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IL MONDO DEI GRECI

PARTE PRIMA: ALLA RICERCA DELLA GRECITA’

1. Chi erano i Greci

Pausania ritiene che i racconti mitici siano espressione della sapienza dei Greci, non meno veri della storia
perché appartengono alla dimensione (plasmata dalla sophìa) delle forme di pensiero con cui gli uomini si
interrogano sulla loro esistenza, conservano il passato e
prefigurano ciò che verrà. Sophìa: sapienza con la quale i Greci
 organizzavano ogni esperienza
I racconti mitici esprimono l’immagine con la quale i Greci intellettuale e materiale.
vogliono autorappresentarsi e l’appartenenza a un sistema di
idee e di valori condivisi.
Il nome dei Greci è di origine incerta:
 Graecus: riconducibile alla Beozia meridionale e forse arrivato in occidente tramite la colonizzazione
o dalla definizione che i romani diedero alle popolazioni della Grecia settentrionale.
 Achei: nome che utilizzavano i poemi omerici per riferirsi ai Greci (pre-guerra di Troia)
 Hellènes: modo in cui definivano se stessi; Il nome era inizialmente circoscritto agli abitanti della
Tessaglia.
L’etimologia è spiegata nel mito della discendenza dal capostipite Hèllenos, figlio di Deucalione.
Doro, figlio di Hellenos, e Ione, nipote, sono ritenuti i progenitori degli abitanti del Peloponneso e
dell’Attica. Eolo, altro figlio di Hèllenos, è il capostipite delle popolazioni stanziate in Tessaglia e in
Beozia.
Mentre degli Eoli rimangono alcune tracce nella poesia, la distinzione tra Dori e Ioni si perpetuò nel
tempo e venne utilizzata per la propaganda in momenti di emergenza (es: durante la guerra del
Peloponneso la propaganda spartana ed ateniese la utilizzò per rafforzare il senso di identità e
fedeltà).
La ramificazione genealogica del mito dava una versione unitaria
Se vi erano minacce comuni,
alla storia nella quale riversare la memoria di movimenti di popoli e
come le guerre persiane,
gruppi umaniÈ importante considerare il momento in cui i Greci
possiamo notare come i Greci
prendono consapevolezza delle loro origini e la forma con cui
abbiano comunque l’idea di
elaborarono la memoria, perché questa elaborazione è la
una comune identità ellenica.
costruzione consapevole di un’identità ellenica basata su valori e
idee condivisi e posta alla base di una rappresentazione unitaria.

Hellenikon nozione che esprime l’idea di grecità, mettendo in primo piano sostanziali omologie culturali
nella lingua, nelle tradizioni religiose e nel costume, concorrenti a costruire il patrimonio della civiltà greca.
Hèllas luogo in cui avevano la cognizione di abitare gli Hèllenes; faceva riferimento al medesimo distretto
della Tessaglia Meridionale prima di estendersi all’intera Grecia Peninsulare.
La Grecia costituisce la parte terminale della penisola balcanica, nonché ponte naturale tra Est e Ovest.
Si possono distinguere tre aree geografiche sulla terraferma e una insulare:
1. Da sud verso nord, il Peloponneso, ripartito in sei regioni (Argolide, Arcadia, Laconia, Messenia,
Elide, Acaia)
2. A nord del Peloponneso, l’Etolia, la Tessaglia e l’Acarnania, fino alle regioni dell’Epiro e della
Macedonia;
3. Verso est si estende la penisola dell’Attica, al centro la Beozia, la Focide e le due Locridi;
4. Numerose isole e isolotti che costellano il Mar Egeo; tra le più importanti troviamo l’Eubea, Rodi,
Egina, Corcira, Creta e gli arcipelaghi delle Sporadi e delle Cicladi.
Il mare fu la strada che i greci utilizzarono per le colonizzazioni verso occidente (Sicilia, Magna Grecia,
Francia, Penisola Iberica), mentre a oriente si spinsero fino alle coste del Mar Nero.
Fondarono:
 Empòria: basi commerciali utilissime per creare reti di scambio
 Città in grado di competere con la madrepatria per bellezza, capacità politiche e militari.
I Greci esportavano vino e olio in cambio di cereali e materie prime di cui erano sprovvisti.

I contatti con un mondo anellenico influiva sulla mentalità e creava nuovi modi di vivere alla greca: ciò
sottolinea la molteplicità di rappresentazioni e manifestazioni che compongono lo Hellenikòn;
Greci:
 Popolo di marinai: pratici della navigazione di cabotaggio (navigazione tra porti vicini); disponevano
di una serie ininterrotta di approdi sul Mar Egeo. Lo sviluppo marittimo favorì un processo di
urbanizzazione più precoce sulle coste
 Popolo di agricoltori: l’economia rimase comunque prevalentemente agraria. Vite e ulivo
producevano quantità enormi di olio e vino, ma la produzione cerealicola non bastava a sfamare tutti.
La povertà e la configurazione del suolo influì anche sull’allevamento, che fu prevalentemente ovino
e caprino.
 Verso il centro e il nord della Grecia abbiamo la presenza di fitti boschi e di monti: il Parnaso, più a
nord l’Olimpo si collega con le catene dell’Ossa e del Pindo che arrivano fino all’Epiro. Le
popolazioni montane vivevano di un’economia silvo-pascoliva ed erano dediti al brigantaggio e alla
pirateria.

Il confronto con l’altro:


 Il barbaro era colui che non condivideva le loro idee, i loro valori e costumi: era l’estraneo alla
loro civiltà. La definizione di barbaro poteva addirittura entrare nei confini della Grecia stessa: gli
Etoli e le loro pratiche di vita primitive o i popoli della Macedonia e dell’Epiro, che vivevano
dispersi in villaggi e non nelle poleis, erano considerati barbari.
I Persiani erano considerati barbari così come gli Sciti e i Traci.
Possiamo capire il pregiudizio del cittadino della polis verso chi aveva un diverso senso di
convivenza civica: tra Greci e Persiani vi era in questo senso un solco incolmabile tra un popolo di
cittadini liberi e uno di sudditi: la contrapposizione con il barbaro serviva per rafforzare l’identità
ellenica e tendeva a porre in risalto le differenze culturali dal pdv ellenocentrico (‘Ifigenia in Aulide’,
Euripide); Aristotele inoltre afferma che il barbaro è schiavo per statuto naturale.
Il confine culturale e ideologico era però tagliato dai rapporti economici e sociali: i territori barbari
erano ricchi di giacimenti minerari sfruttati a vantaggio dei greci, erano previsti matrimoni tra
esponenti dell’aristocrazia barbara e greca e inoltre il vicino oriente aveva offerto un enorme
contributo alla cultura e alla scienza dei greci.
Erodoto, insieme a Eschilo nei Persiani, crea l’antitesi culturale, politica e religiosa tra Greci e
barbari che costituirà nei secoli successivi la giustificazione all’opposizione tra Europa e Asia, anche
se dopo le conquiste di Alessandro Magno si formerà una nuova società del tutto nuova rispetto al
microcosmo della polis, identificabile come multietnica e policulturale.
 Straniero (xènos)forma di alterità che includeva greci e non che viaggiavano per necessità
economiche o esuli che abbandonavano volontariamente la loro patria. Verso lo straniero i Greci
manifestarono una disposizione di maggior apertura rispetto al barbaro, anche se colui che proviene
dall’esterno è visto con diffidenza.
Nei confronti dello xènos vi era un complesso di forme di accoglienza atte all’obbligo morale di
attenuare la sua condizione precaria. Si costituì un codice di leggi dell’ospitalità:
 Prossenìa: istituto pubblico che assicurava relazioni continue tra le città; infatti il
prosseno aveva il compito di accogliere lo straniero e tutelare i cittadini della comunità
che gli abeba conferito il titolo.
 Asylia: due città si accordavano reciprocamente per non applicare ai rispettivi cittadini il
diritto che autorizzava il sequestro di persone e beni al di fuori dalla loro patria.

La periodizzazione tradizionale della storia greca distingue cinque età diverse:

Età micenea
la decifrazione delle tavolette in lineare B e alcune scoperte archeologiche hanno
dimostrato che i Micenei parlavano il greco, possedevano la scrittura e che la civiltà
XIII- XII sec. a.C. micenea stessa pertiene a una protostoria greca, imponendo di rivedere la data di inizio
della storia greca, tradizionalmente fatta coincidere con la prima testimonianza letteraria
fornita dai poemi omerici.

Dark age
Periodo di transizione chiamato ‘età oscura’ per sottolineare la lunga fase di povertà,
1200-700 a.C.
ristagno sociale e isolamento culturale che la caratterizza.
Età arcaica
Tempo primo e remoto.
700-490 a.C.

Età classica
Apogeo della civiltà greca. Arco di tempo che ruota intorno a un canone culturale da
490- 323 a.C.
considerarsi irripetibile per la sua perfezione.
L’inizio dell’età classica è incerto e fluttua tra l’inizio e la fine delle guerre persiane e
ugualmente dubbia è la data finale, ipotizzata nel 338, nel 323 o nel 399.

Età ellenistica
Periodo lunghissimo nel quale la grecità fu la componente dominante del sistema di potere
e diede l’impronta a tutta la cultura fiorita nel periodo.
323-31 a.C. È definita sulla base di una nozione di ellenismo nata dall’intuizione di Gustav Droysen,
per descrivere il quadro politico e culturale consolidatosi nei regni sorti dalle conquiste di
Alessandro e con cui si intendeva comunicare l’idea di una civiltà sorta dall’innesto sulla
cultura greca di elementi orientali.
La data più nota per la fine è il 31 a.C., anno in cui Ottaviano sconfisse la flotta di
Cleopatra, mentre altri studiosi pongono come data finale il 529 d.C. quando venne chiusa
la scuola platonica di Atene.
Gli antichi greci non avevano una datazione unica:
 Datazione per Olimpiadi a scadenza quadriennale
 Cronologie locali sulla base della successione annuale delle cariche magistratuali e sacerdotali.

2. Dalla memoria alla storia: le basi documentarie

Canali che convogliavano le informazioni:


 Òpsis: il vedere con i propri occhi, fonte molto autorevole
 Akoè: ciò che si è sentito dire, rimanda alla tradizione orale e alle informazioni conservate nella
memoria trasmessa di generazione in generazione (favola e mito)

Oralità e scrittura non devono essere considerate fenomeni successivi, infatti l’oralità affiancò la scrittura
nella trasmissione del sapere in tutti i campi, anche se poi fu la scrittura a stabilire il discrimine che segnava
la nascita della storiografia.

Storia inizia a partire dal momento in cui la memoria del passato e la registrazione del presente sono
consapevolmente affidate alla scrittura e la narrazione storica si coniuga con la redazione in prosa.
La parola deriva dal termine greco historìe, coniato da Erodoto e utilizzato nel senso di ‘indagine’, ‘ricerca’.
La matrice intellettuale deve essere ricercata nella cultura della Ionia del VI secolo che grazie alla sua
posizione di frontiera fu uno straordinario laboratorio culturale: qui Talete, Anassimene e Anassimandro
elaborarono le prime teorie sulla formazione della terra e le redassero in prosa, si sperimentarono le prime
forme di scrittura e poesia lirica e proprio di questa zona era ortiginario Erodoto.

a) Dalle origini all’apogeo della storiografia (VI- IV secolo)


Le radici della storiografia greca sono da ricercarsi nella logografia del sesto secolo. I logoi (discorsi)
riguardavano argomenti più diversi in relazione, principalmente, alle cosmogonie e alle teogonie.
Ecateo di Mileto
Fu un eccellente logografo. Delle sue opere rimangono che citazioni indirette di autori più tardi. Gli è
attribuita la ‘Periegesi della terra’ corredata da una carta geografica e le ‘Genealogie’.
Erodoto
È considerato il padre della storia. Le sue ‘Storie’, divise in 9 libri, costituiscono il documento principale per
conoscere le guerre persiane. Nell’opera Erodoto si interessa della storia pre-persiana, degli usi e costumi di
popolazioni orientali e della geografia del territorio, favorendo l’antitesi tra cittadini-liberi e barbari-sudditi e
sottolineando la visione ellenocentrica dell’opera unita con l’indagine della storia affrontata con l’attenzione
critica della speculazione scientifica.
Tucidide
Scrisse un’opera in otto libri (incompleta, interrotta con avvenimenti del 411) dedicata al conflitto del
Peloponneso; l’opera si distanzia in maniera netta dal racconto erodoteo perché è storia contemporanea e
perché Tucidide, criticando Erodoto, rifiuta i fatti favolistici e meravigliosi, indagando invece le cause
profonde della guerra. Nella sua visione politica il conflitto interrompe il bipolarismo egemonico che
manteneva in equilibrio la Grecia intorno ai due blocchi gravitanti di Atene e Sparta.
I continuatori di Tucidide
Storici delle generazioni successive che si assunsero il compito di completare la narrazione della guerra nel
Peloponneso. Sono 3:
-Senofonte: la sua produzione letteraria è vastissima e comprende, oltre alle opere socratiche, scritti di
argomento teorico e politico con intenti didascalici e apologetici, di economia, storico (‘Anabasi’,
‘Elleniche’)
-Teopompo
-Autore anonimo delle ‘Elleniche di Ossirinco’
b) La storiografia ellenistico-romana
La storiografia dell’età ellenistica (IV-III sec) è limitata, ma si possono delineare scuole di pensiero e
categorie tematiche differenti:
 storiografia retorica, con un’impronta moralistica, persuasiva e didascalica;
 storiografia tragica, volta ad emozionare e impressionare il lettore;
 storiografia pragmatica che privilegia una conoscenza storica basata su fatti politici e militari.
Gli storici di Alessandro Magno
Categoria di storici accomunati dal tema delle loro opere, le conquiste di Alessandro Magno, dalle finalità
divulgative e dal tono encomiastico della trattazione. Ricordiamo Tolomeo, Callistene di Olinto e Nearco.
Polibio
Coinvolto in prima persona negli eventi politici, militari e diplomatici del suo tempo, fu portato a Roma
come ostaggio e fu qui che prese coscienza del ruolo egemone che la potenza romana aveva assunto nel
Mediterraneo: da qui prese forma la sua concezione sulla sua storiografia pragmatica e universale, basata
sulla consapevolezza dell’importanza del fatto politico e militare per la comprensione della storia.
Delle sue ‘Storie’ in 40 libri ci rimane una minima parte.
Diodoro Siculo
Della sua monumentale opera ‘Biblioteca storica’, ci rimangono solo 15 libri dei 40 totali; si tratta di
un’interpretazione singolare di storia universale che abbraccia la storia del mondo dall’età del mito fino a
Giulio Cesare, riportando estratti di opere di autori precedenti senza citarli o modificarne il testo: grazie a lui
conosciamo molte opere storiche altrimenti perdute.

Storici d’Occidente gruppo di storici originari delle città dell’area greca occidentale che, anche se si
riferiscono a storie locali, si innalzano al medesimo livello degli storici di Hellenikà, di una storia, cioè,
generale e ugualmente importante per il respiro dell’arco cronologico e dei contenuti della narrazione.
Storia locale si riferiva a città e regioni, era orientata verso interessi di tipo antiquario piuttosto che
storico, raccontandone culti, miti, antiche leggi sacrali, descrivendo la geografia di un territorio e celebrando
eroi locali, mitici o reali. La base delle informazioni degli storici locali erano le tradizioni orali e scritte
Alcuni di questi storici precedettero Erodoto e Tucidide, ma dopo la perdita della libertà greca (IV sec) la
paura di perdere la propria identità favorì il fiorire di questa storiografia improntata sull’aspetto sociale più
che storico.
Politèia ordinamento e costituzione dello stato. Gli scrittori di politèia posero come oggetto delle loro
ricerche i diversi ordinamenti vigenti nelle città greche e ne ricostruirono la storia. Ricordiamo Protagora,
Ippodamo di Mileto, Aristotele e Senofonte.

Esistono fonti letterarie complementari, che non possono essere definite storiche, ma essenziali per
comprendere la storia politica, sociale ed economica greca, facendoci calare nella microstoria che concorre a
ricostruire la civiltà di un’epoca.
In questa direzione troviamo l’oratoria politica e giudiziaria ateniese, la biografia (Plutarco, Pausania).

Esistono inoltre altre basi documentarie:


Iscrizioni o epigrafi: fonte storica importantissima perché ci permette di conoscere la mentalità, il
costume e la storia ufficiale della polis tramite una testimonianza diretta di una documentazione
primaria; possiamo classificarle in iscrizioni sacre, onorarie, commemorative, dedicatorie, funerarie,
invettive. Diffuse specialmente tra greci e romani, vennero utilizzate per la comunicazione di massa.
Il messaggio scritto, redatto in un linguaggio semplice ed essenziale, si prestava a essere raggiunto
dal maggior numero di utenti, era iscritto su materiale non deperibile e in un luogo adatto per
consentirne la massima visibilità.
Papiro: supporto scrittorio di largo impiego in tutta l’antichità entro e al di fuori dell’Egitto, fu
destinato alla conservazione di due tipi di materiale: letterario e documentario.
Pergamena: supporto scrittorio (introdotto nel III secolo a.C.) ricavato dalla conciatura delle pelli di
animali che prese il nome dalla località in cui fu inventato (Pergamo). Veniva trattato fino a ottenere
fogli sottili che cuciti insieme formavano il codice.
Numismatica: fornisce una serie di informazioni fondamentali per approfondire la conoscenza
dell’economia (generi e entità dei traffici mercantili, rapporto tra iniziativa privata e intervento
pubblico) e della finanza (ideologia ufficiale e mezzi posti in atto per la sua divulgazione).
Fonti materiali: archeologia, pratiche funerarie, arti figurative.
Devono essere considerate entro un discorso politico e ideologico per meglio comprendere
l’intreccio tra aspirazioni artistiche e strategie di potere. Le rappresentazioni figurate ci offrono la
conoscenza delle mode e dei gusti dell’epoca, ma non dobbiamo dimenticare che riproducono gli
interessi dei ceti superiori.

3. La storia

[3.1] Civiltà Minoica e Micenea

La civiltà Minoica
La storia dei cretesi viene descritta soltanto da Tucidide e da Omero, mentre alcuni resti materiali ritrovati
sull’isola di Creta testimoniano una civiltà raffinata fiorita tra il 2800 e il 1400 a.C.
La civiltà minoica è una civiltà palaziale: l’edificio è il centro politico, economico e religioso oltre ad essere
la dimora del signore. Qui minosse fondò la sua talassocrazia, attuando un intenso programma di
colonizzazione, un regime tributario e un piano per garantire la sicurezza della navigazione.
Il commercio portò i cretesi lungo tutte le rotte del Mediterraneo orientale, esercitando un forte dominio
marittimo, politico e militare riscuotendo tributi dai centri insulari e diffondendo il loro stile di vita.
La prosperità di risorse si basava sulla produzione di manufatti e la trasformazione di materie prime, ma
possiamo constatare che per opulenza, raffinatezza e capacità artistica l’eccellenza minoica ha raggiunto tutti
i campi. La scrittura (Lineare A) era conosciuta e non è ancora stata decifrata, ma sappiamo che veniva
utilizzata a scopi amministrativi e nella contabilità.
I cretesi non erano greci, ma dopo l’arrivo dei Greci (1450 a.C.) vennero inglobati nel loro mondo culturale;
gli stessi miti fanno di Minosse il figlio di Zeus.
La civiltà minoica scomparve intorno al 1450 per cause sconosciute, forse per crisi interne o a seguito di
cataclismi naturali.

I Micenei
Nello stesso arco di tempo subentrarono i Micenei, giunti dalla Grecia continentale, e si instaurarono
sull’isola conquistando Cnosso e diventando i nuovi signori del Mediterraneo orientale. Furono un popolo di
mercanti e navigatori, sostituendosi ai Cretesi a Oriente e allargando le rotte a Occidente.
La civiltà micenea deriva il suo nome da Micene, centro principale in cui fiorì.
Il palazzo del signore era il centro politico, economico e religioso, ma si distingue da quello cretese perché si
presenta come una roccaforte elevata (acropoli) racchiusa in una cinta muraria, espressione di una società
militarizzata.
La società è stratificata secondo un ordine gerarchico: titolare della regalità, comandante militare, élite di
sacerdoti e dignitari e massa dei lavoratori liberi.
La scrittura fu indispensabile per esercitare il rigoroso controllo dei settori della vita comunitaria che il
palazzo esigeva. I documenti scritti, in Lineare B, riguardano l’amministrazione, i tributi e le partizioni
lavorative.

La guerra di Troia
L’impresa militare più nota dei Micenei è quella della guerra di Troia, combattuta verso la metà del XIII
secolo sotto la guida di Agamennone, wànax di Micene e comandante supremo della spedizione militare. Il
conflitto fornì inoltre il retroterra storico all’Iliade di Omero.
I sintomi del declino miceneo sono ravvisabili nelle vicende stesse della guerra, che si colloca in un periodo
non lontano dal crollo definitivo (1200 a.C. circa); la vittoria fu faticosa e non produsse conseguenze
positive, o cambiamenti di potere e insediamenti.
Poco dopo la fine della guerra i Micenei crollarono definitivamente a causa di invasioni esterne o di lotte
intestine, fattori numerosi e che non si escludono a vicenda.

[3.2] Dark Age

Periodo (XII- IX sec) di profonda recessione, segnato da impoverimento sociale, isolamento economico e
culturale. Vennero abbandonati palazzi e acropoli, scomparve la scrittura e le pratiche della sepoltura
cambiarono (sontuose tombe micenee scomparvero con l’utilizzo della cremazione); con il prevalere di
un’economia pascoliva i campi venivano lasciati incolti prediligendo colture spontanee che resero
l’alimentazione meno equilibrata, che, insieme alla siccità e alle carestie produsse un forte calo demografico;
si interruppero gli scambi commerciali e i manufatti venivano prodotti solo localmente.
I singoli centri andavano acquistando specificità autonome: è il periodo di quella mobilità sociale che
determina i cambiamenti negli assetti sociali nelle diverse città greche ed è a questo periodo che risale la
diversificazione linguistica basata sulla formazione dei dialetti parlati nelle diverse regioni: dorico, ionico-
attico, eolico, arcado-ciprio.

Arcaismo

Dal IX secolo una serie di fattori favorirono la rinascita: il ritorno a un’economia agraria, la ripresa dei
traffici mercantili, crescita demografica e un maggior benessere. Ricomparse anche la scrittura (alfabeto
fenicio). Inoltre la sperimentazione di nuove forme di convivenza diede l’avvio al processo di formazione
della polis che si concluse con il termine dell’età arcaica.

La Grecia dei secoli IX- VI fu un laboratorio di esperienze a largo raggio, che aggregò intorno alla genesi
della polis un ventaglio di acquisizioni nei campi della cultura, dell’arte, della poesia e del pensiero.
La polis fu il fulcro di una rivoluzione strutturale:
 Stabiliva le basi economiche della società
 Stabiliva il profilo sociale essenziale
 Disegnava la mappa politica della Grecia
 Stabiliva la forma di governo su cui si basava la vita comunitaria
Si ritornò a un’economia agraria e questo favorì l’aumento demografico e l’aumento della grandezza delle
città, promuovendo una catena di attività indotte nella sfera artigianale e degli scambi.
All’accelerazione economica e sociale dell’VIII secolo si deve affiancare il ruolo dei luoghi di culto: la
condivisione del culto e l’aggregazione intorno al tempio di una divinità scelta come protettrice della città
favorì la creazione dell’identità civica, che si costruiva di pari passo con l’idea di grecità come appartenenza
a un sistema condiviso di valori, mentalità, lingua e consuetudini.
I principali punti di riferimento furono il tempio di Zeus a Olimpia, quello di Apollo a Delfi e l’istituzione
dei giochi Olimpici nel 776 a.C.
Tra la fine della Dark Age l’alto arcaismo appare come preminente la figura del basilèus, capo il cui potere
si basa su doti personali e carismatiche al quale era affiancato un consiglio di anziani, espressione delle
famiglie aristocratiche.
In epoche in cui l’autorità centrale era debole, il gruppo gentilizio costituiva la struttura chiave della società.
I vincoli di parentela erano ricondotti a un capostipite illustre che dava il nome al gruppo familiare (gènos).
Era una struttura chiusa, regolata da gerarchie interne che facevano capo a un esponente anziano che gestiva
i beni della casa, amministrava la giustizia e guidava gli uomini che prendevano le armi in caso di guerra.
L’appartenenza al gènos conferiva prestigio e imponeva norme etiche e doveri che costituivano il codice di
condotta degli àristoi, ‘i migliori’: i valori che li ispiravano erano l’onore e la lealtà, il coraggio in guerra e
l’eccellenza nella caccia e nelle gare atletiche, senza dimenticare l’amore per la poesia e la musica.

I valori dell’aristocrazia arcaica erano gli stessi descritti nei poemi omerici. Sebbene i poemi debbano essere
utilizzati con prudenza Omero ci suggerisce pratiche di vita e forme di pensiero proprie dei ceti superiori dei
primi anni della polis.
Aretè concezione che assommava virtù e codici di condotta e indicava il risultato e la manifestazione di
una superiorità morale e fisica che legittimava il controllo del potere.

Nel sistema di relazioni tra gli eroi omerici un posto in primo piano spettava al dono, sentito
come un dovere morale vincolante e dell’ospitalità che crea legami che poggiano
sull’amicizia, intesa come lealtà e solidarietà in caso di bisogno, anticipando la formazione di
relazioni ufficiali tra poleis.
L’Iliade e l’Odissea vennero utilizzate come una vera e propria Bibbia dai Greci (paidèia). La base dell’aretè
civica era ispirata da quel complesso di virtù derivato dall’intreccio di capacità fisiche e intellettuali che
modellava l’eroe omerico.

Con la formazione della polis matura la consapevolezza del ruolo che il cittadino ha in essa, da cui
l’esigenza di creare strutture adeguate alla partecipazione collettiva agli organismi di governo.

Storia della polis cammino verso l’affermazione delle istituzioni pubbliche e della nascita dell’idea di
luogo comune a tutti i cittadini e dell’obbligo collettivo della sua difesa.
Dal pdv del combattimento cambiano valori e mentalità: non vi è più l’individualismo eroico, ma la
disciplina e la solidarietà necessarie ad assicurare l’efficienza della falange oplitica, l’esercito di massa.
Cittadino-soldato/oplitafigura chiave della società ugualitaria della polis, nella quale combattere era un
dovere e un privilegio; si armava a proprie spese con un equipaggiamento standardizzato, stabilendo un
confine più ampio per la società politica e militare, comunque chiusa ai ceti più bassi che non potevano
permettersi l’armatura.

Lo squilibrio tra risorse e bisogni (eccedenza demografica), la conquista di nuove terre grazie ai traffici
mercantili e la formazione di dissidenti nell’aristocrazia costituiscono un insieme di fattori che crearono i
presupposti da cui presero avvio nel VII e nel VI secolo flussi migratori in direzione dell’Occidente e in
misura minore verso Oriente.

Erano città autonome, ma non spezzarono mai i legami religiosi e cultuali che le legava alla madrepatria.
Grecità di frontiera concetto che sottolinea le inclinazioni di apertura politica e intellettuale delle società
coloniali, che assegnavano ai Greci delle colonie un loro preciso profilo.
Fattori diversi ma convergenti nel
 Squilibrio tra un’élite aristocratica esclusiva e gli esclusi mettere in discussione le
 Processo di impoverimento dei ceti agrari medi e piccoli prerogative dell’aristocrazia e nel
 Concentrazione della terra nelle mani dei più ricchi chiedere una redistribuzione dei
beni

Due strade per il rinnovamento:

 Rottura traumatica a seguito dell’azione di un tiranno spesso un esponente dell’aristocrazia,


incarnò l’antitesi al sistema della polis senza la connotazione negativa che venne loro attribuita in
seguito. Le corti dei tiranni furono un crogiuolo di iniziative culturali, e a loro risalirono importanti
programmi di urbanizzazione e interventi nel settore dei servizi.
 Percorso pacifico di riforme grazie a un legislatore non solo una reazione a un sistema da
cambiare, ma progressiva acquisizione della consapevolezza del ruolo dei cittadini e di identità
civica. La nomografia (legislazione scritta) costituì il punto d’arrivo più alto in quanto privilegiava il
momento del pubblico sul privato: da quel momento le norme assunsero la funzione di controllo
sociale, in quanto non erano più patrimonio solo dell’aristocrazia, che le utilizzava a sua discrezione.
La legislazione di Licurgo e Solone fu nominata eunomìa, letteralmente ‘buone leggi’ ma che
indicava la perfezione dell’ordinamento spartano in conseguenza dell’applicazione delle leggi di
Licurgo, mentre per quanto riguarda Solone fu egli stesso a dare questo nome, che assumeva il
significato di “buon governo”, in quanto aveva cercato di dare agli ateniesi norme per far prevalere
disciplina e ordine.

[3.3] Età classica

Grecia e Persia
550 a.C i Persiani imposero il loro dominio su un vasto territorio (dai confini montuosi dell’Afghanistan
fino alla Ionia), uno stato multietnico che governarono con tolleranza, accettando usi, lingua e religioni ma
imponendo il pagamento di un tributo e un’assoluta intransigenza verso ogni forma di sedizione.
Nel 499 a.C Mileto si mise a capo di una rivolta, appoggiato da Atene, in cui però i ribelli furono sterminati
e la città rasa al suolo (Frinico, ‘La distruzione di Mileto’); successivamente Dario organizzò un intervento
militare per punire i Greci d’occidente che avevano aiutato i ribelli.

avvenimenti che crearono le premesse per le guerre persiane, simbolo del passaggio da età arcaica a classica.

Battaglia di Maratona (490 a.C) l’esercito ateniese sconfisse l’esercito persiano di Dario: inizio e fine
della prima guerra persiana.
480 a.C. Serse, figlio di Dario, organizzò una spedizione terrestre e marittima con l’impiego di numerose
forze militari verso il sud della Grecia provocando una catena di incendi e devastazioni.
Per far fronte al nemico le città Greche si erano riunite nella Lega Ellenica, anche se dopo il conflitto si
sciolse e molte città per paura di rappresaglie del nemico si schierarono dalla parte dei Persiani.
Le battaglie di Salamina (480 a.C) e Platea
(479 a.C) segnarono la vittoria greca, Lega ellenica capacità di unirsi in una coalizione nel
momento del bisogno e del pericolo comune che testimonia
anticipata dal sacrificio di Leonida e dei
il sentimento della grecità profondamente radicato nella
trecento delle Termopili. coscienza degli Elleni.
Pentecontezia

Pentecontezia Termine coniato da Tucidide per indicare il cinquantennio successivo alla guerra cruciale e
meritevole di un’identificazione a sé nell’evolversi degli eventi, in cui la pace fu garantita dall’equilibrio
delle forze in campo e dai trattati stipulati.
478/77 a.C creazione della Lega delio-attica, che riuniva in un’alleanza militare Atene e i centri insulari e
costieri dell’Egeo e poneva le basi per la bipartizione tra un’egemonia continentale (Sparta) e marittima
(Atene). Nel 454/53 a.C. il tesoro della Lega venne trasportato da Delo ad Atene, avvenimento che segnò
l’inizio dell’imperialismo ateniese perché segnale del cambiamento dei rapporti all’interno della Lega.

Età di Pericle

Pericle, nipote di Clistene, a partire dal 445/44 a.C resse le sorti di Atene per quindici anni e fu l’artefice del
primato della città, considerata da Tucidide la ‘scuola dell’Ellade’.
 Primato politico: piena realizzazione di tutti gli strumenti che permisero l’esercizio del potere
popolare
 Primato artistico e architettonico: programma edilizio per la ricostruzione della città (acropoli),
commedia di Aristofane
 Primato intellettuale e culturale: Atene divenne un cantiere delle opere dell’ingegno, pdr di
intellettuali e filosofi (relativismo sofista di Protagora, Gorgia), urbanisti, storici (Erodoto).

Età della guerra nel Peloponneso

431 a.C conflitto trentennale tra Atene e Sparta considerato una ‘guerra mondiale’ perché costrinse tutte le
città della Grecia ad allearsi con una o l’altra potenza, creando due blocchi contrapposti.
causa dello scoppio della guerra: crescita della
Piano strategico pericleo: prevedeva di combattere talassocrazia ateniese che intaccò l’equilibrio della
per via marittima, evacuando le campagne e Pentecontezia.
concentrando la popolazione tra le mura della città, Conseguenze: lutti, stragi e guerre civili che
ma l’eccedenza di popolazione nelle inadeguate modificarono il tessuto sociale e nei rapporti umani.
strutture urbane e le scarse condizioni igieniche
favorirono lo scoppio di un’epidemia di peste, da aggiungersi alle continue incursioni nelle campagne
attiche.

Nel 421 a.C (Pace di Nicia) si concluse la prima fase della guerra in condizioni di sostanziale parità, ma nel
418 a.C il conflitto riprese e le difficoltà di Atene crebbero:
- Aumento dei costi della flotta e del relativo tributo con conseguenti rivolte
- Spedizione fallimentare in Sicilia (415 a.C)
- Entrata dei persiani in guerra schierati con Sparta

Nonostante le difficoltà la vita cittadina continuava (inaugurazione dell’Eritteo, rappresentazioni di


Aristofane ed Euripide) anche se si iniziò ad avvertire la stanchezza della popolazione, non sotto forma di
protesta, ma come nostalgia dei tempi felici e desiderio di porre fine alla guerra.
A Pericle subentrò Cleone, nuovo prototipo di uomo politico espressione dei ceti mercantili e artigianali;
attorno alla sua figura si creò il profilo del demagogo (protagonisti della vita pubblica, di orientamento
democratico, che ottenevano consenso e potere grazie alla capacità retorica).
Cleone convinse la popolazione a continuare l’impresa militare e ad approvare l’aumento del tributo degli
alleati, politica che fece precipitare i rapporti con la Lega delio-attica.

Alcibiade fu considerato l’erede intellettuale e politico di Pericle; occupò la vita pubblica grazie alle sue
capacità politiche ma anche per le sue stravaganze e gli eccessi nel lusso e nella vita privata, fu un
intellettuale e uomo di cultura, frequentatore degli ambienti culturali e filosofici.
Eletto al comando della spedizione in Sicilia fu accusato, poco prima della partenza, di aver partecipato a un
banchetto in cui venivano profanati i Misteri Eleusini e di aver mutilato le erme che ornavano le strade di
Atene; abbandonò così la flotta ateniese e riparò a Sparta, per poi ritornare ad Atene nel 408 accolto con
onori eccezionali, ma ritenuto colpevole della sconfitta nella battaglia di Nozio; si allontanò così dalla città
per ritirarsi nei possedimenti in Tracia, da dove riparò in Frigia dove venne ucciso a tradimento.

Rivoluzione oligarchica (411 a.C.) Il regime democratico fu ritenuto responsabile del disastro militare e il
dissenso verso di esso si espresse con il colpo di stato dei Quattrocento membri, che si accinse a modificare
la costituzione ateniese delimitando i diritti politici. Il progetto fallì perché la flotta, che si trovava a Samo,
rimase fedele alla democrazia. Nel 410 a.C. il regime democratico venne restaurato.

Il tentato colpo di stato metteva in luce tuttavia una società spaccata in cui convivevano diverse forme di
contrasto: democrazia/oligarchia, ricchi/poveri, società rurale/ceti urbani.

Battaglia di Egospotami (405 a.C.) battaglia cruciale perché gli spartani ottennero una vittoria folgorante.
Due anni dopo Atene cadde per la fame e la mancanza di forze, la Lega fu disciolta, la flotta distrutta e le
mura abbattute. La democrazia ateniese fu sostituita per un anno dal regime oligarchico filospartano dei
Trenta Tiranni, ma nel 403 fu restaurata.

Il IV secolo

 Sparta: doppia egemonia continentale e marittima ma incapacità di sfruttare le opportunità offerte


dalla vittoria della guerra nel Peloponneso. Sconfitta vs Tebe (Battaglia di Leuttra) e conseguente
aggravio del calo demografico già in atto.

 Persia: attività diplomatica molto forte, che non esitò a corrompere le città greche per favorirne le
divisioni ed evitare che diventassero pericolose per il primato persiano.
387/86 a.C. pace del Re o di Aantalcida, trattato di pace generale (Koinè eirène) che introdusse
una nuova concezione dei rapporti internazionali: riconosceva le poleis greche e il dominio del Gran
Re (fine dell’autonomia delle città greche del’Asia minore), due grandi sistemi di potere separati da
una linea di confine (costa orientale dell’Egeo).
Eirène indica un trattato di pace che instaurava rapporti basati sull’assenza di conflittualità per una
durata indeterminata e rivolta a tutte le poleis; la pace divenne lo strumento per regolare i reciproci
rapporti, risultato rivoluzionario perché fino a quel momento vi era solo la nozione di pace negativa,
ovvero di una pace di durata temporanea e limitata alle parti in causa.

 Tebe: fece il suo ingresso nella scena internazionale, mirando a imporsi come potenza dominante
della Grecia. Distrusse Sparta sul campo di battaglia (battaglia di Leuttra, 371 a.C.) e ridisegnando la
mappa politica del Peloponneso: la Messenia riacquistò la sua indipendenza e l’Arcadia divenne
stato federale. Ma la nuova potenza fu incapace di dare al cambiamento uno slancio duraturo.
 Atene: stava pian piano riconquistando la supremazia marittima (Lega marittima, 378/377 a.C.) e
risollevando le proprie sorti ma guardando all’indietro, verso un passato nel quale ricercare idee e
valori per un modello da ripristinare: la disgregazione morale e l’incertezza intellettuale maturata con
la sconfitta militare induce a parlare di crisi della polis, quando si tratta invece di un periodo segnato
da trasformazioni incalzanti.
[3.4] L’ellenismo

Alessandro Magno e l’ellenismo

L’egemonia tebana, troppo legata alle capacità individuali, finì quasi subito e lasciò aperta la strada a un
nuovo cambiamento nella storia Greca.

Macedonia era una vasta regione montuosa della Grecia settentrionale, abitata da una società pastorale il
cui re era affiancato dall’aristocrazia di proprietari terrieri e la cui monarchia era caratterizzata da lotte
dinastiche, congiure di palazzo, assassini e inoltre da minacce esterne.

359 a.CFilippo II salì al trono e diede avvio a un progetto per trasformare la Macedonia in uno stato
moderno, con frontiere sicure, un potere efficiente e un esercito organizzato; rivolse l’attenzione alla Grecia
meridionale: la coalizione greca cadde a Cheronea (338 a.C) e il sovrano riunì le città greche, tranne Sparta,
nella Lega di Corinto (337 a.C.) con l’obbiettivo di muovere guerra alla Persia.

Alla morte del padre, avvenuta in una congiura di


Data della battaglia di Cheroneaconsiderata
palazzo, fu il figlio Alessandro a ereditare e a portare a
cruciale nella storia della grecità e fatta coincidere
con la fine dell’età classica, segna la fine compimento il progetto del padre.
dell’autonomia delle poleis e l’inizio della Spedizione in OrienteAlessandro organizzò
sottomissione alle decisioni politiche e militari del
prontamente questo piano come punizione per quei
re Macedone.
popoli che avevano invaso la Grecia durante le guerre
persiane. Prima della partenza vennero sedate alcune rivolte i cui focolai furono Atene e Tebe.
La spedizione orientale cominciò come una scenografia rituale, con lo sbarco a Ilio e con il sacrificio di
Alessandro sulla tomba di Achille. Le vittorie greche aumentavano tanto quanto l’ambizione di Alessandro
di unire in un unico impero Oriente e Occidente.

Alessandro si recò al santuario di Ammon-Zeus


dove i sacerdoti lo riconobbero figlio del Dio e
posero la sua regalità a un livello teocratico e
quindi al di sopra dei comuni mortali.

L’esercito persiano fu definitivamente annientato dopo le battaglie del Granico e di Isso (334 e 333 a.C);
Alessandro si impossessò del tesoro della famiglia del re e fece uccidere il traditore che aveva ucciso Dario,
riuscito a fuggire dal campo di battaglia e al quale vennero resi onori funebri regali.

La figura di Alessandro presenta molte


contraddizioni tra slanci di generosità e collere
improvvise.

Dopo la conquista dell’impero persiano il viaggio continuò in direzione dell’India, ma, dopo la stentata
vittoria presso il fiume Idaspe ( 326 a.C.), la stanchezza dei soldati lo spinse a tornare.
Scelse come sede del nuovo impero mondiale Babilonia, dove morì in circostanze oscure il 13 giugno del
323 a.C.
Durante l’avanzata fondava città col suo nome, dando al paesaggio un’impronta
urbana e quindi di grecità: concepì un progetto di ellenizzazione e di fusione.

Alla sua morte furono i suoi ufficiali (diadochi) a spartirsi i territori.


Diedero vita a 4 dinastie:
 Macedonia sotto gli Antigonidi (Antigono)
 Egitto sotto i Tolomei (Tolomeo)
 Siria sotto i Seleuicidi (Seleuco)
 Pergamo sotto gli Attalidi (Attalo)
Continuò il sincretismo sociale, culturale e politico iniziato sotto Alessandro: la fondazione di città e
l’ufficialità della lingua greca furono i segnali più evidenti di questa ellenizzazione, che però si fondeva con
gli elementi più vitali della cultura orientale, creando una civiltà dalla chiara impronta multiculturale che lo
studioso tedesco Gustav Droysen chiamò ellenismo.
Ellenismotermine che segnala la differenza dalla classicità in ragione dell’unione di elementi greci e
orientali.

Le capitali dei regni erano sfarzosissime, ma allo stesso tempo le città greche avevano perso l’autonomia
politica (solo Atene conservò una sua vita culturale), diventando centri urbani sottoposti al governo centrale
del re.
I cittadini delle città ellenistiche erano profondamente diversi di cittadini delle poleis greche: Greci, Persiani
e Orientali erano considerati tutti uguali e tutti sudditi delle monarchie regnanti, affievolendo quel senso di
identità che la comunità dei cittadini aveva verso la polis di appartenenza.

Cosmopolitismo grazie alla lingua comune, alle nuove vie di comunicazioni e ai traffici mercantili le
persone viaggiavano, si spostavano, si sentivano cittadini di un mondo senza più confini: la società era
divenuta plurietnica e pluriculturale.
Sul piano del pensiero ci furono conseguenze: se prima il pensiero aristotelico e platonico nasceva per la
polis e i suoi cittadini, ora il potere centralizzato affidato ai funzionari conduce al disimpegno politico e alla
scoperta di nuovi percorsi di riflessione proiettati verso il privato e la vita interiore: la risposta intellettuale al
cosmopolitismo fu l’individualismo (Stoicismo, Scuola di Epicuro).

La Grecia e Roma

Sul finire del III secolo nel mondo ellenistico entrò Roma:
 Le guerre macedoniche, con la sconfitta di Filippo V (197 a.C) e del figlio Perseo (168 a.C.) si
conclusero con la trasformazione della Macedonia in provincia romana (148 a.C.)
In Grecia Tito Quinzio Flaminino proclamò la libertà delle città greche (196 a.C.), ma nel 146 a.C la
Grecia costituì con la Macedonia la provincia Macedonia et Achaia. Nel 27 a.C Augusto nominò la
Grecia provincia senatoria autonoma.
 La guerra di Siria terminò con la sconfitta di Antioco III e vide il regno dei Seleucidi uscire dalle
grandi potenze del Mediterraneo, anche se la riduzione in provincia avvenne nel 63 a.C.
 Il re di Pergamo (Attalo III) lasciò in eredità il suo regno ai romani.
 Il regno d’Egitto fu l’ultimo a cadere nel 31 a. C, quando ad Azio Augusto sconfisse Cleopatra,
ultima discendente dei Tolomei

Nel corso di queste vicende, dopo l’annientamento di Cartagine, Roma aveva assunto una direzione
imperialistica, che allargava la sua presenza nel Mediterraneo Orientale (‘mare nostrum’).
La cultura greca era già arrivata a Roma grazie agli scambi commerciali e alla mediazione degli Etruschi,
ma nel II secolo fu il filellenismo a dettare mode, costumi e gusti a Roma: “La Grecia conquistata, conquistò
il selvaggio vincitore” (Orazio).

PARTE SECONDA: LA POLIS


1. 1 Che cos’è la polis
Polis introdusse nella storia dell’umanità un nuovo modo di pensare la vita comunitaria.
Gli abitanti si sentivano cittadini (polìtai) che partecipavano alle decisioni comunitarie e si
autogovernavano: stiamo parlando infatti di un sistema di stato e di governo che dava applicazione sul piano
della prassi politica ai principi della libertà e dell’indipendenza.
Il termine venne utilizzato in tre accezioni:
1) Come sinonimo di acropoli, cittadella, borgo fortificato identificato con il nucleo primogenito della
città
2) In riferimento a un insediamento urbano (àsty)
3) Nell’accezione di città stato, in corrispondenza dello statuto giuridico: è da questo pdv che la polis ha
potuto essere considerata l’espressione più originale che i Greci abbiano lasciato in eredità, oltre che
in riferimento a tutti quei risultati nel campo del pensiero, della letteratura, dell’arte e della scienza.

La polis si divide in:


 Insediamento urbano (àtsy) dava il nome all’intero stato e ai suoi cittadini. All’interno vi erano:
- Agorà: assorbiva una molteplicità di funzioni riguardanti la sfera
della politica, dell’amministrazione della giustizia, dell’economia.
Era lo spazio collettivo civile, della parola, del mercato e delle
botteghe, del teatro, del sema demosìon ed era inoltre dotato di una
sua sacralità.
- Acropoli: con lo sviluppo urbanistico aveva assunto la funzione
prevalente di sede di culto; vi era il tempio della divinità protettrice
della città e altri edifici sacri.
- Mura: segno più esplicito del passaggio da insediamenti
primitivistici a centri urbani più evoluti (Tucidide); vi era una
diversa concezione di questo elemento in Sparta e Atene.
 Porzione del suolo afferente all’àtsy (chòra) non presentava un paesaggio omogeneo (tratti
pianeggianti + catene collinari e montuose) e sulla quale si insediavano insediamenti rurali che
costituivano i centri residenziali per la popolazione contadina oppure fungevano da centri
amministrativi di circoscrizioni territoriali.

La polis era uno stato perché attraverso le sue leggi e i suoi ordinamenti esercitava un potere sovrano
 
Eleutheria: libertà Autonomìa: facoltà dei cittadini delle poleis di
autogovernarsi con le leggi che tutti insieme decidevano
di darsi per disciplinare la convivenza e senza
riconoscere alcuna istanza superiore alla polis.
Politeìa complesso degli ordinamenti che componevano il governo della polis.
quelli prevalenti sono:
 Oligarchia: sistema verticale tendente a concentrare in un vertice ristretto il potere decisionale.
Modalità di votazione: sistema elettivo, ristretto secondo parametri fissati sulla base dell’età, del
censo o del lignaggio.
 Democrazia: sistema orizzontale che distribuiva autorità e competenze a organismi allargati.
Modalità di votazione: sorteggio.
 Regalità: non appartiene alle forme di governo della polis
Il governo non richiedeva competenze specifiche, ma solo il possesso della cittadinanza e garanzie sulla
condotta morale privata.
Produzione agraria: era la base economia della polis e doveva essere in grado di assicurare l’autàrkeia, anche
se spesso era necessario ricorrere alle importazioni, fatto che non incise sulla cultura della polis, ancorata a
forme mentali e codici di condotta propri di una società agraria.
Esisteva una Grecia altra rispetto allo spazio geografico, culturale e politico espresso dalla polis:
 Villaggio: quadro di vita delle comunità montane della Grecia centro-settentrionale non toccato
dall’esperienza della polis in cui la geografia e l’ambiente furono determinanti nell’orientare le
forme di vita, l’economia e il sistema sociale. La comunità era organizzata in maniera semplice e si
basava su un governo patriarcale, nelle quali la ricchezza e l’anzianità erano indice di prestigio e
autorità. Delle pratiche di vita faceva parte l’uso della violenza (pastori-guerrieri). L’agricoltura era
limitata al consumo locale in un regime di stretta sussistenza e le attività principali erano quelle
silvo-pascolive legate all’allevamento di transumanza.
 Ethnos: aree cantonali formate da ethne minori composti da popoli delle regioni della Grecia
settentrionale che coltivavano la coscienza di appartenere a gruppi etnici più grandi ai quali
riconducevano culti comuni, tradizioni e consuetudini condivise.
Il perdurare di forme di vita pre-poleiche aiuta a spiegare la sopravvivenza della regalità presso alcuni di
questi popoli. Quando anche in queste regioni (seconda metà IV sec) iniziarono processi di unificazione e di
centralizzazione del potere, la soluzione fu un nuovo tipo di forma di stato: lo stato federale (koinòn), in cui
città e etnie convivevano come soggetti politici entro un sistema bipolare fondato sul rapporto tra governo
centrale federale e autonomie locali.
Polis comunità dei cittadini (Per Aristotele ‘koinomìa ton politòn’). La qualifica di cittadino era riservata
a un numero limitato di individui e consisteva nel possesso delle prerogative del polìtes:
- Diritto di voto
- Monopolio della proprietà fondiaria
- Protezione giudiziaria
- Obblighi militari
- Obblighi fiscali
La comunità dei cittadini rappresentava un microcosmo sociale speculare alla limitata estensione del
territorio: una società face-to-face, nel quale l’assenza di anonimato esercitava una notevole pressione e
controllo sulle decisioni comuni e conferiva alla partecipazione alla vita pubblica un carattere altamente
competitivo.
Distinzione interna della società politica:
 Kaloikagathòi: gentiluomini delle classi superiori, ‘belli e buoni’
 Poneròi: ‘cattivi’

Residenti liberi: gamma di statuti personali estremamente variegata a cui era concesso il domicilio, ma non
il diritto di voto e altre prerogative proprie della cittadinanza.
Schiavitù: l’impiego di manodopera servile copriva tutte le attività. Oltre alla compravendita, guerra e
pirateria erano le fonti principali di rifornimento di schiavi, che provenivano soprattutto dai paesi barbari.
Nella polis la differenza di genere era estremamente marcata, quasi in antitesi:
 La donna non godeva di alcun diritto politico e il suo statuto legale era mediato dalla figura maschile
della famiglia (Kyrios)
 Il matrimonio era un fatto familiare e sociale nel quale la sposa svolgeva un ruolo secondario rispetto
a interessi di natura economia, di prestigio o altro: l’universo femminile si racchiudeva nella casa, in
cui veniva coinvolta nella conduzione della casa, nel controllo dei lavori del personale servile,
nell’educazione dei figli.
 Stretti limiti della vita sociale femminile: alla donna erano vietati banchetti, simposi, l’esposizione in
pubblico, il mondo della cultura e forse anche la visione di spettacoli teatrali.
 Alla donna ateniese era riconosciuta una dote che con il matrimonio portava con sé nella casa dello
sposo; rimaneva di sua proprietà, ma passava sotto l’amministrazione del coniuge. La figlia femmina
non poteva ereditare, ma diventava il tramite da cui passare per entrare in possesso dell’eredità. Il
divorzio era ammesso, ma concesso con più facilità all’uomo.
 Il principale dovere della donna era la procreazione, che assicurava la perpetuazione dell’oikos e
della comunità dei cittadini. La maternità rivestiva un’importanza che variava in relazione alle
aspettative che una società riponeva nella nascita dei figli.
 La donna di bassa condizione o la moglie del contadino rappresentano una realtà sociale non meno
vera, ma questo ruolo di lavoratrice e l’abitudine a vendere e ad essere a contatto con una
promiscuità sociale determinano una considerazione molto bassa nella scala sociale.
 Donne-sacerdote attive anche nella sfera del culto, in cui godevano di ampia autonomia di azione e
di un grande prestigio.
Riti dionisiaci: la partecipazione femminile a questi culti era vista negativamente rispetto
all’assunzione di ruoli sacerdotali. Questo fenomeno venne considerato tipicamente femminile
attraverso la figura delle menadi (baccanti), che, in preda a un furore divino, erano trascinate in
rituali orgiastici nel corso di celebrazioni notturne su monti e boschi: il menadismo venne
considerato la manifestazione più inquietante dell’alterità femminile.
 Ampia fascia di donne al di fuori della famiglia e al margine della società:
- Etere: donne spesso colte e raffinate che godevano di una libertà di movimento
sconosciuta alle donne di famiglia. Partecipavano ai simposi e offrivano la loro
compagnia a pagamento, che andava al di là dell’incontro occasionale ed era diversa dal
rapporto coniugale. Erano prive di tutte le tutele che il diritto assicurava alle donne di
famiglia.
- Concubine: figura sottoposta a una normativa che le riconosceva un ruolo non molto
diverso da quello della moglie, tale che poteva anche essere accolta in casa. Era tenuta a
rispettare l’obbligo della fedeltà e ai suoi figli erano riconosciuti alcuni diritti in materia
di successione.
- Prostitute: si collocavano a un gradino molto basso della scala sociale. Si trattava di
ragazze provenienti da ceti più poveri, da neonate esposte dopo la nascita, da schiave e
ex-schiave, da danzatrici, mime, suonatrici, cantanti oppure in alcuni casi da ragazze che
venivano allevate per svolgere questo mestiere e procurare guadagni a chi le aveva
cresciute. Vivevano in ambienti di degrado sociale e morale, conducevano una vita
miserabile, popolavano la strada, i bordelli, le osterie. La prestazione era a pagamento e
l’esercizio dell’attività era sottoposto a una tassa.
Prostituzione sacra: le ierodule, in qualità di schiave sacre, con le loro prestazioni
procuravano i proventi per mantenere il tempio.
 Società pastorali della Grecia settentrionale: a differenza della polis, qui la donna poteva svolgere il
ruolo di capofamiglia e prendere responsabilità e decisioni della vita quotidiana, dell’economia, della
casa. Era possibile la successione femminile.
1. 2 Atene e l’uguaglianza
quantitativa

[2.1] La costruzione della democrazia Kyrios ho dèmos gli Ateniesi erano consapevoli di aver dato
vita a un regime politico nel quale il dèmos nella sua totalità
Prima della democrazia gli Ateniesi
godeva di uguali diritti politici e si configurava come supremo
attribuivano l’unificazione politica e detentore della sovranità dello stato.
territoriale del loro stato al sinecismo del Democratìa termine introdotto da Erodoto per indicare un
mitico re Teseo, ma in realtà questo sistema costituzionale che ripone il supremo potere decisionale
processo si realizzò progressivamente e si (kràtos) nelle mani del popolo (dèmos).
concluse solo con la riforma di Clistene.
Isonomìa clistenica: raggiungimento di criteri di uguaglianza
Nell’VIII sec. a.C. erano già stati raggiunti
giuridica e uso di forme democratiche
significativi risultati in campo legislativo e
sociale e sul finire del VII sec. a.C. in
Atene era stata introdotta la prima
Democrazia: tramite l’assemblea di tutti i cittadini il popolo si
legislazione scritta di Draconte. configurò come esclusiva fonte autoritativa delle decisioni a
favore e in nome della comunità civica.

Solone: dotò Atene di un codice normativo (594/93 a.C.) che prese le mosse dall’esigenza di dare una
soluzione alle tensioni sociali mediando tra aristocratici e popolo; cardine del suo intervento fu il regime
della terra. Divise inoltre la popolazione in quattro classi sulla base del reddito, che determinava anche
l’accesso alle cariche pubbliche e istituì l’eliea (tribunale popolare).
Consapevolezza di Solone di aver agito per
realizzare in Atene l’eunomìa, perché
l’applicazione di leggi giuste aveva portato al
buon governo ed egli stesso, mediatore delle parti
in lotta, aveva consentito la riconciliazione.

Pisistrato: tiranno alcuni anni dopo la riforma di Solone, impresse un forte impulso al processo identitario
della giovane comunità civica, incentrato su tre poli principali:
 Istituzione di feste religiose civiche (Panatenee e Dionisie)
 Programma edilizio monumentale
 Istruzione
 Creazione di giudici itineranti che favorirono l’integrazione tra città e campagna

Clistene: la sua riforma può considerarsi un esperimento di geometria politica in ragione del rapporto che
istituì tra organizzazione dello spazio civico, statuto legale del cittadino, formazione e modalità di
partecipazione alle istituzioni pubbliche e per l’uso del territorio come quadro di base del nuovo sistema.
 Divise il suolo della città e dell’Attica in circoscrizioni territoriali (demi), raggruppati in 30 trittie, a
loro volta destinate a confluire in 10 phylài (tribù territoriali): il suo scopo fu proprio quello di
‘mescolare’ la popolazione al fine di favorire nuove forme di appartenenza e di solidarietà che
spezzavano gli antichi legami delle famiglie aristocratiche.
 Utilizzò la ripartizione territoriale per la composizione degli organismi di governo e per configurare
lo statuto legale di cittadino
[2.2] La forma della democrazia
Sistema dell’autogoverno Ateniese:
o Assemblea (Ekklesìa) sede (Pnice) che assomma il potere deliberativo, legislativo e esecutivo in
cui hanno facoltà di riunirsi tutti i cittadini maschi adulti. Era il luogo del dibattito pubblico, delle
proposte politiche e del voto di esse.
o Consiglio (boulè) costituito da 500 membri sorteggiati in numero di 50 per ognuna delle 10 tribù
clisteniche; non operava collegialmente, ma i buleuti di ognuna delle 10 tribù a turno per 28/30
giorni costituivano una commissione direttiva (pritania) che si occupava degli affari correnti.
o Assemblea giudiziaria (heliàia) composta da 600 giudici sorteggiati tra tutti i cittadini, agiva in
sezioni separate (dicasteri), competenti per tutta la materia giudiziaria ad eccezione dei reati penali,
affidati all’Areopago.
o Complesso di magistrature di vario livello (circa 700):
- Collegio dei 10 arconti: Svuotati di effettivo potere, conservavano un grande prestigio e
competenze in ambito sacrale e giudiziario, oltre che la presidenza dei dicasteri. Dal
487/86 a.C. furono sottoposti alla nomina tramite sorteggio (uno per ogni tribù) e dal
457/56 a.C. l’arcontato fu aperto anche agli zeugiti. erano:
 arconte eponimo
 arconte basilèus
 arconte polemarco
 sei tesmoteti
 un segretario.
- Collegio dei 10 strateghi: costituiva l’esecutivo militare; ad essi competevano mansioni
riguardo al comando dell’esercito in guerra e funzioni in campo giurisdizionale e
diplomatico.
Principi fondamentali della partecipazione democratica al governo della polis:
 Sorteggio
 Rotazione annuale
 Collegialità delle cariche
 Controllo preventivo
 Rendicontazione finale dei magistrati
 Remunerazione degli incarichi pubblici
Se sommiamo le 40 sessioni annue dell’ekklesìa, i giudici e i magistrati rinnovati annualmente risulta che
una parte preponderante della cittadinanza fosse regolarmente coinvolta nell’attività pubblica ad Atene si
è realizzata una democrazia quantitativa che puntava alla massimizzazione della partecipazione dei cittadini
agli incarichi amministrativi e alla vita politica.

Ekklesìa spazio dell’isegorìa, ovvero della possibilità di tutti di partecipare al dibattito pubblico
dell’assemblea. Il significato che la parola democratica rivestì nell’opinione del tempo si coglie nei
frequenti riferimenti della tragedia e della commedia: non è un caso che il teatro si sviluppò e fiorì in quella
città dove la parola costituiva il veicolo primario della comunicazione democratica e costituiva la metafora
più potente della libertà.
È a Euripide, nelle Supplici, che si deve l’elogio più bello dell’isegorìa.
Circoscrizioni amministrative quadro primario del sistema amministrativo; erano costituite da una
porzione di chòra afferente a un agglomerato urbano, centro residenziale dei demoti e sede degli istituti
locali.
Demi rurali Rappresentavano l’unità base per la composizione dei 50 buleuti della tribù cui afferivano e
svolgevano funzioni anagrafiche. Nei demi si replicava su scala locale il sistema centrale, con assemblee
locali, un’attività amministrativa e decisionale esplicata tramite decreti, sedi di culto e teatri propri; al
vertice dell’apparato vi era il demarco, una sorta di sindaco che godeva di un’autorità individuale assoluta.
Emerge l’immagine di una società face-to-face vivace e attiva.
I compiti affidati ai demi sono andati crescendo nel IV secolo, lasciando alla boulè e all’ekklèsia mansioni
decisionali nei settori della politica generale interna ed estera.

1. 3 Sparta e l’uguaglianza
selettiva
Stato di Sparta comprendeva il territorio della Laconia e della Messenia ed esercitava il primato nella
vasta regione del Peloponneso, dove tutti i centri grandi e piccoli (tranne Arcadia e Acaia) erano confluiti
nella Lega del Peloponneso sotto l’egemonia spartana.
Sparta era priva di un centro urbano, presentando al suo posto una conurbazione di 5 villaggi.

Aspetti distintivi del sistema spartano:


 Progressiva chiusura verso l’esterno per impedire contatti con gli stranieri (xenelasìa)
 Segretezza per trapelare il meno possibile al di là delle frontiere
 Stile di vita ispirato a codici di austerità, severità e senso di disciplina tipici di una società militare
 Sistema comunitario della società
 Spirito egualitario: morale collettiva e esistenza quotidiana collettiva kòsmos: dimensione della
perfezione come armonia del tutto generata dall’accordo e dalla sintonia di tutte le parti

Storia:
- Migrazioni doriche che giunsero nel Peloponneso
- Stanziamento di un gruppo di Dori nella Laconia da cui ebbe inizio la differenziazione sociale tra un
ceto dominante discendente dai Dori (Spartani) e una popolazione di abitanti indigeni
- Conquista della Messenia (seconda metà VIII secolo)
- Sistema di alleanze per ottenere il primato nel Peloponneso (Lega del Peloponneso)

Retra di Licurgo (735-715 a.C.) legislazione attribuita a Licurgo.

Fissò gli ordinamenti in base ai quali gli Spartani dovevano governarsi:


 due re, figure di grande prestigio e scarso potere politico
 gerousìa: consiglio di 28 anziani (gèrontes) con il compito di presentare proposte legislative
 apèlla: assemblea di tutti gli spartani, approvava o respingeva le proposte dei gèrontes
 collegio dei 5 efori, vero esecutivo politico del regime spartano

Dettò le regole di condotta alle quali gli Spartiati dovevano conformarsi:


 controllo biologico dei membri a partire dalla nascita
 criteri di eugenetica finalizzati al bene della società (poliandria e delle attività atletiche per le donne)
 differenze di stato e ruoli sulla base dell’età
 senso dell’obbedienza (peitharchìa) come virtù cardinale, principio e sintesi di virtù collettiva
imposta da Licurgo, che implicava l’agire per il bene della città accettando ogni tipo di sacrificio e
fatica
Regime spartano:
 annoverato tra le oligarchie per il sistema verticale del suo governo che concentra in organismi
progressivamente ristretti verso l’alto il massimo dei poteri
 esperienza di regalità, nella forma della diarchia
 regime assembleare-democratico: anche gli spartani avevano Polibio riconobbe in Sparta il
facoltà di riunirsi in assemblea modello esemplare di ‘costituzione
mista’ e, proprio nell’interazione di
tutte e tre le forme di governo
riconduceva la superiorità della
politèia spartana.
Società spartana:
Spartiati discendenti dei Dori conquistatori che divennero il ceto dirigente della città, la loro funzione
primaria era quella di assicurare la difesa della città, obiettivo che raggiunsero facendo dell’impegno
militare la loro attività primaria. Ognuno di essi riceveva in assegnazione dallo stato un lotto di terra (klèros)
lavorato dagli iloti.
Si definirono Hòmoioi, uguali: essi regolavano infatti la loro esistenza su basi rigorosamente ugualitarie e
secondo principi comunitari che privilegiavano la dimensione collettiva contro ogni individualismo.
 Sissizio
La ripartizione egualitaria si era con il tempo alterata creando:
 Élite di Homoioi: la loro composizione era andata riducendosi a seguito di differenziazioni che si
erano prodotte a causa del carattere selettivo dell’uguaglianza, funzionale alla realizzazione del
modello spartano
 Spartiati Inferiori:
- Iloti: definiti ‘né liberi né schiavi’ per la loro condizione di lavoratori dipendenti legati alla terra
che erano tenuti a lavorare. Erano soggetti alla pratica della Kryptèia (caccia all’ilota) e per
questo militarizzati e sempre pronti a ribellarsi.
- Perieci: di condizione libera, residenti in insediamenti propri, abilitati a militare nell’esercito
spartano, seppur in formazioni separate. Ad essi erano affidate tutte le attività artigianali e i
commerci vietati agli spartiati.
Atene Sparta
Destinate a dominare la storia del V e del IV secolo e referenti di un bipolarismo sul quale la riflessione
teorica dell’antichità fece confluire concezioni antitetiche nella cultura politica (democrazia vs oligarchia),
nel sistema di potere (primato marittimo vs primato continentale) e nella mentalità (cosmopolitismo
culturale vs chiusura)

Il pensiero occidentale colloca nell’esperimento Il sistema ugualitario che rendeva la società


ateniese la matrice etica e intellettuale della composta da Homoioi e il criterio collettivo che
democrazia moderna; l’esperienza antica fu in disciplinava la convivenza portarono molti
realtà molto diversa, perché a tale sistema intellettuali a riconoscere in questa società il
orizzontale a regime assembleare manca tutto il modello perfetto di uguaglianza, ma, per contro, i
risvolto sociale della nostra concezione: detrattori ne criticarono:
- La tutela dei diritti civili - l’autoritarismo
- La risposta a bisogni materiali, morali e - il dispotismo
intellettuali - l’esistenza di una casta militare resa
- La capacità di intervenire sui modi di possibile dal lavoro dei ceti subalterni
produzione e ridistribuzione della
ricchezza
- Conserva distinzioni di censo e rango
- Accetta la schiavitù
- Comunità politica non coincide con la
comunità reale (solo maschi liberi
adulti)

Uguaglianza quantitativa mirata a favorire la Uguaglianza selettiva patrimonio di una ristretta


massimizzazione della partecipazione dei élite di Hòmoioi che non esitava a espellere
cittadini alla vita dello stato. quanti non fossero in grado di rispettare le
regole del kòsmos.

1. 4 Luoghi e forme del culto


Santuari comparvero in Grecia tra il IX e l’VIII secolo a.C., in concomitanza con il processo di
formazione della polis; originariamente erano semplici spazi delimitati per racchiudere un’area sacra
(tèmenos) all’interno della quale si celebravano sacrifici e si depositavano offerte votive; solo in un secondo
momento in questi spazi si edificò il tempio dedicato a specifiche divinità.
Culti poliadi all’interno della polis sfera religiosa e sfera politica furono strettamente intrecciate,
formando una religione ufficiale che scandiva nel tempo il tributo di devozione che la comunità civica
riconosceva ad alcune divinità.
- Acropoli: spazio privilegiato della divinità protettrice ed eponima della città
- Agorà: luogo in cui si iscrivevano culti di particolare significato civico (Dionisismo e Orfismo),
tombe onorarie e monumenti.

Culti panellenici culti comuni a tutti i greci, celebrati nei santuari panellenici:
- Santuario di Zeus a Olimpia: eretto entro il recinto sacro dell’Altis (località
dell’Elide), il suo sviluppo edilizio iniziò nel VI secolo e progressivamente furono
innalzati edifici sacri e strutture per i giochi quadriennali (iniziati nel 776 a.C.) in
onore del Dio.
- Santuario di Apollo a Delfi: più volte distrutto da incendi e terremoti, fu oggetto di
una ristrutturazione monumentale nella prima metà del IV secolo a.C.
La monumentalizzazione e l’amministrazione affidata all’anfizionia accompagnò la
progressiva crescita del culto locale a culto panellenico
- Santuario di Asclepio a Epidauro: intorno al 370 a.C. prese l’avvio un imponente
programma edilizio per dare una sede degna al dio guaritore, nel luogo in cui si era
formato assorbendo le facoltà guaritrici di suo padre Apollo.
Il complesso santuariale è composto da: tempio, thymèle, portico, anakèion, tempio di
Apollo Maleatas e teatro.
La popolarità del culto e la sua diffusione si spiegano alla luce delle facoltà
terapeutiche del dio, tanto che, forse proprio a causa della peste del 420 a.C. il culto
venne spostato ad Atene.

Culti includevano la celebrazione a scadenza periodica di cerimonie collettive particolarmente solenni,


che potevano durare anche più giorni e durante il quale veniva legittimata la tregua sacra (ekecheirìa).
La partecipazione alle feste era espressione della forma più singolare dell’esperienza religiosa Greca e
possedeva un significato identitario (momento di ricordo della memoria storica unitaria).
Celebrazione: davanti all’adunanza di fedeli greci (panègyris) un oratore apriva le cerimonie con un discorso
(panegirico) seguito da una sequenza di momenti ufficiali (sacrificio, banchetto, processione, concorsi
agonistici).
Giochi panellenici erano composti da gare ginniche, ippiche e musicali in cui venivano messe a confronto
le doti e le abilità fisiche e intellettuali, oltre che essere momenti di grande ispirazione, spettacolo e
coinvolgimento.
Solo la vittoria (e il numero delle vittorie) procurava onori personali, fama e gloria, espressa grazie alla
corona di foglie d’olivo o di alloro posta sul capo del vincitore.
Le strutture sportive (stadio e ippodromo) rimasero modeste fino al IV secolo e, solo nell’età ellenistica
furono introdotti palestra e ginnasio.
Il circuito dei Grandi Giochi (perìodos) era composto da:
 Giochi Olimpici: furono i più spettacolari per la grandiosità delle competizioni, la solennità del
momento, l’afflusso di spettatori e fedeli, la partecipazione degli atleti più illustri. Si celebravano in
Olimpia regolarmente ogni 4 anni pieni dal 776 a.C. al 394 a.C.
La festa in onore di Zeus a Olimpia durava sette giorni, di cui i cinque centrali riservati alle gare
(ginniche e ippiche), che subirono ampliamenti e modifiche nel corso del tempo. Il settimo giorno i
vincitori erano coronati davanti a tutti gli spettatori con la corona d’olivo intrecciata con le foglie
degli ulivi sacri che crescevano entro l’Altis.
 Giochi Pitici: secondi per affluenza di pubblico solo ai Giochi di Olimpia, iniziarono nel 586/85 a.C.
Si trattava di giochi musicali connessi ad Apollo, più precisamente di una gara poetica basata su un
canto epico-lirico intorno al tema della lotta del dio con il Pitone, eseguito con l’accompagnamento
della cetra.
 Giochi Nemei
 Giochi Istmici
Giochi della polis si svolgevano anche in ognuna delle molte città in occasione di feste locali,
componendo così un calendario ricco di manifestazioni religiose, concorsi e gare in relazione all’obiettivo di
creare un momento di aggregazione condiviso dall’intera comunità civica.
Sparta:
Carnee Dedicate ad Apollo e composte
Giacinzie da esibizioni di corsa e danza.
Gimnopedie
Atene:
 Feste in onore di Atena:
- Panatenee: ripartite in grandi (penteteriche, 9 gg) e piccole (annuali), vennero istituite da
Pisistrato nel 566 a.C. e considerate le feste di tutti gli ateniesi, riuniti intorno alla loro dea per
celebrare attraverso il culto se stessi, la loro storia, la loro tradizione e per mostrare lo splendore,
la potenza e la coesione della città. Il programma prevedeva gare atletiche, musicali, letterarie,
gare ippiche, danze in armi, un concorso di bellezza virile, la regata, la lampadedromìa (corsa
con le fiaccole) e la processione al Partenone.
- Feste delle Arreforie: mistica processione notturna affidata a due arrefore che trasportavano
alcuni oggetti misteriosi dal tempio di Atena al tempio di Afrodite.
 Feste in onore di Dioniso
- Grandi Dionisie: di istituzione pisistratica (535 a.C.), duravano sei giorni ed erano incentrate
intorno a concorsi teatrali di grande valore artistico, all’interno dei quali presero forma la
tragedia e la commedia.
- Piccole Dionisie: celebrate nei demi rurali, proponevano le medesime opere rappresentate ad
Atene.
- Lenee
- Antesterie
 Feste in onore di Demetra
-Iniziazione misterica al suo culto: cerimonia iniziatica che ha mantenuto la sua segretezza ma
congiuntamente festa agreste (mito di Demetra e Kore)
- Tesmoforie: ciclo di feste riservate alle donne sposate e di condizione libera.
 Feste in onore di Teseo
- Thesèia: celebrato come l’eroe nazionale della città
- Feste che ricordavano le sue gesta più significative
Teatro si formò nel contesto di manifestazioni parte di feste in onore di divinità ed ebbe medesime
caratteristiche concorsuali e agonistiche. La data ufficiale di inizio è considerata il 535 a.C., quando il
tiranno Pisistrato, in un quadro di grande fervore artistico e culturale, istituì le Grandi Dionisie.
Il teatro appartiene all’ideologia
unitaria della polis nascente e
Il momento più fertile del teatro si registra però durante l’età favorì la formazione di una
della democrazia: il teatro poté farsi portatore dei nuovi valori e dimensione coesa e di valori
testimone delle pratiche della nuova forma di governo. condivisi entro un dèmos.
Si portavano in scena protagonisti della regalità eroica che però
riproponevano il protocollo della democrazia, così che i cittadini vedessero in scena le proprie pratiche di
vita contemporanee (Eschilo ‘Supplici’, Euripide ‘Supplici’, Eschilo ‘Eumenidi’).

Teatro di massa: si registra una grande capienza e una grande partecipazione alle rappresentazioni, favorita
dall’introduzione (Periclea o del V secolo) del theorikòn, un sussidio di due oboli allo scopo di assicurare
anche ai cittadini meno abbienti la possibilità di assistere agli spettacoli.
L’istituzione di questo contributo (così come quella del misthòs) appare coerente con i criteri di una
democrazia quantitativa attrezzata per favorire la massimizzazione dei cittadini coinvolti nella vita ufficiale
della città.

Il teatro si affiancava all’assemblea dei cittadini riuniti


politicamente e all’assemblea dei cittadini riuniti come
giudici popolari per proporsi come assemblea di cittadini
spettator
2 interpretazioni del theorikòn:
 Vi si riconosce il carattere onnipervasivo della democrazia (eccesso di statalismo)
 Apprezzamento di un sistema politico che sottraeva l’arte e la cultura al monopolio delle élite per
farne un patrimonio fruibile dall’intera comunità civica.
Teatro di stato: l’allestimento scenico figurava tra le voci della spesa pubblica della polis; inoltre magistrati
e funzionari pubblici erano incaricati di organizzare il concorso e di seguirne la realizzazione e lo
svolgimento.
Liturgie forme di contribuzione sottoposte ai cittadini dotati di un patrimonio superiore ai tre talenti i cui
proventi erano destinati a una serie di spese, tra cui figurava l’allestimento del coro delle rappresentazioni
teatrali (coregia); l’onere finanziario era ricompensato da prestigio, onore e elogi ufficiali.

Sport in Grecia fu sempre finalizzato alla celebrazione di un culto (le gare erano parte delle feste per dei e
eroi).
Nell’attuazione era preminente l’aspetto della competizione, mentre, almeno fino al IV secolo, la
componente ludica e spettacolare rimase secondaria

L’attività sportiva era ritenuta una parte fondamentale della paidèia perché educava
all’armonia dei movimenti, al coraggio e alla forza, il tutto guidato dal senso di
disciplina, doti morali e intellettuali

Ideale di kalokagathìa (qualità fisiche + qualità morali)

Alle origini e all’epoca delle aristocrazie l’atletismo fu un’esperienza riservata agli esponenti delle élite
(disponibilità di mezzi e tempo + segno di status sociale), ma le trasformazioni sociali dell’età classica
favorirono l’inclusione nei ceti superiore di un’élite di censo accanto alla tradizionale aristocrazia di
lignaggio, modificando la base di partecipazione alle gare.

Gare al femminile: esistono alcune testimonianze di queste competizioni, che riguardano solamente le
parthènoi (ragazze senza marito e figli). Occorre distinguere sfera rituale, sportiva e ludica.
o Sparta: è la sede più nota della ginnastica e dell’atletica femminile; le donne venivano coinvolte in
gare ginniche e di lotta a solo scopo eugenetico e in vista della maternità.
o Olimpia: a scadenza quadriennale si svolgevano i Giochi Erei, una corsa riservata alle ragazze in età
pe-matrimoniale a carattere rituale, in onore cioè di Era, consorte di Zeus. Conosciamo anche gare di
corsa e agònes mousikòi (gare di canto, musica, poesia e recitazione).

PARTE TERZA: L’OIKOS


1. Lo spazio del privato
Òikos rappresentò lo spazio privato per eccellenza; la casa costituiva un mondo nel quale le gerarchie che
organizzavano la vita pubblica erano regolate da un rapporto più flessibile.
Nel vocabolario greco il termine si riferisce a 3 contesti differenti:
 Casa in quanto dimora
 Casa in quanto famiglia (famiglia nucleare + rete di parentele)
 Casa in quanto proprietà (beni mobili, immobili, schiavi)

Casa rimase abbastanza semplice fino al IV secolo e all’età ellenistica, in cui le residenze signorili si
arricchirono di pareti dipinte e pavimentazioni in marmo e mosaico. La struttura fondamentale rimase
sempre il vasto ambiente centrale, intorno al quale si articolarono gli ambienti complementari.
- Aree urbane: troviamo piccoli edifici monofamiliari, a piano terra, appoggiati su basamenti di
pietra con tetti di tegole o fango e legname.
L’ingresso immetteva in un vestibolo sul quale si apriva il mègaron, trasformatosi poi
nell’andròn (riservato ai banchetti degli uomini). La casa prevedeva un cortile interno circondato
da colonne; vi erano quindi il gineceo (lo spazio femminile) e, solo nelle case più signorili, oltre
che quella del signore, camere da letto individuali. La cucina era un’ambiente piccolo, il
riscaldamento era ottenuto da bracieri e dal focolare e per l’illuminazione si ricorreva a torce con
fasce di rami e lucerne a olio.
Le finestre erano rade e strette.
- Aree rurali dell’Attica: le dimore risultavano più confortevoli e spaziose

Famiglia marito e moglie conducevano vite orientate da scale di priorità differente, con una posizione di
subordinazione della donna. Mondo maschile e mondo femminile si incontravano solo quando i coniugi si
ritrovavamo insieme a casa e quando dovevano prendere scelte riguardo alla conduzione della casa e
all’educazione dei figli.
Marito: trascorreva gran parte della giornata fuori, impegnato negli affari, nei lavori, nella vita politica
Moglie: aveva esperienza nell’economia della casa e la gestiva di persona
Figli venivano allattati e cresciuti dalla madre o da una nutrice; al padre spettava il compito di riconoscerli
come legittimi (cerimonie purificatorie) oppure di ricorrere all’esposizione (pratica molto diffusa in Grecia).
I primi anni dell’infanzia erano occupati dal gioco (a Sparta molto più controllato), mentre la prima
educazione del bambino erano affidati alla madre o alla balia.

Paidèia indica l’educazione dei figli, che a sei anni iniziavano il loro percorso scolastico.
 Paidèia ateniese: l’istruzione era privata e le lezioni si svolgevano dalla mattina presto fino al
crepuscolo con alcuni intervalli. Gli al
 unni si ritrovavano in casa del maestro o sotto i portici pubblici.
L’istruzione comprendeva:
- La grammatica: i ragazzi imparavano a leggere, a scrivere, a svolgere calcoli aritmetici e a
leggere testi poetici (bagaglio culturale e letterario + trasmissione di grecità)
- La musica: procurava diletto a scopo ricreativo e perseguiva gli obiettivi più profondi in
relazione alla formazione spirituale dell’individuo. Dovevano essere appresi il canto e
l’accompagnamento strumentale.
- La ginnastica: i Greci classificavano le attività ginniche distinguendo tra esercizi che
impegnavano tutto il corpo (pugilato e lotta), le gambe (corsa e salto), le braccia (lancio del
giavellotto e del disco).
Nella pratica degli esercizi si tenevano presenti fasce d’età (ragazzi/giovani/adulti) e venivano
effettuati in locali appositamente attrezzati (palestra e ginnasio)
- La retorica: nuova forma di educazione che mirava, all’interno della democrazia, a preparare il
futuro cittadino all’uso della parola. Insegnamento riservato a un’élite.
- L’educazione femminile: la fanciulla ateniese imparava tra le mura di casa il minimo necessario
per leggere, scrivere far di conto e alcuni rudimenti di musica perché la sua formazione
riguardava altri compiti, che andavano dalla cucina alla filatura, alla tessitura, alla crescita dei
figli.
- Riti di passaggio:
 Efebia: periodo di due anni di vita comunitaria istituzionalizzata dei giovani ateniesi
presso guarnigioni alle frontiere dell’Attica, in cui erano sottoposti a un rigoroso
addestramento e a servizi di pattugliamento. Questo momento marginale
rappresentava l’uscita dall’adolescenza (èbe) e l’ingresso nella comunità dei cittadini
insieme al raggiungimento dell’età adulta.
 Festa dell’orsa o arktèia: festa in onore di Artemide per segnare la transizione dall’età
pre-matrimoniale allo stato di donna.

 Paidèia spartana: l’istruzione era pubblica e si concludeva fino al raggiungimento della maggiore età,
sottraendo i figli alla famiglia e affidandoli paidonòmos.
L’educazione uguale per tutti (agogè) e mirava ad adeguare il giovane all’austerità e al rigore (cibo
scarso, piedi scalzi, punizioni severissime) e alla formazione di una società di militari che faceva
della disciplina un imperativo imprescindibile.
Il leggere e lo scrivere erano ridotti al minimo necessario, mentre rivestivano grande importanza
l’educazione fisica, musica, il canto e la poesia, propedeutici ad incitare a imprese nobili e gloriose e
alimentare l’entusiasmo nel realizzarle.
L’educazione femminile era rigorosamente uguale a quella maschile.
Kriptèia: prova alla quale il giovane spartiate doveva sottoporsi prima di acquisire lo statuto di
Uguale.
2. Moda e pratiche alimentari

La civiltà di un popolo si manifesta nelle abitudini e nelle forme di vita della quotidianità, riconoscibile:

 Negli abiti indossati l’abito, nella mentalità dei Greci, doveva adattarsi alle forme del corpo, senza
costringerlo o impedirlo nei movimenti. Nel corso del tempo i capi subirono poche variazioni di
rilievo, che riguardarono piuttosto la qualità dei tessuti, l’uso di accessori e il modo di indossarli
(elementi che determinavano lo stato sociale di chi li indossava).
Era inoltre consolidata la differenza tra il vestire alla ionica (lussuoso e raffinato) e il vestire alla
dorica (austerità e sobrietà spartana).
- Abito maschile: il più consueto era il chitone, una tunica in più varianti, molto lussuosa e tipica
dei ceti superiori, completata da accessori preziosi. Cadde in disuso nell’età democratica,
lasciando spazio a un abito dalle forme doriche che rispecchiava un’etica più virile. Sopra di esso
veniva indossato il mantello di lana o la clamide (abbigliamento militare). Il cappello era poco
usato.
- Abito femminile: nonostante la loro esistenza appartata, ebbero cura della loro persona e
amarono indossare abiti e gioielli raffinati. Il capo di abbigliamento femminile per eccellenza era
il peplo, a volte colorato e formato da un ampio rettangolo di stoffa che scendeva a drappeggiare
il corpo fino ai piedi, stretto da una cintura e fibbie sulle spalle. Era indossato direttamente sulla
pelle o sopra una sorta di biancheria intima formata da sottovesti e reggiseno.
A Sparta le donne vestivano alla dorica, portando un chitone corto e aperto sul fianco
(phanomèrides)
- Accessori: i capelli erano portati lunghi, raccolti in fogge varie e trattenuti da nastri e reticelle,
mentre il viso era schiarito con lo psimìthion, colorato sulle guance e sulle labbra di rosso e
ombreggiato su ciglia e sopracciglia. L’abbigliamento era impreziosito da gioielli, anelli,
bracciali, spille, collane e diademi.
Le calzature erano di materiale e fogge varie e non vi era differenza tra uomo e donna (sandali di
cuoio, stivaletti con ricami d’oro, calzare sportivo – endromìs- e coturno)

 Nei gusti alimentari la tradizione conserva l’immagine dei Greci come di gente dai gusti semplici,
amante dei cibi genuini e in quantità misurate. Mostrarono propensione a una dieta ricca di verdure e
legumi di ogni varietà, formaggi, pesce, carne bovina (per i più ricchi) frutta e dolci a base di miele.
Anche a Sparta si manifestava il gusto per un cibo semplice e misurato quantitativamente, che non
appesantisse il corpo; si ricorda il brodo nero, il vino, il latte e il kykeìon.
I pasti erano tre: al mattino (focaccia, olive e fichi), a mezzogiorno (pranzo leggero) e alla sera (cena
sostanziosa e varia).
Banchetto e simposio: momento di piacere e di svago per gruppi di amici (cittadini maschi e liberi)
che si riunivano per mangiare insieme e concludere il pasto con abbondanti libagioni.
Al banchetto gli ospiti arrivavano lavati e profumati, si sdraiavano su klìnai disposti a ferro di
cavallo accanto a piccoli tavoli su cui erano disposte le vivande.
Al termine della cena (dèipnon) si sgombravano i tavoli e si preparava la sala per il simposio,
momento di libagione, erotismo ma soprattutto di conversazione e riflessione scandito da momenti e
regole: era il culmine della riunione conviviale, e il banchetto aveva appunto lo scopo di prepararvi i
partecipanti.
Ad allietare la serata erano ammesse le etere, oltre che un certo numero di flautiste, suonatrici di
cetra, danzatrici.

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