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Gli eubei nel corso dell’VIII secolo a.C. seguendo le rotte commerciali verso il Tirreno
fondarono diverse colonie di stampo inizialmente commerciale – tra cui Zancle,
Reggio, Naxos, Leontini – sparse tra la Sicilia, la Calabria e la Campania, qui sorsero le
colonie greche più antiche d’Italia: Pitecusa e Cuma.

Dalle fonti cosa sappiamo sulle due pòleis?

Secondo lo storico greco Strabone nella sua opera Geografia, Cuma è definita come la più
antica di tutte le colonia d’Italia e Sicilia, omettendo la storia di Pitecusa che, seppur più
antica, non ha avuto una lunga storia.

L’isola di Pitecusa (Ischia) fu colonizzata nella prima metà dell’VIII secolo a.C. da coloni
provenienti da Eretria e Calcide che goderono delle risorse dell’isola prosperando in tempi
brevi sia in termini agricoli, con il possesso di nuovi lotti di terreno da coltivare, sia in
termini minerari, con l’estrazione di metalli preziosi quale l’oro.

A causa di una combinazione di lotte interne tra eubei e disastri naturali quali terremoti
ed eruzioni, l’isola fu abbandonata preferendo la vicina Enaria (Procida) o l’accogliente
terraferma sulla quale, alcuni calcidesi contribuirono alla fondazione di Cuma.

La pòlis di Cuma venne fondata tra il 750 e il 725 a.C. solamente dai calcidesi (o anche da
cumani); sorprende l’assenza dell’altra metropoli dell’Eubea (Eretria) che fa presagire
come, in questo periodo, le due potenze regionali si trovassero in conflitto nella
cosiddetta guerra lelantina.

Gli ecisti della spedizione furono Ippocle e Megastene, rispettivamente di etnia cumana e
calcidese come sottolinea Strabone. È dibattuta l’origine dei “cumani” che parteciparono
alla spedizione, per lo storico Eforo si tratterebbero di eubei stanziati in Eolia provenienti
da Cuma d’Asia (o eolica), mentre autori latini come Livio sostengono che per la Cuma
campana i fondatori furono solo i calcidesi.

Rapidamente, la città greca posta più a nord in Italia, crebbe divenendo una potenza
regionale e anche costiera, tant’è vero che risulta documentata la pratica della pirateria.
Cuma si trovò abbastanza vicina alla regione etrusco-latina per esercitarne un’importante
influenza che darà alla futura dominatrice Roma diversi aspetti, civici, culturali e religiosi.
Gli aspetti mitici di Pitecusa
Sempre secondo Strabone, le avventure coloniarie assicuravano ai partecipanti grande
prosperità sia in termini agricoli, con il possesso di nuovi lotti di terreno da coltivare, sia in
termini minerari, con l’estrazione di metalli preziosi quale l’oro.

Alcuni miti relativi ad Odisseo, che nei pressi del promontorio di Sorrento si fece legare
all’albero maestro della sua nave per udire il soave e ipnotico canto delle sirene, e Tifeo
furono ricollegati dagli eubei in terra campana. Sotto l’isola di Pitecusa si ritenne che fu
schiacciato Tifeo, figura mitica appartenente alla Gigantomachìa, a causa della sconfitta -
nei Campi Flegrei – del suo schieramento per mano degli dei greci capeggiati da Zeus.

Oltre ai miti pervenuti grazie alle fonti si scoprì anche un particolare reperto archeologico,
che dimostra come i poemi omerici furono radicati nell’immaginario collettivo dei coloni
di Pitecusa.

Il manufatto che fu scoperto in una tomba, probabile dimora di uno dei primi coloni,
databile all’VIII secolo a.C. , è una tazza di ceramica che riporta la seguente epigrafe:

“La coppa di Nestore era certo piacevole bersi, ma chi beve da questa coppa subito sarà
preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona.”

Da queste poche righe si può desumere quanto fosse presente l’influenza letteraria
omerica sugli euboici di Pitecusa e come la coppa ritrovata potesse avere un contenuto
afrodisiaco, ben diverso da quello epico, soltanto “piacevole” (presumibilmente vino).

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