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sezione V

Il sentire del tempo


9 L’impero romano muore.
Nasce il Sacro Romano Impero
L’alto Medioevo
Da Roma ad Aquisgrana
PARTE PRIMA

10 L’impero romano muore.


Nasce il Sacro Romano Impero
PARTE SECONDA

Luoghi, oggetti, memorie


456
Il sentire
del tempo

Princeps;
Βασιλεὺς
τῶν Ῥωμαίων
(Basilèus tòn
Romàion);
Imperator
Augustus
Principe/Imperatore;  Fondo di bicchiere  Coppa Trivulzio, fu anche un periodo molto fertile per una
Imperatore dei Romani; con Cristo, Sant’Ippolito
e San Timoteo,
IV secolo. Milano,
Civico Museo
scienza tipicamente romana, la scienza giu-
Imperatore Augusto IV secolo. Londra, Archeologico. ridica. Furono attivi alla corte dei Severi i
British Museum. maggiori giuristi dell’età imperiale: Papi-
Oggetti d’arte
Da Augusto in poi, nessun imperatore sfug- niano, Paolo e Ulpiano, originari tutti della
gì al giudizio negativo di storici e lettera- Siria. I giuristi raccolsero tutte le sentenze e
ti, ma con Nerva (96-98) e Traiano (98-117) i pareri giuridici del passato, li discussero e
sembrò, di fatto, avere inizio un periodo lu- li organizzarono a seconda delle situazioni,
minoso, che faceva sembrare oscuro il seco- creando delle casistiche utili per chi doveva
lo precedente. E infatti il senato proclamò giudicare. Il loro lavoro confluì, nel VI seco-
Traiano òptimus princeps (ottimo principe) ria nella guerra civile contro Antonio: impe- lo, nella grande raccolta del diritto romano
per aver fatto del bene allo Stato e governa- rator (cioè titolare dell’imperium, il coman- (il Corpus juris civilis) che l’imperatore Giu-
to in accordo con l’assemblea, che ormai do supremo), princeps senatus (primo fra i stiniano commissionò ai suoi esperti e che
aveva più prestigio che potere. senatori) e Augustus (cioè dotato dell’auto- divenne una delle basi dell’ordinamento giu-
E fu ancora con Traiano, di origine spa- rità più alta, carismatica e sacra). Impera- ridico moderno. A Ulpiano si deve anche la
gnola, che per la prima volta un provinciale tor Augustus divenne quindi parte del nome formulazione del potere assoluto dell’impe-
divenne imperatore. Ma questo era solo l’a- ufficiale degli imperatori. Ma nei secoli di ratore: «ciò che il principe ha deciso ha valo-
pice di quel processo di integrazione delle vita dell’impero la figura del princeps cam- re di legge»: l’autorità imperiale diventava
élite provinciali nella classe dirigente romana biò, così come le basi del potere, che si spo- così la fonte indiscutibile del diritto.
che era iniziato da decenni e che era destina- starono sempre più dal senato (cioè dai tra- Durante il III secolo l’impero – trop-
to ad accentuarsi nel secolo successivo con dizionali rapporti di forza tra famiglie e po grande, difficile e costoso da difende-
l’accesso alle magistrature e al senato di no- clan) all’esercito. Dal III secolo, con la di- re, preda delle disuguaglianze economi-
bili famiglie di origine africana e orientale. nastia dei Severi, l’impero si trasformò in che e sociali – rischiò di implodere per una
Ormai l’impero non era più soltanto l’insie- una «monarchia militare»: Settimio Severo drammatica crisi militare, per le epidemie
me dei domini di Roma e dell’Italia, ma un (193-211) in punto di morte, secondo lo sto- e per l’inflazione devastante. Fu una crisi
grande stato territoriale nel quale tutte le re- rico Cassio Dione, avrebbe detto, rivolto ai totale, che venne superata quando un altro
gioni si avviavano ad avere la stessa dignità. figli: «Non siate in disaccordo fra voi, arric- imperatore soldato, Diocleziano (284-305),
I titoli che definivano il potere dell’im- chite l’esercito, disprezzate tutti gli altri». riorganizzò l’amministrazione con un or-
peratore derivavano da quelli che il senato L’impero dei Severi, tuttavia, non fu sol- dinamento tetrarchico, dividendo cioè
aveva attribuito a Ottaviano dopo la vitto- tanto caratterizzato dagli aspetti militari; l’impero in quattro aree, e rese illimitato
457

 Coppa di Licurgo,  Placchetta


IV secolo. Londra, con scena di caccia
British Museum. al leone, IV secolo.
Londra, British
Museum.

stante gli episodi di persecuzione, si era or-


mai radicato. Anche nel mondo pagano,
soprattutto fra la gente colta, il politeismo
tradizionale stava tramontando e c’era or-
mai la tendenza a riconoscere un solo Es-
sere supremo. E così nel pieno della crisi
del III secolo troviamo l’ultimo tentativo
di elaborare un sistema filosofico che spie-
ga il mondo in base a un principio unitario
e razionale. Questo sistema fu il neoplato-
nismo, il cui maggiore esponente, Plotino
(205-270), fu amico dell’imperatore Gallie-
no (253-268), maestro di filosofia a Roma
e animatore di un circolo culturale molto
influente. Una linea di pensiero, questa,
che riemergerà all’inizio dell’età moderna
il potere imperiale: per suo decreto l’im- larghe fasce della popolazione. Con le nor- nell’Umanesimo e nel Rinascimento.
peratore non era più il primo magistrato me fiscali di Diocleziano e poi di Costanti- Sempre nell’età della crisi anche il cristia-
dell’impero, ma diventava, in quanto domi- no si giunse a vincolare i contadini alla terra nesimo iniziò la sua inarrestabile avanzata

il sentire del tempo


nus et deus, il signore assoluto dello Stato: e a obbligare i cittadini alla loro residenza e dopo la pace religiosa sancita da Costanti-
la corona e il diadema sul capo dell’impe- per garantire le entrate fiscali. no (312-337), la Chiesa si trovò pienamente
ratore erano simbolo di regalità divina e la Non a caso per questa età è stata coniata inserita nella struttura dell’impero. Da allo-
corte imperiale diventava il centro di ogni la definizione di «epoca di angoscia». ra la cultura cristiana fece un grande sforzo
decisione. Di fronte all’incertezza della vita civile, per accettare e interpretare la civiltà classi-
Alla crisi l’impero sopravvisse ancora ai fermenti di rivolta nelle campagne, alle ca greca e latina e anziché vedere la lettera-
per molto tempo, ma con una profonda ri- epidemie e al pericolo dei barbari ai con- tura antica come l’espressione di un mon-
strutturazione istituzionale, sociale e anche fini, si diffusero nelle regioni occidentali do pagano da respingere, i cristiani colti
spirituale. dell’impero nuovi culti, perlopiù misterici, cominciarono a considerarla una fonte ric-
Si bloccò del tutto la mobilità sociale che che rispondevano alle ansie di rigenerazio- chissima di sapere, di cui fare un uso appro-
consentiva agli schiavi di ottenere la liber- ne e salvezza della gente acculturata. Dalla priato alla nuova fede. Gli scrittori cristiani
tà, diventare liberti e dedicarsi alle profes- Persia giunse il culto (praticato soprattutto trovarono così un punto di riferimento in
sioni dei cittadini liberi, e venne meno la dai militari) di Mitra, divinità spesso identi- molti autori classici, da Omero a Virgilio, a
possibilità di carriera che offriva l’esercito ficata con il Sole. Già nel territorio dell’im- Cicerone, a Orazio; continuarono a leggerli
nell’epoca dell’espansione dell’impero. Dai pero erano presenti due religioni monotei- e commentarli e così sono giunti fino a noi.
Severi in poi le imposte divennero sempre stiche, quella antica del giudaismo e quella Nei primi decenni del V secolo arrivò
più gravose mentre l’inflazione impoveriva più recente del cristianesimo che, nono- al culmine un decisivo processo di trasfor-
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sezione V ■ LÕalto Medioevo

mazione del mondo antico, con l’ingres-


so a più riprese nei territori dell’impero di
intere popolazioni barbariche. Da tempo
esse premevano sui confini ed erano ben
note ai Romani: costituivano infatti la pe-
riferia povera del sistema economico-poli-
tico di cui l’impero era il centro. Questo fu
un fenomeno di estrema importanza per la
storia europea perché costituisce l’origine
delle nazioni nell’Europa medievale e mo-
derna. Roma fu saccheggiata due volte: dai
Visigoti di Alarico (410) e poi dai Vandali di
Genserico (455). Tre anni dopo il primo sac-
cheggio, il vescovo di Cartagine Agostino
(354-430), nella sua opera La città di Dio, af-  Cofanetto con scene  Piatto liturgico, alla spiritualità dell’Occidente. In Oriente
fermò che il fatto che Roma non fosse stata dell’infanzia di Cristo, X-XI secolo. Venezia, infatti il monachesimo, che aveva già una
870-880. Parigi, Museo Tesoro della Basilica
annientata e che Alarico avesse rispettato i del Louvre. di San Marco. lunga storia, era di tipo ascetico ed espri-
luoghi e i beni cristiani era il segno che l’Ur- meva la volontà di allontanarsi dal mondo
be doveva abbandonare il paganesimo che per cercare l’elevazione spirituale; i monaci
ancora resisteva e trasformarsi anch’essa in l’ambizioso progetto di tradurre in latino d’Oriente andavano a vivere in eremi isola-
una città di Dio. La data simbolica del col- le opere di Platone e di Aristotele: anche se ti o in piccole comunità, i cenobi. Il mona-
lasso dell’Occidente è il 476, quando il bar- non lo realizzò per intero, la sua opera fu chesimo occidentale ebbe un carattere as-
baro Odoacre depose l’ultimo imperatore, di grande importanza per la cultura dell’età sai diverso. Benedetto rifiutava la fuga dal
Romolo Augustolo («l’imperatorello») e medievale. mondo e riteneva che la preghiera dovesse
mandò le insegne imperiali in Oriente, do- Caduto l’impero d’Occidente, l’impe- affiancarsi all’impegno del lavoro: «Ora et
ve il potere imperiale restava saldo. ratore di Costantinopoli si considerò im- labora» (Prega e lavora) era la sua Regola.
Il ricordo dell’impero non scompar- peratore di tutti i Romani, anche se il tito- I monasteri benedettini – che si moltipli-
ve però neppure in Occidente. A esso si lo era espresso in lingua greca, Basilèus tòn carono rapidamente in tutta l’Europa – di-
ispirò il grande re degli Ostrogoti, Teodo- Romàion. Giustiniano (527-565) tentò an- vennero così non soltanto luoghi di pre-
rico (493-526), che volle essere celebrato che la riconquista dell’Occidente, che riu- ghiera, ma anche centri di produzione,
come «nuovo Traiano» per le grandi ope- scì solo in parte e grazie a una guerra con- particolarmente preziosi in un periodo di
re pubbliche (soprattutto nella sua capitale tro i Goti che devastò l’Italia. Alla fine della grave degrado dell’economia occidentale.
Ravenna) e per l’attenzione alla pace inter- guerra greco-gotica, Ravenna fu conferma- Ma ebbero anche un ruolo importante nel
na. Egli cercò anche l’appoggio del senato ta capitale: per la città iniziò un nuovo pe- mantenere e trasmettere il patrimonio cul-
romano e si circondò di collaboratori che riodo di grande splendore. turale e letterario dell’antichità: i monaci si
rappresentano l’ultima espressione della Contemporaneo di Teodorico e di Giu- applicarono infatti a conservare e ricopia-
grande cultura romana: il letterato Flavio stiniano, e consigliere dell’ultimo re goto re le opere delle loro biblioteche, non solo
Cassiodoro (490-583) e il filosofo Severino Tòtila, fu una figura che viene considerata quelle degli autori cristiani, ma anche quel-
Boezio (480-524). Quest’ultimo, nel clima fra i padri dell’Europa: Benedetto da Norcia le degli autori latini dell’antichità.
di rilancio della cultura che la pace dell’epo- (480-547). A lui si deve una forma di mona- In Occidente, nella tarda antichità, ma-
ca di Teodorico rendeva possibile, concepì chesimo che diede un’impronta particolare turò lungamente un processo che portò alla
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nascita delle lingue moderne. Nelle regio-  Icona dell’Arcangelo  Rilegatura con la propria influenza fino alla Spagna e al-
ni più profondamente romanizzate, come Michele, X secolo. Crocifissione, parte la Sicilia.
Venezia, Tesoro della centrale, fine IX-inizio
l’Italia, la Gallia e la penisola iberica, l’ori- Basilica di San Marco. X secolo, oreficeria XIII Dal 569 al 744 furono i Longobardi i pa-
ginale base linguistica latina si mantenne secolo. Parigi, Museo droni della penisola italiana. A essi è dovuta
di Cluny.
e diede origine alle lingue neolatine. Altre l’organizzazione del territorio; le loro gesta
regioni, come il Nord Europa e il versan- furono narrate da Paolo Diacono, un mo-
 Antependio della
te settentrionale delle Alpi, furono ampia- Cattedrale di Basilea, naco benedettino di origine longobarda.
mente germanizzate e tuttora in quei Paesi inizio dell’XI secolo. L’idea imperiale rinacque in Occiden-
Parigi, Museo di Cluny.
si parlano lingue germaniche. Anche in In- te con il re dei Franchi, Carlo Magno, che
ghilterra la componente celtica e romana

il sentire del tempo


venne sradicata dagli invasori anglo-sassoni
che introdussero la loro lingua appartenen-
te al gruppo germanico: da questa deriva
l’inglese attuale. Nel contempo si allarga-
va, nei Balcani e nell’Europa orientale, l’a-
rea delle lingue slave.
Per l’Europa, l’alto Medioevo fu un pe-
riodo di impoverimento, di regresso demo-
grafico, di crisi dei commerci. Questa realtà
di declino non era però la condizione di tut-
to il mondo mediterraneo: l’impero bizan-
tino rimase prospero e potente. Ben pre-
sto, a partire dal VII-VIII secolo, nell’Africa
mediterranea e nel Medio Oriente impo-
se il suo dominio un altro grande impero,
l’impero arabo, sede di una civiltà raffinata
e ricco di città e di opere d’arte, che estese
460 DALL’IMPERO stantino espose il simbolo cri- delle province dell’impero riu-
ROMANO AL MILLE stiano sulle insegne, per indi- nificato, sotto il comando di un
care che l’impero si appog- esàrca (dal greco èxarchos,
Il secondo secolo d.C.: giava alla religione cristiana. comandante) che risiedeva a
l’apogeo dell’impero Subito dopo, con l’editto di Ravenna.
Con Traiano (98-117) l’impe-
sezione V ■ L’alto Medioevo

Milano del 313, proclamò la


ro romano raggiunse la massi- tolleranza per tutte le religio-
ma estensione. Il successore, L’Italia sotto
ni. Nel 324 Costantino unificò i Longobardi
Adriano (117-138), imperatore l’impero sotto il suo comando
colto e ammiratore della cultu- Nel 568 i Longobardi (popola-
e, pochi anni dopo, trasformò zione germanica che fin dal V
ra greca, all’espansione e alla Bisanzio nella nuova capitale,
conquista sostituì il consolida- secolo era stanziata nell’attuale
Costantinopoli. Ungheria) sotto la guida del re
mento dei confini e la loro dife- L’impero divenne definitiva-
sa. Pace e prosperità segnaro- Alboino invasero l’Italia. La pe-
mente cristiano con Teodosio, nisola si trovò divisa in due par-
no il regno di Antonino Pio (138- che proclamò il cristianesimo
161), mentre non fu così per ti chiamate l’una Langobàrdia
religione ufficiale dello Stato (dove si erano stabiliti i conqui-
Marco Aurelio (161-180), che (nel 380) e poi (nel 392) proi-
dovette combattere in Orien- statori) e l’altra Romània, dal
bì il paganesimo. Teodosio di- momento che la città di Roma
te contro i Parti e soprattutto vise l’impero fra i suoi due figli,
sul Danubio per respingere gli e i territori che le competeva-
Arcadio (395-408) in Oriente, no, assieme alla regione intor-
attacchi delle popolazioni ger- Onorio (395-423) in Occidente.
maniche dei Quadi e dei Marco- no a Ravenna (che continuava
manni. Il comportamento squi- a essere sotto l’influenza o il
librato di suo figlio Commodo Fine dell’impero dominio diretto dell’impero bi-
(180-192) fece finire nel sangue in Occidente zantino), erano esclusivamente
la dinastia degli Antonini. All’inizio del V secolo, un‘in- abitati dalle popolazioni roma-
Chi visse più tardi la crisi controllabile migrazione delle ne autòctone.
dell’impero considerò l’epoca popolazioni germaniche oltre i I Longobardi fondarono un re-
degli Antonini un’età dell’oro, confini del Danubio e del Re- gno di cui nel 625 venne eletta
un’epoca di prosperità. Ma no si trasformò in una serie di capitale Pavia. Il regno era però
c’erano, già allora, dei punti violente invasioni. Interi popoli composto di numerosi ducati
critici: il divario crescente fra s’insediarono nell’impero d’Oc- praticamente autonomi.
ricchi e poveri, la scarsa mobi- cidente, che alla fine collassò. Dopo la metà dell’VIII secolo,
lità sociale, le fragili basi dell’e- Il generale vandalo Stilicone, per ridimensionare il potere
conomia e la difficoltà di difen- comandante dell’esercito di longobardo, il papa Adriano
dere adeguatamente i confini. Onorio, cercò di arginare l’in- I chiese l’intervento dei Fran-
vasione dei Visigoti di Alarico. chi, un popolo di stirpe ger-
 Statua reliquiario della Santa Fede Per proteggere l’impero d’Oc- manica stanziato a Ovest del
ca 985. Conques (Francia), Abbazia Il terzo secolo: cidente, nel 402 la capitale fu Reno e da tempo di religione
della Sainte-Foy. crisi e ripresa trasferita da Milano a Raven- cattolica. Le campagne dei
Dopo la dinastia dei Seve- na. Ma la situazione si aggra- Franchi condussero alla scon-
ri (193-235) che instaurò una vò, varie popolazioni germa- fitta dell’ultimo re longobardo,
fu incoronato a Roma nel giorno di Nata- monarchia militare, basata sul niche dilagarono nelle Gallie Desiderio, che venne battuto
le dell’anno 800. L’impero da lui fondato primato dell’esercito, iniziò un e Roma venne saccheggiata da Carlo (il futuro Carlo Ma-
periodo di anarchia militare due volte: dai Visigoti nel 410 gno) nel 774.
fu detto «Sacro» perché creato in nome di che durò mezzo secolo, con e dai Vandali nel 455.
un susseguirsi di imperatori
Dio con una solenne cerimonia religiosa e eletti dai soldati e ben presto
Nel 476 il capo barbaro Odoa- Un nuovo impero
cre depose l’ultimo imperato- in Europa
perché impegnato nella difesa della Chiesa, deposti e uccisi. re, Romolo Augustolo. Questa Carlo (re dal 768 all’800) costi-
Solo con Diocleziano (284- è la data convenzionale della
«Romano» perché erede dell’antico. Il suo 305), lo stato romano ebbe di tuì un potente Stato che com-
fine dell’impero romano d’Oc- prendeva gli attuali territori di
baricentro però non era nel Mediterraneo, nuovo un governo stabile. Dio- cidente. Francia, Germania, Paesi Bas-
cleziano istituì la tetrarchia (dal Mentre si dissolveva in Occi-
ma nel cuore del continente europeo. Do- greco tèttares, quattro, e archè, si e Italia centro-settentrionale.
dente e lasciava il posto ai re- Egli concepì l’idea di rifondare
po un breve conflitto anche l’imperatore comando). Due Augusti venne- gni romano-barbarici, l’impe- l’impero, e nel Natale dell’800
ro eletti per regnare rispettiva- ro continuava a prosperare in
bizantino riconobbe Carlo come Basilèus. mente sulla parte occidentale e Oriente.
fu consacrato imperatore a
Roma dal papa Leone III (795-
Carlo era illetterato, ma amava che gli su quella orientale dell’impero,
816). Nacque così il Sacro Ro-
coadiuvati da due Cesari desti-
si leggessero pagine della Città di Dio di nati alla successione. L’immen- Ostrogoti e Bizantini mano Impero. Di fatto era mol-
Odoacre, installatosi a Raven- to più piccolo dell’impero ro-
Sant’Agostino. L’imperatore si impegnò so impero venne così diviso in
na, spedì le insegne imperia- mano e il suo centro non era
quattro aree, alle quali corrispo-
per la diff usione della cultura anche al di sero altrettante residenze impe- li all’imperatore d’Oriente, Ze- il Mediterraneo, ma l’Europa
riali (sede dell’Augusto di Occi- none (474-491), dichiarando continentale.
fuori dei monasteri, attraverso apposite di volersi mettere ai suoi ordini. Carlo Magno (imperatore
dente fu Milano). Ne derivò la
scholae. Famosa fu quella Palatina (o di Pa- perdita d’importanza della città Per tutta risposta Zenone inviò dall’800 all’814) si occupò an-
di Roma. contro di lui Teodorico, re degli che molto dello sviluppo del-
lazzo) animata da uomini di grande cultu- Ostrogoti, che nel 493 scon- la cultura, favorendo le scuole
Quando Diocleziano abban-
ra: Alcuino di York (post 730-804) e Rabano donò il potere, l’impero roma- fisse Odoacre, s’imposessò di delle cattedrali e dei monasteri.
no era di nuovo una grande Ravenna e creò in Italia un re- L’ambizioso progetto carolin-
Mauro (ca 784-856). potenza, ma era afflitto dal- gno romano-barbarico. Teodo- gio (cioè della dinastia di Carlo
Carlo favorì la costituzione, presso im- la disuguaglianza sociale e rico (493-526) ammirava la civil- e dei suoi successori) di costi-
dall’oppressione fiscale. tà romana e sotto il suo regno tuire un impero che per dimen-
portanti monasteri, di biblioteche e la for- l’Italia visse un periodo di pace. sioni e potenza fosse parago-
mazione di scriptòria, cioè laboratori per Nel 527 salì al trono imperiale nabile all’impero romano fu ri-
Il IV secolo: l’impero di Costantinopoli Giustiniano, preso più tardi dalla dinastia
la trascrizione delle opere dei Padri della diventa cristiano che regnò fino al 565 e cercò sàssone degli Ottoni. Questa,
Dopo l’abdicazione di Diocle- di ripristinare la potenza impe- fondata da Ottone I il Grande,
Chiesa e degli altri autori cristiani, ma an- ziano iniziarono lotte fra i suc- riale sull’Occidente. La guerra re di Germania (936-973) e poi
che di autori classici latini. Grazie al fati- cessori, finché Costantino, greco-gotica, cioè la campa- imperatore del Sacro Romano
con la vittoria sull’usurpatore gna dei Bizantini per la con- Impero (962-973) avrebbe re-
coso lavoro dei monaci amanuensi, un Massenzio nel 312 a Ponte quista dell’Italia contro il regno gnato, pur se fra molti contra-
immenso patrimonio di cultura venne re- Milvio, s’impadronì della par- ostrogoto, durò quasi vent’an- sti, fino al 1024.
te occidentale dell’impero. In ni (dal 535 al 553) e devastò la
cuperato e conservato durante i secoli del questa battaglia decisiva Co- penisola. L’Italia divenne una
Medioevo.
100
461
L’impero romano alla fine del II secolo d.C.
117-138
Impero di Adriano
Vallo di Adriano
161-180 ca 176-180
Britannia Germania Impero di Marco Aurelio Statua equestre
di Marco Aurelio
Gallia Rezia A Marco Aurelio
Dacia 121-180
Aquitania 193-235
Dalmazia Mar Nero
Tracia Dinastia dei Severi
ROMA
Spagna Armenia ca 205-209
200 Arco di Settimio Severo
Siria a Leptis Magna
Mauritania Numidia
Mar Mediterraneo
286
Cirenaica Riforma di Diocleziano
e istituzione
Egitto della tetrarchia
fine III secolo
300 Diocleziano Spalato, Palazzo
244-311 di Diocleziano
313
L’Impero alla morte di Augusto (14 d.C.) Editto di Milano
312-315
Espansione al 284 d.C. 380 Roma, Arco di Costantino
Province temporaneamente controllate Teodosio I proclama
il cristianesimo religione di Stato ca 350
Roma,
I tre grandi regni romano-barbarici europei (568-636) 400 Mausoleo
402 di Santa
Ravenna capitale dell’impero Costanza
d’Occidente
Inizio del V secolo
Aquisgrana
Parigi Nascita del regno dei Franchi
Oceano Monza Cividale 410-455 ca 450
Lione
Atlantico Pavia Ravenna Roma saccheggiata da Ostrogoti Ravenna, Mausoleo
Tolosa Spoleto Mar Nero e Vandali di Galla Placidia
Roma
Benevento Costantinopoli
476
IMPERO BIZANTINO Fine dell’impero romano
Cartagine Antiochia
d’Occidente
Mar Mediterraneo
Gerusalemme
500
Alessandria
ca 500
493-553
Dominazione ostrogota Oreficeria ostrogota
in Italia
Impero bizantino ca 546-548
527-565 Ravenna, Basilica
Regno dei Franchi Giustiniano imperatore di San Vitale
d’Oriente
Regno dei Visigoti
Giustiniano
Regno dei Longobardi
568
Invasione dei Longobardi in Italia 482-565

L’impero carolingio (814) Mare 600 ca 600


del Nord
Frontale di Agilulfo

il sentire del tempo


610
Inizio della predicazione
di Maometto
Canterbury Gand Fulda
700 737-744
Aquisgrana
Altare del duca Ratchis
St-Denis Lorsch 774
Parigi Ratisbona Vittoria dei Franchi
IMPERO San Gallo sui Longobardi 790-805
Oceano
Poitiers CAROLINGIO Aquisgrana,
Atlantico Pavia 800 Cappella
Bobbio
Ravenna 800 Palatina
Roncisvalle
R. DELLE Carlo Magno imperatore 817-824
ASTURIE Roma del Sacro Romano Impero Mosaici di
Saragozza Montecassino Santa Prassede
IX secolo
Carlo Magno a Roma
EMIRATO Conquista araba della Sicilia
742-814
DI CORDOVA
Mar Mediterraneo 900
X secolo
Scorrerie degli Ungari
Possedimenti bizantini Patrimonio di San Pietro 962 ca 962
Possedimenti arabi Monasteri notevoli Incoronazione di Ottone I Corona del Sacro
a imperatore Romano Impero
L’impero romano muore.

9
9■1
Nasce il Sacro Romano
Impero
PARTE PRIMA

L’arte della tarda


romanità 1
9
Quando l’impero sembrava 2 5 8
non dover mai finire 6
7

Per arte della tarda romanità o arte tardo-antica 3 11


si intendono le forme artistiche che, introdotte 10

da quelle fiorite sotto la dinastia degli imperatori


Antonini – Antonino Pio (138-161), Marco Aurelio 4
(161-180), Commodo (180-192) –, caratterizzarono
gli anni compresi tra la fine del II e il IV-V secolo.
I problemi sociali, politici ed economici, diven-
tati particolarmente gravi a partire proprio dall’età
degli Antonini, erano numerosi e ben avvertiti an-
che dagli stessi contemporanei. Infatti, lo storico
Cassio Dione (ca 163-ca 229) poteva addirittura
scrivere che «dopo la morte di Marco [Aurelio] la 9.1  avente come fulcro il Tempio di Giove Eliopolitàno 4 .
Ricostruzione di Roma
storia passò da un impero d’oro a uno di ferro ar- nel IV secolo d.C. Plastico. All’edificio, periptero decastilo di ordine corinzio
rugginito». Roma, Museo della Civiltà (come un tempio greco), ma elevato su un podio
Romana.
alto oltre 13 metri (come un tempio romano), nel
1. Fori Imperiali corso degli anni si erano aggiunti elementi nuovi
9 ■1■1 2. Foro Romano
e altre strutture. In particolare un tèmenos – recin-
3. Colle del Palatino
L’architettura di Roma 4.
5.
Circo Massimo
Basilica di Massenzio
to sacro – (ca 150 d.C.) 3 , un vestibolo esagonale 2
e delle Province 6. Tempio di Venere e preceduto da maestosi propilei 1 (inizio III secolo),
Sontuosità, immensità, tecnica Roma un tempio dedicato a Bacco 5 (seconda metà del II
7. Colosseo
8. Terme di Tito secolo) e, poco distante, anche un tempietto a pian-
Nonostante l’avvertibile declino della potenza ro- 9. Terme di Traiano ta centrale detto «di Venere» (III secolo) 6 .
10. Tempio di Claudio
mana e l’inarrestabile migrazione di popolazioni 11. Acquedotto Claudio
Il Tempio di Bacco (150-200), dalle dimensioni di
nomadi che dal Nord Europa e dalle lontane step- 35×66 metri, è uno dei più spettacolari e scenogra-
pe dell’Asia cominciavano a premere sui confini, il fici edifici sacri mai costruiti Fig. 9.3 . Conservatosi
numero delle architetture di Roma Fig. 9.1 e delle in gran parte, deve la sua salvezza all’essere stato
maggiori città dell’impero continuava a crescere e, trasformato in chiesa cristiana, per volere di Teo-
se possibile, le grandi fabbriche si fregiavano di ca- dosio il Grande, fra il 392 e il 395. Periptero octasti-
ratteri ancora più fastosi di quelli delle età prece- lo d’ordine corinzio Fig. 9.4 , con il raddoppiamen-
denti ❯ Ant. 69 . to delle colonne del fronte, è dotato di una cella di
grandi dimensioni 1 che accoglieva un adyton 2 ,
Complesso sacro di Heliopolis Nella ricchissima il luogo più sacro al quale potevano accedere i soli
Heliòpolis (l’attuale Baalbek), nell’antica Siria (oggi sacerdoti, una struttura a forma di tempietto (nai-
nel Nord-Est del Libano), già dal primo secolo era skòs, diminutivo di nàos) ove si conservava la statua
iniziata la costruzione di un complesso sacro Fig. 9.2 della divinità.
9.1 L’arte della tarda romanità ■ 9.2 L’arte paleocristiana
■ 9.3 L’arte a Ravenna Visita le sale
sull’arte della tarda
romanità
e paleocristiana

9.2  9.3 
Schema planimetrico Heliopolis (Baalbek), Tempio
del complesso sacro di Bacco, 150-200 d.C.
di Heliopolis (Baalbek),
I-III secolo d.C. (rielab.
da Ward-Perkins, Stierlin).

4 3 2 1

6
1. Portico d’accesso 4. Tempio di Giove
(propilei) Eliopolitàno
2. Vestibolo esagonale 5. Tempio di Bacco
3. Recinto sacro a tre bracci 6. Tempio di Venere
(temenos)

9.4   9.5 
Pianta, sezione trasversale e Tempio di Bacco. Veduta
sezione longitudinale parziale dell’interno.
del Tempio di Bacco (rielab.
da Picard).
1. Cella
2. Adyton

1 2

Le pareti interne sono scandite da colossali semi-


colonne corinzie, dal fusto scanalato e su alto pie-
distallo, addossate a pilastri poco sporgenti Fig. 9.5 .
Esse sorreggono una maestosa trabeazione, agget-
tante in loro corrispondenza, composta da archi-
trave tripartito, fregio scanalato, cornice con den-
telli e mensole Fig. 9.6 . Nell’intercolumnio sono
464

5 1
3
4

2 2

9.6  (rielab. da un disegno


Tempio di Bacco. Particolare di Suddaby, in M. Wheeler,
dell’ordine corinzio e della 1964).
trabeazione all’interno.
1. Adyton
2. Ali avanzate
9.7  3. Frontone spezzato
Ipotesi ricostruttiva
4. Volta
dell’interno del Tempio di
5. Frontone
Bacco in veduta prospettica

alloggiate nicchie disposte su due ordini: centinate


quelle inferiori, timpanate le superiori, all’interno
delle quali un tempo erano collocate delle statue.
La copertura era piana e, probabilmente, a lacuna-
ri Fig. 9.7 . Per circa due quinti la superficie interna
era occupata da una scalinata, tripartita longitu-
dinalmente, e dall’adyton stretto fra due colonne.
Tra queste e le pareti longitudinali si aprivano due
varchi. L’adyton, nell’angolo più riposto e buio del
tempio, era conformato come un tempietto auto-
nomo 1 , con due ali avanzate 2 , ornate di colon-
ne su cui si impostava un frontone spezzato 3 , e
con un vano più arretrato coperto da una volta 4
sovrastata da un frontone 5 . Sotto la debole luce
tremolante delle fiaccole e delle lucerne i lacunari,
i capitelli con le foglie minuziosamente lavorate, le
trabeazioni fortemente in aggetto e a linea spezza-
ta, le mensole modanate e i timpani abbondante-
mente decorati davano luogo a ombre varie e pro-
fonde e a riverberi che accrescevano la sensazione
3
9.8  di sacralità e di mistero del luogo.
4 4 Heliopolis (Baalbek),
3 3 Tempio di Venere, inizio
Di piccole dimensioni, il Tempio di Venere Fig. 9.8 ,
del III secolo d.C. un rifacimento del III secolo di un precedente edifi-
2 cio, è formato dall’innesto di una struttura centrica
9.9 
3 3 Pianta del Tempio di Venere. con un portico Figg. 9.9 e 9.10 : tema già sperimen-
tato in più occasioni negli anni precedenti, anche a
1 9.10 
Restituzione assonometrica Roma, ma qui con esiti inaspettati.
del Tempio di Venere (rielab. Preceduto da un portico tetrastilo – oggi non
da un disegno di P. Pratt,
da M. Wheeler, 1964). più esistente Fig. 9.9, 1 – a frontone spezzato rac-
cordato da un arco, il naos 2 ha la pianta estesa per
poco più di tre quarti di una circonferenza (l’im-
pianto rettangolare del portico, quindi, interse-
465

ca la circonferenza privandola di una porzione). 9.11 


Leptis Magna, Arco
All’esterno il tamburo cilindrico è scavato da cin- di Settimio Severo,
que nicchie semicircolari 3 ed è circondato da una ca 205-209 d.C.
peristasi di colonne corinzie dal fusto liscio 4 . Al-
9.12 
quanto distanti dal muro della cella, queste sosten- Ricostruzione dell’Arco
gono una trabeazione mistilinea che, incurvandosi, di Settimio Severo a Leptis
Magna (S.D.T. Spittle).
diventa concava nell’intercolumnio e tangente al
tamburo stesso. Il ritmo generato per opposizio- 9.13 
Arco di Settimio Severo.
ne tra concavità (trabeazione, nicchie) e convessità Particolare del segmento di
(tamburo) coinvolge anche il podio che, in corri- trabeazione sormontato da
una porzione di frontone a
spondenza delle colonne della peristasi rispecchia quarto di piramide.
l’andamento curvilineo della trabeazione. Una cu-
pola in pietra, infine, copriva il naos, poggiando sul- 9.14 
Visualizzazione schematica
la circonferenza più interna del tamburo. in pianta e in assonometria uguali). Tuttavia si trattava di una costruzione con
Il piccolo edificio, nell’elasticità che lo contrad- dei quarti di piramide nel caratteristiche squisitamente monumentali e di or-
segmento di trabeazione
distingue, quasi forzando le caratteristiche dei ma- dell’Arco di Settimio Severo. namento in quanto, essendo rialzata su tre gradini,
teriali, porta alle estreme conseguenze lo schema non poteva essere attraversata dai carri.
planimetrico ondulato, già sperimentato a Roma e Ai quattro spigoli esterni dei piloni l’architettura
nelle province a partire dalla seconda metà del I se- è conclusa da altrettanti pilastri ornati con un mo-
B
colo d.C. (ad esempio in alcuni ambienti della Domus tivo a girali dal rilievo schiacciato e minutamente
Flavia ❯ Fig. 8.120 e di Villa Adriana ❯ Itin., p. 442 ). A C≡D curato nei dettagli, quasi si trattasse di un merletto.
A C≡D Le ghiere degli archi – affiancate da Vittorie alate –
Arco di Settimio Severo a Leptis Magna All’alba B poggiano sui capitelli corinzi dei pilastrini di soste-
del III secolo, forse per ricordare e celebrare la vi- gno, mentre l’attico ospitava rilievi che celebrava-
sita dell’imperatore Settimio Severo (193-211) nel B
D
no la dinastia dei Severi Fig. 9.12 . Colonne libere dal
203, la città in cui era nato, Leptis Magna, sulla co- fusto scanalato e su alti piedistalli sono collocate di
A
sta mediterranea dell’antica Tripolitània (attuale C≡D fronte ai piloni. Su di esse aggetta un segmento di
Libia Nord-occidentale), dedicò a lui e alla fami- trabeazione, sormontato a sua volta da una por-
glia imperiale un fastoso arco di trionfo Fig. 9.11 . zione di frontone a quarto di piramide Fig. 9.13 .
Edificato in corrispondenza dell’incrocio tra il C Ciascuna coppia di colonne, su ognuno dei quattro
cardo e il decumano, l’arco, del tipo a quattro pilo- lati, quindi, sostiene un frontone spezzato del tipo
ni, era quadrifr—nte (mostrava, cioè, quattro facciate A B detto «a due quarti di piramide» Fig. 9.14 .
466

11
12

10

1 1

6
9 9
5

8 4 8

7 3 7

9.15 
Roma, Terme di Caracalla,
212-225. Veduta aerea.

9.16 
Schema planimetrico delle
Terme di Caracalla.
1. Esedra
2. Ingresso
3. Natatio
4. Frigidarium
5. Tepidarium
6. Caldarium
7. Apodyterium
8. Palestra
9. Laconicum
10. Giardino
11. Biblioteca
12. Semi-stadio

9.17 
Terme di Caracalla.
Veduta dei resti del
frigidarium.

9.18 
Terme di Caracalla.
Veduta dei resti della natatio.

9.19 
Terme di Caracalla.
Capitello figurato con Ercole,
dal frigidarium.

Terme di Caracalla a Roma Attorno al 212 Ca- peratori Severi, Elagàbalo (218-222) e Severo Ales- ■ Caracalla Soprannome di
racàlla (211-217), il figlio e successore dell’impera- sandro (222-235), tanto che furono definitivamente Marco Aurelio Antonino Bassia-
no, così chiamato per il
tore Settimio Severo, dette inizio alla costruzione, ultimate solo nel 225. vezzo di indossare un
a Roma, delle terme che ancora oggi portano il suo Edificati sulle ultime propaggini dell’Aventino, mantello, molto diffu-
so nell’esercito, con
nome Fig. 9.15 . una zona periferica della capitale, in un quartiere cappuccio ferma-
Probabilmente già concepite dal padre, le Ter- residenziale a bassa densità abitativa, i grandiosi to alla gola da una
spilla secondo la
me di Caracalla furono inaugurate nel 216, ma vi bagni ripetevano lo schema del precedente, ana- moda gallica detto,
si lavorò ancora durante i regni degli altri due im- logo complesso di Traiano ❯ Fig. 8.36 . Un gran- appunto, caracalla.
de muro di cinta di 337×328 metri circondava un 467
blocco compatto di ambienti che si snodavano
entro un perimetro rettangolare di 220×114 me-
tri Fig. 9.16 . Contrariamente alle Terme di Traia-
no, quelle di Caracalla prevedevano il vasto vo-
lume architettonico principale completamente
svincolato dal muro di confine. Questo, nei lati
Nord-Ovest e Sud-Est, si apriva in due esedre 1 e,
in quello Sud-Ovest, era dilatato da uno spazio a
semi-stadio gradonato 12 (nelle Terme di Traiano,
invece, si aveva una grande esedra a pianta semi-
circolare › Fig. 8.36, 7 ), al quale si addossava l’edi-
ficio della biblioteca 11 . Come nel complesso ter-
male progettato da Apollodoro di Damasco, anche
qui gli ambienti si disponevano simmetricamente
attorno all’asse centrale costituito dalla successio-
ne di natatio 3 , frigidarium 4 , tepidarium 5 e cal- 9.20  1
8
darium 6 . Roma, Terme di Diocleziano,
298-305/306. Veduta aerea.
La grande sala circolare del caldarium, del dia- 9
metro di 36 metri, unica significativa sporgenza del 9.21 
Schema planimetrico delle 2
compatto complesso interno, era coperta da una Terme di Diocleziano. 6 6
cupola in opus caementicium – oggi non più esisten- 1. Ingresso
te – che poggiava su possenti pilastri in muratura 2. Natatio 7 3 7
3. Frigidarium
ad andamento curvilineo. Tuttavia le strutture di 4. Tepidarium 4
sostegno, che non erano costituite da un cilindro 5. Caldarium
6. Apodyterium
ininterrotto (come avviene nel Pantheon), avreb- 7. Palestra
5

bero avuto difficoltà a sostenere una cupola emisfe- 8. F˜rica (latrina)


rica (come quella del Pantheon). Le fonti storiche 9. Giardino
10. Biblioteca
riferiscono a tale proposito che la cupola fu «arma-
10 10
ta» con barre di bronzo e di rame, al fine di miglio- 9.22 
rarne la resistenza, il che lascia pensare anche che Terme di Diocleziano.
Vedute.
la cupola non fosse emisferica, ma a sesto ribassato,
per diminuirne l’altezza e, di conseguenza, il peso. Terme di Diocleziano a Roma Ma il primato durò
Nelle Terme di Caracalla, ancor più di quanto poco meno di un secolo. Nel 298 Diocleziano ini-
appariva in quelle precedenti di Traiano, le pareti ziò la costruzione delle più grandi Terme che Ro-
degli ambienti mostrano una decisa tendenza ad ma avesse (e avrebbe) mai avuto.
assumere la forma di superfici curve. Queste ap- Situate nella zona pianeggiante e densamente
paiono per lo più orientate con la parte convessa popolata a oriente del Quirinale e del Viminale,
rivolta verso il centro della struttura, dove si apre esse occupavano una superficie di circa 14 ettari
la grande sala a croce del frigidarium 4 coperta da (misurando 380×365 metri) e furono completate
volte a crociera Fig. 9.17 . fra il 305 e il 306 Fig. 9.20 . Il muro perimetrale ri-
Tale conformazione strutturale movimenta le sultava mosso da numerose piccole esedre (alcu-
superfici, animandole di compressioni (le conves- ne delle quali ospitavano addirittura delle latrine
sità, appunto) ed espansioni (le concavità). Nono- pubbliche Fig. 9.21, 8 ), da ambienti a pianta circo-
stante questo, però, non viene mai meno il senso di lare cupolati, da due biblioteche 10 e da un’im-
estrema compattezza dell’insieme degli ambienti mensa esedra a emiciclo (probabilmente dotata di
termali, e a questa caratteristica non si sottrae nep- gradinate per essere usata come cavea di un tea-
pure il grande vano scoperto della natatio Fig. 9.18 , tro), collocata davanti al caldarium 5 . Com’era or-
dotato lateralmente di due absidi. Colonne di ala- mai abituale il blocco centrale, delle dimensioni di
bastro, di marmo in giallo antico, di granito grigio, 250×180 metri, era completamente circondato da
pavimenti di mosaico a tessere marmoree, capitelli rigogliosi e ampi giardini 9 e si organizzava attor-
compositi ornatissimi e figurati Fig. 9.19 , ampie fi- no alla successione di caldarium 5 , tepidarium 4 ,
nestre a mezzaluna, giardini fioriti, statue e gruppi frigidarium 3 e natatio 2 .
statuari colossali facevano, infine, delle Terme di Due grandi palestre 7 , infine, affiancavano – sul
Caracalla uno dei complessi architettonici più lus- lato destro e su quello sinistro – il frigidarium e gli
suosi e vasti della capitale dell’impero. ambienti a esso collegati.
468 9.23  1. Facciata sul mare
Terme di Diocleziano. Veduta 2. Zona residenziale
dell’interno del frigidarium 3. Area sacra
(ora Basilica di Santa Maria 4. Peristilio
degli Angeli). 5. Mausoleo di Diocleziano
6. Via porticata
9.24  7. Porta di Ferro
Pianta del Palazzo 8. Porta d’Argento
di Diocleziano a Spalato. 9. Porta d’Oro

3 6

1 2 4 6 9

Per gran parte conservatosi Fig. 9.22 , pur con la


perdita di alcune porzioni, il grande complesso del-
le Terme di Diocleziano ha ancora il proprio ful-
cro nel frigidarium, giunto intatto fino a noi anche
perché trasformato nella Basilica di Santa Maria de-
gli Angeli da Michelangelo Buonarroti (1475-1564),
a partire dal 1561 Fig. 9.23 . L’ambiente centrale
dell’immenso vano cruciforme è coperto da tre
grandi volte a crociera poggianti su alte e robuste
colonne di granito dal fusto liscio, con capitelli e
basi in marmo bianco. Una trabeazione, che culmi-
na in una cornice completamente ornata, corona le
pareti, aggettando in corrispondenza delle lesene e
delle colonne. Grandi finestre riempiono l’aula di
luce. Quattro di esse, situate in corrispondenza dei
due assi ortogonali fondamentali, sovrastano arcate
a sesto molto ribassato che introducevano, un tem-
po, al tepidarium, ai locali di servizio laterali e alla 9.25  1. Aperture ad arco
natatio. Robert Adam, Prospetto su pilastri
sul mare del Palazzo di 2. Basamento 6
Diocleziano a Spalato, 1764. 3. Semicolonne
Palazzo di Diocleziano a Spalato A quasi dieci an- Incisione. Da R. Adam, Ruins addossate ai pilastri
of the Palace of the Emperor 4. Basi delle semicolonne
ni dalla sua elezione a imperatore, nel 293 Diocle- Diocletian at Spalato in addossate ai pilastri
ziano cominciò a farsi costruire un immenso palaz- Dalmatia, 1764, tav. 4. 5. Arcata di maggior
dimensione 4
zo a Spàlato, in Dalmàzia (attuali coste occidentali 9.26  6. Serliana 3
della Croazia), sua città d’origine. L’imperatore vi Schema ritmico-compositivo 1
risiedette dal 305, anno in cui abdicò, fino alla mor- della facciata verso il mare
del Palazzo di Diocleziano.
te, avvenuta nel 316.
5
Il Palazzo – ma, più propriamente, si tratta di
un grandioso complesso palaziale, quasi una vera
e propria città – ha un impianto grosso modo trape-
zoidale che rispecchia anche in questo caso quello 2
dell’accampamento romano Fig. 9.24 , con due stra- b b c b b b b b b b b b a
469

9.27  9.29 
Spalato. Veduta aerea Spalato, Mausoleo
del centro storico. di Diocleziano (ora Duomo),
300-306. Veduta esterna.
9.28 
Sezione e pianta del
Mausoleo di Diocleziano.

de principali porticate che si intersecano 6 . Le forti- 9.30  La metà settentrionale del palazzo era occupa-
Mausoleo di Diocleziano.
ficazioni lo circondano completamente, tranne che Veduta dell’interno.
ta, molto verosimilmente, da caserme. Nella metà
sul lato verso il mare 1 dove, essendo naturalmente meridionale, destinata a residenza, un cortile, or-
difeso dall’acqua, poteva liberamente aprirsi verso nato di portici Fig. 9.24, 4 , immetteva da una parte
l’esterno Fig. 9.25 . La facciata, infatti, pur stretta fra in un’area sacra 3 , con il Tempio di Giove, dall’al-
due massicce torri angolari, era caratterizzata dalla tra al mausoleo ottagonale dell’imperatore 5 . In
successione di aperture ad arco su pilastri Fig. 9.26, 1 questo settore del palazzo si veniva così a creare
poggianti sul robusto, alto basamento di pietra 2 . ■ Serliana Motivo architettoni- una concentrazione di luoghi e di edifici significa-
Contro ciascun pilastro si addossavano semicolon- co – canonicamente definito da tivi, dall’elevato valore simbolico. Essi, infatti, ma-
quattro sostegni verticali che
ne trabeate del tipo «pensile» 3 . Le loro basi, infatti, sorreggono la trabeazione e un nifestavano chiaramente le caratteristiche sacre
erano sostenute da mensole sporgenti dallo spessore arco impostato solo sui due so- dell’imperatore, la cui divinizzazione e il cui culto,
stegni centrali – che avrà gran-
murario 4 . Arcate di maggior dimensione, soste- de diffusione nell’edilizia monu- di origine e modello orientali, erano ormai affer-
nute direttamente dalle semicolonne, rompevano, mentale sino all’età moderna. mati valori della cultura romana.
a intervalli regolari, il monotono susseguirsi delle Il palazzo aveva dimensioni talmente grandiose
aperture 5 . Questo cambiamento di ritmo c deter- che nel Medioevo divenne il nucleo centrale della
minava una sosta per l’occhio dell’osservatore, che, cittadina di Spalato Fig. 9.27 e il Mausoleo fu tra-
invece, correva veloce dall’una all’altra delle arcate sformato nell’attuale Cattedrale di San Doimo.
di identica luce b . Lo sguardo, infine, si arrestava di A pianta ottagonale Fig. 9.28 , quest’ultimo è
fronte alla serliana 6 , il motivo della triplice finestra- circondato esternamente da un colonnato trabea-
tura centrale, dove due colonne e due pilastri affian- to Fig. 9.29 . Una cupola in muratura copre l’edificio
cati sostenevano una trabeazione, con fregio pulvi- che, all’estradosso, rivela invece una forma pirami-
nato che, piegandosi, dava luogo a un arco, proprio ■ Pulvinato Dal latino pulvìnus, dale. All’interno la struttura è cilindrica e si presen-
al di sopra delle colonne, riproponendo un tema pre- guanciale, cuscino. Il fregio si ta scavata da nicchie, alternativamente a pianta ret-
dice pulvinato quando, invece
sente anche nel peristilio del palazzo a ❯ Fig. 9.31 . che piatto, è convesso. tangolare e semicircolare. Per l’intera sua altezza il
470

tamburo è diviso orizzontalmente in due registri da 9.31  Basilica di Massenzio a Roma Con Massenzio
Peristilio del Palazzo
un doppio ordine di sovrapposte colonne corinzie di Diocleziano, fine III-inizio
(306-312) inizia la costruzione della Basilica romana
libere, importate dall’Egitto Fig. 9.30 . Di maggiori IV secolo. Veduta del peristilio che ancora oggi porta il suo nome Fig. 9.32 , anche
dimensioni le inferiori –, di granito rosso con basi verso il lato meridionale. se venne ultimata da Costantino (312-337).
e capitelli di marmo – più esili e basse le superiori, Nelle basiliche – tradizionalmente edificate in
ove a fusti di granito grigio si alternano quelli di prossimità della piazza del Foro – si amministra-
porfido. I due ordini sono conclusi da alte e prezio- va la giustizia e si trattavano gli affari. Solitamente
se trabeazioni che sporgono in corrispondenza del- esse erano composte da un grande ambiente ret-
le colonne. Un fregio con putti, maschere e festoni tangolare, spesso diviso in tre o più navate da due
corre al di sotto dell’architrave dell’ordine superio- o più file di colonne, con ingresso posto su uno dei
re, mentre i colori dei diversi materiali impiegati lati maggiori o anche, ma più raramente, su uno
per le membrature architettoniche (colonne e tra- di quelli minori o su ambedue, indifferentemen-
beazioni) sottolineano il puro valore ornamentale te. Al centro di uno dei lati maggiori o di uno di
dell’insieme. Gli ordini architettonici, infatti, non quelli minori (o su entrambi), opposti all’ingresso,
hanno qui nessuna funzione di sostegno, compito si apriva un’àbside ❯ par. 9.2.1 , a pianta rettangola-
che è affidato, invece, alla spessa massa muraria. re o semicircolare, al cui interno era situato il seg-
Di grandissimo effetto scenografico è il peristilio gio del magistrato che amministrava la giustizia.
(o corte) ❯ Figg. 9.24, 4 e Fig. 9.31 , i cui portici sono La copertura dell’ambiente poteva essere costitui-
formati da colonne corinzie che, contrariamente ■ Capriata Travi inclinate b rin- ta da capriàte lignee. L’illuminazione proveniva da
forzate da un elemento longitu-
alla regola, sorreggono direttamente gli archi. Al di dinale a che sostenevano il tet- grandi finestre che si aprivano in alto nelle pareti
sopra di questi corre la trabeazione, secondo un to o, più raramente, una volta a della navata centrale, che solitamente superava in
crociera in muratura o in calce-
uso costruttivo diffuso nelle province romane del struzzo. altezza quelle laterali. La basilica si presentava so-
Vicino Oriente e dell’Africa settentrionale. D’altra a. Catena bria esternamente e sfarzosa all’interno, con soffit-
b. Puntone
parte è stato riconosciuto che le maestranze che la- c. Monaco ti e capitelli dorati, marmi preziosi che rivestivano
vorarono all’impresa della costruzione del grande d. Saetta o saettone pavimenti e pareti, colonne di marmi rari.
Palazzo di Diocleziano provenivano proprio dall’A- b b
La Basilica di Massenzio Fig. 9.33 , edificata
sia Minore. sull’altura della Vèlia, di fronte alla Via Sacra che
Nella porzione centrale del lato minore meridio- attraversava il Foro Romano, era internamente di-
a
nale, infine, la trabeazione si incurva, dando luogo visa in tre navate Fig. 9.34 .
a una serliana. Il portico Sud è concluso da un fron- b b Quella centrale, che in pianta ha le dimensioni
tone decorato a mensole, la cui parte inferiore si d d di 80×25 metri, era alta circa 35 metri e aveva una
c
modella, al centro, sull’arco sottostante. a
copertura costituita da volte a crociera. Otto altis-
471

2 2

1 1 1 1

1 1 1 1 3

2 2

sime colonne di marmo la ornavano, collocate in 9.32  terale settentrionale, venne forata per permettere
Roma, Basilica
corrispondenza dei quattro angoli e di fronte alle di Massenzio, 307-313.
l’aggiunta di una nuova abside 6 . Grandi finestre,
teste dei muri trasversali 1 . Veduta delle rovine. infine, probabilmente a mezzaluna, si aprivano in
Le due navate laterali, formate ognuna da tre alto sui muri della navata centrale, mentre apertu-
9.33 
grandi vani fra loro comunicanti per mezzo di Ricostruzione prospettica re ad arco illuminavano direttamente le due navate
aperture realizzate nelle pareti divisorie 2 , erano della Basilica di Massenzio. laterali.
coperte da volte a botte. Tali volte, costruite in opus 9.34  La tecnica dell’opus caementicium ❯ par. 8.2.3 , usa-
caementicium, erano ornate da cassettoni il cui di- Pianta della Basilica ta per la costruzione dei grandi edifici cupolati o
di Massenzio. In giallo
segno era basato sull’alternanza di ottagoni e qua- la porzione di Fig. 9.32 . voltati, era quella che, evolvendo e perfezionando-
drati. All’origine l’accesso (preceduto da un lun- 1. Colonne
si, consentiva i cambiamenti e le sperimentazioni
go vestibolo) avveniva dal lato orientale 3 , mentre 2. Aperture di collegamento più ardite.
3. Ingresso orientale
all’estremità opposta si apriva un’abside semicirco- 4. Abside
Purtroppo della Basilica di Massenzio non resta-
lare 4 . In età costantiniana venne aperto un ulte- 5. Ingresso meridionale no che i tre ciclopici vani della navata laterale set-
riore accesso (preceduto da un piccolo portico) sul 6. Nuova abside tentrionale Fig. 9.32 , essendo crollati più di due ter-
lato meridionale 5 e, conseguentemente, la parete zi della fabbrica, forse già durante il pontificato di
di fronte, quella del vano di mezzo della navata la- papa Leone IV (847-855) a causa di un terremoto.
472 9.35  a
Roma, Ninfeo degli Horti
Liciniani (Tempio
di Minerva Medica),
ca 300-320.
1 1
9.36  
Pianta del Ninfeo degli
Horti Liciniani. Situazione
intorno al 300 a e intorno
al 320 b .

2 2

1. Nicchia
2. Esedra
3
3. Atrio
4. Contrafforte
4 4

Ninfeo degli Horti Liciniani Il Ninfeo degli Horti 9.37  a b


Confronto fra la pianta
Liciniàni Fig. 9.35 , noto soprattutto come Tempio del Pantheon a e quella
di Minerva Mèdica, per una cattiva interpretazione del Ninfeo degli Horti
Liciniani b . 1
delle fonti storiche, fu edificato sull’Esquilino, in 2
un luogo che un tempo era di proprietà dell’impe- 9.38 
ratore Publio Licinio Egnazio Gallièno (253-268) Ninfeo degli Horti Liciniani.
Veduta delle aperture
e, forse, in prossimità della di lui villa imperiale, a nel tamburo.
tutt’oggi non identificata.
La costruzione del ninfeo monumentale avven-
ne in due fasi, la prima da collocare attorno al 300,
la seconda – che apportò modifiche e aggiunte –
attorno al 320 Fig. 9.36 . Originariamente l’edificio
aveva una pianta decagonale con nicchie su ciascun
lato – a eccezione di quello destinato a ingresso –
che si espandevano all’esterno. I muri perimetrali,
ciascuno con grandi aperture finestrate, sosteneva-
no una cupola che, con impercettibili cambiamenti
di conformazione, passava dal padiglione a dieci
lati a una semisfera. Quattro nicchie a, 1 – quelle
simmetricamente disposte alle estremità del dia-
metro interno, parallelo all’ingresso – non aveva- 9.39 
no mura, ma solo colonne disposte a semicerchio. Individuazione delle
nervature e dei cassettoni
Queste nicchie, circa vent’anni dopo l’ultimazione nella cupola del Ninfeo degli
della costruzione, tamponate per gran parte del- Horti Liciniani.
la loro superficie, furono trasformate in passaggi
per le due esedre aggiunte alla destra e alla sinistra
dell’edificio b, 2 . Contemporaneamente il ninfeo Queste numerose e ampie aperture Fig. 9.38 potero-
fu dotato di un atrio 3 e ciascuno spigolo esterno no essere realizzate in quanto ciò veniva consentito
del prisma fu rinforzato con una struttura muraria, dalla struttura stessa della cupola, che era del tipo
a mo’ di pilastro (contraffòrte) 4 . a cassettoni e nervature Fig. 9.39 . Gli uni e le altre,
Se la maestosa cupola del Pantheon si impostava ■ Cassettoni e nervature In infatti, facevano sì che i pesi e le spinte della cupo-
questo caso per cassettoni in-
su un massiccio tamburo all’interno del quale era- tendiamo le maglie chiuse qua- la stessa convergessero solo sui dieci grandi pilastri
no ricavate delle nicchie Fig. 9.37, a, 1 , nel ninfeo tar- drangolari di mattoni riempite angolari a sezione mistilinea (formati cioè dalla va-
di pietrame; mentre le nerva-
do-antico, invece, le nicchie si spingevano verso l’e- ture sono spessi e ben ricono- ria combinazione di forme quadrate e tondeggianti)
sterno b, 2 , forando il tamburo che veniva, per di scibili ricorsi regolari di mattoni chiaramente leggibili in pianta tra una nicchia e l’al-
disposti lungo i meridiani della
più, dotato di ulteriori aperture al di sopra di esse. calotta. tra, e non sull’intera sezione del tamburo.
9.40  473
Ritrattistica imperiale.
a. Ritratto di Marco
Aurelio, 161-180.
Roma, Musei Capitolini.
b. Ritratto di Commodo,
180-192. Roma,
Musei Capitolini.
c. Ritratto di Gallieno,
ca 258. Roma, Museo
Nazionale Romano,
Palazzo Massimo
alle Terme.
a b d. Ritratto di Arcadio,
fine del IV secolo. Istanbul,
Museo Archeologico.
e. Ritratto di Onorio, ca 400.
Roma, Musei Capitolini.

9.41 
Statua equestre di Marco
Aurelio, ca 176-180. Bronzo
dorato, altezza 424 cm,
lunghezza 387 cm. Roma,
Musei Capitolini, Palazzo
c d e dei Conservatori, Esedra di
Marco Aurelio (già in piazza
del Campidoglio).
9 ■1■2
9.42  
La scultura Statua equestre di Marco
Aurelio. Vedute laterali.
Dal realismo allo stereotipo
e allÕascesa dellÕarte plebea
È però la scultura che mostra più chiaramente del-
le architetture il mutare dei tempi.
Nel campo della ritrattistica ufficiale, ad esem-
pio, si assiste a un progressivo abbandono della for-
ma plastica ellenistica e dei canoni classici, a van-
taggio di nuovi valori simbolici ed espressivi che si
diffondono prima attraverso il tipo del «filosofo» e
dell’«imperatore filosofo» Fig. 9.40 a, b – dal volto
pensoso, severo e malinconico, quasi dolente – e, in
seguito, attraverso lo sguardo ispirato, con gli oc-
chi volti in alto, di certi ritratti di metà del III seco-
lo c ❯ Itin., p. 588 . Infine il ritratto si trasforma in una
sorta di formula ricorrente in cui le caratteristiche
fisionomiche specifiche di colui che viene raffigu-
rato sono alterate e diventano secondarie rispetto a
quanto il volto, solenne, stereotipato, imperturbabi- dell’imperatore sulle popolazioni germaniche, o
le, in contatto diretto con il divino, deve esprimere nel 180, subito dopo la sua scomparsa, il grup-
e significare d, e . po equestre è stato restaurato nel 1988 e trasferi-
Anche il rilievo onorario vede trasformazioni si- to all’interno dei rinnovati Musei Capitolini nel
gnificative, sia per l’ingresso dell’irrazionale nella 1990. Una copia è oggi in piazza del Campido-
narrazione, sia per il modo in cui i soggetti presen- glio, dove il cavallo e il suo cavaliere erano stati
tati registrano i mutamenti in atto nella mentalità collocati nel gennaio 1538. L’opera – in origine
romana, in anni sempre più gravidi di pericoli ef- interamente ricoperta da una lamina d’oro, ma
fettivi per l’impero, sia anche per il mutare dello che ancora presenta ampi brani di doratura – è
stile, con le luci che si accendono sul progressivo tra i pochissimi monumenti equestri di bronzo
affermarsi dell’arte plebea. giunti sino a noi dall’antichità e salvatisi dalla di-
struzione (le statue bronzee romane sono state
Statua equestre di Marco Aurelio Di tradizione 9.43  per lo più fuse e il metallo reimpiegato per altri
aulica è la grandiosa Statua equestre di Marco Au- Schema dei movimenti e scopi). Tale eccezionalità è dovuta al fatto che si
delle posture di cavallo e
relio Figg. 9.41 e 9.42 . Eseguito probabilmente nel cavaliere nel Monumento
credeva che il cavaliere raffigurato fosse Costan-
176, in occasione della celebrazione del trionfo equestre di Marco Aurelio. tino, il primo imperatore ritenuto cristiano, e nel
474

c d

suo gesto di comando si leggeva una sorta di be- 9.44  pari della bocca, e i capelli ricciuti e la barba ser-
Monumenti equestri.
nedizione. pentinata – divisa nel mezzo – che circondano la
a. Bambino a cavallo,
La tipologia del monumento equestre, cioè un 200-150 a.C. Atene,
testa dell’imperatore definiscono un volto pacato
gruppo statuario composto da un cavallo e da un Museo Archeologico e solenne Fig. 9.45 . Il ritratto ben rispecchia l’animo
cavaliere, ha origini greche e dalla Grecia è stata Nazionale. di un uomo abituato, come attestano i suoi scritti,
b. Statua equestre,
importata a Roma sin dalla fine dell’età repubbli- ca 100 a.C. Atene, Museo a riflettere su se stesso, sulla vita, sulla condizione
cana. Mentre in Grecia, però, tale tipologia pote- Archeologico Nazionale. umana.
c. Bronzi da Cartoceto
va essere impiegata per ricordare la vittoria a una di Pergola, I secolo
corsa Fig. 9.44, a , segnalare una sepoltura, o poteva a.C.-I secolo d.C. Pergola, Busto di Commodo Il ritratto che Commodo si fe-
Museo dei Bronzi dorati.
costituire un dono votivo a un santuario o, infine, d. Statua equestre
ce eseguire attorno al 191-192 è tra i meglio conser-
celebrare un personaggio importante b , a Roma di Domiziano-Nerva, vati dell’antichità Fig. 9.46 . L’imperatore, raffigurato
94-95 d.C. Napoli, Museo
la quasi totalità di opere di questo genere è dedica- Archeologico Nazionale.
in veste di Ercole, indossa la pelle di leone, solleva la
ta a onorare un servitore dello Stato c o un impe- clava al di sopra della spalla destra e tiene nella mano
ratore d . 9.45  sinistra i pomi delle Esperidi. La testa, dalla barba e
Statua equestre di Marco
Nel Marco Aurelio capitolino il cavallo è mostrato Aurelio. Particolare del volto
dai capelli ben acconciati, la delicatezza delle ma-
mentre avanza con la zampa anteriore destra solle- dell’imperatore. ni e il corpo certamente poco muscoloso sono tut-
vata e la testa piegata leggermente verso il basso e te caratteristiche che vengono esaltate dall’estrema
volta alla sua destra Fig. 9.43 . La bocca socchiusa, raffinatezza della lavorazione del marmo, rifinito in
le pieghe del collo possente, le arterie sottocutanee modo da essere lucidissimo. Tutto ciò genera un for-
che rigano la testa e il ventre, l’anatomia precisa te contrasto con la rude violenza degli attributi di
rivelano una grande attenzione realistica da parte Ercole dei quali Commodo si fregia.
dell’artista anonimo. Marco Aurelio, che indossa L’essersi fatto ritrarre come Ercole, l’avere sot-
una tunica e un mantello, solleva il braccio destro to di sé (nell’elaborato basamento) le cornucopie,
nell’atto di parlare alle truppe (adloc•tio), mentre come si addice a un dispensatore di beni e a un pa-
tiene il braccio sinistro stretto al busto e piegato, drone dell’abbondanza, così come il globo con lo
con le dita della mano in atto di stringere le briglie zodiaco, simbolo di una sovranità sul cosmo, con-
(ora scomparse) per controllare il cavallo al passo. ■ Apoteosi Dal greco apo- figurano la volontà dell’imperatore di presentarsi
La testa volge alla sua destra, accompagnando il th•osis, innalzare tra gli dei,
deificare. In senso figurato, ce-
come una divinità. Tale significato era ancor più
gesto del braccio alzato. Gli occhi non grandi, al rimonia o atto di glorificazione. chiaro per la presenza di due statue di tritoni (dei
9.46  475
Busto di Commodo
a mo’ di Ercole, ca 191-192.
Marmo, altezza 118 cm.
Roma, Musei Capitolini,
Palazzo dei Conservatori.
Sale degli Horti Lamiani.

9.47 
Testa colossale
di Costantino,
ca 313-324. Marmo,
altezza 260 cm. Roma,
Musei Capitolini, Palazzo
dei Conservatori, Cortile.

quali oggi restano solo i busti) che affiancavano 9.48 


Testa colossale
l’imperatore-dio suggerendone l’apoteòsi, la divi- di Costantino.
nizzazione. Veduta laterale.

9.49 
Ritratti colossali di Costantino Nel IV secolo non Testa colossale
c’è più bisogno di speciali attributi per qualificare il di Costantino, ca 335
o dopo il 337. Bronzo,
distacco sacrale dell’imperatore dal mondo dei co- altezza 177 cm. Roma,
muni mortali. Lo testimoniano due teste colossali Musei Capitolini, Palazzo
dei Conservatori, Esedra FL: mia proposta se
di Costantino. La prima, di marmo Figg. 9.47 e 9.48 , di Marco Aurelio. ci sta si potrebbe far
è quel che rimane – assieme ai piedi, alle mani e a ridisegnare…
9.50 
parte delle braccia – della grande statua dell’im- Testa colossale
Due versioni
peratore in trono collocata nell’abside occidentale di Costantino.
della Basilica di Massenzio. Si trattava, in realtà, di Veduta laterale.

una statua raffigurante un altro personaggio, forse


lo stesso Massenzio, il cui volto venne rilavorato
per adeguarlo a quello di Costantino.
La seconda testa, di bronzo Figg. 9.49 e 9.50 , mol-
to verosimilmente è la trasformazione, con la so-
stituzione della maschera facciale, del volto del Co-
losso di Nerone, in origine collocato in prossimità
dell’attuale Colosseo. Di questa altissima statua si
conservano, oltre alla testa, anche la mano sinistra
e il globo.
In ambedue i ritratti si riconoscono alcune carat-
teristiche proprie di Costantino il Grande (come, ad
esempio, il naso aquilino), ma gli elementi di sem-
plificazione, astrazione e tipizzazione sono più for-
ti di esse. L’imperatore, infatti, è rappresentato pri-
vo di barba e di aspetto giovanile, anche a dispetto
476 9.51 
Piedistallo della Colonna
di Antonino Pio, 161.
Marmo, 272×338 cm.
Città del Vaticano, Musei
Vaticani, Cortile della
Pigna. Veduta d’angolo
e particolare del lato Sud
(Apoteosi di Antonino Pio
e Faustina).

1/4 1/4 1/4 1/4


dell’età, fermata in un momento di virile compiu-
tezza: soluzioni figurative alle quali si sarebbero ade-
1/2
guati anche i ritratti imperiali degli anni successivi.
La testa è circondata da capelli trattati a ciocche ri-
curve verso l’interno, «a chiocciola», più accentua-
te nel ritratto bronzeo che in quello di marmo. La
mascella è squadrata, gli occhi sono infossati e sot- 1/2
tolineati dalle arcate sopraccigliari, sporgenti e ben
definite. La pupilla è scavata in forma di «V» nel ri-
tratto marmoreo e a calotta in quello di bronzo. Lo
sguardo, rivolto in alto, verso un punto lontano, è 9.52  liscio monolitico di una colonna corinzia di grani-
Schema geometrico to rosa (cavata e lavorata nell’età di Traiano), alta
fisso. In tal modo l’imperatore appare come immer- dell’Apoteosi di Antonino
so in una calma imperturbabile e lontano dalla real- Pio e Faustina. 14,80 metri (50 piedi romani), sulla quale svettava
tà quotidiana, tanto distaccato da essa da avvicinarsi una statua dell’imperatore.
9.53 
alla divinità, con la quale quasi si identifica. Componenti diagonali La faccia con l’Apoteosi di Antonino Pio e Fausti-
dell’Apoteosi di Antonino na Fig. 9.51 parla ancora una lingua legata all’El-
Pio e Faustina.
Piedistallo della Colonna di Antonino Pio Un per- lenismo. La coppia imperiale viene assunta in cie-
corso simile a quello del ritratto è riscontrabile an- lo portata da un giovane alato, personificazione di
che nella scultura monumentale e onoraria, dove la Àion, il Tempo, inteso come entità superiore, che
corrente plebea avanza con forza crescente. va oltre la semplice successione cronologica degli
L’esempio del piedistallo della Colonna di Antoni- eventi (che spetta, invece, a Chrònos). Due aquile
no Pio è sintomatico per il duplice linguaggio par- in volo affiancano la coppia. Assistono alla scena il
lato dai rilievi di tre delle sue alte facce (la quarta è Campo Marzio – luogo della cremazione di Anto-
occupata dall’iscrizione dedicatoria). Il monumen- nino Pio – presentato come un giovane semidisteso
to venne eretto nel 161 dai successori, i figli adot- che regge un obelisco, e la dea Roma, seduta con ai
tivi Marco Aurelio e Lucio Vero (161-169) – che piedi un cumulo di armi.
regnavano assieme –, sul Mòns Citatòrius (Monte- Nella composizione, organizzata geometrica-
citòrio) dove rimase, sepolto ma quasi intatto, fino ■ Pira Dal greco pyrà, derivato mente seguendo ben precise proporzioni Fig. 9.52 ,
al 1703. Attualmente non ne resta che il piedistal- da pyr, fuoco. Catasta di legna Antonino Pio e Faustina emergono in quanto uni-
per la cremazione rituale dei ca-
lo Figg. 9.51 e 9.54 , un tempo sovrastato dal fusto daveri. ci personaggi presentati eretti. La maggior parte
9.54  477
Piedistallo della Colonna
di Antonino Pio. Lato Ovest
(Cerimonia di decursio).
Intero, evidenziazione grafica
di alcuni passi del testo
e particolare del lato Est.

a b c d e
3

1
2

dello spazio, però, è occupata dalla grande figura 9.55  Se le proporzioni sono credibili, il modo della
Giovan Battista e Francesco
di Aion. Il suo corpo si dispone secondo una diago- Piranesi, Prospetto Ovest rappresentazione lo è meno. La prospettiva, del ti-
nale che suggerisce la direzione di volo – da sinistra del basamento della Colonna po detto «a volo d’uccello» – quello, cioè, che mo-
di Antonino Pio, 1800-1809.
in basso a destra in alto –, direzione seguita anche Incisione, 61,5×80 cm. stra le cose come viste da un uccello in volo – è resa
dalle possenti aquile, dalle gambe piegate di Cam- in maniera simbolica. La profondità è abbandonata
po Marzio e dalla dea Roma Fig. 9.53 . Le grandi e ciascun cavaliere, o gruppo di cavalieri, e ciascun
ali spiegate, invece, attraversano la lastra quasi da pretoriano, o gruppo di pretoriani, poggiano su una
una parte all’altra. Il loro morbido chiaroscuro e le lingua di terreno c (come nel rilievo funebre da
ombre più forti del drappo, che la divinità trattiene Amiternum, di più di due secoli prima › Fig. 8.176 ).
con la mano destra, contrastano con la luminosità La decursio è costituita da un primo gruppo di
del corpo nudo. Il Tempo è un’agile figura, pre- cavalieri al galoppo (in alto) che procede verso si-
sentata per lo più frontalmente, dalle proporzioni nistra lungo una lieve curva discendente e da un
perfette, le stesse che caratterizzano tutti gli altri secondo (in basso) rivolto a destra in direzione
personaggi, senza eccezione. retta d . Il raccordo fra i due e, quindi, la circola-
Tutt’altro mostrano le facce Est e Ovest Figg. rità dell’andatura, è determinato dall’improvvi-
9.54 e 9.55 del piedistallo, ambedue con scene raf- so ribaltamento di direzione del cavaliere di sini-
figuranti una Cerimonia di decùrsio, cioè una «gio- stra e, 1 – situato in una posizione intermedia fra
stra» militare, consistente nella rituale e tradiziona- i due gruppi –, dal disporsi secondo una diagona-
le corsa a cavallo attorno alla pira dell’imperatore. le della terna di cavalieri all’estremità destra 2 , in
Alcuni cavalieri al galoppo, in senso antiorario, in- basso, nonché dalla posizione scalata dei primi tre
fatti, sono disposti in circolo Fig. 9.54, a , mentre un cavalieri del gruppo superiore 3 . Modi sintetici e
gruppo di pretoriani (le guardie imperiali), al cen- simbolici, quindi, di trattare un soggetto, secondo
tro, innalza armi e stendardi b . caratteristiche proprie dell’arte plebea.
478 9.56 
Roma, Colonna di Marco
Aurelio, 180-193. Marmo,
altezza 40,50 m, diametro
3,80 m.

9.57 
Colonna di Marco
Aurelio. Particolare con
Marco Aurelio che parla
alle truppe (adlocutio).

9.58 
Schema della
rappresentazione frontale di
Marco Aurelio in una scena
con adlocutio della Colonna
di Marco Aurelio.

9.59 
Roma, Colonna Traiana,
ca 110-113 d.C. Marmo,
altezza 39,86 m, diametro
3,83 m. Particolare con
Traiano che parla alle truppe
(adlocutio).

9.60 
Schema della figura di profilo
di Traiano in una scena con
adlocutio della Colonna
Traiana.

allungare
Colonna di Marco Aurelio Per celebrare adeguata- 479
mente le grandi campagne militari dell’imperatore
Marco Aurelio contro le popolazioni germaniche
dei Marcomànni, dei Sàrmati e dei Quadi dal 171
al 176, durante il regno del suo successore, l’impe-
ratore Commodo (180-192), venne eretta una co-
lonna simile a quella Traiana Fig. 9.56 .
Il fusto si compone di 19 rocchi ed è alto 29,60
metri, cioè 100 piedi romani. Tutta la costruzione
si eleva per circa 40,50 metri. Rispetto alla Colonna
Traiana le bande del nastro spiraliforme si riduco-
no di numero, le figure che compongono le sce-
ne sono più alte e meno numerose, il rilievo è più
marcato e più profondo, in modo da generare forti
contrasti chiaroscurali.
A causa dei rilievi sporgenti l’aspetto della colon-
na cilindrica (quindi priva dell’entasi) appare defor-
mato e ondeggiante. La rappresentazione, per lo
più frontale, di Marco Aurelio che parla alle trup-
pe Figg. 9.57 e 9.58 o che compie azioni di elevato
valore simbolico determina una sosta nella narra-
zione e nello stesso fluire continuo delle scene. In
quelle analoghe della Colonna Traiana, invece, la
figura di profilo dell’imperatore Figg. 9.59 e 9.60 in-
vita a proseguire nella lettura delle immagini da
sinistra verso destra.
La storia non è narrata seguendo lo svolgersi de-
gli eventi, ma in maniera che gli avvenimenti più
famosi e significativi si trovino in basso, in una po-
sizione tale da poter essere ben visti da chiunque.
Non è possibile riconoscere nella Colonna di
Marco Aurelio l’intervento dirigente di un’unica
personalità artistica: più d’uno furono i maestri che
vi operarono e tutti sembrano molto vicini o mol-
to legati all’arte che viene definita plebea.
Ma soprattutto cambiano i contenuti della nar-
razione. Infatti non v’è più, come nella Colonna
Traiana, rispetto per la dignità dei vinti ❯ Fig. 8.217 .
Qui lo sconfitto è sempre trattato con durezza, è
fatto oggetto di scherno ed è ogni volta rappresen-
tato come perdente. È quanto si nota, ad esempio,
nella porzione con l’arrivo dell’imperatore in un
villaggio barbaro che viene saccheggiato, mentre
uomini, donne e bambini sono miseramente mas-
sacrati Fig. 9.61 . La grandezza del bellicoso solda-
to romano è accentuata e accresciuta, ma la verità 9.61  mana viene quindi rappresentato un evento quasi
Colonna di Marco Aurelio.
storica viene addirittura alterata. Particolare con scena di
miracoloso e pertanto irrazionale. Tale fatto è ri-
Ci sono, però, due scene che colpiscono per la massacro e saccheggio. velatore perché mostra come la mentalità romana
novità dei soggetti rappresentati: quelle del Mira- 9.62 
stia via via cambiando e si trovi pronta ad acco-
colo del fulmine e del Miracolo della pioggia. Colonna di Marco Aurelio. gliere, oltre che a rappresentare, fatti irrazionali,
Nella seconda, Giove Pluvio interviene con un Particolare con Il miracolo inspiegabili e soprannaturali. Si tratta di un nuo-
della pioggia.
prodigio per cambiare il corso degli eventi Fig. 9.62 vo atteggiamento, del tutto inedito nel panorama
ed è raffigurato come un vecchio alato dalla cui ■ Giov e Pluv io Dal latino della civiltà romana, conseguenza dei riti orientali
plùere, piovere. Pluvio è uno
persona gronda una pioggia ristoratrice per le le- dei molti attributi del padre degli e delle religioni a carattere salvifico (quali il cristia-
gioni romane e nefasta per i nemici che ne sono dei e indica la sua signoria sugli nesimo) introdotti in quegli anni a Roma o in essa
elementi atmosferici (soprattut-
travolti. Per la prima volta nella storia artistica ro- to pioggia e fulmini). già diffusi.
480

Arco di Costantino Fra il 312 e il 315/316, subito 9.63 


Roma, Arco di Costantino,
dopo la vittoria su Massenzio nella battaglia di Pon- 312-315/316.
te Mìlvio (28 ottobre 312) e per celebrare il decenna-
le di regno di Costantino, il Senato romano decre- 9.64 
Interpretazione grafica del
ta la costruzione di un grande arco trionfale. Con prospetto Nord dell’Arco
l’erezione dell’Arco di Costantino Fig. 9.63 si conclu- di Costantino (rielab.
da Conforto, Melucco
de quel processo, a cui si è accennato in preceden- Vaccaro, Cicerchia, Calcani,
za › par. 8.5.2 , consistente nel progressivo passaggio Ferroni, 2001). In bianco
le parti dell’originario
dell’arte plebea da un ruolo dapprima isolato, poi Arco di Adriano, in verde
subalterno (il fregio sacrificale dell’Arco di Augusto gli interventi strutturali
costantiniani, in giallo gli
a Susa, ad esempio, che era poco visibile dal basso) elementi architettonici e
e, infine, di primo piano. In questo monumento, in- scultorei di reimpiego di
fatti, il rilievo storico-celebrativo, che costituisce l’e- età costantiniana e in rosa
le decorazioni di epoca
lemento più importante in un’architettura ufficiale, costantiniana.
rientra a pieno titolo nella corrente dell’arte plebea.
L’arco ha tre fornici, un attico e colonne corin- da monumenti dell’età di Traiano, di Adriano e di
zie libere su alti piedistalli addossati ai pilastri. Le Marco Aurelio. La sua stessa struttura pare non es-
colonne – dietro le quali si trovano delle lesene (le- sere completamente di età costantiniana Figg. 9.64
sene di ribattitura) anch’esse corinzie – sostengono e 9.65 . Infatti, recenti studi hanno suggerito che le
una trabeazione, mentre in prosecuzione del loro fondazioni incorporino murature riferibili alla Do-
asse, e di fronte all’attico, sono collocate statue di mus Aurea di Nerone e a un edificio onorario de-
Daci prigionieri. dicato a Domiziano, l’ultimo imperatore della di-
Il monumento è, forse, il più antico esempio di nastia dei Flavi. Inoltre, l’intera porzione inferiore
edificio «di spoglio», essendo formato da parti di dell’arco, fino all’altezza della cornice al di sopra
costruzioni preesistenti distrutte per l’occasione. dei fornici, risulterebbe essere quella di un arco
L’arco, infatti, ingloba rilievi e sculture provenienti di trionfo dedicato ad Adriano. Tale costruzione
9.65  Ô 481
Arco di Costantino. Elementi
di spoglio.
a. Statua di epoca traianea
raffigurante un Daco.
b. Tondo di epoca adrianea
con scena di caccia.
c. Lastra dell’epoca di Marco
Aurelio con scena di
adlocutio.
d. Lastra dell’epoca di Marco
Aurelio con l’esercito
romano che assiste a un
suovetaurilia.

a c d

Arco di Adriano Arco di Costantino

sarebbe stata trasformata per l’occasione con l’in- 9.66  opera isodoma di marmo, mentre l’attico è in mu-
Confronto fra i prospetti,
serimento dei rilievi, la sostituzione delle semico- i fianchi e le piante dell’Arco
ratura di mattoni, riempimento in conglomerato
lonne addossate con colonne libere, l’aumento di di Adriano e di quello cementizio e rivestimento in lastre marmoree.
spessore dei piedistalli, l’abbattimento dell’attico e di Costantino (rielab. Il rilievo storico della decorazione scultorea fu
da Conforto, Melucco
la sua ricostruzione con una differente tecnica mu- Vaccaro, Cicerchia, Calcani, eseguito appositamente in età costantiniana. Fra
raria Fig. 9.66 . Per l’appunto, la parte inferiore del Ferroni, 2001). le sue parti più significative si colloca senza dubbio
monumento onorario è interamente costruita in quella con l’episodio della liberˆlitas (in latino libera-
482

9.67 
Arco di Costantino. Rilievo
storico con la liberalitas
dell’imperatore.

9.68 
Arco di Costantino. Rilievo
storico con la liberalitas
dell’imperatore. Particolare
della porzione centrale.

e
a a
b b

4 4 2 2 4 4
1

5 3 3 5

d c c d
e

lità, generosità, qui con il senso di «distribuzione dei 9.69  alto b , ai piedi dell’imperatore c e al suo fianco a )
Schema compositivo
sussidi») dell’imperatore, dove è possibile verifica- del rilievo storico con la
e, da ultimo, quella della troneggiante persona di
re tutti i caratteri specifici dell’arte plebea Fig. 9.67 . liberalitas dell’imperatore. Costantino e . È scomparso anche ogni riferimen-
L’imperatore Fig. 9.69, 1 è al centro di una com- 1. Imperatore Costantino to prospettico, poiché tutti i numerosi personaggi
posizione simmetrica, seduto in trono, in posizione 2-4. Dignitari di corte sono raffigurati alla destra e alla sinistra dell’impe-
5. Sudditi
perfettamente frontale e immobile, attorniato dai a-c. Dimensioni dei dignitari ratore, anche quelli (il popolo) che verosimilmen-
sudditi 5 e dai dignitari di corte 2-4 . Egli è l’unico d. Dimensione del popolo te gli erano di fronte. Si dice, in questo caso, che la
e. Dimensione di Costantino
personaggio a essere rappresentato in questo mo- prospettiva è ribaltata Fig. 9.70 .
do Fig. 9.68 , il che lo rende simile a una divinità. 9.70 
Lo schema proposto dall’anonimo scultore di
Nella raffigurazione non v’è nulla che possa rin- Disposizione schematica età costantiniana avrà largo seguito, sia in età tar-
viare ai canoni proporzionali greci; le figure sono dei personaggi di fronte do-antica (è il caso delle raffigurazioni di Cristo con
all’imperatore e loro
trattate in maniera gerarchica: le loro dimensioni “ribaltamento”. gli Apostoli) sia, soprattutto, nel Medioevo (si veda,
aumentano in relazione alla loro importanza. È per esempio, la Maestˆ di Duccio per il Duomo di
Animazione
possibile, infatti, individuare cinque differenti di- Siena › par. 12.7.2 ).
mensioni: quella più piccola riservata al popo- Con l’adozione di questo tipo di rilievo storico
lo Fig. 9.69, d che riceve benefici (in basso a destra si può dire che la strada per l’arte medievale è or-
e a sinistra), le tre distinte dei dignitari (collocati in mai preparata.
483

9■2
L’arte paleocristiana
Il nuovo nella continuità
Il cristianesimo, all’inizio religione semplicemente
tollerata, alla stregua di tante altre, ebbe una dif-
fusione così capillare da diventare, dopo il Conci-
lio di Nicèa (325), religione ufficiale dell’impero e,
nel 380, addirittura unica religione ammessa nel-
lo Stato. Questo, però, non vuol dire che il paga-
nesimo cessasse in quel momento di esistere; anzi
continuò a sopravvivere a lungo, soprattutto nel-
le campagne, almeno fino a circa il VI-VII secolo.
Conviene ricordare a tal proposito che, non a caso,
il termine pagano deriva dal latino pàgus, villaggio, 9.71  9.72  9.73 
Roma, Catacombe di Catacombe di Domitilla. Roma, Villa romana sotto la
i cui abitanti (i contadini, appunto), sempre restii a Domitilla. Particolare delle Decorazione murale, ca 230. Basilica di San Sebastiano.
ogni mutamento, lo furono anche nell’ambito del- decorazioni di un soffitto. Affresco, ca 235.
la religione tradizionale e dei suoi riti.
I cristiani, peraltro, furono gli unici eredi della l’autorità imperiale avesse sempre un’investitura
vera mentalità romana. Il cristianesimo, quindi, discendente direttamente dal potere divino. Il lin-
poté divenire potente anche perché da religione ri- ■ I secolo Svetonio (Vita Clau-
guaggio artistico si adattava perfettamente a tale
voluzionaria (ritenuta addirittura, e sin dalla metà dii, 23, 4) ricorda che l’impera- concezione e non riesce difficile capire come anche
tore Claudio (41-54 d.C.) «Iuda-
del I secolo, sovversiva e fonte di problemi per la si- eos impulsore Chresto assidue il cristianesimo si sia poi potuto inserire in questa
curezza dell’impero, dal momento che, conforme- tumultuantes Roma expulit» cultura figurativa facendola lentamente propria.
(Espulse da Roma i Giudei che
mente alla fede, rifiutava di riconoscere la natura per istigazione di Cresto erano D’altra parte, gli artisti e gli artigiani che lavo-
divina dell’imperatore) aveva pian piano accettato causa continua di disordine). ravano per i cristiani e per i pagani erano gli stessi
Inizialmente i Romani confon-
la concezione romana dello Stato. Nel IV secolo, devano i cristiani con gli ebrei. (e non avrebbe potuto essere diversamente). Non
grazie alla sua organizzazione e alla sua ricchezza, c’è, quindi, discontinuità fra arte romana e arte cri-
■ Catacombe Luoghi sotterra-
si presentava come l’unica forza capace di ridare nei usati dai cristiani dei primi stiana. Possono essere emblematici, in tal senso, gli
vitalità all’impero e di ereditarne le funzioni. La secoli per le sepolture. Il termi- affreschi di alcuni ambienti delle Catacombe di Do-
ne viene dall’espressione greca
storia del cristianesimo, dunque, finisce per con- katˆ k•mbas, «presso l’avvalla- mitilla Figg. 9.71 e 9.72 , a Roma, messi a confronto
fondersi con quella stessa di Roma divenendone, mento», con cui anticamente si con altri della villa romana sotto la Basilica di San
indicavano solo le catacombe
di fatto, parte integrante. romane di San Sebastiano, che Sebastiano Fig. 9.73 . In tutti gli esempi considera-
erano appunto collocate in una ti, coevi e della prima metà del III secolo, le pareti
Nel corso dei primi secoli dell’impero, l’idea conca del terreno usata come
di Stato si era evoluta accettando il principio che cava di pozzolana. sono solcate da nastri che le ripartiscono in riqua-
484 9.74  del III secolo. Roma,
Decorazioni pagane Catacombe di Priscilla.
e simboli cristiani. e. Pavone tra foglie
d’acanto, IV secolo.
a. Fauna marina, II secolo a.C. Tunisi, Museo del Bardo.
Napoli, Museo Archeologico f. Pavone, seconda metà
sezione V ■ L’alto Medioevo

Nazionale. del III secolo. Roma,


b. Stele di Licinia Amias, Catacombe di Priscilla.
inizio del III secolo. Roma, g. Lastra di chiusura del
Museo delle Terme di loculo di Seberus,
Diocleziano. IV secolo. Città
c. Gesù Buon Pastore, del Vaticano, Museo
seconda metà del Pio Cristiano.
III secolo. Roma, h. Monogramma di Cristo
Catacombe di Priscilla. (Chrismon), IV secolo.
d. Lunetta con orante Città del Vaticano, Museo
a b velato, seconda metà Pio Cristiano.

dri geometrici, che accolgono semplici vignette,


secondo la tipologia della decorazione detta «a ra-
gnatela».
Soprattutto durante i primi due secoli dalla na-
scita di Cristo l’unica differenza fra arte pagana e
cristiana va dunque còlta nel diverso valore simbo-
lico che i cristiani attribuivano a certe raffigurazio-
ni. Infatti, se una qualunque scena di vendemmia,
con la rappresentazione di viti e grappoli d’uva,
per un pagano non era altro da quello che mostra-
va di essere, per un cristiano, invece, si caricava di
valori simbolici. In essa egli vedeva l’allusione al-
la parabola evangelica in cui Gesù paragonava se
stesso alla vite e i cristiani ai tralci, e leggeva chiaro
c d il riferimento all’Ultima Cena (per l’essenziale pre-
senza, in questa, del vino, che si ottiene dall’uva).
Allo stesso modo la raffigurazione di un pesce per
un pagano altro non era che quella di un animale
acquatico, mentre per il cristiano costituiva il sim-
bolo stesso del Cristo Fig. 9.74, a, b . Infatti, in greco
«pesce» si dice ichthỳs; ma questa parola è anche
l’acròstico formato dalle lettere greche iniziali della
frase «Iesùs Christòs Theoù Yiòs Sotèr», cioè «Gesù
Cristo Figlio di Dio Salvatore». E ancora, un pasto-
re con le pecore è, per un pagano, parte di una sce-
na agreste, per un cristiano raffigura invece Gesù
Buon Pastore c , o un uomo con le braccia solle-
vate rappresenta un orante che si pone nella stessa
e f posizione di Cristo sulla croce d e un pavone non è
solo un volatile dalle penne variopinte, ma simbolo
di eternità e, f , mentre la fenìce, un uccello mitolo-
gico che rinasce dalle sue ceneri, è metafora della
resurrezione di Gesù. Il nome stesso di Cristo (le
lettere greche chi e rho incrociate) diventa un moti-
vo ornamentale oltre che emblema, da raffigurare,
spesso accompagnato dalle lettere A e Ω, la prima e
l’ultima dell’alfabeto greco, a ricordare che Cristo
è l’inizio e la fine (Apocalisse, 22, 13) g, h ❯ p. 504 .
Con tali precisazioni, pertanto, per «arte pa-
leocristiana» (dal greco palaiòs, vecchio) si inten-
de quella dei primi secoli dell’era cristiana, un’arte
che, comunque, può essere ancora definita corret-
g h tamente come tardo-antica.
9 ■2■1 6
8. Transetto 10. Altare 485

L’architettura paleocristiana 9 8 9. Presbiterio

Edifici a pianta basilicale 11 5. Navate laterali


e a pianta centrale 4. Navata centrale

Per i primi tre secoli non esiste un’architettura sa- 5 5 4 5 5


cra cristiana ben definita. I cristiani, infatti, erano
soliti riunirsi, come si legge negli Atti degli Apostoli, 3. Nartece
«spezzando il pane nelle loro case» (Atti, 2, 46), in
1. Ingresso
luoghi, cioè, messi a disposizione dagli stessi fedeli.
Il tempio di Dio non poteva essere un edificio per- 1 3
ché «l’Altissimo [...] non abita in templi manufatti»
(Atti, 7, 48), ma nel cuore degli uomini. A lungo i
cristiani si vantarono di non possedere né templi 2 2. Quadriportico

né altari. E ancora nel 402-403 Prudenzio (348-post


405) poteva scrivere nella Contra Symmachum (II,
243-255), come detto da Dio stesso all’uomo:
12. Capriate
«Ti dispenso dal cemento e dalle pietre. […] È
un tempio dello spirito che io amo, e non di 11. Arco trionfale
marmo. Questo poggia sulle fondamenta d’oro 7. Catino absidale
della fede, la bianchezza della neve della pietà ne
6. Abside
costituisce la muratura splendente, la giustizia
sublime ne copre il fastigio, nell’interno il suolo
è cosparso di dipinti che vi forma, coi fiori ros-
seggianti della castità, il dolce pudore, guardia-
no vigile dell’ingresso. Ecco la dimora che mi
conviene, ecco la sede magnifica, degna d’un
ospite eterno e celeste, che mi accoglie».
Man mano che la comunità dei fedeli cresceva,
però, fu necessario poter disporre di spazi adeguati.
Tali spazi vengono identificati inizialmente con le
espressioni dòmus dèi (casa di dio) o domus ecclèsiae 9.75  vano fatto di quella tipologia edilizia. Perciò i primi
Planimetria generale,
(casa della comunità di fedeli) o semplicemente co- schema assonometrico
edifici adibiti al culto cristiano vennero esemplati
me ecclesia: dove quest’ultimo termine fa coincide- dall’alto e schema prospettico sulle basiliche romane ❯ par. 9.1.1 , le uniche costru-
dell’interno di una basilica zioni espressamente realizzate per contenere gran-
re l’edificio con l’assemblea stessa. paleocristiana a cinque navate
Solo con Costantino, dopo la vittoria su Massen- (San Pietro a Roma, rielab. di moltitudini di persone.
zio del 312, attraverso la protezione imperiale con- da Henry-Claude, Stefanon Assieme agli edifici di forma basilicale si svilup-
e Zaballos, 1987).
seguente all’editto di Milano del 313 si comincia- parono anche quelli a pianta circolare o poligo-
rono a costruire grandi edifici, anche a spese dello ■ Ultima Cena Ultima cena di nale. In particolare questa forma venne adottata
Gesù alla vigilia della sua pas-
Stato, perché in questo modo l’imperatore inten- sione, nella quale venne istituita
per quelle costruzioni che sorgevano sul luogo del
deva assicurare all’impero la protezione del dio dei l’Eucarestia. martirio di un santo o sulla sua tomba, inizialmen-
cristiani che, secondo la tradizione, lo aveva aiutato ■ Acrostico Dal greco àkros, te dette memòriae (sing. memòria), più tardi martỳria
nella battaglia di Ponte Milvio. estremo, e stìchos, verso. Pa- (sing. martỳrium, dal greco martyrion, testimonian-
rola di senso compiuto formata
Contrariamente ai riti pagani, che venivano ce- da lettere che sono a loro volta za). Successivamente questa pianta fu impiegata
lebrati all’esterno dei templi (soltanto i sacerdoti, le iniziali di altre parole di senso anche per i battistèri, gli edifici riservati al rito del
compiuto.
infatti, potevano entrare nel naos), quelli cristiani, battesimo.
consistenti nella preghiera collettiva e nella cele- ■ Atti degli Apostoli Scritti La basilica paleocristiana, solitamente, ha un an-
dall’Evangelista Luca riguardo
brazione dell’Eucarestìa, si svolgevano al chiuso e alla vita dei primi cristiani, in- damento longitudinale Fig. 9.75 e l’ingresso, a dif-
alla presenza di tutta l’ecclesia (comunità dei fedeli). centrandosi sulle figure di San ferenza di quanto avveniva nelle basiliche civili ro-
Pietro e di San Paolo.
Non era possibile, pertanto, nell’edificazione del mane, è sempre collocato in uno dei lati minori (di
tempio dei cristiani, prendere in prestito la forma ■ Eucarestia Dal greco euchari- preferenza quello occidentale) 1 . L’unidirezionali-
stèin (rendere grazie). È il memo-
di quello classico (pagano), perché non sarebbe sta- riale del sacrificio di Gesù in cui tà è suggerita dalla presenza dell’altare sul lato op-
si perpetua l’offerta del pane e posto all’ingresso 10 .
ta funzionale. Inoltre, essa sarebbe sempre parsa del vino dell’Ultima Cena, intesi
contaminata dal ricordo dell’uso che i pagani ave- come corpo e sangue di Cristo. Essa è in genere preceduta da un quadripòrtico 2 ,

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