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I CRETESI

Una civiltà di mare


Introduzione
 I cretesi erano considerati una civiltà di mare per due
motivi; Si erano insediati a Creta, un’isola sul mare, e
in quest’ultimo loro in esso vedevano come una sorta antichità
di protezione perché potevano avvistare i loro nemici
da lontano. Un popolo che si dedicava alla cultura
siccome il mare forniva ricchezza. Fabbricavano
molta ceramica e commerciavano molto, infatti
praticavano il baratto. Si dedicavano a sport celtici,
c’erano delle palestre dove si allenavano. I cretesi
inventarono il gioco del toro che si svolgeva nelle
tribune e consiste nell’afferrare il toro per le corna,
eseguire su di esso un doppio salto mortale e
ricadere a terra restando in posizione verticale.
giorno d’oggi
Questo gioco si è diffuso sino al giorno d’oggi. Erano
Presenti atleti di entrambi i sessi ciò testimonia che
rispetto ad altre culture, la donna iniziava a godere,
nella loro civiltà, di un prestigio sociale.
Città-palazzo
 La civiltà cretese si sviluppò in modo autonomo tanto da
elaborare una scrittura propria, la lineare A, solo
dopo fu adattata alla lingua dei conquistatori creando
la lineare B in cui i suoni del greco, la lingua dei
micenei venivano scritti usando l’alfabeto minoico.
Sull’isola era utilizzato un ulteriore alfabeto, il
geroglifico che continua a rimanere misterioso, e la
scrittura che, con le arti, ci fornisce le maggiori
informazioni sulle antiche civiltà. In base ai reperti
archeologici e agli scavi stratigrafici dei grandi
palazzi appartenenti all’isola, si suddivide la
cronologia in quattro periodi per identificarne lo
sviluppo:
 Periodo prepalaziale(precedente alla costruzione dei
palazzi : 2500-2000 a.c
 Periodo protopalaziale(dei primi palazzi): 2000-1700 a.c
 Periodo neopalaziale(dei nuovi palazzi): 1700-1400 a.c
 Periodo postpalaziale(successivo ai palazzi): 1400-1100
a.c
I vari periodi e lo stile di Kamares
 Il periodo prepalaziale è quel periodo della storia dei palazzi, I Cretesi si
costruivano edifici in mattoni crudi e dipingevano le pareti dei vani interni
inoltre avevano sviluppato una tecnica ceramica che si avvicina allo stile detto
«di Kamàres».
 Nel periodo protopalaziale troviamo i primi grandi palazzi, nuclei delle città di
Cnosso, Festo e Mallia, però, è meglio rappresentato dall’arte della ceramica e
in particolar modo lo stile di Kamàres, cosiddetto dalla grotta omonima sul
monte Ida, al centro dell’isola, dove sono stati ritrovati i primi reperti. Con il
passare del tempo la tecnica degli artigiani cretesi si era talmente affinata che
essi riuscivano a produrre ceramiche dalle pareti sottilissime dette a guscio
d’uovo. I colori usati sono pochi come il giallo, il rosso, e il bianco su fondo nero.
I motivi ornamentali principali sono costituiti da linee curve, spirali e cerchi
formando decorazioni geometriche. Spesso alla pittura si univa
l’ornamentazione plastica, cioè a rilievo, realizzata tramite la tecnica
dell’incollatura, consistente nell’aggiungere sulla superficie dei vari recipienti
ceramici degli elementi tridimensionali, anch’essi colorati. Né è un esempio
cratère proveniente da Festo ornato a scacchi bianchi e rossi nel corpo
spazioso, al di sotto delle anse, troviamo fiori a rilievo, dei petali distesi,
collocati sull’alto piede e nella fascia tra le anse e l’ampia bocca.
Il palazzo di Cnosso e la sua struttura
 Il palazzo di Cnosso venne scoperto e restaurato da Sir Arthur John
Evans tra il 1900 e il 1932. Venne esplorato da Luigi Pernier mentre
il palazzo di Mallia, uno fra i primi costruiti fu scoperto da Joseph
Chatzidàkis. Il termine «Palazzo» viene usato in modo non del tutto
corretto, poiché non è certo che grandi complessi palaziali fossero
usati come residenze, avevano di certo delle caratteristiche simile
a quella dei palazzi residenziali del Vicino oriente. I primi palazzi
presentavano già un’organizzazione spaziale che con la scomparsa
della civiltà cretese si mutò. Essi si sviluppavano attorno a uno
spazio centrale a pianta rettangolare, lastricato e scoperto, e in
diversi ambienti, assecondando l’andamento del terreno su cui i
palazzi sorgevano. Dalla pianta del Palazzo di Cnosso possiamo
trarre altre conclusione. Le sue grandi dimensioni lo rendevano
capace di accogliere non solo regnanti, ma anche vaste comunità che
disponevano di abitazioni private. La sala del trono affacciava sulla sala del trono
corte centrale, mentre una vasta sala a pilastri era riservata alle
cerimonie religiose. Stretti corridoi venivano usati per le
processioni mentre l’esterno con gradinate detta «Teatro» era
destinata a riti religiosi o anche a ospitare varie rappresentazioni.
Gli ambienti posti sulla sinistra senza finestra, disposti a pettine
erano dei magazzini, invece quelli a destra venivano usati come delle
botteghe artigiane.
 Gli spazi aperti corrispondevano ai giardini mentre
l’alternarsi di passaggi, scalinate, colonne tozze e
colorate di colori vivaci provocavano una forte
suggestione. Le colonne, molto probabilmente di legno,
avevano un diametro che diminuiva dall’alto verso il basso
ed erano situate su una base di pietra a sezione
circolare.
cortile e colonne

stanza della regina

corridoi
La pittura parietale
 Le stesse tinte accese delle colonne si ritrovarono nella
contemporanea pittura parietale. Esempi che troviamo sono
i cicli e le decorazioni a soggetto geometrico e naturalistico
che ornavano anche i principali ambienti del palazzo di
Cnosso. Purtroppo essendoci giunti rovinati e frammentati,
sono stati sottoposti a pesanti interventi di restauro, ma
nonostante ciò ci consentono una lettura chiara della pittura
minoica. Uno dei dipinti meglio conservati rappresenta
proprio la scena del gioco del toro, dove sono presenti due
fanciulle dipinte a tinta chiara e un giovane, dipinto invece a
tinta scura. Il salto sul toro è il gioco più popolare fra i
Cretesi. La pittura cretese veniva definita di colore e di
luce, solitamente erano scene di vita quotidiana o momenti
in cui si svolgevano giochi. Ogni pittore dell’epoca voleva
raccogliere nei suoi quadri la ricchezza delle forme e dei
colori dell’isola. Le pareti dei palazzi riguardavano dipinti
caratterizzati da un gusto naturalistico, infatti vi sono
spesso raffigurate piante, foglie o animali. Altre ancora
raffigurano personaggi eleganti e dei momenti della vita di
corte come feste, riti ecc
Statuette votive in ceramica
 Nel periodo dei «Nuovi palazzi» la produzione di statuette votive in
ceramica fu molto intensa, un esempio può essere la dea dei
serpenti, forse madre della terra, una delle divinità ctònie (della
terra, del sottosuolo) o forse donne del suo seguito. La maggior
parte della dea è rinvenuta nei cosiddetti «Depositi del tempio»,
ovvero delle tombe a Cnosso. Tutte indossano il tipico abito a
falde ricadenti, bloccato sui fianchi da un elemento a sella che
sembrerebbe realizzato in stoffa più pesante. Uno stretto
corpetto, che stringe la vita, comprime e lascia scoperti i seni,
questo anche nella vita di tutti i giorni, le donne mostravano il
seno pubblicamente, perché per loro era un segno di vanto e di
superiorità. Esistono vari tipi di modelli della rappresentazione
della dea dei serpenti. Ad esempio può essere ritratta con le
braccia allargate e che stringe tra le mani dei serpenti mentre
un gatto le sta sulla testa (l’avambraccio sinistro e la testa sono
stati restaurati). Un’altra con le braccia tese in avanti, ha dei
serpenti avvinghiati alle braccia e lungo l’alto copricapo. I
serpenti sono creature che si annidano negli anfratti della terra
e per questo motivo scelti per raffigurare la Madre Terra
Vasi in ceramica
 La produzione dei vasi in ceramica assume forme più libere
rispetto a quelle del periodo precedente e le decorazioni, a
colori scuri su fondo chiaro , sono più fantasiose e complesse.
In base ai soggetti è possibile distinguere due stili:
 Stile vegetale( con motivi di erbe e piante)
 Stile marino ( con raffigurazioni di esseri marini)
 Esempi sono la pròchous e la cosiddetta Brocchetta di Gurnià. La
prima è decorata con ramoscelli ricchi di foglie, che sembrano
rivestire il vaso o per lo più costituirne il materiale. Nella
seconda si presenta a tinta nera su fondo chiaro, è
raffigurato un fondale marino con alghe e frammenti di
corallo in sospensione, mentre l’artista/ artigiano ha disposto
il polpo in modo da distribuirne i tentacoli in maniera libera,
come se la forma della Brocchetta non esistesse o fosse
modellata con l’acqua del fondale marino. Lo stile marino di
Creta ebbe ampia diffusione nelle isole egee e nella
terraferma, e il polpo si utilizzò anche nei secoli successivi,
trasformandosi in motivo ornamentale di curve simmetriche.
 Nel tardo periodo neopalaziale subentra un nuovo stile pittorico, chiamato
palaziale per la presenza di suoi esemplari nel Palazzo di Cnosso. I caratteri
dello stile palaziale sono:
 La disposizione delle decorazioni secondo una geometria rigorosa
 L’estrema stilizzazione degli elementi (vegetali o marini che siano)
 La forte simmetria e l’austerità
 Il pithos, ha ornamentazione vegetale e floreale stilizzata e si distingue per la
presenza di un oggetto rituale impiegato durante i sacrifici. L’ascia bipennè
( con due lame contrapposte) dipinta anche in più parti dell’ambiente del
palazzo di Cnosso. In questo pithos le numerose linee verticali si
interrompono solo per lasciare spazio a quelle orizzontali delle asce che
definiscono due fasce continue.
La scultura
 Anche la produzione scultorea e la lavorazione
della pietra ebbero uno straordinario sviluppo
in questo periodo, dove l’arte minoica possiamo
definirla la più creativa. L’opera simbolica è
costituita da un rhytòn di steatite
riproducente la testa del toro sacro. Si tratta
un vaso per le libagioni dotato di fori sul collo e
in corrispondenza delle narici, per introdurre e
versare liquidi. Solo il lato sinistro della testa
è originale e le corna, che il restauro ha
integrato in legno dorato, dovevano essere
originariamente d’oro massiccio. La steatite è la steatite
lavorata con grande maestria e precisione in
modo da riprodurre le fattezze dell’animale,
tanto che dei ciuffi di pelo sono incisi sul muso
e altri, a forma di virgole, nella sporgenza fra
le corna. Gli occhi di cristallo di rocca con il
loro luccichio contribuivano a dotare la
raffinata scultura di un soffio di vitalità.
Kouroi e Korai
 Nel periodo arcaico sono presenti due tipologie principali di
sculture, il koùros e la kòre. Il koùros è un giovane nudo, in
posizione stante. La nudità ha la funzione di far risaltare il corpo
attraverso il quale si esprimono sia le qualità fisiche (forza,
esercizio, allenamento, capacità di combattere) sia quelle
intellettive. Il kouros è generalmente raffigurato con: Testa
eretta, le braccia stese lungo i fianchi, i pugni serrati e la gamba
sinistra leggermente avanzata, quasi ad accennare un passo. La
kòre è una giovane donna vestita con un lungo chitòne (tunica) e
un himàtion (mantello), anch’essa in posizione stante. La veste ha
la funzione di indicare il ruolo della donna nella società greca, era
moglie e madre, la fisicità non veniva mai attenuata, La kore è
generalmente raffigurata con: Testa eretta, piedi uniti e un
braccio steso lungo il fianco a reggere la veste e l’altro posto sul
petto in atto di recare un vaso o un piatto con delle offerte.
Kouroi e Korai sono presentate come divinità, personaggi eroici o
essere umani. Il termine Kouros, identifica un giovane nel pieno
splendore del suo sviluppo fisico. Nasce così il concetto
fondamentale della cultura greca, di kalòs kegathòs(bello e
buono). L’uomo ideale e di sua volta anche le statue che lo
identificano deve possedere queste qualità, dando importanza al
corpo e allo spirito.
I Bronzi di Riace
 Nel 1972 il mare Ionio restituì due sculture bronzee di eccezionale
qualità che ancora vengono indicate come Bronzo A e Bronzo B.
Il bronzo A raffigura un giovane uomo dalla lunga capigliatura e
dalla barba arricciata. Un guerriero privo di scudo e delle armi,
con spalle larghe, busto eretto, poggiato a terra con la gamba
sinistra appena flessa. Il braccio destro è disteso lungo il
fianco, quello sinistro è piegata. La testa è rivolta verso destra,
è l’unico ad avere anche i denti realizzati in argento. La Statua
A è stata attribuita ad Agelàda il Giovane.
Il Bronzo B è nella stessa posizione del Bronzo di Riace A, solo
la linea alba( la linea lombare) è flessuosa e la testa è girata
leggermente verso la destra. La Statua B è stata attribuita a
Alcamène il Vecchio. Entrambi i Bronzi hanno gli occhi in pietra
e avorio, mentre le labbra e i capezzoli sono di rame rosso. Si
ipotizza che i Bronzi di Riace facessero parte di un monumento
in ricordo dei miti dei Sette contro Tebe e degli Epigoni. Il
bronzo A rispecchia un guerriero violento, nel Bronzo B sarebbe
rappresentato Anfiarao, uomo rispettoso degli dei e della
profezia.

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