Sei sulla pagina 1di 40

L’egemonia palazziale della civiltà Minoica e poi Micenea.

Funzioni dei primi palazzi, conservazione cibo, articolazione.


Stato: Re, Palazzo, Territorio, il palazzo fa capo a beni agricoli e pastorizia, centro di lavoro e
mercato, burocrazia, simbolo potere regale, ce ne erano 10 circa
E’ al centro di reti di relazioni mercantili con l’Anatolia e il medio oriente, analogia coi palazzi
egizi e mesopotamici
Dal 1450 Creta diventa una storia regionale, dal 1400 dominano i Micenei.
Palazzo è come l’acropoli, stessa cultura materiale cretese con opere in ceramica
Struttura linguistica del Lineare B e significato primitivo di Demos e Basileus
Palazzi fanno capo ai mercanti.
La società è immobile, ognuno è legato al suo ruolo, non c’è concetto di libertà personale e
proprietà, la terra era al Re Wanax.
3 ipotesi: Wanax capo supremo, aristocrazia contrattuale, aristocrazia micenea origina quella greca
successiva per la proprietà (non secondo il prof)
Gli Wanax perdono definitivamente il loro potere palazziale, distruzione politica e militare, la gente
continua a condurre stessa vita, non è fine culturale, materiale e artistica, sparisce anche il lineare
Diaspora micenea, già prima delle ceramiche in Italia, Rodi e Cipro, durante il medioevo greco
(1200-800) cadono i vincoli politici, le conoscenze micenee si liberano nel mediterraneo, ma in
generale ci sarà diminuzione demografica, punto più basso 1050, da lì in poi ricrescita, tornano
metalli e nuove necropoli.
Greco Nord occidentale è quasi uguale al Dorico, i greci di Acaia lo parlavano, forse i Dori hanno
lasciato la lingua lì, ciò supporta l’idea che i Dori siano arrivati in Grecia più tardi degli altri,
essendo miti ciò presuppone che arrivo di Ioni e Dori fu molto antico. Tucidide nell’arcaiologhia
pone il loro arrivo intorno al 1100 secondo alcuni cronologi, ma ciò non ha alcun fondamento, le
date sono in contraddizione fra i vari storici e cronologi. Ci sono incertezze anche sulla data della
caduta di Troia, poi potrebbero essere stati gli Ittiti (perché mai tutti si sarebbero uniti così contro
Troia) in ogni caso se i Dori arrivarono così tardi non sarebbero loro i responsabili della caduta dei
Micenei (improbabile l’attribuzione ai guerrieri di troia che tornarono e generarono confusione).
Ma il mito sull’arrivo dei dori tardivo non è da buttare del tutto, questi racconti rappresentano il
pensiero delle polis greche, i racconti delle varie polis comunque sono orali e tutti diversi di
conseguenza, libertà intellettuale delle origini ma ci credevano (diverso dalla Bibbia, gli ebrei erano
un popolo di scrittura).
Ma nelle varie differenze le polis Doriche, sono tutti concordi nell’essere arrivati lì guidati da
Eracle, per riportarlo al suo legittimo posto l’eroe, lo fecero per legittimarsi.
C’è qualcosa di illogico però, cozzano i due diritti di possedere il tale territorio.
Diritto di precedenza di Eracle contro quello di conquista dei Dori, è inusuale che i si giustifichi un
arrivo tardivo, ciò forse significa che avvenne davvero, e spiegherebbe la questione del greco nord
occidentale.
Testo di Erodoto su Cleomene ad Atene per aiutare Isagora (non tutti i nobili volevano la
democrazia), Cleomene si definisce Acheo, fa derivare la sua origine agli eroi come Eracle,
come facevano sempre i nobili.
Ripercorriamo ciò che abbiamo visto con documentazione letteraria, per studiare la storia greca si
deve studiare anche la loro cultura e come concepissero i loro antenati, l’Arcaiologhia.
Tucidide, che scrisse della Guerra del Peloponneso (431-404) fino al 411, vide la decadenza di
Atene.
Razionalizza l’arcaiologhia, la considera poco rispetto ai fatti che racconta in prima person,
sintetizza la storia greca fino a Erodoto nei primi 2 libri.
Libro 1 Testo di Tucidide su Minosse.
Tucidide razionalizza l’arcaiologhia, nei primi due libri delle storie fa un riassunto in cui parla della
storia prima della Guerra del Peloponneso ma sminuendo gli eventi arcaiologici come di poco conto
rispetto al suo periodo.
Minosse da Eroe mitico è trasformato in un Re molto ricco che impone una talassocrazia sulle
Cicladi, in realtà Tucidide si serve del modello che ha di riferimento che ha a disposizione, ossia
Atene, probabilmente le caratteristiche che attribuisce alla Creta minoica sul testo non
corrispondono al vero, inoltre riprende anche il modello Tirannico che ha a disposizione dal passato
recente delle polis per descrivere il regime di Minosse che probabilmente nemmeno è esistito.
I Greci hanno idea del periodo Miceneo come l’era egli eroi, per loro è storia vera, arcaiologhia, per
noi è mitologia, primi testi scritti dall’800 in esametro, servivano per memorizzare ed esporre
oralmente l’Epos.
Mito Eroico serviva a percepire il loro passato e a garantire la nobiltà e potere politico legittimando
la loro origine divina o eroica.
Fondamento storico di Iliade ed Odissea?
Intanto potrebbe non essere un caso che i grandi grandi centri palazziali del Peloponneso
corrispondano ai Re dei poemi.
Il logos comune del passato per i greci si esprime anche con i monumenti, c’erano tombe e santuari
attribuiti a dei, ci fanno sacrifici e feste (arcaiologhia si stimola in senso moderno).
Il mito seppur fasullo permea tutta la cultura greca e si evolve nelle forme espressive.
Anche i più eruditi ci credono.
Eforo (Cuma Eolica), è uno storico, vuole limitare l’uso dei miti, rifiutandoli, ma la sua storia parte
dagli eraclidi che tornano nel peloponneso
Nei poemi tutti i greci parlavano la lingua del cantore, non era così in realtà, si capivano a fatica.
I Macedoni erano ai margini, non capivano il greco, ma le elite proveranno a impostarsi con lo
stesso pedigree per legittimarsi al potere, con i Romani e Macedoni e i greci familiarizzano.
Asia minore:
3 dialetti, al nord l’eolico, a sud il dorico, in mezzo lo ionico, le lingue si sono spostate lì
dall’occidente in senso latitudinale, non si sa quando queste famiglie dialettali si siano separate e
abbiano conquistato l’asia minore (questo di certo durante il medioevo).
(arcadico deriva dal miceneo, greco più primitivo, si parlava a cipro)
Cline, popoli del mare responsabili della caduta degli Ittiti potrebbero aver distrutto anche i Micenei
Al di là dei miti furono certamente conquiste militari, necessarie per mantenere e sfruttare il
territorio contro i locali, da qui si originano racconti eroici posteriori a Troia, genealogia tra 1050 e
900. Circa 12/13 polis ioniche (miti comunque importanti per capire la loro percezione personale),
molto legate ad Atene e alle polis di origine.
Mito-Storia sono così legati che Ecateo di Mileto, il primo storico, ne tratta.
Lui e anche storici più razionali dopo scrivono sempre i discorsi diretti dei comandanti, condizionati
da società e poesia epico orale, Tucidide ammette di ricostruire ma molto minuziosamente i
discorsi, vanno accettati. (se non capiamo ciò gli storici greci ci sembrano dei pagliacci).
Tutto ciò e anche la questione Dorica riguardano il Medioevo Greco, secondo alcuni le polis con i
territori circostanti sarebbero nate per esigenze difensive, di certo l’impatto con l’Asia fece evolvere
i Greci.
I Greci in questo periodo costituiscono il loro quadro geopolitico nel nord e est dell’egeo, conquiste
militari di altri regni barbarici in zona, 3 gruppi diversi colonizzatori.

Nascita della polis.


In Asia le città Ioniche sono 12/13 (Mileto), Doriche 5 (Rodi) e circa 12 le Eoliche. Numero ridotto,
territorio esteso.
Nel VIII secolo il popolamento in Asie si stabilizza tendenzialmente (esempio di Alicarnasso e
Smirne, conquistate dagli Ioni).
Xenia singifica ospitalità, è sacra, Zeus ti punisce se non la rispetti.
Canto VI Odissea, Ulisse dai Feaci, presentazione di una polis con organizzazione e luoghi
pubblici, privati e sacri coi Feaci, immagine databile al VIII secolo (questione omerica)
Alfabeto, nasce prima dell’800 (viene da Fenici, area Palestinese molto importante, greci
aggiungono le vocali), prima epigrafe all’Osteria dell’Osa in Lazio, dei locali, scritta su un vaso
(810 ca o forse 780, perderebbe primato antichità).
Si tende sempre ad abbassare certe date “tempi non ancora maturi”, comunque alfabeto greco nasce
circa intorno all’800.
Tra 780/770 si nota già differenziazione locale, forse passati molti decenni perché succedesse.
Deduciamo quindi che le varie aree si stanno già differenziando, diversità delle polis, simili ma
anche molto diverse.
(nel 700 ca gli etruschi hanno loro alfabeto, derivato dal greco, anche loro polis diversificate)
Alfabeto aiuta a stabilizzare i poemi ma rimangono orali e recitati, era molto raffinato
foneticamente, si può scrivere tutto: contabilità, norme, epigrafi, poesie, nasce la letteratura.
Descrizione di cosa succede nel VIII secolo.
Oltre a Iliade e Odissea ci sono altri miti, tra le cose visibili.
Nell’isola di Andro insediamenti datati tra IX e VII secolo, per il prof potrebbe già essere polis,
organizzazione e mura
Tra XIII e IX separazione morti e vivi, necropoli intorno a polis, decisione comunitaria, pubblica
e collettiva, a vantaggio di tutti, non solo interesse privato, come le mura (polis?).
Nel VIII offerte e insediamenti stabili attorno a santuari e siti, si vedono molte cose, ma non
necessariamente iniziano, perché non dovrebbe essere una polis? Quando hanno costruito Megara
(colonia in Sicilia) lo fanno intorno ad Agora, c’è già idea di città.
La nobiltà.
In queste comunità ci sono capi nobili, vantano origini divine eroiche, hanno tutto il controllo, nei
poemi si parla di loro gesta (scritti da loro). Erano ricchi, hanno terre, animali, personale schiavile,
commerciano, hanno armi e cavalli, sanno combattere, si sentono superiori per sangue al resto della
comunità. In alcune comunità hanno tutta la terra.
Ideologia fondamentale con due termini:
Aretè: eccellenza, primato, spirito di supremazia
Timè: onore, significa letteralmente il loro prezzo, il loro valore individuale.
Prime olimpiadi nel 776/5 (anno greco inizia ad Agosto), spirito agonale nasce con la nobiltà, fatto
aristocratico, come la guerra, tutte le azioni sono finalizzate a questi due valori, primato e onore.
Testo libro VI Iliade: preludio scontro Glauco e Diomede, scoprono che i loro antenati furono
ospiti a vicenda, non si affrontano, giuramento di rispetto reciproco, (ostentano due ore i loro
antenati).
Vergogna è il contrario della Timè, nobili hanno valori condivisi e rispettati da tutti.
Nasce Uguaglianza, tra di loro; ci sono tantissime storie greche (una per ogni polis), ma è sempre
un’alternarsi di momenti in cui prevale uguaglianza ed equilibrio dei dominanti nobili o l’anarchia e
gli scontri fra di loro, ideologia Agonale, supremazia.
Le città sono dominate da questi gruppi, hanno tutto il potere, un po' oligarchia, in realtà all’inizio
erano minoranze robuste e molto numerose (rapporto 30/70).
Testo VII canto Odissea, Alcino e i 12 Basilei, il Re (basileus) dei Feaci (per eredità dal
fondatore), dice che è affiancato da altri 12 Basileis, usa stessa parola, pari rango, non sono più capi
di comunità contadine ma condividono rango reale nella polis e governano con i re, non sono divisi
in distretti da comandare, hanno un territorio unico che governano insieme (demos usato per
indicare il paese e l’isola stessa).
Demos, da un lato tutta la comunità di individui con diritto, partecipano alla polis, sinonimo di
comunità, popolo (dotato di cittadinanza).
Popolo può anche essere contrapposto all’aristocrazia
Demos può essere parte povera, o tutta la gente tolti nobili e ricchi, valore di esclusione, dipende dal
contesto.
Boulè: i 12 re sono il vertice dal potere, e comunque anche se il re è unico c’è sempre il consiglio,
la Boulè, tutte le polis ce le hanno, c’è dentro selezione della nobiltà cittadina, i nobili ci vanno a
fare politica. Anche Roma ha il consiglio, il senatus (vecchiaia requisito per esserci da loro),
I vertici del potere e il consiglio sono di rango eguale, anche i capi, hanno prestigio e rango sociale
eroico in comune.
I nobili sono gli unici che producono fonti scritte, lo fanno per loro stesi, poesia, filosofia,
storiografia… La stessa nobiltà è prodotto dall’aristocrazia stessa (potere degli arete, migliori), la
storia greca è il prodotto delle idee e delle azioni dei nobili.
Gli aristocratici sono Kaloi (belli), chi non lo è, il Demos sono Kakoi (brutti), i poemi omerici
parlano raramente e parzialmente di loro e lo fanno schernendoli come vedremo.
Assemblea.
Brano dell’Iliade, Tersite un Kakoi fa discorso sindacale dopo la finta di Agamennone, si lamenta
dei nobili, episodio significativo, all’inizio sembra prendere consenso ma poi Odisseo lo bastona e
punisce, gli altri kakoi e i nobili ridono, episodio quasi comico.
Ma è significativo, nel contesto nobiliare dei poemi si parla di un Kakoi che prende la parola, forse
potevano farlo davvero nelle poleis del VIII secolo.
Nell’Iliade e Odissea comunque a volte consultano tutti i guerrieri in Assemblea, non danno troppa
importanza alla cosa, vogliono solo il loro consenso, anche quello di demos e klakoi, tutti; non
esiste città greca senza assemblea (società greca molto mobile economicamente, ne si parlerà).
Testo libro 18 Iliade, Lo Scudo di Achille: che torna a combattere dopo lo sciopero per la morte di
Patroclo, si fa fare nuove armi da Efesto, nel suo scudo enciclopedia di vita, guerra, feste, raccolto,
caccia, razzie, c’è tutta la grecia.
Ci sono anche 2 città, in uno c’è molto rumore: disputa su risarcimento di un omicidio, molto
importante, vendetta già limitata, c’è processo e non una condanna a morte ma un risarcimento (la
polis serve proprio a limitare la violenza).
Il popolo si divide, Araldi (annunciatori ma anche funzionari di ordine pubblico), tengono a bada il
popolo; i vecchi svolgono funzione giudiziaria, emettono sentenze, chi trova la soluzione migliore
viene premiato, chi decide chi vince, un giudice o il popolo in assemblea acclamando? In ogni caso
i kakoi partecipano alla questione.
I nobili sviluppano la retorica, primeggiano anche qui, è una gara, vale la supremazia come in
guerra, con la polis nuova forma di agonismo pacifico.
Testo di Esiodo, Opere e Giorni: sono in Beozia, loro padre è straniero, stabilito a Tespie.
Esiodo e Perse litigano su eredità, il secondo accusato di voler prendere di più e di gestire male la
sua terra, Esiodo si lamenta che non sono buone, ma era inusuale che polis fornissero terra a
stranieri.
Perse preferisce andare in piazza ad ascoltare e litigare, ficca il naso, tifa.
I doni mangiati dai Re indicano o che erano corrotti o che si contendevano la sentenza migliore.
Modello Esiodo: conosciamo almeno una città in Beozia in cui un kakos straniero gode di alcuni
diritti, parola, ascolto, sono consultati in assemblea, demos giudicante, hanno terra e proprietà ed
eredità anche processo e giustizia (perse ne aveva precedentemente vinto uno).
Non è un modello che doveva valere dappertutto, in alcune polis i nobili hanno tutto il potere.
Diamo dei termini e una gerarchia:
Cittadinanza, Politeia: da polites, essere cittadini.
Asty: appartenenza alla polis, cittadino contrapposto a straniero (per Esiodo).
Endemos: coloro che sono parte del demos, l’insieme di kaloi e kakoi, coloro che fanno parte degli
aventi diritto, il diritto minimo era entrare in assemblea, lo esprimono così il loro essere endemos.
Tre livelli:
I Re: come Alcinoo o i due Re di Sparta, sono il vertice di comando delle città.
Consiglio: il livello a cui accedono solo i nobili, condividono stesso rango, sono interscambiabili.
Assemblea: partecipazione e ascolto da parte del popolo, diritto minimo da esercitare anche per i
kakoi.
Poi c’erano i Tetes: fuori da questa lista, sono mendicanti, privi di diritti e proprietà, non sono
schiavi, si muovono tra polis, fanno i braccianti, sono liberi ma di ultimo grado, inesistenti
politicamente (con Solone ad Atene verranno resi cittadini).
Le assemblee non sono democrazia, vengono riunite sporadicamente per le decisioni più importanti
come guerra o pace, alleanze, condanne a morte, (anche a Roma c’erano), questioni ereditarie,
tutela vedove, che dovevano risposarsi, affidate a tutori.
Su ciò forse si consulta assemblea, e non il consiglio, assemblea si cerca approvazione di proposte
dei nobili, non sono antagoniste.
I cittadini sono la comunità, non c’è autorità sopra di loro, come lo stato. Le monete indicano gli
Ateniesi, non Atene.
Le Poleis Ellenistiche sono una somma di membri dotati di diritti.
Secondo le necropoli in alcune regioni la popolazione quadruplica in questo periodo.
Formazioni familiari, Ghenos: sono importanti, significa famiglia o stirpe, coloro che discendono
dal nonno o da suo fratello circa, si è preteso che solo i nobili lo usassero, ma era solo una prassi,
nulla di ufficiale. In latino ci sono le gentes, ma sono somme di famiglie nobili che credono di
discendere da antenati comuni, hanno valore militare.
I Ghenes hanno culti familiari comuni.
A Corinto c’è un Ghenos derivante da Eracle: i Bacchiadi.
Sanno tutti i gradi di parentela a memoria fino all’eroe, hanno monopolio di potere, sono un elite
dell’elite, si considerano importantissimi e si sposano solo fra loro.
Nonostante le città si chiudano sempre più i nobili continuano a far sposare i figli con nobili di altre
polis, internazionalismo aristocratico, erano uniti tramite Xenia, si muovevano le ragazze nelle altre
polis. Ipotesi del prof: gli uomini per assolvere i doveri della polis e fare figli si sposano con mogli
molto giovani per essere sicuri di riuscirci.
I Bacchiadi sono strani, hanno la dimensione di una gens romana, circa 200 famiglie, definiscono se
stessi con casa e famiglia Oikia.
Le Fratrie: presenti in tutte le città, raggruppamenti di cittadini e famiglie nobiliari che si
consorziano, continuano ad esistere fino a comunità romane avanzatissime.
Phratria significa esserne membro, non fratelli.
Forse in età preistorica c’erano compagnie di guerrieri e di culto, si associano uomini valorosi ad un
concetto di fratellanza, per metaforizzare i loro legami in epoca precedente alle polis.
Nelle città le fratrie sono ripartizioni di esercito e culti comuni, si celebrano feste fra i loro membri.
Qui i padri portavano i loro figli o neonati e li presentavano come membri, tutti devono constatare
che ci sono, passaggio fondamentale per essere cittadini, varrà anche per il diritto democratico.
Tribù sono al di sopra delle fratrie, anche a Roma ce ne erano 4 inizialmente, contribuirono a creare
cittadinanza, poi conquistando territori si formano altre tribù.
In alcune città greche queste sono somme di fratrie, ma sono più deboli per forme di aggregazioni e
feste comuni.
Nel mondo ionico ci sono sempre 4 tribù, in Doria 3, hanno sempre gli stessi nomi per ogni città.
Nelle città greche si cresce con allargamenti di tribù e quindi della cittadinanza, esempio, a Mileto
ci sono 8 tribù, 4 sono sempre le stesse come nel resto della Ionia.
Detto ciò:
Ipotesi generale a partire dalla caduta dei palazzi micenei fino alla formazione
della polis del VIII secolo.
Cadono i palazzi nel 1200, alla metà del XI secolo iniziano tutti fenomeni di crescita e rinascita,
rifacciamoci all’Iliade. Se non si prendono in considerazione i vari rapporti di parentale che legano
in gerarchie i capi, sottocapi, guerrieri e nobili sembrerebbe che l’Iliade sia incentrata sul
rappresentare i singoli capi. Quando tornano a casa si trovano una situazione di prassi di azione,
stati e convenzioni fatte da teste calde e anarchici, che lottano fra di loro per assicurare potere e
risorse. In questo modello ci sono capi, sottocapi, anche kakoi che hanno terra in concessione, ma è
situazione instabile, attacchi e guerre rendono complicato reperire le risorse, c’è competizione
accesa per terra, acqua, valli…
Una fase anarchica durata decenni con competizioni che fecero emergere capacità e membri illustri,
guerrieri, capi, tecnici, contadini. Da qui la base per la Grecia poi.
L’esito quindi sono gruppi di tribù e bande, e dei consolidamenti dati dalla guerra e scontri stessi fra
lor per le risorse. Le polis infatti sono stabilizzazione di queste tendenze, nel momento in cui i
nobili hanno potere e risorse consolidano e difendono le conquiste nel corso di spinte e resistenze
fecero nascere i confini stabili delle Polis. Nell’VIII secolo questi confini erano già stabili, il
processo era avvenuto nell’arco del medioevo greco.
E’ anche un modello economico che prende in considerazione i kakoi con qualche diritto.
L’ipotesi che i basileus locali abbiano il comando semplicemente dopo la caduta dei palazzi è
troppo statica, non tiene conto del dinamismo, i conflitti, i guerrieri, i nobili e lo spirito combattivo
dei greci. In Iliade e Odissea poi i kakoi fanno capire cosa si aspettano dai capi e in che modo
vogliono essere tutelati dai vicini attacchi.
Sinecismo: se ne parla nelle fonti letterarie.
Indica l’andare ad abitare assieme, cofondazione, descrive una cosa che conosciamo bene:
Nel V e IV secolo nascono nuove città con lo strumento sinecistico, città che si fondono
modificando a volte il tessuto urbano, sono le Megalopoli (capitale degli arcadi, 370 a.C.), sono le
politiche Tebane in Peloponneso, a volte si fanno senza spostamenti, è sinecismo politico e
simbolico, non demografico.
E’ un fatto storico sotto gli occhi di scrittori e autori che immaginano sinecismi che formarono città
anche celebri come Sparta o Corinto, anche ad Atene ci sono racconti di questo tipo, siamo in epoca
buoi (non degli eroi)
L’ipotesi di ciò che successe nel Medioevo Greco concorda col sinecismo, territori vicini che si
associano, mettendo in comune risorse, accessi e comunicando, non abitando assieme. Altre fonti
oltre a Iliade e Odissea, come in età classica parlano di ciò.
Vedendo centri nuovi nel 700 sorgere nelle isole e centri più piccoli sparire si parla di sinecismo,
nuove polis, territori che a volte comprendono tutta l’isola, nuove posizioni strategiche, ciò non è
solo fantasia, ce lo dimostra Zagorà ad Andros cui abbiamo parlato prima o a Chio dove c’è spazio
pubblico per il consiglio, cosa gli manca per essere una polis?
Furono processi lunghi ma diventa difficile escludere che arrivi un momento X in cui c’è una:
presa di coscienza del gruppo che si associa nel fatto di essere una Polis.
E’ un momento difficile da individuare essendo repentino, è un fatto sociale e politico, ci si accorge
di aver messo su una polis, definizione di un territorio riconosciuto dai gruppi rimarcando i confini,
è un momento repentino ma contemporaneo in cui nasce in Grecia il concetto di Polis.
Storia e archeologia parlano del fatto che quello che vediamo nell’800 coi kakoi sia una rivoluzione
ellenica dell’età del ferro, i kakoi entrano nella comunità dei nobili per i conflitti che c’erano in quel
momento, lo dicono per le necropoli in aumento, quindi riconoscimento di diritti ai kakoi tra cui la
sepoltura.
Il prof non è del tutto d’accordo, dentro queste ipotesi ci sono le condizioni della polis dell’VIII
secolo, rette da gruppi di uguali, ma l’uguaglianza greca è solo ideologica, le disuguaglianze sociali
ed economiche restano. E’ un uguaglianza politica, si crea spazio comune dove le cose che non
vanno bene si discutono e si risolvono problemi con la parola, la politica, è un patto.
Secondo ciò la polis fin da subito è fatta di politica, l’alternativa è il bastone e la forza, come la
vendetta. Ma nell’ambito delle prime polis la vendetta viene sostituita da pene e regole, la polis, la
comunità la limita. Ecco perché nasce la polis anche, per limitare la violenza che infatti resta al di
fuori della comunità. La città di Nausicaa nell’Odissea si potrebbe addirittura chiamare Stato.

Nascita dello Stato


ci sono vari criteri:
Per alcuni è legittimo usare il concetto di stato dal 1648, fine della guerra dei 30 anni, si pongono i
criteri di sovranità statale oltre l’impero.
Per altri si può definire in base alla fiscalità, è stato a chi dai i tributi.
Applicando 3 requisiti si possono definire gli stati antichi:
Comunità: per Aristotele la polis è una comunia tra cittadini al di fuori della sfera privata.
Sovranità: al di sopra dei nobili e dei re ci sono solo gli dei, nessun’altra forma di limite.
Territorio: La comunità ha un certo territorio in cui è sovrana, Chora, solo istituzioni della polis
emanano leggi, al di fuori non ci sono diritti se non l’ospitalità per i nobili.
Parliamo di:
Forma di stato antico: è diverso da società che è insieme di forze economico sociali.
Con istituzione di diritti si arriva allo stato, le loro identità sono un prodotto della polis, fatto
descrittivo.
Nascita dei Magistrati, primi cittadini.
L’idea di uguaglianza e la politica sono invenzioni dei nobili che danno vita a polis, riguardano il
modo diretto di gestire il potere.
Sulla base dei poemi omerici si è convinti che a comandare ci fossero dinastie a ruolo di Re.
I Bacchiadi a Corinto creano mito di fondazione della città, fatto sta che nel 748 i Bacchiadi
riformarono la leadership, eliminano la monarchia e istituiscono il Pritone (primo cittadino) è un
magistrato, sono capi che durano in carica un anno, sono cambiati una volta all’anno, non si sa
precisamente come ma sembra elettivo, erano gli stessi Bacchiadi che decidevano chi era eletto.
Dall’VIII secolo in alcune polis avviene lo stesso, nuovi magistrati nominati dal consiglio.
Esempio fu Sparta 754/3, senza abbattere la diarchia, affiancano ai Re degli efori, 5 magistrati
annuali, forse eletti dall’assemblea essendo tutta Sparta “nobile”.
Ad Atene nel 753/2 si elegge l’Arconte che governa un anno.
Alcuni sostengono che le monarchie non esistessero, le polis erano fatte da gruppi di guerrieri che
eleggono un loro capo?
In ogni caso questo è un fatto epocale.
L’idea di fondo è che il potere è di chi lo delega, i nobili, che per raffreddare le lotte trovano tale
soluzione delegandolo annualmente, E’ UN ATTO FORMALE, molto importante in politica, la
formalità è fondamentale per la gestione del potere.
Ad Atene l’arconte è eponimo, dà il nome all’anno.
Certamente desiderano essere rieletti, essere eletti era vincere la gara dell’anno e soddisfare a pieno
la Timè e l’Aretè, è un’istituzione che risponde alle esigenze agonali dei nobili, essendo annuale si
può soddisfare molto di più, rimane la pace.
Non è un atto liberale, ma questo, e il desiderio di soddisfare l’uguaglianza politica fra i nobili,
gestione di potere paritaria, tutti i nobili erano candidabili, di qualsiasi rango.
Il magistrato repubblicano è un fenomeno di ingegneria e creazione politica, realizzare la
supremazia aristocratica tramite la gara ma anche l’uguaglianza, ogni anno i nobili lottano,
agonismo, chi ci prova è nobile, altri no.
Il magistrato può essere comandante in guerra, presiede i sacrifici, è più a contatto con gli Dei degli
altri, le donne comunque hanno grande ruolo nell’ambito dei culti, sono sacerdotesse, vengono dai
nobili.
La lotta politica: molto dura dialetticamente, ma anche violenta, in alcuni momenti prevale
l’ideologia dell’uguaglianza, in altri la lotta violenza.
Ci sono lotte dei capi coi loro seguiti, i nobili si consorziano, gruppi politici e alleanze di vari
gruppi, lotte fra questi e i vari capi, hanno fisionomie di guerra e pace, si chiamano:
Eterie: compagnie di nobili e guerrieri che lottano in politica, hetairos significa compagno. Sono
gruppi interni a fratrie e tribù, ma si incontrano di più, per compagnia, banchettare con vino
(elemento consociativo), non servono solo a pianificare la lotta politica, combinare le elezioni o fari
fuori i rivali, c’era amore omoerotico, prassi per gli uomini sposati, era un mondo di uomini, donne
ruoli marginali. Facevano anche poesia e cultura, in realtà va avanti così ance a Roma.
I Greci amano politica e oratoria, attività essenziali: palestre, intrattenimento, edonismo.
L’esilio era una conseguenza politica usuale, ci saranno stati 30/40 esiliati all’anno. Erano vicende
convulse, era molto facile ritornare tramite mercenari o complotti, ciò vale per tutto l’arco della
storia greca, anche coi Romani dominanti ci sarà lotta politica.
Testo legge di Dreros, Cretese VII secolo.
Formula del decreto: decisione atto di ciò che è stato deciso dalla comunità, 1 volta compare la
parola polis in un testo, simile alla democrazia ateniese, “le cose seguenti piacquero alla polis”, la
comunità di aventi diritto. “dopo che si è stati kosmos non lo si può essere per 10 anni” (Kosmos è
ordinatore delle leggi e della città).
Viene decretato poi che chi tornerà ad essere kosmos in modo violento contro la regola, subirà il
doppio delle pene che ha decretato in ogni sentenza, sarà cancellato ogni suo decreto, condannato
ad essere maledetto e privato di ogni suo diritto di cittadino per sempre, chiunque lo può uccidere.
Fatto perché vinceva ogni anno sempre la stessa persona, ciò lede l’Aretè degli altri nobili e la loro
parità. Viene premiato troppo un gruppo di individui.
Eccezionale che la norma sia scritta, si dà a tutti possibilità di essere kosmos, prevale l’uguaglianza
qui, verrà applicata anche in altre polis.
Comunque il testo è laico, ma alla fine c’è un giuramento davanti agli dei:
“giuriamo: il kosmos e i damai (assemblea) e i venti della polis (il consiglio probabilmente)”
Esempio di come l’aristocrazia prova a mantenere l’equilibrio interno contenendo l’agonalità dei
suoi membri.
Altro modello alternativo sarà assegnare più cariche ogni anno, più competizione, eletti anche
kakoi? Atene adotta tale strategia, nel 640 verranno eletti 9 Arconti, fino alla vera e propria
democrazia.
Testo di Alceo, intorno al 600 a.C., manifesto di coscienza e di nobiltà della politica, fa la storia
Greca. Alceo è un nobile di altissimo rango, di Mitilene (Lesbo), è in esilio, era inserito nelle lotte
di potere. Parla della sua nostalgia, quanto gli mancano le assemblee della città natale, anche suo
padre e il nonno ci andavano, indicando quanto fosse prassi consolidata da molto, ma lui fu
cacciato. Vissi lungi (lontano dalla città), tramite la guerra, ora fa il mercenario in terre lontane (in
realtà terre limitrofe alla polis), sta al confine delle polis, vicino a un santuario. E’ disperato, gli
manca partecipare alla lotta politica, non può più.

Torniamo indietro.
Colonizzazioni.
Libro 6 dell’Odissea, Odisseo spiaggiato all’isola dei Feaci (Corcira, Corfù), rotta di viaggi
trasversali.
734/3: avrebbero fondato Corcira ci dice Tucidide, e nello stesso anno Siracusa, non Greci
qualunque ma di Corinto, erano i colonizzatori, il nome antico era Sinecusa.
735: da Nasso fondano Nassos in Sicilia, coloni precedenti.
780: data archeologica, colonia più antica, Ischia, l’isola delle scimmie, fondata dai greci delle polis
in Eubea, Calcide (si fanno chiamare allibratori di cavalli) ed Etruria (loro cavalieri), erano ricche.
Sono i protagonisti della prima colonizzazione italica, erano attratti dalla ricchezza dei metalli che
c’erano, laboratori di metallurgia.
Anni dopo verrà fondata Cuma, una seconda colonia nelle fertili pianure campane.
Nausito è l’ecista di Scheria, ecista è colui che insedia e mette le cose a loro posto guidando le
persone all’inizio, cinse le mura, costruì dimore, templi agli dei, spartisce i campi; tutte azioni
abitudinarie degli ecisti che fondavano le polis.
L’ecista è una figura che diverrà leggendaria, il fondatore delle colonie.
Tessuto urbano: Zagorà, Smirne (fortifiazione del IX secolo)
5 Polis protagoniste della colonizzazione: partono nell’VIII secolo, diaspora che impiega 4 secoli
per stabilizzarsi (nascono colonie ancora in età classica).
Istmo di Corinto, Corcira e Siracusa
Calcide e Eritrea, Italia e Sicilia (Ischia, Cuma, Reggio, Zante, Nasso, Catania)
Megara, fonda la Megara Siciliana
Sparta, fonda Taranto (fine VIII secolo)
Colonizzazione dell’Italia, Mar di Marmora, Mar Nero, sponda Sud del Mediterraneo con l’Africa
Cirenaica 630.
Un’ipotesi plausibile dice che sapessero dell’esistenza dell’Italia tramite memoria di fonti
submicenee.
Ceramiche in Sicilia (costa occidentale), Toscana, Roma, coppe per vino nelle tombe da IX fino al
VII secolo, il commercio con gli etruschi non è unidirezionale.
Legislazioni scritte nell’VII secolo.
Esempio legge di Dreros. C’è novità nello scrivere leggi.
Scudo di Achille, Iliade, presenza di leggi non scritte, pena a un colpevole per una morte
involontaria è oggetto di discussione delle regole del consiglio; molti autori sapevano a memoria le
norme della polis, privilegio della memoria dei nobili, hanno tempo e salute per dedicarvisi,
competizioni di memoria.
E’ un processo destinato ad accadere dopo l’alfabeto greco, ciò implica pubblicazione di
regolamenti della polis e raffreddamento della competizione aristocratica, la scrittura sottrae alla
soggettività delle memorie le incertezze interpretative.
Globalità di tale azione scrittoria: scrittura di corpi, codici di leggi con ambizione di capire tutti i
possibili casi per cui potrebbe esserci intervento di una giuria, volontà di esercitare ogni possibile
caso di intervento, si scrivono codici civili o privati, non singole leggi.
Il diritto privato regola l’eredità.
Codice di diritto penale: stilati reati e pene per i delitti.
Avanzamento dell’idea di Stato/polis, con il diritto di essere protagonisti della giustizia, sottratta
una parte di conoscenza, diritto dei nobili, la legge si è oggettivata, uscita dalla competizione
individuale dei singoli nobili, sono ancora loro che giudicano ma applicano norme che sono scritte
in materia visibile (anche papiro).
Quello che non mai scritto invece è il diritto pubblico o costituzionale, ossia come è organizzata e
costituita la polis, l’ordinamento politico, regole collettive della comunità, ormai questo è presente
nella vita di tutti i giorni dall’VIII secolo, non era necessario scrivere le regole della città.
A livello costituzionale si scrive la Legge di Dreros (novità importante).
Anche a Sparta c’è un eccezione: costituzione scritta (resa di un’invenzione orale) attribuita a
Licurgo (IX secolo), ha nome molto diffuso, “fabbricatore della luce”.
La costituzione fissa i rapporti tra i 2 re, l’esistenza dei 28 del consiglio (Gherusia), l’apella e i 5
efori.
I Nomi:
Codice di Zaleuco: Colonia partita dalla Locride (greco del nord-ovest), divisa in 2, due versanti,
golfo di Corinto e Egeo.
Nel 675 dalla Locride viene fondata Locri.
Il codice è del 650, è conservatore, c’è un corpo di leggi penali molto severe e in codice di diritto
privato, sarà citato da autori successivi.
Necessità di una città neonata di farsi scrivere un codice, perché da Zaleuco? Forse era un nobile
con una forte memoria.
Leggi di Caronda: legislazione penale e civile, diventa corpo di leggi di Catane (poi Catania),
Nanno e Reggio, origine calcidese, colonie in Sicilia.
Codice di Draconte: 624-621, codice civile per Atene, regole da applicare in caso di omicidio,
nuova edizione su pietra del 409, che è quello giunto a noi, anche dopo 2 secoli le città erano
soddisfatte di queste leggi.
Regola voluta da Zaleuco: chi vuole presentare modifiche al codice in assemblea sarebbe stato
ucciso, cosa reale e valida ancora con Demostene (IV secolo), ad Atene infatti chi fa innovazioni si
presenta col cappio al collo in assemblea.
Come facciamo a giudicare questo fenomeno si scrittura delle leggi se nessuno dei kakoi sapeva
leggere?
Non è una rivoluzione o l’anticamera della democrazia (prodotto storico)
Avanzamento di culture giuridiche non fatto per aumentare i diritti dei kakoi, che non sapevano
leggere, né un processo delle tecniche applicative del diritto, reso più oggettivo, ma è un’opera di
razionalizzazione, la scrittura scioglie le contraddizioni, prima c’erano troppe idee per risolvere i
conflitti (tra i consiglieri).

Thopos, l’arte greca di fare la guerra:


L’Oplitismo.
Come si combatte? Vari armamenti, in base a com’è il suolo, ad esempio il cavallo, non si può usare
in certe regioni, anche se erano bravi, si usano in Sicilia.
Battaglie Campali (come contro i persiani) affidate agli Opliti, leggende, l’oplitismo è l’unico modo
di combattere: Battaglie combattute da elite di individui (i migliori esercito oplitico,
Spartano:49000 uomini, Atene classica 10000).
Le battaglie oplitiche:
Brevi.
Due schieramenti disposti in linee parallele e compatte che corrono una contro l’altra.
Poche linee di schieramento, consentiva più ampiezza
Uguale equipaggio: l’armatura era molto pesante (40kg ca), elmo pesante di bronzo, occhi aperti,
corazza con gilet di bronzo, coperte le gambe dal ginocchio alla caviglia in bronzo, scudo di 1
metro di diametro portato a sinistra (bronzo), lancia sulla mano destra, spade nella cintura da usare
quando si perde la lancia.
Abilità nel restare tutti allineati, perché? Lo scudo mio copre la parte a destra del mio vicino di
sinistra che è scoperto perché ha la lancia di là. Unico modo per salvarsi, non si deve restare soli,
solo in schieramento, al lato chi non è coperto si sacrifica.
E’ un esercito che richiede allineamento.
Il primo che perde è quello che spezza la linea, si rimane scoperti e uccisi dalle linee più forti.
E’ un combattimento rapido, se si perde si scappa se si riesce, ci si toglie le armi più pesanti per
correre o magari si ritenta dopo se ci sono poche perdite
Lo scopo è quindi far cedere le linee nemiche, si disfa lo schieramento.
Altre fonti: fanterie leggere prima degli opliti, con armi leggere (giavellotti), azione iniziale poi si
tolgono di mezzo, scontri più complessi con le cavallerie, quella greca è ai lati, prende alle spalle.
Gli opliti chiamati così perché vestono gli Hoplà (armi) sia da offesa in ferro (punte di lance,
pugnali e spade), che da difesa in bronzo, armi in bronzo anche se non siamo nell’età del bronzo ma
del ferro.
Ognuno sullo scudo ha il proprio segno distintivo del ghenos, ma non la stessa uniforme.
L’esercito oplitico è un esercito di uguali seppur tutti diversi fra loro, sono cittadini, non esercito
professionale.
Le pitture su ceramica descrivono bene le battaglie i costumi, le armi e le vesti greche.
Quando iniziano ad usare armi più sofisticate? I greci dedicavano armi agli dei mettendole sulle
pareti dei tempi, erano edifici separati chiamati Tesori, qui i greci donavano armi agli dei per
ringraziarli davano anche 1/10 del bottino.
Scavi recenti mostrano lungo i lati dei santuari micro frammenti di Bronzo appartenenti alle armi
nemiche, pratica molto diffusa.
302-1, un condottiero Spartano come avventuriero con una certa flotta venne a saccheggiare
Padova, perdendo perché sarà attaccato di sorpresa dai Padovani.
Queste armi sottratte a Cleonimo erano ben visibili a Santa Giustina.
Queste pratiche iniziano tra il 7 e il 600, nelle falangi oplitiche. Armature come quelle che ci sono
nei santuari indicano che si era sviluppato combattimento coordinato.
Anche l’Iliade suggerisce che richiese allenamento o coordinazione, ricchezza per le armi, si pensa
quindi ad un fenomeno aristocratico nato nel VII secolo.
I nobili si sentivano superiori ma uguali fra loro, è un prodotto perfetto della loro ideologia.
L’alternativa era la zuffa disordinata e combattimento fra campioni.
Secondo il prof l’oplitismo non coinvolge i non nobili inizialmente, da alcuni sembra considerata
una rivoluzione quasi teleologica perché sembra che la storia greca debba finalizzarsi alla
democrazia e ai diritti dei kakoi.
Criterio della spesa non è selettivo geneticamente, ma identitario, tutti coloro che possono
procurarsi armi con loro soldi combattono, non solo i nobili, era meglio poi che tutti potessero
difendere la polis, anche i kakoi ricchi, i nobili quindi gli concedono di armarsi, per motivi di
vantaggio.
Manuale di Musti, andò contro all’idea tradizionale di popolo in lotta di classe coi nobili che
volevano avere il diritto di combattere.
Opltismo come espressione militare allargata dell’aristocrazia.
I kakoi entrano nell’esercito grazie alle ricchezze dei commerci ma soprattutto da ricchezze
agricole, accettate di più socialmente dai nobili, infatti l’agricoltura è la base dei buoni rapporti
familiari e con le divinità con cura e rendita della terra, la ritroviamo in Esiodo, che parla
dell’importanza del guadagno e di come sia l’obiettivo di agricoltura e commerci nel mondo greco.
I commerci non erano ritenuti degni perché non derivano dal dono, ideologia dei nobili, il denaro è
un secondo fine, ma in alcune zone diventa importante, fattore di ascesa sociale, c’è mobilità sociale
in grecia, porte aperte ai ricchi, non caste chiuse.
In ogni caso è sotto controllo dei nobili e rappresenta un’unità identitaria della polis, idea più
comunitaria, è un fenomeno verticale, tutti rischiano la vita per il bene comune, indipendentemente
dal rango, si vince assieme, poi la guerra porta risorse.
L’oplitismo poi è una delle chiavi per capire come i Greci si siano insediati facilmente in Italia,
contro popolazioni più numerose, le prime sconfitte arriveranno molto tardi.
L’oplitismo poi è ideologico per l’uguaglianza della polis, tutti sono uguali in guerra, importa solo il
valore in battaglia, il valore militare importante, morte in battaglia gloriosa.
Si formano culti di eroi locali lodati a volte come divinità, sepolti in agorà, tomba fatta santuario,
come per i vincitori delle olimpiadi.
Politica di Aristotele: Lo stato oplitico. (stato = polis)
La prima politeia (cittadinanza), tradotto come costituzione (ordine politico) perché era l’accordo e
il modo di organizzarsi politicamente.
Prima c’erano aristocrazie di cavalieri, negavano la possibilità di diffusione, per i greci era
importante chiamarsi cavalieri a livello nobiliare, nella realtà pochi combatterono davvero e
avevano il cavallo.
Per Aristotele la nobiltà stava realmente a cavallo, mentre i fanti a piedi, poiché entrano molti più
fanti a fare guerra nell’esercito, quindi molti di più entrano nella polis (idea valida ma per Raviola
non realistica).
Teniamo la sua tesi per cultura opinionistica storiografica, non da seguire troppo però.
Questo spirito rivoluzionario e dei diritti ai cittadini non è molto da 700, comunque avevano diritto
minimo di assemblea anche per i neo opliti.
Parentesi sugli opliti, Tucidide dice che l’esercito Spartano in movimento necessita di 6/7 servi
scudieri, anche gli opliti necessitano schiavi e rifornimenti, spesso erano seguiti da mercanti, era
occasione di guadagno.
Le Tirannidi
Erodoto Libro 5, Periandro e Trasibulo.
Con la città si riferisce a Corinto, Periandro è il successore del padre Cipselo, primo tiranno della
grecia, diventatolo 3 anni prima.
Periandro eredità potere e invia un araldo a chiedere ad una altro tiranno come governare la città,
Trasibulo, tiranno di Mileto.
Logos: è un racconto, favola politica, pretesa di Erodoto di rivelare la reale natura della tirannia, il
racconto è inventato, mostra che la natura della tirannia è violenza, eliminazione dei nobili e ricchi,
degli eccellenti. Anche se falsa la storia vale molto, mostra cosa i Greci pensavano delle tirannidi
passate. Tirannide come nemica dei kaloi, è eversiva, non accetta opposizione, c’erano frequenti
cacciate. Erodoto racconta di tutte le principali tirannidi del passato, è un argomento grazie a lui
molto studiato.
I tiranni percorrono tutta la strada dell’evoluzione greca dall’epoca classica (IV-V prevalentemente)
a quella ellenistica. Ma le tirannidi più importanti sono di età arcaica, VII e VI secolo.
Lo scopo era esercitare un potere stabile ed ereditario da passare ai figli, fenomeno monarchico,
percepito come sbagliato, non conforme all’uguaglianza nobiliare, si rompe l’equilibrio con la
violenza.
La tirannide pià antica nasce a Corinto, nel 657 Cipselo prende il potere, dura 70 anni fino a
Periandro che muore nel 584, dopo di lui governa pochi anni il figlio Psammetico. A Corinto
l’ascesa dei Cipseidi comporta l’abbattimento dei Bacchiadi che monopolizzavano la carica di
magistrati. Sparta aiutò poi a mettere fine la Tirannide, dove ha influenza di solito le abbatte.
Da ricordare anche Sicione, nel 650-640 si instaura la tirannide degli optogoridi, 100 anni esatti
restano al potere secondo Aristotele, 4 tiranni susseguitesi, è record.
Tucidide Libri primo, Ricchezza marittima di Corinto e Tirannidi.
La guerre creò nuove polis e nuovi stati indipendenti, ma Corcira ad esempio combatte contro
Corinto, di cui era colonia per l’indipendenza.
Per Tucidide le tirannidi hanno un ruolo fondamentale nella Grecia pre Guerra del Peloponneso, si
originano quando i greci iniziano a solcare i mari, con domini e città che sfruttano le ricchezze dei
mercati marittimi e scambi che fanno aumentare le entrate, come Corinto che era sull’istmo, definita
“ricca”, così per Tucidide nascono le tirannidi.
Testo di Aristotele, libro 5 sulla politica, Tirannidi (demagogo e stratego).
Si era creata una corrispondenza tra leader militari e politici, cosa che ad Atene non c’era, ruoli
separati ai tempi di Aristotele che mette in relazione episodi sconnessi collegandoli alle tirannidi,
non parla di mare come Tucidide ma di alcuni capi militari cittadini che sfruttando il malcontento
delle campagne prendono consenso contro i ricchi.
I Greci stessi come vediamo sono molto incerti sull’origine del fenomeno, c’è contrapposizione fra i
2 autori.
Aristotele ha più fonti ma comunque fatica ad essere chiaro, ciò si riflette anche oggi, abbiamo
teorie, mancano fonti certe.
Secondo studi recenti sarebbero tirannidi originate da centri urbani in accordo fra ricchi e nobili
arricchiti da scambi commerciali, loro sarebbero i fautori del processo (Teoria di Tucidide).
Altre teorie dicono che i tiranni erano capi militari che dopo essere stati nominati annualmente non
lasciavano la carica, servendosi dei propri uomini per assogettare le città con la forza, tiranno
capopopolo di opliti e contadini poveri o in generale del demos non nobile (Teoria Aristotelica).
Ottagora, tiranno di Sicione, sarebbe stato un capo militare che non si è dimesso, mentre a sostegno
di Tucidide c’era Corinto, anche se Cipselo era pure lui un capo militare annuale.
A Mitilene invece nessuna delle due, ma lotta politica tra eterie con susseguirsi di tiranni uccisi.
La tirannide applicandosi a città diverse si è verificata con modalità diverse in tutta la grecia,
adattandosi a vari contesti cittadini. Non c’è un modello unitario.
Da una parte vanno però valorizzati i tratti comuni:
E’ sempre accompagnato da famiglia, altre famiglie amiche e le eterie.
La tirannide è un fenomeno aristocratico, esercizio illegittimo e violento,viola le norme
repubblicane di equilibrio tra i nobili, è il massimo livello di espressione agonale del primeggiare
sugli altri; si mantiene al vertice senza scadere, soddisfa la tendenza agonistica al massimo contro
l’uguaglianza.
Può essere vista come la massima espressione di esercizio di potere di una famiglia, al di fuori della
questione delle ricchezze marittime e agricole.
Era una cosa fisiologica e normale, fa eccezione perché viola le regole.
Spesso venivano rimpiazzate da altri tirannidi, avvenivano sempre per uccisione e violenza vs altri
nobili, elimina aristocratici, non tutti, ma chi ostacolava la sua presa al potere o in prevenzione chi
poteva generare ribellioni locali o ostacoli (tagliare le spighe lunghe).
Erodoto ci narra dei tiranni per tradizione orale, per noi è un filtro perché ci narra delle tirannidi del
600, insiste molto sulla violenza economica, espropri di terre, beni, schiavi…
Nei libri troviamo teorie che hanno un fondo di realtà, ma nessun testo antico prima del 400 ci narra
di tiranni che tolgano terra ai ricchi per darle ai poveri, era un fenomeno demagogico più recente
insieme all’eliminazione dei debiti, non c’è certezza che avvenisse anche prima.
Resta però un fatto: Le Polis Fioriscono coi Tiranni.
Con loro al potere vediamo archeologicamente che le polis fioriscono in senso:
demografico, aumenta di grandezza con sviluppo monumentale urbanistico portuale, riforinmenti
idrici, artigiani in più anche piccole botteghe, più mercanti, non solo aristocratici e le lor navi,
commercio professionale ai fini di guadagnare.
Dietro c’è una crescita agricola, commercio di grano, specializzazione di prodotti come olio e vino,
tutte le città greche più importanti commerciarono anfore di olio e vino, ci sono anche arrivate.
Le tirannidi più importanti si legano alle città più importanti, c’è coincidenza tra crescita della polis
e loro presenza. Molti dicono sia casuale, anche per Raviola in senso generale, spesso i tiranni più
importanti erano in città già ricche, e avevano più tempo (70/80 anni), fanno fiorire interessi di più
persone, sotto di loro si sviluppano molti settori.
Molti tiranni forse si facevano chiamare Basileus per prestigio e legittimazione.
Periandro fa tagliare l’Istmo di Corinto con un binario per navi, ciò richiedeva delle capacità e
conoscenze tecniche incredibili al tempo, impressionante; lo fece per far passare navi da un lato
all’altro dell’Istmo, scopi mercantili e bellici, sistema di traino complicato, uso di schiavi e animali
da tiro, funi, ancoraggi, sistemi di sicurezza, si usò anche durante guerra del Peloponneso.
Guadagno economico e temporale.
I tiranni tanto più quanto sono durati, hanno stabilito modello di governo pubblico,
indipendentemente da loro ricchezze. Prima non si poteva, i magistrati sono eletti annualmente,
dovevano solo gestire, ruolo di rappresentanza, invece i tiranni durano, trasmettono potere, possono
avere una visione di lungo periodo e complessa, insegnano alle polis come fare le cose meglio di
prima.
Sono prefigurazioni delle città, anticipala polis e le sue capacità pubbliche e collettive, tutta materia
pubblica, sono quasi una didattica di governo pubblico e di una comunità unita per il bene comune.
Le tirannidi hanno un volto culturale, c’è progresso, stimolano arte, pittura, architettura, ecco
perché al tempo non erano viste male assieme agli altri motivi detti sopra.
I tiranno ci portano fino ad oggi la loro mania e ricerca di bellezza e divinità, quella ateniese ad
esempio si preoccupa di far pubblicare con Pisistrato una redazione ateniese dei poemi omerici.
Si circondano di poeti, musicisti, filosofi, non solo funzionari, vuole ruolo fondamentale culturale,
mecenatismo.
Caduta delle tirannidi.
Sembra che i tiranni cadano quando le città sono più mature in questo senso, polis post tirannide è
più coesa e progredita, si sbarazzano di loro quando non ne hanno più bisogno.
Le tirannidi cadono anche per dinamiche interne di maturazione della polis causata da loro stessi
(non solo grazie a Sparta con Corinto), sembra quasi che abbiano imparato la coesione
repubblicana, anche se molte lo fanno con fatica e ricadute, rimanendo a lungo sotto tirannidi.
Vi sono alcune città importanti, fanno da baricentro con fiorenti attività commerciali e agricole
come la Beozia e il Peloponneso, producono questi contadini un ordinamento politico con tratti
comuni, noi le valutiamo come l’esito dell’uscita da una tirannia per conferire stabilità ad una polis.
Forme di tipo:
Oligarchia moderata, Atene sarà l’esempio.
Aristocrazia oplitica.
Timocrazie.
Si torna per certi versi alle vecchie classi dominanti, vertici proprietari, nobili e guerrieri,
aristocrazie allargate di migliaia di nobili, che dominano il demos che va da poveri ad opliti
benestanti.
Rimangono oligarchie perché chi domina è in minoranza rispetto al demos, MA ora si vedono poteri
concessi ai non nobili, incarichi minori assegnati al demos oplitico, le assemblee hanno sovranità
più importante ma non è democrazia, governi nobiliari allargati moderati. Vediamo funzionare tali
governi nel V e IV secolo, con stabilità quindi erano nati in età arcaica delle tirannidi.
Le tirannidi hanno rappresentato una fase di riequilibrio e allargamento di potere e cittadinanza, con
assemblee un po' più frequenti, sono situazioni che vediamo dopo ma che sembrano radicate molto
bene.
La Polis post tirannide è più collettiva (allargamento di cittadinanza, nuova fisionomia cittadina) e
più polis, anche se il potere rimane alla nobiltà.
In parallelo a ciò c’è:
Orientalizzante, a partire dal 700 fino al 580, periodo di fase culturale, invasione da oriente
(Anatolia e Siria) verso occidente, motivi artistici, mitici, religiosi di vari temi orientali.
Nelle ceramografie, lusso, tendenze, arte, religione, importanza di imitaizoni di beni orientali.
Il fenomeno coinvolge anche popolazioni italiche e iberiche.
Grandi contatti tra oriente e occidente, vi partecipano anche i Fenici, ciò per riconnetterci alla scena
di Periandro e l’ambasciatore a Mileto. Si rafforza il ruolo del commercio per entrare nella nobiltà,
la loro ricchezza non è più disprezzata.
Tra V e IV secolo arriviamo all’età classica.
L’unica democrazia importante all’inizio è Atene, dà l’imprinting ma è un eccezione, in questo
momento la grecia è più dinamica, con aristocrazie moderate di opliti su modello Musti, ma
inoltrandosi nell’età classica la democrazia è sempre più presente nelle varie costituzioni.

Seconda parte del corso, si parla di Atene ora.


Atene è la città della democrazia originale nel contesto greco.
Spostiamoci in Attica, abitata dalla preistoria, policentrica, terra non eccellente ma sufficiente,
produzione di olio, piccole polis particolari. Il policentrismo risale ai Micenei, ci sono palazzi sparsi
come in Beozia.
Gli Ateniesi raccontano la loro unione in modo Sinecistico, secondo loro Teseo riunì il popolo e le
polis diverse dando un centro simbolico culturale e politico nell’Acropoli di Atene, porta i culti e
luoghi tradizionali dell’attica ad Atene, tutti continuarono a vivere nei loro luoghi.
E’ una leggenda ma esprime la dispersione iniziale dell’Attica, una campagna sfruttata e
antropizzata, anche lì si radica la Democrazia. E’ un racconto di Tucidide molto popolare, un’eroe
della democrazia Teseo appartiene alla generazione di Eracle, quella prima della guerra di Troia.
L’Attica è certamente stata modificata nell’età buia da spinte sinecistiche, patti e associazioni tra
gruppi rivali di nobili, per evitare violenze e usufruire tutti e meglio delle risorse e del porto.
Eleusi, ultima indipendenza non ateniese in Attica, era sede di un culto misterico, rivelato solo a chi
inizia, fa capo ad una polis che combatte contro Atene all’inizio del VII secolo, Atene vince e
unifica l’Attica.
Ad Atene fin dal VIII secolo c’era un Basileus espressione di alcune dinastie, conosciamo i loro
nomi, per gli ateniesi era storia. C’era un patrimonio mitico che vede Aneleo di Atene padre di tutti
gli Ioni.
753/2 finisce la monarchia e inizia l’arcontato (minimo 30 anni) con magistrato annuale eletto ed
eponimo, era una larga oligarchia nobiliare, si fanno chiamare cavalieri o in modi diversi nel resto
della grecia.
Ad Atene si facevano chiamare Eupatridi, coloro che hanno buoni e ottimi padri, ascendenze
dinastiche importanti, eroici e divini.
Chi elegge il magistrato? Forse modello Esiodo della Beozia o solo i nobili.
Probabilmente c’era assemblea di kakoi che non lo eleggevano, ma lo faceva la boulè a cui si
accedeva dopo essere stato magistrato, è il consiglio di anziani e viene chiamato dalla collina dove
si riuniva, l’Apogeo.
Atene inventa 2 magistrati annuali in più chiamati comunque arconti. Abbiamo un arconte
Basileus o solo Basileus e un arconte Polimarco, comandante in guerra, rimane invece l’Arconte
originale (eponimo). Inizia l’articolazione del potere istituzionale, con vari poteri che si influnzano
e implicano competenza (non solo per soddisfare l’Aretè).
La collettività si dota di uno specialista in guerra che si occupa dell’esercito cittadino, non un nobile
testa calda, il Polimarco è indicato dal voto a esercitare leadership in guerra.
Ad Atene c’era una lista completa di Arconti fino al 683/2, solo 70 anni dopo la prima introduzione,
da lì in poi resi pubblici in epigrafe di marmo, forse è da qui che hanno aggiunto i due arconti.
Il Basileus arconte c’era anche a Roma, nel 509 fu cacciato ad Atene l’ultimo re Tarquinio,
abbattuta l’autorità anche religiosa si crea a Roma il Rex Sacrificolus, con sua reggia, grande
sacerdote della repubblica. Conservata a Giove uno con cui comunicare e che sacrificava, è un
fantoccio del Re limitato a competenze sacrali.
Esattamente lo stesso era l’arconte Basileus ad Atene, la differenza con gli altri sacerdoti era che lui
era annuale.
Anche ad Atene c’erano delle figure formali elette dal consiglio, quando cedono il potere annuale
mostrano che il potere è comunque loro perché lo delega il consiglio, catena di relazioni, tutto deve
tornare, tali Arconti poi facevano anche a capo di tribunali giudiziari.
Episodio importante, primo della storia di Atene, 630, sappiamo che prima di tale episodio gli
arconti erano 9, di cui 6 si occupavano di leggi, Tennoteti più i 3 principali, da qui fino alla
democrazia funziona così. I Tennoteti non scrivono leggi, era un compito di intervento normativo
orale e di consiglio. Fu un ulteriore avanzamento del campo amministrativo pubblico, la città ha
diritto ad entrare in ambito legislativo e non lasciare campo a opinioni private, inoltre si danno agli
Eupatridi 6 posti in più (Aretè e uguaglianza).
Testo del 1899: Costituzione degli Ateniesi
2 opere: scoperto du papiro, scritto da allievi di Aristotele nel 325.
E’ la fotografia di come funzionava la democrazia a tempo, prima che i Macedoni abbattessero ciò
nel 322 (altro testi di Xenofonte, oligarca, attaccava la democrazia nel 429, guerra del peloponneso)
E’ un testo molto dettagliato, si descrive anche la storia nei primi 42 capitoli di come si arriva alla
fine del V secolo, da lì in poi situazione costante, c’era anche una parte su Teseo andata persa.
Il dialetto Attico appartiene alla famiglia dello Ionico, essendo Ioni hanno 4 tribù che ci sono anche
in altre città Ioniche.
Anche ad Atene abbiamo le fratrie e suddivisione di nobili in gruppi di culto e feste. In Atene
prima che ci fosse un concetto di cittadinanza un modo per partecipare alla comunità era essere
presentati alle grandi feste delle fratrie, le Apaturie, duravano 3 giorni, venivano presentati i figli di
2/3 anni, età che se si superava si sperava di arrivare ad essere adulti.
Atto fondamentale perché tutti si conoscano, forma di controllo sociale, che era lì era Ateniese.
Esistenza dei singoli e delle famiglie in città, non si appartiene alle fratrie per ruolo residenziale ma
personale.
Il nucleo residenziale più grande era Atene, ma l’Attica era piena di case e villaggi anche popolosi,
venivano chiamati Demi, la base residenziale del contado, divennero un ingranaggio della
democrazia, erano circa 130/140, verranno divisi i vari Demi per i meccanismi democratici, era così
fin dall’età arcaica.
Questo è il quadro dei rapporti di Atene, ciò che dà vita e che si muove è la lotta politica e le
eterie di conseguenza e il primo esempio di questa lotta sarà un tentativo di tirannide:
Testo di Tucidide: Tentativo di Tirannide di Cilone.
Tucidide ricostruisce dei ragionamenti arcaici.
L’oracolo di Delfi è ambiguo ma non può sbagliare percjè è parola divina, va interpretato, e se va
male si è sbagliato a farlo.
Il senso del dovere è vicino al senso del sacro, ascoltando l’oracolo dei Delfi che è apollineo, Dio
che comunica coi greci tradizionalmente.
E’ evidente che i Megaresi stanno cercando di approfittarsi della situazione, Teagene (colui che
aveva stabilito la tirannide sgozzando il bestiame dei ricchi) vuole assicurarsi una polis vicina amica
tramite il genero, c’è ambizione di entrambi.
Cilone mal interpreta l’oracolo, in particolare pensa che le feste siano le Olimpiadi, questo non è il
classico Tucidide, si affida ad un errore divinatorio anche se darà un’altra chiave di lettura in
seguito.
Da qui capiamo le possibili prerogative degli Arconti, di solito sono ruoli diversi e separati, ma qui
in emergenza si uniscono, poiché sono stati eletti devono risolvere la questione.
Dalla campagna arrivano contadini che fanno fallire Cilone, questi dovevano essere opliti armati,
tra le righe si capisce, non avrebbero potuto sconfiggere lui e i nobili e mercenari suoi senza.
Erano sicuramente opliti dalla campagna di Ateme, sia nobile che non (formula Musti), questo per
dire che non è vero che Atene sviluppa tardi l’oplitismo.
Inoltre emerge come gli opliti Ateniesi non volessero le tirannidi a differenza delle teorie
aristoteliche, magari stavano bene e non ne avevano bisogno.
E non è che erano tempi maturi, Atene magari era abbastanza stabile, ricca e matura, benestante per
rifiutarla, i nobili avevano le capacità quindi di guidare gli opliti contro i tiranni (No teleologia della
grecia verso le tirannidi).
Cilone e il fratello scappano, i suoi alleati rimasti chiedono la supplica affidandosi agli Dei, per
spaventare il vincitore e obbligarlo a rispettare Zeus e la tradizionale pietà abbracciano gli altari.
Ma tale fu l’odio per aver tentato di sovvertire l’ordine che non rispettarono il patto e li
ammazzarono anche davanti ai santuari degli Dei.
C’è un Alcmeonide tra i nove arconti, Megacle, che decide di tradire il patto con Dio.
Ciò rende gli Ateniesi e gli Alcmeonidi in particolare sacrileghi, saranno espulsi per ciò, per poi
ritornare ed essere espulsi più volte.
L’errore di Megacle costò ad Atene, se lo portarono dietro e furono chiamati sacrileghi per molto
tempo.
E’ un atto di tracotanza, Hybris, la colpa etica peggiore perché supera il limite dell’ordine divino.
Ad esempio Serse commetterà hybris quando attraverserà l’Ellesponto per invadere la Grecia,
poiché gli Dei avevano messo il mare per delimitare le due zone.
Ricaviamo la cronologia di tale evento dalle vittorie olimpiche di Cilone, avvenute nel 636 o 632, o
comunque negli anni 30 del secolo. Lo sappiamo grazie ad Ippia che raccolse tutti le date dei
vincitori olimpici a partire dal 756/5.
Perchè Tucidide prima di parlare della guerra del Peloponneso ci parla di tale evento.
Siamo in una fase di trattative tra le due città, che porta ad una escalation sempre più vicina alla
guerra.
Gli Spartani lanciano una proposta, ultimatum retorico, richiedono in realtà una capitolazione solo
per dire che ci avevano provato a fare la pace e che non sono colpevoli della guerra, chiedono la
cacciata dei sacrileghi, se sarà fatto non attaccheranno, ma è Pericle il leader militare (Stratega,
carica più importante) di Atene che è Alcmeonide e quindi sacrilego. Stanno chiedendo di cacciare
tutti gli Alcmeonidi e quindi il loro capo, ciò non era possibile ovviamente.
Il primo libro finisce così, poi parte la guerra, viene ancora studiato ed è un modello di escalation
bellica anche al di fuori dell’antichità.
Tucidide spiega cosa vuol dire cacciare i sacrileghi, ma questo rappresenta anche il primo episodio
raccontabile di storia ateniese, punto oltre il quale la memoria orale non sapeva risalire, non c’è
nulla di non mitico raccontabile oltre qui, da qui in poi la memoria però è continua e piena.
Cilone tentò di prendere il potere con i suoi amici dell’eteria.
Cambiamo decennio e andiamo agli anni 20 del VII secolo, in Atene si verifica la legislazione
scritta per gli Ateniesi, Dracone scrive un importante codice penale molto dettagliato, pene
rigide, norme Draconiane appunto, a noi è arrivata copia in marmo del 409, scritta in Attico, accanto
c’era il codice civile, leggi private per matrimoni, orfani, tutele, eredi…
La tradizione attribuisce ad Atene anche un codice costituzionale diverso dalla tradizione
legislativa, alcuni la accettano ma le cose che Aristotele dice su ciò sono contraddittorie, con ciò che
scrive dopo, che Raviola non considera vero, Aristotele è d’accordo ma ciò renderebbe il suo testo
incoerente.
Dracone sarebbe una figura leggendaria visto il nome (serpentone) e non reale, il Dracon compare
come figura leggendaria, ma anche come nome normale ad Atene.
Semidio fu un drago per la grande opera legislativa, quando in città si fanno operazioni del genere si
usa molto serietà e grande senso del futuro.
Se non ricevono modifiche o abolizione significa che durano. Dracone lo troviamo nel 409, è un
Ateniese immortale per le sue leggi, la sua legislazione finì per durare per sempre ad Atene fino ai
Macedoni, ma spesso anche sopo di loro lo stesso vale per le leggi di Solone.
Testo Aristotele, Costituzione degli Ateniesi. (o descrizione degli ordinamenti)
fu scritto dai suoi allievi, anche loro non sanno nulla più in alto degli eventi di Cilone, il secondo
paragrafo è il seguito di ciò: abbiamo una situazione drammatica tra VII e VI.
Quando Cilone tenta un colpo di stato una campagna che sembra sana si manifesta potentemente,
qui invece dove sono tali opliti contadini benestanti?
C’è una dicotomia socio economica totale, a tale condizione si riferisce con Clienti ed Ectemori, il
primo era un nome antico con cui si facevano chiamare i poveri affittuari dei ricchi, che lavoravano
e li pagavano coi prodotti della terra, se non li pagavano diventano schiavi per debito insieme a
mogli e figli come garanzia di debito mettono i loro corpi se non danno in natura ciò che
promettono.
Ectemori significa invece quelli della stessa parte, la parte a cui si riferisce è una condizione
geometrica, quelli della sesta parte. E’ un astrazione, significa che lasciavano la sesta parte ai ricchi
o che si tenevano solo la stessa, ciò farebbe capire se erano poveri o benestanti.
Se la situazione è così dicotomica allora significa che tengono solo la sesta parte del raccolto.
Ciò confligge con la situazione mostrata ad Atene nei confronti dell’opposizione a Cilone, dove
sono finiti quegli opliti? Quell’equilibrio dove ci sono così tanti in bilico tra povertà e schiavitù per
debito è una descrizione esagerata.
Probabilmente Atene combatteva con Egina, più potente di Atene, anche sul mare e commercio.
Toccavano i porti fino al Tirreno, nonostante loro e Megara tenevano testa gli Ateniesi a queste
città, certamente rimanevano degli opliti.
La descrizione è in proporzione all’arrivo di Solone, importante personalità legislativa e politica,
riaffermò una politica più robusta, comunitaria e consapevole.
Ci sono datazioni controverse ma fissiamoci sul primo decennio del VI secolo (600-590), Solone
era Arconte quando fece le sue riforme ma sembra difficile che abbia fatto in un anno tutte le sue
leggi, aveva probabilmente un incarico più lungo e importante, magari approvato da nobili e
assemblea, poteva essere un incarico aristocratico con la certezza che tutti avrebbero accettato sue
riforme senza votazioni. Forse ad Atene c’era paura di una rivolta.
Solone:
Abolisce la schiavitù per debito senza eccezioni, retroattiva. Implica il recupero (lo scrive) degli
schiavi ateniesi venduti fuori. Solone non era ricco, era un nobile medio, né povero né ricco.
Recuperare gli Ateniesi all’estero voleva dire pagare un riscatto al padrone, ciò non avvenne in
Atene, ma all’estero nessuno lo avrebbe accettato.
La liberazione di schiavi implica uso di ricchezza pubblica degli Ateniesi (beni di proprietà),
intervento di beni pubblici per salvare ateniesi che non lo erano più.
Ciò dava forza all’idea della cittadinanza, era vista dalla comunità come un caso importante (Solone
stesso usa “cittadinanza”).
Avviene un fatto molto importante: In questa dicotomia ricco-povero, nominare Solone ad un
incarico così implica una rinuncia del potere dei nobili, sono consapevoli della crisi e percepiscono
il male che ne deriva, percepiscono, c’è sentore di un’idea di bene comune anche da parte dei
privilegiati, infatti le riforme verranno accettate.
Limitazione dei debiti stessi, alcuni pesano addirittura che li revochi, ma non sembra.
Si impegna a riequilibrare i pesi e le misure, riducendo i debiti, modificando ad esempio le quantità
di prodotto nelle unità di misura da saldare (sacchetti da 60 a 50 kg).
Ma il primo punto è quello cruciale, Atene si ritrova tutto questi individui recuperati e liberati.
Così con Solone c’è una riforma anche politica, Atene dovette essere molto popolare perciò.
La popolazione venne divisa in modo censitario per il reddito annuale in 4 classi anche per
conguaglio:
Pentacosiomedimni, coloro che producevano almeno 500 medimni l’anno.
Cavalieri (hippeis come la nobiltà Calcidese), chi produce al di sopra di 300 medimni.
Zeugiti, chi produce più di 200, non si sa cosa voglia dire.
Teti, vanno da 199 a 0 medimni l’anno, è la quarta classe di braccianti agricoli e mendicanti, ma
liberi, così vengono definiti una volta, ora diventano i piccoli proprietari terrieri.
Solone inserisce stabilmente nella cittadinanza i teti nei registri, la polis dovevano sapere su chi
contare, sui politei. Tira dentro anche i più poveri e li confonde con i piccoli proprietari per dare a
questi gli stessi diritti, era una furbata che venne accettata, prima i teti non erano manco parte del
demos.
Le quattro classi introducono diritti politici diversi e proporzionali:
I teti aveano l’assemblea, ora di per certo c’era ed era appannaggio di tutti i cittadini e di andare a
votare, viene istituito il tribunale popolare, “elisea”, non sappiamo con precisione per che tipo di
cause, ma di certo quelle vitali ed essenziali, come condanne a morte. L’appello poteva salvare il
condannato, giudica anche i traditori della polis (non siamo in democrazia, l’assemblea non viene
convocata spesso). Quest’assemblea ha diritto elettorale attivo, elegge i magistrati, ma i teti non
hanno diritto passivo. Poi rimaneva la normale forma di assemblea precedente.
Gli Zeugiti godevano di diritti elettorali passivi per alcune cariche minori.
I cavalieri potevano essere eletti a cariche ancora più importanti ma non Arconti.
I Pentacosiomedimni potevano essere eletti tra i 9 arconti e a cariche di amministrazione della
ricchezza del tesoro e delle finanze, usciti dalla carica entravano nella Boulè.
Il risultato è una Timocrazia, nasconde il potere non per la nobiltà ma si maschera con la ricchezza.
Dove sono gli Opliti in queste classi? Probabilmente erano composti dalle prime 3, mediamente
differenziati ma insieme nell’oplitismo (le unità di cavalleria, poche ad Atene, erano formate dolo
da alcuni, non tutti i cavalieri).
E’ una riforma molto impegnativa, anche a Roma c’erano i censoria, fanno i censimenti ogni 5 anni
e duravano 18 mesi, incaricati anche di fare l’albo dei senatori.
Per quanto riguarda ciò di Atene non sappiamo nulla, certamente dovevano esserci controlli e
censimenti e grazie a ciò si poteva compiere ascesa sociale.
La polizia era composta non sappiamo quando da alcuni schiavi e barbari (non era bene che dei pari
cittadini ammonissero altri).
Testo di Solone, spiega suo operato.
Spiega perché ha fatto le riforme e perché sono buone parlando di sé stesso.
Nei primi versi si riferisce a due parti contrapposte, con il dovere di dare ai poveri ciò che spettava
loro e non vessare troppo i ricchi, non fargli torto.
Per gli ateniesi Solone ere il nonno della democrazie, molto amato rispetto ai contemporanei, anche
se la sua riforma non ha nulla di democratico, è un nobile moderato atto al compromesso, un grande
politico, era riformismo antico.
Il popolo non va accontentato troppo, ma i ricchi esagerano se sono troppo ricchi, non c’era senso
della misura.
Con Essi al punto 3 si riferisce al demos, questi versi vogliono dire che subì pressioni prima e dopo,
che diede speranza a chi sperava redistribuzione della ricchezza, non voleva fare il tiranno e dare
terra ai poveri, parla di violenza di tirannide.
Ricaviamo da qui che le tirannidi redistribuivano quindi le terre dei ricchi al demos, in modo
esplicito, conosce tiranni che lo fanno a Corinto, Megara, Mileto.
Ad Atene erano arrivate notizie di questi fatti.
Solone non vuole e non applica tale modello, questo è molto importante.
Lo scuotimento dei pesi al punto 4 è la riforma dei debiti, anche coi pali conficcati si riferisce ai
confini delle terre che erano state sottratte dai ricchi e che Solone liberò.
Comunque non può essere un democratico chi distingue tra kakoi e kaloi come fa qui, Solone ha
idea di potere proporzionale, dando a ciascuno ciò che merita, con equilibrio e moderazione.
Il potere rimaneva ai nobili.
Testo scritto in esametri in stile epico.
Solone anticipa il concetto di Kratos e di potenza della legge e rimanda al concetto di non volere
essere un tiranno ma di far prevalere la forza della legge.
C’è già una capacità dialettica notevole nelle sue opere, era molto avanti per i tempi. Sarà sempre al
riparo da critiche postume, dice che la sua vittoria è regolata dalla giustizia, come la sua violenza,
non da tirannide.
Adattò a kakoi e kaloi un intervento proporzionale con le 4 classi, a ciascuno le sue competenze in
base allo stato economico, ciò è dettato da un pensiero aristocratico.
Lui non ha favorito la guerra civile o le tirannidi, lui voleva trovare un compromesso per evitare
guerra civile, erano stati probabilmente gli stessi ateniesi a giurare di rispettare le norme di Solone
indipendentemente da cosa avrebbe fatto.
Dal capitolo 5 capiamo che al termine della riforma ci furono critiche, lui voleva trovare un
compromesso per evitare guerra civile, erano stati probabilmente gli stessi ateniesi a giurare di
rispettare le norme di Solone indipendentemente da cosa avrebbe fatto.
Un tiranno avrebbe eliminato i nobili, lui invece rimane in mezzo, lui è un uomo di baricentro,
archetipo del centrista, schierato moderatamente con nessuno dei due “eserciti”, viene vaolrizzato
per la prima volta una concezione neutrale, per i Greci era onorevole non essere ignavi, ma Solone
non era così, perché fu apprezzato per le sue capacità di portare ordine.
Uscì di carica non sappiamo quando ma dopo aver terminato le riforme.
Si dice che poi avesse viaggiato molto, certamente di tolse di mezzo e morì.
Le sue riforme creano griglia di regole e norme, ma ciò non riesce a contenere le spinte e i conflitti
degli ateniesi.
Nel 582/1 Damasia divenne arconte eponimo e provò a rimanerci per un altro anno, dopo un anno in
più fu cacciato. Prima volta vediamo un conflitto tra partiti, ci sono:
Partito oligarchico conservatore, i Pedieci, quelli della pianura dove c’erano grandi proprietà dei
ghenos nobili.
C’erano poi i litorali, quelli che stanno lungo la costa, non sappiamo se avessero interessi legati al
mare erano i Paralii, a loro capo c’era un alcmeonide, sono tornati col nipote di Megacle.
Non era una lotta armata ma molto tesa e conflittuale, le fonti descrivono ciò negativamente.
Partiti sembrano essere naturali, partono dai nobili ma hanno base popolare nelle classi più basse,
cercano consenso fra di loro per avere potere in assemblea, fenomeni di grande aumento numerico
da qui derivarono crisi e divisioni.
Si aggiunge un terzo partito non aristocratico e fuori dalla tradizionale agonalità, il partito della
montagna, i Diacri con a capo Pisistrato, zona povera di contadini miseri e pastori, a leadership
aristocratica ma fortemente popolare.
La lotta va avanti per anni, Aritsotele ce lo racconta, ha le date, si arriva al 561/0, anno di
accelerazione dei processi.
Pisistrato chiede a un servo di fargli sanguinare una gamba, il giorno dell’assemblea accuso quindi
che gli avversari lo avessero attentato.
L’assemblea così gli conferì una guardia personale di 300 uomini e così prese il potere tirannico ad
Atene.
Qualche anno dopo i partiti rivali si unirono contro di lui e lo cacciarono.
Tornò però alleandosi coi Parali e sposando la figlia di Megacle per celebrare l’unione politica, ma
non gli andò bene e fu cacciato ancora per aver insultato il suocero che lo accusò di sposare un
Alcmeonide maledetto (su ciò non si sono certezze, certamente però tornò).
Pisistrato è il simbolo della forza aristocratica greca, ha molte miniere, uomini, amicizie in tutta la
Grecia, così convincerà molti nobili che se lo aiutano a prendere il potere riceveranno privilegi.
Nel 546 Pisistrato sconfigge a Maratona l’esercito cittadino oplitico di Atene facilmente con la
cavalleria, prendendo il potere.
Pacificò la situazione ad Atene, i cittadini dovevano girare disarmati, mai successo prima per legge,
le armi furono depositate ai sacerdoti e ai tempi degli dei.
E dire che erano anni in cui vinse guerre, come aveva sempre fatto da Arconte Polimarco, sottrae a
Egina o Megara Salamina, da tiranno si appoggia ai propri mercenari e basta, voleva il monopolio
della forza per prevenire ribellioni.
Inizia così un regno che le fonti descrivono positivamente.
Lui morì nel 528/7, lasciando il potere al figlio Ippia.
Testo Athenaion Politeia, la Tirannide di Pisistrato.
Pisistrato non era democratico, preferiva che il popolo avesse da mangiare e non si interessasse
degli affari pubblici, in Tiranni di un certo spessore escludevano i contadini dalla comunità urbana,
non erano democratici.
Per Atene fu un età dell’oro, contadini poveri furono sovvenzionati dal tiranno per dissodare e
migliorare i terreni e avere da mangiare e stare bene.
Inventa poi una fiscalità e chiede il 10% del reddito dei contadini, fece quello che doveva fare una
polis alimentando il demanio, introduce la moneta finalmente dal 560.
C’era denaro in uscita per i poveri e denaro che entrava nel demanio, insegnò Atene a gestire e
avere una fisco. Quel denaro servì ad abbellire la città e a fare monumenti, dotare la città di sistema
idrico. Alimenta insomma una circolazione virtuosa.
Creò i giudici dei Demi dei contadini affinché i contadini avessero lì da risolvere i loro problemi
legali ed essere distanti dalla città.
Una volta chiese ad uno schiavo di chiedere a un contadino cosa coltivasse in un campo arido,
questo rispose che coltivava disgrazie, così Pisistrato non gli fece pagare la decima.
Si elogia il suo carattere popolare, d’altronde doveva tenerselo buono e a bada dopo avergli sottratto
i diritti politici.
C’è poi l’episodio dell’accusa all’Aeropago, che mostra come in realtà incutesse paura, altro che un
benevolente democratico quando lo si toccava nel personale, poi probabilmente aveva pure
commesso un omicidio…
Lui piaceva sia ai nobili che al popolo, perciò riprese il potere con facilità dopo essere stato
cacciato.
Ciò mostra anche le capacità di accrescere la ricchezza che le tirannie riescono spesso a portare.
Ci furono poi vasi, quartieri nuovi artigianali, Atene assume il suo carattere monumentale, sviluppò
il tessuto metallurgico e dei beni di lusso nell’imitazione dei modelli orientali.
La socialità conviviale a modo orientale si fa distesi su letti molto morbidi, erano uno status symbol,
si trovano anche in Germania al tempo dei Celti centro europei, anche se erano prodotti ad Atene.
Sono mercati di esportazione, i vasi ateniesi negli anni di Pisistrato abbondano nel mediterraneo.
Quindi è o no la tirannide la causa di tutto ciò?
Sembra che tutto parti da una base della campagna per poter sostentare gli artigiani, la città aveva
50k abitanti, non erano loro a coltivare ma avevano terre che sostenevano con schiavi e dipendenti,
che fornivano cibo alla città. Così stabilizzò la tirannide, che soddisfa più interessi ed è così
vincente e improntata verso un’idea precisa di futuro anche per passare un potere dinastico.
Pisistrato crea due colonie di Atene per interessi strategici nell’Ellesponto, non lontano da Troia
sullo stretto dei dardanelli fonda Sigeo, retta da un suo figlio tiranno.
Quella zona era tutta colonia di Pisistrato, governata da un ghenos importante, i Filiadi, una
famiglia cospicua, non amica della tirannide, esiliata in un luogo privilegiato, non erano graditi da
lui.
A quel tempo il Mar Nero era un grande granaio, di cui Atene e la Grecia avevano bisogno, fu così
anche per i secoli a venire, volevano condizionare quei traffici.
Molti nobili furono uccisi o cacciati con la battaglia di Maratona ma ciò passò in secondo piano per
il suo buongoverno mite e popolare, anche se l’episodio dell’omicidio stende un velo di sospetto.
Riguardo alla lista degli Arconti Ateniesi in pietra, in tale lista ci sono anni che ci aiutano a capire
cosa succede dopo Pisistrato.
Siamo all’inizio del potere di Ippia, ci sono quattro nomi, per gli anni dal 525 al 522, Arconti
Eponimi, in quegli anni anche senza grandi poteri le istituzioni ateniesi funzionano e i tiranni ci
mettono i loro parenti.
L’Arconte del 522 era un parente di Ippia e si chiamava Pisistrato, nel 523 c’era Clistene e nel 524
Milziade (futuro vincitore a Maratona, Filiade).
Clistene era primo degli Alcmeonidi, non in esilio stranamente, la famiglia era nemica della tirannia
ma nonostante ciò era Arconte Eponimo col favore di Ippia, fu il padre della democrazia.
Questi nobili invece di complottare contro i tiranni erano in inciucio con loro, si credeva che la
nobiltà fosse in esilio, o tornarono dopo Pisistrato o ci collaborarono, era un governo apprezzato che
soddisfava ancora l’agonalità.
Pisistrato non aveva opposizione ma il potere era così stabile e apprezzato che anche i nobili
precedentemente nemici ci collaborano.
La corte era dotata di propaganda stile mecenati che mostravano i tiranni come creatori di cultura.
Tutto però finì nel 514/3 durante una festa o due tiranni subirono un attentato, Ipparco fu ucciso, i
due attentatori sono due nobili di alto profilo, due amanti pederasti, il giovane aveva una sorella che
fu offesa da Ipparco, il movente e pretesto era solo privato all’inizio.
Ma a causa di tale fatto si scatena una repressione estesa della polizia, ciò cambiò il mood della
tirannia che si attirò contro molto odio, ciò pose le condizioni della cacciata del 511/0 con
l’espulsione di Ippia e l’inizio della democrazia e libertà di Atene.
Ci si attenderebbe dei testi più dettagliati, invece Erodoto e Aristotele sottointendono molte cose
che probabilmente erano comprensibili ai contemporanei, anche eventi importanti venivano
riassunti velocemente, bisogna spesso andare per intuizioni ponderate e fatte da persone critiche e
autorevoli, molte scoperte sono state fatte così anticipando i documenti scritti.
Quando si vanno a guardare date epigrafiche complesse di Atene del IV o V secolo per la
popolazione delle 4 classi, i maschi almeno 20enni sono tra 120/5 mila, 3/4 o 4/5 di loro erano
proprietari terrieri, ciò si capisce perché le 4 classi dovevano riguardare per la maggior parte di loro
i possedimenti terrieri, seppur in modo frammentario. Sarebbe da fare un confronti con l’Atene
descritta dalla dicotomia precedente ricchi/poveri.
Siamo alle soglie della democrazia, che non distribuirà mai terre badare bene, quindi ad aver dato
tutta questa terra agli ateniesi deve essere stato il tiranno.
Atene combatteva con circa 9/10k opliti, si parla di proprietari terrieri di vario livello, vanno
considerati in aggiunta a tanti altri che non avevano ragno oplitico ma erano proprietari.
Sembra quasi una constatazione necessaria che sia stato Pisistrato, come siano state date queste
terre, magari con la violenza togliendole a nobili, o dal demanio pubblico.
Ad Atene c’era uno zoccolo duro di piccoli proprietari contadini, gli Ateniesi mangiano più di altri,
magari si arrivava anche a 30k cittadini dotati almeno del diritto minimo, più mogli, figli (anche
illegittimi), la popolazione massima si crede sia arrivata vicino alle 100k unità.
I meteci sono stranieri residenti ad Atene, dove è facile ottenerla iscrivendosi a dei registri, sono
circa tra i 10 e i 15k, sono tutti datati IV e V secolo. Poi ci sono gli schiavi, secondo alcune ipotesi
in tutta l’Attica forse si arrivava tra i 200 o i 400 k abitanti, non si sfiora mai l’unità del mezzo
milione.
In realtà le più grandi città Greche erano in Sicilia, certamente Agrigento era più grande di Atene,
400k abitanti, poi c’era Selinunte appena scoperta che potrebbe prendere il primo posto, poi
Siracusa, grande almeno come Atene, al di fuori c’erano altre zone insulari.
Ippia subisce un primo attacco dopo la morte del fratello, gli Ateniesi volevano scrollarsi di dosso il
regime dopo le persecuzioni.
Gli Aristocratici non sono più uniti pro o contro la tirannide, sono solo spinti dal desiderio di
primeggiare, e cacciare la tirannide poteva esserlo.
La cosa toccò gli Alcmeonidi, che tramite donazioni all’oracolo convinserò gli Spartani che
dovevano liberare Atene dai tiranni.
Dopo un tentativo del 511, Sparta e la lega del Peloponneso attaccò l’Attica, si unirono i nobili
oppositori che però prima collaboravano coi tiranni, Alcmeonidi, Filiadi. Così Ippia si rifugiò
sull’Acropoli coi suoi uomini e trattò, promise che se ne sarebbe andato, era obbligato a farlo, erano
stati presi in ostaggio dei suoi.Si rifugiò a Sigeo, la colonia fondata dal padre.
Dopo 50 anni si interrompe la tirannide, vincono le famiglie e i nobili sopravvissuti alla
tirannide, Clistene sa cosa fare ora, la sua idea è l’Isonomia, nomos indica la legge, iso
l’uguaglianza, quindi l’uguaglianza di fronte alle leggi per tutti.
Per lui Atene deve diventare la prima polis dove i cittadini indipendentemente dal loro grado siano
sovrani e abbiano peso nelle decisioni della polis.
Il termine contrapposto è eunomia (buone leggi/governo), che non dà a tutti le stesse leggi, ma
proporzionalmente al proprio grado.
Sparta aiutò Atene perchp sperava di avercela amica così, con un regime oligarchico tranquillo, non
si aspettavano che proprio un regime Alcmeonide avrebbe fatto l’opposto, ossia la democrazia.
Testo Athenaion Politeia, presa del potere di Clistene.
Gli opliti avevano fretta di tornare a casa per seguire i lavori dei campi, presiedono al lavoro dei
braccianti, già dall’antichità si faceva così, era un aspetto tipico di altro società antiche.
Basta associarsi agli Alcmeonidi per essere contagiati dal loro sacrilegio.
L’acropoli era inespugnabile, una volta entrati non si usciva più però, se non ci si accordava con gli
assedianti, era fatta di pietra molto dura.
Clistene si associa qualcosa come 700 ghenes e famiglie, potevano essere i Parali o i loro eredi.
Si intravede la volontà di creare qualcosa di nuovo, l’Isonomia, da parte di Clistene e Atene,
essendo un aristocratico aveva come arma le sue eterie e le sue conoscenze per muovere il voto e la
gente.
All’opposto Isagora voleva un’oligarchia di 600 membri.
Clistene si associa, così il popolo non bastandogli i nobili.
Prima volta che si cita il popolo come determinante in senso politico.
Clistene scappa ma è il consiglio che si mette contro Isagora, il Demos si mette contro di lui, la
democrazia nasce da una rivolta popolare contro gli oligarchi.
L’Aeropago non si oppone alla cosa, perché era formato dai parenti dei tiranni precedenti.
Clistene intorno al 509 aveva già iniziato la sua riforma a partire dal consiglio, ciò preoccupava i
consiglieri più conservatori, la modificazione di Atene era già iniziata.
Il culmine arrivò nel 507, Isagora però rovesciò la cosa da Arconte sferrando un attacco a Clistene,
era una situazione molto calda.
Ma Clistene non è contendibile dalle alleanze con altri nobili perché ha il popolo dalla sua.
Testo Erodoto su Clistene e il popolo in Eteria.
Clistene si aggiunge il demos alla propria eteria, questo indica il verbo sottolineato in greco.
Apre le porte dell’eteria al popolo e ne fa una nuova con loro.
Questa potrebbe sembrare una bestemmia perché il demos non fa eterie, è una cosa da nobili.
Questo capo Clistene fa un operazione col popolo tipica delle lotte tra eterie.
Il popolo entrò in gioco associandosi al club di Clistene, che portò la lotta politica a livello
popolare, il popolo diventa il protagonista della rivolta che porta al potere Clistene, sono loro i
protagonisti di tale avvenimento.
Erodoto inventò il termine per indicare l’aggiunta del popolo all’eteria in modo ossimorico, perché
le eterie erano proprio opposte al popolo e a quelli più vivaci che ne facevano parte.
Alla fine però questo nuovo blocco fu vincente, l’Eteria del Popolo vince.
Tribù e Trittie Attiche.
La carta rappresenta la regione dell’Attica, con Atene che è un unica polis, ci sono 3 porti, la
riforma Clistenica comporta operazioni raffinate e ardite, sicuramente dal 508/7 tutti quelli che
hanno le sue idee sono liberi di lavorare all’Isonomia, nome antico per il concetto di democrazia,
ma come abbiamo già visto la riforma era già avviata dal 510, dando vita al consiglio che si ribella a
Isagora.
La riforma comporta registrazione di tutti gli abitanti dell’Attica, e di tutti i cittadini ateniesi,
riferimenti di Aristotele fanno capire che clistene approfitta della vittoria contro gli ologarchi per
inserire nuovi cittadini nella cittadinanza, molti figli illegittimi che abbondavano, iniezione di nuovi
cittadini di condizione giuridica precaria, li lega alla causa. La registrazione di tutti questi avviene
sul terreno, sulla base della residenza, conta un aspetto territoriale per cui certamente sono cittadini
molti di loro per cui figli di cittadini, ma conta che al momento abbiano una casa che scelgano per
testimoniare la loro cittadinanza.
Le sfumature indicano la divisione in 10 tribù, gli Ateniesi risiedono in Attica le loro tribù
corrispondono a pezzi di Attica, fu un modo molto complesso e geniale con cui le formò, troppo
complicato, i pezzi di vario colore sono 30, a gruppi di 3 formano 10 tribù, l’Attica è divisa in 3
sezioni: la costa, l’entroterra e l’asty zona di Atene.
Clistene accorpa i pezzi di territorio dividendo in 10 parti tali sezioni, ogni tribù ha un pezzo di
costa, zona interna e città, una Trittia, in modo che tutte abbiano tre pezzi identificabili sul terreno e
che siano di natura diversa, così che ognuna rappresenti una quota di tutte le sezioni.
Grande rimescolamento, è un rimedio al clientelarismo e alla soggezione di migliaia di contadini
nei confronti dei nobili proprietari, distribuita la cittadinanza spezzando vincoli.
Allontanamento istituzionale tra nobili e contadini loro fedeli, comunque all’interno delle trittie
rimangono alcuni rapporti, ma dividendo in 30 pezzi sia stata una grande opera di ingegneria,
fantasia istituzionale geniale, spezza per compattare, gli Ateniesi si legano in comunità non legati
dai loro rapporti territoriali personali ma legati al fatto di essere Ateniesi. La base è la registrazione
in appositi registri, conservati dove?
L’Attica pullula di villaggi, sono 130 in tale fase, c’è un reticolo dove sono stanziati 140 demoi
(plurale di demos), sono villaggi dotati di un prorpio territorio e subcittadinanza, tutti gli ateniesi
fanno parte di uno di questi e lì sono registrati nella riforma, vengono tenuti aggiornati per tutta la
democrazia.
I Demi hanno vita economica di campagna, sono il primo luogo di smercio di prodotti per quelli
che non vanno al porto o all’agorà, brulicano di vita, metà della popolazione vive fuori dalla città in
insediamenti isolati e dispersi. Ora sono la base di essere ateniesi.
Ora gli Ateniesi si distinguono col nome individuale (non c’erano cognomi), al massimo si usa il
nome del padre poi, ma non è ufficiale. Ora si indica il demo di appartenenza o quello del proprio
antenato al momento della riforma, anche i discendenti ereditano il nominativo.
Ogni trittia è divisa in vari villaggi, non numero fisso, vera base di residenza.
Tutto il funzionamento dei futuri 190 avranno tale base, fino al 322 con l’egemonia Macedone che
fa cadere la democrazia (che si riprenderà ma senza avere regolarità). Ci fu solo un colpo di stato
del 411 che dura pochi mesi, e il quasi anno tra 404/3 col regime dei 30 tiranni.
La base 10 delle tribù fa funzionare la democrazia, servono a tutto.
Prima eravamo fermi ai 9 arconti sotto cui si erano sviluppate magistrature minore riservati alle
classi minori.
Le 10 tribù servono a riformare tutto l’apparato, gli arconti sono eletti ognuno dalla tribù, si
aggiunge poi il segretario, viene messo a parità di rango con gli altri 9, consiglio supremo di 10
arconti, l’elezione è a sovranità totale del popolo dai 20 anni in su, nell’assemblea, ekklesia è la
base sovrana della democrazia, non è più luogo di diritti minimi, tutte le cose più importanti
devono, se diventano legge comune, avere discussione e voto in assemblea, tutto va fatto col voto
del popolo, valorizza un’istituzione che c’era già da VIII secolo, si riunisce regolarmente nell’anno
a cadenza fissa, così che la consultazione popolare sia anche fruibile in casi eccezionali e di
emergenza, si deve unire in qualunque momento importante.
Questa è la base della democrazia clistenica.
Clistene crea 10 magistrati particolari con rilievo militare, erano gli strateghi, prima erano
carica minore, ogni tribù ne elegge uno, si resta in carica 1 anno, devono essere personaggi in grado
di pagare in caso di mancanza nel loro esercizio, sono sottoposti a multe e condanne, vige il
principio che si deve essere pentacosiomedimni, ma forse furono aperte anche ai cavalieri.
Il sistema tiene in vigore le 4 classi Soloniane, principio non democratico di distribuzione
proporzionale di cariche in base alla classe, solo i più ricchi hanno magistrati più importanti,
devono poter pagare le condanne.
Principio fondamentale è che i magistrati sono controllati dagli organismi democratici, vengono
eletti 1 volta all’anno, all’inizio del mandato soprattutto per le magistrature più importanti, i
candidati vanno messi sotto esame dal concilio dei 500, che controllano la loro condotta morale per
sapere se sono degni. Al momento dell’uscita di carica segue un esame per verificare l’operato,
possono essere processati se ci sono problemi.
Anche nel corso dell’anno vengono spesso confermati, non possono essere tranquilli per tutto
l’anno, hanno delle scadenze per cui vengono risottoposti a voto popolare per riconferme.
Modo per controllare gli eletti.
Il consiglio, la base sovrana è l’ecclesia, ma il baricentro è la boulè dei 500, 50 all’inizio eletti
per tribù, devono riunirsi in modo permanente per costituire un’istituzione che pur essendo diversa
va più vicina che si può all’idea di governo, che come oggi è insediato e riunito giornalmente per
continuità di azione e presenza, così funziona la boulè.
Siccome 500 sono tanti in una comunità di 30k maschi adulti, si fa in modo che per le faccendo
ordinarie siano permanentemente presenti solo 50 membri, diviso l’anno in 10 parti, pritanie, sono i
pritani i membri che reggono la boulè a turno per una parte dell’anno, 50 membri del consiglio
appartenenti a una tribù sono sempre presenti nella sala, pronti a tutto.
Nei momenti di massima necessità però ci sono tutti.
Ogni anno queste pritanie si alternano ogni 35/36 giorni, all’alba sorteggiano un loro presidente,
l’epistate dei pritani, carica più importante della democrazia ateniese, dura un giorno poi se ne
convoca un altro, in quei 35 giorni, 35 membri sono destinati a essere il n 1 di atene.
Una legge obbliga a non essere consiglieri per più di 2 volte, al massimo si poteva essere il numero
1 solo due volte.
Il presidente ha le chiavi degli archivi, presiede e convoca le assemblee, porta gli ordini del giorno,
tutte le operazioni che si fanno dopo ne è responsabile, l’opera di trasformazione in decreto
ufficiale, o la scrittura, collabora col segretario che si alternano (cambiano molto istituzionalmente
negli anni).
Il compito più importante è però di preparare gli ordini del giorno successivo per l’assemblea, la
prima regole della democrazia è che l’assemblea non può votare nulla che non sia stato discusso e
trascritto in bozza dalla boulè, principio fondamentale del percorso legislativo di Atene e della
democrazia.
Ad esempio sorge l’idea di fare una legge per risolvere un problema, tale legge viene discussa dalla
pritania di turno, se è molto importante tutti vengono convocati, raggiunto un certo livello di
accordo e chiarezza per formulare le proposte di voto si trascrive, può esserci un testo semplice se
c’è accordo o delle alternative a quel punto si arriva all’assemblea che discute in breve la questione
e vota, se il testo (che può essere leggermente modificato), ottiene la maggioranza, diventa decreto
sephisma, decreto del demos e della polis.
Iniziativa parte da Boulè e diventa effettivo in assemblea.
Per ognuna delle decime parti c’è per forza un assemblea, all’inizio erano almeno 10 all’anno, nei
decenni successivi diventano 4 a pritania, quindi in un anno (al netto di emergenze), gli Ateniesi
sono chiamati come popolo a decidere per 40 volte.
Democrazia diretta, ci si deve muovere regolarmente, non tutti potevano (i più vecchi o quelli
dislocati o chi non era in gamba per fare un lungo tragitto periodicamente).
Ma in ogni caso nei primi decenne c’è entusiasmo e larga partecipazione come spesso con nuove
sitituzioni col favore popolare, molte occasioni in cui testi preparati dalla boulè, vengano passati al
voto.
Se l’assemblea decreta che non sia chiaro il testo lo rimanda e chiedendo di fare meglio, senza
dividere il testo in troppe proposte.
Ci sono giunte epigrafi in cui il procedimento è registrato all’inizio del testo con formula del
“piacque al popolo e al consiglio” o “piacque a boulè ed ecclesia” i due livelli di elaborazione e
voto.
L’ecclesia ha parte libera di discussione, se il mio gruppo ha un’idea può proporla, ma non si può
votare subito, prima deve passare per la boulè, si può ottenere che l’idea proposta passi alla boulè
che discuta e formi una bozza che arrivi di nuovo all’assemblea successiva, molte proposte nascono
in seno ad assemblee precedenti.
Per votare bastava avere 20 anni, ma per essere eletti almeno 30.
Sistema piuttosto raffinato di Clistene.
Le cariche meno importanti sono su base 10, tutte in base alle tribù.
Non sappiamo nei dettagli gli sviluppi successivi alla riforma, vediamo bene il funzionamento dopo
il 460 con Pericle, 50 anni circa dopo l’elaborazione della riforma, ci mancano molte cose in
dettaglio.
Ci furono cambiamenti con Pericle, il più importante fu l’avanzarsi del sorteggio come nomina
dei magistrati dell’isonomia, si fa su basi di candidature.
Rimarranno sempre soggette a elezione le cariche più importanti, come strateghi e cavalleria, grandi
magistrature del tesoro o alle finanze, si votano persone in gamba e oneste, c’era anche per loro
l’esame preliminare prima, dopo e durante la carica con rischio di condanna, c’è ancora il tribunale
dell’eliea di Solone o processava il consiglio.
Consiglio, Assemblea ed Eliea hanno compiti giudiziari diversi a seconda dei casi.
Sulle cariche minore rapidamente si va a sorteggio, si avranno implicazioni molto forti con Pericle.
Il caso più importante è l’arcontato, a partire o dal 488/7 o dal 487/6, l’Athenaion politeia ci dice
che in uno di questi anni l’arcontato divenne sorteggiato e non più elettivo, comunque si resta uno
per tribù.
Nei primi decenni poi la composizione della boulè si fa sulla base del sorteggio (si può essere
bouleuti se si appartiene alle primi 3 classi e si può essere sorteggiati solo 2 volte).
Sorteggio elemento tipico della democrazia Ateniese, lo divenne anche per altre democrazie di altre
polis elleniche.
Ci sono sprazzi di informazioni grazie a Erodoto, ma nel poco che sappiamo si capiscono alcune
cose:
C’è bisogno di partecipazione di tutte le componenti della società, popolare chiara fin dall’inizio
con la lotta contro Isagora, ampia partecipazione nelle assemblee in cui vanno anche i Teti che
hanno diritto a essere giudici in Eliea, si avvià ad essere una democrazia giudiziaria, così si esprime
anche la sovranità del popolo; anche le altre cariche richiedono partecipazione e c’era, il sistema
funziona e Atene diventa potente, le guerre Persiane sono la prova del fuoco ampiamente superato
con battaglia di Maratona nel 490 da opliti piccoli modesti contadini associati ai potenti in campo,
solita formula musti.
Poi la prova del 480 con Atene abbandonata due volte anche nel 479 dopo la vittoria di Salamina,
tutte prove di grande efficienza della democrazia, funzionano anche senza la città, basta che ci siano
i cittadini che non smettono di fare politica.
Partecipazione a ogni livello, il sistema richiede comunque alto rango per certi ruoli importanti,
anche gli Zeugiti e i Cavalieri sono richiesti e devono rinnovarsi ogni anno, ma il sistema culturale e
demografico collettivo sostiene il sistema con entusiasmo.
Nel 498 quando arriva in assemblea Aristagora da Mileto per la rivolta Ioniche contro i persiani,
secondo una battuta di Erodoto si può assumere che ci fossero in assemblea 30k ateniesi.
L’Isonomia è una democrazie sotto l’aspetto partecipativo riuscita, non manca mai.
E’ una forma di sovranità del popolo che si esprime anche nel controllo delle istituzioni e delle
cariche sugli eletti, caratteristica indispensabile delle democrazie moderne e di Atene anche dopo
Clistene.
Per molti studiosi americani che hanno un’idea di democrazia nata da una rivoluzione è frequente
trovare libri che parlano di Rivoluzione Clistenica, si può usare per i modi dell’affermazione con la
forza, è Rivoluzionario il termine di Erodoto per indicare l’eteria fatta col popolo, che è
effettivamente un’idea sconvolgente e rivoluzionaria che sconvolgente rispetto alla lotta politica
arcaica che non concepisce la presenza del demos (o lo fa in forma clientelare), ma ora il demos
diventa la vera eteria di Clistene.
L’uso dell’assemblea 40 volte l’anno fa si che la democrazia sia ricca di contenuti e di
partecipazione.
Però non si tratta di una vera rivoluzione, non si tagliano teste o abbattono classi sociali, la
democrazia di Clistene non è un attacco ai nobili di Atene, lo è solo contro quelli di Isagora che
sono scappati.
Anche se si percepisce il formarsi di un’opposizione antidemocratica che negherebbe il sistema, ma
resta che per tutta la storia democratica, si coinvolgono gli strati alti della società, apparte il
baricentro oplitico base media coinvolge anche le elite, amiche della democrazia che condividono lo
spirito della democrazia, anche Clistene è un aristocratico Alcmeonide, ma decine di Ghene sono
coinvolge, soprattutto perché le regole di Clistene risaltano i valori di Timè e Aretè, la democrazia
trasforma la gara elettorale in una gara esaltante, valorizza tali valori ancora di più.
La storia Greca è storia delle elite e della nobiltà, il laboratorio ideologico e le prassi elaborate in
2/3 secoli di storia oligarchica passano alla democrazia, il principio dell’uguaglianza esteso a tutti,
l’alternanza delle cariche, la delega formale del potere (sottoposto a rigoroso controllo), è un
coinvolgimento totale degli Ateniesi e ai livelli più alti sono garantiti conservazioni di ricchezza e
proprietà terriera, mobile e immobiliare, chi è ricco e potente lo resta, ma si valorizza la sovranità
popolare, fondamentale per la potenza politica.
Mescolanza di diritti e doveri che fanno comodo a tutti.
Parlando di Pericle si parla di Miracolo, ma c’è già con Clistene di far andare d’accordo classi
diversissime, dai Teti alle Elitè dei pentacosiomedimni che contengono le famiglie sopravvissute
alle tirannidi come Filiadi e Alcmeonidi o di nuovi ghenos formati.
Tutti partecipano con diverse competenze al gioco democratico, è il miracolo o compromesso
clistenico, rivoluzione sì, ma politica e culturale, novità più importante della storia greca (ci sarà un
altra cosa simile con Pericle, ma sullo stesso piano, diventerà Democratia).
Quindi ci sono interpretazioni che divergono, alcuni parlano di democrazia sottoposta alla potenza
dei ricchi e potenti fino a Pericle, unici che potevano essere eletti alle cariche, democrazia
paternalistica di alcuni amici del popolo che tengono però salde le mani sul potere, non va
dimenticato (non rivoluzione di classe).
La sovranità popolare è una cosa con cui non si scherza, risale a Clistene l’ostracismo,
ostrakon è il coccio di un vaso rotto casualmente o no, protagonisti questi cocci di un rito inventato
forse da Clistene nel 501, di lui non sappiamo altro oltre la riforma, non sappiamo quando morì,
crediamo che abbia visto il suo sistema decollare, non sappiamo se vide la rivolta ionica (che erano
considerati comunque figli di Atene), non sappiamo quindi se inventa lui l’ostracismo, ma è nel suo
spirito, si fa per impedire il ritorno di tiranni o per evitare che in una figura si concentri troppo
potere, sono individui pericolosi che vanno eliminati politicamente.
L’ostracismo comporta esilio di 10 anni fuori dall’Attica e perdita di diritti politici, si mette
fuorigioco, anche se dopo si può tornare.
Non sappiamo bene come funzionasse, sappiamo che su 6k cocci si scrive il nome di chi il popolo
ostracizza, sappiamo l’applicazione in periodo più recente a Clistene, comporta il fatto che
all’altezza della 6 pritania a Gennaio nell’assemblea principale delle 4 che si fanno si chiede al
popolo se va fatto un ostracismo, se si ritiene di sì, si aspetta un’ottava pritania e usando l’agorà che
è ancora più ampia, i cittadini scrivono sul coccio l’ateniese da mandare via.
Ci son giunti 20k cocci arrivatici dalle fosse dove finivano, ne conosciamo molti poi da tradizione
letteraria, non sono balle i testi letterali ma hanno fondamento serio e ciò lo dimostra, a volte poi
scopriamo di Ateniesi sfuggiti alla tradizione letteraria, storia che conferma e arricchisce il quadro.
Non sappiamo perché fossero 6k, forse era un quorum per indicare la validità del voto, se fosse così
allora c’è un bel rischio, forse basta la maggioranza semplice di 6k voti per essere buttati fuori, si
rischia anche con pochi voti, magari anche con 1000 voti, basta averne uno più di un altro,
meccanismo un po' perverso e masochistico da parte dell’elite stessa, rischio molto alto per loro.
Forse 6k era il quorum di voti per un solo candidato, i numeri delle prime assemblee indicano infatti
partecipazione sopra le 5 cifre, avrebbe più senso.
Le fonti antiche non sanno bene come funzionasse .
L’ostracismo anche con questo tipo di impostazione è una grande arma del demos, una sovranità
senza condizioni, se si hanno 6k cocci contro bisogna andarsene indipendentemente dalla
condizione economica e sociale.
L’idea di Raviola è che gli anni tra l’inizio e le guerre persiane, primi 30 anni di Isonomia, ci fosse
una fortissima e reale sovranità del demos, nei decenni tra 480 e 490, molte manifestazioni di
voto popolare dell’assemblea sovrano o del tribunale, decapitano i vertici della politca ateniese, i
big vengono tutti eliminati politicamente in questi anni e nel 488/6 c’è il primo ostracismo (primo
anno del sorteggio) e poi una manciata di altri, fino al 483, ci prendono gusto, si fanno fuori molti
leader.
Il primo fu Ipparco, non un leader, ma un giovane dei Pisistratidi che era piccolo durante la cacciata
di Ippia, ritenuto troppo inoffensivo per essere cacciato al tempo, ma poi fu appunto cacciato,
perché si temeva, non sappiamo se ragionevolmente che, potesse riformare un partito filo tirannico,
viene fatto fuori.
Poi anni dopo si fa fuori Megacle, parente dei Clistene, poi il padre di Pericle Xantippo (dati
dell’Athenaion Politeia), poi abbiamo un nome che manca, poi c’è Aristide nobile non di alto rango
ma noto per la propria onestà, sembra che fosse contrapposto ad un altro non ostracizzato che si
chiama Temistocle, il futuro eroe, dirime la contesa sulla necessità della nuova flotta con un
ostracismo, trionfa il non ostracizzato che sarà Temistocle, flotta che sarà decisiva a Salamina e per
la futura potenza navale della città, l’Atene talassocratica parte da qui.
Nel 489 con un processo per cattiva condotta di una campagna militare, l’eliea condannò a morte
poi mutando la sentenza in una grande multa Milziade trionfatore precedentemente a Maratona, lo
stratego nelle cui mane Atene si era rifugiata per una campagna andata male (in cui si era ferito e
per cui morira di cancrena), gli Ateniesi lo eliminano polticamente.
E’ una sovranità popolare scatenata senza limiti applicando le regole di Clistene, è una democrazie
non rivoluzionaria all’inizio ma che può essere molto pericolosa per l’elitè che l’ha ideata e
progettata, anni particolari, in cui non si vede solo paternalismo, ma c’è un popolo che non guarda
in faccia a nessuno, anche chi era nelle cariche importanti e magari un eroe.
Nell’anno del primo ostracismo e del sorteggio, proprio a causa di quest’ultima si modifica la natura
stessa del vertice della politica ateniese.
Lo vediamo perché finché l’arcontato è elettivo, l’arconte eponimo finché c’è voto ci sono dei big
ateniesi, ma quando inizia il sorteggio abbiamo nomi di persone non celebri, non sconosciuti per gli
Ateniesi, ma essendo in un gruppo di sorteggiati, i nobili agonali schifano la carica.
Implica un bilanciamento della loro strategia, essere Strategos diventa la massima ambizione per
un Ateniese di buona famiglia con ambizione e tradizione politica, il senso della vita diventa quello,
non ci sono poi limitazioni nel diventare strateghi (loro non sono eponimi, non ci sono problemi),
non ci devono essere limiti se uno è bravo a guidare l’esercito in battaglia.
Per assurdo si può essere rieletti e subito subire verifica per l’anno prima e finire sotto processo che
faccia decadere la carica.
Tutto ciò va messo a verifica con le guerre persiane, prova della efficacia della democrazia
Clistenica, che esce promossa e rafforzata, nel 480/81 poi gli ostracizzati vengono richiamati, sono
tutti abili in battaglia, anche Santippo, che avrà un ruolo importante, nel 479 farà da capo alla flotta
che batterà in mare aperto la flotta persiana di navi fenice, anni prima era in esilio.
Nella battaglia ha un ruolo piccolo ma significativo Aristide, ostracizzato da Temistocle, che torna e
si unisce allo sforzo patriottico.
Le guerre ricompattano i conflitti che si erano sviluppati prima, poiché lo spirito agonale con la
democrazia esalta la lotta politica, spesso si faceva in modo di abbonarsi il popolo con promesse
che spesso non venivano realizzate (anche per gli strumenti di controllo del popolo stesso), ma
indubbiamente il clima delle guerre persiane ricompatta le eterie e gli aristocratici in conflitto
attorno al patriottismo e allo spirito libertario di Atene.
Siamo avviati a parlare del post Clistenico.
Nella simpatia collettiva Clistene certamente, lo vediamo da cosa leggiamo in Erodoto e
nell’Athenaion politeia, è sicuramente il padre della democrazie, gli Ateniesi lo ricordano ma gli
preferiscono Solone, inventandosi un input democratico da parte sia.
Clistene appartiene ad una famiglia non amata, gli Aclmeonidi non attirano simpatia nella memoria
Ateniese.
Anche se sappiamo benissimo che nel 511/10 la tirannide fu abbattuta da Clistene con l’aiuto degli
Spartani prima che arrivasse Isagora, c’era nella memoria degli Ateniesi i veri liberatori della
tirannide furono i due che avevano ucciso Ipparco e tentato anche contro Ippia, Armodio e
Aristogenone, che erano stati repressi. I due tirannicidi sono veri e propri miti della coscienza
collettiva patriottica, vennero erette statue per loro che li ricordassero per la loro importarono via
anche le statue dei due, subito dopo ne furono commissionate altre due identiche, molto famose
nell’antichità. Noi le conosciamo grazie alle copie romane, come era tipico per molte statue.
Tanto Erodoto quanto Tucidide si devono sforzare per ricordare che nel pratico non liberarono
nulla, in realtà uccisero il vice e fecero sì che la tirannide si scatenasse in una repressione brutale,
era un attentato mezzo fallito, senza loro due penseremmo che Atene fosse liberata da loro due.
E’ una storia di liberazione che non sta in piedi, nella realtà fu l’esercito di Cleomene e l’astuzia di
Clistene. Erodoto e Tucidide ne parlano in aperto conflitto con l’opinione pubblica di Atene.
Dopo le guerre persiane noi sappiamo che Atene ebbe un balzo in avanti favoloso che la portò ad
essere la più grande potenza marittima dell’epoca, prima alleata con Sparta con cui aveva
combattuto contro Serse e poi in contrapposizione.
Ma vogliamo fare un percorso di cultura politica di Atene col corso.
Gli anni dopo la guerra persiana sono molto significative, vede la fine di Temistocle, unico non
ostracizzato negli anni 80 del 400, per cui si sospetta che Temistocle fosse il regista e l’amico del
popolo, l’aizzatore. Comunque era un leader nuovo, da una famiglia di nobiltà recente, il padre
Neocle, uomo dalla gloria recente, ciò significa il nome, si distingue dalla nobiltà radicata.
E’ uomo del mare che gira Atene verso il mare e lì la indirizzerà per sempre verso la Talassocrazia,
comincia dopo le guerre persiane, quando la leadership ateniese con voti assembleari del popolo
decidono di continuare la guerra per liberare i greci lungo la costa dell’Asia minore contro Serse
che non è morto e ha un impero ancora forte, con un grande progetto mirano a strappargli tutte le
polis greche in Asia dovunque fossero, progetto di largo respiro e di attacco alla periferia del potere
persiano che per i greci è il cuore del loro potere.
Ciò si tramuta in una grande alleanza che istituiscono nel 477 che noi chiamiamo Lega di Delo,
isola insignificante politicamente che si presta per ciò ad essere luogo comune per le adunanze degli
alleati che si stringono attorno ad Atene contro i persiani e come sede del tesoro, la Lega raccoglie
forze ed energie con navi, uomini, equipaggi, soldati da tutti gli alleati che si aggiungeranno man
mano che vengono liberati dai persiani. Già dal 577 ce ne sono tante, si aggiungono le prime
liberatesi nel 479 come Mileto, Samo, Chio, Mitilene, le 5 città di Lesbo che sono già libere durante
la formazione della lega di Delo e si uniscono a questa lotta perpetua ai Persiani, finché non esistera
più nemmeno una polis greca che sarà sotto tributo del Re.
Il programma viene rapidamente realizzato, gli Ateniesi a partire dalla lega di Delo che è una
symmachia, un’alleanza, si intende Atene e i suoi alleati che via via si scrollano di dosso grazie ad
Atene e agli alleati la dominazione di Serse e successori.
Nel 465 circa abbiamo un Egeo liberato dai persiani, grazie a continue campagne annuali estive che
gli strappano polis dopo polis, al termine di ciò si avrà una pace di cui si ha dubbio a livello formale
ma che nella realtà esiste: la Pace di Callia, nome del plenipotenziario Ateniese che tratta la pace nel
cuore di Susa nell’Impero, nel 449, è la vera fine delle guerre persiane per Ateniesi e alleati, ma
l’obiettivo di tale crociata si ha già prima intorno al 465.
Chi è l’artefice di tale politica navale, perché è una guerra che si fa soprattutto con le navi e le flotte
ateniesi e degli alleati, l’artefice è Cimone, figlio di Milziade che vinse la battaglia di Maratona ed
era stato precedentemente nel Chersoneso tracico, la colonia voluta da Pisistrato e governata dai
Filiadi. Milziade era stato arconte nel VI secolo con Ippia, mostrando che i nobili gestissero anche
se in forma subordinata l’Arcontato dopo la tirannide.
Come abbiamo già visto Milziade fu fatto fuori dopo la sconfitta militare l’anno dopo Maratona.
L’esordio politico di Cimone sta nel pagare alla polis la multa inflitta al padre, non ne ha abbastanza
ma ricorre ai soldi del suocero, tramite un prestigioso patrimonio che gli permette di pagare la pena
e con tale gesto si presenta immaccolato e pronto per la scena politica e la gara esaltante della
leadership nell’Isonomia. Prende in mano della politica estera mentre Temistocle viene ostracizzato,
la sua politica era anti spartana anche se le due città erano unite contro i persiani. Temistocle dotata
Atene della grande flotta e aver ridato le mura distrutte dai persiani, ultimo gesto politico insieme a
molte altre fortificazioni sul porto, sappiamo che dopo il 478 va in Peloponneso a seminare zizzania
ma in Atene non è in questo momento, la leadership è nelle mani di Cimone e dei ghene alleati,
formano una notevole massa di consenso a favore di politica di equilibrio con Sparta, formalmente
alleata di Atene, che si appresta come detto a guidare la lega di Delo contro i persiani, formalmente
Sparta rimane legata all’alleanza anche senza combattere per mare. C’è l’egemonia Terrestre
Spartana e Marittima Ateniese, per Cimone le due possono convivere in pace.
C’è l’idea che Cimone sia un oligarchico antidemocratico, lo sarebbe stato altrove, ma nel
complesso di Atene è parte del compromesso, e con una certa dose di entusiasmo e buona volontà si
adegua alla democrazia che diventa campo di leadership, punto di espressione ideale come già
detto, si manifesta per eccellenza la loro eccellenza, Cimone è un nobile Isonomico.
L’opposizione oligarchica era Isagora che fu cacciato, gli anni 70 sono gli anni di Cimone,
dinamismo sul mare e pace con Sparta, viene eletto Stratego ogni anno insieme angli altri 9 e in
estate guida molte campagne contro i persiani e li sbaraglia, sgomberando l’Egeo con puntate anche
fuori dall’Egeo a sud della costa anatolica forse nel 469, coglie la sua vittoria più strepitosa, alla
foce del fiume Eurimidonte, davanti a Cipro, lì era stanziata una grande flotta fenicia persiana, li
sconfigge assieme alle forze di appoggio su terra, guadagna altri alleati alla lega, che diventa
un’importante istituzione federativa di alleanze, una symmachia, dove negli anni 60 ci sono tutti i
greci e molti barbari di cultura greca bilingue che appartengono a comunità non greche ma che
orbitano intorno all’Egeo, come Caria, Lidia, Licia o altri staterelli feudali governati da dei principi
(Licio o Cario), aderiscono liberamente e con opportunismo alla lega di Cimone.
Politica interna: Temistocle viene ostracizzato e condannato da una montatura efficace di
tradimento, quindi non potrà tornare in patria, sarà esule alla corte di Serse, probabilmente dal figlio
Artaserse dal 465, diventerà simbolo vivente della mutevolezza della fortuna umana con l’ironia
tragica che vede il vincitore dei persiani diventare profugo da loro.
Cimone ha campo libero e gioca secondo le regole democratiche, sfrutta le istituzioni, viene eletto
secondo le regole da voti sovrani, passa tutti i controlli del consiglio, assemblea ed elea della sua
magistratura, è molto ricco. Pratica una politica che possiamo estendere anche ad altri soggetti, può
davvero giustificare l’idea di una democrazie assistenzialistica, Cimone è protagonista (non l’ha
inventata lui), di una spettacolare esibizione che però ci fa capire come è in pieno vigore il
compromesso clistenico, lui è ricco e molto attivo nelle liturgie, per i greci (la conosciamo all’inizio
con Atene), è una forma di servizio al pubblico che consiste nell’impiego di risorse e denaro privato
dei nobili ma non necessariamente anche se nobiltà e ricchezza coincidono, le nobiltà più giovani
coincidono con le ricchezze fresche, questo denaro viene usato per porre al servizio del demos
determinati prodotti politici e collettivi con un impatto materiale e concreto.
Una Liturgia famosa è la Coregia, l’assunzione di un ricco ateniese degli oneri derivanti
dall’allestimento del coro necessario per i grandi spettacoli teatrali, il coro è necessario e deve
muoversi su coreografia con parti a memoria e esercitate, le spese per tenere l’allenamento e
l’allestimento è una spesa alta che si accolla il privato, poi lo spettacolo è pubblico e organizzato da
uno dei 10 arconti, il vincitore è come uno sportivo. Ma c’è forte concorso di energia privata, si
finanziano poi palestre, banchetti, denaro per sacrifici, si celebra la ginnasiarchia, legata al
finanziamento di gare notturne con le fiaccole, grande passione di Atene ma costosissime.
Ma la cosa più costosa è la Trierarchia, far costruire una trireme, che tenga dentro 220 uomini, un
ricco si accolla di far costruire una nuova unità alla flotta, e comporta anche il comando almeno
formale, e comporta per un anno gli oneri del mantenimento di una triremi già esistente,
l’equipaggio va pagato, poi cordami, vele, l’impermeabilizzazione, altre cose per renderla mobile e
veloce. E’ un grande concorso di energia privata in favore del pubblico, denaro buttato, una
esibizione di Timè, buonuso della ricchezza (non economico) per eccellenza a virtù a favore della
polis.
Ma non è denaro buttato, torna sottoforma di rifarsi con grandi bottini, praticare la trierarchia
significa presentarsi da giovani al pubblico ateniese mettendo in campo ambizioni, manifesto
elettorale, autopromozione, forza e mezzi economici che garantisce di poter pagare se diventa
Stratego, che significa arricchirsi da guerre vinte, bottino redistribuito che può ancora alimentare il
circolo vizioso, non è affatto denaro buttato.
Dopo le guerre persiane nel 472/1, va in scena tra le classiche 3 tragedie e 1 dramma satiresco per
ogni poeta, una tragedia di Eschilo per quest’anno nel concorso delle grandi dionisie, è una tragedia
arcaica un po' pesante: I Persiani di Eschilo, la co-regia fu di un giovane Pericle, che non fa ancora
politica ma si fa notare aiutando Eschilo a vincere mettendo in scena i persiani e altre tragedie.
Cimone sguazza tra queste cose, è un campione di liturgie e generosità privata in generale.
Testo Athenaion Politeia, generosità di Cimone.
Vediamo dal paragrafo e in particolare da “inoltre” si parla di elemosina privata senza ricadute
pubbliche, solidarietà all’interno del suo demo.
In questa pagina poi si legge molto altro sulla vita di Cimone di Plutarco che aggiunge che andava
in giro con giovani nobili per distribuire denaro e vesti ai poveri, per questo parliamo di democrazia
assistenzialista e paternalista, la leadership si manifesta nella conduzione militare per la politica
esterna in una città sempre più combattiva, ma all’interno lo si fa con solidarietà modernizzate in
ambito del demos dove Cimone manifesta elemosina e carità per generare consenso, è un’antica
forma dell’esibizione del rango nobiliare a cui si accompagna necessariamente la ricchezza,
esibendola, mantenendola. Cimone fa questo in un nuovo contesto democratico, non c’è esempio
migliore per mostrare come la democrazia riprende la cultura antica degli Eupatridi.
Sono anni in cui c’è impressione che rispetto agli anni dell’ostracismo, la leadership predna
sopravvento, è un periodo in cui arretra un po' la sovranità popolare che resta centrale ma con una
democrazia assistenziale da parte dei propri leader si ha l’idea di una normalizzazione rispetto ad
anni più entusiastici e “rivoluzionari” per certi versi, che precedono le guerre persiane o ci stanno in
mezzo, ora il popolo non fa fuori i leader ma li venera e gode della loro generosità.
Sono anche anni di ricchezza, crescita commerciale e navale, gode i frutti di una pace domestica per
aver allontanato la guerre. Al ritorno c’è gloria per gli strateghi e bottino per tutti.
L’anno di crisi arriva anche per Cimone nel 464, c’è un terremoto in Peloponneso, a noi sembri
strano che possa sconvolgere così Sparta, che non aveva grandi monumenti in città, ma implica
comunque una grande rivolta degli iloti, gli schiavi (stile servi della gleba) dei lotti di terra dei vari
spartiati, cosa gravissima che mina dalle fondamenta gli Spartiati, senza di loro non possono
praticare il loro status culturale di addestramento ginnico e sportivo e di esercizio militare, sono
essenziali.
La rivolta mette Sparta nell’ottica un po' umiliante di chiedere aiuto ad Atene anche, le vicende
delle città si erano comunque allontanate nonostante le politiche di Cimone, c’era diffidenza ma
chiedono aiuto, sapendo di poter contare su Cimone, chiede un contingente di opliti per reprimere
gli Iloti in Messenia e Lacodine e alla fine a fatica Cimone ottiene l’approvazione di un corpo di 4k
opliti comandati da lui che aiuta Sparta a reprimere la rivolta.
Ma avviene qualcosa di imprevedibile e incontrollato, gli Spartani si accorgono che tra Ateniesi e
Iloti Messeni, c’è simpatia, così vengono in modo offensivo rimandato in patria, Cimone scornato
fa una pessima figura, rimandato a casa da coloro che voleva aiutare.
Cimone torna ad Atene, nello stesso anno fallisce una spedizione coloniale a guida Ateniese che
tenta di stabilire una colonia nel nord dell’Egeo in zona di miniere traaciche, che però attaccano e
massacrano i coloni, Cimone in Macedonia per missioni democratiche viene accusato di avergli
lasciati lì a morire, ma non aveva ruoli militari in quel contesto.
Questi due fatti lo costringono ad affrontare 2 processi, che vince, ma spinge altri giovani ad affilare
le armi contro di lui come Pericle nel frattempo cresciuto, che si appresta a scalare il vertice di
potere anche con armi giudiziarie.
Tutto precipita nel 462/1 in cui viene ostracizzato, non ha dalla sua parte la maggioranza del
demos, è un anno confuso, non ne capiamo nulla dalla Athenaion Politeia, non riusciamo comunque
a mettere ordine chiaramente, ma c’è un punto fermo:
Una riforma che porta il nome di un ateniese di cui conosciamo poco se non che era un nobile
recente forse e che era un esponente della democrazia radicale, Efialte, un compagno politico di
Pericle e di altri leader della democrazia radicale che non vogliono più il paternalismo di Cimone.
Efialte conduce una vigorosa offensiva contro l’aeropago, non era stato abolito, Clistene lo mise da
parte dando le vere funzioni di rilievo alla boulè.
L’Aeropago continuava ad essere il consiglio in cui confluivano gli arconti che uscivano di carica,
era di fatto un tribunale per reati importanti come quelli di sangue, nell’Athenaion Politeia vediamo
che Efialte avrebbe eliminato con le sue riforme del 462/1 molto radicale, tutti i poteri o privilegi
aggiuntisi all’aeropago, non si capisce cosa voglia dire, ma lo capiamo quando poi tali poteri
vengono redistribuiti ad Assemblea, Boulè e Eliea. Si è pensato che negli anni delle guerre persiane
e subito dopo, la deradicalizzazione applicata da Cimone alla prima Isonomia molto violenta,
trasformatasi in una normale istituzione soggetta al paternalismo dei leader democratici, si
tratterebbe di un’assunzione non prevista da Clistene di poteri di controllo sui sistemi legislativi e
istituzionali Ateniesi dell’Aeropago, e si pensa che ciò sia causato dalle fasi di emergenza protrattesi
per tutto il 481/80/79 quando c’erano i persiani a casa degli Ateniesi che erano arrivati fino alle
acque di Salamina, si è pensato che l’Aeropago abbia assunto posizioni di controllo di tutela
costituzionale, verifica della legittimità dei decreti, una sorta di cappello protettivo e ingombrante
non del tutto elastico imposto alle istituzioni democratiche che continuano a funzionare ma si
intuisce che l’aeropago si era caricato di cose in più di quanto gli fossero consentine dallo spirito
della riforma, sappiamo solo che qualunque cosa fosse tale aggiunta di potere che aveva
l’Aeropago, ora da democratici più radicali soprattutto di Cimone come Efialte e Pericle viene
eliminato, togliendo tutti i poteri in più, resta solo un tribunale, tutti gli altri poteri vengono assunti
in blocco dal trio.
E’ un anno concitato, tale riforma che era stata certamente osteggiata probabilmente in modo del
tutto casuale fa fuori Cimone che la voleva impedire, prima probabilmente si ebbe l’ostracizzazione
e nelle pritanie rimanenti si ha avuta almeno la ratifica della riforma, con il voto finale che
trasforma in decreto e legge le proposte dei radicali.
L’anno è concitato perchéa rendere ancora più evidente lo stacco rispetto al passato recente
cotraddistinto da Cimone, Atene esce dall’alleanza con Sparta e si allea con Argo, grande città
del Peloponneso nemica mortale di Sparta, vanno in rotta di collisione con loro, da lì in poi ci sarà
guerra con Sparta.
Ma non sarà Efialte a condurla, che in questo anno drammatico, non gode del proprio trionfo, non
vede prendere forma la sua riforma, viene ucciso, unico omicidio politico a noi noto della storia
della democrazia ateniese al di fuori dei colpi di stati già menzionati, in tutto il resto della storia
ateniese c’è prevalenza di mitezza, una situazione con lotta politica molto dura e costante, ma che
non prevede omicidi e sangue ad eccezione di Efialte, sappiamo anche grazie ad Athenaion Politeia
che viene ucciso da un Beoto, singolare che sappiamo il suo nome, ma non sappiamo cosa gli
successe, non conosciamo i mandanti, nessun testo indaga sull’episodio, significativo ma al temnpo
stesso la riforma sopravvive ad Efialte, a livello storico è più importante da quello che lascia
morendo, la sua eredità è raccolta da Pericle, e con lui si va avanti fino al 429, Efialte si può
dimenticare, ma la sua riforma che è un ritorno allo spirito della riforma di Clistene trionfa nella
memoria, mentre lui diventa una meteora, ma va ricordato che fu lui e non Pericle a fermare
l’assistenzialismo e il paternalismo di Cimone e all’aeropago.
Ora la leadership passa ai democratici radicali, il loro capo, che non era altro che il migliore a
parlare fra di loro all’inizio, esponente più significativo di questo movimento di pensatori e uomini
d’azione colti e nobili, è Pericle, un Alcmeonide, non purissimo, figlio di Santippo ostracizzato nel
484 e vincitore della battaglia di Micale nel 479 che sposa un’Alcmeonide, Pericle è sangue misto,
il ghenos del padre non lo conosciamo, di certo Pericle appartiene alla nobiltà più alta di Atene e il
fatto che aiutasse Eschilo la dice molto sulle sue intenzioni.
Era un razionalista, forse ateo o agnostico, uomo non molto popolare nei tratti, molto distaccato a
giudizio dei contemporanei era il migliore oratore di sempre, forse lo era per davvero nella storia di
Atene, ma vive in una fase orale, quindi dei suoi discorsi non ci è arrivato nulla se non ricostruzioni
di Tucidide, scritti nel suo stile, i concetti erano farina del sacco di Pericle ma non la forma.
Nonostante ciò parlava poco in pubblico, usava spesso prestanome, non sappiamo se avesse un
eteria, forse non era molto legato a ciò per amore di democrazia, di certo aveva un ampio strato di
seguito e seguaci collaboratori a cui affidava parte propositiva.
Abbiamo alcuni suoi decreti di cui è il proponente secondo i metodi che già abbiamo visto in
assemblea e prima boulè o nel caso fosse stato buleuta proponente di leggi o iniziative in quanto
consigliere, ma pare che più di solito le sue idee prendevano forma di decretazione per bocca di
amici che si facevano oratori delle sue idee e iniziative.
E’ difficile contenere Pericle in tale spazio, a livello biografico non lo conosciamo benissimo, ma
meglio di altro grazie alle biografie di Plutarco su Temistocle, Cimone e Pericle, ci sono particolari
che Plutarco ricavava da fonti che non conosciamo, erano testi comici in cui veniva caricaturato o
da testi dei grandi storici del IV secolo successsivi a Erodoto, Tucidide e Senofonte come
Teopompo od Eforo, che non abbiamo più ma che Plutarco leggeva e ricava dati su Pericle autentici
anche se non abbiamo le opere originali.
Pericle come già Cimone ha un abbonamento fisso alla strategia, la vince quasi sempre, si
spinge spesso sul fatto che abbia ottenuto sempre la carica in tutti gli anni dal 443/2, e che a
determinare questa seria infinita di successi sarebbe stato un ostracismo vinto contro un suo rivale,
un leader più oligarchico e antidemocratico anche di Cimone che approfittava del malcontento delgi
alleati ridotti a sudditi della Lega di Delo a causa di prassi dovute a Pericle, sfrutta la voce degli
alleati per condurre lotta politica contro la democrazia radicale e il suo regime, le cose arrivano al
punto tipici di energia polemica contrapposta quando viene ostracizzato l’avversario che si
chiama come Tucidide, uno diverso dallo storico.
Da quel momento in poi avrà una leadership incontrastata, ma il suo potere non parte da lì, ma
all’indomani della morte di Efialte, fu eletto quasi sempre a Stratego, non fu eletto sempre non
perché fallì l’elezione ma perché non sempre si presenta, ma siamo sicuri che dal 461/0 fu spesso ad
avere quel ruolo.
Tutta la sua politica estera col fatto che sotto di lui viene a porsi il termine della pace di Callia nel
449, nel 446 il fatto della inarrestabile trasformazione da un’alleanza a uno strumento di potere
nelle mani di Atene lo studiamo sul manuale, in cui vediamo una politica estera imperialista.
Il fatto che in questo trentennio, o anche 40 anni dice Plutarco come se negli ultimi anni di Cimone
ne avesse già molto, ma va calcolato il suo potere vero dal 460, trentennio perché muore nel 429.
Va spiegato il bimonio inscindibile, Pericle-Democratia.
Perchè potere del popolo e non più Isonomia, anche se Erodoto scambia spesso i termini e
attribuisce già a Clistene la democrazia, vede chiaramente una continuità da Clistene a Pericle, in
tale continuità nonostante l’Aeropago e il paternalismo c’è anche Cimone, spalma il termine valido
per l’epoca più antica. La parola democratia però non esiste con Clistene ma si profila sotto Cimone
con le tragedie di Eschilo, molto demoratico e che combina la parola kratos con demos, allude
all’uso simbolico di un enoligismo quale appunto doveva essere.
Perchè legare a Pericle così non popolare e distaccato una radicalizzazione che porta la democrazia
ateniese che la porta ad essere un fatto proprio di demos, sono alcune riforme decisive a cui
alludevamo parlando di Clistene e delle sue novità importanti accanto a quelle di Pericle, lo
vediamo prima con:
Testo Athenaion Politeia, Pericle paga il demos per fare politica.
Nei paragrafi 1 e 2 ci sono cose problematiche, alcuni dati sono preziosi, altri stravolti, nel primo
togliere certe prerogative all’Aeropago era una cosa che fece Efialte, ma il fatto che sia scritto così
indica che probabilmente Pericle collaborava con lui da molto e in modo attivo, ma appunto è un
po’ un pasticcio, nel secondo si riferimento all’inizio della guerra del Peloponneso come vediamo
dall’anno dell’arconte Pitodoro, 432/1.
A cavallo tra le due pagine in realtà il il greco dice che diede ai più, al popolo, le cose che erano
loro, le cose che si può dire erano già loro.
E’ una cosa rivoluzionaria, Pericle propone di pagare gli ateniesi perché facciano politica e
partecipino, non a qualunque ateniesi ma ai più e quindi anche ai poveri, dargli una paga o indennità
che in greco si chiama Mistoforia qui, a tutti gli ateniesi che avessero voluto praticare la politica
facendosi eleggere a qualche carica cittadina sorteggiate, che erano il 95% delle cariche disponibili,
per gli zeugiti, per i cavalieri, anche per i pentacosiomedimni, che invece di essere eletti venivano
sorteggiati, le cariche erano ad esempio i 500 bouleuti, gli arconti e altre.
Il tono del testo è molto critico, non sembrano essere filodemocratici gli allievi di Aristotele, sono
fonti conservatrici, tendenzialmente filoligarchiche che vedono cattivamente la riforma Periclea,
anche nella pagina prima lo si capisce, infatti per screditare Pericle vengono attribuite le sue idee
geniali a Damonide di Eea (nome col demo), sappiamo che è un’intellettuale musicista, dire che
tutte le idee di Pericle non fossero sue ma del consigliere, pure non professionale, è una cattiveria
che non troviamo nelle altre fonti, anche in quelle senza simpatie per lui.
Pericle passa sempre per essere artefice e padrone delle proprie idee e programmi, della situazione,
e dotato della capacità e organizzazione di partito e di assemblea per garantirgli facile approvazione
nel consiglio e nell’assemblea per le iniziative che gli interessavano e che fossero indirizzi politici
concreti della politica della città.
Malignità ancora più esplicita è il commento finale sul peggioramento della situazione, gli uomini
qualunque si presentano attratti dalla prospettiva della paga e non da passione politica e non
supportati da meriti e competenze politiche, tipica accusa antidemocratica, fa parte del bagaglio che
va dal mondo antico al mondo di oggi, arma molto affilata da sempre contro il sistema, la
partecipazione dal basso mette la cosa pubblica in mani di incompetenze, oggi lo accettiamo per il
principio di uguaglianza ma presta il fianco a tale critica.
Comunque il fatto che la popolazione potesse partecipare attivamente alla politica facendosi
sorteggiare, significava togliere gli ateniesi dal lavoro, pagarli per quello che facevano ogni giorno,
magari erano anche disoccupati o gestivano cose senza lavorarci, avrebbero ricevuto un pagamento
per i giorni di servizio politico. Erano pagati con una somma modesta che permetteva un vitto
giornaliero, lo sappiamo perché quando nella pagina prima il testo ci parla di tale meccanismo ci
viene detto che i primi punti di applicazione furono i giudici dei tribunali, erano di due oboli,
sappiamo che per vivere bene ad Atene all’epoca bastava un obolo al giorno, due oboli erano una
cifra più che sufficiente a ripagare i cittadini, è un idea rivoluzionaria e radicale. In questo modo la
democrazia ateniese diventa un esperimento irripetibile di partecipazione popolare.
Non partecipavano i teti, ma possono entrare nel tribunale che ogni anno richiede 6k giudici, erano
spesso uomini poveri di classe bassa che potevano riempire la giornata o arrotondare con una
sessione di tribunale, che si riunivano molto spesso ad Atene. Dobbiamo tarare il pagamento sulla
quantità di giorni festivi che ci sono ad Atene, a quest’epoca quasi metà dell’anno è dedicata a feste,
quindi i giorni lavorativi si riducono alla metà dei giorni. Ciò non toglie che pagare 2 oboli al
giorno tutti i giudici era un esborso pubblico notevole, infatti pagano le casse di Atene che all’epoca
è ricca per i commerci, tramite le imposte del movimento merci del porto, e ricca perché riceve il
tributo dagli alleati di Delo che sempre meno partecipano alla politica della lega con navi, ma lo
fanno da sudditi anche se formalmente sono definiti alleati versando ogni anno tributi generosi.
Non sappiamo se tali tributi venissero usati per pagare ogni anno i sorteggiati, che erano migliaia,
chiamati i Mistoi gli indennizzi, però si è sicuri che il denaro con cui fu costruito il partenone e tutta
la parte classica periclea e post periclea sull’acropoli furono pagati attingendo anche al tesoro
accresciuto dai tributi alleati, in ogni caso indipendente dalla provenienza era denaro pubblico,
alimentato anche dalle miniere di Attica in Atene, questa ricchezza va anche nelle tasce dei cittadini
che fanno politica, si parla di mestiere di cittadino, è una forma non privata ma pubblica di buon uso
della ricchezza, è denaro che deve garantire partecipazione popolare, il risultato di un iter non
radicale come quello di Pericle è una democrazia radicale, nelle mani più che mai nelle mani del
popolo attivo nella politica, certo le cariche importanti restano dei ricchi, ma il 95% della cariche
era dei membri di Teti e Zeugiti per la maggiorparte. Ognuna di queste persone riceve il mistos,
misura tangibile di riconoscimento del ruolo politico, pagati per svolgere il compito della gestione
della democrazia, che si paga da sola per funzionare.
L’idea di pagare ciò che era già loro è rivoluzionario, l’astrazione di un denaro collettivo in
denaro che quindi proprio perchè è pubblico può finire nelle tasche di chiunque ben volenteroso
voglia partecipare al sorteggio.
Nessuna democrazia nella storia ha mai raggiunto un’efficacia così nel promuovere partecipazione
popolare, sostenendola così materialmente, dando al popolo ciò che è già suo, evitando l’astrazione
di un denaro pubblico se non si è in grado di redistribuirlo poi nelle tasche di molti.
Dal punto di vista economico c’è comunque una ricaduta, Atene è una città vivace con quasi 500k
abitanti schiavi compresi, con dimensione ormai notevole anche areale e urbanistica, grande
mercato dell’agorà e del Pireo, il popolo si trova in tasca contante che viene dalla politica per
alimentare acquisti sul mercato, denaro contante che fuoriesce per i beni e i prodotti di Atene dalla
campagna o anche dall’esterno, in particolare dall’età di Pericle, ma anche sicuramente con
Cimone, al Pireo arrivavano beni di lusso con valore alto esotico e gastronomico.
Metafora del Pireo come una bocca che aspetta di essere riempito da rotte e flussi commerciali, ad
Atene c’è una ricchezza mobile e di denaro in grado di ripagare tali beni di movimenti.
In grandi misura quel denaro finisce nelle tasche di quel popolo minuto che vive del servizio
politico almeno per i giorni in cui lavorano al servizio della democrazia.
Testo Athenaion Politeia, l’elenco delle Mistoforie.
(testo problematico, sono tutti capitoli pasticciati questi, le cose importanti vanno scremate in
mezzo alla confusione, in mezzo c’è la lega di Delo, un ruolo di Aristide attribuito falsamente a lui e
in realtà di Pericle).
Nel punto della freccia rossa c’è un elenco di tutti coloro che dopo Pericle ricevevano la mistoforia
ad Atene ed è un conteggio esatto con molte conferme e illustrativo.
I tributi, le tasse, cioè tutto quello che arriva dall’esterno, andrebbero aggiunti anche le miniere di
argento. 20K uomini sono i cittadini adulti nell’Atene Periclea e anche post periclea, le cifre
cominciano da qui:
6 mila giudici popolari dell’eliea.
1600 arcieri.
1200 cavalieri, pubblici e pagati, non quelli delle tasse.
500 del consiglio.
500 guardie degli arsenali.
50 guardie dell’Acropoli.
Circa 700 magistrati residenti è la somma di tutti i magistrati che sono nominati mediante sorteggio,
qui abbiamo una cifra preziosa, ci dà idea della loro grandezza e circa 700 oltre i confini della città,
i magistrati legati all’impero nei territori della lega di Delo, man mano che diventa uno strumento di
potere i magistrati vengono mandati a sorvegliare gli alleati assumono tali ruoli, sono magistrati
annuali, non ci sono i magistrati eletti come gli strateghi che non vengono pagati.
2500 opliti sono il minimo di quelli reclutati con regolare pagamento, in realtà erano molti di più.
20 navi costiere, altre che portavano i tributi.
2k uomini sorteggiati non capiamo per cosa.
Il Pritaneo e gli orfani, il pritaneo è la sede del fuoco sacro simbolo della città metafora come casa
di tutti, come in tutte ci sono i focolari, lì si da da mangiare a spese pubbliche agli orfani, eroi, atleti
che si sono distinti per aver fatto il bene di Atene.
Le guardie delle prigioni.
Per tutti questi c’era pagamento a partire dai beni pubblici, a spese della polis con le mistoforie,
anche se la vera e propria mistoforia riguarda i giudici e i magistrati eletti a sorteggio, ma l’elenco
comprende l’enormità totale della spesa pubblica Ateniese legata al welfare, ossia allo stato sociale,
una forma di assistenza, un buon uso della ricchezza che va ai più poveri o a chi fa mestiere del
cittadino, 6k giudici dell’eliea, i 700 magistrati ad Atene e i 700 fuori dalla città, tutti pagati con
forme di mistos.
All’esame capita di chiedere chi sono i magistrati che ricevono il mistos, spesso si cerca di
elencarli, i bouleuti, i giudici iniziali… ma va data una risposta chiara, sono pagati solo (in realtà
sono la maggioranza) coloro che hanno nomina per sorteggio, se chiede come vengono trattati tali
magistrati (95%), va detto che sono pagati dallo stato.
Gli altri magistrati eletti, tesorieri, 10 strateghi, comandanti di cavalleria, quelli speciali incaricati,
come capitò a Pericle di presidiare la commissione della costruzione del Partenone, anche questi
vengono eletti per le loro abilità, sono già tra i ricchi e non necessitano di mistoforia.
La mistoforia si accompagna praticamente sempre al sorteggio, se sono eletto non ricevo alcun
mistos.
Cronologia dell’invenzione della mistoforia: non la sappiamo ma è precoce, il trentennio Pericleo
inizia con la morte di Efialte, da lì in poi c’è la vera e propria era Periclea, lui sarà sempre più
isolato al potere, ma che all’inizio combatte con aristocratici legati al suo gruppo e non, ogni anno
si eleggono 10 strateghi, che non è poco, non tutte le tribù esprimono un voto radicale, Pericle non è
solo al potere, non è una tirannide; ma le fonti comiche giocano sul ruolo di Pericle semitirannico
quasi Pisistrato, come anche oggi le democrazie che concentrano il potere per molto su poche
persone danno un sospetto di tendenze dittatoriali, rischi puntuali della democrazia, soprattutto
quando modificano la costituzione per farsi rieleggere.
Pericle in realtà rimane sempre nell’ambito della legalità e costituzione Clistenica, ma si può
presentare come un regime il suo, democratico ma con una forte leadership.
Molto presto il sistema della mistoforia, con la sua radicalità e libertà concessa al popolo di
partecipare alla politica deve essere andato presto a regime. Se facciamo partire Pericle al 460, poco
dopo, nel corso degli anni 50 la mistoforia abbia preso piede iniziando fra i giudici e poi
estendendosi a tutte le magistrature sorteggiate. Abbiamo un indizio per riferire agli anni 50 la
nascita e diffusione del sistema dal comprendere solo i giudici a tutte le altre cariche magistrali
sorteggiate, c’è un decreto di Pericle datato 451/50, l’avrà proposto in assemblea, ci mette la
faccia e ci mette il nome (uno dei pochi), sarà stato spedito alla boulè che lo avrà passato alla
successiva assemblea per approvazione, se Pericle fosse stato anche un bouleuta la sua idea sarebbe
sorta in qualche riunione della boulè e da lì sarebbe passata subito all’assemblea, che la rese poi
decreto.
Cosa dice il decreto?
E’ molto importante, spirito anti-aristocratico, da quel momento in poi possono essere cittadini di
Atene, quindi registrati negli appositi registri grazie al padre che registrava i figli al registro del
Demo (ad Atene rimane importante e ha valore sacrale la missione che quando il figlio ha tra i 2 e i
4 anni deve presentarsi alle fratrie, tale presentazione è obbligatoria una volta registrato il figlio al
demo di presentarlo alle feste dei culti comuni della fratria, è il passaggio fondamentale alla
cittadinanza sacra, immissione nella comunità della fratria che poi significa all’intera polis).
Solo se si ha anche la madre è cittadina di Atene poi, ciò vuol dire che anche le donne sono
cittadine e vanno registrate, il fatto che poi la donna sia cittadina, unita in matrimonio ad un
Ateniese produce un cittadino perfetto e puro, in ambito aristocratico non era automatico che i
cittadini nascessero da entrambi i genitori ateniesi, la prassi era spesso quella di far sposare ai figli a
nobili ragazze da fuori, fatte venire da altrie nobili famiglie estere, per cui Atene era piena di donne
straniere arrivate giovanissime per sposarsi con 30 o 40 enni nobili Ateniesi e il risultato era nascita
di figli legittimi ateniesi perché lo erano i padri.
E’ una norma che va a colpire, anche se non era retroattiva e durante la guerra del Peloponneso fu
spesso disattesa, implica nello spirito del proponente l’idea che la cittadinanza ateniese è preziosa e
non da condividere, implica anche che i nobili devono essere più patriottici e non sposarsi con
donne estere, ma trovarsi spose ateniese per i loro figli. Colpisce un elemento fondamentale
dell’internazionalismo aristocratico. Implica come spirito una valutazione molto preziosa
dell’essere cittadini di Atene, da quell’anno solo chi ha madre e padre della città potranno avere
cittadinanza e diritti. Pare evidente che il motivo che rende così preziosa la cittadinanza, e ce ne
furono molti che furono espulsi dalla cittadinanza e che risultarono meteci o illegittimi perché non
in possesso dei requisiti, poi forse si tornò un po' indietro su tale misura ma non abbiamo certezze
sul lato pratico.
Ma è interessante la deduzione che tale misura arriva dopo la riforma del mistos pericleo, perché era
il mistos, il diritto di fare politica pagati, e questa radicale evoluzione nella prassi politica dava un
valore aggiunto alla cittadinanza ateniese e rende comprensibile tale decreto così efferato contro i
nobili e selettivo perché qualcosa prima aveva reso la cittadinanza molto preziosa.
Nelle altre polis non c’era mistos anche perché non c’era democrazia apparte per qualche eccezione
con primi tentativi timidi in magna grecia a Taranto, Napoli o ad Argo in Grecia, non c’erano altri
pericle, la mistoforia era unica e rendeva unica anche la cittadinanza ateniese, era quindi considerata
da Pericle e dai cittadini con gelosia la cittadinanza, un privilegio delle democrazie dotate di più
diritti. Anche oggi nelle democrazie che hanno raggiunto alto livello di assistenza e privilegi, forme
di intervento pubblico per i cittadini, diventano più gelose e cattive verso l’esterno e a concessioni
di diritto a loro, ci sono spesso rimandi fra il modello antico e la realtà presente.
Momento Radicale di grande accentuazione del carattere popolare dell’isonomia, ed ecco che viene
fuori il concetto di democrazia, non c’è un anno preciso ma il contesto della lotta di Pericle ed
Efialte contro Cimone potrebbe aver già fatto maturare l’idea di una forza e un potere nelle mani del
popolo, e le riforme successive dei due hanno dato realtà, sostanza e forza d’uso alla parola che
diventa abituale per descrivere la situazione politica ad Atene. Erodoto negli anni 50 e 40 anche
negli anni 30, rimanendo per molti di tali anni in Atene vede intorno a se il fiorire e maturare del
regime pericleo, usa tranquillamente il termine democratia, tutti lo capiscono e lo usano, che però
non è facilmente distinguibile dall’isonomia, già la vecchia riforma poteva essere in qualche modo
tradotto in modo simile, Isonomia = Democrazia. Novità di Pericle ma continuità rispetto al
passato, in mezzo passa la normlizzazione indotta, non sappiamo se intenzionalmente, ma che si
era accompagnata agli anni di Cimone al potere.
Questo è il ritmo della democrazia ateniese fino a questo punto:
Isonomia coraggiosa con Clistene che supera con coraggio le guerre persiane trovando il
Temistocle l’interprete che ne dà dimensione marittima e navale.
Un regresso paternalistico con Cimone.
Interruzione con la riforma violenta politicamente di Efialte.
Dopo la riforma del Mistos e il Miracolo Pericleo, il decollo di una democrazia veramente
popolare, che rimarrà tale fino al 322, parliamo di 140 anni dopo l’avvio dell’età di Pericle nel
460.
Non tutti concordano col prof, molti tendono a pensare che gli anni di Pericle siano stati anni di
democrazia ma fortemente guidati dal leader, c’è un testo fondamentale per dare questa lettura di
una democrazia di teoricamente radicale e popolare, molto partecipata nel pratico, gli ateniesi
riempirono sempre i ruoli possibili offerti dal sorteggio e dalla presenza del 6k giudici (anche se poi
l’eliea aveva una composizione molto complicata ma rimaneva molto popolare nella composizione).
Nessuno dubita che la democrazia abbia funzionato negli anni di Pericle come descritto e come lo
stesso leader voleva inaugurando la mistoforia.
Ma per molti le decisioni fondamentali sarebbero stati opera di Pericle e di pochi collaboratori che
avevano forte impatto sull’opinione pubblica, conducendo il potere il modo democratico ma molto
carismatico. Si può accettare, esistono democrazie carismatiche.
La possibilità come dice bene Musti che la leadership di Pericle fossero inscritte nelle possibilità
legittime della costituzione ateniese, non sono violazioni o eccezioni, il sistema consente
leadership come lo consente anche la nostra costituzione, anche se probabilmente non era previsto
neanche da noi, anche se ce le dobbiamo tenere.
Lo stesso vale per la politica in Atene con Pericle.
Come si diceva, nel dopo Pericle la democrazia sarà ancora di più radicale, allora alcuni visto la
differenza che rendeva la politica posteriore ancora più radicale, puntano il dito contro Pericle e il
suo carisma e il carattere carismatico del suo periodo proponendo argomenti diminutivi
dell’intensità democratica del suo periodo.
(non lo chiede ma possiamo leggere il discorso di Pericle nel 431 per onorare i morti della prima
stagione di guerra del Peloponneso, discorso celebrissimo che ha ispirato in parte la prima bozza
della costituzione europea del 2004, progetto poi abbandonato, lo scrive Tucidide il discorso, porta
gli argomenti e i contenuti anche se lo stile è suo, non di Pericle).
Testo di Tucidide sulla morte di Pericle e il suo regime definito non tanto democratico.
Anno 429, Pericle muore di peste, la grande epidemia che ha colpito gli Ateniesi che si erano chiusi
per motivi difensivi in città e col caldo si è scatenata una terribile epidemia.
Tucidide tira un bilancio sulla figura di Pericle:
La guerra comincia nel marzo del 431, quindi se muore dopo 2 anni e mezzo, lo fa ad Ottobre o
Settembre del 429.
Interessante cosa dice Tucidide nel paragrafo 5 e 6, è una caratteristica di Tucidide che fa sia per i
grandi politici che per quelli che non lo sono, la migliore lode che si sente di fare è la capacità di
vedere il futuro, in greco Pronoia, preveggenza ma è la mente, non l’occhio che vede prima, una
dote che pochi hanno e che Tucidide attribuisce anche a Temistocle, massimo complimento che
possa fare ad un personaggio storico o suo contemporaneo.
Pericle ci aveva visto giusto anche nell’impostazione della guerra, per Tucidide la guerra non si
sarebbe persa se Pericle non fosse morto e avesse guidato la città con la sua prudenza e indicazioni
strategiche che avrebbero dato vittoria sicura ad Atene.
Tucidide aveva una visione molto negativa sul dopo Pericle.
Il greco dice che teneva a bada la massa proprio, ma in libertà, sono due concetti che fra loro fanno
a pugni, anche questo è un miracolo, non siamo obbligati a credere ad Atene ma possiamo dare
valore al fatto che Pericle riuscisse a usare forza e costrizione mantenendo la libertà della massa, nel
greco è una contrapposizione quasi brutale, Tucidide vuole convincerci che Pericle riuscì a
conciliari due opposti, la sua leadership e la libertà del demos ateniese.
Pericle non è un demagogo, non opera per il piacere del demos, ma inculca in loro le proprie idee e
lo domina, una visione elitaria di un Pericle dominatore delle masse che diede ai contemporanei una
visione della democrazia molto meno popolare e più guidata di quello che si pensava, questa è la
visione di Tucidide, su di lui si accentra il dilemma dell’interpretazione odierna di questi trentanni.
E’ stata vera democrazia? Di certo la costituzione ateniese è compatibile con questo tipo di
leadership.
Questo però resta il giudizio di Tucidide che è prestigioso ma non ci obbliga a seguirlo
necessariamente.
Canfora parla appunto di democrazia pedagogica, una politica educativa di Pericle verso un demos
bambino che va a seconda degli umori che vanno o frenati o stimolati, Pericle era un mago nel fare
ciò.
Democrazia a parole ma di fatto un potere sottoposto al primo cittadino, espressione
famosissima con un notevole rispetto del senso che Tucidide ha voluto imprimere al fatto che la
democrazia fosse tale di nome, ma di fatto comandasse Pericle, è qui che si divide l’opinione oggi
tra chi crede a Tucidide e chi lo prende con le pinze, il prof prende le distanze, dopo vedremo
perché.
Nel paragrafo 10 parla proprio del fatto che i successori lasciarono il governo alle masse
rimarcando la differenza fra la democrazia sotto Pericle e coloro che vennero dopo di lui.
La spedizione in Sicilia sarà causa primaria della sconfitta di Atene.
Ora ragioniamo sulla questione: nulla vieta di credere a Tucidide ma nella sostanza anche
accettando la sua interpretazione sulla leadership di Pericle uno potrebbe essere indotto a sfumare il
giudizio che non fosse una vera democrazia.
Pericle ha comunque una visione aristocratica, abbiamo già detto che la nobiltà si sentiva per
certi versi esaltata dalla democrazia come forma valorizzata di gara politica,per tutta l’età di
Pericle il fior fiore dei nobili di Atene con entusiasmo e lealismo nei confronti della democrazia e
di Atene svolgevano il buon onere di buon uso delle liturgie che esplosero con Pericle, c’è un gran
consenso aristocratico nella democrazia con Pericle.
Per alcuni ciò mostra che non era una vera democrazia così accentuata e radicale.
Pericle rappresenta il connubio tra essere aristocratici ma anche democratici e valeva per centinaia
di nobili che contribuivano soprattutto con la Trierarchia che era una spesa molto costosa ma anche
patriottica e molto leale, questa è la formula del miracolo Pericleo, tenere insieme le elite della città,
pentacosiomedimni, i cavalieri più ricchi, i nobili più orgoglioso, con l’ideologia democratica e il
servizio al demos.
Può darsi che toni non troppo radicali inducessero i nobili ad aderire alla democrazia, ma se
prendiamo l’Athenaion Politeia, non di Aristotele stavolta, ma anonimo, abbiamo un’istantanea
della democrazia ateniese poco dopo la morte di Pericle in cui si vedono le conseguenze dell’età di
Pericle, accentuate dalla guerra, poiché fu scritto probabilmente fra 431 e 421.
A leggere il testo non si ha l’idea di una democrazia tenuta sotto scacco dai nobili o da Pericle,
di certo lui non c’è più ma ci sono i suoi successori, ma è impossibile che la sua morte potesse
procurare un cambio così netto nel tono della democrazia di Atene, si legge ancora lo strascico della
democrazia di Pericle, che è radicale, progressiva, il popolo è soggetto attivo e protagonista,
padrone della situazione e dominante della scena politica, forse con Pericle non succedeva, ma non
c’era una contrapposizione così radicale tra la democrazia sotto di lui e quella appena dopo la sua
morte che viene descritta comunque come radicale e col popolo attivo, sarebbe strano che la sua
morte abbia fatto cambiare la democrazia, che si basava sulle stesse regole.
Quello che avviene dopo la morte di Pericle e che giustifica Tucidide è che cambiò completamente
la leadership in modo che agli occhi di un aristocratico come Tucidide cambiò completamente la
democrazia che prima andava bene grazie a Pericle e poi non lo fece più, Tucidide ne parla nel
libro 8 in cui dice che la democrazia non è il miglior governo per una polis e propende per
un’oligarchia moderata, che per qualche mese quasi si realizza dopo il colpo di stato nel 411, ma gli
oligarchi si fecero fuori fra di loro e il loro esperimento di oligarchia moderata crolla e si torna alla
democrazia nello stesso anno.
Tucidide viene da un ambiente aristocratico, e per tali ambienti Pericle era una garanzia di
equilibrio, appunto il miracolo o il compromesso Pericleo che rinnovava il compromesso Clistenico.
Alle condizioni di Pericle si poteva anche stare in democrazia per i nobili e ricchi.
Dopo di lui i toni della democrazia cambiano e per molti nobili diventa problematica la sua
esistenza, viene quindi a formarsi un’opposizione davvero antidemocratica che riuscì a sovvertire
brevemente la democrazia come già detto.
Quali cambiamenti scandalizzarono Tucidide al punto da fargli riconsiderare la democrazia e farlgi
pensare che quella di Pericle non fosse una vera democrazia, e che quella vera fosse dopo di lui di
fatto e non solo a parole.
Già con Pericle per il prof la democrazia ateniese era radicale e popolare, ma cadendo la sua
leadership si afferma una nuova generazione di giovani politici che in parte non provengono da
cultura e ambienti di tradizione nobiliare, hanno ricchezza imprenditoriale del V secolo.
Si pagano maestri di oratoria come i sofisti, sono grandi parlatori, ricchi, ma non in modo
spettacolare, però abbastanza per arrivare alla strategia, uno di questi è Cleone, contrapposto a Nicia
che invece rappresenta la continuità con Pericle, proveniva da ambienti molto simili anche se era
bigotto mentre Pericle era come detto uno spirito più libero e laico.
Nicia rappresenta il fatto che anche dopo ci fu partecipazione di nobili che stavano bene sotto la
democrazia pronti a spendersi in toto per il demos e per la città.
Ci sono però i demagoghi, che sono le nuove figure di un popolo più povero, che in guerra combatte
sulle navi e quando non si combatte è appiedato ad Atene e al Pireo, frequenta Agorà, ha la
maggioranza in assemblea, anche se Nicia è eletto stratego più volte, ma ci sono molti più leader
popolari di estrazione popolare, non perché poveri, ma perché non aristocratici, sono amici del
popolo, il termine demagogo significa che “trascino il popolo” anche se al tempo stesso aizzano il
popolo, sanno ascoltarlo e capirne gli umori orientandoli. Spesso sono anche passivi nei confronti di
grida e urla di movimenti non ordinati del popolo in assemblea.
Sono anni in cui la lotta politica si scalda per la Guerra del Peloponneso, è un periodo molto
interessante con più fonti che ce ne parlano, anche le commedie di Aristofane che ci danno
un’immagine nitida del periodo, l’Athenaion Politeia dello pseudo Senofonte, abbiamo Tucidide, le
orazioni, produzione del secolo dopo che torna a pensare agli eventi dal punto di vista interno,
quindi abbiamo Socrate e tutto ciò che di lui è passato in Platone, anche Aristotele è capace di
riflettere sulla democrazia Ateniese del V secolo, grandi oratori Attici come Isocrate, Demostene,
Lisia che vive molto nel V secolo e hanno una visione chiara delal democrazia dei loro
predecessori.
E’ un periodo ben riconoscibile finalmente e ci facciamo un’idea chiara di una democrazia
fortemente popolare, aggressiva, che sopravvive anche economicamente con la guerra, che paga chi
combatte, i mistoi che restano in patria, la democrazia anche se è assediata è attivissima, tranquilla
perché è sicura che Atene sia inespugnabile, cosa che è vera, finché resta collegata al mare con la
sua flotta, è un sistema dove tutto si tiene, come dice l’anonimo autore dell’Athenaion Politeia, un
organizzazione perfetta funziona per gli scopi che si prefissa, il dominio del demos, lo fa così bene
che si può sovvertire solo con la violenza e si augura il colpo di stato antidemocratico.
Nonostante ciò l’autore si scandalizza e nonostante il fatto che il potere del demos non abbia
freni, l’autore dell’Athenaion Politeia dice che molti nobili o ricchi, partecipavano alle liturgie
come prima, sostenendo il regime democratico, forse non più con l’entusiasmo di prima ma
restavano leali e si sobbarcavano le spese come facevano con Pericle.
C’è ancora forte coesione che spiega anche la capacità della democrazia di resistere anche dopo il
413 quando le cose iniziano ad andare male con la spedizione fallimentare in Sicilia, ma gli ateniesi
non si arrendono e sperano ancora di vincere, il tessuto costruito da Pericle col suo miracolo non si
rompe, anche se è diventato un “residuo miracolo” post pericleo, che coincide con la concilazione
di interessi fra nobili, ricchi, un demos medio che vediamo poco e una grande massa di poveri legati
al mare e alla guerra coi demagoghi che lo trascinano o si lasciano trascinare.
La cosa interessante sono gli accenni agli scricchiolii di tale struttura, le linee di faglia che la
incrinano.
Si sviluppa in alcuni settori nobili un’opposizione antidemocratica, la realtà è che il clima di
guerra accentua la pressione delle richieste che il demos rivolge indirettamente o direttamente,
implicitamente o esplicitamente ai ricchi e nobili perché sempre di più sostengano le sorti della città
pagando fior fior di liturgie, non solo quelle in tempo di pace, ma pagando le Trierarchie e pagando,
dal 428 (non a caso dopo Pericle) una tassa sul patrimonio che cadeva sulle teste degli ateniesi non
con regolarità, ma che picchiava duro quando arrivava e veniva pagata.
Queste due cose rendono molto difficile per ampi settori aristocratici e ricchi, mantenere la capacità
di spesa, è una forma di pressione etico politico psicologico, le liturgie restano volontarie, ma di
fatto vengono trattati come obblighi, ogni anno un nobile e ricco devono farsi avanti e offrirsi per
fornire una grossa liturgia, obbligo morale, chi si astiene viene giudicato male o ricatto politico,
magari un processo dell’eliea per altri motivi, perché non si può accusarlo di non fornire liturgie.
E’ una democrazia molto giudiziaria, l’eliea e i giudici popolari sono protagonisti, il processo
politico è all’ordine del giorno, l’esilio è a portata di mano, bisogna farsi vedere patriottici.
E’ una tendenziale (non va presa alla lettera) forma di totalitarismo, nel senso che implica che tutta
la società ateniese abbia ben in mente l’obiettivo della guerra, non si può scappare o farsi gli affari
propri, ci sono pochi che lo fanno ma sono abbastanza perseguitati, si trovano meccanismo per
mandarli nei guai se non sostengono liturgie.
Il patriottismo ateniese negli anni della guerra del peloponneso assume forme totalitarie, è difficile
sfuggirne, il buonuso della ricchezza è imperativo collettivo a cui i nobili non possono sottrarsi,
sono inseguiti anche dentro casa se non erano abbastanza patriottici e non spendevano.
Come chiamare questa forma di pressione che si respira anche nelle commedie di Aristofane, che
non ama troppo la democrazia, ma non può essere esplicito a teatro, è un conservatore ed è solitario
coi “poveri” ricchi costretti a soddisfare i bisogni del demos e a scontrarsi coi demagoghi pronti a
metterli sotto accusa retorica e davanti ad un tribunale, é una forma di pressione sociale e collettiva
indirizzata contro il vertice economico della società di Atene, anche se il nome può non piacere si
può parlare di Lotta di Classe, una forma antica di lotta dei poveri contro i ricchi.
Non necessariamente contro di loro perché se i ricchi accettano le loro richieste sono portati in
palmo di mano e considerati amici tanto quanto i demagoghi, ma indubbiamente ci sono nobili che
manifestavano malcontento e insofferenza, il soddisfare pressioni e liturgie era un’imposizione
troppo gravosa.
In questo senso la politica del demos sui vertici economico culturali era una forma di lotta di classe
e contrapposizione col desiderio di averne una ricaduta economica, oltre che una ricaduta in guerra
perché nel caso della Trierarchi si trattava di avere navi nuove o ben mantenute, o nel caso della
tassazione straordinaria si trattava di denaro che potessero pagare mistoi a cui si aggiungono gli
importantissimi sussidi di povertà durante la guerra.
La fine dell’età periclea lascia spazio una fase in cui da un lato perdura una forma di miracolo
conciliativo che si traduce in comportamenti leali di molti nobili verso il sistema, ma dall’altro
lato tale miracolo finisce e si trasforma in lotta di classe contro la stessa leadership culturale
di Atene, o per lo meno della leadership dotata di denaro e prestigio, i demagoghi sono lasciati a
parte, sono amici del popolo che spesso non hanno molto da pagare, e se sono ricchi lo fanno con
piacere e convinzione sapendo che tutto questo esborso esibendolo gli sarebbe tornato a favore
sottoforma di prestigio, elezioni e dominio in assemblea.
Questo è il seguito della vicenda post periclea, difficile da riassumere e calibrare, una situazione
non semplice, ma riassumibile con la fine del miracolo, che dura ancora un po', si protrae con
strascichi, ma con l’avanzare della guerra la democrazia Ateniese è fortemente radicalizzata e
spreme i nobili più che può, gli interessi per i nobili che ci stanno ancora o sono costretti per non
avere altri guai è avere il prestigio, risultano a riparo di problemi col demos e se hanno capacità di
sorriso sono ritenuti benevoli dalla democrazia e hanno aperte le strade della strategia, o se non
vogliono fare politica possono godersi la ricchezza che gli rimane, ricordandosi che ogni anno parte
di questa va data agli Ateniesi tutti.
Non c’è tempo per approfondire la democrazia nel IV secolo ma ecco due raccomandazioni
essenziali per l’esame:
Il IV secolo è importante come il V, va studiato per l’esame col manuale, va studiato e saputo fino
alla morte di Alessandro Magno nel 323.
Studiare attentamente i manuali per la parte di politica estera, abbiamo parlato solo di politica
interna qui, sembra che ci sia una generale concordia tra demos e nobili, con partecipazione e nobili
che si divertono a fare liturgie che non sono troppo oppressive e che ci riguadagnano con vittorie in
guerra e assumendo cariche alla strategia e questo va bene, ma ad Atene c’è un’intensa lotta e
divisione politica anche con Pericle, soprattutto in politica estera, va studiata molto bene non
limitandoci con le lezioni ma integrando le vicende in politica estera, dalle guerre persiane, alla lega
di Delo, alla guerra del Peloponneso, proprio qui come abbiamo visto le istanze della politica estera
toccano quella interna con l’oppressione liturgica nei confronti dei nobili per le spese e fa finire il
miracolo pericleo con una decisa lotta di classe, non era così teorizzata, ma se leggessimo Canfora
capiamo benissimo che il termina calza.
Non fanno parte dei testi che all’esame ci chiederà l’Athenaion Politeia dello pseudo Senofonte
anche se non è sua, scritta all’epoca del Peloponneso, se vogliamo possiamo leggerla, si capirebbe
molto anche se molti punti sono criptici, è un ottimo testo per comprendere la fine del miracolo
pericleo, e al tempo stesso ci accorgiamo che nonostante ciò molti nobili continuavano a strizzare
l’occhio con le liturgie al demos, scandalizzando l’autore.

Potrebbero piacerti anche