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Rito e mentalità nei pinakes di Locri

I pinakes, le tavolette fittili prodotte a Locri Epizefirii (fig. 1) per il prestigioso e


favolosamente ricco santuario extraurbano di Persefone sulle pendici del colle della
Mannella (figg. 2, 3), sede dell’antica acropoli e del tempio di Atena, hanno ricevuto da
poco finalmente un’editio princeps, completa di classificazione tipologica e soprattutto
di numero di esemplari conservati, a opera di L. Vlad Borrelli, E. Lissi-Caronna e C.
Sabbione1: la pubblicazione va salutata come un evento che porta necessaria chiarezza
in una materia, in cui proprio la mancanza di quei basilari dati quantitativi ha fatto na-
scere lungo tutto il XX secolo molte interpretazioni fuorvianti. Il complesso dei nuovi
dati suona sostanziale conferma dell’interpretazione che dei pinakes locresi ho proposto
nel 1976, in occasione del XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia2, basata su una
chiave ermeneutica di tipo sistemico e di chiara ispirazione antropologica, la sola capa-
ce di dare corpo a coerenti ipotesi di lettura e di scongiurare quelle interpretazioni che
ho definito fuorvianti3, proprio perché basate su dati parziali; la pubblicazione del cor-
pus permette di formulare una lettura ben più stringente di allora della mentalità e dei
cerimoniali alla base di questi particolarissimi ex-voto.
Oggi come allora farò iniziare queste mie riflessioni presentando due pinakes
della stessa bottega, che, malgrado il ridotto numero di esemplari, si mostrano privi di
tutte le aggiunte imposte alla rappresentazione dall’affannosa urgenza di esibire oggetti
o immagini di natura rituale che caratterizza la quasi totalità dei pinakes. I due pinakes
restituiscono il senso più profondo ed elementare delle esigenze che spingevano i fedeli

1
L. VLAD BORRELLI, E. LISSI-CARONNA, C. SABBIONE (edd.), I pinakes di Locri Epizefiri: musei di Reg-
gio Calabria e di Locri, in AttiMGrecia IV serie, vol. I, 1996-1999; vol. II, 2000-2003; vol. III, 2004-
2007, d’ora in poi abbreviato in Pinakes di Locri.
2
M. TORELLI, I culti di Locri, in Locri Epizefirii. Atti del XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia
(Taranto, 3-8 ottobre 1976), Napoli 1977, pp. 147-184.
3
H. PRÜCKNER, Die lokrischen Reliefs. Beitrag zur Kulturgeschichte von Lokroi Epizephyrioi, Mainz
a.R. 1968; CH. SOURVINOU-INWOOD, The Boston Relief and the Religion at Locri Epizephyrii, in JHS
XCIV, 1974, pp. 126-137; CH. SOURVINOU-INWOOD, Persephone and Aphrodite at Locri: a Model for
Personality Definitions in Greek Religion, in JHS XCVIII, 1978, pp. 101-121; CH. SOURVINOU-INWOOD,
Due protettrici della donna a Locri Epizefirii: Persefone e Afrodite, in G. ARRIGONI (ed.), Le donne in
Grecia, Roma-Bari 1985, pp. 203-221.

1
a deporre doni nel ricchissimo santuario, le nozze per la parte femminile4 (fig. 4) e il
felice ritorno dalla guerra5 (fig. 5) per la parte maschile della società. Se questi dunque
sono in generale il tipo di frequentazione e la natura dei bisogni che spingevano i fedeli
al santuario, i soggetti per così dire normali dei pinakes sono invece concentrati nello
sforzo di rappresentare un complesso di atti cerimoniali e di espressioni di mentalità
devozionale propri del solo mondo femminile, spesso proponendo, a volte nello stesso
pinax, un linguaggio fondato su vero e proprio accumulo insolito di immagini e di segni
simbolici. Un esempio efficace è offerto dalla rappresentazione simbolica del loutrón
nymphikón, il rituale bagno della sposa, celebrato - oggi sappiamo - nel santuario delle
ninfe a Grotta Caruso6 (fig. 6): in questo, come in altri pinakes, il bagno della sposa vie-
ne rappresentato in forma metaforica (fig. 7) con l’immagine del solo louterion7; ma per
tale evocazione tuttavia il louterion non è ritenuto sufficiente, perché ad essa si aggiun-
gono altre immagini, veri e propri excerpta simbolici dell’evento nuziale, ossia la
nympheutría con la benda destinata a cingere il capo della sposa, due colombe a bagno,
allegoria della sposa che si dovrà bagnare e al tempo stesso prefigurazione del momento
della mixis patrocinato da Afrodite, la dea delle colombe, e infine il kalathos rovesciato,
strumento classico del lavoro della donna, che nel caso costituisce un’obliqua allusione
al ventre femminile, anch’esso destinato al rito del bagno, che del ventre favorirà il
riempirsi, ossia il concepimento. Un simile accavallarsi di simboli non ha riscontro al-
cuno nella tradizione greca, ma possiede semmai molti punti in comune con la Vol-

4
Z 7/3 = Pinakes di Locri II.4, pp. 764-786; II.5, fig. 51, tav. CXXXIII. Per l’indicazione del gruppo e
del tipo di appartenenza si fa riferimento alla classificazione elaborata da P. Zancani Montuoro (abbrevia-
ta in Z) in Note sui soggetti e sulla tecnica della tabelle di Locri, in AttiMGrecia, n.s., I, 1954, pp. 71-
106.
5
Z 8/38 = Pinakes di Locri III.2, pp. 506-511; III.5, fig. 37, tav. CLVII.
6
Sul culto di Grotta Caruso cfr. F. COSTABILE, I riti prenuziali e la katabasis nella Grotta Caruso, in F.
COSTABILE (ed.), I ninfei di Locri Epizefiri. Architettura, culti erotici, sacralità delle acque, Soveria
Mannelli 1991, pp. 103 ss.; da ultimi B.C. MCLACHLAN, Women and Nymphs at the Grotta Caruso, Au-
stin 2009 e F. PIZZI, L’acqua delle Ninfe. Il caso ‘complesso’ di Locri, in A. CALDERONE (ed.), Cultura e
religione delle acque. Atti del convegno interdisciplinare “Qui fresca l’acqua mormora” (S. Quasimodo,
Sapph. fr. 2,5) (Messina 29-30 marzo 2011), Roma 2012, pp. 221-234.
7
Z 3/1 = Pinakes di Locri II.1, pp. 25-39; II.5, fig. 1, tavv. I-III.

2
kskunst di epoche e latitudini diverse8, spia per noi preziosa di un atteggiamento, so-
stanzialmente estraneo alle convenzioni della rappresentazione greca legata a un ideale
mimetico, che esprime invece assai bene la mentalità delle classi subalterne, fra le quali
dobbiamo ricercare i principali committenti e fruitori delle nostre tavolette.
Le nozze rappresentano dunque l’atteso realizzarsi della massima aspettativa
dell’universo femminile: tuttavia, proprio in quanto aspettativa, le nozze vere e proprie
vengono di norma rappresentate facendo ricorso alla proiezione di un mito strettamente
collegato al santuario (fig. 8), e cioè al ratto di Core9: agli occhi delle fedeli della Man-
nella quel mito, così carico di partecipazione emotiva, costituisce, come ha detto in ma-
niera mirabile Angelo Brelich, “l’evento mitico disintegratore”, capace di evocare
l’atmosfera ambigua, felice e al tempo stesso drammatica, del ratto/matrimonio, che mu-
ta radicalmente lo status della fanciulla, trasformandola in donna e madre. Ora il nume-
ro di esemplari con immagini mitiche, che ascende alla bella cifra di 423, pari al 35,1 %
del totale dei pinakes conservati, pur essendo abbastanza elevato, non appare comunque
confrontabile ai 695 esemplari, pari al 57,7% del totale, che descrivono lo status prenu-
ziale e gli obblighi della futura sposa. L’abbondanza di questo secondo tipo di pinakes
non può non farci capire che la principale preoccupazione delle dedicanti doveva essere
quella della scrupolosa osservanza dei proteleia, ossia dei riti prenuziali con sacrifici sia
incruenti che cruenti, spesso presentati ancora una volta in maniera più spesso sinteti-
camente allusiva, con immagini ora di thymiateria10 e ora del solo animale destinato al

8
Per Roma, v. F. DE ANGELIS, J.A. GICKMANN, F. PIRSON, R. VON DEN HOFF (eds.), Kunst von unten?
Stil und Gesellschaft in der antiken Welt von der “arte plebea” bis heute (Internationales Colloquium an-
lässlich des 70. Geburtstages von Paul Zanker, Rom Villa Massimo, 8-9 juni 2007) (Palilia, 27),
Wiesbaden 2012.
9
Il secondo gruppo della classificazione Zancani (Z/2) = Pinakes di Locri I.2, pp. 269-570; I.4, figg. 7-
15, tavv. XXVII-CL (tipi Z 2/1-2/9); Pinakes di Locri I.3; II.4, figg. 16-36, tavv. CLI-CCXLV (tipi Z
2/10-2/34).
10
Z 5/6 = Pinakes di Locri II.2, pp. 341-378; II.5, fig. 24, tavv. LIIIb-LXIIa; Z 5/8 = Pinakes di Locri
II.2, pp. 400-407; II.5, fig. 26, tavv. LXVII-LXVIII; Z 5/11 = Pinakes di Locri II.2, pp. 418-424; II.5, fig.
29, tav. LXX.

3
sacrificio11 (fig. 9). Come avremo modo di vedere, accanto al rispetto per i proteleia
dobbiamo immaginare la cura di adempimenti, che sembrano andare ben oltre la pura e
semplice osservanza degli impegni dotali. Il quadro che queste immagini rituali com-
pongono davanti ai nostri occhi è al solito ambiguamente sospeso tra una rappresenta-
zione in apparenza “realistica”, ma nei fatti altamente simbolica. La nubenda è raffigu-
rata sia come fanciulla non impegnata in attività produttive, quali la danza12 (fig. 10) o
la raccolta di fiori13 (fig. 11) e di frutti14, sia in atto di donare i simboli del passato in-
fantile come la palla15 (fig. 12) e di presentare oggetti e manufatti16, come vedremo più
avanti. Questi tipi registrano ancora una volta il ricorso sia a forme di “racconto”, nel
quale la nubenda depone parte dei beni che per ora chiameremo dotali sopra la larnax
assieme ad oggetti pertinenti al mundus muliebris. come il kalathos o lo specchio17 (fig.
13), sia a immagini che definirei “certificatorie”, che presentano cioè un inanimato e
simbolico insieme di oggetti, quasi una rappresentazione intenzionalmente fotografica
di aspetti materiali riferibili ad obblighi matrimoniali18 (fig. 14).
Prima di addentrarci sui significati meno evidenti di questo genere di rappresen-
tazioni, vorrei illustrare un altro caso, in cui la rappresentazione simbolica del ratto di
Core viene sottoposta a torsioni e modifiche, che la dicono lunga sulla mentalità e sul

11
Z 1/1-1/5 = Pinakes di Locri I.1, pp. 79-121; I.4, fig. 1, tavv. I-IXa; III.5, figg. 80-83; Z 1/8-1/17 =
Pinakes di Locri I.1, pp. 126-161; I.3, figg. 2-3, tavv. X-XVII; III.5, figg. 86-93; Z 1/25-1/26 (galletti a
tutto tondo?) = Pinakes di Locri I.1 (aggiunti in fondo al volume); I.4, tav. XXV; III.5, figg. 98-99.
12
Z 10/13 = Pinakes di Locri III.3, pp. 786-808; III.5, fig. 65, tvv. CCIb-CCVIII.
13
Z 4/3 = Pinakes di Locri II.1, pp. 175-206;II.5, figg. 13-15, tavv. XXIX-XXXVI .
14
Z 4/1 = Pinakes di Locri II.1, pp. 135-157; II.5, fig. 10, tavv. XXI-XXVa; 4/2 e 4/7 = Pinakes di Locri
II.1, pp. 158-174; II.5, figg. 11-12, tavv. XXVb-XXVIII; 4/6 = Pinakes di Locri II.1, pp. 224-225, II.5,
tav. XXXIX; III.5, fig. 104.
15
Alla sacerdotessa: Z 5/19-5/21 = Pinakes di Locri II.3, pp. 496-614; II.5, figg. 36-38, tavv. LXXXV-
CXIa ; alla divinità: Z 8/8-8/9 = Pinakes di Locri III.1, pp. 116-125; III.5, figg. 8-9, XVI-XVII; Z 8/14 =
Pinakes di Locri III.1, pp. 185-190; III.5, fig. 14, tavv. XXXIX-XLa; Z 8/25-8/26 = Pinakes di Locri
III.2, pp. 261-349; III.5, figg. 23-24, tavv. LXVII-CXX; Z 8/28-8/29 = Pinakes di Locri III.2, pp. 360-
399; III.5, figg. 26-27, tavv. CXXIII-CXXXI.
16
Offerte di oggetti, cibi o del gallo alla divinità: Z 8/4- 8/7 = Pinakes di Locri III.1, pp. 100-116; III.5,
figg. 4-7, tavv. IX-XV; Z 8/34-8/37 = Pinakes di Locri III.2, pp. 473-505; III.5, figg. 32-33, tavv.
CXLVIIb-CLVI; Z 8/39 = Pinakes di Locri III.2, pp. 512-518; III.5, fig. 38, CLVIII; Z 8/43 = Pinakes di
Locri III.2, pp. 528-531; III.5, fig. 41, tav. CLIXc.
17
Z 3/3 = Pinakes di Locri II.1, pp. 46-57; II.5, fig. 3, tav. VI; Z 5/2 = Pinakes di Locri II.2, pp. 270-285;
II.5, fig. 20, tavv. XLb-XLIIa.
18
Z 1/18-1/22 = Pinakes di Locri I.1, pp. 162-198; I.4, figg. 4-5, tavv. XVIII-XXVb.

4
tipo di ricezione del mito nel mondo delle giovani nubende locresi. Il ratto di Ade viene
rappresentato in soli 34 esemplari in maniera fedele alla formulazione canonica del mi-
to, come ratto violento19 (fig. 8); un numero ancor più piccolo di esemplari, 5 per
l’esattezza, ci presenta il ratto come consensuale, nelle forme di un viaggio sereno20 (fig.
15) della coppia, spia evidente di un desiderio profondo di “normalizzare” o, meglio, di
sdrammatizzare il momento fortemente emotivo della transizione. Questo desiderio si
concretizza ancor più chiaramente subito dopo (non a caso la quasi totalità dei pinakes
con Ade risale alla fase più antica della produzione) in una forma del tutto anomala sul
piano della narrazione mitologica: in ben 193 casi nel ratto violento Ade viene infatti
sostituito da una figura, entrata nella letteratura sui pinakes con il nome di “giovane ra-
pitore” (fig. 16), il cui statuto eroico/regale è denunciato dalla benda, che nella stra-
grande maggioranza dei casi cinge la sua testa21. Come per gli esemplari con Ade, an-
che nel caso dei pinakes con il “giovane rapitore” conosciamo scene di ratto consensua-
le22 o di viaggio sereno23 (fig. 17). Si noterà che il numero di pinakes con ratto violento
compiuto da Ade, è di gran lunga inferiore a quello in cui protagonista è appunto il
“giovane rapitore”: la nuova figura dell’eroe/sposo emerge rapidamente nella costruzio-
ne dell’immaginario mitico-rituale trasmessa dai pinakes in una difficile fase della vita
politica, sociale e religiosa della città, come vedremo. Il giovane re/eroe incarnava le
attese delle nubende meglio del terribile Ade, imponendo una significativa attenuazione
degli aspetti meno gratificanti del mito, per soddisfare aspettative, alle quali il racconto
mitologico non era più in grado di venire incontro. In conclusione, dopo i decenni 490-

19
Z 2/1 = Pinakes di Locri I.2, pp. 269-271; I.4, fig. 7, tav. XXVII; Z 2/18-2/19 = Pinakes di Locri I.3,
pp. 740-745; I.4, fig. 21-22, tav. CCXII; Z 2/22 = Pinakes di Locri I.3, pp. 764-809; I.4, fig. 25, tavv.
CCXV-CCXXVII.
20
Z 2/24 = Pinakes di Locri I.3, pp. 814-825, I.4, fig. 26, tavv. CCXXIX-CCXXX.
21
Z 2/2 = Pinakes di Locri I.2, pp. 272-288; I.4, fig. 8, tavv. XXVIII-XXXIII; Z 2/4-2/9 = Pinakes di
Locri I.2, pp. 445-570; I.4, figg. 10-15, tavv. CIV-CL; Z 2/10-2/11 = Pinakes di Locri I.3, pp. 571-628;
I.4, tavv. CLI-CLXXV; III.5, figg. 100-101; Z 2/13-2/16 = Pinakes di Locri I.3, pp. 654-730; I.4, figg.
17-19, tavv. CLXXXVI-CCX; III.5, fig. 102; Z 2/20 = Pinakes di Locri I.3, pp. 748-755; Z 2/28-2/29 =
Pinakes di Locri I.3, pp. 843-876; I.4, figg. 30-31, tavv. CCXLI-CCXLIII.
22
Z 2/3 = Pinakes di Locri I.2, pp. 289-444; I.4, fig. 9, tavv. XXXIV-CIII; Z 2/12 = Pinakes di Locri I.3,
pp. 629-653; I.4, fig. 16, tavv. CLXXVI-CLXXXV; Z 2/17 = Pinakes di Locri I.3, pp. 731-739; I.4, fig.
20, tav. CCXI; Z 2/21 = Pinakes di Locri I.3, pp. 756-763; I.4, fig. 24, tavv. CCXXIX-CCXXX.
23
Z 2/25-2/27 = Pinakes di Locri I.3, pp. 826-842; I.4, figg. 27-29, tavv. CCXXXI-CCXXXII.

5
470 a.C. in cui domina la figura di Ade, si delinea una nuova fase corrispondente ai de-
cenni 470-450 a.C., in cui affiora e poi definitivamente si afferma l’immagine del “gio-
vane rapitore”. Ricorrendo ad un’espressione icastica, questa singolare figura tra l’ideale
e il mitico sembra incarni assai bene il “principe azzurro” delle leggende popolari.
Proprio questo aspetto, che nella documentazione dei pinakes emerge assai bene
come momento di sviluppo e di trasformazione di mentalità, mi ha portato ad una nuo-
va lettura di un enigmatico gruppo di pinakes, a suo tempo da me definito come il grup-
po di tipi con “divinità garanti” 24. In queste rappresentazioni, di fronte alla coppia infe-
ra o alla sola Persefone, compare un’altra figura di divinità, che spesso accompagna la
fanciulla colta in atto di offrire doni del consueto tipo, il gallo sacro a Core, la palla o la
kibotos. Confesso che quaranta anni fa25, parlando di “divinità garanti”, o addirittura di
presenze divine simboliche destinate a rappresentare partizioni della città o culti di fra-
trie e così via, ho oscuramente inteso il carattere simbolico delle loro immagini, ma non
ne ho dato interpretazioni soddisfacenti. La stessa vaghezza delle mie proposte erme-
neutiche rivelava il profondo imbarazzo provato nel formulare tentativi di attribuire un
ruolo a queste presenze divine, che con il culto della Mannella non avevano nulla a che
fare. Ora l’edizione del corpus consente di precisare quali sono la divinità impegnate in
queste rappresentazioni, numericamente alquanto significative, presenti come sono in
210 pinakes e con questa frequenza:

Dioniso: 91 esemplari
Hermes: 63 esemplari
Dioscuri: 26 esemplari
Ares: 15 esemplari

24
Z 8/1-8/3 = Pinakes di Locri III.1, pp. 77-99; III.5, figg. 1-3, tavv. I-VIII; Z 8/10-8/13 = Pinakes di
Locri III.1, pp. 126-184; III.5, figg. 10-13, tavv. XVIII-XXXVIII; Z 8/15-8/18 = Pinakes di Locri III.1,
pp. 191-209; III.5, fig.. 15-18, tavv. XLb-XLV; Z 8/20-8/23 = Pinakes di Locri III.1, pp. 211-258; III.5,
figg. 19-22, tavv. XLVI-LXVI; Z 8/27 = Pinakes di Locri III.2, pp. 350-359; III.5, fig. 25, tavv. CXXI-
CXXII; Z 8/30 = Pinakes di Locri III.2, pp. 400-412; III.5, fig. 28, tavv. CXXXII-CXXXIII; Z 8/33 =
Pinakes di Locri III.2, pp. 460-464; III.5, fig. 31, tavv. CXLVIIa; Z 8/48 = Pinakes di Locri III.2, pp.
547-549; III.5, fig. 45, tav. CLXIc
25
M. Torelli, I culti di Locri, in Locri Epizefirii. Atti del XVII Convegno di Studi sulla Magna Grecia
(Taranto, 3-8 ottobre 1976), Napoli 1977, pp. 169-171.

6
Apollo: 11 esemplari
Dioniso e Hermes 4 esemplari

Sin dalla classificazione della Zancani è stato inserito in questa lista anche un al-
tro tipo con l’immagine di Atena26 (fig. 18), che si riteneva figurasse nella stessa posi-
zione degli altri dei, ma che ora possiamo espungere da questa serie. Si tratta di un pi-
nax di cui si conservano solo due frammenti, pertinenti ad un unico esemplare: uno,
coincidente con l’angolo superiore destro della tavoletta, contiene la testa elmata di A-
tena volta a destra, una civetta volante e la testa di un serpente pertinente all’egida o a
un lebete, mentre l’altro presenta la parte bassa della veste della dea, un thymiaterion e
forse l’altare, sul quale bruciano delle fiamme. La posizione della dea e quanto si con-
serva del margine destro della tavoletta impediscono di attribuire il pinax alla serie con
immagini di divinità accompagnatrici della nubenda, per il semplice motivo che non c’è
spazio per le figure sedute di Ade e di Persefone (o anche della sola Persefone), che a-
vrebbero dovuto trovarsi sulla destra, dove volge la testa Atena. Da tutto ciò consegue
che questo tipo di pinax è stato ideato ed eseguito non per il santuario di Persefone, ma
per il piccolo tempio della dea guerriera posto sulla sommità del colle della Mannella,
che sovrasta il pendio, dove invece si colloca il santuario di cui ci stiamo occupando;
l’esemplare isolato rinvenuto con i nostri pinakes va annoverato fra i 40 esemplari di
pinakes rinvenuti nel santuario di Persefone, pari al 3,3% del totale, con soggetti che
esulano dalla sfera di Core. Questa premessa era necessaria perché, una volta espunto
il pinax con Atena come non pertinente al tipo con le divinità accompagnatrici della
nubenda, la lista degli dei che compaiono su questi tipi comprende solo e soltanto divi-
nità maschili. Al tempo stesso sui 210 pinakes con la “presentazione”, un numero di
certo assai notevole, sono 99 quelli in cui la fanciulla è presente alla scena, contro 111
privi invece della figura dell’offerente: questo dato statistico, che registra un numero
all’incirca pari tra i due gruppi, sancisce il fatto che la presenza della nubenda

26
Z 8/44 = Pinakes di Locri III.2, pp. 532-535; III.5, fig. 42, tav.CLXIa.

7
all’“evento” non è essenziale e che l’obiettivo della figurazione non è “presentare” e tan-
to meno “garantire” la nubenda agli occhi di Core.
La logica conclusione di tutto ciò è una sola: gli dei che accompagnano la fan-
ciulla, esattamente come il c.d. “giovane rapitore”, incarnano agli occhi della sposa la
figura dello sposo, un’altra manifestazione di quella mentalità che ho appena definito
come bisogno di immaginare lo sposo come “principe azzurro”. Con queste scene si dà
corpo a tutte le fantasie femminili, evocando, eventualmente a lato della fanciulla offe-
rente, l’immagine di una divinità di sesso maschile, prefigurazione di uno sposo che
può essere immaginato tanto come maturo quanto come giovane: se si penserà a lui
come uomo maturo, potrà prendere le sembianze di un simposiarca come Dioniso27 (fig.
19) o i panni di un forte guerriero come Ares28 (fig. 20); se si penserà a lui come giova-
ne uomo potrà avere le vesti di persona d’ingegno capace di ogni astuzia come Her-
mes29 (fig. 21) o le fattezze di giovane di grande bellezza come Apollo30 (fig. 22), più
spesso con la lira che con l’arco, o ancora l’aspetto dei Castori presentati come eroi degli
athla, che possono essere di tipo equestre31 o di tipo musicale32 (fig. 23). A proposito di
questi ultimi, è assai istruttivo il pinax (fig. 24), in cui, scomparsa perfino la o le divini-
tà, la fanciulla offerente con kibotos e gallo davanti al tempio, simboleggiato da una
colonna ionica, rimira i due divini gemelli che figurano come atleti, in atto di cavalcare

27
Z 8/25-8/26 = Pinakes di Locri III.2, pp. 261-349; III.5, figg. 23-24, tavv. LXVII-CXX; Z 8/28 = Pina-
kes di Locri III.2, pp. 360-362; III.5, fig. 26, tav. CXXIII (nei tipi in cui è presente anche la fanciulla); Z
8/20-8/23 = Pinakes di Locri III.1, pp. 211-258; III.5, figg. 19-22, tavv. XLVI-LXVI; Z 8/48 = Pinakes di
Locri III.2, pp. 547-549; III.5, fig. 45, tav. CLXIc (nei tipi in cui il dio appare solo al cospetto della dea).
28
Z 8/29 = Pinakes di Locri III.2, pp. 363-399; III.5, fig. 27, tavv.CXXIV-CXXXI.
29
Z 8/8 = Pinakes di Locri III.1, pp. 117-120; III:5, fig. 8, tav. XVI; Z 8/14 = Pinakes di Locri III.1, pp.
185-190; III.5, fig. 14, tavv. XXXIX-XLa (nei tipi in cui è presente anche la fanciulla); Z 8/2 = Pinakes
di Locri III.1, pp. 87-96; III.5, fig. 2, tavv. V-VIIIa; Z 8/3 (?)= Pinakes di Locri III.1, pp. 97-99; III:5, fig.
3, tav. VIIIb; Z 8/10- 8/13 = Pinakes di Locri III.1, pp. 126-184; III.5, figg. 10-13, tavv. XVIII-XXXVIII;
Z 8/15- 8/18 = Pinakes di Locri III.1, pp. 191-209; III.5, figg. 15-18, tavv. XLb-LXV (nei tipi in cui il dio
appare solo al cospetto della dea).
30
Z 8/1 = Pinakes di Locri III.1, pp. 77-86; III.5, fig. 1, tavv. I-IV; Z 8/33 = Pinakes di Locri III.2, pp.
460-464; III.5, fig. 31, tavv. CXLVIIa.
31
Z 8/27 = Pinakes di Locri III.2, pp. 350-359; III.5, fig. 25, tavv. CXXI-CXXII; Z 8/34 = Pinakes di
Locri III.2, pp. 473-491; III.5, figg. 32-33, tavv. CXLVIIb-CLIV.
32
Z 8/35-8/37 = Pinakes di Locri III.2, pp. 492-505; III.5, figg. 34-36, tavv. CLV-CLVI.

8
in direzione di una colonnetta sormontata da una preziosa oinochoe di metallo33: è evi-
dente l’allusione alla corsa equestre, con la colonnetta che funge allo stesso tempo da
termon e da sostegno del premio. In buona sostanza, lo sposo che verrà, in quanto pre-
senza che ancora non si è materializzata, ma che è solo fortemente attesa, in piena coe-
renza con i codici adottati dal linguaggio dei pinakes, viene rappresentato facendo ricor-
so a una chiave mitica con specifiche finalità simboliche, come accade a tutto ciò che
dal matrimonio ci si attende e ancora non c’è, ivi compreso il frutto dell’unione, raffigu-
rato in ben 43 pinakes, pari al 3,3 % del totale, dove l’ambigua figura mitica di Persefo-
ne/Afrodite, fa uscire il bellissimo giovinetto Adone (fig. 25) dal talaros, il cesto roton-
do, ancora una volta un contenitore del prodotto del lavoro femminile elevato a simbolo
del ventre materno34.
Un ultimo gruppo di pinakes viene infine a toccare un tema cruciale, quello delle
rappresentazioni di oggetti, normalmente interpretati come parti del corredo e della dote
della sposa (fig. 14), un tema molto importante, la cui scarsa presenza nella ricerca ci fa
capire come fosse ritenuto “banale” dai moderni, con la sola eccezione di un lavoro di
P.Zancani Montuoro condotto oltre mezzo secolo fa su pionieristiche basi antropologi-
che35. Alcune figurazioni hanno un contenuto che sembra andare in direzione di
un’esposizione della dote o del corredo: mi riferisco a quei pinakes già richiamati, che
nei 31 esemplari noti (fig. 14) presentano una larnax36, sulla quale poggiano tanto og-
getti del mondo della donna, dal talaros al kalathos e alle lekythoi, quanto oggetti ambi-
guamente sia maschili che femminili come la kalpís (o la hydría) accanto alla metafora
del maschio, i galli affrontati in posa di combattimento. La scena ha tutta l’aria di rife-
rirsi alla preparazione del corredo, come sembra attestato da un altro tipo di pinax (fig.
13), noto da soli 4 esemplari, nel quale una fanciulla, accompagnata da una schiavetta, è
colta nell’atto di poggiare un kalathos e due vasi da simposio in metallo, un’oinochoe e

33
Z 8/34 = Pinakes di Locri III.2, pp. 473-491; III.5, figg. 32-33, tavv. CXLVIIb-CLIV.
34
L’intero gruppo 9 della classificazione Zancani = Pinakes di Locri III.3, pp. 553-612; III.5, figg. 46-52,
tavv. CLXII-CLXXX.
35
P. Zancani Montuoro, Il corredo della sposa, in ArchCl XII, 1960, pp. 37-50 [= AttiMGrecia, s. III,
1994-1995, pp. 227-239].
36
Z 1/18-22 = Pinakes di Locri I.1, pp. 162-198, figg. 4-5, tavv. XVIII-XXVa.

9
un cratere, sulla solita grande larnax dagli alti piedi37. La preparazione di oggetti desti-
nati all’uso del gineceo, come il kalathos, sembrerebbe del tutto omologa a quella dei
beni dotali, incarnati dal vasellame metallico da simposio, in una sorta di messa in pa-
rallelo del corredo con i beni dotali. Tuttavia la particolare insistenza su questi oggetti
metallici (fig. 26), in larghissima misura destinati alla pratica del simposio, dalla quale,
com’è noto la donna era esclusa, va spiegata in altro modo da quella della dote, e cioè
ritornando alla funzione primaria della deposizione di questi ex-voto: oltre a comprova-
re il superamento dello stato infantile e la gratitudine alla divinità per quanto viene con-
cesso o si spera venga concesso, i pinakes hanno in primo luogo lo scopo di eternizzare
l’atto cultuale, dalla deposizione dei giochi38 alle moltissime scene di sacrificio, cruen-
to39 (fig. 27) e non40 (fig. 28) o espresso in forma simbolica con immagini delle vitti-
me41 (fig. 29). Dunque tendenzialmente ciò che si rappresenta è ciò che si riserva alla
divinità.
Per molte culture l’esibizione e il trasporto sia del corredo che della dote sono un
evento cerimoniale molto speciale, che va ben oltre il puro e semplice trasporto pubbli-
co degli oggetti della dote e del corredo. A Locri un tipo di pinax42, assai importante in
quanto attestato da un elevato numero di esemplari, ben 47, presenta un aspetto cerimo-
niale apparentemente inconsueto dell’esibizione di tessuti e vasellame metallico, consi-
stente in una sorta di presa d’atto da parte del santuario del compimento da parte della
nubenda degli obblighi materiali connessi con le nozze, che comportano la preparazione
di quel particolare tipo di beni. In questi pinakes (fig. 26), la fanciulla non solo compie
l’atto rituale della presentazione della consueta palla, segno della fine dell’infanzia, e
37
Z 3/3 = Pinakes di Locri II.1, pp. 46-57; II.5, fig. 3, tav. VI.
38
Consegna della palla: alla sacerdotessa: Z 5/19-5/21 = Pinakes di Locri II.3, pp. 496-614; II.5, figg. 36-
38, tavv. LXXXV-CXIa; alla divinità: Z 8/8-8/9 = Pinakes di Locri III.1, pp. 117-125; III.5, figg. 8-9,
tavv. XVI-XVII; Z 8/14 = Pinakes di Locri III.1, pp. 185-190; III.5, fig. 14, tavv. XXXIX-XLa; Z 8/25-
8/26 = Pinakes di Locri III.2, pp. 261-349; III. 5, figg. 23-24, tavv. LXVII-CXX; Z 8/28-8/29 = Pinakes
di Locri III.2, pp. 360-399; III.5, figg. 26-27, tavv. CXIII-CXXXI.
39
Z 3/6 = Pinakes di Locri II.1, pp. 98-109; II.5, fig. 6, tavv. XVIIb-XVIII.
40
Z 3/4-3/5 = Pinakes di Locri II.1, pp. 58-97; II.5, fig. 4-5, tavv. VII-XVIIa.
41
Z 1/1-1/5 = Pinakes di Locri I.1, pp. 79-121; I.4, fig. 1, tavv. I-IXa; III.5, figg. 80-83; Z 1/8-1/17 =
Pinakes di Locri I.1, pp. 126-161; I.3, figg. 2-3, tavv. X-XVII; III.5, figg. 86-93; Z 1/25-1/26 (galletti a
tutto tondo?) = Pinakes di Locri I.1 (aggiunti in fondo al volume); I.4, tav. XXV; III.5, figg. 98-99.
42
Z 5/19-5/21 = Pinakes di Locri II.3, pp. 496-614; II.5, figg. 36-38, tavv. LXXXV-CXIa.

10
dell’animale sacro a Core, il gallo, da sacrificare alla dea, ma si rivolge ad una figura
femminile seduta, munita di phiale e rhabdos, che va senz’altro identificata non con
Core, ma con la sacerdotessa di Core, senz’altro identica alla phialephoros di ethnos si-
culo della celebre digressione polibiana su Locri43, la stessa che abbiamo visto seguire il
corteo nuziale nel primo dei pinakes da me mostrati44 (fig. 4). Di estremo rilievo è il
frequentissimo scambio, che si registra in questi tipi di pinakes, tra le due immagini,
quella tradizionale di Core con quella della sacerdotessa: si veda ad esempio il tipo (fig.
30) con la “presentazione” della nubenda da parte di Hermes e Dioniso, nel quale il po-
sto della dea è occupato da una figura femminile seduta con phiale e rhabdos45. Siamo
comunque certi che l’attributo della phiale e del rhabdos sia il chiaro distintivo della
sacerdotessa, perché esiste un tipo di pinax in cui compaiono sia la dea che la sacerdo-
tessa (fig. 31): in esso figurano a destra, la dea seduta con il gallo, al centro la nubenda
recante il peplo ripiegato sulla magís, e a sinistra la sacerdotessa rappresentata nel gesto
dell’esibizione della phiale con la mano sinistra e del rhabdos con la mano destra. Tor-
nando al tipo con presentazione di tessuti e vasellame metallico46 (fig. 26), osserviamo
che la sacerdotessa presenta la testa cinta da una benda abbellita da fiori: anche questa
volta essa reca nella sinistra la phiale, mentre l’altro suo attributo, il rhabdos, non è nel-
la sua mano, ma poggia di fronte a lei su un cumulo di oggetti, in una posizione dal si-
gnificato che purtroppo a noi sfugge. Tra la nubenda in vesti di offerente e la sacerdo-
tessa seduta figura la consueta kibotos, sulla quale, oltre al rhabdos appoggiato in cima,
compaiono una stoffa ripiegata, evidentemente il consueto peplo, che in altri pinakes è
recato in processione, e una benda fiorita simile a quella che cinge il capo della sacerdo-
tessa seduta, evidente promessa del raggiungimento dello stato nuziale da parte della
fanciulla; alla parete figurano affissi i soliti, preziosi vasi metallici, un’oinochoe e due
phialai, che compongono un set simposiale. Più che al pagamento di una dote dobbia-

43
Polyb. XV, 29, 13.
44
Z 7/3 = Pinakes di Locri II.4, pp. 764-786; II.5, fig. 51, tav. CXXXIII.
45
Z 8/9 = Pinakes di Locri III.1, pp. 121-125; III.5, fig. 9, tav. XVII.
46
Z 5/19-5/21 = Pinakes di Locri II.3, pp. 496-614; II.5, figg. 36-38, tavv. LXXXV-CXIa.

11
mo pensare ad un tributo versato al santuario, di cui spetta alla sacerdotessa accertare
entità e consistenza.
Formalmente identico sembrerebbe il dilemma ermeneutico posto dalla nutrita
serie di pinakes detti della peplophória, quasi sempre guidata o accompagnata dalla sa-
cerdotessa che comprende 19 esemplari con la processione di fanciulle recanti il peplo
disteso47 (fig. 32), 64 esemplari con la processione di fanciulle recanti il peplo ripiegato
su di una magís o su una cesta48 (fig. 33). Questa serie ha certamente valore di adem-
pimento non simbolico, ma effettivo e di valore cerimoniale, nei confronti del santuario
della Mannella, come sembra essere confermato da più elementi: il primo di questi ele-
menti è offerto da un tipo rappresentato da un solo pinax, ma non per questo meno im-
portante, nel quale, all’interno di un tempio ionico, una donna è colta nell’atto di depor-
re il peplo all’interno di un’alta larnax49 (fig. 34). L’altro elemento centrale è costituito
da una serie non piccola di tipi, nei quali la peplophória è preceduta o seguita dalla sa-
cerdotessa con phiale e rhabdos, che si conferma così titolare di un ruolo ben preciso
nel rito nuziale50, documentato dalla presenza, oltre che in pinakes relativi alla consegna
di tessuti e vasellame metallico, nella rara scena di agogé matrimoniale dalla quale sia-
mo partiti; ad ambiente sacrale infine rimandano scene di peplophória in cui compaiono
un thymiaterion o un louterion51. Dobbiamo perciò concludere che tutti questi dati fan-
no pendere la bilancia dell’interpretazione come scene di vero e proprio tributo versato
dalla nubenda al santuario e rigorosamente controllato dalla sacerdotessa: è inutile dire
che questo si accorda perfettamente con il carattere arcaico delle finanze dello stato lo-

47
Z 5/3-5/4 = Pinakes di Locri II.2, pp. 286-329; II.5, figg. 21-22, tavv. XLIIb-LIa.
48
Z 5/5-5/12 = Pinakes di Locri II.2, pp. 330-429; II.5, figg. 23-30, tavv. LIb-LXXIa; Z 5/13-5/15 = Pi-
nakes di Locri II.3, pp. 431-466; II.5, figg. 32-33, tavv. LXXIb-LXXX; III.5, fig. 105; Z 5/18 = Pinakes
di Locri II.3, pp. 485-495; II.5, fig. 35, tavv. LXXXIII-LXXXIV; Z 5/22-5/23 = Pinakes di Locri II.3, pp.
615-619; II.5, tavv. CXIb-c; III.5, figg. 106-107.
49
Z 5/1 = Pinakes di Locri II.2, pp. 263-269; II.5, fig. 19, tav. XLa.
50
Z 5/3 = Pinakes di Locri II.2, pp. 286-308; II.5, fig. 21, tavv. XLIIb-XLVI; Z 5/16 (?)= Pinakes di Lo-
cri II.3, pp. 467-472; II.5, fig. 33, tav. LXXXIa (la sacerdotessa precede la processione); Z 5/4-5/10 =
Pinakes di Locri II.2, pp. 309-417; II.5, figg. 22-28, tavv. XLVII-LXIX; Z 5/11 (?) = Pinakes di Locri
II.2, pp. 418-424; II.5, fig. 29, tav. LXX; Z 5/18 = Pinakes di Locri II.2, pp. 485-495; II.5, fig. 35, tavv.
LXXXIII-LXXXIV (la sacerdotessa segue la processione).
51
Rispettivamente Z 5/6 = Pinakes di Locri II.2, pp. 341-378; II.5, fig. 24, tavv. LIIIb-LXIIa e Z 5/7 =
Pinakes di Locri II.2, pp. 379-399; II.5, fig. 25, tavv. LXIIb-LXVI.

12
crese, centrato sul pagamento di tributi sotto forma di offerte ai santuari e dunque anco-
rato ai depositi sacri, come ancora in epoca ellenistica testimonia l’archivio di Zeus O-
limpio52.
Le conseguenze sul piano storico di queste riflessioni si collocano ben aldilà dei
limiti imposti ad una lectio brevis. Il linguaggio dei pinakes, in buona sostanza estraneo
a quello della tradizione della rappresentazione greca, anche di quella devozionale, con-
tribuisce a fare di questi umili oggetti un documento storico che si accorda perfettamen-
te con la ricostruzione di Musti53 del processo, avviato all’inizio del V secolo a.C., che
ha portato alla graduale integrazione nella società dell’elemento siculo, che i Locresi
avevano asservito all’atto della conquista: l’oligarchia locrese delle “Cento Case”, da
sempre minacciata dalla tabe di tutte le oligarchie antiche, l’oliganthropia, e dunque
dalla scarsezza dell’elemento militare, mai fino a quel momento era stata messa così in
pericolo da Reggio, come plasticamente denuncia il drammatico votum del 476 a.C., che
addirittura destinava le donne delle “Cento Case” al lupanar.

Mario Torelli

52
A. DE FRANCISCIS, Stato e società in Locri Epizefiri: l0archivio dell’Olympieion locrese, Napoli 1972;
D. MUSTI (ed.), Le Tavole di Locri. Atti del Convegno (Napoli, 26-27 aprile1977), Roma 1979; F. GHI-
NATTI, Di nuovo sulle tabelle dell’Olympieion locrese, in Symposion 1997. Vortrage zur Griechischen
und Hellenistischen Rechtsgeschichte (Altafiumara, 8 - 14 September 1997), pp. 175-207; L. DEL MONA-
CO, Olympieion e zecca a Locri Epozefiri, in ArchClass LXI, 2010, pp. 417-428; F. COSTABILE (ed.), Po-
lis ed Olympieion a Locri Epizefiri. Costituzione, economia e finanze di una città della Magna Grecia,
Soveria Mannelli 19922.
53
D. MUSTI, Strutture cittadine e funzione del santuario, in D. MUSTI (ed.), Le Tavole di Locri. Atti del
Convegno (Napoli, 26-27 aprile1977), Roma 1979, pp. 209-228.

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Didascalie

Fig. 1 - Pinax con giovane fanciulla nell’atto di riporre un panno in una kibotos (Z 5/2)
Fig. 2 - Locri: pianta della città (da L. Costamagna, C. Sabbione, Una città in Magna
Grecia: Locri Epizefiri. Guida archeologica, Reggio Calabria 1990)
Fig. 3 - Locri: pianta della città (da L. Costamagna, C. Sabbione, Una città in Magna
Grecia: Locri Epizefiri. Guida archeologica, Reggio Calabria 1990)
Fig. 4 - L’agoghé matrimoniale (Z 7/3)
Fig. 5 - Il nóstos del guerriero (Z 8/38)
Fig. 6 - Grotta Caruso: modellino fittile di nubenda durante il bagno rituale (da L. Co-
stamagna, C. Sabbione, Una città in Magna Grecia: Locri Epizefiri. Guida archeologi-
ca, Reggio Calabria 1990)
Fig. 7 - Loutrón nymphikón in forma simbolica (Z 3/1)
Fig. 8 - Il ratto violento da parte di Ade (Z 2/22)
Fig. 9 - Vittima sacrificale: il gallo (Z 1/11)
Fig. 10 - Scena di chorós tra fanciulle (Z 10/13)
Fig. 11 - Anthologia (Z 4/3)
Fig. 12 - Consegna della palla (Z 5/21)
Fig. 13 - La preparazione degli oggetti di corredo (Z 3/3)
Fig. 14 - Oggetti di corredo (Z 1/18)
Fig. 15 - Il ratto consensuale con Ade (Z 2/24)
Fig. 16 - Il ratto violento da parte del “giovane rapitore” (Z 2/2)
Fig. 17 - Il ratto consensuale con il “giovane rapitore” (Z 2/3)
Fig. 18 - Pinax con Athena (Z 8/44)
Fig. 19 - Fanciulla offerente con Dioniso al cospetto di Persefone (Z 8/26)
Fig. 20 - Fanciulla offerente con Ares al cospetto di Persefone (Z 8/29)
Fig. 21 - Fanciulla offerente con Hermes al cospetto di Persefone (Z 8/14)
Fig. 22 - Apollo al cospetto della coppia divina (Z 8/1)
Fig. 23 - I Dioscuri al cospetto di Persefone (Z 8/27)
Fig. 24 - I Dioscuri come cavalieri assieme alla fanciulla offerente (Z 8/34)
Fig. 25 - Apertura della cysta mistica (Z 9/7)
Fig. 26 - Consegna della palla (Z 5/19): esibizione di oggetti metallici appesi alla parete
Fig. 27 - Sacrificio cruento da parte degli sposi (Z 3/6)

33
Fig. 28 - Sacrificio incruento (Z 3/5)
Fig. 29 - Vittima sacrificale: l’ariete (Z 1/9)
Fig. 30 - Fanciulla con Dioniso ed Hermes al cospetto di Persefone (Z 8/9)
Fig. 31 - Fanciulla peplophóros con la sacerdotessa al cospetto di Persefone (Z 5/15)
Fig. 32 - Peplophória (Z 5/3)
Fig. 33 - Peplophória (Z 5/5)
Fig. 34 - La deposizione del peplo nel tempio (Z 5/1)

Laddove non specificato, le immagini sono tratte dal Corpus dei Pinakes di Locri

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