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Storiografia di Erodoto

Durante i primi periodi, all'incirca agli inizi del quinto secolo a.C., la storia fa la sua comparsa nel panorama
delle forme letterarie conosciute come logografia. Questa forma di scrittura storica ebbe le sue prime
manifestazioni in Ionia, una regione culturalmente avanzata dell'antica Grecia. Il lungo processo di ricerca
etnografica e geografica dei logografi fu portato a termine da Erodoto, che era considerato dagli antichi come
il "padre della storia". Pur mantenendo una stretta connessione con il metodo dei logografi, Erodoto anticipò
l'adozione di una metodologia scientifica da parte di Tucidide. Nelle prime fasi della storiografia, si trattava di
logografia, una narrazione in prosa in cui l'analisi storica si mescolava con un interesse per i racconti mitologici
e le informazioni etnografiche. I logografi (come Ecateo di Mileto, il primo e principale rappresentante di
questo genere letterario) componevano principalmente opere destinate a essere lette durante conferenze
pubbliche rivolte a un ristretto gruppo di nobili istruiti. Le loro opere trattavano argomenti nuovi rispetto alla
tradizione letteraria. Sebbene nascesse dalla stessa esigenza dell'epos - quella di preservare nella memoria
collettiva le gesta memorabili di un eroe o di un popolo - l'historía dei logografi si differenziava da essa per la
natura e la quantità di informazioni trasmesse all'uditorio, ma soprattutto per l'adozione di un nuovo
atteggiamento critico e razionalista che caratterizzava l'indagine storica e la sua necessità di basarsi su fatti
reali.

Erodoto era il figlio di Lisse e aveva una parentela con il poeta epico Paniassi. Nacque intorno al 484 a.C. ad
Alicarnasso di Caria, una regione sotto il dominio di una dinastia fedele alla Persia. La famiglia di Erodoto
partecipò a un'insurrezione contro il regime, durante la quale Paniassi perse la vita e Erodoto fu costretto a
fuggire a Samo. Dopo numerosi viaggi di studio che lo portarono dalla Mesopotamia alla Scizia e all'Egeo
settentrionale, raggiunse Atene. Lì ebbe modo di incontrare Sofocle e di entrare in contatto con un gruppo di
intellettuali attivi intorno a Pericle. Fu proprio su impulso di Pericle che, nel 444-443 a.C., fu fondata la colonia
di Turi in Magna Grecia, dove Erodoto si trasferì, probabilmente poco dopo la sua fondazione. Non si conosce
la data esatta della sua morte, che tuttavia dovrebbe essere avvenuta dopo il 430 a.C., poiché Erodoto mostra
di essere a conoscenza degli eventi iniziali della guerra del Peloponneso. È oggetto di discussione se sia morto
a Turi o sia ritornato ad Atene.

Le storie

All'origine, l'opera di Erodoto non aveva un titolo specifico: il termine "storia" (in greco historía, ricerca,
indagine) è stato tratto dalle prime righe dell'introduzione. La suddivisione dell'opera in nove libri, ciascuno
dei quali intitolato al nome di una musa, è stata invece introdotta dagli studiosi alessandrini, non da Erodoto
stesso. L'organizzazione del materiale e soprattutto la presenza frequente di digressioni hanno portato a
ritenere che l'opera di Erodoto non fosse frutto di un progetto unitario, ma piuttosto il risultato
dell'assemblaggio di narrazioni autonome (i lógoi) focalizzate su interessi etnografici e geografici, seguendo
la pratica dei logografi. Alcuni studiosi, tuttavia, sostengono che Erodoto avesse intenzione di comporre una
storia della Persia, concentrandosi sulla sua ascesa e sulle sue vittoriose conquiste fino allo scontro con la
Grecia. L'incontro dello storico con il mondo ateniese e le influenze profonde che ha assorbito avrebbero poi
portato a un cambiamento di interesse e all'inclusione di ampie digressioni.

Indipendentemente dalla genesi dell'opera, è innegabile che l'opera di Erodoto fosse diffusa oralmente
attraverso recitazioni pubbliche. Da questo punto di vista, Erodoto segue la tradizione epica: come gli antichi
aedi, anche lo storico sente il bisogno di preservare dalla dimenticanza le "grandi e meravigliose opere".
Anch'egli è affascinato dalla narrazione e desidera suscitare emozione e stupore in coloro che ascoltano. Per
questo motivo, si concede elementi fantastici e inserisce numerosi racconti, che riflettono antiche forme di
narrazione popolare, spesso di origine orientale. Tuttavia, a differenza dell'epos, gli eventi narrati riguardano
uomini e popoli, e quindi richiedono documentazione. Erodoto distingue tra informazioni acquisite attraverso
la visione diretta (ópsis) e quelle ottenute tramite testimonianze orali (akoè); se le testimonianze raccolte
sono in contrasto tra loro, egli seleziona quelle che sembrano più affidabili. Raramente si basa su fonti scritte
o documenti ufficiali e, di fronte a una moltitudine di dati talvolta contraddittori, si limita a segnalare ciò che
viene raccontato senza effettuare una selezione critica. La sua storia è guidata da una curiosità inesauribile e
da criteri di verosimiglianza, ma ancora non possiede una metodologia scientifica rigorosa.

La ricchezza narrativa di Erodoto è fortemente radicata nella cultura ionica di cui lo storico è un
rappresentante, ma il contesto concettuale del suo lavoro è strettamente collegato alla cultura attica. La sua
visione pessimistica della vita umana, simile a quella presente nelle tragedie di Sofocle, riflette una
prospettiva in cui il destino determina le vicende dell'esistenza e la libertà dell'individuo risiede
nell'accettazione consapevole e responsabile del proprio destino. Il superamento dei limiti porta alla colpa e
alla conseguente desolazione della punizione, trasformando l'uomo dalla massima felicità e fortuna alla
massima infelicità. Erodoto prende in prestito dalla sofistica il concetto di relatività delle usanze e delle leggi,
mentre sostiene concetti come la libertà, la democrazia e l'uguaglianza dei cittadini sotto la legge. Nel
complesso, Erodoto condivide con l'ambiente politico e culturale dell'Atene di Pericle l'orgoglio e la
consapevolezza dei meriti della città nella vittoria contro l'aggressore persiano.

Tuttavia, la storiografia di Erodoto non è priva di critiche. Alcuni storici successivi hanno sollevato dubbi sulla
sua accuratezza storica, poiché a volte riportava informazioni contraddittorie o leggende incredibili. Ad
esempio, l'episodio delle "formiche d'oro" o la storia delle sirene sono spesso considerate come elementi
mitologici o favolosi, anziché come fatti storici.

Nonostante queste critiche, Erodoto ha svolto un ruolo fondamentale nel campo della storiografia. Fu il primo
storico a tentare una narrazione organizzata e coerente dei fatti storici, introducendo il concetto di causa ed
effetto. Egli cercò di spiegare i motivi delle guerre e degli scontri tra Greci e Persiani, indagando sulle radici
culturali e politiche dei conflitti.

La sua opera ha avuto una notevole influenza sulla successiva storiografia, non solo nella Grecia antica, ma
anche nel mondo romano e oltre. Gli storici successivi, come Tucidide, Polibio e Strabone, furono influenzati
dallo stile narrativo di Erodoto e dalla sua metodologia di ricerca storica.

In sintesi, la storiografia di Erodoto è caratterizzata da una narrazione coinvolgente e da un vasto raggio


d'indagine. Pur essendo soggetto a critiche per la sua veridicità storica, la sua opera "Storie" ha stabilito gli
standard per la scrittura della storia e ha influenzato generazioni successive di storici. La figura di Erodoto
rimane una pietra miliare nel campo della storiografia e un importante testimone dell'antichità

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