico di Carpoforo padrone di egli seppe che il nome di Callisto fu ommesso deli—
Callisto ? Ciò mi sembra assai credibile; certo egli fu liberatamente. In fine l'ultima notizia registrata nella
troppo parziale in favore di lui. Lo chiama pio e ne narrazione minuta, che veniamo scrutando, l'ultima
loda il generoso disinteresse; mentre poi confessa che spellante ai tempi di Vittore, è della pensione accor-
condannò Callisto alla mola, pena gravissima, e che si data a Callisto per gli alimenti nella città di Anzio.
querelò, perchè quel meschino fu richiamato dalle Questa pensione finché visse Vittore, fu mensilmente
miniere. Ma 1' amicizia con Carpoforo non basta a spie- pagata dal diacono suo. Dopo tutto ciò, sarà un vano
gare le notizie e le allusioni copiose del racconto, di sospetto, una fantastica ipolesi, che il biografo di Cal-
che ragiono. D'altra parte il nostro autore era uomo listo sia il diacono di papa Vittore?
di chiesa; ed a se medesimo dà grande importanza Posta la quale ipolesi , cui dia ognuno il valore
nelle controversie dommatiche sotto il pontificato di che vuole, chiara sarebbe la causa della personale
Zefirino ed il diaconato di Callisto. Conviene cercare avversione dell'autor nostro contro Callisto. Egli, che
quale era nel tempo, i cui fatti egli sì bene conosce, la sì male di lui aveva giudicato, e forse in buona fede
posizione sua nella chiesa romana. Egli ci rivela i per le relazioni dell'amico Carpoforo, lo vide assoluto,
pensieri di papa Vittore ; imperocché quando Callisto onorato e dal nuovo pontefice surrogato nel luogo suo:
tornò dalla Sardegna, il papa n'ebbe forte dispiacere, mentre forse egli era promosso al grado di prete, che
dice il biografo, ma tacque. Egli sa, che nella nota poca speranza gli lasciava del sacerdozio supremo.
dei martiri condannati ad metal la data a Marcia dal Ciò può sembrare un sogno ; ma molti elementi di
predetto papa il nome di Callisto era stato ommesso, questo sogno mi fornisce il libro dei Filosofumeni,
e di proposito deliberato. Or quando Vittore fu chia- molti l'intima cognizione de' costumi e degli usi del
mato da Marcia non era allora, allora salito alla cate- clero romano nel secolo III. Certo è , che il nostro
dra apostolica ; imperocché Y autore, che quivi è preci- autore intentò contro Callisto l'accusa di eresia per
sissimo nella fraseologia cronologica, dico che Vittore impedirne la successione a Zefirino: e riuscita vana
in quel tempo ( xar' èvsivo y.aipov ) governava la chiesa; l'impresa, sembra che da lui e dalla communione
frase eh' egli similmente adopera nel principio del libro sua si sia separato facendo scisma. Ora udite un
per indicare in genere il tempo del pontificalo di Ze- racconto , che tolgo da Eulogio Alessandrino. « No-
firino. Cotesta osservazione adunque congiunta alle ra- te vaziano era l'arcidiacono di papa Cornelio ; e a
gioni di cronologia sopra indicate c insegna, che il » quei dì (cioè nel secolo terzo) nella chiesa romana
periodo di tempo, del quale il biografo ebbe sì minu- » 1 arcidiacono di legge ordinaria succedeva al defonto
ta notizia e conservò così viva memoria, è quello ap- » pontefice. Cornelio, non stimando utile alla chie-
punto del governo di papa Vittore. Il nostro autore fu, » sa, che Novaziano a lui succedesse, lo ordinò
parmi chiarissimo, o prete o diacono o ministro infe- » prete. E colui perduta la speranza della succes-
riore ai giorni di quel pontefice. » sione legittima, si die' a fare scisma (1). » Co-
Che se noi porremo mente alla natura delle pre- test'istoria applicata a Novaziano ed a Cornelio è falsa;
dette notizie, le quali s'addicono specialmente a chi imperocché Novaziano non fu mai arcidiacono, e fece
teneva l'amministrazione diaconale, grande sospetto, scisma appena eletto Cornelio, non dopo perduta la
credo io, nascerà nell'animo dei miei lettori, come è
nato nel mio, l'autore dei Filosofumeni essere stato
il diacono di papa Vittore. Gli affari d'un banco di
cristiani, e nel quale le vedove depositavano i loro (1) Photii, Bibl. cod. 272, 280.
— 14 —
speranza di succedere a lui. Ma Eulogio Alessandrino listo ? Io nulla decido; nè voglio che queste con-
non avrà forse confuso l'istoria d'uno scisma con quella getture , qualunque peso sarà loro dato , sieno sti-
d'un altro ; lo scisma notissimo di Novaziano , con mate parte integrale e necessaria dell'esame e dell'apo-
quello dimenticato da tutti dell' avversario di Cal- logia, che vengo dettando.

Epitaffio dell' anno SOI scoperto in s, Lorenzo nell' agro Ver&no.

Tra le iscrizioni cristiane di data certa, che deb- riscrivere da capo l'epigramma nella faccia opposta
bono essere aggiunte alla serie pubblicata nel tomo del marmo. In quanto al pentametro il senso è chia-
primo, una ne tornò in luce nell'anno scorso dalla ro, e dice che la defonta morendo ha infranta la legge
basilica di s. Lorenzo nell' agro Yerano , che è di- del creatore ermi duo in carne una ricordata nel primo
sposta in una forma singolare, e della quale non distico. Ma non trovo parole, che rendano quel senso e
ricordo altro esempio. Le lettere sono scritte in fa- compiano il verso con una frase, al mio gusto, tol-
scie di marmo ; i cui frammenti superstiti e ricom- lerabile e conforme allo stile del secolo e del poeta.
posti chiaramente mostrano, che quelle fascio com- Si provino altri a quest' impresa, se ne vale la pena.
ponevano una cornice quadrilunga, che forse chiudeva Del primo distico della fascia sinistra nulla rimane,
un musaico od un' opera tessellata. Nelle due fascie e del secondo soltanto il finale:
laterali, che sono di lunghezza maggiore, erano scritti
CONSTANTE MARITO
due disliei per parte ; nella fascia superiore era se-
funeW MENSA DIE.
gnato il nome con gli anni della vita della persona
onorata da cotesto epitaffio di nuova forma ; nella Constante significa vivente. In un sarcofago delle grotte
fascia inferiore era la data dell' anno e del giorno vaticane leggiamo uno scherzo sul sepolcro preparato
della deposizione. Colesta ultima fascia rimane intera; in vita da un Constantius: LOCYS CONSTANTI OVI
della superiore appena un frantume : della laterale ADIIYC CONSTAT , ed equivale alla nota forinola
sinistra rimangono i finali d'un solo dislieo, della la- se vivo fecit. Le parole residue del pentametro sono
terale destra molte parole d' ambedue i disliei. Ma tolte dal noto verso di Virgilio ahstulit atra dies et
ciò che giova assai a supplirne le lettere perdute, è funere mersit acerbo, che fu molto caro agli antichi
che cotesta ultima fascia è opistografa, cioè scritta compositori di metrici epitaffi.
anche nel suo rovescio : e porta in ambe le scritture Dai versi raccogliamo, che l'epigrafe è d'una donna
i versi medesimi. È chiaro che la prima scrittura fu premorta al suo marito; dalla fascia inferiore ch'essa
rigettala e ripetuta nell' altra faccia per qualche er- morì nel 501; laonde la fascia superiore sarà da sup-
rore occorso , o perchè si volle variare qualche pa- plire secondo il formolario epigrafico del secolo sesto
rola. Si vegga la delineazione de' frammenti restituiti in circa così :
ai debiti luoghi nella pagina seguente.
hic reejuiescit in pace .... conjXX ALEXANrfn...
11 primo distico dell' epigramma dal confronto
guaevixit in saeculo aNNIS PM (plus minus)...
delle lettere del dritto con quelle del rovescio della
fascia opistografa mi sembra dovere essere supplito in Resta a commentare la data Avieno viro clarissi-
circa così: mo constile, che ho detto contrasegnare l'anno 501.
Tre Avieni consoli sono registrati nei fasti; il primo
haC SYB LEGE DEVs nuptiS CONSORTIA YINXIT fu collega dell'imperatore Valentiniano III nell'anno ISO;
il secondo ed il terzo procedettero in Occidente nel 301
corpOmWs junclis eSSET VT YNA CARO e nel 502. Il modo di distinguerli nelle date è in-
segnato nel tomo I delle Inscriptiones christianae pa-
11 secondo distico non è egualmente facile a restituire. gina 328 e 412 e segg. Il primo non fu giammai
Dal confronto predetto raccolgo : nominato solo; il terzo di legge ordinaria fu chiamato
junior per discernerlo dal secondo; a questo che fu
EN CONIVX CARYMQYE TIIORVM GVro conjuge NATVM chiamato Avieno senz'aggiunta veruna e die il suo no-
DESERIS AYCTORIS IVSSA......... me all'anno 501, di pieno diritto appartiene la nostra
iscrizione.
Ma nell' esametro la buona costruzione della frase Le due croci in un epitaffio del secolo sesto non
esige carumque thorum et cum conjuge natum deseris ; sono degne di osservazione e di nota; in quell'età
e credo che l'ommissione dell' et sia stata la cagione di gli esempi ne sono assai communi.
45.^
— 16 —
Lampadari) di bronzo trovato in Africa della forma d'una basilica.

Il eh. Sig. Peigné-Delacourt possiede un lampa- lateranense edito in primo luogo dal Bosio (Roma
darò di bronzo d'arte cristiana proveniente dall'Africa, solt. p. 87 ) e poi da molti, sono per quanto è mia
che è nel suo genere unico. Egli ne ha ragionato te- notizia i pia antichi modelli di chiese cristiane del
stè in una seduta del comitato archeologico di Noyon, secolo quarto e del quinto effigiati sui monumenti,
e promette di pubblicare nelle Memorie della società II mausoleo del Salvatore eretto da Costantino, del
degli antiquarii di Picardia le notizie precise del luo- quale vediamo molti e variati ricordi nei sarcofagi e
go, ove è stato rinvenuto un sì raro cimelio. Intanto negli avorii, naturalmente non entra nel novero dei
eccone uno schizzo di disegno nella pagina contigua modelli di basiliche, imperocché esso era rinchiuso
u. 1, 2, ed una descrizione sommaria. dentro una basilica (1). Ora mi sembra degno d'essere
È venuto in luce da un ipogeo sepolcrale, il cui notato , che nella fronte delle basiliche figurate sul
pavimento era in mosaico, e vi si leggevano due iscri- sarcofago lateranense , che è tra i più belli ed anti-
zioni del secolo quinto. L'arte, il tipo architettonico, chi del secolo quarto, non appare vestigio veruno di
i simboli cristiani del lampadaro ottimamente s'addi- croce, nò sculla in mezzo al timpano nè dominante
cono al secolo citato. Rappresenta questo una basilica, sul vertice di esso; e che in cima alla cupola del
alle due estremità del cui tetto sono fermali due anelli, battistero sorge il segno di Cristo , ma della forma
che senza dubbio servirono alle catenelle, dalle quali solenne nell' età costantiniana Nel nostro lampa-
il lampadaro pendeva. Dai due lati della basilica spor- darò però, che è attribuito , parrai , ragionevolmente
gono in fuori tronchi d'albero, tre per ciascun lato, al secolo quinto, il segno di Cristo spogliato di qual-
ad uso di braccioli; e sostengono ognuno un piatto, sivoglia nesso monogrammatico è ripetuto due volte
sul quale doveva essere posata la lucerna. La basilica nelle forme usitatissime durante i secoli quinto e
è traforata a giorno come si conviene ad un lampada- sesto. Queste osservazioni sono assai concordi al Si-
ro ; e non parrai che in questo dobbiamo crederla tipo stema, che ho dichiarato nell' epistola de titulis car-
reale d' un edifìcio di quella forma. In fatti nell' alto thaginiensibus (2) ; e che svolgerò più ampiamente
delle pareti sopra il porticato sostenuto dalle colonne nella seconda edizione di queir epistola, quando avrò
vediamo le fenestre colle loro transenne, lo quali sareb- un poco di agio e di tempo da occuparmene. Del rima-
bcro state inutilissime, se la basilica avesse ricevuto da nente in (\ue\Y epistola accennai essere assai probabile,
ogni binda aria e luce dall' abside e dai portici aper- che le croci nude, sia quadrilatere, sia quadrilunghe
ti. In fondo all' abside si vedo la caledra episcopale sieno state più presto e più communemente adottate
sormontata dalla croce equilatera; del quale ornato nel pubblico uso e nel culto in Àfrica, che non in
d'una catedra non ricordo altro esempio nei primi Roma; ed il modello d'una basilica africana, che ab-
cinque secoli, massime nelle nostre contrade occiden- biamo sott'occhio, ove perfino la cattedra è sormon-
tali. Nella fronte maggiore della basilica spicca una tata dalla croce, potrà essere un nuovo argomento in
seconda croce ; ed è della foggia medesima di quelle, favore di quell'opinione, se il lampadaro sarà giudi-
che sono incise nell' epitaffio sopra descritto dell'ari- cato piuttosto dei primi che degli ultimi anni del se-
no 501 ; cioè della forma volgarmente appellata la- colo quinto,
lina con le estremità allarghilo e foggiate quasi a trian-
golo , per dare loro grazia ed ornamento. Cotesto
lampadaro , e le prospettive di basiliche e di batti- (i) v. Bull, di Novembre 1865.
steri sculte nelle fiancate del celebre sarcofago ora (2) Pitra, spidi. Soiesm. t. iv.

Notizie

Scavi nel ceanetero «li Prctestat©. Le escavazio- Filocalo , il calligrafo damasiano, nella bella disposizione
ni in cotesto celebre cemetero incominciate nel 1863, delle delle lettere e delle linee ; talché da pochi frammenti di
quali nello scorso Decembre feci sperare la continuazio- quella scrittura possiamo con sicurezza calcolare e geometri-
ne, sono state riprese ed hanno già dato ottimi frutti. La camente definire le misure dell'iscrizione, e tentarne con sue-
bellissima iscrizione dedicata dal papa Damaso al celeberrimo cesso il restauro. Anche d'una nuova ed al tutto sconosciuta
martire s. Gennaro, i cui primi frammenti divulgai e calli- iscrizione metrica damasiana, cioè d'un istorico elogio, è ve-
graficamente supplii nel Bullettino di Marzo 1863, è divenuta nuto in luce un buon messaggero, un primo brano cioè di
quasi intera per la scoperta d'una quantità grande dei fran- poche lettere spartite in quattro linee. Ma delle escavazioni
lumi di essa, che confermano lettera per lettera il supple- nelle cripte istoriche del cemetero di Pretestato, che già hanno
mento della delineazione predetta. Questa è una prova fruttato più che io non dico in questo breve annunzio, e che
novella dell'esattezza geometrica adottata da Furio Dionisio molto promettono, darò accurate notizie nel seguente fascicolo.

TIPOGRAFIA SALTICCOI
Il Ballettino esce ogni doe mesi. Le associazioni si ricevono in Roma nella
L'associaiione per nn anno tosta scudi due.
BULLETTINO Tipografia Saivincci ai SS. Xil Apostoli.

DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA
DEL CAY. GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI

ANNO IV. Roma Marzo e Aprile 1866. N.° 2.


Esame archeologico e critico della storia di s. Callisto narrata nel libro nono dei FILOSOFIMI.

PARTE II. corrompeva i costumi dei fedeli, ed ai pastori mede-


simi dava licenza ed impunità di malfare. Ora ne la
DELLA DOTTRINA DOMMATICA E DELIA DISCIPLINA.
prima delle accuse nè la seconda hanno relazione con
ECCLESIASTICA.
la vita menata da Callisto, sia nella giovanezza sia
§• I. nella matura e senile età. Teodoto di Bizanzio negò
il nome di Cristo dinanzi al magistrato ; e si scusò
Osservazioni preliminari poi dicendo : non ho negato il nome di Dio ma del-
L'autore dei Filosofumeni vuole, che al lume della l' uomo ; indi la sua eresia (1). Callisto al contrario
biografia di Callisto, secondo che egli ce l'ha dipinta, confessò al severo prefetto Fusciano la sua fede ; e
noi giudichiamo dei perversi donimi, insegnamenti e n'ebbe la flagellazione e la condanna capitale alle
consigli da lui medesimo attribuiti a quel pontefice miniere. Se fu indulgente coi peccatori, se è vero
prima coadjutore e poi successore di Zefirino. Ma nella che anche i vescovi caduti in grave peccato conservò
prima parte del mio ragionamento ho osservato, che nel loro grado, se affermò con speciale decreto la
i colori ed i fatti di quella biografia non hanno rap- potestà sua di rimettere la fornicazione e l'adulterio,
porto veruno con le dottrine religiose e morali im- non perciò l'avversario ardisce di gettare pur un'om-
putate a quel famoso rettore della chiesa romana. Le bra siili' illibata castità di lui nè prima nè dopo il
quali si riducono a due capi : corrompimento del suo ingresso nel clero. Non ardisce ciò che pochi anni
retto domma circa la divina persona di Cristo, e della dopo altri osarono contro il medesimo s. Cipriano,
santità e severità della cristiana disciplina. Callisto , il quale nel colmo della sua gloria episcopale dovè
se prestiamo fede all' accusatore, insegnava il Verbo rispondere a chi di lui incesta, impia et nefanda fa-
non essere persona distinta dal Padre, e l'appella- cile audiebat, libenter credebat, aliena mendacia quasi
zione di Figliuolo di Dio essere propria della natura propria defendebat (2). Nella vita privata e nei per-
umana assunta dall' unico ed indiviso spirito, che è sonali costumi di Callisto l'accusatore denigra soltanto
Dio ; cadendo così in due opposte bestemmie, quella l'amministrazione del banco affidatogli nei primi anni
di Sabellio, che attribuiva al Padre l'incarnazione e della sua gioventù; e per collegare a viva forza in
la passione, e quella di Teodoto di Bizanzio, che ri- alcuna guisa cotesti aneddoti alle controversie dom-
duceva Cristo allo stato di puro uomo. Egli inoltre matiche, coloro che applaudono e credono all' accu-
prometteva a tutti, dice l'avversario, la remissione li) Epiphan. Haer. L1V, 1-
dei peccati i più turpi commessi dopo il battesimo; (2) Cyprian. epist. LXIX ad Florenthim Pupianum , de obtre^
e rilasciando ogni freno dell' ecclesiastica disciplina, ciatoribusi
— 18 —
satore, gravemente deplorano , che Callisto come di- appena resterebbe luogo a parlare d'un sì importante
lapidò i depositi delle vedove, così abbia poi dilapi- argomento, se i molteplici rapporti eh' esso ha colla
dato quello tanto più prezioso della fede. Or io ho storia della cristiana società, del suo svolgimento ,
già mostrato, in quale conto fu tenuta dai contem- delle sue lotte, e qualche lume che mi fornisce la
poranei e, ciò che è più, dagli interessati siffatta que- scienza archeologica non mi dessero speranza di poter
rela di dilapidazione : anzi quanta fiducia ebbero i contribuire anch' io per la mia parte un poco di luce
fedeli di Roma nell' amministrazione dell' arca eccle- nuova sopra parecchi punti dell'accusa e della difesa
siastica per le mani di Callisto. Il pregiudizio adun- d' una causa sì grave e sì oscura. Ed al naufragio
que, che contro la rettitudine e la santità delle dot- dei documenti autentici parmi che si possa in qual-
trine di lui l'avversario volle predisporre narrandone che modo supplire con testimonianze dirette e in gran
la biografia, si volge piuttosto in pregiudizio favore- parte contemporanee, segnatamente di Tertulliano; delle
vole. In fatti l'autore del libello lo conchìude escla- quali mi sludierò di mettere in evidenza la relazione
mando ironicamente : ecco le belle imprese dell' am- diretta e precisa con la persona di Callisto e con le
mirabilissimo Callisto, la cui scuola mantiene le tra- controversie anti-callistiane.
dizioni del suo maestro! E cotesta scuola egli con-
fessa essere quella del massimo numero dei fedeli ; $• II.
sparsa per tutto il mondo, arrogare a sè il nome di
chiesa cattolica ; ed a lei aderendo certuni credere di Punto di vista dell'autore dell'accasa.
faro opera buona (1) ; certuni, cioè, nei quali per la
loro saggezza e virtù l'autore nostro avrebbe deside- A prima giunta desta maraviglia, che un autore,
rato trovare sensi ai suoi conformi. Con le quali pa- il quale tutte ad una ad una confuta le eresie, ter-
role costui c'insegna , che Callisto dai fedeli di Roma mini poi coli' impugnare la chiesa cattolica e la ponga
e da tutta la chiesa cattolica fu tenuto per uomo di nel novero delle scuole corrompitrici della fede cri-
doti stupende, che straordinaria ammirazione gli con- stiana. Ma ciò appunto rivela l'indole del libro , ed
ciliarono ; e nella fine di questo discorso vedremo , il punto di vista dell' autore. Questa tattica non è al
che di siffatta ammirazione abbiamo ottime prove sto- tutto nuova ; anzi ad una certa specie di scismatici
riche e monumentali. Le accuse poi d'ipocrisia, di fu propria e necessaria. Anche gli eretici manifesti
ambizione, d'ortodossia equivoca, di perverse inten- talvolta impugnarono tutte le eresie per stabilire in
zioni, non sono fatti , ma giudizii dell' accusatore. fine la loro. Così fece il rinnovatore di quella eresia
Laonde è manifesto, che noi non imprendiamo a di- medesima, della quale è accusato Callisto, voglio dire
scutere la causa d'uno di quei vescovi, che Tertul- Fotino, che nel secolo quarto in Oriente rinvigorì
liano divenuto Montanista od a ragione od a torto l'errore sabelliano. Egli scrisse in greco ed in latino
infamava dicendo, che tutto a sè credevano lecito (2); un volume contro tutte le eresie (1) , e terminava col
non d'uno di quelli, de'quali Cipriano deplorando sostenere la sua. Gli scismatici però, che conservando
scriveva, che avevano provocato la censura di Dio in moltissima parte il deposito della fede cattolica
ventri et quaestui profana cupiditate serviendo (3) ; avevano le loro congreghe separate per non essere
ma d'un pontefice dai fedeli riputato ammirabile , e contaminati, coni' essi dicevano , dalla communione
perciò degno d'essere interrogato , non ciecamente con i peccatori, facevano particolare professione di
condannato per le sentenze, che gli pone in bocca un ripudiare ogni falso domina e se ne gloriavano. Tali
sì appassionato e nella sua passione sì impotente av- furono i Montanisti , i Tertullianisti , i Novaziani , i
versario. Donatisti. Parmeniano Donatista scrivendo contro i
Per isventura alle omilie, agli atti, ai decreti di Cattolici, esordì dalla confutazione delle passate ere-
Callisto medesimo non possiamo ricorrere ; tutto è sie ; laonde Ottato Milevitano a lui rispose : ad deci-
perito. Ma poiché l'autore dei Filoso fumeni non im- piendos animos auditorum haereticos cum erroribus suis
pugna dottrine uè pratiche, la cui censura e respon- mortuos et oblivione jam sepultos quodammodo resusci-
sabilità cadano nella sola persona del pontefice ; e tare voluisti. Ut quid bellum cum mortuis agis? (2).
poiché egli confessa, che quel corpo di insegnamento I Novaziani fecero causa commune con la chiesa con-
e di disciplina durava dopo la morte dell' autore suo tro l'arianesimo ; talché, se è vera la narrazione di
nella scuola callistiana , sparsa in tutto il mondo , Socrate, i Cattolici di Costantinopoli furono una volta
gloriosa della moltitudine dei suoi seguaci, e del nome sul punto di communicare con essi ; ma gli scisma-
di chiesa cattolica ; nelle vere dottrine e nelle vere tici si rifiutarono per non essere contaminati (3). Ter-
pratiche di cotesta chiesa ai tempi, di che si disputa, tulliano prima Montanista e poi autore della setta ,
dobbiamo cercare la genuina sentenza degli insegna- che da lui prese nome, mentre detestava come mor-
menti dell' accusato pontefice. Ciò da molti dotti e tifera la communione dalla chiesa concessa ai pecca-
valorosi scrittori è stato fatto ; dopo i quali a me
(1) Kad Ttcicrù,<j ktps&swv (Socrat. Hist. eccl. I, 30); è questo il
(1) Philos. IX, 9. titolo medesimo del libro volgarmente appellato i Filosofumeni.
(2) TertuH. De monog. c. XSL (2) Optat. De schism. Donat. I, 9.
(3) Cyprian. epial. LX1V ad Epictetum §. 3. (3) Hisl. eccl. I, 38.
— 19 —
tori penitenti, ripeteva però sovente la professione di qmrere . . . proxime d'omesticis judiciis nirriis operata
convenire con essa chiesa nella detestazione degli ere- sectae hujus infestatio obstruit viam defemioni (1).
tici, contro i quali impugnava la penna. A siffatta La moltitudine dei fedeli era sì grande, che non po-
classe di impugnatori delle eresie appartiene il nostro teva fare adunanze senza essere veduta e scoperta.
autore. Egli dopo esposti e rifiutati i sistemi varii Ecco adunque cominciare le sorprese e le persecu-
delle eretiche scuole, si scaglia con impeto iracondo zioni nei luoghi medesimi dei sacri convegni: con-
contro quella, eh' egli chiama callistiana, ed era per versalo nostra notior facta est, scrive il citato apo-
confessione di lui medesimo la chiesa cattolica. E la logista ; scitis et dies conventuum nostrorum ; itaque et
somma della colpa di cotesta chiesa riassume nella obsidemur et opprimimur et in ipsis arcanis congre-
fine del suo discorso con le seguenti parole : la scuola gationibus detinemur (2) : ed altrove quotidie obside-
di Callisto persevera nei costami e nella tradizione mur, quotidie prodimur , in ipsis plurimum coetibus
del suo maestro, non discernendo con chi si dee com- et congregationibus nostris opprimimur (3). La perse-
mwiicare, ed a tutti indistintamente offerendo la com- cuzione, con questi speciali caratteri, che dalle pre-
mmiione (1). Ecco il punto di vista dell' autore chia- cedenti la distinguono , divenuta più grave per un
ramente determinato ; e ciò sarà per noi di molto editto di Settimio Severo contro i Giudei ed i Cri-
ajuto all'intelligenza delle dottrine e delle colpe da stiani (4), durò fino al 211. Dal quale anno fino alla
lui apposte alla chiesa. morte di Zefirino nel 218, anzi fino a quella del no-
stro Callisto nei 222, in grande pace la chiesa ri-
i m. posò ; e poco mancò che non ottenesse dall' impera-
tore il riconoscimento solenne e la legale libertà del
Stato della cristiana società ai tempi suo culto. È notissimo che Alessandro Severo, il cui
di Zefirino e di Callisto. primo anno coincide coli' ultimo di Callisto, volle
dare pubblici templi alla religione cristiana; e ne fu
Non minore luce sopra le tenebre di cotesta con- impedito dai sacerdoti idolatri, che prevedevano, come
troversia panni si possa trarre dal grado di svolgi- confessa Lampridio pagano, omnes Christianos futuros
mento, al quale era pervenuta la cristiana società ai et tempia reliqua deserenda (H). Tanta era a quei dì
tempi di Zefirino e di Callisto. Mi studierò di epilo- la forza d'espansione della cristiana società , in tutto
gare e coordinare con precisione alcuni dati preziosi l'impero ed in ispeciale guisa nella nostra Roma.
intorno al proposto argomento. Quando Zefirino suc-
cedette a Vittore, la pace durava da parecchi anni un.
per le leggi proibitive di accusare i Cristiani (2) ; e
questi si moltiplicavano ogni giorno più in numero La costituzione del clero fatta da Zefirino e da Callisto.
stragrande ed in ogni ceto della città. 1 gentili se
ne spaventavano, e Tertulliano precisamente negli A governare una sì grande ed ogni dì crescente
esordii del governo di Zefirino pone loro in bocca le moltitudine di fedeli, a tutelarla con le leggi dell'evan-
note querele : quotidie adolescentem numerimi Chri- gelica prudenza contro le inquisizioni dei magislrati e
stianorum ingemitis: obsessam vociferamini civitatem ; le furie delle plebi; a disciplinarla negli anni di quiete
in agris, in castellis, in insulis Christianos ; omnem e di libertà; a mantenere e favorire l'impulso che gli
sexum, omnem aetatem, omnem denique dignitatem idolatri spingeva verso la chiesa; era necessaria vigi-
transgredi a vobis quasi detrimento doletis (3). Laonde lanza e censura non disgiunta dalla pastorale miseri-
la pace non potè più a lungo durare. Il popolaccio cordia , clero numeroso ed ordinato, in fiue larga
aizzalo contro i Cristiani in Roma medesima circa generosità dei fedeli nel fornire all'arca ecclesiastica
il 197, cioè circa il primo anno appunto di Zefirino, la pecunia da erogare negli alimenti dei chierici, delle
chiese con furibonde grida la morte dei più illustri vedove, degli orfani, dei poveri, nei sussidii ai con-
personaggi, che avevano abdicato l'idolatria ; ma Set- fessori della fede rinchiusi nelle carceri o condannati
timio Severo a fronte scoperta resistè : populo furenti alle miniere, nell'ospitalità ai fuggiaschi e pellegrini,
palam restitit (4). La resistenza di lui non fu co- nell'escavazione dei sotterranei cemeteri, nei provve-
stante, nè lunga. Egli partì nell' anno citato alla volta dimenti per i luoghi d'adunanze dentro la città e per
dell'Oriente; e tosto, o poco dopo, il senato romano la loro tutela contro le sorprese dei persecutori. Gli
ricominciò la persecuzione, senza strepito però e con ordini ed i modi tenuti nel secolo secondo, quando
giudizi segreti. Tertulliano nell' apologetico parla sen- meno popolosa era la chiesa, non potevano essere
za dubbio veruno ai senatori di Roma e li rimpro-
vera cosi : ad hanc solam speciem (cioè dei Cristiani) (1) Apolog. c. I. Ho detto che Tertulliano parla senza dubbio a!
auctoritas vestra in publico aut timet aut erubescit in- senato romano: l'esame dei capi 1, V, VI ne fornisce le prove. Non
perciò credo, che tutto l'apologetico sia stalo scritto in Roma. Ma questo
non è argomento per una nota.
(1) Philos. lib. IX, 12. (2) Ad Nat. 1, 7.
(2) V. il Bullettaio precedente, p. 5. (3) Apolog. cap. VII.
(3) Ad Nat. 1, 1. Cf. Apolog. c. I,- Ad Scap. c. II. (4) Spartianus in Septim. Severo c. 17.
(4) Tertull. Ad Scap. c. IV- (5) Lamprid. In Alex. Sev. c. 43.
— 20 —
bastanti ai bisogni di lei, allorché nell' entrare del legge, che abbia fatto questo importante constitutum
secolo terzo essa s'avviava a gran passi a trasformare de ecclesia ; che cioè gli acoliti sostenessero sopra
in sè quasi le intere città (1); ed il libro medesimo patene vitreo il pane appellato per antonomasia fer-
rei Filosofumeni ci porge un indizio, che Zefìrino col mentimi (1), il quale consecrato dal pontefice doveva
suo diacono e coadiutore Callisto pose mano a nuovi essere distribuito al popolo dai preti, che in varii
ordinamenti. Ivi è scritto che Zefìrino chiamò presso luoghi della città adunavano plebem.'Sthicreditam. Ur-
di sè Callisto perchè lo ajutasse npòg yijv mxóammv bario, che dopo Callisto succedette a Zefìrino, fé' di
tqu yàypov. Qualche critico ha proposto di mutare la argento tutti i sacri vasi, i quali prima erano di vetro,
parola wzà<sw$iv in alcuna di simile suono e di di- e fra questi 25 patene. Ecco che le patene erano tante
verso significato (2). Ma l'arbitraria mutazione sarebbe quanti i titoli, cioè i luoghi di adunanza della chiesa
senza ragione. KonfaToteig significa costituzione, or- romana nel secolo terzo; e l'oscuro constitutum de Pe-
dinamento; in questo senso con ogni ragione il eh. desia di Zefìrino chiarito da queste notizie, ha senza
Le Hir interpreta quella voce importante (3); ed ap- dubbio veruno alcun rapporto con la costituzione del
punto nella vita di Zefìrino si legge un cenno, difficile clero accennata dall'autore dei Filosofumeni. È note che
ad intendere, ma che ora riceve luce dalla yjxxótswjiq secondo il diritto ecclesiastico dei tempi, de' quali
ro&vMippy ricordata nel libro novellamente scoperto; ragioniamo, la consecrazione dell'eucaristia e perciò
e ci rivela, veramente quel pontefice avere fatto al- la colletta, cioè adunanza dei fedeli, erano di diritto
cuna costituzione di grande momento circa il clero ordinario riservate al vescovo assistito dal collegio dei
della chiesa romana. Mie fecit constitutum de ecclesia, preti. 11 prete poteva offerire V oblazione eucaristica
ut patenas vitreas ante sacerdotes in ecclesiam ministri jussu episcopi, dove e come il vescovo quell'ufficio gli
essent subportantes et ante sacerdotes adstantes, dum commetteva (2). Nè anco il battesimo era amministrato
episcopus missam celebrarci: sic missae celebrarentur, dal prete sine episcopi auctoritate propter ecclesiae
excepto quod jus episcopi interest, ut tantum clerus honorem, quo salvo salva pax est (3). Si vuole però
sustineret omnibus praesentibus, quod ex ea conséera- che fino dagli esordii del secolo secondo nella chiesa
tione de marni episcopi jam coronam consecratam ac- romana sieno stati da Evaristo divisi i venticinque
ciperet presbijter tradendam papale (4). Questo testo titoli ad altrettanti preti (4). Parmi duro a credere
corrottissimo e di assai ardua intelligenza dagli storici che questa divisione sia stata da Evaristo sancita in
e canonisti del medio evo fu interpretato, come se modo, che ogni prete stabilmente facesse la colletta
Zefìrino avesse sancito l'uso delle patene e dei calici sempre nel luogo medesimo; ed avesse, quasi vero
di vetro nella sacra liturgia. Il quale errore ho già parroco, una porzione determinata della plebe cristiana
fatto notare nel Bullettino (5), divulgando una delle sibi creditam, come dice il papa Innocenzo. Il martire
patene vitree ornate di sacre immagini, alle quali al- Giustino nella metà del secondo secolo afferma, che non
ludono alcune delle parole recitate. La vera intelli- tutti in Roma facevano la colletta nel luogo medesi-
genza del decreto di Zefìrino ci è insegnata dai simili mo; ma che ognuno andava dove voleva e poteva(5).
decreti di Milziade e di Siricio accennati nel libro II decreto fatto da Zefìrino, perchè l'eucaristia con-
pontifìcale e più esattamente dal papa Innocenzo I secrata dal pontefice fosse portata ai preti per man-
nella celebre decretale a Deccnzio vescovo di Gubbio: tenere salva l'unità ed il jus episcopi; la costituzione
presbiteri..... quia die Dominica propter plebem sibi da lui data al clero ; il numero dei fedeli cresciuto
creditam nobiscum convenire non possunt, ideirco fer- a dismisura, ed i nuovi pericoli delle loro riunioni
mentimi a nobis confectum per acolythos accipiunt, ut chiaramente affermati da Tertulliano ci aprono la mente
se a nostra communione maxime Ma die non iudicent ad intendere, che quel pontefice provvide al bisogno
separatos (6). Zefìrino adunque è il primo, di cui si dei tempi e della chiesa romana, dividendone il popolo
- urbano in venticinque porzioni stabilmente definite ed
(i) Tertulliano scrivendo circa il 207 a ^Scapata proconsole d'Africa assegnando la sua a ciascun prete, ognuno dei quali
afferma che i Cristiani già erano pars pene major civitatis cujusque però in SegllO d'unità e di dipendenza dal Capo, do-
{Ad Scap. c. il). veya ricevere l'eucaristia dal pontefice consecrata. An-
ta! m f ^°7'lumeriated: iCruice p- Ui' ; . che il de Pressensé ha veduto che le citate parole del
Ì4 il epoZ!Tzep^ino g.^Tv^oii JL, i p.' 36. " libr0 Patitole alludono ad alcuna importante istitu-
to) An. is64 p. 89, 90. zione. Ma egli se ne fa un arma da aggiungere a quelle
(6) innoc. i Decr. ad Decent. can. v. Cf. Lib. poni, in Miitiade che gli fornisce l'autore dei Filosofumeni contro Ze-
g. 11, in Siricio §. II. In un codice di Ratisbona si legge la glossa se- firino e Callisto, ed afferma che costoro tolsero al
guente al decreto d'Innocenzo: Mos esl romanis ut de missa quae can- popolo l'oblazione diretta all'altare, riserbando ai dìa-
tatur in coena Domini et in sabbato sancto et in die saneto Paschae (J0nÌ ed ai Suddiaconi il diritto di portarla alla Sacra
et in Penlecosten et in natali Domini de sancta per totum annnm__t
servetur et ubicumque per stationes, si ipse papa praesens non fuerit, (i) V. Mabillon, I. c. p. XXXVIII. e segg.
de ipsa missa mittilur in calìcem cum dicitur Pax Domini etc et hoc (2) V. Nardi, Dei parrochi T. I p. 141 e segg.
dicitur fermentum (Mabillon, Mus. Rai. T. 11 p. XXXVI11). Il Mabillon (3) Tertull. De bapt. c. XVII.
crede che cotesto solenne e vetustissimo rito abbia cessato prima del se- (4) V. Lib. pont. in Evaristo , ed ivi i commentatori nell' edizione
colo IX ( 1. c. p. XL ). Ma io ne ho trovato memoria in un documento del Bianchini.
inedito dell'età di Carlo Magno, che in altra occasione publicherò. (5) V. gli atti del martirio di s. Giustino.
— 21 —
mensa e poi distribuirla. E sopra ciò egli mena un benché fosse allora appena alquanto sedata la perse-
vero trionfo, stimando che il libro dei Filosofumeni cuzione di Decio, che tante confische di beni aveva
ci faccia scoprire la grande rivoluzione avvenuta allora fruttato ai Cristiani, e benché altre miserie pubbliche
nella chiesa, e l'impianto della tirannia clericale (1). Le e private affliggessero in quei giorni la chiesa, pure
notizie premesse bastano a farci intendere la natura furono incontanente raccolti nella sola Cartagine cen-
del constitutum di Zefirino, e della rórifatoeg rov tomila sesterzi (1), cioè duemila e cinquecento scudi
xkrjpov, che l'autore nostro semplicemente accenna, romani; somma in quei tempi di assai maggior valore,
senza riprenderla nè denigrarla come novità perni- che oggi non è. Per le straordinarie necessità della
ciosa. Nè egli avrebbe ommesso di farlo, se quel- chiesa solevano anche i vescovi intimare straordinarii
l'impresa gliene avesse dato anche il più leggero pre- digiuni accompagnati dall'oblazione di elemosine. Epi-
testo. Il libro pontificale accenna un altro decreto di scopi universae plebi mandare jejunia assolent ex aliqua
Zefirino sull' ordinazione dei sacerdoti e dei ministri sollicitudinis ecclesiasticae causa(2), scrive Tertulliano:
da farsi presente il popolo; ed anche questo dee spet- ed anche qui lo spirito montanistico a lui suggerisce
tare alla costituzione del clero, di che ragioniamo. Ma la censura ed il sarcasmo. Egli approva i digiuni, e
le parole del libro predetto accennano ad un rito, denigra l'intenzione di chi li ordinava per fare buona
che certamente esisteva innanzi a Zefirino. Se non pesca, de industria stipium conferendarum, ut vestrae
fossero, per somma ventura, a noi pervenuti i racconti capturae est. Nella chiesa romana, la cui generosa
autentici delle sacre elezioni in Roma secondo l'antico liberalità anche alle più remole chiese provvedeva,
costume continuate a fare sotto i primi successori di frequenti debbono essere state siffatte straordinarie
Zefirino (2), anche qui si metterebbe in campo il so- collette. Nei pontificati poi di Zefirino e di Calli-
spetto , che egli per rafforzare il potere gerarchico sto la resistenza medesima alle pretese dei Montanisti
abbia voluto che il popolo nelle ordinazioni prestasse dee avere moltiplicato le indizioni dei digiuni eccle-
una presenza quasi ceremoniale e passiva. Ma le let- siastici accompagnati dalle elemosine. Imperocché i
tere di Cornelio e di Cipriano e la storia di Eusebio settatori delle false profezie di Montano predicavano
chiudono la via a questi sospetti. Zefirino, a mio av- nuove osservanze di digiuni, ordinate, così essi dice-
viso, dividendo la chiesa romana in venticinque adu- vano, dal Paracielo. Ora appunto di Callisto narra il
nanze stabili e definite, volle però che alle sacre or- libro pontificale, che constituit jejunium die sabbati
dinazioni convenisse il popolo tutto ; cioè che da tutti ter in anno fieri, frumenti, vini et olei gratia secun-
i titoli fosse mandato un numero suffìcente di fedeli dum prophetiam mensis quarti, septimi, decimi (3). I cri-
e direi quasi di rappresentanti. tici rifiutano la veracità di questo decreto ; altri sti-
Le adunanze dei fedeli di Roma, benché suddivise mando più antico, altri più recente di Callisto il di-
in venticinque collette, e con ogni prudenza regolate giuno appellato dei quattro tempi (4). Ma se essi aves-
ciascuna dal suo prete, durante i primi quattordici o sero posto mente alle controversie intorno ai digiuni
quindici anni del pontificato di Zefirino furono esposte agitate precisamente ai giorni di Callisto, non sareb-
al rischio delle sorprese e delle invasioni dei militi, bero stati sì facili nel rifiutare la notizia del libro
come l'apologista contemporaneo nelle parole sopra pontificale. Parmi evidente, che Callisto contrapose ai
citate a chiare note testifica. Per diminuire questo digiuni prescritti dalle false profezie di Montano, quello
pericolo la chiesa adottò l'espediente di redimere la delle oblazioni delle primizie del frumento, del vino
vessazione pagando un tributo bene fidariis et curiosis, e dell'olio nei mesi dei digiuni giudaici ricordati dal
cioè a coloro, che noi chiamiamo guardie ed agenti profeta Zaccaria (5). Nè credo che egli abbia ciò isti-
di polizia. Massaliter totae ecclesiae tributimi sébi ir- tuito pel primo; ma soltanto la consuetudine indotta
rogaverunt, esclama indegnato Tertulliano; che nel suo abbia confermato, ed opposto alle montanistiche xero-
rigorismo montanistico insegnava essere illecita la fuga fagie (digiuni nei quali era permesso soltanto l'uso
nella persecuzione (3). Ed a chi gli opponeva: sed quo- dei cibi aridi). L'offerta delle primizie per gli alimenti
modo colligemus, quomodo dominica solemnia celebra- del clero era antichissima e solenne nella chiesa uni-
òimws? rispondeva, fidenon pecunia tuti; ...sapientia non versale (6): e niuno vorrà sospettarne autore Callisto;
praemio cauti. I fedeli adunque aggiungevano questo nel secolo terzo.
nuovo tributo alle altre pensioni, che erano.soliti offe-
rire alla cassa ecclesiastica. E poiché i bisogni della
chiesa erano molti e diversi, si facevano talvolta collette (1) Cypriani Epist. LX.
straordinarie per provvedere a straordinarii bisogni. (2) Dejejun. e. XIII.
Così da Cipriano apprendiamo, che egli lesse in Car- (3) V. Lib. pont. in Callisto §. II; ma si confrontino le varie lezioni
tagine al suo popolo la lettera dei vescovi della Nu- dei manoscritti; ed i decreti dei papi che da un codice di Modena diè in
midia, i quali chiedevano soccorso per redimere i luce il Zaccaria, Diss. varie Ital. T. II p. 98.
fedeli tratti in ischiavitù da un orda di barbari. E (4) V. Sbaraleae, De jejunii quatuor temporum origine ac institu-
tore in Fleury, Disciplina populi Dei, a Fr. Zaccaria disserlationibus illu-
strata T. I p. 153 e segg.
(1) De Presse nsé, tutte entre Hippolyle et Calliste p. 7. (5) Zach. VII, 5.
(2) V. Eusebii, Hist. eccl. VI, 29, 43; Cypriani, Epist. XLII-L1I. (6) V. Constit. apost. ap. Pitra, Jur. eccl. Graec. T. I p. 63, 168,
De fuga in persec. c. XIII. 180: Bingham, Orig. eccl. V, 5, 4.
— 22 —
L'assegnare il frutto di tante offerte ed elemosine prudenza furono necessarie a moderare i contrari! ec-
parte al clero, parte ai poveri, parte alle altre neces- cessi, a che siffatte condizioni dei tempi, degli uomini
silà della chiesa era ufficio del solo vescovo (1). Il e della chiesa spingevano gli spiriti torbidi ed irre-
clero, che secondo la dottrina apostolica doveva vivere quieti, altri rigidi, altri dissoluti.
dell'altare, ai tempi di Zefirino e di Callisto riceveva 1 varii capi d'accusa dell'autore dei Filosofumeni
non solo pensioni mensili (2), ma anche altre distri- contro Zefirino e Callisto sono tutti collegati allo svol-
buzioni di comestibili e di danaro in forma similis- gimento ed all' esteriore stato della chiesa, che mi sono
sinia a quella, ch'era usitata nei collegii dei pagani. studiato di ritrarre con vivi colori tolti dalle testimo-
Nei quali dopo le cene soleuni si distribuiva a ciascuno nianze medesime dei contemporanei. La moltitudine dei
dei presenti la sportula in quantità maggiore o minore fedeli d' ogni classe e d'ogni nascita fruttò molti ma-
secondo il grado delle dignità collegiali : nè diver- trimonii dispari, nulli secondo le leggi civili, non se-
samente si faceva nei conviti di feste municipali (3), condo il diritto naturale e la fede evangelica. Doveva
essendo i collegii altrettante immagini dei municipi. la chiesa accettare il giogo di quelle leggi, o affer-
E chi non aveva l'età legittima per essere del corpo mare i diritti del matrimonio cristiano ? Vedremo la
dei decurioni poteva però essere designato a quel- risposta, che die Callisto all'arduo quesito. In tanto
l'onoro e cominciare tosto a parteciparne le sportule; mi- numero di popolo e di neofiti coloro , che macchia-
nor es XXV annor uni, scrìx e Papiniano, deciiriones facti vano la stola battesimale con vergognose cadute non
sportulas decurionum accipiunt (4). Similmente nelle potevano essere rarissimi; frequenti le accuse o le ca-
agapi, ossia conviti dei Cristiani, duplex honor binis lunnie contro diaconi, preti e vescovi; grande il moto
partibus praesidentibus deputabatur (5); costumanza di di ritorno alla chiesa degli scismatici e degli eretici.
origine apostolica, avendo scritto Paolo a Timoteo: qui Tutto ciò ai rigidi era cagione di voler raddoppiato il
bene praesunt presbyteri duplici honore digni habean- rigore , ed istituite nuove leggi di severità sempre
tur...dicit enim scriptura: dignus est operarius mercede maggiore; indi le pretese revelazioni del Paracleto che
sua (6). E talvolta giovani di grandi speranze e di illu- la chiesa rifiutò come false ed eretiche. I decreti di
stre esempio alla chiesa erano designati preti col di- Callisto intorno a queste materie, ed i provvedimenti
ritto di percepire tosto le sportule competenti a quel da lui adottati in circostanze sì difficili e per la chiesa
grado. Siffatto onore con feri Cipriano a due in\itti sì decisive, sono il massimo capo d'accuse contro di
confessori della fede: pfesbyterii honorem designare nos lui. Infine le controversie medesime sul domma della
UUs jam sciatis ut et sportulis iisdem cum prcsbijteris Trinità e dell'incarnazione non sono al tutto estranee
konorentur (7). I quali ordinamenti e costumanze assi- alle sopraccennate condizioni del cristianesimo nei pri-
milavano assai il corpo dei Cristiani ai collegii fune- mordii del secolo terzo. Vedremo che l'autore dei Fi-
raticii; e li costituivano in istalo di poter ottenere losofumeni rimproverato da Callisto di dividere la di-
quella tolleranza quasi legale, di che altrove ampia- vina unità in più Dei, si sfoga contro lui e Zefirino
mente ho ragionato. Moltiplicalo però il numero dei accusandoli di connivenza cogli eretici per amore di
dei fedeli, le gare, le ambizioni, l'invidia contro i preti lucro e cupidità di straordinarie collette. Ma l'argo-
ed i vescovi, le querele giuste od ingiuste contro la mento medesimo della controversia veramente esigeva
loro amministrazione, le accuse di avarizia e di amoro grande circospezione e prudenza ; e conturbò forte-
del lucro appunto da questa forma della cristiana so- mente gli animi dei fedeli (1). Imperocché fra questi
cietà ebbero fomite ed alimento pericolosissimo. Ori- ogni dì più cresceva il numero dei semplici e rozzi;
gene deplora gli abusi di alcuni vescovi ; non meno i quali abbandonata l'idolatria per convertirsi al culto
li deplora Cipriano dicendo , che stipes, oblationes, dell' unico Dio sinistramente interpretavano le formole
lucra desiderant (8), e si congratula con la chiesa che contrapposte all'eresia di Noeto e di Sabellio, quasi
le sia venuto il destro di deporli dalle loro sedi. Qua- rendessero un senso od un suono di politeismo. La
st'accusa ripeteva ogni scismatico, ogni indisciplinalo, quale sinistra impressione conosciamo dalle confessioni
ogni avversario che si levava contro il proprio vescovo. dei contemporanei e da Epifanio nella storica esposi-
E se nò anco l'età degli apostoli e dei primi loro zione dell'eresia sabelliana (2). L'avere adunque de-
discepoli fu immune da siffatte miserie, più difficile scritto lo stalo della cristiana società nel secolo terzo
fu l'evitarle nel secolo terzo; e grande discrezione e esordiente ha posto in chiaro il campo, nel quale fu
agitata la questione, i cui singoli capi è tempo che ci
(1) V. Constit. Apost. ap. Pitra, 1. c. p. 167 e segg. Cf. Justini accingiamo a discutere ed esaminare. E seguendo l'or-
Apolog. 1, 1G7. dine, che ho tenuto noli'annoverarli, comincio dal trat-
(2) V. Cypriani epist. XXXIV. tare dei matrirnonii nulli secondo le leggi civili.
(3) V. Marini, Arvali p. 398. e segg. Cf. Bullettino Agosto 1864.
(4) Dig. L, 2, 6.
(5] Tcrtull. De jejuniis c. XVII.
(6) / ad Thimoth. V, 17, 18.
(7) Cypriani epist. XXXIV.
(8) Epist. LX1V §. 3. Cf. Origen. in Matth. Tom. XVI, 22. (ed.
de !a Rue T. Ili p. 752); ma per correttivo confronta Ciò che scrive il (1) Philos. IX, 11.
medesimo Origene contro, Celsum 111, 30 (ed. cit. T. 1 p. 467). (2) V. Tertnll. Contro, Praxeam, c. Ili; Epiphan. Haer. LX11, %
tanto il privilegio della sua dignità (1). Ma egli è
evidente, che qui si tratta appunto di dame, le quali
Dei matrimonii civilmente nulli da Callisto non volevano perdere questo privilegio; e perciò
riconosciuti validi. s'astenevano dal matrimonio legale con un libero di
condizione inferiore. Laonde il eh. Le Hir, che dopo
Il nostro autore narra, che alle dame di nobile tutti ha novellamente tentato la diffìcile restituzione
condizione Callisto concesse di scegliersi un marito del testo, con ogni ragione lo ha riordinato così (2) :
anche tra i servi; benché siffatte unioni civilmente fos- « alle femmine costituite in dignità, se erano senza ma-
sero illegittime, ossia pari a quelle, che la legge ro- rito e nel fuoco degli anni, e la loro dignità non vo-
mana chiama concubinato. Il testo greco è corrottis- levano perdere contraendo matrimonio legale, permise
simo e molte emendazioni diverse ne sono state proposte. di avere un consorte sia servo sia libero , qualunque
11 senso sostanziale però è quello , che ho detto ; esse avessero scelto, e stimarlo vero marito benché le-
dell' emendarlo toccherò nel discorso, che m'ac- galmente non maritate». E chiaro che qui si tratta di
cingo a fare su questo capo d'accusa. Il eh. Dòllinger matrimonii invalidi dinanzi alla legge e validi dinanzi
ne ha trattato ampiamente e con isquisita dottrina (1); alla chiesa. Cotesti connubii però avevano essi il ca-
nè io intendo ripetere l'egregio ragionamento fatto da rattere di concubinato legale e di matrimonio di co-
lui. Mi studierò soltanto di determinare con precisione scienza per la sola volontà delle donne contraenti,
ciò che dice l'accusatore; e d'illustrare lo stato della che non volevano perdere le loro onorificenze? Già
questione con alquante notizie storiche, monumentali ho detto, che nel caso di alleanze maritali con servi
e canoniche, che non sono stale fino ad ora a que- o con liberti non era in facoltà della senatrice di
st'uopo adoperate. 11 testo controverso parla di dame, scegliere tra il matrimonio legale e la sua dignità. Il
le quali maritandosi non volevano perdere la loro di- primo le era negato ; la seconda rimaneva illesa. Ve-
gnità ( kamm ó£iav mQmprì )• Il Dòllinger bene ha diamo se nel caso di nozze con un ingenuo d'ordine
notato, che appunto sotto Marco Aurelio e Commodo, non senatorio aveva la senatrice libera scella tra il
cioè pochi anni prima del pontificato di Zefìrino e di concubinato mantenendo l'alto grado sociale, o il ma-
Callisto, fu sancito per senatusconsulto, che le mogli trimonio legittimo discendendo a grado inferiore. Nel
e le figlie dei senatori perdessero la loro dignità di giure romano il matrimonio era costituito dal solo con-
cìarissima femina o puella qualora contraessero nozze senso ed affetto maritale, e Modestino insegna che in U-
con persone di grado non senatorio; siffatte nozze berae mulieris consuetudine non concubinatus sed nuptiae
però erano legittime. Al contrario erano nulle le unioni intelligendae sunt (3). Per ottenere che cotesto con-
maritali delle clarissime con liberti e con servi; e per- sorzio maritale fosse tenuto non come matrimonio ma
ciò queste unioni essendo dalla legge considerate come come concubinato legale, sarebbe stata necessaria una
se non esistessero, non toglievano alla dama o dami- dichiarazione solenne; della quale ragiona il giurecon-
gella la sua dignità (2). Indi avveniva, che sotto il sulto Marciano (4). Ora cotesta dichiarazione avrebbe
rispetto di conservare il grado senatorio ed i privi- generato alla dama un infamia bastante a farle per-
legi era migliore la condizione di chi scendeva ad dere ciò ch'ella appunto con queir atto intendeva di
alleanza maritale dalla legge non riconosciuta con servi conservare, cioè la cìarissima dignità. Imperocché la
o con liberti, di chi la contraeva legittimamente con figlia d' un senatore che quaestum faceret perdeva ogni
persone dell'ordine equestre o plebeo. Adunque il no- onore (5) ; e Marcello sentenziò : probrum inteUigitur
stro testo parlando di dame, che non volevano mari- etiam in his mulieribus esse, quae turpitur viverent,
tandosi perdere la loro dignità, necessariamente ragiona etiamsi non palam; et si qua se in concubinatum... .tra-
delle feminae o puellae clarissimae, le quali preferi-
vano al maritaggio legittimo con un cavaliere od un
plebeo, l'unione illegale con un liberto od un servo. (1) Dipinger, \. e p. 173.
Ciò posto, come intenderemo noi, che l'autore parla (2) Yvjai^i-j sv a£ia STTSTfs^sv, ei «vivSfOi liev ìa\ ■qXr/.la. 5s
di concubinato non con servi o liberti, ma con servi ExxaiovTO, t»p Lccvruv oL£lkv ri» [seu si) /j.-ii SovXoiyro xafttupih ìià-
o liberi, {zm ohkyv, dzz sXsu^cflov)? Il Dòllinger to vop.i/xwj <ya.u.-o(iwa-i , £~/Ji'' 's'JCi ov uv «'p»?C"OVTai crJyxoiTOv, sìrs
confessa, eh' egli in questo punto non sa interpretare OiXETTJV , SJTS sXsvOspOV , 7.(11 TOVTOV XflVSiV aVT( av5fàj fX-0 VQjJLU «Vg-

il vero senso dell' accusatore ; e non comprende per yety-vy-éy-ov ( Philos. lib. IX, 11; v. Le Hir, nel secondo degli articoli so-
quale ragione costui abbia preteso, che la chiesa non pra citati ( Builet. p. 2) p. 378). Nel codice corrottamente è scritto:
riconoscesse l'unione conjugale d'una femmina sena- TjXiy.ta rs n y.uio-JTa. svarici, rj eccuzqv acid'/ ij« f^'ò |3olvVgìvto Xci'>ct:-
peiv. Aid rovTo vo/xt)t*ft); yap/^O-^vai s^st etc. Le varie emendazioni pro-
toria con un libero di grado inferiore , mentre la poste vedi nell' edizione di Monsig. Onice p. 445 , ed aggiungi quella
legge civile non la proibiva, e la donna perdeva sol- del eh. P. Armellini, 1. c. p. 131. Niuno prima del Le Hir ha cambiato
il dici, tovto yofj.ijxu^ ya/^TjO'/jvai, in 8ià rò riferendolo alla frase pre-
cedente. In questo, a mio avviso necessario, mutamento sta la chiave del
senso dell' accusa.
(1) Hippolytus und Callislus* p. 158 e segg. (3) Dig. XXIII, 2, 24.
(2) V. Dig. 1, 9, 8; XXIII , 1, 16; XXlllrtit. 2, 1C, 42, 44 , 47; (4) L. c. XXV, 7, 3.
XXIV, 1, 3. (5) L. c. XXIII, 2, 47.
24

didisset, matrisfamilias honestatem non habuisse eam gomento, ed a lui rimetto il lettore (1). Dirò soltanto,
dico (1). Adunque praticamente non fu possibile, che che Tertulliano , alla cui testimonianza do grande
una senatrice cristiana disposandosi ad uomo dell'or- peso, perchè fu contemporaneo di Callisto e dei fatti
dine equestre o plebeo prescegliesse d'essergli concu- che discutiamo certamente consapevole, compendiò nelle
bina in luogo di uxor, per non cangiare il titolo di seguenti parole ciò che la chiesa inculcava alle fan-
clarissima in quello di egregia od honesta o per non ciulle od alle vedove aspiranti alle nozze : nubant tantum
rimanere senza titolo veruno. L'autore dei Filoso- in Domino ,id est Chrisliano(%).Ciò egli scrisse quand'era
fuineni dee parlare precisamente delle donne senatorie, ancora cattolico; e poi divenuto montanista ai cattolici
che non trovando matrimonio pari alla loro condizione fe' rimprovero di violare quella massima (3). Il quale
e non volendo decaderne, preferivano alla disparità di rimprovero dee avere ferito in ispecie i Cristiani dei-
grado dei cavalieri o dei plebei il concubinato legale l'Africa, come dalle querele di s. Cipriano è manife-
con un servo od un liberto. Laonde la voce ihvQspov, sto (4). Or è degno di osservazione, che l'autore dei
libero, dovrà essere inlesa in senso ristretto ai soli li- Filosofumeni, fiutando da ogni lato colpe da apporre
berti; se pure nel codice, che quivi è tanto cor- a Callisto ed alla sua scuola, non ardì mettere in campo
rotto, non sono stale ommesseduo sole lettere &r, che questa delle nozze dei fedeli cogli infedeli. Tanto era
darebbero la voce fatùsofopov (liberto) sì conveniente notoria l'opposizione di quel pontefice e della chiesa
alle leggi ed al contesto (2). romana all'abuso deplorato da Tertulliano e da Cipriano.
Determinato così il senso dell'accusa, vediamo Callisto adunque per impedire i matrimonii delle no-
quanta ne è la gravità, quale il valore. L'allegato bili dame con senatori pagani, piuttosto acconsentì loro
testo ci rivela, che molte erano ai giorni di Callisto connubii civilmente nulli con un servo od un liberto,
le senatrici cristiane, e che i loro matrimonii gene- e costoro considerò come veri mariti dinanzi alla co-
ravano non leggeri imbarazzi alla chiesa. In quanto scienza ed alla chiesa. Il fatto è importantissimo; im-
al primo punto la testimonianza è preziosa ; e mirabil- perocché è documento solenne del matrimonio cristiano
mente illustra ciò che leggevamo in Eusebio ed in fino da sì antica età riconosciuto valido indipenden-
Tertulliano , e ciò che tanto nuovo ed importante a temente dalle leggi civili. Nella cristiana società e
tutti è sembrato nei monumenti da me divulgati nel liberi e servi tutti erano fratelli, tutti conservi di Dio;
tomo primo della Roma sotterranea. Eusebio narra, e nei fedeli della chiesa romana lo spirito di fratel-
che a giorni di Commodo il cristianesimo fioriva in lanza trionfò d'ogni superbia e delle istituzioni sociali
Roma a tal segno, che molle famiglie nobilissime tutte della repubblica e dell'impero. Ne è prova eloquente
intere erano entrate nella chiesa (3). Sopra ho recitato il costante silenzio delle tante migliaia d'epitaffi dei no-
ie querele, che Tertulliano pone in bocca ai gentili stri cemeteri intorno alla condizione servile o libertina
omnem dignitatem transgredi ad nomen christianum; ed delli defonli. Quivi io non ho forse giammai trovato
altrove l'apologista afferma che molti erano i Cristiani la menzione certa d'un solo senus\ rarissima per sin-
nel senato; e di Settimio Severo ricorda, che clarissi- golari eccezioni quella d'alcun liberto (5); mentre dei
mos viros et clarissimas feminas sciens hujus sectae esse contemporanei epitaffi pagani non possiamo leggerne
non laesit ; in fine nel libro II de cultu feminarum una diecina senza imbatterci in liberti ed in servi,
raccomanda la moderazione nella pompa delle vesti E per intendere quanto eloquente è questo silenzio
alle matrone cristiane, quas mi natalinm rei retro di- fa d'uopo por mente ad una sola classe di servi, che
gnitatum ratio compellit pompaticas progredi (cap. IV). i cristiani epitaffi nominano con predilezione; mentre
Adunque le iscrizioni dei nostri cemeteri, nelle quali da ogni ricordo di servitù aborrono con proposito fermo
sono venuto e vengo riconoscendo nomi e genealogie e deliberato. Cotesta classe è degli alumni, cioè dei
delle più illustri famiglie della romana aristocrazia, projetli; dei bambini che la civiltà pagana permetteva
segnatamente tra il secolo secondo ed il terzo , non ai padri di esporre e di far morire di fame o di freddo,
ci rivelano un fatto inaspettato, ma pongono il sug- se alcun misericordioso non li raccoglieva e non li alle-
gello della testimonianza monumentale alle notizie for- vava per suoi servi, secondo la disposizione delle leggi
niteci dagli scrittori cristiani contemporanei e dagli romane. Filios exponitis, esclama l'apologista, suscipien-
storici. dos ab aliqua praetereunte misericordia; e di questa
11 numero grande delle fanciulle cristiane, massime come d'ogni altro genere di misericordia i Cristiani
nobili, era cagione di gravi difficoltà per la chiesa, facevano religiosa professione: plus nostra misericor-
che non le voleva congiunte in matrimonio con i gen- dia insumit vicatim quam vestra religio templatim (6).
tili. Il Dollinger in pieno lume ha posto questo ar-
ti) V. Dollinger, I. c. p. 1S4 e segg.; de Champagny., Les Antonini
- T. II p. 132.
(2) Ad uxorem lib. II c, 2.
(1) L. c. leg. 41. (3) De monog. c. XI.
(2) Poco dopo l'autore in luogo di èXevQeppj adopera la voce sùrsX-^, (4) Cypriani, De lapsis c. VI.
che corrisponde precisamente al tenuior dei Romani; presso i quali Yordo (5) V. la mia Epist. de tit. Chartag. ap. Pitra, Spicil. Solesm, T. IV,
tenuiorum era sopra tutto composto di libertini. Roma Sott. T. I p. 343.
(3) Hist. eccl V, 21. (6) Tertull. Apolog. c. IX, XLII.
— 25 —
Laonde i fedeli, altri per memoria di loro origine, quanto ai canoni più antichi il Bingham suppose che
altri per umiltà o per allusione alle ingiurie, di che per l'onore della chiesa fossero da essa proibite le
erano segno, amarono appellarsi Pro]ectus,Projecticius, nozze, che le leggi civili con grande rigore interdi-
e con simili nomi (1) ; ed anche matrone nobilissime cevano tra nobili e servi o liberti; ma non ne trovò
non isdegnarono l'agnome Projecta. In una società, documento veruno (1). Eppure nelle costituzioni dette
che dello spirito evangelico aveva fatto tanto tesoro, apostoliche, che vanno sotto il nome di Ippolito, è pre-
bene poteva Lattanzio affermare: apud nos nono cla- veduto espressamente il caso, di che disputiamo. Ivi
rissimus , nisi qui opera misericordiae largiter fece- si legge: « se un fedele (libero) ha per concubina una
rit...; inter servos et dominos interest nikil ; nobis « serva, la lasci ; se una libera, legalmente con lei
invicem fratrum nomen impertimus, quia pares esse nos » si unisca; e se viceversa una donna fedele (liberai
credimus (2). E Callisto riconoscendo la validità dei » s' è congiunta ad un servo, si separino (2). » Co-
matrimoni tra donne diarissime e servi o liberti, san- testo canone è in opposizione diretta con la condotta
zionò un principio di dritto naturale, illustrato dalla tenuta da Callisto rispetto alle nobili donne cristiane.
dottrina evangelica, e dalla cristiana fratellanza reso Sul quale canone osservo, che la seconda parte di
piano e praticabile. esso , ove il caso preciso approvato da Callisto è
La seguente iscrizione rinvenuta nel 1858 in un risoluto in senso contrario, si legge in due soli co-
ambulacro de! cemetero di Callisto, i cui sepolcri sono dici , mentre in una moltitudine di esemplari è om-
senza dubbio del secolo terzo, potrebbe essere un messo; talché l'Emo Cardinale Pilra nella sua recente
monumento dei matrimoni dispari da quel pontefice edizione delle così dette costituzioni apostoliche ha
approvati. Elio Saturnino , uomo che per se non tolto dal testo quelle parole e le ha rilegate a pie
prende titolo veruno, dedica l'epitaffio a Cassia Fa- di pagina come glossa od aggiunta posteriore (3). Le
retria sua moglie , la quale è clarissima [emina. medesime costituzioni poi e nel paragrafo medesimo,
onde ho trascritto il canone sopra recitato, ammettono
(sic) AFLIVS SATVRNLWS in alcuni casi il concubinato d'una serva con un li-
{sic; CASSIE EARETR1AE CLARISSIME bero come conjugio legittimo , non impediente il
{sic) EEM1NE CONI VCL BENEME battesimo. Laonde la massima canonica di s. Callisto
(sic) RENTI DEPOSTIO TERTV NO non discorda da quella delle costituzioni predette; e
NAS EEBB ARIAS. soltanto ne era varia la pratica applicazione secondo
uccello presso ad un i luoghi, ì tempi e le circostanze.
alberetto d'olivo In fatti Callisto non permise indistintamente a tutte
le donne cristiane le nozze illegali : ma soltanto alle
Dappoiché Cassia Faretria era clarissima, il conjuge dame senatorie, che nel fiore degli anni erano senza
di lei Saturnino fu o anch' esso clarissimus , ovvero marito , e non volevano perdere la loro dignità. Il
liberto, il cui conjugio con sì gran dama dalla legge eh. P. Armellini ha sagacemente osservato, che la
non era riconosciuto. E poiché egli non si appella parola àvuvdpoi, senza marito, allude a vedove non
clarissimus, la seconda delle due ipotesi legali pare meno che a donzelle (4). Io stimo che alle giovani
assai verisimile. Ma i Cristiani nei primi secoli rare vedove di senatori, le quali per riguardo ai figliuoli
volte scrissero negli epitaffi i titoli di onore ; e nel non volevano discendere dal loro grado, Callisto abbia
Bullettino di Ottobre dello scorso anno ragionai di permesso il connubio con un servo o liberto. Vero è,
un' epigrafe insigne, che ricorda parecchi nobilissimi che il magno Leone non riconobbe per matrimonio
fedeli, a niuno dei quali è data veruna appellazione il concubinato d'un libero con una serva (5) ; ma
onorifica. Laonde potè Saturnino tacere il suo grado ciò egli rescrisse del mero concubinato senza profes-
senatorio, benché nella moglie abbia voluto farne sione di maritale proposito, che il pontefice riconobbe
menzione. Cassia Faretria senatrice è sepolta in un soltanto nel dare la libertà alla donna e sposarla le-
umile e rozzo loculo in mezzo ai fratelli d'ogni con- gittimamente; i quali atti erano in facoltà dell'uomo.
dizione. Ciò basta ad illustrare quanto in questo capo Le parole del nostro autore però risguardano unioni,
ho disputato. nelle quali quel proposito era stato almeno segreta-
Resta a vedere, se la legislazione canonica dell'an- mente conosciuto ed accettato da Callisto medesimo.
tica chiesa fu difforme dalla prassi di Callisto. Il
punto è oscurissimo ; e forse non ancora dichiarato.
In alcuni concilii del secolo ottavo fu espressamente (1) Orig. eccl. Lib. XXII cap. Il §. VI.
riconosciuto valido il matrimonio contratto fra servi (2) Const. Apost. inter opera Hippolyli, ap. Gallatici. Tom. Il p. 508.
e liberi scienti la disparità di lor condizione (3). In (3) V. Pitra, Juris eccl. Graec. hist. et monum. Tom. 1 p. 60.
11 testo greco nelle stampe dice èàv Ss y.-xl vittù SovXu g-uvcc$Q'Ò; ma
nei codici è scritto matti, e si dee emendare marzi. Nelle costituzioni
secondo la edizione del Cotelerio lib. Vili, 24 si logge ttktto'i SoùXot
(1) V. Le Blant, Inscr. chrét. de la Gaule T. II p. 6S. g'j'jo>^!)s-jts:, e l'editore rettamente emenda SovXon; ; laonde quivi è in
(2) Divin. Insiit. V, 14, 15. Vedi Roma sott. T. I p. 110. genere proibito il matrimonio tra liberi e servi.
(3) V. Concil. Vermeriense anni 752 can. 13, et Compendiense (4) De libro Philos. p. 131.
anni 151 can. 5. ap. Labbe, Concil. T. Vili p. 408, 451. (5) Episl. 167 ad Rustie. Narb. ed. Ballerini T. I p. 14i>2, 23.
— 26 —
e gli atti legittimi non erano possibili. E a questi occulti » d'essere indulgente cogli uomini in ciò che concer-
conjugii panni che alluda Tertulliano nelle parole se- » ne le voluttà, dicendo che a tutti egli rimetteva i
guenti : pcnes nos occultae conjunctiones, id est non » peccati». E questa remissione nel seguito del di-
prius apud ecclesiam professasi juxta moechiam et scorso egli definisce essere libera licenza^ data alle
fornicationem judicari periclitantur : nec inde conser- voluttà proibite da Cristo ai suoi fedeli. È evidente
tale obtentu matrimonii crimen eludant (1). È commune il nesso, che corre tra l'atto d'accusa che esaminiamo,
opinione, che quel penes nos abbracci tutti i Cristia- e la celebre invettiva di Tertulliano contro l'editto
ni ; ma nel libro de pudicitia, ove si leggono le re- perentorio, dice egli ironicamente, del pontefice mas-
citate parole, il nos significa sempre i Montanisti in simo cioè del vescovo dei vescovi: « ego et moechiae et
opposizione ai Cattolici ed alla chiesa appunto di Cal- foniicalionis delieta poenitentia functis dimitto » (1). La
listo. Adunque Tertulliano quivi volle biasimare oc- più comune sentenza attribuiva questo decreto a Ze-
culte unioni, che tra i cattolici erano permesse ob- firino; ed anche alcuni tra i dotti, che hanno discusso
tentu matrimonii ; e credo abbia voluto alludere al- le odierne controversie anti-callistiane, perseverano in
meno in parte a quelle, cui Callisto aveva dato il suo quell' opinare. A me sembra indubitato, che il con-
assenso. Dalle quali nacquero gli sconci difficili ad fronto tra il libro di Tertulliano ed il greco volume
evitare in simili casi. Talune dame non volendo avere novellamente scoperto c'insegna il recitato editto essere
prole da matrimonio sì dispari procurarono l'aborto: opera di Callisto medesimo. Imperocché le greche pa-
e si vide cominciare tra le matrone cristiane lo scel- role, che ho tradotto letteralmente, dicono Callisto
lerato uso degli abortivi, che Giovenale satirizza acre- primo avere usato indulgenza coi rei di peccati vo-
mente nelle pagane. Il quale abuso potò essere ca- luttuosi. La menzione esplicita delle colpe di voluttà
gione alla chiesa di proibire siffatti conjugii. Del ri- si riferisce alle due specie di peccati nominate nel
manente , circa i tempi di Callisto , anche nobili pa- decreto: moechia et fornicatio; l'accusa, che Callisto
gane si sceglievano un marito servo o liberto per pel primo fè alcuna dichiarazione d'indulgenza verso
solo amore d'indipendenza (2). Ed ih questa specie i rei di quelle colpe, esclude un simile decreto di
d'unioni i rescritti medesimi dell'imperatore talvolta pochi anni anteriore. Che se Zefirino avesse fatto un
riconoscevano l'affezione maritale , talvolta no, se- editto sulla remissione della moechia, udremmo an-
condo le circostanze diverse del fatto (3). In fine che contro di lui per questo capo querele acerbissi-
cotesti connubii rimasero per lungo tempo impuniti : me; imperocché egli è malmenato insieme al dia-
moltiplicatosene però il numero a dismisura, Costan- cono suo, ed ogni colpo contro di lui ferisce Callisto,
tino per mantenere l'onore delle stirpi illustri, pre- che è citato responsabile di tutti gli atti dell' ante-
cisamente un secolo dopo Callisto, stimò doverli in- cessore. Ma dell' indulgenza verso i peccatori la
terdire con pene severissime (4). Dal complesso delle colpa è imputata senz' ambiguità veruna al solo Cal-
quali notizie è manifesto, che il caso fin qui discusso listo dopo la morte di Zefirino. Ciò posto, il libro di
avrebbe potuto dare luogo soltanto a qualche rim- Tertulliano de pudicitia è diretto appunto contro il
provero di condotta imprudente : il principio regola- decreto vituperato nei Filosofumeni ; ed è commento
tore però, cui s'attenne il pontefice, è conforme al diritto non sospetto di parzialità alle torbide e mal determi-
naturale ed evangelico, e dalla chiesa fu ed è proclamato nate accuse, delle quali fa d'uopo chiarire il valore
vero. Eppure l'autore dei Filosofumeni per i soli fatti ed il senso preciso. Io me ne spedirò brevemente es-
narrati accusa Callisto nulla meno che d'empia iniqui- sendo questo un punto già le cento volte discusso, e
tà , e d'essere stato maestro di libidine e d'omicidio. nella sostanza assai chiaro, benché nelle parti acces-
Questo valga a saggio e peso del modo, ch'egli tiene sorie intricatissimo. 11 decreto di Callisto prometteva
nel formolare i pretesi iniqui insegnamenti e te eresie la remissione d'una specie determinata dei peccati, che
della scuola callistiana; e della fede, che meritano , allora si dicevano capitali, a chiunque ne aveva com-
le sue iraconde affermazioni. piuto la prescritta penitenza, poenitentia functis. Il quale
canone ai tempi di Cipriano , cioè pochi anni dopo
§■ vi. Callisto, in tutta la chiesa cattolica era concordemente
osservato. Niuno ignora quanto severa ed umiliante
Bella remissione dei peccati. fosse l'ingiunta penitenza, quanti i segni di conversione
vera e di dolore che dal peccatore esigeva la chiesa,
Viene l'accusa , che ho annoverato in secondo quanto inesorabile il divieto di reiterare quella solenne
luogo; quella della remissione dei peccati e della cor- penitenza, se il reo dopo la riconciliazione tornava alla
rotta disciplina ecclesiastica. Intorno ai peccati l'accu- colpa. Ed i preti e diaconi della chiesa romana nel 251,
satore scrive così: « costui pel primo, ebbe l'animo cioè 29 soli anni dopo Callisto, essi complici ed allievi
di Callisto medesimo, e contro i quali appunto fu scritto

(1) De pudicitia, e. IV.


(2) Tertull. Ad uxorem 11, 8- (1) De pudicitia ci. L'opinione di alcuni, che quel decreto sia stato
(3) Dig. XXIV, 1, 3 : cf. XXVII, 7, 3. promulgato da un vescovo di Cartagine, ora è da tutti rifiutata: e dopo
(4) V. Cod. Theod.lX, 8, t. Cf. Nov. Anthemii tit, IL la scoperta dei Filosofumeni credo che da niuno più sarà messa in campo.
— 27 —
il nono libro dei Filosofumeni, alle chiese dell' Africa chiesa può rimetterei peccati senza distinzione di remis-
raccomandarono il rigore delle leggi penitenziali, scri- sibili e d5 irremissibili ; che questa potestà le è stata
vendo. « Absit ab ecclesia romana vìgorem suum concessa nella persona di Pietro, e communicata alle
profana facilitate dimxttere, et nervos severìtatis ever- singole chiese congiunte con Pietro, ad omnem eccle-
sa fidei majestate dissolvere » (1). Ecco ciò che siali Vetri propinquam; che ne è investito il vescovo.
l'accusatore di Callisto chiama permesso di peccare Se tutto ciò i cattolici credevano prima dell' editto (e
accordato nella scuola callistiana. E questo sia un se- Tertulliano il confessa), la novità non può essere in
condo documento del modo, che dobbiamo tenere nel- altro che in alcuna mitigazione della disciplina. E senza
l'interpretare le dottrine da costui attribuite a due ro- accingermi alla diffìcile impresa di determinare preci-
mani pontefici ed ai loro seguaci e successori. samente le qualità di questa nuova mitezza, ragionerò
Ma se la declamazione, che Callisto abbia sfrenato nell'ipotesi d'un passo verso una maggiore indulgenza;
il corso ad ogni libidine, è calunniosa, assurda e rive- ipotesi che a me sembrala più probabile, e di che gli
latrice della mala passione dell'autore; non perciò è avversarli della chiesa romana menano tanto romore.
tolta ogni ombra dal decreto di quel pontefice. Fu egli Vediamo se in quest' ipotesi Callisto può essere chia-
0 non fu il primo, che affermò e adoperò la potestà mato colpevole sia di condiscendenza per fini ambi-
di rimettere i peccati gravissimi, ed in ispecie quelli ziosi, sia di corrompimene della morale evangelica.
di che parla l'editto ? A questa inchiesta è già stato In quanto al primo punto, fa d'uopo essere al tutto
più volte soddisfatto con risposta perentoria, e basterà ignaro delle condizioni e dello spirito della cristiana
ì" accennarla. Tertulliano quando prese la penna con- società nel secolo terzo per credere o pur solo sospet-
tro l'editto, cominciò dal confessare, che egli prima tare, che un vescovo il quale ammetteva alla piena
di separarsi dai cattolici, cioè almeno dieci anni prima riconciliazione colla chiesa i rei dei maggiori peccati,
che Callisto salisse alla catedra apostolica, aveva con i quali si dicevano capitali, dopo esatta da loro diu-
tutta la chiesa aderito alla dottrina, che allora s'ac- turna e laboriosa ed umilissima penitenza, da sif-
cingeva a confutare, indottovi dalle nuove rivelazioni fatta misericordia mista di conveniente severità racco-
montanistiche del Paracleto. La novità adunque almeno gliesse aura popolare e buon numero di fautori e di
dommatica era dal lato degli oppugnatori non degli clienti (1). Non ricorrerò alle epistole ed agli scritti di
assertori del predetto decreto; e ciò per confessione Cipriano, quivi dipìnto al vivo tra due fuochi per co-
dell'avversario, che di proposito s'accinse a combat- testa cagione della penitenza; tra i rigoristi cioè, che
terlo. Laonde alcuni stimano , che queir editto nulla non volevano communicare con i peccatori penitenti;
abbia innovato, nulla mitigato nella disciplina dalla pe- e trai peccatori, che col pretesto dell'indulgenza loro
nitenza; ma soltanto abbia opposto un argine al rigore accordala dai martiri facevano impeto contro il vescovo
di alcuni vescovi dell'Africa, i quali, come narra s. Ci- e la chiesa, e scuotevano insolentemente il giogo salu-
priano, in totum poenìtentiae locum contra adulterio, tare loro imposto. Senza cercare analogie di esempi
clauserant (2). Molti però tengono che il pontefice , e di casi simili, posso produrre testimonianze dirette
contro il quale scrisse Tertulliano, abbia mitigato ed istoriche, che riguardano Callisto medesimo ed il
la disciplina penitenziaria rispetto ai fornicatori ed clero da lui istituito ; posso mostrarvi quei ponte-
agli adulteri*, ammettendoli alla comunione dopo fice nell'atto di assolvere solennemente i peccatori
compiuta la penitenza. A me sembra che la scoperta dinanzi alla fratellanza adunata e farvi udire le sue
dei Filosofumeni ci debba far credere, che alcuna nuova parole. Dai ragionamenti fatti sopra discende per con-
indulgenza fu indotta da Callisto verso quella specie seguenza necessaria, che a Callisto personalmente ed
di peccatori. Imperocché se l'autore di quel libro tra- istoricamente sono diretti i sarcasmi di Tertulliano nel
volge le dottrine più irreprensibili per farle apparire libro intorno la pudicizia : Tu quidem (moechum) ad
enormi corruttele ed eresie, prende le mosse però da exorandam fratemitatem in ecclesiam inducens, conci-
alcun detto o fatto o disposto del pontefice. Le grida liciatum et concineratum cum dedecore et horrore com-
contro la novità e contro l'indulgenza, che Callisto positum prosternis in medium ante viduas, ante pre-
pel primo (quest'è l'accusa esplicita) volle introdurre, sbyteros, omnium lacinias invadentem, omnium vestigia
sarebbero state senza l'ombra di pretesto, se nè in lambentem, omnium genita detinentem, inque eum ho-
fatto di domma nè in fatto di disciplina nulla fosse minis exitum quantis potes mìsericordiae inlecebris, bo-
stato innovato. Del domma sulla potestà di rimettere nus pastor et benedictus papa concionaris, et in para-
1 peccati Tertulliano confessa, che Callisto affermava bola ovis capras tuas quaeris, tua ovis ne rursus de
ciò che anch' egli aveva affermato, quand' era cattolico. grege exiliat; quasi non exinde jam liceat quod semel
Cotesto domma dalle obbjezioni di Tertulliano si rac- licuit; caeteras etiam metu comples cum maxime in-
coglie essere stato da Callisto formolato così : che la dulgeas{2). Ho trascritto per intero questo lungo passo,

(1) Intorno a questo il Le Hir (1. c. ) ha ragionato nel medesimo senso,


(1) V. Epist. Cleri romani ad Cyprianum, inter CyprianicasXXX\,2, ma fondandosi sulle costituzioni apostoliche, che valgono più per l'Oriente
(2) Epist. Lll. VediCruice, Etudes sur des nouveaux documens histor. che per 1' Occidente, lo preferisco i documenti africani e romani, perchè
p. 263: Armellini, [. c. p. 177 e segg.; Le Hir, 1. <?. p. 280, 281. Cf. direttamente spettanti al campo della controversia.
Orsi, De capitalium criminum absolulione p. 98. (2) De pudicitia e XIII.
— 28 —
perchè una pittura più viva e più autentica dei rap- dinati ; quanto essi aborrivano dalla falsa misericor-
porti tra Callisto, tra il penitente e tra il popolo cri- dia, quae miseris ad eversionem majorem cripti et
stiano non saprei nè anco desiderarla. Essa merite- poenitentiam. Nè la loro severità era nuova, nè ispi-
rebbe un minuto commento; ma per non mettermi in rata forse dal santo papa Fabiano, e riparatrice della
un prolisso episodio, ricorderò soltanto ciò, che il funesta rilassatezza della scuola callistiana, che a
medesimo autore intorno al medesimo punto scrisse detto dell'autore dei Filosofumeni perdurava dopo la
non dileggiando ma seriamente, quand'era tuttora cat- morte dell'autor suo, cioè almeno sotto Urbano e Pon-
tolico. Egli nel libro de patientia tra i pregi di questa ziano immediati antecessori di Fabiano. Quei preti
virtù pose anche i seguenti: Ermneam ovcm patientia espressamente protestano : non hoc nobis nunc nuper
pastoris requirit et inventi; laborem inquisitionis pa- consilium cogitatum est, non haec apud nos adversus
tientia suscipit et humeris insuper advehit bajulus pa- improbos modo supervenerunt repentina subsidia; sed
ttern peccatricem derelictam. Uhm quoque prodigum antiqua haec apud nos severita,s, antiqua fides, disci-
ftlium patientia patris et recipit et vestii et pascti, et plina legitur antiqua (1). Nè a quei giorni le parli
apud impatientiam irati fratris excusat (1). Dal con- erano mutate , talché mentre trenta anni prima i fe-
fronto dei due passi è manifesto, che Callisto , come deli erano poco inchinevoli alla misericordia, allora
ogni altro vescovo (2), lungi dal trovare nei fedeli ani- i più inchinassero verso l'estremo contrario, e fosse
mo assai disposto alla facilità verso i peccatori, do- d'uopo far argine a questo solo eccesso. Allora ap-
veva vincere le loro ripugnanze, le loro impazienze, punto nacque il funesto scisma, che durò per secoli,
im])atientiam irati fratris. E la parabola del pastor suscitato da Novaziano; il quale trasse partito dal ri-
buono non serviva tanto ad ispirare la fiducia del gorismo, cui non pochi avevano affetto. E da princi-
perdono al penitente, quanto ad insegnare al vescovo pio furono impigliati nelle reti dello scismatico anche
10 stretto dovere di ricercare e ridurre con ogni pa- i più nobili confessori della fede. Ma la chiesa romana
zienza all'ovile l'errante, che da se non tornava; ed allora, come alquanti anni prima sotto Callisto, tenne
ai fedeli lo spirito di carità e di misericordia nel riab- il mezzo tra l'uno e l'altro estremo. Adempiè il mi-
bracciare il fratello prodigo ricondotto alla casa pa- nistero della riconciliazione senza mancare alla salu-
terna. Laonde se Callisto, come Tertulliano c'insegna (3), tare disciplina della penitenza. E Cornelio salito alla
faceva dipingere sui calici vitrei il pastor buono per sede apostolica in sì difficili tempi, più di Callisto
opporre un'immagine sì mite alla durezza dei Monta- dagli scismatici fu calunniato e vilipeso ; ebbe però
11 isti ; egli non meno ai giusti che ai peccatori la poneva la consolazione di accogliere pentiti e reduci nel seno
sott'occhio; anzi più ad insegnare ai primi la benignità della cattolica unità i confessori per breve ora sedotti
del Salvatore, che ad incoraggiare i secondi alla pe- dallo spirito di superba durezza verso gli apostati.
nitenza, faceva servire quella dolcissima delle parabole Anche dopo la persecuzione di Diocleziano sotto Mar-
evangeliche. E ciò basti intorno l'indulgenza ed il cello ed Eusebio rigermogliarono le medesime spi-
favore, che essa in Roma negli esordii del secolo terzo ne ; e fruttarono sedizioni e tumulti gravissimi. La
al vescovo conciliava presso la società dei fedeli. storia lo tace, ma parlano i monumenti dei nostri
Diamo ora un'occhiata ai peccatori ed alla seve- cemeteri. Sul sepolcro di Marcello, Damaso scrisse:
rità della disciplina penitenziaria. Già ai tempi di Veridicus rector lapsos quia crimina fiere Praedixit,
Callisto i martiri solevano concedere ai rei di gravi miseris futi omnibus hostis amarus. Hinc furor, hinc
peccati lettere commendatizie al vescovo, per ottenere odium sequitur etc. E su quello di Eusebio: Heraclius
loro pronta ed intera riconciliazione. Tertulliano nella vetuit lapsos peccata dolere. Eusebius miseros docuit
fine del libro contro l'editto callisliano, anche di que- sua crimina fiere. Scinditur in partes populus gliscente
sta communicazione dei meriti dei martiri ai peccatori furore etc. Nella Roma Sotterranea dichiarerò questo
s'indegna; benché egli, primi di separarsi dalla chiesa, periodo di storia della chiesa romana rivelatoci dai
nel libro ad martyras l'avesse approvata (4). Ma Cal- monumenti. Se un di troveremo il sepolcro di Callisto
listo ed il clero romano istruito da lui giammai non ed i frantumi del suo elogio, anche quivi forse leg-
vollero nè con questo nè con altro pretesto snervare geremo: Callistus miseros docuit sua crimina fiere-,
la severità della disciplina. Lo testificano i preti ed Hinc furor, hinc odium.
i diaconi di Roma nella lettera sopra citata scritta Resta però a vedere, se il decreto di Callisto può
nel 251 appunto contro coloro, che alla diuturna ed essere chiamalo in colpa d'avere contribuito al cor-
umile penitenza si sottraevano. Farebbe d'uopo tra- rompimento dei costumi nei prischi fedeli. Tertulliano
scrivere tutt' intera quella nobilissima epistola . per nel capo XXI del libro scritto contro quel decreto
vedere quale spirito e di evangelica carità e di giusto concede, che nella chiesa sia la potestà di rimettere
rigore animava i preti usciti dalla scuola medesima anche peccati gravissimi, che egli avea dichiarato
di Callisto ed in molta parte da lui senza dubbio or- irremissibili dal vescovo. Sed habet, inquis, dice egli
personalmente a Callisto , potestatem ecclesia delieta
(1) De patientia c. XH. donandi. E Y universalità di questa massima era sì
(2; V. Constit. apost. Lib. Il, {2, 13; ed. Pitra I. c. p. 140, 143.
(3) L. c. cap. VII, X.
(4) Ad mari. c. 1. (1) Epist. XXXI, 2. inter C'jprianicas.
— 29 —
stabile e ferma, che Tertulliano non ardisce impugnarla, creto da loro attribuito a Zefirino abbia concesso ai
e risponde: hoc ego magis et agnosco et dispono. Ma rei dei peccati quivi specificati la communione dopo
appigliandosi ad una distinzione montanistica, nega la penitenza, cioè la piena riconciliazione, che per lo
il ministero di quella potestà al vescovo, per darlo passato loro era negata (1). Così i più severi inter-
all' uomo spirituale e da profetico spirito illustrato. preti di quel decreto. Sulla quale interpretazione
Ora nè anche colest' homo spiritalis dee secondo non posso ommettere tre avvertenze. Primo quella
lui farne uso, perchè non è espediente : spiritus ve- severità non essere stata universale nella chiesa in-
ritatis potest quidem indulgere fomicatoribus veniam, nanzi all' editto di Callisto ; secondo i preti della
sed cum plurium malo non vult. La distinzione tertul- chiesa romana nella spesso citata lettera, ove fanno pro-
lianea è manifestamente nuova ed eretica; non così la fessione di mantenere intatta l'antica disciplina rispetto
quistione sul danno , che alla chiesa poteva venire agli apostati, fare però eccezione espressa del caso di
dall'esercizio, della sua potestà verso i fornicatori e morte, nel quale vogliono che al penitente sia data an-
gli adulteri. È notissimo, e sopra l'ho accennato, che che la communione; terzo essere assai gravi le antiche
Cipriano ricorda alcuni vescovi cattolici dell' Africa, testimonianze , che distinguono la concessione della
o poco prima del decreto di Callisto o quando appunto penitenza da quella della communione in modo, che
quel decreto venne in luce, avere chiuso agli adulteri possiamo credere la prima avere avuto efficacia di ri-
ogni adito al perdono ed alla chiesa. Ed Origene conciliare il peccatore bene disposto con Dio, mentre
nell' opera sull' orazione scritta pochi anni dopo la seconda accordava ed affermava solennemente quo-
morto Callisto, si mostra tanto alieno dallo stimare sta medesima riconciliazione ed alla coscienza del reo e
opportuno quel perdono, che della potestà medesima dinanzi alla chiesa (2). Ciò posto, Callisto dovrà rispon-
di concederlo sembra male sentire (1) ; benché molti dere d'avere con esempio non nuovo restituito alla
credano potersene interpretare le parole in senso più communione ed alla cristiana società durante la loro
mite e cattolico (2). Veramente nell' opera contro Celso, vita una specie di penitenti, che dapprima in Roma
che è alquanto posteriore alla sopra citala, della ricon- un beneficio sì grande ed una indulgenza sì piena
ciliazione dei peccatori caduti in colpe gravissime egli forse di legge ordinaria" non ottenevano , o 1' otte-
paria conformemente ai sensi della chiesa; e storica- nevano solo alla morte. Or bene, se questo fu il
mente c'insegna che quella riconciliazione era data disposto dell' editto controverso, lo stato della chiesa
ai penitenti (3). Ma sia che Origene abbia ritrattato romana sopra descritto e la testimonianza di Tertul-
la primiera opinione e conformata la sua a quella della liano medesimo ne mostreranno la necessità. 11 cri-
chiesa universale, sia che la sentenza del libro del- stianesimo nei primi anni del secolo terzo in Roma
l'orazione a noi renda un suono diverso dalla mente era divenuto la religione non d'un numero grande di
dell'autore; certo è che altrove egli chiaramente sup- singoli uomini o donne, ma d'intere famiglie in tutta
pone l'integrità del potere assolutorio, e ciò nondi- la scala sociale dall'intima alla somma. Quindi il ce-
rnono approva che per la commune utilità dei fedeli, lebre detto Christian-i non nascuntur sed fiunt diveniva
almeno in alcuni casi, non se ne faccia uso. « Taluno ogni giorno men vero. Cristiani nascevano i figliuoli
» ha peccato, dice egli, e dopo il peccato chiede di di genitori fedeli ed i membri di numerose cogna-
» essere ammesso alla communione. Se gli si concede zioni e parentele tutte dedite a Cristo. I bambini nati
» la dimanda, il perdono porta danno, e rilasciato il in questa condizione al primo pencolo di vita erano
» freno s'apre il corso ai delitti. Che se il giudice battezzati. Si faccia da ciò solo ragione del numero
» dopo ragionevole deliberazione nè misericordioso nò grande di coloro, che avevano avuto battesimo innanzi
» crudele, ma pesato e il vantaggio di uno solo e la 1' età del discernimento o nella più tenera adolescenza.
» salute di tutti, considera il danno del popolo nel Or si ponga mente a quale pericolo di perversione e
» perdono di uno, non v'ha dubbio che escluderà di disperazione non sarebbero stati posti coloro tra
» quell'uno dalla chiesa, per salvare molti » (4). Il questi, cui al primo grave fallo, in che fossero mise-
problema non può essere formolato in termini più pre- ramente caduti, la porta della chiesa e dei sacramenti
cisi e più alla presente quistione conformi. fosse stata chiusa per sempre , ed intimate soltanto
Or poiché io ragiono nell'ipotesi che Callisto sia (sono parole di Tertulliano) lagrime perpetuamente di-
responsabiìe d'avere in questo punto mitigato la prisca giune di pace e cui la chiesa non avrebbe pagato
severità, credo necessario almeno accennare in che altra mercede, che la pubblicazione della loro vergo-
possa avere consistito cotesta mitigazione. Il Petavio gnosa cagione (3). La quale prassi non solo sarebbe
ed altri dotti teologi e storici opinarono, che il de- stata durissima; essa sarebbe divenuta assai più cor-
rompitrice ed ai costumi de'fedeli funesta di qual-
-■ sivoglia lassezza penitenziaria. Imperocché indi scatu-
n ™ . . , „ ti)
„, De
, riva la n.
orat. conseguenza, cheT.alla
28. ed. de la Rue 1 p.giovane
256. ° ° 1età non era op-
(2) Vedi i commenti a! luogo cit. ed. cit. Maran, praef. ad Cypr. -
c. Vili. Vincenzi, In s. Gregorii Nyss. et Origenis scripta T. Il p. 4G8 (1) V- Petav. ad Epiphanii Haeres. L1X ( T. II p. 227 e segg.).
c segg. (2) Non cita testi nè autori, essendo questi tre punti materia da em-
(3) Conlra Celsum III, 51. pire un intero volume.
(4) Homil. in Jerem. XII, 5; ed. cit. T. Ili p. 198. [3j De pudicitia cap. i in fine.
portano dare battesimo; meglio essere differirlo ad età chiava la candida veste con grave peccato, allora Cal-
matura dopo sfogato il bollore delle passioni. La quale listo e la sua scuola dietro l'esempio del pastor buo-
dottrina veramente dava agli adolescenti ed ai giovani no richiamavano con ogni industria e pazienza l'er-
delle cristiane famiglie quella licenza ed impunità di rante e lo sforzavano (cogebant) alla penitenza; e
libidine, che la severa disciplina della penitenza infre- col misero piangevano portando sui loro omeri i suoi
nava e castigava. Nè io argomentando traggo queste peccati, e così castigato ed emendato lo restituivano
inferenze dalle premesse : ho sotti* occhio la sentenza all' ovile. Queste non sono frasi rettoriche ; è storia
di Tertulliano sulla opportunità di differire il battesimo attestata dalle bellissime lettere del clero romano tra
scritta da lui tuttora cattolico , prima che fosse pro- le ciprianiche; dalla condotta, che tenne quel clero nella
mulgato l'editto di Callisto:Imapti procrastinando in persecuzione di Decio; e dal confronto del libro mede-
quibus tentatio praeparata est...: si qui pondus intel- simo De pudicitia e dei sarcasmi quivi diretti a Callisto
ligant baptismi magis timebunt consecutionem, quam coll'antica dottrina e cogli antichi riti della penitenza
dilationem (1). Ecco il termine, al quale riusciva la in ispecie nella chiesa romana (i). Dal cui archivio
vantata severità : la dilazione, il timore del battesimo un vetusto penitenziale fu tratto alla luce nel secolo
eretti in principio; quindi in fatto la licenza ad ogni nono, che comandava al sacerdote di digiunare an-
vizio da lavarsi poi senza laboriosa penitenza nelle ch' egli pel penitente e di ajutarlo a pagare la pena
acque salutari. Ma contro la dilazione del battesimo delle sue colpe (2). Tale era la disciplina che l'au-
protestarono i padri ed i canoni (2); e Callisto tra questo tore dei Filosofumeni ci dipinge come permesso e li-
abuso e la mitigazione della prisca disciplina peni- cenza ad ogni libidine.
tenziaria, se veramente essa era quale da molti si crede, Non posso chiudere questo capo senz' accennare
saviamente e secondo lo spirilo della chiesa e del- uno strano assurdo dell' autor nostro , che concorre
l' evangelo scelse la seconda. E ciò facendo egli invi- con tutto il rimanente a mostrarci qual peso dobbia-
tava al battesimo la giovane età; e nella grazia illibata mo dare ai giudizi di lui. Egli parlando dell' eresia
di quel lavacro si studiava di mantenerla. Ne siano degli Elcesaiti , cioè d'un pazzo ed incredibilmente
testimoni i dipinti dei cubicoli del cemetero, che di ridicolo aborto di giudaismo e di superstizione appe-
lui conserva anch'oggi il nome; quelli cubicoli io na intinta di cristianesimo (3), vuole pure rannodarla
dico, che la cronologia sotterranea dimostra senza dub- a Callisto ed alla sua dottrina ; mentre tra l'una e
bio veruno essere stati adorni <faffreschi ai giorni ap- l'altra nè anche un farnetico saprebbe sognare rap-*
punto del suo governo e sotto la sua direzione. Quivi porto veruno. Il pontefice, secondo lui, aperse la via
non altro, che la remissione dei peccati pel battesimo e agli Elcesaiti e li fece rivivere, perchè insegnava la
1' eucaristia, che segue al battesimo, con ogni ricchezza remissione dei peccati dopo il battesimo ; mentre quei
di simboliche immagini sono magnificate. Quivi Mose fanatici creduli inventavano nuovi e strani battesimi
dalla rupe fa scaturire F acqua vivifica e spirituale, per ripetere più volte la purgazione dalle colpe. Ma
nella quale non adulti, ma adolescenti sono purificati. ogni genìa di gnostici, che inventava nuovi battesimi
In quel Mosè i vetri cemeteriali ed i sarcofagi c' inse- e li iterava, ciò faceva appunto perchè non credeva
gnano a riconoscere Pietro. Ma Callisto, che pur da o non voleva ricorrere al rimedio della penitenza.
Pietro deduceva per se e per ogni chiesa Vetri pro- Laonde le purgazioni degli Elcesaiti coli' indulgenza
pinquam la potestà di rimettere le colpe contratte di Callisto hanno questo solo rapporto , che il prin-
dopo il battesimo, della seconda tavola dopo il naufra- cipio dell' una distrugge quello delle altre. Del ri-
gio in quei dipinti non volle effigiato simbolo veruno. manente cotesta accusa è d'una assurdità tanto ma-
Ciò affermo dopo attento esame, e nella Roma sotter- nifesta , che essa sola basterebbe a pormi in guardia
ranea ampiamente dichiarerò l'affermazione mia. Pa- contro i giudizi d'un siffatto accusatore.
dano di Barcellona illustrò il concetto delle callistiane
pitture magnificanti il battesimo e l'eucaristia, quando §• VII.
rispose ad un Novaziano, che simile all' autore dei
Filosofumeni la dottrina della penitenza chiamava cor- Della deposizione dei vescovi e dei chierici
rompilriee della santità battesimale. Deus praestet, d'ogni ordine.
esclamava Padano, ut nemo post sacri fontis auxilium
foveam mortis incurrat, nec tarda solamina sacerdotes Alle parole recitate nel principio del capo prece-
docere cogantur, ne peccandi iter aperianl, dum pec- dente, e che risguardano i peccati dei laici, segue il
canti remediis blandiuntur. Sed nos hanc indulgentiam paragrafo che tocca dei chierici. ((Costiti (Callisto)
Dei nostri miseris, non beatis; nec ante peccatimi, sed dommatizò, che se un vescovo commette alcun peccato,
post peccata detegimus (3). Laonde se un fedele mac- sia pure capitale {npòq Qómoltov), non si dee deporlo.

(1) De baptismo c. XVIII. (1) V. il libro dell' Anonimo Adversus Novatianum ap. Gallaudi
(2) V. Le Bluut nella Revue ardi. Juìn 1865 p, 471. cf. Const. T. Ili p. 371 e segg. e Sozomeno, Hist. eccl. VII, 16.
Aposi. ap. Pitra, 1. c. T. I p. 323. (2) V. Morini, De poenitentia; Append. p. 6.
(3) Ad Sympronianum epist. 1, 5. (3) V. Philos. IX, 13 e segg. Cf. Epiphanii Haeres XIX.
— 31 —
Lui governante cominciarono ad essere ascritti al clero nell'autore nostro; il quale appartiene a quella scuola,
e vescovi e preti e diaconi bigami e trigami. E se ed anch' egli adopera quelle voci a guisa di formola
taluno dei chierici s'ammogliava, lo faceva rimanere solenne e da tutti intesa: « se un vescovo pecca, sia pure
nel clero, quasi non avesse peccato»; e qui accenna AD MORTEM, non dee essere deposto. » Ciò premesso,
le parabole della zizania, dell' arca di Noè ed altre, egli è impossibile prestar fede al decreto di Callisto
che Callisto interpretava dei peccatori nella chiesa, nel modo che ce lo riferisce l'accusatore e nella forma,
ed adduceva in iscusa della sua condotta verso il che gli ha dato l'apocrifo estensore nel secolo nono.
clero. Conchiude affermando, che i seguaci di lui Chiunque ha appreso i primi elementi della legislazione
continuano a tener quelle massime ed illudono sè me- canonica non dico del secolo terzo , ma anche dei
desimi e le turbe numerose, rhe alla loro scuola con- seguenti, non ignora, che la penitenza pubblica gene-
corrono. Quanti hanno esaminato coleste accuse le rava irregolarità e chiudeva la porta di qualsivoglia
hanno credute vere in quanto al fatto della prassi o ufficio ecclesiastico; e che i rei dei tre capitali peccati
dei decreti, cui alludono le allegate parole, e si sono erano deposti e ridotti alla communione laica senza
studiati di renderne ragione e di penet.are nel vero possibilità di restituzione nel loro grado. Coloro che
senso di quelle leggi o di quelle dispense. Or io dico hanno difeso Isidoro dall' imputazione di avere inno-
senz' ambagi, che sono persuaso questo modo d'in- vato il diritto ecclesiastico con le sue false merci, in-
terpretare le predette accuse essere fallace; e m'accin- torno a questo punto della massima da lui sancita in
go a rendere conto dell'asserzione mia. Comincia l'au- nome di Callisto nella decretale di che parliamo, non
tore nostro dall'affermare che Callisto non voleva de- sarebbero stati alieni dal concedere avere quivi il
posti i vescovi che avessero commesso peccati anche Mercatore stabilito un diritto nuovo contrario all'an-
della specie appellata nf>òg Q0.va.xov ad mortem. In due tico. Ciò nondimeno citano a sua discolpa i canoni in
modi è stala interpretata questa pretesa legge di Cal- favore de' vescovi eretici e scismatici, che tornavano
listo; alcuni hanno stimato che la definizione precisa alla chiesa, cui non ostante il peccato di scisma e di
dei peccati ad mortem essendo assai incerta, qui si eresia la loro dignità era conservata(1). Ora quest'unico
tratti di colpe non strettamente capitali; di ninna cioè esempio appunto prova l'inesattezza di Isidoro nel
tra quelle, che erano punite coll'espulsione solenne generalizzare la massima ed attribuirla ad un romano
dalla chiesa e che perciò ad un vescovo fruttavano pontefice del secolo IH. Imperocché cotesto scrittore
inesorabilmente la deposizione. Altri hanno osservato, di decretali compilò quella di Callisto adoperando pa-
che una delle false decretali da Isidoro attribuite a role tolte dall'epistola 185 di s. Agostino; ove il gran-
Callisto concede appunto, che tornino ai pristini onori de dottore ragiona dei vescovi Donatisti convertiti
i sacerdoti post lapsum, si condignam egerint poeniten- e conservati nella loro dignità. Ed in queir epistola
tiam (1) ; e ne inferiscono che Isidoro fabbricò quel medesima il santo afferma e ribadisce la massima del
documento sopra alcuna notizia vera ed istorica a lui giure ecclesiastico antico , che il chierico penitente
pervenuta d'un decreto di Callisto per la restituzione non può tornare al grado suo; e rende ragione del-
alla loro dignità dei vescovi penitenti. Or la prima l'indulgenza usata dalla chiesa con gli scismatici e
interpretazione, benché con la consueta dottrina illu- con gli eretici (2). Laonde se Callisto avesse decretato,
strata dal Dòllinger, non mi soddisfa; la seconda non che il vescovo o qualsivoglia altro chierico confesso
può reggere in guisa veruna al confronto della le- o convinto d'un peccato ad mortem poteva farne pe-
gislazione canonica dei tempi di Callisto e dei suoi nitenza e conservare la dignità , avrebbe mutate le
successori. Il peccato ad mortem era diversissimo leggi più solenni e salde e per lunga età conservate
da qualsivoglia peccato grave espiato colla penitenza nel diritto canonico. Che ciò egli non abbia fatto, il
sia privata, sia publica. Tertulliano distingue tra i libro dei Filosofumeni ce lo insegna dicendo, che la
peccati che fanno smarrire le pecorelle di Cristo e disciplina di Callisto durava dopo la morte di lui nella
quelli che le fanno al tutto morire (2). Ai secondi ap- sua scuola, cioè nella chiesa cattolica; nella quale la
plica le famose parole dell'epistola di s. Giovanni sul disciplina della decretale isidoriana nel secolo terzo
peccato ad mortemi definisce che tale è ognuno dei tre fu al lutto inaudita.
allora chiamati capitali; cioè moechia, homicidium, ido-
lolatria. A queste medesime specie di peccati Origene
applica il detto di s. Giovanni ed il nome di peccati ad (1) V. Marchetti, Critica della storia eccl. del Fleury T. I p. 68 e segg.
mortem nei passi sopra citati, ove sembra inchinare verso (2) 11 Donatista oppone a s- Agostino r. quomodo post poenitentiam
il rigorismo. E nel linguaggio dei Montanisti e di tutti apud vos clerici vel etiam episcopi permanemus? ed il santo risponde.-
gli avversarli della riconciliazione dei peccatori rei di Hoc non fieret; quoniam revera fquod fatendum est] fieri non deberet,
colpe capitali, quelle due voci erano forinola caratte- nisi pacis ipsius compensatione sanaretur. Ut enim constilueretur in
ristica di significazione certa e definita. Perciò non ecclesia, ne quisquam post alicujus criminis poenitentiam clericalum
accipiat, vel ad clericatum redeat, vel in clericalu maneat, non de-
posso indurmi a credere, che quella formola medesima speratione indulgentiae, sed rigore factum est disciplinae: alioquin con-
possa essere presa in senso meno proprio e più lato tro claves datas ecclesiae disputabitur, de quibus dictum est: quae sol-
veritis in terra etc. Verum in hujusmodi causis .... detrahendum est
(1) V- Decretales pseudo-isidorianae ed. Hinsch, Lipsiae 1863 p. 142. aliquid severitati, ut majoribus malis sanandis caritas sincera subvs-
(2) De pudicitia c. VII. niat (Epist. 185 cap. 10 §. 44, 45).
— 32
Quale sarà adunque il senso ed il pretesto di que- spelte, che nei giudizi ecclesiastici non debbono essere
st'accusa? Del modo che tiene l'autore nostro in co- accettate. Ma siffatte disposizioni Isidoro promulga in
lorire a suo libito e sfigurare le dottrine di Callisto nome anche di altri papi; ed io non farò sopra lui mollo
e della chiesa, già abbiamo avuto parecchi esempi ma- assegnamento. Piuttosto torniamo col pensiero a ciò
nifesti, i quali ci saranno guida anche in questo passo che nel paragrafo secondo ho dichiarato intorno al
dei precedenti più oscuro. Poniamo mente a tutto il concetto della chiesa nell'autore dei Filosofumeni, ed
contesto. Callisto dommatizzava (sembra adunque, che al sommo errore di che egli faceva rea la scuola calli-
qui si tratti di un punto più dommatico che discipli- stiana, di communicare cioè indifferentemente coi pec-
nare) ; ed il suo dommalismo confermava con le pa- catori; e vedremo in tutta la sua luce il senso dell'ac-
rabole e con i lesti, che provano nella chiesa essere cusa, che abbiamo disaminato.
misti ai giusti i peccatori. Ora quei testi non spettano Cotesto raziocinio abbraccia tutto il paragrafo, cioè
ai peccatori penitenti, ma agli impenitenti, che finiscono non meno la querela dei vescovi peccanti ad mortem
poi in dannazione; i quali però o perchè occulti, o per- e non deposti, che quella dei bigami e trigami, e dei
chè giuridicamente non convinti, o por altro ostacolo chierici ammogliati. A tutti costoso Callisto applicava
proveniente da umana malizia non sono tosto dalla la parabola della zizania e degli immondi animali
chiesa discacciati. Su questo campo la guerra fu com- nell'arca di Noè. In quanto ai bigami Tertulliano e
battuta con le armi di quei testi medesimi contro i negli scritti che dettò essendo cattolico, e in quelli
Novaziani nel secolo terzo e contro i Donatisti nel che dettò montanista c'insegna, che la chiesa catto-
quarto e nel quinto (1); cioè contro quella specie di lica li escludeva dal clero (1). Vero è che ai catto-
scismatici, il cui concetto della chiesa era similissimo lici, almeno dell'Africa, in un libro, che sembra dei
a quello del nostro autore. Essi pretendevano, che i tempi appunto di Callisto (2), egli rimprovera: quot
peccatori rimanendo nella chiesa la contaminavano e digami praesident apud vosi (3). Ma dal contesto parmi
le facevano perdere la dignità e la grazia di sposa ch'egli ciò loro rinfacci, come altri eccessi ed abusi
di Cristo; e che i sacramenti amministrati da sacer- da essi medesimi non approvati; e poco prima aveva
doti indegni non avevano valore veruno. Niuno più scritto: quosdam memini digamos loco dejectos (4). Per-
pienamente e con maggiore eloquenza di Agostino ciò opino, che colesti bigami e trigami sotto Callisto
ha rifiutato cotesto sistema dello scisma; ed asserito ascritti nel clero non abbiano avuto dispensa legittima
il concetto cattolico della chiesa, la quale non può data per causa di ecclesiastica utilità; ma sieno stali
perire per i peccali impuniti dei suoi membri o sa- considerati come abuso, che a tempo e luogo si dove-
cerdoti. Agostino cosi dommatizzando adopera quelle va emendare; e, come diceva il pontefice, zizania che
stesse parabole, che l'autore dei Filosofumeni pone in s'abbarbicava tra il frumento buono ed eletto. So bene
bocca a Callisto dommatizzante sui peccati dei vescovi che la bigamia escludente secondo l'apostolo dal chie-
e del clero ; e quei medesimi lesti pochi anni dopo ricato fu ed è diversamente interpretata. Ma basta leg-
Callisto la chiesa romana opponeva ai Novaziani (2). gere con attenzione il libro tertullianeo de monogamia
Farmi adunque che ciò basti a farci intendere il domma diretto contro i cattolici vivente Callisto per avvedersi,
di Callisto dal nostro autore impugnato , e sfigurato che la chiesa romana con la sua alunna africana s'at-
secondo il metodo , di che già altre prove chiare e teneva allora, come poi nel secolo quinto (o), al senso
lampanti abbiamo veduto. L'anonimo, che nel secolo più rigoroso e ne rifiutava ogni mitigazione. Perciò
terzo scrisse per la chiesa romana contro i rebaltez- le notizie positive ed istoriche del giure canonico os-
zanti, insegnando la validità del battesimo ammini- servato nella scuola callistiana mi confermano nell'in-
strato dagli eretici, faceva agli avversarii la seguente terpretazione del testo dei Filosofumeni. suggeritami
interrogazione: quid dicturus es de his qui, ab episcopis (tal nesso logico tra i decreti del pontefice e le ra-
pessimae conversationis baptizantw, qui tamen tandem gioni teologiche e bibliche sopra le quali egli li fondava.
cum Deus voluerit in sceleribus suis convicti.... prorsus Altrettanto dico del matrimonio dei chierici. Se
etiam communicatione privanturf (3). Questo a mio cotest' ultima accusa avesse in mira soltanto il clero
avviso è il quesito, al quale rispose Callisto. Le accuse inferiore, cui non era interdetto il matrimonio, perchè
vere o false contro i vescovi ed i preti divenivano Callisto in questo proposito non meno che per i capi
frequenti ; egli stabilì regole per il giudizio ecclesia- precedenti avrebbe insegnato, che nella chiesa al grano
stico; non volle che si procedesse senza le debite forme buono è commista la zizania, cioè, die'egli espressa-
alla deposizione; ed insegnò, che per i peccati dei mente, i peccatori? lo confesso che non saprei inten-
vescovi pessimae conversationis, prima che essi sieno dere la logica nè dell'accusatore nè dell'accusato. Che
finalmente in sceleribus suis convitti, nè la chiesa è se abusivo era slimato il fatto, e pur facea d'uopo tol-
contaminata, nè invalidi sono i sacramenti. Le decre-
tali isidoriane attribuite a Callisto parlano a lungo dei
ti) Ad uxorem 1,7; De exhort. cast- c. VII; De monog. c. XII-
cospiranti contro i vescovi, e delle testimonianze so-
(2) V. Dollinger, 1. c. p. 144.
(3) De monog. 1. c.
li) L'ha notato anche il Dollinger, 1. c. p. 167. (4) De exhort. cast. 1. c.
(2) V. Anonym. Adv. Novatiunum ap. Galland. T. HI p. 371. (5) V. la decretale d'Innocenzo I ai vescovi dell' Illirico , Coustant,
(3) Anon- De rebaptismate cap. X. ap. Galland. T. Ili p. 366. Epist. rom. pont. p. 831.
— 33 —
lerarlo o non si poteva tosto emendare, allora correrà fede delle famiglie ; ed i genitori ne facevano pro-
e il raziocinio dell'accusa e quello della difesa. Il fessione per sè e per i figliuoli. Coteste famiglie già
matrimonio dopo ricevuti gli ordini sacri maggiori da erano quasi la maggioranza d'ogni città (pars pene
immemorabile eia fu interdetto nell' Oriente e nell'Oc- major civitatis cujusfjue ) ; e la religione di Cristo
cidente. Ma qui, a mio giudizio, si allude all'uso del era alla vigilia dell'ultimo passo e di divenir la pu-
conjugio contratto prima dell'ordinazione; del quale blica religione dei popolo e dell'impero. Quanti nuovi
senso è capace la voce ^apsìtf La tolleranza di que- problemi di diritto sociale cristiano, di diritto eccle-
st' uso prevalse poi e prevale anch'oggi in tutto l'Orien- siastico e di morale disciplina non pullulavano tutto
te; mentre il clero dell'Occidente dalla chiesa romana dì nel campo della chiesa da un sì grande stato di lei,
fu tenuto stretto alla legge della continenza; e l'autore e dal maggiore avvenire , che le si apriva dinanzi !
dei Filosofumeni ne è un testimonio novello ed anti- Callisto pose mano a risolvere i dubbii; a dare gli
chissimo. E ciò basti intorno alla disciplina del clero. ordinamenti opportuni per non distogliere i catecumeni
dal battesimo, i caduti in peccato dalla penitenza : egli
regolò i giudizi per la deposizione dei chierici, e definì
Fin qui ho esaminato le accuse, che concernono il concetto della chiesa, quale poi la grande mente
gli atti ed i decreti di Callisto nel governo interiore di Agostino lo svolse ed illustrò. Egli in faccia alle
della chiesa. Rimane a discutere quelle, che spettano leggi civili affermò il diritto della coscienza cristiana
ai rapporti di lui cogli eretici; alla loro riconciliazione e quello della chiesa sui matrimonii dei suoi fedeli.
ed al loro battesimo; alle loro scuole in Roma mede- Egli non conobbe servi o liberi, grandi o piccoli, no-
sima ; alla loro condanna; in fine alle formole , che bili o ignobili nella fratellanza evangelica, che minava
taluni adoperavano contro le nuove eresie e che il le basi della romana società e ne ammansiva V inu-
pontefice disapprovava. Non si creda, che nel libro mana civiltà. Perciò l'eco del nome di lui è giunto
nono dei Filosofumeni le accuse sieno ordinate, di- fino a noi sì onorato; e perciò le voci degl'invidi o
stinte e l'una dall'altra dedotte, come io mi studio di coloro, che misuravano i tempi alla corta spanna
di presentarle. Tutto quivi è mescolato, confuso e fuori del loro superbo intelletto, furono soffocate dalle grida
di luogo, per la foga della declamazione incomposta. d'ammirazione e dispregiate.
10 però non ho voluto tener dietro passo, passo allo Uno dei più rari monumenti, che di cotesta am-
scapigliato corso di cotesto autore, cui l'ira accieca mirazione dei contemporanei verso Callisto è giunto
11 sereno dell' intelletto e non fa vedere la via; ma fino a noi, è il ritratto genuino di lui in un vetro
ho stimato grande utilità della trattazione intrapresa cemeteriale. Di niun altro dei pontefici vissuti e morti
il dare alla meglio un poco di sesto all' arruffata ma- nei primi tre secoli abbiamo un' immagine iconogra-
tassa di tante querele diverse. Quelle però , che in fica. Questa parmi fatta dall'artista medesimo, che in
questi fogli ho esaminato, chiaramente mi fanno vedere un altro vetro delineò il busto di Paolo. Ambedue
perchè di Callisto l'accusatore dice con ironia, che fu i vetri ho fatto disegnare in cima alla seconda par-
riputato ammirabilissimo ; perchè dopo perduta ogni te del mio trattato (1). Così ognuno potrà contem-
notizia delle sue gesta, il nome di lui è giunto fino plare il volto del famoso pontefice, la cui aria sve-
a noi sì grande e sì venerato; perchè nei secoli terzo gliata ed il cui sguardo quieto e sicuro bene s'addi-
e quarto , nei quali fresca era la memoria del suo cono all'uomo, che fu segno a tanta ammirazione ed
governo, egli ebbe (come nei seguenti fogli dimostrerò) a tanta contradizione.
più onori che verun altro degli antecessori e succes-
sori vissuti nell' età delle persecuzioni. Callisto resse
la chiesa , quando essa giunta all' apogeo del primo (1) 11 vetro, ove è efTiggiato S. Paolo, sì conserva nella biblioteca Va-
stadio del suo corso divino s' avviava a nuovi e mag- ticana, l'altro nella imperiale di Parigi. Ambedue sono stali più volte
giori trionfi. La fede cristiana abbracciata dapprima publicali; l' ultimo e più accurato editore ne è stato il Carnicci, Vetri 2*.
dai singoli credenti in proprio nome era divenuta la ediz. Tav. X, 7; XIX, 2.

Un s;: reo l'ago rinvenuto in Roma posto a co )iito con uno simile di \pt presso Avignone.

Un mio amico, il sig. Wilshere amatore caldissimo Appena usciti da Roma per la porta Ostiense ed
delle cristiane antichità, ha testé acquistalo un sarco- oltrepassala la piramide di Cajo Cestio, vediamo a de-
fago cristiano , il quale merita che nel Rulletlino se stra le vestigia d'un oratorio, che fu demolito nelle
ne faccia memoria. Del luogo, ov'è stato rinvenuto, vicende guerresche del 1849. Nella contigua vigna
darò notizie non inutili alla topografia dei monumenti del sig. marchese Ricci Paracciani si conserva una
cristiani. Le scolture poi, che lo adornano, benché a lunga iscrizione in lettere volgarmente appellalo goti-
prima giunta sembrino volgari e non degne di speciale che del secolo XIV; essa appartiene a quell' oratorio
commento, pure chiamano il confronto con un sarco- e ne ricorda il nome, ecclesia sancii Salvatoris, e
fago di Apt, il cui disegno sarà qui divulgato con molto l'altare superior. Questo è indizio, che quivi era an-
profitto degli studi simbolici ed iconografici. che un ipogeo con altare sotterraneo (mferior) ; e che
—- 34 —
perciò l'oratorio era assai più antico del secolo XIV, tunicato, palliato, barbato, stringente un volume colla
e forse dei tempi, iti che le cripte sepolcrali non erano destra, appoggiando la sinistra sul sommo di quel
ile in disuso. In fatti nel novero delle chiese di Homi volume: ambedue sono volti verso Cristo. All'aria dei
e del loro clero compilato circa l'età di Cola di Rienzo, volti, ed alla testa vestita di capelli nella figura posta
e conservatoci dal solo codice 7 49 dell' università di alla destra del Signore, e calva in quella che è alla
Torino, ['ecclesia sancti Salvatoris de Porta è tra quello sinistra, possono sembrare il primo s. Pietr», il se-
che non habent, servito rem, cioè tra le abbandonate. condo s. P iolo. Una siffatta disposizione di figure non
Ciò non ostante i libri dalle indulgentiae ecclesiarum è rara nei sarcofagi del mezzodì della Francia : se
Urbis Romae scritti circa gli inizii e la primi mata del non che in quelli, come nel sarcofago che ora con-
secolo seguente nominano {'ecclesia s. Salvatori* entra tiene le ceneri di Marcello II nelle grotte Vaticane(l),
portarti s. Pauli ovvero in via s. Pauli nel numero laterali stendono le destre verso la cen-
degli oratorii visitati dai pellegrini. Io ne ho letto la trale, e cosi chiaramente mostrano che a lui vanno,
menzione in un rotolo membranaceo di Stuttgard ed 0 di lui parlano. Nulla di più semplice e naturale,
in un codice della biblioteca di Strasbourg (1); ambe- che il riconoscere in queste immagini quelle degli
due anteriori alle prime stampo dei libri inàulgenHa- apostoli o dei profeti. Or ecco nel sarcofago di Apt
rum. Sembra adunque, che cotesta chiesuola del S dva- presso Avignone la preziosa singolarità dei nomi incisi
tore fosse allora tenuta in molta venerazione; e forse sullo leste delle immagini (2). 1 monumenti figurati
era edificata nel luogo d'un'antica memoria cristiana. forniti di iscrizioni sono una vera chiave del cristiano
Che quivi fosse un cemetero sotterraneo nella forma, simbolismo ed iconismo. Qui la figura, che occupa il
che volgarmente oggi chiamiamo catacomba, la storia centro, giovanile, imberbe con lunga chioma ed ina-
non lo dice; e lo negano le condizioni ed il livello nellata regge una gran croce ; e perciò non lascia
del suolo. Possiamo soltanto pensare a l un monumento dubbio veruno sulla significazione sua (che del rima-
isolato sulla via Ostiense; cioè o ad un sepolcro d'al- nente non sarebbe stata dubbia); il nome ne è quale
cuna famiglia cristiana, o ad un oratorio consacralo a ognuno da sè lo intende IESVS. Non cosi facili ad
qualche pia memoria dei primi secoli, sotto il quale indovinare sarebbero i nomi delle immagini laterali;
sia stata costruita una cripta. Questo ragionamento esse si chiamano SVSTVS, HYPOLITVS. Costoro sono
è conformato dalla scoperta del sarcofago, che poscia 1 due celebri martiri della chiesa romana, che sì
descriverò, fatta nella vigna del march. Ricci presso spesso nei vetri sono effigiati o così insieme uniti, o
la cappella del Salvatore, insieme al seguente fram- in compagnia d'altri santi. Adunque nei sarcofagi del
mento d'un epitaffio inciso in grandi lettere sopra una pari che nei vetri le immagini simili a quelle degli
pesante lastra non cemeteriale, ossia non spettante a apostoli, e che come gli apostoli ed i profeti frolla
loculi incavati nel tufa secondo il metodo de' cemeteri destra accennano a Cristo, sono anche dei martiri e
sotterranei. dei santi; e senza le iscrizioni dei loro nomi sarà diffi-
cilissimo nei singoli casi discernere i profeti dagli apo-
stoli e questi dai martiri. Nelle fiancate laterali del sar-
... XX......... cofago sono altre quattro figure simili, due per parte;
solo dell'ultima a sinistra è stato letto il nome 10IIAN-
. . .MESES $5 ^ . . . NES. È chiaro , che gli altri tre debbono essere i
. . eT SIRI p In pace? vangelisti . che scrissero prima di Giovanni, disposti
. . cOSTAN ...... in ordine cronologico, come in un sarcofago di Ar-
SVis les (3); cioè Matteo e Marco alta destra, Luca (appel-
lato LVCA.NVS) e Giovanni alla sinistra. Anche nel
La forma delle lettere è senza dubbio veruno del se- museo lurcheriano si vede un frammento del lato si-
colo quarto o del quinto: e sembra che nelle ultime nistro del coperchio d'un' arca sepolcrale; nel quale
due linee sia fatta menzione d' un COSTANTIVS o rimangono due pecore poste Ira altrettanti alberi di
d'una COSTANTI A o COSTANTINI, che preparò il palma e volte verso il mezzo, ove senza dubbio era
il sepolcro per i suoi. Il sarcofago è anch' esso di l'agnello sulla rupe, o Cristo medesimo in umane sem-
quell' età, e m'accingo a ragionarne. bianze. In queste pecore il eh. P. Tongiorgi, direttore
La sola l'accia anteriore è scolpita e adorna di due di quel museo e mio ottimo collega nella commissione
quadri con baccellature spirali, e di tre figure in di sacra archeologia, sagacemente riconosce gli evan-
piedi in forma similissima a quella della fronte del sar- gelisti. Imperocché sul capo dell'ultima pecora a si-
cofago di Apt delineato nella pagina 35. La figura posta nistrasi legge 10ANNTS, su quello della vicina.....VS,
nel mezzo è giovanile, imberbe, con capelli lunghi,
inanellati, vestita di pallio sopra la tunica, ha in mano
il volume; in somma è l'immagine di Cristo, come nei (1) Dionysii, Crypl. Val. tab. LVIH.
(2) Ne debbo il disegno alla cortesia del sig. E. Sollier architetto
sarcofagi del secolo quarto egli suole essere effigiato. della città di Apt, pregato di questo favore dal mio amico il eh. ab.
Alle due estremità sono una figura per parte d'uomo Martigny. V. de Blant, I. c. T. Il [)• 484, die riferisce le sole iscrizioni
senza il diseguo; fa però notare I' unportaiiz i simbolica del monumento.
(1) E segnato il primo hislor. in fol. 459; il secondo C. 193. (3) V, Le Blant, I. e. p, 276 b. 542.
35
— 36 —
che è facile supplire, come nel marmo di Arles, Ln- non stringe colla destra il fascette» di volumi che è
«mVS. dato ad Ippolito: mentre ambedue hanno i volumi ai
Ora vediamo perchè agli evangelisti in questo monu- loro piedi. Questa differenza, a mio avviso, allude ai
mento di Apt sono slati preferiti ed in più onorato numerosi scritti del secondo; talché i volumi, che sono
posto collocati Sisto ed Ippolito. Il primo è senza communi ai due santi, sieno quelli delle divine scrit-
dubbio Sisto II pontefice , l' altro Ippolito il famoso ture , quelli che Ippolito stringe con la propria sua
dottore. Il loro culto fu celebro sì in Roma, che fuori; mano sieno gli scritti da lui divulgati. Ora tra questi
ne questa è la prima volta, che lungi da Roma trovo dovremo noi porre anche il libro dei Filosofumeni;
•le immagini di Sisto e d'Ippolito. Indi l'onore loro ed avrà ragione Prudenzio, che d'Ippolito cantò essere
concesso nel sarcofago di Apt. Non se ne inferisca lui slato, almeno per qualche tempo, settatore di scisma,
però , che ambedue morirono circa il tempo mede- e lo fa parlare del suo ritorno all'unità ed alla catedra
simo sotto Valeriano: altri santi romani di età diverse, di Pietro prima del martirio? A questa dimanda sarà
segnatamente Timoteo uno degli ultimi martìri diocle- data breve risposta., dopo discussa tutta la controversia
zianei, nei monumenti sono accoppiati con Sisto. Il quale anti-caìlistiana.

Notizie

Escavazioni «ielle catacombe romane. tero di Pretestato la sua- conjuge, il cui nome per isventura
Queste escavazioni nel periodo, che ora volge al suo è perito. I Postuniii clarissimi cristiani mi erano noti per i
termine, non sono state, come quelle degli scorsi anni, coro- Rufii Postumii Fesli del secolo quinto (1), e per il più antico
nate di assai lieti successi. 11 centro istorico del ccmetero Tito Flavio Postumio Varo Clarissimae Memoriae Vir (2),
di Pretestato lo veniamo trovando in condizioni sì deplo- figliuolo o nipote di Tito Flavio Postumio Varo prefetto di
rabili di spogliamelo e di rovina, che molta industria sarà Roma nel 271 (3J. Ora appunto nel 272 fu console un
necessaria per trarre un sufficiente partito dai frammenti su- Quieto, del quale ignoravamo la gente. Il cui cognome es-
perstiti di iscrizioni e di sculture, dalle impronte dei musaici, sendo rarissimo, io non esito ad affermare, che egli fu con-
cia qualche lacero affresco, e dalle grandiose costruzioni ed giunto con il nostro l'ostumio Quieto, se non forse una sola
ornali archiltettonici ; e così ricostruire la storia di cripte persona con lui. Le lettere del sarcofago bene s'addicono
tanto illustri e delti sepolcri che le nobilitavano. Dirò soltanto, al secolo terzo od agli inizii del quarto ; ed il complesso
che non dubito punto d'avere riconosciuto i frantumi del dei citati monumenti c'insegna, che il cristianesimo almeno
sarcofago e dell'elogio damasiano del martire Quirino eie fino da quell'età era penetrato, come in tante altre illustri
primitive costruzioni del monumento di lui. Coteste scoperte famiglie , anche nella stirpe nobilissima dei Postumii.
confermano l'età di quel martire contemporanea ai primi Nel cemetero di Callisto la scoperta d'una grande scala,
tempi del secolo secondo, come negli atti di lui si leggeva. che dal secondo piano discende a profondità inusitata , ci
Tra gli epitaffi dei fedeli quivi sepolti ne ho notato uno aveva messo in isperanza di rinvenire un grande tratto e
inciso sul coperchio d'un sarcofago, che merita d'essere di- forse vergine di quel cemetero nascosto nelle più ime viscere
vulgato in questi fogli , ove mollo ho ragionato delle famiglie della terra. Giunti a piò della scala abbiamo riconosciuto, che
senatorie cristiane. il tentativo di quella sì profonda escavazione fu dagli antichi
abbandonato per ragioni geologiche e tecniche, che nella
Roma sotterranea saranno poste in piena luce. Altri sterra-
C 0 INI V G I K menti fatti in varie parli della necropoli callistiana hanno
ARISS1ME PO fruttato epitaffi, che non meritano una speciale menzione nel
sSTVMIVS OV Ballettino. E sialo anche aperto l'adito alla cripta, nella
tETVS . V . CU quale io penetrando carpone lessi i nomi degli accademici
«RITVS DEPOS di Pomponio Leto , colla data regnante pom. pont. max.
it A.GVR.NO.ACV ■ (regnante Pomponio Pontifice Maximo ). Di questa rivela-
■-' zione inaspettata d'un mistero o serio o giocoso di quella setta
accademica, assai ho parlalo nella prefazione alla Roma sot-
Ecco un nuovo epitafio spettante a persone senatorie terranea; e ne, hanno reso conto quasi tutte le letterarie
cristiane. Postumio Quieto vir clarissimus depose nel cerne- riviste di Europa. L'iscrizione, che ha punto tanto nel vivo
la curiosità dei nostri contemporanei, è ora facilmente vi-
sibile, mercè i lavori di sterro fatli in questi ultimi giorni.
(I) Lo strano GVR intercalato tra DEPOSTA c NOras? ACVsfw?
non è facile ad interpretare. Io non saprei renderne altra ragione, che sup-
porre l'iscrizione non essere intera; ed essere stata continuata nel labro (i) Inscr. Christ. T. 1 p. 373 e segg.
del sarcofago; nella quale ipotesi leggerei CVBewtfe NOnio ACVtócmo (od (2) Doni, Inscr. XX,51.
alcun cognome simile). (3j V. Henzen, Tabul. alim. p. 54.
TIPOGRAFIA SALVICCC1
II Ballettino esce ogni due Diesi. T^T TT T HP^ HP^ ~W 1\T f\ Lt a^otiazi01" *.' ricevono in Iton:
L'associazione per un anno rosta scudi due. m~y | IjjLJ I LI. 1 li Tipografia Salvinoci ai SS. XII Apostoli.

DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA
DEL CAY. GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI

ANNO IV. Roma Maggio e Giugno 1866. N.° 3.


1 monumenti cristiani di Pollo.

Stimo opportuno interrompere in questo foglio la il numero delle menzioni di Porto e dei suoi sacri
trattazione intorno alle controversie suscitate dalia trofei nei codici del martirologio volgarmente appel-
scoperta del volume dei Filosofumeni, per ragionare lato geronimiano, che è documento di somma autorità
d'altre assai più recenti scoperte monumentali: il quale istorica e topografica, come in altra opera ho dichia-
discorso non solo darà varietà alla materia del mio rato (1). Dal confronto dei codici citati traggo e ri-
Bullettino, ma forse anche sarà sprone a ricerche ed compongo il seguente feriale porluense:
escavazioni, che potranno mettere in luce qualche mo-
numento spettante ad uno dei più difficili punti delle VI Kal. Martias in Portu Primitivae.
controversie predette. VI Non. Mart. in Porta Romano in coemete-
Sono circa tre anni, da che S. E. il principe rio ... item (itemm?) Primitivae, Pernii,
Alessandro Torlonia ha impreso a cercare fra le ro- Secundolae, Januariae. '
vine dell' antico Porto romano i tesori d'arte e di Idibus Maiis in Porta Romano Praestabilis,
storia, che quivi giacciono sepolti. Del lieto successo Felicis.
di sì nobile impresa molti annunzi sono stati divul- IX Kal. Jun. in Portu Romano Vincenti.
gati ai cultori della classica archeologia. Io che testò Idibus Juliis in Portu Romano, hoc est in
per cortesia dei principe e guidato dal solerte diret- biscia (insula'?), natale sanctorum Eutropi,
tore di quegli scavi, il sig. architetto Carnevali, ho Zosimae et Bouosae sororum.
visitato il campo dei lavori ed ho raccolto sul luogo Vili Kal. Aug. in Portu Urbis Romae Aconti,
belle notizie, ne ragionerò alquanto agli studiosi delle [Nonni? ]
cristiane antichità. E perchè il mio discorso possa II1I Kal. Aug. ria Portuensi miliario .... in
mettere sulla via di quelle scoperte, che ardentemente coemeterio (Generosae ad) Sextum Philippi,
desidero, comincerò dal trattare dell' importanza che Simplicii, Faust ini, Reatricis.
hanno le sacre memorie di Porto ; e poscia parlerò XI Kal. Sept. in Portu Romano peregrinorum
dei monumenti di quelle memorie rinvenuti teste , o rnartyrum Martialis Aurelii (vel Aurae)
in questi ultimi anni. Epicteti, Saturnini, Aprilis, Felicis cum
socìis eorum Justo et Julio.
§• 1. X Kal. Sept. in Portu Urbis Romae Hippo-
lyti, qui dicitur Nonnus, cum sociis.
/ fasti sacri della chiesa portuense. Nonis Seplemb. in Portu Romano Taurini,
Herculani [ Ansiosi? ].
Il sito ed il nome di Porto romano nei fasti della XV Kal. Novemb. Juxta Portum Romanum
chiesa primitiva sono celeberrimi; e li trovo più spesso passio sanctae Agnetis virginis.
ricordati, che Ostia medesima, la famosa sede subur- XI Kal. Jan. in Portu Romano Aristonis.
bicaria , il cui vescovo da immemorabile età ha il
diritto di consecrare l'eletto alla catedra apostolica (1). Nel famoso martirologio dagli eruditi appellato il Ro-
Tra i natalizi solennissimi dei martiri di Roma e delle mano piccolo leggiamo VII Kal. Aug. Romae in Portu
suburbicarie diocesi nel feriale romano dei primi anni sancii Hyacinthi martijris (2) ; ma poiché nei più an-
della pace sono registrati : Nonis Septembribus Aconti tichi sotto il dì precedente leggo quella notazione me-
in Porto et Nonni et Herculani et Taurini-Idibus desima, mutato soltanto il Ilijacinthi in Aconti, stimo
Decemb. Ariston in Portimi (2). Ma assai maggiore è che Giacinto ed Acontio sieno la medesima persona,
il cui nome nel corso dei secoli si corruppe e la ge-
(1) V. Augustini, Brev. collat. cum Donat. Ili, 16.
(2) V. la tavola Filocaliana delle Depositiones rnartyrum (Buclier.
De doctr. temp. p. 269; ivi male Pontum per Portum), Mommsen, li) V. Roma sott. T. 1 p. 112 e segg.
Abhandl. der Stick*. G. Phil. Hist. Cla$. T. 1 p. C33. (2) Adonis martyrot. ed. Georgii p. XXXIII.
5
nuina forma perdette. Il Baronio agli otto di luglio fessori di letteratura patristica. Io non annovererò
segnò il natale di cinquanta soldati martiri di Porto (It- tutti i dubbii e le quistioni intorno a cotesto santo
egli però ne trasse la notizia non dagli antichi mar- nei secoli scorsi agitate ; le quali ora sono tornate in
tirologii, ma dagli atti di s. Boriosa, che nel feriale campo per cagione della scoperta dei Filosofume™.
portuense da me ricomposto è nominata nel 15 luglio Chi vuole averne notizia si volga alla, dissertazione
con Eutropio e con Zosima. del Ruggieri fi), a quella del Hànell (2), ed ai recenti
Una sì ricca serie di insigni memorie della pri- libri del Dollinger e dell' Armellini (3). Accennerò sol-
mitiva cristianità portuense c'insegna , che parecchi tanto alcuni punti connessi coli' argomento da me im-
sepolcreti e preziosi monumenti della chiesa persegui- preso a trattare. Prudenzio, il più antico scrittore che
tata nobilitarono i dintorni di Porto , e debbono es- d'un Ippolito martire ci dà notizie, nel carme un-
sere da noi ricercati. Dalla quale impresa la storia decimo del Peristephanon narra, che il famoso santo
può raccogliere grandi vantaggi. Imperocché i fatti di quel nome venerato in un cemetero della via ti-
ed i tempi di molti tra i martiri sopra annoverati burtina e con grandissima solennità festeggialo alle
sono in parte incerti, in parte ignoti. Anzi intorno al idi di Agosto, fu dapprima prete seguace dello scisma
massimo numero di quegli eroi siamo al bujo per- novaziano ; ed essendo capo della cristianità, pare, di
fetto. Dei martiri registrali nei dì 24 Febbrajo, 2 Porto, o di Ostia, o di ambedue i luoghi insieme,
Marzo, 15 e 24 Maggio, 22 Agosto, 15 Ottobre, 22 quivi dopo pubblicamente disdetto lo scisma e richia-
Deeembre quasi nulla sappiamo. E pure il loro culto mati i settarii all' unità, morì di glorioso ed atroce
fu solennissimo; ed uno di essi, Aristone, ebbe i martirio, e fu portato a seppellire presso Roma. Or
primi onori Ira i santi più illustri, come abbiamo nel cemetero d'Ippolito sulla via tiburtina fu rinve-
veduto neir antichissimo feriale della chiesa romana. nuta, circa la metà del secolo decimosesto, la statua
Giusto e Giulio potrebbero essere gli ignoti perso- dell' Ippolito autore d'un ciclo pasquale e di molte
naggi di quei nomi più volto effigiati nei vetri nostri opere insigni; che fu uno dei più illustri padri della
cemeteriali in compagnia degli apostoli, degli evan- scuola d'Ireneo e dei tempi di Zefirino e di Callisto.
gelisti e dei celeberrimi tra i martiri. E il gruppo di Del quale Eusebio e s. Girolamo testificano, che fu
Agnese con Vincenzo ed Ippolito in un vetro divul- vescovo di sede a loro ignota; i Bizantini almeno dal
gato dal Boldetti (2), sarà esso forse dell' ignota Agne- secolo sesto lo appellarono vescovo di Porto; gli Orien-
se di Porto (3) con i martiri portuensi Vincenzo ed tali però ed i Greco-Slavi da immemorabile età lo
Ippolito? Di quel Giacinto, che io stimo non diverso chiamano papa e papa romano. L'Ippolito adunque
da Acontio, il Baronio nel martirologio romano narra, celebrato da Prudenzio, e con tanta solennità ve-
che fiorì ai tempi di Trajano (4) ; la quale notizia nerato dalla chiesa romana nel cemetero del nome
darebbe ai monumenti cristiani portuensi origini pros- suo, dal magno dottore non è diverso ; ed essendo
sime all' età apostolica. Ma la fonie di quella narra- stato vescovo del Porto di Roma, dagli Orientali per
zione è assai impura (5). Ed intorno all' età, in che ignoranza fu confuso con i vescovi di Roma medesi-
fu istituita la catedra episcopale di Porto, i dotti gran- ma. A questa conclusione , la quale anche da altri
demente dissentono. Riassumerò i capi precipui della argomenti potrebbe essere convalidata, molte difficoltà,
questione ; ne illustrerò, per quanto oggi è possibile, che non m'accingerò a spiegare, creano impedimenti
le oscurità con l'ajuto dei monumenti; ed in fine col spinosissimi e sono la croce dei più sagaci storici e
racconto delle recenti scoperte dimostrerò quanto la critici. Laonde assai commune era ed è tuttora il
cristiana archeologia può aspettare da una diligente e giudizio, che Prudenzio abbia confuso in uno almeno
sagace esplorazione del suolo portuense. (lue e forse tre Ippoliti, dei quali i fasli ecclesiastici
segnano la memoria. Dopo però, che il libro dei Fi-
§. IL losofume™ è tornato in luce ed al maggior numero
dei dotti è sembrato opera del famoso dottore, di che
Cenni intorno il controverso episcopato portuense ragiono, l'autorità di Prudenzio è risalita. Imperoc-
di s. Ippolito. ché egli annovera quel martire tra coloro , che per
qualche tempo aderirono allo scisma di Novato e te-
il primo vescovo di Porlo , del quale abbiamo stifica, che nell' estremo di sua vita si riconciliò con
memoria, è il famoso s. Ippolito ; la cui persona e la chiesa; mentre in fatti l'autore del fino ad ora
la cui storia sono un' enigma ed uno dei più inestri- ignoto libro fu, se non un vero Novaziano (chè i
cabili viluppi, in che s'impigliano i critici ed i pro- tempi non convengono), un prossimo precursore di
quello scisma. Il Bunsen adunque ha sentenziato, che
(1) Martyrol. Rom. die 8 Julii.
(2) Osserv. sui sacri ceni. p. 194. (1) De portuensi s. Hippolyti sede diss. posthuma, Romae 1771.
(3) Agnese fu nome prediletto dalie vergini cristiane, l'orse in memo- Non cito il noto volume del De .Magiari?, Acta mart. ad Ostia Tiberina,
ria della celeberrima martire romana : V. il Bull. 1863 p. 32. porcile è un dottissimo romanzo.
(4) Martyr. rom. die %6 Julii. 12) Commentatio hist. crit. de Hyppolylo, Gottingac 1838.
(5) V. Tiilemont, Hist. eccl. T. II p. 573 ; Soller. ad Usuari, (3) Dollinger, Hippolylus und Kallislus p. 29-114; Armellini, De
die 26 Julii; Acta SS. Julii t. VI p. 303, 304. prisca refutalióne haereseon etc. p. 34—50.
— 39 —
d'Ippolito il dottore veramente parla Prudenzio ; e che Ecco le lettere antiche superstiti con i miei supple-
quel celebre martire fu in pari tempo prete della menli (1).
chiesa romana e vescovo di Porto. Questa sentenza Pro salute
da alcuni dotti eterodossi è ripetuta quasi fosse un'as-
sioma storico e fatto certissimo. È cosa strana, che Imp. Caesaris T. Aelii
HADRIANI ÀNfowww
coloro, i quali più si pregiano di critica attenta e AVG. PII . P. P.
severa, adottino alla cieca opinioni in parte gratuite CORPVS PISTOrwm
e le spaccino per punti di storia acquisiti alla scienza. COLONIAE Ostiensis
11 Dòllinger ha dimostrato a sovrabbondanza quanto PORTYS YTIUVw/k*
sia contrario alle genuine nozioni dell' ecclesiastica
gerarchia nel secolo terzo il supporre una persona La denominazione Colonia Ostiensis portus utriusque
medesima in pari tempo prete della chiesa romana e parali indicare, che i porli d'ambedue le foci del Te-
vescovo suburbicario (1). Fa d'uopo o distinguere l'Ip- vere furono congiunti in una sola amministrazione;
polito prete dall'Ippolito vescovo; o negare al santo e che i corpi celeberrimi, i quali in Ostia ed in Porto
la seconda appellazione ; o porre in dubbio la ve- ebbero tanta importanza., non erano allora distinti,
rità del portuense episcopato. A quest' ultimo partito altri della prima, altri della seconda città, ma appar-
il Dòllinger s'appiglia : ed opina, che Porto non ebbe tenevano ad utrumque portum. La quale comunanza
vescovi prima degli esordii del secolo quarto; e che nella metà del secolo quarto tuttora durava nel corpus
Ippolito il dottore fu prete della chiesa romana e antìquissimum susceptorum Ostiensium sive Portuen-
poscia in essa vescovo scismatico, il primo in somma sium, che dedicò una statua a Memmio Yitrasio Orfìto
degli antipapi, tornato poi alla cattolica unità come prefetto di Roma (2): non però in altri corpi, i quali nel
attesta Prudenzio. Esaminiamo in breve al lume dei codice teodosiano (3) e nelle iscrizioni sono ricordati
monumenti la prima di coteste due opinioni; la quale col solo nome di Portuenses. Tra questi prescelgo per
importa specialmente al tema, che oggi tratto. farne speciale ricordo quello dei mensores portuenses,
che nel 388 eresse una statua a Ragonio Vincenzo
§• HI. Celso prefetto dell'annona di Roma (4); magistrato,
che aveva speciale giurisdizione sopra siffatti corpi.
La sede episcopale portuense sembra piti antica Ed ecco il frammento d'un'altra epigrafe col nome
del secolo quarto. di lui venuto testé in luce dagli scavi del principe
Torlonia :
A giudizio del eh. Dòllinger Porto non divenne
luogo assai popoloso prima degli inizii in circa del .... PR1NC1PVM VA ...
secolo quarto. Il più antico vescovo portuense , del ....NT1VSCELSVS...
quale abbiamo memoria incontroversa, è Gregorio in-
tervenuto al sinodo di Arles nel 317, e che si sotto- Le lettere sono appunto del secolo quarto; e si sup-
scrisse tra gli ultimi, non civitatis, ma de loco qui est pliscono con ogni certezza: Fiorente imperio (o con una
in Portu Romae (2). Laonde il dotto professore stima, delle simili forinole) inmetissimorum PRINCIPVM VA-
che la sede di Porto sia stata istituita circa quegli lentiniani, Theodosii et Arcadii Ragonius FmceNTIYS
anni. I monumenti però, che ora si vengono disotter- CELSYS v. c. praef. annonae.... Per quale impresa
rando dentro il recinto medesimo della città portuense, fatta in Porto da cotesto prefetto dell'annona l'epigrafe
ce la mostrano frequentata e ricca fino da tempi assai sia stata posta, non saprei indovinarlo. Nel quarto se-
anteriori a quelli di Costantino. E quando ne avremo colo, oltre il prefetto dell'annona, aveva speciale cura
solt' occhio la vera ed esatta pianta topografica con di Porto un magistrato, del cui primo istitutore nulla
le notizie degli edificii e dei tesori di scultura quivi sappiamo, voglio dire il comes Portus (5). Sappiamo
rinvenuti (voto, che spero da qualche studioso sarà però, che qualche corpo portuense fino dall'anno 195
compiuto), potremo giudicare dell'opulenza e del nu- era distinto dagli ostiensi ; e ciò testifica la nota iscri-
mero degli abitatori di quella città nel secolo secondo zione, ora conservata in Napoli, posta ad onore di un
e nel terzo dell' impero. Io stimo però che almeno tribunus fabrum navalium portensium dal corpus fa-
ai tempi d'Antonino Pio essa ancor non avesse am- bruni navalium ostiensium (6).
ministrazione distinta da quella della vicina Ostia. Per giovarci di queste notizie nelle questioni in-
Lo deduco dall'iscrizione dedicatalo salute et reditu torno alle origini dell'episcopato portuense, non è ne-
Imp. Antonini Aug. etc. dal procuratore dell'olio nei cessario determinare con precisione quando Porto co-
magazzini di Galba Ostiae portus utriusque (3), con-
frontandola col frammento di una simile epigrafe, che
li) È stampata nelle INov. lett. di Firenze 17C9 p. G61.
ho letto nelle vaticane schede di Mons. Giuseppe Reggi.
(2) Orelli n. 3184.
(3) V. Gotofred. ai Cod. Theod. XIV, 4, 9.
(1) L. c. p. 106-U4. (4) Grut. 462, 1.
(2) Concil. ed. Mansi T. Il p. 477. (5) V. Boecking, Nolit. dignit. p. 189* e segg.
(3) INibby, Analisi della carta dei dintorni di Roma T. I! p. 014. (6) Creili n. 3140, Mommsen, /. R. N. n. 6803.
— 40 —
minciò ad avere corpi proprii, o ad essere rotta da un nissima una stazione in Porlo , essa non fu meno
magistrato speciale, o ad essere del lutto disgiunta dalla opportuna ai Cristiani per ragione di carità. Quivi
ostiense colonia. Numerose furono le sedi vescovili della sbarcavano molti fedeli pellegrini naviganti sopra tulio
chiesa primitiva ; nè la loro esistenza dipendeva dalle dall'Africa, altri per loro private faccende, altri per
civili istituzioni. Se tra gli abitanti di Porto fiorì la cri- le ecclesiastiche, che a Roma li chiamavano, altri per
stiana fede prima del secolo quarto, ciò basterà perchè pellegrinaggio di pietà ai sepolcri degli apostoli, altri
non abbiamo ragione di supporre, che la sede episco- perseguitati e perciò esuli dalla patria. Tutlo ciò la
pale quivi già stabilita ai tempi del concilio di Arles, storia in documenti diversi ci insegna; ed uno dei
allora appunto abbia avuto principio. Or bene le epi- gruppi di martiri illustri registrati nel feriale portuense
grafi testò rinvenute poste a confronto con quelle in è composto di pellegrini, pererjrinorum. I fedeli di
maggior numero, che il cardinale Pacca fe' ricercare Roma fino dai secoli più antichi provvidero libe-
nei sepolcreti portuensi e pose nell'episcopio, mi per- ralmente ai bisogni di siffatti viandanti, e li accolse-
suadono , che assai vetusta e fiorente fu in Porto la ro con ogni ufficio di ospitalità (i). Ed in una delle
cristianità. In primo luogo è da notare, che gli Ebrei lettere scritte da Roma nella persecuzione di Decio
ebbero quivi certamente una o più sinagoghe in- conservateci tra le ciprianiche leggiamo, che mol-
nanzi al secolo quarto. Tra le epigrafi raccolte dal tissimi confessori della fede vennero dall'Africa a Roma,
cardinale Pacca ve ne sono parecchie intere o mutile e che Numeria e Candida cristiane sorelle ad eos IN
di Ebrei; tulle in greca lingua con menzioni di sina- PORTVM descenderunt et in urbem levaverwnt et se-
goghe (1). Uno di cotesti epitaffi inciso in buone lette- xaginta quinque (ex eis) ministr•avermi et in omnibus
re nomina un Claudio Giuseppe (2) arconte, senz'altro fovenmt (2). Laonde quando nel cadere del secolo
aggiunto: uno degli arconti cioè degli Ebrei di Porto. quarto Pammachio senatore romano, l'amico di s. Gi-
rolamo, eresse a sue spese in Porto un grande xe-
nodochio per i pellegrini , non fece altro che co-
stituire stabilmente quelle opere di misericordia, che
KAAYAIOC la privata e la pubblica carità della chiesa quivi aveva
esercitalo nell'età medesima delle persecuzioni.
IOÙGHC AP Queste cagioni, che prepararono in Porlo il campo
XG3N6ZH alla fede cristiana, produssero il loro effetto. Oltre ai
CGNGTH molti martiri illustri venerati nei cemeteri portuensi,
AG sono testimoni dell'antico seme evangelico quivi frut-
tificato i vetusti epitaffi di fedeli rinvenuti in quei
sepolcreti. Nei quali epitaffi osservo, che se alcuni
hanno l'impronta del secolo quarto e del quinto, il
maggior numero però colle loro formole, nomencla-
tura e paleografìa di più lontana età danno indizi
11 nome Claudio e l'ottima forma di questo tito- manifesti. Di Porto ho già divulgato parecchie iscri-
lelto mi fanno pensare ai tempi medesimi dell'im- zioni consolari ; degli anni cioè 360 , 408 , idi, e
peratore Claudio, che fondò il nuovo porto, quando frammenti , ìe cui date sono mutile, ma certamente
1' evangèlo cominciava ad essere in Roma predicato. spellano al secolo sesto od al quinto cadente(3): una
E tra i marmi ora scoperti dal principe Toiionia un epigrafe poi divulgherò in quesl'istesso articolo falla
greco frammento ho veduto di bella paleografìa del nell'anno 386. Sono composte di formole, ornate
secolo incirca secondo, che spetta all'epitaffio posto di simboli, fornite di nomi, che le regole epigrafiche
ad una Marcia Eu...... da un nPOAPXOùN. La pre- attribuiscono appunto a quelle età. Al contrario in
senza degli Ebrei fu germe di predicazione cristiana, altri epitaffi dei sepolcreti portuensi tutto è diverso;
come in proposito di Pompei altra voita ho notato (3). e nella loro serie noto almeno otto esempi della for-
Se agli Ebrei per ragione di commercio fu opportu- inola vivas in Beo, ovvero in Domino, in Christo sì
in greco che in Ialino; della quale formola sopra i
sepolcri di data certa spettanti ai tempi costantiniani
(1) Delle iscrizioni degli Lbrei di Porto darò qualche notizia in uno e posteriori niun esempio fino ad oggi ho trovato nè
dei fogli venturi del Bullettino. in Porto nò in Roma (4). Ecco un saggio di queste
(2) Del cognome 'Ioxrij? si vegga un esempio anche in una iscrizione semplici ed eleganti epigrafi dei fedeli portuensi.
cristiana di Arles (Le Blant, Inscr. chrét. de ìa Gaule T. 11 p. 259- n. 521).
Io 1' ho tradotto Giuseppe seguendo 1' uso commune anche della volgata
(V. Matth. XIII, 55, XXVII, 56; tiare. VI, 3, XV, 40, 47). Del rima-
nente non ignoro che fa d'uopo discernere 'luafa da 'Luo-vp. Sull'età, in
che venne in uso il cognome /ose, vedi de Saulcy nella Revue ardi. (1) V- Bullet. di quest' anno p. 9.
Juillet 1865 p. 72.-sulla maggiore o minore frequenza del nome Giuseppe (2) V. Cypriani Epist. XX.
tra i cristiani nei secoli antichi e nei moderni vedi le dotte osservazioni (3) V. Inscr. christ. T. 1 n. 187, 589, 1110, 1165, 1352.
del eh. Bortolotti negli Opuscoli di Modena Sett. Ott. 1865. (4) Sull' antico uso di questa formola vedi i miei prolegomeni alle
(3) Bull. 1865 p. 69, 70, 93. Inscr. christ. T. I p. CX.
— 41

DICAEVS . CHRYSOGONO
ET . HELIO DOME . IN DÒ VI epictesis
BANT IN DEO V1BAS

(1)

2
secvra
in Deo vivas
KATA17AOYC . 6
IOYCTCO ._KA\
6N . KOO '

• vonbia
satvrmna
HIC dormii
patrone ve
tre uomini giacenti nel eniKTH; nemeret
Ietto convivale dinanzi ai A NN 11
quali è pane e pesce Gft • KG) Xf

COMINIVS . MARGELL1NVS
(1) L'iscrizione n. 1 sta nell' episcopio portuense, ed è di belle let- QVI VIXIT ANN. X. XXV. MS. XI.
tere simili a quelle delle iscrizioni pagane del secolo secondo o del terzo. DORMIT IN PACE
La sigla DO nei secoli quinto e seguenti significa Dea, mentre DM) si-
gnifica Domino. Qui però inchino a leggere Domino, e slimo questa sigla
imitazione latina della greca nota KCO, v.vplu^ la quale vediamo nelle due
seguenti assai vetuste iscrizioni di Porto. I! n. 2 sta nell'episcopio pre-
detto. Le lettere sono grandi e bellissime: l'asta orizzontale dcli'G è isolata;
segno paleografico nelle nostre epigrafi, a mio avviso, piuttosto del se-
condo , che del terzo secolo (v. Bull. 1865 p. 38). ?>o:i ricordo, se
quando lo trascrissi (sono già venti anni) esaminai l'orlo superiore del
marmo per verificare quivi l'integrità della lapide o il difetto di qualche r'iOSGIVS RESTITVTVS MATRI
linea da capo. Se Kara-Àouj è nome proprio , esso parmi novissimo,
ma adatto all'abitatore d'una stazione maritima. Poste queste riserve, leggo .sj!VE ROSCIE RESTVTE EECIT
e supplisco- KaT«;rXoy; 's[iroi'n<t£v...... ) 'ìoucttu xa(i........) 'sv y.vpi'j) IN PACE
(Xp»o-Tù;). L'ultima frase è supplita coli'ajulo dell'iscrizione seguente :
la sigla KCO nelle iscrizioni greche cristiane è assai antica. Il n. 3 è un
frammento di sarcofago affisso nelle scale del palazzo Castellani e viene
dagli scavi portuensi del 1859 in circa; le lettere sono alquanto negligen-
temente incise. Leggo:'Crr(':'.T-/;(7(?) 'Avvi....... (£r?r) '«> Mptu X(pi<rrù).
Il n. 4 è nell'episcopio portuense, inciso con caratteri irregolari. Il n. 5
l'ho tratto dalle schede autografe di Ennio Quirino Visconti già posse- L'hic dormii in questo epigrafi, che tra molte ho
dute in Boma dal Sarti, ora nella biblioteca imperiale di Parigi: fu tro- prescelto, è ripetuto due volte: ma nell'intera serie
vato presso Fiumicino; la pietra originale è perduta. Il n. 6 è nelle scale delle portuensi è quasi raro. E ciò stimo degno d'es-
sopra accennate e colà è venuto insieme al n. 3. Le lettere sono assai sere notato; imperocché quella forinola nei titoli cri-
belle, simili a quelle del n. primo. Il n. 7, anch'esso di belle lettere al- stiani della' vicina Ostia fu solennissima ed appena
quanto simili a quelle dell' iscrizione precedente, è scoperta dovuta agli poche volte è ommessa; in Porlo però è raramente
scavi del principe Torlonia. Il n. 8 fu trovato insieme al n. 5; ed è tra- usata Così anche in Ostia i viventi, che si preparano
scritto nelle schede citate di E. Q. Visconti.
— 42 —
il sepolcro, sogliono scrivere che quivi riposeranno e sacerdotes (1). Ma poiché il suo testo dice: Invenio
quando Deus veluerit, volet, permiserìt, parole che non Hippolytum, qui quondam schisma Novati Presbyter
ho letto giammai sui marmi portuensi ; e viceversa attigerat, e poi narrando il martirio avvenuto in Porto
in questi è prediletta l'acclamazione vivas in Deo, in accenna il poeta, che quell'Ippolito era christianis
Domino, in Christo, della quale in Ostia non abbiamo caput populis, tutto si potrebbe conciliare attribuendo
forse esempio veruno. Indi inferisco, che le contigue la voce presbyter al tempo, in che Ippoliio schisma
cristianità delle due foci del Tevere non formarono Novati quondam attigerat, cioè ai principii dèlia sua
una chiesa sola; dappoiché i monumenti dell'una e del- defezione. Il martire però, sia prete sia vescovo, che
l'altra hanno alcuni caratteri proprii e distintivi, i negli atti di s. Aurea è nominato, morì gettato in un
quali in tanta vicinanza di sito e continuila di rap- pozzo, non trascinato da cavalli furenti, come canta
porti sono veramente degni di attenta considerazione. Prudenzio; fu sepolto in Porto, non in Roma; era
Tutto ciò m'induce ad opinare, che Porto ebbe chiesa festeggiato X (ovvero XI) Kal. Septembres, non idibus
distinta dall'ostiense e sede episcopale propria fino dal Augustis (2). Talché il carme di Prudenzio a lui non può
secolo in circa terzo. essere con vera esaltezza attribuito ; ed è necessario
venire ad una di queste tre conseguenze. 0 in Porlo
$■ iv. hanno sofferto il martirio due Ippoliti l'uno sopranno-
minato Nonno sepolto quivi nell'isola sacra, l'altro in
Dubbii intorno alla pluralità degli Ippoliti Roma sulla via Tiburtina; l'uno prete o vescovo por-
portuensi e romani. tuense, l'altro da prete della chiesa romana divenuto
vescovo scismatico. Ovvero il poeta ha confuso insieme
Applicando ora questo ragionamento alle quistioni almeno due Ippoliti, il romano ed il portuense; ed ha
intorno la persona di s. Ippolito, dico che dal lato del- mescolato in una sola persona fatti e racconti spettanti
l'antichità della catedra portuense non veggo seria dif- a due o più martiri di quel nome ; come nel carme
ficoltà, che possa toglierla a quel magno dottore. Non in lode di s. Cipriano ha attributo al grande vescovo
così debbo dire delle notizie storiche a lui spettanti di Cartagine ciò che si narra d'un Cipriano mago di
personalmente. Ch'egli sia slato vescovo di Porto e Antiochia convertilo alla fede. 0 finalmente gli atti
1l'abbia ignorato il segretario del papa Damaso, s. Gi- di s. Aurea nel narrare la morte e la sepoltura d'un
rolamo, il quale confessa non aver potuto sapere la Ippolito nell'isola sacra sono fallaci; e la festa del X
sede dell'episcopato di lui, pare veramente cosa in- Kal. Sept. in Porla romano Hippolyti, qui dicilur
credibile. Laonde molti slimano, che quella notizia No?inus, fu soltanto una commemorazione del martire
venga soltanto dagli atti dei martiri ostiensi Aurea e quivi morto, ma in Roma sepolto idibus Augustis presso
compagni, riputati di poca autorità; nei quali è fatta la via Tiburtina. Questa inestricabile matassa di dubbii,
menzione d'un Ippolito martire soprannominato Nonno, che mi sono studiato di ridurre ai più chiari e mi-
diverso, per quanto sembra, dal dottore, sepolto nel- nimi termini possibili, è soltanto una parte di quelli,
l'isola sacra di Porto. Il testo greco di quegli atti in che la storia degli Ippoliti martiri avvolge le menti
oggi superstite lo chiama prete, un'antica versione la- degli eruditi. Le tre ipotesi proposte sono quelle sol-
tina vescovo (1). Da questa fonte si vuole, che i Bi- tanto, che si riferiscono ai rapporti d'uno o di due
zantini abbiano bevuto il preteso episcopato portuense tra gli Ippoliti con la catedra e le sacre memorie di
del maggiore Ippolito. Non dobbiamo però dimenticare, Porto. Lascio intatto l'Ippolito soldato celebre negli
che uno scrittore assai più antico di quello degli alti atti di s. Lorenzo, e intatto perciò il dubbio se uno
di s. Aurea, cioè Prudenzio, dell'Ippolito appunto se- o due sieno gli Ippoliti sepolti sulla via Tiburtina ;
polto sulla via Tiburtina, ove la statua dedicata al intatto quello intorno l'identità di persona tra l'unico
dottore fu rinvenuta, narra essere lui stato capo del o tra l'uno dei due Ippoliti della Tiburtina ed il grande
popolo cristiano, quando in Porto egli subì il martirio. scrittore; inlatta infine l'opinione di coloro che tol-
L'autorità del poeta in questo punto non è da spregiare gono a Porto, a Roma, all'Occidente quello scrittore
superbamente: egli vide il sepolcro d'Ippolito, ne lesse e quel vescovo per darlo all'Oriente e ad una sede
l'iscrizione, e dinanzi a quei monumenti autentici nel dell'Arabia Pelrea. Di dubbii ne abbiamo anche troppi
dì medesimo della solennissima festività delle idi di per le sole questioni ippolitee portuensi. Dalle quali
agosto udì le lodi del martire dalla viva bocca dei nasce spontaneo il desiderio, che nell'isola sacra nel
Romani e dei pellegrini venuti da tutto il suburbano luogo additato dagli atti di s. Aurea, ove tuttora sorge
ed anche dalla Tuscia, dalla Sabina, dai Piceno, dal l'antica torre campanaria della vetusta chiesa dedicata
Sannio e dalla Campania. Vero è ch'egli ad Ippolito
dà il titolo di presbyter, mentre i martiri insigniti
della dignità episcopale costantemente appella episcopi (1) V. Perisleph. carm. Il, ove Sisto II è chiamato sacerdos ed