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Timisoara
2008
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INDICE
* Introduzione 3
* Capitolo 1 ~ Il Rinascimento
1.1. Generalità 5
1.2. Famiglia di Mèdici 6
* Capitolo 2 ~ Donatello
2.1. Formazione 7
2.2. Grandi commissioni nella Firenze medicea (1428-1443) 8
2.3. A Padova (1443-1453) 9
2.4. Gli ultimi anni 10
2.5. Galleria 11
* Capitolo 3 ~ Sandro Boticelli
3.1. Gli esordi 14
3.2. Gli affreschi della Cappella Sistina 16
3.3. La Primavera 16
3.4. Nascita di Venere 17
3.5. Pallade e il Centauro 17
3.6. Venere e Marte 18
3.7. La Madonna del Magnificat 18
3.8. Una crisi irreversibile 19
3.9. Galleria 21
* Capitolo 4 ~ Sebastiano del Piombo( Sebastiano Luciani )
4.1. A Venezia 25
4.2. A Roma 26
4.3. L'amicizia di Michelangelo 27
4.4. Gli ultimi anni 28
4.5. Galleria 29
* Conclusione 32
* Bibliografia 33
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INTRODUZIONE
Ho scelto di presentare un attestato sull’arte perché oggì sono pochi uomini che
vanon a visitare un museo o leggono un libro d’arte e qusto e un dominio molto
interessante e tutti dovrebbero sapere qualcosa dei meravigliosi dipinti, delle belle
cattedrali o dei monumenti architetturali che rendono le cittá piú belle.
Un periodo molto importante che ha contribuito allo sviluppo dell’arte e in
Rinascimento che fu iniziato in Italia, precisamente a Firenze a partire dai primi anni
del Quattrocento e da qui si diffonde nel resto d'Italia e poi in Europa
convenzionalmente fino ai primi decenni del XVI secolo. Caratteristica peculiare del
Rinascimento fu l'interesse per tutte le manifestazioni culturali del mondo antico, gli
artisti rinascimentali si sentivano legati alla civiltà classica e consideravano il medioevo
un'età di decadenza. L'arte rivolse il proprio sguardo al mondo classico non
semplicemente per imitarlo, ma partendo da esso per creare qualcosa di nuovo.
Molti artisti si recavano a Roma per studiare le opere classiche, mentre Firenze fu un
centro molto fiorente grazie alla presenza di molte famiglie che commissionavano opere
d'arte, in particolare la famiglia Medici. Partendo dal presupposti che l'arte classica è
un'arte naturalistica, lo scopo dell'arte era imitare la natura, perciò, in questo periodo, si
intensificano gli studi sulla natura. Da questi studi ne consegue un diverso modo di
indagare la realtà che circondava gli artisti, ne sono il frutto la scoperta della prospettiva
e dei colori sfumati, la ricerca di proporzioni perfette, lo studio approfondito della
figura umana, applicato anche come regola di bellezza e perfezione, la concezione
dell’individuo come misura e centro dell’universo.
Pittori, scultori e architetti si avvalsero per la prima volta di ricerche di
anatomia, ottica, matematica e geometria, trasponendone i risultati nella loro arte. Loro,
come i navigatori e gli esploratori loro contemporanei, furono mossi da spirito
d’avventura e desiderio di conoscenza.
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un'indurimento delle forme, l'uso di un cromatismo più cupo, una mimica dei
personaggi più patetica e un maggiore dinamismo nelle composizioni, anche se il
carattere astratto delle sua produzione precedente è ancora presente.
1. IL RINASCIMENTO
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1. 1. Generalitá
Il Rinascimento ha alla base una nuova visione dell'uomo non più legato solo
alla divinità, ma visto come essere del tutto naturale, che spazia liberamente e senza
pregiudizi sull'ambiente umano in cui vive ed agisce. La natura, campo d'azione
privilegiato dell'uomo, non è più corrotta dal peccato: si può quindi ben operare nel
mondo e trasformarlo con la propria volontà.
Tale natura, pur se libera da considerazioni religiose troppo anguste, libera dal
peccato, spesso viene vissuta con un senso di tristezza e di rimpianto che contrasta con
quello, squisitamente naturalistico, del mondo classico.
La vita concepita solo naturalisticamente porta con sé lo spettro della fine del
piacere della vita. La morte appare ora come fine naturale di una vita tutta naturale.
Questo senso della morte così inteso lo ritroviamo nelle raffigurazioni pittoriche delle
danze macabre. Qui vengono rappresentate tutte le classi sociali in ordine gerarchico e
ciascuno dei ballerini dà la mano a uno scheletro e tutti insieme intrecciano una danza.
Questo non vuol dire semplicemente che la morte eguaglia tutti gli uomini senza tener
conto della loro condizione sociale, ma vuole far intendere soprattutto che la vita è sullo
stesso piano della morte.
Ogni uomo del Rinascimento tenderà a fare della sua vita un capolavoro, un
pezzo unico, dalle proporzioni gigantesche come farà Michelangelo nella scultura e
pittura , il Principe di Machiavelli nella politica, Leonardo con il suo genio incompiuto.
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A Firenze, all’inizio del 15esimo secolo un padre e figlio uniscono una
straordinaria ricchezza con la riscoperta della sapienza. Nasce una rivoluzione
intellettuale e creativa: il Rinascimento. Nella vivace città commerciale di Firenze si
costruiscono meraviglie architettoniche lungo il fiume Arno. Statue di marmo emergono
di nuovo e l’arte e la scienza fiorisce. Questa è la fonte della rinascita – il Rinascimento
umanista, uno dei periodi più creativi della storia. Al centro di questa rivoluzione vi è
una sola famiglia: gli incomparabili Medici.
Dalle loro origini di un vasto impero bancario, i Medici divennero la dinastia più
potente d’Europa. Fu una famiglia ben capace all’uso delle buone maniere e
patronaggio, e della destrezza, duplicità e crudeltà pur di ammassare ricchezze
inestimabili e potere senza precedenti. Per oltre 300 anni furono Papi, Duchi, Regine e
Cardinali - principi di altissimo livello culturale, politici di grande capacità, libertini di
massima decadenza e tiranni di estrema crudeltà. I Medici hanno ispirato alcuni dei
momenti più significativi della nascita dell’Europa moderna. Contro un retroscena
Rinascimentale della Riformazione, della rivoluzione politica e dell’illuminazione
scientifica, le fortune di questa famiglia aumentavano e diminuivano. Burattini e
burattinai, causa e conseguenza.
La storia dei Medici è nello stesso tempo il racconto delle persone da loro ispirate.
Brunelleschi, Ghiberti, Michelangelo e Leonardo, Botticelli e Raffaello, Macchiavelli e
Lutero, Copernico e Galileo. Gli artisti, scienziati e grandi pensatori i quali hanno
trasformato un intera storia culturale.
Ma questa esplosione di genio creativo e di sapienza trascinò nella sua scia grossi
problemi – attentati, fondamentalismo religioso, la Riformazione Protestante e la
brutalità della Controriformazione Cattolica. Incapaci di stare a passo con le
conseguenze di quello che avevano scatenato, gli ultimi Medici furono eclissati dalla
storia e di conseguenza finì la dinastia.
La storia dei Medici è un filmato per televisione di proporzioni epici. Brutali rivalità di
famiglia si intrecciano con momenti chiavi della storia europea. Il tutto si svolge nelle
corti, cattedrali e nei palazzi dell’Europa rinascimentale. E’ una storia assetata di sangue
ed ambizione, di trionfo, assassinio e rivendicazione.
2. DONATELLO
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2. 1. Formazione (1386-1428)
Donato di Niccolò di Betto Bardi è stato uno scultore italiano famoso che ha
lavorato a Firenze, Prato, Siena e Padova ricorrendo a varie tecniche (tutto tondo,
bassorilievo, stiacciato), con varie materie (marmo, bronzo, legno). Si staccò
definitivamente dal gotico riallacciandosi e superando l'arte greca e romana sia
formalmente sia stilisticamente; particolare fu la sua capacità di infondere umanità e
introspezione alle opere.
Nacque a Firenze nel 1386, figlio di Niccolò di Betto Bardi, cardatore di lana.
La sua era una famiglia modesta: il padre, irrequieto, condusse una vita tumultuosa
avendo partecipato prima alla rivolta dei Ciompi del 1378, poi ad altre azioni contro
Firenze che lo portarono ad essere condannato a morte e poi perdonato con il condono
della pena; un carattere molto diverso da quel suo figliolo così minuto, signorile,
elegante e delicato tanto da essere vezzeggiato con il nome di Donatello, che, secondo il
Vasari, venne educato nella casa di Roberto Martelli. Dal 1402 al 1404 fu a Roma
assieme al Brunelleschi, a studiare l'"antico".
Dal 1408 lavorò per l'Opera del Duomo di Firenze, per cui realizzò, nello stesso
anno, il David marmoreo per uno dei contrafforti esterni: il volto inespressivo, con
corona di amaranto (simbolo profano, qui usato da Donatello su un patriarca biblico) e
le membra allungate sono di origine tardo gotica ma la posa di contrapposto, con il
punto di appoggio su una sola gamba, a cui corrisponde un'opposta torsione del busto, e
le mani, realisticamente atteggiate, indicano un attento studio dal vero dell'anatomia
umana. Nel 1416 venne trasportato a Palazzo Vecchio e assunto come emblema della
città (ora è conservato al Bargello).
Il bassorilievo in pietra della base, forse di due anni posteriore, venne scolpito
con la tecnica dello stiacciato; è uno dei primi esempi di prospettiva centrale a punto
unico di fuga, con le orizzontali che convergono verso il gruppo centrale con la
rappresentazione di san Giorgio che lotta con il drago con a destra la grotta e la
principessa, desunta dai sarcofagi romani, e a sinistra il porticato costruito in
prospettiva; se le linee del mantello, l'armatura preziosa del santo e il profilo delle ali
aperte del drago, che tendono a focalizzare lo sguardo dello spettatore, sono particolari
di gusto tardo-gotico, nuova è la concezione dello spazio, che sembra espandersi oltre la
cornice del bassorilievo, pur tuttavia perfettamente definito da sicuri punti di
riferimento, nuova è anche la funzione della luce che sbalza il punto focale dell'azione.
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Tra il 1415 e il 1426 scolpì cinque statue per il campanile del duomo: il Profeta
imberbe, il Profeta barbuto (entrambi del 1415), il Sacrificio di Isacco (1421), il
Profeta Abacuc (detto per il cranio calvo lo "Zuccone", 1423-1425) e il Profeta
Geremia (detto "Francesco Soderini", 1423-1426). Donatello caratterizzò i profeti del
campanile secondo il modello classico dell'oratore. In queste statue, veri ritratti non
idealizzati con i lineamenti contratti e disarmonici, l'imponenza e la dignità sono date
dai gesti pacati e dal forte effetto chiaroscurale dei mantelli.
Nel 1425 circa realizzò il Crocifisso ligneo di Santa Croce a Firenze. In questo il
Cristo era colto nel momento dell'agonia: occhi semiaperti, bocca dischiusa, corpo
sgraziato.
Nel 1427 fu a Pisa dove con eseguì i pannelli marmorei del monumento funebre
per il cardinale Rainaldo Brancacci della chiesa di Sant'Angelo a Nilo a Napoli.
Per il fonte battesimale del Battistero di Siena, tra il 1425 e il 1427, fornì il
rilievo con il Banchetto di Erode e le statue della Fede e della Speranza. Il rilievo era
costruito con la tecnica dello stiacciato eccetto le figure del proscenio, fuse a
bassorilievo, in modo da creare un più forte stacco rispetto ai piani arretrati, la scena
venne costruita su una serie di arcate a cannocchiale, in primo piano il moto di orrore
che si propaga tra gli astanti alla vista della testa recisa del Battista, presentata a Erode,
le arcate aperte servono ad introdurre ad altri ambienti che, a loro volta, si aprono su
altri ambienti ancora più arretrati, allo stesso modo non serrando ai lati la scena e
coprendo dai bordi del rilievo alcuni personaggi del proscenio fa in modo che il tutto
sembra espandersi indefinitamente ai lati e verso il fondo, aggiungendo un tipo di
spazio diverso da quello rinascimentale, finito e misurabile, che qui è presente grazie al
pavimento regolare, uno spazio indefinito, tipico della pittura fiamminga.
Del 1430 circa è il David bronzeo del Bargello. Questa opera fu realizzata per il
cortile di palazzo Medici su commissione di Cosimo de' Medici, e rappresentava
rappresentare sia l'eroe biblico simbolo delle virtù civiche, sia il dio Mercurio che
contempla la testa recisa di Argo. Donatello qui diede un'interpretazione
intellettualistica e raffinata della figura umana, il fregio con putti dell'elmo di Golia
deriva forse da un cammeo delle raccolte medicee. La statua del David fu progettata per
poter essere vista da più punti; si ispira all'arte ellenistica: corpo nudo (per la prima
volta raffigurato a tutto tondo dopo l'età classica), con sbandamento dell'asse, daga
come terzo appoggio, piede sulla testa di Golia; volto molto pensoso, corpo morbido e
vivace, come ritratto dal vivo; allegoricamente rappresenta la ragione che trionfa sulla
forza bruta e sull'irrazionalità
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Tra il 1421 e il 1428 lavorò nella Sagrestia Vecchia in San Lorenzo realizzando
le porte bronzee con rilievi raffiguranti Profeti e Padri della Chiesa, Santi e Martiri, le
quali sono sormontate rispettivamente da lunettoni con i santi Cosma e Damiano,
patroni dei Medici e i santi-protomartiri Stefano e Lorenzo, infine otto tondi in stucco a
rilevo policromo sotto la cupola, quattro con scene della Vita di san Giovanni: san
Giovanni evangelista immerso nell'olio bollente, san Giovanni evangelista a Patmos,
san Giovanni evangelista resuscita Drusiana, morte e ascensione di san Giovanni
evangelista e altri quattro con gli Evangelisti: Giovanni, Matteo, Luca e Marco.
Nel 1438 realizzò la statua lignea di San Giovanni Battista per la chiesa di Santa
Maria Gloriosa dei Frari a Venezia.
2. 3. A Padova (1443-1453)
Nel 1443 fu a Padova chiamato dagli eredi del capitano di ventura Erasmo da
Narni, detto il Gattamelata, morto nel 1443, per realizzare il monumento equestre del
condottiero, morto in quell'anno, nella piazza antistante la Basilica del Santo, in bronzo
e completato nel 1450; l'opera, prima di essere iniziata necessitò di un beneplacito
concesso dal Senato veneto, poiché l'opera venne concepita come un cenotafio, cioè un
monumento funebre per qualcuno sepolto altrove, volto a celebrare la fama del morto.
Per la Basilica del Santo realizzò la recinzione del coro e un Crocifisso bronzeo.
Tra il 1446 e il 1450 realizzò l'altare maggiore della Basilica del Santo con sette statue a
tuttotondo: Madonna col Bambino, i santi Francesco, Antonio, Giustina, Daniele,
Ludovico e Posdocimo, e quattro rilievi con Episodi della vita di sant'Antonio.
Nel rilievo con la Presentazione dell'ostia alla mula, lo spazio venne spartito da
tre archi in scorcio non proporzionati con le dimensioni dei gruppi delle figure, in modo
da sottolineare la solennità del momento. Nel rilievo con la Guarigione del giovane
posseduto dall'ira, la scena è inserita davanti a un grandioso proscenio paesistico-
architettonico. Gli altri due rilievi sono la Guarigione del cuore dell'avaro e il Miracolo
del figlio pentito. Nella Deposizione in pietra, sempre per l'altare del Santo, rielaborò il
modello antico della morte di Meleagro; lo spazio viene annullato della composizione
rimangono solo il sarcofago e le figure in modo da accentuare la drammaticità
dell'episodio, anche grazie alla mimica facciale e alla gestualità esasperate, che
stravolgono i personaggi rendendoli singolarmente irriconoscibili, tanto da creare uno
schermo unitario di figure dolenti sconvolte nei lineamenti che riduce i volti a maschere
di dolore e costruisce i corpi e le vesti con angoli acuti.
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Tra il 1453 e il 1455 realizzò la Maddalena lignea del Museo dell'Opera del
Duomo, in cui la bellezza fisica è negata, privilegiando i valori espressionistici; il corpo
scheletrico è reso informe dalla massa di capelli; traspare dal volto inciso la fatica, il
dolore, l'animo stanco. Soprattutto in età avanzata, egli lasciò ogni modello precostituito
per rappresentare i sentimenti più profondi dell'animo umano.
Visse a Siena fino al 1461, dove realizzò il San Giovanni Battista per il Duomo
e i modelli (perduti) per le non eseguite porte.
Ultima commessa fiorentina furono i due pulpiti bronzei per la chiesa di San
Lorenzo, opera realizzata con la partecipazione di aiuti (Bartolomeo Bellano e Bertoldo
di Giovanni), ma da lui progettata in tutte le sue parti. In quest'opera si accentuata la
carica religiosa che spinge le figure verso un'estrema drammaticità, realizzata attraverso
la tecnica del non-finito, in cui alcune parti delle figure sono appena sbozzate. Nel
cosiddetto Pulpito della Resurrezione, con episodi della vita di Cristo e santi, tra un
fregio rilievo con motivi decorativi vegetali e eroti vi sono cinque formelle a rilievo:
quella col Martirio di san Lorenzo , di mano di Donatello e situato al centro, è costruita
con un punto di vista ribassato, per drammatizzare maggiormente l'evento; mentre le
restanti scene, a cui collaborarono sia il Bellano che Bertoldo di Giovanni sono: Pie
donne al sepolcro, Discesa di Cristo al Limbo, Resurrezione di Cristo e Ascensione di
Cristo. Il Pulpito della Passione, con episodi della passione di Cristo entro un fregio a
rilievo con motivi decorativi, presenta le scene della Crocifissione, realizzato in
collaborazione col Bellano, la scena della Deposizione dalla croce, sicuramente
autografa, dove la Maria dolente è un richiamo alle pleurant francesi, la Deposizione di
Cristo nel sepolcro, eseguita da Bertoldo di Giovanni su progetto di Donatello, l'
Orazione di Cristo nell'orto eseguita da Bartolomeo Bellano su progetto di Donatello e
il rilievo con Cristo davanti a Pilato e Cristo davanti a Caifa, aiutato qui da Bartolomeo
Bellano.
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Morì a Firenze nel 1466. Venne sepolto nei sotterranei della basilica di San
Lorenzo, vicino a Cosimo il Vecchio, nella singolare e prestigiosa collocazione al di
sotto dell'altare.
2. 5. GALLERIA
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Madonna Pazzi Crocifisso
Banchetto di Erode
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San Giovanni Evangelista David bronzeo
Maria Magdalena
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3. SANDRO BOTTICELLI
Sandro Botticelli nacque in Borgo Ognissanti, ultimo di quattro figli maschi e crebbe in
una famiglia modesta ma non povera, mantenuta dal padre, Mariano Filipepi, che
faceva il conciatore di pelli ed aveva una sua bottega nel vicino quartiere di Santo
Spirito.
Il fratello Antonio era un orefice di professione, per cui è molto probabile che l'artista
abbia ricevuto una prima educazione presso la sua bottega, mentre sarebbe da scartare
l'ipotesi di un suoi tirocinio avvenuto nella bottega di un amico del padre, un certo
maestro Botticello, come riferisce il Vasari nelle Vite, dal momento che ancora oggi non
esiste alcuna prova documentaria che confermi l'esistenza di questo artigiano attivo in
città in quegli anni.
Il nomignolo pare invece che fosse stato inizialmente attribuito al fratello Giovanni, che
di mestiere faceva il sensale e che nella portata al catasto del 1458 (la dichiarazione dei
redditi dell'epoca), veniva chiamato vochato Botticello, poi esteso a tutti i membri
maschi della famiglia e dunque adottato anche dal pittore.
Il suo vero e proprio apprendistato si svolse comunque nella bottega di Filippo Lippi dal
1464 al 1467 circa; risalgono infatti a questo periodo tutta una serie di Madonne che
rivelano la diretta influenza del maestro sul giovane allievo. Sandro doveva essere
rimasto molto impressionato dagli affreschi da lui eseguiti nel Duomo di Prato (1452-
64), ma il suo vero punto di partenza fu la Madonna con il Bambino e due angeli (1465)
conservata agli Uffizi, perché queste sue prime composizioni riprendono quasi
fedelmente il modello proposto da Filippo.
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l'immagine. La composizione si sviluppa quindi per piani scalari, svolgendo una
mediazione tra lo spazio teorico reso dal piano prospettico e quello reale costituito dai
personaggi in primo piano.
Tutte queste componenti confluirono nella sua prima commissione pubblica, che gli
venne affidata nel 1470, anno in cui decise finalmente di aprire una sua bottega; si tratta
di una spalliera allegorica, realizzata per il Tribunale della Mercanzia di Firenze
raffigurante la Fortezza. Il pannello doveva inserirsi all'interno di un ciclo ordinato a
Piero Pollaiolo che infatti eseguì sei delle sette Virtù previste nel 1469, ma a causa del
mancato rispetto dei termini di consegna gli venne revocato l'incarico consentendo a
Botticelli di subentrare al collega. Egli accolse lo schema presentato dal Pollaiolo nelle
sue linee generali, ma impostò l'immagine in modo del tutto diverso; al posto
dell'austero scranno marmoreo usato da Piero, dipinse un trono riccamente decorato e
dalle forme fantastiche che costituiscono un preciso richiamo alle qualità morali inerenti
all'esercizio della magistratura, in pratica un'allusione simbolica al "tesoro" che
accompagnava il possesso di questa virtù.
L'architettura viva e reale si unisce alla figura di donna che vi è seduta sopra, solida,
plastica, ma soprattutto di estrema bellezza; sarà proprio la continua ricerca della
bellezza assoluta, al di là del tempo e dello spazio, che porterà Botticelli a staccarsi
progressivamente dai modelli iniziali e ad elaborare uno stile sostanzialmente diverso
da quello dei suoi contemporanei, che lo rende un caso praticamente unico nel
panorama artistico fiorentino dell'epoca.
Prima di produrre quegli autentici capolavori della storia delle arti egli ebbe però modo
di ampliare la sua esperienza con altri dipinti, che costituiscono il necessario passaggio
intermedio tra le opere degli esordi e quelle della maturità.
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3. 2. Gli affreschi della Cappella Sistina
Tra il 1481 e il 1482 Botticelli partecipò alla decorazione della Cappella Sistina;
il ciclo prevedeva la realizzazione di 10 scene raffiguranti le Storie della vita di Cristo e
di Mosè ed i pittori si attennero a comuni convenzioni rappresentative in modo da far
risultare il lavoro omogeneo,come l'uso di una comune scala dimensionale, una comune
struttura ritmica e una comune rappresentazione paesaggistica; inoltre utilizzarono
accanto ad un'unica gamma cromatica le rifiniture in oro in modo da far risplendere le
pitture con i bagliori delle torce e delle candele. Secondo il programma iconografico
voluto da Sisto IV, i vari episodi vennero disposti in modo simmetrico per consentire il
confronto concettuale tra la vita di Cristo e quella di Mosè, in un continuo parallelismo
tendente ad affermare la superiorità del Nuovo Testamento sul Vecchio e a dimostrare il
materialismo e il dispotismo della religione ebraica rispetto allo spiritualismo
ecumenico che invece caratterizzava il cristianesimo. Botticelli si vide assegnati proprio
gli episodi più significativi a questo riguardo, perché erano quelli che meglio si
prestavano a ribadire certe contrapposizioni e analogie tra le figure cardine delle due
religioni.
3. 3. La Primavera
Le fonti hanno ormai largamente confermato che il dipinto venne eseguito per
Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici (1463-1503), cugino del Magnifico; gli inventari di
famiglia del 1498, 1503 e 1516 hanno anche chiarito la sua collocazione originaria, dal
momento che l'opera viene menzionata tra quelle presenti nel Palazzo di Via Larga
prima di essere trasferita nella Villa di Castello, dove il Vasari rifersice di averla vista
nel 1550.
Questa scoperta è stata molto importante anche ai fini della datazione, fino ad
allora fissata al 1478, permettendo di avanzare nuove ipotesi che posticiperebbero la sua
esecuzione di alcuni anni e fornirebbero altre possibili interpretazioni sul significato
della scena rappresentata da Botticelli. Qui di seguito vengono sommariamente
riassunte quelle che hanno riscosso maggior credito tra gli storici dell'arte.
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3. 4. Nascita di Venere
3. 5. Pallade e il Centauro
Il primo è Pallade che doma il centauro (1482-84), anch'essa citata tra le opere
presenti nel palazzo di Via Larga negli inventari medicei insieme alla Primavera; in
base al pensiero neoplatonico, supportato da alcuni scritti di Marsilio Ficino, la scena
potrebbe essere considerata come l'Allegoria della Ragione, di cui è simbolo la dea che
vince sull'istintualità raffigurata dal centauro, creatura mitologica per metà uomo e per
metà bestia.
È stata però proposta anche un'altra lettura in chiave politica del dipinto, che
rappresenterebbe sempre in modo simbolico l'azione diplomatica svolta da Lorenzo il
Magnifico in quegli anni, impegnato a negoziare una pace separata con il Regno di
Napoli per scongiurare la sua adesione alla lega antifiorentina promossa da Sisto IV; in
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questo caso, il centauro sarebbe Roma e la dea la personificazione di Firenze (va notato
infatti che essa porta l'alabarda ed ha la veste decorata con l'insegna personale di
Lorenzo), mentre sullo sfondo si dovrebbe riconoscere il Golfo di Napoli.
3. 6. Venere e Marte
Lo spirito filosofico che pare avvolgere tutte le opere di Botticelli nella prima
metà degli anni '80, si estese anche a quelle di carattere religioso; ne è un significativo
esempio il tondo con la Madonna del Magnificat, eseguita tra il 1483 e il 1485 e dove
secondo André Chastel egli cercò di coniugare il naturalismo classico con lo
spiritualismo cristiano.
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calamaio, mentre il Bambino osserva la madre e con la mano sinistra afferra una
melagrana, simbolo della resurrezione.
19
proprio al mondo antico, dal quale pare essere assente la giustizia, uno dei valori
fondamentali della vita civile.
È una constatazione amara, che rivela tutti i limiti della saggezza umana e dei
principi etici del classicismo, non del tutto estranea alla filosofia neoplatonica, ma che
qui viene espressa con toni violenti e patetici, che vanno ben oltre la semplice
espressione di malinconia notata sui volti dei personaggi delle opere giovanili di
Botticelli.
Nel 1497 e 1498 i suoi seguaci organizzarono diversi "roghi delle vanità", che
non solo dovettero impressionare molto il pittore, ma innescarono in lui grossi sensi di
colpa per aver dato volto a quel magistero artistico così aspramente condannato dal
frate.
Nel 1504 egli venne incluso tra i membri della commissione incaricata di
scegliere la collocazione più idonea per il David di Michelangelo; la sua fama è ormai
in pieno declino anche perché l'ambiente artistico non solamente fiorentino è dominato
dal già affermato Leonardo e dal giovane astro nascente Michelangelo.
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3. 9. GALLERIA
Venere e Marte
21
Nascita di Venere
22
Pallade e il Centauro
23
Madonna del Magnificat, 1483-85, Firenze, Uffizi
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4. SEBASTIANO DEL PIOMBO
(SEBASTIANO LUCIANI)
4. 1. A Venezia
Tra il 1508 e il 1509 dovrebbe aver realizzato le quattro ante d'organo nella
chiesa di San Bartolomeo di Rialto, commesse da Alvise Ricci, vicario della chiesa dal
1507 al 1509: in esse la critica vede la fusione di colore e spazio del Giorgione e
l'esaltazione delle forme potentemente costruite già in sintonia con le conquiste del
primo classicismo tosco - romano; purtroppo le ridipinture ed i "restauri" in chiave
giorgionesca che si sono susseguiti nel tempo hanno confuso e spento gli squillanti,
"fiammeggianti" colori di Sebastiano.
Al 1510 data la tavola della Salomé della National Gallery di Londra, mentre tra
il 1510 e il 1511 realizza la Pala di san Giovanni Crisostomo, commissionata per
testamento, il 13 aprile 1509, da Caterina Contarini Morosini affinché fosse eseguita
dopo la morte del marito Nicolò, deceduto nel 1510. I santi rappresentati sono, da
sinistra, Caterina, Maddalena, Lucia, Crisostomo, Nicola, Giovanni Battista e Liberale.
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Ma già secondo un'esame stilistico, la struttura compositiva dell'opera appare
estranea alle intenzioni del maestro di Castelfranco, non interessato a legare le figure in
composizioni armoniche, in «masse articolate, serrate nella loro complessità, ma
individuate in un movimento potenziale» (Pallucchini 1944) come qui è mostrato nel
rapporto contrappuntato fra i due santi a destra, il Battista e Liberale. Un'altra
sostanziale differenza sta nella creazione di uno spazio unitario e grandioso, tratto che
lo differenzia da Giorgione, impegnato piuttosto nello sviluppo di un nuovo rapporto
con la natura.
4. 2. A Roma
Sono lunette affrescate nel palazzo della Farnesina con soggetti mitologici, tratti
dalle Metamorfosi di Ovidio: Tereo insegue Filomela e Progne, Aglauro ed Erse,
Dedalo e Icaro, Giunone, Scilla taglia i capelli a Niso, La caduta di Fetonte, Borea
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rapisce Orizia, Zefiro e Flora e una Testa gigantesca che sono certamente conclusi nel
gennaio 1512; mesi dopo aggiunge un Polifemo sotto la lunetta del Dedalo e Icaro.
Del 1512 è il ritratto degli Uffizi chiamato Fornarina e il Ritratto del cardinale
Ferry Corondolet e del suo segretario di Madrid; qui, se l'impostazione del personaggio
è raffaellesca, l'atmosfera che promana dal paesaggio dorato e dalle costruzioni nel
fondo è veneta.
4. 3. L'amicizia di Michelangelo
Il Ritratto d'uomo, nel Museo di Budapest dal 1895, allora attribuito a Raffaello
e per questo motivo pagato una somma enorme, se mantiene la sintesi compositiva fra
scuola romana e veneta, mostra la tendenza in atto nella ritrattistica del Luciani alla
semplificazione nei particolari e nella stesura cromatica.
Verso la metà del secondo decennio il suo stile diviene la più valida alternativa a
quello di Raffaello e la competizione con l'Urbinate diviene esplicita: alla fine del 1516
il cardinale Giulio de' Medici commissiona due pale d'altare per la sua sede vescovile di
Narbonne, una a Raffaello, che eseguirà la Trasfigurazione e l'altra a Sebastiano, che
conclude nel 1519 La resurrezione di Lazzaro, ora alla National Gallery di Londra.
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fatiche dell'arte, o come troppo involto nelle commodità et in piaceri». In dicembre gli
nasce il figlio Luciano cui Michelangelo fa da padrino.
Ancora intorno al 1540, secondo la moderna critica, «condusse con gran fatica
[...] al patriarca d'Aquilea un Cristo che porta la croce, dipinto in pietra dal mezzo in su,
che fu cosa molto lodata, e massimamente nella testa e nelle mani, nelle quali parti era
Bastiano veramente eccellentissimo». La citazione del Vasari è stata ricondotta al Cristo
portacroce di Budapest. È una figura rappresentata con la massima essenzialità - manca
anche la corona di spine - come a voler offrire la raffigurazione del dolore in sé stesso,
universale perché colto nella sola espressione della sofferenza; il Cristo, tutt'uno con la
croce, emerge violentemente dallo spazio buio e amplificato, protendendo le dita
nervose davanti agli occhi dello spettatore. Per Federico Zeri, vi è «un senso di gravezza
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asciutta e dolorosa, un concentrarsi sul tema sacro con intenti inequivocabilmente
meditativi, che segnano un distacco ben risoluto dalla libera idealizzazione formale dei
suoi dipinti giovanili».
4. 5. GALLERIA
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Cristoforo Colombo, New York, Metropolitan Martirio di sant'Agata, Firenze
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Ritratto d'uomo, Budapest, Szépmuvészeti Museum
Pietà
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CONCLUSIONE
Nel Rinascimento tale atteggiamento mentale culminò nel culto del bello e nella
ricerca del nitore della forma. L'uomo del Rinascimento sentiva di poter forgiare la
propria storia, forzando il corso degli eventi, sotto l'impulso delle passioni e degli
interessi umani. L'uomo, infatti, non si era creato un sistema morale avulso da
presupposti religiosi e quindi dovette affrontare il dissidio tra la riscoperta della propria
individualità e libertà, le imprescindibili leggi della natura e la volontà divina.
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BIBLIOGRAFIA
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• http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761554529/Rinascimento_(arte).ht
ml
• http://www.babelearte.it/glossario.asp?id=144
• http://www.info.roma.it/evento_dettaglio.asp?eventi=1008
• http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=arte&scheda=sebastianodelpi
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