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PREISTORIA E PROTOSTORIA
Si riscontrano tracce di occupazione umana in Grecia durante il Paleolitico in regioni settentrionali, Tracia,
Penisola Calcidica, Tessaglia, Boezia, Argolide, Eubea e isole ioniche. Con il VII millennio inizia il processo di
sedentarizzazione: si formano comunità stabili che si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento. Compare
la ceramica e i primi oggetti in metallo (rame e oro) e i siti neolitici più importanti si trovano nelle regioni
settentrionali (Macedonia, Tessaglia) e nelle isole (Chio, Samo, le Cicladi).
Fin dalla preistoria infatti il bacino dell’Egeo appare caratterizzato da intense relazioni, intrattenute dalle
popolazioni che vi abitano con quelle dei territori limitrofi. Esplorazioni e scambi sono favoriti dalla
situazione geografica e dall’esigenza di reperire risorse primarie.
Il passaggio dal neolitico all’Età del Bronzo (seconda metà IV millennio) ha comportato un notevole
ampliamento dei circuiti di scambio, verso l’Egeo orientale e l’Europa centrale.
I centri più importanti si spostano dalle zone settentrionali a quelle meridionali: Peloponneso, Cicladi,
Creta, dove si svilupperanno le grandi civiltà del Bronzo: quella minoica a Creta e quella micenea in Grecia.
Vi sarà la diffusione della metallurgia e grazie allo sviluppo dei contatti reciproci diverse comunità mostrano
sviluppi analoghi: nascono i centri “proto-urbani” difesi da mura con case a pianta diversificata. Si formano
così diverse aree regionali, Grecia continentale, Creta, Egeo, Asia Minore, accomunate da elementi culturali
di carattere “internazionale” che presupponeva un’ampia circolazione di tecniche, oggetti e individui: un
ruolo fondamentale di ponte è stato svolto dalle Cicladi.
Verso la fine del III millennio l’Egeo si scinde in due aree che avranno sviluppi diversi:
1) CRETA, CICLADI caratterizzate dall’espansione delle città, adozione del sistema palaziale.
2) PELOPONNESO, GRECIA CENTRALE-SETTENTRIONALE significativa regressione culturale.
LA CIVILTA’ MINOICA
Creta svolge per tutta la metà del II millennio (2000-1450 ca) un ruolo di primo piano, sia durante il periodo
dei primi palazzi (2000-1700 ca) che dei secondi palazzi (1700-1450 ca) che rappresenta l’apogeo della civiltà
minoica: durante questa fase i palazzi già esistenti vengono ricostruiti in forme più complesse dopo una
distruzione attribuibile a cause naturali. Tale fase è caratterizzata dall’egemonia di CNOSSO, che impone
sull’isola una significativa unità culturale (Minosse è ricordato da Tucidide come il più antico possessore di
una flotta e thalassokrator in area egea).
Il sistema palaziale è un sistema di organizzazione politico-sociale fortemente centralizzato basato sul
palazzo che svolge diverse funzioni: è sede del potere politico, economico, religioso e culturale. All’adozione
di questo sistema è collegata l’introduzione della “triade mediterranea”, cioè coltura di vite, ulivo, cereali,
che avrebbe creato la necessità di organizzare la produzione, raccolta delle eccedenze e ridistribuzione.
Il palazzo ha una struttura complessa, che è alla base della tradizione sul Labirinto, intorno ad un grande
cortile centrale di forma rettangolare e orientato a nord-sud si raggruppano stanze di servizio, abitazione e
ricevimento, magazzini, uffici e laboratori; un ampio cortile lastricato introduce alla facciata monumentale
sul lato occidentale e vi sono molti affreschi policromi; particolare attenzione è posta all’areazione e
illuminazione. La mancanza di fortificazioni sembra indicare sicurezza verso le aggressioni esterne.
Elemento fondamentale: progressi dei sistemi di notazione, dell’uso dei sigilli e scrittura.
I Cretesi approntano un sistema autonomo:
1) SCRITTURA IDEOGRAMMATICA, definita da Arthur Evans “geroglifica”, attestata in epoca
protopalaziale a Mallia e Cnosso (“Disco di Festo”)
2) LINEARE A, presente a Creta, nelle Cicladi e a Samotracia.
Si tratta di scritture sillabiche che esprimono una lingua non greca e che non è stato possibile decifrare.
3) LINEARE B, comparsa nel 1450 a Creta, elaborata dagli abitanti della Grecia continentale, e la sua
presenza è testimonianza della conquista dell’isola da parte dei Micenei intorno alla metà del XV sec.
La religione è un aspetto fondamentale della vita del palazzo, tanto che Evans parla di “teocrazia” minoica
guidata da un re-sacerdote, anche se questa ipotesi non trova un riscontro sicuro. La religione sembra avere
una forte impronta naturalistica, le statue e figure sono femminili affiancate da animali.
La produzione artistica è sviluppata, vi è la ceramica dello “stile di Kamares” con motivi naturalistici.
~1~
Si attestano rapporti di Creta con l’Egitto, Cipro, Asia Minore (Rodi, Coo, Mileto), isole dell’Egeo, Cicladi.
LA CIVILTA’ MICENEA
Intorno al 2000 ca si verificano profondi sconvolgimenti che portano alla distruzione e all’abbandono di molti
villaggi, alla scomparsa delle fortificazioni e alla generalizzazione della tomba individuale “a cista” a causa
dell’arrivo di popolazioni parlanti lingue indoeuropee. Sono intercorsi ovviamente processi evolutivi di lunga
durata: il carattere graduale della transizione induce a pensare a infiltrazioni più che a vere e proprie
invasioni, di genti parlanti una lingua greca che si sono sovrapposte a un sostrato etnico e linguistico
precedente in un momento difficile da stabilire. La civiltà greca sembra quindi nata da una mescolanza di
elementi autoctoni e di elementi sopraggiunti in seguito attraverso le migrazioni.
Lo sviluppo della civiltà micenea muove dall’Argolide e dalla Messenia per investire poi altre aree regionali
coma la Laconia, l’Attica e la Beozia. Micene è il centro, dal 1700-1650 ca assume importanza come
mostrano le tombe “a pozzo” proprie di una elites aristocratica di guerrieri e i corredi delle tombe a pozzo
dei circoli A e B (Es: maschera di Agamennone).
L’ascesa improvvisa dei primi Micenei si colloca cronologicamente nella seconda fase palaziale cretese.
Nei ritrovamenti archeologici l’influenza minoica appare sempre notevole, soprattutto in ambito religioso.
Nel corso del XV sec (1500-1400) inizia l’espansione micenea nell’Egeo, fino a Creta: l’epoca della conquista
micenea corrisponde al periodo neopalaziale della civiltà minoica che va dal 1450 al 1380 ca. A Cipro, in Asia
Minore e in Egitto i Micenei sostituiscono la presenza dei Cretesi fino ad arrivare alle isole Eolie.
Tra il 1400-1200 la cultura micenea, con il suo sviluppo palaziale, è all’apogeo a Micine, Tirinto, Pilo, Atene,
Tebe, Orcomeno. Con la conquista di Creta, la civiltà declina dopo la distruzione nel 1380 ca del palazzo di
Cnosso, ed i Micenei subentrano nella gestione delle rotte commerciali del Mediterraneo orientale. E’
questo il momento della massima espansione della ceramica micenea in Oriente, che prelude alla sua
diffusione anche nel Mediterraneo occidentale.
I palazzi micenei, come quelli minoici, costituiscono il centro del potere, della vita religiosa,
dell’amministrazione, dell’economia e delle forze militari. Le informazioni ricavate derivano dalle tavolette
soprattutto di Pilo e Cnosso, la documentazione è limitata, quasi completamente riguarda registrazioni
amministrative in scrittura Lineare B, che proviene certamente da Creta in quanto costituisce l’adattamento
della Lineare A ad un dialetto greco, decifrata da Ventris e Chadwick nel 1952.
Rispetto ai modelli minoici si nota la tendenza a collocare gli insediamenti in luoghi ben difendibili e a
fortificarli: il timore di attacchi esterni è dunque ben presente rispetto a Creta.
Il cuore del palazzo, il MEGARON è la struttura di rappresentanza del WANAX, il signore; una struttura
analoga è riservata al LAWAGETAS, il capo militare collegato al popolo in armi, LAOS. Ad entrambi era
assegnato una porzione di terra, il TEMENOS, sorvegliati dai funzionari TELESTAI; era presente
un’aristocrazia di capi militare, gli HEPETAI e la produzione è garantita dalla popolazione, il DAMOS e dai
servi, i DOULOI controllati rigidamente dal palazzo, che funge da centro di un sistema economico di tipo
ridistributivo che controlla un territorio statale ampio, in cui sono integrati principati e regni più piccoli.
Es: Messenia Pilo diviso in 2 province divise in 8 distretti guidati da un rappresentante del potere centrale.
Es: Argolide 2 regni: Micene e Tirinto.
Es: Beozia 2 regni: Tebe e Orcomeno.
Es: Attica Atene
Es: Tessaglia Iolco.
Il controllo del territorio appare più ampio nel caso dei palazzi minoici: si è davanti al primo esempio di
politica a vasto raggio in Grecia. Nel XIV-XIII sec – epoca di massimo sviluppo della civiltà micenea – i Micenei
creano progressivamente relazioni complesse e articolate in modo sempre più sistematico, fino a
raggiungere un’area geografica vastissima nel Mediterraneo. Queste relazioni variano dai contatti
occasionali agli scambi sistematici di materie prime e manufatti fino a forme di interscambio culturale più o
meno incidenti sulle culture locali. L’esigenza che spinge i Micenei sulle vie di mare è la necessità di reperire
metalli, avorio, ambra, tessuti pregiati, legname per le navi in cambio dei quali la produzione micenea offre
olio, vino, lana, lino, bronzo, ceramica. L’estensione delle rotte commerciali e la costituzione di una rete di
empori indicano la loro capacità di espandere la propria influenza e di interagire con altri soggetti
costruendo una significativa unità culturale.
~2~
L’ETA’ OSCURA, DARK AGE (1100-800)
Nel corso del XIII sec (1300-1200) i palazzi di Pilo, Micene, Tirinto, Tebe subiscono una prima distruzione,
mentre Atene e Iolco vengono risparmiate. Dopo la ricostruzione, intorno al 1200 si ha una seconda serie di
distruzioni, i reperti archeologici testimoniano una serie di opere difensive di emergenza quali fortificazioni,
fabbricazioni di armi e controllo delle coste: si pensa ad un pericolo proveniente dal mare.
Le conseguenze di queste nuove distruzioni sono molto gravi per il sistema politico, sociale ed economico
che fa perno sui palazzi: l’unità culturale caratteristica del periodo minoico-miceneo va incontro ad una
grave frattura. I palazzi e le fortificazioni decadono e scompaiono, sostituiti da diverse e più semplici
strutture: con la fine del XII sec (1100 ca) l’abbandono dei siti e lo spopolamento caratterizzano la maggior
parte del continente greco e delle isole, seppure con modalità e tempi diversi su base regionale.
Nel corso dell’XI sec vi è il cambiamento degli usi funerari, con la scomparsa della tomba a tholos e a camera,
sostituite da tombe individuali a fossa con incinerazione, il cambiamento degli stili ceramici e l’introduzione
dello stile geometrico e il passaggio dal bronzo al ferro disponibile in Grecia: si attesta la fine dei grandi
viaggi di scambio. La Dark Age è caratterizzata da uno spiccato e generale isolamento.
Questi cambiamenti sono stati collegati in passato all’arrivo di popoli invasori, specialmente dal nord di
popolazioni doriche (che giustificherebbero la distribuzione linguistica dei dialetti dorici e nord occidentali)
ma tale ipotesi sembra scontrarsi con la difficoltà di collegare con i Dori l’incinerazione, il ferro etc.
Un’altra spiegazione è quelle delle scorrerie dei “Popoli del Mare” che minacciarono l’Egitto e provocarono
la fine del regno ittita, ma il legame è del tutto ipotetico.
Più probabile è l’ipotesi delle distruzioni come conseguenza di terremoti ed incendi seguiti da carestie che
avrebbero messo in crisi il sistema centralizzato dell’economia palaziale che era incentrata sul commercio
internazionale e quindi molto vulnerabile: la chiusura di alcune rotte potrebbe averla danneggiata. Ne
sarebbe conseguita un’epoca di grave instabilità, con una accentuata mobilità delle popolazioni.
La fine della civiltà micenea sarebbe stata così l’esito di una serie di cause convergenti, che provocarono
una lenta e inesorabile recessione. Si creò una società decentralizzata, tendente all’autosufficienza sul piano
economico e caratterizzata da un accentuato regionalismo. Cause:
1) Crisi economia palaziale
2) Abbandono agricoltura, pastorizia principale fonte
3) Dispersione popolazione sul territorio
4) Abbandono dei viaggi di scambio
5) Abbandono contatti interculturali
Sul piano politico tutto questo portò ad una forte instabilità, alla competizione tra capi rivali o basileis in
base alle proprie capacità personali e alla pratica del dono. Vi furono inoltre la perdita delle capacità
tecniche in ambito architettonico e della conoscenza della scrittura in tutta l’area egea.
La ripresa ci sarà soltanto nell’VIII sec e porterà alla fioritura della civiltà greca arcaica.
La mobilità venne mantenuta viva dall’arrivo di nuove popolazioni, spostamenti dei Micenei e più consistenti
flussi migratori sembrano identificabili in direzione est, verso la Ionia e nord verso la Tracia e Calcidica: è la
cosiddetta “MIGRAZIONE IONICA” che, partendo dall’Attica e dall’Eubea, porta al popolamento della Ionia
d’Asia, nell’area tra Smirne e Mileto e temporalmente si colloca intorno al 1000 ca. La migrazione contribuì
alla nascita di una identità ionica definitasi in sede microasiatica: la tradizione ne attribuisce la guida ai figli
del re attico Codro etc. In Asia Minore i Greci realizzarono una significativa omogeneità culturale, al di là
delle differenziazioni di carattere linguistico; un importante ruolo identitario era svolto dai centri santuariali:
Era a Samo, Artemide a Efeso e Atena Lindia a Rodi. Si promuove l’incontro di realtà eterogenee anche nella
madrepatria, soprattutto i santuari panellenici di Olimpia e di Delfi, centro della grecità.
La Grecia, regredita, dopo l’apertura mediterranea del periodo minoico e miceneo, al regionalismo dell’Età
Oscura, torna così ad imboccare, attraverso la ripresa della mobilità, degli scambi commerciali e dei contatti
culturali, la via che porterà allo sviluppo della città e della navigazione transmarina: principali indicatori del
progresso della civiltà greca secondo Tucidide.
~3~
L’ALTO E MEDIO ARCAISMO
Alto Arcaismo 730 – 580 ca + Tardo Arcaismo 580 – Guerre Persiane.
≠ Cronologia di Domenico Musti: Alto Arcaismo 1000 – 730 ca + Medio Arcaismo 730 – 580 ca.
In questo modo l’Età Oscura viene a essere in parte compresa nell’Alto Arcaismo.
Con la prime fasi del periodo alto-arcaico la Grecia supera la regressione causata dalla caduta dei palazzi
micenei attraverso fenomeni complessi quali:
1) Progressivo superamento della condizione di isolamento
2) Ripresa dell’attività agricola
3) Crescita demografica
4) Sviluppo dei centri di culto
5) Formazione delle prime comunità cittadine
6) Riscoperta della scrittura, ora alfabetica: adattamento al greco dell’alfabeto fenicio
La Grecia alto-arcaica ha ancora una spiccata caratterizzazione regionale e ciò si riflette anche nella
lentezza del processo di formazione del nome con cui i Greci si definiscono in età storica: Hellenes. Dal punto
di vista istituzionale la maggior parte delle informazioni pervenute sulla Grecia di quest’epoca deriva dai
poemi omerici che però riflettono una realtà storica stratificata comprendenti elementi dell’età micenea,
dell’Età Oscura e dell’epoca contemporanea ai poemi stessi.
Il potere del re è progressivamente limitato dalla formazione di un’aristocrazia, è un primus inter pares, che
è divisa in casate (ghene) e in fratrie, strutture basate sulla discendenza di un antenato comune e quindi
organizzate sulla base della parentela. Le strutture, denominate tribù, hanno un carattere etnico e sono
attestate presso le genti ioniche e doriche (Es: Ilei, Dimani, Panfili menzionate da Tirteo) come forme di
suddivisione della popolazione in ambito militare e territoriale collegate con lo sviluppo della città.
Situazione sociale difficile accentuata dai soprusi di un’amministrazione della giustizia discutibile. Cause:
1) Prevalenza dell’aristocrazia
2) Formazione dei latifondi
3) Decadenza della piccola proprietà
4) Indebitamento dei piccoli cittadini
5) Riduzione allo stato di braccianti salariati o schiavi
La POLIS presenta strutture di Età Micenea (acropoli/astu) e la novità nell’organizzazione del territorio
(astu/chora/eskatià) e nel processo di formazione delle prime comunità cittadine il fattore religioso si
segnala come elemento primario di definizione dell’identità: l’individuazione dello “spazio sacro”
rappresenta uno dei fenomeni più rilevanti del passaggio dall’Età Oscura all’Arcaismo! La triade
altare/tempio/temenos, di origine orientale e caratteristica del santuario greco “classico” si afferma nel
corso dell’VIII sec. La monumentalizzazione del santuario costituisce una condizione necessaria per
l’organizzazione dello spazio come luogo di mediazione con il divino e per il radicamento del culto: le divinità
più coinvolte nell’edificazione dei templi sono Atena (soprattutto in zona urbana), Era, Apollo e Artemide.
Alla localizzazione dei santuari tra centro urbano, aree suburbane e chora corrispondono diverse tappe dello
sviluppo della città: i santuari principali hanno spesso una collocazione suburbana o addirittura extraurbana.
Templi della chora protezione dello spazio agrario e luoghi di integrazione tra città e campagna .
Templi del confine frontiera tra le varie zone (insediamento/zona indeterminata)
Templi delle zone rurali delimitazione dei confini o controllo del territorio.
~4~
L’ “ideologia della polis” comporta che territorio e popolazione siano sentiti come una cosa comune, che la
popolazione debba partecipare alla sua gestione e che il potere debba essere esercitato per periodi definiti e
a rotazione, che il suo esercito debba essere conforme alle regole fissate dalla legge (nomos).
Attraverso il “sinecismo” la realtà cittadina si organizza intorno ad un centro, attraverso l’aggregazione di
diverse unità minori, i villaggi, che può avere carattere fisico e comportare trasferimento di popolazione e
cambiamenti insediativi oppure può avere carattere puramente istituzionale e lasciare sostanzialmente
invariate le più antiche strutture di insediamento. E’ lo spazio religioso a dotarsi per primo di strutture
architettoniche e ciò afferma il primato dell’esperienza religiosa come fattore unificante della comunità: solo
in un secondo momento compaiono gli edifici di carattere più propriamente civile e amministrativo.
Metà della popolazione risiedeva nelle compagne: sul piano economico la città greca non prescinde mai
dall’attività agricola, anche in presenza di vasti interessi commerciali; la proprietà della terra è una delle
modalità della partecipazione del cittadino alla comunità, la piccola proprietà è generalmente diffusa, per la
maggior parte delle città greche quindi la chora provvede ad assicurare il sostentamento dei cittadini e le
risorse per far fronte alle esigenze della comunità.
La presenza di un adeguato sviluppo urbanistico e architettonico non sembra aver mai avuto un ruolo
significativo né nella definizione della polis in quanto tale, né nella distinzione tra poleis “grandi” e “piccole”,
mentre la misurazione della grandezza delle città in termini esclusivi di potenza politica risulta da Erodoto,
Tucidide fa dire da Nicia che “sono gli uomini a fare la polis, non mura o navi vuote di uomini”.
Ordinamenti costituzionali: la costituzione (politeia) è basata sulla nozione di appartenenza/condivisione!
La composizione della cittadinanza è basata su alcuni criteri:
1) Nascita: essere figlio di almeno un cittadino della polis.
2) Proprietà terriera
3) Contributo militare
4) Professione
5) Svolgimento di un corso di formazione (Es: efebia ad atene o agoghè a Sparta)
La città così concepita ha comunque spinte di carattere egalitario, la polis è tendenzialmente un modello
INCLUSIVO, che tende al progressivo inserimento degli uomini liberi nell’ambito di un contesto politico
paritario. All’affermazione delle tendenze isonomiche contribuì la RIFORMA OPLITICA.
Si tratta di una riforma militare per cui il nucleo dell’esercito viene ad essere costituito non più dalla
cavalleria, ma da fanti armati pesantemente, gli “opliti” membri della classe media di contadini liberi:
combattendo insieme rafforzano i reciproci vincoli di solidarietà e integrazione nella comunità e di
conseguenza richiedono un trattamento paritario e una maggior partecipazione politica. In realtà questa
riforma fu un processo di lunga durata, è impossibile collocarla cronologicamente.
L’importanza del fattore militare nei cambiamenti politici che hanno a che fare con la nascita della polis,
intesa come appartenenza ad una comunità in cui le prerogative politiche sono attribuite in base alla
funzione militare, difficilmente può essere negata. Anche l’evoluzione del modo di combattere contribuì a
far emergere nella polis, indipendentemente dalla forma di governo, una sostanziale tendenza isonomica.
Uguaglianza di DIRITTI (ISONOMIA) e di PAROLA (ISEGORIA) viene caratterizzata da Isocrate come “anima
della città che ha la stessa forza che ha l’intelletto sul corpo”: la città viene equiparata ad un organismo
umano, di cui la politeia costituisce il principio vitale e caratterizzante, capace di modellare il cittadino.
Una buona politeia è necessaria per realizzare una buona polis, per far “vivere bene” gli uomini.
DISCORSO TRIPOLITICO, ERODOTO nel Libro VII della Storie: MONARCHIA, OLIGARCHIA, DEMOCRAZIA.
Viene espresso attraverso un dibattito immaginario in Persia tra Otane, Megabizo e Dario riguardo
l’estensione della sovranità, il valore morale e la competenza necessaria a governare.
Otane è difensore della democrazia perché “le cariche pubbliche sono sorteggiate, le magistrature sono
soggette a rendiconto e le decisioni sono messe in comune.”
Megabizo critica la democrazia accusando il popolo di essere “massa inutile che si getta nelle vicende
politiche senza ragionare”, è sostenitore di un governo oligarchico, perché “dagli uomini migliori derivano le
deliberazioni migliori” (con “aristoi” si intende una selezione di carattere socio-politico, il popolo in quanto
povero è “poneròs”, cattivo e ignorante, privo delle capacità di discernimento e moderazione)
~5~
Dario critica la monarchia (per le grandi rivalità personali) e la democrazia (per la malvagità innata del
popolo e l’emergere delle aspirazioni dei singoli capi), e sostiene la monarchia in quanto un solo uomo
eccellente, grazie alle sue capacità, governa nel modo migliore. Tema della qualifica a governare.
GLI STATI FEDERALI
Ethnos o koinòn, era caratterizzato da “sympoliteia”, cioè dalla coesistenza di una cittadinanza federale con
una cittadinanza locale. Nella formazione degli Stati Federali appare fondamentale il ruolo del culto comune:
costituisce il fondamento identitario intorno a cui si aggregano altri elementi, la sua celebrazione periodica,
occasione di incontro e di confronto su problemi di comune interesse determina il processo di formazione e
sviluppo di organismi comuni di carattere anche politico basati sul principio di rappresentanza.
E’ un’organizzazione politica della Grecia centro-settentrionale caratterizzata da territori montuosi e isolati,
con difficoltà di comunicazione e scambi, con un’economia pastorale.
Nel corso del IV sec a seguito dell’indebolimento della polis, gli stati federali acquisteranno un ruolo
progressivamente maggiore, anche perché l’organizzazione federale si caratterizza per una maggiore
apertura rispetto al mondo cittadino per il minor grado di partecipazione diretta al governo, per la capacità
di integrazione e assimilazione e per la disponibilità a rinunciare parzialmente all’autonomia del singolo.
“autonomia” ed “eleutheria” sono i valori della Grecia della poleis che si affermano soprattutto durante le
Guerre Persiane che rivestono un carattere epocale da un punto di vista culturale, oltre che storico: esse
contribuiscono alla presa di coscienza della propria diversità culturale rispetto ai barbari e dunque
all’affermarsi di un’identità di carattere oppositivo, fondata sull’essere cittadini e quindi uomini liberi.
Forme politiche come lo Stato Federale vengono di conseguenza respinte in un’area di spiccata perifericità
ideale e di inferiorità culturale, mentre si evidenzia una tendenza progressiva alla chiusura delle comunità
cittadine verso l’esterno: solo con il tramonto della polis si avrà una maggiore disponibilità all’apertura, il
mondo ellenistico favorirà una più efficace integrazione tra gli uomini sul piano etnico e sociale attraverso
l’omologazione determinata dallo stato comune di sudditanza che prevale su tutto.
~6~
gruppo! La figura ideale del cittadino-soldato che porta in sé l’onere/onore della difesa della città è quella
del piccolo proprietario agricolo “autarchico” che vive del proprio lavoro ed evita forme di dipendenza come
il commercio e l’artigianato che sono visti come forme di servitù.
IL MOVIMENTO COLONIALE
E’ il fenomeno più notevole tra VIII e VII sec, tra alto e medio arcaismo e conferma la grande importanza
della mobilità umana e dell’interscambio culturale nel processo di formazione e sviluppo della civiltà greca.
Alla testa del movimento coloniale si trovano l’EUBEA e CORINTO, e il fenomeno si inquadra nella
ridefinizione dei rapporti sociali, economici e politici dell’epoca della formazione della città, quando la
mobilità umana si accrebbe in modo significativo a seguito di inevitabili squilibri. Cause:
1) Sovrappopolazione
2) Esigenze commerciali
3) Fame di terre
4) Rivolgimenti politici collegati con la crisi delle aristocrazie
La tendenza a fondare nuove comunità è un aspetto che non si limita alla grande ondata colonizzatrice
dell’VIII e VII sec: il mondo greco è interessato continuamente da fenomeni di spostamento e migrazione.
Colonie di popolamento apoikiai
Colonie militari cleruchie
Rincalzi coloniari epoikiai
La colonizzazione precede sulle rotte già battute dai Micenei e dalla navigazione precoloniale.
Nella fase dell’VIII sec, quella più antica, prevalgono le imprese legate alle iniziative individuali.
Nella fase del VII sec invece prevale l’incidenza dell’intervento statale, in particolare per Corinto.
I coloni provengono dalla zona dell’Istmo, regioni settentrionali del Peloponneso, Asia Minore, Eubea.
Le destinazioni privilegiate sono l’Italia Meridionale, Sicilia, Africa settentrionale, Gallia, Spagna, Macedonia,
Tracia e la zona degli Stretti. L’accresciuta importanza del fenomeno è segnata da “guerre coloniali” come la
GUERRA DI LELANTO: Calcide VS Eretria o come la guerra Corinto VS Corcira (664 più antica battaglia navale)
Un ruolo primario nell’iniziativa coloniale va riconosciuto ai Calcidesi d’Eubea e ai Corinzi i cui interessi
erano prettamente agrari e commerciali.
La spedizione destinata a fondare una colonia era guidata da un fondatore, l’ECISTA, di cui spesso la
tradizione conserva il nome e che era oggetto spesso di un culto eroico, dopo la morte. Il suo compito era di
consultare l’oracolo di Delfi, portare alla nuova destinazione il fuoco sacro tratto dal focolare pubblico della
città d’origine e una volta scelto il nuovo sito (in base a difendibilità, accessibilità dal mare, fertilità)
distribuire la terra ai coloni, fondare santuari, stabilire regole di convivenza e istituzioni della nuova città.
I coloni erano per lo più maschi e pochi, seguiva in un secondo momento il rincalzo coloniario.
I rapporti tra madre patria e colonia: solitamente le colonie erano indipendenti, mantenevano solo
relazioni culturali, linguistiche e religiose che erano alimentate tramite la creazione di un patrimonio comune
di leggende che inseriva la fondazione della colonia nella tradizione dei miti della madrepatria.
Isolato è stato il caso di Corinto che tende invece a mantenere relazioni politiche fino ad urtarsi con esse.
La colonizzazione ebbe conseguenze enormi sulla storia della Grecia. Essa diede uno straordinario impulso
alla produzione artigianale, agli scambi commerciali e alla navigazione. La nascita della moneta è legata a
questo fenomeno: nasce non tanto in funzione degli scambi, quanto per uso pubblico (fiscalità, retribuzione,
fissazione di ammende, costruzione di grandi opere) e per stabilire una situazione di equità nelle relazioni
sociali, fissando con precisione il valore del lavoro e degli oggetti perché è garantita dall’autorità che la conia
La colonizzazione ebbe anche grande importanza culturale perché incentivò l’estensione delle conoscenze
geografiche dei Greci, il contatto con altri popoli e l’estensione in tutto il Mediterraneo dello stile di vita
cittadino. Il clima di interazione positiva tra Greci e indigeni forse non tiene conto di fonti che attestano un
accentuato ellenocentrismo e una forte convinzione della superiorità greca: il carattere era oppositivo e
talora si presentava uno scontro violento, talora un incontro pacifico, talora uno scambio culturale.
In quasi tutte le aree coloniali, il contatto con i Greci produsse tra gli indigeni nuove forme di
organizzazione sociale, politica e militare: ne derivano costante conflittualità che produsse fenomeni di vera
e propria “decolonizzazione”: processo biunivoco di assimilazione etnico-culturale: una sorta di koinè.
~7~
CALCIDE: CORINTO: MEGARA: ACHEI: SPARTA:
PITECUSSA SIRACUSA 733 MEGARA IBLEA 727 CROTONE TARANTO 705
(Ischia) 770 756 tradizione └>SELINUNTE └> CAULONIA
La più antica contrapposizione SIBARI 720 LOCRESI OZOLI:
colonia greca etnica Dori/Ioni COLONI RODI-CRETESI: LOCRI EPIZEFIRI 680
└> METAPONTO
d’Occidente! GELA 688
Ha restituito la
└>ACRE └> POSIDONIA
Coppa di Nestore └>CASMENE └>AGRIGENTO 580 TERA:
recante la più └>CAMARINA CIRENE 630
antica iscrizione
greca in versi. FOCEA:
CUMA MASSALIA 600
NASSO 734
└>LEONTINI PARO:
└>CATANIA TASO
└>ZANCLE 730
REGGIO 720
LA LEGISLAZIONE
Sotto i regimi aristocratici i detentori del potere giudiziario erano depositari della legge in quanto esperti
delle “themistes”, le norme di origine divina conservate dalla tradizione orale: in questo modo
l’amministrazione della giustizia era sottratta ad ogni controllo e diveniva espressione del prepotere.
La crisi delle aristocrazie fece emergere il bisogno di una CODIFICAZIONE DELLE LEGGI, resa possibile
dall’acquisizione di una scrittura e capace di garantire una maggiore certezza di diritto a tutti.
I più antichi interventi di carattere legislativo si registrano in area coloniale perché in comunità nuove più
facilmente si verificano le condizioni per la fissazione di norme condivise. Della storicità di alcuni legislatori si
è dubitato, ritenendoli antiche divinità (Es: Licurgo “il facitore di luce”).
Si è tentato di ascrivere la codificazione delle leggi non all’iniziativa di singoli ma alle comunità che
l’avrebbero poi attribuita a figure remote ed autorevoli: LICURGO SPARTA, DRACONE ATENE.
Solone figura realmente esistita, si è certi della sua storicità.
Zaleuco di Locri avrebbe legiferato per i Locresi Epizefiri ispirandosi al modello cretese: limitazione della
discrezionalità dei giudici e adozione di un linguaggio semplice ed accessibile.
Caronda di Catania introdusse pene pecuniarie anche per reati di sangue, graduate in base al patrimonio
che sembra riportare ad una costituzione timocratica con classi di censo.
LICURGO la sua figura è da ritenere leggendaria e le sue leggi (la RHETRA) sono di datazione incerta (fra XI e
VII sec) e sono il prodotto di una lunga evoluzione. Si occupavano di definire i poteri delle diverse
componenti dello Stato ed era all’origine dell’ordinamento che caratterizzava Sparta ed era conosciuto come
“kosmos”, l’ “ordine” per eccellenza. Non venne mai messa per iscritto.
DRACONE fu attivo alla fine del VII sec, avrebbe redatto una costituzione particolarmente severa i cui
elementi sono molto incerti perché attestati da una tradizione di IV sec, influenzata dalla propaganda
oligarchica. E’ nota la legge sull’omicidio che sottrae spazio al regime della vendetta privata lasciando allo
Stato il diritto di decidere la pena incoraggiando la transazione; distingueva i tipi di omicidio e le relative
pene in base all’atteggiamento soggettivo e quindi il grado di volontarietà dell’azione.
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LA TIRANNIDE
La codificazione delle leggi fu importante per allentare le tensioni sociali collegate con la crisi delle
aristocrazie, ma non risolutiva. Alcuni capi politici seppero sfruttare i contrasti sociali e politici per mettersi
alla guida del popolo contro gli aristocratici; alcuni di loro svolsero il ruolo di “pacificatori” e deposero il
potere una volta raggiunto l’obiettivo (Es: Solone), altri invece lo mantennero.
Il termine “TIRANNO” significa “SIGNORE” e identifica colui che esercita un potere assoluto e già nel VII sec
la parola assume una connotazione negativa, alludendo ad un potere esercitato senza il consenso dei
cittadini. In Erodoto è l’incarnazione dell’illegalità (anomia).
1) TIRANNO DEMAGOGO, si appoggia al popolo.
2) TIRANNO EX MAGISTRATO, da un potere eccezionale.
3) TIRANNO DEGENERATO DA UN REGIME.
Il fenomeno della tirannide interpreta e aggrega spinte diverse:
1) Lotta contro l’aristocrazia
2) Riscatto dei cittadini poveri e indebitati
3) Nascita di nuove realtà economiche
4) Nascita di nuovi gruppi sociali
In genere i tiranni non intervennero sulla situazione costituzionale delle città quanto piuttosto sulla
situazione politica e sociale, operando attraverso un’integrazione degli esclusi tramite la ridistribuzione della
ricchezza, politica di opere pubbliche, incentivazione di traffici anche internazionali.
Tucidide inserisce la tirannide tra i fattori di sviluppo della Grecia arcaica per un superamento della
debolezza e dell’isolamento originari favorito dalla crescita della potenza politico-militare, ricchezza ecc.
Es: Policrate, tiranno di Samo 538-522: interprete dei nuovi interessi contro gli aristocratici.
La politica religiosa è incline alla valorizzazione di culti panellenici e rurali rispetto a quelli poliadi e misterici
di carattere non gentilizio: i tiranni contribuirono così all’evoluzione della società verso forme più egalitaria,
accentuando la crisi dei regimi aristocratici. Le tirannidi più importanti sorsero nelle città dell’Istmo di
Corinto, grazie alla posizione che favoriva i traffici da maggior ricchezza e dinamicità.
CORINTO: tirannide dei Cipselidi 658/7 – 585/4 il cui capostipite Cipselo sottrasse il potere ai Bacchiadi
tramite una magistratura militare di polemarco nel momento in cui Corinto doveva contrastare Argo e
Megara; procedette a confische di terre, spedizioni coloniali fondando Leucade, Ambracia, Anattorio.
Successe il figlio Periandro il cui governo ebbe una forte impronta antiaristocratica mirante a reprimere il
lusso e una politica di opere pubbliche e leggi santuarie. E’ annoverato tra i Sette Saggi “leggenda nera”
SICIONE: tirannide degli Ortagoridi 650 il cui governo ebbe un carattere spiccatamente popolare;
l’esponente più significativo della dinastia fu Clistene, autore della riforma delle tribù, di un’attiva politica
estera ostile ad Argo e inserendosi nella politica internazionale con la prima guerra sacra.
MEGARA: tirannide di Teagene di Megara 630, apopggiò il genero Cilone che tentava di farsi tiranno in
Atene, dopo il fallimento il regime fu rovesciato e sostituito da un’oligarchia.
La tirannide assunse caratteristiche parzialmente diverse nelle varie zone della Grecia.
In Occidente il fenomeno non fu limitato all’età arcaica e fu legato all’instabilità politica e sociale delle città
coloniali e in Sicilia al pericolo incombente dei cartaginesi.
SICILIA: Panezio di Leontini 615/4, tiranno demagogo, mediatore di diverse componente etniche.
AGRIGENTO: Falaride di Agrigento 572 – 556 dipinto come violento e crudele.
GELA: Ippocrate di Gela 498 – 490, tirannide autocratica e imperiale, tipica siceliota.
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LEGHE SACRE E ALLEANZE MILITARI
L’estrema frammentazione del mondo politico rese necessarie forme di collaborazione tra i diversi stati.
I Greci si videro perciò costretti a elaborare formule capaci di superare l’individualismo con cui le poleis
concepivano e vivevano la loro dimensione politica.
ANFIZIONIE: leghe sacre di popoli vicini che si riconoscevano in un culto comune, alcune di carattere
spiccatamente etnico e culturale. L’Anfizionia per eccellenza, quello DELFO-PILAICA, una lega sacra di 12
popoli: Tessali, Focesi, Dori, Ioni, Beoti, Achei Ftioti, Mali-Etei, Perrebi, Dolopi, Magneti, Eniani, Locresi.
Costituì l’unico organismo panellenico capace di operare stabilmente e di fornire gli strumenti per un’azione
comune: la “guerra sacra” che poteva essere dichiarata dagli Anfizioni contro i violatori delle norme.
Fu sovente dilaniata dal tentativo di singole forze greche di egemonizzare la lega sacra e di mantenere sotto
il proprio controllo il santuario di Delfi sia per il suo tesoro sia per la possibilità di utilizzare l’oracolo per
propaganda o per l’autorità morale del santuario. Es: Atene, Sparta, Tebe.
SYMMACHIAI: leghe militari di origine difensiva nelle quali un gruppo di poleis riconosceva volontariamente
la guida (“egemonia”) di un’altra polis. Ad essa venivano delegati il comando in guerra e la responsabilità di
organizzare l’attività militare comune in caso di attacco a uno degli stati membri.
LEGA DI CORINTO 481 contro i Persiani, LEGA DEL PELOPONNESO sotto l’egemonia di Sparta, LEGA DELIO-
ATTICA navale sotto il controllo di Atene nel V e nel IV sec, SECONDA LEGA ATENIESE.
In sé il concetto di egemonia originariamente implicava solo il comando in guerra ed aveva carattere
strettamente tecnico, non implicando una condizione di superiorità di nessuna polis: il compito
dell’egemone è amministrare i propri interessi sulla base dell’uguaglianza dei diritti con cura particolare agli
interessi comuni; il rapporto con gli alleati è impostato su una mediazione tra interesse del singolo stato e
l’interesse della Lega. Tuttavia il ruolo può mutare: da alleanza di tipo difensivo può diventare in alleanza
offensiva e difensiva sbilanciata in favore dell’egemone in cui gli stati membri sono costretti a condividere
pienamente la politica estera dell’egemone rinunciando ad averne una propria (“avere gli stessi amici e gli
stessi nemici”): in questo caso l’autonomia e la libertà delle singole città vengono lese.
La tendenza delle poleis egemoni ad utilizzare a proprio vantaggio le leghe, provocando uno
sbilanciamento del rapporto con gli alleati, si fece sentire costantemente. Spesso le leghi militari, pur nate su
un piano paritario, degenerarono in strutture egemoniche di carattere tirannico.
Né le symmachie né le anfizionie seppero realizzare un assetto stabile a livello panellenico: il tentativo di
superare la frammentazione politica continuò a scontrarsi con la volontà delle singole poleis di affermarsi.
Il sentimento di unità panellenica a livello di lingua, cultura, religione, di stile di vita fin dal V secolo non
seppe mai declinarsi efficacemente a livello politico. La stessa crisi della polis del IV sec ha le sue radici
nell’incapacità del sistema di superare i suoi limiti e di creare un’unità capace di contrastare efficacemente
spinte imperialistiche esterne come ad esempio quelle della Macedonia e di Roma.
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