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corridoio di accesso, la cui ripidità e lunghezza variava insieme al defunto sulla kline erano quelli di
a seconda della profondità necessaria per realizzare ornamento personale( collane, specchi, lance,
l’ipogeo funerario. Talvolta i dromoì presentavano strigili,…), qualche balsamario e degli unguentari: non
lungo le pareti ulteriori nicchie e loculi e, se la sua di rado, vicino al corpo, venivano deposti anche dei
pendenza era eccessiva, recava sul piano di calpestio vasi potori ricolmi d’acqua per “placare la sete durante
una serie di gradini. Nella parte terminale del corridoio il viaggio nell’oltretomba”.
antistante l’ingresso sepolcrale era consuetudine Dal VII e fino al V secolo a.C. i corpi erano deposti su
deporre offerte in vasellame prima che lo stesso lettighe di legno o sulle banchine dentro casse lignee
venisse definitivamente interrato. Spesso ai lati della sature di calce, oppure semplicemente coperti da grandi
parte iniziale del dromos venivano collocate statue di tegole sigillate con argilla. E’ solo dal IV secolo, e per
fiere o animali mitologici, soprattutto leoni, lase e tutto il periodo ellenistico, che si diffonde rapidamente
sfingi alate, con funzione strettamente apotropaica e, l’uso del sarcofago.
non di rado il fronte della tomba veniva rivestito con Questi era un grande contenitore, con evidenti intenti
un paramento murario decorato con altorilievi atti a celebrativi, costituito da una cassa e da un coperchio
manifestare l’opulenza della “gens” proprietaria del realizzati in nenfro, “pietra fetida”, terracotta e, più
sepolcro. In alcuni casi il dromos terminava in un sporadicamente, in alabastro le cui principali officine di
vestibolo a cielo aperto sul quale si affacciavano più produzione sono identificabili nei centri di Tarquinia,
ingressi: sono, queste, le tombe a “triplice cella frontale Tuscania, Vulci e Chiusi.
con vestibolo aperto” di cui due splendidi esempi sono La cassa era quasi sempre scolpita sulle facce a vista
presenti a Pitigliano, a Tuscanica e a Grotte di Castro. con scene mitologiche, a volte anche complesse, o con
La porta delle camere funerarie, a volte di forma semplici festoni e fregi fitomorfi; il coperchio, invece,
trapezoidale, in qualche caso recava iscrizioni andava dal tipo liscio a tetto displuviato fino a quello
sull’architrave ed era chiusa con il cosiddetto “sigillo” con figure umane supine o recumbenti, veri e propri
realizzato in blocchi squadrati cementati con argilla e capolavori della ritrattistica etrusca. I sarcofagi fittili,
provvisto di cunei, oppure ricavato da una singola poi, presentavano sempre delle pitture policrome sui
lastra rocciosa. Nelle tombe a più camere solitamente il coperchi. Abbastanza diffuse, anche se in aree
sigillo veniva apposto su ogni porta interna. circoscritte, furono anche delle urne cinerarie simili ai
Una caratteristica peculiare, seppur scarsamente sarcofagi ma di dimensioni molto più ridotte (70 – 90
attestata a Tuscania, è rappresentata dalle “caditoie”, cm ) in auge soprattutto a Chiusi e Volterra.
specie di piccoli pozzi realizzati sulla volta dei corridoi Tornando alle strutture sepolcrali vi è da dire che i
che mettevano in contatto con l’esterno la parte soffitti delle celle potevano essere a “botte”, piani o a
sotterranea dei lunghi dromoì con lo scopo, forse, di spioventi e quest’ultimi presentano sempre un
areare il sepolcro ma, più probabilmente, per officiare “columen” centrale in rilievo o in negativo e travettaure
dei particolari riti funerari legati al mondo degli inferi laterali a richiamare la reale trabeazione lignea del tetto
molto simili al “refrigerium” di epoca romana il quale di una casa. Nelle celle a soffitto piano talora vi è la
consisteva nel versare periodicamente attraverso la presenza di soffitti cassettonati molto aderenti alle vere
caditoia del latte e del vino, insieme ad altre offerte, strutture domestiche. Con il passare degli anni, però, si
utili al sostentamento del defunto nell’oltretomba. Tale nota come la pendenza degli spioventi tende a
rito, rimasto in auge fino a tutto il VI secolo d.C., era diminuire fino a prediligere tombe con soffitti piani e a
molto radicato nella cultura popolare e quindi, volta di botte, tipica copertura presente in molte
verosimilmente, ampiamente praticato. Le camere strutture funerarie tardo ellenistiche, molto ricercata e
costituenti il sepolcro presentano spesso una pianta piuttosto costosa che si diffonde come una moda
quadrangolare più o meno rettangolare e, soprattutto fra riservata ai ceti più agiati la cui ricchezza si esplica
il VII ed il V secolo a.C., sono lesatta rappresentazione nella committenza di imponenti strutture sepolcrali.
di una stanza delle abitazioni etrusche, generalmente Questi ipogei funerari, che sembrano ricalcare un
quella dei banchetti ( il triclinio dei romani) o quella da modello ellenistico macedone, spesso erano forniti di
letto (il “cubiculum”).Queste al loro interno possono una grande colonna posta al centro della camera
avere una o più banchine per la deposizione dei corpi risparmiata nella roccia stessa oppure costruita con
che altro non erano se non la rappresentazione dei letti grandi conci la cui funzione era quella di frenare il
(klinaì) addossate alle pareti e ricavate nella viva crollo della volta.
pietra. L’ultimo elemento costitutivo di una camera sepolcrale
Su di esse venivano adagiate le salme e, talvolta, etrusca, sicuramente il più affascinante per le
presentano piedini e cuscini sia doppi che singoli. Dal suggestioni che evoca, sono le pareti che, nelle tombe
VI secolo, poi, alle due estremità delle banchine magnatizie, erano completamente ricoperte da
vengono aggiunti delle sporgenze a triangolo quali decorazioni pittoriche ed epigrafiche come nel caso
elementi distintivi di deposizioni femminili. delle famose tombe dipinte di Tarquinia le cui tombe
Qualche volta ai piedi della kline compare una sono popolate da scene che tramanda usi e costumi
banchina più piccola da interpretare come una degli etruschi. Nel nostro territorio è accertata la
deposizione infantile e non come un ripiano per offerte, presenza di tombe dipinte che, purtroppo, non si sono
in quanto di norma gli oggetti del corredo funebre conservate per il totale deterioramento dello strato
venivano deposti solo sul piano di calpestio della preparatorio sul quale veniva distesa la scena dipinta.
tomba, ai piedi delle banchine: i soli oggetti collocati
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Le pareti in questi casi venivano prima rivestite con un
intonaco di malta argillosa e stucco sul quale in seguito
veniva applicata la decorazione pittorica usando colori
derivati da pigmenti naturali quali il minio, il rosso
cinabro, la polvere di lapislazzuli. Infine si stendeva
sulla parete affrescata un rivestimento a base di latte di
calce che permetteva di ravvivare e fissare i colori e di
preservare per un lungo tempo le splendide pitture
parietali.
Con il finire del II secolo a.C. si ha un generale
impoverimento delle strutture sepolcrali che segna, di
fatto, la conclusione del processo di integrazione etnica
e sociale operata da Roma; ora le tombe sono delle
rozze camere ipogee spesso con planimetria a spina di Tomba a camera con finta porta, necropoli della
pesce dove si evidenzia significativamente il drastico Castelluzza.
impoverimento formale delle espressioni funerarie,
sintomo ultimo che la civiltà etrusca è giunta al suo
capolinea.
Riccardo Fioretti