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Barocco è il termine utilizzato dagli storici dell'arte per indicare lo stile artistico e
architettonico dominante del XVII secolo. Lo stile barocco ha fondamenti negli ultimi anni
del XVI secolo, ma nasce a Roma intorno al terzo decennio del Seicento.
Indice
Interno della chiesa del Gesù, Roma (la volta è del Baciccio)
Alessandro Algardi, Incontro tra papa Leone Magno e Attila (1646-53), basilica di San Pietro in Vaticano, Roma
Il "barocco" non può essere ridotto, come pure talora si sostiene, a mero stile dell'arte
della Controriforma. Vanno soprattutto evitate valutazioni unidirezionali, dato che l'arte
barocca contiene al suo interno tendenze molto variegate e talvolta contrastanti. Il barocco
diviene in brevissimo tempo, grazie alla sua esuberanza, alla sua teatralità, ai suoi
grandiosi effetti e alla magniloquenza profusa su ogni superficie e con ogni materiale, lo
stile tanto della Chiesa cattolica che delle monarchie europee, tese verso
un assolutismo che ha bisogno di esprimere il proprio potere con tutto il fasto possibile.
Ciò premesso, l'influsso della Controriforma sulla nascita e lo sviluppo dell'arte e della
cultura barocca è acquisizione critica pressoché universale.
Come era già successo nell'epoca del Gotico internazionale, uno stile solo informa quasi
tutta l'Europa ed esso diviene la lingua con cui la classe dirigente riscrive la propria storia
passata (come nel caso delle grandi famiglie genovesi), e traccia le linee per le future,
possibili, vittorie. A Roma il rinnovamento del centro urbano fu per il papato di Urbano
VIII prima, di Alessandro VII poi, un'espressione di prestigio: Roma diviene così la prima
città che nella sua struttura urbanistica rispecchia il proprio ruolo politico di principale
capitale europea. La piazza, un elemento architettonico che già era stato ripensato in
chiave monumentale nel XVI secolo da Michelangelo Buonarroti (con la formidabile
risistemazione della piazza del Campidoglio), diviene ora la chiave di ogni
rinnovamento. San Pietro in Vaticano con i completamenti berniniani della piazza, piazza
Navona con la chiesa di Borromini e la fontana del Bernini, piazza del Popolo con le sue
tre vie (Ripetta, Lata, del Babbuino) e il suo obelisco, diventano i prototipi della nuova idea
di città che si irradierà da qui a tutte le grandi capitali europee.
Le inquietudini esistenziali del Seicento si tradussero in mobilità e instabilità: linee curve,
serpentine, spirali, torsioni, dominarono la scultura e l'architettura del tempo, così come le
ardite metafore della lirica contraddistinsero la letteratura dell'epoca. Furono privilegiati
la monumentalità, gli effetti drammatici e i contrasti di luce. In particolare fu ricercato
l'illusionismo, un effetto di inganno che traducesse in arte la perdita di certezze dominante
nell'epoca. L'illusionismo, cioè la sovrapposizione tra realtà, rappresentazione e finzione,
si manifestò in pittura con prospettive impossibili e giochi di specchi che rendevano
un'immagine deformata della realtà[2].
Architettura barocca[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Architettura barocca.
In architettura, dove le necessità costruttive sono prioritarie rispetto a quelle espressive, il
gusto barocco si manifesta con la monumentalità delle costruzioni.
Gli artisti, sensibili alle nuove epoche, non erano più soddisfatti dalla perfezione dei
modelli classici. Da qui il superamento delle figure lineari e perfette e la predilezione per
forme più complesse ed elaborate. Il barocco viene definito da Heinrich Wölfflin (1888)
come quel periodo in cui il cerchio lascia il posto all'ovale, modificando l'equilibrio
compositivo e generando più vividi effetti pittorici.
L'architettura barocca sviluppa alcune tendenze già evidenti nel Manierismo del XVI
secolo, il quale a sua volta aveva infranto il rigore formale del Rinascimento. Se gli
architetti manieristi alterano l'impaginazione rigorosa delle facciate rinascimentali
aggiungendovi temi e decorazioni caratterizzati da un raffinato e oscuro intellettualismo,
senza modificare la logica planimetrica e strutturale delle facciate negli edifici, gli architetti
barocchi modificano quell'architettura sia nelle piante, sia nelle partiture di facciata, in
funzione di una concezione spaziale nuova. Le facciate delle chiese non costituiscono più
la terminazione logica della sezione interna, ma divengono un organismo plastico che
segna il paesaggio dallo spazio interno alla scena urbana.
La forma usata principalmente è la linea curva; tutto doveva prendere andamenti sinuosi,
persino le gambe di una sedia o di un tavolo. Le curve non dovevano essere semplici ma
complesse come ellissi, spirali o curve a costruzione policentrica. È il forte senso della
teatralità di quel periodo che spinge l'artista all'esuberanza decorativa, all'effetto sorpresa
e al dramma espressivo. Le statue diventano dramma, rappresentazione, messa in scena
che coinvolge il pubblico. Tra i principali architetti di questo periodo si ricordano il
geniale Gian Lorenzo Bernini e la sua controparte lombarda-milanese Francesco
Borromini, Pietro da Cortona, Carlo Maderno con la sua discussa sistemazione della
facciata della Basilica vaticana, Carlo Rainaldi, Baldassare Longhena a Venezia, Guarino
Guarini a Torino, Bartolomeo Bianco a Genova, Cosimo Fanzago a Napoli, il protagonista
del barocco milanese Francesco Maria Richini, Rosario Gagliardi e Vincenzo
Sinatra in Sicilia.
Fuori dall'Italia il Barocco fu ripreso attraverso forme derivanti dal Rinascimento e
dall'architettura antica. In Francia sono da segnalare le opere di Salomon de
Brosse, François Mansart, Jules Hardouin Mansart, Jacques Lemercier e Louis Le Vau; in
Inghilterra, dove nel Seicento ebbe intensa fortuna l'architettura di Andrea Palladio, il
principale esponente del Classicismo barocco fu Christopher Wren, mentre nell'Europa
Centrale numerosi architetti italiani e svizzeri gettarono le premesse per l'affermazione
dell'architettura tardobarocca.
Pittura barocca[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Pittura barocca.
José Benito de Churriguera, altare maggiore del convento di San Esteban, Salamanca
El Greco, Veduta di Toledo, 1610 (Metropolitan Museum of Art, New York)
Il Cerano, Giulio Cesare Procaccini, Il Morazzone, Quadro delle tre mani, 1625 (Pinacoteca di Brera)
Napoli invece mantenne saldo il ruolo di guida artistica, favorita dall'accentramento del
potere vicereale, che richiedeva alla nobiltà la presenza nella capitale e favoriva la crescita
demografica e la creazione di un vasto ceto di professionisti artistici. L'edilizia prosperava,
sia con restauri di edifici esistenti, che con la realizzazione di nuovi, con la presenza di
architetti come Cosimo Fanzago o Giovanni Antonio Dosio. In pittura fin dal 1606 il
passaggio in città di Caravaggio determinò una decisa adesione al suo naturalismo,
accentuato ancor più che nel maestro, nelle opere di artisti quali Battistello
Caracciolo, Mattia Preti, José de Ribera e Massimo Stanzione. A questa influenza si
affiancò precocemente anche l'esempio neoveneto e classicista di Guido
Reni, Domenichino, Orazio Gentileschi e Nicolas Poussin.
Lo stesso argomento in dettaglio: Barocco leccese e Barocco siciliano.
In altri centri del regno l'influenza dell'architettura barocca spagnola produsse esuberanti
declinazioni locali, come nel Salento e nella Val di Noto, spesso in risposta a pestilenze e
terremoti.
Battistello Caracciolo, Due giovani con grappoli d'uva, 1605-10 circa (Art Gallery of South
Australia, Adelaide)
Noto, Duomo
Colonie del Nuovo Mondo[modifica | modifica wikitesto]
Cattedrale di Città del Messico
Nelle colonie americane infine furono i vari ordini religiosi a importare dall'Europa le forme
artistiche, che vennero adattate gradualmente alle esigenze locali. Nei maggiori centri
(quali Città del Messico, Puebla, Bogotà, Guadalajara, ecc.) si distinsero almeno tre fasi
principali: una sobria plateresca, dal 1580 al 1630 circa, una "salomonica" (dal 1630 fino al
1710 circa) caratterizzata da un decorativismo assai deciso con ampio ricorso alle colonne
elicoidali di ispirazione berniniana, e infine una nel corso del XVIII secolo caratterizzata
dalla sporgenza della decorazione e da un ampio ricorso alla doratura. A Cuzco si
sviluppò una pittura di immagini devozionali, semplificate nel disegno ma caratterizzate da
una ricca ornamentazione e dal ricorso a una brillante cromia.
Paesi Bassi[modifica | modifica wikitesto]
Liberatisi dal dominio degli Asburgo, i Paesi Bassi si avviarono a diventare una delle più
importanti potenze commerciali d'Europa. Delle diciassette provincie, le sette del
Nord basavano la loro economia su un'attività mercantile assai sviluppata e abbracciavano
la fede calvinista; quelle del Sud invece erano prevalentemente agricole e di fede cattolica.
Le due zone andarono distinguendosi anche dal punto di vista artistico, col Sud legato a
un'arte sacra tradizionale, e il Nord invece vide la nascita dei generi destinati alla
borghesia: paesaggi, nature morte, interni domestici, scene moraleggianti, marine
Il centro dominante divenne presto Amsterdam, come sede delle più importanti attività
commerciali e industriali. Qui si ebbe una forte espansione urbanistica e un generale
rinnovo architettonico, ispirato a un classicismo di ascendenza italiana, di cui fu il
maggiore interprete Jacob van Campen, autore del municipio cittadino (1655) in un ornato
stile barocco, mentre il suo successore Pieter Jansz. Post si espresse invece con uno stile
più sobrio, più tipicamente olandese. Nella seconda metà del Seicento si diffusero gli ideali
di essenzialità decorativa, uniformità nei colori e nelle facciate. Tra i pittori dominarono la
scena Rembrandt e i suoi seguaci (Jacob Adriaensz Backer, Ferdinand Bol, Govert Flinck,
ecc.), autori di intense scene religiose per la devozione domestica e di ritratti dalla forte
connotazione psicologica.
A Delft, terza città dei Paesi Bassi resa ricca tra l'altro dalla cospicua produzione
ceramica, si sviluppò una scuola attorno alla personalità di Carel Fabritius, con esiti ben
diversi dal sofferto tizianismo di Rembrandt. Le misurate composizioni si basavano su una
tavolozza prevalentemente chiara, con un interesse verso la resa spaziale di oggetti e
ambienti. Si sviluppò in questo contesto la pittura di intgerni di chiese disadorni, con
esponenti quali Gerrit Houkgeest, Willem van der Vliet ed Emanuel de Witte. La figura più
celebre della scuola di Delft fu comunque Johannes Vermeer, creatore di delicati interni
domestici, in cui il soggetto di genere spesso sottintendeva un'interpretazione in senso
morale.
A Haarlem operò Frans Hals, che indagò a fondo le possibilità espressive e psicologiche
del ritratto, soprattutto in una serie di ritratti di gruppo per le istituzioni locali.
Anversa invece diventava il centro principale dei Paesi Bassi del Sud, con una vivace
scena artistica ispirata ai principi della Controriforma. La necessità di ripristinare le
decorazioni nelle chiese dopo i disordini religiosi del 1566, fece nascere una generazione
di pittori assai a suo agio con la pittura monumentale, tra i quali spiccarono le figure
di Pieter Paul Rubens e di Jacob Jordaens, autori anche di raffinate scene mitologiche,
storiche e di ritratti per la corte. La pittura riscopriva l'allegoria politica, come decorazione
per le sedi delle funzioni pubbliche, dai municipi alle sedi di corporazioni delle arti. Accanto
a questa pittura monumentale, Anversa propose anche una ricca produzione di piccole
scene inserite in lussureggianti paesaggi, dal gusto quasi miniaturistico, in cui spiccarono
artisti quali Jan Brueghel il Vecchio e Frans Francken.
Utrecht, potente vescovado, mantenne il ruolo di centro chiave per la produzione dell'arte
religiosa. Aveva vissuto un notevole XVI secolo con la figura di Jan van Scorel, alla cui
produzione tardomanierista guardò Abraham Bloemaert. Ispirandosi anche
a Bartholomaeus Spranger, a Federico Barocci, a Caravaggio e a Rubens, elaborò un
sofisticato stile "arcadico". A fianco di ciò si radunarono a Utrecht e dintorni un gruppo di
artisti che avevano visto a Roma le opere di Caravaggio, tra cui Hendrick
Terbruggen e Gerrit van Honthorst, che si concentrarono nella resa di scene notturne
illuminate da candele e animate da un realismo popolaresco.
Roma e Stato della Chiesa[modifica | modifica wikitesto]
Nel corso del XVII secolo Venezia subì una crisi dovuta allo spostamento del baricentro
dei traffici mercantili, dal Mediterraneo all'Oceano Atlantico. Il ristagno si manifestò in una
più limitata disponibilità per le committenze artistiche, eccezion fatta per alcuni cantieri
come la basilica della Salute di Baldassare Longhena, autore fino ad allora ancorato
all'esempio dei maestri del secolo precedente, quali Jacopo
Sansovino, Palladio e Vincenzo Scamozzi (come alle Fondamente Nove). La decorazione
sovraccarica della nuova facciata di San Moisè, di Alessandro Tremignon (1688), dimostra
come lo stile barocco facesse fatica a trovare una suo compiuta declinazione in Laguna.
Anche la pittura sembrò risentire del retaggio del secolo precedente, coi discepoli
di Tiziano, Jacopo Tintoretto e Veronese ancora attivi nella prima metà del secolo (quali
il Padovanino, Domenico Tintoretto, ecc.). Dalla scuola dei Bassano, oltre a complesse
pala di ispirazione tizianesca, nacque anche uno stile attento al dato reale, specialmente
nella resa delle figure di animali, spesso inseriti in composizioni notturne. Domenico
Fetti, Pietro Della Vecchia, Sebastiano Mazzoni, oltre allo straniero Johann Liss, portarono
un po' di rinnovo in un panorama spesso non all'altezza del secolo precedente. Il
passaggio di Luca Giordano e l'opera di Sebastiano Ricci accesero nuove, ampie
prospettive che avranno pieno compimento nel Settecento; così come il rinnovato accento
sul passaggio delle opere di Marco Ricci farà da base per la fioritura del vedutismo.
Genova[modifica | modifica wikitesto]
Van Dyck, la Marchesa Elena Grimaldi, 1623 circa (National Gallery of Art, Washington)
Anche Genova risentiva della crisi legata al commercio nel Mediterraneo, però il XVII
secolo si aprì nel segno della continuità col periodo aureo del secolo precedente.
L'apertura di via Balbi portò alla costruzione di favolosi edifici, di misurata sobrietà
all'esterno e di sfarzosa esuberanza all'interno. In pittura il passaggio di Rubens e poi
soprattutto di Van Dyck portarono linfa vitalissima alla scuola locale, elaborando essi
stessi dei traguardi fino ad allora mai raggiunti. Van Dyck ad esempio dipinse a Genova
alcuni ritratti a figura intera degli aristocratici genovesi che sono tra i più felici
raggiungimenti dell'intero secolo europeo. Grechetto, Bernardo Strozzi, Domenico
Piola furono tra i più originali pittori genovesi.
In scultura Pierre Puget, Anton Maria Maragliano e Filippo Parodi seppero coniugare
monumentalità e virtuosismo, con un modellato estremamente morbido e
un'accentuazione del patetismo.
Ducato estense e Ducato Farnese[modifica | modifica wikitesto]
A Modena e Reggio Emilia, città principali del Ducato estense lavorarono Bartolomeo
Schedoni, Nicolò dell'Abate e Jean Boulanger, in opere quali la Madonna della Ghiara.
A Parma, capitale del Ducato farnese, fu chiamato Agostino Carracci. Sotto la sua figura si
formarono artisti rinnovatori come Giovanni Lanfranco, Alessandro Tiarini e Sisto
Badalocchio. A Piacenza invece, nel rinnovamento del duomo, accorsero via via artisti
forestieri (come Guercino), ma non può dirsi che vi nacque una vera e propria scuola
locale.
Toscana[modifica | modifica wikitesto]
Firenze, come Venezia, subiva nel XVII secolo l'influsso degli artisti del secolo precedente.
Emblematica in questo senso è l'esempio in scultura del Giambologna e dei suoi allievi
(Pietro e Ferdinando Tacca, Clemente e Giovanni Francesco Susini), che protrassero un
gusto manierista per tutta la prima metà del secolo, almeno finché Cosimo III non
spedì Giovan Battista Foggini ad aggiornarsi a Roma. Non a caso gli scultori toscani più
originali dei primi decenni del secolo, quali Pietro Bernini o Francesco Mochi, trovarono
spazio altrove.
In pittura la prima metà del secolo vide l'affermarsi di un misuratissimo gusto
controriformato, sotto la guida di Santi di Tito, e con artisti quali il Passignano e
il Cigoli che introdussero anche un certo colorismo di ispirazione veneta. Già dal 1637 il
lavoro di Pietro da Cortona a palazzo Pitti diede un esempio di maggiore teatralità e
vibrante dinamismo, che venne raccolto solo da alcuni artisti eccentrici, quali Giovanni da
San Giovanni e poi il Volterrano. Nella seconda metà del secolo Carlo Dolci portò avanti la
lezione classicista con opere dalla intensa religiosità e dalla cromia smaltata, ben in
sintonia con la profonda devozione religiosa degli ultimi Medici. Verso il finire del secolo,
l'arrivo a Firenze di Luca Giordano e di Sebastiano Ricci condusse a una pittura schiarita e
più turbinosamente dinamica, come quella di Pier Dandini.
In architettura gli artisti di corte proseguirono la strada di un manierismo a tratti esuberante
e a tratti classicista (Bernardo Buontalenti, Gherardo Silvani, Giulio e Alfonso Parigi),
tenendo fuori dalla regione un vero e proprio estro barocco. Rappresentarono
un'eccezione solo alcune ville legate al gusto di cardinali e aristocratici che bene
conoscevano la scena romana: tra le più importanti il Cetinale nei dintorni di Siena, villa
Rospigliosi nel pistoiese, villa Torrigiani presso Lucca. In effetti Lucca, repubblica
indipendente, si dimostrò più disposta ad accogliere il gusto barocco, soprattutto
nell'edilizia privata: ne sono esempio palazzo Mansi o palazzo Pfanner.
Ducato di Savoia[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Architettura barocca § Torino.
Torino, palazzo Carignano
Nel corso del XVII secolo, sebbene travagliata da continue guerre e dissidi interni, la
Francia consolidò il proprio potere, e con lo stato assoluto divenne il più importante centro
politico europeo. La corte di Versailles divenne, soprattutto con Luigi XIV, il simbolo della
grandezza del re e della Francia. Gradualmente Parigi andava assumendo il ruolo di guida
culturale, creatrice di gusti e mode, e "capitale del mondo", un primato che avrebbe
mantenuto fino alla seconda guerra mondiale.
Già al tempo di Enrico IV l'architettura ebbe un nuovo impulso dopo un lungo periodo di
immobilità causato dalle guerre di religione. Guardando oltre lo stile manierista, si
seguirono più strade: da un lato l'ordine monumentale, caratterizzato da simmetria e
decorativismo barocco (con capofila l'architetto François Mansart), dall'altro uno stile più
semplice caratterizzato dall'uso dei mattoni combinati alla pietra. Nel periodo successivo
dominerà poi la scena Jules Hardouin Mansart, con l'importante cantiere della reggia.
Già nel 1648, l'Accademia divenne uno strumento di dominio sull'arte, che impose i
principi del classicismo e dell'esaltazione del potere regale. In pittura spiccarono Charles
Le Brun, Philippe de Champaigne, Claude Lorrain, Nicolas Poussin, Valentin de
Boulogne, Nicolas Mignard e Pierre Mignard. Al naturalismo e allo stile caravaggesco
guardarono Georges de La Tour, Simon Vouet e i fratelli Antoine, Louis e Mathieu Le
Nain. In scultura si distinsero Antoine Coysevox, François Girardon e, attivi anche in
Italia, Pierre Puget e François Duquesnoy.
Inghilterra[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Barocco inglese.
Nonostante i turbolenti rivolgimenti politici, nel corso del XVII secolo l'Inghilterra si avviò a
diventare quella potenza internazionale su larghi orizzonti, grazie alla sua vantaggiosa
politica coloniale su nuove rotte. In campo artistico, la corte reale orientava il gusto e le
scelte, convergendo verso una politica di esaltazione della casa regnante. Lo stile
puramente barocco veniva però visto come troppo legato al cattolicesimo romano, per cui
si privilegiò un misurato classicismo, di derivazione palladiana, che con architetti
come Inigo Jones e Christopher Wren superarono (ma mai del tutto) la continua ripetizione
delle formule gotiche. Se però Carlo I cercò di aprire il paese dall'isolamento artistico,
avviando il dibattito sulle arti e l'approfondimento teorico, in pittura e scultura è solo grazie
all'apporto di artisti stranieri (quali Rubens e Van Dyck), che il paese respira le novità
continentali. Soltanto nel secolo seguente l'Inghilterra svilupperà una scuola artistica di
primissimo piano, beneficiando dell'apertura verso i paesi vicini quali la Francia e i Paesi
Bassi.
Svezia[modifica | modifica wikitesto]
Stoccolma, Riddarhuset
Aumentando il proprio peso politico in Europa, la Svezia poté promuovere anche una
crescita culturale ed artistica, aperta alle novità provenienti dall'estero. Nella prima metà
del Seicento gli architetti guardarono soprattutto alla Germania e all'Olanda, mentre
successivamente, grazie soprattutto all'opera di Simon de la Vallée, si adottò soprattutto il
classicismo di ispirazione francese. Contemporaneamente si guardò allo stile palladiano in
edifici come il Riddarhuset di Stoccolma, opera dell'olandese Justus Vingboons. Ma il
paese seppe mantenere un proprio stile architettonico, ad esempio con il persistere
del säteritak, il tipico tetto a due spioventi separati da un breve rialzo verticale.
Con l'incoronazione di Cristina (1644) si assistette a un grande fermento, grazie ai contatti
della regina con molti dei maggiori centri culturali europei. Specialmente tra il 1660 e il
1680 la corte e l'aristocrazia fecero costruire numerosi castelli e dimore signorili, ad
architetti quali Jean de la Vallée e Nicodemus Tessin il Vecchio. In campo sacro vennero
costruite nuove chiese in sontuoso stile barocco, a cui facevano da contraltare le semplici
chiese luterane della località periferiche. Sotto Gustavo Adolfo fu soprattutto la pittura a
beneficiare dell'apertura verso l'estero, con l'arrivo di numerosi maestri stranieri.
Praga[modifica | modifica wikitesto]
Praga, castello di Troja.
All'inizio del XVII secolo Praga era la capitale del Sacro Romano Impero, ospitando
l'imperatore Rodolfo II che ne fece uno dei centri più significativi del tardo manierismo.
Con la morte dell'imperatore (1612), la corte tornò a Vienna, città ormai salva dalla
minaccia ottomana. Dopo un periodo di stagnazione, a metà del secolo la capitale boema
visse una stagione di ripresa, grazie alla fine della guerra dei trent'anni e al fervore
della Controriforma, che stimolò il rinnovo dell'architettura religiosa, spesso aiutato dalla
presenza di maestri stranieri. Tra gli anni sessanta e ottanta si definì uno stile peculiare,
nato dalla commistione di influenze italiane (soprattutto romane e lombarde), austriache e
francesi. La successiva generazione di architetti locali beneficiò di questi esempi portando
avanti un autonomo linguaggio barocco cecoslovacco (Jean Baptiste Mathey, Jan Santini
Aichel, Christoph e Kilian Ignaz Dientzenhofer).
In pittura invece non si ebbe una chiara scuola locale, ma la scena fu animata da un unico
maestro di rilievo: Karel Škréta.
Agostino Mitelli
Angelo Michele Colonna
Girolamo Curti
Guido Reni
Domenichino
Francesco Albani
Elisabetta Sirani
Simone Cantarini
Guido Cagnacci
Domenico Maria Canuti
Giovanni Maria Galli da Bibbiena
Alessandro Tiarini
Lionello Spada
Artemisia Gentileschi
Gerard ter Borch
Alonso Cano
Caravaggio
Pieter Claesz
Giovan Battista Crespi
Pietro da Cortona
Francesco Cairo
Adam Elsheimer
Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio
Luca Giordano
Guercino
Frans Hals
Pieter de Hooch
Jacob Jordaens
Charles Le Brun
Claude Lorrain
Carlo Maratta
Bartolomé Esteban Murillo
Carlo Francesco Nuvolone
Domenico Piola
Nicolas Poussin
Andrea Pozzo
Mattia Preti
Jusepe de Ribera
Sebastiano Ricci
Rembrandt
Pieter Paul Rubens
Jacob van Ruisdael
Francesco Solimena
Jan Steen
David Teniers il Giovane
Juan de Valdés Leal
Antoon van Dyck
Diego Velázquez
Jan Vermeer
Simon Vouet
Francisco de Zurbarán
Scultori[modifica | modifica wikitesto]
Alessandro Algardi
Egid Quirin Asam
Gian Lorenzo Bernini
Andrea Brustolon
Antoine Coysevox
François Duquesnoy
Gregorio Fernández
Cosimo Fanzago
Pierre Legros
Stefano Maderno
Juan Martínez Montañés
Pierre Puget
Camillo Rusconi
Francisco Salzillo
Giacomo Serpotta
Domenico Antonio Vaccaro
Giuseppe Zimbalo
Note