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Pausania ritiene che i racconti mitici siano espressione della sapienza dei Greci, non meno veri della storia
perché appartengono alla dimensione (plasmata dalla sophìa) delle forme di pensiero con cui gli uomini si
interrogano sulla loro esistenza, conservano il passato e
prefigurano ciò che verrà. Sophìa: sapienza con la quale i Greci
organizzavano ogni esperienza
I racconti mitici esprimono l’immagine con la quale i Greci intellettuale e materiale.
vogliono autorappresentarsi e l’appartenenza a un sistema di
idee e di valori condivisi.
Il nome dei Greci è di origine incerta:
Graecus: riconducibile alla Beozia meridionale e forse arrivato in occidente tramite la colonizzazione
o dalla definizione che i romani diedero alle popolazioni della Grecia settentrionale.
Achei: nome che utilizzavano i poemi omerici per riferirsi ai Greci (pre-guerra di Troia)
Hellènes: modo in cui definivano se stessi; Il nome era inizialmente circoscritto agli abitanti della
Tessaglia.
L’etimologia è spiegata nel mito della discendenza dal capostipite Hèllenos, figlio di Deucalione.
Doro, figlio di Hellenos, e Ione, nipote, sono ritenuti i progenitori degli abitanti del Peloponneso e
dell’Attica. Eolo, altro figlio di Hèllenos, è il capostipite delle popolazioni stanziate in Tessaglia e in
Beozia.
Mentre degli Eoli rimangono alcune tracce nella poesia, la distinzione tra Dori e Ioni si perpetuò nel
tempo e venne utilizzata per la propaganda in momenti di emergenza (es: durante la guerra del
Peloponneso la propaganda spartana ed ateniese la utilizzò per rafforzare il senso di identità e
fedeltà).
La ramificazione genealogica del mito dava una versione unitaria
Se vi erano minacce comuni,
alla storia nella quale riversare la memoria di movimenti di popoli e
come le guerre persiane,
gruppi umaniÈ importante considerare il momento in cui i Greci
possiamo notare come i Greci
prendono consapevolezza delle loro origini e la forma con cui
abbiano comunque l’idea di
elaborarono la memoria, perché questa elaborazione è la
una comune identità ellenica.
costruzione consapevole di un’identità ellenica basata su valori e
idee condivisi e posta alla base di una rappresentazione unitaria.
Hellenikon nozione che esprime l’idea di grecità, mettendo in primo piano sostanziali omologie culturali
nella lingua, nelle tradizioni religiose e nel costume, concorrenti a costruire il patrimonio della civiltà greca.
Hèllas luogo in cui avevano la cognizione di abitare gli Hèllenes; faceva riferimento al medesimo distretto
della Tessaglia Meridionale prima di estendersi all’intera Grecia Peninsulare.
La Grecia costituisce la parte terminale della penisola balcanica, nonché ponte naturale tra Est e Ovest.
Si possono distinguere tre aree geografiche sulla terraferma e una insulare:
1. Da sud verso nord, il Peloponneso, ripartito in sei regioni (Argolide, Arcadia, Laconia, Messenia,
Elide, Acaia)
2. A nord del Peloponneso, l’Etolia, la Tessaglia e l’Acarnania, fino alle regioni dell’Epiro e della
Macedonia;
3. Verso est si estende la penisola dell’Attica, al centro la Beozia, la Focide e le due Locridi;
4. Numerose isole e isolotti che costellano il Mar Egeo; tra le più importanti troviamo l’Eubea, Rodi,
Egina, Corcira, Creta e gli arcipelaghi delle Sporadi e delle Cicladi.
Il mare fu la strada che i greci utilizzarono per le colonizzazioni verso occidente (Sicilia, Magna Grecia,
Francia, Penisola Iberica), mentre a oriente si spinsero fino alle coste del Mar Nero.
Fondarono:
Empòria: basi commerciali utilissime per creare reti di scambio
Città in grado di competere con la madrepatria per bellezza, capacità politiche e militari.
I Greci esportavano vino e olio in cambio di cereali e materie prime di cui erano sprovvisti.
I contatti con un mondo anellenico influiva sulla mentalità e creava nuovi modi di vivere alla greca: ciò
sottolinea la molteplicità di rappresentazioni e manifestazioni che compongono lo Hellenikòn;
Greci:
Popolo di marinai: pratici della navigazione di cabotaggio (navigazione tra porti vicini); disponevano
di una serie ininterrotta di approdi sul Mar Egeo. Lo sviluppo marittimo favorì un processo di
urbanizzazione più precoce sulle coste
Popolo di agricoltori: l’economia rimase comunque prevalentemente agraria. Vite e ulivo
producevano quantità enormi di olio e vino, ma la produzione cerealicola non bastava a sfamare tutti.
La povertà e la configurazione del suolo influì anche sull’allevamento, che fu prevalentemente ovino
e caprino.
Verso il centro e il nord della Grecia abbiamo la presenza di fitti boschi e di monti: il Parnaso, più a
nord l’Olimpo si collega con le catene dell’Ossa e del Pindo che arrivano fino all’Epiro. Le
popolazioni montane vivevano di un’economia silvo-pascoliva ed erano dediti al brigantaggio e alla
pirateria.
Età micenea
la decifrazione delle tavolette in lineare B e alcune scoperte archeologiche hanno
dimostrato che i Micenei parlavano il greco, possedevano la scrittura e che la civiltà
XIII- XII sec. a.C. micenea stessa pertiene a una protostoria greca, imponendo di rivedere la data di inizio
della storia greca, tradizionalmente fatta coincidere con la prima testimonianza letteraria
fornita dai poemi omerici.
Dark age
Periodo di transizione chiamato ‘età oscura’ per sottolineare la lunga fase di povertà,
1200-700 a.C.
ristagno sociale e isolamento culturale che la caratterizza.
Età arcaica
Tempo primo e remoto.
700-490 a.C.
Età classica
Apogeo della civiltà greca. Arco di tempo che ruota intorno a un canone culturale da
490- 323 a.C.
considerarsi irripetibile per la sua perfezione.
L’inizio dell’età classica è incerto e fluttua tra l’inizio e la fine delle guerre persiane e
ugualmente dubbia è la data finale, ipotizzata nel 338, nel 323 o nel 399.
Età ellenistica
Periodo lunghissimo nel quale la grecità fu la componente dominante del sistema di potere
e diede l’impronta a tutta la cultura fiorita nel periodo.
323-31 a.C. È definita sulla base di una nozione di ellenismo nata dall’intuizione di Gustav Droysen,
per descrivere il quadro politico e culturale consolidatosi nei regni sorti dalle conquiste di
Alessandro e con cui si intendeva comunicare l’idea di una civiltà sorta dall’innesto sulla
cultura greca di elementi orientali.
La data più nota per la fine è il 31 a.C., anno in cui Ottaviano sconfisse la flotta di
Cleopatra, mentre altri studiosi pongono come data finale il 529 d.C. quando venne chiusa
la scuola platonica di Atene.
Gli antichi greci non avevano una datazione unica:
Datazione per Olimpiadi a scadenza quadriennale
Cronologie locali sulla base della successione annuale delle cariche magistratuali e sacerdotali.
Oralità e scrittura non devono essere considerate fenomeni successivi, infatti l’oralità affiancò la scrittura
nella trasmissione del sapere in tutti i campi, anche se poi fu la scrittura a stabilire il discrimine che segnava
la nascita della storiografia.
Storia inizia a partire dal momento in cui la memoria del passato e la registrazione del presente sono
consapevolmente affidate alla scrittura e la narrazione storica si coniuga con la redazione in prosa.
La parola deriva dal termine greco historìe, coniato da Erodoto e utilizzato nel senso di ‘indagine’, ‘ricerca’.
La matrice intellettuale deve essere ricercata nella cultura della Ionia del VI secolo che grazie alla sua
posizione di frontiera fu uno straordinario laboratorio culturale: qui Talete, Anassimene e Anassimandro
elaborarono le prime teorie sulla formazione della terra e le redassero in prosa, si sperimentarono le prime
forme di scrittura e poesia lirica e proprio di questa zona era ortiginario Erodoto.
Storici d’Occidente gruppo di storici originari delle città dell’area greca occidentale che, anche se si
riferiscono a storie locali, si innalzano al medesimo livello degli storici di Hellenikà, di una storia, cioè,
generale e ugualmente importante per il respiro dell’arco cronologico e dei contenuti della narrazione.
Storia locale si riferiva a città e regioni, era orientata verso interessi di tipo antiquario piuttosto che
storico, raccontandone culti, miti, antiche leggi sacrali, descrivendo la geografia di un territorio e celebrando
eroi locali, mitici o reali. La base delle informazioni degli storici locali erano le tradizioni orali e scritte
Alcuni di questi storici precedettero Erodoto e Tucidide, ma dopo la perdita della libertà greca (IV sec) la
paura di perdere la propria identità favorì il fiorire di questa storiografia improntata sull’aspetto sociale più
che storico.
Politèia ordinamento e costituzione dello stato. Gli scrittori di politèia posero come oggetto delle loro
ricerche i diversi ordinamenti vigenti nelle città greche e ne ricostruirono la storia. Ricordiamo Protagora,
Ippodamo di Mileto, Aristotele e Senofonte.
Esistono fonti letterarie complementari, che non possono essere definite storiche, ma essenziali per
comprendere la storia politica, sociale ed economica greca, facendoci calare nella microstoria che concorre a
ricostruire la civiltà di un’epoca.
In questa direzione troviamo l’oratoria politica e giudiziaria ateniese, la biografia (Plutarco, Pausania).
3. La storia
La civiltà Minoica
La storia dei cretesi viene descritta soltanto da Tucidide e da Omero, mentre alcuni resti materiali ritrovati
sull’isola di Creta testimoniano una civiltà raffinata fiorita tra il 2800 e il 1400 a.C.
La civiltà minoica è una civiltà palaziale: l’edificio è il centro politico, economico e religioso oltre ad essere
la dimora del signore. Qui minosse fondò la sua talassocrazia, attuando un intenso programma di
colonizzazione, un regime tributario e un piano per garantire la sicurezza della navigazione.
Il commercio portò i cretesi lungo tutte le rotte del Mediterraneo orientale, esercitando un forte dominio
marittimo, politico e militare riscuotendo tributi dai centri insulari e diffondendo il loro stile di vita.
La prosperità di risorse si basava sulla produzione di manufatti e la trasformazione di materie prime, ma
possiamo constatare che per opulenza, raffinatezza e capacità artistica l’eccellenza minoica ha raggiunto tutti
i campi. La scrittura (Lineare A) era conosciuta e non è ancora stata decifrata, ma sappiamo che veniva
utilizzata a scopi amministrativi e nella contabilità.
I cretesi non erano greci, ma dopo l’arrivo dei Greci (1450 a.C.) vennero inglobati nel loro mondo culturale;
gli stessi miti fanno di Minosse il figlio di Zeus.
La civiltà minoica scomparve intorno al 1450 per cause sconosciute, forse per crisi interne o a seguito di
cataclismi naturali.
I Micenei
Nello stesso arco di tempo subentrarono i Micenei, giunti dalla Grecia continentale, e si instaurarono
sull’isola conquistando Cnosso e diventando i nuovi signori del Mediterraneo orientale. Furono un popolo di
mercanti e navigatori, sostituendosi ai Cretesi a Oriente e allargando le rotte a Occidente.
La civiltà micenea deriva il suo nome da Micene, centro principale in cui fiorì.
Il palazzo del signore era il centro politico, economico e religioso, ma si distingue da quello cretese perché si
presenta come una roccaforte elevata (acropoli) racchiusa in una cinta muraria, espressione di una società
militarizzata.
La società è stratificata secondo un ordine gerarchico: titolare della regalità, comandante militare, élite di
sacerdoti e dignitari e massa dei lavoratori liberi.
La scrittura fu indispensabile per esercitare il rigoroso controllo dei settori della vita comunitaria che il
palazzo esigeva. I documenti scritti, in Lineare B, riguardano l’amministrazione, i tributi e le partizioni
lavorative.
La guerra di Troia
L’impresa militare più nota dei Micenei è quella della guerra di Troia, combattuta verso la metà del XIII
secolo sotto la guida di Agamennone, wànax di Micene e comandante supremo della spedizione militare. Il
conflitto fornì inoltre il retroterra storico all’Iliade di Omero.
I sintomi del declino miceneo sono ravvisabili nelle vicende stesse della guerra, che si colloca in un periodo
non lontano dal crollo definitivo (1200 a.C. circa); la vittoria fu faticosa e non produsse conseguenze
positive, o cambiamenti di potere e insediamenti.
Poco dopo la fine della guerra i Micenei crollarono definitivamente a causa di invasioni esterne o di lotte
intestine, fattori numerosi e che non si escludono a vicenda.
Periodo (XII- IX sec) di profonda recessione, segnato da impoverimento sociale, isolamento economico e
culturale. Vennero abbandonati palazzi e acropoli, scomparve la scrittura e le pratiche della sepoltura
cambiarono (sontuose tombe micenee scomparvero con l’utilizzo della cremazione); con il prevalere di
un’economia pascoliva i campi venivano lasciati incolti prediligendo colture spontanee che resero
l’alimentazione meno equilibrata, che, insieme alla siccità e alle carestie produsse un forte calo demografico;
si interruppero gli scambi commerciali e i manufatti venivano prodotti solo localmente.
I singoli centri andavano acquistando specificità autonome: è il periodo di quella mobilità sociale che
determina i cambiamenti negli assetti sociali nelle diverse città greche ed è a questo periodo che risale la
diversificazione linguistica basata sulla formazione dei dialetti parlati nelle diverse regioni: dorico, ionico-
attico, eolico, arcado-ciprio.
Arcaismo
Dal IX secolo una serie di fattori favorirono la rinascita: il ritorno a un’economia agraria, la ripresa dei
traffici mercantili, crescita demografica e un maggior benessere. Ricomparse anche la scrittura (alfabeto
fenicio). Inoltre la sperimentazione di nuove forme di convivenza diede l’avvio al processo di formazione
della polis che si concluse con il termine dell’età arcaica.
La Grecia dei secoli IX- VI fu un laboratorio di esperienze a largo raggio, che aggregò intorno alla genesi
della polis un ventaglio di acquisizioni nei campi della cultura, dell’arte, della poesia e del pensiero.
La polis fu il fulcro di una rivoluzione strutturale:
Stabiliva le basi economiche della società
Stabiliva il profilo sociale essenziale
Disegnava la mappa politica della Grecia
Stabiliva la forma di governo su cui si basava la vita comunitaria
Si ritornò a un’economia agraria e questo favorì l’aumento demografico e l’aumento della grandezza delle
città, promuovendo una catena di attività indotte nella sfera artigianale e degli scambi.
All’accelerazione economica e sociale dell’VIII secolo si deve affiancare il ruolo dei luoghi di culto: la
condivisione del culto e l’aggregazione intorno al tempio di una divinità scelta come protettrice della città
favorì la creazione dell’identità civica, che si costruiva di pari passo con l’idea di grecità come appartenenza
a un sistema condiviso di valori, mentalità, lingua e consuetudini.
I principali punti di riferimento furono il tempio di Zeus a Olimpia, quello di Apollo a Delfi e l’istituzione
dei giochi Olimpici nel 776 a.C.
Tra la fine della Dark Age l’alto arcaismo appare come preminente la figura del basilèus, capo il cui potere
si basa su doti personali e carismatiche al quale era affiancato un consiglio di anziani, espressione delle
famiglie aristocratiche.
In epoche in cui l’autorità centrale era debole, il gruppo gentilizio costituiva la struttura chiave della società.
I vincoli di parentela erano ricondotti a un capostipite illustre che dava il nome al gruppo familiare (gènos).
Era una struttura chiusa, regolata da gerarchie interne che facevano capo a un esponente anziano che gestiva
i beni della casa, amministrava la giustizia e guidava gli uomini che prendevano le armi in caso di guerra.
L’appartenenza al gènos conferiva prestigio e imponeva norme etiche e doveri che costituivano il codice di
condotta degli àristoi, ‘i migliori’: i valori che li ispiravano erano l’onore e la lealtà, il coraggio in guerra e
l’eccellenza nella caccia e nelle gare atletiche, senza dimenticare l’amore per la poesia e la musica.
I valori dell’aristocrazia arcaica erano gli stessi descritti nei poemi omerici. Sebbene i poemi debbano essere
utilizzati con prudenza Omero ci suggerisce pratiche di vita e forme di pensiero proprie dei ceti superiori dei
primi anni della polis.
Aretè concezione che assommava virtù e codici di condotta e indicava il risultato e la manifestazione di
una superiorità morale e fisica che legittimava il controllo del potere.
Nel sistema di relazioni tra gli eroi omerici un posto in primo piano spettava al dono, sentito
come un dovere morale vincolante e dell’ospitalità che crea legami che poggiano
sull’amicizia, intesa come lealtà e solidarietà in caso di bisogno, anticipando la formazione di
relazioni ufficiali tra poleis.
L’Iliade e l’Odissea vennero utilizzate come una vera e propria Bibbia dai Greci (paidèia). La base dell’aretè
civica era ispirata da quel complesso di virtù derivato dall’intreccio di capacità fisiche e intellettuali che
modellava l’eroe omerico.
Con la formazione della polis matura la consapevolezza del ruolo che il cittadino ha in essa, da cui
l’esigenza di creare strutture adeguate alla partecipazione collettiva agli organismi di governo.
Storia della polis cammino verso l’affermazione delle istituzioni pubbliche e della nascita dell’idea di
luogo comune a tutti i cittadini e dell’obbligo collettivo della sua difesa.
Dal pdv del combattimento cambiano valori e mentalità: non vi è più l’individualismo eroico, ma la
disciplina e la solidarietà necessarie ad assicurare l’efficienza della falange oplitica, l’esercito di massa.
Cittadino-soldato/oplitafigura chiave della società ugualitaria della polis, nella quale combattere era un
dovere e un privilegio; si armava a proprie spese con un equipaggiamento standardizzato, stabilendo un
confine più ampio per la società politica e militare, comunque chiusa ai ceti più bassi che non potevano
permettersi l’armatura.
Lo squilibrio tra risorse e bisogni (eccedenza demografica), la conquista di nuove terre grazie ai traffici
mercantili e la formazione di dissidenti nell’aristocrazia costituiscono un insieme di fattori che crearono i
presupposti da cui presero avvio nel VII e nel VI secolo flussi migratori in direzione dell’Occidente e in
misura minore verso Oriente.
Erano città autonome, ma non spezzarono mai i legami religiosi e cultuali che le legava alla madrepatria.
Grecità di frontiera concetto che sottolinea le inclinazioni di apertura politica e intellettuale delle società
coloniali, che assegnavano ai Greci delle colonie un loro preciso profilo.
Fattori diversi ma convergenti nel
Squilibrio tra un’élite aristocratica esclusiva e gli esclusi mettere in discussione le
Processo di impoverimento dei ceti agrari medi e piccoli prerogative dell’aristocrazia e nel
Concentrazione della terra nelle mani dei più ricchi chiedere una redistribuzione dei
beni
Grecia e Persia
550 a.C i Persiani imposero il loro dominio su un vasto territorio (dai confini montuosi dell’Afghanistan
fino alla Ionia), uno stato multietnico che governarono con tolleranza, accettando usi, lingua e religioni ma
imponendo il pagamento di un tributo e un’assoluta intransigenza verso ogni forma di sedizione.
Nel 499 a.C Mileto si mise a capo di una rivolta, appoggiato da Atene, in cui però i ribelli furono sterminati
e la città rasa al suolo (Frinico, ‘La distruzione di Mileto’); successivamente Dario organizzò un intervento
militare per punire i Greci d’occidente che avevano aiutato i ribelli.
avvenimenti che crearono le premesse per le guerre persiane, simbolo del passaggio da età arcaica a classica.
Battaglia di Maratona (490 a.C) l’esercito ateniese sconfisse l’esercito persiano di Dario: inizio e fine
della prima guerra persiana.
480 a.C. Serse, figlio di Dario, organizzò una spedizione terrestre e marittima con l’impiego di numerose
forze militari verso il sud della Grecia provocando una catena di incendi e devastazioni.
Per far fronte al nemico le città Greche si erano riunite nella Lega Ellenica, anche se dopo il conflitto si
sciolse e molte città per paura di rappresaglie del nemico si schierarono dalla parte dei Persiani.
Le battaglie di Salamina (480 a.C) e Platea
(479 a.C) segnarono la vittoria greca, Lega ellenica capacità di unirsi in una coalizione nel
momento del bisogno e del pericolo comune che testimonia
anticipata dal sacrificio di Leonida e dei
il sentimento della grecità profondamente radicato nella
trecento delle Termopili. coscienza degli Elleni.
Pentecontezia
Pentecontezia Termine coniato da Tucidide per indicare il cinquantennio successivo alla guerra cruciale e
meritevole di un’identificazione a sé nell’evolversi degli eventi, in cui la pace fu garantita dall’equilibrio
delle forze in campo e dai trattati stipulati.
478/77 a.C creazione della Lega delio-attica, che riuniva in un’alleanza militare Atene e i centri insulari e
costieri dell’Egeo e poneva le basi per la bipartizione tra un’egemonia continentale (Sparta) e marittima
(Atene). Nel 454/53 a.C. il tesoro della Lega venne trasportato da Delo ad Atene, avvenimento che segnò
l’inizio dell’imperialismo ateniese perché segnale del cambiamento dei rapporti all’interno della Lega.
Età di Pericle
Pericle, nipote di Clistene, a partire dal 445/44 a.C resse le sorti di Atene per quindici anni e fu l’artefice del
primato della città, considerata da Tucidide la ‘scuola dell’Ellade’.
Primato politico: piena realizzazione di tutti gli strumenti che permisero l’esercizio del potere
popolare
Primato artistico e architettonico: programma edilizio per la ricostruzione della città (acropoli),
commedia di Aristofane
Primato intellettuale e culturale: Atene divenne un cantiere delle opere dell’ingegno, pdr di
intellettuali e filosofi (relativismo sofista di Protagora, Gorgia), urbanisti, storici (Erodoto).
431 a.C conflitto trentennale tra Atene e Sparta considerato una ‘guerra mondiale’ perché costrinse tutte le
città della Grecia ad allearsi con una o l’altra potenza, creando due blocchi contrapposti.
causa dello scoppio della guerra: crescita della
Piano strategico pericleo: prevedeva di combattere talassocrazia ateniese che intaccò l’equilibrio della
per via marittima, evacuando le campagne e Pentecontezia.
concentrando la popolazione tra le mura della città, Conseguenze: lutti, stragi e guerre civili che
ma l’eccedenza di popolazione nelle inadeguate modificarono il tessuto sociale e nei rapporti umani.
strutture urbane e le scarse condizioni igieniche
favorirono lo scoppio di un’epidemia di peste, da aggiungersi alle continue incursioni nelle campagne
attiche.
Nel 421 a.C (Pace di Nicia) si concluse la prima fase della guerra in condizioni di sostanziale parità, ma nel
418 a.C il conflitto riprese e le difficoltà di Atene crebbero:
- Aumento dei costi della flotta e del relativo tributo con conseguenti rivolte
- Spedizione fallimentare in Sicilia (415 a.C)
- Entrata dei persiani in guerra schierati con Sparta
Alcibiade fu considerato l’erede intellettuale e politico di Pericle; occupò la vita pubblica grazie alle sue
capacità politiche ma anche per le sue stravaganze e gli eccessi nel lusso e nella vita privata, fu un
intellettuale e uomo di cultura, frequentatore degli ambienti culturali e filosofici.
Eletto al comando della spedizione in Sicilia fu accusato, poco prima della partenza, di aver partecipato a un
banchetto in cui venivano profanati i Misteri Eleusini e di aver mutilato le erme che ornavano le strade di
Atene; abbandonò così la flotta ateniese e riparò a Sparta, per poi ritornare ad Atene nel 408 accolto con
onori eccezionali, ma ritenuto colpevole della sconfitta nella battaglia di Nozio; si allontanò così dalla città
per ritirarsi nei possedimenti in Tracia, da dove riparò in Frigia dove venne ucciso a tradimento.
Rivoluzione oligarchica (411 a.C.) Il regime democratico fu ritenuto responsabile del disastro militare e il
dissenso verso di esso si espresse con il colpo di stato dei Quattrocento membri, che si accinse a modificare
la costituzione ateniese delimitando i diritti politici. Il progetto fallì perché la flotta, che si trovava a Samo,
rimase fedele alla democrazia. Nel 410 a.C. il regime democratico venne restaurato.
Il tentato colpo di stato metteva in luce tuttavia una società spaccata in cui convivevano diverse forme di
contrasto: democrazia/oligarchia, ricchi/poveri, società rurale/ceti urbani.
Battaglia di Egospotami (405 a.C.) battaglia cruciale perché gli spartani ottennero una vittoria folgorante.
Due anni dopo Atene cadde per la fame e la mancanza di forze, la Lega fu disciolta, la flotta distrutta e le
mura abbattute. La democrazia ateniese fu sostituita per un anno dal regime oligarchico filospartano dei
Trenta Tiranni, ma nel 403 fu restaurata.
Il IV secolo
Persia: attività diplomatica molto forte, che non esitò a corrompere le città greche per favorirne le
divisioni ed evitare che diventassero pericolose per il primato persiano.
387/86 a.C. pace del Re o di Aantalcida, trattato di pace generale (Koinè eirène) che introdusse
una nuova concezione dei rapporti internazionali: riconosceva le poleis greche e il dominio del Gran
Re (fine dell’autonomia delle città greche del’Asia minore), due grandi sistemi di potere separati da
una linea di confine (costa orientale dell’Egeo).
Eirène indica un trattato di pace che instaurava rapporti basati sull’assenza di conflittualità per una
durata indeterminata e rivolta a tutte le poleis; la pace divenne lo strumento per regolare i reciproci
rapporti, risultato rivoluzionario perché fino a quel momento vi era solo la nozione di pace negativa,
ovvero di una pace di durata temporanea e limitata alle parti in causa.
Tebe: fece il suo ingresso nella scena internazionale, mirando a imporsi come potenza dominante
della Grecia. Distrusse Sparta sul campo di battaglia (battaglia di Leuttra, 371 a.C.) e ridisegnando la
mappa politica del Peloponneso: la Messenia riacquistò la sua indipendenza e l’Arcadia divenne
stato federale. Ma la nuova potenza fu incapace di dare al cambiamento uno slancio duraturo.
Atene: stava pian piano riconquistando la supremazia marittima (Lega marittima, 378/377 a.C.) e
risollevando le proprie sorti ma guardando all’indietro, verso un passato nel quale ricercare idee e
valori per un modello da ripristinare: la disgregazione morale e l’incertezza intellettuale maturata con
la sconfitta militare induce a parlare di crisi della polis, quando si tratta invece di un periodo segnato
da trasformazioni incalzanti.
[3.4] L’ellenismo
L’egemonia tebana, troppo legata alle capacità individuali, finì quasi subito e lasciò aperta la strada a un
nuovo cambiamento nella storia Greca.
Macedonia era una vasta regione montuosa della Grecia settentrionale, abitata da una società pastorale il
cui re era affiancato dall’aristocrazia di proprietari terrieri e la cui monarchia era caratterizzata da lotte
dinastiche, congiure di palazzo, assassini e inoltre da minacce esterne.
359 a.CFilippo II salì al trono e diede avvio a un progetto per trasformare la Macedonia in uno stato
moderno, con frontiere sicure, un potere efficiente e un esercito organizzato; rivolse l’attenzione alla Grecia
meridionale: la coalizione greca cadde a Cheronea (338 a.C) e il sovrano riunì le città greche, tranne Sparta,
nella Lega di Corinto (337 a.C.) con l’obbiettivo di muovere guerra alla Persia.
L’esercito persiano fu definitivamente annientato dopo le battaglie del Granico e di Isso (334 e 333 a.C);
Alessandro si impossessò del tesoro della famiglia del re e fece uccidere il traditore che aveva ucciso Dario,
riuscito a fuggire dal campo di battaglia e al quale vennero resi onori funebri regali.
Dopo la conquista dell’impero persiano il viaggio continuò in direzione dell’India, ma, dopo la stentata
vittoria presso il fiume Idaspe ( 326 a.C.), la stanchezza dei soldati lo spinse a tornare.
Scelse come sede del nuovo impero mondiale Babilonia, dove morì in circostanze oscure il 13 giugno del
323 a.C.
Durante l’avanzata fondava città col suo nome, dando al paesaggio un’impronta
urbana e quindi di grecità: concepì un progetto di ellenizzazione e di fusione.
Le capitali dei regni erano sfarzosissime, ma allo stesso tempo le città greche avevano perso l’autonomia
politica (solo Atene conservò una sua vita culturale), diventando centri urbani sottoposti al governo centrale
del re.
I cittadini delle città ellenistiche erano profondamente diversi di cittadini delle poleis greche: Greci, Persiani
e Orientali erano considerati tutti uguali e tutti sudditi delle monarchie regnanti, affievolendo quel senso di
identità che la comunità dei cittadini aveva verso la polis di appartenenza.
Cosmopolitismo grazie alla lingua comune, alle nuove vie di comunicazioni e ai traffici mercantili le
persone viaggiavano, si spostavano, si sentivano cittadini di un mondo senza più confini: la società era
divenuta plurietnica e pluriculturale.
Sul piano del pensiero ci furono conseguenze: se prima il pensiero aristotelico e platonico nasceva per la
polis e i suoi cittadini, ora il potere centralizzato affidato ai funzionari conduce al disimpegno politico e alla
scoperta di nuovi percorsi di riflessione proiettati verso il privato e la vita interiore: la risposta intellettuale al
cosmopolitismo fu l’individualismo (Stoicismo, Scuola di Epicuro).
La Grecia e Roma
Sul finire del III secolo nel mondo ellenistico entrò Roma:
Le guerre macedoniche, con la sconfitta di Filippo V (197 a.C) e del figlio Perseo (168 a.C.) si
conclusero con la trasformazione della Macedonia in provincia romana (148 a.C.)
In Grecia Tito Quinzio Flaminino proclamò la libertà delle città greche (196 a.C.), ma nel 146 a.C la
Grecia costituì con la Macedonia la provincia Macedonia et Achaia. Nel 27 a.C Augusto nominò la
Grecia provincia senatoria autonoma.
La guerra di Siria terminò con la sconfitta di Antioco III e vide il regno dei Seleucidi uscire dalle
grandi potenze del Mediterraneo, anche se la riduzione in provincia avvenne nel 63 a.C.
Il re di Pergamo (Attalo III) lasciò in eredità il suo regno ai romani.
Il regno d’Egitto fu l’ultimo a cadere nel 31 a. C, quando ad Azio Augusto sconfisse Cleopatra,
ultima discendente dei Tolomei
Nel corso di queste vicende, dopo l’annientamento di Cartagine, Roma aveva assunto una direzione
imperialistica, che allargava la sua presenza nel Mediterraneo Orientale (‘mare nostrum’).
La cultura greca era già arrivata a Roma grazie agli scambi commerciali e alla mediazione degli Etruschi,
ma nel II secolo fu il filellenismo a dettare mode, costumi e gusti a Roma: “La Grecia conquistata, conquistò
il selvaggio vincitore” (Orazio).
La polis era uno stato perché attraverso le sue leggi e i suoi ordinamenti esercitava un potere sovrano
Eleutheria: libertà Autonomìa: facoltà dei cittadini delle poleis di
autogovernarsi con le leggi che tutti insieme decidevano
di darsi per disciplinare la convivenza e senza
riconoscere alcuna istanza superiore alla polis.
Politeìa complesso degli ordinamenti che componevano il governo della polis.
quelli prevalenti sono:
Oligarchia: sistema verticale tendente a concentrare in un vertice ristretto il potere decisionale.
Modalità di votazione: sistema elettivo, ristretto secondo parametri fissati sulla base dell’età, del
censo o del lignaggio.
Democrazia: sistema orizzontale che distribuiva autorità e competenze a organismi allargati.
Modalità di votazione: sorteggio.
Regalità: non appartiene alle forme di governo della polis
Il governo non richiedeva competenze specifiche, ma solo il possesso della cittadinanza e garanzie sulla
condotta morale privata.
Produzione agraria: era la base economia della polis e doveva essere in grado di assicurare l’autàrkeia, anche
se spesso era necessario ricorrere alle importazioni, fatto che non incise sulla cultura della polis, ancorata a
forme mentali e codici di condotta propri di una società agraria.
Esisteva una Grecia altra rispetto allo spazio geografico, culturale e politico espresso dalla polis:
Villaggio: quadro di vita delle comunità montane della Grecia centro-settentrionale non toccato
dall’esperienza della polis in cui la geografia e l’ambiente furono determinanti nell’orientare le
forme di vita, l’economia e il sistema sociale. La comunità era organizzata in maniera semplice e si
basava su un governo patriarcale, nelle quali la ricchezza e l’anzianità erano indice di prestigio e
autorità. Delle pratiche di vita faceva parte l’uso della violenza (pastori-guerrieri). L’agricoltura era
limitata al consumo locale in un regime di stretta sussistenza e le attività principali erano quelle
silvo-pascolive legate all’allevamento di transumanza.
Ethnos: aree cantonali formate da ethne minori composti da popoli delle regioni della Grecia
settentrionale che coltivavano la coscienza di appartenere a gruppi etnici più grandi ai quali
riconducevano culti comuni, tradizioni e consuetudini condivise.
Il perdurare di forme di vita pre-poleiche aiuta a spiegare la sopravvivenza della regalità presso alcuni di
questi popoli. Quando anche in queste regioni (seconda metà IV sec) iniziarono processi di unificazione e di
centralizzazione del potere, la soluzione fu un nuovo tipo di forma di stato: lo stato federale (koinòn), in cui
città e etnie convivevano come soggetti politici entro un sistema bipolare fondato sul rapporto tra governo
centrale federale e autonomie locali.
Polis comunità dei cittadini (Per Aristotele ‘koinomìa ton politòn’). La qualifica di cittadino era riservata
a un numero limitato di individui e consisteva nel possesso delle prerogative del polìtes:
- Diritto di voto
- Monopolio della proprietà fondiaria
- Protezione giudiziaria
- Obblighi militari
- Obblighi fiscali
La comunità dei cittadini rappresentava un microcosmo sociale speculare alla limitata estensione del
territorio: una società face-to-face, nel quale l’assenza di anonimato esercitava una notevole pressione e
controllo sulle decisioni comuni e conferiva alla partecipazione alla vita pubblica un carattere altamente
competitivo.
Distinzione interna della società politica:
Kaloikagathòi: gentiluomini delle classi superiori, ‘belli e buoni’
Poneròi: ‘cattivi’
Residenti liberi: gamma di statuti personali estremamente variegata a cui era concesso il domicilio, ma non
il diritto di voto e altre prerogative proprie della cittadinanza.
Schiavitù: l’impiego di manodopera servile copriva tutte le attività. Oltre alla compravendita, guerra e
pirateria erano le fonti principali di rifornimento di schiavi, che provenivano soprattutto dai paesi barbari.
Nella polis la differenza di genere era estremamente marcata, quasi in antitesi:
La donna non godeva di alcun diritto politico e il suo statuto legale era mediato dalla figura maschile
della famiglia (Kyrios)
Il matrimonio era un fatto familiare e sociale nel quale la sposa svolgeva un ruolo secondario rispetto
a interessi di natura economia, di prestigio o altro: l’universo femminile si racchiudeva nella casa, in
cui veniva coinvolta nella conduzione della casa, nel controllo dei lavori del personale servile,
nell’educazione dei figli.
Stretti limiti della vita sociale femminile: alla donna erano vietati banchetti, simposi, l’esposizione in
pubblico, il mondo della cultura e forse anche la visione di spettacoli teatrali.
Alla donna ateniese era riconosciuta una dote che con il matrimonio portava con sé nella casa dello
sposo; rimaneva di sua proprietà, ma passava sotto l’amministrazione del coniuge. La figlia femmina
non poteva ereditare, ma diventava il tramite da cui passare per entrare in possesso dell’eredità. Il
divorzio era ammesso, ma concesso con più facilità all’uomo.
Il principale dovere della donna era la procreazione, che assicurava la perpetuazione dell’oikos e
della comunità dei cittadini. La maternità rivestiva un’importanza che variava in relazione alle
aspettative che una società riponeva nella nascita dei figli.
La donna di bassa condizione o la moglie del contadino rappresentano una realtà sociale non meno
vera, ma questo ruolo di lavoratrice e l’abitudine a vendere e ad essere a contatto con una
promiscuità sociale determinano una considerazione molto bassa nella scala sociale.
Donne-sacerdote attive anche nella sfera del culto, in cui godevano di ampia autonomia di azione e
di un grande prestigio.
Riti dionisiaci: la partecipazione femminile a questi culti era vista negativamente rispetto
all’assunzione di ruoli sacerdotali. Questo fenomeno venne considerato tipicamente femminile
attraverso la figura delle menadi (baccanti), che, in preda a un furore divino, erano trascinate in
rituali orgiastici nel corso di celebrazioni notturne su monti e boschi: il menadismo venne
considerato la manifestazione più inquietante dell’alterità femminile.
Ampia fascia di donne al di fuori della famiglia e al margine della società:
- Etere: donne spesso colte e raffinate che godevano di una libertà di movimento
sconosciuta alle donne di famiglia. Partecipavano ai simposi e offrivano la loro
compagnia a pagamento, che andava al di là dell’incontro occasionale ed era diversa dal
rapporto coniugale. Erano prive di tutte le tutele che il diritto assicurava alle donne di
famiglia.
- Concubine: figura sottoposta a una normativa che le riconosceva un ruolo non molto
diverso da quello della moglie, tale che poteva anche essere accolta in casa. Era tenuta a
rispettare l’obbligo della fedeltà e ai suoi figli erano riconosciuti alcuni diritti in materia
di successione.
- Prostitute: si collocavano a un gradino molto basso della scala sociale. Si trattava di
ragazze provenienti da ceti più poveri, da neonate esposte dopo la nascita, da schiave e
ex-schiave, da danzatrici, mime, suonatrici, cantanti oppure in alcuni casi da ragazze che
venivano allevate per svolgere questo mestiere e procurare guadagni a chi le aveva
cresciute. Vivevano in ambienti di degrado sociale e morale, conducevano una vita
miserabile, popolavano la strada, i bordelli, le osterie. La prestazione era a pagamento e
l’esercizio dell’attività era sottoposto a una tassa.
Prostituzione sacra: le ierodule, in qualità di schiave sacre, con le loro prestazioni
procuravano i proventi per mantenere il tempio.
Società pastorali della Grecia settentrionale: a differenza della polis, qui la donna poteva svolgere il
ruolo di capofamiglia e prendere responsabilità e decisioni della vita quotidiana, dell’economia, della
casa. Era possibile la successione femminile.
1. 2 Atene e l’uguaglianza
quantitativa
[2.1] La costruzione della democrazia Kyrios ho dèmos gli Ateniesi erano consapevoli di aver dato
vita a un regime politico nel quale il dèmos nella sua totalità
Prima della democrazia gli Ateniesi
godeva di uguali diritti politici e si configurava come supremo
attribuivano l’unificazione politica e detentore della sovranità dello stato.
territoriale del loro stato al sinecismo del Democratìa termine introdotto da Erodoto per indicare un
mitico re Teseo, ma in realtà questo sistema costituzionale che ripone il supremo potere decisionale
processo si realizzò progressivamente e si (kràtos) nelle mani del popolo (dèmos).
concluse solo con la riforma di Clistene.
Isonomìa clistenica: raggiungimento di criteri di uguaglianza
Nell’VIII sec. a.C. erano già stati raggiunti
giuridica e uso di forme democratiche
significativi risultati in campo legislativo e
sociale e sul finire del VII sec. a.C. in
Atene era stata introdotta la prima
Democrazia: tramite l’assemblea di tutti i cittadini il popolo si
legislazione scritta di Draconte. configurò come esclusiva fonte autoritativa delle decisioni a
favore e in nome della comunità civica.
Solone: dotò Atene di un codice normativo (594/93 a.C.) che prese le mosse dall’esigenza di dare una
soluzione alle tensioni sociali mediando tra aristocratici e popolo; cardine del suo intervento fu il regime
della terra. Divise inoltre la popolazione in quattro classi sulla base del reddito, che determinava anche
l’accesso alle cariche pubbliche e istituì l’eliea (tribunale popolare).
Consapevolezza di Solone di aver agito per
realizzare in Atene l’eunomìa, perché
l’applicazione di leggi giuste aveva portato al
buon governo ed egli stesso, mediatore delle parti
in lotta, aveva consentito la riconciliazione.
Pisistrato: tiranno alcuni anni dopo la riforma di Solone, impresse un forte impulso al processo identitario
della giovane comunità civica, incentrato su tre poli principali:
Istituzione di feste religiose civiche (Panatenee e Dionisie)
Programma edilizio monumentale
Istruzione
Creazione di giudici itineranti che favorirono l’integrazione tra città e campagna
Clistene: la sua riforma può considerarsi un esperimento di geometria politica in ragione del rapporto che
istituì tra organizzazione dello spazio civico, statuto legale del cittadino, formazione e modalità di
partecipazione alle istituzioni pubbliche e per l’uso del territorio come quadro di base del nuovo sistema.
Divise il suolo della città e dell’Attica in circoscrizioni territoriali (demi), raggruppati in 30 trittie, a
loro volta destinate a confluire in 10 phylài (tribù territoriali): il suo scopo fu proprio quello di
‘mescolare’ la popolazione al fine di favorire nuove forme di appartenenza e di solidarietà che
spezzavano gli antichi legami delle famiglie aristocratiche.
Utilizzò la ripartizione territoriale per la composizione degli organismi di governo e per configurare
lo statuto legale di cittadino
[2.2] La forma della democrazia
Sistema dell’autogoverno Ateniese:
o Assemblea (Ekklesìa) sede (Pnice) che assomma il potere deliberativo, legislativo e esecutivo in
cui hanno facoltà di riunirsi tutti i cittadini maschi adulti. Era il luogo del dibattito pubblico, delle
proposte politiche e del voto di esse.
o Consiglio (boulè) costituito da 500 membri sorteggiati in numero di 50 per ognuna delle 10 tribù
clisteniche; non operava collegialmente, ma i buleuti di ognuna delle 10 tribù a turno per 28/30
giorni costituivano una commissione direttiva (pritania) che si occupava degli affari correnti.
o Assemblea giudiziaria (heliàia) composta da 600 giudici sorteggiati tra tutti i cittadini, agiva in
sezioni separate (dicasteri), competenti per tutta la materia giudiziaria ad eccezione dei reati penali,
affidati all’Areopago.
o Complesso di magistrature di vario livello (circa 700):
- Collegio dei 10 arconti: Svuotati di effettivo potere, conservavano un grande prestigio e
competenze in ambito sacrale e giudiziario, oltre che la presidenza dei dicasteri. Dal
487/86 a.C. furono sottoposti alla nomina tramite sorteggio (uno per ogni tribù) e dal
457/56 a.C. l’arcontato fu aperto anche agli zeugiti. erano:
arconte eponimo
arconte basilèus
arconte polemarco
sei tesmoteti
un segretario.
- Collegio dei 10 strateghi: costituiva l’esecutivo militare; ad essi competevano mansioni
riguardo al comando dell’esercito in guerra e funzioni in campo giurisdizionale e
diplomatico.
Principi fondamentali della partecipazione democratica al governo della polis:
Sorteggio
Rotazione annuale
Collegialità delle cariche
Controllo preventivo
Rendicontazione finale dei magistrati
Remunerazione degli incarichi pubblici
Se sommiamo le 40 sessioni annue dell’ekklesìa, i giudici e i magistrati rinnovati annualmente risulta che
una parte preponderante della cittadinanza fosse regolarmente coinvolta nell’attività pubblica ad Atene si
è realizzata una democrazia quantitativa che puntava alla massimizzazione della partecipazione dei cittadini
agli incarichi amministrativi e alla vita politica.
Ekklesìa spazio dell’isegorìa, ovvero della possibilità di tutti di partecipare al dibattito pubblico
dell’assemblea. Il significato che la parola democratica rivestì nell’opinione del tempo si coglie nei
frequenti riferimenti della tragedia e della commedia: non è un caso che il teatro si sviluppò e fiorì in quella
città dove la parola costituiva il veicolo primario della comunicazione democratica e costituiva la metafora
più potente della libertà.
È a Euripide, nelle Supplici, che si deve l’elogio più bello dell’isegorìa.
Circoscrizioni amministrative quadro primario del sistema amministrativo; erano costituite da una
porzione di chòra afferente a un agglomerato urbano, centro residenziale dei demoti e sede degli istituti
locali.
Demi rurali Rappresentavano l’unità base per la composizione dei 50 buleuti della tribù cui afferivano e
svolgevano funzioni anagrafiche. Nei demi si replicava su scala locale il sistema centrale, con assemblee
locali, un’attività amministrativa e decisionale esplicata tramite decreti, sedi di culto e teatri propri; al
vertice dell’apparato vi era il demarco, una sorta di sindaco che godeva di un’autorità individuale assoluta.
Emerge l’immagine di una società face-to-face vivace e attiva.
I compiti affidati ai demi sono andati crescendo nel IV secolo, lasciando alla boulè e all’ekklèsia mansioni
decisionali nei settori della politica generale interna ed estera.
1. 3 Sparta e l’uguaglianza
selettiva
Stato di Sparta comprendeva il territorio della Laconia e della Messenia ed esercitava il primato nella
vasta regione del Peloponneso, dove tutti i centri grandi e piccoli (tranne Arcadia e Acaia) erano confluiti
nella Lega del Peloponneso sotto l’egemonia spartana.
Sparta era priva di un centro urbano, presentando al suo posto una conurbazione di 5 villaggi.
Storia:
- Migrazioni doriche che giunsero nel Peloponneso
- Stanziamento di un gruppo di Dori nella Laconia da cui ebbe inizio la differenziazione sociale tra un
ceto dominante discendente dai Dori (Spartani) e una popolazione di abitanti indigeni
- Conquista della Messenia (seconda metà VIII secolo)
- Sistema di alleanze per ottenere il primato nel Peloponneso (Lega del Peloponneso)
Culti panellenici culti comuni a tutti i greci, celebrati nei santuari panellenici:
- Santuario di Zeus a Olimpia: eretto entro il recinto sacro dell’Altis (località
dell’Elide), il suo sviluppo edilizio iniziò nel VI secolo e progressivamente furono
innalzati edifici sacri e strutture per i giochi quadriennali (iniziati nel 776 a.C.) in
onore del Dio.
- Santuario di Apollo a Delfi: più volte distrutto da incendi e terremoti, fu oggetto di
una ristrutturazione monumentale nella prima metà del IV secolo a.C.
La monumentalizzazione e l’amministrazione affidata all’anfizionia accompagnò la
progressiva crescita del culto locale a culto panellenico
- Santuario di Asclepio a Epidauro: intorno al 370 a.C. prese l’avvio un imponente
programma edilizio per dare una sede degna al dio guaritore, nel luogo in cui si era
formato assorbendo le facoltà guaritrici di suo padre Apollo.
Il complesso santuariale è composto da: tempio, thymèle, portico, anakèion, tempio di
Apollo Maleatas e teatro.
La popolarità del culto e la sua diffusione si spiegano alla luce delle facoltà
terapeutiche del dio, tanto che, forse proprio a causa della peste del 420 a.C. il culto
venne spostato ad Atene.
Teatro di massa: si registra una grande capienza e una grande partecipazione alle rappresentazioni, favorita
dall’introduzione (Periclea o del V secolo) del theorikòn, un sussidio di due oboli allo scopo di assicurare
anche ai cittadini meno abbienti la possibilità di assistere agli spettacoli.
L’istituzione di questo contributo (così come quella del misthòs) appare coerente con i criteri di una
democrazia quantitativa attrezzata per favorire la massimizzazione dei cittadini coinvolti nella vita ufficiale
della città.
Sport in Grecia fu sempre finalizzato alla celebrazione di un culto (le gare erano parte delle feste per dei e
eroi).
Nell’attuazione era preminente l’aspetto della competizione, mentre, almeno fino al IV secolo, la
componente ludica e spettacolare rimase secondaria
L’attività sportiva era ritenuta una parte fondamentale della paidèia perché educava
all’armonia dei movimenti, al coraggio e alla forza, il tutto guidato dal senso di
disciplina, doti morali e intellettuali
Ideale di kalokagathìa (qualità fisiche + qualità morali)
Alle origini e all’epoca delle aristocrazie l’atletismo fu un’esperienza riservata agli esponenti delle élite
(disponibilità di mezzi e tempo + segno di status sociale), ma le trasformazioni sociali dell’età classica
favorirono l’inclusione nei ceti superiore di un’élite di censo accanto alla tradizionale aristocrazia di
lignaggio, modificando la base di partecipazione alle gare.
Gare al femminile: esistono alcune testimonianze di queste competizioni, che riguardano solamente le
parthènoi (ragazze senza marito e figli). Occorre distinguere sfera rituale, sportiva e ludica.
o Sparta: è la sede più nota della ginnastica e dell’atletica femminile; le donne venivano coinvolte in
gare ginniche e di lotta a solo scopo eugenetico e in vista della maternità.
o Olimpia: a scadenza quadriennale si svolgevano i Giochi Erei, una corsa riservata alle ragazze in età
pe-matrimoniale a carattere rituale, in onore cioè di Era, consorte di Zeus. Conosciamo anche gare di
corsa e agònes mousikòi (gare di canto, musica, poesia e recitazione).
Casa rimase abbastanza semplice fino al IV secolo e all’età ellenistica, in cui le residenze signorili si
arricchirono di pareti dipinte e pavimentazioni in marmo e mosaico. La struttura fondamentale rimase
sempre il vasto ambiente centrale, intorno al quale si articolarono gli ambienti complementari.
- Aree urbane: troviamo piccoli edifici monofamiliari, a piano terra, appoggiati su basamenti di
pietra con tetti di tegole o fango e legname.
L’ingresso immetteva in un vestibolo sul quale si apriva il mègaron, trasformatosi poi
nell’andròn (riservato ai banchetti degli uomini). La casa prevedeva un cortile interno circondato
da colonne; vi erano quindi il gineceo (lo spazio femminile) e, solo nelle case più signorili, oltre
che quella del signore, camere da letto individuali. La cucina era un’ambiente piccolo, il
riscaldamento era ottenuto da bracieri e dal focolare e per l’illuminazione si ricorreva a torce con
fasce di rami e lucerne a olio.
Le finestre erano rade e strette.
- Aree rurali dell’Attica: le dimore risultavano più confortevoli e spaziose
Famiglia marito e moglie conducevano vite orientate da scale di priorità differente, con una posizione di
subordinazione della donna. Mondo maschile e mondo femminile si incontravano solo quando i coniugi si
ritrovavamo insieme a casa e quando dovevano prendere scelte riguardo alla conduzione della casa e
all’educazione dei figli.
Marito: trascorreva gran parte della giornata fuori, impegnato negli affari, nei lavori, nella vita politica
Moglie: aveva esperienza nell’economia della casa e la gestiva di persona
Figli venivano allattati e cresciuti dalla madre o da una nutrice; al padre spettava il compito di riconoscerli
come legittimi (cerimonie purificatorie) oppure di ricorrere all’esposizione (pratica molto diffusa in Grecia).
I primi anni dell’infanzia erano occupati dal gioco (a Sparta molto più controllato), mentre la prima
educazione del bambino erano affidati alla madre o alla balia.
Paidèia indica l’educazione dei figli, che a sei anni iniziavano il loro percorso scolastico.
Paidèia ateniese: l’istruzione era privata e le lezioni si svolgevano dalla mattina presto fino al
crepuscolo con alcuni intervalli. Gli al
unni si ritrovavano in casa del maestro o sotto i portici pubblici.
L’istruzione comprendeva:
- La grammatica: i ragazzi imparavano a leggere, a scrivere, a svolgere calcoli aritmetici e a
leggere testi poetici (bagaglio culturale e letterario + trasmissione di grecità)
- La musica: procurava diletto a scopo ricreativo e perseguiva gli obiettivi più profondi in
relazione alla formazione spirituale dell’individuo. Dovevano essere appresi il canto e
l’accompagnamento strumentale.
- La ginnastica: i Greci classificavano le attività ginniche distinguendo tra esercizi che
impegnavano tutto il corpo (pugilato e lotta), le gambe (corsa e salto), le braccia (lancio del
giavellotto e del disco).
Nella pratica degli esercizi si tenevano presenti fasce d’età (ragazzi/giovani/adulti) e venivano
effettuati in locali appositamente attrezzati (palestra e ginnasio)
- La retorica: nuova forma di educazione che mirava, all’interno della democrazia, a preparare il
futuro cittadino all’uso della parola. Insegnamento riservato a un’élite.
- L’educazione femminile: la fanciulla ateniese imparava tra le mura di casa il minimo necessario
per leggere, scrivere far di conto e alcuni rudimenti di musica perché la sua formazione
riguardava altri compiti, che andavano dalla cucina alla filatura, alla tessitura, alla crescita dei
figli.
- Riti di passaggio:
Efebia: periodo di due anni di vita comunitaria istituzionalizzata dei giovani ateniesi
presso guarnigioni alle frontiere dell’Attica, in cui erano sottoposti a un rigoroso
addestramento e a servizi di pattugliamento. Questo momento marginale
rappresentava l’uscita dall’adolescenza (èbe) e l’ingresso nella comunità dei cittadini
insieme al raggiungimento dell’età adulta.
Festa dell’orsa o arktèia: festa in onore di Artemide per segnare la transizione dall’età
pre-matrimoniale allo stato di donna.
Paidèia spartana: l’istruzione era pubblica e si concludeva fino al raggiungimento della maggiore età,
sottraendo i figli alla famiglia e affidandoli paidonòmos.
L’educazione uguale per tutti (agogè) e mirava ad adeguare il giovane all’austerità e al rigore (cibo
scarso, piedi scalzi, punizioni severissime) e alla formazione di una società di militari che faceva
della disciplina un imperativo imprescindibile.
Il leggere e lo scrivere erano ridotti al minimo necessario, mentre rivestivano grande importanza
l’educazione fisica, musica, il canto e la poesia, propedeutici ad incitare a imprese nobili e gloriose e
alimentare l’entusiasmo nel realizzarle.
L’educazione femminile era rigorosamente uguale a quella maschile.
Kriptèia: prova alla quale il giovane spartiate doveva sottoporsi prima di acquisire lo statuto di
Uguale.
2. Moda e pratiche alimentari
La civiltà di un popolo si manifesta nelle abitudini e nelle forme di vita della quotidianità, riconoscibile:
Negli abiti indossati l’abito, nella mentalità dei Greci, doveva adattarsi alle forme del corpo, senza
costringerlo o impedirlo nei movimenti. Nel corso del tempo i capi subirono poche variazioni di
rilievo, che riguardarono piuttosto la qualità dei tessuti, l’uso di accessori e il modo di indossarli
(elementi che determinavano lo stato sociale di chi li indossava).
Era inoltre consolidata la differenza tra il vestire alla ionica (lussuoso e raffinato) e il vestire alla
dorica (austerità e sobrietà spartana).
- Abito maschile: il più consueto era il chitone, una tunica in più varianti, molto lussuosa e tipica
dei ceti superiori, completata da accessori preziosi. Cadde in disuso nell’età democratica,
lasciando spazio a un abito dalle forme doriche che rispecchiava un’etica più virile. Sopra di esso
veniva indossato il mantello di lana o la clamide (abbigliamento militare). Il cappello era poco
usato.
- Abito femminile: nonostante la loro esistenza appartata, ebbero cura della loro persona e
amarono indossare abiti e gioielli raffinati. Il capo di abbigliamento femminile per eccellenza era
il peplo, a volte colorato e formato da un ampio rettangolo di stoffa che scendeva a drappeggiare
il corpo fino ai piedi, stretto da una cintura e fibbie sulle spalle. Era indossato direttamente sulla
pelle o sopra una sorta di biancheria intima formata da sottovesti e reggiseno.
A Sparta le donne vestivano alla dorica, portando un chitone corto e aperto sul fianco
(phanomèrides)
- Accessori: i capelli erano portati lunghi, raccolti in fogge varie e trattenuti da nastri e reticelle,
mentre il viso era schiarito con lo psimìthion, colorato sulle guance e sulle labbra di rosso e
ombreggiato su ciglia e sopracciglia. L’abbigliamento era impreziosito da gioielli, anelli,
bracciali, spille, collane e diademi.
Le calzature erano di materiale e fogge varie e non vi era differenza tra uomo e donna (sandali di
cuoio, stivaletti con ricami d’oro, calzare sportivo – endromìs- e coturno)
Nei gusti alimentari la tradizione conserva l’immagine dei Greci come di gente dai gusti semplici,
amante dei cibi genuini e in quantità misurate. Mostrarono propensione a una dieta ricca di verdure e
legumi di ogni varietà, formaggi, pesce, carne bovina (per i più ricchi) frutta e dolci a base di miele.
Anche a Sparta si manifestava il gusto per un cibo semplice e misurato quantitativamente, che non
appesantisse il corpo; si ricorda il brodo nero, il vino, il latte e il kykeìon.
I pasti erano tre: al mattino (focaccia, olive e fichi), a mezzogiorno (pranzo leggero) e alla sera (cena
sostanziosa e varia).
Banchetto e simposio: momento di piacere e di svago per gruppi di amici (cittadini maschi e liberi)
che si riunivano per mangiare insieme e concludere il pasto con abbondanti libagioni.
Al banchetto gli ospiti arrivavano lavati e profumati, si sdraiavano su klìnai disposti a ferro di
cavallo accanto a piccoli tavoli su cui erano disposte le vivande.
Al termine della cena (dèipnon) si sgombravano i tavoli e si preparava la sala per il simposio,
momento di libagione, erotismo ma soprattutto di conversazione e riflessione scandito da momenti e
regole: era il culmine della riunione conviviale, e il banchetto aveva appunto lo scopo di prepararvi i
partecipanti.
Ad allietare la serata erano ammesse le etere, oltre che un certo numero di flautiste, suonatrici di
cetra, danzatrici.