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Ellenismo

Simonetti Stefania IIE

Battaglia di Cheronea: Fine delle polis e della democrazia, egemonia macedone;


Morte di Alessandro Magno: L’impero si divide e con la conquista dell’Oriente anche lì si diffonde la cultura greca;
Battaglia di Azio: città tra Albania e Grecia del Nord in cui si batterono Ottaviano e Marco Antonio, vinse Ottaviano.

“Ellenismo” vuol dire Grecia fuori dalla Grecia, ebbe inizio nel 323 a.C. con la morte di Alessandro Magno che fu promotore di
questa corrente e portò la cultura greca in Oriente con la vittoria della Macedonia in cui istituì la monarchia e tutti i cittadini che
prima decidevano della vita pubblica in assemblea ora sono sudditi e devono stare alle decisioni del re e della corte.
Alla morte di Alessandro i suoi luogotenenti si divisero il regno creando delle dinastie ed espandendosi in Asia Minore e Egitto.
Atene ebbe un potere politico sempre minore ma continuò ad avere prestigio culturale spalleggiata solo da Alessandria (fiorita
sotto i Tolomei) che ospitava la biblioteca e il museo (muse), qui si sviluppano le scienze.
Differenza tra greci e latini: i primi sono più idealizzatori e trasformano la lettura della realtà in pensiero mentre i romani sono
più rozzi.
Ad Atene nascono nuove scuole filosofiche come il Giardino di Epicuro nel 306 a.C., considerato pericoloso perché tende alla
ricerca di una vita etica, senza tensioni come lo era quella dei cortigiani per il potere, alle loro lezioni partecipavano anche
donne e schiavi, il loro motto è “vivi nascosto”, il testo che ce ne parla è il De Rerum Natura di Lucrezio, riordinata da
Cicerone e pubblicata anche se era uno stoico a tratti scettico. Poi c’è la Stoà, stoicismo, fondato da Zenone di Cizio sotto il
portico dipinto (il cui nome originale è Stoà Pecile) il più importante perché insegnato ai comandanti e per contrastarli nacque il
pensiero scettico.
Stoici ed epicurei hanno molti punti in comune: contestano Aristotele e Platone affermando l’esistenza di una divinità ma come
qualcosa di corporeo, non esistono idee o essenza per descrivere il mondo ma sensazioni e formulano una nuova visione
dell’uomo incentrata sul raggiungimento della morale e di una vita senza turbamenti, anche se più volte criticati con un
pregiudizio classicistico alcune idee epicuree e stoiche sono ancora attuali.
Intanto ad Alessandria si sviluppa lo studio della matematica con Euclide nel III sec.a.C. il quale scrive “Elementi” di
derivazione platonica e pitagorica, descrive gli oggetti della matematica e geometria di base divisi in 13 libri: 1-4 geometria
piana, 5 proporzioni, 6 applicazione di prop alla geom piana, 7-9 teoria dei numeri, 10 segmenti, 11-13 geom solida. Descrive le
matematiche come dimostrative e conclusive, descritte tramite definizioni (che spiegano cosa sono gli ogg matem fondam) i
postulati (che ammettono o escludono alcune costruzioni elementari) e assiomi (verità indimostrabili). Spiega come scrivere le
definizioni, regole che non devono essere violate: l’uso di alcuni termini per segnalare i momenti della dimostrazione nell’uso
di determ tempi e mdi sopratt l’imperativo e l’articolo per capire di che ogg matem stiamo parlando. Una dimostrazione va bene
solo se universalmente valida e applicabile sempre.
Il primo a metterli in discussione fu Archimede che, cono riflessioni meta-matematiche, parla della natura degli ogg matem e
viene perciò definito realista, per lui gli ogg si presentano al matematico, non li crea lui. Oltre a lui ci furono Apollonio di Perge
e Nicomaco di Gerasa il quale partendo dall’aritmogeometria (disciplina antec ad Euclide e unisce aritm e geom) ha trovato
norme capaci di produrre numeri e verificare le relazioni tra essi anche con qualche elemento euclideo. Chi invece sviluppò la
teoria di Euclide fu Diofanto, il quale portò la teoria a livelli complicatissimi e sui cui scrisse numerosi trattati dimostrando che
la cultura scientifica ellenica non era solo geometria ma anche aritmetica.
Dal IV sec.a.C. ci si inizia ad interessare agli astri, Eudosso di Cnido descrisse il cosmo come geocentrico chiuso da sfere di
stelle fisse, tutti i pianeti hanno lo stesso centro e si muovono in modo circolare e irregolare come in un 8 rovesciato, questo
fenomeno è detta anomalia e per questa si cercò di studiare gli astri e salvare i fenomeni, poi si cercò poi una rappresentazione
geom del moto dei pianeti fatta da Aristarco di Samo il quale poneva il Sole al centro in un cosmo sferico.
Finchè nel II e III sec non si verificò una seconda anomalia per cui i pianeti sembravano spostarsi dalla Terra e muoversi
nell’universo, vennero così formati due modelli: eccentrico e epiciclo.
Eccentrico: un pianeta si muove con velocità costante su un’orbita circolare ma al centro non c’è la Terra perciò sembra
avvicinarsi e allontanarsi.
Epiciclo: C’è l’introduzione di un deferente ovvero un’orbita che ruota trasportando un punto che conduce con sé l’epiciclo su
cui, a sua volta, si muove il pianeta.
Ma tutte queste erano solo ipotesi, le orbite non erano nemmeno considerate reali, solo con Ipparco di Nicea s’iniziò a
combinare dati e modelli, il suo metodo però gli poneva dei limiti perché ogni scoperta poteva sfaldare l’intera costruzione. A
superare questo problema ci fu Claudio Tolomeo nell’Almagesto, di ispirazione aristotelica, per combinare i due modelli
introdusse l’equante, un punto immaginario, la Terra è al centro poi c’è un’orbita con un centro diverso dalla Terra su cui si
muove un punto immaginario che è il centro dell’epiciclo su cui si muove il pianeta. Ma questo moto in modo uniforme può
essere osservato solo dall’equante, per cui i movimenti degli astri sono circolari ma non uniformi.
Ad Alessandria ebbe modo anche di svilupparsi la medicina con Erofilo, che aveva studiato il sistema nervoso, i nervi sensori e
motori, fegato e distinto le arterie dalle vene, elogiato da Galeno, e Erasistrato, un po’ criticato da Galeno, studiò le valvole
cardiache, vene, arterie, cervello e sistema nervoso. Ebbero modo di studiare l’anatomia grazie a Tolomeo I e II che diedero
loro la possibilità di vivisezionare i cadaveri. Si formò contro di loro la scuola empirica che sminuiva la ricerca anatomica in
confronto alla ricerca di cure mediche di cui i due medici alessandrini non si erano mai occupati, fu Galeno a fondere le due
scuole.
EPICUREISMO
Ad Atene nel 306 a.C. Epicuro, già maestro a Samo, fonda il Giardino, scuola di filosofia aperta a tutti, compresi donne e
schiavi, e per questo considerata pericolosa. Si era sviluppato un culto della persona intorno ad Epicuro, considerato una guida
spirituale, di cui il De Rerum Natura è un esempio.
Abbiamo letto il commento del latinista Luca Canali che indica l’epicureismo come un’assoluta novità, perseguivano l’ideale
etico della voluptas senza affannarsi come la moltitudine e promuovevano l’otium e l’occuparsi di star bene, saggezza=felicità.
Sul De Rerum Natura dice che è un’opera che riesce a unire rivoluzione e tradizione, scardinando la virtus romana in cerca
dell’equalità, ci sono elementi della crisi della Repubblica e innovazione letteraria che Lucrezio esamina e giudica.
Aristotele riteneva la vita teoretica quella da perseguire ed Epicuro affermava che la filosofia portasse alla felicità, ma Epicuro
si rivolge a tutti e scrive tre compendi sotto forma di lettere per farli memorizzare ai suoi discepoli e applicare quotidianamente:
“Lettera a Erodoto” sulla fisica, “Lettera a Pitocle” sui fenomeni celesti e “Lettera a Meneceo” sulla morale.
Epicuro viveva ad Atene un grande disagio interiore perché ha perso lo status di cittadino e vuole estraniarsi dalla vita politica.
Epicuro si pone il problema dell’esistere: il senso della vita, come vivere, il destino dell’uomo nel mondo e nell’Universo e il
ruolo della filosofia.
Crede inutile il discorso filosofico che non guarisce le sofferenze umane.
Vuole risolvere il problema della felicità mediante una riflessione filosofica su come imparare a vivere e liberarsi dalla paura
degli dèi e della morte (saper morire), per conoscere la vera essenza della realtà bisogna bastare a se stessi nonostante i bisogni
naturali e necessari, astenersi dalla politica (da qui il motto “Vivi nascosto”)e coltivare l’amicizia ed è saggio colui che lo fa.
Per non aver paura degli dèi e della morte e realizzare i piaceri sopportando il dolore c’è il tetrafarmaco.
Divide la filosofia in tre settori: logica, fisica ed etica.
La logica è legata alla dottrina della conoscenza descritta nel “Canone” fondamentale della conoscenza che cercava di
individuare il criterio di verità, la sensazione oggettiva e reale che ci fa essere sicuri di ciò che conosciamo, a cui si
affiancano la percezione, prolessi e passioni.
 La percezione è il principale criterio di conoscenza perché tutte le sensazioni sono vere, è causata dai simulacri
(éidola) immagini che si staccano dagli oggetti e che inizialm hanno la loro stessa conformazione atomica, nel
tragitto a noi si trasformano ma ciò non rende la percezione falsa: registriamo il modo in cui i simulacri arrivano
a noi.
 La prolessi è un altro criterio di verità che anticipa le cose, è il risultato delle percezioni che ricordiamo.
 Le passioni principali, piacere e dolore, ci fanno distinguere ciò che va seguito o evitato.
La fisica è l’ontologia, studio dell’essere, lo studio di essa è rivolto all’etica. Poichè il Sulla Natura è andato perduto dobbiamo
basarci sul De Rerum Natura di Lucrezio (ritrovato da Poggio Bracciolini). L’esempio di Epicuro è Democrito. La differenza tra
epicurei e atomisti: atomisti=meccanicisti, le cose vanno sempre allo stesso modo, gli epicurei introducono il clinamen, il
cambiamento. Per Epicuro: niente nasce/si distrugge da ciò che non è, il tutto è sempre stato così e così rimarrà perché non c’è
nulla in cui possa mutarsi (mondo immutabile). Moltiplica il tutto in una pluralità di corpi testimoniati dalla sensazione. Per
entrambi esiste il vuoto che permette ai corpi di muoversi, Democrito credeva fosse il non essere, Epicuro una natura. I corpi, se
divisi all’infinito, hanno come parte più piccola l’atomo che insieme al vuoto sono eterni. Il mondo di Epicuro è un insieme
infinito di atomi che viaggiano nel vuoto, le qualità le percepiamo dagli aggregati atomici, le quantità dagli atomi: forma,
grandezza e peso. Forse per rispondere ad Aristotele che affermava che ciò che non è divisibile è privo di movimento, Epicuro
afferma che gli atomi sono formati dai minimi, le unità di misura degli atomi, che dà loro forma e peso e fa in modo che si
muovano per caduta nel vuoto, o urto e rimbalzo, si potrebbe dire che ci siano atomi più veloci e altri più lenti, ma gli atomi
hanno la stessa velocità, ciò che li fa scontrare è il clinamen, piccola deviazione che non dipende da nulla e introduce il
concetto di spontaneità e poiché anche la nostra mente è fatta di atomi con il clinamen, si spiega la libertà delle decisioni.
Nel cosmo tutto è fatto di atomi, anche l’anima, che muore con il corpo.
Nella sua visione materialistica Epicuro afferma che la libertà dell’uomo dipende da cause materiali: deviazioni degli atomi.
Il tutto è composto da infiniti atomi che si muovono in infiniti mondi e formano infiniti cosmi. La formazione del cosmo
avviene solo per ragioni fisiche, esistono infiniti mondi senza finalità e tra questi vivono gli dèi, intermundia, che s’interessano
dei propri simili e non degli uomini, son aggregati di atomi che non si disgregano né muoiono, sono imperturbabili, sereni e non
puniscono l’uomo, sono modelli di saggezza morale.
L’etica è ben spiegata nella “Lettera a Meneceo” in cui si dice che il fine della filosofia è la felicità, cioè indipendenza dai
desideri, tutto ciò di cui abbiamo necessariamente bisogno ci è già dato dalla natura, solo ciò che è inutile è difficile da ottenere.
Il piacere è la liberazione dal dolore e dal turbamento seguendo l’impulso più elementare (per Platone e Aristotele si arrivava
alla felicità dopo una formazione intellett). Il piacere può essere di vari tipi: quelli che causano turbamenti sono falsi, bisogna
soddisfare solo i desideri naturali e necessari (fame, sete, non sentire freddo) il piacere epicureo è la consapevolezza di esistere
senza sofferenze, quindi aponia (assenza di dolore fisico), atarassia (assenza di turbamento) e autarchia (autosufficienza).
Inoltre il piacere è catastematico: statico e duraturo, una volta raggiunto non può essere accresciuto ed è completo nel momento
in cui lo raggiungiamo, Orazio l’ha sintetizzato in Carpe Diem.
Per raggiungere il fine della morale bisogna applicare i principi della fisica epicurea e liberarsi della paura della morte e degli
dèi, la prima non si deve temere perché con la morte e la disgregazione degli atomi non si sentirà più dolore, causa dei mali, gli
dèi non si devono temere perché non si curano di noi e chi vivrà una vita sui principi epicurei vivrà come un dio tra gli uomini.
STOICISMO
La scuola della Stoà, chiamata così per il portico dipinto sotto la quale nacque, fu fondata da Zenone di Cizio nel 300 a.C. e
portata avanti da Cleante e Crisippo di Soli, molte furono le personalità che vi aderirono, come Marco Aurelio, Seneca e, in
parte, Cicerone e molti liberti (schiavi che avevano comprato la libertà). Ha avuto quindi tre fasi: antica, media ed imperiale.
S’ispirano al logos di Eraclito, che è un nesso tra le conoscenza, tutto è regolato da una divinità interna alle cose, e il principio
divino è identificato con il fuoco. Sono corporalisti: tutto ciò che esiste, anche gli dèi, sono corpi. Tutto è formato da elementi
mescolati che si aggregano e disgr in cicli cosmici. L’etica non è fondata sul piacere ma sul rigore, la felicità si raggiunge
tramite la virtù e l’impegno politico. Anche qui la fisica è divisa in logica, fisica ed etica. La saggezza è la scienza delle cose
divine e umane, conoscenza profonda delle cose. La filosofia è la migliore condizione di cui è capace l’uomo perché ci
permette di acquisire la virtù e il suo scopo è vivere in accordo con il logos, capendolo e agendo di conseguenza.
Cercano il criterio di verità che per loro è nella sensazione, subiamo le sensazioni, tutto ciò che conosciamo proviene
dall’esterno e sono le rappresentazioni (fantasia) perché non ci sono idee innate come in Platone, ma non possiamo accettarlo,
sta a noi valutare se sono valide perciò esiste la rappresentazione comprensiva che riproduce tutti i caratteri dell’oggetto e ci
aiuta a formare opinioni vere sul mondo.(Ne parla nelle “Diatribe”)
Cicerone, per spiegare lo stoicismo usa la mano, aperta è la rappresentazione, se stringiamo le dita abbiamo l’essenza e
tratteniamo l’essenza avuta dalla rappresentazione, quando comprendiamo chiudiamo a pugno, quando conosciamo e non
dimenticheremo, avremo la scienza e quindi una mano che stringe il pugno.
Il logos è un nesso di conoscenze che regolano la ragione e l’universo, nessi studiati dalla logica che è una scienza la cui unità
di base è la proposizione, formata da soggetto e predicato, indicate da abbreviazioni, i logici moderni usano p e q.
Il primo degli indimostrabili è un sillogismo di per sé evidente: “Se p, allora q, ma p, dunque q”. Il secondo indimostrabile
ammette anche le negazioni, a diff di Aristotele: “non p e q, ma p quindi non q”. Ciò serve a dire che le cose sono reali, non
vere o false, l’unica cosa che può essere vero o falso è il significato, detto dicibile (lektà), che è incorporeo.
La fisica è la base. La totalità è limitata e regolata da un principio divino con un fine, il logos. Il cosmo è un essere vivente,
razionale, animato e intelligente. Tutto ciò che è capace di agire e patire ha un corpo, anche le qualità e i pensieri. Gli incorporei
(significati) sono inferiori ai corpi che possono essere pienamente reali. Identificano due principi della realtà: passivo, materia
senza qualità, attivo, demiurgo creatore di tutto che è un corpo e una specie di fuoco o soffio che produce, è il logos perché
regola l’universo con un nesso causa-effetto. Il mondo non è eterno e finirà, alla fine dei cicli cosmici tutto viene arso da un
fuoco divino e il cosmo si raccoglie nella purezza della sua anima, la conflagrazione.
Per quanto riguarda l’etica ci sono due posizioni: una testimoniata dall’Inno a Zeus di Cleante in cui tutto è regolato dal dio
quindi è impossibile opporsi e l’altra di Crisippo per cui il destino regola ogni cosa ma le azioni dipendono da noi. Il fine della
morale è vivere in conformità con il logos. La virtù è la condizione necessaria e sufficiente al ragg della felicità, tutto ciò che
non è conforme al logos è nocivo.
• Destino = provvidenza che predetermina il cosmo
• Libertà dell’uomo = illusione
• Libertà = volere ciò che ha deciso il destino, perché se ti opponi verrai sconfitto
Poichè la nostra anima è razionale anche le passioni sono giudizi razionali ma sbagliati che bisogna estirpare ed essere apatici.
Il saggio è colui che conosce tutte le cose ed è indifferente alle passioni.

SCETTICISMO
Il termine vuol dire “ricerca”. Il maestro è Pirrone che, come Socrate, non ha lasciato nulla di scritto, il suo pensiero lo abbiamo
dal suo allievo Timone di Fliunte e dal suo poema satirico Silli in cui sbeffeggia i filosofi presenti e passati.
Pensiero scettico:
1. Le cose in sé sono indifferenti, instabili ed indicibili. Le nostre opinioni e sensazioni su di loro non sono né vere
né false;
2. Bisogna restare senza opinioni, epochè, sospensione del giudizio;
3. Il bene e quindi il fine è il rimanere senza parola, afasia, e senza turbamenti, atarassia.
Si mette in discussione l’intera realtà e la ricerca, skepsis, si basa sul dubbio e al rifiuto di conoscenze dogmatiche. Non
si può sapere se la ricerca è arrivata alla verità, bisogna solo registrare le cose come appaiono.
Introduce l’epistemologia, ovvero lo studio dei limiti della conoscenza, e cerca di capire se c’è un modo di conoscere le
cose e poter formulare delle opinioni.
Per quanto riguarda l’etica bisogna abbandonare le opinioni che ci turbano, quindi non occuparsi di politica, per
raggiungere l’imperturbabilità, atarassia.
Tra il III e II sec a.C. l’Accademia di Platone ebbe una fase scettica i cui maggiori esponenti furono Arcesilao e
Carneade che interpretarono il pensiero di Socrate in chiave scettica. Contestavano la possibilità di acquisire conoscenze
certe e si scagliavano contro gli stoici.
Più tardi, sopo la fine dell’Accademia platonica, ci fu il neoplatonismo con Plotino e il neopirronismo nei primi secoli
dell’Impero il cui maggiore esponente è Sesto Empirico.

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