Il medioevo vuol dire un’età di mezzo e gli argini che tu metti fanno vedere che cosa è
importante per quelli che li danno.
Il 313 c’è l’editto di Milano il cristianesimo non è più vietato, ma c’è la libertà
religiosa, inizia una nuova epoca.
Oppure 380 l’editto di Tessalonica – il cristianesimo diventa unica religione
dell’impero.
In genere nella storia della Chiesa si prende la data del 496 quando un capo del
popolo barbaro riceve il battesimo.
Le nuove popolazioni sono evangelizzate e incomincia la conversione e qui
per la storia della Chiesa inizia un’epoca nuova. Le date dipendono dai criteri
che tu hai.
Il medioevo va fino all’età moderna. Keller è primo uomo, professore, che distribuisce la
storia in tre parti: antica, medioevo, età moderna. Anche la FINE può variare:
La fine è 1492 perché per il mondo occidentale questa data è stata fondamentale.
Per la storia della Chiesa è più importante 1517 quando Martin Lutero mette le sue
95 tesi (che non è mai avvenuto).
Forse per la Chiesa cattolica è più importante 1563 quando si conclude il Concilio di
Trento perché finisce un’epoca.
Questo periodo che noi chiamiamo medioevo viene diviso IN DUE PARTI:
Le INVASIONI BARBARICHE: c’era un impero. Il Reno e il Danubio erano due fiumi naturale
che facevano da confine dell’impero. C’è grande momento storico che si chiamavano
invasioni barbariche, invece ora si chiamano migrazioni di popoli. Il termine invasione ha
dentro di sé la componente violenza, guerra. Quando parliamo di questi popoli forse può
essere usato per i Longobardi il termine invasione, invece per gli altri no. La popolazione
dell’Europa in questo periodo, quindi alla fine del V secolo, intorno 50 000 000 di abitanti. I
longobardi erano tutto insieme 200 000. C’era lo spazio per tutte le persone. Per questo non
si parla delle invasioni, ma delle migrazioni. Prima ancora di situarsi nei territori che
facevano parte dell’Impero Romano, queste popolazioni avevano dei rapporti con l’Impero,
per esempio commercio. Di solito anche questi popoli erano soldati che proteggevano i
confini. Tra le popolazioni barbariche sono popolazioni germaniche, slave, ungheresi. Perché
a un certo punto loro vengono nel territorio romano?
Il bisogno di terre. C’è il diverso modo di trattare e coltivare la terra. Loro avevano la
tecnica del debbio che consiste che la terra non la lavori, ma bruciavano le piante che
poi faceva da concime e poi seminavano. Il problema è che non c’erano più le terre.
Queste nazioni erano in crescita e avevano bisogno delle terre. Anche il clima era più
favorevole.
Per i Romani non è quasi niente cambiato, anzi sotto certi aspetti è migliorato perché sono
arrivate le persone giovani mentre prima popolazione stava invecchiando. Invece per queste
popolazioni c’è un grande cambio: rimangono fermi e mentre prima nel mondo germanico le
terre sono di tutti, ora le terre sono sotto controllo dei capi clan sul modello romano. Si viene
a creare un’aristocrazia che prima non c’era. L’altro grande cambiamento è la crisi delle città
perché la popolazione, ma anche gli uomini ricchi si spostano nelle campagne. Il commercio
era entrato in crisi. Allora si capisce l’importanza dei monaci che si fermano nelle campagne.
Ci sono due aspetti importanti: il cristianesimo si è diffuso, come queste popolazioni hanno
visto la Chiesa.
I Vandali guidati da Jens Enrico. Attuò una vera e propria persecuzione verso tutto ciò che
poteva sapere di romano e cattolico senza risparmiare chiese, monasteri... Nel 455 Roma
viene saccheggiata. Ci sono anche i Visigoti con Ataulfo che avevano progetto che diventasse
Gothia quello che prima volgarmente si chiamava Impero Romano, cioè vogliono distruggere
l’Impero Romano, e questo vuol dire anche il cristianesimo.
Non c’è più la persecuzione. Viene realizzato in Italia dagli Ostrogoti guidati da Teodorico.
Teodorico viene mandato all’occidente dall’Impero d’Oriente perché era pericolo per loro.
Quando vengono in Italia Teodorico non si mette a combattere ma opera una specie di
distinzione. Tutto quello che riguarda l’amministrazione dello Stato riguarda i romani, invece
il controllo della violenza (difendere i confini o all’interno) in mano degli Ostrogoti. Severino
Boezio e Cassio Doro sono legati con questi Ostrogoti. A un certo punto da Oriente si inizia a
dire con la figura di Giustiniano che vuole riunificare tutto l’Impero. Per esempio, Boezio
viene accusato per il tradimento e di collaborare con l’Oriente.
Il rifiuto perché vedono la fine del mondo. I vescovi sono sant’Ambrogio che vede nei
barbari delle persone neanche uomini, ma degli animali; e anche san Girolamo che in
una sua lettera dice: la splendida luce di tutta la terra si è spenta. Il capo dell’Impero
Romano è stato troncato, in una sola città è stato colpito tutto il mondo.
Chi li considera un segno della provvidenza. Qui ci sono due figure: Agostino e Orosio.
Il De civitate Dei riporta che il cristianesimo non si identifica con nessuna cultura o
momento politico. Dobbiamo aprirci al nuovo, ha una visione positiva.
Non solo la Chiesa dice che questi sono il male, ma addirittura dobbiamo vederli in
maniera positiva e parte lo slancio dell’evangelizzazione e dialogo anche religioso.
San Massimo di Torino che muore nel 465. Nei suoi sermoni fa vedere che
l’incontro con il mondo barbaro ha influito nella vita della Chiesa. In questi
sermoni ha la stessa importanza come sant’Ambrogio. Proprio queste
prediche introducono sul tema del rapporto culturale tra i barbari e la Chiesa.
Questo ha prodotto:
L’incontro tra questi due mondi è la nascita delle due historie: ha
influito sulla vita liturgica. Si pensi ai riti di ordinazione e consacrazione
di un sacerdoti. Ogni segno rimandavano al tema del sacrificio: i
gradini dell’altare simboleggiavano il Calvario, anche gli abiti vengono
da questo incontro.
Il culto dei defunti anche viene da questo incontro. Nella tradizione
occidentale c’è la conservazione del corpo. Il culto incomincia in quel
periodo perché uno degli elementi che permette al cristianesimo di
affermarsi all’interno delle culture barbare è il tema che l’anima è
immortale. Incomincia il culto dei defunti che hanno avuto una vita
buona e che sono morti nella retta fede, e anche il culto dei santi e
degli angeli che occupano lo spazio che nel mondo spirituale
germanico c’era la fascia intermedia tra Dio e il mondo, soprattutto di
san Michele. Nasce anche la benedizione dei campi.
Il battesimo nell’epoca romana antica normalmente era degli adulti
che facevano un percorso, adesso invece che la conversione di un
popolo e la conseguenza della conversione di un re. Deve cambiare
impostazione legata al battesimo.
Si sposta la vita verso le campagne. La nostra religione è di alti
elementi culturali. I contenuti della nostra fede sono complicati, sono
elaborati. I vescovi sono nelle città e il clero è nelle campagne e
nessuno li forma. Il clero è ignorante. L’evangelizzazione di quelli che
vivono nelle campagne fanno i monaci.
Nella vita della Chiesa ma anche nel rapporto con questo nuovo mondo che si sta formando,
un ruolo fondamentale ce l’ha il monachesimo. (pag 30) alcuni concetti che stanno all’origine
del monachesimo:
Il martirio. non è semplicemente colui che dà la vita con il sangue, ma dare la vita per
Cristo.
La fugga dal mondo, la scelte del deserto – non è letta in chiave negativa nel senso di
non aver nessun rapporto con il mondo, ma è una scelta positiva: ha una valenza
ecclesiale poiché il monaco partecipa alla lotta contro il demonio, fa del bene a tutti
gli uomini. Il monaco non disprezza il mondo, ma desidera liberare questo mondo dal
peccato; non per paura, ma per carità e per amore. Il monaco non è solo persona
isolata, ma cerca una personale realizzazione e tende ad essere santo.
Le diversità del monachesimo: Basilio.
La diffusione del monachesimo: in occidente, in Africa e in Europa, e in particolare la
diffusione del monachesimo in Francia.
C’è una delle grandi regole che ha condizionato tutte le regole è Regula Magistri che
è opera di un monaco anonimo. Ha avuto una grande importanza. La figura
dominante del monachesimo di questo periodo è la figura di san Benedetto. Sulla
regola di san Benedetto: sul modello della regula magistri è una raccolta di citazioni
evangeliche perché la regola del cristiano e del monaco è il Vangelo di Gesù. Quali
sono le caratteristiche?
L’ascolto di Dio con la lectio;
Il valore del silenzio e dell’obbedienza.
La discretio, cioè l’equilibrio fra il lavoro e la preghiera.
Anche nei giorni di digiuno Benedetto dice che al lettore si dia la
possibilità di bere un bicchiere di vino.
Proprio in un’epoca di cristi, di guerra, Benedetto propone armoniosa visione del Vangelo.
All’interno della vita monastica c’è la confessione privata dei peccati e questo ha
un’incidenza sul sacramento del riconciliazione. Dall’Irlanda arriva san Colombano che viene
definito il più grande dei santi missionari irlandesi (VI sec), famoso per il suo vigore ascetico.
Parte per l’evangelizzare l’Europa. Colombano all’inizio evangelizza prima i Franchi,
riproduce quello che c’era in Irlanda, fonda dei monasteri.
Ci sono le esplosioni dei libri penitenziali. I principi che guidano questi libri sono:
All’origine di tutti questi libri è l’esigenza di una santità autentica e reale. Non ci deve
essere il peccato.
Non è arrido codice di punizioni, ma ricettario medicinare, frutto del Vangelo.
Per capirli non dimenticare che nascono in ambito monastico.
C’è una mentalità che abbiamo chiamata barbarica che è molto attenta alla persona e
alla giustizia. L’occhio per occhio.
Quando questo esce dai monasteri, questa prassi penitenziale si diffonde presso i laici. Era
tipico dei monasteri il fenomeno dei pueri oblati, fanciulli che le famiglie affidavano ai
monasteri per l’istruzione. I piccoli crescevano all’interno del monastero. Alcuni escono e
portano nella vita di tutti i giorni quella mentalità che hanno imparato dentro del monastero.
Incomincia quella che si chiama penitenza tariffata, non posso sempre fare la penitenza e
allora pago. Qui nasce la celebrazione della Messa per qualcuno, ma i monaci erano
soprattutto i laici e succede la clericalizzazione dei monaci per poter celebrare la Messa.
Il problema storiografico: le chiavi di lettura nel contesto dove finisce l’Impero romano,
migrazione dei popoli, la Chiesa evangelizza. Ci sono tre chiavi di lettura:
Punti di debolezza:
Il problema della successione al trono: spesso le guerre civili, gli assassini e questo
crea debolezza politica.
Il fiscalismo: per mantenere questo apparato amministrativo e l’esercito e la flotta,
servono soldi. I bizantini tassano dappertutto. C’era una rivolta rispetto a questo.
Le minacce esterne che sono tre: da nord le popolazioni slave, da sud est i persiani,
da sud ovest gli arabi. L’impero deve sempre difendersi da questi attacchi. Cerca
sempre di mantenere buoni legami con l’occidente, cioè con la figura del Papa.
Stretto legame fra componente politica e componente religiosa: cesaropapismo –
cesare che domina sulla Chiesa. Gli storici orientali per descrivere questo termine
parlano di una sinfonia dove varie componenti si uniscono.
La mentalità era, riprendendolo dal mondo romano, l’imperatore non era solo il potere
politico, ma anche pontifex tra mondo divino e gli uomini. Nella visione dell’impero romano,
l’imperatore non viene riconosciuto dai cristiani come pontifex, ma solo come imperator.
Proprio per questo gli imperatori sentono come responsabilità quello di intervenire nella vita
e nell’organizzazione della Chiesa. I primi quattro grandi concili della Chiesa sono stati
convocati dall’imperatore. La Chiesa ha sempre sentito il dovere di pregare per l’imperatore,
e gli imperatori si sono impegnati a custodire la pace religiosa. In questo rapporto fra due
autorità avvengono gli scontri e le divisioni.
Mentre in occidente sta cadendo l’impero romano, in Oriente l’imperatore si chiama Zenone
(nella seconda metà del V secolo). Il problema grosso che era nato dopo il Concilio di
Calcedonia (451) dove erano i monofisiti, la rottura religiosa era usata anche per la
spaccatura con l’impero d’Oriente, soprattutto la Siria e quelle parti perché il Bisanzio gli
stava facendo grandi tasse. Zenone pubblica l’Editto di Unione che lo scrive Acaccio, il
patriarca di Costantinopoli. Era un documento ambiguo che scontentò tutti perché prendeva
come punto di riferimento il concilio di Nicea, Costantinopoli ed Efeso erano intangibili.
Condanna Nestorio ma evitava di entrare nella discussione delle nature. Taceva il Tomus ad
Flavianum dove c’era la posizione di Roma. Quel documento firmano i tre patriarcati e Roma
non lo accetta e si parla dello scisma accaciano. C’è una crisi dei rapporti dal punto di vista
religioso. A Roma il papa è Gelasio I. Con Gelasio per la prima volta: prima il papa di Roma
era il successore di Pietro e Gelasio è il primo che dice che il Papa è vicarius Christi. Vuol dire
che fa le veci di Cristo. Questo passaggio di termini da successore di Pietro al vicarius Christi
è incredibile. Gelasio è il primo papa che in maniera completa riflette sul rapporto delle due
autorità: politica e religiosa. Gelasio è dopo l’Editto di Tessalonica, ormai sono tutti dei
fedeli, e dice che questo popolo deve essere guidato dall’autorità politica e religiosa. Queste
ciascuna nel proprio ambito e devono dialogare.
Due sono i poteri con cui questo mondo è retto: sacra autorità dei pontefici e per non
ripetere lo stesso termine dice la potestà regale. L’espressione raffinata dal punto di vista
letterario, poiché voleva evitare la ripetizione. Si vede che per Gelasio è sullo stesso piano.
Ma i commentatori dopo non l’hanno più interpretata come una raffinitezza letteraria che
per Gelasio erano sinonimi, iniziano a dire che c’è una differenza: l’autorità (potere
legislativo) è fonte della potestà (potere esecutivo). Questo porta alla discussione chi è più
importante.
Gelasio scrive questa lettera perché dice che l’imperatore deve occuparsi delle cose
politiche.
Giustiniano vive dal 527 al 565. Lui viene visto come l’ultimo grande imperatore d’Oriente.
Lui cerca di ricreare di nuovo un unico grande impero che abbia:
La diffusione dell’islam
L’Arabia era abitata dalle tribù. Gli Arabi conquistano Africa e Spagna e arrivano in Francia
(632) ma i Franchi li bloccano. Gli Arabi prendevano dei beni, erano molto forti e fino
all’anno 1000 hanno fatto un grande saccheggio.
L’impero musulmano è stato uno dei più grandi imperi di sempre. Come è possibile che molti
cristiani sono diventati musulmani dopo l’invasione? È vero che quelli dell’islam non
pagavano le tasse. C’è stata conversione all’islam.
Questa parte bisogna inserire all’inizio… I primi insieme ai monaci sono i vescovi che
accoglievano i popoli barbari.
Nella zona della Francia ci sono vescovi: Germano di Parigi (fine del quinto o prima metà del
sesto secolo) è di nobile famiglia, raffinata educazione, abate del monastero e vescovo di
Parigi nel 555. Clodoveo si è convertito, e il suo successore è in quel tempo. Riforma della
vita monastica e secolare: ribadisce l’importanza dell’ufficio divino, e anche il celibato
ecclesiastico – riducono i preti e diaconi sposati alla laicità. Vescovo di Poatie – l’ultimo
grande poema in latino scritto su san Martino. Gregorio di Tour scrive l’opera Storia
francorum – educa l’uomo a sentirsi accompagnati di un Dio vicino. Arnolfo di Metz – quella
zona si chiama Austrasia; fu acclamato vescovo dal popolo, si dedica alla sua chiesa con il
serio impegno civile, carità concreta verso i poveri, il primato della preghiera.
In Spagna Isidoro di Siviglia – visto come l’ultimo padre della Chiesa latina, non dobbiamo
sapere opere, ma si vede che è un uomo di una cultura vastissima. Martino di Braga – una
figura particolare, nasce in Ungheria, fa un viaggio in Palestina e decide di fare il monaco
itinerante sul modello irlandese anche lui comincia ad evangelizzare. Lui va in Portogallo, in
Galizia, erano abitate da una popolazione non molto numerosa gli Svevi e si impegna alla
loro conversione. Realizzò una sintesi tra il Vangelo e il pensiero classico. Le opere, quasi i
catechismi.
Nel mondo anglosassone: Davide, vescovo del Galles; Patrizio di Irlanda, Agostino di
Canterbury. Anche Colombano che è grande evangelizzatore che dall’Irlanda viene nel
continente europeo ed evangelizza. Monaco doveva esercitarsi anche nel campo culturale –
gli scriptoria.
Sofronio nel Medioriente. Il ruolo delle donne: Radegonda, regina dei Franchi – fondò chiese,
si ritirò in monastero, cura per i malati; Clotilde, la moglie di Clodoveo.
Stile caratterizzato dall’evangelizzazione, dalla comunità, dallo zelo pastorale… Chiesa
impegnata nei grandi vescovi delle città, poi i monaci…
A partire dal IV sec si ebbe una tranformazioni perché cambia completametne lo status
giuridico dei cristiani: prima erano preseguitati, con l’editto di Costantino del 313 si concede
di confessare liberamente il cristianesimo ed esso comincia a diffondrsi, addirittura nel 380
con Teodosio (Editto di Tessalonica) il cristianesimo diventa la religione di Stato e nel 391 i
culti pagani vengono proibiti. A questo punto cambia la situazione. Gli abitanti del vicus, il
Vescovo invia un suo presbitero, questi presbiteri facevano la vita comune con i vescovi. I
seminari prima erano così che si viveva con il vescovo.
Con il tempo il presbitero cominciò a stabilirsi in quel posto. Questo avviene nelle città.
Invece nelle campagne: il presbitero o il gruppo di presbiteri era dedito al popolo di Dio in
campagna. Venivano detti plebi Dei, al popolo di Dio. La casa dove abitano si chiamano
ecclesia plebis, di qui la parola pieve. Occorre subito precisare che la pieve non era che una
parrocchia perché il termine originaria era tutta la comunità cristiana che oggi chiameremo
diocesi. La diffusione di queste prime strutture è diocesi di Milano. Quali erano queste
strutture? Questo avviene anche nelle città.
Non è facile tratteggiare con sicurezza di dati la nascita e lo sviluppo di queste realtà
missionarie e pastorali.
Accade diversamente per il latifondo. Le campagne erano suddivise fino al quasi anno mille,
con l’economia curtense perché c’è la curtis. La curtis era il territorio, un possedimento. La
curtis era suddivisa in due parti: la pars dominica (del signore) e l’altra era pars massaricia
(del contadino). Tutto in realtà era del signore, solo che la pars dominica dove lui abitava
(villa) e intorno a lui abitavano servi chiavi che lavoravano la terra sua e tutto quello che
produceva andava al signore e questi servi erano suoi. Invece pars massaricia dava in affitto
a dei contadini, questi contadini lavoravano e dovevano pagare un affitto e lo pagavano non
in denaro, ma in natura (parte del prodotto) oppure tramite le corvèes che erano prestazioni
gratuite di mano d’opera: devono riparare la strada e ricostruire il ponte oppure prima si fa
la vendemmia da lui. Il latifondista era il signore di tutto, non solo del suolo, ma dei prodotti,
degli animali, ma anche delle persone.
Il signore delle terre poteva egli stesso per sua devozione costruire una chiesa. La chiesa
rurale o la chiesa privata. Anche essa era una parrocchia (faceva parte della comunità
cristiana) ma a differenza della chiesa pievana (nella campagna che apparteneva al vescovo)
questa qui apparteneva al signore. Per questo si stabilì che un servo diventava libero con
l’ordinazione sacerdotale e il signore lo doveva mantenere, ma il signore possedeva ancora
questa casa e prendeva alcune offerte. Progressivamente, si impose la norma che queste
chiese erette dai privati, fossero anche da un punto di vista formale di proprietà del
vescovo.
La decima era prima di tutto una traduzione ebraica, ma anche dell’ambito civile (la tassa).
Nella comunità cristiana prima era un’offerta libera, poi piano piano succede che le decime
furono stabilite rigorosamente per affermare la libertà della Chiesa e dei suoi ministri. Le
decime vengono ripartite in quattro o tre: una parte delle decime per mantenere il clero, poi
per mantenere gli edifici del culto, per i poveri. La chiesa ha sempre insistito su questo.
Gregorio Magno
Nasce intorno al 540. La sua famiglie è una delle grandi famiglie nobili di Roma. Lui viene ad
occupare un posto di responsabilità nel civile. Roma è sotto controllo di Bisanzio. Lui è
rappresentate di Bisanzio a Roma, prefetto dell’urbe. L’aspetto più critico era la presenza dei
Longobardi. Loro scendono in Italia nel 578. Capitale era a Pavia. Organizzavano il territorio
in ducati. Il loro regno dura per due secoli e Roma era sotto pressione di Longobardi. Al
prefetto dell’urbe, cioè Gregorio, aveva compito di difenderla.
Gregorio è monaco all’interno della regula che richiama quella di san Benedetto. Non è lui
uno che è particolare, ma era abbastanza comune dei nobili vivessero proprio in comunità
quasi monastiche.
Gregorio, data la sua abilità nella gestione dei problemi, viene inviato da papa Pelagio II a
Costantinopoli. In questo momento la vera capitale dell’impero è Costantinopoli. Roma sta
perdendo l’importanza. Non ha ottenuto dei grandi risultati però è importante perché
capisce come funziona l’impero e la Chiesa d’oriente. Capisce due cose:
Gregorio viene richiamato in Italia di papa, perché la situazione è sempre più drammatica
per la presenza di Longobardi. La situazione si aggrava ulteriormente anche perché ci sono
ripetute inondazioni. I fiumi erano senza gli argini. Ci sono anche nuove carestie, fame;
anche la peste. Lo stesso papa muore dalla peste. Alla morte di Pelagio il popolo acclama
Gregorio papa, ma lui non è neanche sacerdote. Si è dovuto un po’ aspettare. Fu sempre
malato di stomaco per i digiuni e soffriva di gotta che viene dall’eccessivo consumo di carne,
ma è strano. Aveva la voce molto debole, a volte il diacono faceva le sue omelie. Ultimi 5
anni era sempre a letto. Questo pontefice di struttura fisica piccola, sovraccarico di
occupazione i preoccupazioni. Nonostante questo, tutti lo riconoscono come guida
spirituale.
Azione pastorale: Gregorio si auto presenta e fa resoconto di tutta la sua omelia dove dice
quali sono le sue responsabilità. Nonostante sia il papa, dato il voto di potere che c’è a
Roma, ha una supplenza dell’autorità civile. L’autorità civile non c’è perché Bisanzio deve
difendersi dagli attacchi. Nelle drammatiche situazioni, deve gestire la città, ma era già
preparato. È anche un uomo di cultura, e custodisce la cultura della civiltà umana. Dopo la
caduta dell’impero romano, proprio la Chiesa comincia a strutturare una curia che poi ci
chiama la corte. Gregorio incomincia a fare questo. Incomincia a mettere le figure
importanti, per affrontare in maniera efficiente. Dopo la caduta dell’impero inizia a dare una
struttura.
Organizza il patrimonio di san Pietro che erano le terre lasciate alla chiesa dal punto di vista
amministrativo, non dal punto di vista politico, non per avere ricchezza, ma vuole allevare la
misera di molte popolazioni. Lui dialoga con l’imperatore di Bisanzio e lui faceva la pressione
sull’imperatore perché riduce le tasse.
Anche dal punto di vista militare, cera di organizzare la difesa di Roma dai Longobardi. Cercò
di ottenere la pace versando l’oro, cioè pagando.
Le riforme liturgiche portate avanti da Gregorio avranno grande influenza: importanza data
ai gesti simbolici (il corpo ha una grande importanza), il canto (gregoriano), le reliquie (di san
Pietro), il problema dell’iclonastia – rimprovera il vescovo perché ha distrutto le immagini,
altro è adorare le pitture e altro è comprendere dalle pitture ciò che c’è da adorare. Ciò che
la Scrittura offre a coloro che sanno leggere, la pittura lo offre agli analfabeti e da qui si
sviluppa l’arte ecclesiastica.
Rispetto; Gregorio fu molto attento a rispettare i diritti delle altre sedi patriarcali, ma anche
delle sedi metropolitane. Il rapporto Roma – Costantinopoli. Gregorio era stata mandato
come ambasciatore alla corte dell’imperatore e là ha conosciuto come funziona. Giovanni IV
sembrava usare il titolo patriarca ecumenico nel senso di tutta la terra e di tutti i popoli. È un
termine ambiguo. Gregorio vedeva un pericoloso attentato alla sede di Pietro.
Progressivamente all’interno della chiesa cresce la consapevolezza del ruolo di papa ma
anche la relazione con altri sedi papali. Potrebbe essere un fraintendimento: Costantinopoli
era la città più importante al livello politico. Gregorio conosce bene le persone: temeva
l’insorgenza una mentalità ispirata più dall’ambizione umana che dall’umiltà evangelica.
Scrive al patriarca di Costantinopoli Giovanni IV.
Il patriarca non gli risponde perché probabilmente non stava bene di salute. Ma il papa
riscrive, non lasciò nulla d’intentato. Scrive anche all’imperatore e all’imperatrice. Scrive al
successore di Giovanni che si chiama Ciriaco, e scrive anche ad Alessandria (Euologio) e ad
Antiochia (Anastasio). Lui è fermo nelle cose che dice, ma ha il tono soffuso di amicizia.
Gregorio, fedele a quanto aveva scritto ad altri patriarchi, non usò mai il titolo di patriarca
universale, ossia ecumenico, ma preferisce servo dei servi di Dio.
L’attenzione alla vita del clero. Ha l’attenzione su tutto. Ovunque venisse a sapere delle cose
che non vanno bene, perché nessuno nuoce alla dignità della Chiesa di chi si comporta in
modo disonesto nonostante tutti i titoli. In un sinodo di Roma: si ribadisce che i diaconi non
devono pretendere i soldi, e vivere in povertà vincendo la tentazione di simonia. Si
impegnino alla formazione culturale. Si leggevano i libri: la regola di san Benedetto, omelie di
Giovanni Crisostomo, De officis magistrolum di Ambrogio…
Capitolo IV
L’oriente vive problema di iconoclastia. C’era già prima una situazione di tensione, ma ciò
che la fa diventare un problema è figura dell’imperatore Leone III. (che non è papa) Il gesto
simbolico di inizio della guerra contro immagini sacre si ebbe nel 726 perché Leone III ordinò
la rimozione dell’immagine del Cristo pantacrotare posta sul palazzo reale. La sostituisce con
una croce. La folla si scatenò e uccise il funzionario che ebbe eseguito l’ordine. Per tenere
unito il proprio popolo si è creata questa questione. Molti vedevano le immagini come
qualcosa di superiore dal punto di vista religioso. Le immagini alle volte c’era il rischio di
idolatria perché spesso si ricordava il culto d’immagine dell’imperatore, come un residuo di
paganesimo. Dietro al culto d’immagine si vedeva il rischio di superstizione.
Il problema cristologico – in qualsiasi caso se tu avevi un culto delle immagini ti dicevano che
eri un monofisita. Se non avevi culto d’immagini dicevano che neghi la natura umana. Ma la
prima immagine di Dio la abbiamo avuto in Gesù.
C’erano delle posizioni eretiche da parte da paulicciani che era un movimento rigorista che
era diffuso soprattutto in Asia minore che in epoca aveva un grande fascino. Questi
paolicciani la chiesa ricca e potente e proponevano il ritorno al cristianesimo primitivo e
facevano punto sull’iconoclastia.
Leone III cerca il sostegno di Germano, patriarca di Costantinopoli, sia di Gregorio II papa. La
posizione del patriarca Germano è contraria all’iconoclastia. Scrive: noi permettiamo la
produzione di icone dipinte di cera e colori, perché di invisibile divinità non facciamo
nessuna figura. Ora però l’unigenito Figlio ha deciso di farsi l’uomo. Leone III mise in carcere
sia papa che patriarca perché hanno rifiutato. Nel frattempo, Gregorio II ha qualche
problema con i Longobardi.
Nel 730 pubblica un editto e qui inizia la prima fase dell’iconoclastia che imponeva
distruzione delle immagini sacre. Germano dà le dimissioni, lo succede Anastasio che era
segretario personale dell’imperatore e sostiene l’iconoclastia. In occidente il papa muore, e
viene eletto Gregorio III che è anche contrario all’iconoclastia e manda un suo rappresentate
dall’imperatore e viene arrestato. Convoca un sinodo e si prende la posizione chiara:
parteciparono 95 vescovi quali decretarono dell’ortodossia del culto delle immagini e
condannarono quelli che le impedivano.
Le 4 sedi patriarcali respingevano le decisioni del Concilio e ormai queste non erano
territorio dell’impero di Bisanzio. A Costantinopoli i monaci sono contro questo Concilio. A
Bisanzio si scatenò un feroce persecuzione contro le icone. I monaci che si opponevano
vengono decapitati. Le peggiori calunnie vengono contro i monaci: barba bruciata, testa
rotta con le immagini, le membra amputate… Decapitato il patriarca e la sua testa deposta
per tre giorni e il suo corpo viene trascinato. Nel 770 ad Efeso dovevano tutti sposarsi, chi
non l’ha fatto, venivano accecati e mandati in Cipro.
Alla morte di Costantino V, suo figlio Leone IV rallentò questa persecuzione, ma quando morì
Leone IV (assassinato) e lasciava un figlio piccolo, la sua moglie diventa l’imperatrice Irene e
lei era per il culto delle immagini, contro l’iconoclastia. Sostiene il patriarca di Costantinopoli.
La cosa più importante è il Secondo concilio di Nicea (787). Il santo e grande Concilio
ecumenico definisce: contro l’iconoclastia. Custodiscono tutte le tradizioni della Chiesa,
anche la raffigurazione di Dio mediante l’immagine in quanto sono d’accordo con la Sacra
Scrittura. Le cose rinviano a ciò che raffigurano. Accettarono la distinzione tra l’adorazione e
dulia (culto, venerazione). In occidente viene tradotto e Carlo Magno rifiuta il Concilio
dicendo che mai si adorano le immagini perché ci è stato un errore.
Costantino VI cresce e si sottrae al controllo della madre, e lui fa il contrario. Intervenne la
madre: fece accecare il figlio. I bizantini non uccidono mai gli avversari, ma li accecano e li
tagliano la mano destra. Riprese il governo e continuò. Colpo di stato e lei fu mandata in
esilio e Niceforo e Leone V riprendono la seconda fase dell’iconoclastia. Era successo che
l’esercito bizantino è stato sconfitto. Ci fu la battaglia di Adrianopoli dove i bulgari hanno
sconfitto i bizantini. Lo stesso imperatore Niceforo era morto in quella battaglia e sembrava
un castigo per il culto delle immagini. Diventa l’imperatore Leone V che convoca un concilio
di Costantinopoli: condanna il secondo concilio di Nicea e ripropone hiereia! C’è molto dura
persecuzione dei monaci. Viene assassinato in chiesa. Gli succede Michele II e c’è ancora un
po’ di persecuzione, ma il suo figlio Teofilo ebbe la moglie Teodora. Lei diventa regina. Lei
pone come patriarca Metodio e fa sinodo a Costantinopoli e di nuovo la ripresentazione del
secondo concilio di Nicea. Qui si chiude tutta la problematica legata all’iconoclastia.
I papi hanno anche problemi, soprattutto con i Longobardi che sono alle porte di Roma. Nel
728 il re di Longobardi Ljut Brando prende la Roma e papa Gregorio II dialoga con lui.
Persuaso da Gregorio II il re di Longobardi restituisce il castello di Sutri, e lo dona ai santi
apostoli di Pietro e Paolo, cioè al papa. Questo è momento in cui nasce lo stato della Chiesa.
Progressivamente proprio per la presenza di Longobardi, Roma non guarda più al Bisanzio
come al proprio difensore. Ma forse i Longobardi sono i difensori di Roma, ma loro non
danno la certezza e cominciano a guardare ai Franchi. Là dove ci sono i Franchi c’è la figura di
Franco Martello, e ha vinto contro gli Arabi. Non viene in difesa contro i Longobardi perché
erano i suoi alleati.
Quando Astolfo diventa re dei Longobardi conquista Ravenna che era la sede del
rappresentante politico di Bisanzio e avanza verso Roma. Il papa Zaccaria guarda con la
speranza ai Franchi. Nel frattempo, i Franchi erano stati evangelizzati in maniera seria da
Bonifacio. Bonifacio, Wilfried uno dei monaci inglesi. Pippino il Breve perché era piccolino. Si
crea un intreccio di interessi. Pippino il Breve non era il re dei Franchi. Il re si chiama
Childerico III ed è fannullone. Nominavano maggior domi, cioè una persona come ministro
che era Pippino il Breve. Lui dice che fa tutto lui vuole diventare re. Avevano già tentato di
uccidere il re e prendere il regno, ma lo stato è stato molto arrabbiato. Pippino sceglie altra
strada: pensa che papa può nominarlo re. Scrive una lettera a Papa e gli chiede se fosse
giusto continuare a chiamare re chi di fatto non lo era. La risposta del papa: è giusto che sia il
re chi ha il potere. Normalmente, pensiamo alla convenienza. Chiede se è giusto diventare re
per la stirpe o per la potenza. Se Pippino per diventare re chiede al papa l’autorità di
diventare re perché sa che quel parere sarà accettato, vuol dire che il prestigio del papato è
cresciuto notevolmente. Di fronte alla risposta positiva, depone Childerico III e non fu unto
da Bonifacio perché non andavano d’accordo.
Muore Zaccharia e viene eletto Stefano II però muore 2 giorni dopo e non era ancora
consacrato. Viene eletto un altro che prende il nome di Stefano II. Il Papa decide di andare in
Francia dove c’è il re Pipino il Breve. Il Papa Stefano II arriva in una città Pothion. Il Papa in
persona unge re non solo Pipino, ma anche i suoi figli; uno sarà Carlo Magno. Il rito
dell’unzione. Il segno della potestà reale non era il rito dell’unzione, ma l’alleanza politica. I
capelli lunghi erano il segno del re. Lo stesso rituale dell’unzione del re era praticato per
l’unzione dei vescovi: questo comporta delle contaminazioni. Il re si sente proprio per questo
motivo il diritto della gestione nella Chiesa. Dopo ci vorrà il tempo prima che la liturgia
elabori due celebrazioni diverse. Questi re si sentono di avere tutti i diritti di occuparsi della
Chiesa. In cambio Pipino fa un gesto: pormissio carisiaca. Carisiacum è traslitterazione latina
di una città francese Chiersy. Si impegnava a proteggere la Chiesa e anche dare al Papa il
territorio della Corsica, Istria, le città di Liguria, Ravenna… Probabilmente era una strada che
collegava due coste… è vero che Papa aveva questo dominio? Quasi mai.
Astolfo è allenato con i Franchi, ma Pipino scende in Italia, sconfigge Astolfo e obbliga con la
pace di Pavia a dare alla Chiesa di Roma Ravenna e la Pentapoli (Rimini, Ancona…). Astolfo di
nuovo attacca il Papa, ritorna Pipino che sconfigge Astolfo.
Il Liber pontificalis è un po’ come cronaca della casa, registro prodotto per raccogliere la
bibliografie dei papi. Questo libro ci dice che il Pipino quando è tornato la seconda volta
pone sull’altare della confessione di san Pietro le chiavi del territorio promesso a Papa. Si
chiama il patrimonio di san Pietro. Ha dato alcuni territori al Papa e non tutto della promissio
carisiaca.
Lo scontro definitivo dei Longobardi e Franchi e in mezzo c’è il problema della Chiesa perché
i Longobardi con il re Desiderio, vogliono riconquistare l’Italia e Roma. Si sono alleati con i
Franchi con il matrimonio tra i figli di Pipino e di Desiderio.
Papa Adriano I chiede aiuto a Carlo che scende la prima volta in Italia. La cosa più importante
è il tema della promissio carisiaca. Carlo pose sull’altare della confessione la promissio
carisiaca. Papa Adriano prese sul serio la donazione e da quel momento i documenti dei
pontifici cominciano ad essere datati non con la datazione imperiale. Papa cogna le monete
con le figge del Papa. Papa si è reso conto che ha la possibilità di essere lui a gestire, di avere
il potere. Il segno di questa coscienza perché i documenti del Papa non hanno più datazione
imperiale, ma la datazione è dall’anno del pontificato; altro segno importante sulle monete
con il volto del Papa Adriano. Carlo assume titolo del re dei Franchi e dei Longobardi. Ma la
dominazione rispetta promissio carisiaca? No, Carlo occupa dei territori.
Una promessa fu fatta, ma non conosciamo il contenuto di quella promessa. Lo scritto che
troviamo nel Liber pontificalis vediamo che è un’interpolazione. I successivi imperatori
mantengono quelle terre promesse sotto la propria autorità.
Dal 772 ci sarà la conquista dei Sassoni, al di là del Reno. Durissima sarà la conquista. Carlo
Magno ha sterminato i Sassani. Poi conquista i Bavari e gli Avari.
Anemie judicatur. Tipico del processo di tipo germanico era che l’accusato doveva difendersi
dopo aver giurato di dire la verità (purgatio per iuramentum). Il papa si presenta all’ambone
e lesse una dichiarazione che desidera giurare di non aver colpa per i crimini. Nessuno si levò
a contraddirlo, per tanto quella di Leone III rimase unica verità affermata. Con le truppe di
Carlo papa è entrato a Roma. Risolto questi problemi, Carlo entra nella basilica di san Pietro
proprio il giorno del Natale e papa lo incorona imperatore. Anche il popolo lo riconosce e lo
acclama per tre volte.
Un’altra fonte Annales regni Francorum che scrivono uomini di cultura. Sottolineano la
prostrazione del Papa davanti all’imperatore.
La fonte di Eginardo “Vita Caroli”: c’è una frase che crea molto problema: se Carlo avesse
saputo dell’incoronazione non sarebbe entrato in basilica.” Dice che Carlo non voleva questa
incoronazione. Il problema è come era avvenuta l’incoronazione. Nell’incoronazione del suo
figlio è Carlo che mette la corona sulla testa del suo figlio e non il papa. Con il segno del papa
che mette la corona in testa dice che è il papa che gli dà il potere.
Con quale autorità prima con il Pipino papà dice che può essere il re e anche con Carlo lo
incorona? La donatio constantini. È un vero falso o un falso vero?
Papa Silvestro è san Silvestro. Costantino è stato colpito dalla lebbra e guarisce perché vede
Silvestro nel sogno e gli dona i territori.
Come all’epoca si fondava un diritto? Occorreva uno strumento giuridico che doveva essere
inattaccabile. Scrivere nei registri papali un documento. E questo documento è Donatio
constantini. In questo documento ci sono degli errori. Costantino non ha dato tutti questi
onori, ma è stato Teodosio. Dimentica Alessandria tra le sedi, perché essa è ormai sotto il
dominio arabo. Questo documento è un testo preciso, puntuale, ma tale doveva essere la
tradizione giuridica che l’ha generato. Non pare che questo documento era molto usato
dopo Carlo. Ci sono dei momenti critici: Ottone III lo usa. È un falso il documento perché non
è di terzo secolo, ma dice la cosa vera.
Carlo morì nel 814. Fu colpito di un violento attacco di febbre e di polmonite. L’imperatore
non ha conseguito dei veri successi. La crisi anche al livello familiare. La grandezza di Carlo ha
imposto carolina minore. Incomincia un culto a Carlo Magno. Barbarossa lo fa diventare
santo con l’approvazione di antipapa Pasquale III… quindi non è stato canonizzato da un
papa. Roma ha sempre tollerato che ci fosse.