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LA CARTOGRAFIA

La cartografia è una fonte per studiare il medioevo; le mappe del medioevo non servono a
riprodurre fedelmente strade ed insediamenti, bensì forniscono gli itinerari oppure
rappresentazioni simboliche del mondo.
Troviamo due fasi distinte: la prima dal VIII al XIII secolo, e culmina nella produzione dei
famosi mappamondi di Hereford e Ebstorf. La seconda comincia nel Trecento dove le
nuove tecnologie e le nuove scoperte determinano un decisivo cambiamento nella
cartografia.
Il cambiamento tocca anche i rilievi montuosi: essi diventano più articolati si disegnano le
valli ed i percorsi per attraversare i rilievi anche se la montagna insieme ai fiumi avranno
sempre una funzione organizzativa nello spazio.
Le carte dovevano essere facilmente memorizzabili e le montagne aiutavano a ordinare lo
spazio suddividendolo in porzioni più ridotte.
La tabula Rogeriana, realizzata dal geografo Al-Idrisi nel XII secolo rappresenta
un’eccezione, perché si ha una rappresentazione geografica accompagnata da una figurata. Il
re normanno ordina al geografo di rappresentare tutto il mondo conosciuto che all’epoca era
formato da Asia, Europa e Africa.
Al-Idrisi segue una distinzione del mondo suddivisa in sette climi e sezioni, ottenendo delle
porzioni su cui ognuna è prodotta una carta. L’originale non si è conservata.
La leggenda : rosellina indica i centri abitati; i nomi in nero erano delle città in rosso
quelle delle regioni; le montagne erano molto stilizzate e sottoforma di catene con colori
diversi dall’marrone al viola; il mare era blu con onde bianche, mentre per fare
differenza tra acqua dolce e salata, i fiumi erano versi così come i laghi.
Le mappe hanno il fine di presentare in modo ordinato gli oggetti fisici di tutto il mondo, per
questo viene fatta una scrematura, e vengono rappresentati solo i più importanti.
Esempio importante è la carta della Cotton Collection: sempre solita rappresentazione di
asia, africa ed Europa. È il modello tipico delle carte medievali, che seguono il modello
TO, di cui la O è formata dall’oceano che circonda tutta la terra e la T è creata dal
tratto verticale del mediterraneo che divide africa ed Europa. Le carte medievali hanno l’est
in alto.
La SVOLTA DEL 300-400: è una svolta che si fa visibile soprattutto nelle montagne che
si espandono nelle rappresentazioni per includere anche dove questa può essere
attraversata.
Per una rappresentazione sistematica delle montagne bisogna aspettare, perché prima le cime
delle montagne non interessano. Per l’antichità e buona parte del medioevo, rispetto tutte le
narrazioni e descrizioni dei viaggi per mare, troviamo disinteresse per la montagna.
La verità odologica: fino alla fine del secolo scorso le mappe medievali vengono
considerate bizzarre e sbagliate, ma nel medioevo la rappresentazione di queste non era
oggettiva bensì si sceglieva cosa rappresentare in base alla percezione che il cartografo
aveva di questa. Alcune mappe racchiudevano perfino il concetto di tempo e spazio, e
venivano rappresentati insieme luoghi dell’antichità come il giardino dell’Eden e
contemporanei come Roma.
Quelli percepiti come “errori” in realtà ci forniscono gli indizi per capire come veniva
percepita la realtà geografica nel medioevo. Oggi noi abbiamo mappe uguali per tutti
che sono formate su concetti di geometria e matematica, prima la rappresentazione
riguardava lo spazio che l’uomo viveva viaggiando.

STORIA MEDIEVALE
In una prospettiva europea non è possibile una datazione precisa del periodo medioevale;
essa va individuata in un arco cronologico più ampio, nel quale si colgono le varie
motivazioni delle trasformazioni in Europa.
Sebbene ormai si sia usciti dalla convinzione di creare cesure periodizzanti, la deposizione di
Romolo Augustolo nel 476 segna un episodio importante.
L’inizio del medioevo si può collocare in almeno quattro secoli (IV-VII) ed i motivi che
portarono al suo inizio furono:
 la crisi dell’Impero Romano d’occidente come istituzione
 la diffusione del cristianesimo
 le invasioni dei barbari che portarono alla nuova società romano-barbarica in
Occidente
Per la quantità di avvenimenti in un arco temporale così vasto, il medioevo appare privo di
una coerenza interna, perciò è stato suddiviso in:
 Alto Medioevo secoli V-IX, caratterizzato dall’insediamento delle popolazioni
germaniche ed il successivo combinarsi delle varie culture, romana, cristiana e
germanica
 Medioevo centrale periodo intermedio dal secolo X-XII caratterizzato dalla
crescita economica e dalla comparsa di nuove figure come il mercante o il chierico
 Basso MedioevoXIII-XV dove la società si articola in maniera più complessa, la
crisi ecclesiastica e dell’unità cattolica.
1.1 LA CRISI DELL’IMPERO ROMANO
Il punto di partenza è quello definito come “crisi dell’impero romano”, che comincia a farsi
evidente nel III secolo.
I confini settentrionali a quell’epoca sono stabiliti naturalmente dal Reno e dal Danubio.
I confini in Britannia erano costituiti dal Vallo di Adriano.
Il territorio dell’Impero Romano comprendeva anche zone che oggi sono estranee
all’Europa, come Turchia, Egitto, nord Africa, Siria ed Israele.
 Vige per tutti i popoli la pax romana, in cambio di fedeltà a Roma; cioè la cittadinanza
viene estesa a tutti gli uomini liberi dell’impero
Con la fine delle conquiste si determinano una serie di conseguenze negative, tanto sul piano
economico quanto su quello politico:
 Calo della manodopera degli schiavi
 Un inasprimento del prelievo fiscale per il mantenimento degli apparati statali
 Divario tra classi povere e ricche
 Impoverimento tra le fasce più deboli, cioè piccoli mercanti, artigiani e contadini
 Le elezioni sono sempre più controllate dall’esercito; nel giro di pochi anni si
succedono 28 imperatori, che contribuiscono ad una totale instabilità politica.
1.2 LE RIFORME DI DIOCLEZIANO
Diocleziano attua una serie di riforme per tentare di risolvere i disordini:
1. Tetrarchia= suddivide il territorio in base a 4 nuove figure che sono: 2 augusti e 2
Cesari
2. Sposta la capitale a Milano
3. Aumenta le province con cui suddivide il territorio, per aumentarne il controllo
4. Aumenta l’esercito
1.3 LE RIFORME DI COSTANTINO
Costantino (rimasto imperatore unico dopo aver sconfitto l’Imperatore d’Oriente)
1. Continua le riforme sull’esercito che cresce ancora
2. Conia nuova moneta, il solidus (= centralità dell’esercito tra le spese statali:
soldo>soldato>assoldare)
3. La capitale si sposta in Oriente, a Bisanzio, poi chiamata Costantinopoli
LA TETRARCHIA mostra le debolezze dell’impero, poiché la successione degli imperatori
è sempre difficile in assenza di un principio dinastico
Mentre l’imp. Rom. d’Oriente continua per altri mille anni, quello d’Occidente soffrirà di
una progressiva disgregazione.

Il CRISTIANESIMO
Il clero è l’insieme di persone che amministrano la chiesa e sono incaricate degli uffici
divini;
si distinguono in clero REGOLARE ( monaci ) e SECOLARE (vescovi e sottoposti)
con i primi abbiamo un debito culturale, grazie al loro lavoro di trascrittura delle fonti, ma il
clero più influente è costituito dai vescovi che avevano potere politico ed economico.
Un vescovo è un individuo che appartiene a famiglie che dispongono di ampie proprietà
terriere, ed è sicuramente molto influente in campo politico; il suo ruolo lo porta a dialogare
con signori e tal volta lo stesso imperatore.
Questo ruolo affonda le radici già dall’antichità:
All’inizio il cristianesimo era una religione perseguitata; nonostante l’Impero Romano fosse
tollerante con tutti i culti presenti nel territorio. Ma i cristiani rifiutavano di riconoscere
l’imperatore come divinità, perciò andavano contro lo Stato romano; inoltre non potevano
uccidere in base al comandamento, non potendo prestare servizio militare.
Col tempo il cristianesimo ha successo, soprattutto tra le classi elevate; il punto di svolta si
ebbe con l’editto di Milano voluto dall’imperatore Costantino nel 313, dove si legittima la
religione cristiana e cessano le persecuzioni.
Nel 380 sarà poi imposta come religione di stato da Teodosio.
Nei secoli successivi il cristianesimo adotterà due vie per contrastare le religioni concorrenti:
 persecuzioni (es Carlo Magno ed i Sassoni)
 sovrapposizioni di feste cristiane, ad alcune già esistenti
Si struttura quindi il clero:
quattro ordini minori (lettore-ostiario-esorcista accolito) e tre maggiori (vescovo- sacerdote-
diacono)
IL RUOLO CITTADINO DEL VESCOVO
Il ruolo del vescovo nelle città è importantissimo anche da un punto di vista politico;
poiché è la sola autorità residente in città è lui a rappresentare la cittadinanza di fronte ai re
barbari.
Così l’aristocrazia romana si abitua a percepire la carriera ecclesiastica come un’ascesa
sociale per i propri figli, al pari delle cariche di senatore o cavaliere.
I CONTRASTI CON I CAPI BARBARI: I VANDALI

I vandali, di confessione ariana rifiutarono questo ruolo del vescovo e per questo
condurranno una politica ostile alla cristianità.
Originari della penisola Iberica, attraversano il mare e arrivano a conquistare le coste
Africane.
Il popolo vandalo era costituito da varie popolazioni barbare; descritto come popolo molto
violento arrivano a conquistare le città più ricche dell’Africa. L’impero è consapevole di non
poter fermare questo popolo quindi il regno vandalo fu riconosciuto formalmente come
vassallo.
La politica adottata da Genserico è mirata a far stanziare il popolo in Arica, deve quindi
rendere tollerabile la convivenza. Concepisce la politica dei “lotti barbari”: colloca la
maggior parte delle famiglie vandale in un’unica provincia, Proconsolare, dove solo il clero
ariano aveva il permesso di officiare. Nel resto dell’Africa rimanevano le popolazioni
romanizzate.
Inizia così una convivenza abbastanza simbiotica, con una successiva integrazione tre i due
popoli; l’unico elemento che impedisce la convivenza è la politica religiosa dei sovrani,
che vollero istituire una chiesa ariana a scapito di quella cristiana.
Genserico ordina confische di basiliche e beni ecclesiastici nella zona proconsolare e questo
fu percepito come una “persecuzione” cristiana. Ne scaturì un conflitto molto lungo che
porto alla disfatta del popolo vandalo per mano dell’imperatore Giustiniano.

IL SISTEMA DELLE ELEZIONI

Al principio più democratico, tutta l’assemblea costituita dai fedeli sceglieva i vescovi;
successivamente al crescere della comunità dei fedeli le elezioni diventano monopolio del
clero cittadino.
Per tutti i secoli altomedievali troviamo l’idea di vescovo come uomo di potere, che vanta
legami con gente influente e uomo ispirato da virtù cristiane; spesso però il potere attirerà
persone non interessate alla religione, quanto al prestigio ed alle ricchezze. Questo porterà
alla riforma ecclesiastica dell’XI secolo cioè nel tentativo della chiesa di liberarsi dalle
intromissioni del potere civile.
Durante i secoli sono concesse delle “immunità” negative dai re e dagli imperatori a favore
dei vescovi:
-possono giudicare autonomamente i propri contadini
-possono trattenere per la chiesa i tributi riscossi
-possono costituire eserciti locali per difendere il territorio e le proprietà ecclesiastiche
Ma queste concessioni vengono fatte in base alle simpatie, ai legami ed all’utilità dei
vescovi.
I vescovi più importanti dal punto di vista delle prerogative pubbliche in Italia sono quelli di
Novara, Vercelli, Asti e Ivrea
LA VISIONE TRIPARTITA DELLA SOCIETÀ
I vescovi sono inseriti nell’organigramma di governo della società : riflettono il ruolo di
coordinamento dei vari poteri che deve assolvere il vertice della società.
Tra il X-XI secolo le élites religiose elaborano una distinzione tra le categorie del popolo :
coloro che pregano o oratores, coloro che combattono o bellatores, colore che lavorano o
laboratores.
L’ordine funziona perché ogni categoria apporta un beneficio reciproco alle altre.
I MONACI
Se i vescovi erano detti clero “secolare”, perché vivevano in mezzo al “secolo”, coinvolti
nella vita quotidiana e molto vicini agli usi del mondo laico, i monaci erano parte del clero
“regolare”.
Il cristianesimo propone sia un modello di vita interessato al bene del prossimo, alla carità
che induce a stare in mezzo alla gente (preti, vescovi) , sia il ritiro dal mondo e l’abbandono
di ogni potere o ricchezza (monachesimo).
Il forme diverse, uomini e donne scelgono di rifiutare i piaceri della vita terrena e darsi alla
contemplazione: verranno poi chiamati regolari perché organizzati sotto delle regole comuni.
I primi modelli di monaci sono egiziani e siriani, uomini che conducevano vite da eremiti nel
deserto. Es Atanasio di Alessandria che passa la sua vita in una necropoli.
Altri tipi solo gli stiliti (vivono sulle colonne) ed i dendriti (vivono sugli alberi)
Ma questa forma estrema di monachesimo suscita ostilità nel mondo laico e nel clero
secolare che non lo comprendono e non lo accettano come stile di vita.
La chiesa favorirà infatti, forme di monachesimo meno estreme, come la forma del
CENOBITISMO cioè la vita comunitaria: a fondare questa forma di monachesimo fu san
Pacomio, che stabilisce per la comunità di individui, delle regole tanto per la vita spirituale
quanto per la vita pratica e materiale.
In Italia sono famose le esperienze di san Gerolamo, Cassiodoro e Benedetto da Norcia.
 San Gerolamo è uno dei Padri della Chiesa; responsabile della stesura della Vulgata,
cioè la traduzione della Bibbia in lingua latina.
Il debito culturale che abbiamo nei confronti dei monaci è molto grande, sono loro i
responsabili dei manoscritti che ci hanno permesso di avere testimonianze dell’antichità.
 L’esperienza di Cassiodoro è importante perché crea un luogo che reinterpreta il
concetto di monachesimo: lui non crea un luogo di penitenza e ascetismo, ma un luogo
di cultura, che sarà d’esempio per la scuola medievale.
 L’esperienza di Benedetto da Norcia è importante per i suoi esiti duraturi, considerato
il padre del monachesimo cenobitico.
I monasteri benedettini avranno molto successo nei secoli V-IX , danno unità culturale
all’Europa, riqualificano l’agricoltura e trasmettono il pensiero antico tramite le loro
opere di copiatura.
Benedetto redige la Regula, opera dove espone l’organizzazione che tutti i monaci
devono seguire; sono delle guide che regolano l’equilibrio tra vita spirituale e vita
quotidiana.
Ogni abbazia era retta da un abate, eletto dai monaci. I monasteri più piccoli facevano capo
all’abbazia. All’interno dei monasteri non c’erano solo chierici, ma anche uomini senza
ordini sacerdotali.
In Irlanda il monachesimo ebbe una facile diffusione poiché l’isola non fu mai urbanizzata
dai romani, e l’assenza delle città rende difficile la costruzione di sedi vescovili, tanto che
saranno gli abbati a svolgere la funzione di solito riservata ai vescovi.
Rimangono fedeli al loro principio monastico secondo il quale l’eremitismo sia la forma
perfetta di monachesimo. Gli irlandesi avevano fondato un loro sistema basato sul
pellegrinaggio.
 Esempio importante è Colombano che dedicò la sua vita all’evangelizzazione

I BARBARI
Già dal III secolo i barbari erano entrati in contatto con i romani, assoldati nell’esercito
e tal volta riuscivano a ricoprire anche cariche importanti.
All’inizio del V secolo i popoli germanici varcano il limes dell’impero: il loro arrivo
determina la profonda frattura nella storia del continente europeo.
La causa di questa invasione è stata una reazione all’avanzamento degli Unni, una
popolazione proveniente dall’asia centrale.
La denominazione “Barbari” si riferiva, con una connotazione negativa, al fatto che questi
popoli non parlassero greco e latino.
Sono mondi molto diversi, quello romano è agricolo e commerciale, stanziale ed urbano;
quello germanico è composto da allevatori seminomadi con un’identità ancora in
costruzione.
COME VIENE PERCEPITO
Già dalla denominazione si intende, che i popoli di lingua neolatina, videro questo processo
come un’INVASIONE. Questo fu il risultato di un processo violento che ha creato
quest’immagine dei barbari che spazzano via la civiltà.
Diverso è per la storiografia tedesca, che parla di MIGRAZIONI dei popoli.
= entrambe le interpretazioni contengono una parte di verità: una descrive il fenomeno in sé,
l’altra come è stato percepito da chi lo stava vivendo.
Le fonti del periodo infatti mostrano come fossero disprezzati e concepiti come inferiori:
 fonte: Panegirico di Apollinare (li descrive in maniera opposta ai canoni estetici di quelli
romani)
 Coscienti di non poter fronteggiare i popoli barbari militarmente (soprattutto dopo la
sconfitta di Adrianopoli da parte dei Visigoti) gli imperatori attuarono una politica più
pragmatica, basata sui concetti di hospitalitas e foereratio
Hospitalitas= concessione delle terre ai barbari
Foederatio= un’alleanza che permette al popolo barbaro di mantenere autonomia
La maggior parte degli stanziamenti barbari all’interno del limes avvengono per via di
accordo, su concessione di autorità romane, mentre sono rari gli esempi di conquiste
violente. L’esito è quello dei barbari che acquistano sempre più controllo su territori
romani, arrivando a ricoprire ruoli come generali o a riscuotere le imposte.
 Avvenimento importantissimo è la sconfitta di Adrianopoli, nella quale i romani furono
sopraffatti dai barbari Visigoti 378
 Il sacco di Roma di Alarico (re dei visigoti) fu un evento epocale, talmente rilevante da
essere stato una delle date di inizio del medioevo. 410
 476 è una data simbolica: viene deposto l’ultimo imperatore romano, Romolo
Augustolo ed al suo posto succederà Flavio Odoacre, un generale barbaro che si darà il
titolo di REX, non imperatore
Alla fine del V secolo si erano ormai affermati i regni romano-barbarici, che
sottolineano la commistione di varie caratteristiche come l’organizzazione sociale dei
barbari e la tradizione politica-istituzionale dei romani.
Tra i molti regni fondati nei luoghi dell’Impero Romano d’occidente quelli più rilevanti
furono: Goti ,Franchi ,Visigoti, Anglosassoni, Longobardi, Vandali.
I franchi al momento delle invasioni del V secolo erano già stanziati nei territori lungo il
reno. Il loro re Clodoveo darà una vera coesione al popolo e convertendosi darà inizio ad
una situazione di vicinanza che sarà motivo di privilegi con la Chiesa di Roma. Sarà colui
che fece redigere un codice di leggi, la lex salica.
Gli anglosassoni si stanziano nei territori oltre la Manica; qui comincia un processo di
paganizzazione della Britannia, precedentemente cristianizzata dai romani.
I goti ed il regno autonomo di Teodorico, che combinava le sue origini germaniche con la
cultura romana. Il delicato equilibrio tra romani e goti entra in crisi negli ultimi anni di
vita del sovrano per poi rovinarsi definitivamente dopo la sua morte.
I visigoti in spagna fino a che il regno non fu abbattuto dalle invasioni delle popolazioni
islamiche.
I vandali ebbero un atteggiamento più violento con le popolazioni dell’africa
settentrionale, furono cruenti e la conflittualità endemica all’interno dei territori contribuì
al disfacimento del regno dopo poco tempo.

In Italia il primo regno creatosi è quello dei GOTI VI sec.


Il regno di Teodorico in Italia consente decenni di pace. Arrivano mandati
dall’Imperatore.
Per favorire la convivenza i goti vengono inseriti nella titolatura romana, ricevendo titoli
politici e cariche militari;  questo li porta ad essere meglio integrati ed accettati dalle
popolazioni indigene.
Caso emblematico di queste dinamiche è il loro re Teodorico: viene inviato sin da piccolo
(in quanto figlio del re dei Goti) alla corte dell’imperatore di Costantinopoli, come
garanzia della pace.
Viene poi inviato in Italia per rimpiazzare l’usurpatore Odoacre, e sarà Rex (titolo che si
riferisce all’intera popolazione italica)
Lavorerà per rinnovare la capitale, Ravenna, e manterrà buoni rapporti coi i vescovi;
all’inizio non impone un culto specifico, cosa non vista bene dai cristiani non ariani.
Fa largo uso del matrimonio per creare alleanze: con Burgundi e Franchi.
LA FINE DEL REGNO: la scomparsa di questo popolo si deve alla guerra greco-gotica
che segnò per la penisola una vera fine per la civiltà tardo-antica.
Dopo la morte di Teodorico inizia una lotta di successione per il potere; vedendo le
debolezze del regno dei Goti, l’Imperatore d’Oriente Giustiniano ne approfitta ed inizia
una guerra contro di loro.
GIUSTINIANO condusse svariate campagne militari per riconquistare i territori, contro i
vandali in africa sett., contro i visigoti in Spagna e contro gli ostrogoti on Italia.

Poiché Giustiniano ha come fine ultimo quello di riconquistare i territori della parte
occidentale che aveva perso a causa dei nuovi stanziamenti.
Le vicende volgono a favore dei militari di Giustiniano che approfitta della debolezze
degli ostrogoti che stavano subendo scorrerie da parte dei Franchi e dei Burgundi.
La guerra durerà un ventennio e devasterà il territorio italico e Narsete fu il generale che
procuro le vittorie a favore dell’Impero Romano d’Oriente.
La penisola fu organizzata in Prefettura, con sede centrale Ravenna.
Dopo poco il territorio italiano fu invaso da un’altra popolazione barbara.
GIUSTINIANO ED IL CORPUS IURIS CIVILIS: è un codice che raccoglie e codifica il
patrimonio di leggi romane dell’età della repubblica, perché nel mondo romano le
norme che regolavano la convivenza civile non erano mai state raccolte prima. È diviso in
tre parti, poi annesse anche le Novelle cioè le leggi emanate da Giustiniano. Vengono
estese anche all’Italia dopo la guerra greco gotica.
I LONGOBARDI VI-VII sec
Originari della Scandinavia, giungono in Italia attraverso il Friuli sotto la guida del re
Alboino.
La struttura della loro società è composta da un capo militare eletto dall’aristocrazia, ma in
generale l’intero popolo era costituito da guerrieri.  le fare sono gruppi di guerrieri a
base familiare, che possono prendere iniziative di conquista autonome.
La conquista Longobarda è incompleta, perché i Bizantini mantengono il controllo sulle
città meridionali e inoltre l’autonomia dei duchi e il coordinamento militare errato non
permette ai popoli germanici di estendere il potere su tutta la penisola.
Dopo la morte del re Alboino si ha un periodo di anarchia militare, dove non si elegge un
nuovo re.

IL RAPPORTO CON I ROMANI


Numericamente inferiori rispetto agli indigeni, i rapporti con i romani non sono chiari:
dove il numero di Longobardi era maggiore (Lombardia) la conquista fu vista in maniera
dirompente; fu percepita in maniera più leggera in luoghi dove il numero di longobardi era
inferiore (meridione).
Numerosi gli insediamenti in Piemonte, come testimoniano varie fonti di corredi funerari.
Il Piemonte infatti, è molto importante da un punto di vista strategico, è la “terra di
frontiera” tra franchi e bizantini; i rapporti con i franchi erano stati difficili da subito e più
tardi i Longobardi si rassegneranno a pagare un tributo ai vicini.

LE FONTI DI PAOLO DIACONO


Le maggiori informazioni provengono dall’ecclesiastico Paolo Diacono : longobardo,
diventa diacono ed entra nella corte longobarda.
 Lavorerà con gli ultimi tre re; mentre era in monastero scriverà la storia dei Longobardi
e la storia romana. (Historia Langobardorum)
Il racconto dell’arrivo dei Longobardi in Italia narra come Alboino vede l’Italia da un monte
e decide di conquistarla.

I RAPPORTI CON I ROMANI


All’inizio più turbolento, ma all’epoca in cui scrive Paolo Diacono coesistevano in sintonia.
L’hospitalitas dei Longobardi secondo Paolo Diacono= ai barbari vengono assegnate 1\3
delle terre dei romani e 1\3 delle entrate.

INTERGRAZIONE
Dopo l’arrivo in Italia avvengono varie trasformazioni, ma la trasformazione più importante
si può ricercare nel diritto e nelle leggi: si annulla gradualmente la distinzione netta tra
indigeni e barbari.
Il diritto all’epoca non era una raccolta di leggi astratte, ma rappresenta il loro modo di
regolare la vita politica sul piano pratico; anche la lingua è di facile fruizione.
EDITTO DI ROTARI = il re che decide di mettere per iscritto le leggi Longobarde è
Rotari, per creare maggiore coesione tra il popolo.
Nell’editto sono descritti una serie di regole tipiche dei longobardi:
MUNDIO: la tutela della donna da parte del parente maschio più prossimo, che veniva
presa in carico
MORGIINCAP: la donazione del marito alla moglie dopo le nozze
FADERFIO: la dote che il padre doveva assicurare alla figlia quando andava in sposa
GUIDRIGILDO: innovazione del diritto penale che consisteva nel risarcire la parte lesa al
posto di una vendetta
L’editto è un ponte tra cultura romana e germanica, a partire dalla lingua scelta, cioè il
latino, corrotto però dall’influenza della lingua germanica.
Esisteva la PERSONALITÀ DEL DIRITTO, i romani potevano continuare a seguire le loro
leggi o scegliere quelle dei Longobardi, a seconda della propria volontà. Era possibile un
doppio binario.

IL PROLOGO DELL’EDITTO DI ROTARI


Raccogliere le leggi scritte significava per i Longobardi, recuperare tutte le consuetudini e le
loro regole che fino ad all’ora erano state tramandate oralmente, da una società che non
aveva scrittura.
In tutte le società esiste un “personale specializzato” a tramandare la memoria di un popolo
che si costituisce dagli anziani e dai poeti, in occasioni come le feste o assemblee ecc.
In queste società (Le Goff) la memoria collettiva si organizza su tre poli:
-identità collettiva data da un mito di origine
-le origini nobili della famiglia dominante e quindi le genealogie
-sapere tecnico  diritto
 l’editto di Rotari è giunto in 16 codici; esistono due tipi di prologo a questa raccolta di
leggi:
il primo (il più antico) scritto da re Rotari che spiega i motivi per cui è stato spinto a
raccogliere le leggi in forma scritta, e dove racconta la genealogia dal primo re a lui.
successivamente fu creato un nuovo prologo, che include l’Origo, il loro mito d’origine
che prova la decadenza della memoria. Il testo appartiene alle Saghe di Migrazione.
L’ORIGO consiste nel racconto del mito d’origine dei Longobardi, ossia la nascita
favolosa del popolo: 1) la migrazione dalla Scandinavia a causa della carestia (come i Goti);
2)Intervento del Dio Odino che dà al popolo il nome di Longobardi (lunghe barbe);
ORGANIZZAZIONE DEL TERRITORIO DOPO LA CONQUISTA
Il Piemonte è un territorio strategico perché considerato terra di “frontiera” a causa dei
vicini Bizantini e Franchi.
Al loro arrivo i Longobardi avevano cercato di espandersi in Gallia; perciò, la relazione tra i
due popoli era tesa; il confine caldo sono le valli alpine perché i Franchi rivendicano le
maggiori città delle valli come Aosta e Susa.
Così i longobardi si rassegnano a pagare un tributo ai vicini, ma i confini rimangono
comunque instabili.
L’altro confine caldo è quello con i Bizantini a sud.
L’analisi dei personaggi che occupano le sedi piemontesi ci permette di capire l’importanza
di questo territorio in quel periodo; sempre sinonimo del prestigio che ricoprivano è il fatto
che le sedi ducali piemontesi risultano coinvolte in numerosi episodi di lotta violenta per la
successione dei vertici della società Longobarda.
Paolo Diacono racconta dell’assassinio del duca di Torino
 Alla fine del VI secolo si ha un miglioramento tra la convivenza romana e germanica,
testimonia ciò la ripresa della circolazione di moneta e l’incremento demografico. Ma
l’elemento decisivo che migliora la convivenza e la CONVERSIONE al cristianesimo
cattolico.
Importante è la figura di Teodolinda, regina cattolica, che si impegnò a mantenere buoni
rapporti tra papa Gregorio Magno e il re suo marito. Sia il papa che Paolo Diacono si
spendono in elogi a questa figura, che viene ricordata anche per la fondazione della
basilica di Monza da lei voluta.
Il miglioramento dei rapporti fa sì che i re comincino ad investire nelle fondazioni
ecclesiastiche.

I FRANCHI VIII sec


La dinastia dei Pipinidi è molto importante per la storia dei franchi; chiamati così perché il
capostipite era Pipino il Vecchio.
Successivamente, dal matrimonio della figlia di quest’ultimo, nascerà Pipino di Herstal che
unificherà tutti i franchi sotto un unico “maestro di palazzo”, colui che amministra il regno
per conto del re.
Questa dinastia franca è sempre stata importante perché passarono dall’essere maestri di
palazzo a spodestare la dinastia regnante, quella dei Merovingi.
Dopodiché nasce il primo “Carlo” ovvero Carlo Martello (nonno di C.M.) , colui che vinse
la battaglia di Poitiers contro gli arabi-musulmani.
Prenderà il titolo di primo re dei franchi, Pipino il Breve (padre di C.M.)
Carlo Magno sarà il primo imperatore della dinastia Carolingia.
Quando Pipino il Breve muore nel 768, lascia ai suoi figli Carlo e Carlomanno una parte
del suo regno; la divisione che fa del regno non segue confini naturali che potrebbero far
raggiungere l’autonomia ai vari regni, così da renderli divisi. Importante è per lui mantenere
un regno solo, nonostante i due re.
L’equilibrio progettato da Pipino va in frantumi in pochi anni, quando muore Carlomanno.
Lui lascia due eredi maschi, potenziali eredi al trono; Carlo Magno è interessato ad avere il
controllo su tutto il territorio e approfitta della situazione per riuscirci.
Dopo essere diventato unico re dei Franchi, Carlo Magno passerà la sua vita in guerra, in una
serie di campagne militari che allargheranno il territorio in tre direzioni: Oriente (come
effetto della campagna contro i SASSONI) Occidente (contro gli ARABI-MUSULMANI)
verso Meridione (contro i LONGOBARDI)

LA GUERRA CONTRO I SASSONI


Sarà la più lunga tra le campagne di Carlo Magno; ha la peculiarità di essere un conflitto non
solo militare ma anche culturale (ci sarà la conversione al cristianesimo dei Sassoni) facendo
arrivare il confini della Cristianità fino all’Elba, l’aria germanica viene inclusa nel regno
franco e d’ora in poi manterrà sempre un doppio elemento culturale franco-tedesco.
La prima battaglia segna un successo anche simbolico per i Franchi, distruggendo un grande
santuario sassone; nel Novecento si ricercò il luogo di questo santuario, arrivando alla
conclusione di essere a Teutoburgo, dove sono ritrovati (incisi su dei complessi megalitici) la
deposizione della croce che sconfigge l’albero sacro Sassone.
L’intento di Carlo è quello di annientare i sassoni, perché i confini non sono sicuri.
Attraverso il racconto della vita di Carlo, fatta da uno storico di corte, vengono date due
motivazioni per questa guerra: 1) la mancanza di confini netti tra i territori (come fiumi,
catene montuose o foreste) 2) la religione, cioè il fatto che i sassoni erano ostinatamente
pagani.
La conversione dei franchi al cristianesimo cattolico sarà la chiave per il trionfo di
questo popolo; è un elemento fondamentale della loro storia che gli permetterà di avere
stretti legami con la chiesa.
I franchi sono l’unico popolo barbaro a convertirsi fin dall’inizio al cattolicesimo, che gli fa
ottenere un collegamento privilegiato con il papato e li pone come defensores ecclesiae,
cioè difensori della chiesa
La conversione fu operata da Clodoveo e ci viene raccontata da Gregorio di Tours; lo scopo
della conversione è di tipo utilitaristico, ci si converte per sperare nella grazia divina in
battaglia. A convincere Clodoveo sarà sua moglie.
La conversione di Clodoveo ha una risonanza importantissima, e il suo battesimo diventa
un episodio fondamentale dell’identità franca.
LA DEFINITIVA SCONFITTA DEI SASSONI: Carlo Magno abbandona l’idea di poter riuscire a
mantenere un confine sicuro e procederà al definitivo annientamento dei Sassoni
Tra i sassoni emerge un leader e tutte le tribù si uniscono per fronteggiare il nemico comune
dei Franchi, rompendo il patto che questi avevano stretto, sterminando le forze di Carlo
Magno;
Carlo Magno risponde con l’invio di un nuovo esercito e ne fa decapitare 4500 in un giorno.

LE BATTAGLIE CONTRO GLI ARABI


L’avanzata araba in spagna di estende anche nella Francia meridionale, ma Carlo martello
arresta la loro avanzata e li confina in Al- andalus (non solo l’attuale Andalusia) che era un
califfato indipendente da Baghdad.
Nei confronti degli arabi Carlo Magno è più cauto diventando offensivo in sole due
occasioni:
1) Campagna del 778; 2) Campagna degli anni 801-813
1)Nella prima campagna la dominazione musulmana si indebolisce in Spagna e Carlo Magno
coglie l’occasione per una conquista territoriale; organizza una spedizione. Ma per dichiarare
guerra serve un movente “ufficiale” e Carlo scrive per ricevere appoggio dal papa col
pretesto di soccorrere il popolo cristiano in Spagna dalla dominazione araba.
Utilizza la manovra a tenaglia, ma dopo un mese di assedio, le truppe franche sono costrette
a ritirarsi e durante la ritirata accade il famoso episodio di Roncisvalle: nullo dal punto di
vista storico, ma molto importante dal punto di vista culturale. I fatti vogliono un attacco a
sorpresa dei Baschi che attaccano le truppe di Carlo Magno, ma nella storia sono i
musulmani ad attaccare; Rolando sarà il protagonista della vicenda, di cui in realtà non si
hanno fonti.
2)La seconda campagna è condotta da Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno; dopo il
disastro di Roncisvalle Carlo costruisce un regno autonomo in Aquitania e ne diventa re suo
figlio, ancora bambino. Questa mossa ha due risultati:
pacifica le popolazioni aquitane e permette di controllare meglio il confine con la Spagna.
Tra la serie di interventi il più significativo è la conquista di Barcellona, dopodiché
attraverso un trattato di pace nasce la Marca Hispanica.
La marca hispanica è un territorio organizzato militarmente per controllare il confine con la
Spagna.

LA CAMPAGNA CONTRO I LONGOBARDI


La conquista del regno Longobardo sarà il risultato della forte alleanza tra papato e franchi.
I papi di Roma erano circondati dai Longobardi a nord e sud; sentono così la necessità di
trovare alleati (non scelgono i Bizantini perché troppo deboli).
La rottura definitiva tra papato e regno Longobardo avviene sotto re Liutprando (colui che
aveva convertito il popolo al cristianesimo non ariano). Liutprando attacca i territori
Bizantini arrivando fino a Roma. Papa Gregorio ferma l’attacco e chiede la rinuncia alla
conquista di Roma.
 Donazione di Sutri. Questo avvenimento è importante perché si ottiene la rinuncia alla
conquista di Roma, e la restituzione del castello di Sutri viene percepito come la prima
pietra che poi avrebbe costituito lo stato pontificio.
La donazione ebbe un significato politico perché si riconobbe la sovranità del papa su Roma
ed i territori limitrofi.
Nonostante la donazione, la rottura tra Longobardi e Chiesa è sancita, e da quel momento si
rafforzerà il legame che invece il papa aveva con i franchi, in particolare i maestri di palazzo,
cioè Carlo Martello.
Successivamente con re Astolfo avviene la vera saldatura del rapporto tra franchi e chiesa:
Astolfo riprende l’avanzata contro i Bizantini e nel frattempo il papa fa un vero e proprio
colpo di stato, ovvero la presa di potere ai danni dei Merovingi, per aiutare Pipino il Breve a
diventare re dei franchi.  viene incoronato con il rito dell’unzione
Astolfo espande il territorio arrivando a minacciare nuovamente Roma. Il papa quindi cerca
appoggio dai Franchi ottenendo la promessa di Pipino il breve di venire in Italia a fermarli.
 Pipino il breve e papa Stefano fanno un patto d’amicizia= i figli di pipino avranno il titolo
dei patrizi romani, che da un punto di vista politico vuole che i Franchi si assumano la
difesa della chiesa al posto del lontano imperatore d’Oriente.
Così Pipino costringe i Longobardi a rinunciare a tutti i territori dell’Italia centrale.
Seguiranno altri tentativi di riappacificazione tra i Longobardi e i franchi, attraverso dei
legami in matrimonio, ma le dispute rimangono comunque accese.
DIFFICOLTÀ DI QUESTA CAMPAGNA MILITARE

Sono le alpi il problema per Carlo Magno, posto in cui solo piccoli gruppi possono passare,
non un esercito tutto insieme.
Attuerà nuovamente la sua preferita manovra a tenaglia, non attaccando i Longobardi davanti
ma passando alle loro spalle.
I Franchi vincono la battaglia e invece di tornare in Francia, Carlo è più lungimirante e
costringe il re Longobardo a capitolare, diventando lui stesso Rex Langobardorum.
È probabile che la facile conquista dei Longobardi fosse dovuta anche al malcontento che
c’era tra lo stesso popolo Longobardo: si erano create delle fazioni che preferivano i franchi
ai vertici del regno.
I duchi non a favore della conquista franca si ribellano, ma Carlo Magno fu avvisato di
questa ribellione. L’esito dello scontro non è sicuro, e cambia molto dal fatto che le fonti
abbiano provenienza franca o Longobarda.
Una fonte importante che racconta la campagna militare da un punto di vista tutto “Italico” e
locale, è quella di Andrea di Bergamo ; non ha un approccio storico ma è importante perché
restituisce una visione personale di come venne percepita la conquista franca.
CONSEGUENZE DELLA CONQUISTA FRANCA: CARLO MAGNO IMPERATORE

Il rinnovo del pactum amicitiae, e la conquista del regno longobardo, darà modo al papa di
poter regnare indisturbato sui propri regni.
Il rapporto privilegiato tra chiesa e carolingi è dovuto al RITORNO DELL’IMPERO in
occidente. La mattina di Natale dell’800 Carlo Magno viene incoronato imperatore.
Mentre la carica di re è legata ad uno specifico popolo o territorio, la carica di imperatore ha
valenza universale, come quella di Papa
 Sul trono d’Oriente siete una donna, Irene che faceva da reggente; ma il papa non può
accettare che il potere imperiale sia nelle mani di una donna, nonostante lei cerchi di
ricucire i rapporti con Carlo Magno.
Papa Leone III è stato eletto da poco, ed il papato è debole: è costretto a fuggire da Roma
perché aggredito violentemente dai suoi avversari. Così chiede aiuto a Carlo Magno che lo
ospiterà in Sassonia.
Carlo Magno poi proteggerà il papa e lo farà scortare a Roma. Non si sa con certezza come
Carlo ottenne il titolo imperiale, e se fosse stato voluto più dal papa che da Carlo stesso,
perché le fonti coeve non coincidono.
È certo però che una volta tornato a Roma, papa leone III, lo incoronerà imperatore.
Nella Vita Karoli, Carlo Magno è presentato come contrariato da questa incoronazione; i
motivi potrebbero essere il mancato coinvolgimento dell’élite franca al momento
dell’incoronazione e la dichiarazione di una gerarchia di poteri. È il papa che “concede” la
carica di imperatore a Carlo, quasi a simboleggiare una supremazia del potere papale a
quello imperiale.
 Certo è che Carlo non volesse sminuire con il nuovo titolo il suo ruolo di re Franco;
perciò, intraprende delle iniziative per enfatizzare la tradizione franca.
Fa una revisione delle leggi del suo popolo (lex Salica), fa raccogliere e trascrivere gli
“antichissimi poemi barbarici”, fa redigere una grammatica della propria lingua e sostituisce
le denominazioni romane dei mesi con quelle franche.
I nomi avevano dei riferimenti che indicavano i lavori tipici di quel mese.
ORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO CAROLINGIO

Carlo Magno sarà capo di un regno molto vasto, che comprende la Francia, il regno
longobardo e una costellazione di territori e marche relativamente autonome come la marca
spagnola, quella orientale, i territori dei sassoni, e si spingevano fino all’Alemania.
Mantenne le tradizioni tipiche del territorio conquistato, intrecciandolo con quelle franche,
così da congiungere leggi franche e leggi preesistenti.
 Le assemblee generali del regno emanavano le leggi dette “capitolari”; e la loro
redazione avviene nella cancelleria, uno dei luoghi principali del palazzo reale. La corte
di Carlo Magno è detta itinerante, perché lui è solito spostarsi per il regno per rimanere in
contatto con il suo popolo.
 Abolita da tempo la carica di maestri di palazzo, la corte è composta da due nuove figure:
Conte Palatino ( affianca il re e lo rappresenta in sua assenza) Arcicappellano
(responsabile della cappella palatina).
 I funzionari sono: camerario (responsabile del tesoro regio) , siniscalco (responsabile del
fisco) , bottigliere (responsabile dei vigneti) , connestabile (organizzatore militare)
AL LIVELLO POLITICO i territori erano divisi in “circoscrizioni” dette comitati, su ognuno
governava un conte (nelle terre di confine governa il marchese). Conti e marchesi erano
legati al sovrano da rapporti vassallatico beneficiari.
Nei territori di nuova conquista, Carlo Magno cercò sempre di mantenere le vecchie
circoscrizioni preesistenti, ma apporta anche delle novità in Italia.
1) Le circoscrizioni civili: controllo molto più capillare del territorio. Nel regno
Longobardo ricalcavano le antiche provincie romane
Ad esempio in Piemonte nonostante i 4 ducati, c’erano all’incirca 15 conti. Ogni
distretto/comitato era governato da un insieme di figure in cui convivevano sia esponenti
franchi che funzionari longobardi.
Alla fine del VIII secolo, la compresenza di culture differenti e leggi a cui fare riferimento in
base al proprio popolo d’origine, dà origine alla necessità di professare quale fosse la legge
di appartenenza di ognuno; questa necessità è data dalle molte immigrazioni transalpine che
c’erano in Italia.
2) Circoscrizioni ecclesiastiche : diocesi, pievi e parrocchie
Con l’età carolingia si stabilizza l’organizzazione ecclesiastica: non esiste ancora una fitta
rete di parrocchie ma una rete di chiese battesimali o pievi. Queste chiese sono poste
spesso in punti strategici o ai confini delle diocesi.
Esisteva un’organizzazione gerarchica, cioè ogni chiesa battesimale ha sotto di sé un numero
di chiese normali.
La diocesi è la più grande delle circoscrizioni locali e fa capo al vescovo.
I missi dominici erano i messaggeri del sovrano, che si facevano carico di far rispettare le
leggi, cioè “i capitolari” in tutto il regno
RAPPORTI VASSALLATICO BENEFICIARI
 Il problema è governare il territorio, poiché Carlo Magno ha un impero vastissimo lo
governa con i suoi rappresentanti i comites e con i vescovi; ma soprattutto con uno
strumento che fa da collante per la società regola i rapporti tra tutte le persone rilevanti:
sono i rapporti VASSALLATICO-BENEFICIARI : cioè rapporti clientelari di fedeltà
personale.
I rapporti sono vitalizi, volontari e si stringono tra uomini liberi. Questi rapporti si
differenziano a causa dell’integrazione tra cultura romana e barbara:
-Clientele politiche presso i Romani
-Fedeltà guerriera per i barbari
Con i carolingi questi rapporti diventano struttura portante della società, così da creare parole
e rituali precisi giuridicamente vincolanti.
Il senior è l’uomo che prende sotto la sua protezione gli altri uomini, mentre l’uomo che si
impegna a servire per tutta la vita il capo è semplicemente homo e successivamente vassus,
vassallo.
Il rituale è detto Homagium, omaggio : prevede che l’uomo si inginocchi davanti al signore e
metta le mani giunte nelle sue, seguito da un giuramento (sacramentum) prestato con le mani
sul Vangelo. L’osculum è il bacio con cui il signore istituisce la parità dell’impegno tra lui
ed il vassallo.
Il sistema di fedeltà è ricompensato da donazioni di terre in beneficio, usufrutto.
 Carlo Magno pone le basi di quello che sarà il diritto feudale: vengono emanati capitolari
sui diritti ed i doveri del vassallo nel rapporto con il senior. Si tratta di evitare che si
creino rapporti orizzontali
 Questi rapporti sotto Carlo Magno diventano parte integrante della struttura di
governo: i funzionari pubblici venivano scelti fra i vassalli; i conti hanno bisogno di
rapporti di fiducia e quindi legano a sé persone influenti mediante un omaggio.
Soprattutto in ambito militare è utile, e lo vediamo quando il re inizia una campagna e
raduna i suoi vassalli, che radunano i propri.
 I vescovi sono interessati a questa dinamica sociale, esattamente come i conti anche loro
possono avere degli uomini al servizio.
La ricchezza in questo periodo si misura in base alle terre possedute: la novità in epoca
carolingia è la gestione di queste terre, raggruppate in curtes (Italia) o villae (Francia)
CURTES\VILLAE= insieme di case e delle terre ; un grande proprietario ha molte villae
IL SISTEMA CURTENSE VIII-XI sec
Per gestire i vari territori dell’impero, durante l’età carolingia, le terre vengono
raggruppate in unità chiamate curtes o villae.
Bipartizione: significa che ogni curtis o villa è divisa in due parti
PARS DOMINICA: la parte del padrone a conduzione diretta= c’è un amministratore che
governa e i servi lavorano la terra
PARS MASSARICIA: un coltivatore dipendente residente sul fondo. Settore a conduzione
indiretta= è divisa in “mansi”, ed ogni manso è dato ad una famiglia di contadini che
lavorano la terra.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
 La diffusione in Italia fu parziale, a seconda delle zone di influenza: il sistema curtense si
è diffuso maggiormente dove prima c’erano i Longobardi (Piemonte- Lombardia- Veneto
-Emilia)
 Nelle altre zone d’Italia il modello arriva tardi o manca.
I PROBLEMI DEL SISTEMA CURTENSE
Ogni curtis può comprendere uno o più villaggi; I mansi non sono porzioni compatte di terra
ma sono distribuite irregolarmente
La bipartizione è funzionale anche per i ritmi stagionali che caratterizzano il lavoro agricolo:
il dominicum, gestito direttamente ha bisogno di molte più braccia durante certi periodi
dell’anno ed in altri di meno.
Quando il signore ha bisogno di aiuto nella pars dominica, chiede manodopera ai contadini
della pars massaricia: per questo motivo nei contratti si trovano
le corvées = prestazioni d’opera gratuita che i contadini liberi devono fare quando il signore
ne ha bisogno.
Le corvées, sancite per contratto, avvicinano la condizione dei contadini a quella degli
schiavi
Giuridicamente i liberti, gli schiavi ed i contadini hanno delle differenze, ma nella vita
pratica sono tutti a loro modo assoggettati al dominus.
Due tipi di contadini: contadini prebendari che lavorano nella pars dominica ed i massari che
lavorano nella pars massaricia; giuridicamente i massari sarebbero liberi, ma in realtà sono
assoggettati al padrone, poiché costretti a prestare servizio gratuito o a dare 1\3-1\4 del
raccolto (canoni)
Carlo Magno si impegna a regolare il corretto funzionamento delle curtis
Le fonti più importanti per conoscere la struttura delle curtis sono le fonti amministrative, o
polittici: gli inventari dei beni de grandi monasteri. Molto utili per i rapporti fra pars
dominica e massaricia e sul ruolo delle corvées

LA QUESTIONE DELL’EREDITARIETÀ DEI BENEFICI


Con Carlo Magno il potere dei signori era contenuto rispetto al sovrano, ma con
l’indebolimento del potere regio nel VIII-IX secolo il conte è quasi un alleato del re.
Questo cambiamento è determinato dal capitolare di Quierzy di Carlo il Calvo;
gli esponenti delle famiglie franche che erano in guerra temono di perdere il diritto sui
benefici e sulle cariche eventualmente annesse; così questo capitolare sanciva che i
feudi non venissero riassegnati fino al ritorno di quel vassallo o dei suoi figli.
Con la legge di Quierzy non cambiano le regole ma le aspettative, perché il senior non
poteva riprendere i feudi concessi senza aspettarsi una ribellione.

un documento che stabiliva che ogni feudo alla morte del vassallo tornasse al signore per
essere successivamente riassegnato, ma nella pratica questo non avveniva, in realtà i feudi
erano spesso riassegnati agli eredi del vassallo che lo possedeva. Dopo Quierzy non cambia
la legge ma il fatto che per evitare ribellioni, il sovrano non riprenda più nelle sue mani i
territori concessi.
Capitolare di Quierzy= è una disposizione che stabilisce che alla morte del vassallo, le sue
terre tornassero al senior che poteva decidere se affidarle all’erede più prossimo oppure darle
in beneficio ad altri.
L’Edictum de Beneficis di Corrado II rendeva formale l’ereditarietà delle terre alla
morte del vassallo.
Quando la centralità del potere regio perse efficacia, i signori resero ereditario il
beneficio che avevano ottenuto dal sovrano, siamo intorno al 1000.
Così si compie la mutazione feudale. L’imperatore è al vertice accentrato da una cerchia
vassallatica.

DISSOLUZIONE DELL’IMPERO CAROLINGIO (metà IX secolo, metà X secolo)


Prima di morire Carlo Magno i preoccupa della spartizione dell’impero ai suoi successori,
così da evitare lotte fratricide; la divisione era articolata in tre territori, di cui quello alpino
aveva la funzione connettiva tra gli altri.
Nonostante gli sforzi di Carlo Magno per evitare problemi con l’eredità de regno, la sua
divisio non sarà mai applicata, perché alcuni dei suoi figli muoiono prima di lui.
Così rimangono Ludovico il Pio e suo nipote Bernardo che rimangono in buoni rapporti al
principio; quando Ludovico emana la sua spartizione dei territori ai suoi tre figli, Lotario,
Carlo e Ludovico, non tiene conto dei possedimenti in Italia di Bernardo. Proprio da questo
sarebbe derivato uno scontro tra Bernardo e suo zio.
Bernardo viene processato e condannato alla pratica dell’accecamento.
Ludovico rinuncia al titolo di re dei franchi, a vantaggio di quello universalistico di
imperatore; fu incoronato dal papa con il rito che rinnovava il suo impegno di difensore della
chiesa, ponendogli la corona di Costantino.
I tentativi di salvare la pace dell’impero vanno perduti: alla sua morte Lotario dichiara guerra
agli altri fratelli Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo.
 Giuramento di Strasburgo: i due fratelli giurano contro il nemico comune, Lotario. Il
giuramento è “incrociato” ed è importante perché ancora oggi questa città segna il confine
linguistico tra Germania e Francia.
Dopo il giuramento di Strasburgo i fratelli firmano un trattato con Lotario = trattato di
Verdun, nel quale si suddivideranno i territori; Carlo il calvo ottiene la parte occidentale
dell’antica Gallia, Ludovico II il territorio orientale e Lotario un territorio cuscinetto tra gli
altri due compreso il regno italico che un tempo era dei longobardi.
L’impero carolingio è ormai diviso sotto tre corone distinte e autonome.

L’IMPERO ROMANO D’ORIENTE


Si inizia a parlare di impero Bizantino dal VI secolo al XV; dopo il fallimento di conquiste di
Giustiniano, ci saranno due importanti successori.
Maurizio: contiene militarmente la pressione avara e slava, e rafforza l’occidente creando
due nuove province, dette esarcati a Ravenna e Cartagine.. Ognuna è retta da un esarca
Eraclito: sotto di lui avviene il passaggio dalla fase antica dell’impero a quella propriamente
Bizantina. Alla morte dell’imperatore l’impero conserva le istituzioni e le leggi romane, ma è
ormai definitivamente “orientale” tanto nella struttura geopolitica che in quella sociale e
culturale. Es= anche la lingua latina è sostituita da quella greca, il titolo di imperatore è
sostituito da quello di basileus.
LA CONTROVERSIA ICONOCLASTA
Nella seconda metà del VII sec l’impero subisce pressioni dagli arabi.
Questo problema diventa concreto nel VIII, quando il primo a dare il via alla questione
iconoclasta, Leone III, vieta la venerazione delle icone sacre; ne proibisce sia la produzione
che l’uso.
Con questa mossa Leone III aderisce al movimento che considera idolatria il culto delle
immagini, condannato da alcuni passi dei testi sacri.
 L’impatto di tale decisione fu molto importante perché queste icone erano diffusissime
nell’uso quotidiano; davano un senso di “vicinanza” al fedele verso Dio, si poteva avere
una comunicazione diretta attraverso un canale materiale.
I MOTIVI DELLA CONTROVERSIA
1) Indebolire i monasteri che erano i principali detentori di icone, che per questo
avevano grande influenza popolare
2) Fattori politici e identitari: l’impero Bizantino confinava con due fedi religiose che
erano aniconiche, dunque schierarsi contro le immagini toglieva forza alla
propaganda anticristiana.
Questo però lacera profondamente il tessuto sociale e religioso, soprattutto dopo che
Leone III ordina la rimozione dell’icona di Cristo del suo palazzo imperiale; questa
vicenda finì in un bagno di sangue. = Ha così inizio una vicenda durata un secolo.
Leone III inizia una persecuzione verso i sostenitori dell’iconodulia.
Anche in Occidente vi è una sollevazione contro l’impero d’Oriente, in Italia il papa di
scaglia contro gli oppositori.
I sostenitori dell’iconodulia non vedevano nelle immagini sacre una forma di idolatria,
dal momento che Dio aveva dato una prova materiale di esistere, incarnandosi in Terra,
possedendo così una doppia natura.
UN CONCILIO determina che non è possibile rappresentare la divinità e quindi dichiara
la pittura delle icone come “criminale”, pena la scomunica.
Successivamente l’imperatrice Irene fa notare che in quel concilio non abbia partecipato
il papa, dichiarando così che non fosse valido.
 Secondo concilio di Nicea che delibera il culto delle immagini che diventano un
aggiunta da affiancare al testo sacro; distinguono il termine di venerazione (può essere
tributata anche alle creature) da quello di adorazione (solo a Dio).
I Franchi erano rimasti esclusi da questa faccenda e Carlo Magno, chiede una traduzione
degli atti del concilio; ma il chierico incaricato sbaglia la traduzione così la corte carolingia
si scaglia contro le decisioni del concilio per contrastare l’adorazione iconodula.
Nell’impero Bizantino l’atteggiamento benevolo verso le immagini dura soltanto per il
tempo del regno di Irene, continueranno poi ad essere perseguitati.
Al contrario di chi attribuiva un valore positivo alla materia, in quanto manifestazione di
Dio, c’era chi riteneva che proprio il fatto che le immagini erano oggetti materiali ne
precludesse un uso spirituale.
Le lotte si concludono nell’843 quando morto l’imperatore sua moglie Teodora ristabilisce il
culto delle icone creando anche la festa dell’ortodossia.

LE SECONDE INVASIONI BARBARICHE


Un altro fattore che accelera la disgregazione del potere pubblico sono le seconde invasioni
barbariche a metà del X secolo.
I Normanni dalla Scandinavia, gli Ungari dalle pianure del Danubio e gli Arabi o Saraceni
dall’africa settentrionale. Solo i normanni avevano come finalità anche la conquista, gli altri
popoli fecero incursione solo per razziare.

GLI UNGARI IX sec- Battaglia di Lechefield


Originari delle pianure intorno agli urali settentrionali, si spostano più a meridione. Nel X
secolo fanno la loro comparsa con attacchi veloci e cruenti; il loro punto di forza è la
cavalleria e la velocità di spostamento.
Per loro attacchi in Italia sono stati notati rapporti con l’incastellamento, cioè il fenomeno di
costruire fortezze per difendersi dagli invasori.
Le spedizioni ungare iniziano ad essere contrastate quando in Italia si diffonde la cavalleria
leggera, che porterà alla loro sconfitta nella battaglia di Lechefield conseguita da Ottone I
. Dopo questa sconfitta gli Ungari iniziano ad avere rapporti pacifici con i sovrani.
I SARACENI IX-X sec
Con il termine saraceni le fonti occidentali designano gli Arabi o le popolazioni islamizzate
del nord Africa. Si registrano numerose incursioni ed atti di pirateria dovuti all’iniziativa di
singoli gruppi; ad esempio la conquista della Sicilia che diventa uno dei principali avamposti
dai quali partono le incursioni. Altri esempi sono Bari e Frassineto in Provenza.
Uno de principali punti di forza dei saraceni sta nella loro mancata organizzazione, che
rende difficile lo scontro unico e risolutore.
Solo con l’affermazione dei poteri locali nel XI sec anche le incursioni vennero meno.
Una coalizione di principi cristiani riuscì ad imporsi e sconfiggere la base di Frassineto,
probabilmente anche influenzati dall’avvenimento del sequestro dell’abate di Cluny
(una delle abazie più importanti per la cristianità)
I NORMANNI ED I CASTELLLI
Mentre Ungari e Saraceni si limitavano a razziare, i Normanni conquistarono territori;
la conquista più nota è la battaglia di Hastings, cioè la conquista dell’Inghilterra.
Popolo originario della Scandinavia, conosciuti come Vichinghi o Normanni, a partire dal IX
sec si espandono in varie direzioni, spingendosi fino alle coste meridionali d’Italia, in
Inghilterra ed in oriente.
Nel IX sec un gruppo si spinge nel mediterraneo, dapprima compiendo razzie, insediandosi
sulle coste ed infine penetrando nel tessuto sociale di una nuova terra. Il terrore che le
popolazioni provano per loro è grande, e spesso anche sovrani (come Carlo il grosso, ultimo
imperatore franco) preferiscono pagare dei tributi per non essere attaccati.

IL DUCATO DI NORMANDIA
La Francia, per la sua vicinanza con i Normanni si trova spesso ad essere presa di mira,
perciò vengono concessi dei feudi a Rollone capo dei normanni , che ottiene il titolo ducale.
Importante perché è una base dal quale far partire nuove spedizioni di insediamento.

IN ITALIA MERIDIONALE
L’Italia meridionale è caratterizzata da una forte frammentazione politica: Sicilia in mano
agli arabi, Puglia e Calabria in mano ai Bizantini ed alcuni principati autonomi.
I cavalieri Normanni arrivano in questo contesto frammentato e nel giro di poco tempo
iniziano ad avere dei possedimenti in meridione, diventano signori territoriali e si legano per
via vassallatica.
Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo, e tutti i capi normanni, stringono un accordo col
papa, che gli fece ottenere la possibilità di avere le terre (ancora da conquistare) di Calabria,
Puglia e Sicilia musulmana. = il papa conquista un forte alleato e Roberto il Guiscardo
ottiene la legittimazione del proprio dominio.
La conquista della Sicilia è lasciata al fratello, Ruggero che durerà 30 anni.
 A differenza dell’Inghilterra, che mira alla conquista di un regno già formato, il
Mezzogiorno italiano, sarà unificato dagli stessi normanni per opera di Ruggero II.
Regnerà con saggezza e saprà valorizzare le diversità culturali dei popoli del regno, come
testimoniano i molti monumenti artistici che miscelano arte araba, bizantina e normanna.
IN INGHILTERRA : la conquista del regno d’Inghilterra è contemporanea a quella del sud
Italia; A causa di problematiche ereditarie Guglielmo duca di Normandia rivendica il
territorio e nella battaglia di Hastings pone fine al dominio anglosassone.
Grazie ai Normanni, come sappiamo da fonti sia scritte sia archeologiche, il “castello”
assume un significato diverso; nonostante fossero già presenti fortificazioni nel territorio, è
grazie a loro che diventa un luogo di potere.

LA CRESCITA DOPO IL MILLE ED IL PROBLEMA DEMOGRAFICO


A lungo la storiografia ha contrapposto il periodo “buio” al periodo di rinascita dopo il
Mille; ad accentuare questa contrapposizione ha contribuito la leggenda dell’anno mille,
che affermava che al termine del millennio si sarebbe avuto un periodo di arresto economico
e sociale causato dalla fine del mondo, che sfociò nel panico collettivo.
Le fonti che attestano questa credenza si rifacevano alla Bibbia, che affermava la liberazione
del diavolo dopo mille anni; perciò, dopo aver passato il suddetto anno le persone avrebbero
poi iniziato ad investire in tutti i campi.
Oggi sappiamo che la crescita economica del dell’anno mille non dipende dalla paura
della gente, ma da processi di lunga durata come l’andamento demografico, l’evoluzione di
tecniche agrarie e mutamenti di rotte commerciali.
Ma come sapevano di essere nell’undicesimo secolo, cioè proprio nell’anno 1000? Da poco,
per effetto della rinascita carolingia, si era diffusa la datazione dall’anno 0, posta dalla
presunta nascita di Cristo. Iniziano anche le scansioni della giornata, e la struttura portante
della scansione dell’anno si distingueva in Calende, None e Idi.
TENDENZA DEMOGRAFICA EUROPEA
È difficile calcolare con esattezza la crescita demografica, perché le fonti non danno stime
precise; siamo certi della tendenza di crescita generale, solo per l’Inghilterra ci sono fonti più
sicure, grazie ad un censimento voluto da Guglielmo il Conquistatore a fini fiscali.
In Italia le stime sono approssimate, grazie a fonti come estimi (la prima forma di catasto)
libri di taglia e rilevamenti di fuochi, tutte fonti che permettono di lavorare sulla
demografia grazie alla documentazione fiscale.
Il concetto di fuoco: i libri dei fuochi sono delle raccolte dei nuclei familiari che
venivano tenuti per ragioni fiscali.
Il problema principale non è dovuto alle fonti, ma al fatto che coprono aree ristrette e quelle
stesse fonti testimoniano una fortissima mobilità della popolazione; perciò, a distanza di
pochi anni si hanno forti variazioni.
Come si è sicuri allora della crescita demografica? Si è certi dell’ampliamento delle terre
messe a disposizione grazie a disboscamenti e bonifiche; le genealogie di famiglie
testimoniano più figli; frantumazione del possesso fondiario con l’aumentare degli eredi;
resti ossei che documentano l’allungarsi della vita media; fondazione di nuovi villaggi,
andamento dei prezzi e dei salari.
A partire dal secolo XI in Piemonte molte città superano le antiche cinte murarie romane, in
linea generale le zone pianeggianti e collinari saranno più popolose rispetto a quelle di alta
montagna, per la scarsa resa agricola.
La crescita demografica dei secoli bassomedievali si accompagna alla crescita di produzione
agricola, che a loro volta sono supportate dalle innovazioni tecnologiche.
 Mulino ad acqua: permette lo sfruttamento dell’energia dei fiumi e torrenti; non è stata
propriamente inventata in questo periodo, ma è qui che riscuote molto successo.
 Successivamente compariranno anche i mulini a vento: deve poter essere orientato;
perciò, ha una struttura montata su un perno.
=il motivo per cui la diffusione dei mulini incide così tanto è che si apre la strada a altre
macchine che sfruttano l’energia idrica: frantoi, mulini da carta, segherie…
 Il cavallo: grazie all’influsso della componente germanica la società medievale diventa
una società che sfrutta moltissimo il cavallo. A questo si accompagnano una serie di
innovazioni come le staffe, il collare a spalla e la ferratura.
 Il rinnovamento edilizio: nel XI secolo si ha anche una grade spinta edilizia, all’origine
della fase romanica e gotica. Le chiese dell’alto medioevo vengono sostituite con
costruzioni in pietra e marmo.
Più tardi rispetto alla crescita della produzione agricola (fine XI inizio XII sec) aumentano i
commerci e l’industria: aumentano i mercati settimanali e le fiere; perciò, come conseguenza
cambiano anche gli strumenti di pagamento; si coniano nuove monete più pregiate.

LA RIFORMA ECCLESIASTICA X-XI sec


Questa riforma è anche conosciuta come riforma Gregoriana, per il ruolo decisivo che
giocherà papa Gregorio VII per la lotta contro le “investiture”. Questa riforma si
svilupperà prima nei monasteri, poi avrà come protagonista il papato.
 La Prima Fase, X secolo: come ogni riforma, nasce dal malcontento, soprattutto
dall’eccessiva presenza di autorità laiche all’interno dei monasteri. La parola riforma
nasce nel monastero di Cluny, in Borgogna.
Questi monaci non vogliono stravolgere le basi del monachesimo, vogliono mantenere la
regola benedettina, e interpretare in modo diverso la vita monastica. Questa nuova
interpretazione avrà un forte successo, così che molti altri monasteri iniziano a riformarsi
secondo il modello cluniacense.
1) I cluniacensi decidono di aumentare le ore di preghiera, pregando continuamente
per sconfiggere il male. La musica giocava un grande ruolo nelle loro preghiere.
2) Il lavoro nei campi non è contemplato, solo in casi eccezionali. Ora il lavoro
significa per i monaci SCRIPTORIUM, cioè scrivere e copiare opere.
=è un lavoro molto faticoso e lungo, anche logorante fisicamente, ed è percepito dal monaco
come una penitenza.
3) Il ruolo della ricchezza cambia, ogni monaco che entra in monastero giura castità,
povertà e obbedienza; si parla della ricchezza individuale, quella collettiva viene
promossa e favorita. Questo fa diventare Cluny ed il suo abbate un centro ricco ed
influente.
I CISTERCENSI XII sec
La riforma cluniacense genera una nuova corrente: quella cistercense.
Questi monaci si opponevano soprattutto per la loro visione dello sfarzo e della ricchezza:
le loro chiese sono nude, abiti poveri di colore bianco ed anche il loro nutrimento è
essenziale.
Riducono l’orario di preghiera e studio e si impegnano in lavori più manuali come
allevare animali.
LA SECONDA FASE: IL PAPATO
Nel XI secolo comincia una fase diversa: gli aspetti della spinta riformatrice iniziano a
spingersi fuori dai monasteri, i principi della riforma vengono sostenuti anche da parte del
clero secolare. Si tratta spesso in origine di monaci (come lo stesso Gregorio VII) che in
giovinezza trascorre gli anni nel monastero di Cluny, poi diventa papa.
Fuori dai monasteri gli obiettivi della riforma sono: liberare le intromissioni dei laici e
costringere il clero secolare a migliorare seguendo i valori dei monaci.
=tra i vizi che cercano di allontanare dalla chiesa sono la simonia ed il nicolaismo.
simonia= la compravendita delle cariche ecclesiastiche\\ nicolaismo =matrimonio e
concubinato per il clero.
La chiesa predilige la castità ma si offre la possibilità in considerazione della debolezza
della carne.
Il clero fa molta resistenza a queste nuove riforme, ma, nonostante ciò, entra in vigore il
celibato ecclesiastico, poiché i preti dovevano dedicarsi esclusivamente a Dio ed ai fedeli.
Nonostante le opposizioni del clero la riforma vince e si afferma, avendo due importanti
cambiamenti: il ruolo del papa in senso monastico e l’imposizione del celibato per il
clero.
Inoltre il celibato toglie di mezzo i figli, rendendo quelli che ci sono illegittimi, così che
la chiesa possa sempre avere il controllo del patrimonio ecclesiastico, senza rischiare che
le vengano sottratti a causa di principi ereditari.
Il matrimonio comunque rimane negativo anche per i laici; questo passa ad essere prima
un patto civile, poi un sacramento ufficiato necessariamente da un prete.
 Questo contribuisce alla distanza tra chiesa d’Occidente e d’Oriente; loro non saranno
toccati da questa riforma e questo elemento va a sommarsi a quello che è detto come
scisma d’Occidente. Oltre al primato papale e la giurisdizione su tutta la chiesa, a
Costantinopoli il patriarca ha supremazia solo sulle sedi orientali. Ad aggiungersi la
distanza e le differenze della liturgia causano questo scisma.
LA CENTRALITÀ DEL PAPA
Con la riforma ecclesiastica il papa acquisisce sempre più potere politico che
amministrativo, iniziando a comportarsi come un re nei confronti del clero. Inizia
quindi la riforma in senso monastico dove lo vediamo agire come fa ancora oggi: elegge
i vescovi e li destituisce, dà ordini ai chierici anche se di altre diocesi e si intromette
nelle faccende interne alle diocesi.
LO SCONTRO TRA CHIESA ED IMPERO
L’affermarsi del primato papale finisce per opporre la chiesa all’impero. La lotta contro la
simonia include anche l’eliminare le intromissioni dei laici nella chiesa.
L’imperatore crede di possedere il “diritto” di sorvegliare sulle elezioni, ma questa
sorveglianza spesso si estendeva a designare il candidato.
I riformatori vogliono che i vescovi dipendano solo dal papa: ecco perché questa riforma è
conosciuta anche come “lotta per le investiture”, grazie a questo scontro si sta decidendo
quale dei due poteri è a capo della cristianità.
Il primo passo è l’abolizione del privilegio di Ottone, cioè quella norma che sanciva che
senza l’approvazione dell’imperatore nessun papa poteva essere eletto.
Il secondo passo consiste nell’affermazione che il papa deve essere eletto solo dai cardinali.
Con Gregorio VII lo scontro si accende.
Gregorio VII è un monaco prima di diventare papa, perciò si impegna nelle lotta contro le
investiture e rende nulla ogni carica vescovile nominata dall’impero; successivamente
emette il “dictatus papae” che simboleggia la supremazia degli ecclesiastici sui laici,
anche l’imperatore.
L’imperatore si oppone alla politica del papa, convoca a Worms un concilio che depone e il
pontefice. La risposta di Gregorio VII arriva subito, deponendo e scomunicando anche
l’imperatore, la sua scomunica ha una risonanza maggiore, perché scioglie i cittadini dal
giuramento di fedeltà al sovrano.
Attraverso l’episodio di Canossa i due riescono a mediare, ma lo scontro non finisce.
Gregorio VII sarà costretto a scappare e chiedere aiuto ai normanni di Roberto d’Altavilla.
La vicenda si conclude con i successori dei due protagonisti, papa Callisto II e Enrico V
attraverso il concordato di Worms; che è un successo per la chiesa che non ammette più
intromissioni dell’imperatore nelle elezioni di vescovi o grandi abati; è dall’età
gregoriana che affondano le radici dell’organizzazione odierna del clero.
LE CROCIATE
Sono un fenomeno sia militare che culturale, centrale per i secoli medievali:
apre l’Europa all’Oriente (Siria, Egitto e Costantinopoli),
pone il problema dell’“altro” e dei limiti di ciò che è consentito per la propria religione, cioè
uccidere in nome della fede.
Gli estremi cronologici sono 1099-1291, cioè la conquista di Gerusalemme e a perdita
dell’ultimo possedimento crociato.
Dal punto di vista cronologico non è corretto numerare le crociate come se fossero dei
fenomeni isolati in specifici periodi di tempo; questo fenomeno durerà anni, ma l’interesse
da parte delle persone circa la guerra in nome della fede non è mai scemato. Perciò vengono
individuate 8 crociate, che rappresentano i picchi del fenomeno.
Importantissimo è il pellegrinaggio, che costituisce un obbligo per il credente (soprattutto
per le persone di fede musulmana), che resta rilevante anche per l’impatto economico
causato dagli influssi dei pellegrini.
I luoghi più gettonati sono Santiago, Roma, la Mecca ecc.
Proprio Santiago de Compostela è un esempio dove appare per la prima volta la correlazione
tra pellegrini e guerrieri, perché san Giacomo era considerato il “matamoros” cioè l’uccisore
dei mori, gli infedeli.
Al principio i cristiani potevano tranquillamente pellegrinare a Gerusalemme, luogo molto
ambito per i cristiani, ma con l’arrivo dei Turchi (popolo nomade che si converte all’Islam e
si afferma nel mondo musulmano) le cose cambiano, loro si dimostrano meno tolleranti
verso i cristiani.
La loro presenza in Terrasanta dà origine a due problemi: nei confronti dei pellegrini, perché
i Turchi sono guerrieri molto rigidi, e si diffondono sempre di più notizie di attacchi a gruppi
di pellegrini.
Papa Urbano II interviene progettando un gesto dimostrativo, che incita i cristiani pellegrini
a partire in massa armati, per soccorrere i fratelli in difficoltà: le cause di questo appello sono
a) soccorrere i fratelli b) i cavalieri sono violenti per evitare di uccidersi a vicenda
c)eguagliare le gesta degli antenati d)per proteggere i pellegrini
come ricompensa si avrà l’espiazione da tutti i peccati.
È papa Urbano II a istituire la cerimonia di concedere la “croce” a coloro che partecipavano
alle crociate; questo caratterizzerà poi il termine con cui sono designati i soldati i “crociati”: i
cavalieri ricevevano e indossavano un croce.
Le reclute portano il simbolo della croce (di solito rosso) cucito sul braccio. Alla fine del XII
secolo vengono individuate le liturgie per benedire la croce, fino a rendere questa vero e
proprio simbolo della crociata.
LE CAUSE DELLE CROCIATE
Al di là del legame con il pellegrinaggio, il papato è appena uscito da una lunga lotta
contro le investiture, per legittimare il potere di controllo ordina la guerra “giusta”.
I guerrieri trovano uno sfogo esterno alla società in quel periodo caratterizzato da
violenza endemica, usano la guerra per uno scopo giusto.

LA PRIMA CROCIATA: GLI STRACCIONI


La prima crociata non esiste, e non è mai stata riconosciuta dalla chiesa, perché fu un
movimento spontaneo della popolazione incitati da predicatori.
Non furono cavalieri a partecipare, ma povera gente senza armi, mossi dallo spirito che
intendeva “cacciare gli ebrei” cioè gli infedeli. Furono massacrati.

LA PRIMA VERA CROCIATA


La prima vera crociata è quella dei
cavalieri.
A partecipare furono cavalieri esponenti
molto importanti, riuscirono a
conquistare Gerusalemme e vincere.
Costantinopoli è il punto d’incontro;
l’imperatore d’Oriente spinge per far
ripartire i crociati al più presto, ma ha
con loro un patto molto vantaggioso, cioè
fornire viveri e armi per ottenere i territori appartenuti in precedenza all’impero.
Molte fonti parlano del massacro musulmano e della popolazione ebraica, senza nasconderlo
perché non era un peccato, bensì un tributo a Dio.
L’ESPERIMENTO FEUDALE A GERUSALEMME
L’esercito crociato o franco (tutti gli occidentali erano chiamati franchi) riesce a conquistare
Gerusalemme ed anche un ampio territorio per lo più costiero; questo territorio entrato a far
parte del dominio cristiano prende il nome di regno di Gerusalemme, e la sua corona viene
offerta ai capi crociati.
L’organizzazione politica del territorio: i crociati eleggono un re, ma è debole e lo fanno per
continuare ad avere ognuno la propria autonomia.
Questo rispecchia le difficoltà del periodo: se in occidente il territorio era frammentato e
guidato da autorità locali, le stesse caratteristiche le riscontriamo nei territori dei crociati.
LA SECONDA CROCIATA
La tranquillità dei territori crociati dura poco, nel 1144 riprede la guerra contro i cristiani e
Bernardo di Chiaravalle (importante monaco cistercense) riesce a mobilitare i più potenti
sovrani d’Occidente.
È un fallimento, poiché esattamente come nella prima crociata, ogni sovrano pensa solo agli
interessi personali ed alle proprie conquiste.

LA TERZA CROCIATA (crociata dei re)


È provocata da un’ulteriore conquista musulmana nel 1187 dal condottiero Saladino, riesce a
riconquistare Gerusalemme nel disastro di Hattin. È un grande fallimento, solo Riccardo
Cuor di Leone riesce ad ottenere qualche conquista ai danni dei Bizantini.
LA QUARTA CROCIATA
Ha come protagonista Innocenzo III ed i Veneziani; i crociati si radunano a Venezia nel 1202
per raggiungere l’Oriente via mare, ma non hanno i fondi necessari per pagare il noleggio
delle navi. Così il doge acconsente ad autorizzare l’uso delle navi, a patto che si devi durante
il tragitto per conquistare Zara. Convince i crociati, che si prestano ad un ulteriore cambio di
programma, conquistare Costantinopoli per porre al trono qualcuno di più compiacente.
Riescono a conquistare Costantinopoli, ma il nuovo re non riesce a contrastare le
opposizioni: il risultato è un clima sempre più teso ed i crociati finiscono per saccheggiare
Costantinopoli.
GLI ORDINI MONASTICO-CAVALLERESCHI
Una novità conseguente della prima crociata è la nascita spontanea degli ordini monastico-
cavallereschi. Sono gruppi di cavalieri che dedicano la loro vita a difendere la Terrasanta dai
tentativi di riconquista degli infedeli.
Sono un ibrido tra monaci, perché pronunciano i voti (castità, obbedienza, povertà) vivono
in comune sotto un'unica Regola e vivono di elemosine.
ORDINE DEL TEMPIO= è il primo di questi ordini, 1119 ne fanno parte i templari (divisa
bianca con croce rossa)
ORDINE DELL’OSPEDALE= nasce poco dopo ed erano specializzati in funzioni di
assistenza. Ne fanno parte gli ospedalieri.
In comune con gli istituti ospedalieri del mondo cristiano, anche per entrare a far parte
dell’ordine dell’ospedale era necessario avere come vocazione la cura. Negli anni Venti del
XII secolo l’ospedale acquisisce delle vaste proprietà in Italia, in catalogna ed in Francia
diventando un’impresa immensa che da assistenza a centinaia di pazienti di tutte le culture e
religioni, offrendo anche ospedali da campo durante le campagne belliche.
L’ordine dei templari sarà successivamente militarizzato diventando più aristocratico (gli
aristocratici potevano permettersi di essere cavalieri)
Nasce il problema della legittimità dei cavalieri che diventano monaci ed uccidono; all’inizio
ha un aura sacrilega uccidere, a causa del comandamento cristiano che lo vieta, ma
successivamente inizia ad essere considerato legittimo perché sono pronti a morire per la
fede.
Questi templari iniziano ad acquisire molto potere e possedimenti in Europa, e dal
proteggere la Terrasanta passano ad essere più interessati agli affari, poiché accumulano
molte terre e proprietà.
Il peso politico dà fastidio ai sovrani, specialmente in Francia , dove il monarca farà arrestare
tutti i templari sotto false accuse.
L’ordine degli Ospedalieri resiste, ma con funzione assistenziale.
L’ordine TEUTONICO è nato più tardi, e si distingueva perché radunava cavalieri di
nazionalità tedesca; dopo la perdita di Gerusalemme si cercano una nuova missione, che
consiste nel fare guerra contro le popolazioni baltiche e slave, poiché ancora pagane per la
maggior parte.
I COMUNI
I vescovi svolgono funzioni anche pubbliche in città, ad esempio riscuotono le tasse e si
occupano dell’ordine cittadino.
Mentre nelle campagne ci sono poteri signorili, di sudditanza e cioè i contadini non
partecipano al funzionamento del potere, nelle città i vescovi sono percepiti come uomini
che lavorano per il bene collettivo. I cittadini sono uomini liberi, che partecipano al potere
pubblico ed i capifamiglia si riuniscono per le questioni di interesse comune.
Tuttavia per molto tempo questa fase di partecipazione non è documentata; il processo di
affermazione comunale è lento e si sviluppa tra il XI-XII secolo, non ci sono atti di
fondazione.
Ma il comune si crea quando iniziano ad esserci delle regole sulla frequenza, i luoghi e le
occasioni per radunare questi capifamiglia, che eleggono i rappresentanti e giurano di
rispettare le decisioni prese in comune.
Per convenzione gli storici fanno risalire la nascita del comune quando compare per la prima
volta il termine “consoli” nelle fonti, cioè i rappresentanti dei cittadini.
Importanti storici hanno dichiarato che è inutile cercare una data specifica, perché il processo
di affermazione comunale è lento e graduale, attraverso una serie di sperimentazioni
istituzionali che hanno lasciato pochissime tracce nelle fonti. C’è il problema dell’anarchia
delle fonti, per ogni caso si esaminano le fonti che spesso hanno varie differenze tra loro.
PERIODO DI SPERIMENTAZIONE GRADUALE = in alcuni comuni troviamo ancora la
figura del vescovo molto importante e lo tutela, mentre in altri viene percepito male dagli
ecclesiastici e nasce contro il vescovo; in altri casi esistono i consoli, ma a scadenza, cioè
vengono rieletti. Nasce dell’astio tra vescovi e comuni ma in tutti i casi si libereranno della
figura vescovile, perché il fine ultimo del comune è quello che mira ad essere libero dalle
autorità. Questo non significa distanza dalla chiesa, in una popolazione che era fortemente
religiosa.
LE STRUTTURE PORTANTI DEL COMUNE
Gli elementi di base del comune sono due: l’assemblea (arenghi) e le magistrature
(consoli). A partire dal XII secolo la magistratura del consolato è permanente. Per evitare
che le famiglie più ricche potessero impadronirsi del potere la carica di console è
temporanea, variando a seconda dei comuni, ed è una carica collegiale, cioè ci sono vari
consoli insieme.
I compiti dei consoli sono molto ampi, si occupano di politica interna ed estera. Questi
devono anche nominare tutti gli altri funzionari.
Erano esclusi da ogni forma di partecipazione politica: le donne ;chi era di sotto a 14 anni
ed inoltre gli anziani non potendo più adempiere alla difesa del comune (che è uno dei
doveri principali dei cittadini); i nullatenenti.
Le assemblee generali vengono convocate raramente per il gran numero di
partecipanti, ad eccezione delle questioni molto importanti come la guerra. Il sistema era
basato su dei consigli di dimensioni diverse con elezione a cascata; moltiplicare i passaggi
serviva all’essere più democratici, escludendo decisioni non prese in comune.
Il fenomeno è importante in Italia perché sono sempre stati rilevanti le città, infatti è presente
un’importante urbanizzazione.
LE CITTÀ
In Italia le città sono abituate a governarsi da sole: hanno mercanti, artigiani che le rendono
ricche, nobili che le rendono forti militarmente e orientate ad imporsi sul territorio
circostante.
L’orizzonte di espansione è il comitato\diocesi; all’inizio l’obiettivo dichiarato è quello di
spingersi fino alla diocesi (la circoscrizione ecclesiastica). In un secondo momento compare
il comitato, cioè il comune doveva ricoprire le vecchie circoscrizioni civili di epoca
carolingia.
Per sottomettere ed inglobare il contado avviene un principio di concomitanza:
a) Imposizione armata (rara) chi si oppone viene distrutto, il comune mette in campo
l’esercito.
b) Acquisto in denaro: il signore viene convinto a vendere in parte o per intero i suoi
domini al comune
c) Feudo oblato: il signore cedeva il suo possedimento terriero ai magistrati della città, a
patto di riottenerle in feudo. Questo permette al signore di poter continuare ad
usufruire delle terre e ricevere anche aiuto militare dal suo senior.
Cittadinatico: il comune concede la cittadinanza agli abitanti del contado; questi accettano di
sottoporsi ad obblighi giuridici ed in cambio gli venivano riconosciuti diritti e privilegi. Uno
degli obblighi imposti ai cittadini è la residenza temporanea in città.
 I comuni si comportano come veri e propri stati indipendenti contrattano con il vescovo,
si occupano della sostituzione dei magistrati, battono moneta e stringono alleanze con
città vicine. Questo porta ad una delegittimazione del potere regio.
Ma poiché gli imperatori non avevano fatto niente per impedire questa autonomia ai comuni,
ormai era consuetudine che si comportassero così= diritto consuetudinario. Gli imperatori si
accontentavano di un riconoscimento formale del loro potere e di un pagamento delle
imposte.
L’elemento che fa scoppiare il conflitto è l’aggressività dei comuni più grossi. Cominciano
le lamentele all’imperatore da parte dei signori che vivono nel contado o stanno nei comuni
più piccoli, per proteggersi dalle grandi città.
Tutto parte da una piccola città, Lodi che chiede aiuto all’imperatore Barbarossa per
proteggerli dalla grande città di Milano. Federico Barbarossa re di Germania accoglie la
supplica e manda un suo rappresentante a Milano per smetterla di molestare i Lodigiani.
Federico barbarossa scende per la prima volta in Italia convocato da alcune città lombarde
spaventate dalla supremazia di comuni più grossi come Milano. L’imperatore durante questa
prima parte, indice un’assemblea e condanna Milano.
I milanesi ignorano completamente le disposizioni del re, stracciano la carta e minacciano di
far fuori l’emissario.
Federico successivamente mette al bando Milano con la dieta di Roncaglia , privandola di
tutte le regalie (diritti pertinenti al sovrano) e chiarendo quali fossero i diritti regi:
Costituzione delle regalie. Constitutio de Regalibus Il sovrano:
a) Nomina i magistrati
b) Batte moneta
c) Riscuote le imposte e impone le tasse
d) Impone lavori di rinnovo delle proprietà pubbliche
e) Si appropria delle proprietà rimaste senza legittimi proprietari
f) Costituisce dei palazzi dove risiedere nelle città più importanti
+ La Costituzione della Pace con cui proibisce le alleanze tra città, per evitare l’insorgere
di contese tra città e sovrano.
All’inizio i rappresentanti delle città accettano queste richieste, ma quasi subito rompono il
giuramento. Si forma un grande movimento di opposizione. Si apre la guerra in cui l’apice
del conflitto sarà la distruzione di Milano che non si assoggettò al potere imperiale.
I contrasti portarono alla riunione in un’unica lega da parte dei principali comuni
settentrionali in quella che è conosciuta come Lega Lombarda, con scopo difensivo le varie
città giurano di essere fedeli le une alle altre. Essa poté contare sull’appoggio di papa
Alessandro III.
All’interno del giuramento c’è una clausola che rivela le ostilità nei confronti di barbarossa,
perché giurano di riconoscere all’imperatore tutti i diritti che erano stati richiesti fino al
predecessore di Federico Barbarossa, dichiarando che le sue richieste erano illegittime.
Funzionamento della Lega:
1) Ogni città era autonoma, accettando un coordinamento superiore
2) Nelle città si nominano dei rettori, che si riuniscono soprattutto per questioni
militari
3) I rettori restano in carica un anno, scelti di solito dai consoli
Il principale alleato della Lega Lombarda è papa Alessandro III, che sarà attaccato a Roma
dal re Federico che prende la città.
Successivamente la guerra di ferma, perché l’esercito del Barbarossa è indebolito e la città di
Pavia è sotto assedio. Per la Lega è una vittoria che fonda la città col nome di Alessandria.
Scenderà per la terza volta in Italia ma data la situazione di debolezza in Germania non
riuscirà a conseguire vittorie.
Barbarossa poi tenta di instaurare rapporti di pace con Milano, ma la città non accetta e si
arriva così alla Battaglia di Legnano 1176: l’esercito milanese sconfigge quello imperiale e
si arriva ad una pace  pace di Venezia che verrà successivamente promulgata con la
Pace di Costanza 1183
La Pace di Costanza è un compromesso che salvaguarda il principio di tutti i poteri imperiali
ma garantisce ai comuni la regalia ( in epoca medievale sono i diritti concessi dal sovrano ad
un’autorità) di cui già godevano da tempo, tra cui la possibilità di unirsi in leghe e costruire
fortezze.
La Pace di Costanza è detta la Magna Charta dei comuni italiani: la pace legittima le
peculiarità dei nostri comuni come città-stato; ha un grande peso simbolico e politico-
giudiziario per le città del regno d’Italia, tanto da poter essere considerato come l’epitaffio di
morte dell’antico impero.
Uno degli articoli più importanti è il 10, che lascia la libertà di legiferare alle città, la
massima espressione di autonomia e libertà.
Ad un certo punto i comuni abbandonano il modello consolare per passare a quello
podestarile; la così detta fase podestarile nasce dalla crisi del sistema consolare. I consoli
non riuscendo più a gestire le conflittualità tra i milites cercano di risolvere avvalendosi di un
magistrato forestiero, il podestà. XIII secolo
C’è una prima fase di sperimentazione in cui la figura di podestà può essere ricoperta per
svariato tempo, ma la versione definitiva che si vede diffondersi in tutti i comuni è composta
da un podestà forestiero, nominato dapprima per un anno poi 6 mesi, scelto dai
consiglieri.
Il podestà lavora con la sua “famiglia”, termine con cui si indicano i suoi collaboratori: notai,
armati, scudieri ecc. Il numero di componenti della famiglia del podestà è calibrato alla
grandezza del comune.
Il podestà è il primo politico di professione; girano di città in città e nella prima metà del
XIII secolo i podestà attivi in Italia sono 2000.
In questa fase i comuni mettono a punto il “sistema documentario”, cioè le tipologie di
scritture diverse che consentono al comune di agire nei diversi campi: legislativo,
giuridico…
Fondamentali oltre gli statuti sono i libri che attestano i diritti nei confronti delle persone o
degli enti e dei registri fiscali che tengono conto delle tasse. Ma i comuni da dove prendono
la legittimazione per imporre le loro azioni ? tutto poggia sulla Pace di Costanza, definita la
Magna Charta dei comuni italiani.
L’importanza storica sta nel fatto che legittima i comuni come città- stato, anche se la pace
di costanza è di fatto un compromesso che salvaguarda il principio che tutti i comuni
dipendono dall’imperatore, ma questi hanno garantite le regàlie di cui si avvalevano da
tempo (diritto di riunirsi in leghe e costruire fortezze).
Art 10: è uno degli articoli più importanti per i comuni che è il diritto per le città d legiferare,
la massima espressione di libertà ed autonomia.
A partire dal XIII secolo nelle fonti medievali appare il termine di pars, cioè parte per
indicare i partiti. I termini per indicare i partiti nel medioevo erano molto diversi da quello
usato da noi. Ogni città designava i partiti secondo i nomi delle famiglie più influenti.
Successivamente in Italia, si riconosceranno sotto due ideologie più grandi: guelfi e
ghibellini.
Questi nomi sono la resa in italiano di due parole tedesche; arrivano in Italia ai tempi
in cui Federico II era in lotta contro la Chiesa di Roma ed infatti le due fazioni
corrispondono ai sostenitori della chiesa, cioè i guelfi, ed i sostenitori dell’impero,
ovvero i ghibellini.
Questi corrispondevano chiesa e alla impero.
Il termine partes ha subito un’accezione negativa perché non rappresenta più gli
interessi specifici delle città che avevano interessi “comini” e generali, perciò non
furono ben percepiti dai contemporanei.
A Firenze ad un certo punto nel Trecento i guelfi si dividono in Bianchi e Neri. Dante
alighieri fa parte della fazione dei bianchi e viene esiliato.
Per i partiti cittadini dichiararsi guelfi o ghibellini significava assicurarsi il supporto del papa
o dell’imperatore; questi aiutavano i comuni fornendo denaro o inviando anche dei
contingenti armati per sostenere la lotta politica. Spesso le città finiscono per essere spezzate
in due, da una parte i quartieri guelfi e dall’altra i ghibellini.
Elemento comune a tutte le fonti è il perenne clima di scontro, che genera spesso un effetto
domino perché le città guelfe si alleano tra di loro e così fanno anche quelle ghibelline e
questo porta ad un incremento dell’attività bellica.
Il problema principale è costituito dalle guerre quotidiane dentro la città come gli incendi e le
rapine. Così nasce il sistema di esclusione che divideva ed escludeva la parte perdente e la
costringeva all’allontanamento dalla città, venivano banditi. Vengono compilate delle liste di
persone costrette ad andare in esilio. I comuni poi sanciscono anche quanto lontano
dovessero andare le persone esiliate.
Capitava che i banditi riuscissero a tornare in città attraverso lo schieramento opposto al
quale erano appartenuti, nella speranza di riuscire ad impadronirsi del potere con la forza.
In Italia i nomi di guelfo e ghibellino arrivano durante la guerra tra Federico II ed il clero;
sono la forma italianizzata di nomi tedeschi di due casate che erano in contrapposizione per
la lotta alla successione del trono.
In Italia i nomi stranieri vengono percepiti all’inizio, alcuni tentano di dare una spiegazione a
questi nomi, tutti rimarcando sulla caratteristica della litigiosità.
Il sistema di esclusione era attuato dai comuni che emanano una legge che obbliga tutti
i membri del partito più debole a lasciare le proprie case e a uscire dalla città e si fissa
una distanza precisa. Spesso all’esilio si accompagna la distruzione delle abitazioni
delle proprietà degli esiliati.
Altri provvedimenti: vietare i nomi dei partiti e pittura infamante
La signoria come risposta alle lotte fra partes
In molti casi a causa della violenza dei partiti porta all’abolizione di questi; si affida
quindi il governo ad un signore. Si tratta della transizione alla fase comunale a quella
della signoria.
L’avvento della signoria è un processo lungo e non lineare.
Il signore è un uomo forte che con il consenso della maggior parte mette fine ai conflitti.
Questi signori, che appartenevano ad importanti famiglie, all’inizio erano solo resi
“legittimi” dal fatto che il comune riconosceva il proprio potere, ma più in là iniziarono a
chiedere una legittimazione formale al sovrano o al papa, che li rendeva vicari imperiali o
pontifici.
La signoria segna il passaggio da stato cittadino a stato regionale perché le città hanno un
potere che va oltre l’ambito urbano
I signori sono individui che si pongono al di sopra delle grandi famiglie, che si pongono
come pacificatori super partes. Sono “capitani del popolo”.
Esiste un ulteriore passaggio da signoria a principato: il signore non più soddisfatto della
sola autorità riconosciutagli dal comune, chiede la legittimazione al papa o all’imperatore
che lo nominano duca, conte ecc.
Questo non avviene dovunque, in Italia città rimangono repubbliche. La repubblica poggia
sull’ideologia che va contro alla tirannide e considera i signori come tiranni.
Mentre in Europa si affermano le Monarchie, in Italia si afferma un sistema policentrico: le
principali formazioni di potere politico in Italia nel XIV sono 6:
- Signoria in area Lombarda
- Repubbliche di Venezia e Firenze
- Stato della Chiesa
- Regno di Napoli
- Regno aragonese in Sicilia

LA CRISI DEL TRECENTO


Nel Trecento in tutta Europa si verifica una crisi demografica ed economica; comincia con
una carestia e sfocia con la ricomparsa di una malattia assente da secoli, la peste.
Secondo gli storici questa inversione nella tendenza demografica era inevitabile perché la
popolazione da sfamare aveva superato la produzione di cibo e le superfici coltivabili per
quel tipo di tecnologie erano esaurite.
+ peggioramento del clima, si instaura un freddo ed instabile chiamato “la piccola era
glaciale”.
Perciò si ha un circolo vizioso formato da: crisi di raccolti consecutive-> carestia->prezzi che
aumentano->fame
Il problema della carestia del Trecento è che interessa una vasta area e non è possibile
importare grano da altri luoghi.
I ceti più colpiti sono quelli poveri, braccianti agricoli ed operai.
LA PESTE : oltre la debolezza creata dalle carestie, va a sommarsi la peste, una malattia
batterica.
La peste si presenta o come “bubbonica” trasmessa tramite morsi di ratti o punture di pulci,
che provoca l’ingrossamento dei linfonodi creando dei bubboni; la pelle, negli stadi avanzati
della malattia, diventa di colore scuro che ha dato origine all’espressione “morte nera”
“peste nera”. Oppure esiste la peste polmonare, più grave perché si diffonde per via aerea.
Si diffuse molto rapidamente, partendo dai porti dell’asia centrale e a metà del trecento era
presente in tutta Europa.
Nel medioevo non si conoscevano i batteri o i virus; perciò, la peste fu attribuita ad una
punizione divina. Si nota la mancanza di spiegazioni scientifiche a questa malattia proprio
per l’ignoranza dell’epoca.
Gli effetti demografici furono consistenti; calcoli recenti dimostrano la morte del 20% della
popolazione. Il problema demografico non dipende da una singola epidemia, ma dal fatto che
ci fossero cicli ripetuti.
IL RINNOVAENTO RELIGIOSO E I NUOVI ORDINI XII-XIII secolo
Sempre più laici si dedicano alle artes liberales che prevede il commentare i testi da
studiare; il testo che è spontaneo studiare è la Bibbia. Questo crea nuove idee dalla maggior
diffusione del contatto diretto con il testo sacro; è per questo motivo che si diffondono nuovi
movimenti religiosi.
Valdesi e Catari non saranno riconosciuti dalla chiesa e condannati per eresia
Domenicani e Francescani saranno riconosciuti dal papa
La chiesa considera la lettura autonoma della Bibbia illegittima perché si nega il ruolo
principale del sacerdote che è il mediatore della parola di Dio. L’aumento di laici che
erano interessati ai testi sacri richiedeva delle traduzioni della Bibbia in volgare, ma tradurre
è sempre un modo di interpretare e ciò non piace alla Chiesa.
VALDESI (Francia): è uno dei più importanti movimenti religiosi del XII secolo che inizia
con una mercante di nome Valdo.
Lui decide di interpretare la Bibbia donando tutti i suoi beni ai poveri e cominciando a
girare la città predicando.
Le sue idee sono fortemente eversive: fondamentale è tornare alla povertà di cristo e i
preti non erano necessari. Tutti potevano predicare indipendentemente da sesso, infatti
le donne possono per la prima volta testimoniare la loro fede ed entrare in monastero.
La presenza delle donne rappresenta la rinascita religiosa tardomedievale.
I valdesi non erano intenzionati ad opporsi alla Chiesa, infatti ne cercano l’approvazione, ma
questi saranno derisi. Dopo il terzo concilio lateranense a Roma nel 1179 dove vengono
messi in ridicolo il Valdesi si riducono alla clandestinità, ma non furono mai eliminati del
tutto.
CATARI: (Francia meridionale) erano più aggressivi dei valdesi, consideravano la chiesa di
Roma uno strumento del diavolo.
Hanno una dottrina che crede nella dualità e nella continua lotta tra mondo superiore degli
spiriti e mondo inferiore della materia. Per loro un buon cristiano deve lottare contro la
materia e condurre una vita ascetica. Nella loro prospettiva l’anima è imprigionata dalla
materia, cioè il corpo.
Sono organizzati secondo una dottrina specifica, riti particolari e hanno precisa struttura,
composta da vescovi e sacerdoti e questo preoccupa la chiesa che indirà una crociata contro
di loro.
DOMENICANI: il fondatore di questo modello religioso viene a contatto con i catari e si
rende conto che per contrastare gli eretici è necessaria l’istruzione per sostenere il
confronto pubblico per dimostrare ai fedeli che le nuove dottrine avevano torto.
Fonda un nuovo ordine di frati predicatori, sono religiosi missionari che rifiutano la
ricchezza e scelgono di vivere in comune sulla base delle elemosine date dai fedeli. (frati
mendicanti)
Sono preparati sul tema della teologia e questo li porterà al successo che li renderà un punto
di riferimento per la chiesa di Roma, utilizzandoli come risorsa nel tribunale
dell’inquisizione.
Dopo l’approvazione riscuotono molto successo, all’inizio verranno scelti come Inquisitori,
che avevano lo scopo di giudicare gli eretici. Successivamente i tribunali dell’Inquisizione
vennero affidati completamente ai domenicani che diventano speciali giudici ecclesiastici.
esisteva anche un ordine per le donne che è quello delle suore che vivevano in convento.
Essendo un ordine che cura molto l’istruzione il papato inizia a prendere da lì gli inquisitori
che avevano il compito di scovare e giudicare gli eretici. Nel XII secolo i tribunali
dell’inquisizione sono affidati definitivamente ai domenicani. Scopo degli inquisitori:
costringere gli eretici a rinunciare pubblicamente alle loro idee.
I FRANCESCANI: il fondatore è S. Francesco d’Assisi, ricco mercante che sceglie di
devolvere tutto ai poveri e condurre una vita dedita alla povertà ed alla predicazione.
Il suo messaggio è rivolto ai singoli, tutti dovevano vivere da poveri; ma a differenza degli
altri ordini non dovevano vivere di elemosine ma lavorando e accettando sussistenza in
cambio, lui proibisce di accettare il denaro che spetterebbe ai poveri.
Non si affida alla cultura, nonostante lui sia istruito pensa che i frati non debbano essere
colti, ma umili.
In opposizione alla concezione negativa che avevano i catari del creato lui compone il
cantico delle creature che celebra la natura.
L’ordine dei francescani sarà approvato dalla chiesa. Dopo la morte di Francesco l’ordine si
ammorbidisce e si creano degli altri modelli: alcuni sono in contrasto con le idee di
Francesco, vogliono poter sopravvivere di elemosine, ricevere le ricchezze che venivano
donate dai fedeli, istruirsi, non lavorare e poter usufruire dei beni che venivano donati ai
monaci dai fedeli. Altri si ribellano a questi “traditori” del vero modello francescano,
infatti sono sconfitti dalla Chiesa.
I frati cappuccini: scelgono un cappuccio appuntito, simbolo di appartenenza al modello di
san Francesco delle origini.

LA NASCITA DELLA SCUOLA E LE UNIVERSITÀ


Occorre distinguere un primo periodo dal VI al VIII secolo nel quale in occidente le autorità
laiche non si preoccupano della scuola. La chiesa è l’unica istituzione che si occupa di scuola
ed è detentrice di cultura, formando monaci e sacerdoti.
Concilio di Toledo 527= documento che dà origine alle scuole episcopali ad elementi sia
ecclesiastici che laici
Il concilio stabilisce che gli allievi siano istruiti da uno specifico maestro; le sedi
episcopali sorgono in città dove c’è il vescovo quindi non interessano chi vive in campagna.
Ad occuparsi di chi vive in campagna interviene il Concilio di Vaison che istituisce la
nascita della scuola moderna, perché ci si preoccupa dell’istruzione nelle zone rurali non
solo degli aspiranti chierici ma di tutta la popolazione laica.
In Italia sono attive già da un po' le scuole nelle parrocchie rurali e i vescovi guardano al
modello italico come esempio.
Le scuole episcopali e rurali costituiscono insieme ai monasteri il reticolo scolastico per
tutto il periodo altomedievale in cui il potere politico è totalmente disinteressato al
problema della scuola.
Il concilio di Narbonne impone ai sacerdoti di saper leggere e scrivere.
Il concilio di Toledo sottolinea l’ignoranza dei preti che deve essere corretta attraverso lo
studio cosicché questo non ricada sui fedeli.
L’arrivo de carolingi nel VIII secolo segna una nuova fase in cui il potere politico affianca
quello papale e Carlo Magno si impegna nel rimediare alla situazione di degrado con un
a riforma dei programmi e correzione dei libri di studio.
Emanerà tre provvedimenti fondamentali:
Admonitio Generalis o ammonizione generale in cui si rivolge a tutti quelli che
intendono svolgere incarichi di governo;
-si prescrive l’insegnamento dei salmi, del canto, del calcolo, e della grammatica;
-si raccomanda che i copisti siano uomini esperti per realizzare libri senza errori;
- la correttezza delle preghiere rendeva possibile “pregare bene”
lo stesso Carlo Magno, insieme ad una equipe di esperti, si occuperà di cerare testi corretti.
Uno dei provvedimenti più importanti è quello preso dal nipote di Carlo Magno, Lotario I
cioè il capitolare di Corteolona IX sec, il più importante provvedimento pubblico sulla
scuola per i secoli altomedievali:
segnala 9 distretti scolastici: Pavia essendo capitale è la più importante ed Ivrea è l’unica
città in cui a provvedere all’istruzione è il vescovo. Si delinea l’affermarsi di due tipi di
scuola quella di istituzione regia o imperiale e quella di organizzazione della chiesa.
Cosa si studia? Non c’erano dei veri e propri programmi, certamente i maestri erano liberi e
non ci sono molte fonti per stabilire a grandi linee quali fossero i temi affrontati. Certamente
era fondamentale leggere e scrivere.
Per imparare ciò ci si esercitava a ricopiare i versi del Salterio, cioè la raccolta dei salmi
nella sua versione Vulgata latina.
Secondo livello di istruzione: LE ARTI LIBERALI
Alle soglie dell’adolescenza, lo studente ha imparato a leggere, scrivere, il canto e il
computo, perciò, passa alla prima delle 7 arti liberali, la grammatica latina.
Il latino è la lingua comune d’Europa per questo molto importante.
Tutti i manuali sono formati sotto forma di dialogo
L’altro caposaldo dell’istruzione era la lettura ed il commento degli autori. Lo studente
assisteva alla lettura commentata degli autori da parte dei maestri. Si trattano sia autori
pagani che cristiani.
Le conseguenze di questo sistema educativo erano il fornire un metodo all’alunno che
prevede una lettura, capire il senso e interpretare il testo.

Gli scambi commerciali con il ricco oriente e la rinascita cittadina nel XII secolo impongono
un rinnovamento anche delle materie che si studiano; non più solo Scrittura ma si inizia ad
insegnare anche la scienza , soprattutto nel centro della Cattedrale di Chartres.
A Chartres si studia una nuova scienza: la logica, che favorisce un metodo con il quale ogni
sapere viene affrontato. A differenza del vecchio metodo in cui si imponeva la lettura e il
commento della Bibbia ora si pone l’accento sulla ragione dell’uomo.
Le scuole come l’esempio di Chartres sono il punto di partenza da cui inizierà il processo di
formazione delle università.  gli studenti si spostano in base al funzionamento dei nuovi
centri di cultura.
A Chartes non si elimina il vecchio modello di istruzione ma lo si migliora.
A Bologna e Salerno iniziano a svilupparsi de rapporti di tipo associativo, tra gruppi di
scolari ed un magister. Queste associazioni diventano man mano più grandi e
organizzate. La novità sta proprio nell’organizzazione dell’università: studenti e
professori diventano associazioni collettive riconosciute, seguendo un modello che era
già utilizzato da tutte le altre associazioni come quelle artigiane o notarili.
I primi centri sono Salerno, Bologna e Parigi. L’università Salerno sarà fondata da
Federico II che provvederà ad inserire esami pubblici.
Tra il XII ed il XIII secolo in tutta Europa sorgono, a volte in collegamento con le
scuole cattedrali a volte no, le principali sedi universitarie.
Le università rendevano delle città in cui esse sorgevano sei poli di riferimento, che
attiravano flussi di studenti eterogenei. Quello che rende importante la formazione delle
università non sono le nuove materie, ma il fatto che studenti e professori si organizzino in
associazioni collettive riconosciute, riconosciute proprio perché si associano allo stesso
modo di altre categorie sociali, esempio delle professioni artigianali, che già lo facevano da
tempo.
Le università erano articolate gerarchicamente; l’iscrizione era libera e volontaria e i diritti di
cui godono i membri sono detti statuti. Inoltre gli studenti devono versare una tassa e
dopodiché viene conferita una matricola con il quale entrano a far parte in piena regola
dell’università.
L’essere riuniti in associazioni aiutava gli studenti forestieri a farsi riconoscere i diritti.
Ciascuna università era guidata da un rettore.
A Bologna l’università nasce alla fine del XII secolo, furono gli studenti che decisero di
unirsi e federare diventando università di spicco per lo studio del diritto.
Parigi nasce tempo dopo Bologna e si insegnava principalmente teologia, qui furono i
maestri ad associarsi insieme, per la maggior parte chierici.
Proprio a Parigi sorge il problema del riconoscimento dei diritti degli studenti, a cui viene
riconosciuto lo stesso statuto giuridico dei chierici.
Oxford: tra e università più antiche nate in Europa c’è anche Oxford in Inghilterra.
Punti di originalità dell’università rispetto alla scuola:
- È il solo ente che riconosce un titolo ufficiale allo studente
- Curriculum di studi, cioè una volta terminato il percorso in università lo studente è
formato in un ambito specifico
- Gli insegnamenti sono impartiti da professori specializzati in una materia

COME NASCONO LE UNIVERSITÀ


Il numero limitato di università costringe gli studenti a lunghi viaggi e spesso questo dà
origine a nuovi centri universitari. Il successo delle università dipenderà dallo sviluppo della
città che le ospitano.
Oltre alla formazione spontanea delle università causata dalla migrazione degli studenti
anche i diversi poteri saranno interessati a queste:
-I comuni erano interessati ad aprire nuove università per i vantaggi economici dall’arrivo di
nuovi studenti.
-gli imperatori erano interessati ad essere affiancati da uomini acculturati; perciò, iniziano a
promuovere l’istruzione e le università
-il papa è interessato alla creazione di nuove università per impartire il vero insegnamento
teologico
L’impianto generale era organizzato in 4 facoltà: teologia, arti, medicina e diritto.
I metodi di insegnamento erano basati sulla lectio, seguita dalla quaestio e la disputatio.
La disputa era importante perché aveva un’importante funzione pedagogica, poiché permette
allo studente di dimostrare le conoscenze acquisite durante le lezioni e praticava la dialettica
che era importante poiché il fine ultimo degli universitari era quello di diventare loro stessi
docenti.
ESAMI. Dopo aver conseguito l’iter di studio lo studente poteva presentarsi agli esami, che
se superati davano la licenza all’insegnamento.
L’insegnamento del diritto. I programmi di diritto erano sostanzialmente identici per tutte le
università, e questo fu importante perché creò un’identità collettiva europea.
L’insegnamento della medicina. Ebbe un grande successo lo studio della logica condotto
dallo studio di Aristotele e Averroè.

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