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L'ARTE MICENEA (1400-1000 a.C.) ppt.

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La civiltà micenea si sviluppa soprattutto nel Peloponneso; è una società più povera, legata a tradizioni agricole e pastorali ed abituata a combattere.
Le città erano potentemente fortificate: a Tirinto, ad esempio, le mura erano alte 10 m e spesse da 7 a 17 m; erano talmente larghe che al loro interno correva una galleria
percorribile. Secondo la leggenda erano state edificate dai ciclopi.Anche Micene era cinta da poderose mura capaci di esprimere un senso di forza e di maestosità,Lungo le mura si
apre la cosiddetta Porta dei Leoni: un massiccio trilite sormontato da un monolite triangolare decorato con il bassorilievo di due leoni rampanti affrontati davanti ad una colonna
rastremata verso il basso (come quelle cretesi).Micene è importante anche per le sue tombe ipogee tra le quali quella chiamata Tesoro di Atreo (XIV sec. a.C.). La tomba è
composta da un corridoio scavato nel terreno (dromos), una pseudocupola composta da 33 giri concentrici di pietre progressivamente aggettanti (tholos) e un piccolo ambiente
laterale che costituiva la camera funeraria.L'ingresso presenta un'apertura a forma triangolare tale da scaricare l'architrave dai pesi della muratura (cosa che non avviene nella porta
dei Leoni). La vera camera funeraria è una piccola stanza adiacente alla tholos.
La stessa drammaticità e austerità, espressione di una società guerriera, si ritrova in alcune maschere funerarie d'oro, lavorate a sbalzo, dai tratti forti, decisi, energici, il cui uso è
di derivazione egizia. La più nota proviene da una tomba di Micene, dove copriva il volto di un personaggio che l'archeologo tedesco Heinrich Schliemann credette essere
Agamennone.Lo stesso stile rigido e schematico degli oggetti d'oro si ritrova anche nella pittura vascolare: anche quando i Micenei riprendono i temi cari alla civiltà minoica,
come l'immagine del polpo,non riescono a fare a meno di trasformarli in decorazioni geometriche e stilizzate, talmente semplificate e simmetriche che spesso non è facile
riconoscere il riferimento naturale.In alcuni casi l'influenza minoica faceva sì che le immagini fossero più mosse e realistiche. Da questo punto di vista sono particolarmente note
le cosiddette "tazze di Vaphiò", due piccoli oggetti in oro lavorato a sbalzo, trovate tra il corredo funerario dell'omonimo principe.
ARTE MINOICA ppt2(4aarteminoica)
ALLE ORIGINI DELL'ARTE GRECA
La civiltà cretese (o minoica) e quella micenea prendono il nome dai principali centri di sviluppo: l'isola di Creta e la città di Micene, nel Peloponneso. Agli inizi del Il millennio
l'isola di Creta si impone in tutta l'area mediterranea circostante dando vita alla civiltà minoica che raggiunse un alto livello culturale e artistico. gli Achei, fondano alcune città
fortificate, con palazzi e sepolture monumentali. l'arte minoica e quella micenea sono molto simili perché fra Creta e le città micenee vengono stretti solidi legami commerciali. A
partire dal 1400 a.C. la civiltà minoica viene "assorbita" da quella micenea. Intorno al 2000-1900 a.C. sorsero, sull'isola di Creta, tre palazzi: a Cnosso, a Festo e a Mallia. I nuovi
palazzi furono distrutti da un altro sisma intorno al 1450 a.C. e mai più ricostruiti. La sua planimetria do Cnosso era molto articolata e, forse, da questo è nata la leggenda del
labirinto per il minotauro. Il palazzo non era difeso da mura ed era realizzato con grandi blocchi di pietra. Gli ambienti si articolavano intorno ad un grande cortile centrale.
Frequenti erano i portici con colonne colorate. la sala del trono, aperta sul cortile che aveva probabilmente funzioni cerimoniali e cultuali.Esternamente al palazzo sorgeva il
cosiddetto "teatro", uno spazio aperto con vaste scalinate per gli spettatori che assistevano a cerimonie religiose e giochi con i tori.Le pareti del palazzo erano decorate con pitture
dai colori vivaci, prive di chiaroscuro, bidimensionali,con una netta linea di contorno.Le figure umane presentano volto e gambe di profilo mentre occhio e spalle sono frontali.
Sono frequenti anche soggetti naturali (piante, fiori e animali) dipinti con dinamismo ed eleganza. La Taurocatapsia è una pittura parietale che rappresenta il salto del toro. mostra
con grande eleganza e dinamismo le tre fasi dell'azione: l'atleta che prende il toro per le corna, un altro che volteggia sopra l'animale, e una terza figura che è appena balzata giù
dopo il salto.Un altro interessante esempio di arte minoica è costituito dalla pittura vascolare. Il periodo protopalaziale è definito stile di Kamares (dal nome di una grotta). Nei
vasi di quest'epoca sono presenti motivi tratti dal mondo naturale fortemente geometrizzati secondo linee curve che seguono l'andamento del vaso. I colori utilizzati sono il rosso,
il giallo e il bianco su fondo scuro.Nel periodo neopalaziale prevalgono, invece, i soggetti naturali e l'artista si dimostra in genere più libero nei confronti della forma del vaso .
Nella famosa brocchetta di Gurnià, ad esempio, si può osservare un polpo immerso nel suo elemento naturale, fra alghe, coralli e piccoli animali che danno il senso della
profondità spaziale e del continuo movimento. il polpo, agitando i tentacoli, abbraccia l'intera superficie.I colori sono ridotti solo al nero su fondo chiaro ma il naturalismo
accentuato. Un manufatto ancora misterioso è il cosiddetto Disco di Festo, su entrambi i lati sono impressi 45 simboli diversi ripetuti 242 volte all'interno di un disegno a
spirale.Lungo la spirale alcune linee verticali dividono i segni in gruppi che vanno da 2 a 7 simboli. Gli studiosi pensano che ogni simbolo rappresenti in alcuni casi una sillaba, in
altri un'intera parola e che il disco possa contenere un inno alle dee della Terra, o un elenco di siti religiosi, o una lettera di saluto o anche delle note musicali.Probabilmente si
tratta del linguaggio cretese in uso tra il 1850 e il 1550 a.C., periodo a cui il disco dovrebbe risalire.
ARTE GRECA ARCAICA ppt.5b
All'inizio di questo periodo: la ricerca della perfezione, dell'armonia, dell'equilibrio. L'arte subisce un forte impulso esprimendosi soprattutto nell'architettura e nella scultura,Le
dodici divinità olimpiche governavano qualsiasi aspetto dell'esistenza umana ed erano immortali, avevano sembianze umane, avevano gli stessi difetti degli uomini. Il tempio fa la
sua comparsa tra I'VIll e il VII secolo a.C. Rivolto ad est, possiede sempre una cella interna (naòs (dove accede solo il prete)) con la statua della divinità, un atrio (prònaos)
costituito dal prolungamento delle pareti della cella e, a volte,l'opistodomo sul retro. In base a numero e posizione delle colonne si distinguono il tempio in antis, pròstilo,
anfipròstilo,periptero e diptero.
Più tardo è il tempio circolare.In base al numero di colonne presenti sulla facciata il tempio è denominato: - tetràstilo, con quattro colonne - esâstilo, con sei colonne - octâstilo,
con otto colonne
Il numero di colonne è quasi sempre pari affinché non ci sia mai una colonna di fronte alla porta del pronaos. la facciata del tempio era particolarmente curata e decorata e
vivacemente colorata, I colori più utilizzati erano il bianco, il rosso e l'azzurro.Lo schema della pianta, inizialmente stretta e allungata, tende col tempo ad accorciarsi e a dilatarsi.
Presto si stabilirà la formula classica secondo la quale le colonne sui lati sono il doppio più una di quelle sul fronte. i blocchi di pietra venivano estratti dalla roccia con un lavoro
lungo e mplesso e trasportati fino al cantiere. tre stili principali: dorico, ionico e corinzio. Sono detti anche "ordini" perché prevedono una disposizione ordinata di elementi
caratteristici
ORDINE DORICO
più antico. La colonna poggia sullo stilobate, senza base, è rastremata verso l'alto da circa 20 scanalature con spigolo vivo. E ornata in alto da un collarino ed è sormontata da un
capitello composto da un echino e un àbaco. Sul capitello poggia un architrave liscio sul quale è posto il fregio. L'effetto è robusto e maestoso, tutte le forme sono semplificate,
essenziali e decise. Il chiaroscuro è netto.
ORDINE IONICO
La colonna è più sottile e slanciata, rastremata verso l'alto, le scanalature sono circa 24 e lo spigolo che le divide è smussato. poggia su una base composta da tori e scozie. Il
capitello presenta un abaco schiacciato, un echino decorato ad ovoli e, interposto tra questi, un elemento a due volute. Al di sopra del capitello sta un architrave decorato con tre
fasce digradanti verso il basso sormontato da un fregio continuo, privo della divisione in metope e triglifi.
ORDINE CORINZIO
Si diffonde ne V sec durante 'ellenismo e l'età romana.
È una variante dell'ordine ionico in quanto presenta la stessa base e la stessa trabeazione, differenziandosi solo per il capitello formato da foglie di acânto. La colonna è ancora più
slanciata sebbene sempre scavata da 24 scanalature.La leggenda narrata da Vitruvio racconta che lo scultore Callimaco inventò tale capitello ispirandosi ad un cesto avvolto da
questa pianta, posato sulla tomba di una fanciulla a Corinto.
Nella realizzazione dei templi greci vengono apportate una serie di correzioni ottiche che equilibrano alcuni sgraditi effetti visivi che si avrebbero nell'osservazione del tempio da
lontano.Un altro accorgimento ottico presente nei templi (stile dorico) è la soluzione del cosiddetto conflitto angolare. Varie sono state le soluzioni ma quella ottimale è stata
trovata per il Partenone di Atene con la contrazione dell'ultimo interasse. Templi greci (classici) presentano un proporzionamento matematico basato sulla "sezione aurea", una
proporzione presente anche in natura, che conferisce armonia e perfezione misurata all'architettura e alla scultura. La facciata del Partenone e le varie membrature sono contenute
all'interno del rettangolo aureo: l'altezza massima del tempio costituisce la misura di un lato del quadrato ABCD da cui si costruisce il rettangolo ABHG detto "aureo", secondo il
quale è misurata la facciata del tempio.
TEMPLI DI PAESTUM
anticamente chiamato Poseidonia e situato sulla costiera salernitana. Si possono osservare tre templi, il più antico dei quali, forse dedicato ad Hera, è conosciuto come
"Basilica"( nel 700 si credeva fosse basilica romana,luogo di riunione coperto, sede di tribunale. arcaici: la forte rastremazione delle colonne, le proporzioni tozze delle colonne,
schiacciamento dell'echino e il grande abaco. È un periptero ennastilo) il secondo, più piccolo e lontano dagli altri due, è il tempio di Athena (un periptero esastilo,il capitello
appare meno schiacciato della basilica) e l'ultimo, il più recente, è il tempio di Nettuno (E un dorico periptero esastilo con 6 x 14 colonne, esse sono ancora molto massicce con 24
scanalature. sono presenti le correzioni ottiche tipiche dei templi classici e un echino piuttosto slanciato.)
SCULTURA
tema fondamentale la figura umana maschile nuda, il kouros (uomo ideale, espressione delle più alte qualità fisiche e morali, giovane e perfetto), in misura minore, quella
femminile vestita. Le correnti predominanti sono quella dorica,quella attica e quella ionica. La scultura dorica predilige il nudo maschile in forme semplici e squadrate e
proporzioni particolarmente massicce mostrando di subire una forte influenza dalla scultura egizia. Le figure sono stanti, cioè ferme e in piedi, con la gamba sinistra leggermente
avanzata, le braccia aderenti al corpo e i pugni chiusi. I corpi sono vigorosi, massicci, con stacchi netti tra le parti. I volti sono essenziali e i capelli sono delineati in modo
simmetrico da profondi solchi verticali e orizzontali. Alcuni solchi attraversano anche l'addome suggerendo la presenza dei muscoli addominali. Le treccine sono disposte in modo
geometrico e ritmato.La proporzioni sono piuttosto tozze: in queste statue la testa è pari ad un settimo dell'altezza complessiva. Esempio scultura attica
Moschòphoros,Rappresenta un kouros che porta sulle spalle un vitellino, forse offerta agli dei. Le forme sono più plastiche, più arrotondate. La scultura è espressiva e sorridente.
Lo stesso sorriso è visibile nella kore con peplo (540-530 a.C.), vestita, cioè con il tipico abito delle donne greche.L'uso del colore per caratterizzare i capelli, gli occhi, la bocca e
la veste è un elemento realistico che non diminuisce comunque 'idealizzazione della figura ferma .L'abito risulta molto liscio, privo di pieghe oblique o di increspature
decorative.Per quanto riguarda invece la scultura ionica, questa è evidentemente più proporzionata di quella dorica e meno schematica di quella attica .Il kouros di Milo, ad
esempio, è simile ai kouroi dorici per la posizione stante con la gamba sinistra avanzata, l'aderenza delle braccia al corpo e la frontalità ma ne differisce per l'affusolarsi delle
membra e i tenui passaggi chiaroscurali. Anche questa statua mostra un sorriso imperturbabile Il geometrismo però è attenuato dalla rotondità delle forme e dal leggero
chiaroscuro della veste disegnata per mezzo della linea, leggera ed elegante.
PITTURA
vasi dipinti: ciò si deve alla vasta produzione delle officine greche e alla fitta rete commerciale che ha diffuso le ceramiche in tutto il Mediterraneo. La pittura di quest'età, no
geometrico, e caratterizzata da una forte preponderanza di temi figurativi. In relazione alle tecniche impiegate si sono succeduti due stili di pittura: quella a figure nere (a partire
dal VI secolo a.C.) e poi quella a figure rosse (dalla fine del VI secolo in poi).
ARTE GRECA CLASSICA
scultura
Nel 447, con Pericle, inizia la ricostruzione dell'acropoli di Atene e il periodo che sarà ricordato come "età di Pericle".È questa l'epoca della scultura in "stile severo? così
chiamata per la serietà dei volti privi del sorriso tipico dell'età arcaica. Scultura in bronzo realizzata nel 475a.C. con la tecnica della fusione a cera persa, l'Auriga era parte di un
gruppo scultoreo che includeva anche il carro e i cavalli. Il corpo è avvolto in un chitone cilindrico che ricorda una colonna dorica con le sue scanalature. Al di sopra della vita la
veste si arricchisce di pieghe diagonali che creano un fitto chiaroscuro. Il volto, dall'espressione seria e concentrata, è incorniciato dai capelli finemente lavorati. Il busto è
lievemente curvo all'indietro mentre le spalle si flettono in avanti a bilanciare la trazione esercitata dalle redini.
Zeus di Capo Artemisio Scultura in bronzo realizzata intorno al 460 a.C. rappresenta la divinità greca nell'atto di scagliare un fulmine. La posizione è quella di massima rincorsa
del braccio prima dello slancio in avanti. Il corpo è ben equilibrato grazie alle gambe divaricate ma i muscoli sono comunque rilassati. La scultura greca, evidentemente,
comincia a cogliere nuove posture prima impensabili: libere nello spazio, con arti separati dal corpo grazie alle possibilità offerte dalla fusione in bronzo. Si tratta di un seggio
marmoreo(460a.C.) decorato esternamente, sui lati e sul retro, con figure femminili in bassorilievo. Dietro lo schienale è una donna, probabilmente Afrodite nascente dalle acque
accolta da due Ore. La composizione è simmetrica, elegante; le forme nascoste dalle pieghe sottili delle leggerissime vesti. Sui pannelli sono raffigurate invece le
personificazioni dell'amore sacro e dell'amore profano. Le due donne appaiono più compatte e sobrie rispetto alle figure del pannello principale, sebbene sempre sciolte e
raffinate.
Opera dello scultore Mirone (500-450 a.C.) giunge a noi in una delle copie marmoree di età romana, cosi come tutti gli altri bronzi del famoso artista greco.
Il lanciatore di disco (460-450 a.C.) è colto nel momento che precede il lancio, in un attimo immobile e cri- stallizzato. La scultura è pensata per una visione frontale dalla quale
si può cogliere l'ampio gesto del braccio con il disco in mano che, insieme all'altro accostato al ginocchio, crea un'ampia curva che si completa con la gamba sinistra.Opera del
celebre scultore Policleto, il Doriforo ci è giunto attraverso copie romane in marmo. Questa scultura è il risultato di un sistema di proporzioni tra le varie parti del corpo che
garantisce la perfezione dell'insieme. Uno dei fondamenti del canone era la regola per la quale la testa corrisponde ad un ottavo dell'al- tezza totale. Questa postura è definita
chiasmo e consiste nell'appoggio del corpo sulla gamba destra e la tensione del braccio sinistro. Questa particolare posa incrociata, che conferisce equilibrio e naturalezza,
determina l'inclinazione del bacino e la rotazione delle spalle in senso opposto per bilanciare l'asimmetria, Ne deriva un tipico andamento a S.
Bronzi di Riace (450 a.C.) i due bronzi sono stati rinvenuti nel 1972 vicino Reggio Calabria; probabilmente raffigurano due guerrieri nudi, stanti e ponderati. Le parti
anatomiche sono ben articolate e staccate tra loro, i cor- pi sono vigorosi, i passaggi sono talmente netti che paiono quasi separati da linee ideali. Labbra e capezzoli in rame ed
occhi in avorio, pur ricordando i colori naturali, non conferiscono verismo alle due figure che appaiono così l'incarnazione stessa della bellezza ideale. Per la ricostruzione degli
edifici sacri della città, Pericle affidò il coordinamento a Fidia (490-430 a.C.), grande scultore ed architetto, capace di trovare il punto di incontro tra umano e divino,
esprimendo attraverso la misura e la proporzione, il concetto della superiorità della razionalità umana. Il Partenone è in stile dorico ma la tipica pesantezza di questo ordine è
alleggerita dalla riduzione dell'éntasi del- le colonne che appaiono più snelle. I tempio è del tipo octastilo periptero con 17 colonne sui lati.Ogni elemento è raccordato con
l'insieme da un sistema di proporzioni. L'ordine dorico convive armoniosamente con quello ionico. Ed armoniose sono anche le proporzioni della pianta e dell'alzato, basate
sulla sezione aurea. Il frontone orientale, quello principale, mostrava la nascita di Atena dal capo di Zeus mentre quello occidentale presentava la contesa tra Atena e Poseidone
per il dominio sull'Attica. Le figure non appaiono costrette entro la sagoma obliqua ma, grazie alle differenti posizioni assunte, appaiono naturali e armoniose. Esemplare è il
gruppo delle tre dee del frontone orientale. Il profilo superiore sale progressivamente ad onde accompagnando la sagoma del frontone. Il chiaroscuro è particolarmente ricco
grazie ai diversi piani che le superfici offrono alla luce e al panneggio ricco di minutissime pieghe che seguono le forme anatomiche. Dell'apparato scultoreo fanno parte anche
le 92 metope del fregio dorico esterno e il fregio onico continuo che cingeva la cella. tema delle metope è la vittoria della ragione sulla hybris. Realizzate in marmo entelico
rappresentano la gigantomachia sul lato st, la centauromachia su quello sud, l'amazzonomachia ad ovest e la distruzione i llio a nord. Nella Mènade danzante il linguaggio è
contrastato e dinamico. Non C'è più ponderazione e il corpo si articola in due direttrici divergenti: l'obliqua saliente dalla gamba alla vita e quella del busto e della testa. Questa è
nettamente ruotata in senso inverso con un movimento improvviso. Un inedito senso di impetuosità é espresso da questa postura e dall'espressione del viso. La crisi della società
ateniese si riflette in questa perdita di equilibrio e di razionalità. Prassitele rappresenta gli dei in atteggiamenti intimi e umani. Nel gruppo con Ermes e Dioniso bambino (340) il
dio è visto come un fratello affettuoso che gioca con il piccolo. La ponderazione policletea è superata attraverso una posa talmente sbilanciata che necessita di un appoggio
esterno per recuperare l'equilibrio. Il corpo è levigato e quasi femmineo, i trapassi chiaroscurali sono morbidi e delicati grazie anche all'originale rivestimento del marmo con la
gânosis, una miscela di olio e cera che conferiva al materiale un tono ambrato. Afrodite di Cnido mostra un corpo levigato, dinamico che si contrappone al ricco chiaroscuro
della veste adagiata ad un appoggio laterale. La dea è raffigurata nel momento in cui sta per entrare nel bagno e pare quasi continua-re ad incedere in avanti. A Prassitele è
attribuito anche il Satiro a riposo e il Satiro danzante. Il Satiro a riposo, in particolare, mostra la tipica inclinazione laterale che richiede un appoggio esterno, un albero in questo
caso. La sua attività coincide con il dominio macedone sulla Grecia, tanto che Lisippo diventa lo scultore di Alessandro Magno di cui esprime la travolgente e appassionata
personalità dando inizio al ritratto psicologico. Lisippo preferisce il bronzo al marmo sebbene nessun originale, delle 1500 statue che avrebbe realizzato, sia giunto fino a noi.
Predilige anche la figura maschile come nella famosa statua dell'Apoxyòmenos, un atleta colto nell'atto di raschiare il corpo con lo strigile per togliere l'olio usato per
ammorbidire i muscoli, dunque un momento ordinario. L'equilibrio è instabile per cui le gambe si allontanano e le braccia penetrano nello spazio. Le proporzioni si fanno più
snelle e non c'è più un punto di vista frontale privilegiato.
Si viene precisando la forma del teatro subito dopo la fioritura della grande letteratura teatrale greca nel V secolo. La forma che assunse il teatro è quella di una gradinata
semicircolare adagiata su un naturale e suddiviso in settori radiali da rampe di scale. Un corridoio orizzontale mediano attraversa tutto il koilon. In basso si apre un semicerchio
o un cerchio detto orchestra nel quale il coro danzava, recitava e cantava. Dietro l'orchestra è la scena preceduta dal palco vero e proprio dove recitavano gli attori. Uno dei più
grandi e meglio conservati è quello di Epidauro costruito da Policleto da Argo e capace di ospitare fino a 14.000 spettatori.

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