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La ceramica
Nell'età preparazione Ale il vasellame viene prodotto senza il torneo. una delle classi più
diffuse nell’AM I è la “ceramica di Pyrgos”, caratterizzata da superficie grigia o nera a
seguito del procedimento di cottura in ambiente riducente e da un'accurata lucidatura a
stecca; era spesso presente Una decorazione a stralucido con motivi decorativi a carattere
lineare o geometrico punto la forma più caratteristica è il grande Calice su base conica ma
anche la tassa sul piedistallo. nello stesso periodo inizia la produzione della “ceramica di
Haghios Onoufrios I”, dal nome di una località vicino a Festòs. Vasi dalla superficie rosa-
camoscio con una decorazione in vernice opaca rossa, spesso costituita da gruppi di linee
diagonali convergenti. Le forme più tipiche erano grandi brocche globulari con collo tagliato
o a collare. Caratteristica dell’AM I è la ceramica “Haghios Onoufrios II”, in continuità con la
precedente, ma che si distingue per le superfici levigate a stecca e per la decorazione in
vernice lucida nera con motivi più precisi; forme tipiche sono le teiere con beccuccio, oltre a
brocche e tazze. Caratteristica della “ceramica di Vasilikì”, dell’AM III B, è la decorazione
marezzata (mottled) costituita da chiazze nere, ottenute con la cottura riducente, che
contrastano con il fondo rosso lucido. Forme tipiche sono le teiere con lungo beccuccio e le
brocche. Nell’AM III-MM IA inizia ad affermarsi la decorazione light-on-dark, il cosiddetto
“stile bianco”, che prende il nome dai motivi lineari e curvilinei eseguiti con una vernice di
colore bianco-crema su fondo scuro. Nell’AM III questa è molto diffusa nella Creta orientale.
Il repertorio decorativo diventò più complesso nel MM IA Quando si affermarono anche
motivi di tipo circolare. Immediatamente prima del sorgere dei palazzi, questa tecnica si
arricchì con l'uso della vernice rossa in abbinamento al bianco, un processo che prelude la
policromia della “ceramica di Kamares”, caratteristica nel primo periodo palaziale.
Vasi modellati a forma di animale: rhyton tauriforme di Koumasa.
L’AE III
La transizione tra AE II e AE III è stata oggetto di molti dibattiti. L’AE III è un periodo di
durata non superiore ai 2 secoli. a Lerna e Tirinto i materiali distintivi dell’AE III Sono
stratificati immediatamente sopra a quelli dell’AE II, così come a Kolonna. In Laconia e
Messenia la cultura ME sembra succedere a quella dell’AE II direttamente. In Grecia
centrale (Tebe, Eutresis, Orcomeno e Lianokhladi) c’è invece la cultura di Lefkandi I. L'area
di diffusione della cultura dell’AE III corrisponde a quella che Renfrew definì nel 1972 la
“cultura di Tirinto”, che abbraccia alcune regioni del peloponneso, della Grecia centrale e le
isole ioniche. A Lerna Caskey rileva notevoli cambiamenti durante l’AE III (Lerna IV) che lo
spinse a supporre che sia il periodo dell'arrivo dei Greci Sul continente.
Lo Strato IV di Lerna è caratterizzato dal tumulo circolare circondato da un anello di pietre,
costruito sopra la casa delle tegole. La tipologia delle case di Lerna IV era del tutto nuovo in
questo centro, ma non sconosciuta in siti peloponnesiaci di AE II: generalmente
presentavano una forma absidale ed alcune erano della categoria dei “megara”, ovvero
edifici isolati formati da due o tre stanze collegate da uno stretto un passaggio, con l'entrata
sul lato corto dove era presente un piccolo portico.
La sequenza culturale di egina molto diversa. non ci sono segni di distruzione tra Kolonna III
(AE II) e Kolonna IV (AE III); sempre nel corso dell’AE III il centro abitato presenta diverse
fasi edilizie senza sostanziali cambiamenti nella cultura materiale, anche se ci sono segni di
distruzione tra la Quinta e la Sesta città. Di Kolonna V rimane la parte orientale delle Mura:
fondazione in pietra alta su cui la muratura proseguiva in mattoni crudi. All'interno, a ridosso
delle mura, un basso piano sopraelevato rinforzato con travi lignee. Le porte furono
rinforzate con un muro rotondo. Lo stanziamento fu attaccato e incendiato verso la fine del
terzo millennio ma immediatamente ricostruito. Nella fase di Kolonna VI, le mura furono
lasciate in piedi, ma la linea difensiva venne arretrata.
Ritrovamento straordinario di un ripostiglio di gioiellerie dell'EA III che conferma la presenza
di gruppi elitari.
Nuova tipologia di ceramica: la Gray Burnished Ware, che prende il nome dalla superficie
grigio lucida e ha forme come i kantharoi e tazze con orlo fortemente svasato. Viene
realizzata con il tornio e può essere considerata l'antecedente della minia grigia del ME.
Un'altra importante classe è la Patterned Ware, diffusa nel Peloponneso è caratterizzata da
una decorazione dark-on-light moderatamente lucida con motivi geometrici spesso a frange.
Le forme sono boccali, tazze e askoi.
"Ceramica di Ayia Marina" diffusa perlopiù nella Grecia centrale ponte, è caratterizzata da
una decorazione light-on-dark ma presenta decorazioni e forme simili a quelli della
Patterned Ware.
Per molto tempo si è pensato che la frattura nella sequenza culturale del continente si
dovesse collocare nel passaggio tra AE e ME. Gli scavi di Lerna indussero lo scavatore
Caskey a ipotizzare un passaggio traumatico tra l'AE II e l'AE III, in considerazione delle
innovazioni presenti nei livelli di Lerna IV, da identificarsi con l'arrivo di popolazioni straniere.
Forsén ha però mostrato che nel Peloponneso e nella Grecia centro-orientale le distruzioni
avvennero in un arco di tempo che va dall'AE II all'AE III. Probabilmente quindi la comparsa
degli elementi culturali ritenuti tipici dell'AE III non può essere repentina. Si sostituiscono alle
teorie immigrazioniste altre che riconducono gli eventi in Grecia a generali mutamenti
climatici. È chiaro oggi che dopo l'AE II molti siti sia costieri che interni furono abbandonati e
non furono riabitati fino alla fine del ME.
La produzione artigianale
Le prime attestazioni dell’uso del tornio risalgono al MM IB, ma in una prima fase la nuova
tecnica affiancò la fabbricazione a mano. L'innovazione permise di realizzare vasi di piccole
e medie dimensioni di ottima qualità. Rappresentano la classe ceramica protopalaziale che
prende il nome dalla grotta di Kamares.
La decorazione parietale è documentata solo a Festòs e nell'abitato di Mallia, da frammenti
monocromi di Stucchi dipinti virgola tracce di composizioni figurate. Con il periodo
protopalaziale si sviluppa una fiorente produzione di lucerne e vasi in pietra di varia forma, in
particolare tazze carenate e semisferiche e ollette con beccuccio. Si segnala anche il
ritrovamento di frammenti di una figura in terracotta di altezza eccezionale (70cm) in un
edificio di culto situato in un santuario delle vette vicino Kastelli. Anche la glittica presenta
progressi dovuti all'uso di trapani e altri strumenti particolari. Nel MM IA i sigilli in avorio di
ippopotamo iniziano a divenire più rari, per cui nell'età protopalaziale si utilizzano pietre dure
come il diaspro, cristallo di rocca, l'ametista, e la cornalina. Particolarmente diffusi divennero
i prismi a tre o quattro facce e i sigilli discoidali con foro trasversale, molto dei quali
presentavano una decorazione a carattere naturalistico, animali, esseri umani e insetti. Si
devono ricordare le oltre 300 cretule rinvenute nel Vano XXV del Palazzo di Festòs, quasi
tutte ottenute da sigilli con facce circolari. Oltre a una serie di motivi quali spirali, intrecci e
archi, presentano figurazioni più naturalistiche, come i cosiddetti animali in 'galoppo volante'
o il cosiddetto 'Genio minoico'.
Attenzione particolare per le oreficerie. Oltre al famoso pendente delle api da Mallia, è
probabile che siano opera di artigiani minoici i gioielli d'oro del cosiddetto 'tesoro di Egina',
acquistati dal British Museum alla fine dell'800 come reperti di un deposito tombale. Questi
monili includono il pendente del 'Signore degli Animali': raffigura una figura maschile con
orecchini e braccialetti che indossa il tipico kilt minoico e una sorta di copricapo a
pennacchio; il personaggio poggia forse sopra un'imbarcazione di papiro e sorregge due
uccelli dal lungo collo. I migliori confronti provengono dall'Egitto. Secondo alcuni è possibile
che esemplari simili rinvenuti in Egitto provengano da botteghe specializzate di Mallia.
Sempre a Mallia vengono prodotte sofisticate armi da parata. Un pugnale che presenta un
manico rivestito in lamina d'oro con inserzioni in pasta colorata o in pietra è stato scoperto
nel Quartiere My. Nell'area del palazzo sono state rinvenute le prime lunghe spade del Tipo
A, una tipologia tipicamente minoica che rimarrà in uso fino al Periodo delle Tombe a Fossa
di Micene. In un'altro esemplare, il pomello della spada era ricoperta da una lamina d'oro
decorata in repoussé con la figura contorta di un acrobata.
La formula di Archanes
Costituita da una serie di simboli rappresentati in una stessa sequenza sia su 4 sigilli
rinvenuti nel 1965 nella Necropoli di Archanes, che su altri tre sigilli, due da tombe,
rispettivamente da Gouves e da Moni Odigitria. Costituisce la più antica attestazione di
scrittura Egea. Simboli: doppia ascia; seppia; seppia; mano/uccellino (042, 019, 095, 052).
La formula è quindi un prototipo per la scrittura geroglifica, il cui supporto primario sono i
sigilli, ma la formula è ben attestata sulle cosiddette 'tavole di libagione' in Lineare A. Questa
scrittura non è quasi mai su sigillo quindi possiamo ipotizzare che la formula sia un prototipo
anche di Lineare A.
Il geroglifico cretese
La scrittura
La tavola dei segni standardizzati distingue su Due Colonne separate, disegni presenti sui
sigilli e quelli sui documenti di archivio - i primi a carattere decorativo, i secondi a carattere
più corsivo. Si tratta di una struttura sillabica di tipo semplice, quasi esclusivamente
composta da sillabe aperte. Ai 96 sillabogrammi si aggiungono i logogrammi (23 nuovi segni
+ 10 identici ai segni sillabici), simboli che indicano una categoria di oggetti. Seguono i
klasmatogrammi, 9 segni per le frazioni, di valore incerto, e gli aritmogrammi (4 numeri:
unità, decine, centinaia, migliaia). Inoltre gli stiktogrammi, semplici simboli divisori, senza
valenza scrittoria. Insegne sillabici sono stati enumerati seguendo un ordine che parte da
persona e parti del corpo umano, per arrivare ai segni lineari, con 17 categorie.
I simboli individuati come sillabe sono raggruppate in gruppi disegni che vanno da un
minimo di 2 a un massimo di 6 segni, verosimilmente parole. Non c'è una direzione
predefinita di scrittura. L'uso di logogrammi, frazioni e numeri, questi tipici dei documenti su
argilla ma non dei sigilli, confermano l'uso della scrittura nell'apparato amministrativo.
Almeno i prodotti agricoli venivano registrati, mancano tuttavia logogrammi riferiti ad animali
(bestiame o pellame), essere umani (manodopera) o recipienti.
Le vere e proprie iscrizioni in geroglifico cominciano ad apparire dopo l'inizio del periodo
protopalaziale, MM IB-MM IIA.
I supporti
S Sigilli
Il materiale più usato sono diversi tipi di pietra, raramente metallo e avorio, probabilmente
anche il legno e l'argilla. I sigilli avevano forme diverse, ma prevalgono i prismi a 3 e 4 facce,
non necessariamente tutte scritte. Si tratta di sigilli a stampo. La maggior parte è stata
ritrovata fuori contesto, la maggior parte in contesti tombali poiché, in quanto bene di lusso,
veniva sepolto con il proprietario. Solo un sigillo proviene da un'area esterna a Creta, a
Citera.
I Impronte di sigillo (impresse su argilla)
Apposte su supporti diversi:
1. Su cretule (direct sealings): pezzetti di argilla piatti di forma irregolare, usate a
garanzia di chiusura. Erano molto fragili quindi improbabile che gli oggetti che si
giravano fossero movibili, probabilmente oggetti confinati nei magazzini.
2. Su nodules: palline di argilla modellata in diverse forme, o con scanalature sul retro o
con uno o due fori in cui doveva passare una cordicella (carbonizzata). La forma più
comune è il cosiddetto crescent. Le cordicelle erano fissate intorno a un supporto
che poteva essere mobile.
3. Su rondelle (roundels): dischetti di argilla che presentano impronte di sigillo lungo il
bordo, supporto tipico della Lineare A. In geroglifico è attestata una sola rondella, di
Petra.
4. Su vasi e pesi da telaio: solo 4 vasi con impronte incise sull'ansa e un peso discoide.
H Documenti d’archivio (su supporti in argilla)
Documenti d'archivio dalle forme più diverse. Fra di essi si possono includere anche i
nodules, perché supporti di iscrizioni aggiuntive.
Questi documenti erano probabilmente conservati in appositi archivi, purtroppo spesso sono
stati rimossi. È possibile distinguerli in due tipi principali:
1) Documenti che accompagnano i prodotti, una specie di bolle di accompagnamento:
a) nodules (Ha), oltre al sigillo un breve testo inciso, probabilmente riferito al
prodotto
b) medaglione (He), oggettini in argilla piatti, meno circolari, con una
protuberanza forata dal quale passava una cordicella; iscritti generalmente su
entrambe le facce, presentano tracce di sigillatura. Forse documenti contabili
di tipo consuntivo, etichette. Dopo l'arrivo delle merci venivo raccolti in
archivio. Supporto epigrafico esclusivo delle amministrazioni che usano il
geroglifico
2) Documenti scritti nel luogo di arrivo dei prodotti, 'contrassegni' che registrano i singoli
arrivi oppure resoconti amministrativi:
a) coni (Hd), cappucci in argilla con breve testo inciso, che probabilmente
registra la merce arrivata e conservata di magazzini; anch'essi espressione
dell'amministrazione geroglifica;
b) tavolette (Hg-i), resoconti amministrativi, che attestano la consegna di merci,
il loro immagazzinamento, e la suddivisione al personale. Non siamo in grado
di tradurle, ma possiamo dedurne l'utilizzo. In realtà le tavolette (Hi) sono ben
poche e si tratta piuttosto di lamine (Hf) a due facce e di barrette (Hg, a tre
facce e Hh, a quattro facce), caratterizzate da un foro laterale, quindi
venivano appese.
Y Altri documenti
1. Una tavola di libagione (Ya), un blocco di pietra calcarea su cui è incisa una lunga
iscrizione, dall'aspetto di un grossolano prisma triangolare
2. Iscrizione incise su vasi (Yb)
3. Una iscrizione dipinta sui vasi (Yc)
I vasi sono soprattutto 'vasi Chamaizi', chiamati così perché il primo fu ritrovato nella località
omonima. Sono piccoli, dal corpo globulare, provenienti da varie località di Creta, ma solo
quelli di Mallia presentano segni in geroglifico. 4 di essi portano un gruppo di segni di 4
unità, probabilmente di tipo amministrativo.
I luoghi di ritrovamento
Cnosso: ‘deposito geroglifico’ all’interno del palazzo, scoperto e scavato all’inizio del 1900
da Evans. Datazione incerta (MM II-III)
Malla: documenti ritrovati sia nel palazzo - ‘deposito geroglifico’ datato al MM II, scavato
dalla missione francese - che nel Quartiere My, datato al MM IIB, scavato ugualmente dalla
missione francese. Ritrovamente nello stesso deposito di documenti in Lineare A, a
dimostrare la coesistenza dei due sistemi di scrittura.
Petràs (Siteia): sito scavato dal 1985 dai greci. L’archivio fu scavato nel 1996/7: documenti,
caduti dal primo piano, per il contesto rappresentato da abbondante ceramica, sono databili
al MM IIB. Interessante il ritrovamento di una rondella, supporto ritrovato fino ad ora solo per
i documenti in Lineare A, che porta inciso il numero 1.
A questi siti si aggiunge Festòs, che presenta un’unica tavoletta, e Kato Syme, con una
lamina frammentaria a due facce.
Di recente nel santuario delle vette di Vrysinas nel 2011 è stata rinvenuta la prima iscrizione
geroglifica nell’area occidentale di Creta, un sigillo prismatico a 4 facce. Al di fuori di Creta
hanno trovato parte della formula di Archanes a Mikro Vouni (Samotracia).
Osservazioni conclusive
Basso numero di documenti: circa 400 oggetti, dei quali la metà è costituita da sigilli o
impronte di sigilli. Probabilmente il sigillo è il primo supporto per la scrittura geroglifica, forse
non a scopo amministrativo ma come testimonianza di un bene di lusso che contribuisse a
un inserimento dei Minoici fra le potenze del Vicino Oriente. Ipotizzabile che il sistema di
scrittura geroglifico attestato nel quadrante N e NE di Creta fosse nato, come sistema
amministrativo, proprio a Festòs.
Ancora irrisolta la questione del perché i Minoici usassero due sistemi di scrittura diversi.
Alcuni ipotizzano l’uso del geroglifico per oggetti artistici, e la Lineare A per amministrazione.
Ma almeno per un periodo le due scrittore coesistono come strumento burocratico. Non
credibile l’ipotesi di due popolazioni. Soltanto il 20% dei segni sillabici del geroglifico
appaiono nella Lineare A, mentre logorammi, klasmatogrammi e aritmogrammi si rivelano
molto simili. Da un lato è possibile escludere la filiazione della Lineare A dal geroglifico,
dall’altro si conferma un grande influsso reciproco.
All’inizio del Periodo Neopalaziale (già nel MM III), la Lineare A comincia a soppiantare il
geroglifico per rimanere l’unico sistema amministrativo scritto per tutto il Tardo Minoico I.
La produzione ceramica
Le evidenze derivano dalla Seconda Città di Pylakopi e da Ayia Irini a Keos (Period IV).
Due classi principali:
● Dark Burnished Ware: presenta toni marroni-nerastri o rosso scuri, raramente rosso
brillanti, e presenta superficie polita; le forme più comuni sono ciotole a parete curva
con orlo introflesso, olle a corpo cilindrico e goblet su alto piede; contatti evidenti con
la produzione matura della ceramica minia.
● Cycladic White ware: nota già da lotti contemporanei dell'Antico Cicladico III a
Phylakopi e Akrotiri; in quest'ultimo sito risulta più diffuso lo stile geometrico
(Geometric Style); questa classe presenta argilla color camoscio chiaro a impasto
semi-depurato, la dipintura è a toni nerastri, o marroni scuri; i motivi decorativi sono
lineari, l'origine di un repertorio detto Early Curvilinear Style, nel quale compaiono
figure naturalistiche e creature fantastiche. Per esempio ciotole a vasca bassa
(panelled cups) decorate internamente con una metopa figurata, insieme alle ollette, i
due tipi più diffusi.
Il cortile occidentale
Essendo il punto più importante del Palazzo, è possibile (secondo Graham) che fossero stati
costruite a partire dal cortile centrale. Di norma era orientato N-S e i lati erano in genere in
rapporto 2:1. Le corti centrale di Cnosso, Mallia e Festòs presentano dimensioni abbastanza
simili, mentre quella di Zakros è più piccola. A Mallia la corte occupa ⅕ dell’area palaziale.
La loro funzione era di separare e tenere in comunicazione le due ali dei palazzi, che inoltre
da loro prendevano la luce. Spesso erano lastricate e le facciate interne ben curate. Per
esempio, a Festòs sulla facciata della grande sala (Vano 25) davanti al corridoio dei
magazzini due pilastri fiancheggiavano una colonna ovale; a Mallia un’ampia scalinata
portava al Piano Nobile. Secondo Graham la presenza di scanalature e segni incisi lungo i
lati dei cortili centrali, da lui interpretati come tracce di barriere mobili, potrebbero dimostrare
giochi con i tori all’interno dei palazzi. Una piattaforma ubicata nell’angolo nord-occidentale
del cortile di Festòs sarebbe stata utilizzata da acrobati per saltare sui tori, ma gran parte
della documentazione iconografica sembra suggerire che le ‘taurocatapsie’ si svolgevano in
ampi spazi aperti. Probabile invece che nei cortili si svolgessero cerimonie a carattere
religioso, come si può dedurre dal Grandstand Fresco di Cnosso.
Le ville
Evans definì ‘ville’ gli edifici isolati che, pur mostrando alcune caratteristiche palaziali, non
presentano cortili centrali. Talora avevano delle strutture subordinate (‘Anessi delle ville’).
Non è possibile determinare se si trattava di complessi isolati nel territorio oppure se faceva
parte di un abitato. Difficile definire l’identità dei loro abitanti: forse classe sociale dominante
o classe sacerdotale. Discusso se l’origine della villa risalga all’Età Protopalaziale, ma
prosperarono nell’Età Neopalaziale, per poi scomparire dopo il TM IB. La maggiore
concentrazione è nell’area circostante Cnosso.
La villa di Haghia Triada, vicino Festòs, è importante per il ritrovamento di affreschi, oggetti
in pietra e in bronzo e per l’archivio di testi in Lineare A. La sua costruzione risale al MM IIIB,
e distruzioni con incendi avvengono verso la fine del TM IB, fino ad essere rioccupato nel
TM IIIA. La sua struttura presenta una forma a ‘L’ irregolare. Sul lato sud-occidentale erano
presenti stanze aperte su un corridoio comune, inizialmente interpretati come un Quartiere
della Servitù ma poi identificati come magazzini. I Quartieri Residenziali nell’angolo nord-
occidentale erano accessibili da una scala che portava a un corridoio in cui, a nord, si apriva
una Sala Minoica formata da un pozzo di luce e la ‘Sala degli Uomini’. A nord di questa era
situato un altro sistema di vani di una Sala Minoica, in cui spicca la ‘Sala delle Donne’, con
polythyra con tre lati. Il vano 14, della Sala delle Donne, presenta tre pannelli affrescati tra
cui la famosa scena del gatto che assalta un fagiano. Da questo provengono anche
frammenti di vasi di pietra di alto livello artistico, tra cui il rhyton dei mietitori” e quello “dei
pugili”, caduti dai piani superiori. Anche se non propriamente un palazzo il centro era
culturalmente molto avanzato, come testimoniato da affreschi di livello molto avanzato.
Inizialmente considerata la residenza estiva del ‘re’ di Festòs, ma si è pensato anche sia
subentrato al Palazzo di Festòs durante il periodo che l’ha visto distrutto.
Gli affreschi
L’uso di intonaci dipinti è attestato a Creta sin dalla fine del Neolitico. Nell’AM il colore rosso
era prevalente, ma nell’Età Neopalaziale, a cui appartengono le pitture di Festòs, Kommos e
Cnosso, vengono introdotti i colori blu, giallo, grigio e bianco. I motivi decorativi erano in
genere astratti, mentre le scene figurate cominciano attestarsi nel MM III/TM I. Si trattava di
veri e propri affreschi: la pittura veniva eseguita su stucchi non ancora secchi. I colori erano
di origine minerale.
Un colore rosso Bruno veniva utilizzato per le parti nude degli uomini, mentre per le donne si
usava il bianco e, come dimostra l'uso del blu per le piante, i colori a volte non erano
realistici. Lo stile può essere considerato del tutto di stampo minoico, anche se con influenze
del Mediterraneo orientale.
A Cnosso i corridoi e le pareti erano decorati con grandi fregi con figure a grandezza
naturale, mentre gli spazi di porte e finestre vedevano motivi miniaturistici. Una categoria
distinta erano gli affreschi a rilievo, attestati principalmente a cnosso, in cui erano
rappresentate scene cerimoniali e religiose. Sempre Cnosso erano presenti nelle sale di
rappresentanza e ogni nelle zone residenziali, mentre opere pittoriche monumentali si
trovavano nelle entrate del palazzo: nella loggia dell'ingresso settentrionale si trova l'affresco
a rilievo con un toro in atto di caricare; mentre l'affresco della processione decorava il
corridoio tra il cortile occidentale e l'interno del palazzo. I temi più ricorrenti sono i giochi con
i tori, composizioni araldiche e scene di tipo professionale, sono invece assenti scene di
caccia e guerra, tipiche nell'ambito miceneo. Alcuni affreschi appartengono con una certa
sicurezza al MM III, mentre più difficile distinguere tra quelli del TM I e TM II-IIIA.
La scena con i Grifoni in grandezza naturale accucciati e disposti ai lati del trono della sala
di Cnosso era delimitata, in basso, da un pregio con un motivo che imitava il marmo e
correva su tutte le pareti della stanza. I 2 animali fantastici, senza ali, avevano corpo color
crema, la testa con il becco è una cresta piumata. Secondo la ricostruzione di Gilliéron il
giovane il paesaggio dello sfondo era costituito da piante di papiro blu e bande orizzontali
rosse bianche, ma Evans trova anche frammenti di una palma al lato del trono.
Le scene con figure a bassorilievo sono tipiche del palazzo di Cnosso, come il toro dipinto in
rosso della loggia del bastione settentrionale. Evans ricostruì dei frammenti dell'area
meridionale il cosiddetto Principe dei Gigli, la figura di un giovane che indossava un
elaborato copricapo floreale, teneva il braccio piegato sul petto e l'altro disteso, nell'atto di
condurre forse un toro. Secondo Niemeier i frammenti sarebbero appartenuti invece a tre
diverse figure: Quelli del dorso a un personaggio maschile, quelli della Costa un'altra,
mentre il copricapo sarebbe appartenuta una sfinge. Nonostante la cronologia discussa
appartiene verosimilmente al periodo neopalaziale.
Molto famoso è l'affresco della Villa Reale di Haghia Triada che pare rappresentare un gatto
che dà la caccia a un fagiano. Inoltre raffigurate Due figure femminili in grandezza naturale,
I vasi in pietra
I minoici hanno sempre scelto nella lavorazione della pietra. Nell'età neopalaziale vengono
ritrovati esemplari raffinati di grandi dimensioni, in particolare calici, anfore e rhyta, che
presentano nuove forme decorazioni. Molti esemplari di pregio sono stati ritrovati nei
depositi di distruzione TM IB del tesoro del Santuario del palazzo di Zakros. Tra questi
spicca un rhyton ovoidale ricavato da un solo pezzo di quarzo trasparente che ha un'ansa
costruita da perline infilate in un filo di bronzo. I rhyta a testa di animale, per lo più tori o
leoni, sono una categoria A parte. Nell'area santuariale del palazzo di Cnosso ne venne
rinvenuto uno a forma di testa di Leonessa di calcare bianco, che originariamente
presentava dettagli, come il muso e gli occhi, di cristallo di rocca.
La ceramica
Fin dall’inizio dell’Età Neopalaziale comincia ad apparire un’inversione di gusto, con
graduale passaggio a una decorazione in dark-on-light. Nel MM II, oltre alla diffusione di
motivi geometrici, si afferma il ripple pattern, costituito da una serie di linee verticali
tremolanti che continuerà anche nel TM IA. Oltre ai processi tecnologici, come processo di
preparazione dell’argilla, utilizzo di forni ad alte temperature e uso di vernici brillanti. Si
accentuò l’interesse per il naturalismo. I motivi vegetali e marini assunsero nel TM I un
carattere pittorico. Nel TM IA si afferma uno stile floreale, abbinato a un preponderante stile
geometrico. Il vaso più comune era la tazza di forma troncoconica nota come 'Tazza di
Vafiò'. Questa tipologia influenzò profondamente la ceramica delle Cicladi e del continente
dove, all'inizio del tardo bronzo, si sviluppò una ceramica locale a questa strettamente
ispirata. Dopo la distruzione di Thera, nel TM IB, si sviluppò una ceramica 'palaziale' affianco
a una continuata produzione di quella precedente . Nuove forme includevano l'elegante
Brocchetta di ispirazione Metallica e il rhyton allungato per le libagioni. Si sviluppò un vero e
proprio stile floreale, che ampliò il repertorio precedente. All'inizio del TM IB comparve
anche lo stile Marino. Altre ceramiche decorate nello stile astratto e geometrico,
caratterizzato da motivi di carattere simbolico più tipici del repertorio minoico, come le
doppie asce, gli scudi 8, i brucani e i sacral knots, mentre nei vasi dello stile alternante
questi motivi venivano disposti alternativamente nel campo figurativo.