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1.

Il periodo prepalaziale a Creta


Introduzione
Le evidenze delle prime popolazioni cretesi si vedono da circa il 7000 avanti Cristo con il
Neolitico Aceramico, epoca a cui risalgono le prime attestazioni di abitazione a Cnosso. Ci
sono trasformazioni economiche importanti documentate dalla comparsa di sistemi di
immagazzinamento dei prodotti agricoli e introduzione di nuove colture punto Nella seconda
metà del IV millennio avanti Cristo c'è un incremento dei siti di abitazione dato da una
crescita demografica. lo stanziamento di Cnosso è un grande abitato si sviluppò anche a
Festòs. La cultura materiale mostra similitudini con regioni dell'Egeo orientale del
Peloponneso: I vasi neolitici erano prodotti a mano e cotti a temperature basse, le superfici
sono di colore bruno grigio scuro e polite o lucidate a stecca. Importante il complesso
ceramico del Neolitico finale rinvenuto in un riparo sotto roccia a Partira: vasi presentano
una decorazione “a stralucido”, documentata in depositi coevi a Festòs e Cnosso, e che
anticipa la “ceramica di pyrgos” tipica dell’AM I. Questo suggerisce un passaggio senza
soluzioni di continuità dal Neolitico finale fino all’AM.
Età del bronzo: mancanza di omogeneità degli sviluppi culturali dell'isola nel periodo che
precede i palazzi. Non si può stabilire con precisione l'inizio dell'Antico Bronzo: forse intorno
al 3200 avanti Cristo. L'AM I è periodo di grande espansione demografica. le novità
principali sono produzione di strumenti di bronzo, comparsa di nuove classi ceramiche
(decorazione dipinta), costruzione di tombe circolari nella Messarà e sviluppo di pastorizia e
agricoltura. a questo periodo si data la fase iniziale della necropoli di Haghia Fotià di
carattere marcatamente cicladico.
Nell’AM IIA i centri abitati continuano a espandersi. Nuovi sviluppi nell'artigianato e nel
commercio. Gli scambi interni sono attestati dalla presenza Cnosso di ceramiche AM IB e
AM IA esportati dalla Messarà. Non mancano rapporti con altre aree dell'Egeo (Kythnos e
Laurion) finalizzati all'acquisizione di materie come rame e argento, e con regioni extra-egee
per lo stagno, forse Anatolia, e oro e avorio, forse Egitto. Non ci sono fratture nel passaggio
all’AM IIB ma alla fine dell’AM II siti come Myrtos, Vasilikì, Mallia e Tripiti subirono dei danni.
Nell’AM IIB centri come Mallia e Cnosso presentavano cortili, verosimilmente spazi
comunitari, forse un prototipo dei cortili centrali dei più tardi Palazzi minoici. A Festòs gli
spazi aperti del palazzo del MM IB e MM IIIA avevano degli antecedenti fin dal tardo
Neolitico.
Sulla base della documentazione di Creta orientale, Evans ritenne che l’AM III coincidesse
con la comparsa del vasellame white-on-dark. L’AM III rappresenta un'entità cronologica
definita, sia per Creta orientale sia per centrale, anche se a volte è difficile separare
nettamente l’AM III del MM IA a causa del diverso sviluppo della ceramica. In alcune zone le
ceramiche negli stili ceramici AM III continuano a essere prodotte nel MM IA, mentre in altre
aree compare la decorazione light-on-dark bicroma. Nell’AM III a Cnosso e Mallia
compaiono alcuni segni di terrazzamenti e organizzazione viaria corrispondenti alle fasi
palaziali.
Le ceramiche e insediamenti di MM IA sono presenti in varie località (Vasiliki, Palaikastro,
Mochlos, Gournia), ma poco documentate negli stanziamenti principali. Ma forse a questo
periodo risalgono le prime frequentazioni dei “santuari delle vette” (come Iouktas, vicino
Cnosso) e “delle caverne”, importanti centri religiosi anche nelle epoche palaziali. Sul piano
commerciale ci sono primi collegamenti con Cipro, intensificazione dei rapporti con le Cicladi
e aree extra-egee come l'Egitto. Alla fine del MM IA possono essere attribuiti significativi
cambiamenti nei costumi funerari, poiché termina il periodo delle tombe circolari e si
diffondono altre forme di sepoltura come le deposizioni in pithoi ed entro larnakes, bare in
terracotta.

I principali siti prepalaziali


I siti di abitazione dell’AM erano ubicati sulle pendici di colline. Estesi stanziamenti erano già
presenti nelle località dove sorgeranno i palazzi di Cnosso e Festòs ma a causa di danni non
possiamo valutare appieno l'estensione degli abitati.
A Cnosso le testimonianze del periodo precedente al palazzo sono costituite da depositi e
resti di abitazioni a pianta rettangolare al di sotto del livello del Primo Palazzo. Spiccano le
fondamenta di una casa dell’AM II (West Court House), da cui proviene vasellame importato
dalla Messarà, ma Cnosso era fiorente anche nell’AM III e MM IA. Negli strati sottostanti Il
portico meridionale del palazzo, Evans rinvenne una struttura circolare sotterranea a
carattere monumentale, fiancheggiata da una scala elicoidale che gli denominò Early
Hypogaeum o Tholos: svariate sono le sue interpretazioni ( ingresso sotterraneo, cisterna o
granaio) e la sua cronologia è controversa. In edifici dell’AM IIA si segnalano delle cretule è
un vaso di alabastro di possibile importazione egiziana. Il primo grande edificio o comunque
costruito nell’AM III e sembra che delle attività cerimoniali comunitarie si svolgessero fin
dall'Età Prepalaziale sulla collina dove sorgerà il più grande palazzo di Creta.
Poros-Katsambàs in Età Minoica era presumibilmente città portuale. Fin dall'inizio dell’AM
era punto di arrivo e distribuzione di beni provenienti da aree extra-Cretesi, come si desume
dal ritrovamento di vasellame di importazione e d'ispirazione cicladica. Rilevanti le evidenze
relative alla lavorazione dell'ossidiana ed attività metallurgiche.
A Mallia vengono ritrovati resti di un antico edificio dell’AM IIB.
A Festòs era sicuramente presente un grande stanziamento prepalaziale. Nonostante la
frammentarietà dei resti degli edifici prepalaziali scavati da Pernier e Levi, si può affermare
che già nell’AM I il sito era caratterizzato da un'architettura monumentale con edifici a due
piani. Pernier identificò un'abitazione dell’AM Formata da almeno tre stanze come la casa di
un dignitario del villaggio, ipotesi contestata. L'aspetto della collina cambia notevolmente tra
AM IIA e MM IA, con formazione di terrazze su cui fu costruito il palazzo e la costruzione di
quartieri abitativi artigianali nel settore occidentale dell'altura. Ci sono opere di
terrazzamento anche al di fuori dell'area del successivo palazzo, per esempio i materiali dei
livelli sottostanti la “Casa a Sud della Rampa”, e sono state ritrovate ceramiche dell’AM III.
Anche Haghia Traiada era un centro rilevante, come dimostrato dal ritrovamento di due case
con banchine esterne, non lontane da una tomba a tholos, entrambe abbandonate verso la
fine dell’AM IIA. Deposito di ceramiche AM I ritrovato nel “Piazzale dei Sacelli”.
Altri centri: Mochlos, importante per i rapporti transmarini con le Cicladi. Haghia Fotià-
Koufota, vicino alla necropoli prepalaziale di Aghia Fotià, edificio rettangolare MMIA di
notevoli dimensioni, a cui è associata una struttura circolare (koulora), forse un area per lo
stoccaggio, a cui vennero aggiunte due più tarde. Il sito di Chamaizi era caratterizzato da un
grande edificio del MMIA virgola una struttura Ovale senza confronti con 10 stanze intorno a
un cortile centrale.
Due siti della Creta orientale, Myrtos e Vasilikì, assumono importanza per la questione
dell'origine dei palazzi minoici. A Myrtos gli scavi di Warren nel 1967 hanno messo in luce
un piccolo abitato che ospitava una comunità di 100 200 persone. Era protetto da un muro di
cinta e da una torre, costituito da edifici di forma irregolare, costruiti con muri di pietra e
mattoni crudi punto furono scavate una novantina di stanze di forma quadrangolare, con
pavimenti in battuto e pareti stuccate e talora di colore rosso punto un piccolo Santuario al
limite sud-occidentale era costituito da diverse stanze, Una delle quali probabilmente
un'area di preparazione delle offerte e un'altra come deposito. In un altro ambiente rinvenuta
la figurina femminile in ceramica detta la “Dea di Myrtos”, dal largo corpo campaniforme con
lungo collo cilindrico, rappresentata nell'atto di sorreggere una brocca. spinse due periodi di
abitazione, nel secondo, dell’AM IIB, l'abitato appariva come un agglomerato di stanze,
corridoi e di aree aperte. Warren ritenne che fosse un insieme unitario controllato da
un'autorità centrale e composto da ambienti funzionalmente specializzati: potrebbe quindi
essere un antecedente diretto di più tardi i palazzi Cretesi. Successivamente Whitelaw
penso che il sito sarebbe stato formato da cellule multifunzionali corrispondenti alle
abitazioni di altrettanti nuclei familiari punto sarebbe quindi invece una conferma della
struttura sostanzialmente egualitaria della società dell’AM. Anche l’abitato di Vasilikì
affondato nell’AM IIA. Seager nel 1906 trovò strutture considerate parte di un unico edificio,
che chiamò la “Casa sulla Collina”, interpretato come un vasto complesso con quattro ali
disposte attorno a un cortile centrale lastricato e quindi un possibile antecedente
dell'architettura palaziale minoica. I più recenti scavi di Zois hanno dimostrato che almeno
quattro case erano ubicate sul lato nord della collina e due su quello sud. La casa della
collina rappresentava in realtà il risultato della fusione di due strutture sviluppatesi in periodi
dell’AM IIB le legge leggermente diversi; inoltre la corte lastricata era in corrispondenza del
lato occidentale dell'edificio chiamato da Zois Red House aveva la funzione di uno spazio
pubblico.

Le tombe dell'Età Prepalaziale


I rituali funebri presentano differenze regionali già nell’AM I: nel settore Nord ero diffuse
semplici inumazioni in caverne, in quello centro-sud iniziarono a comparire le tombe circolari
a carattere comunitario. Con l’AM II nei settori orientali e nord-orientali si diffusero invece le
“tombe a casa” (house tombs), ‘case dei morti’ in quanto copie delle abitazioni reali.
Strutture in pietra, legno e mattoni crudi, a pianta rettangolare, formate da una serie di
strette camere parallele o distanze quadrate e oblunghe. Le house tombs di Mochlos sono
particolarmente ricche e una di queste restituito un sigillo cilindrico d'argento importato dalla
Siria. Nel settore nord orientale erano diffuse anche le tombe a cista: tre Ivano ispirazione
dalle tombe cicladiche e rappresentano un indizio dell'influenza insulari in questa area
nell’AB, particolarmente evidente nella vasta Necropoli di tombe a camera di Haghia Fotià
(AM I e AM II), soprattutto per la composizione dei corredi ceramici in stretta affinità con il
vasellame cicladico del “Gruppo di Kampos” dell’A-Cicl I.
Necropoli di Fournì ad Archanes, territorio di Cnosso, usata dall’AM fino a fine Età del
Bronzo. Presenta varie tipologie tombali: due tombe circolari (AM IIA) (Tholoi Γ ed E), simili
a quelle della Messarà; house tombs a pianta rettangolare (AM III-MM IA); tombe elaborate
(Tholos B e Burial Building 3) (fine Età del Bronzo). Nell'Età Protopalaziale la necropoli
vende riservata agli esponenti dell'élite locale, ma le tombe più antiche continuarono essere
utilizzati per i defunti di rango inferiore. Nessuna sepoltura di Età Neopalaziale, nell'Età
Postpalaziale di nuovo utilizzata per l'elite locale.
Struttura monumentale della tarda Età Prepalaziale è quella di Chrysolakkos, a nord del
palazzo di Mallia, ma la sua natura funeraria è controversa. nelle sue vicinanze un ritrovato il
famoso pendente delle api.

Le tombe circolari della Messarà


L'architettura funeraria del settore centro sud di Creta è caratterizzata dai tholoi, strutture
collettive a pianta circolare che presentavano spesse mura e un singolo ingresso. Al di fuori
di questa zona le attestazioni che sono rare (alcune nella zone di Cnosso, Myrsini e Krasi).
Vengono utilizzate per periodi molto lunghi fino a 8-10 secoli.
La prima tomba circolare fu scoperta ad Haghia Triada nel 1903 dalla missione italiana. In
questo settore ammontano oltre 70 tholoi, di cui circa 30 costruite nell’AM I. Le tombe di
questa epoca sono più piccole, con diametro inferiore ai 5,5 metri; quelle più grandi
(Platanos) si datano all’AM II. il numero decresce con la fine del MM IA.
Costruite in genere su basse colline, circa due terzi delle tholoi furono edificate vicino a
insediamenti. La parte inferiore dell'edificio veniva costruita con pietre di grandi dimensioni,
al di sopra delle quali si disponevano dei filari di pietra, a volte lavorate nella faccia esterna.
La costruzione si sviluppava secondo la tecnica “a mensoloni”, sovrapponendo cioè i filari
come un leggero aggetto su quelli inferiori. Le mura sono molto spesse, il diametro varia tra
3,30 m a un massimo di 13 m. L'accesso alla camera funeraria avveniva da oriente. La
questione se fossero chiuse da una cupola o da una copertura piatta rimane irrisolta, anche
se è stata ritrovata una piccola tomba ad Archanes con la cupola intatta.
A giudicare dalle tombe di Vori sembra che i defunti fossero disposti sia in posizione distesa
che contratta con le teste rivolte a oriente. Alcune tombe presentano piccole anticamere e
camere funerarie esterne. In alcuni casi anche aree pavimentate forse utilizzate per rituali
funebri. I corpi erano accompagnati da vasi, oggetti personali e talora figurine in pietra.
Branigan ha messo in evidenza tracce di attività di fumigazione, che sarebbe stata
preceduta da un'azione di ripulitura della tomba con lo spostamento dei resti delle sepolture
più antiche. Queste venivano spostati lateralmente nella camera e in alcuni casi i crani
venivano selezionati e accumulati separatamente. Possibile che venissero effettuati dei
brindisi rituali, come lascia supporre il ritrovamento in gran numero di tazzine coniche e
brocche.
L'origine delle tombe circolari prepalaziali è stata ampiamente dibattuta. Si è cercato un
prototipo nelle tholoi in mattoni crudi della cultura di Halaf della Siria del V millennio a.C.
oppure in strutture libiche, Ma esistono differenze cronologiche insormontabili. Gli edifici
tombali egiziani della Prima e Seconda dinastia dell'Antico Regno differiscono perché
realizzati in mattoni e coperti o a botte o a volta. Altri hanno pensato alle tombe insulari
cicladiche dell'Antico bronzo ma troppo piccole (1-2m di diametro). Sembra probabile che le
tombe circolari minoiche siano un'invenzione cretese dell'area della Messarà.

L’artigiano dell’età prepalaziale

La ceramica
Nell'età preparazione Ale il vasellame viene prodotto senza il torneo. una delle classi più
diffuse nell’AM I è la “ceramica di Pyrgos”, caratterizzata da superficie grigia o nera a
seguito del procedimento di cottura in ambiente riducente e da un'accurata lucidatura a
stecca; era spesso presente Una decorazione a stralucido con motivi decorativi a carattere
lineare o geometrico punto la forma più caratteristica è il grande Calice su base conica ma
anche la tassa sul piedistallo. nello stesso periodo inizia la produzione della “ceramica di
Haghios Onoufrios I”, dal nome di una località vicino a Festòs. Vasi dalla superficie rosa-
camoscio con una decorazione in vernice opaca rossa, spesso costituita da gruppi di linee
diagonali convergenti. Le forme più tipiche erano grandi brocche globulari con collo tagliato
o a collare. Caratteristica dell’AM I è la ceramica “Haghios Onoufrios II”, in continuità con la
precedente, ma che si distingue per le superfici levigate a stecca e per la decorazione in
vernice lucida nera con motivi più precisi; forme tipiche sono le teiere con beccuccio, oltre a
brocche e tazze. Caratteristica della “ceramica di Vasilikì”, dell’AM III B, è la decorazione
marezzata (mottled) costituita da chiazze nere, ottenute con la cottura riducente, che
contrastano con il fondo rosso lucido. Forme tipiche sono le teiere con lungo beccuccio e le
brocche. Nell’AM III-MM IA inizia ad affermarsi la decorazione light-on-dark, il cosiddetto
“stile bianco”, che prende il nome dai motivi lineari e curvilinei eseguiti con una vernice di
colore bianco-crema su fondo scuro. Nell’AM III questa è molto diffusa nella Creta orientale.
Il repertorio decorativo diventò più complesso nel MM IA Quando si affermarono anche
motivi di tipo circolare. Immediatamente prima del sorgere dei palazzi, questa tecnica si
arricchì con l'uso della vernice rossa in abbinamento al bianco, un processo che prelude la
policromia della “ceramica di Kamares”, caratteristica nel primo periodo palaziale.
Vasi modellati a forma di animale: rhyton tauriforme di Koumasa.

Le altre produzioni artigianali


Sostanziale sviluppo nella lavorazione dei metalli dall’AM II, anche nella produzione di
gioielli. Ornamenti in sfoglia d'oro, forse per uso funerario, provenienti da Mochlos e
Messarà. Famoso è il pendente d'oro della tomba monumentale di Chrysolakkos,
rappresentante due api affrontate a un lato da un motivo circolare, realizzato con la tecnica
della granulazione e della filigrana. La cronologia dell'oggetto rimane incerta, poiché la
tomba fu costruita nel MM IA, e continua a essere usata fino all'Età dei Primi Palazzi.
L'area di maggior diffusione di sigilli in osso, pietre tenere e zanne di cinghiale è la Messarà,
ma sono presenti anche a Myrtos. Tuttavia un vero “sistema delle cretule”, che comprenda
un uso sfragistico del sigillo, è attestato a Creta solo sporadicamente. Probabile comunque
che ci fosse un sistema amministrativo.
Nell’AM I e II la decorazione incisa era ancora piuttosto semplici. Si segnala in questo
periodo la prima importazione dell'avorio di ippopotamo dall'Egitto o Vicino Oriente. Nell’AM
III-MM IA la glittica si sviluppò: si diffusero gli esemplari prodotti con avorio di ippopotamo; la
gamma delle forme si ampliò, includendo con i dischi prismi, esemplari zoomorfi e a stampo
ed entrano a far parte del repertorio decorativo motivi a carattere naturalistico. Si nota una
particolare predilezione per il motivo del leone. Di particolare interesse un gruppo di sigilli
provenienti dalla necropoli di Fournì ad Archanes, che rappresenta la “formula di Archanes”,
la prima forma di scrittura a noi nota nell'Egeo.
Le prime attestazioni di vasi in pietra sono già presenti nell’AM nei depositi tombali della
Messarà e di Mochlos, e tra questi spicca un coperchio di pisside da Mochlos.

Rapporti con le regioni circostanti

Le relazioni con l’area cicladica


Collegamenti tra Creta e le isole Cicladi iniziano prima dell'età prepalaziale, come
dimostrano i ritrovamenti di manufatti di ossidiana di Melos a Creta. Nelle fasi tarde dell’ AM
I e AM II si intensificarono. a queste epoche risale l'importazione di numerosi manufatti
cicladici dei Gruppi di Kampos e Keros-Syros e materie prime. le importazioni diminuiscono
nell’AM III e riprendono nel MM I. In particolare nei siti tombali vengono ritrovate figurine di
marmo direttamente ispirate a quelle cicladiche: la figurina d’osso della Tholos Γ il cui
modello ha origine cicladica, ma le trapanature del triangolo pubico rappresentano una
reinterpretazione locale. Sono attestate anche alcune forme vascolari caratteristica delle
Cicladi come le pissidi e le cosiddette “padelle”. Alcuni manufatti metallici (di Haghia Fotià e
Poros-Katsambas) rivelano un'ispirazione cicladica e le analisi degli isotopi del piombo
indicano che il rame è probabilmente dell'isola di Kythnos. Il centro metallurgico di
Chrysokamino, situato nel Golfo di Mirabello e attivo soprattutto nell’AM III-MM I, presenta
depositi di scorie e vi veniva praticata la fusione primaria utilizzando minerali di rame
provenienti da Kythnos, nelle Cicladi e dal Laurion, in Attica.

I primi rapporti con Citera


Testa di ponte nelle relazioni tra Creta e il continente. i più antichi depositi di materiale, di
epoca AE I e II, sono ritrovati sulla collina di Kastraki. Nel vicino sito di Kastri è stato
rinvenuto un abitato dove le ceramiche sono esclusivamente Cretesi e denotano
collegamenti con Creta occidentale fin dall’AM IIIB. All'inizio il sito di Kastri potrebbe essere
stato frequentato dai minoici per la ricerca di risorse, ma poi divenne una vera e propria
colonia.

I contatti con il Mediterraneo Orientale


Nell’AM III le testimonianze di relazioni con aree del Mediterraneo Orientale sono molto
scarse, ma poi diventano più chiare, soprattutto con l'Egitto. Il primo periodo di relazione è
l’AM III-MM IA (vedi avorio di ippopotamo). Le sicure importazioni orientali rimangono rare.
Tuttavia le importazioni egiziane influenzarono l'artigianato locale: vasi in pietra, pendenti
teriomorfi e sigilli a forma di scimmia, in particolare nella Messarà. Diversi sigilli del MM IA,
Caratterizzati da elementi egiziani, come gli scarabei, potrebbero provenire da una bottega
nell'area di Lebena. gli scarabei sono particolarmente diffusi nei contesti tombali AM-MM II
del settore centro sud di Creta; talora compaiono scarabei di importazioni, ma quelli databili
al MM IA possono essere considerati prodotti Cretesi. Il settore meridionale dell'isola
potrebbe aver stabilito contatti diretti con l'Egitto, ma è impossibile escludere che gli
scarabei di importazione provengono dalla costa siro-palestinese.
In alcuni contesti tombali preparazione ali sono state rinvenute corte spade di importazione o
di ispirazione della Siria-Cilicia. Inoltre nella Necropoli cipriota di Lapithos compare il più
antico vaso minoico d'esportazione, un’olla con beccuccio a ponticello tardo AM III o MM IA,
forse di produzione cnossia, e ad essa fa riscontro un’anfora Red Polished dell’Antico
Cipriota III/Medio Cipriota I rinvenuta a Cnosso. Alcuni frammenti ciprioti provenienti da
Kommos potrebbero rappresentare le prime evidenze di contatti tra il principale centro
portuale della Messarà e Cipro fin dall'inizio del II mil a.C, possibilmente per il rame cipriota.

Antico Bronzo in Grecia

Profilo storico di Antico Elladico I e II


Lo studio dell'Antico bronzo continentale comincia nei primi decenni del Novecento con gli
scavi di Blegen a Korakou, in Corinzia, ma la svolta è nel sito argivo di Lerna a metà del
secolo, quando viene individuata una sequenza stratigrafica dall’AE II a tutto il ME È una
suddivisione in fasi basata sulla ceramica.
Per quanto concerne l’AE I (3100/3000-2650 a.C.), il quadro archeologico più definito è del
sito di Eutresis in beozia. Si può supporre che la cultura Antico Elladica si sia sviluppata
direttamente da quella del Neolitico finale, poiché alcuni centri non presentano fratture
abitative con il periodo precedente. La forma ceramica caratteristica è costituita da una
ciotola emisferica con ingubbiatura rossa, lucidata a stecca; rapporti con le aree insulari
sono testimoniati dal ritrovamento di alcune “padelle” cicladiche.
La transizione all’AE II (2650/220-2150 a.C.) non presenta cesure ma significativi
cambiamenti si verificarono nel suo corso. Negli abitati (Egina, Argolide, Corinzia, Grecia
centrale) compaiono mura di fortificazione. Un'innovazione sostanziale sono le cosiddette
Corridor Houses, edifici monumentali presumibilmente a carattere pubblico, attestati dalla
messenia fino alla Beozia nell’AE IIB. Erano pianta rettangolare con uno schema comune:
costruzioni isolate di grandi dimensioni, a due piani; sui lati lunghi le stanze, quadrate o
rettangolari, fiancheggiate da corridoi; tetti a spioventi di travi lignee e tegole in terracotta, a
volte sostituite sui bordi da lastre di schisto. Probabilmente analogo è l'edificio circolare con
corridoi concentrici di Tirinto. Non è chiara la loro funzione a causa della scarsità di reperti,
con l'eccezione della Casa delle Tegole di Lerna.
Cultura materiale: nell’AE II si passò all’Urfirnis, che presenta superfici non lucidate e
un’ingubbiatura o un rivestimento di vernice che variava dal nero al rosso; spesso diventava
marezzata. La forma più diffusa era quella della salsiera, ma sono attestate tazze e forme
chiuse, come le brocche a becco e gli askoi. I pithoi dell’AE II e i focolari in argilla, Spesso
decorati con motivi impressi con grossolani sigilli cilindrici, erano forse opera di artigiani
itineranti.
In questo periodo c'è un grande sviluppo della glittica, come risulta dalle numerose cretule
della Casa delle Tegole di Lerna e dalle impressioni sulla ceramica.
Secondo alcuni studiosi la struttura della società corrisponderebbe al modello del chiefdom:
basata su autorità poste il vertice di un'élite che avrebbero assunto il controllo delle risorse.
In Tessaglia, Eubea, Beozia e in Attica orientale, negli ultimi secoli del III mill è attestata la
“Cultura di Lefkandi I”, caratterizzata da ceramiche Red and Black Burnished, che trovano
confronti nell'Anatolia occidentale, particolarmente nei livelli di Troia II e III. Questa cultura
non sembra interessare il Peloponneso e sarebbe contemporanea alla parte più antica
dell’AE III.

Lerna e la Casa delle Tegole


Lerna, scavata negli anni 50, è ubicata su una bassa collina sul litorale occidentale del golfo
di Argo. Poiché la sua estensione non poteva superare un ettaro e mezzo, probabilmente
comprendeva tra le 50 e le 110 case. Le sue fortificazioni furono ricostruite più volte. Nella
fase di Lerna III (AE II), la struttura difensiva era formata da due muri paralleli separati da
circa 2 metri, entro i quali erano presenti delle piccole stanze. La porta di accesso al villaggio
era protetta da torri.
A questo periodo corrisponde l'edificio BG, una Corridor House più antica della Casa delle
Tegole che le si sovrappone (AE IIB). Quest’ultima è grande edificio a due piani e pianta
rettangolare punto la copertura a doppio spiovente era formata da travi lignee, dalle tegole e
da lastre di schisto poste in corrispondenza del cornicione. Uno zoccolo in pietra alto circa
45 cm costituiva la base dei muri; la costruzione era realizzata in mattoni crudi di forma
quadrata; i pavimenti erano ricoperti con argilla gialla, mentre i muri esterni di argilla
rossobruna. Al pianterreno l'edificio era formato da due grandi sale e da due stanze più
piccole e presentava corridoi su entrambi i lati lunghi, dove c'erano le scale per il secondo
piano. L'ingresso principale era situato sul lato breve orientale e permetteva di accedere alla
sala più grande. Due piccole stanze, una nell'angolo nord-occidentale e l'altra sul lato
meridionale, erano accessibili solo dall'esterno. La piccola stanza meridionale è l'unico
ambiente che ha restituito reperti: vasi e resti carbonizzati di contenitori, oltre a molte
cretule, su cui si riconoscono 74 disegni diversi. Molte cretule in origine si trovavano
probabilmente su mensole, i pochi contenitori di questa stanza verosimilmente contenevano
prodotti pregiati. L'edificio doveva essere relativamente vuoto al momento della distruzione
(incendio). Quando fu distrutta, i resti furono ricoperti con un tumulo circolare e l’area
divenne zona di rispetto perché non fu occupata da costruzioni per buona parte dell’AE III.
Egina e la Weisses Haus
Lo stanziamento preistorico ubicato sulla Collinetta “Kolonna” di egina rappresenta un punto
di raccordo tra diverse aree dell'egeo. la più antica fase di abitazione risale alla tardaEtà
neolitica, verso il 3000 a.C. (Kolonna I).
Notevoli cambiamenti nella fase di Kolonna III, a cui appartiene la Weisses Haus, una
Corridor House. L'edificio presentava muri formati da plinti in pietra, al di sopra dei quali
c'erano diversi filari di mattoni crudi; la copertura era costituita da tegole rossobrune di
terracotta. Le pareti erano ricoperte da argilla verdastra, sul quale era stato applicato un
rivestimento di colore bianco. La porta principale era al centro della parete settentrionale, ma
porte si aprivano anche sulle altre.
Non si conosce la storia di Kolonna III,ma non sono state individuate tracce di incendi.
Durante Kolonna IV nella Weisses Haus fu impiantata un’officina metallurgica.

L’AE III
La transizione tra AE II e AE III è stata oggetto di molti dibattiti. L’AE III è un periodo di
durata non superiore ai 2 secoli. a Lerna e Tirinto i materiali distintivi dell’AE III Sono
stratificati immediatamente sopra a quelli dell’AE II, così come a Kolonna. In Laconia e
Messenia la cultura ME sembra succedere a quella dell’AE II direttamente. In Grecia
centrale (Tebe, Eutresis, Orcomeno e Lianokhladi) c’è invece la cultura di Lefkandi I. L'area
di diffusione della cultura dell’AE III corrisponde a quella che Renfrew definì nel 1972 la
“cultura di Tirinto”, che abbraccia alcune regioni del peloponneso, della Grecia centrale e le
isole ioniche. A Lerna Caskey rileva notevoli cambiamenti durante l’AE III (Lerna IV) che lo
spinse a supporre che sia il periodo dell'arrivo dei Greci Sul continente.
Lo Strato IV di Lerna è caratterizzato dal tumulo circolare circondato da un anello di pietre,
costruito sopra la casa delle tegole. La tipologia delle case di Lerna IV era del tutto nuovo in
questo centro, ma non sconosciuta in siti peloponnesiaci di AE II: generalmente
presentavano una forma absidale ed alcune erano della categoria dei “megara”, ovvero
edifici isolati formati da due o tre stanze collegate da uno stretto un passaggio, con l'entrata
sul lato corto dove era presente un piccolo portico.
La sequenza culturale di egina molto diversa. non ci sono segni di distruzione tra Kolonna III
(AE II) e Kolonna IV (AE III); sempre nel corso dell’AE III il centro abitato presenta diverse
fasi edilizie senza sostanziali cambiamenti nella cultura materiale, anche se ci sono segni di
distruzione tra la Quinta e la Sesta città. Di Kolonna V rimane la parte orientale delle Mura:
fondazione in pietra alta su cui la muratura proseguiva in mattoni crudi. All'interno, a ridosso
delle mura, un basso piano sopraelevato rinforzato con travi lignee. Le porte furono
rinforzate con un muro rotondo. Lo stanziamento fu attaccato e incendiato verso la fine del
terzo millennio ma immediatamente ricostruito. Nella fase di Kolonna VI, le mura furono
lasciate in piedi, ma la linea difensiva venne arretrata.
Ritrovamento straordinario di un ripostiglio di gioiellerie dell'EA III che conferma la presenza
di gruppi elitari.
Nuova tipologia di ceramica: la Gray Burnished Ware, che prende il nome dalla superficie
grigio lucida e ha forme come i kantharoi e tazze con orlo fortemente svasato. Viene
realizzata con il tornio e può essere considerata l'antecedente della minia grigia del ME.
Un'altra importante classe è la Patterned Ware, diffusa nel Peloponneso è caratterizzata da
una decorazione dark-on-light moderatamente lucida con motivi geometrici spesso a frange.
Le forme sono boccali, tazze e askoi.
"Ceramica di Ayia Marina" diffusa perlopiù nella Grecia centrale ponte, è caratterizzata da
una decorazione light-on-dark ma presenta decorazioni e forme simili a quelli della
Patterned Ware.
Per molto tempo si è pensato che la frattura nella sequenza culturale del continente si
dovesse collocare nel passaggio tra AE e ME. Gli scavi di Lerna indussero lo scavatore
Caskey a ipotizzare un passaggio traumatico tra l'AE II e l'AE III, in considerazione delle
innovazioni presenti nei livelli di Lerna IV, da identificarsi con l'arrivo di popolazioni straniere.
Forsén ha però mostrato che nel Peloponneso e nella Grecia centro-orientale le distruzioni
avvennero in un arco di tempo che va dall'AE II all'AE III. Probabilmente quindi la comparsa
degli elementi culturali ritenuti tipici dell'AE III non può essere repentina. Si sostituiscono alle
teorie immigrazioniste altre che riconducono gli eventi in Grecia a generali mutamenti
climatici. È chiaro oggi che dopo l'AE II molti siti sia costieri che interni furono abbandonati e
non furono riabitati fino alla fine del ME.

Le culture cicladiche dell’Antico Bronzo


La periodizzazione delle culture cicladiche dell'Antico bronzo (3100/3000-2050/2000) è
oggetto di ampio dibattito. Il principale ostacolo è rappresentato dalla mancanza di sequenze
di occupazioni di lungo periodo fra loro comparabili. L'unico sito cicladico di cui conosciamo
una stratigrafia che copre l'età dell'Antico bronzo è Phylakopi, sull'isola di Melos.
L'abitato di Ayia Irini a Keos risulta occupato solo nella fase centrale del terzo millennio e
presenta caratteri più assimilabili alle culture continentali dell'AE II. Altri siti risultano occupati
per fasi ancora più brevi ho conosciuti parzialmente.
La proposta di periodizzazione suggerita da Renfrew nei primi anni 70 favorisce una
sequenza basata su culture e relativi siti e eponimi. Di altro avviso MacGillivray e Barber,
che nel 1980 propongono di uniformare la periodizzazione agli schemi cronologici in tre fasi,
con la sola differenza di individuare due sottofasi all'interno dell'ultimo è più recente fase
dell'Antico bronzo (Ant Cic I, Ant Cic II, Ant Cic IIIA IIIB). Rutter propone di considerare
fondamentale la contemporaneità fra Antico Cicladico IIIA e le fasi dell'Antico Minoico II e
Antico Elladico II e l'altrettanto chiara contemporaneità dell'Antico Cicladico IIIB con le
culture continentali del Medio Elladico I e con il Medio Minoico. Chiamare quindi l'ultima fase
dell'Antico bronzo, Cicladico IIB e la successiva Medio Cicladico I. In questo modo l'Antico
cicladico III corrisponderebbe a uno iato all'interno della sequenza.
SINTESI
Antico Cicladico I Cultura Grotta Pelos 3100/3000-2650 a.C.
Antico Cicladico II (o II A) Cultura di Keros-Syros 2650-2450/2400 a.C.
Antico Cicladico IIIA (o IIB) Gruppo di Kastri 2450/2400-2200/2150 a.C.
[Antico Cicladico III iato (?) 2200/2150-2050/2000 a.C.
Antico Cicladico IIIB Cultura di Phylakopi I 2050/2000-1900/1850
o Medio Cicladico I

Lo sviluppo della cultura di Grotta Pelos nell’Antico Cicladico I


Scarse evidenze relative all'abitato. Recenti scavi a Markiani, nell'isola di Amorgos, hanno
rivelato resti dell'abitato significativamente più piccolo del successivo insediamento
dell'Antico Cicladico II. In generale si pensa che in questa fase gli abitati fossero di
dimensioni molto ridotte e raggruppassero pochi nuclei familiari. Nel caso particolare è il sito
di Grotta a Naxos dove, oltre alla necropoli in località Aplomata, sono state rinvenute alcune
unità abitative realizzate con murature a secco, pietre grezze e murature in lastre di pietra.
Ci sfuggono le tipologie di insediamento e i caratteri della cultura materiale legata all'abitato.
Le nostre conoscenze si basano su una serie rilevante di necropoli, che confermano la
diffusione di certi caratteri culturali analoghi sulle principali isole (a Nasso, le aree funerarie
di Lakkoudes, Kampos tis Makris)
All'interno delle necropoli della Grotta Pelos si contano un numero di tombe tra 15 e oltre 50:
Plausibilmente destinate alla sepoltura di piccoli gruppi o clan familiari.
In questa fase si seppelliscono i defunti in tombe di tipo "a cista", realizzate con 4 lastre di
pietra disposte verticalmente ai lati di una fossa a pianta rettangolare. In alcuni casi, al posto
di una delle lastre, viene costruito un muretto di rivestimento (rubble masonry). Il piano di
deposizione è generalmente costituito dalla roccia naturale.
Sono documentate sepolture multiple e a volte nella stessa fossa vengono realizzati due
livelli separati.
Il corredo è costituito da contenitori ceramici a superficie scura polita (Dark Burnished Ware)
accanto a produzioni in ceramica comune. Le forme della Dark Burnished ware
comprendono in prevalenza un tipo di ciotola con orlo semplice arrotondato, o leggermente
ispessito internamente e arrotondato, con presa orizzontale a bastoncello al di sotto dell'orlo
o sulla parete. Ugualmente diffuse pissidi circolari e le padelle cicladiche, dei contenitori a
vasca bassa e base circolare, con un'ansa ad arco disposta orizzontalmente al lato della
vasca. Questo tipo di ceramica decorata a incisione con motivi geometrici, in particolare
spirali correnti e campitura a tacche e triangoli. La padella più diffusa in questa fase, nota
come Kampos Type, è caratterizzata dal motivo ricorrente della stella centrale circondata da
una fascia di spirali.
Ampliamente attestata la manifattura della pietra e del marmo cicladico. I contenitori in
marmo in questa frase sono di tre tipi principali: ciotole a vasca bassa e parete curva,
compresa orizzontale a bastoncello; bicchieri a base piatta e corpo cilindrico o leggermente
svasato a corpo tronconico; ollette su alto piede.
La produzione di piccola statuaria in marmo vede tre tipi di figure antropomorfiche in contesti
funerari:
1. Tipo schematico: il più diffuso, caratterizzato dalla riduzione essenziale delle forme
umane ("idoletti a violino"). Realizzato in marmo ma anche lavorando ciottoli levigati
naturalmente.
2. Tipi Louros e Plastiras: Uno sviluppo nella rappresentazione della figura umana.
Vengono sommariamente indicati gli arti superiori (Louros: abbozzati orizzontalmente
all'altezza delle spalle, Plastiras: schematizzata la posizione delle braccia sul ventre).
L'origine della seconda categoria è stata discussa e le ipotesi si dividono tra chi sostiene che
il tipo Louros sia un'evoluzione delle forme "a violino" e chi sostiene che si tratti della sintesi
di tipi precedenti. Nel tipo Louros i caratteri sessuali sono raramente esplicitati virgola
mentre le figurine Plastiras presentano in simile percentuale figure maschili e femminili.
Le comunità dell'Antico Bronzo I sono capaci di una rete di relazioni commerciali a medio
raggio: sono testimoniati contatti con le culture continentali dell'AE I, e dell'AM. Le relazioni
più intense sono documentate con la costa occidentale della penisola anatolica, in
particolare la diffusione di tipi analoghi di architettura funeraria presuppone stretti contatti fra
le Cicladi e la Caria.

Apogeo cicladico. Sviluppo della cultura di Keros-Syros nell’AC II


La documentazione è più ampia. In particolare, indagini sistematiche nei abitati preistorici di
Ayia Irini, a Keos, e di Skarkos, a Ios, e a Keos, Melos e Syros.
I modelli di occupazione sono due:
1. Modello a insediamento sparso (dispersed settlement pattern)
2. Modello a insediamento accentrato (nucleated settlement pattern)
Il primo modello è attestato a Melos, con un paesaggio insediativo caratterizzato da piccoli
centri rurali sparsi, abitati per 3/4 secoli da nuclei di pochi gruppi familiari.
Il secondo modello è centrato su una gerarchia di insediamento, caratterizzata da centri
maggiori per dimensione e occupati per più tempo. La densità di popolazione per area è
molto inferiore e il paesaggio caratterizzato da ampie aree rurali non insediate. Sembra più
diffuso nelle isole maggiori (Paros, Naxos) ed è ben documentato ad Ayia Irini, a Keos.
Ognuno di questi centri è associato a un’area funeraria fuori dalle mura. La Necropoli di
Chalandriani a Syros conta oltre 600 tombe. Si tratta di sepolture singole all'interno di vari
tipi di tombe: tomba a cista; nuovi tipi di tomba a fossa, rettangolare o circolare, caratterizzati
da strutture murarie a secco di sostegno, in alcuni casi "a mensola".
Quanto all'architettura domestica, i dati provengono da Skarkos e Ayia Irini: unità abitative a
pianta rettangolare realizzate con tecnica muraria a secco e pietre sbozzate regolarmente.
La produzione ceramica è in continuità con la fase precedente:
1. Dark Burnished Ware: introduzione di nuova tecnica a impressione con stampi a
matrice in legno che si affianca alla decorazione incisa. Nuovi motivi decorativi come
cerchi concentrici, campitura a triangoli (Kerbschnitt) emotivo a spirali. Nelle padelle
Syros Type si trovano motivi naturalistici come l'imbarcazione, a volte associata ai
genitali femminili (vd padella da Chalandriani)
2. Pattern-Painted Ware: Meno diffusi i tipi a decorazione dipinta, con dipintura chiara
su fondo scuro (light-on-dark); le forme più note sono ciotole su alto piede, pissidi
cilindriche e ollette con versatoio.
3. Urfirnis (o Solidly-Painted Ware): Classe a decorazione dipinta che presenta
superficie campita uniformemente in toni da nero a rosso scuro, variante della
Urfirnis continentale.
A parte si devono considerare i modellini di imbarcazione, che rappresentano tipi analoghi
alle raffigurazioni su ceramica. Si segnalano quattro esempi di terrecotte zoomorfiche che
rappresentavano ricci, rappresentati con ampi bacini sulle gambe. Questi sono collegati al
corpo cavo dell'animale, di modo che il liquido che esce dal versatoio all'altezza della bocca
venga raccolto all'interno del bacino sulle ginocchia.
Durante l'AE II si documenta una crescita della lavorazione della pietra per produzione di
vasellame e piccola statuaria antropomorfica. Per la manifattura di contenitori in pietra si
privilegia il marmo bianco cicladico, per realizzare ollette biconiche e coppe su alto piede,
più raro è l'Impiego di marmo grigio con venature. La clorite a toni grigio-verdastro scuri è
utilizzata per le pissidi cilindriche: la pietra morbida è facilmente lavorabile a incisione e più
adatta a realizzare decorazioni a rilievo geometrico (spirali, motivi curvilinei sovra incisi con
motivi a spina di pesce); a volte utilizzata per realizzare contenitori simili a strutture abitative
(modellino di "granaio multiplo" di Melos, con una piccola corte aperta quadrangolare a cui si
entra attraverso un ingresso coperto costituito da un trilithon e dalla quale si ha accesso a
sette grandi granai).
La produzione più significativa è la piccola statuaria antropomorfica, in particolare la figura
umana a braccia incrociate sul ventre (Folded Arms Figurine, FAF). Generalmente
femminile, presenta testa ovale o semi-ovale reclinata leggermente all'indietro, gli arti
superiori solvente, gli arti inferiori chiusi e separati da una semplice solcatura verticale; il
busto è più allungato nella variante Spedos (rettangolare), allargato nella variante
Dokathismata (trapezoidale). I piedi sono reclinati leggermente verso il basso. Sono state
rilevate tracce di dipintura con pigmenti rossi e blu con cui venivano restituiti dettagli
dell'ornamento personale (tatuaggi, oggetti di parure quali collane) ed elementi anatomici
(capelli, occhi, a volte bocca). Residui di analoghi pigmenti si trovano nelle ollette
miniaturistiche in Dark Burnished ware e in speciali contenitori tubolari in osso, provenienti
da contesti funerari. Questo ha suggerito che fosse diffusa la pratica di decorare con
dipintura il corpo del defunto; sarebbe quindi plausibile che le figurine FAF trovate in contesti
tombali possano essere "sostituti".
Altri 3 gruppi, meno comuni:
1. Figurine umane in azione (action figures), in prevalenza maschili nell'atto di compiere
azioni probabilmente legate alla sfera spirituale (arpisti, flautisti, guerrieri);
2. Gruppi (group figures);
3. Figure animali, in genere contenitori configurati con protomi teriomorfiche (ovini e
volatili).
La produzione di manufatti in bronzo cresce durante L'AC II: comincia lo sfruttamento
regolare di fonti di approvvigionamento specifico per il reperimento delle materie prime
metallurgiche. Il piombo e l'argento provengono dall'isola di Syphnos, il rame in parte da
Kythnos. Sono inoltre documentati scambi su medio e largo raggio, legati al commercio del
rame; lo sfruttamento del Laurion si accompagna alla creazione di una rete che collega
l'Anatolia occidentale costiera a Cipro (Anatolian Trade Network). L'inclusione delle culture
dell'AC II in questa rete è probabile. Le importazioni cicladiche sono documentate in contesti
continentali dell'AE II, i rapporti con i centri contemporanei dell'AM II sono confermati
dall'importazione e imitazione delle figurine FAF a Creta (Koumasa Type).

Le fasi finali dell’Antico Cicladico


La base dell'AC IIIA (o IIB o fase "Gruppo di Kastri") è caratterizzato dalla costruzione, in
alcuni siti-chiave, di strutture difensive fortificate. Il caso più noto è quello di Kastri, sull'isola
di Syros, dove l'abitato viene dotato di un sistema monumentale di fortificazioni. Tuttavia le
sepolture di questa fase sono tipologicamente indistinguibili da quelle della fase precedente.
La struttura difensiva consiste in due cinte murarie di cui l'esterna più irregolare, mentre
l'interno è dotata di 6 torrioni semicircolari; attraverso uno di questi si accede all'abitato, un
tessuto fitto di piccole unità abitative artigianali. All'interno di questi sono state ritrovate
installazioni (fornaci, crogioli, forme fusorie) tipiche di un atelier metallurgico. Vengono
ritrovate anche alcuni oggetti in metallo, tra cui due corte lame di spada e una punta di
lancia (slotted spearhead) di produzione anatolica. Le analisi hanno dimostrato che il bronzo
di Kastri è ricco in stagno, con percentuali caratteristiche della produzione metallurgica
anatolica (in particolare Troia II). Due siti fortificati anche a Panormos (Naxos) e Monte
Kynthos (Delo). Entrambe sono fornite di bastioni semicircolari. Le mura di questi centri
cicladici potrebbero rappresentare versioni ridotte, ispirate a modelli come le fortificazioni di
Troia I e II; oppure sono state paragonate a strutture diffuse in contesti coevi della Grecia
continentale. Fra queste sono da escludersi le fortificazioni di Kolonna (Egina), mentre più
frequenti i paralleli con quelle di Lerna IIA, dove tuttavia la presenza di materiali cicladici è
scarsa e poco indicativa.
La produzione ceramica vede l’introduzione di ceramiche modellate al tornio.
In una classe a superficie nera polita (Black Burnished ware), analoga alla Dark Burnished
ware di AC I-II, si realizzano pissidi cilindriche e teiere con versatoio, con decorazione
applicata e incisa a imitazione di corda. Richiama da vicino la ceramica Keros-Syros.
Innovativa è la classe a superficie polita sui toni del rosso-chiaro, rosso aranciato e, più
raramente, marrone giallastro. Prodotta in un repertorio ridotto di forme, tra i quali spiccano
per diffusione tankard monoansati (ciotole a due anse) e coppe a corpo conico allungato con
due anse verticali a sezione arrotondata, note come depas amphikypellon. Questa
produzione presenta affinità con le ceramiche dell'Anatolia occidentale, in particolare la
Yellow to Red.
I contatti stretti con contesti AE IIB in Eubea e Beozia e le forti affinità con la costiera
anatolica, hanno spinto i più a considerare le Cicladi come area di passaggio. In questo
quadro, la costruzione di centri fortificati potrebbe essere indicativa di una condizione
instabile di questo itinerario.

2. L’egeo nel Medio Bronzo fino al termine dell’Età Protopalaziale a


Creta

L’età protopalaziale a Creta: evidenze archeologico


La questione dell’origine dei palazzi
Secondo l'opinione tradizionale è con il MM IB che i 3 siti principali, Cnosso, Festòs e Mallia,
iniziarono ad assumere ruoli mi centri palaziali e la società cretese iniziò a raggiungere un
livello di organizzazione paragonabile alle contemporanee civiltà del Vicino Oriente. Tutti gli
studiosi concordano che la prima Età Palaziale terminò con la fine del MM IB.
Evans interpretò il complesso di Cnosso come la residenza di priest-kings e considero il
fenomeno da una prospettiva evoluzionista. Non riuscendo ad individuare dei precedenti,
dovete ammettere il sistema palaziale era stato introdotto dall'esterno. Altri studiosi hanno
ritenuto di individuarne i modelli architettonici nelle regioni orientali di alta civiltà, come quelli
di Alalakh e Ebla, in Siria. Un'attenzione particolare nei confronti dei palazzi mesopotamici
del XVIII secolo aC. Negli anni 70 del novecento, l'architetto Graham mostrò che le
somiglianze con i palazzi orientali erano del tutto generiche e Le affinità nelle planimetrie
sono scarse. I palazzi orientali erano il risultato di interventi successivi a partire da un
volume unico oppure formati da diverse unità giustapposte. Loro fulcro era la sala del trono,
mentre nei palazzi Cretesi lo era il cortile centrale.
Branigan e Warren hanno adottato un approccio gradualista, supponendo un processo
evolutivo graduale lineare. È stata sottolineata la continuità culturale tra il Neolitico finale e
l'AM I e gli antecedenti dei palazzi. Anche Renfrew li considera un fenomeno interno al
mondo cretese, come conseguenza dell'olivicoltura e della viticoltura all'inizio del III
millennio, che avrebbero favorito l'emergere di autorità locali (chieftains) e avrebbero
determinato la comparsa dei palazzi come centri di redistribuzione regionali. La teoria
gradualista fu messa moderatamente in crisi dall'interpretazione di Whitelaw del sito di
Myrtos e dalle esplorazioni a Vasikilì, che dimostrarono che questi siti dell'AM II non
possono essere considerati antecedenti diretti dei palazzi.
Cherry nel 1983 ha criticato il modello evoluzionista, e ha proposto quindi un'interpretazione
“rivoluzionaria” del fenomeno: esso sarebbe da mettere in relazione con un momento di
discontinuità nel processo storico, una sorta di quantum leap. Più recentemente anche
Watrous annegato che l'origine dei palazzi derivi da un processo graduale. Il "salto
qualitativo" sarebbe stato determinato dalla ripresa dei rapporti tra Creta e il Vicino Oriente,
dopo il periodo instabile dell'AM III. Grazie alle influenze orientali sarebbe stato introdotto
nell' Egeo il concetto di regalità.
È stata, però, nuovamente rivolta una particolare attenzione ai periodi antecedenti all'età
Protopalaziale e si è giunti alla conclusione che la comparsa dei primi Palazzi risalga
perlomeno al MM IA. Alcune delle loro caratteristiche risultano attestate fin dall'AM II-III,
facendo anche supporre l'emergere di autorità centrali con funzioni amministrative e
l'esecuzione, in aree aperte, di cerimonie collettive caratterizzate dal consumo di cibi e
bevande. Secondo le teorie più aggiornate le trasformazioni che portarono alla civiltà
palaziale avrebbero quindi le radici nella competizione tra i gruppi elitari dell'Età
Prepalaziale.

Le funzioni dei palazzi nell’Età Protopalaziale


A Cnosso e Mallia i resti delle epoche successive si sovrappongono stratigraficamente a
quelli Protopalaziali e quindi è difficile ricavarne un quadro accurato. Facendo riferimento al
sito di Festòs è possibile comunque individuare una linea di continuità con l'Età
Neopalaziale per quelle che potrebbero essere definite “funzioni palaziali”, anche se
recentemente alcune di queste sono state messe in discussione ed i palazzi sono stati
considerati asetticamente court buildings.

I palazzi come complesso architettonico monumentale


I palazzi sorsero nelle aree in cui erano situati stanziamenti prepalaziali. È necessario
riferirsi principalmente a Festòs, poiché è il meglio conservato ed è verosimile che Cnosso e
Mallia siano stati costruiti sugli stessi canoni architettonici. Esso sorge al limite di un pianoro
che domina la Messarà e che dà sul lato nord sul monte Ida e la grotta di Kamares. I resti
protopalaziali dimostrano che una vasta città si estendeva attorno al palazzo fin dall'Età
Protopalaziale. La sua fondazione risale agli inizi del MM IIB, anche se la facciata a ortostati,
la sistemazione del cortile occidentale e altre opere sono databili agli inizi del MM II.
All'epoca della loro fondazione i palazzi quindi costituivano dei grandi complessi
monumentali costruiti con tecniche architettoniche sofisticate. La loro costruzione
rappresenta l'espressione di un controllo politico esercitato da un élite dominante, poiché
erano necessari diversi fattori: pianificazione edilizia, controllo di maestranze specializzate e
una notevole organizzazione per il reperimento dei materiali. Fin dall'Età Protopalaziale i
palazzi appaiono già come complessi architettonici multifunzionali, dalle facciate
monumentali ed ambienti e quartieri disposti attorno a un cortile centrale. Sul lato
occidentale c’era un’area non edificata, di notevole importanza anche sul piano religioso.
A Festòs il palazzo più antico è meglio conservato perché, quando venne costruito il
secondo, la facciata fu arretrata verso oriente e il complesso più tardo si sovrappose solo
alla parte centrale del primo; le strutture protopalaziali a quel punto furono ricoperte da uno
strato di calcestruzzo che le sigillò, preservandole, e consentì a Pernier di distinguerle. Nel
corso del periodo MM IB-IIB il complesso palaziale fu oggetto di modifiche e subì diverse
distruzioni, la più grave delle quali avvenne nel MM IIB, poco prima che un ulteriore
distruzione mettesse fine all'età protopalaziale.
Il palazzo vero e proprio era un complesso monumentale costruito su terrazze e concepito
unitariamente. Sul lato occidentale erano presenti tre corti pavimentate disposte su livelli
diversi (Cortile Superiore, quello occidentale e Cortile Inferiore) ma l'unità architettonica può
raggiunta solo nel MM IIIB, quando le costruzioni su piani distinti furono collegate. La
facciata presentava un unico allineamento, ma era movimentata da recessi, tipici
dell'architettura palaziale minoica. La base della facciata era formata da una fila di ortostati,
le parti superiori da pietre più piccole e mattoni crudi, ricoperti da uno strato di intonaco.
L'importanza del cortile occidentale è sottolineata dall'Area Teatrale, la struttura a gradini
che lo delimitava sul lato nord, e dalle vie processionali; sul lato meridionale erano presenti 4
grandi cavità circolari (kouloures) che delimitavano la terrazza. Il palazzo ha due ingressi
principali: uno nella congiunzione tra il settore nord-occidentale è quello sud-occidentale,
dove la via processionale si immetteva nel cortile centrale; uno più a sud. Addossate alla
facciata c'erano numerose piccole stanze. A nord-est dell'area palaziale erano situate delle
stanze, parzialmente ricoperte dal Secondo Palazzo, che forse costituivano un altro sistema
d'accesso. In quest'area era forse situato l'archivio, perché vi sono state trovate iscrizioni
geroglifiche e il famoso "disco di Festòs". Il complesso protopalaziale era caratterizzato da
un cortile centrale pavimentato risalente al MM IIA-B, individuabile dai pochi resti di un
colonnato. Degli stucchi dipinti costituivano un antecedente diretto alla decorazione parietale
dell'Età Neopalaziale.
Il palazzo di Cnosso sorse a pochi chilometri dal mare, sulla collina di Kefala, in un'area che
disponeva di risorse idriche, boschive, e abbondante materiale da costruzione. Esso era il
punto focale di una vasta città (75-112 ettari). Il Primo Palazzo fu costruito nel periodo MM
IB-IIA e non fu mai completamente rimpiazzato da una struttura nuova, nonostante
numerose distruzioni. Le aree dei due palazzi grossomodo si corrispondono. Fu costruito
attorno a un cortile centrale orientato in senso nord-sud; presentava un cortile occidentale
con tre larghi posti circolari (kouloures); l'aria magazzinale principale era nel settore
occidentale. La facciata aveva già un carattere monumentale con sporgenze e rientranze.
Non è noto il nome antico del centro di Mallia. Si differenzia perché era poca distanza dal
mare, in una pianura costiera chiusa da montagne. Del complesso palaziale più antico si
conosce ben poco: era simile a quella del Secondo Palazzo, dato che sarebbero già stati
presenti elementi come i due cortili principali, i magazzini nel settore nord-occidentale e in
quello orientale ed occidentale; nell’ala occidentale erano probabilmente presenti stanze di
rappresentanza con pavimenti stuccati, dato che da lì provengono spade di accurata
manifattura.
Non abbiamo certezze riguardo all'esistenza del palazzo di Zakros in epoca protopalaziale.

Il palazzo come centro di attività religiose


A Creta non esistevano templi monumentali come quelli del Vicino Oriente. Fin dall'età
protopalaziale nel cosiddetto Quartiere My di Mallia sono attestate le stanze che Evans
definì di tipo "bacino lustrale", dette anche adyton, verosimilmente connesse a cerimonie
religiose. Si tratta di un vano di piccole dimensioni situato al di sotto del livello del pavimento
a cui era collegata una scala piegata ad angolo retto. Questo ambiente tuttavia non era
adatto al contenimento di acque, in quanto mancavano sistemi di drenaggio.
Le principali informazioni sui luoghi di culto provengono da Festòs. Un piccolo santuario,
costituito da 5 stanze ognuna probabilmente con una funzione specifica, era situato in
prossimità del limite settentrionale della facciata occidentale. Nell'ambiente principale
c'erano una banchina litica, una tavola per offerte fissa e un focolare. Si ritiene che banchine
nelle altre stanze fossero connesse con attività relative alla macinazione del grano,
conservazione dei liquidi e lo stoccaggio. Un po' più a sud c’era una seconda area di culto
costituita da tre gruppi di stanze impiegate per preparazione e stoccaggio e per lo
svolgimento di rituali.
I riti pubblici si svolgevano presumibilmente nei cortili. Le vie processionali sono raffigurate
anche nell'affresco di Cnosso che Evans chiamò Sacred Grove and Dance, che dimostrano
lo svolgimento di danze rituali nei cortili occidentali. Possibile un rapporto tra le vie e le
kouloures: grandi cavità circolari dalle pareti rivestite in pietra, oggetto di numerose
interpretazioni. Poco probabile siano granai perché ipogeiche, e mancanti di malte idrauliche
isolanti. Si può scartare anche l'ipotesi che fossero cisterne. Evans ipotizzò fossero pozzi di
scarico riempiti di rifiuti, ma sono costruite con troppa accuratezza. Hitchcock ha ipotizzato
che fossero utilizzate per contenere delle granaglie per periodi brevi, per delle funzioni
simboliche relative alle cerimonie del raccolto. Poiché nell'affresco Sacred Grove and Dance
compaiono alcuni alberi allineati in modo analogo alle kouloures, potrebbero essere state
delle grandi aiuole.

I palazzi come centri economici ed amministrativi


I palazzi minoici svolgevano funzioni economiche come lo stoccaggio, la produzione e il
consumo, il controllo sugli scambi anche con aree extra insulari.
L'attività di stoccaggio è testimoniata dalla presenza di vaste aree magazzinali. Anche a
Festòs diversi magazzini erano concentrati nell’ala occidentale, e soprattutto nella parte
meridionale di questa era presente una notevole quantità di ceramica di alta qualità. Anche a
Cnosso una buona parte dell'ala occidentale era occupata da magazzini.
Si suppone l'esistenza di un'organizzazione burocratica e amministrativa che soprintedesse
ai movimenti dei beni da e verso il palazzo. Il ruolo del palazzo come centro redistributivo in
quest'epoca è stato però recentemente messo in discussione.
Nel quartiere My di Mallia sono presenti strutture databili al tardo MM IB o antico MM II, nelle
quali venivano praticate attività di carattere "palaziale". La cosiddetta Cripta Ipostila era un
edificio semisotterraneo, suddiviso in 5 ambienti e collegato a un'area aperta detta Agorà. A
questa epoca si datano anche due edifici in mattoni da cui provengono testimonianze di
attività cerimoniali e amministrative; come il palazzo subirono una distruzione alla fine del
periodo protopalaziale. Dell'Edificio A sono da segnalare gli ambienti nel settore nord-
occidentale, un complesso costituito da un pozzo di luce, un'anticamera con due colonne e
una stanza con un bacino lustrale. Sono presenti in questa zona dei polythira, sistemi di
porte multiple affiancate, elemento che sarà caratteristico dell'Ntà neopalaziale. Al secondo
piano dell'edificio doveva essere situato un ufficio o un archivio, come suggeriscono i
ritrovamenti di tavolette iscritte, 'medaglioni' e cretule. Anche l'edificio B ha restituito tracce
di un attività amministrativa. Difficile capire se il Quartiere My era sottoposto al Palazzo o era
un'entità indipendente.

I palazzi come centri residenziali


Non esiste alcun dato archeologico a sostegno dell'interpretazione tradizionale dei palazzi
come luoghi di residenza di singole autorità centrali (i priest-kings di Evans), ma c'è qualche
indicazione circa la presenza di settori in cui le attività lavorative potevano combinarsi a delle
funzioni abitative. A Festòs sono ben conservati vani del settore meridionale dell'ala
occidentale, in corrispondenza del Cortile Inferiore, dove c'era l'accesso principale al
quartiere. Si è discusso se queste strutture, caratterizzate dall'uso di tecniche edilizie in
pietra, e mattoni crudi, appartenessero a tre distinte fasi abitative oppure se, più
probabilmente, la sua articolazione a tre piani sia il risultato di un unico progetto costruttivo.
Diversi oggetti quotidiani sono stati rinvenuti in stanze residenziali e botteghe artigianali.
A Cnosso alcune basi di colonne nell'area orientale, che diventerà il Quartiere Residenziale
in Età Neopalaziale, lasciano presupporre l'esistenza di sale a colonne, e forse anche aree
pavimentate: possibile che a quest'epoca fosse già un area residenziale.
In sostanza pare che in quest'epoca i palazzi fossero più luoghi riservati a cerimonie
collettive che residenze di élite dominanti.

Monastiraki e gli altri siti protopalaziali principali


Il grande centro di Monastiraki, fondato nel MM I e abbandonato prima della sua distruzione
con il fuoco nel MM II, controllava la valle di Amari e la via di comunicazione tra la Messarà
e la costa NO dell'isola. Spicca un complesso amministrativo a due piani formato da oltre 60
stanze, che alcuni hanno identificato come un palazzo. Nella terrazza inferiore nord sono
stati scavati dei magazzini rettangolari con pithoi e in quello soprastante una sala
monumentale con grandi colonne che si apriva su un cortile occidentale pavimentato; nel
settore sud-orientale stanze per lo stoccaggio. Da segnalare il ritrovamento di 700 cretule
che originariamente erano conservate al piano superiore e che confermano la natura
amministrativa del sito. Viste le analogie con Festòs è possibile che abbiano avuto rapporti
diretti.
Un complesso 'palaziale' (Building AA), costituito da una vasta struttura a pianta rettangolare
organizzata intorno a un cortile centrale, è stato trovato a Kommos, mentre nei livelli
sottostanti l'ala occidentale del complesso neopalaziale di Galatàs (Creta centrale) sono
stati identificati 8 ambienti appartenenti a un edificio protopalaziale che presentava stucchi
dipinti di colore rosso e blu. A Petràs, nel settore orientale dell'isola, era presente un
complesso interpretabile come un piccolo Palazzo dell'Età Neopalaziale, ma ma alcune parti
appartengono all'epoca precedente. Forse si erano già praticate attività amministrative, data
la presenza di un 'archivio' del MM II, barre di argilla e noduli che presentano iscrizioni
geroglifiche.

Le tombe e i luoghi di culto protopalaziali


Molte tombe dell'Età Prepalaziale continuarono a essere usate. Tra quelle costruite ex novo
troviamo la tomba di Kamilari, una tholos con ricchi corredi ceramici a breve distanza da
Festòs. Edificata nel MM IB, aveva una camera sepolcrale dal diametro di ca 11m, chiusa da
una copertura a cupola in pietre, e un accesso con un massiccio architrave. Anche a Creta
orientale c'è una continuità di tradizione nell'uso di tombe a camera e house tombs. Tra le
innovazioni del periodo si devono segnalare diverse tombe a camera nell'area di Cnosso,
una tipologia che troverà la sua massima diffusione nel TM. Durante il MM si sviluppano
pratiche funerarie come le sepolture in contenitori di terracotta come pithoi e larnakes, che
avranno notevoli sviluppi.
In quest'epoca divenne periodica la frequentazione di luoghi di culto extraurbani, come i
santuari delle vette (peak sanctuaries) e le caverne sacre, anche se molti di questi siti
raggiunsero la loro massima importanza in età neopalaziale. I santuari delle vette erano
situati alla sommità di alture relativamente accessibili, per cui si ritiene che un fattore
determinante nella scelta sia stata la vicinanza ai palazzi e centri abitati, per rispettare il
principio della 'intervisibilità'. Da ricordare il santuario sulla vetta del Monte Jouktas, in
rapporto con Archanes e Cnosso, e quello di Petsofàs, associato a Palaikastro. Il palazzo di
Festòs sembra essere stato legato alla grotta di Kamares, sul Monte Ida, spesso visibile dal
palazzo. Fin dal 1894 la caverna è stata identificata come un importante luogo di culto
minoico. I reperti ceramici abbracciavano un arco cronologico dal Neolitico fino oltre l'Età
Neopalaziale, ma la gran parte dei ritrovamenti risaliva a vasellame MM, appartenente alla
classe che prese il nome dalla grotta.
All'Età Protopalaziale si data la ricostruzione della enigmatica struttura di Chrysolakkos, a
nord di Mallia, assunte un aspetto ancor più monumentale con una facciata a ortostati e
un’area pavimentata.

La produzione artigianale
Le prime attestazioni dell’uso del tornio risalgono al MM IB, ma in una prima fase la nuova
tecnica affiancò la fabbricazione a mano. L'innovazione permise di realizzare vasi di piccole
e medie dimensioni di ottima qualità. Rappresentano la classe ceramica protopalaziale che
prende il nome dalla grotta di Kamares.
La decorazione parietale è documentata solo a Festòs e nell'abitato di Mallia, da frammenti
monocromi di Stucchi dipinti virgola tracce di composizioni figurate. Con il periodo
protopalaziale si sviluppa una fiorente produzione di lucerne e vasi in pietra di varia forma, in
particolare tazze carenate e semisferiche e ollette con beccuccio. Si segnala anche il
ritrovamento di frammenti di una figura in terracotta di altezza eccezionale (70cm) in un
edificio di culto situato in un santuario delle vette vicino Kastelli. Anche la glittica presenta
progressi dovuti all'uso di trapani e altri strumenti particolari. Nel MM IA i sigilli in avorio di
ippopotamo iniziano a divenire più rari, per cui nell'età protopalaziale si utilizzano pietre dure
come il diaspro, cristallo di rocca, l'ametista, e la cornalina. Particolarmente diffusi divennero
i prismi a tre o quattro facce e i sigilli discoidali con foro trasversale, molto dei quali
presentavano una decorazione a carattere naturalistico, animali, esseri umani e insetti. Si
devono ricordare le oltre 300 cretule rinvenute nel Vano XXV del Palazzo di Festòs, quasi
tutte ottenute da sigilli con facce circolari. Oltre a una serie di motivi quali spirali, intrecci e
archi, presentano figurazioni più naturalistiche, come i cosiddetti animali in 'galoppo volante'
o il cosiddetto 'Genio minoico'.
Attenzione particolare per le oreficerie. Oltre al famoso pendente delle api da Mallia, è
probabile che siano opera di artigiani minoici i gioielli d'oro del cosiddetto 'tesoro di Egina',
acquistati dal British Museum alla fine dell'800 come reperti di un deposito tombale. Questi
monili includono il pendente del 'Signore degli Animali': raffigura una figura maschile con
orecchini e braccialetti che indossa il tipico kilt minoico e una sorta di copricapo a
pennacchio; il personaggio poggia forse sopra un'imbarcazione di papiro e sorregge due
uccelli dal lungo collo. I migliori confronti provengono dall'Egitto. Secondo alcuni è possibile
che esemplari simili rinvenuti in Egitto provengano da botteghe specializzate di Mallia.
Sempre a Mallia vengono prodotte sofisticate armi da parata. Un pugnale che presenta un
manico rivestito in lamina d'oro con inserzioni in pasta colorata o in pietra è stato scoperto
nel Quartiere My. Nell'area del palazzo sono state rinvenute le prime lunghe spade del Tipo
A, una tipologia tipicamente minoica che rimarrà in uso fino al Periodo delle Tombe a Fossa
di Micene. In un'altro esemplare, il pomello della spada era ricoperta da una lamina d'oro
decorata in repoussé con la figura contorta di un acrobata.

I rapporti tra Creta e le altre città dell’Egeo


Sostanziale sviluppo dei rapporti con le altre aree dell'egeo. Manufatti protopalaziali, tra cui
vasi di kamares, vengono ritrovati in alcuni centri ME del Peloponneso. Tre rotte principali:
Creta occidentale-Peloponneso meridionale (Citera); Creta-Thera/Melos/Ceo (Cicladi del
West String)-Argolide/Attica (miniere del Laurion)/Egina; Creta-Karpathos/Rodi/Cnido-
Samo/Mileto. A Rodi fu individuato un pavimento di terra battuta sul quale poggiavano
oggetti come vasi di tipo domestico, un coperchio di serpentina, etc. È stato supposto che
siano le testimonianze di un insediamento minoico in epoca contemporanea all'età
Protoalaziale minoica. Grazie agli studi di Niemeir è possibile comprendere il ruolo di Mileto
nei rapporti con minoici e micenei. Per quanto concerne l'Età dei Primi Palazzi,
particolarmente significativo il rinvenimento di ceramica di Kamares nei livelli del Medio
Bronzo di questo sito, in abbinamento a vasellame di tipo minoico non decorato. Non si può
escludere una presenza stabile di minoici a Mileto, presupposto per le intense relazioni
dell'Età Neopalaziale.

I contatti con il Mediterraneo orientale


Cipro, facente parte della via marittima dello Eastern String, assume importanza nel corso
del II millennio per via dei suoi ricchi giacimenti rame. L'area più attiva dei rapporti concreta
è il settore centro-settentrionale: una tazza in ceramica Kamares proviene dalla cosiddetta
tomba del Navigante della Necropoli di Karmi.
In diversi siti dell' area siro palestinese, come Ugarit, Beirut, Babylon e Hazor, sono state
trovate ceramiche minoiche di epoca protopalaziale. Questi ritrovamenti non sono cospicui,
ma importanti perché forniscono conferme archeologiche alle informazioni testuali sulla
circolazione di prodotti di lusso di origine minoica nel Mediterraneo Orientale.
Particolarmente significativi alcuni documenti dell'archivio del palazzo di Mari, sul Medio
Eufrate, databili a un'epoca corrispondente all'età protopalaziale. Si legge il nome di una
regione detta Kaptara (Kaftor, biblico e Keftiu, egiziano) che sarebbe Creta, da cui
proverebbero due oggetti donati dal re siriano ad altri signori mesopotamici.
In un'altra tavoletta si fa riferimento a un mercante cretese che acquistò dello stagno.
Per quanto riguarda l'Egitto, nella glittica protopalaziale compare un essere fantastico
ispirato alla dea egiziana Taweret. A Cnosso viene scoperta la parte inferiore di una
statuetta egiziana del Medio Regno, probabilmente lasciata a modo di ricordo da una
delegazione ufficiale egiziana. Un buon numero di vasi di Kamares è stato rinvenuto in
diverse località della Valle del Nilo.

La fine dell’Età Protopalaziale


Il periodo conclusivo dell'età protopalaziale, alla fine del MM IIB, è caratterizzato da
distruzioni, particolarmente evidenti a Festòs e Mallia, ma anche a Cnosso. Secondo molti
sarebbero state causate da terremoti, particolarmente distruttivi nella Creta centro
meridionale. Furono accompagnate da numerosi incendi e ad essi è imputabile la cottura
accidentale delle cretule e la conservazione dei depositi geroglifici. D'altronde il verificarsi di
un evento sismico in tutta l'isola è improbabile, quindi altri studiosi hanno ipotizzato
l'intervento umano. Per assenza di tracce archeologiche, non si possono ipotizzare invasioni
esterne, per cui bisogna immaginare dissidi interni determinati dalla rivalità tra palazzi. Tutti i
centri danneggiati vennero ricostruiti e nessun cambiamento si riscontra nel periodo
immediatamente successivo.

L’Età Protopalaziale a Creta: scritture e amministrazione


L’origine della scrittura
La scrittura è attestata nell'Egeo solo dopo il 2000 a.C., con la nascita dei primi Palazzi
minoici.
Da un lato troviamo un utilizzo della scrittura volto a perfezionare il sistema amministrativo;
dall'altro, un utilizzo pratico solo secondario rispetto a un gusto artistico. Questo forse spiega
l'evoluzione di due sistemi scrittori, il geroglifico cretese e la Lineare A. Entrambi i sistemi
sembrano riallacciarsi sia alle pratiche di sigillatura dell'età dell'Antico bronzo, che alla
cosiddetta Formula di Archanes, attestata su sigilli datati genericamente al periodo di
transizione fra Antico Bronzo e Medio Bronzo, ma forse risalenti con precisione al Medio
Bronzo IA.

La formula di Archanes
Costituita da una serie di simboli rappresentati in una stessa sequenza sia su 4 sigilli
rinvenuti nel 1965 nella Necropoli di Archanes, che su altri tre sigilli, due da tombe,
rispettivamente da Gouves e da Moni Odigitria. Costituisce la più antica attestazione di
scrittura Egea. Simboli: doppia ascia; seppia; seppia; mano/uccellino (042, 019, 095, 052).
La formula è quindi un prototipo per la scrittura geroglifica, il cui supporto primario sono i
sigilli, ma la formula è ben attestata sulle cosiddette 'tavole di libagione' in Lineare A. Questa
scrittura non è quasi mai su sigillo quindi possiamo ipotizzare che la formula sia un prototipo
anche di Lineare A.

Il geroglifico cretese

La scrittura
La tavola dei segni standardizzati distingue su Due Colonne separate, disegni presenti sui
sigilli e quelli sui documenti di archivio - i primi a carattere decorativo, i secondi a carattere
più corsivo. Si tratta di una struttura sillabica di tipo semplice, quasi esclusivamente
composta da sillabe aperte. Ai 96 sillabogrammi si aggiungono i logogrammi (23 nuovi segni
+ 10 identici ai segni sillabici), simboli che indicano una categoria di oggetti. Seguono i
klasmatogrammi, 9 segni per le frazioni, di valore incerto, e gli aritmogrammi (4 numeri:
unità, decine, centinaia, migliaia). Inoltre gli stiktogrammi, semplici simboli divisori, senza
valenza scrittoria. Insegne sillabici sono stati enumerati seguendo un ordine che parte da
persona e parti del corpo umano, per arrivare ai segni lineari, con 17 categorie.
I simboli individuati come sillabe sono raggruppate in gruppi disegni che vanno da un
minimo di 2 a un massimo di 6 segni, verosimilmente parole. Non c'è una direzione
predefinita di scrittura. L'uso di logogrammi, frazioni e numeri, questi tipici dei documenti su
argilla ma non dei sigilli, confermano l'uso della scrittura nell'apparato amministrativo.
Almeno i prodotti agricoli venivano registrati, mancano tuttavia logogrammi riferiti ad animali
(bestiame o pellame), essere umani (manodopera) o recipienti.
Le vere e proprie iscrizioni in geroglifico cominciano ad apparire dopo l'inizio del periodo
protopalaziale, MM IB-MM IIA.

I supporti
S Sigilli
Il materiale più usato sono diversi tipi di pietra, raramente metallo e avorio, probabilmente
anche il legno e l'argilla. I sigilli avevano forme diverse, ma prevalgono i prismi a 3 e 4 facce,
non necessariamente tutte scritte. Si tratta di sigilli a stampo. La maggior parte è stata
ritrovata fuori contesto, la maggior parte in contesti tombali poiché, in quanto bene di lusso,
veniva sepolto con il proprietario. Solo un sigillo proviene da un'area esterna a Creta, a
Citera.
I Impronte di sigillo (impresse su argilla)
Apposte su supporti diversi:
1. Su cretule (direct sealings): pezzetti di argilla piatti di forma irregolare, usate a
garanzia di chiusura. Erano molto fragili quindi improbabile che gli oggetti che si
giravano fossero movibili, probabilmente oggetti confinati nei magazzini.
2. Su nodules: palline di argilla modellata in diverse forme, o con scanalature sul retro o
con uno o due fori in cui doveva passare una cordicella (carbonizzata). La forma più
comune è il cosiddetto crescent. Le cordicelle erano fissate intorno a un supporto
che poteva essere mobile.
3. Su rondelle (roundels): dischetti di argilla che presentano impronte di sigillo lungo il
bordo, supporto tipico della Lineare A. In geroglifico è attestata una sola rondella, di
Petra.
4. Su vasi e pesi da telaio: solo 4 vasi con impronte incise sull'ansa e un peso discoide.
H Documenti d’archivio (su supporti in argilla)
Documenti d'archivio dalle forme più diverse. Fra di essi si possono includere anche i
nodules, perché supporti di iscrizioni aggiuntive.
Questi documenti erano probabilmente conservati in appositi archivi, purtroppo spesso sono
stati rimossi. È possibile distinguerli in due tipi principali:
1) Documenti che accompagnano i prodotti, una specie di bolle di accompagnamento:
a) nodules (Ha), oltre al sigillo un breve testo inciso, probabilmente riferito al
prodotto
b) medaglione (He), oggettini in argilla piatti, meno circolari, con una
protuberanza forata dal quale passava una cordicella; iscritti generalmente su
entrambe le facce, presentano tracce di sigillatura. Forse documenti contabili
di tipo consuntivo, etichette. Dopo l'arrivo delle merci venivo raccolti in
archivio. Supporto epigrafico esclusivo delle amministrazioni che usano il
geroglifico
2) Documenti scritti nel luogo di arrivo dei prodotti, 'contrassegni' che registrano i singoli
arrivi oppure resoconti amministrativi:
a) coni (Hd), cappucci in argilla con breve testo inciso, che probabilmente
registra la merce arrivata e conservata di magazzini; anch'essi espressione
dell'amministrazione geroglifica;
b) tavolette (Hg-i), resoconti amministrativi, che attestano la consegna di merci,
il loro immagazzinamento, e la suddivisione al personale. Non siamo in grado
di tradurle, ma possiamo dedurne l'utilizzo. In realtà le tavolette (Hi) sono ben
poche e si tratta piuttosto di lamine (Hf) a due facce e di barrette (Hg, a tre
facce e Hh, a quattro facce), caratterizzate da un foro laterale, quindi
venivano appese.
Y Altri documenti
1. Una tavola di libagione (Ya), un blocco di pietra calcarea su cui è incisa una lunga
iscrizione, dall'aspetto di un grossolano prisma triangolare
2. Iscrizione incise su vasi (Yb)
3. Una iscrizione dipinta sui vasi (Yc)
I vasi sono soprattutto 'vasi Chamaizi', chiamati così perché il primo fu ritrovato nella località
omonima. Sono piccoli, dal corpo globulare, provenienti da varie località di Creta, ma solo
quelli di Mallia presentano segni in geroglifico. 4 di essi portano un gruppo di segni di 4
unità, probabilmente di tipo amministrativo.

I luoghi di ritrovamento
Cnosso: ‘deposito geroglifico’ all’interno del palazzo, scoperto e scavato all’inizio del 1900
da Evans. Datazione incerta (MM II-III)
Malla: documenti ritrovati sia nel palazzo - ‘deposito geroglifico’ datato al MM II, scavato
dalla missione francese - che nel Quartiere My, datato al MM IIB, scavato ugualmente dalla
missione francese. Ritrovamente nello stesso deposito di documenti in Lineare A, a
dimostrare la coesistenza dei due sistemi di scrittura.
Petràs (Siteia): sito scavato dal 1985 dai greci. L’archivio fu scavato nel 1996/7: documenti,
caduti dal primo piano, per il contesto rappresentato da abbondante ceramica, sono databili
al MM IIB. Interessante il ritrovamento di una rondella, supporto ritrovato fino ad ora solo per
i documenti in Lineare A, che porta inciso il numero 1.
A questi siti si aggiunge Festòs, che presenta un’unica tavoletta, e Kato Syme, con una
lamina frammentaria a due facce.
Di recente nel santuario delle vette di Vrysinas nel 2011 è stata rinvenuta la prima iscrizione
geroglifica nell’area occidentale di Creta, un sigillo prismatico a 4 facce. Al di fuori di Creta
hanno trovato parte della formula di Archanes a Mikro Vouni (Samotracia).

Osservazioni conclusive
Basso numero di documenti: circa 400 oggetti, dei quali la metà è costituita da sigilli o
impronte di sigilli. Probabilmente il sigillo è il primo supporto per la scrittura geroglifica, forse
non a scopo amministrativo ma come testimonianza di un bene di lusso che contribuisse a
un inserimento dei Minoici fra le potenze del Vicino Oriente. Ipotizzabile che il sistema di
scrittura geroglifico attestato nel quadrante N e NE di Creta fosse nato, come sistema
amministrativo, proprio a Festòs.
Ancora irrisolta la questione del perché i Minoici usassero due sistemi di scrittura diversi.
Alcuni ipotizzano l’uso del geroglifico per oggetti artistici, e la Lineare A per amministrazione.
Ma almeno per un periodo le due scrittore coesistono come strumento burocratico. Non
credibile l’ipotesi di due popolazioni. Soltanto il 20% dei segni sillabici del geroglifico
appaiono nella Lineare A, mentre logorammi, klasmatogrammi e aritmogrammi si rivelano
molto simili. Da un lato è possibile escludere la filiazione della Lineare A dal geroglifico,
dall’altro si conferma un grande influsso reciproco.
All’inizio del Periodo Neopalaziale (già nel MM III), la Lineare A comincia a soppiantare il
geroglifico per rimanere l’unico sistema amministrativo scritto per tutto il Tardo Minoico I.

Le più antiche attestazioni in Lineare A


Si riteneva che i più antichi documenti in lineare A fossero quelli rinvenuti nel 1953 nel primo
palazzo di Festòs, databili al MM IIB. Nel 1992 viene rinvenuto nella casa sud-occidentale di
Cnosso un frammento databile al MM IIA, riconducibile a una tavoletta in lineare A.
Le tavolette di Festòs ci permettono di ricostruire l'evoluzione della lineare A e del suo uso
amministrativo. Si tratta di una trentina di tavolette che presentano segni di lineare A in
forma arcaica, e possono definirsi gli archetipi di questa scrittura usata in tutti gli archivi del
Tardo Minoico I.
Analisi delle tavolette PH 11, PH 8a, PH7a pg 125.

Due aspetti del sistema amministrativo: cretule e tavolette


Questo sistema di registrazioni completa un sistema più semplificato che veniva
rappresentato dalla cretula cui era apposto il sigillo, Tale sistema di controllo, che si
aggiunge a un sistema di semplice chiusura o apertura di oggetti, è documentato soprattutto
a Monastiraki. In un locale di pochi metri quadrati sono state ritrovate centinaia di cretule,
che presentano ciascuna da 1 a 26 impronte di sigillo, applicate originariamente soggetti
dislocati in varie zone dei magazzini. Una volta tolte dal luogo di origine servivano da
strumento di controllo, conservate per un certo periodo testimoniavano le operazioni
eseguite. Un uso più complesso delle cretule di Monastiraki è solo ipotetico: cioè che esse
rivelino, attraverso la quantità delle impronte identiche impresse sulla stessa cretula, il
numero delle operazioni eseguite, e non solo l'identità del funzionario che aveva prelevato il
bene.
La lineare A si affianca questo sistema di controllo e nasce proprio come scrittura a scopo
amministrativo. È stato ipotizzato che il geroglifico cominci ad avere una valenza
amministrative in una seconda fase, un'ipotesi tutta da dimostrare. Di fatto, già al sorgere del
Periodo Neopalaziale la lineare A prevale, forse perché nata per questo scopo, forse perché
la scrittura geroglifica in ambito amministrativo, non più sorretta da sigilli, viene
progressivamente ridimensionata. Durante tutto il periodo neopalaziale la scrittura geroglifica
scompare nell'uso amministrativo il sigillo scritto sembra mantenere solo un ruolo di
"memoria storica".

L’età del Medio Bronzo in Grecia


I caratteri generali del periodo ME
L'inizio del ME si colloca intorno al 2100-2000 avanti Cristo, mentre per il suo periodo
terminale bisogna tener conto delle differenti datazioni proposte per la distruzione vulcanica
di Thera, una data alta nel 1700, una bassa nel 1600. Mentre il ME I e II è relativamente
poco noto, maggiore attenzione è stata rivolta alle fasi più tardi del ME, ma al momento
attuale non possiamo più separare nettamente il ME III dal TE I, per cui si preferisce parlare
di ME III-TE I.
Il quadro abitativo del ME mostra un numero di siti di gran lunga inferiore rispetto all'AE II,
ma nel ME III si registra un notevole incremento dei centri abitati. Si trattava in genere di
villaggi le cui basi economiche erano rappresentate da agricoltura e allevamento. Alcuni
insediamenti, come Malthi, Peristeria e Pilo in Messenia, erano protetti da mura di
fortificazione. A Lerna, in continuità con le abitazioni dell'AE III, le case ME, sia rettangolari
che absidali, erano del tipo a megaron: costituite da due o tre stanze, ingresso ubicato in
uno dei lati brevi, dove il prolungamento dei muri lunghi formava delle ante e un piccolo
portico.
Le necropoli extramurarie entrarono in uso dal ME in poi, ma la maggior parte erano situate
nelle aree abitate. La maggior parte erano sepolture a fossa o entro ciste litiche. Fino alla
fine del periodo queste contenevano un solo defunto in posizione che contratta, è un
corredo costituito da pochi oggetti. Nel periodo delle tombe a Fossa iniziarono a diffondersi
tombe di maggiori dimensioni con deposizioni in posizione distesa è una maggiore varietà di
corredi. Un tipo particolare di sepoltura collettiva era il 'tumulo', un basso cumulo di terra
racchiusa da un muretto circolare, al cui interno erano ricavate tombe a cista ed a pithos.
Questi erano particolarmente comuni nel Peloponneso occidentale (Elide e Messenia), ma
anche in Attica, Argolide, Locride e Focide. Le altre tombe di tipo nuovo, concepita
espressamente per il riuso, come quelle a fossa, a tholos e a camera, comparvero nel tardo
ME o nella transizione ME/TE.
La classe materiale più innovativa, fin dall'inizio del ME, è rappresentata dalla ceramica. La
cosiddetta 'Ceramica Minia' - che prende il nome da gli scavi di Schliemann a Orcomeno,
patria del re Minyas - è rappresentata da vasi realizzati con argilla e piuttosto fini e
caratterizzati da superfici monocrome, lucidate a stecca. Si distinguono in diverse varietà
(Minia Grigia, Nera o Argiva, Rossa e Gialla) a seconda del colore ma i loro repertori non
differiscono. Prevalgono le forme aperte, quali tazze biansate, coppe su piede e kantharoi,
che derivano direttamente da quelle della Grey Burnished Ware dell'AE III. La Minia Grigia
era particolarmente diffusa nella Grecia centrale, anche nel Peloponneso. La Black o Argive
Minyan, diffusa nel Peloponneso settentrionale, spesso presentava una decorazione con
festoni incisi, mentre la Red Minyan si trova in Attica, Beozia, Egina, e Cicladi settentrionali.
La Minia Gialla, che prende il nome dalla superficie chiara, è ben documentata in contesti
del tardo ME II/III del Peloponneso NO, in particolare le tombe del Circolo B di Micene.
L'altra classe ceramica, la Matt-Painted, è caratterizzata da decorazione dark-on-light
eseguita con vernici a base di manganese, che in cottura rimanevano opache. È verosimile
che le terre ceramiche dipinte cicladiche abbiano esercitato una forte influenza nella
produzione iniziale, viste le somiglianze nell'uso di vernici opache, nel repertorio delle forme
e dei motivi decorativi. Presenta soprattutto forme chiuse. Per buona parte del ME
presentarono motivi decorativi di tipo geometrico lineare, mentre quelli curvilinei e più rare
decorazioni a carattere naturalistico comparvero nella produzione più raffinata (Fine Matt-
Painted) del ME III, dalle maggiori influenze cicladiche e minoiche.

Kolonna e lo sviluppo dei commerci eginetici


Per tutto il ME, Kolonna a Egina rimase un centro primario dal punto di vista commerciale.
Data l'assenza di segni di distruzione, non è chiaro il motivo per cui nella fase di Kolonna VII
(inizi ME) gli abitanti decisero di modificare le fortificazioni: il vecchio muro esterno fu
conservato, ma rinforzato con un'altra linea di difesa più arretrata. Successivamente
(Kolonna VIII) furono aggiunti dei muri di rinforzo al muro principale. Con Kolonna IX (tardo
ME) la parte orientale dell'abitato è estesa al di fuori della cinta muraria e difesa da un'altra
cortina difensiva esterna. La città continua a esistere anche nel periodo finale del ME
(Kolonna X), mentre l'ultimo periodo della storia del villaggio (Kolonna XI) abbraccia tutta la
seconda metà del secondo millennio, nonostante le tre ricostruzioni.
La ceramica dei depositi di Kolonna VII-X sono connesse strettamente a quelle cicladiche,
nonostante la stretta aderenza al repertorio ME. Sono comunque distinguibili per la
presenza nell'argilla di pagliuzze di mica (forse biotite) gialla (Gold Mica Fabric). Questa
caratteristica è riscontrabile particolarmente nei vasi da mensa e da conservazione (grandi
pithoi, anfore e hydrai) della classe Matt-Painted, oltre che nelle tazze coppe di tipo Minio
che a Egina sono spesso caratterizzate da un rivestimento di colore rosso lucido (Red-
slipped and Burnished). La presenza della mica gialla è evidente anche nelle argille più
grossolane dei vasi da cucina. Un'altra caratteristica sono i cosiddetti "marchi da vasai",
segni incisi o impressi vicino alla base dei vasi. È stato possibile quindi appurare che, nel
corso del periodo che va dal ME fino al TE IIA, le ceramiche egineti che furono distribuite nei
principali siti interni e costieri delle regioni circostanti il Golfo Saronico. Questo è da mettersi
in relazione con la spiccata vocazione marinara dell'isola, confermata dal ritrovamento ad
Egina di grandi pithoi su cui erano raffigurate lunghe imbarcazioni.
Particolarmente interessante è una tomba del ME II che rivela un livello di ricchezza che non
ha paralleli. Spesso descritta come una tomba a fossa, deve essere considerata una tomba
costruita, tanto non è stata individuata alcuna cavità che la includesse, una copertura di
legno isola va lo spazio al di sopra del defunto. Questo, un giovane di circa 23 anni,
indossava un diadema d'oro e aveva un corredo che comprendeva un buon numero di armi.
Spicca un coltello da parata decorato con delle testine d'oro di cinghiale applicate sulla
spalla della Lama. Circa 80 zanne di cinghiale erano state applicate sulla calotta di un elmo.
In un angolo della tomba c'era il suo corredo ceramico: a parte vasi locali non significativi,
comprendeva diverse brocche e una tazza con decorazione light-on-dark e dark-on-light di
possibile importazione cicladica, e anche una Zara con beccuccio a ponticello in ceramica di
Kamares del MM II.

Kastri a Citera e le Lustrous Decorated Wares


Un certo numero di vasi caratterizzati da una decorazione lucida (Lustrous Decorated
Wares) erano diffusi in un'area tra Laconia e l'Argolide fin dall'inizio del ME. Presentavano
un rivestimento completo con una vernice lucida, a base di ferro, di colore variabile dal
bruno al nero, decorati in tecnica light-on-dark con bande o altri motivi in bianco opaco, color
porpora oppure in entrambi. Sia le forme che gran parte delle decorazioni ricordano le
ceramiche light-on-dark del MM, ma non essendomi noi che devono essere definite
minoicizzanti. Il loro luogo di produzione non è definito, ma è verosimile che sia Citera, dove
almeno dal MM IA era presente una colonia minoica. La ceramica TM IA di Citera permise la
trasmissione al continente delle influenze minoiche, tramite la mediazione di Haghios
Stefanos, le quali furono determinanti per la nascita della produzione vascolare micenea del
TE I.

L’età del Medio Bronzo nelle Cicladi


I caratteri generali: contesti e periodizzazione
La periodizzazione dell'età del Medio bronzo è definita su base ceramica e basata sul sito di
Phylakopi a Melos. Barber defininì Melian Sequence la cronologia cicladica di questa fase.
I documenti sembrano indicare un progressivo accentramento della popolazione in estesi
centri abitati. I caratteri dell'architettura funeraria e domestica non segnano un gap evidente
con la fase finale dell'Antico Bronzo; le strutture fortificate, già documentate, sono
completamente e sistematicamente diffuse nel Medio Bronzo.
Il sito di riferimento rimane Phylakopi, con l'abitato della cosiddetta Second City. A Pariokia,
a Paros, è documentabile una continuità di occupazione dell'area da parte dello stesso
insediamento. Ad Ayia Irini, a Kos, l'insediamento del Medio Cicladico (Period V e VI) risulta
costruito sopra quello dell’Antico Bronzo dopo una fase di abbandono (Period III), che
dovrebbe seguire la controversa fase dell’AC IIIA (o IIIB). Lotti consistenti di materiali del
Medio Cicladico sono documentati in contesti più tardi ad Akrotiri, a Thera, dimostrando,
possibilmente, l’esistenza di un abitato di MC al di sotto del successivo strato (distrutto
dall’eruzione). Indagini di superficie a Mikre Vigla, a Nasso, hanno suggerito la presenza di
insediamenti riferibili a questa fase.

La produzione ceramica
Le evidenze derivano dalla Seconda Città di Pylakopi e da Ayia Irini a Keos (Period IV).
Due classi principali:
● Dark Burnished Ware: presenta toni marroni-nerastri o rosso scuri, raramente rosso
brillanti, e presenta superficie polita; le forme più comuni sono ciotole a parete curva
con orlo introflesso, olle a corpo cilindrico e goblet su alto piede; contatti evidenti con
la produzione matura della ceramica minia.
● Cycladic White ware: nota già da lotti contemporanei dell'Antico Cicladico III a
Phylakopi e Akrotiri; in quest'ultimo sito risulta più diffuso lo stile geometrico
(Geometric Style); questa classe presenta argilla color camoscio chiaro a impasto
semi-depurato, la dipintura è a toni nerastri, o marroni scuri; i motivi decorativi sono
lineari, l'origine di un repertorio detto Early Curvilinear Style, nel quale compaiono
figure naturalistiche e creature fantastiche. Per esempio ciotole a vasca bassa
(panelled cups) decorate internamente con una metopa figurata, insieme alle ollette, i
due tipi più diffusi.

Medio Cicladico Finale


Le evidenze derivano dalla Seconda Città di Pylakopi e da Ayia Irini a Keos (Period V). Le
due classi principali rimangono in uso, con caratteri di novità sul piano tecnologico e
decorativo.
La Dark Burnished Ware presenta attenzione minore alla levigatura, e viene
progressivamente sostituita da una produzione analoga ma tecnicamente inferiore, la cui
politura superficiale è sostituita da un trattamento con vernice scura opaca.
La Cycladic White Ware vede sia una riduzione della qualità che sviluppo di nuovi temi
decorativi. Il Later Curvilinear o Naturalistic vede elementi floreali, usati come riempitivi, e
una predilezione per motivi lineari come la spirale. Questi elementi hanno suggerito una
relazione con le produzioni cretesi del MM III, in particolare la presenza di ciotole carenate.
A questa fase risale anche la classe dipinta su fondo scuro Red on Black ware, i cui primi
esempi risalgono all'inizio del Medio Cicladico. Questa produzione combina elementi
caratteristici delle due classi principali: Il campo decorativo è caratterizzato da elementi
lineari e curvilinei, prevalentemente bande e cerchi concentrici, in vernice rossa e superficie
levigata, contornati e associati a motivi riempitivi sempre con pittura rossa.

4. L’apogeo della società minoica

Il periodo neopalaziale a Creta: le evidenze archeologiche


Il profilo storico
Il periodo neopalaziale è l'epoca di Massimo splendore della civiltà minoica. L'età dei
secondi Palazzi inizio dopo le d'istruzioni alla fine del MM IIB e si estese dal MM III alla fine
del TM IB. Il MM III sembra una sorta di periodo di transizione tra primi e secondi palazzi,
durante il quale ci si dedicò alle opere di restauro. Diversi aspetti culturali del MM II
continuarono a mantenersi vitali, per cui non si rileva alcuna marcata frattura culturale.
Tuttavia scomparvero alcuni tratti distintivi del periodo protopalaziale: La scrittura geroglifica
cedette il passo alla lineare a, le tombe circolari vennero abbandonate e iniziarono ad
affermarsi nuove forme di sigillo, come quella lenticolare e amigdaloide. È assodato che i
palazzi principali e tutti i centri abitati di rilievo acquisirono la loro forma definitiva nel corso
del TM I, rimane difficile distinguere gli sviluppi architettonici tra il TM IA e TM IB.
Nel corso del TM I la storia di molti centri è ancora caratterizzata da fasi di costruzione e
distruzione. Alcuni di questi eventi forse sono imputabili all'eruzione di Thera, che può
essere assegnata una fase molto avanzata del TM IA. L'entità degli effetti delle eruzioni e
oggetto di dibattito. Alcuni studiosi ritengono che abbia causato gravi danni nel settore
orientale dell'isola, forse abbinati anche a una carestia. Altri invece pensano che gli effetti
negativi sono stati di minore entità e che anzi una leggera ricaduta di cenere nel settore nord
orientale sia stato benefico per l'agricoltura.
Il successivo periodo TM IB sembra aver avuto lunga durata. Il quadro non è del tutto
omogeneo, ma si possono rilevare dei sostanziali sviluppi in molti centri abitati. Si può
ritenere che alla fine dell'età neopalaziale l'isola abbia continuato a essere prospera e aperta
ai contatti.

Le caratteristiche generali dei palazzi


La struttura generale dei Quattro Palazzi principali dell'Età Neopalaziali (Cnosso, Festòs,
Mallia e Zakros) presenta dei significativi elementi comuni. Nel TM IA avevano raggiunto
l'aspetto di una massa monumentale compatta, con quartieri disposti attorno a un cortile
centrale (a parte Zakros) dall'orientazione nord-sud. L'ala occidentale comprende luoghi di
culto, magazzini e sale di rappresentanza, ed è considerata la più importante, anche perché
presenta una facciata monumentale su un'ampia Area Aperta lastricata. La ricostruzione dei
locali presenti al primo piano di questo settore, il cosiddetto piano nobile, tutto congetturale.
Gli elementi architettonici più comuni sono le sale caratterizzate dai polythyra, cioè sistemi di
porte multiple a doppio battente affiancate e separate da pilastri lignei. Vengono considerate
funzionali al controllo di illuminazione e ventilazione.
Segue il cosiddetto bacino lustrale, un piccolo vano a pianta quadrata o rettangolare situato
al di sotto del livello del pavimento di un'altra stanza, a cui era collegato tramite una corta
rampa a l. Le pareti erano rivestite con lastre di gesso, pietra intonacata o stucco e in alcuni
casi decorate con affreschi. Probabilmente usati in occasione di funzioni cerimoniali,
nonostante l'idea di Evans che venissero usati in riti di purificazione, mancano di sistema di
scarico delle acque.
Anche le cosiddette cripte a pilastri (pillar crypts) sono attestate nella l'occidentale dei
palazzi, oltre che in altri edifici cretesi. Si tratta di stanze buie, a pianta quadrata o
rettangolare, il cui soffitto era sorretto da uno o più pilastri di calcare o di arenaria, che
spesso presentavano dei segni incisi. Secondo alcuni studiosi sarebbero state magazzini,
pur sempre collegate ad aree sacrali, ma si ritiene generalmente che fossero luoghi di culto,
anche perché l'oscurità li accomuna alle grotte sacre.
Le quattro funzioni principali del palazzo erano: monumentale, religiosa, economico-
amministrativa, residenziale.

Funzione monumentale dei palazzi


Il palazzo di Cnosso, sulla collina di Kefala, si estendeva per un'area di 150x130 m. La
maggior parte dei resti trovati da Evans risalgono al MM III e TM IA. Il fulcro del palazzo era
il cortile centrale. Attorno ad esso una labirintica sequenza di ambienti uniti da un intricato
sistema di corridoi. Inoltre il complesso si articolava su terrazze poste a livelli diversi.
Il palazzo di Festòs, dopo una distruzione causata da forti terremoti verso la fine del MM IIB,
venne ricostruito, ma un secondo terremoto nel MM IIB causa la distruzione definitiva del
Primo Palazzo. Le rovine furono ricoperte da uno spesso strato di calcestruzzo, ma nel MM
IIIA si fece un tentativo di ricostruzione e le kouloures vennero probabilmente riempite. Alla
fine del MM IIIA un nuovo terremoto causa nuove distruzioni. Il sito del palazzo perse
d’importanza durante il TM IA, durante il quale fu costruita la Villa Reale nella vicina Haghia
Triada. Venne nuovamente ricostruito all'inizio del TM IB, e poi distrutto da un terremoto
accompagnato dal fuoco alla fine del periodo. Il Secondo Palazzo venne ad occupare 7 km
quadrati. Presentava un orientamento nord-sud mentre i quartieri situati intorno al cortile
erano articolati su due livelli principali.
Il palazzo di Mallia sorgeva al limite di una pianura poco estesa ma molto fertile. Presentava
una pianta piuttosto semplice, il cui elemento centrale era il cortile. Il periodo MM III rimane
poco noto, ma il nuovo Palazzo è stato probabilmente costruito in una fase tarda del MM IIIB
o una antica del TM IA; vista la rarità dei manufatti databili al TM IB, è possibile che sia stato
distrutto nel tardo TM IA/antico TM IB.
Il palazzo di Kato Zakros, il più piccolo e l'ultimo essere scoperto, era ubicato in prossimità
del mare, in un’insenatura al limite orientale di Creta. Era caratterizzato dal cortile centrale,
ma non orientato nord-sud a causa della morfologia della zona. Difetta di un cortile
occidentale e della corrispondente facciata monumentale, ma presenta, nel settore orientale,
una grande cisterna circolare e due stanze con sorgenti. La città circostante fiorì in entrambe
le età palaziali, ma la costruzione del Palazzo sembra risalire al periodo neopalaziale.

Il cortile occidentale e la facciata principale


L'importanza dei cortili occidentali è già stata evidenziata, ma nei tre palazzi più grandi essi
rappresentavano un elemento di separazione tra il palazzo e la circa circostanze.
Sia a Cnosso che a Festòs era presente una struttura a bassi grandini che Evans definì
“area teatrale”. A Festòs, all'inizio dell'Età Neopalaziale, sia il palazzo che la nuova facciata
furono ricostruiti spostandoli verso oriente. Il piano del cortile occidentale, con il sistema
delle vie cerimoniali e delle kouloures, fu ricoperto da una nuova pavimentazione. Da questa
ristrutturazione fu interessata anche l'area teatrale, che costituiva un elemento di
separazione tra i vari livelli del cortile e che aveva la funzione di accogliere un elevato
numero di partecipanti. In entrambi i palazzi in Età Neopalaziale le scalinate assunsero una
forma a L.
Le facciate occidentali dei palazzi risultavano il fronte principale dei complessi architettonici.
A Cnosso questa era costituita da un basso plinto sporgente di conci calcarei su cui
poggiavano alcune file di blocchi quadrati, in calcare locale, posti verticalmente (ortostati); a
loro volta essi sostenevano un muro in mattoni crudi con rinforzi di travature lignee. La
lunghezza complessiva della facciata era 60 m, ma va sottolineato il sistema di sporgenze e
rientranze. Si ritiene che dalle sale del Piano Nobile sovrastanti i magazzini fosse possibile
affacciarsi sul cortile occidentale, ma non tutti sono d'accordo. Secondo la recente
interpretazione di Hagg, il corpo più avanzato della facciata occidentale sarebbe stato
occupato da una grande sala, formando una sorta di struttura tripartita con le altre due
stanze. Il salone principale si sarebbe aperto sul cortile con una grande finestra, che
avrebbe avuto una funzione analoga alle ‘finestre delle apparizioni’ egiziane, permettendo
all'elite palaziale di mostrarsi alla folla. Il lato occidentale dei palazzi minoici deve quindi
essere considerato un fronte appositamente concepito per offrire una vista dominante sul
cortile occidentale e sulla città.
La monumentalità della facciata è particolarmente evidente a Festòs. La tecnica edilizia
prevedeva 4 filari di ortostati coperti da un sottile strato di intonaco, a sostegno di una
struttura muraria costituita da grandi pietre irregolari, argilla e travature lignee. La facciata si
distingue per la presenza dell'imponente Propileo Occidentale, costituito da una scalinata
monumentale da cui si accedeva a una sequenza di ambienti caratterizzati da colonne e
pilastri. C'è un’evidente discrepanza tra il Propileo e l'angusto passaggio che dall'angolo
sud-orientale di un pozzo di luce consentiva di scendere nella zona dei magazzini e poi nel
cortile centrale.
A Mallia la parte inferiore della facciata era formata da grandi blocchi di arenaria locale,
poggianti su uno zoccolo leggermente sporgente.

Gli accessi al palazzo


L’ingresso principale del palazzo non era situato nella facciata occidentale, ad eccezione di
Festòs. A Cnosso gli ingressi erano nei lati settentrionali e meridionali, anche se un altro
ingresso importante si trovata nel limite meridionale della facciata occidentale. Quest’ultimo
presentava un piccolo portico, che precedeva un’ampia entrata con una colonna centrale (da
cui si accedeva a un lungo corridoio), denominato il “Corridoio delle Processioni”, a causa di
un affresco a carattere processionale dell’Età Palaziale Finale, che percorreva l’angolo sud-
occidentale del palazzo con andamento a “L”. Proseguendo si arrivava al Propileo
Meridionale, un complesso ad “H” composto da due sale divise da una parete con un’ampia
porta e, tramite una scalinata monumentale, si poteva salire al Piano Nobile. L’ingresso del
lato settentrionale era situato in corrispondenza della strada pavimentata (Royal Road), che
portava alla città. Attraversata da una grande sala a pilastri, una stretta rampa a cielo aperto
consentiva di accedere al cortile centrale, fiancheggiata sul lato occidentale da una specie di
loggiato decorato da un affresco a rilievo con una scena di tori. Un altro ingresso all’angolo
sud-occidentale del palazzo, dove una scala con portico (Stepped Portico) consentiva di
salire alla sommità della collina prima di rimanere inutilizzata agli inizi dell’Età Neopalaziale.
A Mallia gli ingressi principali erano sui lati brevi del complesso palaziale. Dal lato
meridionale si poteva accedere dall’angolo sud-orientale del cortile centrale, ma c’era un
altro ingresso nel settore nord-orientale, in corrispondenza della strada lastricata che
portava alla cosiddetta ‘Agorà’ e al mare. A Zakros l’accesso al palazzo avveniva tramite la
porta di NE, che portava al porto.

Il cortile occidentale
Essendo il punto più importante del Palazzo, è possibile (secondo Graham) che fossero stati
costruite a partire dal cortile centrale. Di norma era orientato N-S e i lati erano in genere in
rapporto 2:1. Le corti centrale di Cnosso, Mallia e Festòs presentano dimensioni abbastanza
simili, mentre quella di Zakros è più piccola. A Mallia la corte occupa ⅕ dell’area palaziale.
La loro funzione era di separare e tenere in comunicazione le due ali dei palazzi, che inoltre
da loro prendevano la luce. Spesso erano lastricate e le facciate interne ben curate. Per
esempio, a Festòs sulla facciata della grande sala (Vano 25) davanti al corridoio dei
magazzini due pilastri fiancheggiavano una colonna ovale; a Mallia un’ampia scalinata
portava al Piano Nobile. Secondo Graham la presenza di scanalature e segni incisi lungo i
lati dei cortili centrali, da lui interpretati come tracce di barriere mobili, potrebbero dimostrare
giochi con i tori all’interno dei palazzi. Una piattaforma ubicata nell’angolo nord-occidentale
del cortile di Festòs sarebbe stata utilizzata da acrobati per saltare sui tori, ma gran parte
della documentazione iconografica sembra suggerire che le ‘taurocatapsie’ si svolgevano in
ampi spazi aperti. Probabile invece che nei cortili si svolgessero cerimonie a carattere
religioso, come si può dedurre dal Grandstand Fresco di Cnosso.

La funzione religiosa dei palazzi


La presenza di luoghi di culto è unanimemente riconosciuta e risulta evidente anche dagli
ambienti dell’ala occidentale di Festòs. Anche nell’Età Neopalaziale le aree di culto
risultavano concentrate nelle aree occidentali, come si desume soprattutto da Cnosso, dove
ci sono ambienti riservati a pratiche religiose dal MM IA fino all’Età Palaziale Finale. Durante
l’Età Neopalaziale, due gruppi di ambienti a scopo religioso si affacciano sul cortile centrale,
separati fisicamente dalla scalinata con la colonna centrale che collegava il Piano Nobile e la
corte.

L’area cultuale meridionale di Cnosso


L’area di culto a sud della scalinata era in rapporto con il cortile centrale tramite una serie di
porte affiancate. Il fulcro era la facciata del ‘Tempio Tripartito’, ricostruito da Evans sulla
base della struttura tripartita al centro del cosiddetto ‘Affresco del Podio’ (Granstand Fresco).
In questa pittura miniaturistica databile al MM III-TM IA o TM IA egli ritenne fosse
rappresentata una cerimonia nel cortile centrale di Cnosso. Per passare dal cortile centrale
all’area di culto si scendevano alcuni bassi gradini fino ad un’anticamera con una banchina
sul lato settentrionale. Proseguendo verso occidente, tramite un polythyron, si accedeva a
due pillar crypts affiancate, al centro delle quali era presente un pilastro con l’incisione di
una doppia ascia. A quella orientale erano collegati due stretti magazzini. A nord
dell’anticamera si accedeva a due ambienti di tipo magazzinale orientati E-O. Al di sotto del
pavimento del vano settentrionale dei ‘Depositi del Tempio’ (Temple Repositories) furono
trovate due grandi ceste litiche, diversi oggetti di uso cultuale tra cui le famose ‘dee dei
serpenti’ e altri manufatti in faiance. A S-O dell’anticamera furono trovati 24 vasi in pietra di
Età Neopalaziale, la metà dei quali erano costituiti da rhyta di vario tipo, di cui tre a testa di
leone. Al ‘Santuario Tripartito’, ad oriente del tempio, era associato un deposito di cretule,
spesso raffiguranti divinità femminili. Da notare il collegamento tra il complesso culturale e il
lungo corridoio che fiancheggia i magazzini dell’area occidentale del palazzo, perché
potrebbe indicare un collegamento tra la funzione religiosa e quella di conservazione delle
derrate alimentari.

Il complesso della ‘Sala del Trono’ di Cnosso


Il gruppo di stanze in prossimità dell'angolo nord-orientale della capitale del palazzo ha il suo
fulcro nella cosiddetta sala del trono. È verosimile che in in età neopalaziale avesse una
funzione culturale. Vi si accede scendendo dei bassi scalini dal cortile centrale e passando
attraverso un polythyron di quattro porte collegato a un anticamera. La stanza ha il
pavimento lastricato è una lunga banchina addossata alla parete meridionale: È possibile
che un trono ligneo fosse situato al centro delle due banchine della parete settentrionale.
La sala del trono vera e propria e ad occidente, e prende il nome da un sedile di pietra con
un'altra spalliera a profilo ondulato posto al centro della parete settentrionale, fiancheggiato
da banchine in pietra. Altre banchine erano addossate alla parete occidentale e al parapetto
di fronte al trono, il quale separava la sala da un bacino lustrale. La presenza di quest'ultimo
sembra confermare il carattere culturale dell'ambiente. La decorazione parietale di questo
ambiente era costituito da due coppie di Grifoni raffigurate hai entrambi i lati del trono e della
porta di collegamento con le stanze più interne. Tramite questa, secondo evans, si entrava
in due piccoli Vani denominati santuario interno, collegati ad altre stanze tra cui magazzini e
cucina. La ricostruzione di Evans è stato oggetto di notevoli discussioni. E gli ho dato il
complesso della sala del trono al TM II, cioè il periodo successivo alla fine dell'età
neopalaziale, ma gli studi successivi hanno dimostrato che la storia di questa area culturale
Inizia già nell'età protopalaziale, anche se l'anticamera, la sala principale, il bacino lustrale e
i Vani di servizio sono attribuibili all'età neopalaziale. Nel periodo miceneo il complesso
venne modificato: Chiusura dei collegamenti interni, per cui la sala principale di venire
accessibile solo dal cortile centrale; fu rimosso il polythyron, riempito il vaccino lustrale; la
sala del trono assunse l'aspetto di un ambiente politico.
Il fulcro di questo complesso culturale era costituito dalla sala del trono ed al bacino lustrale.
Se i riti prevedevano un'ampia partecipazione, la fase pubblica della cerimonia si svolgeva
forse nell'anticamera, visibile dal cortile centrale. Dato che esisteva un percorso di accesso
in diretta la sala del trono, tramite una porta sul lato settentrionale dell'ala nord occidentale
del palazzo, è possibile che all'interno del Santuario interno si effettuasse una cerimonia di
preparazione e vestizione di un personaggio eminente, che sopraggiungeva poi
segretamente attraverso il percorso interno. Le due coppie di Grifoni forniscono forse una
sorta di legame simbolico tra la porta di accesso alla sala e il trono in pietra. Quindi forse era
una cerimonia di Epifania divina. Possibile che una sacerdotessa impersonasse una divinità,
perché era spesso rappresentata nella glitta minoica.

Le aree culturali degli altri palazzi


A Mallia l'area culturale principale era in una zona corrispondente a quella di cnosso, ma dal
cortile centrale si accedeva un'area pavimentata chiamata loggia, in cui sono state rinvenute
due basi di colonne, forse usate come altari o tavole per libagioni. Nella parte interna dell'ala
occidentale era situata una pillar crypt. Anche a festòs il centro religioso di età neopalaziale
era situato al centro della l'occidentale, mentre a zakros, sempre nella l'occidentale, era
presente un piccolo complesso cultuale con un bacino lustrale.

La funzione economico-amministrativa dei Palazzi


Tutti i palazzi erano la sede principale di un'economia centralizzata, in particolare stoccaggio
dei risorse agricole, registrazione produzione e consumo di beni di lusso.
Il ritrovamento dei magazzini, in genere nelle ali occidentali, conferma l'attività di accumulo
dei risorse agricole. Sono stanze di forma e dimensioni variabili, in genere disposte in serie e
servite da un unico corridoio. Al loro interno giare e grandi pithoi che consentivano lo
stoccaggio delle derrate. Per la conservazione dei cereali erano usati i silos.
A Cnosso, il settore dei magazzini è costituito da una ventina di stanze, disposte in senso
est-ovest. Ogni cellula poteva ospitare tra i 30 e i 40 pithoi. Solo in questo palazzo erano
presenti anche delle ciste o kaselles, cassette litiche infossate sul pavimento e ricoperte da
coperchi di pietra. Erano foderate con piombo e protette da un intercapedine di terra rossa
prestata dall'umidità. Forse venivano utilizzate come casseforti.
Nell'ala occidentale di Festòs c'erano magazzini simili a quelli di Cnosso, però disposti in
senso nord-sud. Il corridoio iniziava in un ambiente denominato l'anticamera dei magazzini.
Anche a Mallia la principale zona magazzinale era dietro la facciata occidentale, e costituita
da magazzini disposti come quelli di Cnosso. Più a sud sono stati trovati 8 silos; inizialmente
identificati come cisterne, poiché al centro presentano pilastri di sostegno della copertura,
sono stati riconosciuti come depositi di granaglie o altri cereali. Il complesso orientale
sembra essere connesso alle attività di spremitura di olive e conservazione distribuzione
dell'olio in quanto i pavimenti di questi magazzini presentano delle canalette per la raccolta
di questo.
A Zakros, vista la scarsità di risorse del territorio, lo stoccaggio era meno importante e i
magazzini erano dispersi nella la occidentale, e non disposti in serie.
Il palazzo rappresentava anche un centro di manifattura in cui venivano prodotti beni di
lusso. Erano quindi attivi gruppi di artigiani specializzati nella produzione di vasi in pietra,
sigilli, stoffe, ceramiche e altri manufatti di pregio. Sul piano archeologico, i loro ambienti di
lavoro possono essere individuati grazie a materie prime non lavorate, oggetti rimasti
incompleti, residui di lavorazione, attrezzi di lavoro o installazioni artigianali fisse. Le
botteghe erano concentrate in settori specifici. A Zakros nel TM IB l'intero settore
meridionale era occupato dal quartiere industriale, in cui venivano prodotti manufatti in pietra
e in bronzo, e per l'estrazione di essenze profumate. A Festòs nell'età neopalaziale spicca
una grande fornace a ferro di cavallo nel settore nord orientale del palazzo. A Cnosso le
botteghe artigianali erano disperse, ma è verosimile che alcune si trovassero nell'area
orientale, dove furono rinvenuti blocchi di pietre laconiche; un altro laboratorio poi identificato
sul piano nobile. Anche a Mallia ci sono evidenze di vari laboratori. Sicuramente diverse
strutture artigianali erano nelle immediate vicinanze dei palazzi: Per esempio a Cnosso
lungo la Royal Road sono stati rinvenuti tre forni.

La funzione residenziale dei palazzi


Non si può escludere che i palazzi minoici abbiamo svolto una funzione residenziale sia per i
detentori del potere sia per i funzionari delle diverse categorie che vi esercitano la propria
attività. Sono state considerate significative le grandi sale, dotati di servizi, che Graham
definì sale dei banchetti. Una notevole importanza avevano anche i quartieri residenziali,
ambienti particolarmente curati dal punto di vista architettonico e decorativo.

Le sale dei banchetti


L'esistenza delle sale dei banchetti è del tutto congetturale perché, secondo Graham,
sarebbero stati ubicate al primo piano. Si tratterebbe di grandi sale divisa in navate da 8 o
più colonne o pilastri.
Sempre secondo Graham la sala dei banchetti di Mallia era un grande ambiente servito da
due rampe di scale è caratterizzato da due file di quattro colonne. Situata nell'angolo nord-
occidentale, scienza questa sala si sarebbe trovata al di sopra del gruppo di ambienti
formato dalla anticamera e la stanza con 6 pilastri (Sala Ipostila). Anche a Festòs nelle
stanze al limite settentrionale del cortile centrale erano presenti delle basi di pilastri e dei
muri con ispessimenti, che indussero Graham a supporre l'esistenza di una sala dei
banchetti al primo piano. A Cnosso invece gli ambienti del lato settentrionale non presentano
gli stessi caratteri distintivi. A Zakros lo scavatore platon denominò Sala Dei banchetti una
stanza della l'occidentale, ma le sue caratteristiche non corrispondono al tipo canonico di
Graham. Situata al pianterreno, a sud della sala delle cerimonie, non era suddivisa in
navate. Ma era comunque caratterizzata da curate decorazioni pavimentali costituite da
strisce di stucco colorato, mentre le pareti presentavano un pregio di spirali e rosette in
stucco dipinto. Il vano denominato da platon sala delle cerimonie era suddiviso in un pozzo
di luce pavimentato con colonne su 3 lati e 2 spazi riservati, chiusi da polythyra. Una sala dei
banchetti più corrispondente ai canoni di Graham potrebbe essere ipotizzata al primo piano
del settore nord occidentale del palazzo.

I cosiddetti Quartieri Residenziali


A Cnosso, Festòs e Mallia compaiono gruppi di stanze simili nella pianta è che sembrano
essere un modulo fisso dell'architettura palaziale. Questi complessi vengono chiamati
quartieri residenziali ed erano situati in zone privilegiate del palazzo, pur non essendo in
comunicazione diretta con le sale dei banchetti. Questi quartieri sono accessibili solo da un
lato e il loro modulo in genere era costituito da un pozzo di luce, un'anticamera e una sala
separata da un polythyron. Inoltre essi si combinavano con un settore più privato, che era
unito alla sala da un corridoio a gomito e che includeva un bacino lustrale. I pavimenti erano
lastricati e le pareti decorate con pitture parietali.
Evans identifica il quartiere residenziale di Cnosso con il complesso del settore
settentrionale dell’ala orientale del palazzo. Una scala monumentale collegava il cortile
centrale sia con i piani superiori che con quelli sottostanti, e forniva l'accesso principale ai
cosiddetti appartamenti reali. Le stanze del complesso erano finemente affrescate e con
vista. Alla base della scalinata, dalla sala della colonnata, un corridoio conduceva alla Sala
della Doppia Ascia, un'ampia stanza rettangolare che Evans interpreta come parte
dell'appartamento privato del re, e che denominò così per i segni a doppia ascia incisi sulle
pareti. Il complesso abitativo del re quindi sarebbe stato costituito da un portico, un
polythyron, un pozzo di luce, secondo gli schemi della sala minoica. Pavimenti e pareti
erano ricoperti con lastre di gesso, mentre la decorazione parietale della Sala delle Doppie
Asce è costituita da una serie di scudi 8. Un trono ligneo fu collocato da Evans nel punto in
cui furono rinvenute le tracce di un seggio stuccato. Da questa sala si accedeva al megaron
della regina, un ambiente piccolo ma curato, con affreschi di ambito marino ('Affresco dei
Delfini') e scene con giovani donne danzanti. Evans attribuì a queste stanze una funzione
residenziale a causa della toilette e un piccolo vano interpretato come stanza da bagno.
È possibile che a Festòs un quartiere residenziale fosse ubicato nella mal preservata area
orientale, ma l’area più prestigiosa del settore orientale. In questa zona hanno trovato un
complesso caratterizzato dagli ambienti più raffinati dell'architettura minoica. I vani dei
Quartieri reali erano costruiti con solide mura e presentano polythyra, portici con colonne e
pilastri, un bacino lustrale e un pozzo di luce. Le pareti erano decorate con lastre di gesso
alabastrino venato e sono stati rinvenuti frammenti di pitture parietali. Questo complesso, al
pianterreno, era accessibile solo dal peristilio 74. Il principale complesso al pian terreno era
caratterizzato da rifiniture come una pavimentazione in lastre di gesso alabastrino
contornate da stucco rosso. La stanza con due colonne della parte orientale, utilizzata come
pozzo di luce, ed il polythyron di separazione di separazione tra le due sale sono elementi
tipici della Sala Minoica, ritrovabili anche nella Sala della Doppia Ascia. Uno stretto corridoio
collegava il complesso al cosiddetto Appartamento della Regina, dalla accurate rifiniture,
come le pareti rivestite da gesso alabastrino.
Nel palazzo di Mallia il Quartiere Residenziale potrebbe corrispondere alle stanze
dell’angolo nord-occidentale. Solo in quest’area del pianterreno compare una grande sala
pavimentata con polythyra, che ad occidente aveva una sorta di anticamera con bacino
lustrale.
A Zakros, come a Cnosso, gli Appartamenti Reali sono costituiti da una serie di stanze
dell’ala orientale, tra cui in particolare due Sale Minoiche dalle accurate rifiniture. Il
complesso settentrionale, denominato Appartamento della Regina, presenta una sala con
polythyra su tre lati e un pozzo di luce con 2 finestre ad est, mentre dal lato opposto si apriva
sul cortile centrale con un loggiato. A Nord di questa si trova un bacino lustrale, non
collegato. L’Appartamento del Re, la sala meridionale, è caratterizzata da polythyra e un
pozzo di luce con stilobate di due colonne su lato meridionale. Tramite il polythyron sul suo
lato orientale si accedeva alla Sala della Cisterna, che prende il nome da una cisterna che
doveva sostenere per lo meno 5 colonne; le sue pareti erano rivestite con malta idraulica,
per conservare l’acqua della sorgente che inglobava. Spesso è stata interpretata come
piscina, anche se probabilmente aveva funzioni cerimoniali. Nell'angolo sud-occidentale si
apriva una porta che conduceva alla piccola stanza in cui si raccoglieva l'acqua sgorgante
da un'altra sorgente. Un'analoga struttura con pozzo era presente in corrispondenza
all'angolo sud-orientale del palazzo.
I complessi definiti i quartieri residenziali erano dei gruppi distanze assestanti, raggiungibili
tramite percorsi indiretti. Nordfeldt ha sottolineato la ricorrente presenza di bacini lustrali che
mal si conciliano con l'interpretazione residenziale. La presenza del trono nella sala delle
doppie asce sembra indicare funzioni piuttosto di carattere ufficiale. Non si può escludere
che questi quartieri siano stati progettati per determinate funzioni cerimoniali o di
rappresentanza. In tal caso le zone residenziali vere e proprie potrebbero essere state
ubicate nei piani superiori.

Palazzi minori centri urbani e ville

Le ville
Evans definì ‘ville’ gli edifici isolati che, pur mostrando alcune caratteristiche palaziali, non
presentano cortili centrali. Talora avevano delle strutture subordinate (‘Anessi delle ville’).
Non è possibile determinare se si trattava di complessi isolati nel territorio oppure se faceva
parte di un abitato. Difficile definire l’identità dei loro abitanti: forse classe sociale dominante
o classe sacerdotale. Discusso se l’origine della villa risalga all’Età Protopalaziale, ma
prosperarono nell’Età Neopalaziale, per poi scomparire dopo il TM IB. La maggiore
concentrazione è nell’area circostante Cnosso.
La villa di Haghia Triada, vicino Festòs, è importante per il ritrovamento di affreschi, oggetti
in pietra e in bronzo e per l’archivio di testi in Lineare A. La sua costruzione risale al MM IIIB,
e distruzioni con incendi avvengono verso la fine del TM IB, fino ad essere rioccupato nel
TM IIIA. La sua struttura presenta una forma a ‘L’ irregolare. Sul lato sud-occidentale erano
presenti stanze aperte su un corridoio comune, inizialmente interpretati come un Quartiere
della Servitù ma poi identificati come magazzini. I Quartieri Residenziali nell’angolo nord-
occidentale erano accessibili da una scala che portava a un corridoio in cui, a nord, si apriva
una Sala Minoica formata da un pozzo di luce e la ‘Sala degli Uomini’. A nord di questa era
situato un altro sistema di vani di una Sala Minoica, in cui spicca la ‘Sala delle Donne’, con
polythyra con tre lati. Il vano 14, della Sala delle Donne, presenta tre pannelli affrescati tra
cui la famosa scena del gatto che assalta un fagiano. Da questo provengono anche
frammenti di vasi di pietra di alto livello artistico, tra cui il rhyton dei mietitori” e quello “dei
pugili”, caduti dai piani superiori. Anche se non propriamente un palazzo il centro era
culturalmente molto avanzato, come testimoniato da affreschi di livello molto avanzato.
Inizialmente considerata la residenza estiva del ‘re’ di Festòs, ma si è pensato anche sia
subentrato al Palazzo di Festòs durante il periodo che l’ha visto distrutto.

Arte e artigianato nell’Età Neopalaziale

Gli affreschi
L’uso di intonaci dipinti è attestato a Creta sin dalla fine del Neolitico. Nell’AM il colore rosso
era prevalente, ma nell’Età Neopalaziale, a cui appartengono le pitture di Festòs, Kommos e
Cnosso, vengono introdotti i colori blu, giallo, grigio e bianco. I motivi decorativi erano in
genere astratti, mentre le scene figurate cominciano attestarsi nel MM III/TM I. Si trattava di
veri e propri affreschi: la pittura veniva eseguita su stucchi non ancora secchi. I colori erano
di origine minerale.
Un colore rosso Bruno veniva utilizzato per le parti nude degli uomini, mentre per le donne si
usava il bianco e, come dimostra l'uso del blu per le piante, i colori a volte non erano
realistici. Lo stile può essere considerato del tutto di stampo minoico, anche se con influenze
del Mediterraneo orientale.
A Cnosso i corridoi e le pareti erano decorati con grandi fregi con figure a grandezza
naturale, mentre gli spazi di porte e finestre vedevano motivi miniaturistici. Una categoria
distinta erano gli affreschi a rilievo, attestati principalmente a cnosso, in cui erano
rappresentate scene cerimoniali e religiose. Sempre Cnosso erano presenti nelle sale di
rappresentanza e ogni nelle zone residenziali, mentre opere pittoriche monumentali si
trovavano nelle entrate del palazzo: nella loggia dell'ingresso settentrionale si trova l'affresco
a rilievo con un toro in atto di caricare; mentre l'affresco della processione decorava il
corridoio tra il cortile occidentale e l'interno del palazzo. I temi più ricorrenti sono i giochi con
i tori, composizioni araldiche e scene di tipo professionale, sono invece assenti scene di
caccia e guerra, tipiche nell'ambito miceneo. Alcuni affreschi appartengono con una certa
sicurezza al MM III, mentre più difficile distinguere tra quelli del TM I e TM II-IIIA.
La scena con i Grifoni in grandezza naturale accucciati e disposti ai lati del trono della sala
di Cnosso era delimitata, in basso, da un pregio con un motivo che imitava il marmo e
correva su tutte le pareti della stanza. I 2 animali fantastici, senza ali, avevano corpo color
crema, la testa con il becco è una cresta piumata. Secondo la ricostruzione di Gilliéron il
giovane il paesaggio dello sfondo era costituito da piante di papiro blu e bande orizzontali
rosse bianche, ma Evans trova anche frammenti di una palma al lato del trono.
Le scene con figure a bassorilievo sono tipiche del palazzo di Cnosso, come il toro dipinto in
rosso della loggia del bastione settentrionale. Evans ricostruì dei frammenti dell'area
meridionale il cosiddetto Principe dei Gigli, la figura di un giovane che indossava un
elaborato copricapo floreale, teneva il braccio piegato sul petto e l'altro disteso, nell'atto di
condurre forse un toro. Secondo Niemeier i frammenti sarebbero appartenuti invece a tre
diverse figure: Quelli del dorso a un personaggio maschile, quelli della Costa un'altra,
mentre il copricapo sarebbe appartenuta una sfinge. Nonostante la cronologia discussa
appartiene verosimilmente al periodo neopalaziale.
Molto famoso è l'affresco della Villa Reale di Haghia Triada che pare rappresentare un gatto
che dà la caccia a un fagiano. Inoltre raffigurate Due figure femminili in grandezza naturale,

I vasi in pietra
I minoici hanno sempre scelto nella lavorazione della pietra. Nell'età neopalaziale vengono
ritrovati esemplari raffinati di grandi dimensioni, in particolare calici, anfore e rhyta, che
presentano nuove forme decorazioni. Molti esemplari di pregio sono stati ritrovati nei
depositi di distruzione TM IB del tesoro del Santuario del palazzo di Zakros. Tra questi
spicca un rhyton ovoidale ricavato da un solo pezzo di quarzo trasparente che ha un'ansa
costruita da perline infilate in un filo di bronzo. I rhyta a testa di animale, per lo più tori o
leoni, sono una categoria A parte. Nell'area santuariale del palazzo di Cnosso ne venne
rinvenuto uno a forma di testa di Leonessa di calcare bianco, che originariamente
presentava dettagli, come il muso e gli occhi, di cristallo di rocca.

La ceramica
Fin dall’inizio dell’Età Neopalaziale comincia ad apparire un’inversione di gusto, con
graduale passaggio a una decorazione in dark-on-light. Nel MM II, oltre alla diffusione di
motivi geometrici, si afferma il ripple pattern, costituito da una serie di linee verticali
tremolanti che continuerà anche nel TM IA. Oltre ai processi tecnologici, come processo di
preparazione dell’argilla, utilizzo di forni ad alte temperature e uso di vernici brillanti. Si
accentuò l’interesse per il naturalismo. I motivi vegetali e marini assunsero nel TM I un
carattere pittorico. Nel TM IA si afferma uno stile floreale, abbinato a un preponderante stile
geometrico. Il vaso più comune era la tazza di forma troncoconica nota come 'Tazza di
Vafiò'. Questa tipologia influenzò profondamente la ceramica delle Cicladi e del continente
dove, all'inizio del tardo bronzo, si sviluppò una ceramica locale a questa strettamente
ispirata. Dopo la distruzione di Thera, nel TM IB, si sviluppò una ceramica 'palaziale' affianco
a una continuata produzione di quella precedente . Nuove forme includevano l'elegante
Brocchetta di ispirazione Metallica e il rhyton allungato per le libagioni. Si sviluppò un vero e
proprio stile floreale, che ampliò il repertorio precedente. All'inizio del TM IB comparve
anche lo stile Marino. Altre ceramiche decorate nello stile astratto e geometrico,
caratterizzato da motivi di carattere simbolico più tipici del repertorio minoico, come le
doppie asce, gli scudi 8, i brucani e i sacral knots, mentre nei vasi dello stile alternante
questi motivi venivano disposti alternativamente nel campo figurativo.

L’espansione della cultura minoica nell’Egeo e la questione della talassocrazia

La ‘talassocrazia minoica’ nelle fonti letterarie


Il dibattito sulla talassocrazia minoica nasce dalla constatazione che l'età neopalaziale
corrisponde alla massima espansione culturale e commerciale minoica. Il concetto di
talassocrazia era ben radicato nel mondo antico. È indiscutibile che, in quest'età, la cultura
minoica fu quella di gran lunga dominante nell'egeo e diverse fonti antiche suggeriscono che
Minosse aveva dominato l'egeo con le sue navi. La fonte più esplicita è l'archeologia di
Tucidide. Lo storico Starr teorizzò che fosse invece un mito inventato dagli ateniesi di quinto
secolo, ampiamente accettata ma non in senso unanime.
La documentazione archeologica
In tutte le aree che hanno restituito evidenze di contatti con Creta durante l’Età Neopalaziale
esistono degli antecedenti del periodo palaziale. Probabilmente si muovevano secondo le tre
rotte commerciali della Western e Eastern String e la costa anatolica.
Vengono ritrovate ceramiche minoiche della Seconda Età Palaziale a Kastri, a Citera.
Nel Peloponneso l’Età Neopalaziale corrisponde al Periodo delle Tombe a Fossa (ME III-TE
I), epoca in cui cominciano a definirsi le caratteristiche della civiltà micenea.

La fine dell’Età Neopalaziale


Verso la fine del TM IB la quasi totalità dei siti neopalaziali subisce delle devastanti
distruzioni. Tutti i palazzi ad eccezione di Cnosso vengono distrutti. Nonostante siano
generalizzate in tutta l’isola, queste distruzioni sembrano colpire soprattutto centri di potere
connessi alle attività amministrative. Non sembrano essere connesse all’esplosione di
Thera, datata al TM IA, tanto più che il TM IB sembra essere un’epoca prospera e non di
crisi. Tra le varie ipotesi: disastri naturali, agenti umani (forse la teoria più probabile). Una
teoria è che dopo un terremoto e conseguente crisi economica si siano create delle
sollevazioni popolari contro i centri di potere, ma potrebbe anche essersi verificato uno
scontro tra i vari centri di potere minoici, da cui Cnosso sarebbe uscito vincitore.
Tuttavia nel periodo seguente alla distruzione, TM II-IIIA1, sull’isola comparvero elementi
culturali nuovi, interpretabili come l’inizio di un processo di miceneizzazione. Un ruolo
preponderante devono aver avuto i Micenei, che dopo il Periodo delle Tombe a Fossa erano
diventati estremamente potenti. Il palazzo di Cnosso potrebbe aver rappresentato la base
operativa degli invasori.

Il periodo delle Tombe a Fossa: le origini della civiltà micenea

I caratteri generali del periodo delle Tombe a Fossa

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