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“ROMA TRE”
PROF.GIULIO VOLPE
La scelta di incentrare la mia tesi sull’Area dei Sette Acquedotti, collocata
Sono nata e cresciuta nel quartiere di Cinecittà e per me, come per tutti gli
rappresentato, per anni, l’unico rifugio di verde in una sempre più opprimente e
disordinata periferia.
acquedotti.
attraversato da sei acquedotti Romani, ovvero dalla maggior parte delle undici
imponenti strutture idriche che, a partire dall’anno 441 dalla fondazione della
città, come ricorda Tito Livio nel IX libro della sua colossale opera
realizzati dai Romani sono ben delineate dalle parole di Plinio il Vecchio che,
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nei libri XXXI e XXXII della Naturalis Historia afferma: “Chi vorrà
da cui l’acqua viene, i condotti che sono stati costruiti, i monti che sono stati
perforati, le valli che sono state superate, dovrà riconoscere che nulla in tutto
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denominazione di “Parco degli Acquedotti” sia il riflesso di una lettura miope e
drastica riduzione del territorio del Parco ad una sorta di espansione delle fasce
rurali ascrivibili alla “Tribù Lemonia” ed ubicate lungo il tracciato della via
Latina, asse viario antichissimo, che, insieme alla via Appia, collegava i
Lungo questa via, che aveva visto incrociare le armi agli Orazi ed ai
funerari, di cui oggi restano pochi e mal conservati resti, per lo più sepolti sotto
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indotto Coriolano a togliere l’assedio a Roma. Al di là della corretta
di soluzioni alternative.
Intensamente abitata fin dalle origini della storia di Roma, la zona su cui
trasformazione di questo settore del suburbio romano in un’ area riservata alle
costruzioni della Villa delle Vignacce e della Villa dei Sette Bassi, collocata
epoca medievale restano come testimonianze, all’interno del Parco e nelle aree
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limitrofe ad esso, il bellissimo Casale di Roma Vecchia, attualmente ancora
del Fiscale.
Mai del tutto abbandonata, l’area subì solo nell’800 una vera e propria
Sono gli anni del “Grand Tour”, del “Voyage en Italie” e dell’ “Italienische
Diceva Luigi Ehlert, musicista di Ronigsberg, tra gli osservatori più sensibili di
questo periodo: “…la campagna romana nel suo genere è una cosa unica come
il mare, non conosco nessun paesaggio che abbia una simile forza di
sentimento. Il tono marrone dorato ed opaco del terreno le dona un’ indicibile
Chataubriand,di Luigi Rossini,di Lory, del Caffi e del Biseo, nonchè, a partire
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da metà ottocento, agli esponenti della nascente arte fotografica quali Giacomo
considerata solo come cornice dell’Urbe, viene ad essere riscoperta per il suo
conservazione del contesto d’origine delle opere d’arte nella difesa “dei
modelli e delle lezioni che la natura, per sua volontà onnipotente, ha posto in
egli paragona il collezionista d’arte ad “un ignorante che strapasse dal libro i
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fogli in cui trova delle vignette” e l’opera d’arte, sottratta da stranieri, ad un
può considerarsi centrale nella storia della tutela del Parco degli Acquedotti e
dell’Appia Antica.
Non a caso, nel 1881, Rodolfo Lanciani, “ingegnere per gli Scavi”, propose al
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appartengono le richieste di autorizzazione del 1878-1879 e del 1893 per
A partire dal 1850, Pietro Rosa, spinto da papa Pio IX che, in quegli
Consiliare del Comune di Roma n. 959 del 18 marzo 1980, dopo un lungo e
complesso iter, sia stata definitivamente realizzata oltre cento anni più tardi
ed inaugurato dalla costruzione, nel 1950, dell’ imponente ed abusiva Pia Casa
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quegli anni, divenne promotore di una strenua battaglia per la difesa del
“creazione istituzionale” del Parco degli Acquedotti o, per meglio dire, della
degrado.
grande Parco dell’ Appia Antica, ratificato dalla legge n. 66 del 1988.
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Attualmente, il problema più evidente nella gestione del Parco dell’Appia
Parchi Archeologici.
Sebbene, infatti, vada riconosciuto che la legge n. 394 del 1991 e la successiva
legge regionale n. 29 del 1997, inerenti la gestione delle aree naturali protette,
valore.
tutela,valorizzazione e fruizione.
Archeologici, una visione più ampia che, accanto alla tutela, esercitata
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aree archeologiche, tenesse conto dell’esigenza di riconversione dell’uso del
e sussidi didattici”. Tale formula sembra postulare quale fondamento del parco
fruibilità.
Il nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio, elaborato sulla scia
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