Il Medioevo è un periodo molto lungo: si parla di ben dieci secoli. In tal caso parliamo di Medioevo
occidentale, ovvero quel periodo che interessa il bacino del Mediterraneo, l’Europa e con particolare
riguardo all’Italia. È un’età di profondi cambiamenti in ambito sociale, demografico, politico, ideologico e
via dicendo.
Il medioevo inizia, convenzionalmente, nel 476 d.C., anno della caduta dell’impero romano d’Occidente.
Sulla data di fine medioevo gli storici sono in disaccordo in quanto vi si pone il 1492, data della scoperta
dell’America, ma si pone anche il 1453, data della caduta dell’impero romano d’Oriente. La caduta di
Bisanzio ha impatto anche in Italia, tanto che si siglano nei due anni successivi prima la pace di Lodi (1454)
in cui tutte le potenze italiane, in guerra tra loro per motivi espansionistici, siglano una pace per difendersi
dai turchi; poi nel 1455 una lega italica: un’alleanza che doveva vederli protagonisti e mutualmente
partecipi nella difesa gli uni degli altri. Sono sicuramente due date molto importanti che possono decretare
concluso il Medioevo, ma il 1492 ci pone già nell’età moderna e dunque teniamo il 1453 come data di fine
Medioevo.
Inoltre, il 1492 ci presenta due eventi molto importanti: la morte di Lorenzo De Medici, il quale fino a quel
momento rappresentava l’ago dell’equilibrio della politica in Italia; altro evento è la caduta dei domini
islamici in Spagna ad opera della cristianità (matrimonio tra Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia), la
Reconquista.
In mezzo vi sono i cosiddetti ‘secoli centrali’, ovvero dal XI al XIII: PIENO MEDIOEVO.
Il Medioevo è una questione di fonti: resti archeologici; manufatti artistici; fonti scritte. Questi ci
permettono di capire e di analizzare ciò che è stato il Medioevo con le sue vicende e i suoi personaggi. In
particolare, ci focalizziamo sulle fonti scritte, a partire dalle epigrafi per poi passare ai papiri, alle
pergamene, arrivando alle carte. Le fonti scritte si sviluppano intorno ai secoli centrali. Le prime carte
erano molto spesse e complicate in quanto assorbenti con l’inchiostro che tendeva ad espandersi. La
produzione notevole di queste gioca in ruolo importante e di cambiamento culturale e ideologico: cambia
la classe degli scriventi. Fino al XI secolo la scrittura era riservata solo alla cultura ecclesiastica, dunque ai
chierici, vescovi, uomini di chiesa; dal XI secolo in poi la scrittura si amplia anche alla cultura laica e dunque
ai maestri, mercanti, artigiani, e giocano un ruolo importante anche le donne.
Di fronte a questi motivi di debolezza gli imperatori instaurano due tipi diversi di politiche per tentare di
arginare la crisi. Da un lato Diocleziano (284-305) mette in atto una riforma di centralismo, cercando di
portare tutto al centro del tessuto connettivo dell'Impero Romano, organizzandolo in una tetrarchia dove
la gestione del territorio è assegnata a due Augusti e due Cesari, rispettivamente nelle province più centrali
e più lontane. I due Augusti restano in carica per 20 anni, dopo i quali cedono il potere ai loro vice, quindi i
due Cesari. Le capitali della tetrarchia sono Nicomedia, Sirmio, Treviri e Milano. Roma è marginalizzata
poiché troppo lontana dai confini. Tutte capitali molto vicine al confine per poterli controllare meglio. Con
l'arrivo di Costantino (306-337) si ritorna però ad un rigido assolutismo, cancellando tutte le riforme di
Diocleziano in quanto sostenitore di un regime che avesse un solo imperatore al vertice. Ha un forte
rapporto con la cristianità, si pensi all'Editto di tolleranza verso i Cristiani del 313. L'avvento del
cristianesimo darà l'idea di un cambiamento molto forte: era una religione diffuso, forte, e monoteista che
rifiutava di riconoscere lo status divino degli imperatori, che ovviano a questa problematica cercando di
avvicinarsi ad essa e rendendola partecipe.
406 = sfondamento del fronte del Reno e diverse popolazioni dilagano in Gallia;
però, passano secoli: viene importata nel I secolo, ma il riconoscimento ufficiale arriva nel 391 con l'editto
di Teodosio dopo quasi tre secoli. Costantino si professa capo politico di Roma e della religione romana,
intervenendo in tutta una serie di questioni ecclesiastiche, maturando così però degli scontri dottrinali:
stabilito che il cristianesimo è una religione si formano delle correnti di pensiero che cercano di portare
delle verità altre e diverse. Il più grosso di questi scontri dottrinali vede come protagonista un prete di
Alessandria d'Egitto, Ario, che cominciò a contestare la trinità sostenendo che Cristo non avesse lo stesso
grado di divinità del padre. Da questa constatazione si sviluppa una nuova corrente religiosa: l'arianesimo,
una religione assolutamente indistinguibile dal cristianesimo ad eccezione della nota riguardante la trinità.
Ciò provocò delle dispute teologiche profondissime, e si cominciò a considerare l'arianesimo un'eresia. Si
arriva al concilio di Nicea del 325 (concilio = assemblea di vescovi, le massime cariche religiose dell'epoca;
era inoltre il primo concilio ecumenico, quindi generale) con il quale si stabilisce che l'arianesimo è eresia e
non si deve contestare la trinità. Questo fenomeno è importante per definire l'ortodossia: l'essere
conformi a una religione, stabilita dal consiglio di Nicea, che decide che l'ortodossia è la trinità. Tutto ciò
che deviava dall'ortodossia veniva considerata eresia e quindi condannato. Pur di difendere l'ortodossia la
chiesa si snatura: da pacifica e salvifica ammette anche la violenza, arrivando addirittura alle crociate.
Nonostante fosse stato definito eresia, l'arianesimo sopravvisse e si diffuse, tant'è che molti barbari,
quando si convertivano, si convertivano a un cattolicesimo ariano.
Per quanto riguarda la chiesa: dopo la caduta di Roma, eredita l’impero. Cioè la chiesa è ora l’impero, è la
massima autorità alla quale si organizza intorno la popolazione. La massima autorità pubblica e politica è il
Vescovo, il quale assumerà il titolo di papa in quanto rimaneva ancora l’idea di Roma caput mundi. Un papa
molto importante, per il suo carisma, fu Leone Magno: la leggenda narra che fosse stato in grado di
fermare Attila sul Mincio, episodio che ritrae, nel Rinascimento, il grande Raffaello.
I. DIOCESI
II. CHIESA EPISCOPALE
III. PIEVI
IV. CHIESE/PARROCCHIE
V. ARCIDIOCESI
Mentre la chiesa si stava organizzando istituendo le diocesi, vi è una componente che segue il
monachesimo, religione che si concentra sulla preghiera e devozione. Quando questo culto nasce, vi sono
due modelli: cenobitico ed eremita.
Queste piccole comunità doveva seguire una regola: la famosa REGOLA di San Benedetto da Norcia. Questa
regolamentava la vita all’interno del monastero. Ogni monaco doveva essere in grado di scrivere e leggere
in quanto vi è il concetto di ora et labora, e dunque non è previsto l’ozio. La regola di San Benedetto su
basa sulla Regula Magistris.
Inoltre, i monasteri diventano poli culturali e si organizzano attorno alla figura dell’abate; dovevano avere
una biblioteca e uno scriptorium.
I REGNI ROMANO-BARBARICI
Sono formazioni politiche che nascono all’interno dei confini di quello che era stato il regno romano
d’occidente a partire dal V secolo. Erano popolazioni nomadi o seminomadi che avevano intrattenuto
rapporti con Roma di tipo commerciale e militare fino ad insediarsi all’interno del territorio romano.
Queste popolazioni iniziano ad insediarsi in un clima di convivenza pacifica, avviando così un processo di
assimilazione con i romani. Sono guidati da un re che era re delle genti e poi del territorio. Sono
popolazioni che assorbono lentamente l’impero; a loro non interessa conquistare ma assimilare e studiare i
romani; assorbono gli usi, i costumi, si fanno matrimoni misti tra romanitas e barbaritas, anche dal punto
di vista delle leggi assimilano.
I principali regni sono:
OSTROGOTI
LONGOBARDI
FRANCHI
VISIGOTI
VANDALI
Le caratteristiche comuni di questi regni sono che non hanno alcun interesse di distruggere l’impero ma
vogliono sfruttare e conservare le strutture amministrative che col tempo cadono; sono minoranze armate,
e dunque la difesa spetta solo a loro; abbandonano progressivamente la loro religione convertendosi
all’arianesimo; hanno leggi solamente orali; non era scontato che tutti avessero un sovrano.
I LONGOBARDI
Quando arrivano in Italia non trovano più una realtà ricca e prolifica di prima ma si trovano di fronte ad un
territorio logorato dalle guerre e dalla crisi economica e dalle epidemie. Loro sono un popolo in marcia che
entra in Italia nel 568, guidato da Alboino. Sono da tempo federati dell’impero. Marciano molto
lentamente. Hanno una struttura tribale con le FARE, ovvero le famiglie allargate => ARIMANNI, ALDII,
GASTALDI. Il primo ducato longobardo è Cividale. Inoltre, loro hanno una struttura di tipo piramidale in
quanto prima vi sono i duchi, poi i gastaldi (funzione amministrativa).
Durante l’età del ferro sono assestati sulle foci dell’Elba; tra il 568-569 arrivano in Italia; nel 569 fino al 74
abbiamo il regno longobardo: a Nord (Cividale, Verona, Pavia, Mantova); nel Centro (Lucca e Spoleto); al
Sud (Benevento e Salerno). Loro, dunque, stanno in Italia molto di più dei Goti.
Vengono sconfitti nel 774 da Carlo Magno, il quale diventa re longobardo. Tuttavia, i longobardi, non
spariscono, in quanto li troviamo al sud fino al X secolo con l’arrivo dei Normanni.
Sono essenzialmente due pergamene antiche, entrambe di Cividale, che ci dicono che i longobardi, ancora
tra il 1101 e il 1102, ci sono ancora.
Noi conosciamo i longobardi attraverso fonti come i resti archeologici, i manufatti artistici e fonti scritte di
documenti come l’Hisoria Langobardorum, l’Origo gentis langobardorum e l’Editto di Rotari: la prima fu
scritta da Paolo Diacono, longobardo, che scrive però solo i secoli della fine del loro dominio in quanto nato
nel 720. La scrive ospite di Carlo Magno. La scrive prendendo spunti da altre fonti o da racconti a lui
tramandati. L’Origo Gentis langobardorum è la storia tramandata da Gundeperga, moglie di Rotari, scritta
tra il 662 e il 671 dove vi sono elementi storico-leggendari ed elementi religiosi. L’Editto di Rotari, scritto
appunto da Rotari, re longobardo, è un insieme di norme, in latino, e ci permette di conoscere il sistema
penale, la struttura tribale, la struttura amministrativa, e, molto importante, il ruolo della donna
longobarda: ha un valore, il mundio, che sta nelle mani del padre poi del marito; vi è poi la morgengabe,
ovvero un dono fatto a lei se trovata vergine dopo il matrimonio.
AUTARI: inizialmente vieta il battesimo con rito cattolico per i longobardi, poi con la moglie
Teodolinda si converte.
TEODOLINDA: sposa poi Agilulfo portando avanti l’opera di cristianizzazione.
LIUTPRANDO: porta al termine la cristianizzazione e il superamento della divisione tra longobardi
e romani. Nel 728 farà una donazione a Sutri.
o Ripresa e crescita economica che prima si era rallentata con l’arrivo delle popolazioni germaniche.
Tale ripresa dovuta al PATTO DI LIUTPRANDO nel 715, stipulato con i navigatori bizantini di
Comacchio, con il quale si chiedeva di portare, risalendo il Po, le spezie e il sale.
LIUTPRANDO (712-744)
Sotto il dominio di Liutprando abbiamo una serie di interventi:
È vero che l’VIII secolo rappresenta l’apogeo dell’espressione longobarda ma è anche vero che rappresenta
la fine dei domini longobardi. Inoltre, la chiesa teme lo stritolamento geografico a nord e a sud dai
longobardi e decide di rivolgersi ai FRANCHI: nel 754 papa Stefano II si appella a Pipino il Breve, il quale
riconquista i territori dell’esarcato e li restituisce al papa; verrà poi incoronato re con l’unzione. Nel 774,
papa Adriano I chiede aiuto a Carlo Magno, il quale contrasta Desiderio, ultimo re longobardo, e viene
incoronato re dei longobardi.
LA GEOGRAFIA DELL'ISLAM
È destinata ad estendersi in modo molto forte: con Maometto si ha la conquista di parte della penisola
arabica con Medina, La Mecca e Oman; dopo il 630 con i 4 califfi si ha l'ammissione di Siria, Egitto,
Palestina, Iraq e Persia ed infine sotto i califfi omayyadi si ha la conquista di Tunisia, Marocco, ovest della
Spagna, Armenia, Turchestan ed est di Pamir.
DOPO MAOMETTO
Con la morte di Maometto c'era bisogno di qualcuno che potesse prendere il suo posto. Egli aveva: rivelato
una nuova religione;
dato forma a una comunità;
impiantato un'organizzazione politica.
Tutto questo sistema, con la sua morte (632), va in crisi. Il successore che si trova è il califfo (= successore
dell'inviato da Dio), che non è però il profeta stesso, è il capo della comunità ma non il messaggero di Dio. I
primi 4 califfi durano fino al 660 e sono tutti imparentati con Maometto, oltre che eletti per acclamazione.
Solo, in seguito, la carica diventa ereditaria. In questa età si hanno spinte espansionistiche guidate da un
forte entusiasmo religioso (NON fanatismo) e dal sovrappopolamento della penisola; oltre che lotte
intestine tra sciiti e kharigiti, nel primo califfato (di Alì). Gli sciiti erano seguaci di Alì e ritenevano che il
califfo dovesse appartenere alla famiglia di Maometto, ma Alì viene considerato troppo giovane e troppo
vicino alle classi più povere e di neoconvertiti. I kharigiti invece ritenevano che il califfo potesse essere
chiunque se lo meritasse, e rappresentavano la classe ricca e aristocratica. Sono questi ultimi ad avere la
meglio e, a partire dal 661, si conclude la dinastia dei quattro califfi e inizia quella degli Omayyade.
LA DINASTIA OMAYYADE
Lo scontro è aperto e in continuo peggioramento: da un lato restano gli sciiti che continuano a proclamare
Alì, genero e cugino di Maometto, e non riconoscono la Sunna; dall'altro vi sono i sunniti che riconoscono
l'autorità della Sunna (detti e fatti del Profeta, la seconda fonte di norme religiose più importante dopo il
corano), hanno la meglio nello scontro e fondano la dinastia Omayyade, portando la capitale a Damasco e
quindi la Siria al centro del califfato. Conquistano numerosi territori, quali Maghreb, la Spagna, l'Armenia, il
Turkestan e Pamir. Sotto gli Omayyade l'impero raggiunge la sua massima espansione, e si ricordano le
battaglia del 732 con Poitiers; la conquista di Cipro, Creta e Rodi; e la battaglia del 740 in Anatolia: due
battute di arresto all'espansione, in qui l'Islam è debole e deve organizzare sé stesso.
Il grande cambiamento
Il passaggio dalla separatezza araba all'integrazione mussulmana: all'inizio gli arabi venivano visti come una
élite militare che non poteva possedere terre, la cui gestione era in mano alla popolazione locale. Era un
nucleo di persone in cui vengono comprese anche esponenti ebrei e cristiani a cui si chiedeva di pagare un
tributo e di vivere in una condizione di protetti (= dhimmi). A partire dal califfo di Omar II si avvia un
processo di integrazione fondato sull'uguaglianza di tutti i mussulmani, che passa anche attraverso l'uso di
una moneta comune: nel 695 viene coniata la prima moneta aurea, in dinhar, e nel 697 viene coniata la
prima moneta d'argento, il dirham. Entrambe circolano nel mondo arabo ma anche nell'Europa: al di là di
tutte le fratture, i contatti c'erano.
LA DINASTIA ABBASSIDE
A partire dal 750 un discendente di Maometto riesce a rovesciare la dinastia Omayyade e creare la nuova
dinastia Abbaside. Le caratteristiche di questa dinastia sono:
lo spostamento della capitale, dà la Mecca/Medina a Damasco a Baghdad, ora il baricentro è spostato
verso l'Asia;
un apparato burocratico forte, con la gestione dell'esercito, del fisco, della cancelleria, della
giustizia, ecc.… sotto il controllo del Visir;
un territorio molto ampio diviso in province, sul modello romano, ciascuna retta da un governatore locale
che prende il nome di emiro;
la diffusione della lingua araba;
l'interpretazione sunnita della fede: il taglio religioso è fortemente incentrato su Maometto; un forte
sviluppo economico che passa attraverso innovazioni, migliorie, sviluppo delle città, circolazione del denaro
e attenzione per l'artigianato, l'VIII secolo è il momento in cui si assiste a una generale rinascita;
In Oriente governa fino al 1258, quando il potere viene preso dai Mongoli. Anche loro sono presi da spinte
espansionistiche e solo nel IX-X secolo si iniziano a vedere crisi interne con l'affermarsi di dinastie locali.
Importante è la fase di conquista dell'Italia meridionale: la Sicilia viene interamente conquistata dagli arabi
tra l'827 e il 902, in una fase (IX-X secolo) di protagonismo delle bande di saraceni che compiono incursioni
e razzie. Per l'Italia non è un evento necessariamente negativo: rappresenta un dominio stabile, Palermo
diventa una nuova capitale e porta a una civiltà particolarmente fiorente con più stabilità politica e vivacità
commerciale: è qui che l'Italia inizierà ad essere il granaio d'Europa.
I FRANCHI
Si inizia ad entrare nell’Europa Carolingia con le dinastie dei Merovingi, dei Pipinidi e dei Carolingi. Si parla
qui di un processo di dinastizzaione. A differenza degli altri gruppi barbari non esisteva il diritto di
primogenitura. alla morte di Clodoveo Il Regno si divide in quattro parti: Neustria, Austrasia, Aquitania e
Borgogna.
Con la dinastizzazione ci si contendeva spesso il potere e questo provocava forte debolezza e instabilità: si
creano faide con le mogli che vogliono il figlio a governare; abbiamo veri e propri infanti che si trovano a
governare e quindi esposti a queste lotte per il potere. Dunque, vi sono i maestri di palazzo che li
controllano e governano per loro: questo lo vediamo nei Merovingi. I Merovingi hanno come figura
leggendaria Meroevo, forse mai esistito, e poi Clodoveo, re dal 481 al 511. I re che seguirono Clodoveo
furono deboli di potere e questo porterà all’insediarsi dei Pipinidi. Nel 687 inizia la dinastia dei Pipinidi:
inizialmente Pipino di Landen, nel 620, fa sposare suo figlio con la figlia del vescovo di Metz, portando ad
un enorme potere, ottenuto soprattutto da terre; il nipote, Pipino di Heristal, assume il titolo di
maggiordomo di Austrasia e Neustria nel 687. Dal 714, Carlo Martello, con il suo governo, porterà ad una
massima espansione la dinastia, con suo figlio che depone l’ultimo re merovingio, Chilperico III. Infine,
Pipino Il Breve fa consacrare i suoi figli, Carlomanno e Carlo Magno: parte la dinastia carolingia.
PAROLE CHIAVE
- NO PRIMOGENITURA: porta a una frammentazione, come la divisione del regno in quattro, è una
debolezza intrinseca;
- ARISTOCRAZIA: nelle sue mani si concentra tutto il potere. Grazie ai matrimoni misti è mista a sua
volta, con molto potere che deriva in prima istanza grazie al legame con la terra e al loro possesso
di enormi spazi di terra e quindi le persone che ci vivono sopra. Queste terre sono frutto di acquisti,
eredità e lasciti, conquiste, passaggi per via matrimoniale, doni. Queste aristocrazie si spostano
come si sposta il re, e i figli diventano uomini d'arme, di carriera ecclesiastica, o carriere pubbliche,
ambendo a carriere di prestigio. Queste carriere di prestigio erano, ad esempio quella del conte,
che risiedeva in città e si occupavano di compiti amministrativi, fiscali e militari di difesa. Vi sono poi
i duchi, a capo di circoscrizioni amministrative molto più ampie e con a loro volta poteri di ordine
civile e di ordine militare. È da questi ceti che vengono scelti i funzionari dei re. L'esito più
immediato è che il re può contare su un gruppo forte e importante, con buone capacità e risorse,
ma questo devolvere di poteri fa sì che la monarchia sia sempre più debole e l'aristocrazia sempre
più forte.
- CLIENTELE: questa aristocrazia è spesso protagonista di legami di amicizia e collaborazione
orizzontali ma, soprattutto, verticali in cui ogni uomo ha una schiera di sottoposti fedeli e armati. Le
clientele sono una rete persuasiva e capillare, e messe assieme hanno il potere di governare politica
ed esercito.
- ESERCITO: durante il VII secolo il servizio militare degli uomini liberi viene abbandonato, e gli
eserciti vengono reclutati dai singoli. Non c'è più un grande esercito campale ma tante piccole
schiere alle dipendenze delle potenze locali, dell'aristocrazia. Vengono pagati in parte coi proventi
della terra in possesso dall'aristocrazia, in parte con le nomine, ma soprattutto con lo sfruttamento
di terre e bottini.
- TERRE E BOTTINI: ogni conquista che questi piccoli/medi eserciti mettevano a segno fruttava dei
bottini, che potevano essere in denaro o in terre da spartire. Tutti i bottini venivano redistribuiti
equamente creando duplici vantaggi: il potere dei signori cresce, ma anche i loro uomini hanno una
fetta di terreno in più, potendo permettersi risorse in più. Il re, nella spartizione del bottino, non
pretende una parte migliore ma accetta la distribuzione equa con i suoi sudditi.
Sono tutte strettamente concatenate.
CONTEE O COMITATI: rette da un conte e fanno perno sulla città. Servono come riferimento per
amministrare la giustizia ed il reclutamento dell’esercito.
MARCHE: territori di recente conquista e dunque vulnerabili. Sono aree di confine e sono rette da
un marchese.
1. FISCALITÀ, ovvero riscuotere merci con i pedaggi sui pontili, mude, ponti;
2. GIUSTIZIA, ovvero risolvere i conflitti con i giudici;
3. GUERRA, ovvero arruolare uomini nell’esercito;
4. ORDINE, ovvero reprimere i vari disordini assicurando la pace;
5. ECONOMIA
i problemi arrivano quando morirà Carlo Magno, e ognuno manderà avanti tutto ciò abusivamente
comportando lo sgretolamento del potere centrale.
Nell’età carolingia si crea una struttura gerarchica:
RE/IMPERATORE
CONTI E MARCHESI
MISSI DOMINICI
LA RINASCITA CAROLINGIA
Inizia con Carlo magno e dura in seguito alla sua morte. Ruota attorno alla cultura e al fisco/economia: la
prima ricade sulla scuola, cancelleria; la seconda ricade sui dazi e gabelle, sui polittici e sulla riforma
monetaria.
Carlo ha una forte attenzione, fin da bambino, sull’istruzione: tra l’VIII e il XI secolo il tasso di analfabeti era
alto; le cause sono: scomparsa scuole, cultura orale e solo il 30% dei laici sa scrivere il proprio nome.
Dunque, il sovrano decide di riformare la scuola, imposta dai capitolari. Nascono così tre tipi di scuole: la
scuola episcopale, la scuola monastica e la scuola parrocchiale. All’interno di esse si studiano le 7 arti
liberali. Nell’825, Lotario cerca di attuare una distrettuazione scolastica per il Norditalia; sono tre i centri di
diffusione della cultura: VERONA, VICENZA, CIVIDALE.
Viene poi istituita la SCHOLA PALATINA, ad Aquisgrana, ovvero un luogo fisico ma era un gruppo di studiosi
che facevano capo a Carlo Magno.
Vi sono anche i monasteri come poli di culto. Altro luogo istituito è la CANCELLERIA: gestita da uomini di
chiesa, chierici e notai di palazzo; vengono prodotti documenti correnti, atti pubblici, diplomi, convocazioni.
Per la parte dell’economia vi sono i POLITTICI, che sono degli inventari dove gli ecclesiastici si annotavano i
terreni che possedevano. Nascono intorno al IX secolo.
IL SISTEMA CURTENSE
Se in età romana o eri libero o eri schiavo, nel Medioevo abbiamo nuove figure di servi:
Servi prebendari: avevano vitto e alloggio. Lavorano per il padrone. Non sono liberi;
Servi manenti: liberi e avevano case proprie. Hanno il manso in affitto dal padrone. Pagano con le
corvée;
Liberi: sono piccoli proprietari che lavorano la loro terra e che rischiano di essere inglobati a
lavorare per il padrone.
Nel medioevo bisogna distinguere tra POSSESSO e PROPRIETÀ: il possesso è in uso al vassallo e viene
ceduto a sua volta, mentre la proprietà è del padrone.
IL SISTEMA CURTENSE: è un sistema di organizzazione del lavoro agricolo nelle grandi aziende. Siamo tra
VIII e IX secolo. Lo si trova in Inghilterra, Gallia, Renania e in Italia settentrionale. Le curtes sono le aziende
e si suddividono in pars dominica (Signore) e pars massaricia (servi). È disposta a macchia di leopardo.
Il Dominus è l’abitazione del padrone con i terreni migliori ed è centrale all’interno della proprietà. È
coltivata dai prebendari. La parte Massaricia rappresenta i piccoli poderi ed è la parte che il signore dà ai
servi manenti. Sono terreni molto duri e aridi.
LA RIFORMA MONETARIA
È una prerogativa regia di Carlo Magno, il quale interviene centralizzando tutte le strutture che producono
monete. Il denaro è la sola moneta reale. Si coniano solo monete d’argento e ogni moneta ha il nome e
l’effige del sovrano. È una moneta piccola ma con un valore enorme.
LA CRISI DEL POTERE PUBBLICO
L’impero carolingio faceva perno sulla figura di Carlo Magno e dunque funzionava. Dopo la sua morte ci si
pone il problema della divisione dell’impero. Il diritto franco prevedeva la spartizione patrimoniale tra gli
eredi, compreso il regno. Carlo Magno non pone rimedio alla primogenitura e questo fu motivo di
instabilità e indebolimento.
Nell’806 Carlo stabilisce la divisio imperii tra i suoi tre figli, stabilendo una divisione equa. Il problema si
risolve da solo quando due dei tre figli muoiono e il territorio va così in eredità a Ludovico il Pio,
imperatore dell’814 all’840.
Con Ludovico il Pio abbiamo un’idea di stato più moderna: per prima cosa compone l’ordinatio imperii,
nell’817, dove stabilisce che l’impero è indivisibile e sacro in quanto voluto da Dio con la consacrazione
papale; ricambia l’aristocrazia in quanto quella prima si oppone a ciò, cambiano così le figure che sono più
vicine ai suoi ideali; nell’824 scrive la Constitutio, dove si dichiara la centralità del suo potere rispetto a
quello della chiesa. Dunque, il papa si sottomette al sovrano, giurando fedeltà a lui prima di essere eletto.
LA DISGREGAZIONE DELL’IMPERO
Nascono dunque delle crepe con la chiesa. I figli di Ludovico Il Pio prendono come una sorta di
penalizzazione la Constitutio: nell’817 Ludovico il Pio decide di dare a Pipino l’Aquitania, a Ludovico il
Bavaro la Baviera e al nipote Bernardo l’Italia. Lotario, fratello maggiore, avrebbe ottenuto l’Austrasia e il
titolo imperiale. I primi tre potevano muoversi solo con il consenso di Lotario.
Anni dopo Ludovico il Pio ha un altro figlio, Carlo Il Calvo, al quale assegna l’Alsazia. Lotario non prende
bene questa scelta e si ribellò assieme agli altri fratelli e ciò portò ad una guerra contro il padre. Ludovico il
Pio decide di diseredare Lotario arrivando ad una guerra che si concluse con il Giuramento di Strasburgo
nell’842 e il Trattato di Verdun l’anno dopo. Seguirono poi la spartizione dell’impero e quindi:
INIZIA IL PARTICOLARISMO
Abbiamo lo spezzettamento di tanti piccoli nuclei di poteri diversi. È un momento di forte destabilizzazione.
In Europa si formano forti principati territoriali con il nome di ‘regni’ e hanno poteri e vicende proprie. In
Italia abbiamo uno smembramento ulteriore che porterà alla nascita di tanti principati regionali in mano
alle aristocrazie che sono forti ma ridotte geograficamente; sono in mano alle vecchie aristocrazie. Con la
figura del vescovo ritornano le città. Il Vescovo è la massima autorità cittadina con compiti di erigere
fortificazioni, manutenzione, diritto al mercato e riscuotere tasse. L’imperatore dunque concede potere al
Vescovo: potere legislativo, esecutivo, giudiziario. Lo vediamo ad esempio nel DIPLOMA DI OTTONE I
(LUCCA, 962). Dunque, il vescovo è equiparato all’imperatore.
Con questo parliamo di allodialità del potere che viene trattato come proprietà privata dato che viene
ceduto, venduto, alienato.
INCASTELLAMENTO
Come detto in precedenza è un fenomeno dato dall’importante crescita delle aristocrazie locali e dalla
paura della seconda ondata di invasioni barbariche. Abbiamo un forte crescere delle difese con diversi
strumenti: naturali; cinte murarie fortificazioni di nuclei già esistenti; nuove fondazioni. Gli scopi non sono
solo di ordine difensivo ma anche come strumento di predominio politico e militare: strumento di
promozione di popolamento di terre incolte e come strumento di rafforzamento di poteri locali.
Il castello doveva stare in posizione sommitale e cinto di mura.
11 giugno 983 = Ottone I passa in Friuli e pone a difesa del castello di Udine altri 4 castelli del Friuli.
IL X SECOLO
Con il particolarismo abbiamo il sorgere delle grandi realtà in Europa e in Italia: in Germania e Francia vi è
una certa solidità in quanto vi sono dinastie molto forti; nel Regno Italico il discorso è ben diverso in
quanto i re innanzitutto erano degli stranieri che si spostavano, in Germania, e dunque ne deriva una forte
debolezza. Inoltre, nel Regno d’Italia, non si avevano grandi risorse terriere e neanche grandi eserciti;
passano il tempo a farsi la guerra tra loro perdendo tempo a frenare gli Ungari.
In Francia, dopo Carlo il Grosso, viene eletto Oddone, e per due secoli i Capetingi assicurano stabilità alla
corona.
In Italia non vi era una propria dinastia. I sovrani detenevano la corona del regno italico più la corona del
regno di Germania. Ne deriva, assieme a tutte le problematiche già elencate in precedenza,
un’inconsistenza del potere regio con un’enorme crescita dell’aristocrazia locale e l’affermazione delle
città. Vi sarà poi un periodo di tregua con la dinastia degli Ottoni: a partire da Enrico I, i vari Ottoni, e si
chiude poi con Enrico II. Proveranno a sistemare la situazione.
ENRICO I non fu mai imperatore. Sconfigge gli Ungari nel 933. Muore nel 936.
OTTONE I sconfigge gli Ungari nel 955 e diviene re nel 962. Unisce la corona tedesca con quella
imperiale e cerca un forte legame con la chiesa.
OTTONE II figlio di Ottone I e diviene sovrano a 11 anni nel 967. Si sposa con Teofano e muore nel 983.
OTTONE III riceve il titolo imperiale da mamma Teofano e nonna Adelaide.
ENRICO II con lui si chiude la dinastia degli Ottoni.
PRIVILEGIUM OTHONIS
Nell’824 abbiamo la Constitutio di Ludovico il Pio; nel 962, in questo documento, Ottone I conferma quanto
detto nella Constitutio di Ludovico il Pio; nel 1020 vi è un altro diploma di Enrico II di conferma. Nel 1059
una bolla papale abolisce il privilegio stabilendo che l’elezione del papa doveva avvenire in segreto nel
Conclave.
Ciò portò alla lotta per le investiture.
IL COMMERCIO ALTOMEDIEVALE
Durante l’Alto medioevo le città scompaiono, si ritraggono, si spostano. Ne derivano cambiamenti che
interessano lo spazio urbano, il loro ruolo e la rete viaria. Abbiamo immediati riflessi sul commercio.
Nell'alto medioevo c'è molta più gente in movimento di quanto si potesse sospettare; McCormick ha
individuato oltre 400 movimenti entro il Mediterraneo (l'80% dei quali oltre i 500km) in un periodo in cui
secondo Pirenne il mare Nostrum era deserto.
Bisogna anche fare i conti con poche fonti e lacunose, spesso di natura pubblica o religiosa, da cui ne deriva
un'immagine in parte distorta, ad esempio:
sembra che viaggino prevalentemente uomini di governo, religiosi o pellegrini, o uomini di origini
aristocratiche;
spesso la fonte ci parla di un solo viaggio per ciascuno dei protagonisti, ma è probabile che molti di essi si
muovessero spesso, basti pensare al tribuno Bono;
alcuni viaggiatori compaiono come singoli, ma ci sono anche gruppi spesso numerosi, specialmente per i
pellegrini e gli schiavi. Per i pellegrini d'Oriente la meta è Roma, per quelli occidentali è Gerusalemme,
anche Compostela dopo l'alto medioevo.
Ambasciatori e pellegrini spesso viaggiano su navi che la maggior parte delle volte sono navi mercantili,
non trasporti statali. Non si sa sempre bene cosa queste navi trasportavano poiché non era evidentemente
essenziale ricordarlo.
I racconti dei pellegrini illuminano sulle infrastrutture di raccordo e sugli scali: la navigazione di cabotaggio
prevaleva su quella in mare aperto; mentre si è meno informati sui tempi perché i pellegrini si muovono in
libertà.
Il mercante (negotiator) resta ambiguo, spesso si confonde ed ha ruoli ambivalenti. È un pellegrino, un
funzionario, un inviato ma anche un esule, e se può approfitta per fare buoni affari per proprio conto e/o
per conto del governo che rappresenta.
CAMPAGNA
Abbiamo tre motivi, combinati che potevano concorrere a riedificare il paesaggio:
1. Nuovi dissodamenti = colture intensive
2. Migliore organizzazione del lavoro
3. Nuovi insediamenti con suffisso -franco, -novo, e via dicendo.
ROTAZIONE NELLE COLTIVAZIONI => prima biennale (1 anno lavoro il terreno e 1 anno lo lascio
riposare) e poi si arriva alla rotazione triennale (1 parte con semini invernali, 1 parte con semini
primaverili, 1 parte lasciata a maggese). Questo diede i suoi frutti comportando il cambiamento
della forma dei campi con l’aratro pesante.
MULINI AD ACQUA => per macinare le granaglie, per la spremitura delle olive, per la follatura
tessile, per attivare segherie e per azionare mantici. I mulini erano controllati da signori o da enti
monastici.
Tuttavia, l’alimentazione non cambia in meglio, come dice Massimo Montanari. La dieta prima del Mille era
varia e l’uomo era allevatore, agricoltore, pescatore, raccoglitore. Il fatto che la popolazione sia in continua
crescita porta al peggioramento della qualità e della vita in città. Inoltre, il gran consumo di pane porta alla
quasi totale scomparsa delle proteine della carne.
CITTÀ
In questo periodo cominciano a rinascere con nuovi centri o alcuni che vengono ripopolati. Per definire una
città nel Medioevo bisogna guardare all’origine, alla forma, alla grandezza, al numero degli abitanti, alle
funzioni, alle istituzioni e alle piazze. Tuttavia, non vi è uno schema unico, le città non sono tutte uguali nei
vari paesi. Oltre a ciò, si definisce città quella che possiede una cattedra vescovile.
Abbiamo città che muoiono come Brescello oppure che rinascono come Aquileia. Vi sono anche città che si
impongono come Firenze.
Ci sono città plurititolate come Venezia o Alessandria, e città di nuova fondazione Vittoria, che verrà poi
distrutta, e Alfonsina.
Un esempio di come nasce una città può essere la MILANO DI RAIMONDO.
Per l’uomo medievale valeva l’aspetto dell’agglomerazione in sé per individuare la città. Dal XI secolo si
assiste ad un afflusso costante di persone che dalla campagna arriva in città: lo vediamo dallo sviluppo
verticale con le cinte murarie e la nascita di termini come burgum e suburbium nei documenti. Oppure lo
possiamo vedere dall’aumento dei prezzi dei lotti residenziali.
Nel medioevo la città svolgeva le seguenti funzioni: centralità rispetto al territorio; difesa con le cinta
murarie e l’esercito; funzioni di tipo religioso-culturale con cattedrali, pievi e chiese; funzioni di tipo
economico con la presenza di mercati e fiere; funzioni di tipo politico-amministrativo con i palazzi del
potere (prima il vescovato, poi palazzi di giustizia, del comune). Per definire una città nel Medioevo bisogna
sicuramente guardare a quanto citato in precedenza.
A partire dal XII secolo spesso osserviamo un grande spostamento di gente che dalla campagna arriva in
città: figli di famiglie numerose, contadini o artigiani in cerca di opportunità, aristocratici e proprietari
terrieri che sono attratti dalle prospettive della città (culturali, politiche, professionali). Dunque, bisogna
distinguere MOBILITÀ GEOGRAFICA da MOBILITÀ SOCIALE: la prima si tratta dello spostamento da un luogo
ad un altro; la seconda si intende lo spostamento all’interno del nucleo famigliare.
Come detto prima vi è un enorme afflusso di gente che arriva in città. Questo è un fenomeno che in un
primo momento va bene alla città ma che poi si trasforma in una situazione complicata e dunque bisogna
porre dei limiti: vengono controllati i flussi e la qualità delle immissioni; vi è una progressiva chiusura. Con
questo emerge una nuova classe sociale, la borghesia: arrivati da fuori e trovano terreno e casa nei borghi;
noi sappiamo i loro nomi in quanto associati al luogo di provenienza. Piano piano si assorbono e prendono
il nome di forestieri.
COMMERCIO
La forte ripresa urbana è da collegarsi alla ripresa dei commerci, non solo quelli a lunga distanza. Il forte
sviluppo delle campagne trova il suo sbocco nelle città con un via vai continuo.
Inoltre, nel medioevo si poteva partecipare alla vita pubblica solo se si era inquadrati in gruppi politici con
ruoli e nomi diversi. È per questo che noi conosciamo il nome di alcuni personaggi del medioevo.
Nasce un forte associazionismo che trova sbocco in: PARTI; CORPORAZIONI; CONFRATERNITE LAICHE E/O
ECCLESIASTICHE. Le parti sicuramente da un punto di vista politico. Le corporazioni sono laiche e svolgono
funzioni professionali e assistenziali. Loro si aiutano a vicenda e hanno un loro regolamento. Si potevano
iscrivere a queste corporazioni i maestri di bottega, maestri, le donne e, col tempo, persone con mestieri
non sempre affini. Abbiamo testimonianze oggi di questi con i nomi di vie e decorazioni all’interno di
cappelle e edifici religiosi o di culto. Le confraternite invece hanno scopo prettamente spirituale ma anche
professionale e assistenziale. Nascono come confraternite di fabbri, con il tempo si aprono a tutti. Con loro
vengono istituiti gli OSPEDALI. Quest’ultimi non sono gli ospedali come noi oggi intendiamo ma luoghi di
accoglienza di minorati fisici o gente disagiata. Non hanno sicuramente risvolti economici.
Durante questo periodo il commercio, dunque, riceve una forte spinta dalle campagne ma è nelle città che
trova il suo punto di forza. Abbiamo una nuova economia basata sulla moneta e sulla mercanzia. Col tempo
vi sono state tante tipologie di mercato: locale, fiere cittadine regionali, grandi fiere interregionali e scambi
intercontinentali. Bisogna distinguere il mercato dalla fiera: il mercato è semplicemente un luogo dove si
contrattano i beni e sta all’interno della città; la fiera è un incontro di tipo mercantile. Abbondanza di merci
ed è svolta in tempi sicuramente lunghi. Ricordiamo la FIERA DI CHAMPAGNE al sud della Francia dove le
fiere durano 6 mesi ciascuna. La fiera va in crisi in quanto prevale il commercio navale. In Italia meridionale
abbiamo le fiere istituite da Federico II e durano 6 mesi ininterrottamente. Tuttavia, bisogna dire che l’Italia
si era già imposta come il perno del commercio europeo con l’affermazione delle città marinare: PISA,
VENZIA, AMALFI, GENOVA.
Gli strumenti che caratterizzano il commercio sono: COMMENDA, SOCIETA’, LETTERE DI SCAMBIO. E vi
sono documenti come i portolani, pratiche di mercatura e le ricordanze. Le merci del commercio
internazionale si trovano in aree diverse a partire dall’Oriente con polli, pellicce, schiavi e seta, poi in
Francia, in Renania, dove abbiamo il vino, dopo ancora nei Paesi fiamminghi e in Toscana con la lana. Le
regioni padane ci presentano lino e cotone e in Germania, Spagna e Lombardia le armi.
2^ CROCIATA: 1147-1149 islam si riprende e conquista nuovamente Edessa. Edessa era molto
importante per l’Europa e perciò Luigi VII e Corrado II promuovono una crociata che non produce alcun
risultato.
5^ CROCIATA: 1217-1221 esercito si impantana sul delta del Nilo. Federico II aspetta troppo per la
crociata e il papa è ormai stufo e lo scomunica.
6^ CROCIATA: 1228-1229 Federico fa finalmente la crociata. Avvia una serie di trattative con il Sultano
di Egitto e si porta a casa la corona di Gerusalemme. Il papa non la prende bene e lo scomunica di nuovo.
7^ CROCIATA//8^ CROCIATA: 1248-1270 ad opera di Luigi IX, re di Francia, per controllare i regni
d’oltremare. Crociate dell’aspetto commerciale.
I) MOTIVAZIONI RELIGOSE:
- Attrattiva dall’Oriente e dei luoghi sacri da sempre;
- Tolleranza generale verso i pellegrini da parte dell’islam;
- Amplificati e ingigantiti i messaggi o credenze dei pellegrini;
- Sete di salvezza dell’anima.
LA CHIESA IMPERIALE
In Germania il quadro tiene meglio. Appunto abbiamo una chiesa imperiale rigorosa posta sotto il controllo
degli imperatori che intervengono sulle nomine dei vescovi e si pongono i problemi di simonia e
concubinato. Per ovviare ai problemi di simonia e concubinato vengono istituiti capitoli canonicali, ovvero
luoghi dove tutti i pontefici di tutte le comunità e chiese uguali si trovano a vivere assieme. Enrico III, re di
Germania, vuole estendere questo modello anche all’Italia intervenendo sulla nomina dei pontefici.
Ricordiamo che il pontefice veniva scelto tra i membri delle più grandi aristocrazie creando faide interne a
queste famiglie romane. Dunque, Enrico III porta in Italia il modello della chiesa imperiale tedesca.
Ovviamente ciò non piace alla chiesa e tanto meno alle famiglie aristocratiche romane.
Dopo la morte di Ottone III, nel 1002, gli interessi degli imperatori ritornano sull’irrequieta Germania.
Dunque, riprendono le faide interne alle famiglie romane che volevano mettere un proprio uomo sulla
cattedra di San Pietro. Il risultato fu che si arrivò ad avere tre papi contemporaneamente, i quali si
scagliavano scomuniche reciproche. A questo punto Enrico III decide di porre fine a tutto questo e,
convocato un concilio a Sutri nel 1046, depose i tre papi facendo così insediare un nuovo papa, Clemente
II. Modello dunque imposto anche in Italia con l’obiettivo di normalizzare le istituzioni ecclesiastiche senza
però il consenso e tanto meno il successo.
Nel 1048 viene eletto papa Leone IX che pone la sua attenzione su alcuni problemi, ovvero la simonia e la
sanzione del primato romano: fino a quel momento il papa godeva di un solo primato morale e spirituale;
dopo il concilio di Reims, al papa viene dato il titolo di apostolicus (unico successore degli apostoli). Si
arrivò così allo scontro, nel 1054, con la chiesa d’oriente: le scomuniche che si scagliano Cerulerio e Leone
IX causano lo scisma tra la chiesa d’occidente e la chiesa d’oriente. Tra l’altro la chiesa ortodossa
(d’oriente) non voleva riconoscere la superiorità del vescovo di Roma.
La spinta verso il rinnovamento non si esprime in maniera omogenea e lineare: non vi è ancora un soggetto
in grado di coordinare le istanze. Gli oppositori della riforma sono episcopato e aristocrazia. Abbiamo
dunque diverse espressioni di riforma nate in modo diverso e sono:
- PATARIA: nasce a Milano, intorno ad un prete di campagna, Arialdo. Vengono identificati come
straccioni (vedi appunto il nome del movimento). Nascono in accusa al vescovo di vendere
cariche ecclesiastiche. Col tempo questo movimento sarà dichiarato eretico.
- EREMITISMO: ripresa degli ideali del monachesimo originario. Nascono eremi come Camaldoli
e Vallombrosa.
- CLERO SECOLARE: è il clero che vive nel mondo (nel secolo). Si stanzia al di fuori dei monasteri
e dei conventi. Attaccamento alle ricchezze materiali e agli interessi materiali e anche alla
spoliazione delle chiese. Mirano alla deposizione dei sacerdoti simoniaci e alla scomunica dei
preti concubinari. Si riuniscono attorno alle pievi e cattedrali.
Alla metà dell’XI secolo vi è finalmente un soggetto in grado di coordinare le varie istanze: abbiamo diversi
nomi importanti oltre a Leone IX, visto in precedenza. Sicuramente Nicolò II fu un grande protagonista in
quanto si appoggia a Matilde di Canossa portando, dal 1059, il fenomeno vigente ancor oggi, ovvero
l’elezione a scrutinio segreto del papa all’interno del Conclave. Poi abbiamo Gregorio VII il quale emana il
DICTATUS PAPAE, ovvero un testo dove stabilisce che solo il papa può giudicare, che solo il papa può
deporre e che solo il papa può scomunicare il sovrano se indegno nel suo ruolo. Questo rappresenta un
grande cambiamento della storia tra impero e chiesa. Sicuramente la scomunica rappresenta un moneto di
crisi del sovrano in quanto i sudditi vengono sciolti dai loro obblighi verso di lui.
Bisogna inoltre dire che il conflitto tra impero e chiesa è alimentato dalla rivendicazione della libertà della
chiesa da ogni potere laico.
LE ERESIE
Si affermano in seguito correnti ereticali in risposta ad una chiesa che non piace. Questi sono:
- CATARI
- MILLENARISMO
- VALDESI
La reazione del papato avviene attraverso diverse operazioni diverse e sono: emanazione di bolle,
emanazione di decretali, convocazioni di crociate e l’uso dell’inquisizione.
FRANCIA
Dal XII secolo si afferma la monarchia dei Capetingi, alla quale si appoggiano le grandi famiglie. I Capetingi
prendono il nome dal loro promotore, Luigi Capeto, e fanno perno sulle figure di Luigi VI e Luigi VII. I
Capetingi cercano di estendere i loro poteri su tutte le altre realtà regionali intorno e per questo il loro
punto di partenza è Parigi. Parigi era l’antica sede merovingia ed era una realtà florida da un punto di vista
commerciale e culturale (vedi fiere). Il problema che devono affrontare è la rivoluzione feudale: si
moltiplicano i castelli e proliferano le signorie che danno origine a questa rivoluzione feudale. Tuttavia, gli
storici hanno discusso a lungo sulla verità della rivoluzione feudale. Di fatto i cambiamenti si sono visti,
ovvero viene scardinato il potere pubblico, i signori di castello diventano sempre più potenti e affermati, vi
sono forme di dominio verso il contado. È quindi una società che sta continuamente cambiando. Questo
può comunque essere un errore di percezione data la grande quantità di fonti. Due figure importanti,
Aldelberone di Leon e Gerardo di Cambrai, teorizzano una tripartizione della società: oratores, bellatores,
lavoratores. Prima la società era bipartita, ora abbiamo un nuovo gruppo sociale che è la cavalleria.
La cavalleria dava sicurezza pubblica dove i sovrani non ne erano capaci; per diventare cavalieri bisognava
disporre di grande ricchezza ed essere preparati adeguatamente e saper guidare un cavallo; bisognava
inoltre appartenere alla nobiltà; c’era un codice cavalleresco da rispettare; era il patriarca che sceglieva i
cavalieri attraverso una messa propiziatoria.
LA FRANCIA DEL XIII SECOLO: La Francia dei Capetingi si pone in conflitto con i Plantageneti, sovrani inglesi
dei territori dell’Angiò. Questo conflitto viene sanato da Filippo II Augusto che, approfittando dell’assenza
di Riccardo Cuor di Leone (re inglese impegnato nelle crociate), sottrae agli inglesi la maggior parte dei
territori francesi che avevano occupato. Giovanni Senza Terra (fratello di R. Cuor di Leone) verrà sconfitto
in precedenza nella battaglia di Bouvines del 1214: vinceranno Filippo II Augusto e Federico II e perderanno
Ottone IV di Brunswick e Giovanni Senza Terra. Dal XIII secolo la Francia vede un progressivo sviluppo del
proprio apparato burocratico
COMUNE CONSOLARE
Potere in mano a poca gente e si chiamano consoli. Sono 30 unità. Restano in carica fino a 1 anno. Sono
scelti tra le file della milizia, lo strato più alto della popolazione. Guidano la città disponendo di un cavallo e
di un buon patrimonio fondiario.
Gli organi di governo sono i Collegi di Consoli; l’ARENGO; Consoli.
È questa un’esperienza che cresce nel tempo.
Non ottiene subito le prerogative di governo. Non ha ancora un’amministrazione territoriale forte e
neanche il controllo della forza militare.
La guerra è d’obbligo ma ha un guadagno.
La politica si pone due obiettivi: estendere la dominazione temporale e agevolare l’espansione
commerciale.
Il primo cambiamento lo abbiamo quando comincia ad entrare gente anche dal basso e abbiamo così
nuove immissioni di potere; si vengono dunque a creare conflittualità crescenti.
COMUNE PODESTARILE
Anche qui il passaggio non avviene in modo rapido e lineare. L’idea di base è quella di chiamare a
governare un soggetto esterno alla città, estraneo alle vicende e alle dinamiche della città. Col tempo verrà
chiamato ‘forestiero’. Prima di chiamarlo così abbiamo il podestà: inizialmente uno solo, poi più di uno. Il
podestà viene scelto al di fuori della città, e viene scelto dal consiglio della città. Viene poi accolto nella
città e viene data lui una casa dove si ospita anche la sua familia, ovvero il gruppo di gente che si porta il
podestà (circa 30 persone). Inoltre, viene scelto in base alla famiglia dalla quale proviene (abbiente) e in
base alla sua capacità di condurre una guerra e di governare.
SOCIETÀ POPOLARI = sono molto grandi e caratterizzano una città. Sono circa migliaia di persone;
portano il nome del patrono della città (es. Sant’Ambrogio a Milano).
SOCIETÀ ARMATE = vocazione difensiva. Nascono a margine di una circoscrizione cittadina.
Combattono a piedi e si indentificano in un vessillo.
SOCIETAS MILITUM = riuniscono solo cavalieri. Nascono nel momento in cui la milizia non si sente
più assoluta protagonista. C’è né una per ciascuna città. Sono gruppi a metà tra gruppo politico e
organo istituzionale.
IL COMUNE POPOLARE
Fase che non avviene in tutte le città italiane e non in maniera lineare. La fase del Regime popolare la
troviamo a Firenze, Milano e Bologna, tre esperienze di comune popolare molto diverse.
A Firenze la nascita del comune popolare avviene in quanto la città era molto affermata per quanto le
riguarda le corporazioni di arti e mestieri; a Milano questa fase prende il via in quanto si fece leva sulle
società di popolo. Inoltre, Milano non aveva un artigianato come vi era a Firenze bensì la città era
affermata per la produzione di armi. Infine, a Bologna il comune popolare nasce perché la città aveva 20
società d’armi e 19 corporazioni e dunque attinge un po' da una parte e un po' dall’altra.
Gli organi di governo del regime popolare sono: il capitano del popolo, il quale non ha la forza e la
centralità del podestà ma che comunque viene appoggiato da consigli importanti come quello degli
anziani.
Dunque, ricapitoliamo: il passaggio dall’età feudale all’età comunale avviene in maniera dinamica. È
negativo invece il passaggio successivo, ovvero all’età signorile che mette in forte crisi la città: il potere sarà
nelle mani di una sola famiglia e non più condiviso.
Quindi, per fare il punto, l’età comunale vede una crescente conflittualità: in fase consolare vediamo
famiglie che si fanno la guerra per mettere a capo un proprio uomo; in età podestarile la milizia si scontra
con il popolo; in età consolare vi sono infinite fazioni che si moltiplicano, ovvero guelfi/ghibellini oppure
magnati/popolo e via dicendo.
L’IMPERO
In questo periodo l’impero era stato assente. L’Italia comunale era frastagliata e legata all’impero
Germanico.
Tra XII e XIII secolo il papato e l’impero rinnovano i propri progetti di supremazia universalistica sulla
cristianità. L’Italia è al centro del conflitto. Dopo il concordato di Worms (1122) la chiesa ne esce rafforzata,
cambiando in monarchia. Tuttavia, l’elezione di Federico I Barbarossa restaura l’autorità imperiale.
Abbiamo due poteri forti, egemonici, in grado di contenere forze vigorose: in Germania l’imperatore
doveva fronteggiare i principi territoriali, mentre in Italia vi erano le città con i comuni che mettevano
timore al papa e all’imperatore stesso.
FEDERICO I BARBAROSSA (1125 – 1190)
Diviene imperatore nel 1155 con l’idea di dominare il mondo: dominare il papato, pacificare la Germania,
rimanere in buoni rapporti con le altre monarchie e riportare, dunque, il potere in Italia. In tutto ciò sarà
aiutato dallo zio Ottone di Frisinga e da alcuni giuristi dell’università di Bologna. Innanzitutto, consolida il
potere in Germania e poi guarda subito all’Italia: abbiamo, in Italia, una lunga stagione di conflitti e il
rapporto problematico con la chiesa e problemi di vassallaggio. Infatti, ricordiamo la vicenda di Matilde di
Canossa per la quale l’imperatore si ritrova ad un certo punto ad essere vassallo della chiesa.
Nel 1154 Barbarossa scende in Italia per la prima volta in quanto Eugenio III ha bisogno di aiuto e Federico
II (suo nipote) deve consolidare il suo potere e l’incoronazione. Tra l’altro Roma è instabile in quanto vi era
un’anarchia creata dal popolo e dall’aristocrazia.
LA FINE DI BARBAROSSA
Nel 1186 fa un’azione diplomatica, ovvero fa sposare suo figlio Enrico VI con Costanza d’Altavilla,
chiudendo così l’esperienza Normanna nel meridione. Si insediano poi gli Svevi. Federico muore nel 1190
durante la terza crociata guadando un fiume; nel 1197 morirà suo figlio.
FEDERICO II
È un uomo eccezionale, ma in senso positivo o negativo? Lui è conosciuto con due antonomasie: stupur
mundi; puer Apulie.
STUPUR MUNDI = per il medioevo essere colui che sorprende non è affatto un bene, anzi, è un grosso
difetto. Possiamo tradurre questa definizione con ‘stupore del mondo’, stupore, dunque, di cose staccate
dal cielo, in contrapposizione con il cielo. Viene infatti definito da Matteo Paris, uomo di chiesa, come il
creatore del caos sulla Terra. Paris ha vissuto negli anni del sovrano quando condannava fortemente la
chiesa. Siamo anche nel periodo in cui viene definito l’’anticristo’.
PUER APULIE = anche questa definizione va interpretata in modo negativo. La traduciamo con ‘Infante di
Puglia’. Viene definito così da Ottone IV di Brunswick come bamboccione. Ottone vuole sottrargli la corona
d’Italia e di Germania. Inoltre, essere infanti nel medioevo significava essere un qualche cosa di
incompiuto, questo lo possiamo palesemente notare in degli affreschi del XV secolo dove vediamo
raffigurati volti di bambini che non sono proprio dei bambini.
Dunque, possiamo dire che fu un uomo eccezionale da un punto di vista negativo.
Federico II nasce a Jesi nel 1194. Perde il padre nel 1197 e in seguito anche la madre, e verrà affidato a
Innocenzo III che però lo lascerà solo.
1208 – 1211 – 1220: è re di Sicilia a quattro anni. Il titolo gli verrà riconosciuto ufficialmente nel 1208. Alla
morte della madre va in Italia dove è appoggiato da uomini di chiesa e uomini che appoggiavano suo
padre. Infatti, nel 1211 è re di Germania ma deve andare là per farsi riconoscere il titolo. Il viaggio non sarà
affatto facile: passa prima nell’Italia comunale dove la città di Milano vuole catturarlo ma lui riesce a
fuggire; per arrivare in Germania passa il Brennero dove Ottone IV gli tende vari tranelli ma alla fine, con
fatica, arriva nel regno. Rimane in Germania fino al 1220, lui poi decide di rimanere prevalentemente in
Italia. Nel 1220 arriva in Italia e pone la sua attenzione subito nel meridione in quanto fino a quel momento
vi era un vuoto di potere. Prima di sistemare le cose nel sud va a Roma per rassicurare il papa che non
unirà le due corone. Finalmente si può concentrare sulla Sicilia dove emana subito leggi, arrivando poi al
LIBER AUGUSTALIS (raccolta della legislazione romana + legislazione normanna) con un governo ordinato.
Mette ordine combattendo contro i Saraceni mandandoli a Nocera e quindi la capitale diventa Foggia.
Ordina poi il restauro di castelli erigendo nuove fortificazioni: cresce Napoli che diviene una città potente
dove lui fonda l’Università. Inoltre, fa allestire una flotta con l’obiettivo di una crociata. Abolisce i mercati
istituendo fiere. Conia monete d’oro. Avvia una riforma monetaria, unificando e uniformando il regno.
IL NORD E I COMUNI
Nel progetto di unificazione era tempo di guardare al resto d'Italia. Per farlo doveva cercare il dialogo con
la Chiesa e i comuni del nord. Nel 1226 istituisce la dieta di Cremona con due obbiettivi espliciti: la lotta
all'eresia e la preparazione della crociata. C'è anche un obbiettivo più velato ma insidioso: i comuni
dovevano inviare i propri rappresentanti e sottomettersi ai vicari imperiali. L'idea di Federico II era
unificarla penisola in un solo regno organizzato in vicariati, separati ma coagulati sotto un sistema
amministrativo comune. Come ai tempi di Barbarossa, i comuni riconobbero l'autorità di Federico II ma
rifiutarono di perdere la loro autonomia. Di fronte alla loro risposta ci furono due reazioni:
1. Federico II annullò la dieta;
2. i comuni ricostituirono la lega lombarda
UN RAPIDO DECLINO
Innocenzo IV bandisce un nuovo concilio a Lione, nel 1245, dove l'assemblea dei prelati mette in pratica le
regole del Dictatus papae: Federico II è scomunicato e dichiarato deposto, sudditi e vassalli sono liberati da
ogni obbligo. È un colpo grave dal quale Federico II non si riprenderà più: in Germania viene eletto un
nuovo re;
in Italia i comuni guelfi organizzano la riscossa (Parma 1248 e Fossalta 1249 con la cattura di suo figlio Enzo,
trattenuto in prigione a Bologna. Non venne liberato dopo la morte del padre in quanto pur sempre figlio
dell'imperatore).
Nel 1250 Federico muore in Puglia, nel castello Fiorentino, forse per un'infezione.
LA CULTURA
Nel 1224 fonda a Napoli la prima università statale con lo scopo di formare una classe dirigente formata in
una certa maniera, tanto che porta avanti dei bandi per impedire agli studenti del regno di andare a
studiare a Bologna.
È lui stesso autore di un trattato, il De arte venandi cum avibus: un trattato ornitologico e sulla falconeria.
Si occupa della scuola siciliana e della nascita del volgare poetico, circondandosi di uomini di cultura come
Jacopo da Lentini e Pier della Vigne.
L'ars dictaminis l'arte di dettare lettere in risposta alle cancellerie papali e europee. Parlava diverse lingue
ed era un uomo di cultura.
L'UNIVERSITÀ
L'afflusso di nuove conoscenze e la crescente richiesta di istruzione favorì la nascita delle università: nasce
dal basso con gruppi di allievi che si associano e cercano un maestro laico qualificato che pagano per
insegnargli. Il primo studium sorse a Bologna, i seguenti furono Parigi (studiosi che volevano sottrarsi al
controllo del vescovo), Oxford (come diaspora di studenti e maestri da Parigi), Padova (come costola di
Bologna), Napoli e Tolosa (iniziativa papale per contrastare di Catari).
LA DISGREGAZIONE DELL'IMPERO
Con Federico II evapora definitivamente l'idea di un impero universale con unifichi sotto una sola insegna
tutti i territori, dal nord della Germania al sud Italia. In tre generazioni erano maturate le seguenti
ideologie:
1. Federico I Barbarossa: dominio del mondo con il dominium mundi;
2. Enrico IV: unione della Germania e dell'Italia;
3. Federico II: impero universale.
Tutto questo si era risolto in una bolla di sapone.
L'IMPERO
IL DECLINO DEI POTERI UNIVERSALI
Nei secoli XIV e XV maturano ampie trasformazioni negli assetti politici europei: Papato e Impero, che negli
ultimi secoli si erano contesi la guida della cristianità occidentale, perdono ogni vocazione universale anche
per l'emergere degli "stati" come protagonisti: Regno d'Inghilterra, di Sicilia, di Francia, regni iberici, "stato"
pontificio. Il loro declino avrà esiti molto diversi.
Dunque, diciamo che la figura del papa si ridimensiona: ‘stato’ della chiesa.
DUE IDEOLOGIE NEL XIV SECOLO: da un lato abbiamo la TEOCRAZIA, ovvero la superiorità della chiesa.
L’ultima operazione di quest’ultima la abbiamo con Bonifacio VIII con l’emanazione di una bolla papale;
dall’altra parte vi è l’ideologia IMPERIALE UNIVERSALE. Queste due ideologie vanno in declino in quanto vi
è una nuova ideologia, ovvero quella REGIA (autonomia del potere regio che viene riconosciuto da impero
e papato).
- REGNO DI SICILIA: sicuramente l’ultimo dei protagonisti è Federico II. Con lui vediamo il
rafforzamento del potere regio; controllo dei feudi; costruzione di castelli; affidamento di uffici
a uomini fidati dell’Università. Ne esce dunque un forte apparato amministrativo: giustizia
molto potente. Vengono protetti gli uomini di chiesa. Tuttavia, alla morte del sovrano, vi sono
almeno quattro personaggi che cercano di regnare (vedi l’interregno). Abbiamo di conseguenza
una grande instabilità e la chiesa guarda all’esterno (era successo con i longobardi, normanni e
ora con Federico II). Infatti, papa Urbano IV si rivolge al re di Francia: dominio di Carlo d’Angiò
nell’Italia meridionale.
- REGNO DI INGHILTERRA: Enrico III si confronta con i baroni che sono titolari di giurisdizioni
importanti e anche con la piccola nobiltà e città. Ne esce dunque un forte apparato
amministrativo e fiscale. Infatti, per la riscossione di tasse (che è aumentata) si cerca di
dialogare con la popolazione attraverso una sorta di patteggiamento: parlamento. Il successore,
Edoardo I, intraprende una campagna di espansione del dominio regio: conquista del Galles e
della Scozia.
- REGNO DI FRANCIA: Luigi IX favorisce la conquista del regno di Sicilia da parte di Carlo d’Angiò.
Inoltre, promuove due crociate; rafforza il ruolo degli uffici centrali e avvia l’unificazione delle
tradizioni normative/giuridiche.
- REGNI IBERICI: Abbiamo il regno di Castiglia e il regno di Aragona: si uniranno per via
matrimoniale; matrimonio tra Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia. Rimangono regni a
sé fino alle fine del Quattrocento. Regno di Castiglia = Alfonso X avvia una politica di
accentramento. Regno di Aragona = politica di conquista. Inoltre, si fa una politica
parlamentare molto spinta. Ricordiamo una vicenda molto nota e sicuramente importante,
ovvero la rivolta violenta del 1282 a Palermo contro il governo Angioino.
- STATO PONTIFICIO: Abbiamo un potere della chiesa che si espande anche sulle terre circostanti
di Roma. Abbiamo che le famiglie potenti si riuniscono attorno alla chiesa: ne esce chiaramente
un forte apparato amministrativo e burocratico. Viene poi istituita la Camera Apostolica in
quanto la chiesa doveva mantenersi. Quello che è interessante notare è il fatto che abbiamo
Celestino V come papa. Di fatto era un uomo molto fragile e in un modo o in un altro sale al
potere. Diventa papa in un momento di vuoto di potere. Quello che stupisce è il fatto che lui
non è un cardinale. Dopo poco tempo riceverà lo ‘schiaffo di Anagni’ e perciò costretto a
rinunciare al suo incarico. Ricordiamo inoltre che durante il suo pontificato ci furono molti
disordini che hanno provocato gravi instabilità. Il suo successore, Bonifacio VIII, tenta di
rinvigorire la teocrazia ma si scontra con Filippo il Bello (re di Francia). L’azione più significativa
è sicuramente l’istituzione del grande Giubileo nel 1300.
Tra il 1294 e il 1303, il papato è in crisi in quanto il papa Bonifacio VIII esce sconfitto nello scontro con il re
di Francia. La conseguenza è la CATTIVITÀ AVIGNONESE: siamo tra il 1309 e il 1377; i pontefici devono
spostare la sede ad Avignone che è posta sotto la tutela del re di Francia. Dunque, la chiesa non è libera
fino in fondo. È una chiesa che sta cambiando profondamente.
La decisione di riportare, almeno in parte, la sede papale a Roma avviene tra il 1378 e il 1417: abbiamo un
papa a Roma e uno ad Avignone SCISMA D’OCCIDENTE: indebolimento dell’autorità papale e
l’affermazione del Conciliarismo. Abbiamo una serie di concili a Costanza, Firenze, Basilea. Siamo nel
momento in cui il Concilio si sente di gran lunga superiore al potere governativo del papa.
Tra la metà del XIV secolo e il XV secolo l’Europa è coinvolta in due conflitti: la Guerra dei cent’anni, tra
Francia e Inghilterra; Scisma d’Occidente con la cattività avignonese. Di fatto la storia dell’Europa
occidentale ne esce trasformata con l’affermarsi di monarchie statali e in Oriente abbiamo la crisi
definitiva: Bisanzio cade per mano dei Turchi; Tamerlano avanza; i Mamelucchi prendono potere in Egitto e
si pone fine agli ultimi ‘stati crociati’.
1. 1337 – 1360 l’Inghilterra ha la meglio e infligge due sconfitte alla Francia e catturano Giovanni il
Buono. La Francia è anche indebolita per le guerre interne.
2. 1360 – 1420 Carlo IV cerca di riprendere nuovamente il potere e infatti impone dure tassazioni al
paese riorganizzando così un esercito e una flotta. Con Carlo V abbiamo debolezza interna.
Inghilterra che ne approfitta di queste debolezze interne e vince di nuovo nella battaglia di Anzi
Court: si prendono la corona di Francia.
3. 1420 – 1453 la Francia si risolleva con Carlo VII d’Orleans e Giovanna d’Arco. Gli inglesi subiscono
delle sconfitte e perdono in modo definitivo. Interessante notare nella battaglia di Chatillon l’uso
dell’artiglieria, assoluta novità da lì in avanti.
Tra la fine dei secoli XIII e XV la geografia politica dell'Italia si semplifica: inizialmente la frammentazione è
molto marcata, poi si creano cinque stati territoriali. Questi cinque stati regionali sono:
- Al centro nord si affermano tre stati regionali che gravitano su città e signorie cittadine, Milano,
Venezia e Firenze;
- Al centro si stabilizza lo stato pontificio, che si estende su alcune regioni centrali (Lazio
meridionale, Umbria, Tuscia, Marche, Romagna);
- Al centro nord rimangono alcuni principati territoriali minori (Gonzaga, Este, Monferrato...) e
alcuni "stati" mono cittadini (Genova, Siena...).
Nonostante tutto, la Lega italica (1455) non riesce a impedire il proliferare di altre leghe minori.
STATO REGIONALE
Sono stati dalle dimensioni ragguardevoli.
Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli diventano le capitali di altrettanti "stati regionali". Politicamente
sono molto diversi:
principati ereditari: Regno di Napoli, ducato di Milano e molti altri minori, marchesato di Mantova,
ducato di Ferrara...;
regimi repubblicani: Venezia, Firenze ma anche Genova, Siena, Lucca.
APPARATO FISCALE
Il sistema fiscale è efficiente e lo diventa sempre di più, in risposta al crescente bisogno di denaro. Si mutua
il modello ereditato dall'età medievale e lo si potenzia, rendendolo capillare. Vi sono due tipi di spese:
1. spese ordinarie: sostenute grazie ai prevenienti che giungono dalle imposte indirette (sulla merce),
quindi pedaggi, consumi alimentari di sale, grano e vino;
2. spese straordinarie: finanziamenti di guerre e/o opere difensive, ecc.… che venivano prese mediante:
- tasse dirette tecnicamente calcolate sulla base della ricchezza dei contribuenti come il Catasto a Firenze
del 1427;
- prestiti forzosi ai cittadini, che non sempre vengono restituiti;
- emissione di titoli pubblici che i cittadini danarosi potevano acquistare: fruttavano bene ma il rimborso
concreto avveniva di rado.