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ATRI E LE SUE ORIGINI

Come scriveva Plinio, Atri è posta a sei miglia dal mare Adriatico, ed è forse una
delle più antiche città d’Abruzzo; lo dimostra il fatto che le sue origini sono
oggetto di discussioni spesso circondate da aloni leggendari. Tra le varie ipotesi
la più accreditata è che Hatria, poi Hadria, fu luogo di origine illirico-sicula.
Molti sostengono cha da essa prese il nome il mare Adriatico, su cui aveva un porto
presso l’odierna foce del Matrinus (Vomano), tra Pineto e Roseto, che con Spina,
Numana e Porto Trabbia, fu il primo dei quattro empori adriatici del mercato greco
sin dal VI sec. a.C. C’è chi pensa che tale popolazione italica pervenne in Atri
verso l’VIII sec. a.C., stabilendosi in grotte.
Tali grotte esistono ancora a sud della città e sono accessibili, destando
interesse per le massicce colonne con archi, tanto da far pensare ad un tempio. Si
potrebbe pensare che esse fossero abitate, perché si trovano in alcuni cunicoli
rivestimenti di calce.
Secondo il Sorricchio, in Atri pervennero circa 2.600 anni fa, varie ondate dalla
Dalmazia, tramite mare, che vi fondarono una colonia il lirico-sicula. Il culto del
Dio Hadranus (Adrano), a cui era sacro il cane è rinvenibile nelle antiche monete
ove è presente un cane accucciato, si può quindi ricollegare al Dio Hadranus il
nome Hatria (Atri), e quindi Mare Adriatico, nonché Fano Adriano (Fanum Hadrani =
tempio di Adrano).
Tito Livio, fa un attento paragone con gli etruschi, dal cui nome arcaico derivò il
nome Tirreno, così fu per Atri con l’Adriatico. Così fu lo Jonio, in onore di Jone
figlio del Dio Hadranus.
Dal IV secolo Atri, subì gli influssi dei Piceni, le cui tombe furono ritrovate sul
finire del 1800 e gli inizi del 1900 sul Colle della Giustizia. Di questa scoperta
ne parla il Brizio. Si tratta di tre tombe che danno prova della presenza di una
colonia preromana. Ritornando alla storia di Atri, ricordiamo l’espansione umbro-
picena con le capitali ad Atri ed Ascoli. Nelle ultime guerre sannitiche Atri
intervenne in aiuto dei Romani e quindi entrò nel patto federale degli Stati Latini
(284-264 a.C.)
PERIODO ROMANO
Unitasi a Roma, Atri ne seguì le sorti, conseguendo riconoscimenti. Nel 89 a.C. fu
dichiarata Municipium e nel 27 a.C., Colonia Romana.
Secondo Aurelio Vittore, l’imperatore Elio Adriano sarebbe nato ad Atri, per cui
oggi il corso principale è a lui intitolato. I resti dei monumenti del periodo
romano sono moltissimi. Al centro della città moderna, nella cripta della
Cattedrale è stata scoperta una piscina quadrangolare. La presenza delle Terme al
disotto dell’altare della Cattedrale, resti di lastricato stradale tra S. Agostino
e S. Francesco, la presenza di una cisterna al disotto del Palazzo Acquaviva, resti
di antichi forni, ed infine, il teatro romano.
L’Ager Hatrianus si estendeva a Nord fino al fiume Vomano, a Sud fino al fiume
Saline, mentre il confine occidentale coincideva con le pendici del Gran Sasso.
Partecipò al fianco di Roma alla lotta contro i pirati che infestavano l’Adriatico,
alla guerra illirica ed alla guerre puniche. Molto probabilmente Annibale, dopo
aver saccheggiato tutto il Piceno, si accampò con le sue truppe nel ricco e fertile
Ager Hatrianus per ritemprare i suoi soldati e curare i suoi animali. Atri rimase
fedele a Roma, inviando soldati e vettovaglie anche quando la vittoria cartaginese
sembrava vicina e per questo insieme a Signa, Norba, Saticola, Fregelle, Lucera,
Venosa, Brindisi, Fermo, Rimini, Ponza, Pesto, Cosa, Benevento, Isernia, Spoleto,
Piacenza e Cremona, fu inserita in un decreto del Senato romano che rendeva
pubblici i nomi delle città cui Roma doveva la sua salvezza. Durante la Guerra
Sociale Atri si schierò a fianco di Roma, anche perchè godeva del diritto di voto
nei Comizi essendo iscritta nella tribù Mecia. Nel periodo imperiale la città
continuò ad essere un centro importante dell’Italia centrale. Il declino di Roma
travolse Atri e le invasioni barbariche ne segnarono la fine.
IL MEDIOEVO
Nel Basso Medioevo, patì un lungo periodo di decadenza e di abbandono testimoniato,
tra le altre cose, dalla mancata comprensione tra le sedi episcopali erette nella
zona, contrariamente alle vicine Teramo e Penne nelle quali le comunità cristiane
si organizzarono forse già dal V secolo. Fino al XIII secolo si hanno scarse
notizie della città la quale, sotto i Longobardi, faceva parte del Ducato di
Spoleto e nel XII secolo era feudo principale dei Conti d’Apruzio.
In occasione delle lotte tra gli Svevi ed il Papato Atri, per prima tra le città
del Regno, si schierò dalla parte guelfa. Per la fedeltà e disponibilità della
città al servizio della Chiesa, nel 1251 Papa Innocenzo IV accordò ad Atri il
diploma di istituzione della Diocesi e di autonomia comunale, con territorio
corrispondente a quello dell’antico agro coloniale romano.
Al libero Comune fu riconosciuto il diritto di emanare statuti e di confermare
quelli anteriori, oltre al riconoscimento della facoltà di avere un porto; i
cittadini non potevano essere giudicati al di fuori del Comune, godevano di libertà
e di immunità personali ed erano affrancati da doveri feudali. L’anno successivo la
Diocesi di Atri fu unita “ad invicem” a quella di Penne.
L’atriano Francesco Ronci fu tra i seguaci più ardenti di Pietro da Morrone, eletto
al Soglio Pontificio nel 1284 con il nome di Celestino V, divenendo per questo
primo abate generale dell’ordine dei Celestini.
Intanto nel 1305 fu completata la costruzione della maestosa Cattedrale.
Nel 1352 il Parlamento Municipale, ad imitazione di Firenze, città guelfa per
eccellenza, proclamò protettrice della città S. Reparata. Nuovi statuti ispirati
agli ordinamenti fiorentini furono approvati nel pubblico generale parlamento del
1362.
IL DUCATO DEGLI ACQUAVIVA
La città di Atri, nel 1395, fu venduta per 35.000 ducati al Conte di S. Flaviano
Antonio Acquaviva, con il quale iniziò il ducato di questa famiglia che si distinse
in Italia nel periodo del Rinascimento e che durerà fino al 1760, anno in cui la
città tornò sotto il dominio diretto del Regno di Napoli.
La famiglia Acquaviva, imparentata con gli Aragonesi, ebbe diciannove duchi.
Andrea Matteo Acquaviva nel 1507 si insediò sul trono ducale. Buon umanista e ricco
mecenate si circondò di artisti e letterati come il Pontano ed il Sannazzaro, fondò
una tipografia privata ai primordi dell’arte della stampa. In quel periodo tradusse
i Morali di Plutarco; il Cantalicio cantò la sua ricca Biblioteca i cui stupendi
codici miniati a lui dedicati si conservano oggi nella Hofbibliothek di Vienna. Nel
1521 cinse d’assedio Teramo che aveva acquistato dal demanio, ma essa gli
resistette; la questione fu risolta nel 1530 da Carlo V che restituì a Teramo la
libertà.
Un altro celebre Acquaviva fu il Cardinale Giulio il quale ebbe come “camarero”
Michele Cervantes, l’autore del Don Chisciotte.
La Compagnia di Gesù ebbe un rilancio mondiale a seguito dell’opera di Claudio
Acquaviva (1543-1615) il quale ricoprì la carica di Generale dei Gesuiti per ben
trentacinque anni dal 1576 alla morte. Suo nipote Beato Rodolfo, anch’egli Gesuita,
figlio del Duca Gian Gerolamo I e fratello del Cardinale Giulio e di Ottavio
Acquaviva distintosi nella battaglia di Lepanto al seguito delle armate veneziane,
morì martire nel 1583 in India.
Appartenne a questa illustre famiglia anche il Cardinale Troiano, cui Giambattista
Vico dedicò La Scienza nuova nell’edizione del 1744.
Gli Acquaviva si estinsero con la morte nel 1757 della duchessa Isabella; Atri
tornò sotto il dominio diretto del Regno di Napoli, seguendone le sorti fino al
momento in cui entrò a fare parte del Regno d’Italia.
ATRI MODERNA E CONTEMPORANEA
Nel XIX sec., la città ebbe un nuovo impulso urbanistico con l’edificazione dei due
principali edifici pubblici: il Teatro Comunale inaugurato nel 1881, ed il Palazzo
della Città, ora sede del Tribunale, eretto nel 1882, entrambi in stile
classicheggiante.
Sul principio di questo secolo venne fondato il Museo Capitolare, radunando tutte
le opere artistiche presenti nel Duomo e nelle altre chiese della città e della
Diocesi; arricchito poi da cospicue donazioni, costituisce ormai una meta d’obbligo
per i visitatori.
Gli ultimi anni, hanno visto alla luce il Museo Etnografico, il Museo degli
Strumenti musicali antichi e il Museo Archeologico.
La presenza di una splendida villa comunale di secolare natura rende speciale il
paesaggio antico, immergendolo in un contesto all’insegna del relax e dell’arte.

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