Si riportano schemi, carte e materiali utilizzati a lezione. Questi appunti non sono in alcun modo
sostitutivi del manuale, ma solo integrativi.
Anno 300
CRISTIANESIMO E CHIESA
476-
10
REGNI ROMANO-BARBARICI
Regno dei Vandali, Africa settentrionale con capitale Cartagine, ariani.
Sacco di Roma 455 di Genserico (428-477).
Regno dei Visigoti, Penisola iberica, capitale Toledo; in un primo tempo
anche Gallia sud-occidentale (Aquitania) con capitale Tolosa, fino alla
sconfitta di Alarico II (484-507) a Vouill (non lontano da Poitiers, 507)
contro Clodoveo re dei Franchi. Lex romana Visigothorum, di Alarico II
(506), compendio di diritto romano teodosiano per la popolazione latina.
Ariani, conversione al cattolicesimo con re Reccaredo (586-601) nel 587.
Attaccati da Giustiniano nel 551. I territori occupati dai Bizantini nella della Spagna
meridionale formarono la nuova provincia di Spania, che resistette agli assalti
visigoti fino al 624.
11
Anno 400
12
Anno 500
1
3
Antiochia era la prima citt in cui i cristiani assunsero questo nome; la citt era sede dellaltra scuola teologica, contrapposta nei metodi a quella di
Alessandria.
Il sistema della pentarchia patriarcale stabilito definitivamente dal Concilio di Calcedonia (451).
Ostrogoti e Bizantini
518-527 Giustino. Conclude lo scisma acaciano e perseguita gli ariani.
Teodorico, re degli Ostrogoti (493-526), si pone contro i romani con i
quali aveva fino ad allora collaborato. Uccisi Simmaco, Boezio e papa
Giovanni I, fugge Cassiodoro.
527-565 Giustiniano I. Corpus iuris civilis (529-534, giurista Triboniano):
- Istituzioni, in 4 libri (basi, fondamenti);
- Digesto o Pandette, in 50 libri (pareri dei giureconsulti romani, sentenze);
- Codex (leggi imperiali da Adriano, 117-138, a Giustiniano);
- Novellae, leggi di Giustiniano e dei suoi successori.
528 chiusura della scuola filosofica di Atene.
532 Pace con i persiani.
533-534 conquista del regno dei Vandali.
535-553 guerra greco-gotica (goto-bizantina)
Dopo la morte di Teodorico (, La figlia Amalasunta, prima reggente per
il figlio minore Atalarico (+ 534),
poi sposa il cugino Teodato, che di fronte ai tentativi di trattative con
Giustiniano - la imprigiona nellisola di Martana nel lago di Bolsena e la fa
strangolare nel bagno (535).
Pretesto per lo scoppio della guerra greco-gotica (535-553).
Belisario sbarca in Sicilia. Teodato fugge, ucciso da Vitige che diventa re
(535-540), marito di Matasvinta, figlia di Amalasunta e sorella del morto
Atalarico.
Teodorico
Amalasunta (+535) sposa Teodato (+ 535)
Atalarico (+534) Matasvinta sposa Vitige (535-540)
20
LONGOBARDI
Origine scandinava. Leggenda: nome cambiato da Vinnili in Longobardi dal dio Odino per le lunghe barbe.
Il popolo dei Winnili, sotto la guida dei fratelli Ibor e Aio, figli di Gambra, migr
dalla Scania verso sud, sulle coste meridionali del Mar Baltico e si stabil nella regione chiamata "Scoringa" (odierna Germania settentrionale).
Ben presto i Winnili vennero in conflitto con i vicini Vandali, e si trovarono in difficolt poich il loro valore non bastava a compensare l'esiguit numerica.
Narra la leggenda che i capi dei Vandali pregarono il dio supremo Odino di concedere loro la vittoria ma il dio rispose che avrebbe decretato il successo al popolo
che avrebbe visto per primo, il mattino della battaglia.
Gambra e i figli invece, ricorsero a Frigg, la moglie di Odino, che diede loro il
consiglio di presentarsi sul campo di battaglia al sorgere del sole: uomini e donne
insieme, queste con i capelli sciolti fin sotto il mento come fossero barbe.
Al sorgere del sole Frigg fece s che Odino si girasse dalla parte dei Winnili e il
dio, quando li vide, chiese: Chi sono quelli con le lunghe barbe?.
Al che la dea rispose: Poich hai dato loro un nome, dai loro anche la vittoria. E
cos fu...
Notizie dalla Historia Langobardorum di Paolo Diacono (Cividale post 720 - Montecassino ca 799). Educato alla corte regia di
Pavia, monaco a Montecassino nel 774 alla caduta del regno longobardo. 782-786 maestro di grammatica alla corte di Carlo Magno, poi a Montecassino dal 786 alla morte. L'Historia va dalle
origini al regno di Liutprando.
Dalla Scandinavia alla Pannonia, conversione al cristianesimo ARIANO. Molti restano pagani.
Alcuni partecipano alla guerra greco-gotica come mercenari per l'impero bizantino
con Narsete. Il re Alboino sconfigge e uccide il re dei Gpidi (che si fusero con loro)
e ne sposa la figlia Rosmunda.
Spinti dagli vari scendono in Italia nella primavera del 568 o 569 entrando dal Friuli, insieme a Gepidi e Sassoni.
Scarsa resistenza delle popolazioni romane, pressate dal fiscalismo bizantino, e delle
truppe imperiali, scarse a causa delle guerre in Oriente. Si diffondono a pelle di leopardo occupando le zone di minor resistenza:
- attuano una conquista ed una dominazione, senza alcun rapporto con l'impero
(nessuna hospitalitas o foederatio);
- si insediano per FARE, ripartizione tribale-familiare con antenato comune, con a
capo un duca;
2
1
CLEFI (572-574)
ANARCHIA MILITARE (574-584), il periodo pi duro della conquista longobarda,
fuggono ecclesiastici cattolici, molte diocesi restano a lungo senza vescovo; nella laguna veneta inizia a nascere Venezia con i profughi che vi si rifugiano; il patriarca di
Aquileia fugge a Grado. 577 Montecassino distrutta dal duca di Benevento Zottone.
Militarizzazione in Italia sia nei territori longobardi,
sia in quelli bizantini, sempre pi organizzati autonomamente per la difesa in mancanza di aiuti; gli uomini sono chiamati alle armi in base alla loro capacit economica, soprattutto le aristocrazie. Si potenzia il ruolo dei vescovi e della Chiesa, cui i signori laici sono legati come clienti (contratti di enfiteusi sui patrimoni ecclesiastici, di
solito per 29 anni).
666 La chiesa di Ravenna ottiene da Costante II (641-668) l'autocefalia.
nuovi re longobardi:
UTARI (584-590) sposa Teodolinda, figlia del duca di Baviera, cattolica. I duchi
(circa 30) concedono al re 1/3 dele terre. Il re li controlla con funzionari (gasindi) ed
ha collaboratori legati a lui da fedelt personale, in cambio di doni (gasindi).
AGILULFO (590-616) sposa anche lui Teodolinda. Il figlio Adaloaldo battezzato con
rito cattolico (603). Dialogo con papa Gregorio I Magno.
ADALOALDO (616-625 reggenza della madre) 626 deposto dai duchi ariani.
Solo gli arimanni (liberi longobardi) portano le armi e partecipano alle assemblee del popolo. I latini conservano "diritti civili" (propriet - salvo confische compravendita, matrimonio, eredit, ecc.).
Rest la personalit del diritto, almeno fino a Rtari. I chierici, di qualunque
stirpe siano, sono assimilati ai romani.
**********
GREGORIO I (590-604), di famiglia senatoriale romana. 573 praefectus urbi o pretore. Si fa monaco e trasforma in monastero (S. Andrea) la sua casa sul Clivus Scauri
(Celio).
Diacono con Benedetto I (574-579), apocrisario papale (ambasciatore, legato) a Costantinopoli fino 586 con Pelagio II (579-590). Qui compone i Moralia in Job.
590 eletto papa su spinta popolare. Prende il titolo di servus servorum Dei (servo dei
servi di Dio) invece che di "ecumenico" come il patriarca di Costantinopoli.
596 invia una missione per convertire gli Angli presso Etelberto re del Kent; gruppo
di monaci con a capo l'abate di S. Andrea, Agostino, consacrato vescovo, che pose la
sede a Canterbury (che rester sede del primate di Inghilterra). La chiesa inglese sar legata a Roma fino allo scisma di Enrico VIII.
Riforma liturgica e probabilmente anche del canto (gregoriano).
Dialogi in 4 libri. sulle vite dei santi monaci occidentali. Il II dedicato per intero a
S. Benedetto.
Omelie sui Vangeli (40), Omelie su Ezechiele, Regola pastorale inviata ai vescovi,
molte lettere per mantenere il collegamento con le chiese.
Organizza i patrimoni fondiari della chiesa di Roma (fino alla Sicilia), servendosene
per sfamare la popolazione romana tra guerre e pestilenze.
Attivit politica con i Longobardi e di difesa del territorio romano dagli attacchi dei
duchi di Spoleto e di Benevento e dello stesso re Agilulfo. Ma riesce ad iniziare il
dialogo per il tramite di Teodolinda, bavara e cattolica, fino al battesimo cattolico di
Adaloaldo.
ARIOVALDO (626-635) eletto dai duchi ariani.
RTARI, ariano (636-652):
643 EDITTO DI ROTARI, codificazione scritta delle leggi (e delle tradizioni) longobarde, in lingua latina. La fida (vendetta personale e familiare) in gran parte sostituita dal GUIDRIGLDO, pena pecuniaria data in parte alla parte lesa, in parte al re).
Previste pene capitali per la lesa maest ed il complotto contro il re. Probabilmente
l'editto valeva per tutti i sudditi del regno, con un parziale superamento della personalit del diritto.
ARIPERTO I (652-661) cattolico.
GRIMOALDO (662-671) ariano. Respinge attacchi dei Franchi e dei Bizantini (Costante II, 641-668)
PERTARITO (671-688) cattolico
CUNIPERTO (688-698) cattolico. 698 Sinodo di Pavia, cattolicesimo religione del
regno longobardo, bandito l'arianesimo. Termina definitivamente lo scisma dei Tre
Capitoli (Aquileia).
700-712 Periodo di lotte
Liutperto, figlio di Cuniparto, affidato ad Ansprando.
Si contrappone Raginperto duca di Torino, che si proclama RE associando al trono suo
figlio Ariperto II.
Ansprando lo sconfigge e suo figlio Liutprando acclamato re.
LIUTPRANDO 712-744
San Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti, era il protettore dei
Longobardi.
Alla fine del V secolo il suo culto si diffuse rapidamente in tutta Europa anche
in seguito allapparizione dellArcangelo sul Gargano, in Puglia.
Secondo la tradizione infatti, apparve nel 490 a san Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto e, indicatagli una grotta sul Gargano, lo invit a dedicarla al
culto cristiano.
In quel luogo fu edificato il Santuario di San Michele Arcangelo, una delle
principali mete del pellegrinaggio nel Medio Evo.
La corona ferrea
Papa Gregorio I avrebbe donato uno dei chiodi della croce di Cristo - trovata
nel IV sec. da Elena, madre di Costantino - a Teodolinda, regina
dei Longobardi, che fece fabbricare una corona ferrea e vi inser il chiodo, ribattuto a forma di lamina circolare.
La tradizione che legava la corona alla Passione di Cristo e al primo imperatore cristiano ne faceva un oggetto di straordinario valore simbolico, che legava
il potere di chi la usava a un'origine divina e ad una continuit con l'impero
romano.
La Corona Ferrea fu usata dai re Longobardi, e poi da Carlo Magno e dai suoi
successori, per l'incoronazione dei re d'Italia.
26
27
Anno 600
2
8
FRANCHI
Franchi si fa derivare da wrang, errante, o frakkr, coraggioso; poi il nome
ricondotto a frank, libero.
- Salii sulla Mosa e sullIssel=Yssala, o da sal (latino), nel senso di
mare (acqua salata)
- Ripuari, lungo le ripae (rive) del baso Reno, pi a sud dei Salii.
486 re Clodoveo, de Franchi Salii (481-511), dinastia dei MEROVINGI
(ricondotta ad un mitico capostipite Meroveo), sconfigge Siagrio, generale
romano che si era costituito un regno nella Gallia di nord-est con capitale
Soissons.
496 battaglia di Tolbiac contro gli Alemanni. Gregorio di Tours narra che
Clodoveo promise la sua conversione al al Dio di Clotilde, la moglie
burgunda cristiana, in cambio della vittoria. Clodoveo vince e si converte
al cristianesimo cattolico,.
24 dicembre 496 battesimo di Clodoveo a Reims dal vescovo Remigio.
La conversione al cristianesimo cattolico permise a Clodoveo di avere il
sostegno dei vescovi.
Buoni rapporti e poi fusione con le aristocrazie gallo-romane e con la
Chiesa.
Gregorio vescovo di Tours (ca 538-594) scrive lHistoria Francorum,
ove Clodoveo presentato come un novello Costantino.
507 vittoria di Vouill contro Alarico II, ucciso in battaglia; i Visigoti lasciano ai Franchi lAquitania.
CONCEZIONE PATRIMONIALE DEL REGNO, diviso fra tutti i figli.
Dopo la morte di Clodoveo il regno diviso in 3, poi in 4 parti:
1)
Neustria a nord-ovest, tra Loira e Senna, capitale Parigi.
2) Austrasia, a nord-est, dalla Mosa fino ai territori ad est del Reno, capita- le
Reims, poi Metz.
3) Aquitania a sud-ovest, capitale Soissons.
4) Nel 534 i tre re franchi conquistarono la Borgogna, a sud-est, lungo il
bacino del Rodano, e se la spartirono. Pi tardi divenne una parte autonoma con capitale Orlans.
Si noti che le quattro capitali sono tutte nella zona centrosettentrionale della Gallia, attorno a Parigi, sottolineando cos l'unit franca anche nella ripartizione del regno.
MAGGIORDOMI DI PALAZZO (maiores domi), rappresentanti degli antrustioni, appartenenti alla trustis (guardia armata, compagni) del re. Esercitano il potere reale rispetto a quelli che saranno detti re fannulloni (o
impotenti, rois fainants).
Tra questi maggiordomi, si afferma la dinastia dei Pipinidi, da Pipino di
Landen (ca 560-640 o 647), maggiordomi di Austrasia.
687 Pipino II di Hristal (ca 640-714), sconfigge il maggiordomo di Neustria rimanendo unico padrone del regno.
714-741 Carlo Martello, figlio del precedente.
732 vittoria di Poitiers contro gli arabi, che nel 711 avevano iniziato la
conquista della Spagna e provano a spingersi oltre i Pirenei.
Organizzazione di vassalli che servono il sovrano in armi e ne ricevono un
beneficio o feodum. Per far ci Carlo Martello si serve delle terre appartenenti ai patrimoni ecclesiastici.
Si forma la cavalleria pesante franca.
Carlo Martello governa come un re e si fa chiamare re.
30
3
1
MONACHESIMO
Monachi o monzontes da mnos, solo.
Origini dal III sec., sviluppo nel IV e boom nel V.
Forme eremitica (remos = deserto), isolata;
cenobitica (koins=comune, bos=vita), comunitaria con a capo labate o la
badessa).
-Antonio eremita in Egitto (met sec. III-ca 356), discepolo del monaco
Paolo; Vita Antonii scritta da Atanasio, tradotta in latino da Girolamo.
-Pacomio Egitto ca 292-346, cenobita autore di una regola e fondatore di un
cenobio maschile e di uno femminile.
- Basilio (329-379), monaco poi vescovo di Cesarea dal 370. Autore di una
regola cenobitica molto diffusa in Oriente.
- Girolamo (347-419/20), esperienze monastiche a Roma e a Betlemme.
-Martino (315-397), monaco poi vescovo di Tours, continuando a vivere da
monaco. Vita Martini di Sulpicio Severo.
Il monastero di Tours rimase famoso per tutto il Medio Evo,
and distrutto durante la rivoluzione francese.
Fuga mundi, militia Christi, ascesi, monastero come anticipo in terra della
Gerusalemme celeste, stabilitas loci, regola, preghiera e lavoro manuale:
sono le caratteristiche principali del monachesimo.
34
Espansione
dei centri
monastici,
sec. V-VII
3
5
Questi riunirono le divinit degli Arabi nella KABA (dado, cubo), dedicata al culto
della divinit maschile di Hubal
La tradizione islamica lo consider come il primo tempio dedicato al culto monoteistico:
il primitivo edificio era stato distrutto dal Diluvio Universale, ma se ne mise in
salvo un pezzo: la Pietra Nera, nascosta nelle viscere di una montagna presso
La Mecca ed estratta per la sua opera di riedificazione da Ibrhm (Abramo) aiutato dal figlio Isml (Ismaele biblico, che collocarono la Pietra Nera nell'angolo di Sud-Est dell'edificio, dove rimane incastonata.
Secondo la Genesi (16, 15) Ismaele nacque da Abramo e dalla schiava di Sara
Agar. Dopo che Sara partor Isacco, la sua gelosia verso Ismaele spinge Abramo ad allontanare Agar e il loro figlio Ismaele nel deserto (Genesi 21, 8-21).
Ismaele prender in moglie una egiziana e sar considerato il progenitore degli
Arabi.
MAOMETTO
Nacque alla Mecca tra il 569 e il 571
Mercante, fece vari viaggi, che gli permisero di conoscere le religioni monoteistiche.
Rimase orfano,
spos Cadigia, una vedova facoltosa, e ci gli permise di dedicarsi senza problemi
economici alla sua riforma religiosa,
cui fu spinto dallapparizione dellarcangelo Gabriele nel 610 che gli avrebbe preannunciato che sarebbe stato il profeta di Dio (Allah).
corrispondenza fissa di mesi e celebrazioni col solare, ad es. il Ramadn capita in diversi periodi del nostro anno solare.
Testo sacro della nuova religione il CORANO (qurn = recitazione, lettura ad alta
voce). Contiene gli insegnamenti di Maometto e le rivelazioni avute da lui. Fu scritto
dopo la sua morte, ma ritenuto dettato da Dio direttamente in arabo
larabo diviene allora la lingua sacra
perch la lingua della rivelazione,
con le conquiste si sovrappone alle lingua locali.
2. Preghiera
Individuale: cinque volte al giorno, isolati dal suolo con un tappeto;
Collettiva: venerd, nella moschea, con il sermone dellimam.
LIMM il direttore della preghiera, non sacerdote, ma solo esperto nel Corano.
3. Digiuno
Si fa nel mese di Ramadn:
non si pu mangiare, bere, fumare, avere rapporti sessuali in tutti i giorni, dallalba al
tramonto.
Il mese inizia con il ricordo della rivelazione avuta da Maometto da parte di Allah e
termina con la grande festa di fine del digiuno.
5. Elemosina
legale, dovuta dai pi ricchi alle moschee nella misura di un decimo dei propri guadagni;
volontaria, ai poveri.
Non fa parte dei cinque pilastri il jhd (ghd) = lotta. Esso ha vari livelli:
- interiore, del fedele contro il male;
- contro la realt esterna per la diffusione della fede o per leducazione alla fede;
- lotta armata per propagare lIslam.
Chi muore combattendo un MARTIRE, per il quale si apre subito il PARADISO.
Oltre a quanto gi visto (preghiera privata e comunitaria, elemosina, digiuno, pellegrinaggio), comuni allIslam sono elementi di altre religioni:
- angeli e diavoli
- paradiso e inferno
- giudizio e risurrezione finale
Il CORANO non pu rispondere a tutte le domande e le esigenze, per cui gli viene affiancata la SUNNA = tradizione sul comportamento di Maometto
La sunna la base del diritto musulmano.
40
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Espansione
musulmana dal 632
42
Anno 700
4
3
SECOLO VIII
LONGOBARDI
BIZANTINI
PAPATO
FRANCHI
4
4
751. Pipino (il Breve), mandata a Roma una delegazione a papa Zaccaria,
gli chiede il suo parere sui re dei Franchi discendenti dall'antica stirpe dei
Merovingi, che erano chiamati re, ma tutto il potere del regno stava presso
il maior domus, a parte il fatto che i documenti e i privilegi venivano sottoscritti col nome del re. Ed al Campo di Marte quello che era chiamato re,
visto dai popoli una sola volta all'anno, portato su un carro tirato da buoi e
sedendo in luogo elevato, riceveva pubblici doni offertigli solennemente,
col maggiordomo che stava di fronte e che annunciava ai popoli le cose
che andavano fatte successivamente in quell'anno; e cos, tornando il re al
palazzo, il maggiordomo amministrava tutti gli altri affari del regno. Lo
prega quindi di decidere chi di loro debba a diritto essere chiamato ed essere re, quello che sieda sicuro a casa o quello che sopporta la cura di tutto
il regno e le molestie di tutti gli affari.
752 [751]. Il papa Zaccaria comanda al popolo dei Franchi, per l'autorit di
san Pietro apostolo, che Pipino, che usava del potere regio, fruisse anche
della dignit del nome. Cos il re Childerico, ultimo re dei Merovingi che
comand sui Franchi, fu deposto e mandato in monastero, mentre Pipino,
unto re dal santo arcivescovo Bonifacio nella citt di Suassons, fu innalzato all'onore del regno.
(11) E poich per la predicazione di Silvestro ho saputo di essere stato restituito inte- gro
1
alla mia salute, abbiamo giudicato utile, con tutti i nostri satrapi e con tutto il senato, con gli ottimati e tutto il popolo romano sottoposto al nostro impero glorioso,
che, come San Pietro appare costituito in terra quale vicario del figlio di Dio, cos i
pontefici, che fanno le veci dello stesso principe degli apostoli, ottengano, concesso
da noi e dalla nostra imperiale potest, un potere sovrano pi ampio di quello che
concesso alla terrena mansuetudine della nostra imperiale serenit, scegliendo che lo
stesso principe degli apostoli e i suoi vicari siano nostri saldi patroni presso Dio. E,
per quanto possibile alla nostra terrena imperiale potest, abbiamo deciso di onorare
la sua sacrosanta chiesa romana con la dovuta venerazione, e di esaltare gloriosamente, pi del nostro impero e del nostro trono terreno, la santissima sede di San Pietro,
assegnandole potest, gloria, dignit, forza e onori imperiali.
(12) Pertanto decretiamo e sanciamo che essa tenga il primato sia sulle quattro principali sedi di Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, sia su tutte le
chiese di Dio esistenti su tutta la terra; e che ogni pontefice della Santa Romana Chiesa, sia il pi alto e principale di tutti i sacerdoti, e che secondo il suo giudizio siano
regolate tutte le cose che attengono al culto di Dio e servono a rendere salda la fede
dei cristiani. infatti giusto che la legge santa abbia la capitale del suo dominio l
dove il creatore delle sante leggi, il nostro Salvatore, dispone che San Pietro avesse la
cattedra del suo apostolato, dove egli, affrontando il supplizio della croce, bevve il
calice della morte beata e imit il suo maestro e signore; e che le genti chinino il capo
confessando la fede di Cristo l dove il loro dottore, l'apostolo San Paolo, ebbe la co2
Dignitari.
Salvatore nostro, il Signore Dio Ges Cristo, una chiesa col battistero e che noi stes4
si abbiamo portato sulle nostre spalle dodici corbe del materiale di scavo delle fondamenta, a imitazione del numero dei dodici apostoli. Questa chiesa noi abbiamo decretato, che sia proclamata, venerata, onorata ed esaltata come capo e vertice di tutte
le chiese esistenti nel mondo, cos come abbiamo stabilito con un altro nostro imperiale decreto. Abbiamo altres edificato chiese in onore dei santi Pietro e Paolo, principi degli apostoli, arricchendole doro e dargento, ed in esse abbiamo riposto con
grande onore i loro santissimi corpi, facendo costruire per essi sarcofaghi dambra,
il pi resistente dei materiali []. Queste stesse chiese [] abbiamo dotate di beni
fondiari e di altre ricchezze [].
(14) [] Concediamo agli stessi santi apostoli, miei signori, i santi Pietro e Paolo, e per
loro tramite anche al beato padre nostro Silvestro, sommo pontefice e papa
universale della citt di Roma, e a tutti i pontefici suoi successori che siederanno
nella sede di Pietro sino alla fine del mondo, e consegniamo immediatamente il
palazzo lateranense [], e poi il diadema, cio la corona del nostro capo, e, insie5
me, il frigio ed anche il superumerale, ossia la fascia che suole circondare il collo
6
Alla spada.
La basilica del S. Salvatore, poi detta di S. Giovanni in Laterano.
4
Ceste.
5
'
Copricapo corto, ornato all'intorno d'un cerchio d oro.
6
Corto mantello di origine militare.
3
di
Bisanzio, in unadattissima localit, una citt che avr il nostro nome, e stabilire
col la sede del nostro impero, poich l, dove dall'imperatore celeste stata stabilita la capitale del principato dei sacerdoti e della religione cristiana, non giusto
che ivi eserciti il potere l'imperatore terreno.
(20) Convalidando con firma di nostra propria mano il foglio di questo nostro imperiale decreto, lo abbiamo deposto sul venerando corpo del beato Pietro principe
degli apostoli, promettendo allo stesso apostolo di Dio di osservare inviolabilmen- te
tutte queste nostre concessioni, e di lasciar ordine che le osservino agli impera- tori
nostri successori, e le abbiamo trasmesse da possedere perennemente e felice- mente
al beatissimo padre nostro Silvestro sommo pontefice ed universale papa e attraverso di lui a tutti i pontefici suoi successori, con lapprovazione del signore Dio e
salvatore nostro Ges Cristo.
Dato a Roma nel terzo giorno delle Kalende di Aprile , essendo consoli il nostro
signore augusto Flavio Costantino per la quarta volta e Gallicano, uomini illustrissimi [315].
30 marzo.
49
Anno 800
5
0
Avvenimenti in Oriente:
797 Limperatrice Irene, reggente per il figlio Costantino VI (gi con il II Concilio di
Nicea, 787),
entra in contrasto col figlio e lo fa accecare, assumendo direttamente il potere.
Limpero non era mai andato ad una donna. Le due cose costituiscono un pretesto in
Occidente per considerare limpero vacante.
Avvenimenti a Roma:
Papa leone III (795-816) avversato dallaristocrazia romana. Accusato di spergiuro
ed adulterio, il 29 aprile 799, mentre in processione verso San Lorenzo in Lucina,
aggredito, ferito e imprigionato.
liberato da due inviati di Carlo e condotto a lui a Paderborn. Nell800
riaccompagnato sotto scorta a Roma, dove a fine novembre raggiunto da Carlo.
Il 23 dicembre Leone III viene giudicato da Carlo: per essere scagionato dalle accuse
degli avversari, dovette giurare sulla propria innocenza davanti a unassemblea di
ecclesiastici e laici presieduta da Carlo.
Due giorni dopo, il 25 dicembre, durante la messa di Natale, Leone III pose una
corona sul capo di Carlo, mentre patrizi e popolo acclamavano: Carolo augusto
(piissimo) magno et pacifico Romanorum imperatori vita et victoria.
la translatio imperii a Graecis in Francos.
La Translatio imperii
A)
E poich allora il titolo imperiale era vacante nelle terre dei Greci ed
2
essi avevano per imperatore una femmina , parve giusto allo stesso papa
3
Leone e a tutti i santi padri presenti nell'assemblea ed anche a tutto il
resto del popolo cristiano, di dover dare a Carlo, re dei Franchi, il nome d'imperatore, dal momento che egli aveva in suo potere la citt di
Roma, dove i Cesari sempre avevano avuto la consuetudine di risiedere,
e le altre residenze imperiali in Italia, in Gallia e in Germania. Poich
Dio onnipotente aveva permesso che tutte queste sedi venissero in suo
potere, a loro sembrava giusto che egli, con l'aiuto di Dio e a richiesta di
tutto il popolo cristiano, avesse tale dignit. Alla loro richiesta re Carlo
non volle opporre un rifiuto; ma, sottomettendosi al volere di Dio, e a
petizione dei sacerdoti e di tutto il popolo cristiano, nel giorno della nativit di Nostro Signore Ges Cristo assunse il titolo d'imperatore con la
consacrazione di papa Leone.
(in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, I, p. 38)
ANNALI REGI.
Lo stesso giorno del santissimo natale del Signore, quando il re, prima
4
della messa, si alz in piedi dopo aver pregato davanti alla confessione
del beato apostolo Pietro, papa Leone gli pose sul capo una corona e tutto
il popolo romano acclam: A Carlo, augusto, coronato da Dio grande e
pacifico imperatore dei Romani, vita e vittoria. E dopo che si furono
1
cantate le lodi, egli fu adorato dal pontefice al modo degli antichi princi5
pi , e, deposto il titolo di patrizio, fu chiamato imperatore ed augusto.
(in M. G. H., Scriptores, I, p. 188)
proprie mani incoron Carlo con una preziosissima corona. Allora tutti
i fedeli romani, considerando tutto l'aiuto e l'amore che Carlo aveva mostrati verso la Santa Romana Chiesa e verso il suo vicario, per volere di
Dio e del beato Pietro, custode del regno dei cieli, gridarono
6
unanimemen- te a gran voce: A Carlo, piissimo augusto coronato da
7
Dio grande e pa- cifico imperatore, vita e vittoria . E dinnanzi alla
confessione del beato apostolo Pietro, il grido fu ripetuto tre volte, dopo
aver invocato molti santi; e Carlo fu eletto da tutti imperatore dei romani.
E subito il santissi- mo pontefice e vescovo unse con l'olio consacrato il
re Carlo, suo nobilis- simo figliolo, nello stesso giorno del natale del
Signore nostro Ges Cri- sto.
(Liber pontificalis, ed. Duchesne, II, Parigi, 1892, p. 7)
Lattributo piissimo, di chiaro contenuto religioso, non compare in nessuna delle precedenti
cronache di parte carolingia.
7
Karolo augusto piissimo, a Deo coronato magno et pacifico Romanorum imperatori, vita et victoria. Lacclamazione viene dopo lincoronazione per mano del papa, contrariamente al rituale bizantino, che venne in parte seguito.
secuzione contro i monaci iconoduli, i due sposi decisero di separarsi e di diventare monaci. Teofane, quindi, fond un monastero nei dintorni di Sigriane
e qui visse fino al 815-816, scrivendo la Cronografia che narra la storia dell'Impero romano/bizantino dal 284 all'813, cio da Diocleziano a Leone V.
Quando Leone V (813-820) riprese la lotta contro le immagini sacre, Teofane si
oppose e fu punito con l'esilio a Samotracia, dove mor nell'817-818.
55
56
57
5
8
(solo di
IMPERO
CARLO I MAGNO 800- 814
CARLO + 811
LOTARIO I 840-850
(+855)
PIPINO
+ 838
LUDOVICO I IL PIO
814-840
seconde nozze
LUDOVICO il Germanico
840-876
CARLO
PIPINO + 810
CARLOMANNO
re di Francia 877-884
LOTARIO +870
LUDOVICO II 850-875
CARLO III IL GROSSO
re di Germania 876-887
re d'Italia e imperatore 877-887
re di Francia 884-887
deposto 887, + 888
887
60
I ceti sociali nella concezione (v. p. 248). Cristo che siede sullarcobaleno benedice i tre stati che
Dio d agli uomini, lo stato pastorale, militare e agricolo, cio ecclesiastici, cavalieri e contadini.
Loriginaria bipartizione in Chiesa e mondo, in clero e laici, sostituita dopo il IX secolo da una
tripartizione: il mondo dei laici diviso nel ceto elevato dei cavalieri e in quello inferiore dei servi e
dei contadini. Nella scritta sopra la figura si precisa che il Redentore si rivolge al papa,
allimperatore e ai contadini in quanto rappresentanti dei diversi ceti. Questo schema, che si attiene
al modello della Trinit, dur sino alla fine del Medioevo, nonostante la manifesta inadeguatezza,
perch qualera, ad esempio, il posto del mercante e del cittadino? I precetti di Cristo, riportati
accanto alle figure, si conformano al modello dellesametro in rima: Tu supplex ora, tu protege,
tuque labora (Tu prega supplice, tu proteggi e tu lavora campo). Lillustrazione, tratta
dallinfluente opera astrologica Pronosticatio in latino di Johann Lichtenberger del 1488, di cui si
ebbero fino al 1499 14 diverse edizioni, unincisione appartenente alledizione di Jacob
Meydenbach (Magonza 1492; legno n. 10082 fol. 6r) che in conformit con la scritta in alto
mostra alla testa del clero il papa, e a capo dei laici limperatore e un re.
61
Adalberone di Laon
La societ tripartita
Adalberone (ca 947 1030), dopo aver compiuto gli studi a Reims, divenne vescovo
di Laon nel 977. Prese parte alle vicende politiche e religiose del tempo, difendendo
lordine sociale.
Un esempio ne la sua opera pi significativa, il Carmen ad Robertum regem, un
poemetto in forma dialogica, scritto attorno al 1025 indirizzato al re di Francia Roberto
II 996-1031. In esso espressa la teoria dei tre stati della societ, una sorta di ideologia
giustificativa delle divisioni sociali.
... gli stati [della vita] sono tre. La legge umana distingue due condizioni: il nobile e il servo, che non sono governati da una legge uguale...
Questi [i nobili] sono guerrieri, tutori delle chiese, difendono tutti gli
[uomini] del volgo, grandi e piccoli, e si difendono nello stesso modo.
I servi sono laltra parte [della societ]: questa misera razza non possiede
nulla senza dolore...
Ricchezze e vestiario sono procurate a tutti dal servo, infatti nessun uomo libero capace di vivere senza servi...
Perci la casa di Dio, che si ritiene essere indivisibile, divisa in tre ordini: coloro che pregano, coloro che combattono e coloro che lavorano.
Questi tre ordini sono legati e inseparabili; le azioni di due ordini dipendono dal lavoro di uno solo; ciascuno con alterne vicende presta aiuto a
tutti...
Il mondo stato in pace soltanto quando prevalsa la legge. Ormai sparisce ogni pace [poich] si indeboliscono le leggi; cambiano i costumi degli
uomini e cambia anche lordine della societ.
G. A. Huckel, Les pomes satiriques d'Adalbron, Paris, 1901, pp. 155156, trad. di M. Sanfilippo, in Il sistema feudale,Torino 1975, pp.
100-101
62
6
3
Re del regno anglosassone meridionale del Wessex dall871 all899, primo re del
Wessex a chiamarsi "Re d'Inghilterra". Venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Alfredo famoso per la sua difesa del regno contro i Danesi (Normanni), grazie
alla quale fu l'unico re inglese ad avere ottenuto l'epiteto di Grande. Condusse una
lunga guerra contro i Danesi che avevano occupato le regioni centrorientali dell'Inghilterra e, dopo vari scontri con esito alterno, inflisse loro una sconfitta decisiva nella battaglia di Ethandun nell'878, tanto che il loro re, Guthrum, chiese il battesimo.
Da quell'anno divenne re degli Anglosassoni.
Di fronte al ritorno offensivo dei Danesi, Alfredo li sconfisse nuovamente
nell'896: gl'invasori erano definitivamente ricacciati, e nel regno subentrava la tranquillit che contrassegna i suoi ultimi anni di governo.
Uomo colto, Alfredo miglior il sistema di leggi dello stato con il Doom Book
(doom = giudizio o legge, destino; doomsday = giorno del giudizio universale), perci fu detto "il Giustiniano inglese", tra laltro instaur, molto prima di Guglielmo il
Conquistatore, la massima romana e giustinianea che quel che piace al principe ha
vigore di legge (quod pricipi placuit legis habet vigorem).
Alfredo incoraggi l'istruzione e favor lo sviluppo della cultura traducendo o facendo tradurre dal latino testi di teologia e di storia. Intraprese una serie di traduzioni,
in anglosassone, da opere latine di maggior fama nel Medioevo, premettendovi preziose prefazioni, che rivelano il suo metodo e i suoi intenti: la Cura Pastoralis di
Gregorio Magno; la Historia adversus Paganos di Paolo Orosio; la Historia Ecclesiastica gentis Anglorum, di Beda, orgoglio nazionale per gli Anglo-Sassoni; il De
consolatione Philosophiae di Boezio; traducendole, Alfredo contribuiva a creare la
prosa nazionale, meno sviluppata della poesia anglosassone.
Altre opere sono attribuite a lui. La pi importante l'Anglo-Saxon Chronicle, nella quale Alfredo ebbe parte, se non direttamente, almeno indirettamente, con il disegno ed il consiglio.
Privilegium Othonis
Nel nome del Signore Iddio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Io Ottone, per grazia di Dio
augusto imperatore, insieme con Ottone, glorioso re, mio figlio, per disposizione della divina provvidenza,
mediante questo patto di riconferma, prometto ed offro a te, beato Pietro, principe degli Apostoli e custode
del regno dei cieli, e per te al vicario tuo, il sommo pontefice e universale papa Giovanni XII, con lo stesso
titolo di potere e di giurisdizione dai vostri predecessori sino ad ora esercitato, la citt di Roma con il suo
ducato e con il suo su- burbio e con tutti i villaggi e territorii montani e marittimi, spiagge e porti, assieme a
tutte le citt, castelli, for- tezze e villaggi della Tuscia... con tutte le localit e territorii di pertinenza delle
soprascritte citt, nonch l'esar- cato di Ravenna nella sua integrit, con le citt, circoscrizioni, fortezze e
castelli, i quali beni Pipino e Carlo, ec- cellentissimi imperatori di santa memoria, nostri predecessori,
trasferirono da tempo al beato Pietro e ai vostri predecessori con atto di donazione. Lo stesso dicasi del
territorio della Sabina, cos come da Carlo, nostro pre- decessore, fu concesso integralmente al beato apostolo
Pietro con atto di donazione; cos pure per ci che con- cerne i territorii della Tuscia Longobarda e i
territorii della Campagna [laziale]. Inoltre, a te, beato Pietro aposto- lo, e al tuo vicario papa Giovanni e ai
suoi successori, per la salvezza dell'anima nostra e di quelle di nostro fi- glio e dei nostri parenti, offriamo le
citt e le fortezze appartenenti al nostro proprio regno, e cio: Rieti, Ami- terno, Forcona, Norcia, Valva e
Marsica e, in altro territorio, Teramo con le sue pertinenze.
Tutte queste soprascritte province, citt e distretti, fortezze e castelli, villaggi e territorii, unitamente ai
demani, per la salvezza della nostra anima e di quelle di nostro figlio e dei nostri parenti e dei nostri
successori e per il bene di tutto il popolo dei Franchi, che Dio ha protetto e protegger, riconfermiamo, in
modo che le detengano nel diritto, nel governo nella giurisdizione, alla sopraddetta Chiesa tua, o beato
apostolo Pietro, e per te al vica- rio tuo, padre nostro spirituale, Giovanni, sommo pontefice, papa
universale ed ai suoi successori, sino alla fi- ne del mondo, fatto salvo il potere nostro e di nostro figlio e dei
1
nostri successori, come sancito nel patto, nel constituto e nella conferma di promessa di papa Eugenio e
dei suoi successori, laddove si specifica cos: che tutto il clero e tutta la nobilt del popolo romano a causa
delle varie violenze e delle irragionevoli incom- prensioni, che vanno eliminate, dei pontefici nei confronti
del popolo a loro soggetto, con giuramento si obbli- gano a far in modo che la futura elezione dei pontefici,
per quanto star nella volont d'ognuno, avvenga in forma canonica e secondo giustizia e che quegli che
sar chiamato a questo santo e apostolico reggimento non sia consacrato col consenso d'alcuno se prima
non faccia, alla presenza dei nostri messi o di nostro figlio ovve- ro di tutta la collettivit, per la
soddisfazione e futura salvezza di tutti, quella stessa promessa che il signore e padre nostro spirituale
2
Leone fece notoriamente di sua spontanea volont.
Questo patto fu stipuulato felicemente nell'anno dell'incarnazione del Signore 962, nell'indizione quinta,
tre- dicesimo giorno del mese di febbraio, correndo l'anno XXVII dell'impero dell'invitto imperatore Ottone.
Eugenio II che era stato costretto a promettere di osservare la Costituzione romana emanata da Lotario
''
nell 824, la quale prevedeva che il papa eletto, prima della sua consacrazione, doveva giurare fedelt all'imperatore.
2
Leone III, il papa che aveva incoronato Carlo Magno nell'800.
66
6
7
LOTARIO
LUDOVICO IL GERMANICO
843-876
LUIGI III
879-882
CARLOMANNO
882-884
CARLO
(III) IL
GROSSO
884-887
deposto (+ 888)
ARNOLFO DI CARINZIA
EUDE, EUDES, ODDONE I
conte di Parigi proclamato re a Compigne
dall'assemblea dei grandi 888-898 (Robertingi)
ROBERTO I
fratello di Eude
922-923
Ugo il Grande
LUDOVICO o LUIGI IV
936-954
Emma sposa
RODOLFO I
923-936
LOTARIO 954-986
BERENGARIO I
re d'Italia 888-924
imperatore 915-924
LUIGI V L'IGNAVO
986-987 (ultimo carolingio)
1031-1060
FILIPPO I
1060-1108
996-1031
CARLOMANNO
882-884
REGNO ITALICO
Regno longobardo, capitale Pavia
774 Carlo Magno rex Francorum et Langobardorum, Patricius Romanorum
LUDOVICO IL PIO 814-840
LOTARIO I
843-850 IMPERATORE
CARLO IL GROSSO
877-887 IMPERATORE
Gisela
sposa Eberardo marchese del Friuli
BERENGARIO I 888-924
IMPERATORE 915-924
in lotta con Guido di Spoleto (imperatore 889-894) e
suo figlio Lamberto (894), contrastato da Arnolfo di Carinzia
re di Germania, imperatore 896-897 (chiamato e incoronato da Formoso, 891-896),
poi imp. Lamberto 897-898.
Berengario in lotta con Ludovico di Provenza 898-905, infine incoronato
imperatore da Giovanni X (914-928) nel 915
Poi in lotta con Rodolfo di Borgogna che lo sconfigge nel 924.
UGO DI PROVENZA 925-946
LOTARIO II 946-950 sposa 947
999) Ugo e Lotario in lotta con
70
OTTONE I DI SASSONIA
imperatore 962-973, sposa Adelaide di Borgogna 951
OTTONE II 973-983, imperatore
OTTONE III 983-1002, imperatore
si ribella ARDUINO DI IVREA 1002-1004,
poi fino 1014
(fatto marchese di Ivrea
da Berengario II nel
950)
ENRICO II DI SASSONIA 1002-1024, cugino di Ottone III,
incoronato imperatore 1014 (sconfitto Arduino),
ultimo imperatore sassone
7
1
L'appello di Clermont-Ferrand
Versione del discorso di papa Urbano II al concilio di Clermont data da Fulcherio di Chartres (circa
1059-1127), partecipante alla prima crociata e cappellano di re Baldovino I di Gerusalemme e autore
della Hi- storia Hierosolymitana fino al 1127.
[Urbano II] vedendo che la fede della Cristianit veniva mandata in rovina ad opera di tutti; e che i principi
del- le terre erano in dissidio fra di loro con contese belliche senza posa; che la pace veniva del tutto
trascurata; i be- ni della terra erano rapinati ora dagli uni ora dagli altri; che molti venivano ridotti in
prigionia dopo essere sta- ti legati vergognosamente e venivano sepolti con gran ferocia in carceri orribili, e
venivano riscattati a prezzi esorbitanti oppure venivano fatti fuori segretamente; che i luoghi santi erano
violati; che monasteri e ville veni- vano dati al fuoco; che nessun mortale veniva risparmiato; che si irrideva
1
alle cose divine ed umane; avendo anche notizia che le regioni interne della Romnia erano state occupate
dai turchi a danno dei cristiani ed erano sottoposte con grave nocumento ai loro feroci assalti... [convoc un
concilio in Francia a Clermont-Ferrand, in- dicendo una tregua generale con minaccia di scomunica per chi
l'avesse infranta. Alla promessa di obbedienza dei presenti, Urbano II riprende il suo discorso]:
Poich, o figli di Dio, avete in questo modo promesso a Dio di conservare la pace presso di voi e di
mantenere fedelmente i diritti della Chiesa che vanno rispettati, non rimane altro che... voi dedichiate la valentia
della vostra probit ad un altro affare di Dio e vostro, essendo voi or ora stati fortificati alla divina
correzione. necessario in- vero che voi portiate soccorso con una marcia a tappe forzate ai vostri confratelli
che si trovano nella regione orientale, poich il vostro aiuto ormai pi volte stato invocato con suppliche. Li
hanno invasi, come gi stato detto alla maggior parte di voi, fino al mare Mediterraneo, precisamente a
2
quello [stretto] che chiamano Braccio di San Giorgio , i turchi, popolazione persiana, che nei pressi dei
confini della Romnia sconfissero in battaglia [i cri- stiani] occupando tratti sempre maggiori delle terre dei
cristiani, uccidendo o riducendo in prigionia molti, di- struggendo le chiese, devastando il regno di Dio. Se
voi permetterete loro di agire in tal modo senza essere distur- bati per un lungo periodo, essi schiacceranno i
fedeli di Cristo per un molto pi largo spazio. Per questo vi esorto con preghiera di supplice, non io ma il
Signore, che a tutti, di qualunque classe sociale, sia cavalieri che fanti, sia ricchi che poveri, con ripetute
emissioni di bandi, voi, araldi di Cristo, istilliate la persuasione che si diano da fare per sterminare dalle
nostre regioni quella stirpe nefanda e recare aiuto agli adoratori di Cristo. Lo dico ai presenti, lo mando a
dire agli assenti: Cristo invero lo comanda.
A tutti coloro che andranno in campagna militare col, se porranno fine alla loro vita durante la marcia o
durante la traversata del mare o nella guerra contro i pagani, spetter immediatamente la remissione dei
peccati... Si metta- no in marcia... contro gli infedeli per iniziare una guerra degna... coloro che un tempo
erano soliti alimentare ille- galmente lunghe guerre private anche contro i fedeli. Si facciano ora soldati
[cavalieri] di Cristo coloro che gi a lungo sono stati dei rapinatori; ora combattano legalmente contro i
barbari coloro che un tempo portavano le armi contro i fratelli e i consanguinei; ora si acquistino i premi
eterni coloro che a lungo furono mercenari per pochi soldi. Lavorino per un duplice onore coloro che si
affaticavano a danno del corpo e dellanima: anzi, coloro che qui sono disperati, che qui sono poveri, col
invece saranno felici e abbienti; qui nemici del Signore, col invece saranno suoi amici. Coloro che hanno
deciso di compiere la spedizione non rimandino la partenza, ma, dopo aver dato in affitto i propri beni e aver
raccolto i denari necessari alle spese, al cessare della bruma e al sopravvenire della primavera, con il Signore
alla loro guida, si mettano decisamente in marcia.
Il Bosforo.
La presa di Gerusalemme
1. Fonte araba
Ibn Al-Athir (1160-1233) compose una storia del mondo islamico fino al 1231 (628 dell'era musulmana).
Gerusalemme apparteneva a Tag ad-dawla Tutsh [fratello del sultano selgiuchide Malik Shah] che l'aveva
con- cessa in feudo all'emiro Suqmn ibn Artq il Turcomanno. Ma, quando i franchi vinsero i turchi sotto
Antio- chia e ne fecero strage, questi si indebolirono e dispersero e allora gli egiziani, vista la debolezza dei
turchi, marciarono su Gerusalemme sotto il comando di al-Afdl ibn Badr al-Giamali e l'assediarono. Erano
nella citt Suqmn e Ilghazi figli di Artq, il loro cugino Sunig e il loro nipote Yaquti. L'egiziano mont
contro Gerusa- lemme pi di quaranta macchine da assedio, che demolirono vari punti delle mura; gli
abitanti si difesero e la lotta e l'assedio durarono pi di quaranta giorni. Alla fine gli egiziani si
insignorirono della citt per capitolazio- ne nello shabn del 489 [agosto 1096: la data in realt agosto
1098]. Al-Afdl tratt generosamente Suqmn, Ilghazi e i loro compagni, fece loro larghi donativi e li lasci
andare; ed essi si recarono a Damasco e poi passa- rono l'Eufrate e Suqmn si ferm ad Edessa, mentre
Ilghazi se ne and nell'Iraq. Gli egiziani misero come luo- gotenente in Gerusalemme un certo Iftikhr addawla, che vi rest fino al momento di cui parliamo.
Contro Gerusalemme mossero dunque i franchi dopo il loro vano assedio di Acri, e giunti che furono la
cinsero d'assedio per oltre quaranta giorni. Montarono contro di essa due torri, l'una delle quali dalla parte di
Sion, e i musulmani la bruciarono uccidendo tutti quelli che erano dentro; ma l'avevano appena finita di
bruciare che ar- riv un messo in cerca d'aiuto, con la notizia che la citt era stata presa dall'altra parte; la
presero infatti dalla parte di settentrione, il mattino del venerd ventidue shabn [492 = 15 luglio 1099].
La popolazione fu passata a fil di spada e i franchi stettero per una settimana nella terra menando strage dei
musulmani. Uno stuolo di questi.si chiuse a difesa nell'Oratorio di Davide, dove si asserragliarono e
combatte- rono per pi giorni; i franchi concessero loro la vita salva ed essi si arresero e, avendo i franchi
tenuto fede ai patti, uscirono di notte verso Ascalona e l si stanziarono. Nel Masgid al-Aqsa invece i franchi
1
ammazzarono pi di settantamila persone , tra cui una gran folla di imm e dottori musulmani, devoti e
asceti, di quelli che avevano lasciato il loro paese per venire a vivere in pio ritiro in quel luogo santo. Dalla
Roccia predarono pi di quaranta candelabri d'argento, ognuno del peso di tremilaseicento dramme, e un
gran lampadario d'argento del peso di quaranta libbre siriane; e, dei candelabri pi piccoli, centocinquanta
d'argento e pi di venti d'oro, con altre innumerevoli prede.
I profughi di Siria arrivarono a Baghdd nel mese di ramadn, col cadi Abu Sa'd al-Hrawi, e tennero nella
cancelleria califfale un discorso che fece piangere gli occhi e addolor i cuori. Il venerd vennero nella
moschea cattedrale e chiesero aiuto, piansero e fecero piangere, narrando quel che i musulmani avevano
sofferto in quel- la citt santa: uomini uccisi, donne e bambini prigionieri, averi predati. Per i gravi disagi
sofferti, arrivarono a rompere il digiuno.
I vari principi musulmati furono tra loro discordi, come diremo, e i franchi poterono cos rendersi padroni
del paese.
Ibn Al-Athir, X, 193-195, ed. Tornberg, tradotto in Storici arabi delle crociate,
a cura di F. Gabrieli, Torino, 1969, pp. 12-14.
2. Fonte cristiana
Raymond (Raimundus) dAguilers, Historia Francorum qui ceperunt Jerusalem,
in Recueil des Historiens des croisades, Historiens occidentaux, III, Paris, Imprimerie Impriale,
1866, p. 300.
Raymond ricevette un'educazione religiosa nel monastero di Vzelay. stato un cronista della Prima Crociata (1096-1099), alla quale partecip al seguito dell'esercito provenzale che il conte Raimondo IV di Tolosa condusse fino a Gerusalemme; fu quindi testimone oculare degli eventi. Le sue
tracce si perdono dopo la conquista di Gerusalemme.
Durante la conquista di Gerusalemme da parte dei crociati furono uccisi tanti nemici che
in templo et in porticu Salomonis equitabatur in sanguine usque ad genua et usque ad frenos equorum
(nel tempio e nel portico di Salomone si cavalcava nel sangue fino alle ginocchia e fino alle briglie
dei cavalli).
Il brano in chiaro riferimento ad Apocalisse 14, 20:
nella battaglia escatologica viene pigiato nel tino il sangue della vendemmia dellira di Dio:
et exivit sanguis de lacu usque ad frenos equorum.
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77
78
7
9
BALDOVINO I
(1100-1118)
morto senza eredi diretti
Da un ramo secondario disceso dalla sorella di Eustachio di Boulogne, anche lei di nome Ida,
sposa di Baldovino di Le Bourg conte di Rethel
succede
BALDOVINO II
(1118-1131)
BALDOVINO III
(1143-1162. Raggiunge la maggiore et nel 1145,
ma la madre gli concede di regnare, dopo scontri, nel 1152)
Muore senza eredi diretti
AMALRICO I
(1162-1173)
Sposa in prime nozze
Agnese di
Courtenay
Sibilla
Sposa
in prime nozze
Guglielmo del Monferrato
in seconde nozze
GUIDO DI LUSIGNANO
BALDOVINO IV
(1173-1185)
Muore senza eredi
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9
(1186-1192)
BALDOVINO V
(1185-1186)
NEL 1187 GERUSALEMME CONQUISTATA DAL SALADINO
Guido di Lusignano diviene re di Cipro, mantenendo il titolo di re di Gerusalemme
1192
ENRICO DI CHAMPAGNE,
terzo marito di Isabella
1192-1197
AMALRICO II DI LUSIGNANO
quarto marito di Isabella
1197-1205
1205-1210
GIOVANNI DI BRIENNE
sposa in prime nozze Maria la Marchesa,
figlia di Corrado di Monferrato
divenendo reggente per la moglie.
Hanno per figlia Jolanda di Brienne,
erede al trono di Gerusalemme
1210-1224
FEDERICO II DI SVEVIA
1225-1233
sposa in seconde nozze Jolanda di Brienne
(9 novembre 1225)
divenendo subito reggente di Gerusalemme.
Jolanda mor sedicenne, dieci giorni dopo aver dato alla luce Corrado,
(1228-1254, futuro Corrado IV imperatore),
che divenne erede del trono di Gerusalemme.
Federico conserv la reggenza per la minorit del figlio;
poi si autoproclam re (1229).
8
1
Croce ad otto punte (ottagona) o biforcata (con i bracci patenti e terminanti in due
punte aguzze), detta Croce di Malta
Stemma dei Templari: Croce patente, cio croce a bracci uguali (croce greca) che si allargano nella
parte esterna.
8
4
Luigi X
1314-1316
Filippo V il Lungo
1316-1322
Carlo di Valois
Carlo IV
1322-1328
Filippo
VI
1328-
1350 Giovanni II il
Buono
Carlo
1364-1380
Luigi dOrlans (ramo Orlans)
8
5
Luigi XI 1461-1483
Carlo VIII 1483-1498 ultimo Valois
Guglielmo
Braccio di Ferro
1042 conte di Melfi
Drogone
1046 conte di
Puglia e Calabria
Ruggero
Roberto il Guiscardo
1059-1085 duca di Puglia
e Calabria
Tancredi (illegittimo)
Ruggero
conte di Sicilia
Federico Ruggero
=Federico II di Svevia
1220 imperatore
m. 1250
Corrado IV 1250-1254
Enrico VII
+ 1242
Enzo re di Sardegna
1238-1272
Manfredi (illegittimo)
re di Sicilia 1258-1266
Corradino m. 1268
87
Anno 1100
8
8
PAX WORMATIENSIS
HEINRICI II CUM CALIXTO II
(23 Sept. 1122)
Concordato di Worms
PRIVILEGIUM IMPERATORIS
In nomine sancte et individue Trinitatis. Ego Heinricus Dei gratia Romanorum
imperator augustus pro amore Dei et sancte Romane ecclesie et domini pape Calixti et pro remedio anime mee dimitto Deo et sanctis Dei apostolis Petro et Paulo
sancteque catholice ecclesie omnem investituram per anulum et baculum, et concedo in omnibus ecclesiis, que in regno vel imperio meo sunt, canonicam fieri
electionem et liberam consecrationem. (2) Possessiones et regalia beati Petri, que
a principio huius discordie usque ad hodiernam diem sive tempore patris mei sive
etiam meo ablata sunt, que habeo, eidem sancte Romane ecclesie restituo, que autem non habeo, ut restituantur fideliter iuvabo. (3) Possessiones etiam aliarum
omnium ecclesiarum et principum et aliarum tam clericorum quam laicorum, que
in werra ista amisse sunt, consilio principum vel iusticia, que habeo, reddam, que
non habeo, ut reddantur fideliter iuvabo. (4) Et do veram pacem domino pape
Calixto sancteque Romane ecclesie et omnibus qui in parte ipsius sunt vel fuerunt. (5) Et in quibus sancta Romana ecclesia auxilium postulaverit, fideliter
iuvabo et, de quibus mihi fecerit querimoniam, debitam sibi faciam iusticiam.
Hec omnia acta sunt consensu et consilio principum quorum nomina subscripta
sunt: Adelbertvs archiepiscopus Mogontinus, F. Coloniensis archiepiscopus, H.
Ratisbonensis episcopus, O. Bauenbergensis episcopus, B. Spirensis episcopus,
H.Augustensis, G. Traiectensis, . Constanciensis, E. abbas
Wldensis, Heinri- cus dux, Fridericus dux, S. dux,
Pertolfus dux, marchio Teipoldvs, marchio En- gelbertus,
Godefridus Palatinus, Otto Palatinus comes, Beringarius
comes. Ego Fridericvs Coloniensis archiepiscopus et
archicancellarius recognovi.
Privilegio di Enrico V:
Io Enrico, per grazia di Dio imperatore augusto dei Romani, per amore di Dio; della santa
Chiesa romana e del signor papa Callisto e per la salvezza dell'anima mia, rimetto a Dio, ai santi
apostoli di Dio Pietro e Paolo ed alla santa Chiesa cattolica ogni investitura con l'anello e col pastorale e prometto che lelezion esar canonica e la consacrazione libera in tutte le chiese del mio
regno e dell'Impero.
Restituisco alla santa Chiesa romana i beni e i regalia del beato Pietro, a lei sottratti dall'inizio
di questa lotta fino ad oggi, dal tempo di mio padre al mio, ed attualmente in mio possesso; e se non
sono in mio possesso mi adoprer fedelmente perch vengano restituiti. Quanto ai beni delle altre
chiese, dei principi e di altre persone, ecclesiastiche o laiche, andati perduti durante questa guerra,
se sono in mio possesso, li restituir secondo il consiglio dei principi e con tutta giustizia, altrimenti
mi adoprer scrupolosamente perch vengano restituiti. E do una vera pace al papa Callisto, alla
santa Chiesa romana e a tutti coloro che sono o furono dalla sua parte. Ogniqualvolta la santa Chiesa romana invocher il mio aiuto, le sar utile fedelmente e le far ottenere la dovuta giustizia di
ci di cui si lamenter.
La dichiarazione dell'imperatore controfirmata dagli arcivescovi di Magonza e di Colonia, da sei vescovi, un abate e nove tra duchi marchesi e conti.
PRIVILEGIUM PONTIFICIS
Ego Calixtus episcopus servus servorum Dei tibi diletto filio Heinrico, Dei gratia
Romanorum imperatori augusto, concedo electiones episcoporum et abbatum
Teutonici regni, qui ad regnum pertinent, in praesentia tua fieri, absque simonia
et aliqua violentia; ut si qua inter partes discordia emerserit, metropolitani et
conprovincialium consilio vel iudicio, saniori parti assensum et auxilium praebeas. Electus autem regalia per sceptrum a te recipiat et quae ex his iure tibi debet faciat. (2) Ex aliis vero partibus imperii consecratus infra sex menses regalia
per sceptrum a te recipiat et quae ex bis iure tibi debet faciat; exceptis omnibus
quae ad Romanam ecclesiam pertinere noscuntur. (3) De quibus vero mihi querimoniam feceris et auxilium postulaveris, secundum officii mei debitum auxilium tibi praestabo. (4) Do tibi veram pacem et omnibus qui in parte tua sunt vel
fuerunt tempore huius discordiae.
Privilegio di Callisto II:
Io Callisto vescovo, servo dei servi di Dio, concedo a te, diletto figlio Enrico, per grazia di
Dio imperatore augusto dei Romani, che le elezioni dei vescovi ed abati del regno teutonico, i
qua- li appartengono al regno, abbiano luogo alla tua presenza, senza simonia e senza violenze.
Sor- gendo qualche discussione tra le parti, darai il tuo assenso ed aiuto a quella pi sana
secondo il consiglio o la sentenza del metropolita e dei vescovi comprovinciali. L'eletto ricever
da te i rega- lia con lo scettro e adempir gli obblighi, a cui tenuto verso di te secondo il
diritto. Nelle altre parti dell'Impero, il consacrato ricever da te i regalia con lo scettro entro sei
mesi ed adempir gli obblighi, a cui tenuto verso di te secondo il diritto, esclusi i regalia
appartenenti alla Chiesa romana. Per tutto ci di cui avrai da lamentarti e solleciterai il mio
aiuto, secondo lobbligo del- la mia carica ti prester aiuto. Do la vera pace a te e a quelli che
sono dalla tua parte o lo sono stati nel tempo di questa lotta.
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I COMUNI
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I comuni italiani visti da Ottone di Frisinga e Rahewino (1154, 1158)
Ottone vescovo di Frisinga (1115 circa-1158) e zio di Federico Barbarossa, scrisse i Gesta Friderici I imperatoris poco prima della morte e l'opera fu continuata dal suo cappellano
Rahewino fino al 1160.
A)
I latini imitano ancor oggi la saggezza degli antichi Romani nella struttura delle citt e nel governo dello Stato. Essi amano infatti la libert tanto che, per sfuggire alla prepotenza dell'autorit, si reggono con il governo di consoli anzich di signori. Essendovi tra essi tre ceti sociali, cio
quello dei grandi feudatari, dei valvassori e della plebe, per contenerne le ambizioni eleggono i
predetti consoli non da uno solo di questi ordini, ma da tutti, e perch non si lascino prendere
dalla libidine del potere, li cambiano quasi ogni anno. Ne viene che, essendo la terra suddivisa fra
le citt, ciascuna di esse costringe quanti abitano nella diocesi a stare dalla sua parte ed a stento
si pu trovare in tutto il territorio qualche nobile o qualche personaggio importante che non obbedisca agli ordini delle citt. Esse hanno anche preso l'abitudine di indicare questi territori come loro comitati, e per non mancare di mezzi con cui contenere i loro vicini, non disdegnano
di elevare alla condizione di cavaliere e ai pi alti uffici giovani di bassa condizione e addirittura artigiani praticanti spregevoli arti meccaniche, che le altre genti tengono lontano come la peste
dagli uffici pi onorevoli e liberali. Ne viene che esse sono di gran lunga superiori a tutte le citt del mondo per ricchezza e potenza. A tal fine si avvantaggiano non solo, come si detto, per
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la saggezza delle loro istituzioni, ma anche per l'assenza dei sovrani, che abitualmente rimangono al di l delle Alpi. In un punto tuttavia si mostrano immemori dell'antica nobilt e rivelano i
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segni della rozzezza barbarica, cio che mentre si vantano di vivere secondo le leggi, non obbediscono alle leggi. Infatti mai o quasi mai accolgono con il dovuto rispetto il sovrano a cui dovrebbero mostrare volonterosa obbedienza... a meno che non siano costretti dalla presenza di un
forte esercito a riconoscerne l'autorit...
B) Rahevino descrive la citt di Milano al tempo del primo assedio che vi pose l'imperatore Federico
(1158).
De civitatis ipsius situ ac moribus cum superiore libro mentio fuerit, id adiciendum videtur, quod
campi planitie undique conspicua, natura loci latissima. Ambitus eius supra centena stadia circumvenitur. Muro circumdatur, fossa extrinsecus late patens, aquis piena vice amnis circumfluit, quam
priori anno primitus ob metum futuri belli, multis invitis et indignantibus, consul eorum provide fecerat. Turrium proceritate non tam ut aliae civitates student. Nam in multitudine atque fortitudine
tam sua quam sibi confederatarum civitatum confidentes impossibile arbitrati sunt a quoquam regum seu imperatorum suam civitatem posse claudi obsidione. Unde factum est, ut civitas haec inimica regibus ab antiquo fuisse dicatur, hac usa temeritate, ut semper rebellionem principibus suis
moliens scismate regni gauderet et geminorum potius dominorum quam unius super se iuste regnantis affectaret principatum, ipsa levis et utriusque ridens fortunam nec in hac nec in illa parte fidem haberet. Huius rei si quis exempla desiderat, ad Leoprandum*, qui gesta Longobardorum
subnotavit, recurrat.
Ottonis et Rahewini Gesta Friderici I imperatoris, III, 27, p. 210.
Del luogo e dei costumi di questa citt abbiamo gi parlato nel precedente libro. Qui dobbiamo
aggiungere che tutt'intorno circondata da una pianura coltivata che per natura amplissima. Il
suo circuito pi di 100 stadi, circondata da mura, dalla parte di fuori ha un ampio fossato colmo d'acqua che scorre come un fiume, che nell'anno precedente per timore della guerra futura il
loro console aveva fatto fare malgrado le opposizioni di molti. Non hanno torri alte come tante altre citt; infatti per la moltitudine e la fortezza loro e delle citt a loro confederate, con molta fiducia avevano pensato che la loro citt mai avrebbe potuto essere assediata da un re o da un imperatore. Di conseguenza avvenne che questa citt fin dal tempo pi antico fosse nemica ai suoi re
e che temerariamente macchinando ribellioni contro i suoi principi, godesse delle divisioni del regno e preferisse avere sopra di s lautorit di due sovrani, piuttosto che di uno e ridendosi dell'uno e dell'altro incapaci di farsi valere non serbava fede n a una parte n all'altra. Di queste cose,
chi vuole un esempio, ricorra a Liutprando* che ha scritto le gesta dei Longobardi.
* Liutprandi Cremonensis Antapodosis, Monumenta Germaniae Historica in usum scholarum, a cura di I.
Becker, Hannover-Leipzig, 1915, I, 37.
2
La vittoria di Legnano (1176)
Il momento risolutore della crisi apertasi fra le citt dell'Italia settentrionale riunitesi nella Le- ga
Lombarda e Federico Barbarossa fu la battaglia combattuta la mattina del 29 maggio 1176 nei
campi fra Legnano e Busto Arsizio. Dopo un primo scontro in cui le milizie della Lega sta- vano
per soccombere, la lotta si risolse attorno al carroccio - simbolo delle libert cittadine - dove pare
che lo stesso imperatore fosse accorso per animare i suoi soldati. La vittoria fu della Lega che
aveva impiegato milizie cittadine impegnate a difendere le loro citt.
Inorgogliti dalla vittoria i Milanesi la annunciarono, con una lettera altisonante ai Bolognesi.
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La pace di Costanza (1183)
La pace di Costanza concluse a sette anni dalla battaglia di Legnano un trentennio di guerre e
di attivit diplomatiche fra le citt e l'Impero. Durante questo periodo i comuni avevano messo
a dura prova il loro sistema di governo che era stato collaudato dalle necessit della guerra.
Con la pace di Costanza i comuni acquisivano dietro il pagamento di un canone annuo il
godimento delle regale, su cui si erano accese le dispute fin dalla seconda dieta di Roncaglia
(1158) e che avevano dato origine alla guerra. Le regalie - cio i diritti regi - comprendevano
'
anche la libert di eleggere i propri magistrati per l amministrazione della giustizia e per reg- gere
gli organi comunali. Inoltre con la pace di Costanza le citt potevano mantenere la Lega e
concludere quelle altre alleanze che avessero ritenuto opportuno; potevano intervenire sulle opere
di fortificazione della citt e infine ottenevano anche il riconoscimento delle leggi locali che a poco
a poco avevano cominciato a formulare, che venivano cos inserite nelle strutture giuridiche
dell'Impero.
L'Impero conseguiva anch'esso notevoli vantaggi dalla pace, poich i comuni, con il pagamento
del canone annuo e del fodro - cio una tassa che veniva applicata ogni volta che l'imperatore
veniva in Italia per il mantenimento suo e del suo seguito -, ne riconoscevano l'autorit e in tal
modo veniva restaurata la legalit che la lunga lotta era stata sul punto di spezzare.
In nomine sancte et individue Trinitatis, Fridericus divina favente clementia Romanorum imperator augustus et Henricus sextus filius eius Romanorum rex augustus...
Ea propter cognoscat universitas fidelium imperii tam presentis etatis quam successure poste- ritatis,
quod nos solita benignitatis nostre gratia ad fidem et devotionem Lombardorum, qui aliquando nos
et imperium nostrum offenderant, viscera nobis innate pietatis aperientes, eos et societatem ac
fautores eorum in plenitudinem gratie nostre recepimus, offensas omnes et cul- pas, quibus nos ad
indignationem provocaverant, clementer eis remittentes eosque propter fi- delia devotionis sue
servitia, que nos ad eis credimus certissime recepturos, in numero dilec- torum fidelium nostrorum
computandos censemus. Pacem itaque nostram, quam eis clementer indultam concessimus, presenti
pagina iussimus subterscribi et auctoritatis nostre sigillo communiri. Cuius hic est tenor et series:
Nos Romanorum imperator Fridericus et filius noster Henricus Romanorum rex concedimus
vobis civitatibus, locis et personis societatis regalia et consuetudines vestras tam in civitate
quam extra civitatem... in perpetuum, videlicet ut in ipsa civitate omnia habeatis, sicut
hactenus habuistis vel habetis; extra vero omnes consuetudines sine contradictione excerceatis, quas ab antiquo exercuistis vel exercetis: scilicet in fodro et nemoribus et pascuis et pontibus, aquis et molendinis, sicut ab antiquo habere consuevistis vel habetis, in exercitu, in munitionibus civitatum, in iurisdictione, tam in criminalibus causis quam in pecuniariis, intus et
extra, et in ceteris que ad commoditatem spectant civitatum...
In civitate illa, in qua episcopus per privilegium imperatoris vel regis comitatum habet, si
consules per ipsum episcopum consulatum recipere solent ab ipso recipiant, sicut recipere
consueverunt; alioquin unaqueque civitas a nobis consulatum recipiet. Consequenter, prout in
singulis civitatibus consules constituentur a nuntio nostro, qui sit in civitate vel episcopatu,
investituram recipient, et hoc usque ad quinquennium. Finito quinquennio unaqueque civitas
mittat nuntium ad nostram presentiam pro recipienda investitura, et sic in posterum, videlicet
ut finitis singulis quinquenniis a nobis recipiant et infra quinquennia a nuntio nostro, sicut
dictum est, nisi in Lombardia fuerimus. Tunc enim e nobis recipient. Eadem observentur in
successore nostro. Et omnes investiture gratis fiant...
Cum autem nos imperator divina vocatione decesserimus vel regnum filio nostro concesseri- mus,
simili modo a filio nostro vel eius successore investituram recipietis.
no richiesti da noi per mezzo di un nostro messo sicuro. Ovviamente in modo tale che le citt pi
vicine al luogo dove occorre l'aiuto siano le prime obbligate a prestarlo, le altre all'uopo mandino
competente soccorso. Le citt della societas [Lega] fuori di Lombardia abbiano il medesimo obbligo nei loro confini.
Se qualche citt non osserver quelle cose che nella convenzione di pace furono convenute a nostro favore, sar costretta in buona fede all'osservanza dalle altre citt, e, ci non ostante, la pace
rester nel suo pieno vigore.
Quando noi entreremo in Lombardia quegli che sogliono e devono ci daranno nel tempo che sogliono e devono il consueto fodro regale. E restaureranno sufficientemente in buona fede e senza
frode le vie ed i ponti all'andata e al ritorno. A noi e ai nostri offriranno in buona fede e senza fro'
de sufficiente vettovaglia per l andata e il ritorno.
In ogni decimo anno rinnoveranno le fedelt per quelle cose che non ci avranno fatte, quando noi
lo richiederemo o per noi o direttamente o per nostri nunzi...
Traduzione di Vignati, in Storia diplomatica della Lega Lombarda, pp. 375-381 (rivista).
Gli Hohenstaufen
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ENRICO IV DI FRANCONIA
ENRICO V
AGNESE
FEDERICO I BARBAROSSA
1152-1190
ENRICO VI
1190-1197
FILIPPO
m. 1208
ENRICO
CORRADO IV
1250-1254
MANFREDI
re di Sicilia 1258-1266
CORRADINO m. 1168
CORRADO III
1142-1152
9
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Innocenzo III
100
Anno 1200
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Bonifacio VIII
pronunciamus omnino esse de necessitate salutis. Dat. Laterani, XIV Kal. Dec., Pont. nostri Anno
VIII.
(a) Per imperativo della fede noi siamo costretti a credere ed a ritenere, che vi una sola Santa Chiesa
Cattolica ed Apostolica, e noi fermamente la crediamo e professiamo con semplicit, e non c n
salvezza n remissione dei peccati fuori di lei - come lo Sposo proclama nel Cantico: Una sola la
mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice. Essa
rappresenta l'unico corpo mistico, il cui capo Cristo, e (quello) di Cristo Dio, e in esso c un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Una sola infatti fu l'arca di No al tempo del diluvio,
che prefigurava l'unica Chiesa; ed era stata costruita da un solo braccio, ebbe un solo timoniere e un
solo comandante, ossia No, e noi leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri esistenti sulla terra. Questa (Chiesa) noi veneriamo, e questa sola, come dice il Signore per mezzo del
Profeta: Libera, o Signore, la mia anima dalla lancia e dal furore del cane, l'unica mia. Egli pregava per l'anima, cio per Se stesso - per la testa e il corpo nello stesso tempo - il quale corpo precisamente Egli chiamava l'unica Chiesa, a causa dell'unit dello Sposo, della fede, dei sacramenti e
della carit ecclesiale. Questa quella veste senza cuciture del Signore, che non fu tagliata, ma data
in sorte. Dunque la Chiesa sola e unica ha un solo corpo, un solo capo, non due teste come se fosse
un mostro, cio Cristo e Pietro, vicario di Cristo e il successore di Pietro, perch il Signore disse a
Pietro: Pasci le mie pecorelle. Le mie, Egli disse, parlando in generale e non in particolare di
queste o quelle, dal che si capisce, che gliele affid tutte.
(b) Se quindi i greci o altri dicono di non essere stati affidati a Pietro e ai suoi successori, devono per
forza confessare di non essere tra le pecorelle di Cristo, perch il Signore dice in Giovanni che c
un solo gregge e un (solo e) unico pastore. Proprio le parole del vangelo ci insegnano che in questa
Chiesa e nella sua potest ci sono due spade, cio la spirituale e la temporale, perch, quando gli
Apostoli dissero: Ecco qui due spade - che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a
parlare - il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti. E chi nega che la spada
temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: Rimetti la tua spada nel fodero. Quindi ambedue sono nel potere della Chiesa, la spada spirituale e
quella materiale. Per quest'ultima deve essere esercitata in favore della Chiesa, l'altra direttamente
dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l'altra dalle mani dei re e dei cavalieri, ma agli ordini e sotto il
controllo del sacerdote. Poi necessario che una spada sia sotto l'altra e che l'autorit temporale sia
soggetta a quella spirituale. Perch quando l'Apostolo dice: Non c potere che non venga da Dio e
quelli che sono, sono disposti da Dio, essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all'altra, e, come inferiore, non fosse dall'altra ricondotta a nobilissime imprese. Poich secondo
san Dionigi legge da Dio, che l'inferiore sia ricondotto per l'intermedio al superiore. Dunque le
cose non sono ricondotte al loro ordine alla pari e immediatamente, secondo la legge dell'universo,
ma le infime attraverso le intermedie e le inferiori attraverso le superiori. Che il potere spirituale
supera in dignit e nobilt tutti quelli terreni dobbiamo proclamarlo tanto pi apertamente quanto lo
spirituale eccelle sul temporale. Il che, invero, noi possiamo chiaramente constatare con i nostri occhi dal versamento delle decime, dalla benedizione e santificazione, dal riconoscimento di tale potere e dall'esercitare il governo sopra le medesime.
(c) Poich la Verit attesta che la potest spirituale ha il compito di istituire il potere terreno e, se non si
dimostrasse buono, di giudicarlo. Cos si avvera la profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il
potere della Chiesa: Ecco, oggi Io ti ho posto sopra le nazioni e sopra i regni e le altre cose che
seguono. Se dunque il potere terreno devia, sar giudicato dall'autorit spirituale; se poi il potere
spirituale inferiore degenera, sar giudicato dal suo superiore; ma se quello spirituale supremo,
potr essere giudicato solamente da Dio e non dall'uomo, come afferma l'Apostolo: L'uomo spirituale giudica tutte le cose; ma egli stesso non viene giudicato da nessuno. Questa autorit infatti,
bench conferita ad un uomo ed esercitata da un uomo, non umana, ma piuttosto divina, attribuita
per bocca di Dio a Pietro, e resa intangibile per lui e per i suoi successori in colui che egli, la pietra,
aveva confessato, quando il Signore disse allo stesso Pietro: Qualunque cosa tu legherai ecc..
Perci chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone allordine di Dio, a meno che
non pretenda come i manichei che ci sono due princpi, il che noi giudichiamo falso ed eretico, perch - come dice Mos - non nei principii, ma nel principio Dio cre il cielo e la terra. Di conseguenza noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Romano Pontefice. Data in Laterano, quattordicesimo giorno prima delle calende di dicembre, nell'ottavo anno del Nostro Pontificato.
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Anno 1300
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Marsilio da Padova
Enciclopedie on line Treccani
Politico e teologo (n. Padova tra il 1275 e il 1280 - m. Monaco di Baviera tra il 1342 e il 1343), figlio di Bonmatteo dei Mainardini, notaio dell'universit di Padova. Svolse stud di medicina a Padova, in un ambiente dominato dalla figura di Pietro d'Abano, conseguendo il dottorato. Recatosi a
Parigi, si iscrisse alla facolt delle Arti divenendone maestro e in seguito rettore (1313). Qui scrisse
l'opera sua maggiore, il Defensor pacis (1324), e strinse rapporti con i maestri averroisti, in particolare con Giovanni di Jandun. Venne altres in contatto con la dottrina della povert evangelica sostenuta dagli Spirituali francescani, alcuni dei quali, come Guglielmo di Occam, Michele da Cesena, Bonagrazia da Bergamo, trovarono rifugio alla corte dell'imperatore Ludovico IV il Bavaro (n.
1282 m. 1347, fu duca di Baviera dal 1294, Rex Romanorum dal 1314 e Imperatore del Sacro
Romano Impero dal 1328), dove, dopo la condanna pontificia del Defensor pacis, anch'egli riparer.
Nella sua opera Marsilio intende svolgere un'analisi razionale della natura del potere politico, considerando non le varie forme di governo (come Aristotele nella Politica), ma le strutture stesse
dell'organizzazione politica, il legislatore, la legge, il governo. La "totalit dei cittadini" (universitas
civium) la fonte unica della legge (legislator); il governo l'espressione della totalit dei cittadini
che lo elegge e ne controlla gli atti. Il governo quindi non fonte di diritto, ma sottoposto alla collettivit. La legge, peraltro, non trae la sua forza da un principio naturale o divino, ma esclusivamente dalla volont dei cittadini o nella loro totalit, dai sapienti agli artigiani, o nella "parte pi valente" (valentior pars), lasciando fuori chi per natura incapace di deliberare. In questa prospettiva,
certamente originale, la legge trae valore dal suo essere tale, legge positiva, espressione di una volont collettiva, imposta per il "bene vivere" della collettivit. Il corpo politico autonomo nell'imporre la legge, nettamente distinto dalla Chiesa, collettivit dei fedeli che non pu esercitare alcun
potere positivo, (contro la tesi canonistica della "pienezza dei poteri" del pontefice), n pu possedere beni terreni (secondo quanto insegnavano i maestri francescani vicini a Marsilio). La Chiesa
la "totalit dei fedeli" (universitas fidelium) e ad essa spettano il controllo sull'autorit ecclesiastica,
l'elezione dei sacerdoti e del papa (attraverso il concilio cui anche i laici devono prendere parte).
Cos radicalmente distinti, Chiesa e Stato sono autonomi nelle loro sfere: alla Chiesa spetta il compito di ammaestrare, ma non di scomunicare; allo Stato o Impero quello di esercitare il potere politico nella persona dell'imperatore; all'imperatore compete anche il supremo controllo sulla conformit degli atti papali alle decisioni conciliari e alla fede. Di queste sue teorie Marsilio tent anche
una pratica realizzazione allorch, sceso in Italia al seguito di Ludovico il Bavaro nel 1327, organizz la cerimonia dell'11 gennaio 1328 in cui l'imperatore ricevette le insegne del potere dalle mani
di Sciarra Colonna, rappresentante del popolo romano; e ancora quando ispir i documenti imperiali
che dichiaravano deposto Giovanni XXII e nominavano l'antipapa Niccol V. Tornato in Germania,
Marsilio compose anche il De iurisdictione imperatoris in causis matrimonialibus, poi rifuso nel
Defensor minor (1342), e il De traslatione imperii.
Diciamo dunque, d'accordo con la verit e l'opinione di Aristotele, nella Politica, libro III, capitolo VI, che il legislatore, o la causa prima ed efficiente della legge, il
popolo, o l'intero corpo dei cittadini, o la sua parte "prevalente" (pars valentior) mediante la sua elezione o volont espressa con parole nell'assembrea generale dei cittadini, che comanda che qualcosa sia fatto o non fatto nei riguardi degli atti civili umani, sotto la minaccia di una pena o punizione temporale.
Con il termine "parte prevalente" intendo prendere in considerazione non solo la
quantit, ma anche la qualit delle persone in quella comunit per la quale viene istituita la legge; e il suddetto corpo dei cittadini o la sua parte prevalente appunto il
legislatore, sia che faccia la legge da se stesso o invece ne attribuisca la funzione a
qualche persona o persone, le quali per non sono n possono essere il legislatore in
senso assoluto, ma lo sono invece solo in senso relativo e per un periodo di tempo
particolare e secondo l'autorit del primo legislatore. E dico poi in conseguenza di
questo che le leggi e qualsiasi altra cosa stabilita per mezzo di elezione debbono ricevere la loro necessaria approvazione da parte della stessa autorit di prima e non di
qualche altra, checch ne sia di certe cerimonie o solennit che non sono necessarie
per l'essere (esse) delle cose elette, ma sotanto per il loro essere bene (bene esse), poich l'elezione non sarebbe certo meno valida anche se non venissero compiute
queste cerimonie.
Inoltre, alle leggi e alle altre cose stabilite per mezzo di elezioni debbono essere apportate aggiunte, sottrazioni, mutamenti totali, interpretazioni e sospensioni solo da
parte di questa stessa autorit e solo in quanto le esigenze di tempo o di luogo o le altre circostanze rendano opportuna qualcuna di queste azioni per il vantaggio comune.
E le leggi debbono essere promulgate e proclamate dopo la loro istituzione, sempre
da parte di questa autorit, in modo che nessun cittadino o straniero, che manchi di
osservarle, possa essere scusato per la sua ignoranza.
Perci, fedele cristiano, cerca la verit, ascolta la verit, apprendi la verit, ama la
verit, di' la verit, attieniti alla verit, difendi la verit fino alla morte: perch la verit ti far libero dal peccato, dal demonio, dalla morte dell'anima e in ultimo dalla
morte eterna.
Jan Hus, Spiegazione della Confessione di fede, 1412
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ANNO 1400
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Concilio di Costanza
Decreto Haec Sancta (6 aprile 1415)
In nome della santa e indivisibile Trinit, Padre e Figlio e Spirito Santo, amen.
Questo sacro sinodo di Costanza, costituendo un Concilio Generale in vista dell'estirpazione dello
1
scisma e dell'unione e riforma della Chiesa di Dio nel suo capo e nei suoi membri, riunito
legittimamente nello Spirito Santo a gloria di Dio Onnipotente, allo scopo di raggiungere pi
facilmente, sicuramente e liberamente l'unione e la riforma della Chiesa di Dio, ordina,
determina, decreta e proclama quanto segue:
Per prima cosa si dichiara che questo sinodo, legalmente riunito nel nome dello Spirito Santo, costituisce un Concilio Generale, rappresenta la Chiesa Cattolica e riceve direttamente da Cristo il potere
cui ciascuno, di qualunque stato o condizione, anche chi elevato alla dignit papale, deve
obbedire in materia di fede e per tutto quanto riguarda l'estirpazione dello scisma e la riforma
della detta Chiesa nel suo capo e nei suoi membri.
Dichiara inoltre che chiunque di qualsiasi condizione, stato e rango, anche se elevato alla dignit
papale, ostinatamente disdegni di obbedire agli ordini, statuti, ordinanze e istruzioni, che sono stati
o che saranno emanati relativamente ai summenzionati soggetti e a quanto pu essere di loro stretta
pertinenza, da questo santo sinodo o da qualsiasi altro Concilio Generale legalmente
convocato, venga sottoposto, a meno che non rinsavisca, a giusta penitenza e sia dovutamente
punito, intendendosi far ricorso, se necessario, ad altre sanzioni della legge. [...]
(in Conciliorum Oecumenicorum decreta, Basilea-Roma 1962, pp. 385-386)
CONCILIO DI COSTANZA
Decreto Frequens (9 ottobre 1417)
La riunione frequente di Concili Generali il mezzo principale per coltivare i campi del
Signore, perch estirpa i rovi, le spine e i cardi delle eresie, degli errori e degli scismi, corregge
gli eccessi, raddrizza le deformit e fa s che la vigna del Signore dia il frutto di una piena
fertilit. Infatti se si trascurano tali Concili vengono diffusi ed incoraggiati i detti mali; questo ci
appare evidente sia dal ricordo del passato che dalla considerazione del presente. Per questo noi
stabiliamo, decretiamo ed ordiniamo con editto perpetuo- che d'ora in poi i Concili Generali
siano tenuti in modo che il prossimo segua a cinque anni precisi dalla sua fine questo, il
secondo segua il precedente a sette anni, e i susseguenti Concili siano sempre tenuti di decennio
in decennio in luoghi che il Sommo Pontefice o, se non Lui, lo stesso Concilio deve
stabilire e indicare un mese prima della fine di ogni Concilio con l'approvazione ed il consenso
del Concilio medesimo. Con tale continuit vi sar sempre un Concilio con l'approvazione
ed il consenso del Concilio medesimo. Con tale continuit vi sar sempre un Concilio in
sessione oppure l'attesa del seguente alla fine di un determinato periodo, che pu essere
abbreviato dal Sommo Pontefice con il consenso dei suoi fratelli, i Cardinali della santa
Chiesa di Roma, qualora se ne presenti la necessit, ma non deve in alcun caso essere prorogato.
Il luogo stabilito per la riunione di un Concilio futuro non deve essere cambiato senza
evidente necessit. Ma se per avventura, si verificasse un caso per cui si ritenesse necessario
cambiare detto luogo, a causa per esempio di assedio, guerra, pestilenza o altre cose simili,
allora il Supremo Pontefice ha il diritto col consenso scritto dei summenzionati fratelli o di
almeno due terzi di essi di sostituire il precedente con un altro luogo nelle vicinanze, che
sia adatto e nella stessa nazione, a meno che gli stessi o simili impedimenti involgano tutta
la nazione. In tal caso il Concilio potrebbe essere convocato in un altro luogo prossimo, situato
in un'altra nazione ed adatto allo scopo, ed i prelati e gli altri invitati al Concilio sono tenuti ad
andarvi, come se quel luogo d'adunanza per il Concilio fosse stato fissato dall'inizio. Tuttavia il
Sommo Pontefice deve render noto e dichiarare il mutamento di luogo o l'abbreviazione del
periodo in modo legale e solenne, un anno prima del termine fissato, affinch le dette persone
possano adunarsi per il Concilio al tempo stabilito.
Decreto Frequens
SESSIO XXXIX
9 ott. 1417 [De conciliis generalibus]
Frequens generalium conciliorum celebratio, agri dominici precipua cultura est, quae vepres, spinas
et tribulos haeresium, errorum et schismatum exstirpat, excessus corrigit, deformata reformat, et
vineam Domini ad frugem uberrimae fertilitatis adducit, illorum vero neglectus praemissa
disseminat atque fovet. Haec praeteritorum temporum recordatio et consideratio praesentium ante
oculos nostros ponunt. Propter hoc edicto perpetuo sancimus, statuimus, decernimus atque
ordinamus, ut amodo concilia generalia celebrentur: ita quod primum a fine huius concilii in
quinquennium immediate sequens, secundum vero a fine illius immediate sequentis concilii in
septennium, et deinceps de decennio in decennium perpetuo celebrentur, in locis quae summus
pontifex per mensem ante finem cuiuslibet concilii, approbante et consentiente concilio, vel in eius
defectu ipsum concilium, deputare et assignare teneatur.
Ut sic per quamdam continuationem semper aut concilium vigeat, aut per termini pendentiam
exspectetur: quem terminum liceat summo pontifici de fratrum suorum sanctae Romanae ecclesiae
cardinalium consilio ob emergentes forte casus abbreviare, sed nullatenus prorogetur. Locum autem
pro futuro concilio celebrando deputatum absque evidenti necessitate non mutet. Sed si forte casus
aliquis occurreret, quo necessarium videretur ipsum locum mutari, puta obsidionis, guerrae, pestis,
aut similis, tunc liceat summo pontifici de praedictorum fratrum suorum, aut duarum partium
ipsorum consensu acque subscriptione, alium locum, prius deputato loco viciniorem et aptum, sub
eadem tamen natione, subrogare, nisi idem vel simile impedimentum per totam illam nationem
vigeret. Et tunc ad aliquem alium viciniorem alterius nationis locum aptum huiusmodi concilium
poterit convocare: ad quem praelati et alii qui ad concilium solent convocari accedere teneantur, ac
si a principio locus ille fuisset deputatus. Quam tamen loci mutationem, vel termini abbreviationem
teneatur summus pontifex legitime et solenniter per annum ante praefixum terminum publicare et
intimare, ut ad ipsum concilium celebrandum possint praedicti statuto termino convenire.
114
ANNO 1500
11
5
1. Et vichinga, et medievale
Nel nostro immaginario collettivo, nel Medioevo la Scandinavia fu la patria dei
vichinghi, spietati predoni dei mari che veneravano Odino, Thor e Freyr e che
terrorizzarono l'Europa dall'VIII all'XI secolo. esistita per anche un'altra Scandinavia
dell'et di mezzo, una Scandinavia cristianizzata che ha visto la formazione di tre regni
distinti (Norvegia, Svezia e Danimarca) e il loro ingresso nel concerto delle nazioni
1
europee . Il passaggio da una fase storica all'altra un punto di svolta importante che
nella storiografia contemporanea sottolineato dalle definizioni di et vichinga per la
prima ed et medievale per la seconda. I momenti fondamentali che segnarono questo
processo di trasformazione sono generalmente indicati proprio nella conversione al
cristianesimo, nell'unificazione politica dei tre regni sotto monarchie sempre pi salde,
nella codificazione e messa per iscritto del diritto consuetudinario e nella cessazione
delle spedizioni vichinghe occasionali, via via affiancate e poi sostituite da vere e
proprie guerre di conquista, organizzate e guidate direttamente dai re. Dal punto di vista
cronologico, le date con cui convenzionalmente si fa iniziare e terminare let vichinga
sono il 793, anno dellattacco al monastero inglese di Lindisfarne, e il 1066, anno della
battaglia di Stamford Bridge, in cui perse la vita il re norvegese Haraldr lo Spietato,
bench alcuni studiosi propendano per il 1100 come data-simbolo dell'inizio del
medioevo scandinavo.
2. I vichinghi
Nelle saghe islandesi si rinviene spesso la locuzione fara i vkingu, ovvero partire
per una spedizione vichinga, ma cosa significa esattamente il sostantivo vkingr? Con
questo termine si soliti identificare quegli abitanti della Scandinavia che, tra VIII e XI
secolo, presero parte a spedizioni di razzia, commercio, conquista o insediamento
1
11
6
della parola sono state avanzate diverse spiegazioni: se di origine norrena , essa
potrebbe venire da vk, insenatura o fiordo, da cui vkingr con il significato di
pirata che se ne sta nascosto in un fiordo; unaltra ipotesi vedrebbe un collegamento
con il verbo vkja, girare da una parte, deviare, da cui deriverebbero il sostantivo
femminile vking, con il significato di allontanamento, e il sostantivo maschile
vkingr con cui si indicava colui che si assenta da casa e, per estensione, un guerriero
3
il
significato di coloro che remano; origine identica avrebbe anche il nome finlandese
4
per la Svezia, Ruotsi, dal momento che gli svedesi erano i pi attivi sulle rotte orientali .
Infine variaghi o vareghi era il nome con cui, presso i Bizantini, erano conosciuti
quei guerrieri scandinavi che, tra X e XI secolo, si arruolarono come guardia del corpo
mercenaria dellimperatore dOriente; analogamente alla definizione di vichingo,
anche in questo termine insita una certa ambiguit tra guerriero e mercante, poich
esso deriva del norreno vringjar con il significato di uomini legati tra loro da un
accordo/contratto, con riferimento al giuramento che univa i gruppi di mercanti i quali,
5
prima di partire, si impegnavano a dividere tra di loro le spese e i profitti del viaggio .
Un'altra questione tuttora dibattuta tra gli storici quella delle cause del movimento
vichingo, che sono sostanzialmente ricondotte a tre diversi fattori. Il primo di ordine
demografico: un aumento della popolazione, favorito da condizioni climatiche pi miti
rispetto al passato, avrebbe provocato una carenza di terra e una conseguente, massiccia,
emigrazione; si tratta per di una spiegazione parziale che sembra essere
valida
Conpopolazioni
questo termine
(da norrnn
o con
il senso
ci si riferisce
alla lingua
delle
scandinave
nei secoli
VII-XIII,
da di
cuinordico,
discendononorvegese)
le lingue scandinave
moderne;
essa
comprendeva due dialetti, il norreno occidentale, parlato in Islanda e Norvegia, e quello orientale, parlato
in Danimarca e Svezia. Nelle parole norrene citate di seguito, il grafema / indica la spirale dentale
sonora, come nellinglese that, mentre il grafema / rappresenta la spirale dentale sorda come
nellinglese three.
3
J. Brndsted,
I vichinghi,
Torino
(Harmondsworth
pp. 32-35.
Si veda anche S. Brink, Who
were
the Vikings?,
in S. Brink
(ed.),2001
The Viking
World, New1960),
York 2008,
pp. 6-7.
4
Ibid.
5
Ibid., pp. 31-32.
soprattutto per le regioni costiere della Norvegia occidentale. Il secondo fattore di tipo
economico: dalla fine del VII secolo lintensificazione dei traffici tra l'Inghilterra e il
continente e poi di quelli nella regione del Baltico favorirono lo sviluppo di grandi
insediamenti commerciali, da cui trasse beneficio anche la Scandinavia poich gli
scambi fra nord e sud resero i suoi abitanti familiari con le tecniche di navigazione
impiegate dagli altri mercanti e specialmente con la vela, fino ad allora sconosciuta agli
Scandinavi; questi contatti, inoltre, accrebbero le loro conoscenze sulle ricchezze
dell'Europa e sulle condizioni politiche dei vari regni e paesi. La terza causa di natura
politica: grazie alla posizione geografica della Danimarca, nella prima met del IX
secolo i suoi re erano riconosciuti come signori da molti capi locali nell'area dei canali
Skagerrak e Kattegat e del fiordo di Oslo, e per chi non voleva piegarsi al loro dominio
l'alternativa era cercare fortuna all'estero con la speranza di conquistare beni, ricchezze
6
o perfino terre . Anche questa spiegazione, come quella demografica, per parziale e
pu essere valida solo per quelle aree che ricadevano sotto l'influenza dei re danesi.
Nella Scandinavia di epoca vichinga, soprattutto laddove non esisteva un forte
potere centrale come quello monarchico, la guerra poteva essere un mezzo di
promozione sociale individuale, poich chi tornava in patria portando con s un ingente
bottino vedeva aumentare la propria influenza e il proprio peso politico. In effetti,
almeno fino al X secolo inoltrato la quasi totalit delle incursioni vichinghe potrebbero
essere definite imprese private, nel senso che erano finalizzate alla razzia e/o
allinsediamento ed erano organizzate e guidate da capi locali che partivano con il loro
seguito e con chi desiderava unirsi a loro. Le spedizioni erano allinizio su piccola scala,
e andarono progressivamente intensificandosi: in Inghilterra, Irlanda e Francia si pass
da raid stagionali a razzie sempre pi frequenti, con le truppe scandinave che
svernavano sul posto e tornavano ad attaccare allarrivo della buona stagione; da qui
allinsediamento e alle conquiste territoriali il passo fu breve, mentre in altre regioni
dEuropa, come in Frisia, si ebbe da subito lo stanziamento degli invasori. Spesso
l'unica possibilit di far cessare gli attacchi era quella di consegnare ai vichinghi grandi
P. Sawyer, The viking expansion, in K. Helle (ed.), The Cambridge history of Scandinavia, I: Prehistory
to 1520, Cambridge 2003, pp. 106-109. Si veda anche J.H. Barrett, What caused the Viking Age?,
Antiquity, 82 (2008), pp. 671-685. Sulle origini del movimento vichingo sono ancora utili le
indicazioni di Brndsted, I vichinghi cit., pp. 26-31 e di G. Jones, I vichinghi, Roma 1995 (Oxford 1968),
pp. 151-170.
Inghilterra (dove nell'878 diedero vita al Danelaw ), in Irlanda e nelle altre isole
britanniche - sia in oriente, dove attorno all'880 fondarono il regno dei Rus' di Kiev.
Parallelamente, questi mercanti-guerrieri colonizzarono anche isole fino ad
allora
ovvero Terra del vino, per via della vite selvatica che vi cresceva rigogliosa .
Prima ancora che guerrieri, i vichinghi erano eccellenti marinai, e per lungo tempo
le loro imbarcazioni fornirono loro un vantaggio tecnologico sugli avversari. I secoli IX
e X rappresentano il periodo classico delle navi vichinghe: vennero introdotti lalbero a
vela e la chiglia, questultima al posto dellasse orizzontale che, in precedenza, fungeva
da base; la chiglia fu particolarmente importante perch permise ai marinai scandinavi
di affrontare anche il mare in burrasca. Le navi erano di forma stretta e lunga con un
basso pescaggio, ideale per risalire il corso dei fiumi; dotate di remi e di una vela
centrale, avevano un timone a dritta (tribordo) di poppa. Dal X secolo comincia la
7
Letteralmente legge dei Danesi, era una divisione territoriale dell'Inghilterra anglosassone nata in
seguito all'insediamento degli invasori danesi nel IX secolo e, come indica il nome, era soggetta alle leggi
danesi: ibid., pp. 350-353. Per una storia dei vichinghi nelle isole britanniche si veda K. Holman, La
conquista del Nord. I vichinghi nell'arcipelago britannico, Bologna 2014 (ed. or. Oxford 2007).
8
Tra il 1261 e il 1264, sotto re Hkon Hkonarson, la Groenlandia e lIslanda furono assoggettate alla
corona norvegese. A partire dal XIII secolo vi fu un progressivo peggioramento delle condizioni
climatiche nel nord Atlantico, che comport una diminuzione nei collegamenti tra la Norvegia e la
Groenlandia finch, allinizio del XV secolo, essi cessarono del tutto; ci costitu una delle cause
dellestinzione della colonia groenlandese. Sulla colonizzazione delle isole atlantiche si veda J. Marcus,
La conquista del nord Atlantico, Genova 1992 (Suffolk 1980).
specializzazione, con grandi navi mercantili (knrr) e da guerra (skei, langskip). I nomi
delle imbarcazioni, comunque, non devono essere considerati termini tecnici perch
9
nelle saghe del XIII secolo sono frequentemente usati in maniera intercambiabile .
Spesso la forma della decorazione di prua poteva designare, per metonimia, lintera
nave: cos fu per il Bisonte (Visundr) del re norvegese lfr Haraldsson il Santo, e il
Lungo Serpente (Ormrinn langi) del re suo omonimo e predecessore, lfr Tryggvason.
807:
834:
839:
844:
845:
850:
Sulle navi vichinghe si veda J. Bill, Vikings ships and the sea, in Brink (ed.), The Viking World cit., pp.
170-180.
120
860:
878:
885:
911:
1013:
1016:
1028:
1066:
di
secolo) e infine in Svezia (XI-XII secolo) . Determinante fu, in tutti e tre i casi, la
conversione al cristianesimo di quei sovrani che successivamente riuscirono a imporre
la loro autorit nei loro rispettivi paesi, poich la nuova religione non solo forniva un
esempio di rigida struttura gerarchica, ma portava con s il modello ideale di un regno
saldamente unito sotto un unico re cristiano, un modello che molti capi vichinghi
avevano potuto concretamente osservare durante le loro scorrerie in Francia e
Inghilterra. Da questo momento le imprese vichinghe private vengono affiancate e
sempre pi sostituite da vere e proprie guerre di conquista, organizzate e guidate
10
120
12
1
direttamente dai re; il sovrano norvegese Olaf Haraldsson (1015-1030), con un passato
da vichingo alle spalle, giunse addirittura a proibire le spedizioni private, ben
consapevole del fattore destabilizzante rappresentato da chi ritornava in patria carico di
ricchezze e, magari, di ambizioni politiche. Alla fine dellXI secolo lepoca vichinga
giunse dunque al termine, non da ultimo anche a causa del rafforzamento di quei regni
che, fino a quel momento, erano stati il bersaglio dei predoni scandinavi e che ora,
invece, erano in grado di affrontarli e di respingerli con successo. Nei tre paesi nordici
la fine del periodo vichingo comport inevitabilmente una diminuzione delle risorse
dovute alle razzie, ragione per cui il baricentro delleconomia si spost maggiormente
sullo sfruttamento interno del suolo. In questa fase, inoltre, i re incentivarono
l'urbanizzazione, fondando nuove citt oppure ingrandendo e fortificando insediamenti
gi esistenti. Nonostante questa evoluzione, le monarchie nordiche mantennero a lungo
caratteri originali rispetto alle altre monarchie cristiane: esse infatti non conobbero il
feudalesimo se non in un'epoca tarda e in forme spurie, mentre il principio di
successione individuale al trono si afferm solamente nel corso del XII secolo.
Danimarca
La Danimarca (Danmrk, marca dei Danesi) fu la prima stabile monarchia
scandinava e ci ne fece il paese egemone per tutta l'et vichinga e ancora fino alla fine
dell'XI secolo. Harald Bltnn Denteblu (o Dentenero), primo re cristiano (c. 958-987),
rafforz il potere regio ed estese il suo dominio sulla Scania meridionale, oggi parte
della Svezia, e sullarea del fiordo di Oslo. Nel 1000 suo figlio Svein Barbaforcuta
rafforz ulteriormente il controllo sulla Norvegia e conquist, per breve tempo,
lInghilterra (1013). Il suo successore, Canuto il Grande, conquist lInghilterra nel
1016, e tra il 1018 e il 1028 cre il cosiddetto impero del Nord unendo Danimarca,
Norvegia e Inghilterra. Alla sua morte, nel 1035, limpero si sfald e, tra il 1042 e il
1047, la Danimarca fu governata da un re norvegese, Magns Olafsson. Con Svein
Estridsson (1047-1076), il paese riacquist lindipendenza, tuttavia le leggi di
successione, che davano a tutti gli eredi uguali diritti e prevedevano la possibilit di
reggenze condivise, indebolirono il potere monarchico. Solo nella seconda met del XII
secolo, dopo lunghe guerre civili, si afferm il principio della successione individuale al
12
2
Svezia
Il regno di Svezia deve il suo nome agli Sveoni (norr. Svar, da cui Svea riki, regno
degli Svar e quindi lodierno sved. Sverige) e nacque dalla graduale unione di due
regioni, lo Svealand, o terra degli Svar, e il Gtaland, o terra dei Gtar. Olof
Sktkonungr, il re del tributo (995-1022), fu il primo a essere chiamato re sia degli
Svar che dei Gtar, ciononostante la rivalit tra i due gruppi perdur almeno fino alla
fine del XII secolo. Contemporaneamente il paese fu coinvolto in lunghe guerre civili,
come i suoi due vicini; nel complesso, qui il potere monarchico incontr maggiori
difficolt nellaffermarsi rispetto a Danimarca e Norvegia. Fino al 1973 i re di Svezia
mantennero il titolo di re degli Svedesi, dei Gtar e dei Vendi. NellXI secolo i re
svedesi adottarono una politica dellequilibrio, sostenendo di volta in volta la potenza
pi debole nei conflitti tra danesi e norvegesi per impedire l'unificazione delle due
nazioni. Lespansione del regno segu la rotta a est, nel Baltico e nellodierna Finlandia,
questultima conquistata nel 1157 e convertita con la forza al cristianesimo.
Norvegia
Dei tre paesi scandinavi, la Norvegia lunico la cui denominazione (Nregr) non
ha allorigine alcun riferimento etnico: il nome, con il significato di via del nord (cfr.
ingl. Norway) riferito semplicemente a un itinerario forse suggerito da chi abitava al
11
ad
C. A. Mastrelli, Le fonti nordiche e il loro orizzonte geo-etnografico, in Popoli e paesi nella cultura
altomedievale. XXIX settimane di studio del centro italiano di studi sullalto medioevo, Spoleto 23-29
aprile 1981, vol. II, Spoleto 1983, p. 591.
alle coste norvegesi al comando di una grossa flotta anglo-danese; Olaf fugg allora in
Russia, e nel 1030, nel tentativo di riconquistare il trono, cadde in battaglia ucciso dai
suoi stessi sudditi. Un anno dopo, in seguito ai numerosi miracoli verificatisi sulla sua
12
tomba, Olaf fu proclamato santo . Nel 1035, alla morte di Canuto il Grande,
1104:
1107-1111:
1153:
1163:
1164:
1170:
1222-1232:
1262-1264:
1389:
Su Olaf il Santo e il suo conflitto con il danese Canuto si veda F. D'Angelo, Il conflitto tra Olaf il Santo
e Canuto il Grande nelle cronache e negli annali danesi dei secoli XII-XIV, in Bullettino dell'Istituto
storico italiano per il medioevo, 117 (2015), pp. 289-316.
13
Sulla societ scandinava si veda R. Boyer, La vita quotidiana dei vichinghi (800-1050), Milano 1994
(ed. or. Paris 1992), pp. 53-72.
14
M. Bloch, La societ feudale, Torino 1987, p. 494. Come abbiamo visto i bndr scandinavi, liberi
contadini, potevano trasformarsi, alloccorrenza, anche in guerrieri.
10
di giugno .
L'idea che gli Scandinavi avevano della loro societ illustrata alla perfezione nel
poema conosciuto come Rgsula, il carme di Rgr, risalente forse al X secolo ma
tramandato da un manoscritto del XIV secolo, che narra l'origine delle classi sociali. Un
giorno Rgr (un altro nome del dio Heimdall), andando in giro come un viandante, si
present a una casa dallaspetto misero. Qui fu accolto da Ai (Bisnonno) ed Edda
(Bisnonna); Rgr mangi con loro e si trattenne per tre notti, poi riprese il viaggio. Nove
mesi dopo, Edda partor un figlio, rll (Schiavo), che aveva la pelle scura e i tratti
grossolani; rll spos r (Schiava), e i loro figli ebbero nomi come Garzone,
Grossolano, Puzzolente, Goffa, Stracciona. Frattanto Rgr giunse in unaltra casa,
abitata da Afi (Nonno) e Amma (Nonna), che avevano un aspetto ben curato ed erano
15
C. Krag, The early unification of Norway, in Helle (ed.), The Cambridge history of Scandinavia cit., p.
200.
16
Sull'Islanda si veda J. Byock, La stirpe di Odino: la civilt vichinga in Islanda, Milano 2012 (ed. or.
London 2001).
11
ben vestiti. Rgr si ferm per tre notti, e nove mesi dopo da Amma nacque un bambino
dalla pelle candida, Karl (Uomo libero); questi spos Snr (Nuora), e i loro figli ebbero
nomi come Uomo, Libero Contadino, Fabbro, Sposa, Donna Assennata. Rgr giunse in
una terza casa, abitata da Fair (Padre) e Moir (Madre), e di nuovo si ferm per tre
notti. Nove mesi dopo nacque un bambino, bianco con i capelli biondi, e fu chiamato
Jarl (Uomo nobile). Jarl impar le arti guerriere, e Rgr lo riconobbe come figlio e gli
insegn le rune. Jarl spos Erna (Vigorosa), e i loro figli furono Rampollo, Ragazzo,
Nobile, Erede. Ma ad eccellere era Konr (Discendente), il pi giovane (Konr ungr), che
conosceva le rune, comandava allacqua e al fuoco, conosceva il linguaggio degli
uccelli. Tutte le classi sociali, dunque, discendono dal dio Heimdall, e il re (konungr),
tratto dalla schiatta degli jarlar, non altro che un primus inter pares e non quindi
17
5. Le rune
Nell'antichit l'unica forma di scrittura conosciuta e praticata dalle popolazioni
germaniche, inclusi gli scandinavi, era quella runica, esclusivamente epigrafica, che
derivava dalle scritture italiche settentrionali e veniva eseguita incidendo superfici dure
come legno o pietra ma anche armi, monili e utensili. Il pi antico alfabeto runico fece
la sua comparsa alla fine del II secolo ed era composto da ventiquattro segni - le rune,
appunto - detto fuark (o futhark) dalla sequenza dei primi sei segni. Mentre nella
Germania continentale l'adozione della grafia latina port alla scomparsa della scrittura
runica, in Scandinavia essa continu a essere utilizzata e tra l'VIII e l'XI secolo,
all'inizio dell'era vichinga, il suo alfabeto fu semplificato e ridotto a sedici segni, il
18
f urkhniastbml
La scrittura runica aveva due impieghi principali: in primo luogo, essa era adoperata
per iscrizioni commemorative su bastoni, pietre funerarie o stele celebrative, una pratica
17
Sul Rgsula si veda Jones, I vichinghi cit., pp. 120-121 e G. Chiesa Isnardi, I miti nordici, Milano
1991, pp. 66-68.
18
Sulle rune si vedano le informazioni contenute in Boyer, La vita quotidiana dei vichinghi cit., pp. 4041, 238-244, e in Brndsted, I vichinghi cit., pp. 193-196.
12
ed in oriente
laquila cibarono;
morirono a sud
nel Serkland .
19
Sulla stele di Gripsholm si veda C. Cucina, Vestr ok austr. Iscrizioni e saghe sui viaggi dei vichinghi, 2
voll., Roma 2000, vol I., pp. 29-31. L'espressione cibare l'aquila una kenning, ovvero una metafora,
che richiama l'uccisione di molti nemici sul campo di battaglia. Il Serkland (Terra dei Saraceni)
identificava una regione compresa tra il Mar Nero e il Mar Caspio e abitata da popolazioni
prevalentemente arabe.
13
Gli altri due lati della pietra presentano anche delle decorazioni: sul lato B
raffigurata una grande bestia, forse un leone o un drago, attorno alla quale avvinghiato
un serpente (figg. 4a-4b); la decorazione del lato C, infine, rappresenta una crocifissione
(figg. 5a-5b), la pi antica in area scandinava e l'unica immagine del Cristo in
20
20
Sulla pietra di Jelling si veda C. Del Zotto, Considerazioni iconografiche sulla grande pietra runica di
Jelling (Danimarca), Rivista di cultura classica e medioevale, 50/2 (2008), pp. 375-383.
14
21
Sul valore magico delle rune si veda Chiesa Isnardi, I miti nordici cit., pp. 100-104; si veda anche C.
Del Zotto, Maleficia vel litterae solutoriae. Il valore magico delle rune, Studi e materiali di storia delle
religioni, 76/1 (2010), pp. 151-186.
15
130
6. Il paganesimo nordico
Secondo la cosmologia norrena l'universo composto da nove mondi, disposti
verticalmente lungo l'asse costituito dal frassino Yggdrasill. In alto si trovano saheimr,
il mondo degli sir, che risiedono nella fortezza di sgarr, e lfheimr, il mondo degli
Elfi. Al livello intermedio ci sono Migarr, la Terra di Mezzo ovvero il mondo degli
Uomini; Jtunheimr, la terra dei Giganti; Vanaheimr, il mondo dei Vanir; Niflheimr, il
mondo delloscurit e del gelo, che ospita le anime di coloro che non sono morti in
battaglia ed anche una dimora di Hel, figlia del dio Loki e di una gigantessa; e
Mspellsheimr, il mondo dei Giganti del fuoco. In basso, nel sottosuolo, si collocano
infine Svartlfheimr, il mondo degli Elfi neri e dei Nani, e Hel (o Helheimr), laldil
dove va chi in vita si macchiato di gravi colpe e dove regna Hel. Questi mondi sono
collegati tra loro da Yggdrasill (il destriero di Yggr), lalbero cosmico attraverso cui
si muove Odino (Yggr, ovvero il terribile, infatti uno dei suoi soprannomi): tra le
sue fronde si trova unaquila mentre tra le sue radici si annida il serpente Nhggr e i
22
Per una storia della letteratura scandinava nel medioevo si veda M. Gabrieli, Le letterature della
Scandinavia: Danese, Norvegese, Svedese, Islandese, Firenze - Milano 1969, pp. 9-124. Per una
traduzione italiana dell'Edda poetica si veda Il canzoniere eddico, a cura di P. Scardigli, Milano 2004;
dell'Edda in prosa e dell'Heimskringla attualmente esistono solo traduzioni italiane parziali: Snorri
Sturluson, Edda, a cura di G. Chiesa Isnardi, Milano 2003; Snorri Sturluson, Heimskringla: le saghe dei
re di Norvegia, a cura di F. Sangriso, Alessandria 2013. Dell'opera di Saxo sono stati tradotti in italiano
solamente i primi nove libri: Sassone Grammatico, Gesta dei re e degli eroi danesi, a cura di L. Koch e
A. Cipolla, Torino 1993.
130
16
13
1
in
24
battaglia . L'altra met dei caduti spetta a Odino e va a ingrossare la schiera di coloro
che, alla fine del mondo, combatteranno a fianco degli di:
Per i guerrieri, la vittoria o la morte in battaglia sono doni di Odino, e coloro che
muoiono in combattimento vengono accolti nella dimora chiamata Valhalla (Valhll,
Aula dei prescelti). L essi si chiamano Einherjar (forse [Coloro che] combattono da
soli). La Valhalla un luogo assai maestoso e facile da riconoscere: i pilastri, infatti,
sono aste di lancia, sul tetto, al posto delle tegole, vi sono scudi, le panche sono cosparse
di corazze. Sopra vi sospesa unaquila, un lupo pende impiccato alla porta occidentale.
detto che le porte della Valhalla sono ben cinquecentoquaranta; tuttavia, bench in quel
luogo vi sia una grandissima folla, non tanto difficile trovarvi posto quanto entrarvi. Il
cancello della Valhalla si chiama Valgrind (cancello dei prescelti), ma ben pochi sanno
come si apra il chiavistello; Govegr (sentiero verso le dimore degli di) forse la
23
Sull'origine e l'ordinamento dell'universo secondo la mitologia nordica si veda Chiesa Isnardi, I miti
nordici cit., pp. 47-85.
24
Per una descrizione dettagliata delle due stirpi divine e delle singole divinit si veda ibid., pp. 193-298.
Per quanto ormai datato e in parte superato, ancora un'utile lettura G. Dumzil, Gli di dei Germani,
Milano 1974 (ed. or. Paris 1959).
13
2
17
strada che vi conduce. Le Valchirie accompagnano i caduti nella Valhalla e servono loro
25
Contrapposti agli di troviamo i giganti (jtunn, pl. jtnar): sono gli esseri delle
origini, i primi abitatori del mondo, le forze del caos e dell'oscurit, i nemici degli di e
26
e distrugge : la presenza dei giganti alle origini del mondo e il loro ruolo decisivo alla
28
fine, quando combatteranno gli sir, emblema del divenire inesorabile . Secondo
l'escatologia norrena, infatti, il mondo sar distrutto nel giorno del ragnark (fato degli
di), quando gli di andranno incontro al loro destino scontrandosi ciascuno con il
proprio avversario e ciascuno dando la morte all'altro: cos Odino sar divorato dal lupo
Fenrir, e sar poi vendicato da suo figlio Viarr; il serpente di
Migarr
rigenerata .
Una delle pi antiche testimonianze sulle credenze religiose degli scandinavi
quella di Adamo di Brema, un canonico tedesco autore, tra il 1072 e il 1076, dei Gesta
Hammaburgensis ecclesiae pontificum, una storia degli arcivescovi di Amburgo-Brema,
ai quali, dal IX secolo, era stata affidata la responsabilit di evangelizzare la
Scandinavia; nel quarto libro Adamo descrive ci che avveniva presso il grande tempio
di Uppsala, in Svezia:
Nobilissimum illa gens templum habet, quod Ubsola dicitur. In hoc templo, quod totum
ex auro paratum est, statuas trium deorum veneratur populus, ita ut potentissimus eorum
Thor in medio solium habeat triclinio; hinc et inde locum possident Wodan et Fricco. (...)
'Thor', inquiunt, 'praesidet in aere, qui tonitrus et fulmina, ventos ymbresque, serena et
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fruges gubernat. Alter Wodan, id est furor, bella gerit, hominique ministrat virtutem
contra inimicos. Tertius est Fricco, pacem voluptatemque largiens mortalibus'. Cuius
etiam simulacrum fingunt cum ingenti priapo. Wodanem vero sculpunt armatum, sicut
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nostri Martem solent; Thor autem cum sceptro Iovem simulare videtur .
In realt l'attributo di Thor non era lo scettro bens il martello chiamato Mjlnir
(Stritolatore), che in seguito divenne il simbolo pagano per eccellenza in
contrapposizione alla croce cristiana.
Proprio grazie all'opera degli scrittori cristiani che per primi si confrontarono con
queste popolazioni, nonch grazie alle saghe, stato possibile ricostruire le forme di
culto e le pratiche religiose degli antichi scandinavi. Le pi importanti feste pagane
erano annuali: la festa delle notti d'inverno (vetrntr) che cadeva probabilmente alla
met di ottobre, la festa di jl, legata al solstizio invernale, la festa di primavera e quella
legata al solstizio d'estate (o festa di mezza estate). In queste circostanze erano compiuti
dei sacrifici (blt), durante i quali venivano immolati degli animali, prevalentemente
cavalli, accompagnati da abbondanti libagioni di birra, che insieme alla carne veniva
consacrata alla prosperit e alla pace (til rs ok friar). In tal modo gli alimenti erano
resi sacri e il banchetto rituale rendeva la comunit partecipe di quella sacralit poich il
cibo e le bevande diventavano gli intermediari tra il mondo profano che sacrifica e il
mondo sacro che riceve il sacrificio, rafforzando i legami di solidariet all'interno della
comunit e, al tempo stesso, assicurando la comunione tra la comunit e la divinit. A
guidare le celebrazioni era la personalit pi importante presente al banchetto, che
poteva essere il re o lo jarl - o un goi in Islanda - nel caso di una cerimonia pubblica,
oppure il capofamiglia (hsbndi) nel caso di feste limitate solo ad alcune famiglie o
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Questo popolo ha un santuario particolarmente venerato che chiamato Uppsala. In questo tempio,
che interamente decorato in oro, il popolo adora le statue di tre dei: al centro della sala ha il suo trono
Thor, il pi potente di loro, a destra e a sinistra hanno posto Wotan e Fricco. (...) Thor dicono
domina sullatmosfera, governando i tuoni, i lampi, i venti e le piogge, il bel tempo e i prodotti dei
campi. Il secondo, Wotan, cio il Furore, il dio della guerra e infonde agli uomini il coraggio contro i
nemici. Il terzo Fricco che dona ai mortali la pace e il piacere dei sensi. Foggiano il suo idolo anche
con un grande fallo, invece Wotan rappresentato armato, come i nostri sogliono Marte, mentre Thor con
il suo scettro sembra assomigliare a Giove: Adamo di Brema, Storia degli arcivescovi della Chiesa di
Amburgo, a cura di I. Pagani, Torino 1996 (d'ora in poi Gesta), IV, 26, pp. 470-471.
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Sulle pratiche religiose pagane si veda Boyer, La vita quotidiana cit., pp. 95-96, 188-192, 218-221.
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ausis statim mille vulneribus confossus, animam laurea dignam martyrii transmisit
in coelum. Corpus eius barbari laniatum post multa ludibria merserunt in
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paludem .
Bench il ricorso all'ingiuria come mezzo di predicazione non fosse certamente una
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novit in campo cristiano , il chierico bremense sembra essere scettico sulla sua reale
efficacia e, al contrario, insiste a pi riprese sulla necessit che il clero adotti una
condotta irreprensibile, cosicch l'esempio favorisca la conversione dei pagani.
In Norvegia Olaf Tryggvason e Olaf Haraldsson si guadagnarono la fama di "re
missionari" per lo zelo - e in alcuni casi anche la violenza - con cui intrapresero la
cristianizzazione del loro popolo, e nelle saghe sono numerosi gli episodi in cui i due
sono alle prese con i pagani. In uno di questi si racconta di come Olaf Haraldsson il
Santo, che dopo aver conquistato il regno nel 1015 si era dedicato a un'intensa opera di
evangelizzazione, convert un certo Dale-Gudbrand, signore del distretto di Dale. Questi
era venuto a sapere dell'imminente arrivo del re e si rivolse ai propri uomini con queste
parole: Quell'uomo di nome Olaf sta arrivando a Loar e ci offrir un'altra fede rispetto
a quella che abbiamo, e far a pezzi tutti i nostri di, e sostiene di avere un Dio molto
pi grande e potente. strano che la terra non si apra sotto di lui quando osa dire cose
del genere, o che gli di gli permettano di vivere a lungo. Io credo che, se portassimo
fuori dal nostro tempio Thor, che risiede in questo luogo e che ci ha sempre aiutati, e se
questi vedesse Olaf e i suoi uomini, allora il Dio di Olaf, Olaf stesso e i suoi uomini si
dileguerebbero e di loro non rimarrebbe nulla. All'arrivo del re, Gudbrand gli si rivolse
cos: Noi non sappiamo di chi tu parli. Tu chiami con il nome di Dio uno che n tu n
altri avete mai visto. Ma noi abbiamo un dio che possiamo vedere ogni giorno; egli non
fuori adesso, perch il tempo piovoso. Egli ti sembrer potente e ti incuter timore, e
io credo che il terrore scender su di te quando lui arriver al ing. Ma poich dici che il
tuo Dio pu tanto, faccia allora in modo che domani il tempo sia nuvoloso ma senza
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Si racconta che in quel periodo un anglo di nome Volfredo, spinto dallamore di Dio, si rec in Svezia
e con grande coraggio annunci ai pagani la parola di Dio. Con la sua predicazione aveva gi convertito
molti al cristianesimo, quando si mise a maledire il dio di quella gente chiamato Thor, la cui immagine si
ergeva nellassemblea dei pagani, e, afferrata unascia, ne ridusse il simulacro in frantumi. Per aver tanto
osato fu subito trafitto da mille ferite e invi al cielo la sua anima, degna della corona del martirio. Dopo
molti oltraggi, i barbari gettarono il suo corpo dilaniato in una palude: Gesta, II, 62, pp. 258-259.
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Una simile strategia fu adottata nell'Oriente musulmano dall'eremita Pietro di Capitolia, in
Transgiordania, che, nel 715, desiderando ardentemente il martirio, coron il suo intento inveendo
pubblicamente contro Maometto e la sua fede: B.Z. Kedar, Crociata e missione. L'Europa incontro a
l'Islam, Roma 1991 (Princeton 1984), p. 29.
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pioggia, cosicch possiamo incontrarci qui. Olaf allora si fece spiegare di nascosto
come era fatto lidolo e di quale materiale era composto e la mattina seguente, dopo
aver trascorso la notte in preghiera, si diresse al ing; il cielo era nuvoloso, e il re disse a
un suo uomo di porsi accanto all'idolo. Poi rivolse questo discorso a Dale-Gudbrand:
Molte cose ci hai detto questa mattina. Ti sei meravigliato di non vedere il nostro Dio,
ma noi crediamo che Egli verr presto da noi. Tu ci hai minacciati con il tuo dio che
sia cieco che sordo, che non pu aiutare n s stesso n gli altri, e che non pu andare da
nessuna parte se non trasportato da qualcuno; e io ora credo che tra poco andr
incontro al suo destino: volgete i vostri occhi a est, osservate il nostro Dio che avanza in
una grande luce!. In quel momento il sole squarci le nubi, e tutti i contadini
guardarono in quella direzione; subito luomo di Olaf colp l'idolo con un bastone,
mandandolo in pezzi, e da esso fuoriuscirono ratti, rospi e serpenti. Impressionato da un
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The saga of king Sverri of Norway, transl. by J. Sephton, London 1899 (repr. Felinfach 1994), cap. 121,
pp. 152-153.
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,Icbaidp. 128, p. 158.
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La risposta del papa non si fece attendere: nel 1198 Innocenzo III, scrivendo
allarcivescovo Erik, accus Sverrir di opprimere le chiese, perseguitare i chierici,
affliggere i poveri e accanirsi sui potenti; Sverrir, inoltre, per raggirare meglio voi e
tutto il popolo norvegese e per far credere che il suo regno avesse ottenuto la conferma
dellautorit apostolica, non ha avuto timore di falsificare una bolla di papa Celestino,
nostro predecessore di buona memoria, con la quale ha sigillato varie lettere, ma Colui
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al quale ogni cosa manifesta ha smascherato la sua falsit . Per tutti questi motivi, il
papa scagli linterdetto sulla Norvegia; Sverrir, tuttavia, non fece alcun passo indietro
nella sua politica ecclesiastica e non ottenne mai l'assoluzione dalla scomunica.
frequentat Oceanum, quia more belluina victitat, Christianam quis dixerit? , e gli
stessi scandinavi soffrirono a lungo di questo "complesso di marginalit". Ancora nel
XV e XVI secolo il nord Europa sar descritto come una terra misteriosa e selvaggia,
ostile e abitata da mostruose belve, alla cui esistenza crede persino uno svedese come
Olao Magno, l'ultimo arcivescovo cattolico di Uppsala prima della Riforma luterana.
Ma la definizione pi espressiva ed emblematica forse quella del veneziano Pietro
Querini - naufrago nei mari settentrionali nei primi anni Trenta del '400 - secondo il
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C.R. Unger - H.J. Huitfeldt (eds.), Diplomatarium Norvegicum, vol. VI/1, Christiania (Oslo) 1865, n
7, pp. 10-11.
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Chi oser chiamare cristiana tutta quella barbarie che risiede nelle isole remote che si affacciano
sulloceano glaciale e che vive come le belve?: J.P. Migne, Patrologia latina, vol. CLI, col. 572.
39
D. Balestracci, Terre ignote, strana gente. Storie di viaggiatori medievali, Roma - Bari 2008, p. 52.
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