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Riassunto M. Montanari, Storia medievale

STORIA MEDIEVALE (Università degli Studi di Urbino Carlo Bo)

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Storia medievale
Capitolo 1
La metamorfosi del mondo romano e la fine dell’impero in Occidente. (Secoli III-V)
Prima della caduta dell’impero romano d’occidente (476) avvenne una trasformazione molto profonda
divisibile in 4 fasi
I. Nel III secolo l’impero visse un’età di pace e relativo splendore
II. Nella seconda metà del III secolo le strutture militari cedettero e i Romani vennero sconfitti
ripetutamente dalle popolazioni che si trovavano al confine
III. Nel IV secolo l’emergenza militare portò alla cristianizzazione dell’impero, l’insediamento dei
barbari, il divario tra ricchi e poveri e tra Oriente e Occidente
IV. Nel V secolo questo movimento di popoli fece nascere una società nuova, senza l’impero
1.1
All’inizio di questo processo (200) l’impero romano comprendeva tutti i territori affacciati sul mediterraneo
a ovest verso l’Europa e la Britannia e a est verso la Mesopotamia. La popolazione (50M) era governata da
una aristocrazia ristretta e culturalmente omogenea dotata di grandi patrimoni fondiari che conosce il latino
e il greco, abituata a una routine militare che mano a mano si ridusse
 L’economia dell’impero stagna
 Ceti produttivi marginalizzati
 Finiscono le guerre di conquista
(Già nel II secolo le entrate sono inferiori rispetto alle uscite per questo subiscono minacce dall’esterno, tali
da dover costruire le mura aureliane intorno a Roma)
1.2
La necessità di difendersi e riorganizzare l’esercito aumentò i costi più del doppio, ci fu quindi una
intensificazione fiscale che ebbe bisogno di una espansione della burocrazia. Le nuove necessità belliche
fecero escludere l’aristocrazia senatoria dai comandi e a promuovere militari di carriera provenienti da ceti
meno elevati e più periferici (ricambio del vertice sociale, società di uomini nuovi)
1.3
La diminuzione e la concentrazione delle ricchezza portarono a alla decadenza dei centri urbani minori e alla
crescita di quelli maggiori, ci fu quindi un processo di localizzazione delle aristocrazie. Pesò la separazione
che fece Costantino tra ufficiali civili e militari che portò all’ingresso di elementi germanici nelle gerarchie
militari. Influì i ruolo di raccordo politico che sempre Costantino conferì ai vescovi che già avevano una
funzione di guida delle società urbane. Importante fu il ruolo che assunsero le imposte in natura rispetto a
quelle in denaro, il risultato fu una società ancorata alla dimensione locale in cui venivano sviluppate le
relazioni padronaggio secondo cui i notabili del posto grandi proprietari, amministratori o vescovi
svolgevano ha funzione di riferimento e di protezione per la popolazione circostante. La differenziazione tra
Oriente e Occidente dopo il decentramento politico di Diocleziano maturo un clima di esaltazione delle
realtà locali a scapito dell’uniformità. In Italia e in Gallia cittadini per evitare le tasse si rifugiavano in
campagna dove venivano costretti a lavorare dai grandi proprietari. In Occidente l’assenza di una crescita
economica ampliò le distanze e fece esplodere conflitti esistenti. L’ultima fase si aprì tra il 407 e 430 quando
ci furono nuovi movimenti di popolazioni tra i quali il Sacco di Roma del 410 (l’Oriente epurò i barbari
dall’esercito diversamente dall’occidente che gli permise di stanziarsi nei territori e ricevere delle cariche).

Capitolo 2
Il cristianesimo: le chiese episcopali e il monachesimo delle origini (IV-VI)
Lo straordinario successo del cristianesimo presso i ceti eminenti urbani è dato dall’organizzazione
gerarchica e dal fatto che ebbe un ruolo centrale nella conservazione delle strutture amministrative, sociali
e culturali della compagine imperiale nel momento della sua dissoluzione
2.1 La Cristianizzazione è il processo che condusse a una fede comune le cittadinanze e le popolazioni rurali
del territorio imperiale e le popolazioni barbariche che fino al IV secolo vissero ai margini o poco oltre
l’impero. Prese due vie:
 Istituzionale, ecclesiale incentrata sulle chiese chiuse urbane, attorno alla gerarchia sacerdotale si
radunavano i cittadini

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 Individuale, la scelta monastica nei cenobi o nei monasteri, furono i monaci i promotori
dell’evangelizzazione delle popolazioni rurali lontane delle città e dei cosiddetti barbari
(organizzazione alternativa rispetto a quella cittadina)
Queste attività vanno intese come un processo di acculturazione cioè di integrazione profonda tra le nuove
etnie che si stanziarono nel territorio europeo e chi vi risiedeva. Creazione di un universo di valori comuni
mediati dal linguaggio religioso
2.2
Il ruolo sociale delle aristocratico cittadine subì una profonda crisi e si avvertì l’esigenza di attribuire
all’individuo un valore indipendente dalla sua appartenenza al gruppo dirigente. Tra il I e III secolo si
organizzarono le prime comunità cristiane già alla fine del I s i laici erano separati dai sacerdoti e vigeva una
struttura ecclesiastica: diaconi preti e vescovo. Dal IV s regione di stato
 313 editto di Milano Costantino concesse libertà di culto
 380 editto di Tessalonica Teodosio obbligò la professione della religione Cristiana
Si dimostrava già strumento grazie al quale chi governava poteva assicurarsi disciplinamento delle masse
urbane è una razionale organizzazione dei culti. (Inizialmente vi aderirono gli aristocratici e questo garantì
ancora più prestigio agli ecclesiastici tanto che poi divennero una sorta di supplenza dei poteri pubblici)
2.3 Dal V s in avanti partì nelle città un processo di evangelizzazione delle campagne attraverso la
fondazione di chiese battesimali e pievi. (Processo di acculturazione, scambio reciproco determinando per
esempio l’affermarsi di aspetti della religiosità vicini alla sensibilità popolare, culto delle reliquie e santi)
L’insediamento episcopale fu uno dei fattori che maggiormente favorirono la sopravvivenza delle città. I
vescovi delle diocesi che facevano capo nelle grandi metropoli del mondo romano ottennero una naturale
supremazia su quelli delle città vicine (come le varie aristocrazie a suo tempo)
2.4 Il monachesimo è un fenomeno che si sviluppa in epoca successiva all’evangelizzazione delle città. Dal III
sec sono attestate le prime manifestazioni nelle aree orientali dell’impero, è considerata una scelta
strettamente individuale che prevede il radicale rifiuto del mondo e la ricerca di redenzione attraverso il
sacrificio e l’ascesi. Con l’affermazione come religione di stato (IV) viene condannato l’esibizionismo e
l’individualismo di tale scelta temprandola con l’introduzione di regole per la vita comunitaria. Viene quindi
sostituito dal cenobitismo che organizza la vita quotidiana la preghiera il lavoro l’abbigliamento e
l’alimentazione.
2.5 I monaci convertirono i barbari, inizialmente le aristocrazie politico militari o dal potere regio perché la
regalità aveva tra le tribù un carattere sacrale e convertiti i vertici era più facile l’affermarsi di una fede.
Anche le popolazioni barbariche si presentarono ricettivi rispetto a questa fede salvifica inoltre le
aristocrazie che si erano imposte solo sul piano militare usarono come strumento il cristianesimo per
riuscire ad avere prestigio sociale ed economico intraprendendo carriere ecclesiastiche. Queste nuove
aristocrazie militari introdotto nelle gerarchie ecclesiastiche comportarono l’introduzione di valori
tipicamente germanici (violenza o una terminologia militaresca)
Nella seconda metà del IV gran parte delle popolazioni germaniche vennero convertite alla forma ariana
(Gesù cristo non aveva lo stesso grado di divinità di Dio ma era a lui sottoposto) per esempio Ulfila di origine
visigota tradusse per primo la Bibbia in lingua gota. L’arianesimo divenne simbolo di identità etnica più che
di una scelta teologica.
2.6 Nacquero diversi dibattiti dottrinali per esempio quelli sulla trinità: definire la natura di Cristo.
Nicea nel 325 venne condannato l’arianesimo, Calcedonia 451 soluzione di compromesso ma nel 482
Zenone ritratta l’editto, Editto dei Tre Capitoli con Giustiniano (vs Nestorianesimo) ci fu però uno scisma dei
Tre Capitoli che durò fino il VII secolo.

Capitolo 3
Le invasioni e i regni Romano barbarici (IV-VI)
Tra il IV e VI secolo popoli che a lungo erano vissuti entro i confini dell’impero migrarono all’intero dei
confini a causa dell’irruzione di nuove popolazioni provenienti dalle steppe euroasiatiche e per fattori
economici politici e militari.
3.1 Barbaro è l’espressione con cui venivano designati i popoli assai eterogenei che in comune avevano il
fatto di non essere romani, termine dalle forti connotazioni negative è di origine onomatopeica, rappresenta
quei popoli che non parlavano greco e latino ma utilizzavano delle lingue considerate ridicole.

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Solo molto lentamente queste tribù riuscirono a costituirsi come popoli in paese al processo di eterogenesi
ossi il formarsi e il continuo ridefinirei delle identità etniche in base a elementi di natura culturale
3.2 possono essere definite invasioni (accezione negativa) o migrazioni (positiva)? Dal terzo secolo i barbari
entrarono a far parte delle gerarchie militari ricoprendo anche cariche importanti, quando l’impero entrò in
crisi (IV) alcune popolazioni varcarono il limes per stanziarsi stabilmente. Questo avvenne per la
consapevolezza da parte dei barbari della vulnerabilità delle difese militari romane che tra l’altro ormai
erano quasi tutte affidate a loro. Inoltre erano spinti perché gli unni si stavano spingendo dall’Asia centrale
verso Occidente. Questi spostamenti coinvolsero soprattutto i Goti (dal III secolo stanziati tra il Danubio e il
Mar Nero, divisi in
 Visigoti (West-Goten)
 Ostrogoti (Ost-Goten)
Fu Valente a permettergli di oltrepassare il limes ma poi dovette affrontarli (devastazione dei Balcani) e
venne ucciso ad Adrianopoli. Dopo questo avvenimento compresero di non poterli bloccare militarmente e
adottarono una politica basata sui sistemi di hospitalitas (lasciare 1/3 delle terre di una certa regione
barbarica che dichiarava fedeltà soprattutto militare e rimaneva fedele) e forderatio (alleanza in cambio di
compenso). Questo però non ebbe successo perché gli stessi visigoti seppure federati compirono diversi
saccheggi tra i quali quello di Roma nel 410 per mano di Alarico. Si spostarono poi in Gallia (Tolosa) ma
dovettero fronteggiare i Vandali e i Franchi

Pochi anni prima del sacco di Roma (410) tra il 406 e 407 la frontiera posta lungo il Reno venne
oltrepassata da numerose tribù, Vandali, Alani, Svevi, Burgundi. Penetrando nella Gallia si scontrarono
con Franchi e Alamanni foederati dell’impero.
 Burgundi: Gallia Centro Meridionale
 Vandali, Svevi e Alani dovettero oltrepassare i Pirenei e giungere alla penisola Iberica

Dovettero poi confrontarsi con i Visigoti che avevano dovuto abbandonare la Gallia a causa della pressione
Franca. I Visigoti riuscirono a creare un dominio stabile su tutta la Spagna facendo spostare
 Svevi in Galizia
 Alani in Portogallo
 Vandali in Nord Africa
Alla Britannia vennero tolte le guarnigioni militari romane rimanendo in balia dei Pitti, per evitare queso
permisero alle popolazioni germaniche di sbarcare sulle loro coste (che speravano di inquadrare all’interno
del sistema delle foederatio) questo si rivela fatale. Giunsero gli Juti gli Angli e i Sassoni che crearono
insediamenti stabili. Attorno al 450 gli unni si erano spinti alle porte dell’impero. Sotto Attila giunsero poco
prima di Roma. Del repentino ritiro si attribuì il merito a Papa Leone I. Nel 476 Romoli fu deposto a favore di
Odoacre (assunse il titolo di rex) già molti territori dell’impero erano sotto dominio barbaro. Gli imperatori
d’Oriente volevano recuperare l’Italia con la foederatio ma in questo modo Zenone favori l’irruzione degli
Ostrogoti di Teodorico. Alla fine del V secolo si era quindi affermati regali stabili.
3.3 Queste popolazioni hanno alcuni tratti comuni
 In tutti i territori rappresentano la minoranza, il problema della convivenza venne risolto attraverso
il mantenimento delle amministrazioni precedente con poche modifiche di tradizione barbarica,
espressione di questo avvicinamento è rappresentata dalla produzione di Leges.
 A conferma della reciproca acculturazione la gestione diretta dell’amministrazione rimane in mano
romana a differenza delle forze militari.
Alla base della società vi era un re alla quale si doveva porre la propria fedeltà e far parte della società non
era poter godere dei diritti politici ma far parte del sistema militare, l’unico modo per essere uomini liberi
3.4 Franchi, Anglosassoni, Ostrogoti, Visigoti e Vandali
 Franchi, foederati di Roma dal 430 trovano una reale coesione solo verso la fine del V secolo sotto
re Clodoveo (merovingi) 46-51. Oltre a eliminare la concorrenza degli altri capi Franchi riuscì a
espandere l’impero in Neustria e Austrasia, e comprese la necessità di creare un rapporto con la
Chiesa di Roma, nel 496 si fece battezzare a Reims e questo permetteva ai Franchi di presentarsi
come il popolo di Dio. Nel 510 fece redigere la Lex Salica che raccoglieva le norme consuetudinarie.

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Dopo la morte di Clodoveo il regno viene spartito ai suoi eredi secondo concezione patrimoniale ma
già nell’VIII secolo l’autorità merovingia crollò a causa del crescente potere dei maestri di palazzo.
 In Britannia nella parte orientale si assedano i Germani mentre a ovest si riparano le popolazioni
britanniche definiti welsh (non germaniche). Questa invasione provocò una paganizzazione,solo nel
VI secolo grazie a Agostino ci fu una nuova evangelizzazione.
 Gli Ostrogoti, giunti in Italia per volontà bizantina con Teodorico che sconfisse Odoacre, l’ambito
amministrativo era gestito da funzionari romani mentre invece quello militare e giuridico da goti.
Quando Teodorico morì ci fu una lotta per la successione e per Giustiniano fu il pretesto per iniziare
una guerra ventennale che poi vincerà.
 I Visigoti, regno più duraturo e vasto, dalla Gallia Meridionale alla Spagna, si integrarono
ottimamente con la tradizione Gallo romana e ispanica dando vita a una società multietnica.
Alarico II a dimostrazione del fatto che l’eredità politico amministrativa romana era molto forte
promulgò la Lex Romana Vosigothorum, si differenziarono invece in ambito religioso perché
rimasero ariani fino al VI secolo. Sarà abbattuto solo nel 711 a causa delle invasioni islamiche.
 I Vandali invece crearono una situazione di incontro/scontro con le popolazioni locali. Attuarono
persecuzioni vs i non ariani, infatti quando i Bizantini attaccarono nel 533 il regno non venne fatta
opposizione da parte della popolazione chiaramente sfavorevole al dominio vandalo. In una sola
campagna Belisario generale di Giustiniano riuscì ad abbattere l’unico regno romano barbarico
dell’Africa settentrionale

Capitolo 4
L’impero romano d’Oriente (VI-IX)
Nella sua parte orientale l’impero continuò ad esistere, anzi l’impero Occidentale fu segnato dalla
programma di gli Giustiniano che si ripropose di riunificare l’impero e riprendere i territori conquistati.
4.1 Giustiniano (regno 527-565) perno della sua azione politica il progetto di unificazione dell’impero.
Inizialmente gli eserciti vennero diretti contro i Vandali (Nord Africa), Visigoti (Sud Spagna) e gli Ostrogoti
(Italia), tutte campagne vittoriose di Narsete e Belisario che furono lunghe e dispendiose. La guerra greco-
gotica (Giustiniano vs Ostrogoti) durò dal 535 al 555. Seppure Teodorico aveva lasciato privilegi
all’aristocrazia e aveva riconosciuto l’autorità imperiale quando morì questo sistema di convivenza tra Goti e
Romani si incrinò soprattutto durante la guerra vs i Bizantini.
I. I Goti e la classe senatoria romana fecero fronte comune vs l’attacco imperiale.
II. Ma dopo che nel 540 venne assediata Ravenna e i Goti dovettero ritirarsi oltre il Po' la classe
senatoria si piegò ai bizantini (tanto avrebbero comunque mantenuto i privilegi). Il fronte italico
(Goti+aristocrazia senatoria) si spezzò e i primi rimasero soli vs le truppe imperiali
È questo il motivo per cui Totila 542-552 nel suo programma di riconquista della penisola non cercò più la
collaborazione della classe senatoria ma anzi la attaccò cercando di incidere sulla loro capacità economica.
Totila in un breve periodo riconquistò la maggior parte della penisola ma l’esercito di Narsete prevalse a
Gualdo Tadino nel 552 dove Totila morì. Anche Teia venne sconfitto, ma i Bizantini seppure vincitori si
trovavano ad avere un territorio in larga parte spopolato, colpito dalla peste e lacerato nelle su componenti
etniche e sociali. Seppure pagata con costi elevatissimi la politica di Giustiniano si rivelò vincente (di nuovo il
Mediterraneo permetteva le comunicazioni interne).
Si trattò comunque di una operazione effimera perché nel 568 dopo la morte di Giustiniano
 L’Italia venne occupata dai Longobardi
 Gli Arabi a breve avrebbero ottenuto l’egemonia sul mediterraneo.
4.2 Nel mondo romano le norme che regolavano la convivenza civile non erano mai stati raccolte in un
codice, perché avevano valore anche le elaborazioni teoriche dei giuristi, un sistema complesso che
funziono fino a quando si mantenne una sostanziale unità culturale. Una volta cessata questa unità c’era
bisogno di semplificare le leggi. Teodosio nel V secolo fece creare un codice dove venivano escluse queste
elaborazioni dei giuristi stessa cosa Giustiniano che permise di lavorare solo ai giuristi che si occupavano del
recupero archeologico del diritto romano classico e post classico. Nacque quindi il CORPUS IURIS CIVILIS
costituito da quattro parti
I. Codex in dodici libri le leges dei predecessori di Giustiniano
II. Digesta cinquanta libri degli iura, giurisprudenza romana

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III. Institutiones trattazione scolastica semplificata del diritto romano


IV. Novellae constitutiones nuove disposizioni emanate da Giustiniano (534-565)
 Appena terminata la guerra greco Gotica (535-555) venne introdotta la legislazione di Giustiniano,
promulgò la Prammatica Sansione che estendeva la sua compilazione legislativa alle terre riconquistate.
(Venne fatta su richiesta di Virgilio, FALSO, perché ancora si trovava prigioniero per l’Editto dei Tre Capitoli,
Giustiniano lo usò solo per legittimare il dominio Bizantini sfruttando l’autorevolezza della Chiesa Romana
Organizzazione amministrativa, prefetture del pretorio divise in diocesi divise in provinciae, unità territoriali
primarie dell’amministrazione fiscale e giudiziaria
Prammatica Sanctio
 Distinta amministrazione civile rispetto a quella militare affidata ai duchi
 Restituire alla classe senatoria ciò che Totila (Goti 540-552) aveva tolto
Ormai quella classe sociale era scomparsa mentre elementi di origine Goti erano radicati e ormai il potere
era nelle mani delle gerarchie ecclesiastiche (più efficaci dei Bizantini)
 L’amministrazione della Giustizia sfuggi al controllo imperiale, sostituita dall’ istituto dell’arbitrato
A giudicare era un uomo concordato dalle due parti (vescovi), si perse un riferimento univoco e
certo a regole di un diritto comune
 Istruzione pubblica fallisce perché legata alle sedi episcopali
 L’equilibrio raggiunto da Giustiniano era fragile, condizione finanziaria precaria, tra l’altro le
distanze oltre che territoriali erano culturali. Seconda metà del VI pressione sul confine di popoli
ostili.
Solo nei due regni successivi a Giustiniano venne conservata l’integrità salvo nella penisola italiana già
occupata in larga parte dai Longobardi (568 in avanti).
 Quando nel 602 ci fu la rivolta d Foca (uccisione di Maurizio e rivolgimenti interni) si allentò il
controllo alle frontiere del nord est e accedettero gli Avari e gli Slavi che si stanziarono stabilmente
 Contemporaneamente a sud est i Persiani penetrarono in Armenia e Asia Minore conquistando nel
614 Gerusalemme.
Il nuovo imperatore Eraclio (610-641) nel 630 vince contro i Persiani ampliando il regno in Armenia, per
risolvere i dissidi religiosi (natura di Cristo) promuove il monoteismo che viene avversato e acuì il divario.
Tanto nel 638 già Siria e Palestina erano state occupate dagli Arabi. Il crollo del dominio romano sul
mediterraneo era un fatto compiuto.
4.5Quindici anni dalla conquista Bizantina nel 568 scesero i Longobardi in Italia che non riuscirono mai ad
ottenerne un controllo totale. I territori rimasti all’impero bizantino vennero amministrati da Maurizio (VI) e
furono assegnati ad un esarca che aveva tutti i poteri ma era comunque un funzionario imperiale. Risiedeva
a Ravenna e doveva esercitare la sua autorità su tutti i Ducati e ceto la Sicilia sotto dominio diretto
bizantino. Vennero mantenuti caratteri peculiari della civiltà romana
 Importanza della città
 Conduzione fondiaria basata sul fundus concentrate nei patrimoni ecclesiastici
 In vigore sistema normativo romano
Differenze
 Crolla il principio romano della separazione tra potere civile e militare
 Conflittualità e difficoltà di collegare le diverse parti della penisola comportò una regionalizzazione
delle aristocrazie e concentrazione territoriale delle proprietà
Il dominio dell’esarca era teorico, i ducati si resero anonimi. (A Roma era tanto potente il pontefice che
diventerà poi un protettorato Bizantino che venne a meno a metà dell’VIII secolo quando i pontefici si
allearono con la dinastia Franca dei Pipinidi
Nel 751 Ravenna divenne longobarda per poi essere conquistata dai Carolingi e ceduta alla chiesa romana.
La Sicilia nel IX secolo sarà conquistata dagli Arabi che giungeranno fino a Bari, l’impero Bizantino reagì tra il
IX e XI s intervenne militarmente nella penisola ma con i Longobardi e le truppe mercenarie normanne nell’
XI s scomparve il dominio bizantino.

Capitolo 5

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I Longobardi e le due Italie(VI-VIII)

Valicarono le Alpi nel 568, in pochi anni conquistarono ai danni dei


bizantini gran parte 4elle regioni settentrionali della penisola e alcuni
territori del centro sud, costruirono un regno che duro circa 2 secoli
5 1 Nel 568 sotto l id di R Alboi o i ll’It li d i t li

5.3 Conquistate grandi città italiane posero sulle principali vie di comunicazione delle guarnigioni (i bizantini
non fecero resistenza perché impegnati con i Persiani e avevano sottovalutato i Longobardi) conquistarono
Pavia (572) che diventerà la capitale del regno. Inizialmente ci fu una conflittualità tra duchi e sovrani, i
contrasti scoppiarono quando morì Alboino per mano della moglie Rosmunda (aveva bevuto dal cranio del
padre di lei). Dopo Alboino e Clefi ci fu un periodo di interregno nel quale sorsero guerre interne e ci furono
insediamenti a Benevento e Spoleto, non conquistarono tutta l’Italia ma nuclei. Rompendo la tradizione
politico amministrativa precedente esclusero l’aristocrazia senatoria ed entrarono in collisione con i vescovi.
Questa frammentazione li rendeva un facile bersaglio per i Bizantini così i duchi vollero eleggere un nuovo
sovrano, Autari figlio di Clefi. Per rafforzare il patrimoniale di Autari i duchi gli cedettero metà dei loro beni
(diventerà il fisco regio). Gradual assunzione del concetto territoriale di stato e della simbologia regia. Sposò
Teodolinda figlia del duca di Baviera, ma Autari morì e il progetto fu portato avanti da Agilulfo duca della
Turingia che la sposa. Emarginò i duchi più riottosi e Teodolinda seguace della corrente dei Tre Capitoli cercò
di creare un dialogo con la Chiesa di Roma conducendo una politica ecclesiastica autonoma.sara con i
Longobardi che me VII secolo fu ufficialmente abolito l’arianesimo 653.
5.4 Il rafforzamento dei poteri regi andò di pari passo con la concezione territoriale del regno e la
trasformazione dei duchi in funzionari regi. I distretti pubblici Longobardi vengono definiti Ducati, incentrati
sulle città più importanti lungo le principali vie di comunicazione. (Treviso Bergamo Torino Ivrea..), i Ducati
di Spoleto e Benevento svolsero una politica autonoma. I duchi potevano essere affiancati da funzionari
minori come i centenarii e i decani. Con la territorializzazione i centenarii divennero capivillaggio e in
ambito rurale i gas talli che gestivano le curtes regie. In ambito rurale le castre (villaggi fortificati), dopo
l’annientamento della classe senatoria i piccoli proprietari romani si mescolarono con l’invasore. Il regno si
consolida nel VII sec (Pavia cresce) quando viene promulgato l’editto di Rotari del 643 in lingua latina si
rivolgeva solo ai Longobardi mentre i romani si rivolgevano al loro diritto consuetudinario. (Importante fu
l’abolizione della faida sostituita a un risarcimento pecuniario che varia in base al danno.
5.5 Questa società mista trovò consolidamento durante l’età di Liutprando (721-744) che volle dare
coesione attraverso una intensa attività legislativa e amministrativa. Approfittando della crisi interna di
Bisanzio avvia una fase di espansione territoriale finalizzata alla conquista dell’esarcato. Una volta occupato
il castello di Sutri a Roma Liutprando dovette restituirlo in nome della fede e non al funzionario bizantino
(donazione di Sutri). Questo significa che nell’VIII secolo la Chiesa si trova in una fase di esautorazione dei
poteri bizantini infatti è in questo periodo che viene prodotta la donazione di Costantino (750). (Secondo la
quale Costantino guarito da Papa Silvestro I dona alla chiesa l’impero Occidentale) Fa parte del rilancio del
ruolo del papa visto come erede dell’universalismo imperiale che deve prendere la guida del ducato di

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Roma e dei domini bizantini in Italia. Longobardi vs Papi, i primi ritornano ad essere visti come dei barbari
oppressori.
5.6 Dalla seconda metà del VIII secolo: nuova alleanza tra il Papa e i Franchi, re Longobardi particolarmente
aggressivi e il tracollo dell’organizzazione bizantina in Italia.
751 Astolfo riuscì a conquistare Ravenna, la Chiesa a quel punto chiese aiuto ai pipinidi che avevano
deposto i merovingi e avevano bisogno di legittimare il loro status. In quell’occasione Stefano II chiese
l’intervento di Pipino il Breve che in due spedizioni riconquista i territori di Roma precedentemente occupati
dai Longobardi. L’ultimo re Desiderio cercò di interrompere l’alleanza tra i pipinidi e la Chiesa, infatti Carlo
Magno figlio di Pipino il Breve sposò la figlia di Desiderio Ermengarda per poi ripudiarla quando Adriano I
chiese l’appoggio dei Franchi tra il 773-774 sconfiggendo l’esercito longobardo e conquistando Pavia. A quel
punto desiderio viene imprigionato in un monastero mentre Adelchi il figlio troverà riparo tra i Bizantini.
Anche a causa delle divisioni dell’aristocrazia longobarda ogni tentativo di resistenza contro i Franchi fu
vano. Così dopo due secoli i Longobardi persero la guida del loro regno assunta da Carlo e i suoi successori.
Solo i Longobardi di Benevento mantennero il controllo, fino all’arrivo dei normanni nel XII sec.

Capitolo 6
L’impero arabo islamico (VII-X)
Dai primi decenni del VII e metà dell’VIII secolo nella penisola arabica si costituì un nuovo impero che
estinse quello persiano (dinastia sasanide), ridusse quello bizantino e si espanse dalla Spagna all’India. Ebbe
inizio con l’affermazione di una nuova forma di monoteismo predicata da Maometto che riuscì a coinvolgere
più tribù arabe. Dopo la morte di Maometto (632) avevano già convertito tutta la penisola
I. Dominano i primi 4 califfi, non c’è tentativo di integrazione, grande fase di espansione
II. 661-750 i califfi della dinastia omayyade trasferiscono la capitale a Damasco dove vengono attuate
forme di integrazione.
Le conquiste si estesero da est fino all’indo a ovest venne conquistato il Maghreb e in Francia passando per
la Spagna. Con gli abbasidi (750-945) fondarono la città di Baghdad, le conquiste finirono e si dedicarono
alla parte amministrative.
6.1 Nell’epoca in cui visse Maometto (579-632) la penisola arabica era meno urbanizzata e prevaleva la
pastorizia rispetto all’agricoltura, la popolazione veniva organizzata in clan tribali che praticavano
allevamento e commercio lungo le piste che collegavano le oasi (sia bizantini che Persiani avevano fallito
nell’intestazione di controllarlo). Solo la mecca riuscì a mantenere un ruolo di attrazione, con la Ka’ba si
tenevano fiere che bloccavano le guerre, avvenivano scambi ed era un luogo di ritrovo per le religioni più
disparate. La crescente fede monoteista resa familiare dai contatti con l’impero romano, persiano e ebraico
fece rompere gli equilibri. A Maometto la fede in un solo Dio apparve incompatibile con in pantheon nella
Mecca. Le rivelazioni iniziarono attorno al 610 ed ebbero come oggetto la necessità di abbandonare i culti
precedenti e superare le diatribe sul monoteismo.
I. Non esiste alcun Dio all’infuori di Allah è Maometto è il suo profeta
II. Preghiere quotidiane
III. Santificazione del digiuno
IV. Pellegrinaggio
V. Elemosina
Nel 62 Maometto e la sua comunità di fedeli si trasferirono a Medina per mediare i conflitti religiosi con
questa migrazione (egira) e venne fondata la Umma (comunità) per questo è la data di inizio del calendario
musulmano. Nel 628 reinterpretò la Mecca in maniera monoteista, luogo dove Abramo sacrificò il figlio.
6.2 Non aveva dato istruzioni riguardo la sua successione, si manifestarono 2 alternative:
a) Il califfo doveva essere un sostituto che perpetuasse e applicasse il pensiero di Maometto
b) L’ispirazione divina e lo spirito sopravvivevano nei suoi familiari e nel cugino e genero Alì
Le prime conquiste avvennero a causa della forte organizzazione dell’esercito arabo, la debolezza degli
imperi confinanti, le divisioni interne delle popolazioni mediterranee che rendevano preferibile il dominio di
potenze esterne, portarono alla formazione di città fortezza per concentrare e smistare le truppe. Con Omar
ci fu una divisione tra élite militare e popolazioni che potevano mantenere le loro tradizione. Il grande
afflusso di ricchezze sconvolse la società araba contribuendo all’acuirsi dei conflitti riguardo la successione di
Maometto.

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1. Kharigiti: califfi liberamente scelti in base alla dignità personale


2. Sciiti: solo discendenti perché posizione carismatica fondata sulla natura religiosa
3. Sunniti ** ortodossia islamica, conciliare gli insegnamenti del profeta con il consenso della
comunità, attribuendo al califfo potere politico
Questa guerra civile ebbe il suo culmine nel 660 con l’assassinio di Alì (sciiti) e la vittoria dei sunniti** con a
capo la dinastia omayyade, volontà di organizzare l’impero su un potere centrale.
6.3 Durante il periodo di affermazione della dinastia (Corte a Damasco) la sedentarizzazione permise
l’integrazione e là stratificazione sociale venne più complessa. Si moltiplicarono le conversioni anche perché
permettevano di avere esenzioni fiscali. L’aristocrazia si sfaldò e favori l’accentramento del potere. Venne
quindi a meno il principio di divisione dei primi califfi, lingua araba che sostituisce le altre, si rilanciarono
conquiste verso l’Europa. (Spagna 711-715) servi da base per l’espansione verso la Francia ,a vennero
fermati a Poitiers da. Allo Martello nel 732. Col tempo costruzione di un sistema di appartenenza politica
fondato sull’ugualianza di tutti musulmani. I vari cambiamenti scatenarono nuovi conflitti, così salirono al
potere gli Abbasidi, discendenti di Abbas discendente del profeta appoggiati dagli sciiti più altri ribelli.
6.4 Se la dinastia Omayyade era di matrice Araba, quella Abbaside è persiana. Nascita di un organismo del
tutto nuovo, l’impero non fu più impegnato nella conquista di nuove terre ma nel consolidamento
dell’amministrazione centrale secondo modello persiano. Capitale nuova a Baghdad (Tigri) e venne costruito
un agglomerato urbano diversificato, venne costruito un apparato burocratico composto da cancelleria,
esattoria fiscale e amministrazione delle spese militari. Avocarono a sé la scelta dei giudici. Il wasir era un
collaboratore del califfo che divenne capo dell’amministrazione, controllore della burocrazia, nomina
funzionari provinciali e doveva sedere in certi tribunali. Finirono le conquiste. Seppure qualche regno
decentrato attuò politiche autonome, )per esempio uno di questi conquisto la Sicilia dall’827-907). In
Oriente quindi vennero ritirate molte truppe, solo piccole truppe sui confini bizantini. Le province più vicine
venivano controllate da governatori che ,mantenevano brevemente il loro titolo, nelle zone più lontane
divennero zone affilate dove erano presenti governatori del califfo. All’inizio dell’XI secolo i Persiani
rifiutavano il controllo califfale così inizio l’intruppamento di molti schiavi turchi che crearono malcontento.
I wazir ebbero sempre più potere e formarono clientele potentissime e divisero in fazioni centro
dell’impero. Inoltre le province erano sempre più sciolte rispetto al controllo centrale, furono i sciiti a
sostenere un movimento autonomista. Tra il IX e X sec molte dinastie locali si sottrassero al potere Abbaside
e si nominarono califfi, solo nel 945 i Buwayhidi assunsero il controllo di Baghdad lasciando i califfi Abbasidi
come autorità nominale

Capitolo 7
I Franchi e l’Europa carolingia
Con l’incoronazione di Carlo Magno il 25/12/800 viene ratificata l’esistenza di un nuovo ampio impero che si
estende dalla Catalogna all’Italia centrale, che riuniva gran parte della cristianità occidentale. Periodo
sperimentale nel quale la società multietnica cercò di fondere la cultura germanica con quella romana.
7.1 I Franchi vivono una forte conflittualità interna a causa dei successori di Clodoveo che non vennero
designati per primogenitura e secondo una visione patrimoniale privata. La nascita di forti poteri locali
favori il loro consolidamento attorno ai sovrani, si formarono delle alleanze, e giurarono di prestare servizio
miliare al re in caso di conflitto. Inoltre l’inurbamento dell’aristocrazia Franca portò a una progressiva
integrazione con quella Gallo-romana (rappresentata dai vescovi che ebbero un ruolo determinante nella
diffusione delle pratiche di potere e strutture amministrative di tradizione romana). Questo assetto entro in
crisi nella seconda metà del VI secolo, morto Clotario i figli si divisero il regno, Chilperico: Neustria e
Sigilberto: Austrasia iniziarono d i conflitti. Brunilde vedova di Sigilberto (Austrasia) soccombe
all’affermazione del ramo merovingi (Neustria**). Il figlio di Childerico (Neustria**) Clotario II per sancire
una nuova fase della storia Franca fa uccidere Brunilde. Rafforzo la politica amministrativa dividendo il
regno in tre regni regionali AUSTRASIA, NEUSTRIA, BURGUNDIA. Diede nuovo vigore ai maior domus uno
per ogni regno. Emersero Arnolfo (vescovo di Metz e precettore) e Pipino il Vecchio (maior domus
d’Austrasia). I personaggi più influenti dell’aristocrazia Franca, e il matrimonio tra i loro figli permise di
unificare i loro interessi dando vita alla dinastia dei pipinidi, carolingi, arnolfingi. Resero la loro carica
ereditaria e crearono delle clientele militari attraverso la distribuzione di terre. Carlo Martello con la
battaglia di Poitiers 732 condusse i Franchi alla vittoria vs islamici. Childerico III venne deposto in favore di

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Pipino il breve che si fece consacrare con l’olio santo da Bonifacio e ripetuta da Stefano II (gli conveniva
perché i Longobardi avevano pretese egemoniche). Alla sacralità pagana dei merovingi sostituirono quella
cristiana i carolingi. Fecero anche una damnatio memorie vs i merovingi.
7.2 L’ascesa al potere dei Carolingi corrispose a una ripresa dell’espansione militare, come segno d’alleanza
con Roma 754-756 Pipino il Breve scende in Italia vs i Longobardi, a fronte di queste spedizioni sconfisse re
Astolfo e riconsegnò al pontefice l’Esarcato e la Pentapoli, un tempo dominio bizantino. Poi cercò di
consolidare la presenza Franca nella Gallia meridionale e a est del Reno vs i sassoni. Pipino alla sua morte
768 suddivise il regno tra Carlo Manno e Carlo Magno, il primo morto nel 771 permise a Carlo Magno di
riprendere l’espansione militare fori dal regnum francorum
 772, trenta anni vs i Sassoni per l’est del reno
 788 Germania Meridionale (dove era il Ducato di Baviera)
 A Occidente verso la penisola Iberica ma a Roncisvalle nel 778 vennero sconfitti (Chanson de Roland)
 Italia longobarda ma non cambiarono nessun tipo di amministrazione e non vi emigrarono
nemmeno anzi cercarono di creare alleanze con i ceti dominanti già presenti
Per Carlo Magno fu importante anche dal punto di vista ideologico, perché completa il processo di
legittimazione iniziato da Pipino. C’è anche una forte alleanza con la Chiesa di Roma, lui si presenta
come il nuovo re Cristiano massimo difensore della chiesa di Roma. Questo venne formalizzato
quando papa Leone III chiese aiuto a Carlo perché aggredito dai suoi oppositori, lo fece ricondurre
a Roma protetto da una scorta militare così venne incoronato imperatore il 25/12/800
A Carlo Magno quando viene incoronato viene riconosciuto il suo ruolo all’interno dell’Europa cristiana che
aveva unificato. Infatti dopo l’800 si dedicò a rafforzare i suoi domini. Il fatto che i, papà concedesse il ruolo
di imperor a lui scredita l’impero bizantino (guidato da Irene e tormentato da lotte per l’iconoclastia) perché
il papa era così autorità cristiana. Pochi anni dopo anche Michele I riconobbe la dignità imperiale del
sovrano Franco.
7.3 Nel regno Franco non c’è una vera e propria capitale, sovrani itineranti che risiedevano in palazzi
costruiti all’interno del fisco regio, tuttavia a partire dalla fine dell’VIII sec Carlo Magno eresse come propria
residenza Aquisgrana (modello Roma e Bisanzio), assunsero un ruolo importante la reggia, la cappella
palatina, nel palatium operavano diversi funzionari: eliminata la carica di maior domus (ricordava l’origine
del potere dei carolingi) la gestione dell’amministrazione centrale era affidata a un laico e a un ecclesiastico:
conte palatino (alta giustizia) e l’arcicappellano (responsabile degli ecclesiastici). Per rendere leggibili tali
atti venne elaborata la Carolina. Carlo Magno formò la scuola palatina a cui era demandata la propagazione
della nuova cultura.
7.4 Carlo Magno restò fedele alla concezione patrimoniale del regno e come suo padre e i suoi predecessori
merovingi pianificò una suddivisione dei territori dell’impero fra i suoi tre figli maschi. Nell’806 con la
Divisorii imperii, sarebbe smembrato in tre regni ma alla morte di Carlo (814) sopravvisse solo Ludovico il
Pio (814-840).
Generale ricambio degli uomini di corte, Ordinatio imperii in cui il regno veniva diviso tra i suoi figli:
Ludovico, Pipino e Lotario (per sottrarre l’Italia a Bernardo, figlio di suo fratello Pipino). Venne elaborata la
Constitutio romana dell’824 che vincolava la consacrazione papale a un precedente giuramento di fedeltà
all’imperatore (compenetrazione tra poteri pubblici e ambito ecclesiastico).
La seconda fase del regno di Ludovico il Pio dell’830 fu caratterizzata da una forte conflittualità interna a
causa della modificazione dell’ordinatio a favore del figlio Carlo. Tra 830 e 840 contrasto tra Ludovico il Pio
e i suoi figli che si contrapposero tra loro anche dopo la sua morte. Dopo l’840(morto Pipino, uno dei
fratelli) ci fu uno scontro a Fontenoy che non ebbe vincitori.
o Carlo il Calvo Francia Occidentale (Gallia)
o Ludovico il Germanico Francia Orientale (est del Reno)
o Lotario re d’Italia
841 a Strasburgo Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si giurarono fedeltà e usarono per la prima volta la
lingua comune.
843 a Verdun i tre fratelli trovarono un accordo
 Ludovico territori a est del Reno
 Carlo il Calvo ovest di una linea immaginaria lungo il fiume (Mosa, Saone, Rodano)

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 Lotario fascia intermedia e il regno d’Italia al quale fu abbinato il titolo imperiale.


Circa trent’anni di equilibri, era chiaro che l’imperium era un insieme di regno autonomi legato da un
coordinamento centrale. Dall’875 Ludovico II ultimo figlio di Lotario morì senza lasciare eredi. Intanto
c’erano scorrerie in Italia da parte dei saraceni e dei normali. Il fatto che dall’811 Carlo il Grosso (figlio di
Ludovico il Germanico) era malato accelerò il processo di distruzione. Deposto nell’887 l’impero carolingio
aveva cessato di esistere da tempo

Capitolo 8
Conti e vassalli feudi e comitati (VIII-X)
Efficaci forme di organizzazione sociale e politica si realizzarono nel regno dei Franchi VII e VIII. Su di esse si
fondò l’affermazione dei Carolingi nell’Europa Occidentale durante il regno di Pipino il Breve e del figlio
Carlo, questi modelli organizzativi si diffusero nei territori sotto autorità carolingia. Queste forme di
organizzazione sono definite feudali (le forme di organizzazione sociale ovvero il fatto che le persone fossero
legate da rapporti di fedeltà personale; feudali le forme di organizzazione politica ossia l’attribuzione a fedeli
delle cariche pubbliche; feudali le forme di organizzazione economica ossia il sistema curtense, che in realtà
sono tutte situazioni estremamente diversificate).
8.1 I rapporti vassallatico beneficiari vennero formalizzati nell’VIII secolo sotto Carlo Martello (716-741).
L’esercito dei Franchi si fondava su gruppi di uomini liberi armati legati da relazioni di parentela o fedeltà o
dipendenza personale. Quando i Franchi si stanziarono in Gallia nel V secolo il reclutamento della classe
dirigente o militare so basava sul rapporto tra gli individui e la res publica. Questo incontro genero un
fenomeno di acculturazione: relazioni clientelari nella selezione dei ceti dominanti, rendere più espliciti i
rapporti personali, dopo due secoli si arrivò alla definizione formale di rapporto vassallatico beneficiario.
Contratto stretto liberamente tra due persone una delle quali si impegna alla fedeltà l’altra al
mantenimento. Con il giuramento di fedeltà il vassallo entrava nella clientela del potente, questi si
impegnava a mantenerlo direttamente o indirettamente (fornendo terre o beni di diversa natura). L’oggetto
di tali concessioni è il beneficium poi detto feudum. Era il tipo di relazione attraverso cui il re attorniava
funzionari e capi militari è proprio in questo modo questo ultimi reclutavano una cerchia clientelare o
combattenti. La concessione dei beneficia ovviamente presupponeva ingenti risorse patrimoniali. Questo
portava alla formazione di una ristretta aristocrazia potente sia vs il re che vs i propri fedeli emarginando
anche quegli uomini liberi che non avevano grandi patrimoni. Anche il sistema curtense (quindi
l’organizzazione economica) contribuiva a consolidare tale situazione. Le grandi aziende infatti tendevano ad
assimilare le piccole attività assoggettando anche uomini liberi. L’introduzione del sistema economico e

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sociale dei Franchi comportò nella penisola italiana l’aumento della grande proprietà e l’uniformazione
sociale dei lavoratori della terra nella comune condizione di contadini dipendenti.
8.2 Seppure i territori conservarono un carattere autonomo, venne introdotto un sistema amministrativo di
matrice Franca con fine di uniformarli. Nei diversi regni vennero circoscritti i comitati nei quali i conti
amministravano la giustizia, controllavano l’esercito, esigevano le tasse e facevano svolgere servizi pubblici.
Mentre nelle zone romane vennero istituite delle provincie, mentre nelle zone a confine le marche perché
erano forti dal punto di vista militare e difensivo. Mentre i Ducati si trovavano nei territori assoggettati da
poco e inglobati in maniera non stabile nell’impero. Marchesi conti e duchi erano legati al re da un contratto
vassallatico beneficiario quindi un rapporto di fedeltà personale. Più i territori erano ampi più doveva
scegliere persone potenti ma questo metteva in dubbio la loro totale fedeltà così a fianco
dell’organizzazione amministrativa in comitati e Marche su affianco una complessa rete di controllo. I missi
dominici. Nell’802 Carlo Magno li rese dei fulcri dell’ordinamento imperiale. Erano nominati dal sovrano i
loro compiti erano specificati volta per volta erano portavoce diretti dell’imperatore e diffondevano i
capitolari oltre che organi di controllo. Anche i vescovi divennero fedelissimi dell’imperatore perché
avevano il ruolo di missi nelle loro diocesi.
8.3 Ancora più importante era l’istituto dell’immunità, il sovrano rendeva immuni certi territori dall’esercizio
del potere regio da parte dei funzionari pubblici preposti al territorio. Si creavano così all’interno delle
circoscrizioni, isole nelle quali il conte o il marchese non poteva riscuotere le tasse ne reclutare l’esercito e
neppure amministrare la giustizia. Da un lato limitava il potere dei funzionari pubblici, dall’altro determinava
l’inserimento della alte gerarchie ecclesiastiche nella compagine politica amministrativa del regno. L’istituto
dell’immunità creava un obiettivo per tutti i grandi proprietari, questi però fu possibile fino a quando i re
carolingi ebbero potere, infatti il potere stesso si frammento presto su scala sempre più locale in mano ai
funzionari pubblici, agli immunisti e a quei grandi proprietari che detentori o meno dell’immunità si
comportavano come signori.

Capitolo 9
Economia e paesaggi (V-X)
Grande trasformazione che interessò l’economia europea tra 500 e 1000. Questo è legato anche dalla
scarsità di fonti. È chiaro che ci sia stato un declino demografico (la popolazione ricominciò a crescere solo
verso il 700) e un impoverimento materiale (diminuzione complessiva delle ricchezze). Dall’VIII secolo c’è
una forte ripresa a partire dall’ambito agricolo.
9.1 Pirenne tentò di risolvere il dilemma tra contributo Germanico e contributo romano chiamando in causa
l’Islam. In Maometto e Carlo Magno, 1937 affermò che i Germani avevano portato solo mutamenti di
facciata, senza modificare la struttura dell’economia romana. Commercio e navigazione a lunga distanza
monetazione e vita urbana erano proseguiti senza scosse. La continuità si era mantenuta fino al VII-VIII
secolo. Solo le invasioni arabe di quell’epoca facendo del Mediterraneo un lago musulmano, avevano isolato
l’Europa dall’Oriente spostando verso nord il baricentro nella vita politica ristringendolo all’autosufficienza.
È sbagliato trattare l’economia medievale secondo strutture contemporanee infatti la circolazione di beni e
risorse non avviene in base alle leggi di mercati ma tramite decisioni politiche o di atteggiamenti culturali
socialmente condivisi. Fu l’impero a incentivare l’iniziativa privata, inoltre ci sono diverse interpretazioni
riguardo le vicende monetarie, quelle d’oro del VII secolo si ritenevano sintomo di continuità invece erano
diventate addirittura da collezione, quando l’economia sotto Carlo Magno riprese (VIII) divennero argento
non per il passaggio ad una economia chiusa bensì era un sintomo della ripresa.
9.2 Da quando l’impero aveva interrotto le conquiste nel II sec non vie era più l’afflusso di schiavi perciò
inizio il fenomeno delle cessioni. Si diffuse la pratica di concedere lotti di terreno a famiglie contadine
tenute a pagare l’affitto o in natura. Gli schiavi erano casati perché obbligati a risiere nel lotto, invece i
contadini erano coloni è solo fra il III e IV secolo con le invasioni l’impero vincolò i coloni alla terra in modo
da pagare regolarmente le tasse. (Schiavi e coloni tesero ad assimilarsi). Le terre così lavorate producevano
un surplus, la cui metà era assorbita dalla fiscalità imperiale per le spese militari, l’amministrazione, per le
capitali. I contadini col poco percepivano alimentavano il mercato imperiale (non di lusso). Per i proprietari
le eccedenze erano maggiori, pagano le tasse e investono sui beni di lusso vi è quindi un incremento delle
attività artigianali, tutto era alimentato dalla macchina imperiale.

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9.3 Data la centralità sopra riportata la caduta dell’impero significò in Occidente una modificazione delle
strutture produttive, tutti gli elementi dell’economia tradizionale si trovarono a corto della fiscalità pubblica,
già i barbari nel V secolo avevano ridotto l’area di prelievo fiscale, nel VI le tasse imperiali cessarono del
tutto, dal 550 non di trovano tracce del fisco pubblico. Questo provoca la contrazione degli scampi in
moneta, per chi investiga nel commercio privato aumentarono i costi perché non c’erano più le
infrastrutture curate dallo stato. Il crollo della fiscalità provocò una perdita di importanza delle varie città e
ci furono cambiamenti al paesaggio che assunsero un aspetto rurale. Siccome non c’era più mercato per
tutte le eccedenze nessuno prese l’iniziativa di condurre un’azienda molte terre vennero abbandonate e
aumentarono le terre incolte e i boschi.
9.4 I boschi che in età romana si erano ridotti cominciarono a dilatarsi, anche pervia del cambiamento
climatico, crebbe l’importanza dell’economia forestale, si praticava l’allevamento, la caccia, la raccolta si
producevano legnami per l’energia termica o per la costruzione di utensili, migliorò quindi l’alimentazione e
la varietà di risorse, vennero a meno anche le carestie. (I Germani più attenti agli spazi naturali).
La scarsità delle rese agricole in qualche modo era compensata dalla pastorizia e altre forme di
sfruttamento dei boschi, l’esiguità delle rese cereagricole legata alla scarsità di forza lavoro animale, assenza
di una valida concimazione dipendeva dal fatto che gli animali si trovavano soprattutto nei boschi.
L’abbandono delle terre coltivate e la crescita dell’incontro si accompagnarono al declino demografico che
caratterizzò i secoli V -VII. In una situazione produttiva assai fragile solo la bassa pressione demografica
consentì agli uomini di sopravvivere e poi moltiplicarsi.
9.5 La fine dell’impero romano determinò la fine della schiavitù? Per Marc Bloch il mantenimento degli
schiavi divenne antieconomico e i padroni scelsero di accasarli, il loro stato sociale si avvicinò a quello dei
coloni. Altri storici sostengono che terminò nell’anno mille, altri ancora che fino al X secolo gli schiavi erano
esclusi dai diritti civili e di proprietà , a cambiare fu piuttosto la loro funzione economica. A prescindere
rimasero proprietà del padrone, solo dopo la schiavitu sarà sostituita dall’affrancamento.
9.6 Sul lato economico quindi la cessazione dei prelievi generali portò a una sorta di regressione perché non
esistevano più le infrastrutture gestite dallo stato (seppure questo approccio porta anche più ricchezza). Fra
il VII e VIII nacque una domanda economica diversa rispetto all’antichità che scaturì dalle aristocrazie, gli
ecclesiastici e anche alcuni contadini che ne trassero vantaggio. Prima dell’età carolingia questa nuova
economia non si concretizzò in un sistema coerente. (Nell’Italia longobarda per esempio si hanno notizie
assai diverse sulla proprietà e gestione delle terre: grande proprietà pubblica (duchi), grande proprietà
privata (ecclesiastici) e piccola proprietà dei liberi e proprietà collettiva del villaggio. Era importante l’incolto
(boschi per l’allevamento, e c’era una divisione tra proprietà del signore e dei contadini. Poco rilevante le
corvees nel mondo longobardo, seppure è proprio questa pratica a determinare il cambiamento economico
dal momento in cui viene aumentato e fissato. Stabilizzando il ricorso a questi oneri, i proprietari
aumentarono la pressione sui contadini e intensificarono lo sfruttamento di terra e uomini, ritornando a far
sentire la loro presenza dopo la fase di latitanza dei secoli V-VIII).
9.7 Il modello che scaturì da questo complessivo movimento è chiamato in Italia sistema curtense.
Caratterizzato dalla bipartizione delle aziende in pars dominica e pars massaricia e l’obbligo da parte dei
contadini del massaricio di adempiere le corvees sul territorio dominico a integrazione del lavoro dei schiavi
i quali vinrisiedevano in permanenza. (Non esiste sistema curtense senza corvees). Questo sistema si fisso
inizialmente tra le corti regie e abbaziali tra la Loira e il Reno. Man mano si ebbe la necessità di scambiare le
eccedenze. In Italia questo sistema si affermò dopo la conquista Franca del 774. Come in Francia a questo
sistema si accompagno la ridistribuzione delle eccedenze e si creò un mercato e la conseguente
specializzazioni delle curtes (necessità di importare ciò che non producevano). Dal X secolo i castelli e le
città di tradizione romana si affermarono come centri di mercato, quindi di produzione di ricchezza da
reinvestire sulla terra. Secondo alcuni le curtis sono nate in un periodo di bassa densità demografica e il
peso del canone in denaro era sempre stato scarso quindi si attestava su un lvl molto basso. Altri
ammettono che la curtis privilegiò l’autosufficienza sempre atto a soddisfare i bisogni immediati dei
produttori ma hanno ridimensionato il ruolo della crisi demografica e soprattutto insistono sul dinamismo
economico che caratterizzò l’affermazione di tale sistema (VIII-X) periodo in cui frequenti erano le opere di
dissodamento bonifica colonizzazione inoltre i signori investivano su costruzioni complesse e tecnologie
avanzate come mulini ad acqua e fabbriche di birra. Un altro segno della volontà di miglioramento della
produttività è la riduzione della riserva a vantaggio dei mansi. Perché?

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 Prova di uno sviluppo demografico che rendeva necessaria la messa a coltura di nuove terre per le
nuove famiglie
 Volontà signorile di ottimizzare la rendita delle aziende riducendo la parte dominica e ricavando più
ricchezza dalla gestione indiretta, affidata all’intraprendenza delle famiglie contadine.
Tra i IX e X sec si svilupparono aziende fondiarie, un nuovo artigianato, una nuova industria, un nuovo
mercato. L’affermazione del sistema getto le basi per la ripresa economica capace di sopravvivere al quadro
politico carolingio che l’aveva sostenuta e orientata.

Capitolo 10
La città (IV-X)
L’impero romano aveva basato il suo ordinamento civile e politico su un’ordinata rete di città, il crollo di
questo ordinamento determinò la trasformazione del tessuto urbano. (Scambi ad ampio raggio vennero
meno, apparati amministrativi in crisi, popolazione diminuisce, perde la funzione di centro di
coordinamento). Cambiano i rapporti tra città e campagna, ruralizzazione degli abitati.
10.1 La struttura politico amministrativa dell’impero romano aveva concepito le città come centro di
coordinamento del territorio, venivano costruite lungo le vie consolari, strutturate geometricamente sugli
assi del cardine e del decumano e al centro c’era il forum sulla quale si affacciavano gli edifici pubblici. Nella
città affluiva il surplus produttivo che gran parte era venduto in città. La crisi dell’economia imperiale colpi
soprattutto quest’ultime, la popolazione infatti su contrasse in maniera vistosa. Ma complessivamente la
rete urbana resistette, a scomparire furono i piccoli centri posti sulle vie che collegavano le città tra loro,
devitalizzare dalla contrazione degli scambi. Se la maggioranza delle città sopravvisse fu grazie al fatto che il
vescovo fosse in città, le gerarchie ecclesiastiche che avevano ottenuto grande autorevolezza fecero da
supplenti alle curie municipali, il polo aggregativo divenne la cattedrale e gli edifici ad essa collegati.
L’insieme di questi edifici si trovavano in un’area ridotta circondata da mura su un’area sopraelevata o
fluviale. La nozione di spazio pubblico tese a scomparire se non era trasfigurato in funzione sacrale.
10.2 Secondo Pirenne la funzione delle città era commerciale e dopo la caduta dell’impero romano
d’Occidente e con l’avvento degli arabi che li avevano isolati le città decaddero a semplici centri di
insediamento protetti da mura (VII sec). Soltanto dopo la ripresa del commercio ad ampie tratte col
fortificato vescovile sarebbe sorto un borgo grazie all’insediamento stabile dei mercanti. Questo schema
però si adatta alle Fiandre e l’Europa del Nord, diversamente nelle aree colonizzate dai romani lo sviluppo
dei centri urbani dopo il Mille è un lungo processo di continuità.
10.3 Nelle aree dove l’urbanizzazione romana era stata intensa, il rapporto tra città e territori non venne
mai meno, pur con cambiamenti degli assetti giurisdizionali. In Italia le zone dei Longobardi modificarono la
tradizione romana: i Ducati non sempre ebbero a capo un centro urbano, è vero che scelsero Pavia come
capitale ma la loro cultura non concepiva come esclusiva un’organizzazione del territorio basata sul dominio
di un centro urbano sulle campagne, infatti centri di coordinamento territoriale si trovavano proprio nelle
campagne, grandi monasteri isolati costituirono nuclei di popolamento e di organizzazione del lavoro e degli
uomini. Più legato all’organizzazione Romana fu la Romania, in città risiedevano i grandi proprietari fondiari
(ecclesiastici) in città venivano raccolti i canoni e le rendite e risiedevano le cariche pubbliche,
amministrative e giurisdizionali. La conquista carolingia del regno dei Longobardi è stata definita come
rinascimento della storia europea, per la prima volta si richiamo ideologicamente al mondo classico per
ammantare di autorevolezza antica un potere dalle caratteristiche nuove. (Laudes civitatum)
10.4 Così come il rapporto delle città con i loro territori non venne mai completamente meno, anche la loro
funzione commerciale ed economica si mantenne. La città rimase sempre il mercato di riferimento
privilegiato del suo territorio, per ridistribuire le eccedenze produttive e il polo di una rette commerciale
mai del tutto scomparsa. Nonostante l’espansione islamica i collegamenti tra Bisanzio e i porti adriatici
italiani rimasero in vita e con essi la rete commerciale che attraverso la pianura padana conduceva le merci
orientali sino nel cuore dell’impero carolingio. Certo si riscontra un mutamento nella quantità e nella qualità
dei traffici. La funzione commerciale appare più rilevante nel meridione p, sulle coste anche perché durante
l’epoca longobarda rimasero sotto il controllo formale di Bisanzio e mantennero i canali commerciali aperti
verso l’Oriente. Nei centri urbani la continuità del potere pubblico era espressa dalla presenza e dall’autorità
vescovile. Spia di questa realtà è l’interesse dei vescovi per il controllo delle vie principali e dei porti fluviali,

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con molto impegno i vescovi tesero a legittimare il loro diritto di ricavare i proventi commessi ai pedaggi e
alle tasse.
10.5 All’interno delle città sussistevano necessità amministrative di protezione e di controllo del mercato
urbano, l’attività giurisdizionale e amministrativa dei vescovi era concretamente sostenuta da un gruppo di
giudici e notai; nelle città risiedevano mercanti e artigiani e proprietari fondati che vivevano di rendita.
Nome ci fu mai però nella società urbana italiana una rigida distinzione tra ceti dei mercanti e artigiani e
quello dei proprietari fondiari, anche perché già nel X sec. I mercanti milanesi investivano i loro proventi in
proprietà fondiarie come molti grandi proprietari risiedessero di preferenza i. Città piuttosto che nelle loro
aziende agrarie.

Capitolo 11
Alfabetismo e cultura scritta (V-XI)
Dal IV secolo la capacità di scrivere andò concentrandosi nelle mani di un numero sempre minore di
persone. Questo processo era collegato alla clericalizzazione della produzione letteraria e narrativa che
limitò ai soli ecclesiastici la produzione di tutte le scritture che non avessero carattere privato o di
immediata utilità. Con l’impero era venuto a mancare il sistema scolastico e il ridimensionamento delle città
e la scomparsa di una classe di funzionari da formare fecero si che la scrittura non si insegnasse più in
strutture stabili. Rimasero solo scuole cristiane, stessa cosa in età età carolingia (VIII-X) l’alfabetizzazione era
limitata. Ma grazie ai re carolingi ai livelli più alti si moltiplicarono i centri di copiatura.
11.1 Il mondo romano imperiale era altamente alfabetizzato. Ciò si doveva a un sistema scolastico
sovvenzionato dall’impero, sviluppato tra II e III sec (solo maschi). Questo sistema per effetto della caduta
dell’impero Occidentale nel V sec si incrinò, nel VII scomparve. Dal VII al XI sec si parla di una società
analfabeta. (Nel VII sec nessun ecclesiastico era analfabeta, il 40% dei laici non sapeva scrivere il nome, VIII
quasi tutti gli ecclesiastici sapevano scrivere, i laici si riducono al 30%, peggio nelle campagne). Tra l’altro
osservando le caratteristiche formali delle firme dei laici non si trattava il di una scrittura alla base
dell’insegnamento romano, le scritture infatti sotto i Longobardi erano due, quella veloce e quella più lenta,
esisteva quindi un istruzione di base ma vi era un divario immenso. Nell’Europa del VI-VII si ampliò la
distante tra le scritture usate nei vari paesi, questo va inquadrato nella differenziazione culturale dei regni
Romano barbarici, dopo il VI sec scomparvero le officine libraie che furono sostituite da piccoli centri
scrittori nelle chiese cattedrali e dentro i monasteri. Questi libri però acquisiscono un valore puramente
estetico (libri chiusi). La pressoché totale assenza nei codici anteriori al secolo XII di segni atti a facilitare la
lettura dimostra la mancanza di confidenza con questa.
11.2 Una volta crollato l’impero le scuole subirò un tracollo e restarono in piedi solo quelle cristiane che
prima del 476 era sorte per formare i sacerdoti, nel VI sec queste scuole divennero il luogo
dell’apprendimento elementare anche dei laici. La Chiesa elaborò una nuova e autonoma politica culturale
che presentava la necessità di evangelizzar le campagne. Il concilio di Vaison del 529 stabilì. Eh anche i
parroci rurali avevano l’obbligo di accogliere discenti per insegnargli a leggere i salmi e la Sacra Scrittura. Si
mirava a formare una società consapevolmente Cristiana quindi alfabetizzata anche al di fuori dei centri
urbani. Il processo fu guidato dal vescovo di Roma che affermo una egemonia culturale e politica che
contribuì alla formazione del monopolio ecclesiastico della scrittura (VI-VIII). Tra il VI è VII sec l’epistolario di
Gregorio Magno sottolinea l’analfabetismo dei laici e la necessità di spiegare la parola divina attraverso
immagini e rituali. In epoca carolingia da Carlo Magno la politica culturale dei sovrani portò a un
miglioramento qualitativo della formazione culturale: riforma liturgica (pregano tutti nello stesso modo),
miglioramento della formazione del clero, riaffermazione dell’importanza della scrittura
nell’amministrazione. Venne avviata una complessiva riorganizzazione delle scuole, su questa stessa linea si
mossero i successori di Carlo che furono però incapaci di modificare il contesto di società analfabeta in cui il
predominio della scrittura era in mano ai chierici.
11.3 Durante tutto questo periodo ci fu una forte continuità nei sistemi di insegnamento elementare: prima
le lettere poi le sillabe e la lettura e memorizzazione di frasi. Più raro fu l’insegnamento della scrittura, si
crede avvenisse prima attraverso la copiatura di versi dei salmi su tavolette di cera ma anche nozioni di
calcolo, canto e latino. Non vi fu nessun cambiamento dal VI all’XI sec. Per quanto riguarda la scuola
superiore invece si insegnavano le arti del trivio (grammatica retorica dialettica) e del quadrivio (astronomia
musica matematica e geometrica) la dialettica e la matematica poco studiate finto all’VIII sec subito o una

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rinascita nel X secolo, primo segno di una tendenza all’apertura e all’arricchimento culturale che prelude la
nascita della filosofia e della teologia scolastica.
11.4 La produzione culturale travalico raramente i limiti dell’educazione religiosa dei chierici. Attorno al VI
secolo si chiuse il canone di testi classici destinati ad attraversare i secoli fino la riscoperta umanistica.
Accanto a questo testo vi era la produzione cristiana, la provincia africana era fonte di produzione filosofica
(Tertulliano e Agostino, Etimologie di Isidoro di Siviglia). In età longobarda il ruolo di conservazione e di
elaborazione della cultura classica pagana e cristiana fu svolto dalle chiese e dai monasteri nelle quali
vennero prodotti soprattutto testi dogmatici atti a combattere le controversie religiose. Il mondo
anglosassone aveva conservato un numero maggiore di testi classici che portò alla rinascita del classicismo
sotto corte carolingia (Accademia palatina) e vennero prodotti nuovi testi e poesie. Le seconde invasioni non
interruppero il dinamismo culturale dei Carolingi infatti divennero disponibili molti più testi rispetto al
passato. Il richiamo alla gloria imperiale romana fu un puntello sul quale la dinastia degli Ottoni fondo il
proprio prestigio, il ruolo di protezione nei confronti del papato, una rinnovata immagine della dignità
reggia, la cultura antica tornò insomma a essere utilizzata è a rappresentare un riferimento importante per
l’Occidente europeo.

Capitolo 12
Le seconde invasioni e la ristrutturazione del territorio europeo (IX-XI)
Tra i secoli IX-XI l’Europa occidentale fu teatro di nuove ondate migratorie che modificarono profondamente
gli assetti sociali politici e territoriali. Queste popolazioni erano d diversa provenienza: Saraceni, Normanni,
Ungari e Slavi. Data la simultaneità della loro migrazioni vengono considerati un pericolo unico, quando
invece sono fortemente autonomi.
12.1 Gli slavi emersero per la prima volta nel VI sec tra le invasioni barbariche per riapparire nell’VIII
quando ormai avevano portato sotto il loro controllo i territori tra gli Urali fino l’Europa centrale. A
differenza dei popoli germanici che trovavano coesione nell’attività militare, essi si caratterizzarono per il
fatto di essere sedentari dediti all’agricoltura e all’allenamento coinvolta nelle migrazioni a causa degli Unni.
Erano organizzazioni di piccoli gruppi tribali (sklaviniae) prive di coordinamento centrale. Ecco perché si
espansero per irraggiamento e tra l’VIII e IX sec iniziarono a delinearsi diversi tipi di slavi.
 Slavi orientali da cui scaturirono i Russi e gli Ucraini
 Slavi occidentali che si distinsero in Polacchi, Sorabi, Cechi, Slovacchi
 Slavi meridionali Sloveni, Croati, Serbi che approfittando della debolezza dell’impero bizantino si
stanziarono nei territori balcanici.
Fu un processo lento e riuscirono a insediarsi in tutta l’Europa orientale. Nacque nell’ottocento il mito
dell’alterità slava e il pregiudizio negativo ottocentesco fu alimentato dalla lentezza con cui organizzarono
forme politiche stabili, infatti solo nel IX secolo diedero vita ad organismi territoriali.
L’impero bizantino cercò di ricondurre gli Slavi all’interno di alleanze che evitassero tentativi di espansione
tra i Franchi e i Bizantini così inviarono dei missionari cristiani,
 Cirillo e Metodio tradussero la Bibbia in paleoslavo elaborando il cirillico derivato da modello greco
 I Serbi e i Bulgari furono attratti nella sfera di influenza di Bisanzio
 Croati e Sloveni Cechi e Slovacchi furono cristianizzati da missionari Franchi
 Slavi orientali entrarono nell’orbita bizantine
Anche per via di tutte queste divisioni lo scisma del 1054 permise che alcune etnie slave approfittandosi del
momento di debolezza creassero dei regni destinati ad avere un ruolo importante.
12.2 Diversamente dagli slavi gli ungari apparvero improvvisamente in Occidente nella seconda metà del IX
sec e per cento anni furono protagonisti di spedizioni militari veloci, vennero accostati agli alunni di Attila e
rappresentarono mi vero incubo nell’Europa posto carolingia già dilaniata dall’affermazione dei nuovi poteri
locali. Originari delle pianure attorno gli Urali settentrionali
I. VI sec si spostarono più a meridione, dove diedero vita a una organizzazione sociale ed economica
seminomade.
II. Metà dell’VIII sec si spostarono più a Occidente lungo il basso corso del Don dove entrarono in
contatto con i Cazari
III. Metà del IX sec migrarono ancora verso Occidente e validati i Carpazi si stanziarono nella Pannonia
chiamata adesso Ungheria, in questa fase si scontrarono con gli eserciti occidentali, furono

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riconosciute le loro abilità militari efficaci e veloci (tanto che Arnolfo di Carinzia, Franco, nel IX
chiese il loro aiuto per difendere il trono o Arnolfo cercò l’alleanza degli ungari vs Berengario I e nel
924 assediarono Pavia dopo diverse spedizioni militari.
L’incastellamento viene spesso accostato alla presenza ungara anche se non è propriamente vero in quanto
la principale responsabile è l’affermazione dei poteri locali. Anche l’immagine feroce e arretrata degli ungari
è falsa, perché solo nel 933 Enrico di Germania riuscì a contrastarli e poi Ottone I nel 955. Questa sconfitta
tolse fiducia agli ungari che cercarono di instaurare pacifici rapporti coi sovrani occidentali in particolare con
quelli di Germania. Questa strategia culminò nel 1000 quando re Stefano si fece battezzare. Gli ungari
divennero sedentari e dediti all’agricoltura.
12.3 L’immagine negativa non viene accostata solo agli ungari ma anche ai saraceni, nome col quale gli
occidentali definivano gli arabi o le popolazione islamizzate del nord Africa. Non avvenne una espansione
sistematica ma si ebbero numerose incursioni e atti di pirateria dovute all’iniziativa di singoli gruppi. In
questo modo avvenne anche la conquista della Sicilia per la quale impiegarono più di 50 anni iniziata nel
827 per opera dei musulmani partiti dall’Africa settentrionale. Queste incursioni interessarono soprattutto le
zone costiere e conquistarono man mano avamposti da cui partivano altre spedizioni. Tra gli obiettivi vi
erano le grandi abbazie (Volturno, Montecassino). Suscitò clamore il saccheggio di Roma dell’846 che spinse
Lotario I a compiere una inconcludente spedizione nell’Italia meridionale. Anche perché una delle principali
forze dei saraceni era proprio quello di non avere un centro coordinatore contro la quale si potesse iniziare
uno scontro risolutore, il fatto che fossero più gruppi autonomi rendeva difficile organizzare la difesa. Solo
dall’XI sec. solo con la graduale affermazione di nuovi poteri loca,i in grado di controllare le coste le
incursioni vennero meno.
12.4 I Normanni furono un altro di quei popoli che aveva posto in allarme molte coste dell’Europa
settentrionale a causa delle sue scorrerie e incursioni (IX). Chiamati uomini del Nord o Vichinghi ( il nome
dipende sempre dalla percezione esterna non dall’etnia) dal IX furono protagonisti di incursioni piratesche o
costiere e poi conquiste territoriali. È difficile comprendere la causa, si espansero a raggiera favoriti dalla
loro ubicazione di partenza e dalle loro imbarcazioni in grado di risalire i fiumi.
 Dalla Norvegia andarono verso Occidente e diedero vita a stanziamenti in Scozia, Irlanda, Francia
settentrionale, Islanda, Groenlandia
 Dalla Danimarca lungo le coste meridionali del mare del nord e quelle orientali dell’Inghilterra
 Dalla Svezia lungo il Volga il Dnepr o la Dvna giungendo quasi fino a Bisanzio.
Importante per la storia dell’Europa fu lo stanziamento in Gallia settentrionale che assunse il nome di
Normandia. Dopo duri contrasti contro i Franchi in età carolingia Carlo il Semplice nel 911, assegno a
Rollone il titolo ducale, Ducato che assunse sempre più importanza cercando di conquistare nuovi territori
su cui avere un controllo duraturo. All’inizio dell’XI secolo alcuni condottieri provenienti dalla Normandia
furono assoldati da signori bizantini e Longobardi in lotta tra di loro. Ben presto essi riuscirono a condurre
una politica autonoma in particolare Roberto il Guiscardo degli Altavilla che stabili la sua supremazia tra il
1050 e 1080, avvio la conquista della Sicilia e gran parte dell’Italia ponendo fine al dominio arabo nell’isola e
a quello longobardo. Altrettanto rilevante fu la conquista di Guglielmo duca di Normandia del regno
d’Inghilterra. Nella battaglia di Hastings del 1066 sconfisse re Arnolfo ponendo fine al dominio
anglosassone.

Capitolo 13
Il trionfo dei poteri locali nelle campagne e nelle città (X-XI)
I secoli X e XI in Europa furono caratterizzati da un sistema politico sociale ed economico che è stato a lungo
definito feudale, (ordinamento signorile).
13.1 Feudalesimo venne coniato nel Settecento nell’ambito culturale illuministico e dal quel momento in
avanti è stato impegnato dagli storici in modi diversi e per indicare realtà di diversa natura, Wickham ha
creato tre categorie di fondo: la nozione risalente a Marx, l’immagine di Bloch che definì feudale tutta la
civiltà Europea tra il X e XIII secolo è una più ristretta definizione giuridica, legata alle norme che regolavano
le relazioni vassallatico-beneficiarie. Feudo trae origine da “gregge” che ha lo stesso significato del
beneficium, cioè non degli elementi del legame vassallatico ossia la concessione patrimoniale che il senior
fa al vassallo in cambio di un servizio reso. Le fasi di sviluppo

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1) Prima fase (VIII-IX) in tutto il territorio dell’impero carolingio si diffondono questi rapporti, un
sistema che rendi legali i rapporti clientelari, tra il sovrano e i suoi funzionari
2) Seconda fase (IX-X) dopo la dissoluzione dell’Impero carolingio viene meno il coordinamento regio e
la grande aristocrazia del regno si impadronisce del potere, conti duchi e marchesi divengono
dinasti nell’ambito del loro territorio
3) Terza fase (XI-XII) massima frammentazione del potere pubblico su scala locale, viene definita
ordinamento signorile, la cellula base di questa organizzazione è il castello con il territorio che
riesce a controllare.
4) Quarta fase (dall’XII in poi) i poteri signorili vengono coordinati all’interno di nuove compagini
territoriali e i signori locali assoggettati ai regni mediante nuovi strumenti giuridici che costituiscono
il diritto feudale: un formale sistema di deleghe riesce a ricomporlo secondo una struttura
gerarchica (piramide feudale)
La storiografia tedesca di fini 1800 la definisce anarchia perché con la frammentazione dell’impero
carolingio i re erano deboli e avevano ceduto parti di potere in feudo ai signori che a loro volta l’avevano
concesso ad altri la famosa gerarchia feudale.
Agli inizi del 1900 la storiografia propose di attribuire le cause dell’a archi a non alla cessione di e poteri da
parte del re, bensì allo sviluppo spontaneo dei poteri che divennero indipendenti. Bloch identifico come
fattori decisivi l’istituto dell’immunità e la patrimonializzazione dei poteri pubblici nelle famiglie dei
funzionari. (La teoria mutazionista scartata di Duby sostiene che tra X e XI ci sia stata la rivoluzione signorile
in cui sarebbe venuta meno la capacità dei funzionari regi sul territorio).
13.2 Negli ultimi anni dell’impero carolingio le aristocrazie europee avevano acquisito sempre maggiore
importanza e autonomia rispetto al poterre centrale che ha trovato riconoscimento col Capitolare di
Quierzy emanato da Carlo il Calvo il 14 giugno 877, mentre si apprestava a intraprendere una spedizione
militare in Italia per combattere i saraceni gli incarichi funzionariali dovevano essere temporaneamente
assegnati ai famigliari del defunto. Dall’888 in avanti quando la linea dinastica si estinse il ruolo imperiale
rimase vacante così conti e marchesi dalla fine del IX sec esercitarono le loro funzioni in maniera svincolata
dal controllo. La legittimità del potere si basò da quel momento in avanti sulla concreta e materiale
possibilità di essere in grado di esercitarlo, occorreva disporre di cospicue risorse economiche e di un
seguito di fedeli armati da ricompensare con la cessione di benefici.
Corrado II nel secolo XI emano la disposizione Edictum de beneficiis, che stabiliva l’ereditarietà dei benefici
minori, quelli concessi dall’aristocrazia ai vassalli. Si intendeva colpire l’eccesso di potere nelle mani
aristocratiche riportando ordine e pacificazione sociale mediante il coordinamento di poteri locali, ma non
ebbe alcun rilievo se non di legittimare poteri di fatto già esistenti.
13.3 Uno dei fenomeni più vistosi della dissoluzione dell’Impero carolingio e il sorgere di centri di potere
locale fu l’incastellamento, a partire dalle seconde invasioni del IX sec un motivo non secondario poteva
essere il timore e la necessità di proteggersi. Avvenne che qualunque proprietario cercò di allestire una
fortificazione recintando un’area anche solo con mezzi di fortuna, con tali mezzi si chiusero e protessero
molti centri dominicale delle grandi aziende curtensi sia laiche che ecclesiastiche. I coloni si trasferirono
nell’area fortificata, in tale modo questo fenomeno contribuì all’affievolirsi delle differenze sociali fra
coltivatori e i servi. Questo cambiamento del ruolo politico dei grandi proprietari che riuscirono a estendere
la loro autorità su comunità intere, rivela come l’incastellamento non sia stato solo un fenomeno legato
all’insicurezza. Utilizzarono il timore diffuso per consolidare le rispettive posizioni di potere divenne infatti
un mezzo per estendere l’autorità del grande proprietario non soltanto sui coltivatori dipendenti ma anche
su tutti i residenti di quell’area. Scomparvero o diminuirono le abitazioni che nelle campagne sorgevano sui
poderi, l’insediamento divenne più accentrato.
13.4 L’incastellamento fu uno degli strumenti fondamentali attraverso cui molti grandi proprietari si
trasformarono in signori territoriali. La storiografia distingue due forme di signoria
 Signoria fondiaria l’insieme dei poteri che un grande proprietario di fatto si trovava a esercitare sui
lavoratori di condizione servile che gli appartenevano e anche sui coloni liberi che lavoravano sulle
terre. Riscuoteva i canoni in natura e in denaro, i coltivatori dovevano alla proprietà diversi donativi
ed erano assoggettati all’obbligo delle corvees e dovevano ricorrere alla iustitia dominica (accettare
che il proprietario redima le controversie)

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 Signoria territoriale è legata al fenomeno dell’incastellamento, si tratta dell’esercizio di una serie di


prerogative in gran parte analoghe a quelle della signoria fondiaria MA applicate anche a soggetti
non legati da alcun vincolo di natura patrimoniale al proprietario del castello. Il signore poteva
chiedere prestazioni di lavoro per la manutenzione e si arrogava il diritto di esercitare la giustizia,
incamerava le tasse (fodro, albergaria, curadia, teloneo, ripatico, pontatico). Riscuoteva una taglia
(versamento in denaro dovuto dall’intera comunità come riconoscimento per la protezione del
signore), stabiliva un monopolio sulla vendita di generi indispensabili e sui servizi collettivi,
riscuoteva somme per il pascolo l’uso delle acque e lo sfruttamento dei boschi.
La medesima persona potere essere soggetta a più signori che potevano entrare in conflitto e combattersi
attraverso azioni di saccheggio e di rapina che incidevano sulla sicurezza patrimoniale e personale dei
dipendenti. Alla morte del signore il castello poteva essere frazionato in diverse parti, corrispondenti al
numero e alla consistenza delle quote ereditarie.
13.5 Tra i vari poteri signorili che si contendevano il controllo del territorio era importante la presenza
vescovile in città, l’ambito di giurisdizione ecclesiastica, le diocesi, si estese su un area i cui limiti tendevano
a coincidere con quelli delle provinciae romane. Il vescovo raccoglieva intorno a se le istanze della
cittadinanza che usava riunirsi periodicamente negli spazi prossimi alla cattedrale per discutere i problemi
comuni e partecipare alle decisioni in merito alla soluzione da adottare. Nelle città il vescovo aveva un
primato non solo spirituale ma anche civile, durante il periodo carolingio questa preminenza era stata
salvaguardata dall’ordinamento pubblico che usava i vescovi come eletti di controllo vs lo strapotere dei
funzionari locali. Con la dissoluzione dell’Impero carolingio mantennero il loro ruolo in ambito cittadino, e
durante le seconde invasioni provvidero alla difesa urbana. Durante il X secolo molte sedi episcopali
ottenerlo dal potere regio il riconoscimento ufficiale del loro ruolo in ambito urbano, ottennero il diritto
negativo che rende immuni dalle azioni di terzi ma non delega l’autorità a governare. Inseriva a pieno titolo i
vescovi tra i legittimi detentori di parti del potere pubblico. Anche le città vescovili entrano nel fenomeno di
frammentazione del territorio in molteplici centri di potere locale.

Capitolo 14
Impero e regni nell’età posto carolingia (X)
Dopo la deposizione di Carlo il Grosso del 887, i territori dell’impero carolingio conobbero sviluppi politici e
istituzionali differenti. Questo processo venne interpretato in maniera negativa, come fase di decadenza,
inoltre la storiografia, sempre sbagliando ha interpretato questa fase come la radice degli stati nazionali
odierni. Invece è bene analizzarli secondo la loro specificità. Furono i poteri signorili a caratterizzare il IX
secolo e fu sulla loro base che si riorganizzò il potere regio, esito di questo precorso fu l’affermazione di una
organizzazione policentrica dei poteri.
14.1 Nei territori Franchi occidentali, dopo la crisi dinastica che segui la deposizione di Carlo il Grosso. Il
potere effettivo dei re di Francia si ridusse a una zona limitata attorno a Parigi, il titolo regio venne conteso
tra gli eredi lontani di Carlo Magno e la dinastia dei Capetingi (Robertingi), quest’ultima ottenne il titolo
regio fino al XIV secolo. Il regno di Francia in questo periodo era indeterminato dal punto di vista territoriale
e politico amministrativo. Il re governava solo sui territori che riusciva a controllare direttamente e quelli del
suo patrimonio personale. Ciò che lo contraddistingueva era la sua autorità d’ordine morale e religioso, il re
appariva come un autorità lontana a cui rivolgersi nei momenti di conflitto. Dopo l’887 si costituì il regno di
Borgogna, importanti vie di comunicazione tra i territori alpini.
14.2 Anche in Italia la fine dell’impero Carolingio non portò dal punto di vista geopolitico mutamento
radicale e immediati. (Confini erano quelli del regno longobardorum Franco che si estendeva in gran parte
dell’Italia settentrionale e in quella centrale, senza le coste, mentre il sud aveva domini diversi: longobardo,
arabo in Sicilia, bizantino). In mancanza di una discendenza diretta dai Carolingi, la guida del regno fu
contesa tra i rappresentanti delle famiglie aristocratiche, questo proliferare di poteri venne definito anarchia
politica, i diversi interessi privati che caratterizzavano i singoli poteri locali vennero inseriti in una cornice
tenue di legittimità data dalla sopravvivenza dell’idea di stato. Queste originali soluzioni politiche non sono
più viste come sintomo di decadenza, in Italia ci fu una lunga conflittualità a causa della mancata
successione tra quattro famiglie: duchi e marchesi di Spoleto, Toscana, Ivrea, Friuli. Schierati in due fronti
opposti determinati dalla posizione geografica coinvolsero nei conflitti anche i duchi di Carinzia e di
Borgogna e Provenza. Per alcuni decenni 888-924- a contendersi il regno furono Berengario I (Friuli) e

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personaggi della casata spoletina. Nessuna delle due riuscì a prevalere. Per questo chiesero aiuto a Rodolfo
re di Borgogna, re d’Italia dal 924 al 926 e a Ugo re di Provenza re per 20 anni. Anziano Ugo si ritirò ma suo
figlio Lotario morì dopo 4 anni (950). Il titolo regio passo allora ai Marchesi di Ivrea con Berengario II, che
cercò di rafforzare i suoi poteri conferendo ai suoi fedeli grandi cariche e umiliando Adelaide vedova di
Lotario imprigionandola. Uno dei principali vassalli di Lotario Adalberto Atto (da cui derivarono i Canossa)
liberò Adelaide sollecitò l’intervento in Italia del re di Germania Ottone I che giunto a Pavia sposa Adelaide.
La precarietà degli equilibri politici italiani lo spinse a non detronizzare Berengario II che gli dovette giurare
fedeltà, così l’Italia furono nuovamente collegate alla restaurazione dell’impero ottoniana.
14.3 Nel regno dei Franchi Orientali (regno teutonico) nell’887 i grandi del regno elessero un esponente
della dinastia carolingia, Arnolfo di Carinzia, la sua morte, avvenuta nell’899 e la minore età di Ludovico il
Fanciullo aprirono un nuovo periodo di contrasti. Infatti ciò che caratterizza va il regno teutonico era la
presenza di ampi Ducati regionali, eredi di entità politiche precarolinge, controllati da famiglie che ramo
riuscite a rendere dinastica la carica ducale con le commesse funzioni pubbliche, il re di Germania che
veniva eletto proprio dai grandi potenti del regno aveva un ruolo simbolico di giudice supremo e guida
militare. (Sono abbandonate le teorie nazionaliste che vedono Corrado I di franconia (911) padre della
Germania) Alla morte di Corrado I fu eletto re di Germania, Enrico I di Sassonia (919) ebbe una efficace
azione politica in hanno alla sua morte il figlio Ottone il Grande riuscì ad essere eletto a sua volta re di
Germania. Fu proprio Ottone (r. 936-973) a rafforzare in modo decisivo l’autorità regia e s riempire di
significato il titolo imperiale. Ottenne questi obiettivi facendosi incoronare ad Aquisgrana con una grande
cerimonia, cercava di presentarsi come un nuovo Carlo Magno seppure ne riprese solo l’ambito simbolico e
non politico che invece fu estremamente innovativo. Cercò di stabilire muovi legami con i grandi del regno
laici ed ecclesiastici, dovette far fronte a una realtà istituzionale priva di una rete amministrativa che
potesse collegare il centro del regno alla periferia anche perché i duchi e i vari signori esercitavano
autonomamente la propria sovranità. Il potere di Ottone deriva dalla rinuncia sua e dei suoi successori alle
dorme di potere statuale presente in età carolingia come l’amministrazione, la legiferazione scritta,
l’esercizio della giustizia a vantaggio di una capacità di mediazione tra i vari gruppi di potere. Questa politica
trovava una sua legittimazione nel ruolo sacrale del re ripreso e rilanciato dagli Ottoni. Grazie a questo
approccio riuscì a entrare a far parte della lotta per la corona italica. Chiamato in Italia dai sostenitori di
Adelaide (fatta prigioniera da Berengario) riuscì a sottomettere il sovrano e a sposare la donna,
conquistando poi il regno italico (961) e a diventare imperatore (692). Cercò di risolvere il pericolo ungaro
sconfiggendolo (955). Il richiamo all’età carolingia e alla tradizione imperiale romanae bizantina riguardo
soprattutto gli aspetti simbolici del potere come abito scettro, corona, cerimoniali di corte. Ottone I
promulgò il privilegium othonis con il quale riconosceva la proprietà e i diritti della Chiesa di Roma ma si
riferì anche alla constitutio romana di Ludovico il pio 824 che ribadiva il principio che il papa una volta eletto
dal clero e dal popolo di Roma dovesse prestare giuramento all’imperatore, così si gettavano le basi del
conflitto tra Chiesa e impero che però non furono immediate a causa della fragilità papale.
14.4 conquistati il regno italico e la corona imperiale Ottone I cercò di rafforzare la propria posizione a
danno dei domini bizantini nel meridione, venne avviata una azione diplomatica che avrebbe dovuto
portare al riconoscimento di Ottone come nuova autorità. Con l’imperatore Bizantino Giovanni Zimisce
politicamente debole cedette alle pressioni di Ottone riconoscendone il rango acconsentendo al matrimonio
tra Teofano e Ottone II. Si rivelò però un progetto velleitario infatti morto il padre 973,
Ottone II dovette verificare che da parte bizantina non vi era intenzione di attuare i piani prestabiliti. Nel 976
salì al trono un esponente della dinastia spodestata Basilio II che rinnego le scelte del predecessore. Intanto
Ottone II dovette far fronte alla minaccia Saracena che falli, la sua precoce e improvvisa morte del 983
blocco ogni progetto e determinò una situazione di grave crisi (lo succedette Ottone III). La madre (Teofano)
e la nonna (Adelaide) riuscirono a garantirgli la successione che poté assumere dal 996 a 16 anni.
Ottone III fece eleggere nel 999 Gerberto di Aurelliac, suo precettore, come papa che assunse il nome di
Silvestro II (il papa Silvestro che nella Donazione di Costantino nel IV secolo avrebbe donato alla chiesa di
Roma i territori occidentali dell’impero). Il programma di Ottone III e Silvestro II curò solo l’apparato
ideologico, non curando i rapporti con i grandi dell’impero, ritenendo che la sua autorità fosse garantita
dalla sacralità del suo titolo. Ciò lo portò a scontrarsi con i detentori dei poteri concreti sul territorio, sia in
Germania che in Italia. La Renovatio imperii si scontrò con le potenza locali infatti cacciato da Roma in
seguito a ripetute sollevazioni degli aristocratici italici e romani dovette rifugiarsi in un monastero, dove nel

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1001 morì senza eredi e ci fu una lotta per la successione. Venne eletto re Enrico II duca di Baviera che
rinuncio definitivamente al sogno imperiale romano di Ottone, cercando di rafforzare la propria autorità vs i
poteri locali che si erano consolidati, ciò che non riuscì a Enrico II fu il mantenimento della corona regia e
imperiale nelle mani della sua famiglia. Morto nel 1024 senza figli venne eletto Corrado II duca di Franconia
(1024-1039) della famiglia dei Sali che mantenne la corona imperiale per quattro generazioni fino all’1125
nonostante i contrasti con i poteri locali e il conflitto col papato, al culmine con Enrico IV e Gregorio VII.

Capitolo 15
L’anno Mille, continuità e trasformazioni
Molti studiosi utilizzano l’anno Mille come un anno di profondi cambiamenti seppure sia una convenzione,
rappresenta il confine tra la società carolingia e quella del 1050, in quanto si sono verificate modificazioni in
ambito politico economico e sociale.
15.1 (Bloch) Quando scoccò l’anno Mille nessuno vi fece caso anche perché i sistemi di datazione erano
diversi da un luogo all’alto, in altri luoghi gli anni si contavano in base ad altri criteri, solo una cronaca scritta
nel XII secolo da Sigilberto di Gembloux parla del capodanno come un momento tragico in quanto vi fu il
passaggio di una cometa a forma di serpente che rimanda al passo dell’apocalisse in cui si sostiene che
satana sarebbe ritornato dopo un secolo a sedurre le nazioni. Seppure non sia stato veramente un periodo
tremendo e spaventoso come il rinascimento e il romanticismo lo dipingono. Rimane una data comoda.
15.2 Dal punto di vista demografico la mutazione non fu repentina, lungo il corso dei secoli fino al XIV secolo
il numero e la densità degli uomini aumentò enormemente tanto da raddoppiare o triplicare. Per investigare
su quali siano state le cause del passato blocco si può fare ricorso alla dissoluzione dell’Impero e della sua
economia, in ogni caso la crescente pressione demografica costrinse a cercare una quantità maggiore di
risorse sollecitando un incremento della produzione sia una rinnovata attività commerciale. Nuove
tecnologie intensificarono la possibilità di sfruttamento delle fonti energetiche (mulino ad acqua, gioco
frontale, collane del cavallo che ottimizzarono la forza animale. Proprio per questo venne utilizzato un
nuovo aratro in metallo e minuto di versoio che rendeva più fertile la terra, venne introdotta anche la
rotazione triennale (accrescere non solo la produzione per gli uomini ma anche il foraggio per gli animali da
tiro che aumentarono di numero ed efficienza). Questo sviluppo tecnologico è da limitare ad alcune regioni
del centro nord europeo più adatte ad accoglierlo per motivi di clima e di suolo. L’elemento per aumentare
la produzione fu l’allargamento degli spazi coltivati (dopo la fine dell’impero invece erano diminuiti, crescita
delle zone boschive), vasto fenomeno di dissodamenti, bonifica, colonizzazione e occupazione delle terre.
L’ampliamento avviene sia nelle curtes che negli ambienti spopolati dove i signori cercano di crearsi nuovi
spazi attirando la popolazione con la promessa dell’esenzione fiscale (Borghi Franchi, villenuove). Al X sec.
Fanno riferimento gli accordi tra proprietari e contadini. I primi offro tutto in cambio di un canone. Dall’XI
sec si cominciarono a ricavare nuovi terreni dall’acqua, nascono i polders, asciugando acquitrini. Rinnovata
necessità di terra e metodi semplici come il disboscamento sembrano non essere più abbastanza. Già nel X
secolo entro in crisi il sistema bipartito delle curtis, la riserva cominciò a essere concessa a contadini di varia
condizione giuridica. I contadini alleggeriti dall’obbligo delle corvees goderono di una maggiore disponibilità
del proprio lavoro ed ebbero modo di ottimizzare in maniere diverse le proprie rendite (partecipazione alla
vastità di Borghi Franchi, bonifiche..). I proprietari intervennero attivamente sollecitando le innovazioni che
accrescevano i loro profitti, patrocinando il processo di colonizzazione, amministrando il sovrappiù.
15.3 Con il termine mutazione feudale si intende l’idea secondo cui l’anno Mille si realizzò una delle più
importanti trasformazioni nella storia delle istituzioni politiche europee: la nascita di una forma di controllo
politico del territorio definita “signoria di banno”, esercitata da grandi proprietari capaci di attorniarsi di
clientele vassallatiche, di tenere a bada i resti ci, di costruire fortezza come strumento di difesa e dominio.
Tra 990 e 1060 le compagne europee furono coinvolte in una rivoluzione, in ogni campo dell’esperienza
sociale si era verificato un processo di generale incellulamento, in virtù del quale gli insediamenti sparsi
avevano lasciato posto ai villaggi accentrati, le strutture ecclesiastiche avevano visto nascere le parrocchie,
l’espansione agraria aveva prodotto unità fondiarie più coerenti e organizzate, le famiglie estese avevano
lasciato spazio a quelle nucleari formate solo da una coppia con figli. Si passa dal sistema di produzione
antico, fondato sul lavoro degli schiavi e la presenza dello stato al sistema di produzione signorile in cui la
dimensione economica era decisiva.

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15.4 Come conciliare l’evoluzione economica con quella politica? Si deve leggere nelle mutate comizio i
economiche una delle ragioni che condusse alla mutazione feudale. Proprio l’accumulo economico favorì
l’ascesa di una aristocrazia capace di minare il potere regio e provocare la nascita della signoria. Secondo
Wicham alla fine dell’VIII si passò dal sistema sociale a base contadina in cui l’intervento aristocratico era
assente a un sistema sociale orientato in senso aristocratico. Prima della trasformazione la società era
povera perché i contadini, non stimolati da prelievi, si mantenevano sulla soglia dell’autosufficienza e gli
aristocratici avendo rendita fondiaria bassa non riuscivano a incentivare ne artigianato ne commercio. Dopo
la trasformazione le muove elites cominciarono a intervenire direttamente nella conduzione delle terre: la
rendita fondiaria aumentò e con esse il resto della produzione, l’artigianato e il commercio.

Capitolo 16
Il nuovo monachesimo e la riforma della Chiesa (X-XII)
L’integrazione di vescovi e abati nella gestione del potere si diffuse in forme nuove nel corso del X sec, l’età
di affermazione dei poteri locali. Numerose famiglie aristocratiche cercarono di impossessarsi in maniera
duratura delle cariche ecclesiastiche, e vescovi e abati cercarono di avere privilegi e immunità costituendo
delle aree di dominio signorili come quelle dei laici. Nacquero le chiese private, vennero quindi rafforzare le
istituzioni ecclesiastiche a livello locale che indebolirono il papato. La restaurazione dell’impero degli ottoni
rese ancora più evidente la crisi della Chiesa romane, che dovrà essere riorganizzata e ripristinata l’autorità
morale e politica del papa. Intanto però vescovi e abati si comportavano come esponenti della aristocrazia
militare così nacquero movimenti pauperistici che misero in discussione la Chiesa come istituzione.
16.1 Il secolo XI affermo l’organizzazione centralizzata della Chiesa basata su un modello monarchico.
Importante rinnovamento venne dal mondo monastico, infatti si avverti la necessità di ridare prestigio e
credibilità alla chiesa. Si proponeva di estendere a tutta la Chiesa il modello monastico basato sulla
preghiera e la purezza del corpo, di cui i principali portavoce furono i cuniacensi. Il modello proposto da
Cluny ebbe favore perché non metteva in discussione l’ordine sociale e non criticavano le ricchezze. A
partire dai movimenti riformatori monastici si diffusero istanze critiche nei confronti del clero, che
contestavano usanze largamente diffuse, quali simonia e nicolaismo (diacono Nicola, concubinato e
matrimonio ecclesiastici). L’obiettivo era quello di moralizzare la Chiesa, più che altro l’attacco era rivolto
verso quei vescovi nominati dagli imperatori e non dal papa, che da questi movimenti veniva considerato
l’unica autorità che potesse legittimare la dignità ecclesiastica. Tra X e XI nacquero movimenti pauperistici
che predicavano un ideale evangelico di povertà, la rinuncia dei beni e il ritorno alla chiesa delle origini,
prospettavano però una riforma radicale in quanto la Chiesa avrebbe dovuto abbandonare il suo
coinvolgimento nelle questioni temporali.
16.2 L’accelerazione verso un profondo rinnovamento della Chiesa avvenne, per assurdo, quando l’elezione
del papa fu riportata sotto controllo imperiale dopo essere stata monopolizzata da alcune famiglie romane,
lo scontro divenne violento nel 1045 anno in cui vennero eletti tre papi, Enrico III convocato al concilio di
Sutri fece deporre i papi e nomino un vescovo tedesco, Clemente II. Il sistema della Chiesa imperiale si
basava su una attenta selezione delle persone che andavano a ricoprire la carica vescovile perché dovevano
essere affidabili. Un altro papà fu Leone IX che ingaggiò una dura battaglia vs simonia e nicolaismo. Inoltre si
scontrò con il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, riguardo al controllo delle chiese in Italia
meridionale, a partire da questo nel 1054 ci fu lo scisma. Leone IX e Enrico III morirono intorno al 1056 e ci
fu un vuoto di potere che vide le famiglie romane vs quella Canossa-Lorena sempre più in ascesa. Venne
eletto Niccolò II (Canossa-Lorena) che riprese la politica antisimoniaca. Nuove regole per l’elezione
pontificia, nel 1059 Decreto in electione papae nel quale si stabiliva che il diritto di scegliere il papa spettava
ai cardinali. Il nuovo eletto Alessandro II non du riconosciuto dalla corte imperiale che gli contrappose
Onorio II. Desacralizzazione dell’autorità imperiale.
16.3 Tradizionalmente in contrasto tra Chiesa e impero che caratterizzò la mera del XI sec viene ricordato
come lotta per le investiture che non si limita solo alla possibilità degli imperatori di eleggere i vescovi. Nel
1073 Ildebrando di Soana viene eletto Gregorio VII, la sua nomina avvenuta per acclamazione,azione
popolare pose immediatamente un problema di legittimità, ma venne seguito il suo progetto secondo il
quale la Chiesa doveva essere organizzata monarchicamente e sulla desacralizzazione della carica imperiale,
quindi la sua esclusione dalla vita religiosa. Gregorio VII inviò dei legato in Germania per sedare i malumori

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dei grandi del regno, i vescovi tedeschi però si schierarono dalla parte di Enrico IV così nel 1075 condanno le
investiture imperiali, rendendole nulle. Nel Dictatus Papae definisce i ruoli e funzioni del papato e della
Chiesa romana, dandogli una struttura verticistica, papa come unica e vera guida. Enrico IV difronte questa
opera di delegittimazione convoco a Worms nel 1076 un concilio che dichiaro deposto Gregorio VII il quale a
sua volta lo scomunicò che significava sciogliere i sudditi dall’obbligo di obbedienza. Gli oppositori
dell’imperatore se ne approfittano tanto che tra il 1076 e 1077 Enrico IV si umilia a Canossa per tre giorni
fino a quando viene ritirata la scomunica. Rileggittimato riprende la precedente politica. Nel 1080 Enrico IV
convoca a Bressanone un sinodo di vescovi filoimperiali e rende imperatore Wilbertomdi Ravenna,
Clemente III. Quattro anni dopo lo insedia a Roma e Gregorio VII viene portato in salvo da Roberto il
Guiscardo a Salerno dopo muore un anno dopo. Dopo la sua morte si cercò per 15 anni di attenuare la
situazione nel 1122 la lotta per le investiture fu risolta dal concordato di Worms, sottoscritto da Enrico V e
Callisto II. L’elezione dei vescovi doveva essere fatta ovunque nel rispetto del clero e dal popolo ma che nel
regno di Germania era ammessa la presenza dell’imperatore che solo dopo l’elezione poteva investire i
vescovi di funzioni temporali. Dalle vicende deriva un modello di Chiesa monarchica, gerarchicamente
strutturata in modo verticistico che sopravvive. L’aspra lotta contribuì a minare l’ideologia imperiale, infatti
fa quest’epoca gli imperatori tedeschi vedere sempre più messa in discussione la loro autorità. Le loro
eventuali ambizioni universalistiche apparvero sempre più improbabili difronte al rafforzamento di altri
sovrani europei dai quali ormai al di là della tradizione e del titolo quasi nulla li distingueva.

Capitolo 17
La costruzione delle monarchie feudali (XI-XIII)
In molte zone d’Europa tra la fine del XI e fine del XII il panorama politico cambia. La forte pluralità di signorie e
principati territoriali, lasciò progressivamente il cambio a monarchie capaci di esercitare la propria egemonia su
porzioni crescenti di territorio e sui poteri che in questo territorio si erano radicati. Questo ebbe sviluppi diversi in
Francia, UK, Spagna e sud Italia, comune fu l’importante ruolo assunto dalle relazioni vassallatico beneficiarie. Le
nuove monarchie se ne servirono, modificandole in senso nuovo, per affermare e mantenere la propria superiorità
rispetto ai principi e ai signori locali. La novità fu rappresentata quindi dall’emergere di casate desiderose di presentarsi
come superiori rispetto al pullulare di poteri locali. Queste casate strutturarono relazioni feudali, fu sentita l’esigenza di
ridurre il margine di autonomia dei nobili più potenti, non solo richiedendo loro la prestazione dell’omaggio feudale
ma anche promuovendo nuovi strumenti di controllo tramite riforme amministrative e giudiziarie e tramite redazione
scritta di elenchi e diritti. Nuova struttura politica gerarchica che aveva al proprio vertice il sovrano.
17.1 Tradizionalmente le popolazioni germaniche attribuivano al re la funzione di mantenere le pace, proteggere i
deboli e condurre la guerra. Rispetto all’epoca Romano barbarica e l’età carolingia era andato consolidandosi l’aspetto
territoriale dei poteri politici, dai re delle genti ai re del territorio. Il possesso di un patrimonio e la capacità di
coordinarlo costituivano per tutti il fondamento del potere. Le grandi monarchie per distinguersi dai signori locali
rivendicarono i titoli e istaurarono relazioni vassallatico beneficiarie nelle quali risultavano preminenti rispetto ai
signori. I re vendicarono la natura sacra del loro potere, complesse liturgie di incoronazione con l’unzione da parte di
autorità ecclesiastiche, si creò la mitologia del re taumaturgo che servirono ad affermare il re come superiore agli altri.
Allo stesso scopo vennero riformulati i legami vassallatici. Quando le monarchie cominciarono ad affermarsi, la
gestione del potere era nel suo momento di massima frammentazione, a cui si erano adeguate le relazioni feudali con
una notevole riduzione del carico di obblighi a cui era tenuto il vassallo. Il beneficio era divenuto pura,ente
patrimoniale e comportava solo obblighi formali. Dal.a fine dell’XI sec la tendenza si inverti e alcuni grandi principi
territoriali cominciarono a restaurare la propria autorità sui vassalli. Imposero loro di prestare un omaggio ligia che in
caso di conflitto era considerato superiore a tutti gli altri omaggi prestati e iniziarono a far ricorso al feudo di ripresa.
Provarono a controllare i diritti dei proprio vassalli e a intervenire nelle loro controversie. Si munirono di ufficiali per
amministrare i territori senza doverli concedere in feudo e fecero mettere nero su bianco un codice di diritti, in registri
e raccolte di letti la cui comparsa si inserì in un processo di ripresa dello studio del diritto scritto. I sudditi dovevano
rivolgersi al tribunale regio in caso di delitti particolarmente fra i, di sentenze da sottoporre ad appello o da cassare
perché inique.
17.2 Inghilterra Con la Battaglia di Hastings del 1066 Guglielmo duca di Normandia conquistò l’Inghilterra ponendo fine
alla monarchia anglo sassone. (Prima della conquista la società locale era organizzata in tun, insediamenti rurali i cui
cittadini partecipavano alle hundreds, le corti locali, raggruppate in shires, circoscrizioni regionali che l’earls
comandava militarmente in cui lo sherif riscuoteva le imposte regie)
I normanni smantellarono i poteri delle earls e impiantarono castelli posti suoi manors, che Guglielmo concesse in
cambio dell’omaggio feudale. I manors di un unico detentore erano molto distanti in modo da non accorparli, inoltre
diede vita al Doomsdaybook nel 1086. Fu alla base dell’imposizione dei tributi e segno del controllo esercitato dal re.

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Agli sherif fu dato il permesso di custodire castelli regi e i manors e di riscuotere le tasse dalle quali avevano qualche
percentuale. Durante l’interregno successivo alla morte di Enrico I questa carica comincio ad interessare ai baroni, era
un tentativo di farsi signori territoriali, fu sventata da Enrico II primo dei platageneti che ridusse il margine di potere
acquisito recuperando diritti regi, facendo distruggere numerose fortezze e migliorando l’amministrazione. I baroni
poterono pagare un’imposta che lo esentava dalla prestazione del servizio militare e cambiò il rapporto tra signoria e
re. Enrico II cercò di sottomettere anche il clero a scapito dell’immunità. Il suo antico cancelliere, arcivescovo di
Canterbury Becket si oppose e nel 1170 venne ucciso e il re dovette chinarsi sulla sua tomba, ne seguirono concessioni
da parte della Chiesa. Il re ne usciva notevolmente rafforzato. Divenne il centro di un sistema (common law) in cui le
varie giurisdizioni particolari potevamo essere private di alcune cause che venivano trasferite alla corte del re. Alla
morte di Enrico II esisteva dunque in Inghilterra un sistema forte e organizzato con al proprio vertice il re che
guadagnava sia dalla gerarchia feudale che gli dava canoni dovuti dai concessionari di terre e i versamenti straordinari
cui erano tenuti i vassalli in caso di vendita o esenzione dal servizio ormato, dalla gerarchia amministrativa il prezzo
degli appalti dei vari uffici legati all’amministrazione dello stato e a quella della corte formata dagli uffciali regi. Il
sistema scricchiolò dopo Riccardo Cuor di Leone, Giovanni senza Terra perse i possedimenti oltre la Manica,
rinfacciarono le loro pretere i Baroni e il Clero e si espresse anche il ceto mercantile. Venne scritta la Magna Charta
1215 che limitava i poteri del re e riconosceva le prerogative di città chiese e nobili all’interno del sistema.
17.3 Francia I primi cinque sovrani della dinastia capetingia che regnarono nell’XI sec esercitarono il loro potere tra la
Loira e la Senna ed erano inglobati nel sistema dei principati che non li rendeva tanto diversi da quelli dei conti e duchi
vicini. Le cose cambiarono nell’XII sec quando Luigi VI represse L”indipendenza dei signori di banco che si erano
appropriati delle prerogative pubbliche chiedevano tasse. In questo modo riunì il regno e nacque l’immagine del re
capace di difendere i deboli la Chiesa e il diritto. Anche gli altri principati sul territorio francese si rafforzarono
nonostante fossero legati da rapporti vassallatici questi principi trattarono a lungo da pari a pari il re di Francia. Proprio
partendo da una questione di diritto feudale inizio lo scontro dei sovrani francesi con i Plantageneti, signori del Maine,
Normandia e re d’Inghilterra dal 1154, che limitavano la loro espansione. Nell’1150 Goffredo Plantagento investì suo
figlio Enrico del ducato senza chiedere il consenso a Luigi VII. Il re interpretando l’atto come una ostile affermazione di
indipendenza minacciò la guerra e ottenne l’omaggio da parte del giovane Enrico che ereditò tutti i domani e divenne
principe. Nel 1152 Eleonora, moglie di Luigi VII divorziò e sposò Enrico portando in dote l’Aquitania, due anni dopo
divenne re di Inghilterra. Formalmente era un vassallo capetingio ma era più forte di lui ferendo tutta quella porzione
di Francia. La guerra dal 1152 al 1177 fini con il riconoscimento del rapporto vassallatico e il mantenimento dello status
quo territoriale. Luigi VII formalizzo le relazioni tra vassalli e la corona e i re francesi cominciarono a ottenere la
prestazione dell’omaggio ligio. Si affermò la sua supremazia giudiziaria. Sotto Filippo Augusto (1180-1223) ci fu
espansione territoriale e accentramento politico e amministrativo. Sposò Isabella di Hainaut e si espanse anche vs il
dominio plantageneto più debole rispetto a Luigi VII. Dopo la morte di Enrico II, Filippo stappò a Riccardo cuor di leone
e Giovanni senza terra la maggior parte dei territori oltre la manica, a Bouvines nel 1214. Filippo Augusto intensificò il
controllo attraverso un doppio ordine di funzionari. Balivi (controllavano i beni posseduti dalla corona) e i prevosti
(itineranti ritiravano le imposte). In questo periodo la struttura diviene rigidamente gerarchica e quindi più
controllabile.
17.4 Italia meridionale I cavalieri normanni giunsero al mezzogiorno al principio dell XI chiamati dai principi Longobardi
e bizantini in lotta tra loro. Queste instabilità gli permise di insediarsi. Infatti ottennero come ringraziamento la contea
di Anversa e il ducato di Melfi che li trasformò da mercenari a signori territoriali. Leone IX raccolse un esercito per
disperdere i normanni ma perse a Civitate 1055. Niccolò II invece stipulò con Riccardo di Anversa e Roberto il
Guiscardo di Altavilla un contratto, in cambio della sottomissione feudale al papato i due ricevettero rispettivamente il
principato di Capua e il ducato di Puglia Calabria e Sicilia. Roberto era già stato acclamato duca dal suo esercito ma il
riconoscimento da parte del papato lo legittimava ai danni dei bizantini e musulmani. Ruggero fratello di Roberto volle
conquistare la Sicilia approfittando della frammentazione musulmana, l’organizzazione amministrativa rimase islamica
ma la nomina dei titolari delle diocesi fu il principale strumento di affermazione dei Normanni (divenne legato
apostolico 1098). Con la morte dei due fratelli il regno prese due strade diverse, la Sicilia sopravvisse all’interregno
mentre la parte continentale si disgregò. Ruggero II di Sicilia riuscì ad assumere il controllo anche dei domini
continentali. Unificò i poteri dei Normanni, si fece ungere dal vescovo di Salerno e prestò omaggio al papà per i Ducati
di Puglia Calabria e Sicilia. Due anni dopo approfittando dello scisma apertosi nella chiesa dopo la morte di Onorio II
ottenne dall’antipapa Anacleto II la conferma dei diritti locali ma la dignità di re anche per i suoi discendenti. Venne
incoronato nel 1130. Nell’1140 con l’Assise di Ariano il re stipulò una serie di ordinamenti volti a estendere il controllo
del re sulle altre giurisdizioni più piccole. Riuscì a gestire i vassalli solo grazie alla divisione delle curia feudale in aree di
competenza e la creazione di registri. Alla morte di Ruggero 1152 esplosero le rivendicazioni e le ribellioni, i successori
furono Guglielmo I, Guglielmo II e la figlia Costanza che sposò Enrico VI è portò il regno nella casata di Svevia
17.5 Regni iberici Lo sviluppo delle monarchie iberiche so inserisce nel contesto della reconquista. Il processo
attraverso il quale tra X e XIV alcuni piccoli geni cristiani del nord conquistarono i territori musulmani. Alla base vi fu la
crisi del mondo musulmano, l’el-andalus, il califfato era frammentato da signorie territoriali (non solo gli emiri

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nominati dai califfi ma anche berberi o altri). L’Unità formale subì un tracollo nel 1002 dopo la morte di Al Mansur,
rinascono sentimenti religiosi, di preparazione alle crociate e appare visibile con l’istituzione del cammino di Santiago.
Nel XI nascono nuove entità politiche, contea di Castiglia e inglobò Navarra Asturie e Leon. Nacque l’Aragona che si unì
con Barcellona. L’XI secolo fu caratterizzato dall’avanzamento degli uomini serviti cristiani ma nel 1086 presero il
controllo mussulmano gli Almoravidi che posero le basi per una rinnovata resistenza, anche dopo con gli Almohadi la
conquista cristiana subì rallentamenti. A frenare l’espansione cristiana contribuiva anche l’evoluzione interna dei regni
del nord. A Castiglia e León fino alla fine dell’XI sec la scarsità delle risorse aveva spinto i sovrani a organizzare
l’espansione dietro la guida di una aristocrazia povera. Agli inizi del XII sec questa aristocrazia si era arricchita e
minacciava la stessa corona, anche nella penisola iberica c’era la necessità di riscrivere le relazioni tra regno e baroni.
Nel regno di Castiglia e León Alfonso VI fu il primo a sacralizzare il potere monarchico, nel 1085 conquistò Toledo e si
proclamo imperatore di tutta la Spagna. Con Alfonso VII la monarchia castigliana provvide a riorganizzare le strutture
feudali imponendo prestazioni collettive e levando i benefici dei vassalli alla prestazione dell’omaggio al re. Il
rafforzamento del potere regio, posto ora al vertice della struttura gerarchica riproponeva anche qui come altrove il
problema del ruolo delle altre componenti politiche del regno: baroni città chiese e altri corpi intermedi. Sia in Castiglia
che in Aragona, queste componenti trovarono posto nel parlamento, le grandi assemblee rappresentative in cui si era
evoluta la curia feudale due re.

Capitolo 18
Società cittadina e origine e degli ordinamenti comunali (XI-XII)
Tra la fine dell’XI sec e inizi XII all’interno delle società urbane nacquero ordinamenti e magistrature
tendenzialmente indipendenti dai rappresentanti dei poteri tradizionali, che miravano all’auto governo delle
comunità.
18.1 Nel processo di dissoluzione dell’Impero carolingio la progressiva frammentazione del territorio e del
potere pubblico si accompagnò in Italia all’acquisizione di diritto o di fatto da parte dei vescovi dell’intera
gamma di poteri pubblici all’interno delle città. All’interno delle comunità cittadine non ci furono, insomma,
soltanto un signore e dei sottoposti ma assunse importanza un insieme di persone che contribuì all’effettivo
governo della città nella concretezza dell’amministrazione e nella scelta dei suoi vertici politici.
18.2 Milano Nella prima metà del secolo XI l’arcivescovo Ariberto d’Intimiano era espressiome del gruppo
sociale e i cosiddetti capitanei (signori che avevano legami vassallatici con la Chiesa arcivescovile) che
avevano legami vassallatici con i valvassores, scoppiò una lotta tra queste due fazioni, inizialmente
risultarono vincitori i prima ma Corrado II nell’Edictum de beneficiis garantiva ai valvassores l’ereditarieta
del feudo, ma a sorpresa tutta la cittadinanza, capitanei, valvassores, popolus si ribellarono e dimostrarono
come indipendentemente dalla divisione interne la cittadinanza era decisa a far fronte comune rispetto a un
potere esterno che intendesse aggredirne l’indipendenza. In Italia la divisione in ordines era bipartita in
milites e populus.
18.3 Nei decenni centrali del secolo XI l’azione politica degli imperatori della dinastia salica e il processo di
riforma della Chiesa determinarono una profonda crisi nell’equilibrio interno delle città italiane. Sia il potere
imperiale in un primo tempo sia quella papale dalla metà del XI imposero alle città vescovi estranei alla
società locale, culturalmente e politicamente indirizzati ad avviare un processo di riforma urbano che creò
due schieramenti, uno volto alla conservazione delle autonomie locali ossia dello stato di fatto uno
favorevole al cambiamento.
18.4 Da questa situazione di conflitto, lotta per le investiture, emerse nelle città la volontà di pacificazione
sociale da cui prese avvio un nuovo sistema politico, l’ordinamento comunale. I cittadini si distaccarono
dalla figura del vescovo e sostituirono il conventus ante ecclesiam con assemblee non elettive chiamate
arenghi, dislocate anche dalla cattedrale. Tali assemblee elessero i loro rappresentanti: consoli. Il consolato
fu una magistratura collegiale composta da almeno due fino a ventiquattro membri.
18.5 Il comune sembra essere nato, secondo i contemporanei dal momento in cui cominciarono a
conservare la documentazione relativa ai loro diritti patrimoniali e giurisdizionali. Cessa la cosiddetta
egemonia ecclesiastica. Soltanto grazie alla continuità degli archivi comunali diventa possibile analizzare e
studiare strutture sociali e istituzionali indipendentemente dal fatto che fossero entrate in contatto con un
patrimonio religioso ecclesiastico. Il ricorso a forme contrattuali, esigenze di fissare una norma scritta
andarono di pari passo con la riscoperta e il reimpiego del diritto romano come strumento base per la
convivenza civile. Infatti usano console per designare i magistrati, la partizione amministrativa delle città in
aree definite regiones, e precisa definizione giuridica della cittadinanza in base al principio di residenza

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all’interno della cinta urbana. C’è la precisa volontà di contrapporre la società cittadina e le sue regole ai
regimi di strampo signorile diffusi nel territorio.
18.6 I comuni a differenza delle città europee possono proiettarci al di fuori delle mura alla conquista di un
territorio che coincideva in larga misura con quello della diocesi cittadina. La conquista di questi territori fu
nell’Italia centro settentrionale un processo rapido violento e efficace. In meno di cinquant’anni le città
riuscirono ad assoggettare gran parte dei contadi. Gran parte dei poteri signorili dovette scendere a patti
con le città o entrarne proprio a far parte. Il sostentamento materiale degli abitanti delle città dipendeva dal
mercato e dalla capacità delle classi dominanti di garantire un regolare approvvigionamento. Avvenne in
due modi, con l’asso veramente politico e fiscale del contado e con i provvedimenti che favorivano
l’incremento produttivo. I possessori urbani vedevano nel possesso della terra una risorsa economica, il
rendimento era la molla che li portava a investire. Essi si sostituirono agli aristocratici che vi identificavano
la base per l’esercizio di poteri. Alcuni governi cittadini perseguivano il triplice scopo di sottrarre
manovalanza alle clientele aristocratiche, aumentare l’introito fiscale e favorire la circolazione della
manodopera a profitto delle attività manifatturiere urbane. Vi fu la trasformazione dei rapporti di lavoro,
contratti diventano più brevi e non dipendono dall’andamento produttivo stagionale ma ha canoni fissi. A
iniziare dal XII sec la stessa legislazione urbana raccolta in statuti intervenne a regolamentare i modi della
produzione agricola per motivi di pubblico interesse sia per interessi di classe.
18.7 la nascita dei comuni segna una netta divaricazione tra le città dell’Italia del centro nord e quella delle
altre regioni europee. Lo sviluppo commerciale e la crescita demografica erano stati fenomeni comuni a
tutte le città occidentali ma gli sviluppi istituzionali che ci furono nei comuni non ebbero riscontri altrove.
Le città francesi in un secondo momento rivendicarono autentiche forme di autogoverno, si crearono da un
lato comuni dall’altra città di franchigia, mentre il governo della città città restava di competenza di un
funzionario regio. Le città in quest’area così come in Inghilterra divennero un potente strumento del
controllo regio, tasselli di fedeltà al regno in opposizione ai poteri signorili che i sovrani si proponevano di
coordinare e assoggettare.
Le città tedesche rimasero a lungo soggette al potere dei vescovi e furono strettamente sottoposte alle
dinastie ducali che si affermarono con forza durante la prima metà del XII sec in concomitanza con la crisi
dell’impero, in tempi successivi anche nelle città germaniche nacquero forme assembleari che riunivano le
articolare componenti della cittadinanza però non ottennero mia forme di indipendenza politica.
Nell’Italia meridionale tra la metà del XI sec e 1130 le città vennero assoggettate dal dominio normanno,
non riuscirono pertanto generalmente a sviluppare istituzioni autonome e quando vi riuscirono vennero
inquadrate co,e forme di autonomia amministrativa sotto il controllo politico del regno normanno.

Capitolo 19
La nascita della cavalleria e l’invenzione delle crociate (XI-XIII)
A partire dal X sec nelle fonti di diverse regioni si affaccia sempre più frequente il termine miles, chi erano?
19.1 Bloch intese la questione come qualcosa di legato allo sviluppo del feudalesimo. A partire dalla
seconda metà del XI vi è stato un mutamento nell’organizzazione sociale circoscrivendo sempre più il
mestiere delle armi. Una élite firmata dai signori e dai loro vassalli. La diffusione dell’adoubement avrebbe
fatto si che a partire dal XII i cavalieri si percepissero come un gruppo sociale a se stante dal quale si sarebbe
sviluppata una nuova classe basata su un preciso statuto giuridico: la nobiltà.
Per Duby già nel X miles aveva cominciato ad assumere un significato nuovo, indicando sia i guerrieri sia i
signori di castello che in quei decenni sia andavano affermando. In poche generazioni quel titolo si sarebbe
esteso a tutto il ceto aristocratico divenendo già nella prima età del secolo XI l’elemento dell’antica nobiltà.
Per Flori fino al XIII sec la cavalleria non costituisce ne un ordine ne una classe, è una professione praticata
da persone di ceto sociale diversificato. Solo nel 1200, all’interno di un nuovo contesto politico si
giungerebbe a una graduale chiusura della cavalleria. Ma diversamente da Bloch per Flori fu la nobiltà ad
appropriarsi della dignità cavalleresca. Da dopo il XIII diventa un ordine con significati ideologici cristiani.
19.2 Attorno all’anno mille lo sviluppo e la diffusione di signorie di banno incentrate su castelli avevano reso
necessario un numero crescente di specialisti della guerra. Sono questi i milites, in questa prima fase di
umili origini. Contava quindi più la qualità del servizio reso che l’origine sociale. Nel corso del XI il mestiere
del cavaliere venne sempre più specializzandosi. La tipologia dei combattimenti determinò lo sviluppo di
nuove tecniche di combattimento. I cavalieri si specializzarono sull’uso della lancia. Questa nuova tecnica

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portò allo sviluppo di nuove armature protettive, elmi e scudi, l’armatura divenne sempre più costosa.
Crebbe così il loro prestigio, i loro allenamenti, i tornei, diventarono uno spettacolo e il crescente costo delle
armi fu la causa della chiusura a élite ristretta, inoltre questo portava le persone d’alto rango a
intraprendere questo mestiere. Questo più altro era intrapreso dai figli cadetti dei signori di banno che non
potevano frammentare il loro potere, si univano in compagnie e si spostavano di corte i. Corre partecipando
a combattimenti o tornei. Le fonti ci informano che erano protagonisti di rapine e sacchetti e per disciplinare
questo comportamento e renderlo a vantaggio sociale negli ambiti ecclesiastici si pensò di diffondere il
movimento della pace di Dio. Dovevano astenersi dalle violenze ingiustificate e non usare le armi in certi
periodi dell’anno. Crearono un modello etico da rispettare, difendere i deboli donne e fanciulli aderendo
all’immagine cavalleresca dei romanzi di quel periodo. La società divenne tripartita, oratores, bellatores,
laboratores.
19.3 Mentre si affermavano i poteri locali si andava costituendo la cavalleria e la Chiesa pure visse um
rinnovamento partito da Cluny. Per esempio si diffuse la pratica del pellegrinaggio da Roma a Gerusalemme.
L’adempimento di un voto, espiazione dei peccati richiesta di guarigione, spirito di avventura spinsero le
persone a compiere il viaggio. Anche a Santiago di Compostela, dove venne rinvenuta la tomba di San
Giacomo. Proprio nel periodo in cui si stava conducendo la guerra di espansione vs i musulmani. Papa
Alessandro II nel 1064 emanò una bolla che concedeva l’indulgenza a chi avesse partecipato alla guerra vs i
mori. Papà Urbano secondo a Clermont nel 1095 fece un appello ai nobili e cavalieri cristiani che si
contrapponevano in violente lotte di espiare i propri peccati intraprendendo un viaggio armato verso
Gerusalemme. Ancora però non si aveva idea di cosa fossero le crociate perché è un termine che non è stato
usato fino al 1200 e che comunque intenderebbe le spedizioni militari avviate sia per espandere
militarmente la cristianità e i difendere i suoi confini e per reprimere gli eretici. Infatti contemporaneamente
a questi eventi venivano utilizzati i termini: iter, peregrinatio, passaggium.
19.4 Urbano II probabilmente non intendeva bandire una crociata ma solo esitare i cristiani e gli aggressivi
rampolli nobili di partecipare a questo pellegrinaggio espiatorio. Il pontefice voleva ricondurre l’azione di
ceti eminenti, cavalieri, nell’alveo dell’erica cristiana. L’invito a organizzare un pellegrinaggio in terra santa
fu accolto dai ceti popolari e dai cavalieri poveri, la crociata popolare, composta da gruppi di pellegrini
diffusamente armati guidati da predicatori itineranti. Attraverso la Germania attaccarono gli ebrei e giunti in
Anatolia persero vs i Turchi. Intanto Urbano II dopo una lunga opera preparatoria, era riuscito a coinvolgere i
maggiori esponenti dell’aristocrazia francese e Normanni mentre ne furono esclusi i re perché scomunicati.
Partita nel 1096 giunse a Gerusalemme è la conquistò nel 1099. Le goff sostiene è il primo esempio di
colonialismo europeo. Gerusalemme viene affidata a Goffredo di Buglione. Il ceto dirigente di questi regni
era formato dai nobili e i cavalieri che avevano partecipato alla crociata dove trovarono una sorta di
promozione sociale. L’organizzazione politica si basava su legami feudali che legavano i cavalieri ai loro
signori. Vennero istituiti anche degli ordini religiosi per difendere i luoghi sacri e per ospitare e proteggere i
pellegrini durante il percorso: templari, ospedalieri, ordine teutonico. Tutti ordini monastici caratterizzati
dalla presenza di monaci guerrieri votati a difendere i luoghi di cristianità con le armi. La terra santa era
anche un avamposto dei commerci con l’Oriente per questo nelle città costiere vi si insediarono mercanti
europei proveniente da Venezia Amalfi Pisa Genova per sviluppare le proprie reti commerciali. Cavalieri
crociati, monaci guerrieri e commercianti avevano interessi economici diversi per questo nei regno c’era
molta conflittualità intestina. Di questo approfittarono le popolazioni musulmane nel 1144. Conquistarono
Edessa e il re di Franci Luigi VII si fece promotore di una nuova spedizione aiutato da Bernardo di Chiaravalle
che vedeva la partenza come un atto di redenzione per il re e i suoi cavalieri. Parteciparono Papa Eugenio III
e Corrado III. Questa seconda crociata (1147-1148) falli a causa dei contrasti tra i re e a causa della
conflittualità dei regni che non fecero fronte comune. Ci fu un nuovo attacco da parte di Saladino dall’Egitto
1187. L’evento portò a una nuova crociata (1189-1192) con Federico Barbarossa Filippo Augusto e Riccardo
Cuor di Leone. Gerusalemme rimase in mano musulmana mentre gli occidentali mantennero alcune zone
costiere,.
19.5 Le tre spedizioni indette tra la fine dell’XI e del XII furono episodi a se stanti non riconducibili a un
unico disegno. Iniziarono ad essere collegati con Innocenzo III nel XIII secolo venne definendosi come
tentativo di ricondurre alla cristianità Occidentale tutti i territori che un tempo le erano appartenuti, quindi
anche l’impero bizantino separatosi con lo scisma del 1054. Con la quarta crociata (1202-1204) anziché
arrivare a Gerusalemme sottrassero costantinopoli ai cristiani. Ci fu un saccheggio violento e feroce, nacque

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un nuovo impero latino d’Oriente che sopravvisse per 60 anni. La crociata divenne anche un mezzo per
reprimere i nemici della cristianità, anche gli eretici. Innocenzo III indisse una crociata contro i catari della
Francia meridionale che prometteva sempre l’indulgenza. Il sud della Francia divenne teatro di scontri
violentissimi. La crociata servi anche a estendere i confini, fu questo il caso delle crociate del nord indette
nel XIII secolo per sottomettere popoli Pagani tipo Balti, Livoni, Lettoni. Furono condotte dai cavalieri
dell’ordine teutonico che crearono un vero e proprio stato crociato vicino la Germania. Per tutto il duecento
di continuarono a organizzare spedizioni verso terre d’oltremare. Mentre si combatteva contro i catari
innocenzo III si fece promotore anche della quinta crociata (1217-1221) alla quale non parteciparono i
sovrani d’Occidente impegnati a redimere conflitti interni. Obiettivo della crociata fu l’Egitto, avamposto per
arrivare a Gerusalemme, sempre i contrasti all’interno del mondo crociato la fecero fallire, spettatore fu
Francesco d’Assisi che nel 1219 aveva raggiunto i crociati per convertire gli infedeli con la predicazione. Più
fortunata fu la spedizione di Federico II, nel 1128 era stato scomunicato da poco da Gregorio IX per non aver
affrontato l’impresa l’anno prima. Riuscì a riottenere Gerusalemme dopo una lunga trattativa con sultano Al
Kamil dove sia trovarono compromessi per un rapporto tra cristiani e musulmani. Il papa non l’accolse
favorevolmente tra l’altro Gerusalemme ricadde in mano musulmana. Le ultime due crociate verso il medio
oriente (1248-1254 e 1270) ebbero protagonista Luigi IX di Francia mosso da una profonda e inquieta
religiosità ne si risolsero in maniera fallimentare. Durante la prima il re fu catturato in Egitto durante la
secondo morì di malattia appena sbarcato a Tunisi. Con Luigi IX il progetto di riconquistare Gerusalemme fu
abbandonato

Capitolo 20
L’impero bizantino e l’est europeo (VII-XV)
L’impero d’Oriente diventa un impero bizantino con la ridefinizione territoriale conseguente alle conquiste
di Arabi, Slavi e Bulgari.
I. VIII-IX fase di riassestamento
II. IX-X fase di rinnovata espansione
III. XI-XIII ripiegamento fino a massima contrazione provocata dalle conquiste della IV crociata
IV. Tentativo di riaccorpamento fino alla conquista dell’impero da parte dei turchi 1453
20.1 L’avvenimento che nel VII sec contrassegnò la storia delle coste del bacino mediterraneo fu
l’espansione islamica (coste mediorientali, Africa nord, Spagna, i territori bizantini: Siria, Mesopotamia,
Armenia, Egitto; Cipro, Creta, Rodi) attaccarono Costantinopoli ma persero nel 678 grazie al fuoco greco.
Intanto gli Slavi e i Bulgari premevano sulle frontiere e nel 681 l’impero dovette riconoscerle
2.2 Inizio VIII sec. Il territorio non raggiungeva 1/3 rispetto a quello governato da Giustiniano, vennero
riorganizzate le strutture amministrative. Alla base il thema (circoscrizione di carattere militare) affidato allo
stratega funzionario con poteri militari e civili, il fine di questo ordinamento era quello di favorire lo
stanziamento stabile dei soldati, gli stratioti, concedendo loro terre che poi avrebbero trasmesso
ereditariamente, erano anche esentati dai carichi fiscali ed erano stipendiati. Nasce l’esercito nazione.
Venne favorita la comunità contadina e locale, che diventano L’Unità base a scapito delle città, Leone VI
abolì le autonomie municipali. Scomparvero gli uffici di stampo romano, crearono 4 ministeri: esercito,
finanze, affari imperiali, comunicazioni. Venne abbandonato il latino a favore del greco, anche il diritto
giustinianeo>usi e consuetudini. Gli imperatori cercarono di assicurare la carica all’interno della loro
famiglia, fino al IX la via per accedere all’elezione era la carriera militare, dal X dinastico. Nuova aristocrazia
che poneva le proprie base sulla proprietà fondiaria.
20.3 Agli inizi del secolo VIII l’impero bizantino era diverso da quello romano d’Oriente. Frontiere ristrette,
economia agricola, impianto rurale. Solo la religione era rimasto un baluardo. Forte da connettere vita
politica e religiosa, infatti creò dibattito sull’iconoclastia, nel 726 imperatore Leone III Isaurico emanò un
decreto vs la rappresentazione, per accogliere le istanze spirituali musulmane che erano ai confini. Ma
quando il pericolo arabo venne meno si esaurì anche la lotta agli iconoduli, ritornò legal 11-3-843.
20.4 Sotto la dinastia Amorica e Macedone (813-867-1057) l’impero visse il suo periodo d’oro. Notevole
floridezza economica, rinascita culturale, rinnovata tensione a espandere i confini. (Vs Arabi, Bulgari a nord
annientata sotto Basilio II 976-1025), Cappadocia, Cilicia, Mesopotamia, Armenia, in Italia Bari e Creta che
determinò la fine dell’egemonia araba sulla navigazione). La nuova politica espansionistica modifico ancora
gli assetti. Dalla seconda metà del X sec. Si sostituì l’esercito a reclutamento regionale con quello di

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combattesti professionisti retribuiti, le alte cariche di comando dell’esercito nelle mani dei pochi
collaboratori imperiali. L’amministrazione civile tornò indipendente da quella militare. Crescita economica
ordinata che poi a causa dei vincoli del potere centrale si trasformarono in fattori di debolezza vs le
aggressive politiche commerciali dei stranieri. Raccolta di leggi: basilici. Bizantinizzazione delle popolazioni
slave: conversione al cristianesimo (Cirillo e Metodio presso i Slavi e Fozio presso i Bulgari, in Serbia,
Valacchia e Moldavia, principe di Kiev che sposa una principessa bizantina). Grosso contrasti con la Chiesa di
roma, controversia sull’iconoclastia, sulla dominazione della Chiesa Bulgara, controversie dottrinali. 15-07-
1054 scisma tra papà Leone IX e Michele Cerulario che si scomunicarono. Il principale motivo rimane
l’adesione greca a una struttura di tipo conciliare non fondata sul modello verticistico romano ma
sull’autonomia delle chiese locali e su un governo assembleare costituito dai vescovi .
20.5 Dall’XI secolo l’economia dell’Europa occidentale entro in fase di espansione, e le attività commerciali
si rivolsero verso oriente grazie ai gruppi mercantili sulle zone costiere italiane. Il continente forniva
legname da costruzione, metalli pesante e l’Oriente spezie tessuti e pietre preziose. Nell’XI sec. I porti
dell’Italia meridionale lontani dia centri di produzione e sfavorita dalla politica centralistica normanna
iniziarono a decadere mentre si rafforzavano Genova e Pisa che fecero una politica aggressiva vs i
musulmani di Corsica e Sardegna rendendo più sicuro il passaggio. Venezia approfittò delle difficoltà
bizantine che in Italia aveva perso i themata meridionali a causa dei Normanni e sul fronte orientale era
stato attaccato dai turchi selguichidi. I veneziani concessero la loro flotta a Bisanzio ma a caro prezzo.
Alessio I comneno (1081-1118) emanò una bolla aurea che garantiva l’esenzione da dazi e imposte per tutto
l’Adriatico ai veneziani. L’economia dell’impero cadde in una fase di profonda recessione, anche
l’organizzazione militare. I Comneni (1081-1185) tentarono di arginare il nuovo restringimento territoriale
ma con le crociate del 1204 (IV) dirottata a Costantinopoli dai veneziani, per la prima volta venne
saccheggiata e assediata.
20.6 Dopo la conquista di Costantinopoli l’impero fu diviso in principati feudali: l’impero latino di
Costantinopoli, ducato di Atene e Tebe, principato di Acaia, regno di Tessalonica, mentre i veneziani si
impossessano di tutti centri mercantili. Le classi dominanti bizantine di organizzarono tre formazioni
politiche: impero di Nicea, regno di Trebisonda, despotato di Epiro. A Nicea si ricreò grazie ai Lascaridi
(1204-1259) un ambiente favorevole alla riconquista, per la difesa dell’ortodossia, venne ripresa nel 1261,
ma niente ricordava la grandezza precedente. Sotto i Paleologi (1259-1453) mutò anche la compagine
amministrativa dello stato che cedette difronte al crescente potere dell’aristocrazia fondiaria. Il commercio e
la finanza restavano di fatto nelle mani dei veneziani e dei genovesi. Le limitate risorse erano impiegate per
il pagamento di eserciti mercenari chiamato a difendere il territorio. Nella prima metà del XIV sec. i turchi
ottomani conquistarono la maggior parte delle terre bizantine. Restavano indipendenti solo Costantinopoli il
despotato di Mistrà e il regno di Trebisonda. Nel 29 maggio 1453 la capitale venne conquistata dal sultano
Maometto II e terminò l’impero definitivamente.

Capitolo 21
Il rinnovamento culturale (XII)
I testi scritti in Europa si moltiplicano dal XII secolo, tale processo sottolinea la ripresa di una tradizione laica
che pone fine al monopolio ecclesiastico su produzione e conservazione di scrittura. Questo dipende
proprio dalla marcita delle università la riscoperta del diritto romano e sapere greco, la prima scrittura delle
lingue neolatine.
21.1 Il tutto dipende da due fattori: crescita economica già iniziata sotto i carolingi che rese la società più
complessa creò il bisogno di di fissare diritti transazioni e la continua e mutevole ricomposizione politico
territoriale (monarchie comuni principato papato) creò gruppi di funzionari che impiegavano la scrittura per
scopi burocratici. Nascono quindi nuove sedi di trasmissione del sapere e nuovo pubblico interessato a
nuovi generi letterari. (La rinascita carolingia in verità non aveva modificato davvero il carattere elitario della
cultura che invece adesso cambia) Nell’XII sec cresce il numero di persone alfabetizzate e il numero di
intellettuali, quindi l’alfabetismo imperfetto che si era andato a creare dopo la caduta dell’impero romano
sparisce, i libri diventano strumenti, e vengono scritti in modo da agevolare la lettura (intitolazioni, Capitoli,
diversi colori e caratteri note marginali, indici e richiami). Nasce quindi un sistema di studio, la scolastica
espressione delle nuove sedi per la trasmissione del sapere, le università.

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21.2 Tra XI e XII universitas designava una comunità col proprio statuto. Le universitates erano formate da
persone che svolgevano lo stesso mestiere o da uomini che abitavano lo stesso villaggio scaturite dalla
comune necessità di difendersi dall’esterno e organizzarsi dall’interno. A Bologna Federico Barbarossa
permise agli studenti di essere giudicati da un loro tribunale, per farli sfuggire all’egemonia dei poteri vicini
mentre il Barbarossa contrastava il crescente potere comunale. Nel 1219 Papa Onorio III permise agli
studenti di scioperare vs il comune ma le uniche licenze di insegnamento valide erano quelle promosse dai
vescovi. Poi snaturata nei principi nacque quella di Napoli voluta da Federico II di svevia per i suoi funzionari
21.3 Alla base dell’insegnamento vi era la lectio di un testo autorevole di riferimento e il professore lo
commentava (nacquero le glosse). Si formulò una modalità di copiatura efficace e affidabile attraverso le
stationarii autorizzati dall’università stessa. La domanda chiedeva una accelerazione della copiatura come la
pecia (copiavano per fascicoli). Si ponevano poi quaestio che mettevano in discussione gli studenti fino alla
soluzione. (L’esegesi un modo per utilizzare tutto il bagaglio culturale)
21.4 I testi greci non furono tradotti nel corso del Medioevo e prima non ce n’era bisogno perché era una
società bilingue ma adesso se ne sentiva il bisogno.
21.5 Crescente numero di persone alfabetizzate le strutturali modifiche della lettura e della scrittura, la
nascita spontanea delle sedi di formazione come le università e il recupero dei testi antichi ha introdotto un
grande mutamento. Grundman sostiene che sia cambiato il concetto di litterati e illitterati (prima divideva i
chierici dal resto della popolazione), perché i litterati divennero coloro che sapevano usare il latino, mentre
nascono le prime produzioni volgari. Mentre in Irlanda Inghilterra e Germania che i chierici utilizzavano una
lingua sconosciuta per le popolazioni il volgare già si era distribuito dal VII secolo. In Francia la Chanson de
Roland scritta in volgare risale al XII secolo. Non solo in ambito letterario ma anche religioso, la Chiesa
tentava di lanciare un ponte verso la società urbana e rurale, quindi nascono gli inni volgari, la formazione di
nuove corti signorili coordinate da relazioni vassallatico beneficiarie dalle monarchie, innalzavano al vertice
della società un laicato militare quasi sempre incapace di scrivere in latino ma bisognoso di manifestare i
propri valori. Inoltre acquisivano spessore soprattutto in Italia gruppi di alfabetizzati per statuto
professionale dottori di diritti giudici notai.

Capitolo 22
L’impero e la dinastia Sveva (XII-XIII)
Quando Federico I di Svevia (Barbarossa) divennero di Germania poi imperatore nell’arco di 3 generazioni
l’impero passò da una fase di rinnovata affermazione del suo ruolo a una fine senza appello anche del
concetto di impero stesso. Federico I, Enrico VI e Federico II tentarono di definire e legittimare attraverso il
recupero della legge romana e la formalizzazione di un diritto feudale gli ambiti legittimi di azione del
potere imperiale. Nonostante la loro azione fu decisa non fu efficace perché Italia e Germania avevano
vissuto sviluppi politici e istituzionali convincenti.
22.1 Fra XII e XIII i sovrani di Francia Italia del sud e UK cercavano di ricomporre quei poteri locali Germania
e Italia seguirono processi diversi. In Germania prima gli ottoni e poi la dinastia salica avevano cercato di far
governare i loro figli dando un impronta ereditaria seppure non lo era perché la sovranità era data
dall’assemblea dei principi, la Germania era connessa alla dignità imperiale con l’unzione per mano del
pontefice. Quando Enrico V morì 1125 venne eletto Lotario di Supplinburgo (1125-1137) della dinastia di
Baviera nonostante lui avesse designato un esponente degli Hohenstaufen (Svevia). Alla morte del re venne
eletto Corrado III di Hohenstaufen 1137-1152, era chiaro che l’elezione si fosse polarizzata tra gli
Hohenstaufen di Svevia e la casata di Baviera, così nel 1152 venne eletto a Federico I Hohenstaufen figlio di
Giuditta di Baviera, dinastia che duro per 3 generazioni.
22.2 Nell’1154 Federico I giunse in Italia perché il papa e alcune città lombarde gli avevano chiesto
protezione da Milano che era in espansione e condannò Milano. Si recò poi a Roma dove sostenne il papa vs
il comune cittadino più Alnardo da Brescia, legato alla pataria che fu catturato e ucciso. Ottone di Frisinga
zio dell’imperatore traccia un ritratto degli italiani, vedendoli partecipi al governo. 1158 convocò a Roncaglia
emanò con la dieta la Constitutio de regalibus in cui venivano definite le regalie, controllo delle vie di
comunicazione, esercizio della giustizia, riscossione di imposte, autorità di battere moneta, diritto di
muovere guerra. Tutto in base al diritto romano, con la Constitutio Pacis vieta ai comuni di creare delle
alleanze e le guerre tra privati. Volle anche riordinare il fitto intreccio di poteri signorili che le dinastie
aristocratiche esercitavano sul territorio: garantì a chi aveva il potere di mantenerlo ma solo se

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riconoscevano l’autorità imperiale attraverso la sottoscrizione di un patto feudale. Milano che non si
assoggettò venne sconfitta e venne governata da un funzionario imperiale. A causa della forte pressione
fiscale nacque la lega lombarda, appoggiata da Alessandro III 1167. A Legnano 1176 l’esercito imperiale fu
sconfitto e venne firmata la pace di Venezia e la pace di Costanza 1183. Permetteva ai comuni di esercitare
le regalie a patto di essere riconosciuto formalmente. (Federico I morì nel 1190).
22.3 Nell’1186 il figlio ed erede Enrico VI sposò la figlia del re normanno Ruggero II, Costanza d’Altavilla.
Quando nel Regno di Sicilia Guglielmo II morì riuscì ad ottenere il regno ma governò 3 anni perché poi morì
1197. Costanza muore l’anno dopo. Rimase il figlio Federico ma nel 1198 aveva solo 4 anni quindi venne
affidato a Innocenzo III e lo fece incoronare re di Sicilia. Intanto Innocenzo III si fece arbitro nella contesa tra
i futuri re tedeschi, Ottone di Brunswick (Baviera) e il Fratello di Enrico VI, Filippo di Svevia. Prevalse Ottone
imperatore nel 1209. Si rese indipendente dal papa e rivendicò la sua autorità. Venne così scomunicato
1210. Il papa appoggiò così la candidatura del giovane Federico II incoronato 1212, dividendo però il
controllo del regno e della Sicilia. Quanto al titolo imperiale solo 1214 presso Bouvines lottarono Ottone di
Brunswick Giovanni senza terra e alcuni feudatari della Francia del nord vs Federico II, pupillo del papa e il
re di Francia Filippo Augusto. Federico II vinse. Dal 1220 imperatore.
22.4 Federico II e la sua travagliata nomina dimostrano come non valesse la successione dinastica e le poche
prerogative del re. Nei principati tedeschi il potere dei principi non poteva essere ostacolato dal re.
Nell’1212 riconobbe al re di Boemia l’indipendenza, nel 1213 emanò la bolla d’oro di Eger, rinunciava ai
diritti del concordato di Worms, nel 1220 partì alla volta del regno di Sicilia legandosi ai principi che se gli
giuravano fedeltà potevano avere le regalie. Concessione ribadita nel 1231 dallo statutum favorem
principum rinunciando alla protezione delle città. Nel 1220 dopo l’incoronazione scese in Sicilia dove la
lunga assenza (1212-1220) aveva lasciato spazio alle dominazioni locali dei militari Germani giunti nel regno
ai tempi di Enrico VI. L’azione politica in Sicilia fu diversa, rivendicò tutti i diritti regi usurpati, demolì i castelli
costruiti da privati nelle sue terre, pieno controllo dei governi cittadini autonomi ribadendo la soggezione al
governo centrale. 1222-1224 fece campagne militari vs i musulmani di Sicilia che sconfisse, e gli fece avere
una comunità separata. Promosse il commercio di stato (indebolimento dei ceti mercantili). Controllo
attraverso una rete di castelli presidiati da guarnigioni militari, costruzione di un apparato amministrativo
forte indipendente da quello militare. Nasce l’università di Napoli per i funzionari amministrativi. Tutto
venne raccolto nelle Costitutiones Melfitane del 1231.Solo il clero godeva dell’immunità. Era un uomo
particolarmente dotto, favori lo sviluppo delle scienze e delle arti, si affermò la scuola siciliana. Nel 1235
tornò in Germania in seguito alla ribellione del figlio e erede al trono Enrico arrestato e condotto prigioniero
in Italia, in Germania emanò nel 1235 la costituzione di pace imperiale, continuando con l’approccio
opposto a quello in Sicilia. Dal 1237 alla morte 1250 combattè contro i comuni, vinse nel 1238 a Cortenuova
le truppe della lega e controllò direttamente Toscana Marche Romagna, ma con l’aiuto di Gregorio IX che lo
scomunicò i comuni riuscirono a riottener i propri territori.
22.5 Morì il 13 dicembre 1250 a Lucera, con lui morì anche l’idea di impero, fino al 1273 nessuno assunse la
carica di imperatore intanto nel nord Italia c’erano i schieramenti pro contro imperatore, inoltre si ripropose
il problema del rapporto tra corona di Germania e Sicilia. L’imperatore aveva disposto che suo successore
fosse il figlio Corrado (venendo meno al patto fatto col papa) ma visse solo 4 anni più di lui. Nel 1254 il figlio
Corradino aveva solo 10 anni, intanto il figliastro di Federico II Manfredi si impadronì del regno nel 1258.
Così il papa decise di affidare al regno di Sicilia un sovrano guelfo Carlo d’Angiò che sconfisse Manfredi.
Intanto il Ghibellino Corradino cercò di riconquistare il regno ma fu sconfitto a Tagliacozzo 1268.
22.6 (Ideologia di Federico I grande dormiente che si era addormentato in una grotta dentro una montagna
da cui un giorno si sarebbe risvegliato per condurre i tedeschi all’unita nazionale e al dominio dell’Europa
intera.) (In Italia Federico I è un nemico perché ostacolò i comuni vero simbolo dello spirito italico.) (Viene
visto come un precursore della sovranità moderna.)

Capitolo 23
I comuni italiani (XII-XIV)
Nel 1150 i comuni non erano ancora starai riconosciuti dall’imperatore, cosa che accadrà solo con la pace di
Costanza del 1183. L’impero e le signorie locali cessarono di essere le principali strutture di inquadramento

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die territori e cedettero il passo a una molteplicità di regimi cittadini disposti secondo reti alleanze. Nel 1350
dagli stessi comuni si erano sviluppato ampi stati territoriali ancora più in salito dell’impero.
23.1 Il grande processo di crescita economica delle grandi monarchie europee prese corpo intorno alle città
comunali, infatti si registra una enorme crescita demografica testimoniata dalla costruzione di tre cerchie di
mura concentriche (Prima del XII, XII e la terza fine XIII). La società urbana divenne quindi meno facile da
governare. Tra XII e XIII entrò il crisi il sistema di consolato che aveva aperto l’esperienza comunale, le
decisioni del console venivano ratificate dall’arengo, ma l’immigrazione delle ricche famiglie di campagna e
l’ascesa di famiglie rurali e urbane ad ampliare il vertice sociale della città rese sempre più difficile trovare
accordi e il ceto consolare si divise. Dopo la Pace di Costanza si cercarono nuove soluzioni: allargare il
consolato e restringere l’argento che aveva più potere decisionale, nacque la figura del podestà al quale
inizialmente veniva affidato il potere per poco tempo ed era forestiero per essere superpartes. Una volta
scelto, firmava un contratto col comune che gli faceva portare con se i propri giudici e i propri notai e
guardie. Doveva presiedere al consiglio comunale, dirigere i tribunali cittadini, condurre l’esercito,
mantenere ordine e pace. Il salario gli veniva dato solo se alla fine dei suoi servigi aveva svolto un lavoro
soddisfacente. Era quindi un professionista della politica. Per amore di chiarezza tutto veniva documentato
e inoltre vennero costruiti proprio dei palazzi comunali (separazione dai chierici).
I primi podestà erano Bolognesi o Cremonesi, potenze leader che controllavano i territori più deboli. Poi col
tempo iniziarono ad essere scelti i podestà in base all’adesione al fronte guelfo o ghibellino.
23.2 La crescita della popolazione oltre a creare tensione all’apparato consolare favorì l’aprirsi di uno
scontro tra questa aristocrazia e i ceti popolari (mercanti, banchieri, artigiani) che pur crescendo in ricchezza
erano fuori dall’apparato pilitco. Scontri tra milites e pedites, alla qualifica di cavalieri si accostava
l’esenzione dalle tasse, risarcimento delle spese, quando le risorse comunali diminuirono i popolari
protestarono contro i loro privilegi e richiesero equa ripartizione e la possibilità di accedere ai consigli. Gia a
metà del 1200 i popolari erano entrati nei consigli del comune ampliati nel numero dei componenti e
avevano creato la “società del popolo” organismo generale che unica le corporazioni, le quali dipendevano
dal mestiere o dal territorio o dalle parrocchie. Intorno al 1260-1270 a capo della società del popolo ci fu il
capitano del popolo (forestiero e contratto a termine) e una più complessa organizzazione, il popolo aveva
quindi creato un altro organismo politico parallelo. Vennero applicate le leggi magnatizie, cioè veniva puniti
più violentemente quei magnati che commettevano scorrettezze verso il popolo. Dopo la morte di Federico
II di Svevia si crearono due diverse partes, associazioni, quelle filoimperiali (ghibelline) e quello antimperiali
(guelfe) e ogni volta che una parte trionfava l’altra veniva scacciata e tolti i diritti.
23.3 Certe volte il podestà o il capitano del popolo rimaneva per un tempo più lungo di quello stabilito, si
trattava di variazioni dovute alla composizione elastica del comune, fortemente sperimentale.
Dall’inizio del 1300 i signori che dominavano la città iniziarono a voler legittimare il proprio potere
attraverso l’imperatore, alcuni più stabili cercarono di stabilire l’ereditarietà. Altrove si crearono congiure
che favorirono il passaggio a un governo monocratico. Spesso i signori venivano cacciati e si tornava a forme
repubblicane o sottomesse ad altre città o il pontefice. Mano a mano si ristrinse la mobilità sociale e
istituzionale fino a chiudersi ma non si abbandonò quel fiorente apparato burocratico nato coi comuni.
Infine il comune rimase un modello insuperato di partecipazione alla cosa pubblica dei cittadini.

Capitolo 24
Il consolidamento dei regni europei (XIII)
Nel XIII secolo si ebbe nella maggior parte dei regni europei un ulteriore rafforzamento del potere
monarchico proprio mentre tramontavano gli ideali universalistici dell’impero e del papato.
24.1 In Francia in Inghilterra e nella penisola iberica che la monarchia subì un processo di rafforzamento.
Un tratto che li avvicina è l’espansione territoriale, seppure molti territori erano sotto il controllo dei signori
locali. Inoltre i sovrani si affidavano a milizie mercenarie sganciandosi da quelle feudali che pur essendo
meno costosi erano più lenti. Il crescente costo delle spedizioni portò i sovrani a introdurre prelievi fiscali
che per essere efficaci richiedevano una complessa struttura amministrativa periferica (con il
potenziamento degli appalti burocratici si crearono conflitti coi signori che si erano arrogati il diritto di
chiedere imposte). Espansione territoriale, riforma amministrativa, conflitti tra ceti emergenti: furono
essenzialmente questi gli aspetti che contraddistinsero l’evoluzione degli stati monarchici nel XIII secolo.

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24.2 Francia Il processo di rafforzamento dei poteri pubblici avviato da Filippo II Augusto fu proseguito dai
suoi successori, il figlio Luigi VIII e Luigi IX. Filippo II Augusto impegnandosi nella crociata contro gli Albigesi
avvio una graduale espansione del territorio francese verso sud. Luigi VIII cercò di rafforzare il potere a
livello ideologico del re di Francia richiamandosi al passato con Carlo Magno. I Capetingi vennero presentati
come eredi diretti dei Carolingi, che contribuisce alla loro legittimità. Anche Luigi IX dopo le due crociate,
acquisì fama di santità già in vita, portò a compimento il progetto di rilancio dell’immagine regia. Durante il
suo regno si acquisirono definitivamente i domini dei predecessori e la vittoria di Carlo d’Angiò che vinse nel
1266 gli eredi di Federico II. Promosse inoltre le inchieste dal 1247 per esempio quando invio degli
inquirenti a registrare eventuali abusi fatti dai funzionari pubblici con conseguente rimborso che vedeva
come una sorta di misura penitenziale, purificazione dai peccati compiuti in nome del re. Questa
connotazione religiosa e la centralità della giustizia nell’azione regia contribuirono a rafforzare la sua
immagine, venne abolito il duello giudiziario, obbligo dei vassalli a giurare fedeltà al re, venne rafforzato il
ruolo della corte regia, cuore dell’amministrazione statale e si avviò i; processo di unificazione delle
tradizioni normative e giuridiche del regno. Dopo il suo successo il compito dei successori Filippo III l’ardito
(1270-1285) Filippo IV il bello (1285-131) ebbero il compito di consolidare le sue conquiste. Quando perse
d’importanza l’impero Filippo il bello si contrappose a Bonifacio VIII trasferendo la sede del papato ad
Avignone. Si formava una sorta di chiesa Gallicana che riconosceva il magistero papale e il suo primato nella
fede ma era considerata comunque uno dei corpi dello stato.
24.3 Dopo la sconfitta di Bouvines nel 1214 e la Magna Charta 1215 i re inglesi vivevano un momento di
conflittualità con l’alta nobiltà e con quella rurale e con la borghesia cittadina. Enrico III 1216-1272 più volte
dovette limitare il potere regio. Nel 1258 dovette concedere il controllo dei baroni sulla politica regia. La
gentry quindi si ribellò contro il potere assunto dai magnati. Nel 1265 vinse il sovrano a Eversham. Il
disinnescamento dei conflitti rafforzò l’organizzazione amministrativa, rapido incremento delle entrate
fiscali, inoltre il successore, Edoardo I 1272-1302 avviò imprese militari per estendere il suo dominio
nell’intera isola britannica, annettendo il Galles 1285, regno di Scozia 1290 dove ci fu una crisi dinastica
24.5 Nel XII secolo a nord della penisola Iberica si consolidarono alcuni regni cristiani (Portogallo, Castiglia,
Navarra e Aragona) che col sostegno papale e altro regni europei avevano effettuato la reconquista a danno
degli Almoravidi e Almohadi, questo movimento ottenne più successo quando nel 1212 questi cavalieri
provenienti da tutto l’occidente sconfissero a La Navas de Tolosa l’esercito musulmano. Seguirono molte
altre vittorie del regno di Castiglia (Cordova e Siviglia) e di Catalogna (Valencia e Isole Baleari) ai musulmani
rimase solo il regno di Granada. Castiglia e Aragona assunsero un ruolo guida ma mentre Castiglia promosse
nuovi insediamenti tramite concessioni di terre e carte di franchigia, nelle terre urbane popolamento,
mentre nelle aree rurali emersero grandi proprietà signorili laiche ed ecclesiastiche che contribuirono al
consolidamento della nobiltà. I ceti nobilitari e signorili entrarono spesso in rotta di collisione col sovrano e
attraverso la convocazione di parlamenti riuscirono a trovare forme di controllo reciproco.
Mentre il regno di Aragona era costituito da regioni di tradizione eterogenea in cui era presente un nobiltà
radicata e il sovrano doveva stringere accordi con loro per poter governare col fine di mantenere le
consuetudini del regno. Se Castiglia si basava su una economia agricola quella aragonese era commerciale
legata ai traffici marittimi nel mediterraneo. Nel 1282 gli aragonesi intervennero nella crisi di Sicilia vs Carlo
d’Angiò (Vespri siciliani) i giovani siciliani vs soldati francesi che avevano violentato una donna di Palermo,
per questo gli aragonesi giunti in Sicilia con la pace Caltabellotta (1302) ottennero Sicilia e Sardegna.
(Nuova fase di conquista per gli stati monarchici, creare nuove egemonie ed equilibri, periodo di conflitti)

Capitolo 25
Papato universale e stato della Chiesa (XII-XIV)
Con le monarchie europee e i comuni anche lo stato della Chiesa si riorganizzò a livello territoriale e
amministrativo, esercitando potere su soggetti politici prima autonomi. In più rispetto ai comuni e ai regni
aveva il prestigio spirituale rivendicato con la lotta per le investiture e il carattere elettivo della propria
monarchia.
25.1 Il decreto del 1059 (scelta preliminare e acclamazione da parte del popolo e clero di Roma) aveva
creato nuovi scontri che ancora nel 1159 non si era ricomposti, per i sostenitori di Alessandro terzo erano
fondamentali i cardinali, per l’antipapa Vittore IV anche il popolo e il clero. Col 3º concilio lateranense 1179

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Alessandro III introdusse a tutti i cardinali di partecipare all’elezione e il voto valeva se per 2/3. Nel corso del
XIII secolo si affermò l’idea che le elezioni non dovessero essere influenzate da impero e popolo.
Per evitare che prolungassero l’elezione e creassero sedi vacanti Gregorio X 1271-1276 emanò l’Ubi
periculum, i cardinali dovevano stare in uno spazio chiuso cum clave e ogni giorno cibo e acqua diminuiva e
non avrebbero avuto le entrate del papa. Tra il XII e XIII i cardinali divennero i principali collaboratori del
papa, infatti per diventarlo serviva la nomina papale, poi con la riduzione del collegio cardinalizio il potere
dei singoli aumentò e le nomine divennero importanti a livello politico.
25.2 La crescita dei poteri del papa iniziata nel XI secolo costituì la premessa per la nascita dello stato della
Chiesa, ma vi si opponevano i baroni e i comuni cittadini. Dalla metà del XII secolo anche la presenza
dell’impero tornò a farsi sentire in Italia e per difendersi il papa si legò con le forza antiimperiali (comuni del
nord Italia). Alessandro III ottenne la concessione delle regalie (pace di Venezia 1177) riconosciute anche dai
comuni (pace di Costanza 1183). La congiunzione tra impero e Sicilia di Enrico VI sembrò arrestare lo
sviluppo della Chiesa ma dopo la sua morte 1198 riprese.
Innocenzo III 1198-1216 la presentò come recupero. Si fece giurare fedeltà da Umbria Marche e Lazio che
scacciarono i rettori imperiali. Approfittando della crisi di successione si fece riconoscere dagli imperatori de
oli (Ottone IV di Brunswick e Federico II) i territori. I rettori di nomina pontificia erano cardinali e
presiedevano nei parlamenti locali. Quando nel 1194 gli Svevi controllavano a sud e cercavano di
controllare il nord Italia il papa Urbano IV, francese sollecito il fratello Carlo di Angiò a intervenire in Sicilia vs
Manfredi e Corradino (figli Corrado III). Nel periodo dell’egemonia angioina il papa dispose di un efficace
esercito che gli permise di rafforzare e allargare i domini fino alla Romagna 1278. L’influenza degli Angiò si
indebolì solo con la rivolta dei vespri 1282 che lasciarono la Sicilia agli aragonesi. Lo stato pontificio
rimaneva comunque debole soprattutto con Bonifacio VIII, non esisteva ne una dinastia che lo tutelasse nel
tempo ne come nei comuni l’appoggio degli strati sociali.
25.3 tra XII e XIV secolo la centralità del papato progredì. I pontefici romani dichiarandosi vertice supremo
della cristianità riscuotevano tasse da tutta Europa, ciò consolidò anche la figura del papa stesso. Riscuoteva
sia i tributi che i sudditi gli dovevano come sovrano, sia in quanto signore territoriale, le decime territoriali,
si creò un sistema complesso in cui un collettore delegava a dei subcollettori la riscossione dei tributi che le
depositavano nelle abbazie più grandi. Tutti gli introiti confluivano nella camera apostolica di cui il
camerlengo si occupava di registrarli per il mantenimento della curia e la promozione di attività militari e
politiche. Incominci a o ad essere controllati anche i vescovi e i monasteri prima autonomi, alla fine delXII
mentre si sviluppava il diritto laico si approfondiva anche quello canonico e si moltiplicavano le cause che
richiedevano l’arbitrato pontificio, crebbe anche il numero di peccati riservati. Nacquero le figure dei giudici
delegati e i penitenzieri che assolvevano i laici dai peccati riservati. Presero il controllo anche sulle nomine
vescovili e dei fenomeni di religiosità spontanea (gli ordini mendicanti). Vennero prodotti molti più
documenti e la cancelleria venne separata dalla camera apostolica con un numero crescente di ufficiali.
Vennero istituiti dei registri che aiutarono a stipulare le leggi del diritto canonico. Con la bolla una sanctam
di Bonifacio VIII veniva riscritta la gerarchia dei poteri ponendo al vertice il papato (1303).
25.4 Con la Bolla si intendeva rilanciare la figura del papa e la centralità di Roma, nel 1300 il papa istituì il
primo giubileo, con il quale concesse l’indulgenza a chiunque avesse visitato Roma e i suoi luoghi santi
confessato e comunicato. Bonifacio VIII si scagliò contro la Francia di Filippo il Bello che imponeva alla
chiesa di versare delle tasse, dopo Bonifacio e Benedetto XI, venne nominato papa Clemente V 1305-1314
che alleato di Filippo trasferi la sede papale ad avignone. In questo periodo la curia fu perfezionata in senso
statale. I papi francesi crearono un asse guelfo che prendeva tutta Europa, nel 1378, fine della cattività si
creò un conflitto interno, due papi diversi, inoltre divisione tra conciliaristi e non. Crolla l’idea teocratica.

Capitolo 26
Eresie e ordini mendicanti (XII-XIV)
Le vicende religiose precedenti furono decisive per l’affermarsi del dominio temporale ma causarono disagi
all’interno della cristianità Occidentale che credeva dimenticati i valori evangelici. Alcuni movimenti furono
reintrodotti nel seno ella Chiesa altri condannati sia sul piano teologico che giudiziario perché eretici.
26.1 Scoppiarono predicazioni eterodosse che scossero la Francia a inizio del XI sec. Gli uomini di chiesa
relegarono questi fenomeni alla follia o l’influenza demoniaca. I protagonisti erano marginali, contadini,
preti, persone istigate da forze oscure. Ricorso a pratiche ascetiche di purificazione, il rifiuto della

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mediazione ecclesiastica e dei sacramenti, la lettura integrale della Bibbia per avere un contatto diretto con
Dio ma più semplicemente la forza di fascinazione dell’ascetismo radicale che sperimentava vie di salvezza
individuali. Dopo la riforma gregoriana molti laici si erano levati contro la corruzione del clero e le ricchezze
la prepotenza politica dei vescovi, era una sorta di rivolta morale vs la Chiesa non di un rifiuto della dottrina
cristiana. Molti movimenti evangelici definiti più tardi ereticali non avevano elaborato in verità una dottrina
estranea ai dettami cristiani. (Pataria a Milano o Valdo che predicò dopo aver rinunciato ai suoi beni fino ad
essere scomunicato nel 1215). Il controllo della predicazione doveva infatti rimanere monopolio della
Chiesa, unica depositaria dei mezzi di salvezza.
26.2 Si sviluppò anche il catarismo non basata su ideali pauperistico-evangelici ma basata su presupposti
dottrinali. Professavano una religione dualistica, principio del bene e del male che si affrontano
continuamente. (Tipo i maniche in Asia minore IV). Legati ai bogomili setta nata in Bulgaria nel X. Si diffusero
anche grazie alle crociate e pellegrinaggi. Quando venne individuata l’eredità catara già si era diffusa in tutti
gli stati sociali organizzata in chiese e guidata da una gerarchia di vescovi, nel 1167 venne addirittura
celebrato un concilio. L’unico modo per liberarsi dal male era una purificazione continua o l’autodistruzione.
Esisteva una fascia di perfetti che si lasciavano morire di fame per dimostrare la vittoria dello spirito sul
corpo. La massa di credenti si limitava ad aiutare i perfetti e ad aspettare di ricevere il consolamento solo in
punto di morte. La promessa di una liberazione del male, il fascino dell’antichità e l’esempio dei perfetti
favori la diffusione del catarismo. I catari occupavano magistrature pubbliche, presero parte a conflitti
politici cittadini, si opposero a disposizioni pontifice. Uccisero a Orvieto il delegato che doveva combattere
l’eredità 1199. Già Innocenzo III puniva gli eretici con la pena capitale e lesa maestà. Nel 1208 venne bandita
una crociata contro i catari di Albi e della contea di Tolosa che massacrò la popolazione. Anche Federico II di
Svevia condannò l’eresia come reato capitale nel leggi del 1220 in accordo con papa Onorio III.
26.3 Per la Chiesa oltre al problema della repressione dei movimenti pauperistici doveva anche
riappropriarsi del primato della predicazione, durante il pontificato di Innocenzo III e Onorio III furono
accettati all’interno dell’ortodossia il movimento domenicano e francescano.
Domenico di Guzman (1175-1121) cattedrale di Osma in Castiglia, decise di convertire gli eretici francesi del
sud, proponendo una cristianità ortodossa fondato su una cultura teologica e una vita ascetica esemplare.
Prima erano una comunità itinerante poi si stabilirono a Tolosa dove ottennero l’approvazione vescovile. I
frati predicatori si espansero per tutta Europa e seguirono la regola agostiniana già adottata dai canonici
regolari. A tale regola fu aggiunto l’obbligo di povertà dell’ordine intero (ecco perché ordine mendicante).
Nel 1221 i domenicani tennero a Bologna un capitolo generale che diedero un definitivo assetto
arganizzativo all’ordine suddiviso per province (nel mentre Domenico morì).
Francesco nacque ad Assisi nel 1182 da una famiglia di ricchi mercanti. Si associò come eremita alla
comunità benedettina alle pendici del Subasio. Dopo 3 anni tornò alla vita associata dedicandosi alla
predicazione itinerante della penitenza. Si unirono a lui un gruppo di minores. Nel 1213 si aprì la sezione
femminile guidata da Chiara. Francesco non voleva istituzionalizzare il suo movimento ma infine dovette
riadattarlo. (Regola bullata di Onorio III 1223) Francesco morì 3 anni dopo. Due anni dopo santo.
L’ordine si divise in due ordini diversi: alcuni rispettarono la vita di Francesco rischiando l’eresia, gli altri
rispettavano gli ideali dopo la regola bullata.
Mentre il monachesimo benedettino si era sviluppato nelle campagne gli ordini mendicanti si stabilirono in
conventi ai margini delle aree urbane dov’è c’erano abitanti di più recente immigrazione. Promotori di un
associazionismo religioso favorevole alla pacificazione sociale legato spesso ai governi cittadini di impronta
popolare. Il successo di questi ordini negli ambienti urbani fu enorme proprio perché riuscivano a
coinvolgere i laici in attività religiose che rimanevano nell’ambito dell’ortodossia. Si crearono tutta via
profondi attriti con il clero tradizionale che si vedeva sottrarre dai mendicanti donazioni pie e diritti di
sepoltura.
26.4 Francescani e Domenicani dovevano combattere contro l’eresia e gli venne affidato il tribunale
dell’inquisizione, dipendente dal papà con poteri giurisdizionali speciali in materia di fede. La risposta degli
eretici fu ancora più violenta. 1239 Orieto distrutto convento domenicani, 1252 venne ucciso l’inquisitore di
Lombardia. Tra 1268 e 1280 vennero processare molte comunità ereticali nel 1276 solo a Verona uccisi 176
membri catari. L’è Gemona di Carlo d’Angiò sulle città guelfe dell’Italia centro nord aveva creato a partire dal
1265 un conformismo religioso che confondeva eresia con opposizione politica infatti i grandi nemici
ghibellini del papato tipo i Visconti o gli Scaligeri furono combattuti come eretici.

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26.5 (Apostolici e Dolciniani) l’istanza di religiosità più autentica e rigorosa radicalmente diversa da quella
ufficiale rimase viva a lungo. Assunsero spesso un esplicito significato di rivolta sociale e di opposizione
politica alla potenza della Chiesa di Roma (per Lutero la nuova Babilonia).

Capitolo 27
Crisi e nuovi equilibri (XIV)
La storia del XIV secolo è segnata da alcuni eventi drammatici come i cattivi raccolti delle campagne, la
peste del 1348, le rovino se Camoranesi degli eserciti europei. Contesto sociale ed economico precario che
creò una profonda depressione ma fu anche l’occasione per porre le basi dell’economia moderna basata su
una generale riorganizzazione produttiva.
27.1 Nel corso del 1200 la stabilizzazione delle strutture politiche. L’aumento delle capacità di controllo dei
conflitti locali e la fase climatica mite favorirono la prosecuzione della tendenza economica partita dall’anno
1000. Fu generale la ripresa dei commerci su larga scala sostenuti dalla nuova stabilità politica e dal
ripristino di condizioni relativamente sicure lungo le principali vie di collegamento, si affermarono fiere
specializzate alle quali partecipavano i mercanti che scambiavano merci all’ingrosso. L’intensificazione dei
commerci stimolò la produzione di nuova moneta vennero coniate monete d’argento e poi d’oro. Nacque
cioè l’augustale di Federico II, il fiorino il ducato e lo zecchino. L’ampliamento del raggio dei commerci
spinsero i mercanti ad organizzarsi in compagnie e società (commende). Il commendario prima di partire
raccoglieva i finanziamenti necessari da persone che poi avrebbero riottenuto la cifra è in più una
percentuale del guadagno del mercante. Nuove attività creditizie. Lo sviluppo economico e la crescita
demografica portarono a importanti flussi migratori verso le aree produttive. Il processo di inurbamento
portò però a un calo della produzione del fabbisogno alimentare come i cereali. Ma le tecniche agricole pur
migliorate non permettevano comunque la risposto adeguata alla domanda. Dovettero mettere a coltura
molte terre che a volte non erano nemmeno fertili.
27.2 In tutta Europa tra 1313 e 1317 una serie di cattivi raccolti portò a gravi carestie. I prezzi dei cereali
ebbero una rapida impennata rendendo proibitivo l’acquisto del pane. Anche nelle campagne coloro che
coltivarono campi poco fertili ebbero poca resa e didero vita a nuovi flussi migratori in città. I governi
cittadini già alle prese con i problemi di approvvigionamento interni tentava in tutti i modi di tenere alla
larga gli intrusi. Si ricominciava a morire di fame, questo a causa degli scompensi generali del’evoluzione
economica e demografica degli ultimi decenni del duecento. Nel 1348 tutta Europa si diffuse la peste nera
bubbonica, improvvisa e rapidissima (si è scoperto in tempi recenti che si trasmetteva attraversi la puntura
di pulci parassite del ratto nero. Giunse in Europa dall’Asia (Kazakistan) per vie carovaniere, da Samarcanda
a Caffa sui porti dei genovesi.) Interpretavano la peste come una punizione divina. Ci furono tre ondate.
27.3 La peste è il momento di avvio della crisi o no? Teoria demografica di Malthus: la popolazione tende ad
aumentare per progressione geometrica mentre i mezzi di sostentamento in progressione aritmetica, perciò
l’aumento ciclico della miseria sarebbe salutare perché impedendo ai poveri di far figli e alzando il loro
indice di mortalità c’è un riequilibrio dei rapporti popolazione/risorse, tramutandosi in un vantaggio
collettivo. Quindi le interpretazioni neomalthusiane vedono positivamente questa crisi perché ristabilitrice
di ordine. La depressione e il calo demografico avrebbero determinato la concentrazione delle ricchezze in
mano a poche persone che poterono disporre di un ingente capitale per reinvestire in attività produttive e
culturali. (Ecco perché crescita artistica culturale). Contro le visioni di tipo marxista. (Per Marx i trends
demografico devono essere spiegati a partire dall’analisi delle strutture economiche. Sono i modi di
produzione a caratterizzare le epoche storiche. 4 modi di produzione: asiatico schiavistico feudale
capitalistico). Secondo Marx la crisi è avvenuta tra il feudale e Il capitalistico caratterizzato dall’ascesa della
borghesia come classe egemone.
27.4 La peste contribuì quinti ad accelerare i cambiamenti economici e sociali del 1300. I primi effetti furono
l’abbandono delle terre marginali e la diminuzione del numero dei contadini (morte o emigrazione),
frequente in Inghilterra e Germania l’abbandono di interi villaggi che portò a un nuovo avanza,entro
dell’incolto. Aumentò la pastorizia ovina per la produzione di lana per le industrie cittadine, si affermarono
anche produzioni specializzate venuta a meno la richiesta di cereali. In Toscana e in Emilia i proprietari
iniziarono ad accorpare i loro beni fondiari strutturandoli in poderi aziende compatte dotate di una casa
colonica e delle infrastrutture necessarie per il lavoro . Vi era una famiglia di contadini con contratti brevi
(5anni) che prevedevano una serie di investimenti da parte del proprietario in cambio della miglioria dei

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terreni e della consegna di una percentuale di rendita. La mezzadria. Se i nuovi sistemi di conduzione
assicurarono un generale incremento produttivo ciò avvenne soprattuto per il maggiore sfruttamento del
lavoro contadino da parte dei proprietari attenti alla gestione dei loro profitti. Anche in altre regioni
europee la riorganizzazione della produzione agricola determinò nuove forme di oppressione che diedero
vita a moti e rivolte, come nell’ile de France nel 1358. Rivolta che venne nominata jacquerie che volta a dare
una rappresentanza alle istanze contadine e a contrastare la crescente oppressione nelle campagne fu
repressa con estrema durezza.
In Inghilterra invece nel 1381 i contadini e salariati urbani insorsero contro l’aumento della poll tax che ogni
singola persona era tenuta a versare. Venne trovata una situazione di compromesso anche perché erano
sostenuti dal clero. Ma le frange più radicali vennero represse con violenza.
27.5 Si rinnovò anche l’attività manifatturiera e commerciale, gli artigiani che svolgevano in toto il loro
progetto divennero minoritari rispetto al sistema di organizzazione produttiva basati sulla divisione del
lavoro e sull’impiego di operai salariati. Quindi ognuno svolgeva una certa fase del ciclo produttivo,
razionalizzato e sveltito. Si creò un ampio strato di salariati urbani dalla bassa qualifica lavorativa non
riconosciuta nelle associazioni di mestiere (che tutelavano gli interessi dei lavoratori). Mano a mano queste
associazioni assunsero una sorta di monopolio sul loro settore e si diedero strumenti di autogoverno e
statuti, orari di lavoro, qualità dei prodotti, modalità di produzione e di vendita. L’aumento dei prezzi dei
prodotti non fu proporzionale con l’aumento dei salari, privi di tutele i lavoratori salariati furono
protagonisti di rivolte urbane, tumulto dei Ciompi a Firenze nel 1378. Si diffusero nuovi sistemi di contabilità
come la partita doppia che separava le operazioni da dare e avere, o la lettera di cambio. Anche i sovrani
impegnati in continue guerre ricorsero all’aiuto di banchieri più che altro i fiorentini che furono i primi a
subire il crollo bancario, 1342 1343 quando l’insolvenza di Edoardo III d’Inghilterra e altri sovrani li portò a
fallire. Che comportò anche una reazione a catena con il coinvolgimento di numerose compagnie mercantili.
Questa serie di fallimenti suggerì una ristrutturazione del sistema bancario per evitare l’effetto domino,
quindi le varie filiali erano indipendenti a livello amministrativo e finanziario, in modo che non fallisse
l’intera impresa. Nel 1300 ci fu quindi una riconversione economica.

Capitolo 28
Gli stati regionali in Italia (XIV-XV)
Il processo di ricomposizione territoriale nel XII secolo era avvenuto in Europa con le grandi monarchie
mentre in Italia dai comuni. Attraverso la conquista del contado i comuni avevano contribuito alla riduzione
del numero complessivo dei poteri presenti sul territorio seppure avevano esteso di poco il loro dominio.
Dal 1450 si formarono cinque stati regionali. Il ridursi dei soggetti politici fu l’esito di una lunga serie di
guerre che cambiarono profondamente questi territori innescando la necessità di maggiori entrate e
favorendo lo sviluppo di nuovo meccanismo di prelievo economico che portò a promuovere importanti
riforme amministrative e operazioni diplomatiche.
28.1 Sin dalla loro nascita i comuni avevano combattuto delle guerre, il fenomeno nuovo che inizio dalla fine
del 1200 è la creazione dei schieramenti Guelfi e Ghibellini (dall’epoca di Federico II a Firenze per poi
espandersi). Nel meridione questo schieramenti si diffusero con i vespri siciliani 1282 in seguito alla quale il
regno si divise in due gli Angiò (zona continentale guelfa) e gli Aragonesi (ghibellini). I ghibellini però non
avevano una figura di riferimento dopo i Svevi quindi più che altro si dedicarono a soppiantare l’asse costosi
tra gli Angioini e il papato. Quando venne eletto Enrico VII (1310-1313) , venne coinvolto e si schierò
forzatamente dalla parte dei ghibellini (Visconti signori di Milano, Scaligeri di Verona) i privilegi imperiali a
loro concessi li rafforzarono all’interno. La morte dell’imperatore lascio libero di estendere la propria
influenza fuori dai confini del contado che scatenò la reazione di Giovanni XXII ma non riuscì a fermare
l’avanzata che si fermò nel 1330. I Visconti acquisirono il controllo di gran parte della Lombardia, gli
Scaligeri Veneto. La lega delle città toscane (Pisa) si impose su Firenze e i guelfi. Questi comuni sollecitarono
Ludovico il Bavaro (1327) che consolidò l’alleanza ghibellina ma non la stabile presenza.
Verso 1330 i normi delle due parti cotonavano poco infatti sia forze guelfe che ghibelline cercarono di
scacciare Giovanni di Boemia figlio di Enrico VII. Ormai sganciate dalle fazione le grandi signorie a base
cittadina continuarono a estendersi venendo a scontrarsi tra loro.
28.2 Gli eserciti cittadini dovettero combattere a larga distanza non più a livello regionale, ma la scarsa
disponibilità dei cittadini a combattere lontano scateno i bisogno di assoldare truppe mercenarie, aumento

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delle spese militari, degli ufficiali della burocrazia e dell’apparato. Quindi sistemi di prelievo fiscale e di
redistribuzione delle risorse. Si affermò la pratica del debito pubblico i cittadini investivano in titoli e
riscuotevano poi un interesse. Quindi ebbero risorse più ingenti che andavano ad unirsi alle entrate
ordinarie. I sudditi più ricchi che investivano furono cointeressati nella politica di espansione e di conquista.
Si crearono anche uffici in modo da far partecipare gli aristocratici e creare delle clientele. Si sviluppo una
nuova burocrazia che prelevava e distribuiva le risorse, smistare info e istruzioni. Vennero quindi create
delle università a questo fine (come Federico II). Tutti i vari stati presentavano le stese problematiche: costo
della guerra organizzazione della diplomazia, costruzione di un ampio apparato burocratico.
28.3 Milano già nel 1250 aveva fatto alcuni passi verso la signoria, alcuni membri della famiglia della Torre
guidarono lo schieramento popolare monopolizzando la carica di anziano perpetuo del popolo. A questa
strategia di occupazione i Visconti aggiunsero un ulteriore forma di legittimazione del potere signorile: il
titolo di vicario imperiale. Nel 1395 Gian Galeazzo Visconti ottenne il titolo di principe e duca, inoltre il duca
poteva nominare i membri dei consigli più importanti del governo cittadino. Milano intratteneva rapporti
con i comuni vicini tanto era vasta che poi divennero rapporti di soggezione attuata per mezzo di relazioni
feudali. La giustificazione era che serviva un signore superiore che garantisse pace interna in quanto super
partes.
Firenze mantenne molto a lungo le forme allargate dell’esperienza comunale, solo dopo la rivolta dei ciompi
si cominciò a limitare a un numero ristretto di famiglie l’accesso al vertice delle istituzioni. Già prima Firenze
aveva conquistato il proprio contado inviando propri podestà nelle città circostanti o chiedeva forme di
contribuzione economica o militare. (Pistoia San Gimignano) siccome queste città già avevano il loro
contado si trovava con entità già disciplinate. Firenze diede vita a un modello di gestione fortemente
centralizzato.
Venezia nel XIII era ristretta a una classe di governo compatta che trovo la sua espressione istituzionale nel
Maggior Consiglio, il quale venne limitato nel 1297 (solo ci ci faceva parte da 4 anni o chi era stato scelto).
Nel 1323 vi accedevano per ereditarietà. Diversamente da Firenze non c’era alcuna strategia per la
conquista del contado.
28.4 Il meridione risulta diviso in seguito ai vespri 1282 (Sicilia e Napoli degli aragonesi). Nel 1296 i baroni di
Sicilia si intromisero tra i successori di Pietro e determinando l’ascesa di Federico III 1296-1337. I signori
locali si divisero in latini e catalani e si divisero gli uffici combattendo per il controllo delle risorse
proveniente dal territorio (di spettanza del sovrano). Nel regno di Napoli la debolezza fu aggravata dopo la
morte di Roberto d’Angiò 1309-1343, dall’indebitamento coi fiorentini e le lotte dinastiche tra i rami della
casa angioina (napoletano, ungherese e provenzale). Il re dovette ricorrere all’organizzazione di assemblee
traendo spunto dalla Sicilia ispirata dall’isola Iberica.
28.5 Progetto teocratico abbandonato, i pontefici cercarono di creare un loro stato nel centro Italia. Durante
la cattività avignonese si erano formati diverse signorie, Roma aveva visto crescere il malcontento che
consentì l’avventura di Cola di Rienzo (1347 occupo il Campidoglio dichiarandosi tribuno garante di una
rinnovata grandezza imperiale, congiura aristocratica nel 1350 e morte 1354). Il papato avignonese tra 1353
e 1367 invio Egidio Albornoz che riordinò lo stato al controllo dei rettori provinciale e la costrizione dei
signori a riconoscere il papato. 1357 costituzioni egidiane.
28.6 Dopo l’esautoramento delle piccole città ad opera delle maggiori, queste iniziano a combattere. 1350
in poi, Visconti vs leghe antivisscontee. L’espansione dei Visconti raggiunse l’apice sotto Gian Galeazzo 1385-
1402 che conquistò Verona e Padova (fine dei Scaligeri) Pisa Perugia Spoleto Siena Bologna. La sua morte
furono motivo di espansione per le repubbliche di Firenze e Venezia che divennero enormi, nei primi
decenni del 1400 si crearono le condizioni per un equilibrio stabile. Nel regno di Napoli la crisi si aprì al
termine ella reggenza di Giovanna I 1381, Carlo di durazzo appoggiato dal papà e Luigi d’Angiò, questa
contesa portò alla conquista di Napoli da parte del re di Aragona 1442 che riunì di nuovo sotto la stessa
corona il meridione. Mentre nello stato pontificio si creò un altro crisi di successione. Il trasferimento del
papa ad Avignone creò una divisione tra i francesi che volevano il papa in Francia e altri che con Urbano VI
optavano per la Chiesa romana. Clemente VII venne eletto (filofrancese) e ci fu lo scisma d’Occidente che
per trent’anni portò ad avere due papi diversi. Nel 1409 a Pisa venne convocato un terzo papa e con il
concilio di Constanza nel 1417 Martino V come unico pontefice. Con Filippo Maria 1412 1447 lo stato
visconteo si risollevò e avviò una politica di recupero dei territori perduti. Quando nel 1450 fu acclamato
duca Francesco sforza (genero di Filippo maria) egli si trovò a governare un territorio lontano dalle

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dimensioni del trecento. Il processo di riorganizzazione interna arrivò ad un compromesso per il


mantenimento degli equilibri, tra l’altro contribuì an ne la caduta dell’impero bizantino originata dalla
caduta di Costantinopoli sotto i turchi ottomani nel 1453 che non permise più (pervia degli accordi
commerciali) a Venezia di espandersi ulteriormente. A Lodi nel 1454 vennero fissati i confini per ogni singolo
stato. Stati di Milano e Venezia (con Ducati minori Savoia, Saluzzo e Monferrato la repubblica di Genova e le
signorie di Mantova e Ferrara). Firenze (città di Siena) e lo stato pontificio. Al sud il regno venne riunificato.

Capitolo 29
Verso la formazione degli stati nazionali (XIV-XV)
Nel 1300 e 1400 i regni monarchici si stabilizzarono sul piano politico amministrativo e territoriale.
Momento di passaggio verso lo stato nazionale di età moderna (prospettiva semplificata). Perché solo
Francia e Inghilterra ci riuscirono mentre le altre regioni continuarono a dar luogo a una vasta
frammentazione politica.
29.1 Necessità comuni dei vari stati: presenza al loro interno di poteri eterogenei e contraddittori; ascesa di
una nuova elites nelle città, ricorrenti crisi economiche, inaspettate crisi dinastiche. I sovrani si trovarono a
governare una società complessa e dovettero elaborare nuovi strumenti. Gli intellettuali si porsero anche sul
piano teorico il problema della sovranità, il re era considerato garante della pace, doveva effettivamente
garantire l’ordine pubblico e la giustizia e per soddisfare queste esigenze fu istituita una rete di funzionari
pubblici, gli ufficiali. Erano dei dipendenti del che ottenevano retribuzione, la loro origine sociale era varia,
le cariche erano affidate in base alle competenze prescindendo dall’estrazione sociale mentre le cariche di
tipo militare continuarono ad essere riservate a esponenti di ceti nobiliari o cavallereschi. Ampia massa
documentaria prodotta. Vennero istituiti organi centrali per lo più sviluppati a partire dalle corti regie e di
organi di raccordo periferici. Questo sistema necessitava di due presupposti, l’effettivo controllo del
territorio del regno e un’ampia disponibilità finanziaria. Il primo fu risolto attraverso la creazione di corpi
armati stabili che garantivano la difesa dell’ordine pubblico mentre il secondo con l’introduzione di nuove
imposte sia dirette che indirette. Questo potere creò delle nuove conflittualità con coloro che vedevano
venire meno il loro potere. Per mediare vennero istituite le assemblee rappresentative che raggiunsero una
grande importanza, si riunivano i diversi corpi (ceti) per poi assumere un ruolo centrale nei rapporti tra il
sovrano e la società e contribuirono alla creazione di una comunanza di interessi tra i diversi corpi,
formazione della coscienza unitaria. (Da regno a paese).
29.2 I più moderni erano la Francia e l’Inghilterra che dopo la guerra dei cent’anni assunsero nuovi assetti
territoriali. In Francia già dai primi decenni del 1300 i re cercarono di rafforzare ulteriormente gli apparati
amministrativi estendendo una rete di ufficiali (buon funzionamento della fiscalità). Vennero fatti progetti di
mappatura della entrate attraverso la stesura di catasti si istituirono imposte dirette che influivano su tutti i
gruppi familiari in maniera identica, proprio per questa iniquità scoppiarono dei moti nelle città e campagne
francesi. I sovrani cercarono comunque di integrare i poteri locali per esempio indicendo i stati generali nel
1302 dove erano rappresentati i tre ceti: clero nobiltà e elites urbane. Nata per la questione papale divenne
poi un metodo per garantire confronto. Alcune contraddizioni furono per esempio quando si cercava di
espandere territorialmente il e di dargli una certa omogeneità amministrativa fiscale e legislativa mentre
importanti territori vennero affidati a membri della casata reale che potevano governarli autonomamente.
Solo dopo la Guerra dei Cent’anni (XV) l’autorità monarchica conobbe un rafforzamento decisivo, la guerra
aveva creato un sentimento comune, legame tra re e popolo che legava le persone. Sulla base di questo
sentire i re francesi poterono agire con maggior forza verso un’omogenizzazione delle strutture politico
amministrativo del regno. In Inghilterra venne definitivamente approvato il parlamento, già la Magna
Charta del 1215 aveva conferito un ruolo importante all’assemblea dei rappresentati di nobiltà e clero il cui
parere fu vincolante per l’introduzione di nuove imposte. Solo con Edoardo I 1272-1307 il parlamento fu
convocato con una certa regolarità per la necessità impellente di trovare nuove imposte per le forze militari.
Nel 1350 si affermò il sistema bicamerale (dei lord, antico lignaggio e dei comuni, media piccola nobiltà), si
dotò poi di un portavoce che rappresentava gli interessi dei comuni in ambito fiscale. Sistema politico
bilanciato, infatti i gruppi sociali potevano fare i loro interessi. Questo sistema garanti di superare i momenti
di crisi come le insurrezioni popolari per il carico fiscale, le difficoltà per la guerra dei cent’anni e alla guerra
delle due rose del 1455 che si concluse con una soluzione di compromesso, l’ascesa di Enrico VII primo
esponente della dinastia Tudor, parente sia dei York che dei Lancaster.

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29.3 Le storie di Francia e Inghilterra erano legato dal XI secolo quando il regno inglese 1066 fu conquistato
dal duca di Normandia Guglielmo. Il rafforzamento dei poteri francesi però rendeva sempre meno
accettabile il persistere dei diritti dei sovrani inglesi in Francia. Nel 1328 quando il Re Carlo IV fu senza eredi
Edoardo III rivendicò i suoi diritti ma divenne sovrano di Francia Filippo VI della dinastia dei Valois, per
questo motivo Edoardo III diede vita alla Guerra dei 100 anni. Edoardo lo fece anche perché voleva
mantenere i domini francesi e conquistare le fiandre regione strategica per la lana inglese. Il lento e
prevedibile esercito francese lo fece perdere in modo disastroso ma le conquiste inglesi non furono molte
anche perché c’erano delle rivolte interne per l’inasprimenti fiscale per le spese belliche. Quando Carlo Vi si
ammalò e si creò un'altra crisi dinastica Giovanna d’Arco riuscì a liberare la città di Orleans dall’assedio
nemico e riscuotendo molte vittorie. Catturata dai borgognoni (pro UK) venne consegnata agli inglesi che la
bruciarono nel 1431 per stregoneria. Carlo VII vinse e nel 1453 agli inglesi rimaneva solo Calais. Ottennero
in questo periodo la loro fisionomia e l’identità di nazione.
29.4 L’affermarsi di monarchie a orientamento nazionale andò di pari passo col declino dell’impero. Il potere
imperiale era decaduto soprattuto a metà del duecento con l’interregno di Federico II durante il quale in
Italia e in Germania si erano affermati stati territoriali sempre più autonomi e svincolati. Anche con Enrico
VII e Ludovico il Bavaro l’ambito di influenza era relegato alla Germania. Con la bolla d’oro del 1356 Carlo IV
diede a 7 principi la possibilità di dare il titolo di imperatore anche senza l’Italia e la ratifica papale. Il titolo
imperiale perse le sue prerogative universalistiche. Il processo di rafforzamento dei poteri centrali in
Germania riguardo i singoli stati, nei quali nacquero solide rappresentanze che spesso acquisirono
direttamente il potere. Nei principati laici ed ecclesiastici furono istituite assemblee parlamentari attraverso
le quali i ceti meno abbienti interferivano con le scelte dei signori. Inoltre indissero periodi in cui erano
proibite battaglie, divennero quindi garanti della pace. All’imperatore non rimaneva che garantire una pace
superiore tra i singoli stati. Fuori dal coordinamento imperiale si affermarono la confederazione svizzera,
nata nel 1291 e il principato religioso militare dell’Ordine teutonico istituito nel 1200 lungo le coste del mar
Baltico per convertire con le armi i pagani Slavi e Baltici.
29.5 Tra trecento e quattrocento la tendenza all’affermazione delle istituzioni monarchiche riguardo anche
la periferia Occidentale come la Scandinavia. Monarchie più deboli meno articolate e prive di una
organizzazione basata sui funzionari regi. Non vi fu il coinvolgimento di altri ceti eccetto quello nobile anche
perché non erano complesso, con scarso sviluppo urbano e in prevalenza proprietà fondiaria. In
Scandinavia, Norvegia e Svezia indebolite non seppero assumere un ruolo sovra regionale. Seppure
Norvegia Svezia e Danimarca fossero spesso riunite sotto la stessa corona nessuno riuscì a dare stabilità al
proprio regno, anzi vennero introdotti istituzioni feudali mentre negli altri paesi venivano messi in
discussione. Gli assetti territoriali dell’Europa orientale tra XIV e XV sec furono cambiamenti radicali. L’area
balcanica venne conquistata dai turchi ottomani che fecero crollare il regno di Serbia e l’impero bizantino.
Divennero territori di confine politico fra i musulmani e i cristiani. Mentre la Boemia e l’Ungheria furono gli
unici ad assumere un organizzazione simile a quella dei regni occidentali. La Boemia venne guidata dai
Lussemburgo che ottennero anche la corona imperiale, rafforzamento dei poteri regi, crebbe Praga in cui
vennero posti gli organi di governo centrali. Carlo IV e i suoi successori favorirono l’ascesa dei posti chiave
del regno di esponenti dell’aristocrazia tedesca. In questo caso l’emarginazione dei boemi creò un
sentimento nazionale prematuro anche grazie a Jan Hus. La corona ungherese invece passo agli angioini che
crearono una amministrazione simile a quella francese e dal 1380 sarà retto dai Lussemburgo. La Polonia
aveva entità statali fluide e trovo l’appoggio della Chiesa che sosteneva i stati cattolici a Est. Mentre la
Lituania si rafforzo per esigenze esterne come la difesa militare contro i russi e l’ordine teutonico. I lituani
quindi superarono la frammentazione tribale e diedero vita a un granducato che uni tutti i piccoli principati.
Decisiva la conversione del Granduca Jellone che gli consentì di inserirsi nella crisi dinastica della Polonia di
cui ottenne la corona, facendo nascere lo stato polacco-lituano. Il regno più potente tra i slavi era il regno di
Kiev che crollò a causa dell’espansione dei mongoli che portarono sotto il loro controllo praticamente tutta
la Russia. Novgorod e Mosca svolsero una loro politica autonoma dal XIV sec approfittando della debolezza
mongola. Mosca divenne il simbolo degli slavi Cristiano ortodossi. Novogorod e i principati minori vennero
conquistati da Ivan III il Grand (1462-1505) fondatore dello stato russo.
29.6 XIV e XV la penisola iberica era dotata dei regni di Aragona Castiglia Navarra e Portogallo cristiani e
Granada mussulmano. Eterogenei ma caratterizzati da l’instabilità politica e le ricorrenti crisi dinastiche. I
regni però non riuscirono ad evitare conflitti tra sovrani e ceti sociali eminenti. Nel 1400 vennero poste le

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basi per un regno nazionale quando Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona si sposarono. Per fare un
processo di integrazione deciderò di trovare un collante nella fede religiosa ridando spirito di crociata contro
i nemici della cristianità, lotta contro le eresie e persecuzione degli ebrei e venne ripresa la conquista (1492
Granada). Le forze economiche riunite diedero impulso all’espansione economica e promossero esplorazioni
marittime a lungo raggio e quando i traffici per le vie carovaniere attraverso l’Asia vennero bloccate nel 1492
parti la spedizione di Cristoforo Colombo.

Capitolo 30
L’invenzione del Medioevo (XV-XXI)
Il Medioevo non esiste se non come invenzione moderna anzi si sviluppa a iniziare dal XV secolo. Quindi
l’idea.
30.1 Chi viveva nel Medioevo non sapeva di viverci, ma molte vicende si inquadrano meglio a posteriori
quando il loro significato appare visibile chiaramente. Questo è il lavoro dello storico. Il Medioevo nacque
non dal tentativo di dare un senso a qualcosa ma per indicare una sorta di vuoto della storia, età di mezzo
tra due pieni, gli umanisti furono i primi a delinearlo come un periodo di decadenza. Nel 1469 il vescovo
Bussi riferendosi a Cusano disse che aveva competenze sia nell’età antica che nella media tempestas, inteso
come passato recente (media intiquitas, media aetas, medium aevum). Anche vasari accosta al Medioevo
l’idea di decadenza confinata in ambito letterario e artistico. Pure nel XVI negli ambienti della riforma. I
polemisti luterani tracciarono un disegno della storia europea recente (medievale) sotto il punto di vista
religioso (progressiva decadenza spirituale, ignoranza, superstizione, occultismo) che terminò positivamente
con la riforma di Lutero. Idea di un Medioevo condannato, che coincide con la storia del cattolicesimo
romano.
30.2 Fra XVI e XVII la nozione di una età di mezzo che si identifica con la fede Cristiana si consolida sia nelle
storiografie protestanti che le stesse cattoliche. Vengono quindi recuperate e pubblicate una quantità di
fonti utili per la valutazione del passato. Nel 1643 quindi vengono scritte agiografie, vite dei santi. Nel 1681
il De re diplomatica di Mabillon stabiliva regole per distinguere documenti autentici da quelli falsi dalle loro
caratteristiche materiali. 1678 dizionario medievale, selezione di testi archivistici, giuridici e cronachisti. A
metà del 1600 il Medioevo era una realtà consolidata nella cultura europea. Norme lo delimita dal 476 al
1453. Quella che all’inizio era un idea astratta si era materializzata tra due confini precisi.
30.3 L’erudizione settecentesca prosegue l’opera di arricchimento della conoscenza storica ma rende per ciò
stesso più difficile continuare a rappresentare il medioevo come epoca dalla fisionomia unitaria. Muratori
condivide la condanna illuministica della barbarie medievale, l’idea consolidata di una generale decadenza
civile e culturale iniziata con la fine dell’impero d’Occidente. Ma gli avverte che negli anni successivi al mille
ci sono segni importanti di cambiamento e di progresso verso l’età moderna. Il medioevo seppur appena
codificato in limiti cronologici fatica ad essere considerato un evento unitario, ne fanno parte sia
superstizione che fede, barbarie e civiltà decadenza e progresso. Voltaire pronuncia un appello contro il
medioevo oscurantista ma ne elogia le strutture politiche e sociali. Peer gli illuministi è l’avversario da
battere, per voltaire un bersaglio funzionale alla battaglia politica ed ideologica in atto. Seppure i vari
polemisti affrontano questa età di mezzo come esperienza storica a tutto tondo, fatta di politica e modelli
istituzionali, di rapporti sociali ed economico, di espressioni culturali e artistiche, saperi tecnici d di modi di
vita quotidiani.
30.4 Tra fine 1700 e 1800la cultura romantica riabilita il medioevo. Ma proprio l’immagine stereotipata di
quel periodo piace, determinati a riscoprire il lato passionale, irrazionale, oscuro dell’uomo e della sua
storia. Il medioevo allora, età della fede dello spirito e dei sentimenti diventa reazione contro l’apollinea
razionalità illuminista, si rivaluta la fede cristiana, si riscoprono ritmi di antiche composizioni poetiche e il
segno di ineluttabilità del tempo induce a scegliere le rovine dei castelli e chiese come soggetto pittorico
mentre le avventure di dame e cavalieri diventano soggetto di romanzi storici.
30.5 La cultura romantica ricercò nel medioevo anche le radici dello spirito nazionale soprattutto in Italia e
Germania. In Germania coi filosofi romantici si attuo una svolta nazionalistica, si esaltarono la solidarietà la
fede e la bellezza delle popolazioni germaniche primitive considerate abusivamente omogenee portatrici di
valori uniformi. Marx addirittura individuo alla base delle strutture sociali di epoca medievale un
comunismo primitivo. La cultura tedesca dell 800 rivalutò il medioevo proprio perché aveva visto i popoli
germanici diventare protagonisti della storia europea, si considerano progenitori dell’Europa. Mentre la

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ricerca di identità nazionale procedette con maggiore fatica e più contraddizioni. Nel periodo risorgimentale
il Medioevo fu visto come l’epoca in cui la penisola aveva subito le prime occupazioni straniere ma anche
l’epoca in cui il genio italico aveva trovato la sua espressione nel movimento comunale. La centralità del
ruolo urbano venne ribadita dopo il raggiungimento dell’unità nazionale: l’epoca comunale divenne il
momento fondante di quelle identità locali che il nascente stato centrale si apprestava a uniformare. Ogni
interpretazione nazionalistica ed etnica del periodo medievale viene oggi rifiutata con forza dalla
storiografia. Finalismo inammissibile.
30.6 Nel corso dell’Ottocento il periodo medievale divenne sotto diversi aspetti un altrove indefinito in cui
situare ideali e valori perduti. Anche il senso di insicurezza che talora si accompagnò alle trasformazioni in
atto sollecitò la ricerca nell’ambito architettonico e decorativo di stili espressivi che ricollegandosi al passato
in qualche modo si proponevano di salvaguardarne l’eredità. L’artigianato artistico messo i. Crisi dalla
concorrenza delle prime produzioni in serie recuperando modelli artigianali e decorativi medievali,
proposero a un pubblico conservatore e borghese oggetti in stile. L’arte figurativa con il preraffelitismo
recuperò l’arte medievale in aperto contrasto con le tendenze innovative delle avanguardie artistiche
ottocentesche. Attorno alla metà del secolo la rivalutazione del periodo medievale si associò a importanti
studi filologici e deruditi. In Francia venne compilato il dizionario dell’arte gotica che creò una sorta di
immagine perfetta dell’architettura medievale, che nella realtà storica non era mai esistita. La compiutezza
estetica delle sue realizzazioni offre l’immagine idealizzata di un passato niente affatto semplice che diventa
semplice perché ricreato attraverso un ideale coerente. Quindi una immagine reinterpretata.
30.7 Periodizzare è dare un senso logico agli eventi individuando i principali snodi problematici, i caratteri
tipici di un’epoca, i motivi di continuità di cambiamento o di frattura. Ma per sua stessa natura ha un
carattere arbitrario quindi discutibile. Il periodo in se non è stato creato come unità significativa ma come
qualcosa in negativo rispetto a qualcosa di migliore. Ma il medioevo mal si presta ad essere rappresentato
come unità. I positivisti non ricercarono il senso della storia ma il limitarsi a ricostruire puntigliosamente
sulla base di attestazioni documentarie sequenze di fatti. Si rifiutarono di trattarlo come un secolo buio
escludendone le fasi di sviluppo o rinascita. Giovanni tabacco la definisce età della sperimentazione su ogni
direzione. Il problema della periodizzazione non può essere separato da quello dei contenuti. Meno
importanti sono le varie periodizzazioni di tipo storiografico: diviso in alto e basso principalmente, alto dal V
al X secolo e il basso dal XI e XIII in cui la civiltà medievale appare compiuta è dotata dei suoi caratteri.
Oppure il periodo intorno all’anno mille viene definito pieno o agli estremi (tardo antico e tardo che è il
periodo successivo alla crisi del Trecento). La storia non procede compatta anzi ogni cosa ha suo tempo,
infatti Le Goff lo estende fino all’età industriale. Guy Bois lo fa cominciare verso l’anno Mille e lo fa
terminare quando cessa il modo di produzione antico basato sul lavoro degli schiavi. Per aderire al concetto
di medioevo più obiettivamente si è ricorso alla periodizzazione secondo la tipologia documentaria. Quindi
alto medioevo si intende quando la scrittura è scomparsa e si usano altri linguaggi come quello figurativo,
mentre il basso contrassegnata dal ritorno della scrittura con scopi pratici e non sacrali, dalla comparsa dello
strumento notarile con valore di autenticità e la fine del monopolio ecclesiastico sulla scrittura. Il modo più
giusto di affrontarlo quindi è quello di considerare il medioevo un contenitore da riempire. Ma vi è bisogno
di togliergli i luoghi comuni, quindi mettere in discussione ciò che crediamo di sapere che ci permette di
assumere un atteggiamento critico.

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