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ARCHITETTURA DEL RINASCIMENTO

Il termine “Rinascimento” viene usato per la prima volta dallo


storico svizzero Jacob Burkhardt nel 1860, nel suo libro intitolato
appunto “Civiltà del Rinascimento in Italia”. Tuttavia lo stesso
Vasari, nel XVI secolo aveva accennato al “progresso della
rinascita”, consapevole del clima di rinnovamento e del rifiorire
nelle arti e nell’architettura secondo i principi degli Antichi.
LA RINASCITA DELLE ARTI E IL RITORNO ALL’ANTICO
Con il Rinascimento i contemporanei si pongono in continuità con il mondo
classico. Vengono riscoperti i monumenti antichi, studiati e misurati e nascono le
prime iniziative di tutela nei confronti delle testimonianze del passato.

Il Papa Leone X (figlio di Lorenzo de’ Medici)


nomina Raffaello Sanzio nel 1514
Responsabile della Fabbrica della basilica di
San Pietro, e nel 1515 Prefetto di tutti i
marmi e di tutte le lapidi di Roma (e
dell’area compresa entro le dodici miglia
dalle mura della città) allo scopo di fornire di
materiali edili la fabbrica di S. Pietro, ed
inoltre di sottoporre alla verifica di un
esperto, prima di qualsivoglia riutilizzo, ogni
iscrizione e frammento riemerso nel
territorio dell’Urbe e nell’area circonvicina. In
pratica Raffaello diventa il primo
soprintendente ai monumenti della storia.
Nel 1519 Raffaello insieme a Baldassare Castiglione invia un’epistola a Leone X
per la protezione degli edifici antichi e per la rinascita di Roma.

La lettera è ritenuta nondimeno un documento unitario e organico, un testo


metodologico, con un obiettivo progettuale, quello di acquisire una messe di
informazioni per costruire un insieme di regole necessarie al fine di recuperare
la capacità realizzativa dell’architettura antica, in linea con quel desiderio di
vedere rinascere Roma secondo gli auspici degli umanisti presenti alla corte
papale.
La centralità della Chiesa intesa come patria dei cristiani che era divenuta
tutt’uno con l’Urbe antica è un concetto ribadito nella Lettera. Dal testo si
evince la competenza dell’Urbinate e di Castiglione in materia di architettura, la
devozione per gli antichi per i quali alcuni traguardi che nel Rinascimento
sembravano inarrivabili, risultavano facili nell’età classica. Tanto che si legge ad
un certo punto: “tutta questa Roma nuova che ora si vede, quanto grande
ch’ella sia, quanto bella, quanto ornata di palagi, chiese e altri edifici che la
scopriamo, tutta è fabricata di calce e marmi antichi”.
All’inizio il documento è molto letterario, si rifà a tutti coloro che in precedenza in
si erano lamentati delle distruzioni di Roma, a partire da Francesco Petrarca che
parlava, già nel 1300, delle distruzioni delle “pietre innocenti di Roma”.
Nella seconda parte si individuano i colpevoli, i barbari ma anche i papi, tutti i
predecessori di Leone X . Raffaello loda invece Leone X che gli ha affidato il
compito di mostrare l’intera città di Roma com’era nell’antichità. Nell’ultima parte
il pittore spiega come a Roma ci siano solo tre specie di edifici che lui divide in:
antichi antichissimi, quelli dell’epoca dei goti e quelli moderni.

Raffaello afferma che tutti gli edifici presenti nell’epoca compresa tra quella
degli antichi antichissimi e il moderno, ovvero quelli dell’epoca dei Goti, è come
se non esistessero, poiché, secondo il pittore, c’è un filo diretto che lega i
contemporanei agli antichi.

“Ma perché si doleremo noi de’ goti, vandali, e


d’altri tali perfidi nemici; se quelli, li quali come
padri e tutori dovevano difendere queste povere
reliquie di Roma, essi medesimi hanno lungamente
atteso a distruggerle.”
Raffaello quindi contrappone alla maniera tedesca, gotica, la grandezza della
cultura rinascimentale che di fronte al degrado nel quale versava Roma si era
opposta decisamente all’epoca barbarica per una rinascita dell’antico in chiave
nuova. Il suo recupero, tuttavia, non può che essere parziale e frammentario,
considerate le gravissime perdite subite: tra la perfezione degli antichi e la
barbarie dei secoli oscuri, all’età moderna spetta una posizione intermedia, di
studio e di imitazione.
Anche se il linguaggio è tecnico, la Lettera lascia trapelare la passione di Raffaello
per restituire al ‘cadavere’ di Roma – secondo la definizione di Castiglione – lo
splendore antico. Il progetto fu purtroppo interrotto per la morte prematura
dell’artista nel 1520 seguito l’anno dopo da Leone X.

Questa epistola ha ispirato successivamente la legislazione pontificia che è stata


di esempio per gli Stati europei. È poi passata dallo Stato pontificio alla
legislazione italiana, dove si è mantenuta fino all’articolo 9 della Costituzione che
recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e
tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Gli studi umanistici e gli studi sui resti dell’architettura degli antichi, ancora
imponenti in Roma e in altre città italiane, furono dunque il principale veicolo
della riscoperta degli Ordini classici e dei rapporti
proporzionali e delle geometrie proprie dell’architettura antica.
Il linguaggio rinascimentale
riscopre il lessico classico ma lo
reinterpreta alla luce di una
sensibilità nuova che proviene
dall’esperienza romanica e
gotica precedente.
Gli ordini architettonici sono
utilizzati con molte varianti,
tornano le volte a lacunari, i
dentelli le fusarole, gli ovuli, le
metope e i triglifi, si impiegano
nuovamente colonne, capitelli,
lesene e paraste. Scompare la
decorazione esasperata di gusto
gotico e il suo posto viene preso
da elementi classicheggianti,
torna l’ordine, la proporzione e
la simmetria.
L’arco a sesto acuto/ogivale viene sostituito da quello a tutto sesto o dalla
trabeazione. Alle volte a crociera si preferiscono quella a botte o a vela. Nelle
chiese si mantengono la pianta basilicale a croce latina, la croce greca e quella
centrale, le facciate a capanna semplice o composita.

Palazzo Bonaparte, XVI secolo, bottega


di Francesco di Giorgio Martini

S. Andrea a Mantova, progetto Leon


Battista Alberti, 1472
La Certosa di Pavia,
nasce in periodo
gotico e poi viene
trasformata in
periodo
rinascimentale da
Giovanni Antonio
Amadeo (1491-1504).

Quali sono gli


elementi gotici
della facciata?

Quali sono
quelli
rinascimentali?
Palazzo Ducale, Porta della Carta a
Venezia, 1438-1442, Giovanni e
Bartolomeo Bon

Gli elementi gotici del portale sono


accostati ad alcuni elementi
rinascimentali.
Arco di Alfonso di Aragona,
1455-1466, Napoli,
Francesco Laurana e Pietro
da Milano.

Il linguaggio architettonico
dell’arco è totalmente
rinascimentale
reinterpretando i modelli
antichi come gli archi di
Costantino e di Settimio
Severo.
Primo Rinascimento (XV sec)
San Lorenzo, Sagrestia Vecchia, 1418 -1429,Firenze, Filippo Brunelleschi
San Lorenzo, Firenze , planimetria
San Lorenzo, interni realizzati secondo il
progetto di Brunelleschi (1418 – 1442
Manetti), e in alto la facciata rimasta
incompiuta. Leone X commissionò nel 1518
a Michelangelo il progetto della facciata ma
venne realizzata solo la Sagrestia Nuova
dove vennero seppelliti molti esponenti
della famiglia Medici.
Primo Rinascimento (XV sec)

Uno dei più significativi esempi del


nuovo stile è la Cappella de’ Pazzi di
Filippo Brunelleschi a Firenze (1433-
1446).

La facciata è data da un sapiente


incrocio di elementi verticali (colonne,
lesene, colonnine) e orizzontali (le due
trabeazioni e il tetto) che si
concludono nella forma rotonda della
cupola. Il portico è sorretto da
colonne corinzie reinterpretate a
formare un ingresso a serliana. Le
finestre e la porta ad edicola sono di
chiara ispirazione classica.
Cappella de’ Pazzi di Filippo Brunelleschi a Firenze (1433-1446

L’edificio è impostato sul modulo del quadrato, ripetuto tre volte nella pianta del portico e
sei volte nella pianta della cappella.
LA CUPOLA DI SANTA MARIA DEL FIORE A FIRENZE 1420-1436
La cupola di Brunelleschi è la copertura della crociera del presbiterio del Duomo
di Firenze. Al momento della costruzione era la cupola più grande del mondo e
rimane ancora la più grande cupola in muratura mai costruita (il diametro
massimo della cupola interna è di 45,5 metri, mentre quello dell'esterna è di
54,8). E’ considerata da molti studiosi la più importante opera architettonica mai
edificata in Europa dall'epoca romana.
L'attuale edificio del Duomo fu iniziato nel
1294-1295 e la base del tamburo della
cupola era pronta già nel 1314-1315,
tuttavia all'inizio del '400 nessuno si era
posto seriamente il problema di trovare
una soluzione per la copertura. L'architetto
Arnolfo di Cambio doveva averlo previsto
se aveva immaginato la conclusione del
suo edificio con una cupola, un organismo
ben diverso e ben più ampio del
tradizionale tiburio delle cattedrali
medievali.
La Cupola di Arnolfo doveva
avere un aspetto più
convenzionale come si capisce
dall’affresco di Andrea Bonaiuti
da Firenze che si può ancora
ammirare nel Cappellone degli
Spagnoli in Santa Maria Novella.
L'affresco, che è del 1355 circa,
mostra sul fondo una chiesa in
cui è chiaramente riconoscibile
Santa Maria del Fiore, solo che la
cupola, priva del tamburo, è
immaginata a tutto sesto. Ma
una cupola semisferica, anche se
più piccola e priva di tamburo
avrebbe avuto enormi difficoltà
a reggere il peso della lanterna
di cui è dotata la cupola
nell'affresco.
Nel 1418 l'Opera del Duomo bandì un concorso pubblico per la costruzione della
cupola. In seguito al concorso, che pure ufficialmente non ebbe vincitori, Filippo
Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti furono nominati capomastri.
Il 7 agosto 1420 ebbe inizio la costruzione della cupola, che fu completata fino alla
base della lanterna il 1º agosto 1436. Nel 1423 Ghiberti venne estromesso dai
lavori, che passarono interamente in mano a Brunelleschi. Nell'agosto del 1436,
venne infine celebrato ufficialmente, con la solenne benedizione di papa Eugenio IV,
il completamento della fabbrica.
La Cupola si erge da un tamburo ottagonale
che determinano otto spicchi organizzati su
due calotte separate da uno spazio vuoto. Il
motivo di questa scelta si spiega per
alleggerire la struttura che altrimenti
sarebbe stata troppo pesante per essere
sostenuta dai quattro pilastri sottostanti. Lo
spazio fra le due calotte misura circa 1,20
metri ed è attraverso il suo percorso che si
giunge fino alla Lanterna. Una catena lignea
formata da 24 travi collegate tra loro da
staffe e perni di ferro circonda tutta la
costruzione. Fra gli elementi che
compongono la Cupola esistono proporzioni
auree. La sua base d'imposta si trova a circa
55 metri dal suolo, la lanterna è alta 21
metri, il tamburo misura 13 metri e l'altezza
della Cupola è, in media, 34 metri.
L'elevazione totale dell'intera struttura,
compresa la palla dorata e la croce che la
sormontano, è di metri 116,50.
Il contorno apparente della Cupola rispetta regole precise: il profilo angolare esterno è un
sesto di quarto acuto, mentre quello interno è un sesto di quinto acuto. Ciascuna diagonale
dell'ottagono esterno, che misura circa 54 metri, è stata suddivisa in quattro parti uguali: da
qui la definizione di "quarto acuto". Il profilo della Cupola ha una forma d'estrema importanza
per la sua stabilità: è molto vicina ad una catenaria rovesciata. In sommità si trova la Lanterna,
completata dopo la morte del Brunelleschi sopraggiunta nel 1446. Per realizzarla, furono
utilizzate macchine che Brunelleschi stesso aveva progettato. la Lanterna ha una funzione
molto importante per la statica globale. I costoloni, infatti, convergono verso il serraglio, la
base della Lanterna, il cui diametro è circa 6 metri. Le forze che agiscono sulla Cupola sono tali
che gli stessi costoloni tendono a piegarsi verso l'interno per effetto dei carichi e del peso
proprio. La Lanterna, con il suo enorme peso (circa 750 tonnellate) ha la funzione di
contrastare queste forze pericolose incuneandosi nella struttura e annullando le spinte che si
generano alla sua base.

Ipotesi dei tipi di ponteggi per la cupola,


VXIII secolo
Il tamburo, di forma ottagonale imperfetto, su cui avrebbe dovuto poggiare
la cupola misurava circa 45 metri di ampiezza sulla diagonale maggiore e si
trovava a 54 metri di altezza. Queste dimensioni erano notevolmente
maggiori di quelle previste all'inizio.

Le ragioni di questo aumento, che portava le dimensioni dell'edificio a


superare quelle della cupola del Pantheon, fino allora la più grande cupola
del mondo tanto che la leggenda la considerava opera del demonio, vanno
ricercate non tanto nella volontà di primato, quanto nella necessità di
rinforzare al massimo il tamburo della cupola.

Il tamburo infatti era stato rialzato rispetto al modello originale mediante un


piano in cui si aprono otto grandi occhi, che favorivano l'illuminazione del
triconco absidale della Cattedrale. Con questo espediente si rialzava anche il
piano di imposta della cupola al di sopra di tutte le volte fino allora costruite.
Gli studiosi (tra cui Salvatore di Pasquale) ancora oggi dibattono sul sistema
costruttivo della cupola e della sua realizzazione. La cupola del Duomo di
Firenze è descrivibile come una volta ottagonale data dall'intersezione a 45°
di due volte con pianta quadrata (molto simili, in effetti, alle volte della
navata della stessa Cattedrale).

Sicuramente Brunelleschi si ispirò al Pantheon di Roma per la sua cupola. il


Brunelleschi introdusse la doppia calotta e i costoloni intermedi attraverso i
quali la forma circolare della cupola poteva passare dalla calotta interna
(dove raggiunge l'intradosso negli angoli dell'ottagono) a quella esterna
(dove raggiunge l'estradosso nei punti mediani dei lati.

Brunelleschi grazie allo studio delle cupole Romane, della geometria ma


soprattutto grazie a una progettazione minuziosa durata anni, riuscì a
costruire senza ausilio di centine la cupola ottagonale che rimane a
tutt'oggi la più grande struttura in muratura mai costruita.
In alto sezione della cupola e sezione del
Pantheon di Roma, di fianco il guscio
strutturale della cupola brunelleschiana
Palazzo Rucellai a Firenze , Leon Battista Alberti, 1446
Palazzo Rucellai a Firenze, rapporti proporzionali, facciata e loggia
Tempietto del Santo Sepolcro nella
cappella Rucellai a Firenze (1467).
Facciata di Santa Maria Novella, Leon Battista Alberti, 1440 circa, Firenze
Santa Maria
Novella, rapporti
proporzionali e
geometrie nascoste
Stralcio del basamento di Santa Maria Novella
Donato Bramante , Tiburio di Santa Maria
delle Grazie a Milano (1500 circa)
Madonna di San Biagio a
Montepulciano (Siena), 1518,
Antonio da Sangallo il Vecchio
Galleria degli Uffizi, Giorgio Vasari, 1560, Firenze
Palazzo Te, Giulio Romano, 1525-1534, Mantova Ordine rustico
Palazzo del Capitaniato, Andrea Palladio, 1571, Vicenza Ordine gigante
Porta Pia, Michelangelo Buonarroti, 1564, Roma
Chiesa del Redentore, Andrea Palladio, 1577-1592, Venezia
Chiesa di San Giorgio Maggiore, Andrea Palladio , 1576 – 1610, Venezia
Proporzioni e
geometrie nascoste

Villa Capra Valmarana detta La Rotonda, , Andrea


Palladio, 1566-1591, Vicenza
Basilica di San Pietro a Roma, la basilica costantiniana del IV secolo, incisione
I MODELLI E I PROGETTI PER SAN PIETRO

San Pietro, prospetto secondo il progetto di San Pietro, pianta del progetto di Donato
Giuliano da Sangallo il Giovane Bramante
San Pietro, progetto di Michelangelo
San Pietro in alto progetto di
Michelangelo, a lato la pianta attuale
del Maderno
San Pietro, la facciata principale
LA CUPOLA DI SAN PIETRO
La cupola di San Pietro costituisce
la copertura della zona
presbiteriale della basilica di San
Pietro in Vaticano.

È una delle più vaste coperture in


muratura mai costruite con un
diametro interno di circa 42 metri e
con un’ altezza complessiva della
basilica, dalla base fino alla
sommità della lanterna, ad oltre
130 metri. Le sue forme,
espressione del passaggio
dall'architettura rinascimentale a
quella barocca, rispecchiano in
buona parte il disegno di
Michelangelo Buonarroti, che vi
lavorò fino all'anno della sua
morte, avvenuta nel 1564.
Quando Michelangelo assunse la direzione dei lavori della basilica dovette
necessariamente accettare i vincoli delle strutture costruite dai suoi
predecessori, primi tra tutti i pilastri della cupola e i sovrastanti archi di
collegamento, che determinavano il diametro della calotta.

Nel 1549 fu iniziato lo zoccolo sopra il cornicione del tamburo, che fu ultimato
nel febbraio del 1552. Dopo la conclusione dell'anello, il progetto del tamburo
era ormai delineato nelle sue parti fondamentali. La sua costruzione fu avviata
nel 1554 con la fornitura di travertino proveniente dalle cave di Fiano Romano
ed i lavori si conclusero dopo il 1561, quando furono appaltati gli ultimi capitelli
interni e quelli esterni delle colonne e delle mezze paraste degli speroni radiali.

Nel 1564, alla morte di Michelangelo, il tamburo poteva considerarsi pressoché


ultimato fino alla sommità degli speroni; sembra comunque assodato che
l'artista, nell'ultimo anno della sua vita, abbia seguito la costruzione di una
campata della sovrastante trabeazione, la quale fu poi ultimata da Giacomo
Della Porta.
Cupola di san Pietro

Cupola di San Pietro secondo il progetto del Bramante, a destra modello ligneo della
cupola michelangiolesca nella sua forma definitiva con la curvatura a sesto acuto
Della Porta, assistito da Domenico Fontana fu incaricato di ultimare la cupola il 19
gennaio 1587, quando erano ormai trascorsi 23 anni dalla morte di Michelangelo.
I lavori, cominciati nel 1588, con grande dispiego di uomini e materiali,
procedettero rapidamente: nel 1590 la struttura della cupola era ormai definita e
nel 1593, sotto papa Clemente VIII, fu posta in opera la copertura della calotta
esterna in lastre di piombo.
Durante questo pontificato venne collocata in cima alla cuspide della lanterna una
sfera in bronzo dorato, sormontata dalla croce eseguita da Sebastiano Torrigiani.

Della Porta e il Fontana non furono solo dei meri esecutori dei disegni di
Michelangelo. Non solo infatti apportarono una sensibile modifica alla
curvatura della calotta rispetto al progetto del Buonarroti, rendendola più
vicina al modello del Brunelleschi, ma inserirono nella muratura (soprattutto
nella parte alta della cupola) una serie di catene per contenere le spinte
trasversali esercitate dalla volta e utilizzarono materiali di alta qualità,
incernierando le lastre di travertino con piombo fuso; caratteristiche, queste,
che permisero alla cupola di non riportare gravi danni dopo il forte terremoto
del 1703. Inoltre realizzarono i costoloni con l'ausilio di sofisticate centinature
in legno e disegnarono i particolari tecnici della cupola in scala 1:1 direttamente
sul pavimento della basilica di San Paolo fuori le Mura.
Il tamburo, misura circa 42 metri
di diametro interno ed ha uno
spessore medio di 3 metri è
formato da uno zoccolo sul quale
sono impostati 16 contrafforti
radiali che delimitano altrettanti
finestroni rettangolari con timpani
centinati e triangolari alternati.
All'esterno gli speroni sono
schermati mediante colonne
binate sormontate da capitelli
d'ordine corinzio e da un'alta
trabeazione con cornici
modanate; più in alto si eleva un
attico decorato con festoni
vegetali. Dai contrafforti partono
16 nervature, dello spessore
variabile tra i 2 e i 5 metri che si
concludono nella lanterna; alla
base di ogni costolone sono
scolpiti i tre monti dello stemma
di papa Sisto V.
La cupola ha una struttura a doppia calotta:
la calotta interna, dello spessore di circa 2
metri, ha funzione portante, mentre
l'esterna, rivestita in lastre di piombo, è
realizzata a protezione della prima ed ha
uno spessore di circa 1 metro. Tra le due
calotte si snoda il percorso che consente Peso complessivo: 14.000 tonnellate circa,
l'accesso alla sommità; una serie di abbaini Altezza esterna (dal piano stradale alla
di forma protobarocca permette sommità della croce): 133,30 m
l'illuminazione naturale di questa Altezza interna (dal pavimento alla volta della
intercapedine. La lanterna, che riprende il lanterna): 117,57 m
tema delle colonne binate dei contrafforti, è Diametro esterno: 49,00 m; (58,90 m
sormontata da una serie di candelieri ed è massimo)
chiusa, oltre la cuspide concava, da una Diametro interno: 41,55 m
palla sormontata da una croce. Numero gradini alla salita della cupola: 551
La palla, di bronzo ma laminata in oro, è Altezza lanterna: 18 m
stata accessibile a visitatori fin verso metà
del Novecento. Durante gli ultimi lavori di
manutenzione e lucidatura (2005) è stata
scoperta la memoria della conclusione dei
lavori di installazione, indicata dalla data
1593 sotto la firma in latino dell'architetto
Giacomo Della Porta.
San Pietro, in alto la
cupola, a fianco la piazza
con il colonnato del
Bernini
Giovanni Carracha, 1572, pianta di Torino
Duomo di Torino,
Amedeo Francisco da
Settignano, detto Meo
del Caprino, 1491-1501

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