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Storia della Grecia

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La storia della Grecia comprende tradizionalmente lo studio del popolo greco, i luoghi che hanno governato
in passato, e i territori che ora formano il moderno stato della Grecia.

La colonizzazione e, in seguito, il governo greco sono variati significativamente nel corso degli anni, e come
conseguenza, anche la storia della Grecia è estremamente varia: ogni periodo ha, infatti, la sua relativa sfera di
interesse.

Le prime tribù che parlavano un greco arcaico giunsero nella penisola intorno al III millennio a.C., dove
numerose persone praticavano già l'agricoltura sin dal VII millennio a.C.

Durante il periodo di massima estensione, la civiltà greca comprendeva territori fino all'Egitto e alle montagne
dell'Hindu Kush in Pakistan. Da allora, minoranze greche sono rimaste in vari luoghi (per esempio in Turchia,
Italia e Libia) e gli emigrati sono stati assimilati da varie società in tutto il mondo (Nord America, Australia,
Nord Europa, Estremo oriente). Ancora oggi, la maggior parte dei greci vive nel moderno stato della Grecia
(indipendente dal 1821) e a Cipro.

Indice
Preistoria
Protostoria
Civiltà minoica
I palazzi
Civiltà micenea
Il periodo buio
L'antica Grecia
Il periodo arcaico
Il periodo classico
Lo Stato federale dei Greci
Colonie greche in Italia
L'età ellenistica
La dominazione romana
La penisola greca in età medioevale
Themata
La prosperità economica
La rinascita artistica
La Quarta Crociata
Il dominio veneziano e ottomano
La nazione greca in epoca moderna
La Prima guerra mondiale e la guerra greco-turca
Fra le due guerre
La Seconda guerra mondiale
La guerra civile
La ripresa nel dopoguerra e la Dittatura dei colonnelli
Ripristino della democrazia
Crisi economica del 2009-2012
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Preistoria
Già nel Paleolitico, nelle zone settentrionali della Grecia, troviamo tracce di occupazione di abitanti cacciatori e
raccoglitori che conducono una vita nomade. Quando poi la rivoluzione neolitica raggiunse l'Europa a
cominciare proprio dalla Grecia (a partire dal X millennio a.C.), iniziarono a formarsi i primi nuclei di
comunità stabili, grazie all'agricoltura e all'allevamento, fondamentali per il processo di sedentarizzazione.
Inoltre quest'epoca introdurrà i presupposti per il commercio e per i circuiti di scambio, determinati anche dalla
produzione di utensili in ceramica, in argilla e in metalli (perlopiù rame e oro), lavorati con strumenti in pietra
levigata. Per facilitare lo scambio e quindi la contabilità, l'uomo si serve di segni incisi sull'argilla. Tali segni
sono le prime manifestazioni di scrittura.

Alcune comunità neolitiche come quella di Sesklo vivevano in insediamenti fortificati in grado di ospitare
3.000-4.000 persone. Altre testimonianze giungono dai ritrovamenti archeologici a Nea Nikomedia, dove sono
state scoperte abitazioni a pianta quadrangolare con mura in argilla (V millennio a.C.), e a Dimini dove si
notano avanzamenti sia nella tecnica di fortificazione con l'utilizzo di cerchie murarie concentriche, che nella
decorazione dei vasi con l'introduzione del meandro e della spirale (IV millennio a.C.).[1]

Protostoria
Il passaggio dalla preistoria alla protostoria, che corrisponde all'Età antica, iniziò con la comparsa della scrittura
in Mesopotamia presso il popolo dei Sumeri. In Grecia invece la scrittura comparve presso la civiltà minoica
solo nel II millennio a.C., mentre il passaggio alla Protostoria fu segnato dalla scoperta del bronzo. Al termine
del III millennio a.C., la Grecia fu divisa tra due diverse culture, che avrebbero seguito uno sviluppo distinto
per tutto il periodo del Bronzo Medio: la civiltà minoica e la civiltà micenea.

Civiltà minoica
Una delle civiltà più avanzate tra quelle apparse nella zona del Mar Egeo fu quella minoica a Creta, che durò
approssimativamente dal 2700 (Antico minoico) a.C. al 1450 a.C., mentre il periodo dell'Antico Elladico nella
Grecia continentale durò dal 2800 a.C. al 2100 a.C.

Si hanno poche informazioni riguardo ai minoici (anche il nome è una


denominazione moderna, derivata da Minosse, il leggendario re di
Creta). Essi sono stati descritti come un popolo pre-indo-europeo,
apparentemente gli antenati linguistici dei parlanti l'eteocretese
dell'Antichità Classica, e la loro lingua era codificata nei caratteri
tuttora indecifrati della Lineare A. Essi furono principalmente un
popolo mercantile impegnato nel commercio d'oltremare, che traeva
vantaggio dalle ricche risorse naturali della propria terra. Il legname, a
quel tempo, era un'abbondante risorsa naturale che veniva
Un affresco nel palazzo di Cnosso
commercialmente sfruttata ed esportata nelle terre del Mediterraneo
vicine come Cipro, la Siria, l'Egitto e le Isole egee. Nell'età del bronzo
antica (fino al 2100 a.C.), la civiltà minoica visse un periodo di grande
prosperità.

Sebbene le cause del suo crollo siano incerte, si pensa che la civiltà minoica possa avere subito l'invasione dei
micenei, provenienti dalla Grecia continentale. Questa invasione ebbe luogo intorno al 1400 a.C., e in
concomitanza con l'eruzione di Thera, che rappresenta un probabile quanto sconcertante scenario riguardo alla
fine della civiltà minoica. Secondo questa teoria, la flotta minoica e i porti furono irrevocabilmente distrutti da
un sisma colossale e dalle successive onde anomale. I mutamenti climatici colpirono poi i raccolti per molti
anni; di conseguenza gli abitanti dell'isola furono colpiti da carestia e, probabilmente, un grande dissesto
sociale. Gli invasori micenei scrissero il capitolo finale di una fiorente civiltà che era durata circa 1300 anni, e
adottarono molti aspetti della cultura che trovarono a Creta.

La civiltà minoica fu rivelata al mondo moderno da Sir Arthur Evans nel 1900, il quale diede inizio agli scavi
nel sito di Cnosso.

I palazzi

I primi palazzi furono costruiti alla fine del periodo dell'antico minoico
nel terzo millennio a.C. (Malia). Mentre precedentemente si credeva
che la fondazione dei primi palazzi fosse sincrona e datata al medio
minoico, intorno al 2000 a.C. (la data del primo palazzo a Cnosso), gli
studiosi ora pensano che i palazzi fossero stati costruiti durante un
periodo di tempo più lungo in differenti località, come risposta allo
sviluppo locale. I principali palazzi più antichi sono Cnosso, Malia e
Festo. Alcuni degli elementi documentati nei 'palazzi' del medio
minoico (Cnosso, Festo e Mallia, per esempio) hanno precedenti negli
Rovine del palazzo di Cnosso
stili più arcaici delle costruzioni dell'antico minoico.[2] Questi
comprendono le variazioni dei cortili occidentali, e lo speciale
trattamento dato alla facciata occidentale. Un esempio di ciò si può
vedere nella cosiddetta "Casa sulla collina" a Vasiliki, risalente al periodo dell'antico minoico II.

I palazzi soddisfano una pletora di funzioni: come centri di governo, uffici amministrativi, santuari, officine e
spazi per l'immagazzinamento (per es., cereali). Queste distinzioni sarebbero sembrate artificiose ai minoici.

L'uso del termine 'palazzo' (che significa residenza dinastica e centro di potere) per quanto concerne i palazzi
più antichi, recentemente è stato sottoposto a critiche (vedi palazzo), proponendo di contro la definizione di
'edificio di corte'. Tuttavia, il termine originale è probabilmente troppo bene arroccato per essere sostituito. Le
caratteristiche architettoniche come muratura di conci, ortostati, colonne, cortili aperti, scalinate (che implicano
piani superiori), e la presenza di diversi bacini sono stati usati per definire l'architettura palaziale.

Spesso secondo le convenzioni meglio conosciute, i palazzi più recenti sono stati utilizzati per ricostruire i
vecchi, ma questa pratica può oscurare differenze funzionali fondamentali. La maggior parte dei palazzi più
antichi aveva soltanto un piano e nessuna facciata caratteristica. Essi erano a forma di U, con un grande cortile
centrale, e generalmente erano più piccoli dei palazzi successivi. I palazzi del tardo periodo sono caratterizzati
da edifici a più piani. Le facciate occidentali avevano muri costituiti da conci di arenaria, come a Cnosso
(l'esempio meglio conosciuto). Ulteriori convenzioni potrebbero includere magazzini, un orientamento nord-
sud, una stanza con pilastri, un sistema di Hall Minoica, una corte occidentale, e vie d'entrata con piedritti e
porte. L'architettura palaziale nel primo periodo palaziale viene identificata dal suo stile così definito 'quadrato
dentro un quadrato', mentre successivamente, le costruzioni del secondo periodo palaziale incorporarono più
divisioni interne e corridoi.[3]

Uno standard architettonica comune tra i 'palazzi' del medio minoico è che essi sono allineati con la loro
topografia circostante. La struttura palaziale del MM di Festo sembra allinearsi con il monte Ida, mentre quella
di Cnosso con lo Juktas.[4] Questi sono orientati lungo l'asse nord-sud. Un ragione proposta per questo
(orientamento) è il significato rituale della montagna, dove numerosi santuari montani (spazi per rituali
pubblici) sono stati ivi scavati (come a Petsophas). I documenti materiali di questi siti mostrano raggruppamenti
di statuette d'argilla e attestazione di sacrifici di animali.

Civiltà micenea

I resti della città di Micene

La civiltà micenea, altrimenti nota come Grecia dell'età del bronzo,


è la civiltà del Tardo Elladico riferita all'Antica Grecia. La sua durata
è compresa nell'arco di tempo che va dal 1600 a.C. fino al collasso
della loro civiltà intorno al 1100 a.C. La sua ambientazione storica
La cosiddetta "Maschera di
viene riflessa nei poemi di Omero e molta altra mitologia greca. Il Agamennone", scoperta da Heinrich
periodo miceneo prende il suo nome dal sito archeologico di Micene Schliemann nel 1876 a Micene
nel nord-est dell'Argolide (Peloponneso, Grecia meridionale). Atene,
Pilo, Tebe, e Tirinto sono altrettanti siti importanti micenei.

Si ipotizza che i proto-greci siano arrivati nella penisola greca tra il terzo e il secondo millennio a.C. La
migrazione degli ioni e degli eoli diede origine alla civiltà micenea attorno al 1600 a.C. La transizione dalla
cultura pre-greca a quella greca sembra essere stata abbastanza graduale. Alcuni archeologi sostengono che ci
sia stata una significativa continuità economica, architettonica e sociale tra i due periodi, e quindi che la
transizione si sia avuta senza particolari sconvolgimenti nella società.

La civiltà micenea fu dominata da un'aristocrazia guerriera. Intorno al 1400 a.C. i micenei estesero il loro
controllo a Creta, centro della civiltà minoica, e adottarono una forma di scrittura derivante da quella minoica
per scrivere la loro arcaica forma di lingua greca. La scrittura dell'epoca micenea viene chiamata Lineare B.
I micenei seppellivano i loro nobili nelle cosiddette tombe ad alveare (tholoi), grandi camere si sepoltura
circolari con una copertura a falsa volta e un passaggio d'entrata diritto rinforzato con pietre. Spesso insieme
alla sepoltura del morto posavano pugnali o qualche altro tipo di equipaggiamento militare. La nobiltà era
frequentemente seppellita con maschere d'oro, tiare, armature e armi ingemmate. I micenei venivano sepolti in
posizione seduta, e qualche deceduto della classe nobile era sottoposto alla mummificazione.

Intorno al 1100 a.C. la civiltà micenea collassò. Numerose città furono saccheggiate e la regione entrò in ciò
che gli storici vedono come un'età buia. Durante questo periodo la Grecia ebbe un declino di popolazione e di
alfabetizzazione. I greci stessi hanno tradizionalmente dato colpa di questo declino a un'invasione di un'altra
ondata di popolazioni di stirpe greca, i Dori, sebbene vi sia scarsa evidenza archeologica sotto questo punto di
vista.

Il periodo buio
Il medioevo ellenico (1104
a.C.–800 a.C. ca.) si riferisce
al periodo della storia greca
che va dalla presunta
invasione dorica e la
conseguente fine della civiltà
micenea (XI secolo a.C.) al
sorgere delle prime città-stato
greche (IX secolo a.C.). A
ciò si unisce l'attestazione dei
poemi omerici, i più antichi
documenti scritti alfabetici in
Poseidone lotta contro il gigante greco nell'VIII secolo a.C.
Polibote
Il collasso della civiltà
micenea coincide con la
caduta di molti altri grandi imperi del vicino oriente, i più notevoli dei
quali l'ittita e l'egiziano. la causa di ciò può essere attribuita a Ritratto immaginario di Omero, copia
un'invasione dei cosiddetti popoli del Mare, i quali maneggiavano romana del II secolo d.C. di un'opera
armi di ferro. Quando i Dori dal nord scesero nella Grecia, anch'essi greca del II secolo a.C.
erano equipaggiati con le superiori armi di ferro, disperdendo
facilmente così i già indeboliti micenei. Il periodo che segue questi
eventi è collettivamente noto come il "periodo buio greco" e più precisamente, facendo un parallelo con i
secoli considerati "bui" del medioevo dell'era volgare, medioevo ellenico.

I re governarono per tutto questo periodo fino a che essi non furono sostituiti da una classe aristocratica, e
dunque ancora più tardi, in alcune aree, da un'aristocrazia dentro l'aristocrazia — un élite dell'élite. La gestione
dello stato di guerra si spostava da un nucleo basato sulla cavalleria a una forza di fanteria, che assumeva così
una grande importanza. Per la sua convenienza ad essere prodotto e la disponibilità locale, il ferro rimpiazzò il
bronzo, diventando il metallo prescelto nella manifattura di armi e utensili. Lentamente crebbe l'uguaglianza tra
le differenti classi sociali, portando alla deposizione dei vari re e accrescendo l'importanza delle famiglia.

Alla fine di questo periodo di stagnazione, la civiltà greca venne incanalata in un rinascimento che fece
espandere il mondo greco dal Mar Nero fino alla Spagna. La scrittura fu ripresa dai fenici, con l'alfabeto
riadattato alla lingua ellenica, e si espanse a nord in Italia e nelle Gallie.

L'antica Grecia
Dal punto di vista cronologico non esistono date certe e
universalmente accettate per l'inizio e la fine del periodo greco antico.
Tradizionalmente viene fatto iniziare con la data della I Olimpiade
(776 a.C.), anche se molti storici propendono per retrodatare l'inizio
della storia antica della Grecia verso il 1.000 a.C. Alcuni sostengono
anche che andrebbero inclusi i periodi delle civiltà micenea e minoica,
mentre altri sostengono che queste civiltà fossero così diverse dalle
culture greche successive da doverle classificare separatamente.

La data tradizionale per la fine del periodo greco antico viene


generalmente fatta coincidere con la morte di Alessandro Magno, nel Il tempio di Zeus Olimpio ad Atene
323 a.C. Il periodo seguente è detto ellenistico. Non tutti però
considerano i periodi greco antico ed ellenistico come distinti; alcuni
autori considerano la civiltà greca antica in un continuum che si estende fino all'integrazione della Grecia
nell'Impero romano nel 146 a.C. o addirittura all'avvento del cristianesimo nel III secolo.

La cultura della Grecia antica è considerata dalla maggior parte degli storici come quella fondante della civiltà
occidentale. La cultura greca ebbe una potente influenza sull'Impero romano, il quale ne portò una sua
versione in molte aree dell'Europa. La civiltà greca antica ha influenzato molto il mondo moderno in tutti gli
ambiti di lingua, politica, educazione, filosofia, arte e architettura, in particolare nei periodi del Rinascimento e
del Neoclassico.

Il periodo arcaico

Nell'ottavo secolo a.C., la Grecia cominciò a emergere dal periodo buio seguito al crollo della civiltà micenea.
L'alfabetizzazione era stata perduta e il sistema di scrittura miceneo dimenticato, ma i greci adottarono
l'alfabeto fenicio, modificandolo fino a creare l'alfabeto greco. Dal nono secolo a.C. cominciarono a comparire
testimonianze scritte. La Grecia era divisa in molte piccole comunità indipendenti, in uno schema
probabilmente legato alla geografia greca, nella quale ogni isola, valle e pianura è divisa da quelle vicine dal
mare o dalle montagne.

Il periodo arcaico può essere inteso come il periodo orientalizzante, in cui la Grecia era ai margini ma non sotto
l'influenza dell'Impero Neo-Assiro. La Grecia adottò molti elementi culturali dall'oriente, nell'arte come nella
religione e nella mitologia. Archeologicamente, la Grecia arcaica è caratterizzata dall'arte geometrica.

Il periodo classico

L'unità di base della politica nella Grecia antica era la Polis, ovvero la città-stato. "Politica" significa
letteralmente "gli affari della polis". Ogni città era indipendente, almeno in teoria. Alcune città potevano essere
subordinate ad altre (una colonia generalmente era subordinata alla città madre), alcune potevano avere
governi dipendenti da quelli di altre (i Trenta tiranni furono imposti ad Atene da Sparta in seguito alla guerra
del Peloponneso), ma il titolare del potere supremo di ogni città era situato all'interno della città stessa. Questo
significava che quando la Grecia entrava in guerra (es. contro l'Impero Persiano) ad entrare in guerra fosse
un'alleanza. Ciò diede anche ampio spazio a guerre interne alla Grecia tra le varie città.

Due principali guerre interessarono il mondo greco classico. Le guerre persiane (500-479 a.C.) sono raccontate
nelle Storie di Erodoto. Le città greche della Ionia si rivoltarono contro l'Impero Persiano e furono supportate
da alcune città della penisola greca, guidate da Atene. Le battaglie degne di nota di questa guerra includono
Maratona, Termopili, Salamina e Platea.
Per proseguire la guerra e quindi difendere la Grecia da
ulteriori attacchi persiani, Atene fondò la lega di Delo nel 477
a.C. Inizialmente, ogni città della lega doveva contribuire
offrendo navi e soldati alla comune armata, ma
successivamente Atene permise (e poi obbligò) le città minori
a contribuire con fondi, in modo da poter offrire la loro quota
di navi. La secessione dalla lega poteva essere punita. A
seguito di alcune sconfitte militari contro l'Impero Persiano, il
tesoro della lega fu spostato da Delo ad Atene, rafforzando
ulteriormente il controllo di questa sulla lega. La lega di Delo
Leonida alle Termopili di Jacques-Louis fu successivamente denominata in senso peggiorativo "impero
David ateniese".

Nel 458 a.C., mentre le guerre persiane erano ancora in corso,


scoppiò una guerra tra la lega di Delo e la lega peloponnesiaca, che comprendeva Sparta e i suoi alleati. Dopo
alcuni scontri inconcludenti, le due parti firmarono una pace nel 447 a.C. Secondo quanto stipulato la pace
doveva durare trent'anni; invece durò solo fino al 431 a.C., quando iniziò la guerra del Peloponneso. Le
principali fonti che narrano questa guerra sono la Guerra del Peloponneso di Tucidide e le Elleniche di
Senofonte.

La guerrà iniziò per una disputa tra Corfù ed Epidamnos. Corinto intervenne dalla parte di Epidamnos. Nel
timore che Corinto catturasse la flotta di Corfù (seconda solo a quella ateniese per dimensioni), Atene
intervenne. Impedì ai corinzi di sbarcare sull'isola di Corfù con la battaglia di Sibota, assediò Potidea e vietò
ogni commercio con l'alleato di Corinto più vicino, Megara (il decreto di Megara).

C'erano disaccordi tra i greci riguardo a chi fosse stato ad aver violato il trattato tra la lega di Delo e quella
peloponnesiaca, in quanto tecnicamente Atene stava difendendo un nuovo alleato. I corinzi chiesero aiuto a
Sparta. Temendo il crescente potere di Atene e constatando la volontà di questa di usarlo contro Megara
(l'embargo avrebbe rovinato tale città), Sparta dichiarò la violazione del trattato e la guerra del Peloponneso
cominciò seriamente.

La prima fase della guerra (nota come fase archidamica dal nome del re spartano Archidamo II) durò fino al
421 a.C., quando fu firmata la Pace di Nicia. In questa fase, il generale ateniese Pericle raccomandò alla sua
città di combattere una guerra difensiva evitando di dare battaglia alle superiori forze terrestri guidate da
Sparta, e di importare tutto il necessario per mantenere la potente flotta. Atene sarebbe semplicemente
sopravvissuta a Sparta, i cui cittadini temevano di essere fuori dalla loro città per molto tempo rischiando una
rivolta degli Iloti.

Questa strategia richiedeva che Atene resistesse a ripetuti assedi, e nel 430 a.C. la città fu afflitta da una
terribile pestilenza che uccise circa un quarto dei suoi abitanti, incluso Pericle. Con la morte di Pericle, in città
guadagnarono il potere individui meno prudenti e Atene passò all'offensiva. Alla battaglia di Pilo furono
catturati 300-400 opliti spartani, una parte significativa dell'esercito nemico, il quale non poteva permettersi di
perderla. Intanto Atene aveva subito umilianti sconfitte a Delio e Anfipoli. La Pace di Nicia consentì a Sparta
di recuperare gli ostaggi e ad Atene di recuperare la città di Anfipoli.

I firmatari della Pace di Nicia del 421 a.C. giurarono di mantenerla per cinquant'anni, tuttavia la seconda fase
della guerra del Peloponneso cominciò nel 415 a.C. quando Atene intraprese una spedizione in Sicilia per dare
supporto alla città alleata di Segesta, attaccata da Siracusa, e quindi conquistare la Sicilia. Inizialmente Sparta
era riluttante, ma Alcibiade, il generale ateniese che aveva sostenuto la spedizione in Sicilia, disertò per passare
alla causa spartana dopo essere stato accusato di aver commesso un sacrilegio, e convinse questi che non
potevano permettere ad Atene di soggiogare Siracusa. La campagna terminò in un disastro per gli ateniesi.
I possedimenti di Atene nella Ionia si ribellarono con il
sostegno di Sparta, come consigliato da Alcibiade. Nel
411 a.C. una rivolta dell'oligarchia di Atene diede la
possibilità di siglare una pace, ma la flotta ateniese, che
rimaneva fedele alla democrazia, rifiutò la pace e
continuò a combattere nel nome di Atene. La flotta
richiamò Alcibiade (che era stato costretto ad
abbandonare la causa spartana dopo aver ripetutamente
sedotto la moglie del re spartano Agide II) e fece di lui il
proprio capo. L'oligarchia di Atene collassò e Alcibiade
riconquistò ciò che era stato perso.

Nel 407 a.C. Alcibiade fu sostituito a seguito di una


sconfitta navale minore alla battaglia di Nozio. Il
generale spartano Lisandro, che aveva rafforzato la Mappa della Lega di Delo ("Impero Ateniese") nel
flotta della sua città, ottenne una vittoria dietro l'altra. A 431 a.C., prima della guerra del Peloponneso
seguito della battaglia delle Arginuse, che Atene vinse
perdendo tuttavia alcuni dei suoi marinai per il
maltempo, Atene giustiziò o esiliò otto dei suoi comandanti navali in capo. Lisandro proseguì ottenendo una
vittoria schiacciante alla battaglia di Egospotami del 405 a.C., nella quale distrusse quasi completamente la
flotta ateniese. Atene si arrese un anno dopo, ponendo fine alla guerra del Peloponneso.

La guerra aveva lasciato una scia di devastazione. Il malcontento per l'egemonia spartana che seguì (fomentato
dal fatto che Sparta cedette la Ionia e Cipro all'Impero Persiano a seguito della guerra di Corinto (395-387
a.C.) con la Pace di Antalcida) indusse i Tebani ad attaccare. Il loro generale Epaminonda schiacciò gli
spartani alla battaglia di Leuttra del 371 a.C., inaugurando il periodo dell'egemonia tebana sulla Grecia
(conclusasi nel 362 a.C. dopo la battaglia di Mantinea). Nel 346 a.C., non essendo in grado di prevalere dopo
una guerra decennale con la Focide, Tebe invocò l'aiuto di Filippo II di Macedonia. I macedoni costrinsero
presto le città-stato a unirsi nella lega di Corinto, la quale contribuì alla conquista dell'Impero Persiano e
all'inizio del periodo ellenistico.

Lo Stato federale dei Greci

La storia della Grecia è caratterizzata sin dal periodo arcaico dalla


presenza, accanto alla polis di uno "stato federale", privo di
implicazioni politiche ma da riferire piuttosto alle aggregazioni di tribù
di una medesima etnia. Questo tipo di organizzazione era caratteristico
delle aree più interne e periferiche della regione, principalmente
centro-settentrionali, molto isolate dal resto della Grecia.
Il Partenone ad Atene
Nel IV secolo a.C., a seguito della decadenza delle città stato, il potere
di questi stati federali crescerà considerevolmente.

Colonie greche in Italia

Tra l'VIII e il VII secolo a.C., coloni provenienti dalla Grecia cominciarono a stabilirsi sulle coste del sud Italia
(Basilicata, Calabria, Campania, Puglia fondando diverse città (come Rhegion, Kyme, Metapontion e Taras).

Anche la Sicilia vide diverse colonie greche (come Naxos, Zankle e Syraka), che però secondo i greci antichi
non facevano parte della cosiddetta Magna Grecia, a differenza di quello che invece pensavano gli storici
romani.
Verso il III secolo a.C., si cominciò a definire le colonie greche
dell'Italia meridionale come facenti parte della Magna Grecia (Megàle
Hellàs). Il riferimento si presume sia stato coniato nelle colonie stesse,
per mostrare la loro grandezza in relazione alla vecchia Grecia.

Nel corso del III secolo a.C. tutte le colonie greche in Italia, furono
assorbite da Roma.

Un tempio greco di Segesta

L'età ellenistica
L'evento cruciale dell'avvento della nuova epoca è la crisi della polis,
che non fu affatto improvvisa. L'esasperazione dei cittadini nei
confronti delle interminabili guerre tra le città portò alla convinzione
che la pace e l'unità potessero essere raggiunte solo attraverso
l'intervento di un principe straniero. Così Filippo II di Macedonia, la
cui casa reale si era ellenizzata dai tempi delle guerre persiane, riuscì
ad entrare nelle discordie tra i greci e ad imporre, nel 346 a.C.,
l'egemonia macedone.
Alessandro Magno alla battaglia di
In seguito alle conquiste del figlio Alessandro Magno, con l'unione
Isso (Museo Archeologico Nazionale
della cultura greca con quelle dell'Asia Minore, l'Eurasia, l'Asia
di Napoli)
Centrale, la Siria, la Mesopotamia, la Persia, l'Egitto, l'India, nacque
una civiltà - detta appunto ellenistica - che fu modello insuperato a
livello di filosofia, religione (vedi, per esempio, le principali religioni
monoteiste), scienza e arte. Questa civiltà si diffuse dall'Oceano atlantico all'Indo. La cultura di età ellenistica
dette anche un notevole impulso al diritto, all'economia e alla politica che però troveranno la loro piena
realizzazione nel mondo romano.

L'età ellenistica vera e propria si fa convenzionalmente iniziare con il 323 a.C., anno della morte di
Alessandro, e terminare con la conquista romana dell'Egitto (battaglia di Azio del 31 a.C.). Nonostante il fatto
che l'avvento della dominazione romana non ruppe la continuità della società e della cultura ellenistica, che
rimasero fondamentalmente invariate fino all'arrivo del cristianesimo, esso segnò la fine dell'indipendenza
politica della Grecia.

Durante il periodo ellenistico l'importanza della penisola greca all'interno del mondo accomunato dalla lingua
greca registrò un forte calo. I principali centri della cultura ellenistica furono Alessandria e Antiochia, capitali
del Regno tolemaico d'Egitto e dell'Impero seleucide.

Atene e i suoi alleati si rivoltarono contro la Macedonia dopo aver saputo della morte di Alessandro, ma
furono sconfitti nel giro di un anno nella guerra lamiaca. Intanto scoppiò una lotta per il potere tra i generali di
Alessandro, che risultò nel disfacimento del suo impero e nell'istituzione di diversi nuovi regni (vedi: guerre
dei diadochi). Tolomeo ottenne il possesso dell'Egitto, Seleuco quello del Levante, della Mesopotamia e dei
territori orientali. Il controllo della Grecia, della Tracia e dell'Anatolia fu disputato finché nel 298 a.C. la
dinastia antigonide soppiantò gli antipatridi.
Il controllo macedone sulle
città-stato greche fu
intermittente, con numerose
rivolte. Atene, Rodi,
Pergamo e altri territori greci
mantennero una sostanziale
indipendenza, e si unirono
nella lega etolica per
difenderla e ripristinare la
democrazia, dato che
vedevano la Macedonia
come una tirannia, poiché
essa non aveva adottato una
I principali Stati ellenistici e i regni dei diadochi forma di governo
democratica. Ad essa si
affiancava la lega achea, che
era solo nominalmente assoggettata ai tolemaici ma di fatto indipendente, la quale controllava gran parte della
Grecia meridionale. Anche Sparta era indipendente, ma tendenzialmente si rifiutò di unirsi alle leghe.

Nel 267 a.C. Tolomeo II persuase le città greche a rivoltarsi contro i macedoni, in quella che divenne la guerra
cremonidea, dal nome del condottiero ateniese Cremonide. Le città furono sconfitte e Atene perse la sua
indipendenza e le sue istituzioni democratiche. Questo segnò il tramonto di Atene sulla scena politica, sebbene
essa rimanesse la città più grande e più benestante della Grecia. Nel 225 a.C. i macedoni sconfissero la flotta
egiziana a Coo, e portarono tutte le isole egee eccetto Rodi sotto il proprio dominio.

Sparta rimase ostile alla lega achea, e nel 227 a.C. invase l'Acaia prendendo il controllo della lega. Gli achei
rimanenti preferirono la distante Macedonia alla vicina Sparta, e si allearono ad essa. Nel 222 a.C. l'esercito
macedone sconfisse gli spartani e annesse la loro città. Fu la prima volta che Sparta veniva occupata da un
altro Stato.

Filippo V di Macedonia fu l'ultimo sovrano greco a possedere il talento e la capacità di unire la Grecia e
preservare la sua indipendenza contro il crescente potere di Roma. Sotto i suoi auspici, la Pace di Naupatto
(217 a.C.) pose fine ai conflitti tra i macedoni e le leghe greche, e a questo punto egli poté controllare tutta la
Grecia eccetto Atene, Rodi e Pergamo.

Tuttavia nel 215 a.C. Filippo si alleò con Cartagine, nemica di Roma, e Roma prontamente riuscì a spezzare
l'alleanza fra le città achee e Filippo nonché ad allearsi con Rodi e Pergamo, quest'ultima adesso la principale
potenza dell'Asia Minore. La prima guerra macedonica scoppiò nel 212 a.C. e finì in modo inconcludente nel
205 a.C., ma la Macedonia era adesso considerata un nemico di Roma.

Nel 202 a.C. Roma sconfisse Cartagine, e poté così volgere la sua attenzione a est. Nel frattempo, Filippo si
era alleato con l'Impero Seleucide di Antioco III contro i Tolomei e aveva attaccato Atene, Pergamo e Rodi, i
quali invocarono la protezione di Roma. Scoppiò così nel 198 a.C. la seconda guerra macedonica. Nel 197
a.C. Filippo ricevette la sconfitta decisiva nella battaglia di Cinocefale da parte del proconsole romano Tito
Quinzio Flaminino.

Fortunatamente per i greci, Flaminino era un uomo moderato e ammirava la cultura greca. Filippo dovette
consegnare la sua flotta e diventare alleato dei romani, ma fu risparmiato. Ai giochi istmici del 196 a.C.,
Flaminino dichiarò la libertà di tutte le città greche, anche se furono collocate guarnigioni romane a Corinto e
Calcide. Tuttavia la libertà promessa dai romani era un'illusione. Tutte le città eccetto Rodi furono unite in una
nuova lega controllata in ultima istanza da Roma, e furono favorite e attivamente promosse le costituzioni
aristocratiche.
La dominazione romana
Militarmente la Grecia si era indebolita a tal punto che i romani
poterono farla divenire protettorato e quindi annetterla. Sebbene il
periodo della dominazione romana in Grecia è convenzionalmente
datato a partire dal saccheggio di Corinto da parte di Lucio Mummio
Acaico del 146 a.C., la Macedonia era già stata sottoposta alla
dominazione romana con la sconfitta del suo re Perseo ad opera di
Lucio Emilio Paolo a Pidna nel 168 a.C.

I romani divisero la regione in quattro piccole repubbliche, e nel 146


a.C. la Macedonia divenne ufficialmente una provincia, con capitale
Tessalonica. Le restanti città-stato greche gradualmente cominciarono a
pagare tributi a Roma e persero la loro autonomia de jure. I romani
lasciarono l'amministrazione locale ai greci senza cercare di abolire i
Origene Adamantio loro modelli politici. L'agorà di Atene continuò a essere il centro della
vita civile e politica.

Tuttavia sarebbe poi stata la cultura greca a conquistare la vita dei


romani. La Grecia fu infatti una delle province chiave dell'Impero romano; la cultura romana si ellenizzò e la
lingua greca continuò a servire da lingua franca in Oriente. Roma dal canto suo portò in Grecia il proprio
diritto, le proprie istituzioni politiche e la propria tecnologia civile (ponti, strade, anfiteatri, ecc.) e militare.
Molti intellettuali greci (Polibio, Dionigi di Alicarnasso, Elio Aristide, Plutarco), si recarono a Roma e ne
celebrarono le glorie. Dal canto loro numerosi patrizi romani (primo fra tutti Cicerone) amavano soggiornare in
Grecia attratti dal suo prestigioso passato e da una vita culturale che si mantenne viva durante tutta l'età
imperiale. La pax romana permise alla Grecia di continuare a prosperare economicamente e socialmente fino
alla vigilia delle invasioni barbariche. A partire dalla seconda metà del I secolo la Grecia e l'Oriente ellenizzato
(Asia Minore in particolare) iniziarono a cristianizzarsi, anzi, nel giro di due secoli divennero le regioni più
intensamente cristianizzate dell'Impero, infatti san Paolo predicò a Corinto e ad Atene e il primo importante
filosofo cristiano, Origene, pur essendo nato in Egitto, era di lingua e cultura greche.

La constitutio antoniniana promulgata da Caracalla nel 212 d.C. estese la cittadinanza romana al di fuori
dell'Italia a tutti gli uomini adulti liberi dell'Impero romano, elevando di fatto lo status delle popolazioni delle
province al pari di quello dei cittadini romani. L'importanza di questo decreto è storica, non politica. Esso pose
le basi per l'integrazione dei territori dell'Impero come un tempo era stato fatto dal Lazio all'Italia. Nella pratica
però l'integrazione non ebbe luogo in modo uniforme. Le società già integrate con Roma, come quella greca,
furono favorite maggiormente da questo decreto rispetto a quelle più lontane, troppo povere o diverse, come la
Britannia, la Palestina o l'Egitto.

Il decreto di Caracalla non mise in moto i processi che portarono al trasferimento del potere dall'Italia e
dall'occidente verso la Grecia e l'oriente, ma piuttosto li accelerò, ponendo le basi per l'ascesa millenaria della
Grecia nella forma dell'Impero Romano d'Oriente, che sarebbe diventato una delle principali potenze
dell'Europa e del Mediterraneo nel Medioevo.

Nel V secolo d.C., nel quadro del generale collasso dell'Impero, sottoposto alle invasioni barbariche, la Grecia
fu invasa e saccheggiata. Sebbene rimasta all'interno dell'Impero romano d'Oriente, la Grecia assunse una
posizione sempre più marginale a vantaggio della capitale Costantinopoli e si impoverì, e in molte sue città
iniziò un graduale e inarrestabile processo di decadenza.

La penisola greca in età medioevale


La penisola ellenica nel medioevo fu l'epicentro dell'Impero Romano d'Oriente:
qui si trovavano infatti le città più importanti (Atene, Tessalonica, Monemvasia e
Mistrà) oltre alla stessa capitale, Costantinopoli. I Greci si consideravano ancora
gli eredi dei Romani, infatti si definivano Romani (greco Ρωμαιοι).

La storia dell'Impero Romano d'Oriente, o Impero bizantino, è descritta dal


bizantinista August Heisenberg come la storia dell'"Impero romano cristianizzato
della nazione greca". La divisione dell'Impero romano in occidentale e orientale e
il successivo collasso dell'Impero romano d'Occidente furono sviluppi che
accentuarono costantemente la posizione dei greci nell'impero e infine permisero Bandiera imperiale
loro di identificarsi in esso. Il ruolo di primo piano di Costantinopoli cominciò durante la dinastia dei
quando Costantino il Grande rese Bisanzio capitale dell'Impero Romano, da Paleologi. Le quattro B,
dette pyrekvola,
allora in poi conosciuta come Costantinopoli. La capitale, collocata al centro
rappresentano le iniziali
dell'Ellenismo, divenne un punto di riferimento per i greci sino all'età moderna.
del motto della famiglia
Le figure dominanti del periodo 324-610 d.C. furono Costantino il Grande e
Giustiniano I. Assimilando le tradizioni romane, gli imperatori cercarono di
fornire le basi per gli sviluppi futuri e la formazione dell'Impero bizantino. I primi secoli furono caratterizzati
dagli sforzi per rendere sicure le frontiere dell'impero e riconquistare i territori romani, oltre all'istituzione della
dottrina ortodossa e una serie di conflitti risultanti da eresie che si svilupparono all'interno dei confini
dell'impero.

Themata

La penisola greca in questo periodo fu divisa in 7 temi: Tracia che comprendeva Costantinopoli, Macedonia, il
tema delle Isole Ioniche, Samos, il tema di Chio, il thema del Mar Egeo e Peloponnesos, diventato in seguito il
Despotato di Morea.

Nel primo periodo dell'età bizantina media (610-867) l'impero fu attaccato sia dai vecchi nemici (Persiani,
Longobardi, Avari e Slavi) sia da nuovi che facevano la loro prima comparsa nella storia (Arabi e Bulgari). La
principale caratteristica di questo periodo è che gli attacchi nemici non furono localizzati nelle aree di confine
dello Stato, ma si estesero molto all'interno, arrivando a minacciare la capitale stessa. Questi attacchi col tempo
persero il loro carattere periodico e temporaneo, e le popolazioni nemiche crearono insediamenti stabili che si
trasformarono in nuovi stati, ostili a Bisanzio. I Bizantini chiamavano questi stati "Sclaveni".

Si osservarono cambiamenti anche nella struttura interna dell'impero, dettati da condizioni esterne e interne. La
prevalenza dei piccoli agricoltori liberi, l'espansione delle proprietà militari e lo sviluppo del sistema dei temi,
portarono a compimento gli sviluppi che erano iniziati nel precedente periodo. Si ebbero cambiamenti anche
nel sistema amministrativo: l'amministrazione e la società erano diventate completamente greche, mentre il
ripristino della dottrina ortodossa dopo il periodo dell'iconoclastia permise la ripresa di azioni missionarie di
successo presso i popoli confinanti e il loro collocamento nella sfera dell'influenza culturale bizantina. In
questo periodo le dimensioni geografiche dello Stato si ridussero e si ebbero difficoltà economiche a seguito
della perdita delle regioni più produttive (prima fra tutte l'Egitto, granaio dell'impero); tuttavia, si ottenne una
grande omogeneità linguistica e culturale.

Dal tardo VIII secolo, l'Impero cominciò a riprendersi dall'impatto devastante delle successive invasioni, e
cominciò la riconquista della Grecia. I greci di Sicilia e Asia Minore furono portati nel territorio come coloni.
Gli Slavi furono scacciati o assimilati, e gli stati Sclaveni furono eliminati. Entro la metà del IX secolo, la
Grecia era di nuovo greca, e le città ripresero a crescere grazie alla maggiore sicurezza e al ripristino di un
efficace controllo centrale.
La prosperità economica

Quando l'Impero bizantino fu tirato fuori da


un periodo di crisi dalla risoluta guida dei tre
imperatori Comneni Alessio, Giovanni e
Manuele nel XII secolo, la Grecia visse un
periodo di prosperità. Ricerche recenti hanno
rivelato che questo periodo fu caratterizzato
da una significativa crescita dell'economia
rurale, con la messa in produzione di vaste
distese di nuovi terreni agricoli e un aumento
L'imperatrice Teodora e il suo seguito (mosaico della basilica di della popolazione. La diffusa costruzione di
San Vitale, Ravenna, VI secolo nuove chiese rurali indica con chiarezza che
anche le aree più remote godevano di questa
rinnovata prosperità.

Il costante aumento della popolazione portò a un aumento della densità di popolazione, e l'incremento
demografico portò alla rinascita delle città. Secondo Alan Harvey, nel suo libro "Economic expansion in the
Byzantine Empire 900–1200", le città si espansero significativamente nel dodicesimo secolo. Le testimonianze
archeologiche mostrano un aumento delle dimensioni degli insediamenti urbani e un notevole aumento delle
nuove città. La crescita urbana in Grecia toccò in particolare centri quali Atene, Tessalonica, Tebe e Corinto.

La crescita delle città attrasse i Veneziani, e l'interesse nel commercio di questi aumentò ulteriormente la
prosperità economica della Grecia. I Veneziani erano mercanti attivi nei porti della Terra santa, e vivevano del
commercio di beni tra i Regni Crociati d'Oltremare e l'Occidente, ma commerciarono abbondantemente anche
con Bisanzio e con l'Egitto.

La rinascita artistica

L'XI e il XII secolo sono ritenuti l'età d'oro dell'arte bizantina in Grecia.
Molte delle principali chiese bizantine di Atene e dei dintorni difatti furono
costruite in questi due secoli, e questo riflette la crescente urbanizzazione in
Grecia di questo periodo. Ci fu anche una rinascita dell'arte del mosaico, con
artisti che mostrarono un grande interesse per la riproduzione di paesaggi
naturali con animali selvatici e scene di caccia. I mosaici divennero più vividi
e realistici, con un'enfasi crescente sulla raffigurazione di scene
tridimensionali. Con la sua passione per il lusso e per i colori, l'arte di
quest'epoca produsse capolavori che diffusero la fama di Bisanzio in tutto il
mondo cristiano.

Anche le pregiate sete prodotte nelle botteghe di Costantinopoli ritraevano in


colori sgargianti animali come leoni, elefanti, aquile e grifoni i quali si
Mosaico della Vergine Maria
confrontavano l'un l'altro o rappresentavano maestosi imperatori a cavallo o
(XI secolo)
impegnati nella caccia. Molti clienti ne furono attratti, e l'economia della
Grecia crebbe. Nelle province, le scuole regionali di architettura
cominciarono a produrre diversi stili caratteristici che attingevano a una vasta gamma di influenze culturali.
Tutto questo fa pensare che ci fosse una crescente domanda per l'arte, con un crescente numero di persone che
disponevano di sufficiente ricchezza per commissionare e pagare queste opere.

La meravigliosa espansione dell'arte bizantina di questo periodo tuttavia non si ferma qui. Dal decimo al
dodicesimo secolo, Bisanzio fu la principale fonte di ispirazione per l'Occidente. Per stile, disposizione e
iconografia i mosaici di San Marco a Venezia e della cattedrale di Torcello mostrano chiaramente un'origine
bizantina. Similmente quelli della Cappella Palatina, della Martorana di Palermo e della cattedrale di Cefalù,
insieme alle decorazioni della cattedrale di Monreale, provano l'influenza di Bisanzio sulla Corte Normanna
della Sicilia del XII secolo.

L'arte ispano-moresca deriva senza dubbio da quella bizantina. L'arte romanica deve molto all'Oriente, da cui
prese a prestito non solo le sue forme decorative, ma anche i modelli di alcune delle sue costruzioni, come
dimostrano ad esempio le chiese a cupola della Francia sud-occidentale. I principi di Kiev, i dogi veneziani, gli
abati di Montecassino, i mercanti di Amalfi e i re Normanni di Sicilia si rivolgevano tutti a Bisanzio per artisti e
opere d'arte. L'influenza dell'arte bizantina nel XII secolo era tale che la Russia, Venezia, l'Italia meridionale e
la Sicilia diventarono praticamente centri periferici dedicati alla sua produzione.

La Quarta Crociata

L'anno 1204 segna l'inizio del tardo periodo


bizantino, quando avvenne probabilmente
l'evento più importante per l'impero. I popoli
greci persero Costantinopoli per la prima volta,
l'impero fu conquistato dalle armate crociate e
rimpiazzato da un nuovo Impero Latino per 57
anni. Inoltre, il periodo di occupazione latina
influenzò decisivamente gli sviluppi interni
dell'impero, in quanto nella vita bizantina si
inserirono aspetti di feudalità.
La divisione dell'Impero bizantino dopo la Quarta crociata
Nel 1261 l'impero fu diviso tra la dinastia dei
Comneni e quella dei Paleologi (l'ultima
dinastia regnante prima della perdita di Costantinopoli). Successivamente si ebbe un graduale indebolimento
delle strutture dello Stato bizantino e la riduzione delle terre a vantaggio degli invasori Turchi. Nel 1384 infatti
Murad I, sultano degli Ottomani, attraversò l'Ellesponto e in poco tempo conquistò tutta la Grecia tranne la
Morea, che rimase in mano bizantina fino al 1460, un anno prima del duecentesimo anniversario della
restaurazione dell'Impero Bizantino. La fine dell'Impero Bizantino è comunque convenzionalmente datata al
1453, anno della presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani, con la quale dopo circa mille anni di storia
finiva l'Impero Romano d'Oriente.

Il dominio veneziano e ottomano

Battaglia di Lepanto del Tintoretto

La battaglia di Navarino, nell'ottobre del


La presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani il 29 maggio
1827, segnò la fine del dominio ottomano
del 1453 segna la fine dell'Impero bizantino e l'inizio della storia in Grecia
moderna della Grecia e l'acuirsi dei confilitti tra veneziani e turchi
per il predominio della Grecia e del Mare Egeo. Dopo la caduta
della Repubblica di Venezia il paese rimase sotto la Sublime Porta fino agli inizi del XIX secolo.
Con l'arrivo degli Ottomani, avvennero due migrazioni greche. La prima interessò l'intellighenzia greca, diretta
nell'Europa Occidentale in particolare nella Repubblica di Venezia, la quale avrebbe influenzato l'avvento del
Rinascimento. La seconda riguardò la penisola greca, con lo spopolamento delle pianure e l'insediamento nelle
montagne. Il sistema delle millet contribuì alla coesione etnica dei greci ortodossi, segregando i vari popoli
compresi nell'Impero Ottomano sulla base della religione.

I greci che vivevano nelle pianure durante la dominazione ottomana erano o cristiani che sopportavano il peso
della dominazione straniera o cripto-cristiani (musulmani greci che praticavano la religione ortodossa in
segreto). Alcuni greci divennero cripto-cristiani per evitare la pesante tassazione imposta ai non musulmani e
mantenere al tempo stesso la propria identità e i legami con la Chiesa ortodossa. I greci effettivamente
convertiti all'Islam e non cripto-cristiani venivano considerati turchi dai greci ortodossi, anche se non
adottavano la lingua turca.

La nazione greca in epoca moderna


Nei primi mesi del 1821 i
Greci si ribellarono ai
conquistatori ottomani e, con
la Guerra d'indipendenza
greca, dichiararono
l'indipendenza del paese (a
cui, in realtà, si arrivò
ufficialmente solo nel 1829).
Le Grandi Potenze europee
Grecia dopo Indipendenza
(Francia, Russia e Regno
Unito) dapprima condivisero
una visione secondo la quale
sarebbe stato necessario preservare lo status quo dell'Impero
Ottomano, ma cambiarono presto la loro posizione, sarebbe stato
proprio il loro intervento ad essere decisivo per la sconfitta delle forze
Il poeta inglese George Gordon del sultano nella celebre battaglia di Navarino e infine per
Byron combatté per l'indipendenza l'indipendenza greca. Le élite delle maggiori potenze europee
della Grecia dall'Impero Ottomano guardarono alla guerra d'indipendenza greca sotto una luce romantica,
anche a causa delle atrocità perpetrate dai turchi (è il caso, per
esempio, del quadro di Eugène Delacroix del 1824 che rappresenta Il
massacro di Scio). Fu così che molti volontari europei decisero di battersi per la causa ellenica: tra questi Lord
Byron e il conte Santorre di Santarosa.

Il 20 ottobre 1827, una forza navale combinata di Francia, Russia e Regno Unito distrusse un'armata di
Ottomani ed Egiziani. Il ministro russo degli affari esteri Giovanni Capodistria, di origine greca, tornò nella sua
patria come presidente della nuova repubblica. La prima capitale del nuovo Stato greco indipendente fu Egina
(1828-1829) e la seconda fu Nauplia (1829-1834). Dopo l'assassinio di Capodistria, le potenze europee
favorirono il passaggio della Grecia alla monarchia; il primo re, Ottone, veniva dalla Baviera, e nel 1834
trasferì la capitale ad Atene.

Ottone fu defenestrato dal colpo di Stato del 1862. Gli successe il principe danese Giorgio della casa di
Glücksburg che divenne Giorgio I di Grecia. Ancora una volta il nuovo re fu designato dalle tre potenze
garanti dell'indipendenza greca senza consulto popolare.

Durante il XIX secolo e all'inizio del XX, la Grecia cercò di allargare i suoi confini per includere le
popolazioni di etnia greca dell'Impero Ottomano. Le Isole Ionie furono donate dal Regno Unito al neo-
incoronato re Giorgio nel 1864, per accattivarsi le simpatie della nuova casata, mentre nel 1878, a seguito del
Congresso di Berlino, gli Ottomani dovettero cedere alla Grecia la Tessaglia e parte dell'Epiro. Dopo le guerre
balcaniche (1912-13) furono annesse la restante parte dell'Epiro, la Macedonia meridionale, parte della Tracia,
le isole egee, il Principato di Samo e Creta, già costituitosi in stato autonomo in precedenza sotto la reggenza
del figlio di Giorgio I.

La Prima guerra mondiale e la guerra greco-turca

Lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 causò una


divisione nella politica greca, con re Costantino I che sosteneva che
la Grecia dovesse rimanere neutrale mentre il primo ministro
Eleutherios Venizelos spingeva per l'entrata in guerra a fianco della
Triplice intesa. Il conflitto tra i monarchici e i seguaci di Venizelos
degenerò e si produsse quello che è noto come Scisma Nazionale.
Alla fine comunque la Grecia si schierò con l'Intesa contro l'Impero
Ottomano e gli altri imperi centrali. A seguito della vittoria, le
Grandi Potenze concordarono che la città di Smirne e il suo
entroterra, dove c'era una forte presenza di popolazioni greche,
fossero ceduti alla Grecia. Si fece largo la concezione di una
grande Grecia propugnata dal primo ministro Eleutherios
Venizelos, che avrebbe dovuto rinnovare i fasti dell'impero
bizantino.

Le truppe greche occuparono Smirne nel 1919 e nel 1920 il trattato


di Sèvres, che confermava la cessione di Smirne e della Tracia,
L'evoluzione territoriale del Regno di
eccetto Istanbul, fu firmato dall'Impero Ottomano, con la
Grecia fino al 1947
condizione che entro cinque anni si sarebbe tenuto un plebiscito a
Smirne per decidere se la regione si sarebbe unita alla Grecia.
Tuttavia il movimento nazionalista turco guidato da Mustafa Kemal Atatürk rovesciò il governo ottomano e
organizzò una campagna militare contro le truppe greche, dando inizio alla guerra greco-turca del 1919-1922.
Una grande offensiva greca fu arrestata nel 1921, e nel 1922 le truppe greche dovettero ritirarsi. Le forze
turche ricatturarono Smirne il 9 settembre 1922, e quattro giorni dopo scoppiò un grande incendio in città, che
incenerì i quartieri greci e armeni.

La guerra si concluse con il trattato di Losanna del 24 luglio 1923, con il quale la Grecia rinunciava a Smirne e
si ritirava dalla Tracia fino alla linea segnata dal fiume Evros. Perdeva anche le isole di Imbros e Tenedos e in
più si accordava con la Turchia su uno scambio di popolazioni sulla base della religione. Più di un milione di
cristiani ortodossi lasciarono la Turchia, in cambio di 400.000 musulmani che lasciarono la Grecia. Gli eventi
del 1919-1922 sono considerati in Grecia come un periodo disastroso della loro storia. Si stima che tra il 1914
e il 1923 un numero di greci tra le 750.000 e le 900.000 unità morì per mano dei turchi, in quello che molti
studiosi hanno definito un genocidio.

Fra le due guerre

Nel 1924 venne proclamata la Seconda Repubblica ellenica. Nel giugno 1925, il generale Theodoros Pangalos
attuò un colpo di Stato e governò come dittatore per un anno fino a quando un contro-colpo di Stato
organizzato da un altro generale, Georgios Kondylis, lo depose e restaurò la Repubblica.[5]. Nel 1928 ritornò al
governo Venizelos, che dovette affrontare la grave crisi economica dovuta alla crisi economica del 1929[6], e vi
rimase sino al suo esilio definitivo nel 1935[7], quando con un golpe militare il generale Georgios Kondylis
abolì la Repubblica e inscenò un plebiscito che approvò la restaurazione della monarchia. Il 4 agosto 1936[8] il
generale Ioannis Metaxas instaurò, con un ulteriore colpo Stato, una dittatura di tipo fascista conosciuta come
Regime del 4 agosto, che in politica estera si appoggiava il Regno Unito.[9].
La Seconda guerra mondiale

Nonostante il fatto che l'esercito greco fosse numericamente esiguo e


male equipaggiato, la Grecia diede un contributo decisivo alla causa
degli Alleati nella Seconda guerra mondiale. All'inizio della guerra,
Metaxas si schierò con gli Alleati e si rifiutò di cedere alle pretese
italiane. L'Italia cominciò l'invasione della Grecia passando
dall'Albania il 28 ottobre 1940, ma le truppe greche respinsero
l'invasione dopo una dura lotta (vedi: campagna italiana di Grecia). Truppe greche per le strade durante il
Questa fu la prima vittoria alleata nella guerra. colpo di Stato di Pangalos

Per proteggere strategicamente il suo fianco


meridionale, Adolf Hitler, seppur con riluttanza, si
mosse e lanciò un'offensiva in Grecia. Le truppe
tedesche, bulgare e italiane riuscirono così ad invadere
con successo la Grecia passando per la Jugoslavia, e
sopraffecero le truppe greche, britanniche, australiane e
neozelandesi. Metaxas era morto quello stesso anno,
mentre il governo con il re fuggirono in esilio in Egitto.
Il successore di Metaxas, il primo ministro Alexandros
Korizis si suicidò per non essere catturato all'arrivo dei
Assassinio di civili greci a Kondomari, Creta, 1941 tedeschi ad Atene nell'aprile 1941.

Il 20 maggio 1941 i tedeschi cercarono di prendere


Creta con un vasto attacco di paracadutisti, allo scopo di contrastare la minaccia di una controffensiva delle
forze alleate di stanza in Egitto, ma dovettero affrontare una tenace resistenza. La campagna greca potrebbe
aver ritardato i piani militari tedeschi d'invasione dell'Unione Sovietica, e si è sostenuto che se tale invasione
fosse cominciata il 20 maggio 1941 invece che il 22 giugno dello stesso anno l'assalto nazista avrebbe potuto
avere successo. Le gravi perdite sopportate dai paracadutisti tedeschi convinse Hitler a evitare di lanciare
ulteriori attacchi di tale tipo su larga scala.

Durante gli anni di occupazione nazista della Grecia migliaia di greci morirono in battaglia, in campi di
concentramento o per fame. Gli occupanti sterminarono la maggior parte della comunità ebraica nonostante gli
sforzi della Chiesa ortodossa greca e di altri cristiani greci di offrire rifugio agli ebrei. L'economia greca fu
devastata.

Quando l'esercito sovietico cominciò la sua avanzata attraverso la Romania, nell'agosto del 1944, l'esercito
tedesco in Grecia cominciò a ritirarsi a nord e a nord-ovest verso la Jugoslavia e l'Albania per evitare di
trovarsi tagliato fuori. Dunque l'occupazione tedesca della Grecia finì nell'ottobre del 1944. Il gruppo di
resistenza ELAS prese il controllo di Atene il 12 ottobre 1944, mentre le truppe britanniche erano già sbarcate
a Patrasso il 4 ottobre, e raggiunsero Atene il 14.

A seguito del conflitto, nel 1947, alla Grecia furono consegnate le isole del Dodecaneso da parte dell'Italia.

La guerra civile

La guerra civile greca (in greco: Eμφύλιος πόλεμος Emfílios pólemos) fu combattuta tra il 1944 e il 1949 tra le
forze governative sostenute dal Regno Unito inizialmente, e successivamente dagli USA, e l'Esercito
Democratico Greco, il braccio militare del partito comunista greco. Secondo alcuni analisti, essa rappresenta il
primo esempio del dopoguerra di interferenza occidentale negli affari politici di un Paese straniero. La vittoria
delle forze governative aiutate da Regno Unito e USA portò all'affiliazione della Grecia alla NATO e aiutò a
definire l'equilibrio ideologico del potere nell'Egeo per l'intera durata della guerra fredda.

La guerra civile vide la contrapposizione da un lato delle forze armate delle amministrazioni greche del
dopoguerra non-marxiste e dall'altro delle forze comuniste con i membri chiave della precedente
organizzazione per la resistenza (ELAS), la cui leadership era controllata dal Partito Comunista di Grecia
(KKE).

La prima fase della guerra civile si ebbe nel 1942-44. I gruppi di resistenza marxisti e non-marxisti si
combatterono tra loro in un conflitto fratricida per stabilire la egemonia del movimento di resistenza greco.
Nella seconda fase (1944) i vittoriosi comunisti, che avevano il controllo militare della maggior parte della
Grecia, affrontarono il ritorno del governo greco dall'esilio, il quale era stato formato al Cairo col favore degli
Alleati, e in origine includeva sei ministri affiliati al KKE. Nella terza fase (1946-1949), le forze guerrigliere
controllate dal KKE combatterono contro il governo greco internazionalmente riconosciuto che era stato
formato dopo le elezioni boicottate dal KKE. Sebbene il coinvolgimento del KKE nelle sommosse fosse
universalmente noto, il partito rimase legale fino al 1948, continuando a coordinare gli attacchi dai suoi uffici
di Atene fino alla sua proscrizione.

La guerra civile lasciò alla Grecia un'eredità di polarizzazione politica. Dopo la vittoria delle forze governative,
la Grecia si alleò con gli USA e si unì alla NATO, mentre le relazioni con gli Stati comunisti confinanti a nord,
filo-sovietici o neutrali, si fecero tese.

La ripresa nel dopoguerra e la Dittatura dei colonnelli

Negli anni Cinquanta e Sessanta la Grecia si sviluppò rapidamente, inizialmente grazie all'aiuto delle
sovvenzioni USA erogate nel contesto del Piano Marshall, e in seguito grazie alla crescita nel settore del
turismo. Fu prestata una rinnovata attenzione ai diritti delle donne, e nel 1952 furono costituzionalmente
garantiti il suffragio femminile e l'uguaglianza tra i sessi. Lina Tsaldari fu la prima donna a diventare ministro,
in quel decennio.

Nel 1967 l'esercito greco prese il potere con un colpo di Stato, rovesciando il governo di centro-destra di
Panagiōtīs Kanellopoulos. Salì al potere la giunta militare in quella che sarebbe divenuta nota come la dittatura
dei colonnelli. Nel 1973 il regime abolì la monarchia. Nel 1974 il dittatore Geōrgios Papadopoulos si rifiutò di
dare aiuto agli USA. Dopo un secondo colpo di Stato in quell'anno, il colonnello Dimitrios Ioannides fu
nominato nuovo capo di Stato.

Ioannides fu responsabile del colpo di Stato del 1974 contro il presidente Makarios III di Cipro. Il colpo di
Stato divenne il pretesto per la prima invasione turca di Cipro. Gli eventi di Cipro e le proteste soppresse nel
sangue del Politecnico di Atene portarono all'implosione del regime militare. Un politico esiliato, Konstantinos
Karamanlis, ritornò in patria e divenne primo ministro ad interim il 23 luglio 1974, e successivamente ottenne
due rielezioni a capo del partito conservatore della Nuova Democrazia. Nell'agosto del 1974, le forze greche si
ritirarono dalla struttura militare integrata della NATO per protesta contro l'occupazione turca di Cipro del
nord.

Ripristino della democrazia

Nel 1974 un referendum confermò col 69% contro il 31% la deposizione di re Costantino II. Entrò in vigore
una costituzione democratico-repubblicana. Tornò in patria un altro politico precedentemente esiliato, Andreas
Papandreou, che fondò il partito del Movimento Socialista Panellenico (PASOK), che vinse le elezioni del
1981 e dominò la scena politica del Paese per quasi due decenni.
Dal momento del ripristino della democrazia, la stabilità e la prosperità economica della Grecia sono cresciute
notevolmente. La Grecia tornò nella NATO nel 1980, ed entrò nell'Unione europea nel 1981, per adottare
l'euro come valuta nel 2002. Le nuove infrastrutture, i fondi dalla UE e le entrate in crescita da turismo, marina
mercantile, servizi, industria leggera e industria delle telecomunicazioni hanno portato la Grecia a un tenore di
vita senza precedenti. Continuano a esistere tensioni tra la Grecia e la Turchia riguardo a Cipro e alla
delimitazione dei confini nel Mar Egeo, ma le relazioni si sono considerevolmente distese a seguito di una serie
di terremoti, prima in Turchia e poi in Grecia, per i quali i due Paesi si sono scambiati reciproci aiuti.

Crisi economica del 2009-2012

A partire dal tardo 2009 crebbero tra gli investitori i timori per un'insolvenza sovrana, fomentati dall'incertezza
sulla capacità della Grecia di onorare i propri debiti a causa del forte aumento nei livelli del debito pubblico.
Questo portò a una crisi di fiducia, evidenziata da un aumento dello spread di rendimento sui titoli greci e della
copertura assicurativa tramite credit default swap in comparazione ad altri Paesi, in particolare alla Germania. Il
declassamento del debito pubblico greco a titoli spazzatura creò un grande allarme nei mercati finanziari. Il 2
maggio 2010 i Paesi dell'eurozona e il Fondo Monetario Internazionale accordarono alla Grecia un prestito di
salvataggio da 110 miliardi €, condizionato all'implementazione di dure misure di austerità.

Nell'ottobre del 2011 i leader dell'eurozona si accordarono anche su una proposta per ripianare il 50% del
debito greco posseduto da creditori privati, aumentando il FESF a circa un trilione e richiedendo alle banche
europee di raggiungere il 9% di capitalizzazione per ridurre il rischio di contagio ad altri Paesi. Le misure di
austerità sono risultate estremamente impopolari presso il pubblico greco, e hanno causato diverse
manifestazioni e disordini.

Le misure di austerità imposte dalla cosiddetta troika, composta dalla Commissione Europea, dal FMI e dalla
BCE, ridussero in ginocchio l'economia greca, provocando l'aumento della povertà a livelli senza precedenti. Il
caos politico e sociale causò numerose rivolte, molte delle quali represse con la violenza da parte della polizia
greca.

Nel 2014, il partito di sinistra radicale Syriza, guidato da Alexīs Tsipras, propose misure drastiche di riduzione
e rinegoziazione del debito pubblico greco, con la fine delle misure di austerità imposte dall'Europa. Le
votazioni elettorali per l'elezione del nuovo Presidente della democrazia greca, dopo ben due tornate, si
risolsero nel nulla di fatto, portando così la Grecia a nuove elezioni, fissate per il giorno 25 gennaio 2015, da
cui nacque il governo Tsipras I. Nuove elezioni nel settembre 2015 portarono alla formazione del governo
Tsipras II.

Note
1. ^ Domenico Musti, Storia Greca, Milano, RCS Quotidiani Spa, 2004, pp. 13-15, ISBN 977-1-82-
445812-4.
2. ^ D. Preziosi e L.A. Hitchcock, Aegean Art and Architecture, Oxford University Press (1999),
pagg.48-49.
3. ^ D. Preziosi e L.A. Hitchcock, (1999) Pag. 121
4. ^ D. Preziosi e L.A. Hitchcock, (1999) pag. 86
5. ^ Clogg A Concise History of Greece (1998), p. 120
6. ^ Clogg (1998), p. 121
7. ^ Clogg (1998), p. 125
8. ^ Clogg (1998), p. 127
9. ^ Clogg (1998), p. 129
Bibliografia
Cinzia Bearzot, Manuale di storia greca, Bologna, Il Mulino, 2005.
Luciano Canfora, La storiografia greca, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 88-424-9467-4.
Richard Clogg, A Concise History of Greece, Cambridge, Cambridge University Press, 2002,
ISBN 978-0-521-00479-4.
Takis S. Pappas, Populism and Crisis Politics in Greece, 2014, ISBN 978-1-137-41057-3.

Voci correlate
Antica Grecia
Storia della Grecia antica
Colonizzazione greca
Magna Grecia
Ellenismo
Grecia moderna
Guerra d'indipendenza greca
Grecia contemporanea
Democrazia ateniese
Timocrazia
Filellenismo

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Collegamenti esterni
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