Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La cartografia è una fonte per studiare il medioevo; le mappe del medioevo non servono a
riprodurre fedelmente strade ed insediamenti, bensì forniscono gli itinerari oppure
rappresentazioni simboliche del mondo.
Troviamo due fasi distinte: la prima dal VIII al XIII secolo, e culmina nella produzione dei
famosi mappamondi di Hereford e Ebstorf. La seconda comincia nel Trecento dove le
nuove tecnologie e le nuove scoperte determinano un decisivo cambiamento nella
cartografia.
Il cambiamento tocca anche i rilievi montuosi: essi diventano più articolati si disegnano le
valli ed i percorsi per attraversare i rilievi anche se la montagna insieme ai fiumi avranno
sempre una funzione organizzativa nello spazio.
Le carte dovevano essere facilmente memorizzabili e le montagne aiutavano a ordinare lo
spazio suddividendolo in porzioni più ridotte.
La tabula Rogeriana, realizzata dal geografo Al-Idrisi nel XII secolo rappresenta
un’eccezione, perché si ha una rappresentazione geografica accompagnata da una figurata. Il
re normanno ordina al geografo di rappresentare tutto il mondo conosciuto che all’epoca era
formato da Asia, Europa e Africa.
Al-Idrisi segue una distinzione del mondo suddivisa in sette climi e sezioni, ottenendo delle
porzioni su cui ognuna è prodotta una carta. L’originale non si è conservata.
La leggenda : rosellina indica i centri abitati; i nomi in nero erano delle città in rosso
quelle delle regioni; le montagne erano molto stilizzate e sottoforma di catene con colori
diversi dall’marrone al viola; il mare era blu con onde bianche, mentre per fare
differenza tra acqua dolce e salata, i fiumi erano versi così come i laghi.
Le mappe hanno il fine di presentare in modo ordinato gli oggetti fisici di tutto il mondo, per
questo viene fatta una scrematura, e vengono rappresentati solo i più importanti.
Esempio importante è la carta della Cotton Collection: sempre solita rappresentazione di
asia, africa ed Europa. È il modello tipico delle carte medievali, che seguono il modello
TO, di cui la O è formata dall’oceano che circonda tutta la terra e la T è creata dal
tratto verticale del mediterraneo che divide africa ed Europa. Le carte medievali hanno l’est
in alto.
La SVOLTA DEL 300-400: è una svolta che si fa visibile soprattutto nelle montagne che
si espandono nelle rappresentazioni per includere anche dove questa può essere
attraversata.
Per una rappresentazione sistematica delle montagne bisogna aspettare, perché prima le cime
delle montagne non interessano. Per l’antichità e buona parte del medioevo, rispetto tutte le
narrazioni e descrizioni dei viaggi per mare, troviamo disinteresse per la montagna.
La verità odologica: fino alla fine del secolo scorso le mappe medievali vengono
considerate bizzarre e sbagliate, ma nel medioevo la rappresentazione di queste non era
oggettiva bensì si sceglieva cosa rappresentare in base alla percezione che il cartografo
aveva di questa. Alcune mappe racchiudevano perfino il concetto di tempo e spazio, e
venivano rappresentati insieme luoghi dell’antichità come il giardino dell’Eden e
contemporanei come Roma.
Quelli percepiti come “errori” in realtà ci forniscono gli indizi per capire come veniva
percepita la realtà geografica nel medioevo. Oggi noi abbiamo mappe uguali per tutti
che sono formate su concetti di geometria e matematica, prima la rappresentazione
riguardava lo spazio che l’uomo viveva viaggiando.
STORIA MEDIEVALE
In una prospettiva europea non è possibile una datazione precisa del periodo medioevale;
essa va individuata in un arco cronologico più ampio, nel quale si colgono le varie
motivazioni delle trasformazioni in Europa.
Sebbene ormai si sia usciti dalla convinzione di creare cesure periodizzanti, la deposizione di
Romolo Augustolo nel 476 segna un episodio importante.
L’inizio del medioevo si può collocare in almeno quattro secoli (IV-VII) ed i motivi che
portarono al suo inizio furono:
la crisi dell’Impero Romano d’occidente come istituzione
la diffusione del cristianesimo
le invasioni dei barbari che portarono alla nuova società romano-barbarica in
Occidente
Per la quantità di avvenimenti in un arco temporale così vasto, il medioevo appare privo di
una coerenza interna, perciò è stato suddiviso in:
Alto Medioevo secoli V-IX, caratterizzato dall’insediamento delle popolazioni
germaniche ed il successivo combinarsi delle varie culture, romana, cristiana e
germanica
Medioevo centrale periodo intermedio dal secolo X-XII caratterizzato dalla
crescita economica e dalla comparsa di nuove figure come il mercante o il chierico
Basso MedioevoXIII-XV dove la società si articola in maniera più complessa, la
crisi ecclesiastica e dell’unità cattolica.
1.1 LA CRISI DELL’IMPERO ROMANO
Il punto di partenza è quello definito come “crisi dell’impero romano”, che comincia a farsi
evidente nel III secolo.
I confini settentrionali a quell’epoca sono stabiliti naturalmente dal Reno e dal Danubio.
I confini in Britannia erano costituiti dal Vallo di Adriano.
Il territorio dell’Impero Romano comprendeva anche zone che oggi sono estranee
all’Europa, come Turchia, Egitto, nord Africa, Siria ed Israele.
Vige per tutti i popoli la pax romana, in cambio di fedeltà a Roma; cioè la cittadinanza
viene estesa a tutti gli uomini liberi dell’impero
Con la fine delle conquiste si determinano una serie di conseguenze negative, tanto sul piano
economico quanto su quello politico:
Calo della manodopera degli schiavi
Un inasprimento del prelievo fiscale per il mantenimento degli apparati statali
Divario tra classi povere e ricche
Impoverimento tra le fasce più deboli, cioè piccoli mercanti, artigiani e contadini
Le elezioni sono sempre più controllate dall’esercito; nel giro di pochi anni si
succedono 28 imperatori, che contribuiscono ad una totale instabilità politica.
1.2 LE RIFORME DI DIOCLEZIANO
Diocleziano attua una serie di riforme per tentare di risolvere i disordini:
1. Tetrarchia= suddivide il territorio in base a 4 nuove figure che sono: 2 augusti e 2
Cesari
2. Sposta la capitale a Milano
3. Aumenta le province con cui suddivide il territorio, per aumentarne il controllo
4. Aumenta l’esercito
1.3 LE RIFORME DI COSTANTINO
Costantino (rimasto imperatore unico dopo aver sconfitto l’Imperatore d’Oriente)
1. Continua le riforme sull’esercito che cresce ancora
2. Conia nuova moneta, il solidus (= centralità dell’esercito tra le spese statali:
soldo>soldato>assoldare)
3. La capitale si sposta in Oriente, a Bisanzio, poi chiamata Costantinopoli
LA TETRARCHIA mostra le debolezze dell’impero, poiché la successione degli imperatori
è sempre difficile in assenza di un principio dinastico
Mentre l’imp. Rom. d’Oriente continua per altri mille anni, quello d’Occidente soffrirà di
una progressiva disgregazione.
Il CRISTIANESIMO
Il clero è l’insieme di persone che amministrano la chiesa e sono incaricate degli uffici
divini;
si distinguono in clero REGOLARE ( monaci ) e SECOLARE (vescovi e sottoposti)
con i primi abbiamo un debito culturale, grazie al loro lavoro di trascrittura delle fonti, ma il
clero più influente è costituito dai vescovi che avevano potere politico ed economico.
Un vescovo è un individuo che appartiene a famiglie che dispongono di ampie proprietà
terriere, ed è sicuramente molto influente in campo politico; il suo ruolo lo porta a dialogare
con signori e tal volta lo stesso imperatore.
Questo ruolo affonda le radici già dall’antichità:
All’inizio il cristianesimo era una religione perseguitata; nonostante l’Impero Romano fosse
tollerante con tutti i culti presenti nel territorio. Ma i cristiani rifiutavano di riconoscere
l’imperatore come divinità, perciò andavano contro lo Stato romano; inoltre non potevano
uccidere in base al comandamento, non potendo prestare servizio militare.
Col tempo il cristianesimo ha successo, soprattutto tra le classi elevate; il punto di svolta si
ebbe con l’editto di Milano voluto dall’imperatore Costantino nel 313, dove si legittima la
religione cristiana e cessano le persecuzioni.
Nel 380 sarà poi imposta come religione di stato da Teodosio.
Nei secoli successivi il cristianesimo adotterà due vie per contrastare le religioni concorrenti:
persecuzioni (es Carlo Magno ed i Sassoni)
sovrapposizioni di feste cristiane, ad alcune già esistenti
Si struttura quindi il clero:
quattro ordini minori (lettore-ostiario-esorcista accolito) e tre maggiori (vescovo- sacerdote-
diacono)
IL RUOLO CITTADINO DEL VESCOVO
Il ruolo del vescovo nelle città è importantissimo anche da un punto di vista politico;
poiché è la sola autorità residente in città è lui a rappresentare la cittadinanza di fronte ai re
barbari.
Così l’aristocrazia romana si abitua a percepire la carriera ecclesiastica come un’ascesa
sociale per i propri figli, al pari delle cariche di senatore o cavaliere.
I CONTRASTI CON I CAPI BARBARI: I VANDALI
I vandali, di confessione ariana rifiutarono questo ruolo del vescovo e per questo
condurranno una politica ostile alla cristianità.
Originari della penisola Iberica, attraversano il mare e arrivano a conquistare le coste
Africane.
Il popolo vandalo era costituito da varie popolazioni barbare; descritto come popolo molto
violento arrivano a conquistare le città più ricche dell’Africa. L’impero è consapevole di non
poter fermare questo popolo quindi il regno vandalo fu riconosciuto formalmente come
vassallo.
La politica adottata da Genserico è mirata a far stanziare il popolo in Arica, deve quindi
rendere tollerabile la convivenza. Concepisce la politica dei “lotti barbari”: colloca la
maggior parte delle famiglie vandale in un’unica provincia, Proconsolare, dove solo il clero
ariano aveva il permesso di officiare. Nel resto dell’Africa rimanevano le popolazioni
romanizzate.
Inizia così una convivenza abbastanza simbiotica, con una successiva integrazione tre i due
popoli; l’unico elemento che impedisce la convivenza è la politica religiosa dei sovrani,
che vollero istituire una chiesa ariana a scapito di quella cristiana.
Genserico ordina confische di basiliche e beni ecclesiastici nella zona proconsolare e questo
fu percepito come una “persecuzione” cristiana. Ne scaturì un conflitto molto lungo che
porto alla disfatta del popolo vandalo per mano dell’imperatore Giustiniano.
Al principio più democratico, tutta l’assemblea costituita dai fedeli sceglieva i vescovi;
successivamente al crescere della comunità dei fedeli le elezioni diventano monopolio del
clero cittadino.
Per tutti i secoli altomedievali troviamo l’idea di vescovo come uomo di potere, che vanta
legami con gente influente e uomo ispirato da virtù cristiane; spesso però il potere attirerà
persone non interessate alla religione, quanto al prestigio ed alle ricchezze. Questo porterà
alla riforma ecclesiastica dell’XI secolo cioè nel tentativo della chiesa di liberarsi dalle
intromissioni del potere civile.
Durante i secoli sono concesse delle “immunità” negative dai re e dagli imperatori a favore
dei vescovi:
-possono giudicare autonomamente i propri contadini
-possono trattenere per la chiesa i tributi riscossi
-possono costituire eserciti locali per difendere il territorio e le proprietà ecclesiastiche
Ma queste concessioni vengono fatte in base alle simpatie, ai legami ed all’utilità dei
vescovi.
I vescovi più importanti dal punto di vista delle prerogative pubbliche in Italia sono quelli di
Novara, Vercelli, Asti e Ivrea
LA VISIONE TRIPARTITA DELLA SOCIETÀ
I vescovi sono inseriti nell’organigramma di governo della società : riflettono il ruolo di
coordinamento dei vari poteri che deve assolvere il vertice della società.
Tra il X-XI secolo le élites religiose elaborano una distinzione tra le categorie del popolo :
coloro che pregano o oratores, coloro che combattono o bellatores, colore che lavorano o
laboratores.
L’ordine funziona perché ogni categoria apporta un beneficio reciproco alle altre.
I MONACI
Se i vescovi erano detti clero “secolare”, perché vivevano in mezzo al “secolo”, coinvolti
nella vita quotidiana e molto vicini agli usi del mondo laico, i monaci erano parte del clero
“regolare”.
Il cristianesimo propone sia un modello di vita interessato al bene del prossimo, alla carità
che induce a stare in mezzo alla gente (preti, vescovi) , sia il ritiro dal mondo e l’abbandono
di ogni potere o ricchezza (monachesimo).
Il forme diverse, uomini e donne scelgono di rifiutare i piaceri della vita terrena e darsi alla
contemplazione: verranno poi chiamati regolari perché organizzati sotto delle regole comuni.
I primi modelli di monaci sono egiziani e siriani, uomini che conducevano vite da eremiti nel
deserto. Es Atanasio di Alessandria che passa la sua vita in una necropoli.
Altri tipi solo gli stiliti (vivono sulle colonne) ed i dendriti (vivono sugli alberi)
Ma questa forma estrema di monachesimo suscita ostilità nel mondo laico e nel clero
secolare che non lo comprendono e non lo accettano come stile di vita.
La chiesa favorirà infatti, forme di monachesimo meno estreme, come la forma del
CENOBITISMO cioè la vita comunitaria: a fondare questa forma di monachesimo fu san
Pacomio, che stabilisce per la comunità di individui, delle regole tanto per la vita spirituale
quanto per la vita pratica e materiale.
In Italia sono famose le esperienze di san Gerolamo, Cassiodoro e Benedetto da Norcia.
San Gerolamo è uno dei Padri della Chiesa; responsabile della stesura della Vulgata,
cioè la traduzione della Bibbia in lingua latina.
Il debito culturale che abbiamo nei confronti dei monaci è molto grande, sono loro i
responsabili dei manoscritti che ci hanno permesso di avere testimonianze dell’antichità.
L’esperienza di Cassiodoro è importante perché crea un luogo che reinterpreta il
concetto di monachesimo: lui non crea un luogo di penitenza e ascetismo, ma un luogo
di cultura, che sarà d’esempio per la scuola medievale.
L’esperienza di Benedetto da Norcia è importante per i suoi esiti duraturi, considerato
il padre del monachesimo cenobitico.
I monasteri benedettini avranno molto successo nei secoli V-IX , danno unità culturale
all’Europa, riqualificano l’agricoltura e trasmettono il pensiero antico tramite le loro
opere di copiatura.
Benedetto redige la Regula, opera dove espone l’organizzazione che tutti i monaci
devono seguire; sono delle guide che regolano l’equilibrio tra vita spirituale e vita
quotidiana.
Ogni abbazia era retta da un abate, eletto dai monaci. I monasteri più piccoli facevano capo
all’abbazia. All’interno dei monasteri non c’erano solo chierici, ma anche uomini senza
ordini sacerdotali.
In Irlanda il monachesimo ebbe una facile diffusione poiché l’isola non fu mai urbanizzata
dai romani, e l’assenza delle città rende difficile la costruzione di sedi vescovili, tanto che
saranno gli abbati a svolgere la funzione di solito riservata ai vescovi.
Rimangono fedeli al loro principio monastico secondo il quale l’eremitismo sia la forma
perfetta di monachesimo. Gli irlandesi avevano fondato un loro sistema basato sul
pellegrinaggio.
Esempio importante è Colombano che dedicò la sua vita all’evangelizzazione
I BARBARI
Già dal III secolo i barbari erano entrati in contatto con i romani, assoldati nell’esercito
e tal volta riuscivano a ricoprire anche cariche importanti.
All’inizio del V secolo i popoli germanici varcano il limes dell’impero: il loro arrivo
determina la profonda frattura nella storia del continente europeo.
La causa di questa invasione è stata una reazione all’avanzamento degli Unni, una
popolazione proveniente dall’asia centrale.
La denominazione “Barbari” si riferiva, con una connotazione negativa, al fatto che questi
popoli non parlassero greco e latino.
Sono mondi molto diversi, quello romano è agricolo e commerciale, stanziale ed urbano;
quello germanico è composto da allevatori seminomadi con un’identità ancora in
costruzione.
COME VIENE PERCEPITO
Già dalla denominazione si intende, che i popoli di lingua neolatina, videro questo processo
come un’INVASIONE. Questo fu il risultato di un processo violento che ha creato
quest’immagine dei barbari che spazzano via la civiltà.
Diverso è per la storiografia tedesca, che parla di MIGRAZIONI dei popoli.
= entrambe le interpretazioni contengono una parte di verità: una descrive il fenomeno in sé,
l’altra come è stato percepito da chi lo stava vivendo.
Le fonti del periodo infatti mostrano come fossero disprezzati e concepiti come inferiori:
fonte: Panegirico di Apollinare (li descrive in maniera opposta ai canoni estetici di quelli
romani)
Coscienti di non poter fronteggiare i popoli barbari militarmente (soprattutto dopo la
sconfitta di Adrianopoli da parte dei Visigoti) gli imperatori attuarono una politica più
pragmatica, basata sui concetti di hospitalitas e foereratio
Hospitalitas= concessione delle terre ai barbari
Foederatio= un’alleanza che permette al popolo barbaro di mantenere autonomia
La maggior parte degli stanziamenti barbari all’interno del limes avvengono per via di
accordo, su concessione di autorità romane, mentre sono rari gli esempi di conquiste
violente. L’esito è quello dei barbari che acquistano sempre più controllo su territori
romani, arrivando a ricoprire ruoli come generali o a riscuotere le imposte.
Avvenimento importantissimo è la sconfitta di Adrianopoli, nella quale i romani furono
sopraffatti dai barbari Visigoti 378
Il sacco di Roma di Alarico (re dei visigoti) fu un evento epocale, talmente rilevante da
essere stato una delle date di inizio del medioevo. 410
476 è una data simbolica: viene deposto l’ultimo imperatore romano, Romolo
Augustolo ed al suo posto succederà Flavio Odoacre, un generale barbaro che si darà il
titolo di REX, non imperatore
Alla fine del V secolo si erano ormai affermati i regni romano-barbarici, che
sottolineano la commistione di varie caratteristiche come l’organizzazione sociale dei
barbari e la tradizione politica-istituzionale dei romani.
Tra i molti regni fondati nei luoghi dell’Impero Romano d’occidente quelli più rilevanti
furono: Goti ,Franchi ,Visigoti, Anglosassoni, Longobardi, Vandali.
I franchi al momento delle invasioni del V secolo erano già stanziati nei territori lungo il
reno. Il loro re Clodoveo darà una vera coesione al popolo e convertendosi darà inizio ad
una situazione di vicinanza che sarà motivo di privilegi con la Chiesa di Roma. Sarà colui
che fece redigere un codice di leggi, la lex salica.
Gli anglosassoni si stanziano nei territori oltre la Manica; qui comincia un processo di
paganizzazione della Britannia, precedentemente cristianizzata dai romani.
I goti ed il regno autonomo di Teodorico, che combinava le sue origini germaniche con la
cultura romana. Il delicato equilibrio tra romani e goti entra in crisi negli ultimi anni di
vita del sovrano per poi rovinarsi definitivamente dopo la sua morte.
I visigoti in spagna fino a che il regno non fu abbattuto dalle invasioni delle popolazioni
islamiche.
I vandali ebbero un atteggiamento più violento con le popolazioni dell’africa
settentrionale, furono cruenti e la conflittualità endemica all’interno dei territori contribuì
al disfacimento del regno dopo poco tempo.
Poiché Giustiniano ha come fine ultimo quello di riconquistare i territori della parte
occidentale che aveva perso a causa dei nuovi stanziamenti.
Le vicende volgono a favore dei militari di Giustiniano che approfitta della debolezze
degli ostrogoti che stavano subendo scorrerie da parte dei Franchi e dei Burgundi.
La guerra durerà un ventennio e devasterà il territorio italico e Narsete fu il generale che
procuro le vittorie a favore dell’Impero Romano d’Oriente.
La penisola fu organizzata in Prefettura, con sede centrale Ravenna.
Dopo poco il territorio italiano fu invaso da un’altra popolazione barbara.
GIUSTINIANO ED IL CORPUS IURIS CIVILIS: è un codice che raccoglie e codifica il
patrimonio di leggi romane dell’età della repubblica, perché nel mondo romano le
norme che regolavano la convivenza civile non erano mai state raccolte prima. È diviso in
tre parti, poi annesse anche le Novelle cioè le leggi emanate da Giustiniano. Vengono
estese anche all’Italia dopo la guerra greco gotica.
I LONGOBARDI VI-VII sec
Originari della Scandinavia, giungono in Italia attraverso il Friuli sotto la guida del re
Alboino.
La struttura della loro società è composta da un capo militare eletto dall’aristocrazia, ma in
generale l’intero popolo era costituito da guerrieri. le fare sono gruppi di guerrieri a
base familiare, che possono prendere iniziative di conquista autonome.
La conquista Longobarda è incompleta, perché i Bizantini mantengono il controllo sulle
città meridionali e inoltre l’autonomia dei duchi e il coordinamento militare errato non
permette ai popoli germanici di estendere il potere su tutta la penisola.
Dopo la morte del re Alboino si ha un periodo di anarchia militare, dove non si elegge un
nuovo re.
INTERGRAZIONE
Dopo l’arrivo in Italia avvengono varie trasformazioni, ma la trasformazione più importante
si può ricercare nel diritto e nelle leggi: si annulla gradualmente la distinzione netta tra
indigeni e barbari.
Il diritto all’epoca non era una raccolta di leggi astratte, ma rappresenta il loro modo di
regolare la vita politica sul piano pratico; anche la lingua è di facile fruizione.
EDITTO DI ROTARI = il re che decide di mettere per iscritto le leggi Longobarde è
Rotari, per creare maggiore coesione tra il popolo.
Nell’editto sono descritti una serie di regole tipiche dei longobardi:
MUNDIO: la tutela della donna da parte del parente maschio più prossimo, che veniva
presa in carico
MORGIINCAP: la donazione del marito alla moglie dopo le nozze
FADERFIO: la dote che il padre doveva assicurare alla figlia quando andava in sposa
GUIDRIGILDO: innovazione del diritto penale che consisteva nel risarcire la parte lesa al
posto di una vendetta
L’editto è un ponte tra cultura romana e germanica, a partire dalla lingua scelta, cioè il
latino, corrotto però dall’influenza della lingua germanica.
Esisteva la PERSONALITÀ DEL DIRITTO, i romani potevano continuare a seguire le loro
leggi o scegliere quelle dei Longobardi, a seconda della propria volontà. Era possibile un
doppio binario.
Sono le alpi il problema per Carlo Magno, posto in cui solo piccoli gruppi possono passare,
non un esercito tutto insieme.
Attuerà nuovamente la sua preferita manovra a tenaglia, non attaccando i Longobardi davanti
ma passando alle loro spalle.
I Franchi vincono la battaglia e invece di tornare in Francia, Carlo è più lungimirante e
costringe il re Longobardo a capitolare, diventando lui stesso Rex Langobardorum.
È probabile che la facile conquista dei Longobardi fosse dovuta anche al malcontento che
c’era tra lo stesso popolo Longobardo: si erano create delle fazioni che preferivano i franchi
ai vertici del regno.
I duchi non a favore della conquista franca si ribellano, ma Carlo Magno fu avvisato di
questa ribellione. L’esito dello scontro non è sicuro, e cambia molto dal fatto che le fonti
abbiano provenienza franca o Longobarda.
Una fonte importante che racconta la campagna militare da un punto di vista tutto “Italico” e
locale, è quella di Andrea di Bergamo ; non ha un approccio storico ma è importante perché
restituisce una visione personale di come venne percepita la conquista franca.
CONSEGUENZE DELLA CONQUISTA FRANCA: CARLO MAGNO IMPERATORE
Il rinnovo del pactum amicitiae, e la conquista del regno longobardo, darà modo al papa di
poter regnare indisturbato sui propri regni.
Il rapporto privilegiato tra chiesa e carolingi è dovuto al RITORNO DELL’IMPERO in
occidente. La mattina di Natale dell’800 Carlo Magno viene incoronato imperatore.
Mentre la carica di re è legata ad uno specifico popolo o territorio, la carica di imperatore ha
valenza universale, come quella di Papa
Sul trono d’Oriente siete una donna, Irene che faceva da reggente; ma il papa non può
accettare che il potere imperiale sia nelle mani di una donna, nonostante lei cerchi di
ricucire i rapporti con Carlo Magno.
Papa Leone III è stato eletto da poco, ed il papato è debole: è costretto a fuggire da Roma
perché aggredito violentemente dai suoi avversari. Così chiede aiuto a Carlo Magno che lo
ospiterà in Sassonia.
Carlo Magno poi proteggerà il papa e lo farà scortare a Roma. Non si sa con certezza come
Carlo ottenne il titolo imperiale, e se fosse stato voluto più dal papa che da Carlo stesso,
perché le fonti coeve non coincidono.
È certo però che una volta tornato a Roma, papa leone III, lo incoronerà imperatore.
Nella Vita Karoli, Carlo Magno è presentato come contrariato da questa incoronazione; i
motivi potrebbero essere il mancato coinvolgimento dell’élite franca al momento
dell’incoronazione e la dichiarazione di una gerarchia di poteri. È il papa che “concede” la
carica di imperatore a Carlo, quasi a simboleggiare una supremazia del potere papale a
quello imperiale.
Certo è che Carlo non volesse sminuire con il nuovo titolo il suo ruolo di re Franco;
perciò, intraprende delle iniziative per enfatizzare la tradizione franca.
Fa una revisione delle leggi del suo popolo (lex Salica), fa raccogliere e trascrivere gli
“antichissimi poemi barbarici”, fa redigere una grammatica della propria lingua e sostituisce
le denominazioni romane dei mesi con quelle franche.
I nomi avevano dei riferimenti che indicavano i lavori tipici di quel mese.
ORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO CAROLINGIO
Carlo Magno sarà capo di un regno molto vasto, che comprende la Francia, il regno
longobardo e una costellazione di territori e marche relativamente autonome come la marca
spagnola, quella orientale, i territori dei sassoni, e si spingevano fino all’Alemania.
Mantenne le tradizioni tipiche del territorio conquistato, intrecciandolo con quelle franche,
così da congiungere leggi franche e leggi preesistenti.
Le assemblee generali del regno emanavano le leggi dette “capitolari”; e la loro
redazione avviene nella cancelleria, uno dei luoghi principali del palazzo reale. La corte
di Carlo Magno è detta itinerante, perché lui è solito spostarsi per il regno per rimanere in
contatto con il suo popolo.
Abolita da tempo la carica di maestri di palazzo, la corte è composta da due nuove figure:
Conte Palatino ( affianca il re e lo rappresenta in sua assenza) Arcicappellano
(responsabile della cappella palatina).
I funzionari sono: camerario (responsabile del tesoro regio) , siniscalco (responsabile del
fisco) , bottigliere (responsabile dei vigneti) , connestabile (organizzatore militare)
AL LIVELLO POLITICO i territori erano divisi in “circoscrizioni” dette comitati, su ognuno
governava un conte (nelle terre di confine governa il marchese). Conti e marchesi erano
legati al sovrano da rapporti vassallatico beneficiari.
Nei territori di nuova conquista, Carlo Magno cercò sempre di mantenere le vecchie
circoscrizioni preesistenti, ma apporta anche delle novità in Italia.
1) Le circoscrizioni civili: controllo molto più capillare del territorio. Nel regno
Longobardo ricalcavano le antiche provincie romane
Ad esempio in Piemonte nonostante i 4 ducati, c’erano all’incirca 15 conti. Ogni
distretto/comitato era governato da un insieme di figure in cui convivevano sia esponenti
franchi che funzionari longobardi.
Alla fine del VIII secolo, la compresenza di culture differenti e leggi a cui fare riferimento in
base al proprio popolo d’origine, dà origine alla necessità di professare quale fosse la legge
di appartenenza di ognuno; questa necessità è data dalle molte immigrazioni transalpine che
c’erano in Italia.
2) Circoscrizioni ecclesiastiche : diocesi, pievi e parrocchie
Con l’età carolingia si stabilizza l’organizzazione ecclesiastica: non esiste ancora una fitta
rete di parrocchie ma una rete di chiese battesimali o pievi. Queste chiese sono poste
spesso in punti strategici o ai confini delle diocesi.
Esisteva un’organizzazione gerarchica, cioè ogni chiesa battesimale ha sotto di sé un numero
di chiese normali.
La diocesi è la più grande delle circoscrizioni locali e fa capo al vescovo.
I missi dominici erano i messaggeri del sovrano, che si facevano carico di far rispettare le
leggi, cioè “i capitolari” in tutto il regno
RAPPORTI VASSALLATICO BENEFICIARI
Il problema è governare il territorio, poiché Carlo Magno ha un impero vastissimo lo
governa con i suoi rappresentanti i comites e con i vescovi; ma soprattutto con uno
strumento che fa da collante per la società regola i rapporti tra tutte le persone rilevanti:
sono i rapporti VASSALLATICO-BENEFICIARI : cioè rapporti clientelari di fedeltà
personale.
I rapporti sono vitalizi, volontari e si stringono tra uomini liberi. Questi rapporti si
differenziano a causa dell’integrazione tra cultura romana e barbara:
-Clientele politiche presso i Romani
-Fedeltà guerriera per i barbari
Con i carolingi questi rapporti diventano struttura portante della società, così da creare parole
e rituali precisi giuridicamente vincolanti.
Il senior è l’uomo che prende sotto la sua protezione gli altri uomini, mentre l’uomo che si
impegna a servire per tutta la vita il capo è semplicemente homo e successivamente vassus,
vassallo.
Il rituale è detto Homagium, omaggio : prevede che l’uomo si inginocchi davanti al signore e
metta le mani giunte nelle sue, seguito da un giuramento (sacramentum) prestato con le mani
sul Vangelo. L’osculum è il bacio con cui il signore istituisce la parità dell’impegno tra lui
ed il vassallo.
Il sistema di fedeltà è ricompensato da donazioni di terre in beneficio, usufrutto.
Carlo Magno pone le basi di quello che sarà il diritto feudale: vengono emanati capitolari
sui diritti ed i doveri del vassallo nel rapporto con il senior. Si tratta di evitare che si
creino rapporti orizzontali
Questi rapporti sotto Carlo Magno diventano parte integrante della struttura di
governo: i funzionari pubblici venivano scelti fra i vassalli; i conti hanno bisogno di
rapporti di fiducia e quindi legano a sé persone influenti mediante un omaggio.
Soprattutto in ambito militare è utile, e lo vediamo quando il re inizia una campagna e
raduna i suoi vassalli, che radunano i propri.
I vescovi sono interessati a questa dinamica sociale, esattamente come i conti anche loro
possono avere degli uomini al servizio.
La ricchezza in questo periodo si misura in base alle terre possedute: la novità in epoca
carolingia è la gestione di queste terre, raggruppate in curtes (Italia) o villae (Francia)
CURTES\VILLAE= insieme di case e delle terre ; un grande proprietario ha molte villae
IL SISTEMA CURTENSE VIII-XI sec
Per gestire i vari territori dell’impero, durante l’età carolingia, le terre vengono
raggruppate in unità chiamate curtes o villae.
Bipartizione: significa che ogni curtis o villa è divisa in due parti
PARS DOMINICA: la parte del padrone a conduzione diretta= c’è un amministratore che
governa e i servi lavorano la terra
PARS MASSARICIA: un coltivatore dipendente residente sul fondo. Settore a conduzione
indiretta= è divisa in “mansi”, ed ogni manso è dato ad una famiglia di contadini che
lavorano la terra.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
La diffusione in Italia fu parziale, a seconda delle zone di influenza: il sistema curtense si
è diffuso maggiormente dove prima c’erano i Longobardi (Piemonte- Lombardia- Veneto
-Emilia)
Nelle altre zone d’Italia il modello arriva tardi o manca.
I PROBLEMI DEL SISTEMA CURTENSE
Ogni curtis può comprendere uno o più villaggi; I mansi non sono porzioni compatte di terra
ma sono distribuite irregolarmente
La bipartizione è funzionale anche per i ritmi stagionali che caratterizzano il lavoro agricolo:
il dominicum, gestito direttamente ha bisogno di molte più braccia durante certi periodi
dell’anno ed in altri di meno.
Quando il signore ha bisogno di aiuto nella pars dominica, chiede manodopera ai contadini
della pars massaricia: per questo motivo nei contratti si trovano
le corvées = prestazioni d’opera gratuita che i contadini liberi devono fare quando il signore
ne ha bisogno.
Le corvées, sancite per contratto, avvicinano la condizione dei contadini a quella degli
schiavi
Giuridicamente i liberti, gli schiavi ed i contadini hanno delle differenze, ma nella vita
pratica sono tutti a loro modo assoggettati al dominus.
Due tipi di contadini: contadini prebendari che lavorano nella pars dominica ed i massari che
lavorano nella pars massaricia; giuridicamente i massari sarebbero liberi, ma in realtà sono
assoggettati al padrone, poiché costretti a prestare servizio gratuito o a dare 1\3-1\4 del
raccolto (canoni)
Carlo Magno si impegna a regolare il corretto funzionamento delle curtis
Le fonti più importanti per conoscere la struttura delle curtis sono le fonti amministrative, o
polittici: gli inventari dei beni de grandi monasteri. Molto utili per i rapporti fra pars
dominica e massaricia e sul ruolo delle corvées
un documento che stabiliva che ogni feudo alla morte del vassallo tornasse al signore per
essere successivamente riassegnato, ma nella pratica questo non avveniva, in realtà i feudi
erano spesso riassegnati agli eredi del vassallo che lo possedeva. Dopo Quierzy non cambia
la legge ma il fatto che per evitare ribellioni, il sovrano non riprenda più nelle sue mani i
territori concessi.
Capitolare di Quierzy= è una disposizione che stabilisce che alla morte del vassallo, le sue
terre tornassero al senior che poteva decidere se affidarle all’erede più prossimo oppure darle
in beneficio ad altri.
L’Edictum de Beneficis di Corrado II rendeva formale l’ereditarietà delle terre alla
morte del vassallo.
Quando la centralità del potere regio perse efficacia, i signori resero ereditario il
beneficio che avevano ottenuto dal sovrano, siamo intorno al 1000.
Così si compie la mutazione feudale. L’imperatore è al vertice accentrato da una cerchia
vassallatica.
IL DUCATO DI NORMANDIA
La Francia, per la sua vicinanza con i Normanni si trova spesso ad essere presa di mira,
perciò vengono concessi dei feudi a Rollone capo dei normanni , che ottiene il titolo ducale.
Importante perché è una base dal quale far partire nuove spedizioni di insediamento.
IN ITALIA MERIDIONALE
L’Italia meridionale è caratterizzata da una forte frammentazione politica: Sicilia in mano
agli arabi, Puglia e Calabria in mano ai Bizantini ed alcuni principati autonomi.
I cavalieri Normanni arrivano in questo contesto frammentato e nel giro di poco tempo
iniziano ad avere dei possedimenti in meridione, diventano signori territoriali e si legano per
via vassallatica.
Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo, e tutti i capi normanni, stringono un accordo col
papa, che gli fece ottenere la possibilità di avere le terre (ancora da conquistare) di Calabria,
Puglia e Sicilia musulmana. = il papa conquista un forte alleato e Roberto il Guiscardo
ottiene la legittimazione del proprio dominio.
La conquista della Sicilia è lasciata al fratello, Ruggero che durerà 30 anni.
A differenza dell’Inghilterra, che mira alla conquista di un regno già formato, il
Mezzogiorno italiano, sarà unificato dagli stessi normanni per opera di Ruggero II.
Regnerà con saggezza e saprà valorizzare le diversità culturali dei popoli del regno, come
testimoniano i molti monumenti artistici che miscelano arte araba, bizantina e normanna.
IN INGHILTERRA : la conquista del regno d’Inghilterra è contemporanea a quella del sud
Italia; A causa di problematiche ereditarie Guglielmo duca di Normandia rivendica il
territorio e nella battaglia di Hastings pone fine al dominio anglosassone.
Grazie ai Normanni, come sappiamo da fonti sia scritte sia archeologiche, il “castello”
assume un significato diverso; nonostante fossero già presenti fortificazioni nel territorio, è
grazie a loro che diventa un luogo di potere.
Gli scambi commerciali con il ricco oriente e la rinascita cittadina nel XII secolo impongono
un rinnovamento anche delle materie che si studiano; non più solo Scrittura ma si inizia ad
insegnare anche la scienza , soprattutto nel centro della Cattedrale di Chartres.
A Chartres si studia una nuova scienza: la logica, che favorisce un metodo con il quale ogni
sapere viene affrontato. A differenza del vecchio metodo in cui si imponeva la lettura e il
commento della Bibbia ora si pone l’accento sulla ragione dell’uomo.
Le scuole come l’esempio di Chartres sono il punto di partenza da cui inizierà il processo di
formazione delle università. gli studenti si spostano in base al funzionamento dei nuovi
centri di cultura.
A Chartes non si elimina il vecchio modello di istruzione ma lo si migliora.
A Bologna e Salerno iniziano a svilupparsi de rapporti di tipo associativo, tra gruppi di
scolari ed un magister. Queste associazioni diventano man mano più grandi e
organizzate. La novità sta proprio nell’organizzazione dell’università: studenti e
professori diventano associazioni collettive riconosciute, seguendo un modello che era
già utilizzato da tutte le altre associazioni come quelle artigiane o notarili.
I primi centri sono Salerno, Bologna e Parigi. L’università Salerno sarà fondata da
Federico II che provvederà ad inserire esami pubblici.
Tra il XII ed il XIII secolo in tutta Europa sorgono, a volte in collegamento con le
scuole cattedrali a volte no, le principali sedi universitarie.
Le università rendevano delle città in cui esse sorgevano sei poli di riferimento, che
attiravano flussi di studenti eterogenei. Quello che rende importante la formazione delle
università non sono le nuove materie, ma il fatto che studenti e professori si organizzino in
associazioni collettive riconosciute, riconosciute proprio perché si associano allo stesso
modo di altre categorie sociali, esempio delle professioni artigianali, che già lo facevano da
tempo.
Le università erano articolate gerarchicamente; l’iscrizione era libera e volontaria e i diritti di
cui godono i membri sono detti statuti. Inoltre gli studenti devono versare una tassa e
dopodiché viene conferita una matricola con il quale entrano a far parte in piena regola
dell’università.
L’essere riuniti in associazioni aiutava gli studenti forestieri a farsi riconoscere i diritti.
Ciascuna università era guidata da un rettore.
A Bologna l’università nasce alla fine del XII secolo, furono gli studenti che decisero di
unirsi e federare diventando università di spicco per lo studio del diritto.
Parigi nasce tempo dopo Bologna e si insegnava principalmente teologia, qui furono i
maestri ad associarsi insieme, per la maggior parte chierici.
Proprio a Parigi sorge il problema del riconoscimento dei diritti degli studenti, a cui viene
riconosciuto lo stesso statuto giuridico dei chierici.
Oxford: tra e università più antiche nate in Europa c’è anche Oxford in Inghilterra.
Punti di originalità dell’università rispetto alla scuola:
- È il solo ente che riconosce un titolo ufficiale allo studente
- Curriculum di studi, cioè una volta terminato il percorso in università lo studente è
formato in un ambito specifico
- Gli insegnamenti sono impartiti da professori specializzati in una materia