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IL MEDIOEVO

Il Medioevo è un periodo molto lungo: si parla di ben dieci secoli. In tal caso parliamo di Medioevo
occidentale, ovvero quel periodo che interessa il bacino del Mediterraneo, l’Europa e con particolare
riguardo all’Italia. È un’età di profondi cambiamenti in ambito sociale, demografico, politico, ideologico e
via dicendo.
Il medioevo inizia, convenzionalmente, nel 476 d.C., anno della caduta dell’impero romano d’Occidente.
Sulla data di fine medioevo gli storici sono in disaccordo in quanto vi si pone il 1492, data della scoperta
dell’America, ma si pone anche il 1453, data della caduta dell’impero romano d’Oriente. La caduta di
Bisanzio ha impatto anche in Italia, tanto che si siglano nei due anni successivi prima la pace di Lodi (1454)
in cui tutte le potenze italiane, in guerra tra loro per motivi espansionistici, siglano una pace per difendersi
dai turchi; poi nel 1455 una lega italica: un’alleanza che doveva vederli protagonisti e mutualmente
partecipi nella difesa gli uni degli altri. Sono sicuramente due date molto importanti che possono decretare
concluso il Medioevo, ma il 1492 ci pone già nell’età moderna e dunque teniamo il 1453 come data di fine
Medioevo.
Inoltre, il 1492 ci presenta due eventi molto importanti: la morte di Lorenzo De Medici, il quale fino a quel
momento rappresentava l’ago dell’equilibrio della politica in Italia; altro evento è la caduta dei domini
islamici in Spagna ad opera della cristianità (matrimonio tra Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia), la
Reconquista.

L’IDEA (ABUSATA) DI MEDIOEVO


Il concetto Medioevo/medievale viene spesso usato con connotazione negativa, come anche feudo,
feudale, corvée, ecc... Questo poiché siamo ormai abituati a dargli questa accezione, ma di fatto senza
un’effettiva consapevolezza in quanto è stato un periodo portatore di grandi novità e tanti tipi di istituzioni
e situazioni ancora attive oggi. Streghe, schiavi e omosessuali sono spesso associati all'età medievale con
connotazione negativa, ma di fatto hanno avuto connotazioni molto forti anche in tutte le altre epoche
come nell'epoca moderna. Spesso il Medioevo o l'idea di medioevo (medievalismo/neo medioevo) è
diventato una chiave di lettura della società contemporanea e dei suoi indirizzi politici, dando vita ad una
serie di similitudini negative tutt'ora in uso (es. "barbaro"). Sul versante turistico si ha una serie di topui che
causano una forte generalizzazione, offertaci anche sul versante cinematografico, che spesso va però
ripulita. 

MEDIO – EVO: 476 – 1453 (1492)


È stato denominato in due modi: il primo è ETÀ DI MEZO e SECOLI BUI. Età di mezzo in quanto sta tra
un’età luminosa che viene prima, l’età classica, e ad un’età che viene dopo, l’età moderna con nuovi ideali,
il Rinascimento.
Dunque, periodo molto lungo, e lo suddividiamo in due periodi:

1. ALTO MEDIOEVO  V – X secolo


2. BASSO MEDIOEVO  XI – XV secolo

In mezzo vi sono i cosiddetti ‘secoli centrali’, ovvero dal XI al XIII: PIENO MEDIOEVO.
Il Medioevo è una questione di fonti: resti archeologici; manufatti artistici; fonti scritte. Questi ci
permettono di capire e di analizzare ciò che è stato il Medioevo con le sue vicende e i suoi personaggi. In
particolare, ci focalizziamo sulle fonti scritte, a partire dalle epigrafi per poi passare ai papiri, alle
pergamene, arrivando alle carte. Le fonti scritte si sviluppano intorno ai secoli centrali. Le prime carte
erano molto spesse e complicate in quanto assorbenti con l’inchiostro che tendeva ad espandersi. La
produzione notevole di queste gioca in ruolo importante e di cambiamento culturale e ideologico: cambia
la classe degli scriventi. Fino al XI secolo la scrittura era riservata solo alla cultura ecclesiastica, dunque ai
chierici, vescovi, uomini di chiesa; dal XI secolo in poi la scrittura si amplia anche alla cultura laica e dunque
ai maestri, mercanti, artigiani, e giocano un ruolo importante anche le donne.

FINE DELL’IMPERO D’OCCIDENTE: 476 d.C.


Il 5 settembre del 476 d.C. un generale romano, di stirpe barbara, e dunque uno Sciro, Odoacre, depone
l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo: un imperatore fantoccio messo al potere per il volere del padre.
Odoacre prende le insegne imperiali e decide di trasferirle a Bisanzio, assumendo il titolo di rex gentium (re
delle genti). Dunque, lui non assume il titolo di imperatore in quanto non vi è ancora l’idea di dominazione,
la quale la si avrà con i Longobardi nel 569. Odoacre vuole assimilare i romani, li studia, conia anche lui una
moneta con la sua effige. Si parla di assimilazione, la quale porterà ad un collasso lento e non radicale
dell’impero.
I motivi di questo lento collasso sono dati in primo luogo da fattori interni: germanizzazione; economia;
cristianesimo. I fattori esterni sono rappresentati dalle migrazioni barbare. Fino al V secolo l’impero
romano è considerato come un unicum che manifesta sempre più instabilità, dovuta a:

1. SUCCESSIONE IMPERIALE: si poteva eleggere un sovrano per adozione, per successione


dinastica, dal proprio esercito, dal senato, dai propri generali. Questa scarsa continuità
determina sicuramente forte instabilità.
2. DIMENSIONI DELL’IMPERO: data la vastità dell’impero risultava difficile l’organizzazione. Anche
le distanze tra i vari territori imperiali erano abissali e risultava complicata la comunicazione.
Inoltre, i poteri sulle frontiere andavano a devolversi sgretolando il potere centrale.
3. RUOLO DEI BOTTINI, SCHIAVI, TRIBUTI: elementi che sicuramente davano ricchezza a Roma. Ma
questo meccanismo andava via via sempre a complicarsi in quanto, data la vastità dell’impero,
l’avanzata andava su aree non prolifiche e incolte.
4. IL PESO DELL’ESERCITO: un esercito molto potente ma ad un certo punto non molto numeroso.
Non si trovano uomini e denaro per pagarlo. Dunque, si deicide di riformare l’esercito: entrano
elementi germanici (barbari) a difesa dei confini, con ruoli diversi. Abbiamo i limitanei, posti sul
limes; poi vi sono i comitatenses, eserciti mobili; poi i palatini, ovvero la cavalleria più pesante.
Ciò da un lato va bene in quanto aumenta la difesa ma da un lato non va bene perché vi è un
continuo via vai di barbari.

Di fronte a questi motivi di debolezza gli imperatori instaurano due tipi diversi di politiche per tentare di
arginare la crisi. Da un lato Diocleziano (284-305) mette in atto una riforma di centralismo, cercando di
portare tutto al centro del tessuto connettivo dell'Impero Romano, organizzandolo in una tetrarchia dove
la gestione del territorio è assegnata a due Augusti e due Cesari, rispettivamente nelle province più centrali
e più lontane. I due Augusti restano in carica per 20 anni, dopo i quali cedono il potere ai loro vice, quindi i
due Cesari. Le capitali della tetrarchia sono Nicomedia, Sirmio, Treviri e Milano. Roma è marginalizzata
poiché troppo lontana dai confini. Tutte capitali molto vicine al confine per poterli controllare meglio. Con
l'arrivo di Costantino (306-337) si ritorna però ad un rigido assolutismo, cancellando tutte le riforme di
Diocleziano in quanto sostenitore di un regime che avesse un solo imperatore al vertice. Ha un forte
rapporto con la cristianità, si pensi all'Editto di tolleranza verso i Cristiani del 313. L'avvento del
cristianesimo darà l'idea di un cambiamento molto forte: era una religione diffuso, forte, e monoteista che
rifiutava di riconoscere lo status divino degli imperatori, che ovviano a questa problematica cercando di
avvicinarsi ad essa e rendendola partecipe. 

Riassunto dei motivi interni che portarono al collasso 


Con la morte di Teodosio, la parte occidentale e parte orientale erano quindi divise e non ritorneranno mai
più ad essere l'unicum che erano prima, tuttavia c'era integrazione di popoli ed efficienza della macchina
fino al IV-V secolo. Il territorio era organizzato in province con oltre 200 città, finanziate da un sistema di
amministrazione e riscossione dei tributi e con un efficiente sistema di comunicazioni (viario). C'era una
lingua comune condivisa (il latino) e generale accettazione di tutte le religioni, purché non mettessero in
dubbio l'assetto statale. D'altro canto, tuttavia, il limes, molto esteso e debole, era sempre più spesso
attraversato, aumentando così l'emergenza difensiva e le spese per l'esercito. I capi militari hanno molto
potere, datogli dal centro per poter amministrare meglio le terre distanti, iniziano ad eleggere i generali
come imperatori e la popolazione abbandona le campagne per cercare rifugio in città, i cui terreni sono
super sfruttati, causando così la scarsità di grano e portando con sé le carestie ed epidemie. Diminuisce
quindi la produzione e la circolazione di merci e di uomini stessi, accrescendo sempre di più il fisco e la
spesa pubblica e causando le rivolte. 

LE TAPPE DEL CROLLO DELL’IMPERO

 378 = l’esercito imperiale viene sconfitto ad Adrianopoli dai Visigoti;

 406 = sfondamento del fronte del Reno e diverse popolazioni dilagano in Gallia;

 410 = sacco di Roma ad opera dei Visigoti di Alarico I;

 455 = sacco di Roma ad opera dei Vandali di Genserico.

CRISTIANESIMO, CHIESA, CHIESE


Il Cristianesimo è la religione salvifica ed è stata esportata da Paolo di Tarso. È una nuova religione. Il culto
verrà seguito, come detto in precedenza, da Costantino il quale, con l’Editto di Milano del 313, liberalizza il
cristianesimo e restituisce ai cristiani le libertà a loro confiscate. Dunque, Costantino comprende che una
religione monoteista con un solo dio a cui fare riferimento porta con sé la possibilità di rafforzare dal punto
di vista ideologico anche la sua politica di assolutismo. In questo modo, molto lentamente e nel corso dei secoli,
la chiesa diventa uno dei pilastri dell'impero. Prima che il cristianesimo diventi la religione ufficiale dello stato,

però, passano secoli: viene importata nel I secolo, ma il riconoscimento ufficiale arriva nel 391 con l'editto
di Teodosio dopo quasi tre secoli. Costantino si professa capo politico di Roma e della religione romana,
intervenendo in tutta una serie di questioni ecclesiastiche, maturando così però degli scontri dottrinali:
stabilito che il cristianesimo è una religione si formano delle correnti di pensiero che cercano di portare
delle verità altre e diverse. Il più grosso di questi scontri dottrinali vede come protagonista un prete di
Alessandria d'Egitto, Ario, che cominciò a contestare la trinità sostenendo che Cristo non avesse lo stesso
grado di divinità del padre. Da questa constatazione si sviluppa una nuova corrente religiosa: l'arianesimo,
una religione assolutamente indistinguibile dal cristianesimo ad eccezione della nota riguardante la trinità.
Ciò provocò delle dispute teologiche profondissime, e si cominciò a considerare l'arianesimo un'eresia. Si
arriva al concilio di Nicea del 325 (concilio = assemblea di vescovi, le massime cariche religiose dell'epoca;
era inoltre il primo concilio ecumenico, quindi generale) con il quale si stabilisce che l'arianesimo è eresia e
non si deve contestare la trinità. Questo fenomeno è importante per definire l'ortodossia: l'essere
conformi a una religione, stabilita dal consiglio di Nicea, che decide che l'ortodossia è la trinità. Tutto ciò
che deviava dall'ortodossia veniva considerata eresia e quindi condannato. Pur di difendere l'ortodossia la
chiesa si snatura: da pacifica e salvifica ammette anche la violenza, arrivando addirittura alle crociate. 
Nonostante fosse stato definito eresia, l'arianesimo sopravvisse e si diffuse, tant'è che molti barbari,
quando si convertivano, si convertivano a un cattolicesimo ariano. 

Per quanto riguarda la chiesa: dopo la caduta di Roma, eredita l’impero. Cioè la chiesa è ora l’impero, è la
massima autorità alla quale si organizza intorno la popolazione. La massima autorità pubblica e politica è il
Vescovo, il quale assumerà il titolo di papa in quanto rimaneva ancora l’idea di Roma caput mundi. Un papa
molto importante, per il suo carisma, fu Leone Magno: la leggenda narra che fosse stato in grado di
fermare Attila sul Mincio, episodio che ritrae, nel Rinascimento, il grande Raffaello.

La chiesa era così organizzata:

I. DIOCESI
II. CHIESA EPISCOPALE
III. PIEVI
IV. CHIESE/PARROCCHIE
V. ARCIDIOCESI

Mentre la chiesa si stava organizzando istituendo le diocesi, vi è una componente che segue il
monachesimo, religione che si concentra sulla preghiera e devozione. Quando questo culto nasce, vi sono
due modelli: cenobitico ed eremita.
Queste piccole comunità doveva seguire una regola: la famosa REGOLA di San Benedetto da Norcia. Questa
regolamentava la vita all’interno del monastero. Ogni monaco doveva essere in grado di scrivere e leggere
in quanto vi è il concetto di ora et labora, e dunque non è previsto l’ozio. La regola di San Benedetto su
basa sulla Regula Magistris.
Inoltre, i monasteri diventano poli culturali e si organizzano attorno alla figura dell’abate; dovevano avere
una biblioteca e uno scriptorium.

I REGNI ROMANO-BARBARICI
Sono formazioni politiche che nascono all’interno dei confini di quello che era stato il regno romano
d’occidente a partire dal V secolo. Erano popolazioni nomadi o seminomadi che avevano intrattenuto
rapporti con Roma di tipo commerciale e militare fino ad insediarsi all’interno del territorio romano.
Queste popolazioni iniziano ad insediarsi in un clima di convivenza pacifica, avviando così un processo di
assimilazione con i romani. Sono guidati da un re che era re delle genti e poi del territorio. Sono
popolazioni che assorbono lentamente l’impero; a loro non interessa conquistare ma assimilare e studiare i
romani; assorbono gli usi, i costumi, si fanno matrimoni misti tra romanitas e barbaritas, anche dal punto
di vista delle leggi assimilano.
I principali regni sono:

OSTROGOTI

LONGOBARDI

FRANCHI

VISIGOTI

VANDALI

Le caratteristiche comuni di questi regni sono che non hanno alcun interesse di distruggere l’impero ma
vogliono sfruttare e conservare le strutture amministrative che col tempo cadono; sono minoranze armate,
e dunque la difesa spetta solo a loro; abbandonano progressivamente la loro religione convertendosi
all’arianesimo; hanno leggi solamente orali; non era scontato che tutti avessero un sovrano.

GLI OSTROGOTI (I GOTI DELL’EST)


Sono tanti e divisi in tanti gruppi etnici. Rimangono poco in Italia a differenza dei Longobardi, i quali
metteranno su un impero. Sono sotto la guida di Teodorico dal 471; nel 489 vengono inviati in Italia da
Zenone in quanto si considerava Odoacre come usurpatore di Roma. Sono delle minoranze e convivono
senza assimilazioni: sono federati che combattono per l’impero d’oriente.
Nel 493 Teodorico si impadronisce dell’Italia, cercando di rifondare un impero in occidente. Tuttavia,
questo fu solamente un sogno di un sovrano illuminato che si scontrerà con forti opposizioni e con la grave
crisi economica. Tra il 535 e il 553 vi furono le guerre greco-gotiche combattute contro Giustiniano:
abbiamo due eserciti esigui, nessuno riesce a sopraffare l’altro e dunque fu una guerra di logoramento che
si ripercosse in Italia, devastata anche dall’epidemia del 542.

I LONGOBARDI
Quando arrivano in Italia non trovano più una realtà ricca e prolifica di prima ma si trovano di fronte ad un
territorio logorato dalle guerre e dalla crisi economica e dalle epidemie. Loro sono un popolo in marcia che
entra in Italia nel 568, guidato da Alboino. Sono da tempo federati dell’impero. Marciano molto
lentamente. Hanno una struttura tribale con le FARE, ovvero le famiglie allargate => ARIMANNI, ALDII,
GASTALDI. Il primo ducato longobardo è Cividale. Inoltre, loro hanno una struttura di tipo piramidale in
quanto prima vi sono i duchi, poi i gastaldi (funzione amministrativa).
Durante l’età del ferro sono assestati sulle foci dell’Elba; tra il 568-569 arrivano in Italia; nel 569 fino al 74
abbiamo il regno longobardo: a Nord (Cividale, Verona, Pavia, Mantova); nel Centro (Lucca e Spoleto); al
Sud (Benevento e Salerno). Loro, dunque, stanno in Italia molto di più dei Goti.
Vengono sconfitti nel 774 da Carlo Magno, il quale diventa re longobardo. Tuttavia, i longobardi, non
spariscono, in quanto li troviamo al sud fino al X secolo con l’arrivo dei Normanni.
Sono essenzialmente due pergamene antiche, entrambe di Cividale, che ci dicono che i longobardi, ancora
tra il 1101 e il 1102, ci sono ancora.
Noi conosciamo i longobardi attraverso fonti come i resti archeologici, i manufatti artistici e fonti scritte di
documenti come l’Hisoria Langobardorum, l’Origo gentis langobardorum e l’Editto di Rotari: la prima fu
scritta da Paolo Diacono, longobardo, che scrive però solo i secoli della fine del loro dominio in quanto nato
nel 720. La scrive ospite di Carlo Magno. La scrive prendendo spunti da altre fonti o da racconti a lui
tramandati. L’Origo Gentis langobardorum è la storia tramandata da Gundeperga, moglie di Rotari, scritta
tra il 662 e il 671 dove vi sono elementi storico-leggendari ed elementi religiosi. L’Editto di Rotari, scritto
appunto da Rotari, re longobardo, è un insieme di norme, in latino, e ci permette di conoscere il sistema
penale, la struttura tribale, la struttura amministrativa, e, molto importante, il ruolo della donna
longobarda: ha un valore, il mundio, che sta nelle mani del padre poi del marito; vi è poi la morgengabe,
ovvero un dono fatto a lei se trovata vergine dopo il matrimonio.

L’ITALIA TRA BIZANTINI E LONGOBARDI


Quando entrano in Italia, i Longobardi non sono numerosi e si trovano a condividere il territorio con le
popolazioni preesistenti, ovvero i Bizantini, i quali stavano in Romagna, a Ravenna. Lo spazio viene quindi
diviso: ai Longobardi va l’Italia settentrionale, ai Bizantini va la Romagna. L’Italia bizantina sta sull’esarcato
con il vescovo di Ravenna; l’Italia longobarda si costruisce in due fasi: la prima è quella di assimilazione,
dunque assimilano i valori dell’assedio, hanno poi una forte funzione militare ma scarsa economia di
produzione e nei commerci; dunque, vi è il disfacimento dell’edilizia romana rurale. La seconda fase è
quella della ripresa economica con la conversione al cattolicesimo.
Poco dopo il loro arrivo il re muore e dunque segue un periodo di vuoto di potere con annessa una grande
crisi. Viene poi eletto Autari e poi, nel 589, Agilulfo. Si può dunque parlare di dominazione in quanto ai
longobardi va la difesa del territorio e il denaro intascato, mentre ai romani spetta la funzione
amministrativa pagando i tributi. Verrà emanato l’Horonatie Civitatis Papie.

CRISTIANESIMO COME STRUMENTO DI AVVICINAMENTO


L’adesione è lenta ma capillare a partire dal VII secolo, favorendo così l’avvicinamento tra romani e
longobardi. Questa operazione passa attraverso tre nomi fondamentali:

 AUTARI: inizialmente vieta il battesimo con rito cattolico per i longobardi, poi con la moglie
Teodolinda si converte.
 TEODOLINDA: sposa poi Agilulfo portando avanti l’opera di cristianizzazione.
 LIUTPRANDO: porta al termine la cristianizzazione e il superamento della divisione tra longobardi
e romani. Nel 728 farà una donazione a Sutri.

VII SECOLO: PIÙ STABILITÀ.


Di questo periodo abbiamo tante testimonianze riportate da fonti. Infatti, in questo momento le fonti si
sviluppano notevolmente: centinaia di pergamene. Si vede maggiore integrazione, una fusione, e dunque
un cambiamento che riguarda:

o Il miglioramento dei rapporti commerciali con Bisanzio;

o Nascono nuove fondazioni monastiche e religiose;

o Ripresa e crescita economica che prima si era rallentata con l’arrivo delle popolazioni germaniche.
Tale ripresa dovuta al PATTO DI LIUTPRANDO nel 715, stipulato con i navigatori bizantini di
Comacchio, con il quale si chiedeva di portare, risalendo il Po, le spezie e il sale.

LIUTPRANDO (712-744)
Sotto il dominio di Liutprando abbiamo una serie di interventi:

1. Ripresa economica con il patto del 715;


2. Completa conversione al cattolicesimo;
3. Legalizza le donazioni pro-anima;
4. Istituisce una forte struttura amministrativa con una fitta rete di funzionari;
5. PROLOGO DELLE LEGGI  come l’Editto di Rotari ma Liutprando qui si rivolge a tutti considerando
tutti longobardi.

È vero che l’VIII secolo rappresenta l’apogeo dell’espressione longobarda ma è anche vero che rappresenta
la fine dei domini longobardi. Inoltre, la chiesa teme lo stritolamento geografico a nord e a sud dai
longobardi e decide di rivolgersi ai FRANCHI: nel 754 papa Stefano II si appella a Pipino il Breve, il quale
riconquista i territori dell’esarcato e li restituisce al papa; verrà poi incoronato re con l’unzione. Nel 774,
papa Adriano I chiede aiuto a Carlo Magno, il quale contrasta Desiderio, ultimo re longobardo, e viene
incoronato re dei longobardi.

COMPARE L’ISLAM E L’EUROPA SI ORGANIZZA

Islam è una parola che nel tempo cambia significato: 


Sottomissione: l'idea dell'obbedienza a Dio; 
Religione: la religione rivelata da Maometto dal VII secolo; 
Insieme di paesi appartenenti al mondo mussulmano, raggruppati nell'Arabia.
L'Arabia era un paese molto esteso con una distribuzione dei paesi abitati estremamente disomogenea: a
sud e nord si trovavano gruppi sedentari, mentre il centro era più disabitato e abitato da popoli nomadi
quali i beduini, che vivevano di allevamento, razzie ai danni delle poche città distribuite sulla zona costiera,
e commercio con le carovaniere. 
Questo mondo era conosciuto: manteneva forti contatti con l'impero romano e persiano, sia per motivi
commerciali che religiosi. Si pensi alla monaca Egeria (IV-V secolo), una ricca nobildonna, forse monaca
romana, compiete un pellegrinaggio (itinerarium) in Terra Santa a partire dalla Gallia. Di questa esperienza
è rimasta una fonte frammentaria, parte centrale conservata in un codice prodotto copiato nel XI secolo a
Montecassino in grafia carolina, importante perché testimonia la pratica di compiere viaggi su distanze
importanti, il ruolo della donna in questione e del suo desiderio di lasciare un testo scritto.
L'Arabia preislamica era un mondo frammentato dal punto di vista geografico con deserti e steppe e rare
zone coltivate, ma anche politicamente con le lotte fra sud agricolo e centro-nord nomade, ma anche tra
aristocrazia e classe medio-bassa. Tutta questa grande massa di popolazione si riconosce nel pellegrinaggio
che deve essere fatto verso la Ka'ba: un santuario di forma cubica con al suo interno la pietra nera, un
frammento di meteorite molto venerato. Questo santuario è situato a La Mecca, importante sede religiosa,
commerciale e culturale: il centro principale della regione, un luogo di tregua santa e centro commerciale
più importante per l'intera regione, da lì partiva la via delle spezie. Alla Mecca nasce più o meno nel 570,
da una benestante famiglia mercantile, Maometto: dopo un periodo di ritiro spirituale, nel 610, ha la
rivelazione nella notte del destino in cui sogna l'angelo Gabriele che gli ordina di professare la parola di Dio.
Maometto inizia a ripetere a memoria il messaggio di pace che aveva ricevuto e inizia ad avere un grande
seguito, ma il corano viene scritto solo molto tempo dopo. Questo messaggio è un messaggio di pace che
comunica la nascita di questa religione, in cui Allah è il vero Dio e Maometto è il suo profeta. L'Arabia era
però una terra politeista, il che rende molto difficile diffondere il verbo di questa religione, tanto che nel
622 Maometto decide di compiere l'egira: lascia La Mecca e si sposta a Medina, un’oasi a nord destinata a
diventare un nuovo centro politico, culturale e religioso. È l'anno 0 dell'Islam. Qui emerge subito un
modello politico in cui la dimensione religiosa e quella politica (i futuri poteri spirituale e temporale) sono
fortemente coese, Maometto e i suoi seguaci conquista il potere con la forza e, gradualmente, conquista la
Mecca nel 630. Nel 632 Maometto muore, segnando un momento di crisi e di riorganizzazione in questa
religione e nel suo seguito. Questa religione arriva col tempo a darsi un testo sacro, il corano, che arriva
dopo un lungo periodo in cui l'Islam guardava altri testi religiosi quali: 
la Torah (le leggi di Mosè); 
i Salmi di David; 
i Vangeli. 
Per una religione nuova fu facile guardare con benevolenza le religioni precedenti, non altrettanto il
procedimento inverso. 
L'Islam si fonda sui cinque pilastri della fede: 
1. la professione di fede ("non avrai altro Dio all'infuori di me"); 
2. la preghiera 5 volte al giorno col volto rivolto verso la Mecca; 
3. l'elemosina obbligatoria: una tassa che consiste nel versare alla fede e chi la governa un decimo delle
proprie entrate, una tassa che viene usata per le persone meno abbienti;
4. il mese di digiuno durante il ramadan durante le ore diurne; 
5. il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita. 
Se ne potrebbe aggiungere un sesto, fortemente caratterizzante: il jihad tradotto letteralmente come
"sforzo per Dio": l'idea di trasformare il mondo in una società islamica con era tra i precetti e alcuni teologi
la interpretano come guerra santa. Qualcosa di simile avviene con l'avvicinamento del cristianesimo alla
violenza. C'è violenza in questa religione, ma quasi in forma di difesa: va evitato il combattimento nei pressi
del Sacro Tempio, e va cessato nel caso in cui gli infedeli lo facciano cessare. 
Nel 1140 in principato di Edessa, primo degli stati crociati creato durante la prima crociata, cade per mano
islamica e si inizia a predicare una nuova crociata (1146-1149), Bernardo di Chiaravalle, primo abate
(cristiano) dell'omonimo monastero, scrive il De laude novae militiae dove predica il bisogno di muoversi
verso la Terra Santa. In questo testo sembra di avere la stessa ideologia dell'Islam: prendere in mano le
armi per la difesa della religione, un enorme cambiamento che avviene nella religione cristiana a partire dal
XII secolo. 
L'Islamismo è un grande movimento che si propone di unificare, con successo seppur con violenza, le tribù
arabe. Diventa una comunità politico-religiosa, e molto presto si espande in tre zone:
1. a est verso l'impero sassanide, oltre Eufrate; 
2. verso il bacino mediterraneo, fino ad arrivare in Francia; 
3. intorno alle rive del mar Rosso.

LA GEOGRAFIA DELL'ISLAM 
È destinata ad estendersi in modo molto forte: con Maometto si ha la conquista di parte della penisola
arabica con Medina, La Mecca e Oman; dopo il 630 con i 4 califfi si ha l'ammissione di Siria, Egitto,
Palestina, Iraq e Persia ed infine sotto i califfi omayyadi si ha la conquista di Tunisia, Marocco, ovest della
Spagna, Armenia, Turchestan ed est di Pamir. 

DOPO MAOMETTO 
Con la morte di Maometto c'era bisogno di qualcuno che potesse prendere il suo posto. Egli aveva: rivelato
una nuova religione; 
dato forma a una comunità; 
impiantato un'organizzazione politica. 
Tutto questo sistema, con la sua morte (632), va in crisi. Il successore che si trova è il califfo (= successore
dell'inviato da Dio), che non è però il profeta stesso, è il capo della comunità ma non il messaggero di Dio. I
primi 4 califfi durano fino al 660 e sono tutti imparentati con Maometto, oltre che eletti per acclamazione.
Solo, in seguito, la carica diventa ereditaria. In questa età si hanno spinte espansionistiche guidate da un
forte entusiasmo religioso (NON fanatismo) e dal sovrappopolamento della penisola; oltre che lotte
intestine tra sciiti e kharigiti, nel primo califfato (di Alì). Gli sciiti erano seguaci di Alì e ritenevano che il
califfo dovesse appartenere alla famiglia di Maometto, ma Alì viene considerato troppo giovane e troppo
vicino alle classi più povere e di neoconvertiti. I kharigiti invece ritenevano che il califfo potesse essere
chiunque se lo meritasse, e rappresentavano la classe ricca e aristocratica. Sono questi ultimi ad avere la
meglio e, a partire dal 661, si conclude la dinastia dei quattro califfi e inizia quella degli Omayyade. 

LA DINASTIA OMAYYADE 
Lo scontro è aperto e in continuo peggioramento: da un lato restano gli sciiti che continuano a proclamare
Alì, genero e cugino di Maometto, e non riconoscono la Sunna; dall'altro vi sono i sunniti che riconoscono
l'autorità della Sunna (detti e fatti del Profeta, la seconda fonte di norme religiose più importante dopo il
corano), hanno la meglio nello scontro e fondano la dinastia Omayyade, portando la capitale a Damasco e
quindi la Siria al centro del califfato. Conquistano numerosi territori, quali Maghreb, la Spagna, l'Armenia, il
Turkestan e Pamir. Sotto gli Omayyade l'impero raggiunge la sua massima espansione, e si ricordano le
battaglia del 732 con Poitiers; la conquista di Cipro, Creta e Rodi; e la battaglia del 740 in Anatolia: due
battute di arresto all'espansione, in qui l'Islam è debole e deve organizzare sé stesso. 
Il grande cambiamento 
Il passaggio dalla separatezza araba all'integrazione mussulmana: all'inizio gli arabi venivano visti come una
élite militare che non poteva possedere terre, la cui gestione era in mano alla popolazione locale. Era un
nucleo di persone in cui vengono comprese anche esponenti ebrei e cristiani a cui si chiedeva di pagare un
tributo e di vivere in una condizione di protetti (= dhimmi). A partire dal califfo di Omar II si avvia un
processo di integrazione fondato sull'uguaglianza di tutti i mussulmani, che passa anche attraverso l'uso di
una moneta comune: nel 695 viene coniata la prima moneta aurea, in dinhar, e nel 697 viene coniata la
prima moneta d'argento, il dirham. Entrambe circolano nel mondo arabo ma anche nell'Europa: al di là di
tutte le fratture, i contatti c'erano. 

LA DINASTIA ABBASSIDE 
A partire dal 750 un discendente di Maometto riesce a rovesciare la dinastia Omayyade e creare la nuova
dinastia Abbaside. Le caratteristiche di questa dinastia sono: 
lo spostamento della capitale, dà la Mecca/Medina a Damasco a Baghdad, ora il baricentro è spostato
verso l'Asia; 
un apparato burocratico forte, con la gestione dell'esercito, del fisco, della cancelleria, della
giustizia, ecc.… sotto il controllo del Visir; 
un territorio molto ampio diviso in province, sul modello romano, ciascuna retta da un governatore locale
che prende il nome di emiro; 
la diffusione della lingua araba; 
l'interpretazione sunnita della fede: il taglio religioso è fortemente incentrato su Maometto; un forte
sviluppo economico che passa attraverso innovazioni, migliorie, sviluppo delle città, circolazione del denaro
e attenzione per l'artigianato, l'VIII secolo è il momento in cui si assiste a una generale rinascita; 
In Oriente governa fino al 1258, quando il potere viene preso dai Mongoli. Anche loro sono presi da spinte
espansionistiche e solo nel IX-X secolo si iniziano a vedere crisi interne con l'affermarsi di dinastie locali. 
Importante è la fase di conquista dell'Italia meridionale: la Sicilia viene interamente conquistata dagli arabi
tra l'827 e il 902, in una fase (IX-X secolo) di protagonismo delle bande di saraceni che compiono incursioni
e razzie. Per l'Italia non è un evento necessariamente negativo: rappresenta un dominio stabile, Palermo
diventa una nuova capitale e porta a una civiltà particolarmente fiorente con più stabilità politica e vivacità
commerciale: è qui che l'Italia inizierà ad essere il granaio d'Europa. 

BISANZIO E LA CONTROVERSIA ICONOCLASTA 


Nell'età di Eraclio (610-614) c'è una grossa militarizzazione a Bisanzio, sempre più marcata. Emerge la
dinastia Isaurica con un profondo momento di ellenizzazione, al punto tale che in alcune aree il latino non
era più capito, seppur lingua ufficiale, accentuando il divario con Roma. Iconoclastia = la battaglia intorno
alle immagini sacre, diventa il centro delle lotte intestine: da un lato vi sono gli iconoclasti che rifiutano le
immagini sacre perché considerate idolatria, dall'altro gli iconoduli che ne sono a favore e non vogliono la
loro distruzione. Queste immagini sacre erano molto usate anche a scopo didattico per insegnare la fede
agli analfabeti, al punto che se ne iniziò una vera commercializzazione e adorazione. Questo fenomeno
inizia a spaventare perché si teme possa portare instabilità, e il primo a combatterlo è Leone III Isaurico nel
730, che condanna il culto delle icone, proibito già nel 726. Nel 754 il figlio Costantino proclama
l'iconoclastia come dottrina ufficiale: la distruzione quindi di tutte le immagini sacre, con una disastrosa
perdita artistica che si proclama fino all'843 quando l'iconoclastia viene bandita e viene riammesso il culto
delle immagini. In questo periodo finisce anche la crisi politica, ma non l'allontanamento della chiesa di
Roma da quella orientale né si recuperano i danni artistici del secolo passato. 

I FRANCHI
Si inizia ad entrare nell’Europa Carolingia con le dinastie dei Merovingi, dei Pipinidi e dei Carolingi. Si parla
qui di un processo di dinastizzaione. A differenza degli altri gruppi barbari non esisteva il diritto di
primogenitura. alla morte di Clodoveo Il Regno si divide in quattro parti: Neustria, Austrasia, Aquitania e
Borgogna.
Con la dinastizzazione ci si contendeva spesso il potere e questo provocava forte debolezza e instabilità: si
creano faide con le mogli che vogliono il figlio a governare; abbiamo veri e propri infanti che si trovano a
governare e quindi esposti a queste lotte per il potere. Dunque, vi sono i maestri di palazzo che li
controllano e governano per loro: questo lo vediamo nei Merovingi. I Merovingi hanno come figura
leggendaria Meroevo, forse mai esistito, e poi Clodoveo, re dal 481 al 511. I re che seguirono Clodoveo
furono deboli di potere e questo porterà all’insediarsi dei Pipinidi. Nel 687 inizia la dinastia dei Pipinidi:
inizialmente Pipino di Landen, nel 620, fa sposare suo figlio con la figlia del vescovo di Metz, portando ad
un enorme potere, ottenuto soprattutto da terre; il nipote, Pipino di Heristal, assume il titolo di
maggiordomo di Austrasia e Neustria nel 687. Dal 714, Carlo Martello, con il suo governo, porterà ad una
massima espansione la dinastia, con suo figlio che depone l’ultimo re merovingio, Chilperico III. Infine,
Pipino Il Breve fa consacrare i suoi figli, Carlomanno e Carlo Magno: parte la dinastia carolingia.

PAROLE CHIAVE 

- NO PRIMOGENITURA: porta a una frammentazione, come la divisione del regno in quattro, è una
debolezza intrinseca; 
- ARISTOCRAZIA: nelle sue mani si concentra tutto il potere. Grazie ai matrimoni misti è mista a sua
volta, con molto potere che deriva in prima istanza grazie al legame con la terra e al loro possesso
di enormi spazi di terra e quindi le persone che ci vivono sopra. Queste terre sono frutto di acquisti,
eredità e lasciti, conquiste, passaggi per via matrimoniale, doni. Queste aristocrazie si spostano
come si sposta il re, e i figli diventano uomini d'arme, di carriera ecclesiastica, o carriere pubbliche,
ambendo a carriere di prestigio. Queste carriere di prestigio erano, ad esempio quella del conte,
che risiedeva in città e si occupavano di compiti amministrativi, fiscali e militari di difesa. Vi sono poi
i duchi, a capo di circoscrizioni amministrative molto più ampie e con a loro volta poteri di ordine
civile e di ordine militare. È da questi ceti che vengono scelti i funzionari dei re. L'esito più
immediato è che il re può contare su un gruppo forte e importante, con buone capacità e risorse,
ma questo devolvere di poteri fa sì che la monarchia sia sempre più debole e l'aristocrazia sempre
più forte. 
- CLIENTELE: questa aristocrazia è spesso protagonista di legami di amicizia e collaborazione
orizzontali ma, soprattutto, verticali in cui ogni uomo ha una schiera di sottoposti fedeli e armati. Le
clientele sono una rete persuasiva e capillare, e messe assieme hanno il potere di governare politica
ed esercito. 
- ESERCITO: durante il VII secolo il servizio militare degli uomini liberi viene abbandonato, e gli
eserciti vengono reclutati dai singoli. Non c'è più un grande esercito campale ma tante piccole
schiere alle dipendenze delle potenze locali, dell'aristocrazia. Vengono pagati in parte coi proventi
della terra in possesso dall'aristocrazia, in parte con le nomine, ma soprattutto con lo sfruttamento
di terre e bottini. 
- TERRE E BOTTINI: ogni conquista che questi piccoli/medi eserciti mettevano a segno fruttava dei
bottini, che potevano essere in denaro o in terre da spartire. Tutti i bottini venivano redistribuiti
equamente creando duplici vantaggi: il potere dei signori cresce, ma anche i loro uomini hanno una
fetta di terreno in più, potendo permettersi risorse in più. Il re, nella spartizione del bottino, non
pretende una parte migliore ma accetta la distribuzione equa con i suoi sudditi. 
Sono tutte strettamente concatenate. 

CARLO MAGNO E L’ETÀ CAROLINGIA


Nasce nel 472; eredita il regno franco nel 771, nel 774 eredita il regno longobardo; 794 avvia una riforma
monetaria importante; nell’800 viene incoronato re dal papa; nell’806 fa la divisio imperii tra i suoi tre figli
Ludovico il Pio, Carlo e Pipino; muore nell’814 ad Aquisgrana (72 anni).
L’espansione di Carlo Magno punta su tre aree importanti: Sassonia; Marca Spagnola; Regnum Italie.
Sicuramente l’esercito è lo strumento migliore di Carlo Magno, lo controlla personalmente, ne ha uno solo,
e le conquiste dei terreni e bottini portavano a nuovi uomini e grandi risorse. Anche il fatto di appoggiarsi a
grandi clientele faceva di lui un grande sovrano.
Abbiamo dunque un unico esercito e molto potente ed efficiente. Tuttavia, l’intero esercito non veniva
chiamato ma si chiamava chi più prossimo al confine del territorio da attaccare. Tutte le varie operazioni si
decidono nell’ASSEMBLEA: il sovrano qui decide con l’aristocrazia che lo appoggia. È un’assemblea molto
importante perché si ratificavano le leggi emanate nell’anno, e perché si decidevano le varie modalità delle
campagne dell’esercito. Le campagne devono essere pianificate in largo anticipo in quanto bisognava
mandare le convocazioni, dare del tempo per prepararsi ai sudditi. Inoltre, lo spostamento richiedeva
tempo. Inoltre, la convocazione doveva farla l’abate come lo vediamo in un documento scritto dal sovrano
(LETTERA ALL’ABATE FULRADO).
LE CONQUISTE TERRITORIALI
Come detto in precedenza sono tre le aree di espansione: Sassonia, il Regno d’Italia e la marca spagnola,
ovvero la catalogna. La conquista della Sassonia risulta molto complicata in quanto era un territorio non
definito da strade ma da sentieri e l’esercito avversario si imboscava sui boschi. La conquista del Regno
d’Italia riguarda principalmente la pianura padana. La conquista della Catalogna mostra segni di debolezza.
Carlo Magno mette in piedi un territorio molto vasto e dunque per l’organizzazione si affida a legami di tipo
germanico, istituisce un ordinamento territoriale romano e si avvicina alla Chiesa. Dobbiamo anche
ricordare che i sovrani del tempo si spostano di continuo e dunque anche Carlo Magno. Abbiamo quindi
delle corti itineranti con una sede di riferimento, e nel caso di Carlo Magno la sede è Aquisgrana dove vi fa
costruire un palazzo imperiale ed una cappella palatina. Il tutto gestito da due personalità politiche, quali
l’arci appellano e un laico: uno con funzione amministrativa, uno con funzione di giustizia.
Sicuramente importanti sono le fonti, come quella di Eginardo, che ci spiegano come fosse importante
sapere, attraverso itinerari, dove fosse il sovrano quando si spostava e per farsi poi raggiungere.

L’organizzazione del territorio si strutturava così:

 CONTEE O COMITATI: rette da un conte e fanno perno sulla città. Servono come riferimento per
amministrare la giustizia ed il reclutamento dell’esercito.
 MARCHE: territori di recente conquista e dunque vulnerabili. Sono aree di confine e sono rette da
un marchese.

Inoltre, permangono i ducati longobardi, nel sud, in mano ai duchi.


Vi è poi il reclutamento dell’aristocrazia che è molto forte in quanto ha un legame indissolubile con la terra
che possiede. Un’aristocrazia sempre più affermata e potente che ha i seguenti ruoli:

1. FISCALITÀ, ovvero riscuotere merci con i pedaggi sui pontili, mude, ponti;
2. GIUSTIZIA, ovvero risolvere i conflitti con i giudici;
3. GUERRA, ovvero arruolare uomini nell’esercito;
4. ORDINE, ovvero reprimere i vari disordini assicurando la pace;
5. ECONOMIA

i problemi arrivano quando morirà Carlo Magno, e ognuno manderà avanti tutto ciò abusivamente
comportando lo sgretolamento del potere centrale.
Nell’età carolingia si crea una struttura gerarchica:

RE/IMPERATORE
CONTI E MARCHESI
MISSI DOMINICI

Sono gli ‘inviati del signore’. Si muovono nel territorio a coppie.


È un incarico a vita. Il loro compito è quello di far conoscere e applicare le norme.
Hanno il compito di sorvegliare il patrimonio amministrativo.
Devono respingere gli usurpatori.

SISTEMA VASSALLATICO – BENFICIARIO


Lo schema del rapporto vassallatico-beneficiario è il seguente: il signore (senior) protegge il vassallo
(vassus), lo aiuta e protegge (tuitio), L'atto che il signore fa nei confronti del suddito è l'investitura,
inizialmente viene concessa solo protezione, poi le si associano piano piano dei beni (beneficium). Questi
benefici sono generalmente terre, a partire dal X secolo entra in uso il termine feudum, di derivazione
tedesca e che significa "oggetto prezioso". In questo momento i feudi non sono ereditari, spesso vengo
rinnovati ma non sono una concessione a vita. In astratto, il vassallo gli giura fedeltà a vita e gli offre
servigi, soprattutto di natura militare: gli offre quindi un omaggio (homagium) in cui presta servizio militare
a cavallo (servitium) con armamento completo. Questo è un sistema persuasivo e funzionale, che causa
però alcuni problemi: 
la necessità di pagare i sottoposti impone l'allargamento delle proprietà, creando così delle faide interne; 
le manovre di estensione e controllo vengono portati nei monasteri e nelle abazie, e se il figlio del signore
diventa un abate si crea la possibilità di sfruttare la terra del monastero o dell'abazia. 

LA RINASCITA CAROLINGIA
Inizia con Carlo magno e dura in seguito alla sua morte. Ruota attorno alla cultura e al fisco/economia: la
prima ricade sulla scuola, cancelleria; la seconda ricade sui dazi e gabelle, sui polittici e sulla riforma
monetaria.
Carlo ha una forte attenzione, fin da bambino, sull’istruzione: tra l’VIII e il XI secolo il tasso di analfabeti era
alto; le cause sono: scomparsa scuole, cultura orale e solo il 30% dei laici sa scrivere il proprio nome.
Dunque, il sovrano decide di riformare la scuola, imposta dai capitolari. Nascono così tre tipi di scuole: la
scuola episcopale, la scuola monastica e la scuola parrocchiale. All’interno di esse si studiano le 7 arti
liberali. Nell’825, Lotario cerca di attuare una distrettuazione scolastica per il Norditalia; sono tre i centri di
diffusione della cultura: VERONA, VICENZA, CIVIDALE.
Viene poi istituita la SCHOLA PALATINA, ad Aquisgrana, ovvero un luogo fisico ma era un gruppo di studiosi
che facevano capo a Carlo Magno.
Vi sono anche i monasteri come poli di culto. Altro luogo istituito è la CANCELLERIA: gestita da uomini di
chiesa, chierici e notai di palazzo; vengono prodotti documenti correnti, atti pubblici, diplomi, convocazioni.
Per la parte dell’economia vi sono i POLITTICI, che sono degli inventari dove gli ecclesiastici si annotavano i
terreni che possedevano. Nascono intorno al IX secolo.

IL SISTEMA CURTENSE
Se in età romana o eri libero o eri schiavo, nel Medioevo abbiamo nuove figure di servi:

 Servi prebendari: avevano vitto e alloggio. Lavorano per il padrone. Non sono liberi;

 Servi manenti: liberi e avevano case proprie. Hanno il manso in affitto dal padrone. Pagano con le
corvée;

 Liberi: sono piccoli proprietari che lavorano la loro terra e che rischiano di essere inglobati a
lavorare per il padrone.

Nel medioevo bisogna distinguere tra POSSESSO e PROPRIETÀ: il possesso è in uso al vassallo e viene
ceduto a sua volta, mentre la proprietà è del padrone.

IL SISTEMA CURTENSE: è un sistema di organizzazione del lavoro agricolo nelle grandi aziende. Siamo tra
VIII e IX secolo. Lo si trova in Inghilterra, Gallia, Renania e in Italia settentrionale. Le curtes sono le aziende
e si suddividono in pars dominica (Signore) e pars massaricia (servi). È disposta a macchia di leopardo.
Il Dominus è l’abitazione del padrone con i terreni migliori ed è centrale all’interno della proprietà. È
coltivata dai prebendari. La parte Massaricia rappresenta i piccoli poderi ed è la parte che il signore dà ai
servi manenti. Sono terreni molto duri e aridi.

LA RIFORMA MONETARIA
È una prerogativa regia di Carlo Magno, il quale interviene centralizzando tutte le strutture che producono
monete. Il denaro è la sola moneta reale. Si coniano solo monete d’argento e ogni moneta ha il nome e
l’effige del sovrano. È una moneta piccola ma con un valore enorme.
LA CRISI DEL POTERE PUBBLICO
L’impero carolingio faceva perno sulla figura di Carlo Magno e dunque funzionava. Dopo la sua morte ci si
pone il problema della divisione dell’impero. Il diritto franco prevedeva la spartizione patrimoniale tra gli
eredi, compreso il regno. Carlo Magno non pone rimedio alla primogenitura e questo fu motivo di
instabilità e indebolimento.
Nell’806 Carlo stabilisce la divisio imperii tra i suoi tre figli, stabilendo una divisione equa. Il problema si
risolve da solo quando due dei tre figli muoiono e il territorio va così in eredità a Ludovico il Pio,
imperatore dell’814 all’840.
Con Ludovico il Pio abbiamo un’idea di stato più moderna: per prima cosa compone l’ordinatio imperii,
nell’817, dove stabilisce che l’impero è indivisibile e sacro in quanto voluto da Dio con la consacrazione
papale; ricambia l’aristocrazia in quanto quella prima si oppone a ciò, cambiano così le figure che sono più
vicine ai suoi ideali; nell’824 scrive la Constitutio, dove si dichiara la centralità del suo potere rispetto a
quello della chiesa. Dunque, il papa si sottomette al sovrano, giurando fedeltà a lui prima di essere eletto.

LA DISGREGAZIONE DELL’IMPERO
Nascono dunque delle crepe con la chiesa. I figli di Ludovico Il Pio prendono come una sorta di
penalizzazione la Constitutio: nell’817 Ludovico il Pio decide di dare a Pipino l’Aquitania, a Ludovico il
Bavaro la Baviera e al nipote Bernardo l’Italia. Lotario, fratello maggiore, avrebbe ottenuto l’Austrasia e il
titolo imperiale. I primi tre potevano muoversi solo con il consenso di Lotario.
Anni dopo Ludovico il Pio ha un altro figlio, Carlo Il Calvo, al quale assegna l’Alsazia. Lotario non prende
bene questa scelta e si ribellò assieme agli altri fratelli e ciò portò ad una guerra contro il padre. Ludovico il
Pio decide di diseredare Lotario arrivando ad una guerra che si concluse con il Giuramento di Strasburgo
nell’842 e il Trattato di Verdun l’anno dopo. Seguirono poi la spartizione dell’impero e quindi:

 Pipino era morto


 A Carlo il Calvo va la parte occidentale dell’impero
 A Ludovico il Bavaro vanno le regioni germaniche
 A Lotario va il cuore dell’impero con Aquisgrana e Roma ed il titolo imperiale.

INIZIA IL PARTICOLARISMO
Abbiamo lo spezzettamento di tanti piccoli nuclei di poteri diversi. È un momento di forte destabilizzazione.
In Europa si formano forti principati territoriali con il nome di ‘regni’ e hanno poteri e vicende proprie. In
Italia abbiamo uno smembramento ulteriore che porterà alla nascita di tanti principati regionali in mano
alle aristocrazie che sono forti ma ridotte geograficamente; sono in mano alle vecchie aristocrazie. Con la
figura del vescovo ritornano le città. Il Vescovo è la massima autorità cittadina con compiti di erigere
fortificazioni, manutenzione, diritto al mercato e riscuotere tasse. L’imperatore dunque concede potere al
Vescovo: potere legislativo, esecutivo, giudiziario. Lo vediamo ad esempio nel DIPLOMA DI OTTONE I
(LUCCA, 962). Dunque, il vescovo è equiparato all’imperatore.
Con questo parliamo di allodialità del potere che viene trattato come proprietà privata dato che viene
ceduto, venduto, alienato.

PATRIMONIALIZZAZIONE DEL POTERE


Nell’Europa post-carolingia le prerogative di natura pubblica venivano trattate come proprietà da famiglie
di privati entrando a far parte del loro patrimonio. Un Signore poteva vendere il diritto di riscuotere multe.
Dunque, l’impero carolingio è finito nel IX secolo e nel X si parla di un potere che viene ceduto di continuo
ed è gestito da laici, chierici, ecclesiastici ecc.…. sarà questo un fenomeno continuo. I sovrani non riescono
più a controllare le cariche pubbliche.
Con la fine delle guerre di conquista, con Ludovico il Pio, gli uffici pubblici diventano cariche da distribuire
ai vassalli in cambio di fedeltà e la carica pubblica diventa parte del patrimonio di famiglia. Abbiamo due
problemi per i regnanti coevi:

1. POTERE CRESCENTE DELL’ARISTOCRAZIA  EREDITARIETÀ DEI FEUDI


Durante l’età di Carlo Magno i feudi non erano ereditabili ma con i suoi successori deboli
l’aristocrazia sempre più potente e affermata inizia ad avanzare e a conquistare poteri e diritti che
prima non avevano: ereditarietà dei feudi. Nell’877 Carlo il Calvo si rende conto di tale problema ed
emana un Capitolare (di Quierzy) dove si stabilisce che i feudi maggiori si possono ereditare e va a
sanare una situazione non recuperabile. In seguito, Corrado II emana la Constitutio de Feudis
riconoscendo l’ereditarietà dei feudi minori anche. Il potere dei feudatari diventa così molto
affermato e potente: esercitavano un potere su difesa, giustizia e fisco che si basava sull’HONOR e
DOMINATUS. Ciò porta all’affermarsi dei piccoli principati locali molto forti.
Il controllo ereditario delle cariche pubbliche muta la natura delle aristocrazie post-carolingie. I
regni sono sempre più piccoli e non è più necessario il consenso del sovrano per ottenere un titolo
pubblico perché ormai in eredità. Le famiglie si spezzano in tanti rami diversi, ognuno radicato in
aree diverse intorno alle quali si concentrano altri possedimenti fondiari dove si esercita un potere
politico, religioso ed economico. Questa enorme espansione va a discapito dei piccoli proprietari, i
quali si pongono sotto la protezione del Signore dato l’enorme accrescimento delle aristocrazie.
Tale fenomeno è il FEUDALESIMO = non nasce in questo periodo ma in piena età moderna;
definisce una rete di relazioni politiche e sociali; ha due significati: uno di ordine storico-giuridico e
uno di ordine socio antropologico.
2. SECONDA ONDATA DI INAVASIONI BARBARICHE: VICHINGHI, UNGARI, SARACENI
Tra la metà del IX e il X secolo gli Ungari, i Vichinghi e i Saraceni attaccano contemporaneamente da
est, da nord, da sud. Ciò fu inaspettato in quanto erano secoli che non si verificavano incursioni di
questo tipo. L’obiettivo di questi popoli era riscuotere il bottino e non la dominazione o la
stabilizzazione. Gli Ungari e i Saraceni fanno incursioni con razzie di beni immateriali e materiali e
anche uomini con mercati di schiavi. I Vichinghi si muovono al fine di andare in Normandia. Dunque,
gli obiettivi erano quelli di colpire i villaggi e borghi di pescatori non fortificati. Gli effetti furono il
fenomeno dell’incastellamento.
VICHINGHI = Arrivano dalla Scandinavia. Scendono lungo le coste e risalgono la Senna arrivando più
volte a Parigi, guidati da Rollone. Nell’800 si stanziano lungo la Senna. Il re di Francia, stufo di
queste incursioni, decide di dare a loro i territori della Normandia. Si spostano poi in Sicilia nel 1025
circa.
UNGARI = Arrivano dal Volga. Fanno razzie quasi ogni anno verso il cuore dell’Europa e puntano poi
all’Italia nell’area padana.
SRACENI = Arrivano dall’Africa e si insediano in Sicilia e Puglia. Hanno basi in Campania e Provenza.
La comparsa di questi tre determina un forte bisogno di difendersi.

INCASTELLAMENTO
Come detto in precedenza è un fenomeno dato dall’importante crescita delle aristocrazie locali e dalla
paura della seconda ondata di invasioni barbariche. Abbiamo un forte crescere delle difese con diversi
strumenti: naturali; cinte murarie fortificazioni di nuclei già esistenti; nuove fondazioni. Gli scopi non sono
solo di ordine difensivo ma anche come strumento di predominio politico e militare: strumento di
promozione di popolamento di terre incolte e come strumento di rafforzamento di poteri locali.
Il castello doveva stare in posizione sommitale e cinto di mura.
11 giugno 983 = Ottone I passa in Friuli e pone a difesa del castello di Udine altri 4 castelli del Friuli.

IL X SECOLO
Con il particolarismo abbiamo il sorgere delle grandi realtà in Europa e in Italia: in Germania e Francia vi è
una certa solidità in quanto vi sono dinastie molto forti; nel Regno Italico il discorso è ben diverso in
quanto i re innanzitutto erano degli stranieri che si spostavano, in Germania, e dunque ne deriva una forte
debolezza. Inoltre, nel Regno d’Italia, non si avevano grandi risorse terriere e neanche grandi eserciti;
passano il tempo a farsi la guerra tra loro perdendo tempo a frenare gli Ungari.
In Francia, dopo Carlo il Grosso, viene eletto Oddone, e per due secoli i Capetingi assicurano stabilità alla
corona.
In Italia non vi era una propria dinastia. I sovrani detenevano la corona del regno italico più la corona del
regno di Germania. Ne deriva, assieme a tutte le problematiche già elencate in precedenza,
un’inconsistenza del potere regio con un’enorme crescita dell’aristocrazia locale e l’affermazione delle
città. Vi sarà poi un periodo di tregua con la dinastia degli Ottoni: a partire da Enrico I, i vari Ottoni, e si
chiude poi con Enrico II. Proveranno a sistemare la situazione.

ENRICO I  non fu mai imperatore. Sconfigge gli Ungari nel 933. Muore nel 936.
OTTONE I  sconfigge gli Ungari nel 955 e diviene re nel 962. Unisce la corona tedesca con quella
imperiale e cerca un forte legame con la chiesa.
OTTONE II  figlio di Ottone I e diviene sovrano a 11 anni nel 967. Si sposa con Teofano e muore nel 983.
OTTONE III  riceve il titolo imperiale da mamma Teofano e nonna Adelaide.
ENRICO II  con lui si chiude la dinastia degli Ottoni.

PRIVILEGIUM OTHONIS
Nell’824 abbiamo la Constitutio di Ludovico il Pio; nel 962, in questo documento, Ottone I conferma quanto
detto nella Constitutio di Ludovico il Pio; nel 1020 vi è un altro diploma di Enrico II di conferma. Nel 1059
una bolla papale abolisce il privilegio stabilendo che l’elezione del papa doveva avvenire in segreto nel
Conclave.
Ciò portò alla lotta per le investiture.

I CARATTERI DELL’ETÀ OTTONIANA


L’espansione militare, la protezione della chiesa, la preminenza tedesca e la Renovatio imperii
rappresentano uno sforzo enorme ma di fatto è un impero debole.
OTTONE I = concetto di famiglia
OTTONE II = concetto di chiesa
OTTONE III = concetto di esercito
Dunque, il periodo si chiude con tutte le varie problematiche.

IL COMMERCIO ALTOMEDIEVALE
Durante l’Alto medioevo le città scompaiono, si ritraggono, si spostano. Ne derivano cambiamenti che
interessano lo spazio urbano, il loro ruolo e la rete viaria. Abbiamo immediati riflessi sul commercio.
Nell'alto medioevo c'è molta più gente in movimento di quanto si potesse sospettare; McCormick ha
individuato oltre 400 movimenti entro il Mediterraneo (l'80% dei quali oltre i 500km) in un periodo in cui
secondo Pirenne il mare Nostrum era deserto.
Bisogna anche fare i conti con poche fonti e lacunose, spesso di natura pubblica o religiosa, da cui ne deriva
un'immagine in parte distorta, ad esempio: 
sembra che viaggino prevalentemente uomini di governo, religiosi o pellegrini, o uomini di origini
aristocratiche; 
spesso la fonte ci parla di un solo viaggio per ciascuno dei protagonisti, ma è probabile che molti di essi si
muovessero spesso, basti pensare al tribuno Bono; 
alcuni viaggiatori compaiono come singoli, ma ci sono anche gruppi spesso numerosi, specialmente per i
pellegrini e gli schiavi. Per i pellegrini d'Oriente la meta è Roma, per quelli occidentali è Gerusalemme,
anche Compostela dopo l'alto medioevo. 
Ambasciatori e pellegrini spesso viaggiano su navi che la maggior parte delle volte sono navi mercantili,
non trasporti statali. Non si sa sempre bene cosa queste navi trasportavano poiché non era evidentemente
essenziale ricordarlo. 
I racconti dei pellegrini illuminano sulle infrastrutture di raccordo e sugli scali: la navigazione di cabotaggio
prevaleva su quella in mare aperto; mentre si è meno informati sui tempi perché i pellegrini si muovono in
libertà. 
Il mercante (negotiator) resta ambiguo, spesso si confonde ed ha ruoli ambivalenti. È un pellegrino, un
funzionario, un inviato ma anche un esule, e se può approfitta per fare buoni affari per proprio conto e/o
per conto del governo che rappresenta. 

Una merce speciale: le reliquie


Tra le merci vendute, comprate e scambiate in questo periodo un ruolo di rilievo lo hanno le reliquie: il
culto delle reliquie nasce col cristianesimo, ma il fenomeno esplode in particolare durante l'età carolingia.
Le reliquie erano il santo: vere o presunte che fossero erano parte integrante della vita degli uomini del
medioevo. 
Nelle chiese erano usate come arredo obbligatorio degli altari: un capitolare (legge) carolingio ordinava di
abbattere tutti gli altari che ne fossero privi; nei tribunali erano necessarie, nel mondo carolingio, per i
giuramenti tanto quanto i testi sacri; comparivano anche in battaglia, ad esempio nell'impugnatura della
spada di Orlando. 
Il bisogno di reliquie aumenta in modo esponenziale con veri e propri commerci con fiere religiose
specializzate con i clienti che erano abbazie, chiese.
Rendevano autentica una reliquia = un racconto, il contenitore, indagini di laboratorio.
L’ATTESA E DOPO L’ANNO MILLE
La popolazione in Europa dal 650 al 1340 vede una crescita costante, si parla quasi di un raddoppio. Le
fonti usate per trovare questi dati sono molto poche e spesso non sono verificabili. Inoltre, gli uomini del
tempo tendevano a ingigantire e manipolare le cifre sia per le guerre che per le risorse di disponibilità di
denaro, rendendo ancora più difficile la quantificazione: per questo è meglio diffidare dalle fonti con cifre
troppo tonde. Le fonti per altro non spesso sono specifiche: erano ad esempio registri di estimi e del
catasto, ma il più importante sono i registri di battesimo: iniziano a comparire nel XV secolo, ad eccezione
del più antico che è quello di Gemona del 1397. Questo registro ha un primato notevole e procede per
anni, il numero maggiore di nati è 90 (1392) e il minore è 40 (1402). A Firenze i registri di battesimi
vengono conservati nel duomo solo a partire dal 1450, quindi è sorprendente che a Gemona il primo
venisse conservato già dal 1397. Indicavano il giorno ed elencavano i nomi di bambini, che di solito
avevano il doppio nome, e l'ora di nascita. Spesso i nomi erano legati al giorno. Vengono anche registrati i
bambini abbandonati all'ospedale degli Innocenti (simbolo = bimbo in fasce) o all'ospedale della scala. 
Prima c'erano altri tipi di registri: presso molte chiese si cominciano a compilare i registri obituari, molto
diffusi in Friuli dove prendono il nome di catapano o libri anniversari. Non tutte le persone che morivano
però venivano annotate: solo quelle che avevano fatto un lascito a quella chiesa o un testamento venivano
annotate. Il lascito era fatto dietro richiesta che tutti gli anni i preti di quella chiesa officiassero una messa
in suffragio all'anima del defunto. Avevano numerosi limiti: non sono presente in tutte le realtà
geografiche; non tutti sono pervenuti; sono diversi per chiese, parrocchie, confraternite: nel caso di
Cividale che ne sono tre, uno per la chiesa principale di Cividale, uno per la chiesa di San Domenico e uno
per la chiesa di San Francesco; sono fonti parziali in cui compaiono solo i morti che hanno fatto un lascito;
sono strutturati come fossero agende in cui veniva ricordato il giorno e il mese, ma non l'anno. 
A volte si ricorre a fonti non specifiche e si azzardano calcoli e stime, con liste di uomini (fanti e cavalieri)
da convocare nell'esercito. Col tempo, a trecento inoltrato, le liste fiscali ma anche queste erano
approssimative in quanto non tutti gli abitanti venivano tassati allo stesso modo. A Firenze inizia a venir
redatto il catasto dal 1427, poi revisionato ogni 10/15 anni. Ogni capofamiglia andava dagli ufficiali del
comune a dichiarare quali fossero le sue proprietà, aprendo l'elenco con la sua famiglia, servi compresi.
D’altro canto, segnalavano anche le proprietà: sia immobili che terreni che denaro liquido nelle loro
disponibilità e investito nelle imprese del comune. Lo studio analitico del 1427 ha permesso di verificare la
veridicità di alcune informazioni storiche: ad esempio i dati di Giovanni Villani, che realizzò una cronaca
fiorentina con una annessa descrizione di Firenze, annotando il numero di lavoratori praticamente
perfettamente. I calcoli suggeriscono che l'Europa è passata, nel giro di pochi secoli, da 800 alla metà del
XIV secolo, da 25 milioni a 70 milioni di persone. Ovviamente ci sono aree più dinamiche, come parte
dell'Italia, la Francia, le Fiandre, e alcune città come Venezia, Milano, Roma, Firenze che si potevano già
considerare metropoli; mentre altre zone sono meno popolose e meno vivaci dal punto di vista
commerciale, come ad esempio il Friuli. 
Nel medioevo il ciclo demografico vive tre fasi importanti che si alternano: depressione fra III-VII secolo,
crescita a partire dall'VIII secolo fino alla metà del 200 (XIII secolo), di nuovo depressione tra XIV e metà del
XV secolo. 
1. La prima fase di depressione vede, nel 200 d.C., l'apice dell'impero romano oltre che della
popolazione. Dal III secolo d.C. inizia un progressivo calo per i motivi già elencati, e le città si
restringono e si spopolano, si lascia più spazio per la coltivazione e non cresce più il numero delle
case. Avanza il terreno incolto e si è in fase di depressione demografica ma non solo.
2. A questa fase segue a partire dall'età carolingia dell'VIII secolo un periodo di crescita: si
ricominciano a lavorare terreni incolti; si dà vita a nuovi centri abitati con nuovi nomi (villa nuova,
borgo ricco, villa franca, ecc.…) mentre i vecchi si ingrandiscono; migliorano i traffici commerciali e
le strade commerciali vengono rimesse in funzione; cresce la produzione agricola anche grazie
all'aumento della forza lavoro, aumenta così la durata media della vita e di conseguenza la natalità.
C'è un clima di maggiore sicurezza che si riflette in una inversione nei rapporti di forza, ad esempio,
nei confronti dell'Islam: sono le flotte cristiane, soprattutto dopo l'XI secolo con la crescita delle
città marittime, a effettuare incursioni, razzie, saccheggi nei confronti dei porti islamici della costa
del nord Africa e non solo. Un esempio è la cattedrale di Pisa, che fu finanziata coi frutti di alcune
razzie piratesche nei confronti della Sicilia saracena e della Tunisia. È una popolazione forte, ricca e
potente. 
3. Questa fase di crescita è però destinata a finire, e a partire dal XIV fino alla metà del XV secolo si
abbatte su Italia ed Europa una crisi che prende il nome di "crisi del 1300": la popolazione smette di
crescere e inizia a calare. Ciò succede a causa delle condizioni climatiche particolarmente avverse,
con una sorta di piccola glaciazione che influenzò nettamente la produttività di colture e raccolti. La
situazione peggiora drasticamente di anno in anno e porta la fame, un indebolimento generale,
l'aumento di malattie e quindi di mortalità: campeggia la peste del 1348, ultima e peggiore disgrazia
che si abbatte su una popolazione stremata da ormai cinquant'anni. Cè uno spopolamento delle
città a causa della peste, della mortalità, e dalla fascia alta della società che aveva alloggi in
campagna e abbandona la città per sfuggire alla pestilenza. 
Una conseguenza è l'allargamento delle cerchie murarie, che si allargano in vari modi, accumulando tutta
una serie di case di persone che venivano dalla periferia e dalla campagna per impiantarsi in città,
inizialmente in vie più marginali puntando a quelle più centrali. Le mura di Firenze, ad esempio, sono ad
anelli concentrici: la circondano piano piano, aumentando gradualmente come aumentava la città, avendo
come centro il nucleo di Firenze. Le mura vanno sempre a inglobare ciò che si era costruito nel frattempo.
La terza cerchia muraria (1284-1333) è enorme rispetto alle due precedenti e si basava sulla proiezione
della crescita futura, che si pensava sarebbe avvenuta nel giro di poco tempo, ma a causa della crisi tutto
questo spazio verrà riempito solo nel corso del fine '800 e inizio '900. 
Demografia e famiglia 
La popolazione contadina giova della crescita demografica e di conseguenza economica, e migliora il
proprio tenore di vita; quella aristocratica invece trae vantaggi e aumenta le rendite, ma aumenta anche il
numero e quindi la minaccia allo status: la loro ricchezza veniva dalla terra e non c'era più terra nuova da
conquistare o acquistare. La crescita del numero dei figli è compromettente perché si iniziano a spezzettare
in tanti rami: tra l'XI e il XII la maggior parte delle signorie era costituita da un solo castello e si crea il
problema della spartizione creando una debolezza intrinseca. I rimedi a 
cui ricorre l'aristocrazia sono il far sposare tra loro i primi cugini, pratica a cui la Chiesa era avversa; oppure
il cambiare della famiglia che da cognatizia (famiglia clanica con gruppi di cognati i cui figli si dividono
l'eredità e si sposano tra di loro) diventa una famiglia agnatizia (solo il primo figlio maschio subentra al
padre nell'amministrazione dei beni e si crea il lignaggio). Da qui si crea l'onomastica ricorrente e visibile
interna alla famiglia. 
Clima, ambiente, epidemie 
A partire dal 200 fino all'VIII secolo la depressione coincide con un peggioramento del clima, preceduta da
una fase di optimum climatico raggiunto durante l'impero romano. Dal VI secolo si abbatte sull'Europa dal
bacino Mediterraneo, Asia in particolare, un'epidemia di peste che contribuì al calo demografico.
Si ha un nuovo optimum climatico tra il IX e il XIII secolo, portando un miglioramento generale che però
non ha fermato le epidemie di vaiolo, che diventa endemico; e di lebbra, che raggiunge il suo picco nel XII
secolo: nelle città in questo periodo iniziano a nascere ospedali specializzati, posti ai margini, dove anche il
rettore dell'ospedale era solitamente un lebbroso. Prendono il nome di "Lazzaretti" e sono al di fuori delle
porte principali della città, non sono tanto luoghi di cura quanto più di ospitalità. 
Tra il XIV secolo e la metà del XIX secolo c'è una piccola età glaciale: si abbassano le temperature in tutta
Europa determinando un calo della produzione agricola e un aumento della mortalità e della conflittualità,
sia a livello di conflitti sociali che di guerre. Ciò ha il culmine nell'epidemia di peste del 1348, che riduce del
50% la popolazione europea. Questa epidemia viene portata dal mar Nero dalle galee mercantili genovesi,
trasportata dai ratti. 
Brani di cronache friulane mostrano le difficoltà di questo periodo: Odorico da Pordenone (1263-1335),
forse un maestro di scuola, ha lasciato un registro personale in cui ha scritto alcune annotazioni sulla
situazione climatica. Fra le sue memorie annota il calo di rendita del 1310 con annessa tabella dei prezzi; il
cambio climatico con annessa crisi e fame scatenatasi nell'inverno 1311, in cui morirono quasi tutte le
piante di fico e il frumento mise pochissime spighe solo a maggio; il gelo delle piante di vite del 1316; la
morte degli animali del 1317, anno però di abbondanza di vino così come l'anno successivo; la festa di San
Gallo del 1321 in cui piovve tantissimo, causando inondazioni di cui non si aveva memoria da duecento
anni né in Germania né in Lombardia; il periodo di secca del 1324. 
Demografia ed economia: gli esiti della demografia hanno un riflesso molto forte su urbanistica ed
economia. Si parte dal III al VII secolo dalla crisi del sistema fiscale romano: nel momento di sua massima
espansione l'impero romano aveva un'amministrazione articolata e un esercito forte, finanziati da un
sistema fiscale importante che venne meno con le invasioni barbariche e venne conservato solo in piccola
parte. In molte zone si smisero di pagare le tasse ed entro il VI secolo scomparse ogni forma di imposta
pubblica: ne risulta un'economia su larga base agraria e una contrazione dal punto di vista urbano. L'unico
segnale di continuità è dato dall'economia agraria: la ricchezza si basa sulla terra e i suoi prodotti. 
A partire dall'VIII secolo e fino al IX si nota un'inversione di tendenza con una rinascita urbana a partire
dall'epoca carolingia; un uso più attento delle terre e delle risorse che permette una sensibile ma crescente
ripresa dei commerci, con anche i mercati: inizia uno scambio che da piccolo diventa sempre più grande. La
ripresa dei commerci, soprattutto su lunga distanza, testimonia tendenzialmente il potere dell'aristocrazia.
In questo periodo si osserva un momento di crescita crescente, il mercante si muove per vie di terra con la
fila di bestie da soma. Questa situazione inizia a devolvere a inizio XI secolo, quando inizia ad essere
preponderate il commercio via mare che rivoluziona in modo molto forte il flusso del commercio: su
navigazione si può caricare molta più merce a costi minori che sui ronzini; quindi, si instaura un flusso
costante di merce su cui si spostano anche uomini, idee e correnti su uno spazio geografico molto ampio.
Ciò è portatore di grandi innovazioni, come l'introduzione della lettera di cambio. Questa rivoluzione
commerciale porta la necessità di una ristrutturazione economica, che si scontra però con un nuovo
periodo di depressione. 
Questo collasso avviene tra XIV e metà del XV secolo: la gente non aveva più soldi quindi la domanda cala
drasticamente con conseguente riduzione dei commerci, il mercato ristagna e calano anche le lettere
agricole. Finita la crisi però il tenore di vita dei sopravvissuti migliora: le condizioni permettono una crescita
notevole, c'è una maggior produttività e una diversificazione delle culture, il proliferare delle industrie con
nuove lavorazioni (seta, armi, stampa da metà '400 in poi). L'esito finale è l'integrazione delle economie
regionali sui grandi circuiti commerciali mondiali, il cui grande ruolo è dei fiorentini: i mercanti fiorentini
sono i promotori di questa integrazione, anche sul patriarcato. Si hanno, ad esempio, annotazioni di
numerosi fiorentini nel patriarcato di Aquileia che mantengono i contatti con Firenze e che sfruttano i soldi
che guadagnano lì per investire su imprese
fiorentine. 

CAMPAGNA
Abbiamo tre motivi, combinati che potevano concorrere a riedificare il paesaggio:
1. Nuovi dissodamenti = colture intensive
2. Migliore organizzazione del lavoro
3. Nuovi insediamenti  con suffisso -franco, -novo, e via dicendo.

È un processo di crescita con l’introduzione di:

 ROTAZIONE NELLE COLTIVAZIONI => prima biennale (1 anno lavoro il terreno e 1 anno lo lascio
riposare) e poi si arriva alla rotazione triennale (1 parte con semini invernali, 1 parte con semini
primaverili, 1 parte lasciata a maggese). Questo diede i suoi frutti comportando il cambiamento
della forma dei campi con l’aratro pesante.

 MULINI AD ACQUA => per macinare le granaglie, per la spremitura delle olive, per la follatura
tessile, per attivare segherie e per azionare mantici. I mulini erano controllati da signori o da enti
monastici.

Tuttavia, l’alimentazione non cambia in meglio, come dice Massimo Montanari. La dieta prima del Mille era
varia e l’uomo era allevatore, agricoltore, pescatore, raccoglitore. Il fatto che la popolazione sia in continua
crescita porta al peggioramento della qualità e della vita in città. Inoltre, il gran consumo di pane porta alla
quasi totale scomparsa delle proteine della carne.

CITTÀ
In questo periodo cominciano a rinascere con nuovi centri o alcuni che vengono ripopolati. Per definire una
città nel Medioevo bisogna guardare all’origine, alla forma, alla grandezza, al numero degli abitanti, alle
funzioni, alle istituzioni e alle piazze. Tuttavia, non vi è uno schema unico, le città non sono tutte uguali nei
vari paesi. Oltre a ciò, si definisce città quella che possiede una cattedra vescovile.
Abbiamo città che muoiono come Brescello oppure che rinascono come Aquileia. Vi sono anche città che si
impongono come Firenze.
Ci sono città plurititolate come Venezia o Alessandria, e città di nuova fondazione Vittoria, che verrà poi
distrutta, e Alfonsina.
Un esempio di come nasce una città può essere la MILANO DI RAIMONDO.
Per l’uomo medievale valeva l’aspetto dell’agglomerazione in sé per individuare la città. Dal XI secolo si
assiste ad un afflusso costante di persone che dalla campagna arriva in città: lo vediamo dallo sviluppo
verticale con le cinte murarie e la nascita di termini come burgum e suburbium nei documenti. Oppure lo
possiamo vedere dall’aumento dei prezzi dei lotti residenziali.
Nel medioevo la città svolgeva le seguenti funzioni: centralità rispetto al territorio; difesa con le cinta
murarie e l’esercito; funzioni di tipo religioso-culturale con cattedrali, pievi e chiese; funzioni di tipo
economico con la presenza di mercati e fiere; funzioni di tipo politico-amministrativo con i palazzi del
potere (prima il vescovato, poi palazzi di giustizia, del comune). Per definire una città nel Medioevo bisogna
sicuramente guardare a quanto citato in precedenza.
A partire dal XII secolo spesso osserviamo un grande spostamento di gente che dalla campagna arriva in
città: figli di famiglie numerose, contadini o artigiani in cerca di opportunità, aristocratici e proprietari
terrieri che sono attratti dalle prospettive della città (culturali, politiche, professionali). Dunque, bisogna
distinguere MOBILITÀ GEOGRAFICA da MOBILITÀ SOCIALE: la prima si tratta dello spostamento da un luogo
ad un altro; la seconda si intende lo spostamento all’interno del nucleo famigliare.
Come detto prima vi è un enorme afflusso di gente che arriva in città. Questo è un fenomeno che in un
primo momento va bene alla città ma che poi si trasforma in una situazione complicata e dunque bisogna
porre dei limiti: vengono controllati i flussi e la qualità delle immissioni; vi è una progressiva chiusura. Con
questo emerge una nuova classe sociale, la borghesia: arrivati da fuori e trovano terreno e casa nei borghi;
noi sappiamo i loro nomi in quanto associati al luogo di provenienza. Piano piano si assorbono e prendono
il nome di forestieri.

COMMERCIO
La forte ripresa urbana è da collegarsi alla ripresa dei commerci, non solo quelli a lunga distanza. Il forte
sviluppo delle campagne trova il suo sbocco nelle città con un via vai continuo.
Inoltre, nel medioevo si poteva partecipare alla vita pubblica solo se si era inquadrati in gruppi politici con
ruoli e nomi diversi. È per questo che noi conosciamo il nome di alcuni personaggi del medioevo.
Nasce un forte associazionismo che trova sbocco in: PARTI; CORPORAZIONI; CONFRATERNITE LAICHE E/O
ECCLESIASTICHE. Le parti sicuramente da un punto di vista politico. Le corporazioni sono laiche e svolgono
funzioni professionali e assistenziali. Loro si aiutano a vicenda e hanno un loro regolamento. Si potevano
iscrivere a queste corporazioni i maestri di bottega, maestri, le donne e, col tempo, persone con mestieri
non sempre affini. Abbiamo testimonianze oggi di questi con i nomi di vie e decorazioni all’interno di
cappelle e edifici religiosi o di culto. Le confraternite invece hanno scopo prettamente spirituale ma anche
professionale e assistenziale. Nascono come confraternite di fabbri, con il tempo si aprono a tutti. Con loro
vengono istituiti gli OSPEDALI. Quest’ultimi non sono gli ospedali come noi oggi intendiamo ma luoghi di
accoglienza di minorati fisici o gente disagiata. Non hanno sicuramente risvolti economici.
Durante questo periodo il commercio, dunque, riceve una forte spinta dalle campagne ma è nelle città che
trova il suo punto di forza. Abbiamo una nuova economia basata sulla moneta e sulla mercanzia. Col tempo
vi sono state tante tipologie di mercato: locale, fiere cittadine regionali, grandi fiere interregionali e scambi
intercontinentali. Bisogna distinguere il mercato dalla fiera: il mercato è semplicemente un luogo dove si
contrattano i beni e sta all’interno della città; la fiera è un incontro di tipo mercantile. Abbondanza di merci
ed è svolta in tempi sicuramente lunghi. Ricordiamo la FIERA DI CHAMPAGNE al sud della Francia dove le
fiere durano 6 mesi ciascuna. La fiera va in crisi in quanto prevale il commercio navale. In Italia meridionale
abbiamo le fiere istituite da Federico II e durano 6 mesi ininterrottamente. Tuttavia, bisogna dire che l’Italia
si era già imposta come il perno del commercio europeo con l’affermazione delle città marinare: PISA,
VENZIA, AMALFI, GENOVA.
Gli strumenti che caratterizzano il commercio sono: COMMENDA, SOCIETA’, LETTERE DI SCAMBIO. E vi
sono documenti come i portolani, pratiche di mercatura e le ricordanze. Le merci del commercio
internazionale si trovano in aree diverse a partire dall’Oriente con polli, pellicce, schiavi e seta, poi in
Francia, in Renania, dove abbiamo il vino, dopo ancora nei Paesi fiamminghi e in Toscana con la lana. Le
regioni padane ci presentano lino e cotone e in Germania, Spagna e Lombardia le armi.

ESPANSIONE LATINA NEL MEDITERRANEO


La crescita demografica ha comportato un allargamento dei confini, ma dobbiamo guardare a ciò che
succede al loro interno: Normanni, Reconquista, Crociate.
Partiamo dalla conquista normanna nell’Italia meridionale. Bisogna innanzitutto dire che il meridione
italiano era un croce via di civiltà diverse e sono: i latini cattolici, ovvero i longobardi con i loro principati; i
bizantini ortodossi, che parlavano greco; gli arabi musulmani in Sicilia e Palermo. Tra queste vi era un clima
di pace e guerra che viveva fasi alterne e quando si scontravano tra loro si ricorreva al mercenariato che
coincide con l’arrivo dei Normanni.
I Normanni compaiono alla fine del X secolo, sono poche decine di migliaia e arrivano dalla Normandia con
l’idea di costituire il ducato normanno nel sud dell’Italia. Nel secolo XI si stabiliscono nel sud e ricevono
alcuni borghi fortificati, come quello di Altavilla. I Normanni erano uomini d’arme che non avrebbero
trovato futuro in Francia. Molti membri della famiglia Altavilla si riuniscono attorno alla figura di Roberto il
Guiscardo che si impone sui ducati longobardi e su piccole comunità che conquistò e rese tributarie. Per la
prima volta l’Italia del sud inizia a virare verso un unicum politico dopo l’XI secolo. Si parte con
l’avvicinamento alla Chiesa (XI secolo): inizialmente il papa era contro i Normanni e infatti con l’aiuto di
tedeschi e longobardi li vuole far fuori. Tuttavia, la coalizione papale viene sconfitta nel 1053 a Civitate dai
Normanni. Abbiamo dunque un ridimensionamento dei confini. Dato che la chiesa era posta sotto il
controllo dell’imperatore (chiesa imperiale), il papa si appoggia ai Normanni. Roberto il Guiscardo si pone
sotto il papa ma di conseguenza lo protegge (accordo di Melfi, 1059). Il papa ha ora un suo protettore.
Passiamo ora alla conquista della Sicilia e della Puglia. Ora l’obiettivo era quello di compattare l’Italia
meridionale: tra il 1072 e il 1082 Ruggero I conquista la Sicilia e punta poi a Malta; Roberto il Guiscardo
punta alla conquista della Puglia rivolgendo la sua attenzione alla costa dalmata (Albania). La conquista
della Sicilia fu molto complessa e lunga in quanto si trattò di eliminare gli emiri di Palermo ottenendo poi il
favore della chiesa in quanto la conquista coincideva con la conquista di un’isola in mano ai Saraceni. Gli
arabi rimasti si rifugiano in alcune rocche, dovranno fare i conti quando arriverà Federico II. Per quanto
riguarda la conquista della Puglia, fu molto facile e meno complessa in quanto i bizantini erano pressoché
assenti impegnati a proteggere i loro domini dai turchi.
Si creano quindi nel meridione due aree distinte: signorie autonome nel settentrione; mentre in Sicilia vi
era un potere accentrato a partire da Palermo. In Inghilterra i normanni avevano conquistato un territorio
già avviato e formato mentre nel meridione italiano si trattava di costruirlo ex novo unificando i vari
principati. Possiamo concludere dicendo che il ducato normanno si tratta di una solida organizzazione di
tipo feudale. Nel 1150 viene emanato il Catalogo Baronum.
Parliamo adesso del secondo aspetto, ovvero la Reconquista in Spagna. Si tratta di un lungo movimento
che parte dal X secolo e finisce nel XV secolo, nel 1492, con la conquista di Granada. Lo scopo è quello di
cacciare gli arabi islamici. La Spagna dei secoli X e XI è un territorio frammentato: il califfato di Cordova,
eretto nel 929, presentava profonde crepe nonostante fosse una grande potenza economica e politica: vi
sono lotte intestine con le diverse etnie e scontri con la minoranza cristiana. Geograficamente e
politicamente la Spagna era divisa così: al sud vi erano le taifas, ovvero emirati indipendenti; a nord
abbiamo l’area controllata dai cristiani e organizzata in diversi regni (Leon, Castiglia, Navarra, Aragona,
contea di Barcellona). La volta avviene nel 1037 quando, per via matrimoniale, si uniscono in una sola
potenza i regni di Leon e Castiglia: una potenza in grado di spingersi verso sud e contrastare le taifas. Tra X
e XI secolo la Spagna diventa territorio di scontro e inizia la fase della riconquista cristiana. È una grande e
complessa avanzata che procede a fasi alterne e che termina nel 1492.
Ultimo aspetto sono le crociate. Partiamo dal fatto che nei documenti non si trova il termine crociata ma
termini come ITER, PELEGRINATIO, PASSAGIUM. Le crociate in realtà nascono come pellegrinaggio, ovvero
un momento di espiazione delle colpe. Le mete sono Roma, Gerusalemme e San Giacomo di Compostela.
Nascono dunque con il bisogno di ottenere la salvezza dell’anima pregando, parliamo dunque
dell’indulgenza. Dalla metà del XI secolo si consolidò l’uso da parte dei pontefici di dare l’indulgenza a chi
partecipava alla reconquista. Il primo a darla fu papa Alessandro II, nel 1064. Ne deriva quindi che fosse
lecito combattere con le armi per la fede cristiana: battersi contro gli infedeli per la fede cristiana. Si parla
di pellegrinaggio armato, che diventa un fenomeno imponente verso la Terrasanta. L’obiettivo era quello di
difendere i pellegrini diretti verso il Santo Sepolcro e anche di conquistare territori.
Secondo Jean Flori, la crociata ha quattro elementi caratteristici: bandita da un papa; voto al crociato;
carattere armato della spedizione; connessione col Santo Sepolcro.
I crociati si spostano in massa ma anche a gruppi o in modo individuale. Le crociate vanno dal 1095 al 1270.
Vi è un maggiore interesse per le prime tre: regno di Gerusalemme.
1^ CROCIATA: 1095-1099  conquista di Antiochia e Gerusalemme. Nessun regnante partecipa. Conquista
violenta di Gerusalemme in quanto l’islam in crisi e i cristiani agguerriti. La crociata parte ufficialmente nel
1096 dopo aver amplificato il messaggio di Urbano II al concilio di Clermont Ferrand.

2^ CROCIATA: 1147-1149  islam si riprende e conquista nuovamente Edessa. Edessa era molto
importante per l’Europa e perciò Luigi VII e Corrado II promuovono una crociata che non produce alcun
risultato.

3^ CROCIATA: 1189-1192  1187 = Gerusalemme di nuovo all’islam. I pellegrinaggi diventano duri e


complessi, vengono tassati da dazi. Per questo motivo Federico Barbarossa assieme ai re di Inghilterra e
Francia promuovono una crociata ma non porterà a nulla di fatto.

4^ CROCIATA: 1202-1204  crociata deviata su Costantinopoli ad opera di Venezia.

5^ CROCIATA: 1217-1221  esercito si impantana sul delta del Nilo. Federico II aspetta troppo per la
crociata e il papa è ormai stufo e lo scomunica.

6^ CROCIATA: 1228-1229  Federico fa finalmente la crociata. Avvia una serie di trattative con il Sultano
di Egitto e si porta a casa la corona di Gerusalemme. Il papa non la prende bene e lo scomunica di nuovo.

7^ CROCIATA//8^ CROCIATA: 1248-1270  ad opera di Luigi IX, re di Francia, per controllare i regni
d’oltremare. Crociate dell’aspetto commerciale.

LE CAUSE DELL CROCIATE.

I) MOTIVAZIONI RELIGOSE:
- Attrattiva dall’Oriente e dei luoghi sacri da sempre;
- Tolleranza generale verso i pellegrini da parte dell’islam;
- Amplificati e ingigantiti i messaggi o credenze dei pellegrini;
- Sete di salvezza dell’anima.

II) MOTIVAZIONI POLITICHE:


- Invasione turca;
- Senso di precarietà dei cristiani verso gli invasori;
- Idea del pericolo musulmano.
III) MOTIVAZIONI COMMERCIALI
- Mercanti vogliono porti sicuri;
- Le repubbliche marinare vogliono consolidare il commercio.

LA RIFORMA DELLA CHIESA


A partire dall’XI secolo la chiesa è protagonista di un profondo cambiamento: a partire da questo momento
nasceranno numerosi movimenti di riforma che provengono da molti strati con l’idea di cambiare qualcosa;
tuttavia, abbiamo numerosi interventi e ci vorrà del tempo per giungere a risultati. La prima cosa a
cambiare è il rapporto chiesa-impero: fino a qui si trattava di una chiesa imperiale, cioè posta sotto il
controllo dell’imperatore; dalla seconda metà dell’XI secolo il potere spirituale vuole togliersi da quello
temporale e si verrà a creare la figura del papa che non è più solo vescovo di Roma. Al centro di tutto
abbiamo la lotta per le investiture.
Il particolarismo politico (proliferare di tanti poteri) in Italia e Francia ha una seconda faccia in ambito
ecclesiastico: l’affermarsi di signorie locali ha portato alla nascita di tante chiese private. Abbiamo dunque
cappelle e monasteri privati che sorgono ad opera di privati e hanno un duplice scopo: accrescere il loro
prestigio e quello di controllare il destino ultraterreno. Gli aspetti negativi però non mancano: il fondatore
di queste chiese private voleva mettervi a capo suoi famigliari perché appunto questi nuclei di potere non
solo di ordine religioso. Infatti, scoppiano faide all’interno di queste famiglie aristocratiche potenti. Inoltre,
ad un certo punto ci si inizia a chiedere quanto potesse funzionare, da un punto di vista religioso, i servizi
offerti da questi monasteri se il loro scopo era prettamente focalizzato sull’economia e sul controllo di
territori.
Ricordiamo che già a partire dall’età carolingia i sovrani intervengono per restituire prestigio all’autorità
ecclesiastica: fondazione di scuole, formazione del clero, riordino sedi episcopali, istituzione DECIMA
(decima parte del raccolto) in sostegno a poveri e al clero. Gli interventi imperiali accentuano la
commissione tra laici ed ecclesiastici.

LA CHIESA IMPERIALE
In Germania il quadro tiene meglio. Appunto abbiamo una chiesa imperiale rigorosa posta sotto il controllo
degli imperatori che intervengono sulle nomine dei vescovi e si pongono i problemi di simonia e
concubinato. Per ovviare ai problemi di simonia e concubinato vengono istituiti capitoli canonicali, ovvero
luoghi dove tutti i pontefici di tutte le comunità e chiese uguali si trovano a vivere assieme. Enrico III, re di
Germania, vuole estendere questo modello anche all’Italia intervenendo sulla nomina dei pontefici.
Ricordiamo che il pontefice veniva scelto tra i membri delle più grandi aristocrazie creando faide interne a
queste famiglie romane. Dunque, Enrico III porta in Italia il modello della chiesa imperiale tedesca.
Ovviamente ciò non piace alla chiesa e tanto meno alle famiglie aristocratiche romane.
Dopo la morte di Ottone III, nel 1002, gli interessi degli imperatori ritornano sull’irrequieta Germania.
Dunque, riprendono le faide interne alle famiglie romane che volevano mettere un proprio uomo sulla
cattedra di San Pietro. Il risultato fu che si arrivò ad avere tre papi contemporaneamente, i quali si
scagliavano scomuniche reciproche. A questo punto Enrico III decide di porre fine a tutto questo e,
convocato un concilio a Sutri nel 1046, depose i tre papi facendo così insediare un nuovo papa, Clemente
II. Modello dunque imposto anche in Italia con l’obiettivo di normalizzare le istituzioni ecclesiastiche senza
però il consenso e tanto meno il successo.
Nel 1048 viene eletto papa Leone IX che pone la sua attenzione su alcuni problemi, ovvero la simonia e la
sanzione del primato romano: fino a quel momento il papa godeva di un solo primato morale e spirituale;
dopo il concilio di Reims, al papa viene dato il titolo di apostolicus (unico successore degli apostoli). Si
arrivò così allo scontro, nel 1054, con la chiesa d’oriente: le scomuniche che si scagliano Cerulerio e Leone
IX causano lo scisma tra la chiesa d’occidente e la chiesa d’oriente. Tra l’altro la chiesa ortodossa
(d’oriente) non voleva riconoscere la superiorità del vescovo di Roma.
La spinta verso il rinnovamento non si esprime in maniera omogenea e lineare: non vi è ancora un soggetto
in grado di coordinare le istanze. Gli oppositori della riforma sono episcopato e aristocrazia. Abbiamo
dunque diverse espressioni di riforma nate in modo diverso e sono:

- ORDINE CLUNIACENSE: i protagonisti sono i membri dell’abbazia cluniacense, fondata in


Borgogna nel 910. È un modello monastico che prevede devozione e preghiera ma con forte
attenzione alle ricchezze.

- MOVIMENTI LAICALI: nascono in polemica ai monaci di Cluny. Abbiamo la ripresa dell’ideale


evangelico con la predica della povertà e rinuncia ai beni secolari. Viene messa in discussione la
chiesa come istituzione.

- PATARIA: nasce a Milano, intorno ad un prete di campagna, Arialdo. Vengono identificati come
straccioni (vedi appunto il nome del movimento). Nascono in accusa al vescovo di vendere
cariche ecclesiastiche. Col tempo questo movimento sarà dichiarato eretico.

- EREMITISMO: ripresa degli ideali del monachesimo originario. Nascono eremi come Camaldoli
e Vallombrosa.
- CLERO SECOLARE: è il clero che vive nel mondo (nel secolo). Si stanzia al di fuori dei monasteri
e dei conventi. Attaccamento alle ricchezze materiali e agli interessi materiali e anche alla
spoliazione delle chiese. Mirano alla deposizione dei sacerdoti simoniaci e alla scomunica dei
preti concubinari. Si riuniscono attorno alle pievi e cattedrali.

Alla metà dell’XI secolo vi è finalmente un soggetto in grado di coordinare le varie istanze: abbiamo diversi
nomi importanti oltre a Leone IX, visto in precedenza. Sicuramente Nicolò II fu un grande protagonista in
quanto si appoggia a Matilde di Canossa portando, dal 1059, il fenomeno vigente ancor oggi, ovvero
l’elezione a scrutinio segreto del papa all’interno del Conclave. Poi abbiamo Gregorio VII il quale emana il
DICTATUS PAPAE, ovvero un testo dove stabilisce che solo il papa può giudicare, che solo il papa può
deporre e che solo il papa può scomunicare il sovrano se indegno nel suo ruolo. Questo rappresenta un
grande cambiamento della storia tra impero e chiesa. Sicuramente la scomunica rappresenta un moneto di
crisi del sovrano in quanto i sudditi vengono sciolti dai loro obblighi verso di lui.
Bisogna inoltre dire che il conflitto tra impero e chiesa è alimentato dalla rivendicazione della libertà della
chiesa da ogni potere laico.

ENRICO IV, GREGORIO VII E CANOSSA


1076 = Enrico IV convoca un concilio di vescovi tedeschi dichiarando deposto il papa. Il papa ovviamente
non la prende bene e scomunica l’imperatore. Davanti alle prime ribellioni Enrico IV è in difficoltà e induce
il papa a revocare la scomunica con un celebre atto di penitenza a Canossa nel 1077. Enrico IV riprende le
sue vicende e fa eleggere un’anti-papa
1111 = ACCORDO DI SUTRI tra Pasquale II ed Enrico IV. È un compromesso dove i vescovi devono rinunciare
al potere temporale e i sovrani non devono intaccare sulla nomina dei vescovi.
1122 = CONCORDATO DI WORMS tra Callisto II ed Enrico IV. È un accordo fragile in quanto la chiesa ne
uscirà rafforzata e va verso la monarchia. Dunque, il nuovo ruolo monarchico del papato è il seguente: la
chiesa opera ora come curia; l’opera di cristianizzazione viene espansa in mondi lontani; i concili ecumenici
vengono convocati dal papa a Roma; aumentano i rapporti con i principi e prelati della cristianità; minor
tolleranza verso gli eretici e scomunicati, con un largo uso di bene papale.

LA NUOVA CHIESA: XII E XIII SECOLO


La riforma ha cambiato profondamente la chiesa, in peggio: abbiamo grande potere nelle mani del papato
con un forte dissenso anche dal basso, a causa della perdita dei valori evangelici. La chiesa sembra ora una
macchina da guerra. Nascono a questo punto numerosi movimenti che vogliono cambiare una chiesa che
ha preso una brutta direzione. Dunque, abbiamo una forte espansione di movimenti pauperistici e patarini
che si affermano nelle città e che vanno contro le lotte cittadine e contro i vescovi corrotti. La chiesa
risponde dichiarando questi movimenti eretici (lotta delle eresie): vengono condannati eretici tutti quei
movimenti non inquadrati nei suoi ideali.
Il grande cambiamento lo abbiamo con la nascita di nuovi ordini religiosi: CISTERCENSI, FRANCESCANI E
DOMENICANI.
Gli ordini cistercensi nascono a Citeaux nel 1098 con Chiaravalle; polemizzano contro i cluniacensi.
Gli ordini francescani nascono con San Francesco D’Assisi. I loro ideali sono quelli di povertà, umiltà, pace e
assistenza. La loro regolo viene riconosciuta nel 1223. I loro testi sono in lingua volgare. I domenicani
invece nascono con san Domenico. Loro si basano su una cultura molto forte e rigorosa. Insegnano nelle
università e diventano inquisitori. La loro regola viene approvata nel 1216.

LE ERESIE
Si affermano in seguito correnti ereticali in risposta ad una chiesa che non piace. Questi sono:

- CATARI
- MILLENARISMO
- VALDESI

La reazione del papato avviene attraverso diverse operazioni diverse e sono: emanazione di bolle,
emanazione di decretali, convocazioni di crociate e l’uso dell’inquisizione.

LE MONARCHIE FEUDALI: FRANCIA E INGHILTERRA


Non possiamo parlare dell’Italia in quanto era un territorio frammentato: al sud vi erano i Normanni, nel
settentrione vi erano le autonomie locali e poi vi era la monarchia della chiesa.
Parliamo invece di Francia e Inghilterra, i grandi sovrani locali.

FRANCIA
Dal XII secolo si afferma la monarchia dei Capetingi, alla quale si appoggiano le grandi famiglie. I Capetingi
prendono il nome dal loro promotore, Luigi Capeto, e fanno perno sulle figure di Luigi VI e Luigi VII. I
Capetingi cercano di estendere i loro poteri su tutte le altre realtà regionali intorno e per questo il loro
punto di partenza è Parigi. Parigi era l’antica sede merovingia ed era una realtà florida da un punto di vista
commerciale e culturale (vedi fiere). Il problema che devono affrontare è la rivoluzione feudale: si
moltiplicano i castelli e proliferano le signorie che danno origine a questa rivoluzione feudale. Tuttavia, gli
storici hanno discusso a lungo sulla verità della rivoluzione feudale. Di fatto i cambiamenti si sono visti,
ovvero viene scardinato il potere pubblico, i signori di castello diventano sempre più potenti e affermati, vi
sono forme di dominio verso il contado. È quindi una società che sta continuamente cambiando. Questo
può comunque essere un errore di percezione data la grande quantità di fonti. Due figure importanti,
Aldelberone di Leon e Gerardo di Cambrai, teorizzano una tripartizione della società: oratores, bellatores,
lavoratores. Prima la società era bipartita, ora abbiamo un nuovo gruppo sociale che è la cavalleria.
La cavalleria dava sicurezza pubblica dove i sovrani non ne erano capaci; per diventare cavalieri bisognava
disporre di grande ricchezza ed essere preparati adeguatamente e saper guidare un cavallo; bisognava
inoltre appartenere alla nobiltà; c’era un codice cavalleresco da rispettare; era il patriarca che sceglieva i
cavalieri attraverso una messa propiziatoria.
LA FRANCIA DEL XIII SECOLO: La Francia dei Capetingi si pone in conflitto con i Plantageneti, sovrani inglesi
dei territori dell’Angiò. Questo conflitto viene sanato da Filippo II Augusto che, approfittando dell’assenza
di Riccardo Cuor di Leone (re inglese impegnato nelle crociate), sottrae agli inglesi la maggior parte dei
territori francesi che avevano occupato. Giovanni Senza Terra (fratello di R. Cuor di Leone) verrà sconfitto
in precedenza nella battaglia di Bouvines del 1214: vinceranno Filippo II Augusto e Federico II e perderanno
Ottone IV di Brunswick e Giovanni Senza Terra. Dal XIII secolo la Francia vede un progressivo sviluppo del
proprio apparato burocratico

FILIPPO II AUGUSTO E IL MESTIERE DI RE


Sale al trono nel 1180 e fu il fondatore della potenza francese. Lui fa azioni di conquista; fa una serie di
interventi in ambito amministrativo dove viene appoggiato da balivi; riorganizza la cancelleria e la curia;
concede autonomia alle città per controbilanciare il potere dell’aristocrazia; introduce la trasmissione
ereditaria del titolo; vi è dunque la formazione di una coscienza nazionale francese per la quale lui è re di
Francia e non dei francesi. Papa Bonifacio VIII lo definisce addirittura più potente dell’imperatore.

INGHILTERRA DEL X-XI SECOLO


Ricordiamo che prima vi erano problemi di conflittualità tra sassoni e normanni: nello scontro vinceranno i
normanni tentando di unificare i regni di Danimarca, Norvegia e Inghilterra. Rimangono però divisi.
Con Guglielmo il Conquistatore il regno cambia volto: proliferano tanti castelli di privati; lui appunto riesce
a controllare queste forti aristocrazie dando loro appezzamenti di terra. Mantiene anche la divisione tra
contee e villaggi. Vi sono due operazioni nel 1086: l’emanazione del Domesday Book e il Giuramento di
Salisbury, dove Guglielmo Il C. pone un forte controllo sul sistema feudale.
Il suo successore, Enrico Plantageneto, riduce ancora gli spazi di manovra della grande nobiltà; pone dei
limiti sulla riscossione delle tasse e rivendica il pieno esercizio dell’attività giudiziaria per la corona. I suoi
successori sono circa deboli: Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra, il quale, dopo essere stato
sconfitto a Bouvines si trova costretto a fare una grossa concessione ai baroni, la Magna Charta (1215):
costituzione di un parlamento. Dunque, il sovrano deve rispettare le antiche consuetudini, le prerogative
nobili, del clero e comunità mercantili.
IL COMUNE: ITALIA CENTRO-SETTENTRIONALE
È un momento storico importante dove i comuni si insediano nei vuoti di potere. I manuali di storia ci
dicono che il periodo comunale va dal 1080 al 1120. Tuttavia, è un punto di arrivo. Infatti, vi sono comuni
che nascono dopo come quello di Cividale nel 1250 anche se era già una realtà ben formata. Lo sviluppo
dei comuni avviene attraverso tre fasi: FASE CONSOLARE, FASE PODESTARILE, FASE POPOLARE.
Si parte dal 1125 con le guerre civili dove viene intaccato il potere del vescovo: nasce il regime consolare.
Dopo il 1183 nasce il regime podestarile e infine dal 1250 si ha il regime popolare.
Il comune nasce in quanto il vescovo passa poteri ad un gruppo di cittadini in modo pacifico, in modo
condiviso oppure talvolta anche nettamente. Non vi è una regola precisa. Il vescovo ricordiamo che aveva
poteri riguardanti il fisco e la giustizia, dove non aveva problemi in quanto era appoggiato da quelle poche
persone fidate, ovvero giudici e cancellieri. Il problema era il potere di difesa: per guidare un esercito
bisognava essere preparati alle armi e pratici e godere della fiducia della gente e della cavalleria. Non tutti i
vescovi avevano tutto questo e perciò cedono questo potere ad un gruppo di cittadini. Nasce così il
comune. Inoltre, il comune è un allargamento delle basi del potere; è un sistema di consoli, di podestà e di
un capitano del popolo. È un sistema che si blocca, a volte funziona.
Comune = persone che fanno gruppo  BENE PUBBLICO.
Il comune è una peculiarità dell’Italia centro-settentrionale. Una situazione analoga la troviamo nel sud
della Francia. I comuni più piccoli (Aquileia) non sono spesso autonomi in quanto appoggiati dalla
monarchia.
Inoltre, possiamo definire il comune come potere abusivo in quanto hanno poteri che spettano al sovrano:
fino al 1152 il sovrano non c’è.

COMUNE CONSOLARE
Potere in mano a poca gente e si chiamano consoli. Sono 30 unità. Restano in carica fino a 1 anno. Sono
scelti tra le file della milizia, lo strato più alto della popolazione. Guidano la città disponendo di un cavallo e
di un buon patrimonio fondiario.
Gli organi di governo sono i Collegi di Consoli; l’ARENGO; Consoli.
È questa un’esperienza che cresce nel tempo.
Non ottiene subito le prerogative di governo. Non ha ancora un’amministrazione territoriale forte e
neanche il controllo della forza militare.
La guerra è d’obbligo ma ha un guadagno.
La politica si pone due obiettivi: estendere la dominazione temporale e agevolare l’espansione
commerciale.
Il primo cambiamento lo abbiamo quando comincia ad entrare gente anche dal basso e abbiamo così
nuove immissioni di potere; si vengono dunque a creare conflittualità crescenti.

COMUNE PODESTARILE
Anche qui il passaggio non avviene in modo rapido e lineare. L’idea di base è quella di chiamare a
governare un soggetto esterno alla città, estraneo alle vicende e alle dinamiche della città. Col tempo verrà
chiamato ‘forestiero’. Prima di chiamarlo così abbiamo il podestà: inizialmente uno solo, poi più di uno. Il
podestà viene scelto al di fuori della città, e viene scelto dal consiglio della città. Viene poi accolto nella
città e viene data lui una casa dove si ospita anche la sua familia, ovvero il gruppo di gente che si porta il
podestà (circa 30 persone). Inoltre, viene scelto in base alla famiglia dalla quale proviene (abbiente) e in
base alla sua capacità di condurre una guerra e di governare.

UNA SOCIETÀ DI ‘SOCIETAS’


Abbiamo una società che sta continuamente cambiando in maniera molto importante. Come detto in
precedenza nascono le corporazioni di arti e mestieri ma ne nascono di altre, diverse, e sono:

 SOCIETÀ POPOLARI = sono molto grandi e caratterizzano una città. Sono circa migliaia di persone;
portano il nome del patrono della città (es. Sant’Ambrogio a Milano).
 SOCIETÀ ARMATE = vocazione difensiva. Nascono a margine di una circoscrizione cittadina.
Combattono a piedi e si indentificano in un vessillo.
 SOCIETAS MILITUM = riuniscono solo cavalieri. Nascono nel momento in cui la milizia non si sente
più assoluta protagonista. C’è né una per ciascuna città. Sono gruppi a metà tra gruppo politico e
organo istituzionale.

LA CENTRALITÀ DELLA GUERRA


Nel periodo comunale le guerre sono sempre più frequenti; i comuni e le città sono vicine tra loro per il
controllo del contado. E spesso sono in lega contro l’imperatore. A causa di queste guerre aumentano
notevolmente i costi creando il malcontento in città. Sono guerre estenuanti e che non porteranno a nulla
di fatto. Abbiamo dunque una conflittualità quotidiana: il terreno di scontro sono i consigli ma spesso ance
la città stessa. Sono guerre di assedio e sono dispendiose.

IL POPOLO CHE AVANZA


La milizia è sempre più minacciata. Il popolo era la classe abbiente e ha i numeri a differenza della milizia. Il
popolo comincia ad avere persone preparate militarmente e ben formate. Inoltre, sappiamo anche quale
era il loro abbigliamento, i tipi di armi in quanto le fonti ci hanno fatto rinvenire una sorta di inventario di
beni che le famiglie di questi redavano.
Abbiamo dunque una fetta importante di popolo che vuole partecipare alla vita politica: il popolo prende
potere. Infatti, dopo il 1250 era indispensabile appartenere ad un Arte.

IL COMUNE POPOLARE
Fase che non avviene in tutte le città italiane e non in maniera lineare. La fase del Regime popolare la
troviamo a Firenze, Milano e Bologna, tre esperienze di comune popolare molto diverse.
A Firenze la nascita del comune popolare avviene in quanto la città era molto affermata per quanto le
riguarda le corporazioni di arti e mestieri; a Milano questa fase prende il via in quanto si fece leva sulle
società di popolo. Inoltre, Milano non aveva un artigianato come vi era a Firenze bensì la città era
affermata per la produzione di armi. Infine, a Bologna il comune popolare nasce perché la città aveva 20
società d’armi e 19 corporazioni e dunque attinge un po' da una parte e un po' dall’altra.
Gli organi di governo del regime popolare sono: il capitano del popolo, il quale non ha la forza e la
centralità del podestà ma che comunque viene appoggiato da consigli importanti come quello degli
anziani.

Dunque, ricapitoliamo: il passaggio dall’età feudale all’età comunale avviene in maniera dinamica. È
negativo invece il passaggio successivo, ovvero all’età signorile che mette in forte crisi la città: il potere sarà
nelle mani di una sola famiglia e non più condiviso.
Quindi, per fare il punto, l’età comunale vede una crescente conflittualità: in fase consolare vediamo
famiglie che si fanno la guerra per mettere a capo un proprio uomo; in età podestarile la milizia si scontra
con il popolo; in età consolare vi sono infinite fazioni che si moltiplicano, ovvero guelfi/ghibellini oppure
magnati/popolo e via dicendo.

L’IMPERO
In questo periodo l’impero era stato assente. L’Italia comunale era frastagliata e legata all’impero
Germanico.
Tra XII e XIII secolo il papato e l’impero rinnovano i propri progetti di supremazia universalistica sulla
cristianità. L’Italia è al centro del conflitto. Dopo il concordato di Worms (1122) la chiesa ne esce rafforzata,
cambiando in monarchia. Tuttavia, l’elezione di Federico I Barbarossa restaura l’autorità imperiale.
Abbiamo due poteri forti, egemonici, in grado di contenere forze vigorose: in Germania l’imperatore
doveva fronteggiare i principi territoriali, mentre in Italia vi erano le città con i comuni che mettevano
timore al papa e all’imperatore stesso.
FEDERICO I BARBAROSSA (1125 – 1190)
Diviene imperatore nel 1155 con l’idea di dominare il mondo: dominare il papato, pacificare la Germania,
rimanere in buoni rapporti con le altre monarchie e riportare, dunque, il potere in Italia. In tutto ciò sarà
aiutato dallo zio Ottone di Frisinga e da alcuni giuristi dell’università di Bologna. Innanzitutto, consolida il
potere in Germania e poi guarda subito all’Italia: abbiamo, in Italia, una lunga stagione di conflitti e il
rapporto problematico con la chiesa e problemi di vassallaggio. Infatti, ricordiamo la vicenda di Matilde di
Canossa per la quale l’imperatore si ritrova ad un certo punto ad essere vassallo della chiesa.
Nel 1154 Barbarossa scende in Italia per la prima volta in quanto Eugenio III ha bisogno di aiuto e Federico
II (suo nipote) deve consolidare il suo potere e l’incoronazione. Tra l’altro Roma è instabile in quanto vi era
un’anarchia creata dal popolo e dall’aristocrazia.

Prima discesa in Italia: 1154 


Federico Barbarossa cerca il dialogo con chiesa e comuni: in questa data va in aiuto del papa. Roma era
instabile, l'aristocrazia non aveva più prestigio né buona parte delle sue antiche prerogative, non nominava
più il papa; inoltre, il popolo era una forza crescente e dal 1147 Arnaldo da Brescia era a capo della città e
predicava gli ideali di povertà della chiesa. 
Federico Barbarossa da aiuto alla chiesa con l'obbiettivo di ottenere l'incoronazione e consolidare il suo
potere. 
L'Italia del nord è divisa in comuni e Federico Barbarossa avrebbe voluto annetterla nuovamente, mentre al
sud doveva confrontarsi coi Normanni. 
Nel 1155 Barbarossa è a Roma e viene incoronato imperatore dopo aver aiutato il pontefice ad abbattere il
regime comunale e mandato al rogo Arnaldo da Brescia.
1158: la dieta di Roncaglia 
Barbarossa inizia a pianificare la sua azione di riconquista dell'Italia comunale: i comuni sono forti e ricchi,
ma non vuole travolgerli con l’esercito, quindi, opta per il dialogo e nel 1158 convoca a Roncaglia
un'assemblea pubblica del regno (vescovi, signori, rappresentanti laici, ecclesiastici e delle città), in cui
cerca di imporsi e pone le basi del suo potere: 
riafferma le regalie nelle sue mani: prerogative regie, diritti come l'esercizio della giustizia, la riscossione
delle tasse, facoltà di battere moneta, diritto di arruolare eserciti, controllare strade e fortezze. I comuni si
erano appropriati di questi diritti che erano prima in mano ai vescovi per concessione dell'imperatore; 
vieta le leghe tra città e le guerre tra privati, soprattutto in funzione antimperiale; impone all'aristocrazia
l'omaggio feudale. 
I comuni non accettarono queste regole e si ribellarono. 
Lo scontro coi comuni 
Barbarossa non voleva spegnere i comuni perché si rendeva conto della loro forza, ma pretendeva
dedizione e voleva che riconoscessero la sua autorità. I comuni però non accettarono questo tipo di
imposizione. Riconoscevano la figura dell'imperatore ma rivendicano: 
 diritto all'autogoverno; 
 politica di alleanza libera; 
 estensione della loro autorità sui rispettivi contadi; 
 rifiuto di funzionari e versamenti dei tributi. 
Milano di pone sin dal 1161 alla guida di un grande movimento di rivolta raggruppando intorno a sé molte
delle città padane (non tutte le città si schierarono contro l'imperatore, alcune gli restarono fedeli) e
conduce una sorta di battaglia che perde amaramente: nel 1162 dopo giorni di bombardamento
Barbarossa distrugge le mura di Milano e a uno a uno le societas si arrendono.

LEGHE IN ETÀ COMUNALE


Sicuramente la Lega Veronese gioca un ruolo importante alla quale si unisce la Lega Lombarda. Tutte
queste città che vanno contro Federico Barbarossa: lo scontro avviene nel 1176 a Legnano (Battaglia di
Legnano), dove l’esercito dell’imperatore, efficiente e potente, viene sconfitto. Dopo questa grande e
sanguinosa battaglia la città acquisisce maggiore consapevolezza e ciò porta Federico Barbarossa a
scendere a patti: la Pace di Costanza, nel 1176, a Venezia, è l’accordo definitivo. Da questo momento
l’imperatore rinuncia alle regalie; le città ottengono poteri regi, ovvero eleggere consoli, istituire leghe,
diritto sul contado ed erigere fortificazioni.
Per quanto riguarda la Lega Italica, dobbiamo anzitutto dire che non è la Lega Lombarda: sono totalmente
diverse. La Lega Italica viene conclusa nel XV secolo, stipulata nel 1455 ed è rinnovabile ogni 25 anni. Viene
istituita questa Lega in quanto nel 1453 cade Bisanzio e questo ha una notevole risonanza in Europa e in
particolare in Italia. Prima dell’istituzione della Lega Italica viene firmata la Pace di Lodi nel 1454 e poi la
Lega l’anno dopo. La Lega Italica ha come protagoniste Milano, Venezia, Firenze, Papato e il Regno di
Napoli. A queste cinque si appoggiano le potenze minori degli Este, Gonzaga, Savoia. L’obiettivo è quello di
garantire una pace generale e la creazione di un esercito in grado di difendere il territorio dall’attacco dei
Turchi e dalla Francia che rivendicava il trono di Napoli.

LA FINE DI BARBAROSSA
Nel 1186 fa un’azione diplomatica, ovvero fa sposare suo figlio Enrico VI con Costanza d’Altavilla,
chiudendo così l’esperienza Normanna nel meridione. Si insediano poi gli Svevi. Federico muore nel 1190
durante la terza crociata guadando un fiume; nel 1197 morirà suo figlio.

FEDERICO II
È un uomo eccezionale, ma in senso positivo o negativo? Lui è conosciuto con due antonomasie: stupur
mundi; puer Apulie.
STUPUR MUNDI = per il medioevo essere colui che sorprende non è affatto un bene, anzi, è un grosso
difetto. Possiamo tradurre questa definizione con ‘stupore del mondo’, stupore, dunque, di cose staccate
dal cielo, in contrapposizione con il cielo. Viene infatti definito da Matteo Paris, uomo di chiesa, come il
creatore del caos sulla Terra. Paris ha vissuto negli anni del sovrano quando condannava fortemente la
chiesa. Siamo anche nel periodo in cui viene definito l’’anticristo’.
PUER APULIE = anche questa definizione va interpretata in modo negativo. La traduciamo con ‘Infante di
Puglia’. Viene definito così da Ottone IV di Brunswick come bamboccione. Ottone vuole sottrargli la corona
d’Italia e di Germania. Inoltre, essere infanti nel medioevo significava essere un qualche cosa di
incompiuto, questo lo possiamo palesemente notare in degli affreschi del XV secolo dove vediamo
raffigurati volti di bambini che non sono proprio dei bambini.
Dunque, possiamo dire che fu un uomo eccezionale da un punto di vista negativo.
Federico II nasce a Jesi nel 1194. Perde il padre nel 1197 e in seguito anche la madre, e verrà affidato a
Innocenzo III che però lo lascerà solo.
1208 – 1211 – 1220: è re di Sicilia a quattro anni. Il titolo gli verrà riconosciuto ufficialmente nel 1208. Alla
morte della madre va in Italia dove è appoggiato da uomini di chiesa e uomini che appoggiavano suo
padre. Infatti, nel 1211 è re di Germania ma deve andare là per farsi riconoscere il titolo. Il viaggio non sarà
affatto facile: passa prima nell’Italia comunale dove la città di Milano vuole catturarlo ma lui riesce a
fuggire; per arrivare in Germania passa il Brennero dove Ottone IV gli tende vari tranelli ma alla fine, con
fatica, arriva nel regno. Rimane in Germania fino al 1220, lui poi decide di rimanere prevalentemente in
Italia. Nel 1220 arriva in Italia e pone la sua attenzione subito nel meridione in quanto fino a quel momento
vi era un vuoto di potere. Prima di sistemare le cose nel sud va a Roma per rassicurare il papa che non
unirà le due corone. Finalmente si può concentrare sulla Sicilia dove emana subito leggi, arrivando poi al
LIBER AUGUSTALIS (raccolta della legislazione romana + legislazione normanna) con un governo ordinato.
Mette ordine combattendo contro i Saraceni mandandoli a Nocera e quindi la capitale diventa Foggia.
Ordina poi il restauro di castelli erigendo nuove fortificazioni: cresce Napoli che diviene una città potente
dove lui fonda l’Università. Inoltre, fa allestire una flotta con l’obiettivo di una crociata. Abolisce i mercati
istituendo fiere. Conia monete d’oro. Avvia una riforma monetaria, unificando e uniformando il regno.

IL NORD E I COMUNI 
Nel progetto di unificazione era tempo di guardare al resto d'Italia. Per farlo doveva cercare il dialogo con
la Chiesa e i comuni del nord. Nel 1226 istituisce la dieta di Cremona con due obbiettivi espliciti: la lotta
all'eresia e la preparazione della crociata. C'è anche un obbiettivo più velato ma insidioso: i comuni
dovevano inviare i propri rappresentanti e sottomettersi ai vicari imperiali. L'idea di Federico II era
unificarla penisola in un solo regno organizzato in vicariati, separati ma coagulati sotto un sistema
amministrativo comune. Come ai tempi di Barbarossa, i comuni riconobbero l'autorità di Federico II ma
rifiutarono di perdere la loro autonomia. Di fronte alla loro risposta ci furono due reazioni: 
1. Federico II annullò la dieta; 
2. i comuni ricostituirono la lega lombarda

LA CROCIATA DI FEDERICO II 


Tra il 1215 e il 1220 aveva più volte detto di voler fare una crociata come scelta religiosa, personale e
politica. Nel 1227 papa Onorio III pose un termine ultimo e in agosto Federico II partì per la Terrasanta, ma
a causa di un'epidemia si fermò a Otranto. Papa Gregorio IX pensò che si trattasse di un pretesto e lo
scomunicò. In realtà la manovra del pontefice serviva a depotenziare l'imperatore: Roma e i territori della
Chiesa temevano di finire schiacciati e fagocitati se l'unione dei due regni fosse andata in porto. Nel 1228
Federico II ripartì da Brindisi, ancora scomunicato, e "conquista" Gerusalemme grazie a un accordo col
sultano d'Egitto: si accordano sul possesso decennale di Gerusalemme e sul libero transito per i pellegrini.
Con la corona di re di Gerusalemme torna in Italia (1229) ma il papa riconferma la scomunica e solo nel
1230 si ha una riconciliazione con la pace di San Germano. 

TRE POTERI FORTI IN GUERRA 


1. Papa 
2. Impero 
3. Comuni 
Sono in guerra tra loro e ciascuno pensa al proprio interesse, e scatta la divisione in fazioni: Guelfa a
sostegno del papa; 
Ghibellina a sostegno dell'imperatore; 
Le città combattono contro l'imperatore ma anche tra sé, e quando Federico è in Germania i comuni
rialzano la testa. 
Nel 1237 Federico scende in Italia a Cortenuova e sconfigge le città della lega. Chiede ai comuni di parte
guelfa la resa incondizionata e vagheggia di unire sotto le insegne imperiali Italia (compresi i territori della
chiesa) e Germania. Nel 1239 quando il papa se ne avvede, parte una seconda scomunica. 

IL CONFLITTO CON LA CHIESA 


Federico II è affiancato da 4 papi: Innocenzo III, Onorio III, Gregorio IX e Innocenzo IV. La politica imperiale
fa sentire la chiesa accerchiata e minacciata, la risposta più ovvia è la scomunica e Federico ne colleziona
be 3, ma è maestro nel fingere di ignorarle. Dopo quella del 1238 l'imperatore marcia sul Lazio e assedia
Roma stessa. Il papa, da parte sua, risponde offrendo l'indulgenza a chi lo aiuterà a difendersi: una sorta di
crociata contro Federico II. Nel 1241 convoca un concilio per deporlo ma Federico II blocca le strade per
Roma e cattura i cardinali. 

UN RAPIDO DECLINO 
Innocenzo IV bandisce un nuovo concilio a Lione, nel 1245, dove l'assemblea dei prelati mette in pratica le
regole del Dictatus papae: Federico II è scomunicato e dichiarato deposto, sudditi e vassalli sono liberati da
ogni obbligo. È un colpo grave dal quale Federico II non si riprenderà più: in Germania viene eletto un
nuovo re; 
in Italia i comuni guelfi organizzano la riscossa (Parma 1248 e Fossalta 1249 con la cattura di suo figlio Enzo,
trattenuto in prigione a Bologna. Non venne liberato dopo la morte del padre in quanto pur sempre figlio
dell'imperatore). 
Nel 1250 Federico muore in Puglia, nel castello Fiorentino, forse per un'infezione. 

LA CULTURA 
Nel 1224 fonda a Napoli la prima università statale con lo scopo di formare una classe dirigente formata in
una certa maniera, tanto che porta avanti dei bandi per impedire agli studenti del regno di andare a
studiare a Bologna. 
È lui stesso autore di un trattato, il De arte venandi cum avibus: un trattato ornitologico e sulla falconeria. 
Si occupa della scuola siciliana e della nascita del volgare poetico, circondandosi di uomini di cultura come
Jacopo da Lentini e Pier della Vigne. 
L'ars dictaminis l'arte di dettare lettere in risposta alle cancellerie papali e europee. Parlava diverse lingue
ed era un uomo di cultura. 

L'UNIVERSITÀ 
L'afflusso di nuove conoscenze e la crescente richiesta di istruzione favorì la nascita delle università: nasce
dal basso con gruppi di allievi che si associano e cercano un maestro laico qualificato che pagano per
insegnargli. Il primo studium sorse a Bologna, i seguenti furono Parigi (studiosi che volevano sottrarsi al
controllo del vescovo), Oxford (come diaspora di studenti e maestri da Parigi), Padova (come costola di
Bologna), Napoli e Tolosa (iniziativa papale per contrastare di Catari). 

L'organizzazione degli studi 


Ogni università aveva un proprio sistema. Gli insegnamenti erano in latino e i libri venivano copiati dagli
studenti a mano. Le lezioni prevedevano una lettura (lectio) da parte del maestro con commento (questio)
a cui seguiva un dibattito con gli studenti. In linea generale questi erano i passaggi: 
primo ciclo: facoltà delle arti (Trivio e Quadrivio), per sei anni a partire dai 13, si otteneva il titolo di
baccelliere; 
successivo accesso alle facoltà maggiori (diritto civile o canonico, medicina, teologia), si otteneva il titolo di
dottore che permetteva di insegnare. 

UN CONFRONTO FRA FEDERICO I E FEDERICO II 


Federico I: gli studiosi lo definiscono come una figura amabile, riusciva a dialogare coi rappresentanti dei
comuni senza mettersi sopra di loro. In lui c'è l'idea di supremazia imperiale: il potere è conferito da Dio
attraverso l'unzione e non è mediato dall'incoronazione del papa. Nel 1158-1183 il tentativo di riaffermare
il potere imperiale sulle città italiane si trasforma in conflitto aperto, la lega lombarda sconfigge l'esercito
imperiale e l'imperatore rinuncia alle regalie; 
Federico II: viene ricordato come antipatico, fermo sul suo trono senza proferire parola, enigmatico, che
faceva parlare per lui i suoi rappresentanti. Prosegue una politica di piena affermazione della propria
sovranità sul regno di Sicilia, ma fallisce nello scontro con le città del centro-nord. È protagonista di un duro
conflitto con i pontefici: nel 1227 Gregorio IX lo scomunica e nel 1245 Innocenzo IV lo depone. Prima della
sua morte porta una lunga fase di instabilità politica che incrina il prestigio dell'autorità imperiale. 

DOPO FEDERICO II: IL "GRANDE INTERREGNO" (1254-1273) 


Il figlio naturale Enzo viene catturato a Fossalta dai Bolognesi nel 1249 e muore in carcere nel 1272; 
Il figlio Corrado IV regna per quattro anni (1250-1254) su un mosaico di piccoli stati autonomi, ma è molto
debole. Non ha il sostegno della chiesa, che anzi elegge un anti-re suo rivale, Guglielmo d'Olanda; 
Il figlio naturale Manfredi ha più fortuna, con una serie di strategie riesce a farsi incoronare re a Palermo
nel 1258 e prosegue la lotta contro i guelfi: la battaglia di Montaperti del 1260 segna l'apice del suo
successo. Contro di lui viene chiamato in Italia Carlo d'Angiò, contro il quale si scontra più volte e perde la
vita a Benevento nel 1266; 
Il nipote Corradino, figlio di Corrado I, nato nel 1252 dopo la morte di Manfredi si prese carico delle
speranze del regno. Nel 1268 cavalcò lungo tutta l'Italia, ma a Napoli fu fermato, catturato e condannato a
morte nell'ottobre del 1268. 

LA DISGREGAZIONE DELL'IMPERO 
Con Federico II evapora definitivamente l'idea di un impero universale con unifichi sotto una sola insegna
tutti i territori, dal nord della Germania al sud Italia. In tre generazioni erano maturate le seguenti
ideologie: 
1. Federico I Barbarossa: dominio del mondo con il dominium mundi; 
2. Enrico IV: unione della Germania e dell'Italia; 
3. Federico II: impero universale. 
Tutto questo si era risolto in una bolla di sapone. 

L'IMPERO
IL DECLINO DEI POTERI UNIVERSALI 
Nei secoli XIV e XV maturano ampie trasformazioni negli assetti politici europei: Papato e Impero, che negli
ultimi secoli si erano contesi la guida della cristianità occidentale, perdono ogni vocazione universale anche
per l'emergere degli "stati" come protagonisti: Regno d'Inghilterra, di Sicilia, di Francia, regni iberici, "stato"
pontificio. Il loro declino avrà esiti molto diversi. 
Dunque, diciamo che la figura del papa si ridimensiona: ‘stato’ della chiesa.

DUE IDEOLOGIE NEL XIV SECOLO: da un lato abbiamo la TEOCRAZIA, ovvero la superiorità della chiesa.
L’ultima operazione di quest’ultima la abbiamo con Bonifacio VIII con l’emanazione di una bolla papale;
dall’altra parte vi è l’ideologia IMPERIALE UNIVERSALE. Queste due ideologie vanno in declino in quanto vi
è una nuova ideologia, ovvero quella REGIA (autonomia del potere regio che viene riconosciuto da impero
e papato).

Vediamo ora i regni protagonisti di questo periodo:

- REGNO DI SICILIA: sicuramente l’ultimo dei protagonisti è Federico II. Con lui vediamo il
rafforzamento del potere regio; controllo dei feudi; costruzione di castelli; affidamento di uffici
a uomini fidati dell’Università. Ne esce dunque un forte apparato amministrativo: giustizia
molto potente. Vengono protetti gli uomini di chiesa. Tuttavia, alla morte del sovrano, vi sono
almeno quattro personaggi che cercano di regnare (vedi l’interregno). Abbiamo di conseguenza
una grande instabilità e la chiesa guarda all’esterno (era successo con i longobardi, normanni e
ora con Federico II). Infatti, papa Urbano IV si rivolge al re di Francia: dominio di Carlo d’Angiò
nell’Italia meridionale.

- REGNO DI INGHILTERRA: Enrico III si confronta con i baroni che sono titolari di giurisdizioni
importanti e anche con la piccola nobiltà e città. Ne esce dunque un forte apparato
amministrativo e fiscale. Infatti, per la riscossione di tasse (che è aumentata) si cerca di
dialogare con la popolazione attraverso una sorta di patteggiamento: parlamento. Il successore,
Edoardo I, intraprende una campagna di espansione del dominio regio: conquista del Galles e
della Scozia.
- REGNO DI FRANCIA: Luigi IX favorisce la conquista del regno di Sicilia da parte di Carlo d’Angiò.
Inoltre, promuove due crociate; rafforza il ruolo degli uffici centrali e avvia l’unificazione delle
tradizioni normative/giuridiche.

- REGNI IBERICI: Abbiamo il regno di Castiglia e il regno di Aragona: si uniranno per via
matrimoniale; matrimonio tra Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia. Rimangono regni a
sé fino alle fine del Quattrocento. Regno di Castiglia = Alfonso X avvia una politica di
accentramento. Regno di Aragona = politica di conquista. Inoltre, si fa una politica
parlamentare molto spinta. Ricordiamo una vicenda molto nota e sicuramente importante,
ovvero la rivolta violenta del 1282 a Palermo contro il governo Angioino.

- STATO PONTIFICIO: Abbiamo un potere della chiesa che si espande anche sulle terre circostanti
di Roma. Abbiamo che le famiglie potenti si riuniscono attorno alla chiesa: ne esce chiaramente
un forte apparato amministrativo e burocratico. Viene poi istituita la Camera Apostolica in
quanto la chiesa doveva mantenersi. Quello che è interessante notare è il fatto che abbiamo
Celestino V come papa. Di fatto era un uomo molto fragile e in un modo o in un altro sale al
potere. Diventa papa in un momento di vuoto di potere. Quello che stupisce è il fatto che lui
non è un cardinale. Dopo poco tempo riceverà lo ‘schiaffo di Anagni’ e perciò costretto a
rinunciare al suo incarico. Ricordiamo inoltre che durante il suo pontificato ci furono molti
disordini che hanno provocato gravi instabilità. Il suo successore, Bonifacio VIII, tenta di
rinvigorire la teocrazia ma si scontra con Filippo il Bello (re di Francia). L’azione più significativa
è sicuramente l’istituzione del grande Giubileo nel 1300.

Tra il 1294 e il 1303, il papato è in crisi in quanto il papa Bonifacio VIII esce sconfitto nello scontro con il re
di Francia. La conseguenza è la CATTIVITÀ AVIGNONESE: siamo tra il 1309 e il 1377; i pontefici devono
spostare la sede ad Avignone che è posta sotto la tutela del re di Francia. Dunque, la chiesa non è libera
fino in fondo. È una chiesa che sta cambiando profondamente.
La decisione di riportare, almeno in parte, la sede papale a Roma avviene tra il 1378 e il 1417: abbiamo un
papa a Roma e uno ad Avignone  SCISMA D’OCCIDENTE: indebolimento dell’autorità papale e
l’affermazione del Conciliarismo. Abbiamo una serie di concili a Costanza, Firenze, Basilea. Siamo nel
momento in cui il Concilio si sente di gran lunga superiore al potere governativo del papa.

Tra la metà del XIV secolo e il XV secolo l’Europa è coinvolta in due conflitti: la Guerra dei cent’anni, tra
Francia e Inghilterra; Scisma d’Occidente con la cattività avignonese. Di fatto la storia dell’Europa
occidentale ne esce trasformata con l’affermarsi di monarchie statali e in Oriente abbiamo la crisi
definitiva: Bisanzio cade per mano dei Turchi; Tamerlano avanza; i Mamelucchi prendono potere in Egitto e
si pone fine agli ultimi ‘stati crociati’.

LA GUERRA DEI CENT’ANNI


Andiamo seguendo le fasi:

1. 1337 – 1360  l’Inghilterra ha la meglio e infligge due sconfitte alla Francia e catturano Giovanni il
Buono. La Francia è anche indebolita per le guerre interne.

2. 1360 – 1420  Carlo IV cerca di riprendere nuovamente il potere e infatti impone dure tassazioni al
paese riorganizzando così un esercito e una flotta. Con Carlo V abbiamo debolezza interna.
Inghilterra che ne approfitta di queste debolezze interne e vince di nuovo nella battaglia di Anzi
Court: si prendono la corona di Francia.

3. 1420 – 1453  la Francia si risolleva con Carlo VII d’Orleans e Giovanna d’Arco. Gli inglesi subiscono
delle sconfitte e perdono in modo definitivo. Interessante notare nella battaglia di Chatillon l’uso
dell’artiglieria, assoluta novità da lì in avanti.

ITALIA TRA XIV E XV SECOLO


Il passaggio dalle signorie agli stati regionali.

LA CITTADINANZA: DA DIRITTO A PRIVILEGIO.


Uno degli esiti più importanti della conflittualità politica e sociale in Italia tardo comunale era il
ripensamento generale dell'idea di cittadinanza. Nei primi due secoli di vita del comune per essere un
cittadino bastava: risiedere in una città per un certo periodo; esercitare i diritti politici.
Sul finire del '200 si cominciò a escludere chi aveva un'idea politica diversa da coloro che gestivano il
potere. In casi estremi si arrivava all'espulsione fisica con i bandi. A inizio '300 la cittadinanza, che prima
spettava di diritto a coloro che abitavano entro la cerchia muraria, divenne un privilegio che le autorità
potevano concedere o negare.

IL RESTRINGIMENTO DELLE BASI DEL POTERE


Il cambiamento dell'idea di cittadinanza fu l'esito di un più ampio processo di restrizione delle basi del
potere. Ebbe 3 diverse forme:
1. Affermazione di una dinastia signorile, la signoria;
2. Chiusura del gruppo dirigente, un gruppo ristretto che passa al potere in modo molto controllato:
oligarchia;
3. Concentrazione del potere nelle mani di poche famiglie eminenti, accanto ai governi popolari.
Dopo l'esperienza partecipativa del comune, si tornava indietro.

TRE CASI PER I TRE MODELLI


1. Signoria: Milano
Dopo aver abbattuto il regime filo-popolare dei loro rivali, i Bella Torre, i Visconti egemonizzarono la vita
politica di Milano alla fine del '200, con qualche parentesi in cui si alternarono ai Torriani. Nel 1311 Matteo
Visconti divenne signore di Milano, ottenendo la nomina dal basso grazie al consiglio comunale e dall'alto
grazie all'imperatore che lo indica come suo vicario perpetuo, a fronte di una somma di denaro. Questo
riconoscimento dall'alto era proprio ciò che mancava ai comuni, che non erano riconosciuti ed erano
quindi di fatto abusivi.
Successivamente al 1328 Azzone consolida il dominio della famiglia in città e avvia la conquista del
territorio. L'uso della forza (il ducato di Milano sarà l'unico ad avere un esercito) e della diplomazia gli
permisero di sottrarre varie città (Como, Lodi, Novara, Vercelli, ecc.…) e impiantare lo "stato" visconteo. Si
vira già verso lo stato territoriale regionale.

2. Oligarchia formale: Venezia


Venezia aveva un impero marittimo e una società "diversa" a esso legata: le famiglie dell'élite erano tutte
impiegate in banca e commercio, pochi erano occupati nell'artigianato e nelle manifatture, quindi il
corporativismo era quasi assente. Una così scarsa contrapposizione sociale favorì nel 1297 la chiusura
oligarchica con la serrata del Maggior Consiglio, che si tradusse in una legge che consentiva l'accesso al
consiglio comunale solo ai membri di un limitato gruppo di famiglie che ne era parte, in modo ereditario.
Ciò restringe molto l'accesso alla vita politica, ma permette a Venezia notevole stabilità e di crescere e
iniziare anche la sua espansione sulla terra ferma.

3. Oligarchia informale: Firenze


È un esempio evidente di tensioni tra governo largo e partecipativo e tendenze oligarchiche. I gruppi sociali
erano tre: i magnati, famiglie più potenti dell'antica élite cavalleresca; il popolo grasso con le famiglie di
ascesa recente, appartenente alle professioni più remunerative (notai, mercanti, banchieri, imprenditori
tessili...); e il popolo minuto con gli artigiani e i bottegai. La vita politica della città era un complesso e
spesso irrisolto equilibrio fra le tre componenti.
Nel 1293 gli ordinamenti di giustizia di Giano della Bella impediscono ai magnati di partecipare alla
istituzione del comune. Due anni dopo Giano è cacciato e i magnati recuperano il potere. Sono garanti
dello schieramento guelfo (si era un buon fiorentino solo se si era fedele al papa e agli Angiò). La rivalità tra
le due famiglie (Cerchi e Donati) è alla base della frattura tra guelfi bianchi (tra cui Dante) e neri. Tra il
1310-1340 prevale l'alleanza tra i magnati e il popolo grasso, che riescono a imporre uomini loro favorevoli.
Tra il 1342-1345 il francese Gualtieri di Brienne ottiene la sigla sulla città, che è indebolita; è una esperienza
effimera: viene cacciato e ne nasce un nuovo gruppo popolare, ora più aperto anche alle rappresentanze
minori.

LE CITTÀ ITALIANE: UN LABORATORIO DI SPERIMENTAZIONI


Nella seconda metà del XIII secolo emerge l'inadeguatezza delle istituzioni comunali a offrire stabilità e
convivenza sociale e politica. Crescono costantemente una serie di conflitti per l'accesso al governo e ai
consigli cittadini tra i rappresentanti delle fazioni, in particolar quella guelfa e ghibellina; ma anche conflitti
tra il "popolo" e i membri della aristocrazia urbana, i "magnati", esclusi in alcune città dagli uffici politici.
Ciò porta al superamento dei governi comunali, fiorisce una varietà di soluzioni spesso ibride: governi "di
popolo", di parte, personali, signorili, oligarchici. L'alternanza tra queste varie forme di governo è
esperienza comune in molte città italiane. Tutta questa alternanza porta alla progressiva affermazione di
forme di potere personale e signorile. In molte città i consigli del comune cominciano a conferire il potere
incondizionato a un singolo cittadino eminente.
L'affermazione dei nuovi regimi signorili e l'eredità comunale fa sì che l'affermazione dei poteri signorili sia
più precoce nelle città padane, anche grazie alla capacità di imporre il proprio potere da parte di alcuni
signori feudali che sono dotati di ingenti beni fondiari; hanno ricevuto investiture imperiali; sfruttano i
conflitti tra fazioni rivali e riescono a costruire dominazioni su costellazioni di città e territori rurali.
Il conferimento straordinario di poteri a un signore avviene in vari modi: attraverso il prolungamento della
carica comunale di anziano o di capitano del popolo; con la delega dell'autorità da parte dei consigli
comunali, prima per un periodo limitato e poi con successione ereditaria; con concessione da parte
dell'imperatore del titolo di vicario.
La partecipazione politica perde vigore, ma molte istituzioni comunali restano in vita. Il sistema delle
corporazioni sopravvive in quasi tutte le città: gli organismi mercantili rimangono saldi; il quadro normativo
viene solo modificato ma non cancellato né stravolto; gli apparati amministrativi vengono potenziati.
I gruppi dirigenti urbani non perdono il loro ruolo locale: la limitazione della loro autonomia è compensata
dal riassetto in patriziati e dalle chiusure oligarchiche.

L'ITALIA NEL XV SECOLO

Tra la fine dei secoli XIII e XV la geografia politica dell'Italia si semplifica: inizialmente la frammentazione è
molto marcata, poi si creano cinque stati territoriali. Questi cinque stati regionali sono:
- Al centro nord si affermano tre stati regionali che gravitano su città e signorie cittadine, Milano,
Venezia e Firenze;

- Al centro si stabilizza lo stato pontificio, che si estende su alcune regioni centrali (Lazio
meridionale, Umbria, Tuscia, Marche, Romagna);

- Al sud si afferma il potere monarchico con i Regni di Sicilia e di Napoli (1458).

- Al centro nord rimangono alcuni principati territoriali minori (Gonzaga, Este, Monferrato...) e
alcuni "stati" mono cittadini (Genova, Siena...).

Nonostante tutto, la Lega italica (1455) non riesce a impedire il proliferare di altre leghe minori.

STATO REGIONALE
Sono stati dalle dimensioni ragguardevoli.
Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli diventano le capitali di altrettanti "stati regionali". Politicamente
sono molto diversi:
 principati ereditari: Regno di Napoli, ducato di Milano e molti altri minori, marchesato di Mantova,
ducato di Ferrara...;
 regimi repubblicani: Venezia, Firenze ma anche Genova, Siena, Lucca.

Essi hanno anche caratteristiche comuni:


1. gli apparati fiscali;
2. il lavoro per il centro e per l'estensione delle periferie;
i condottieri: figure che talvolta coincidono con i principi stessi (es. Francesco Sforza a Milano), che lo siano
prima o che lo diventino dopo;
la diplomazia residenziale: si comincia a combattere ma si cerca subito di trattare accordi di pace con gli
ambasciatori per evitare di spendere. Questi ambasciatori vivono nelle corti altrui, partecipano alla vita
politica per leggere le istruzioni dei loro signori, corti e mecenatismo, legato all'aspetto dei condottieri.

APPARATO FISCALE
Il sistema fiscale è efficiente e lo diventa sempre di più, in risposta al crescente bisogno di denaro. Si mutua
il modello ereditato dall'età medievale e lo si potenzia, rendendolo capillare. Vi sono due tipi di spese:
1. spese ordinarie: sostenute grazie ai prevenienti che giungono dalle imposte indirette (sulla merce),
quindi pedaggi, consumi alimentari di sale, grano e vino;
2. spese straordinarie: finanziamenti di guerre e/o opere difensive, ecc.… che venivano prese mediante:
- tasse dirette tecnicamente calcolate sulla base della ricchezza dei contribuenti come il Catasto a Firenze
del 1427;
- prestiti forzosi ai cittadini, che non sempre vengono restituiti;
- emissione di titoli pubblici che i cittadini danarosi potevano acquistare: fruttavano bene ma il rimborso
concreto avveniva di rado.

L'ETÀ DEI CONDOTTIERI


Molta parte delle risorse erano investite per sostenere la guerra. Sono guerre lunghe, logoranti, e con
pochi risultati. A capo di queste guerre si pongono i condottieri. Un esempio di queste guerre è quello del
Regno aragonese di Napoli: nel 1442 c'è la conquista da parte di Alfonso il Magnanimo, a cui succede il
figlio naturale Lorenzo nel 1458 e una parte del baronaggio si solleva fino al 1465 con una guerra interna:
la prima congiura dei baroni. Negli anni '70 Lorenzo lancia una guerra in Toscana per i suoi interessi, che si
chiude dopo un decennio con la conquista turca di Otranto che costringe l'Italia intera ad armarsi e andare
in sua difesa. Nel 1482 riescono a riprendersi Otranto, ma sopraggiunge la guerra del sale di Ferrara da
parte di Venezia, interessata al controllo delle saline. Interviene quindi Ferrante in difesa del genero contro
Venezia e il papato. Dopo un anno, il papato lascia Venezia e si unisce alla coalizione nemica, ma Venezia è
troppo forte e manda una flotta anche in Puglia per conquistare Gallipoli, mettendo ancora di più in
difficoltà Ferrante. Nel 1485-1487 si apre una seconda congiura dei baroni, sostenuti questa volta dal papa
e dall'Inghilterra.
Qui, la differenza la fanno i condottieri, che sanno di poter speculare su queste situazioni. Sono uomini
d'arme che hanno alle loro dipendenze una compagnia con cui si pongono al servizio di grandi città o degli
stati territoriali, in cambio di denaro. È un’età in cui non ci sono grossi eserciti locali, ad eccezione di
Milano e del regno di Napoli.
Spesso i condottieri:

- sono principi-condottieri (Ercole d'Este, Federico da Montefeltro...);


- sono uomini d'arme che diventano signori o per aver ottenuto terre e titoli in cambio di servizi
(Bartolomeo Colleoni) o per via matrimoniale (Francesco Sforza);
- non esitano a cambiare bandiera per offerte migliori.
- Il loro nome deriva da condotta: il contratto che siglavano con gli accordi bilaterali.
Prima di loro in Italia avevano militato le grandi compagnie di ventura straniere (come la Grande campagna
o la Compagnia bianca: migliaia di uomini in marcia sulla Penisola con effetti devastanti). Dopo di loro
invece vi fu l'introduzione delle armi da fuoco e la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII nel 1495:
l'Italia conobbe un nuovo modo di fare la guerra, più violento, rapido e ricco di conseguenze.

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