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Terme Varroniane (Cassino)

I. INTRODUZIONE
Abitazioni sontuose, interpretate in vari modi, sono talvolta descritte in letteratura: è sempre necessario
inquadrarle nel sistema costruttivo, nella statica e nella tecnologia del tempo. Un esempio è un noto brano
di M. T. Varrone, veramente emblematico di come l’architettura generi un’esperienza che unisca i nostri
cinque sensi.
Da esso tracceremo esperienze metriche e metodologiche, riflettendo sul valore di questo patrimonio
culturale, che genera sostenibilità ambientale. Il passaggio - dal "De re rustica" (III, V, 9-17) - ha indotto
discussioni epocali. Esso delinea una tenuta nell’antica città di Casinum, oggi Cassino. Varrone (nato a Rieti,
nel 116 aC e morto a Roma nel 27 aC), seguace di Pompeo, fu successivamente riabilitato da Cesare con la
direzione della biblioteca pubblica di Roma. La proprietà fu poi requisita da Marco Antonio, come racconta
Cicerone (Fil. 2, 103-105). Ritornato a Casinum, Varrone scrisse qui il "De re rustica", descrivendo la sua
fattoria, dove c’era una singolare sala da pranzo con un aviarium, oltre a una biblioteca e un museo, ricco di
opere d’arte, citate da Plinio il Vecchio.

II. MISURE TECNOLOGICHE DELL’AVIARIUM DI VARRONE

Il brano ha indotto molte analisi testuali, spesso con restituzione grafica e / o esplorazione tra le rovine. La
τέχνη greca ha ispirato dettagli meravigliosi, che stupivano gli ospiti del dominus. La cenatio di Varrone era
in un edificio a tholos, dove il pavimento di accesso, le piscine, l’acqua calda / fredda fornita dai rubinetti, la
copertura emisferica con rosa dei venti e planetario costituivano un microcosmo di terra ˗ acqua ˗ aria ˗
fuoco, emblema del neo Pitagorismo e del sapere enciclopedico dello scrittore. Il suo progetto mostrava
soluzioni avanzate, dai meccanismi idraulici per la convivialità ad una copertura che anche oggi è
inimitabile. Bisogna riflettere su questi elementi "ingegneristici", riferendoci pure alla "Torre dei venti" di
Andronicus Cyrrestes ad Atene, un esempio di sostenibilità ambientale.
Questa torre ottagonale (prima metà del I secolo aC) esiste ancora ed è studiata per la gnomonica. Le otto
facce esterne del manufatto, con ricezione ottimale dei raggi solari, trasmettevano i dati a un orologio ad
acqua, fornita dalla fonte salmastra Clepsydra. L’acqua risultante era probabilmente utilizzata per una
vicina latrina pubblica. Una sorta di astrolabio interno (proiezione stereografica) determinava l’ora dell’alba
e del tramonto, la durata dell’illuminazione diurna e altri dati astronomici. Oltre al tempo, veniva rilevato il
vento, utile per la navigazione. Potremmo quindi proporre che la voliera Varroniana utilizzasse proprio
l’acqua del suo ruscello per i vari settori tecnologici descritti. Nella colonna del tavolo di Varrone c’era un
sistema idrico, che distribuiva agli ospiti acqua calda e fredda (riscaldata da un praefurnium o dal sole). Il
doppio giro delle colonne, uno in pietra e l’altro in legno resinoso, indica che la cupola di copertura avesse
una doppia calotta: una esterna in pietra e una interna in legno ˗ con elementi rimovibili o facilmente
ispezionabili ˗ in modo da sistemare i meccanismi dell’orologio e l’anemometro nell’intercapedine tra i due
emisferi. In cima all’edificio un elemento terminale, collegato ad un perno, indicava le direzioni del vento
sulla superficie interna in legno, mediante ingranaggi azionati dalla pressione dell’aria. Quindi, con un
sistema ad astrolabio o uno simile a quello di Anthykitera, l’eclittica di Venere descriveva il suo percorso,
mostrando le ore sugli intervalli incisi sulla semisfera. Varrone, da perfetto navigatore, conosceva questi
meccanismi. Per i suoi meriti aveva ricevuto nel 67 aC la corona navale mentre il suo passato marittimo si
rivela nella parola navalia del passaggio considerato.

III. MISURA DELLA MEMORIA SCRITTA

Il "De re rustica" è fondamentale per l’agricoltura e l’allevamento di animali: è stato trascritto a


Montecassino e poi diffuso con successivi codici medicei. I suoi precetti costituirono una base
fondamentale per la regola benedettina. Nel manoscritto latino vaticano 3227, scritto sotto l’abate Oderisio
I (XI-XII secolo d.C.), vi sono annotazioni tra testo e margini: in uno, in lettere maiuscole nello stesso
manoscritto, si legge CASINUM; in un altro ˗ attribuibile ad un lettore antico ˗ le seguenti parole: "Quae in
illa villa antea dicebantur, quae cogitabantur, quae litteris mandabantur! iura populi Romani, monumenta
maiorum, omnis sapientiae ratio omnisque doctrinae". L’attività della tenuta del sanctissimus et
integerrimus Varro e quella del monastero - con Desiderio prima e Oderisio I poi ˗ coinciderebbe con
l’imminente eredità culturale cassinese, perché la saggezza di Varrone era passata al fondatore venerabilis
quietis, San Benedetto.
IV. ESTENSIONE DELL’OBLIO

I luoghi che hanno perso la loro memoria storica esistono in tutto il mondo: questo svantaggio è misurato
dall’impossibilità di considerare e apprezzare il valore delle rovine e dei paesaggi, quindi nella perdita del
patrimonio culturale. Niente è più misurabile. Le ‘Terme Varroniane’ di Cassino sono un esempio di
memoria negata: splendide per le peculiarità naturalistiche dell’acqua e per il disegno umanistico, eco dello
studioso Marco Terenzio Varrone, non sono apprezzate per questo valore ‘aggiunto’.
Oggi quest’area di 122 ettari*, data in concessione a una società di estrazione di acqua, sembra aver perso
la traccia dei molti studiosi che ˗ nei secoli scorsi ˗ provenivano da tutto il mondo per trovare le vestigia di
una "villa rustica", In cui sono stati applicati i sistemi descritti da Catone, Columella e Varrone stesso. L’area
è ricca di alberi e sorgenti, nonché meta di uccelli migratori e rare specie di anfibi. Si trova vicino all’antico
porto fluviale della città, utilizzato in passato per trasportare merci dal mare - attraverso il fiume Garigliano
con vie alzaie e barche - come accadde nell’XI secolo con l’abate Desiderio, che portò i reperti da Roma alla
nuova abbazia ˗ e durante la seconda guerra mondiale.
* eliminare di 122 ettari
V. MISURE DI INFLUENZE COSTRUTTIVE
L’originalità della progettazione Varroniana, evocativa dello scenario naturale - animata dal canto
melodioso degli uccelli - ha ispirato opere emulative e vedute molto interessanti. Dalla ineguagliabile sala
romana della Domus Aurea di Nerone al Teatro Marittimo di Adriano, il modo di articolare gli spazi si
serviva di una maggiore capacità costruttiva. Nel corso dei secoli ci sono state diverse emulazioni, con una
fioritura di commenti e persino di nuovi edifici, con diverse ricostruzioni e tabelle metriche. Da Palladio a
Serlio, attraverso le note grafiche di Francesco di Giorgio Martini e Giuliano da Sangallo - visitatori e
testimoni delle rovine di Casinum nel XV e XVI secolo - nacquero contributi ispirati ai canoni vitruviani. È
interessante constatare come uno schizzo di una sala ottagonale absidata ˗ per mano di Sangallo ˗ abbia
influenzato l’umanista Alvise Cornaro tanto da ispirarlo a creare un piccolo Odeo riccamente decorato. Il
modello proposto dal Sangallo era l’istudio varroniano, che doveva invece essere il calidarium di una
struttura termale, interamente coperta di stucchi, poi ripresi in tutto il territorio veneziano. Pirro Ligorio
elaborò una restituzione grafica della voliera con l’affermazione di aver trovato le sue rovine, ma non riuscì
a convincere i critici, che lo accusarono di troppa immaginazione e poca documentazione. Nel
diciassettesimo, diciottesimo, diciannovesimo e ventesimo secolo, scuole di disegno e accademie di belle
arti si esercitarono per elaborare le prospettive più fantasiose di questa voliera. Nello stesso tempo,
archeologi e architetti tedeschi, inglesi e francesi si sono confrontati con virtuose analisi letterarie,
geometriche e pittoriche in una ricerca "scientifica" del sito e dei resti della proprietà di Varrone mentre un
complesso piano settecentesco di Robert Castell ne suggerisce una ricognizione diretta.
Aloys Ludwig Hirt, visitatore dell’area alla fine del XVIII secolo, riferì che, nella parte chiamata "Tre
Monticelli", le rovine stratificate degli edifici esistenti non avessero permesso alcuna congettura per il loro
pristino assetto.
La costruzione della linea ferroviaria, inaugurata a Cassino nel 1863, non solo tagliò l’area dal resto della
città, ma contribuì al suo oblio. Sfortunatamente, l’oblio continua ancora oggi.
Nel 1934, Gianfilippo Carettoni rilevò i resti della sala ispiratrice del citato Odeo, trovando le differenze e
datandola al II secolo d.C., per la presenza di ricorsi di mattoni nell’opus reticulatum. Tuttavia, sorgono
dubbi sulle misure indicate da Sangallo e Carettoni per il piano di imposta della copertura a volta. Il primo
indica 6 braccia fiorentine (circa 3,50 metri), il secondo 6 metri, con muri perimetrali di 8 metri. Non
possiamo correggere queste discrepanze, ma riflettere sulla soggettività dei rilievi.
VI. MISURA DELLE INTERPRETAZIONI

Inter quas locus qui est ornithonis deformatus ad tabulae litterariae speciem cum capitulo, forma qua est
quadrata, patet in latitudinem pedes XLVIII, in longitudinem pedes LXXII; qua ad capitulum rutundum est,
pedes XXVII.
Questo passo è stato interpretato in modo dissimile in termini grafici e anche corretto in valori numerici. Da
Hirt a Des Anges et Seure, da Goiffon a Léveil, fino a Cassatella, le indicazioni citate hanno dato origine a
molte variazioni sul tema, con diverso numero di colonne e distinti interassi. Alcuni ritengono addirittura
che Varrone si sia divertito a fornire un puzzle ai suoi lettori o, più probabilmente, che ci siano errori nella
trascrizione del testo. Nel 2006 Cassatella ha fornito un grafico da queste misure contestate - ma esso non
risulta molto congruente nel risultato -. Per quanto riguarda altri elementi, non si discute molto degli alti
muri di recinzione ivi descritti: potrebbero implicare l’esistenza di altre proprietà con la necessità di isolare
e proteggere i ricchi prodotti dell’azienda. Quindi, all’inizio della descrizione, si dovrebbe tradurre "e villa in
villam" come "da una tenuta all’altra".

VII. MISURE IDROGEOLOGICHE

Varrone scelse un sito ricco di acque, dove sorgenti, torrenti e fiumi diversi assicurassero un flusso idrico
costante con un sistema complesso di rivi comunicanti. Dobbiamo ricordare come, nelle "Saturae
Menippeae", egli ridicolizzi vane e superflue abitudini ˗ per es. lo spreco di acqua ˗ come risulta dal
seguente frammento (532):
sed quae necessitas te iubet aquam effundere domi tuae? si vasa habes pertusa, plumbum non habes? Ad
quam rem nobis est confluvium, ad quam rem urnarium?
Coerentemente con le sue idee, la villa di Casinum poteva soddisfare ogni esigenza idrica, mantenendo
questa caratteristica anche oggi. La ‘Piana di Cassino’ (dal bacino dei Monti Simbruini) ospita grandi
sorgenti: quelle del fiume Gari ˗ con una scorta media di 18 m 3 / s, e con un minimo di 15 m 3 / s ˗ sono tra i
più grandi gruppi conosciuti, in Italia e nel mondo, con un flusso medio molto regolare durante l’anno.
Queste risorse sono utilizzate dall’Acquedotto della Regione Campania, dalla FCA Italia a Piedimonte San
Germano e dal Consorzio di Bonifica della Valle del Liri (a destra e sinistra del fiume Gari). L’acquedotto
della Campania occidentale pompa dalle sorgenti del Gari ad un’altezza di 30 metri s. l. m. La portata
massima è di 6000 l / s, quella consentita è 3800 l / s. A partire dal 2017, la FCA ha ridotto la sua captazione
di acqua da 90.000 o 100.000 m 3/ mese a circa un terzo e in estate a circa la metà, adottando un riciclaggio
indipendente dell’acqua piovana, nel suo complesso di Piedimonte San Germano. Nonostante le misure di
salvaguardia, in un’area così a rischio di sprofondamenti, la captazione potrebbe alterarne l’equilibrio
idrogeologico, come avvenne per il Lago di Caira, molto studiato e documentato, e per quello di San
Michele, come ricordano gli abitanti della contrada. Notevolmente variabile è la profondità alla quale si
trova il substrato carbonatico, affiorante vicino alle "Terme Varroniane", e trovato fino a una profondità di
circa trecento metri nel depocentro del bacino. Questo settore è interessato da una dolina profonda nei
condotti idrici, con alta sismicità dell’area, rilevata da eventi ravvicinati a bassa intensità.

VIII. RICERCA ARCHEOLOGICA

Nel 1991-92, prima di iniziare la captazione idrica, la Regione Campania ha condotto un’indagine
termografica aerea delle parti interrate, al fine di identificare le aree archeologiche delle "Terme
Varroniane" e non danneggiarle.
Sulla base dei risultati, il progetto esecutivo si è poi attenuto ad essi. Nell’estate del 2001, durante i lavori
per il sistema fognario di Cassino, emersero rovine di competenza della Soprintendenza Archeologica.
Mediante scavi l’area di interesse è stata identificata e poi ricoperta dal terreno. Pertanto, le indagini
sistematiche sono state rinviate, poiché è necessario un finanziamento adeguato. Gli allineamenti del muro
che delimita i vari ambienti suggeriscono che si potrebbe trovare una parte significativa della proprietà
Varroniana, forse lo stesso Aviarium.
IX. MISURE SUGGERITE

Le "Terme Varroniane", ora accessibili con percorsi tortuosi, potrebbero essere raggiunte attraverso il
passaggio tra la Ferrovia e l’accesso alle Terme stesse. La destinazione di questa zona come Parco Pubblico,
prevista nella pianificazione urbanistica di Cassino, non è in vigore. Pertanto, nel 2007 è stata rinnovata una
concessione regionale per l’estrazione dell’acqua per "cure idropiniche": come è successo, di volta in volta,
dal 1952 (D. M. 11-9-1952). L’area è sempre stata concessa alla stessa famiglia, che ne ha trasformato la
gestione in una società a responsabilità limitata. L’ultimo rinnovo ˗ da parte della Regione Lazio ˗ avvenuto
nel 2007 (con scadenza nel 2037) prevede l’imbottigliamento di acqua minerale proveniente dalla fonte
denominata "Monticello": la consegna viene effettuata mediante apposite fontane. La società Simeone srl
organizza ivi un campeggio, gestisce attività di rafting e un edificio per eventi. Coinvolgendo i concessionari
con accordi appropriati, ci sarebbero molte possibilità di combinare i bisogni privati con una rivalutazione
del patrimonio culturale del luogo. Nel PTP Regione Lazio il sito è soggetto a vincolo boschivo ed
archeologico.
Per la didattica nelle scuole raccomandiamo i seguenti temi:
A. Possibilità naturalistiche
• fonti a temperatura costante di 13 °, utili per
• inserimento di Fauna e Flora idonea e protetta;
• Giardino botanico;
• Educazione ambientale;
• Fiume navigabile fino a Suio.
B. Possibilità archeologiche
• Scavi e analisi correlate;
• Realizzazione di un parco naturale archeologico, analogamente a Ninfa;
• Percorso collegato al sito archeologico di Casinum;
• Biblioteca Parco Itinerante, con treno alla stazione ferroviaria di Cassino e attività connesse;
• Coinvolgimento di scuole e università;
• Ricostruzione di materiali e meccanismi dell’Aviarium di Varrone;
• ICT con segnaletica interattiva e app speciali - chiosco di energia solare;
• Installazioni visive.
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