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LEZIONE 1 – 19 SETTEMBRE

Il termine medioevo è stato inventato dagli Umanisti. Infatti, gli uomini e le donne che vissero nelle regioni
europee tra V e XV secolo non ebbero mai la percezione di vivere nel Medioevo. È un’invenzione
intellettuale posteriore a quel lungo millennio, che in larga parte presuppone un’impostazione “eurocentrica”.

Tendenza a considerare, soprattutto in passato,


l’Europa come centro politico.
Per questo motivo possiamo parlare di storia
dell’Occidente, perché l’uomo europeo si è
imposto e ha influito molto di più nella storia
rispetto ad altre civiltà.

Il periodo buio, che gli umanisti hanno riconosciuto in tutti e dieci i secoli, è limitato, invece, a due secoli, il
VII e l’XIV.

Proprio per questo motivo, il compito dello storico deve essere privo di giudizio, in quanto si ha un pensiero
negativo su quest’epoca e quindi non deve farsi condizionare.

Il 300, per diversi motivi, è stato un secolo di crisi di lungo periodo, di carestia nell’Italia padana e nelle
Fiandre, di decremento demografico, di peste che di ripresenta a ondate cicliche. È il secolo delle rivolte
sociali, della crisi dei poteri universali, della crisi economica, finanziaria, spirituale, politica, sanitaria:
- Demografico-sanitaria
- Politica dei due poteri universali, che si erano affrontati nel primo ‘200 (Federico II vs il papa ->
secolo d’oro dell’età medievale per l’espansione economica e demografica, che porta ad innescare
una serie di fattori esterni, anche climatici, che portano alla decimazione). Il ‘300 per il Papato viene
ricordato come “Cattività Avignonese” (sede papale in Francia). La crisi vera e propria nasce con il
ritorno della curia papale a Roma nel 1377 da Gregorio XI -> doppia elezione pontificia che porta ad
uno scisma di circa 40 anni fino al 1409 in cui il concilio di Costanza (1417) si propone come
soluzione, ma in realtà eleggerà un terzo papa.
- Sociale: ricolte contadine in Francia, in Inghilterra per il sostegno di Wyclef, a Firenze con il
tumulto dei ciompi per la lana.

Per un millennio le popolazioni europee erano convinte di vivere nella continuità ininterrotta di un quadro
politico che dalla Roma pagana si era trasformato nell’universalismo cristiano e che era pertanto destinato a
durare fino alla fine del mondo terreno.
Il Medioevo è un’età di messo tra la storia antica (Impero Romano) ed il recupero degli ideali di classicità e
di perfezione del mondo classico, incarnato dall’Umanesimo e dal Rinascimento.
I primi a percepire che l’età antica fosse ormai estranea alla società che si era delineata nei tempi recenti
furono gli Umanisti italiani del XIV e XV secolo -> dalla metà del XV secolo cominciò a diffondersi nei loro
scritti un’espressione nuova: media tempora, media aetas, medium aevum. Separava l’età classica da quella
più recente: un lungo periodo interpretato in termini di decadenza della civiltà.

LEZIONE 2 – 21 SETTEMBRE

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Il Medioevo dura dieci secoli, ricchi di discontinuità, dal V al XV secolo. L’XI secolo è quello della svolta: è
il secolo della riforma gregoriana (momento in cui la sfera politica e quella religiosa si sperano – la chiesa
viene vista in senso verticistico). In questo secolo: lotta per le investiture, prima scomunica di un papa ad un
imperatore, nascita dei comuni, crociate.

RIFORMA GREGORIANA: Gregorio VII nel 1075 emanò il


Dictatus Papae, una raccolta di 27 proposizioni in cui confluirono
gli obiettivi essenziali della cosiddetta riforma gregoriana, tra i
quali spiccava l’esigenza di affermare la supremazia del potere
pontificio su quello laico.

È una riforma che porterà ad un processo di desacralizzazione dell’Impero e un processo di costruzione di


una monarchia papale -> potere di origine divina -> PAPA>IMPERATORE.
Il papa è vicario di Cristo. Cristo ha affidato le due spade al papa e il papa ha dato quella terrestre
all’imperatore. Chi non obbedisce al papa è eretico.
Fino all’XI secolo gli imperatori controllavano la sfera religiosa, dopo cambia tutto.

Le origini del primato del Papa si rintracciano a partire dal V secolo. Fino a quel momento non c’è un
vertice, il modello è una chiesa orizzontale, nella quale emergono cinque sedi patriarcali, superiori alle altre
per tradizione apostolica. Le prime tre sono quella di Roma, quella di Antiochia e quella di Alessandria
d’Egitto. L’anello di congiungimento di queste tre sedi è Paolo, che era stato vescovo di Antiochia, aveva
inviato Marco ad Alessandria d’Egitto come delegato, che poi era diventato vescovo di Roma. Le altre sedi
sono Costantinopoli e Gerusalemme. Notiamo che in Occidente c’è una sola sede, Roma, mentre le altre
quattro sono nella parte orientale dell’Impero. Questo orizzonte sarà squassato dalla nascita dell’Islam nel
VII secolo.
Roma, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme sono luoghi legati alla figura di Cristo, Costantinopoli viene
eletta a sede patriarcale per un motivo politico: per farne la nuova Roma.

Gerarchia ecclesiastica
 PAPA: vescovo di Roma, primato inizialmente solo onorifico di fondamento petrino
 PATRIARCHI: titolari dei cinque patriarcati, legati tendenzialmente alla figura di Pietro
 METROPOLITI: titolari di una provincia ecclesiastica, con funzione di preminenza sui vescovi della
circoscrizione. Nell’Alto Medioevo vescovi e arcivescovi svolgono funzioni di natura civile, sono di
fatto dei funzionari imperiali. Sarà solo dopo la riforma dell’XI secolo che le funzioni politiche e
religiose verranno separate.
 VESCOVI: titolari di una diocesi. Figure di alta estrazione sociale (il messaggio cristiano delle
origini penetra nelle élite colte, magari di rango senatorio), prevalentemente urbana e solida
formazione culturale (Carlo Magno infatti vuole sceglierli in autonomia in base alla loro cultura).
Compiti di magistero, di governo e di amministrazione dei sacramenti. Quando in Occidente crolla
l’autorità imperiale, nel 476, gli ideali continuatori di quell’autorità sono i vescovi, che svolgono
compiti di natura civile.
 PRESBITERI: sacerdoti con funzione di cura di anime
 DIACONI: coadiutori di vescovi e arcivescovi
 LAICI: nelle prime comunità cristiane la netta separazione tra una comunità di religiosi e una di laici
si definisce nei primi decenni del I secolo. Ai laici rimane un diritto di compartecipazione alla scelta
del vescovo. Solo nell’XI secolo saranno estromessi dalla scelta del vescovo di Roma, cioè del Papa,
riservata ai cardinali.

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LEZIONE 3 – 28 SETTEMBRE
Periodizzazione del Medioevo
I confini del Medioevo sono indicativamente V e XV secolo, anche se non c’è una data ben precisa. La
cronologia offre uno schema per inquadrare i termini esterni della periodizzazione del Medioevo. Nelle
periodizzazioni è anche molto forte l’impronta nazionalistica, che sottolinea il punto di vista dei singoli
paesi.
INIZIO
Si può collocare in un periodo di almeno quattro secoli, dal IV al VII, in cui si verificarono, in successione:
la crisi istituzionale ed economica dell’Impero Romano, la diffusione e l’istituzionalizzazione del
cristianesimo, le migrazioni barbariche.
- 410: sacco di Roma dei Visigoti
- 455: sacco di Roma dei Vandali
(in realtà le fonti ci informano che questi due sacchi decretano nelle coscienze la fine dell’Impero).
- 476: deposizione di Romolo Augustolo.
- 496: conversione del re franco Clodoveo al cristianesimo cattolico. Fu il primo re di un governo
romano-barbarico a convertirsi al cattolicesimo.
Per Muratori il Medioevo si estende dal 500 al 1500. Per altri inizia con la morte di Giustiniano nel 565, per
altri ancora nel 622, anno dell’Egira di Maometto.
FINE
La fine si può collocare in un periodo di almeno un paio di secoli, tra XIV e XV, in cui si verificarono, in
successione: una profonda crisi demografica delle società europee, una serie di crisi economiche in tutte le
regioni del continente, la perdita di prestigio delle istituzioni universalistiche su cui per secoli erano stati
fondati l’ordine politico e la coesione sociale, l’aspirazione a nuovi valori religiosi ed etici, un intenso
movimento di rinascita letteraria, artistica e culturale sotto il nome di Umanesimo, e le nuove esplorazioni
geografiche.
- 1453: caduta di Costantinopoli e fine della Guerra dei cent’anni
- 1454: pace di Lodi (segna un equilibrio tra le forze territoriali italiane per scongiurare un possibile
ritorno degli Angioini)
- 1492: scoperta dell’America e conquista dell’emirato di Granada.
- 1517-19: riforma di Lutero ed elezioni di Carlo V.

DIVISIONI INTERNE DEL MEDIOEVO


Periodizzazione italo-francese (tradizionale)
- Alto medioevo: V-X secolo
- Basso medioevo: XI-XV secolo
Periodizzazione più moderna:
- Primo medioevo: V-IX
- Alto medioevo: X-XII
- Tardo medioevo: XIII-XV

JAQUES LE GOFF: scrive un volume in cui si chiede se sia giusto dividere la storia in periodi, la risposta è
si per ragioni strettamente didattiche. Le Goff dice che esiste un medioevo occidentale molto più lungo di
quello che dice la tradizione, il medioevo nel mondo occidentale nasce con la tardo antichità e finisce intorno
alla metà del XVIII secolo, e non a caso è un francese.

STORIA DELLA MEDIEVISTICA

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Una rivalutazione del Medioevo a partire dalle proprie fonti si ha nel clima della Controriforma Cattolica.
Non è stato solo l’Umanesimo ad influenzare i secoli successivi in maniera negativa, ma anche il verificarsi
della Riforma Protestante, che vedeva l’età medievale come l’età della sopraffazione dell’autorità papale, che
aveva trasgredito ai principi di moralità ed etica, creando una devianza di costumi del clero tradizionale,
tradendo gli ideali delle origini.
Ecco che, per una prima valorizzazione occorse attendere l’opera di Jean Bolland (1596-1665), capofila di
una serie di eruditi, i Bollandisti, il cui frutto principale consegnato ai posteri furono gli ACTA
SANCTORUM, un tentativo polemico di rivendicare una legittimità del potere del Papa, attraverso delle
fonti, nell’ambito della Controriforma. In queste fonti viene adottato un metodo filologico. Il culto dei Santi
e la loro promozione in un determinato momento ha una precisa finalità, anche di carattere politico.

ES. Nel Medioevo non c’erano i mezzi di comunicazione di massa; quindi, la propaganda avveniva tramite la
PREDICAZIONE (importanza degli ordini mendicanti, Francescani e Domenicani, che rispondono a
messaggi pacificatori, che li pone come elementi di riferimento, tanto da concedere ai capi di questi
movimenti il ruolo di Podestà.)
Nel 1231 nasce l’Inquisizione e nel 1233 viene santificato san Domenico, 13 anni dopo la sua morte, con la
finalità di dare carisma e senso a questo nuovo istituto, l’Inquisizione appunto, nonostante la repressione
cruenta con cui veniva combattuta l’eresia non era il modo con cui Domenico si approcciava agli eretici. Il
Papa che crea l’Inquisizione volontariamente associa a Domenico la figura di Primo Inquisitore, nonostante
l’approccio del santo non avesse nulla a che fare con quella dell’Inquisizione. Non il classico Santo Subito.
Questo per far capire come la santificazione venisse utilizzata come fonte plurale per altri fini, non
strettamente legato alla spiritualità.
Jean Mabillon (1632-1707) fonda su basi scientifiche e metodologiche lo studio della paleografia (studio
della scrittura) e della diplomatica (studio del documento) nel De re diplomatica (1681). Cerca di stabilire
l’autenticità dei documenti, problema fondamentale nel Medioevo, in cui proliferano i falsi.
ES. DONAZIONE DI COSTANTINO che fa risalire i fatti fittiziamente accaduti all’inizio del IV sec
(315). Falso confezionato nella seconda metà dell’VII sec ed è stato dimostrato come falso nel XV sec.
Esso sancisce la legittimità di un potere temporale del Papa sull’intero Occidente. Legittima il potere
politico del Papa.
FALSO TEODOSIANO che faceva risalire la nascita dell’università di Bologna al V sec, legittimata
dall’imperatore Teodosio II. La data del 1088 è fittizia, impropria. In realtà, i primi dati certi di un
insegnamento privato fra docente e studenti risalgono a Irnerio, secondo decennio del XII secolo.
Uso di documenti falsi che molto spesso legittima un’istituzione specifica (Inquisizione o Università). Nel
600 quindi c’è un momento importante di approccio alle fonti attraverso Mabillon.
Charles Dufresne Du Cange, (1610-1688) lessicografo che scrive il Glossarium mediae et infimae
latinitatis (1687). Latino lingua ufficiale di cultura per tutto il Medioevo. Anche per i Longobardi la
lingua della loro prima raccolta di leggi scritte sarà proprio il latino. Du Cange ricostruì un dizionario che
traducesse nelle lingue correnti dei termini di nuovo conio, anche con varianti regionali e locali, riuscendo a
stabilire dei significati diversi e delle oscillazioni semantiche. Opera di Du Cange abbraccia la media latinità
(Antichità-Alto Medioevo) e la infima (Tardo Medioevo).
Ludovico Antonio Muratori (modenese) (1672-1750) figura italiana fondamentale per il rilancio di un’idea
positiva del Medioevo, studiato nelle sue fonti. Opera di erudizione storica- Muratori avvia contatti con
eruditi di diverse città italiane, riuscendo a vagliare una quantità enorme di documenti e dando l’avvio a due
raccolte fondamentali:
 RERUM ITALICARUM SCRIPTORES (1723-1751): 25 tomi di edizioni di cronache (VI- XVI secc)
 ANTIQUITATES ITALICAE MEDII AEVI (1738-1742): 75 dissertazioni sul medioevo italiano.
In Muratori c’è una prospettiva di esaltazione della civiltà COMUNALE, le cui fonti sono in netta
prevalenza nel Basso Medioevo. La maggioranza delle cronache si situano dal XII sec.

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La prima opera di raccolta di cronache è RIS, opera proseguita a unità d’Italia raggiunta, in cui venne
aggiornata la seconda raccolta sistematica, avviata da Carducci a fine ‘800. Per cui Muratori ha un valore
fondante per la medievistica italiana.
Gli Antiquitates sono studi monografici su 75 argomenti inediti.

MEDIOEVI IMMAGINARI
Si assiste ad un recupero del Medioevo non nei suoi tratti specifici, ma nella sua reinterpretazione.
- A Parigi l’archiettto Viollet-le-Duc restaurò alcuni monumenti, come la chiesa di Notre Dame,
depurandoli da ogni elemento non medievale e inseguendo un modello architettonico che nella realtà
storica non era mai esistito.
- Alfonso Rubbiani: a Bologna ha dato nelle sue opere un’interpretazione personale del Medioevo.

CRISTIANITAS -> Chi non è cristiano è escluso. L’uomo medievale è un uomo cristiano.

Parlando di Medioevo più che di Europa, bisogna parlare di cristianitas: non nel senso contemporaneo, ma
nel senso di una comune appartenenza, pur nella frammentazione il senso comune era segnato
dall’appartenenza, non solo data dall’Impero Romano, a dalla religione cristiana. L’Impero Romano era stato
fondato con la concomitanza della nascita di cristo, è un dato simbolico di straordinaria importanza:
l’imperatore da lì ha salda la coscienza di preservare la fede, di proteggere la chiesa dalle eresie e condurre
alla salvezza eterna la comunità dei fedeli. Quindi, quei due poteri universali di cui parliamo nel medioevo
(chiesa e impero) devono concorrere a portare a salvezza il popolo. Questa è la cornice del Duecento, e
quello imperiale tra Trecento e Quattrocento. Crollano le prospettive universalistiche tra il Tre e il
Quattrocento.

LEZIONE 4 – 29 SETTEMBRE
A partire da Bolland e da Muratori, comincia la rivalutazione del Medioevo a partire dalle fonti.
Le fonti per la storia medievale
“Nulla historia sine fontibus” è il motto di ogni lavoro storico. Per il Medioevo le fonti non sono mai neutre
né prive di una specifica finalità (devozionale, propagandistica, apologetica, encomiastica).
Noi dobbiamo approcciarci alle fonti in senso critico: il Medioevo è un’epoca di falsi. I falsi nascono
soprattutto nei momenti di contese aspre, come l’XI secolo, oppure quando si vuole dare maggiore valore ad
una cosa. Anche i registri cittadini non sono fonti neutre: esistono annales guelfi e annales ghibellini.
Il mestiere dello storico è come quello del detective, perché spesso ha in mano tessere e tasselli, che vanno
poi uniti a formare un mosaico. Nel vagliare una fonte bisogna valutare:
- Contesto di produzione
- La finalità
- Il profilo dell’autore
La documentazione scritta ha un’impennata nel Medioevo, in particolare dal XII-XIII secolo. Le fonti di
questo periodo giungono a noi sia perché sono più recenti sia perché c’è una forte necessità di documenti
scritti.
- Fonti scritte: comprendono fonti documentarie, fonti legislative, fonti giudiziarie, amministrative,
fiscali e fonti narrative.
- Fonti materiali: comprendono fonti archeologiche, monumentali, iconografiche, numismatiche,
sigilli e stemmi, epigrafi.

La parola fonte è talvolta usata a sproposito, come fonte di informazione. Quando parliamo di fonti parliamo
della documentazione, in questo caso del medioevo. Le fonti sono i documenti prodotti nel medioevo, viene
naturale pensare alle fonti scritte, ma in realtà sono di carattere plurale. Nell’alto medioevo, infatti, le fonti

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scritte sono molte poche e ci si appoggia a fonti di altra natura, materiali. Le fonti numismatiche sono le
monete, preziosa fonte di informazione: basti pensare alle monete carolinge, pronte già prima
dell’incoronazione di re Carlo. Le fonti di carattere materiali o ausiliari aiutano nell’integrazione delle fonti
scritte. Ci sono quindi due macrocategorie di fonti, ma lo storico non può soltanto dire ciò che hanno detto
altri. Bisogna scandagliare le fonti, che presentano una certa simmetria. Dell’alto medioevo abbiamo poca
documentazione, c’è una difficoltà di documentazione: più si va a ritroso, più le fonti sono scarse. Nell’alto
medioevo c’è inoltre il problema della produzione della scrittura: solo un’élite ristretta riesce a leggere e
scrivere, in particolare l’élite ecclesiastica. Questo spiega perché gli uomini al vertice delle gerarchie
ecclesiastiche saranno coinvolte in funzioni di governo: i consiglieri politici dei carolingi sarnno uomini di
chiesa scelti da Carlo Magno, ad esempio [..] di York. L’élite ecclesiastica si domanda inoltre se sia giusto
tramandare gli autori antichi che non hanno visto la rivelazione, pagani, seppure preziosi dal punto di vista
didattico, come Cicerone. A questa prima fase del medioevo dobbiamo la trasmissione dei classici fino ai
giorni nostri.

Carlo credeva di essere imperatore romano a tutti gli effetti e tenta un recupero dell’eredità classica nel corso
dell’Ottocento. L’incoronazione di Carlo Magno è raccontata dal suo panegirista; questo racconta che il re
non volesse l’incoronazione, ma forse Eginardo ispirandosi a Svetonio vuole riprendere il topos della
modestia come si vede spesso nelle Vitae Cesari (Marc’Antonio ... ). Il recupero dei classici in Occidente ha
quindi anche funzione ideologica e propagandistica. Nell’alto medioevo erano gli ecclesiastici a sapere
leggere e scrivere, erano espressione dell’aristocrazia romana; erano persone di alta istruzione perché
provenienti dalla classe sociale che fornisce la classe dirigente. Si avvia nell’alto medioevo un tipo di
istruzione ecclesiastico. Presso i principali monasteri sorsero scuole monastiche dove si insegnavano le arti
del trivio e del quadrivio, ovvero le artes sermocinales da un lato (riguardanti la parola) e dall’altro lato le
artes reales. Era difficile trovare chi padroneggiasse tutte queste discipline e i monasteri sono i centri
nevralgici della cultura. Sacro Lombardo fonda monasteri che diventano i sacra scriptoria, dove is ricopiano
e producono i testi.

Carlo Magno vuole uniformare il suo impero, con le sue conquiste così eterogenee. Vuole ridurre tutti i
particolarismi esistenti e per farlo parte dal punto di vista della scrittura e religioso. Nel concilio di
Aquisgrana sancisce che la legge di Benedetto, seppur scritta unicamente per il monastero di Montecassino,
debba estendersi a tutto l’impero. Vuole anche elaborare un’uniformità del testo biblico. Nel monastero di
San Matino di Tour si stabilisce che la Bibbia vada scritta secondo il codice di Alcuino, a dispetto di quello
di York. Ci sono infatti tante versioni differenti della bibbia, a causa delle invasioni barbariche. Le scuole
vescovili insistono nei centri urbani della diocesi, a cui si affiancheranno le scuole capitolari (di un gruppo di
sacerdoti che officia la scuola cattedrale, dove risiede la cattedra del vescovo) e assieme alle scuole
ecclesiastiche compongono le élite culturali in tal senso. Nelle università medioevali, attraverso anche la
traduzioni di fonti e testi scritti, venivano vendute in stationes le dispense tradotte che i docenti avrebbero
commentato a lezione. Ma la cultura è polarizzata in mano ecclesiastiche. Carlo Magno, seppur non sapesse
né leggere né scrivere, leggeva sant’Agostino; c’è una disgiunzione tra cultura scritta e orale.

La grande distinzione delle fonti scritte è tra documentazione pubblica e privata

Pubblica: atti emanati da chi è titolare di un’autorità, ad esempio i diplomi imperiali emanati
dall’imperatore, autorità pubblica riconosciuta, così come le lettere papali pubblicate dal papa. Altri esempi
sono le lettere pubblicati da titolari di diocesi, feudi... La donazione di Costantino, seppur falsa, è elaborata
come fosse un documento pubblico a tutti gli effetti. È preceduto dall’invocazione della trinità, palese
esempio della mentalità dell’uomo medioevale. La diplomatica studia la struttura dei documenti: c’è un
protocollo, con un’autorità che esprime una propria funzione; un destinatario; formule di rito come la

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salutatio; preamboli retorici che precedono il dispositivo (contenuto proprio). Oltretutto anche dalla cosìdetta
entitulatio, dai titoli a cui l’autorità si riferisce, abbiamo una prospettiva ideologica. Quando si costruisce la
monarchia papale, tutti i papi smetteranno di chiamarsi i successori di Pietro: da Innocenzo III si definiranno
vicarius Christi, con una concezione del proprio potere completamente diverso. Nella teoria delle due spade,
seppur date entrambe agli uomini, il papa ha una funzione di intermediazione necessaria tra dio e gli uomini:
una formula come vicarius Christi dà l’idea di una mutazione di prospettiva

La laicizzazione della cultura e il ruolo dei notai

Quando nascono i comuni, si fondano i consigli, municipi come partizioni dell’amministrazione, il notaio
svolge un ruolo fondamentale: è curatore della publica fides. È abilitato alla scrittura di testi ufficiali,
seppure non dall’imperatore, ed è figura riconosciuta. Gli uomini capaci di destreggiarsi nell’ars dictandi
sono uomini dal grado di istruzione quantomeno basilare anche dal punto di vista giuridico. Anche
un’oscillazione retorica dei documenti notarili può essere indizio utile per una ricostruzione storica, spia
delle influenze culturali e di formazione che ha ricevuto il notaio scrittore. Il comune italiano si distingue
dalle città proprio perché a dar vita al comune italiano non è solo l’aristocrazia o le élite commerciali, ma c’è
anche una terza componente, giuridica. Un ceto istruito dà vita alla messa per iscritto ai documenti civili, dei
dibattiti e dei provvedimenti normativi estesi al comune. Nella nota di Rotterdam è resa manifesta la volontà
di preservare la volontà giuridica del popolo, seppure i Longobardi relegassero quest’aspetto esclusivamente
a una dimensione orale.

Fonti narrative

Come facciamo a coprire la conoscenza dei secoli in cui non c’era scrittura? Molto spesso ci troviamo di
fronte a cronache dalla dubbia attendibilità che riportano quanto successo. La modalità di trasmissione
ufficiale era il latino, ma quando i figli di Carlo, con la Magna Charta scrivono in latino, le cose cambiano.
Le fonti narrative sono fonti orientate a scrivere una memoria, il fondamento della legittimità di un dominio,
ma non sono mai imparziali. Abbiamo invece un frammento di una Cronica bolognese di Pietro di Mattiolo
che risulta diversa in tal senso

Una domendega di notte [..] e fono gli terremoti grandissimi in la citade de bollogna, in tanto chel pareva
che tutto lo mondo se commovesse e andasse in squasso. E per lo gran squassare e commoverse che fe la
torre da le campagne grosse del commune de bollogna, la campana grossa sonò alquante botte, senza esser
da alcuna perdona sonada. E più de diexe perteghe di merli del muro de l’orto e dal palassio di signuri se
commosse e si se roppeno per tal partido

La costruzione del palazzo pubblico comunale segna la necessità di riconoscimento della comunità, dove
l’élite si riunisce per prendere decisioni e rappresentare la popolazione. Il governo della città deve avere una
sede istituzionale dove si prendono le decisioni, che diventa la rappresentazione esteriore di un governo
cittadino. In palazzo d’Accursio che nel 400 diventa l’attuale palazzo del comune, c’è un’unità di misura che
dà l’idea di una pertica, con questa fonte narrativa che testimonia la caduta di 28 mt di pertiche si calcola che
la scossa di terremoto ammontasse a 7 Mercalli

L’OCCIDENTE POST IMPERIALE


- Diffusione del cristianesimo
È una dinamica che si instaura con Costantino nel IV secolo fino all’VIII e salda la realtà politica
con quella religiosa.

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- Regni romano-barbarici
Portano attraverso dei flussi migratori nuove unità territoriali dai caratteri comuni
- Franchi
Prima popolazione barbarica che si converte al cristianesimo cattolico, quando tutti le altre si
convertono all’arianesimo. I regni romano barbarici sono unità politiche impermeabili nei confronti
dei dominatori, ma in questo i franchi costituiscono un unicum. Saranno i campioni dell’autorità
papale, se si forma l’impero Carolingio è perché è figlio di un re franco. Il papa si rivolse ai franchi
pure per la loro conversione precoce; i longobardi occupano Ravenna sede dell’esarca Dantino.
L’imperatore romano ha la funzione di proteggere la fede e la chiesa. Si assiste a una
cristianizzazione dell’impero e una sacralizzazione nel nome del cristianesimo
- Longobardi
Sono gli ultimi a condannare l’arianesimo. Il re longobardo Aliberto condanna l’arianesimo nel 653,
due secoli dopo lo fa Clodoveo. Si insediarono di fatto nell’Italia settentrionale, ma non solo.

DIOCLEZIANO (284-305)
Trasforma il governo in una tetrarchia: ci sono due augusti (Diocleziano e Massimiano) e due cesari (Galerio
e Costanzo Cloro).
Riunisce le province in 12 diocesi, a loro volta riunite in quattro prefetture.
Sposta la sua residenza da Roma a Nicomedia, in Asia Minore, e la capitale da Roma a Milano.

COSTANTINO (306-324)
Si definisce pontifex maximus. È un imperatore dalle molte leggende, sarà il modello del perfetto princeps
cristiano, del perfetto imperatore. La sua è una figura chiave per la trasmissione di un carattere sacrale nel
nome della fede cristiano-cattolica all’Impero Romano.
Oltre ad essere protettore della chiesa, è protettore della fede.
Non i è però convertito al cristianesimo se non nel 337, in punto di morte. È stato convertito inoltre da un
vescovo ariano, aderente all’interpretazione del cristianesimo definita eretica.
È una figura decisiva del cristianesimo in quanto artefice dell’Editto di Milano del 313, documento che
assicura la libertà di culto, ma non fa del cristianesimo la religione ufficiale dell’Impero: bisogna aspettare il
380 con l’editto di Tessalonica. È una svolta fondamentale, che ha anche delle finalità politiche.
Nel 312 c’era stata la battaglia di Ponte Milvio, tra Costantino e Massenzio -> Costantino, con la vittoria,
pose fine alla tetrarchia.

L’importanza culturale della battaglia deriva dal racconto dei cronisti cristiani Eusebio di Cesarea e
Lattanzio, secondo cui l’evento segnò l’inizio della conversione di Costantino al Cristianesimo.
Lattanzio racconta che C. ha avuto un sogno la notte prima della battaglia in cui gli fu detto di porre
un simbolo cristiano sugli scudi dei suoi soldati.

C’è la presa di coscienza da parte di Costantino che i cristiani rappresentano una fetta importante della
società.

È complicato parlare della Donazione di Costantino perché si tratta di una fonte falsa, presentata come
autentica, associata alla figura reale e storica di Costantino. Forse è stata scritta attorno alla metà dell’VIII
secolo. Questa fonte ci propone un’immagine inventata, mitica, artificiosa di Costantino, che sarà destinato a
incarnare per tutto il Medioevo l’immagine del princeps cristiano, che per primo avrebbe dato libertà di
culto, protezione alla chiesa, ruolo decisivo nella definizione del dogma. Vero è che Costantino ha avuto dei
meriti enormi dal punto di vista politico e anche per l’affermazione del Cristianesimo, concedendo ai
cristiani la libertà di culto nel 313.

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La fonte vuole autorizzare il vescovo di Roma ad assumere potere temporale su tutto l’Occidente. Questa
idea è del tutto anacronistica al tempo di Costantino (si pensi che al Concilio di Nicea il Papa non è
presente). Nel momento delle persecuzioni di Diocleziano il Papa Silvestro viene definito traditor, colui che
consegna paramenti e testi sacri.
La storia della conversione di Costantino è creata ad hoc per fare di lui un sovrano illuminato.
La religione cristiana, perseguitata e marginale fino al 313, diventa nel 380 religione di Stato  si viene a
parlare di potere spirituale e potere temporale. È l’impero che si fa garante della diffusione del messaggio
cristiano in un momento in cui la Chiesa non ha una struttura verticistica, ma piuttosto orizzontale, senza un
capo di riferimento.
Egli ha ruolo decisivo, che viene valutato, nella sua portata globale, soprattutto a posteriori. Costantino non
si converte mai al cristianesimo (semmai all’arianesimo), e rende il culto cristiano libero ma non ufficiale. La
convocazione del Concilio di Nicea è fondamentale perché serve nell’affermazione del dogma cattolico,
nella condanna delle eresie. Questi concili hanno funzione definitoria e funzione censoria (condanna delle
interpretazioni alternative, che diventano eretiche nel momento in cui lo dichiara un concilio ecumenico1).

L’editto di Milano
Si colloca un anno dopo la battaglia di Costantino contro Massenzio a Ponte Milvio (212). Alla vigilia della
battaglia Costantino avrebbe sognato una voce ultraterrena che gli avrebbe consigliato di apporre il
monogramma di Cristo sugli scudi dell’esercito con il celebre adagio “In hoc signo vinces”. L’editto di
Milano non è solo opera di Costantino, ma anche del suo alleato Licinio, nell’ambito dello scontro con
Massimino.
L’editto ha finalità pubblica e politica.

LEZIONE 5 – 3 OTTOBRE
Le eresie in questo periodo sono eresie dotte, di stampo cristologico, fortemente disciplinate. Fino al papato
di Gregorio VII l’eresia è di tipo dottrinale, cioè si basa su una diversa concezione della dottrina; con il papa
riformatore Gregorio VII si parla di eresia disciplinare, cioè è eretico tutto ciò che contraddice il papa.

Perché c’è bisogno dei concili? Un po’ perché non c’è un capo della chiesa, un po’ perché le singole
controversie si risolvevano nelle chiese locali. Le chiese interpretano il dogma in modo diverso.

ARIANESIMO
La prima interpretazione di lunga durata, considerata come prima eresia. È quella di Ario. A Nicea si
sancisce che il vero dogma prevede la coesistenza nella persona di Cristo della natura umana e divina. Ario,
invece, prete di Alessandria d’Egitto, postula la sola natura umana di Cristo, superiore a tutti gli uomini
vissuti sulla terra, ma non eterno come Dio, non di pari grado a lui.
La dottrina ariana sarà quella adottata dalle popolazioni barbariche, che vengono convertite da vescovi e
monaci ariani. Il primo popolo che si converte al cattolicesimo è quello dei Franchi, con la conversione di
Clodoveo (è l’unico a convertirsi senza passare dall’arianesimo) nel 469, e infatti è proprio nel regno dei
franchi che rinascerà l’Impero, e i franchi avranno sempre un rapporto privilegiato col Papa. Quando un re di
queste società si converte, dobbiamo pensare ad una conversione di tutta la società barbarica.
La condanna definitiva dell’arianesimo ci sarà da parte del re dei Longobardi, Aripeto, nel 653.

Fonte: donazione di Costantino


Fonte molto tormentata del Medioevo, definita “la madre di tutti i falsi”.
- Datazione teorica al 315, all’epoca di Costantino
- Confezionato probabilmente quattro secoli e mezzo più tardi, alla fine dell’VIII secolo

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- Smascherato nel 1440 da Lorenzo Valla
Già prima del Quattrocento, nel X secolo, erano state mosse le prime critiche all’autenticità del documento.
Questa falsa donazione, oltre a raccontare la storia della mitica conversione di Costantino, autorizza il potere
temporale del Papa.

Questo è un falso anche dal punto di vista formale: ha tutte le caratteristiche si un documento pubblico ->
protocollo (titoli di vittoria di Costantino, la salutatio a Papa Silvestro), il testo vero e proprio col dispositivo,
la classica forma di condanna a chi intendesse contravvenire a quanto deliberato dall’imperatore, l’escatollo
con le date. È falso sia nella forma, sia nella sostanza.
Quanto scritto nel documento, sarebbe stato valido per Silvestro e per tutti i suoi successori -> stando a
questa donazione il papa sarebbe stato a capo di tutto, anche dal punto di vista civile.
Caratteristiche:
- Voce narrante al plurale
- Conversione: Costantino viene colpito gravemente dalla lebbra e si rivolge ai sacerdoti romani per
chiedere di essere guarito. Questi sacerdoti gli consigliano di effettuare un bagno purificatore
immerso in una vasca piena di sangue di neonati. Costantino inorridisce nel vedere le madri che
portano i figli verso il sacrificio e rifiuta di obbedire. Di notte sogna due figure che gli suggeriscono
di recarsi sul monte Soratte a incontrare Papa Silvestro. Il papa riconosce nelle due figure del sogno
gli apostoli Pietro e Paolo; Costantino viene battezzato, compie la penitenza e guarisce (superiorità
del potere papale rispetto a tutto).
- Donazione: Costantino decide di trasferire la propria autorità in Oriente e di donare a Pietro e Paolo,
per mezzo della persona del Papa, il palazzo del Laterano, tutta la città di Roma, tutta la penisola
italiana, tutto l’impero d’Occidente.
- Nel documento viene dichiarata la translatio imperii: l’imperatore abbandona Roma, sposta la sede
imperiale e lascia lo spazio in Occidente al libero controllo del pontefice romano.

Questo documento non pone limiti al potere temporale e territoriale del papa e stabilisce la supremazia del
papa in quanto autorità spirituale.
Gli obiettivi del falso sono: dare una identità cristiana a Costantino, che aveva già fatto tanto per il
cristianesimo, e dare importanza alla figura di Silvestro, che aveva brillato per assenza e pusillanimità.
Nel V secolo giravano dei racconti sulle gesta leggendarie di papa Silvestro: il falsario attinge a uno di questi
racconti, contenuti negli atti papali (actus silvestri), e lo riporta pari pari, solo cambiando il punto di vista.

Creazione del falso


Non abbiamo una datazione esatta, ma la storiografia è generalmente concolore. Possiamo datarlo della
seconda metà dell’VIII secolo, più precisamente durante il pontificato di Paolo I (757-767). Siamo nel
periodo della costruzione della dinastia dei Pipinidi.
Incontro tra corona franca e papato romano:
- 751: Pipino il Breve depone Childerico III, l’ultimo re dei Merovingi, definiti fannulloni. Attua
quello che è un colpo di stato.
- 750-751: i Longobardi, il cui sogno è conquistare tutta la penisola, riescono a conquistare Ravenna.
Ravenna era molto importante perché, dai tempi di Giustiniano, è la sede di un esarca (funzionario
con poteri civili e militari). L’esarca deve proteggere il papato, come delegato dell’imperatore.
Dopo la caduta di Ravenna, il papa si sente minacciato. A questo punto si incrociano due interessi:
- Pipino vuole farsi riconoscere come re legittimo
- Il papa vuole sentirsi protetto
 Il papa Stefano II unge Pipino e i figli, Carlo e Carlomanno, legittimando la loro autorità. Il papa
ottiene la sconfitta dei Longobardi. Nasce ora una sinergia che si consoliderà nei secoli successivi.

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Nel 754 venne stipulato un trattato a Quierzy -> la promissio carisiaca: sarebbe stato un atto (testimoniato
da alcune fonti, ma la cui esistenza è incerta) con il quale Pipino il Breve nel 754 avrebbe promesso a papa
Stefano II la restituzione delle terre strappate alla Chiesa dal re longobardo Astolfo.

LEZIONE 6 – 5 OTTOBRE
I concili hanno uno scopo definitorio e censorio. Il concilio ecumenico, chiamato anche concilio generale, è
una riunione solenne di tutti i vescovi cristiani per definire argomenti controversi di fede o indicare
orientamenti generali di morale.
- Concilio di Nicea – 325
Il primo di una lunga serie. Sono concili ecumenici: assemblee che si per sé non sono una novità
(nelle chiese c’erano già state). Era un consiglio rappresentativo. La maggior parte dei vescovi
partecipanti proveniva dalla parte orientale dell’Impero.
Questo è convocato e presieduto da Costantino I, voleva ristabilire la pace religiosa e raggiungere
l’unità dogmatica, minata da varie dispute, in particolare sull’arianesimo.
- Costantinopoli – 381
Convocato ma mai presieduto da Teodosio, che pochi mesi prima aveva emanato l’editto di
Tessalonica. I destini dell’Impero e della fede cristiana sono ormai inscindibili. A questo concilio
partecipano 150 vescovi tutti orientali. Esso conferma il credo niceno della consustanzialità e
condanna i macedoniani, seguaci di Macedonio, che ritenevano che lo spirito santo non avesse la
stessa dignità e autorità del padre e del figlio.
- Efeso – 431 e 449
Condanna al nestorianesimo -> dottrina cristologica attribuita al vescovo di Costantinopoli Nestorio
e alla chiesa cristiana afferente alla sua figura religiosa, la chiesa nestoriana. Riteneva che ci fossero
due nature, umana e divina, nella persona di Cristo, ma che rimangono due realtà distinte non fuse.
Il concilio decretò che Gesù era una persona sola, non due persone distinte, completamente Dio e
completamente uomo, con un’anima e un corpo razionali.
- Calcedonia – 451
Condanna al monofisismo. Fu convocato dal papa e dall’imperatore Marciano. Si sottolinea il
primato di Costantinopoli, nuova Roma. Qui si apre l’incrinatura dei rapporti tra Oriente e
Occidente. C’è una reazione da parte in carica di Papa Leone (poi definito Magno). Il monofisismo è
un’eresia cristologica che ritiene che nella persona di Cristo vi sia solo la natura divina. Questa tesi
viene portata avanti dalla scuola di Alessandria e avrà una lunga durata. È una condanna che crea dei
problemi: si crea un’ostilità nei confronti del papa che determina che gli imperatori facciano un
passo indietro.
Abbiamo detto che il concilio di Calcedonia si incrinano i rapporti tra Oriente e Occidente e matura
la frattura irreversibile tra due mondi: il patriarca di Costantinopoli agisce in stretta sinergia con
l’imperatore, distaccandosi dal vescovo di Roma.
Canone 28 del concilio di Calcedonia -> Costantinopoli viene dichiarata la nuova Roma, sia per un
primato politico che religioso. Il papa di Roma ritiene di avere autorità su tutto il mondo religioso:
dire che l’Oriente, dal punto di vista religioso, è di competenza del patriarca di Costantinopoli, vuol
dire appunto frattura.
PAPA LEONE MAGNO
È un personaggio dell’aristocrazia, che con la sua grandezza ha talmente impressionato Attila da
fermare l’avanzata degli Unni.
Come reagisce a Calcedonia? (lettera di Leone Magno a Marciano) Il papa ribadisce tra le righe che
la chiesa del Signore si fonda sulla pietra che Egli ha posto come fondamento (=Pietro). Pietra: fa
riferimento all’apostolo Pietro. Il preteso primato romano aveva un solido fondamento petrino.
Fondamento apostolico del primato romano. Costantinopoli non può essere elevata a sede apostolica

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perché non ha un fondamento apostolico. È un’offesa rendere Costantinopoli come Roma, al pari di
Roma.
482: l’imperatore Zenone, su imput del patriarca Acacio, emana il cosiddetto HENOTIKON (“Atto
di unione”): rimodulazione della condanna al monofisismo. L’imperatore fa un passo indietro
laddove il monofisismo è una realtà molto vivida, come in Egitto, e ammorbidisce la condanna
contro i monofisiti sperando di riacquistarne il consenso. Il papa reputa questo documento un
attentato al concilio di Calcedonia. Qui si consuma uno SCISMA: IL PAPA FELICE III NEL 454
SCOMUNICA IL PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI.
In questa cornice matura la lettera del 494 di Gelasio I all’imperatore Anastasio (vedi lezione 7)

- Costantinopoli – 553
Convocato da Giustiniano. Si condannano tre tesi di tre vescovi nestoriani, che erano state discusse a
Calcedonia, ma non condannate. Con questa mossa Giustiniano cerca di ingraziarsi l’opposizione
monofisita, imperante negli importantissimi territori di Egitto e Siria. Questo concilio viene visto
molto male da alcuni vescovi perché alla prova dei fatti sconfessa quello di Calcedonia.

LEZIONE 7 – 6 OTTOBRE
Il V secolo è il momento in cui si afferma il principio di un primato papale che conoscerà una concreta
realizzazione solo nell’XI secolo. Si va delineando una distinzione tra due precise sfere d’influenza, regnum
e sacerdotium, potere civile (autorità imperiale) e potere spirituale (preminente rispetto all’autorità civile).

PRINCIPIO GELASIANO (da Papa Gelasio I) -> il compito del papa è condurre alla salvezza eterna l’intero
numero dei fedeli, tra i quali l’imperatore, che deve “solo” tutelare la religione. Qui Gelasio non scomunica
l’imperatore e non crea nessuna contrapposizione tra le due figure, mette solo a conoscenza della superiorità
del papa.
Questa separazione è anacronistica e si realizzerà solo molto più tardi. I membri della Chiesa sono funzionari
pubblici e l’imperatore vuole avere voce in capitolo sui membri della Chiesa.
Principio gelasiano
Pontificato di Gelasio I (492-496): molto breve ma molto importante sia per il diritto canonico sia per questo
documento.
Al mondo esistono due autorità: la sacrata auctoritas pontificum e la regalis potestas. Di questi due poteri
quello dei sacerdoti ha maggior peso, perché essi dovranno rispondere al tribunale divino anche dei
“reggitori di uomini”. Anche la Unam Sanctam di Bonifacio VIII riprende questa distinzione dei poteri: dirà
che ci sono due spade, entrambe di origine divina, tramandate da Cristo agli uomini, il gladius materialis e il
gladius spiritualis, MA serve un intermediario tra Cristo e gli uomini, il Papa. Formulazione di un principio
molto chiaro di separazione dei due poteri, in cui la parte ecclesiastica ha la preminenza.

Nel V secolo si sta frantumando l’autorità politica imperiale nell’Occidente. I vescovi devono farsi carico di
compiti di natura civile e politica. Le città sono esposte alle conquiste, si spopolano, c’è crisi, la città è da
ricostruire e da difendere.
I vescovi sono la figura identitaria della città dell’altro medioevo. I vescovi hanno quindi un ruolo pratico,
ma anche simbolico: devono “proteggere” i cittadini dalle invasioni barbariche. Questo vale per tutti i
vescovi, ma soprattutto per il vescovo di Roma, che si autoproclama unico papa alla fine del V secolo.

MIGRAZIONI BARBARICHE
Fenomeni migratori consistenti.
Alla base c’è un forte cambiamento climatico (di carattere decisivo che ha spinto gli Unni verso Occidente).
La prima è quella dei Goti, che chiedono all’impero di essere ammessi.

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D: Perché queste popolazioni si muovono verso Occidente?
R: Perché sono pressati alle spalle dalla terribile popolazione degli Unni. Gli Unni sono una popolazione
delle steppe russe che, a causa di un irrigidimento climatico, cercano di spostarsi verso Occidente.
La richiesta dei Goti di accedere all’impero scatenerà un movimento a cascata di altre popolazioni: i Franchi,
i Germani, gli Arimanni. Non dobbiamo pensare a un impero che custodisce gelosamente i propri confini,
perché ha già assistito ad altre trasmigrazioni. Nell’impero c’è bisogno di due cose fondamentali:
manodopera nei latifondi e nuovi soldati. L’impero ha bisogno di nuovi soldati perché l’imperatore Valente,
che poi morirà ad Adrianopoli, sta preparando una spedizione contro la Persia.

Nel 376: i Goti hanno raggiunto il fronte renano-danubiano e si ammassano sul Danubio. C’è una richiesta
nell’impero di un quantitativo mai visto. [In realtà, singoli gruppi barbarici erano già penetrati ed già erano
stati accolti, ma in questo caso cambia la natura del fenomeno. Quello che cambia è la porzione, non sono
più piccoli gruppi].
L’imperatore Valente in quel momento era occupato verso Oriente, guardava la Persia. Da Roma chiedono a
valente cosa fare davanti a questa richiesta, anche se queste popolazioni non vogliono invadere l’impero in
modo violento. Valente è ben contento di poter disporre di nuovi soldati.

C’è una cattiva organizzazione di questi flussi:


Quando queste persone si trovano sulle rive del Danubio si pongono vari problemi logistici  si assiste a una
migrazione guidata, ma gestita male perché i Goti sono troppi (le fonti parlano di una stagione delle piogge e
di scarsità di cibo).
 Quando questo convoglio si presenta a Marcianopoli, gli abitanti chiudono le porte e accolgono solo
i vertici dell’esercito romano e i vertici dell’esercito goto. Queste persone sfinite e affamate
cominciano a manifestare segni di nervosismo.
 Si organizza un banchetto. I vertici dell’esercito romano vogliono far ubriacare i vertici dell’esercito
goto per trucidarli. Altre fonti dicono che i Goti reggevano l’alcol molto meglio dei Romani e,
accortisi degli scontri cominciati fuori dalle mura tra i due eserciti, avrebbero interpretato questo
come tradimento da parte dei Romani.
 Fuori dalle mura cominciano degli scontri. I goti attaccano e distruggono la città. Valente stipula una
pace frettolosa con i Persiani e decide di rivolgere le proprie forze contro l’esercito goto.

Quando ormai la situazione è fuori controllo -> battaglia di Adrianopoli (9 agosto 378): battaglia imprevista
perché fino all’ultimo si cercò si evitare lo scontro. Inizialmente non c’è ostilità da parte dei Goti, che matura
quando questi si sentono minacciati. La battaglia si conclude con la morte di Valente e la vittoria dei Goti.

La disfatta di Adrianopoli segna l’inizio dell’incapacità dell’impero di gestire i flussi migratori. I Goti
risparmiano Bisanzio e cominciano una lunga migrazione dalla Grecia e dall’Illiria fino all’Italia (saccheggio
di Aquileia nel 402 e di Roma nel 410). Nel 418 si stanziano ad Aquitania, dove daranno vita al primo regno
barbarico. Il regno visigoto parte dall’Aquitania ma si estende anche in Spagna questo perché l’esercito
romano riesce ad usare i Goti contro i Vandali. Così come gli Angli e i Sassoni verranno usati come federati
nella Britannia contro altri barbari non germanici.

CARATTERISTICHE DEI REGNI ROMANO-BARBARICI


- Componente etnica barbarica minoritaria
- Sistema della personalità del diritto (ciascun individuo risponde alla propria etnia)
- Supremazia militare
- Prevalenza iniziale del cristianesimo ariano
- Separazione della società tra barbari e nomadi

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- Prevalentemente di origine germanica e prevalentemente nomadi

 FOEDERATIO: inquadramento in territorio romano previo compenso (denaro, terra). Alleati dietro
compenso. Forma più diffusa e funzionante. Si tenta di federarli in funzione antibarbarica (ex. Goti)
 HOSPITALITAS: devoluzione di controllo delle terre nella misura di un terzo (poco diffusa).
Stanziamento in un preciso territorio di popolazioni che devono servire l’impero tramite la
concessione di un pezzo di terra, ma rimangono indipendenti. Si applica con i Vandali, ma funziona
poco.
Questi regni hanno un carattere fortemente etnico. Convivono sullo stesso territorio due società
profondamente divise e disomogenee.

FORMAZIONI E SVILUPPI DEI REGNI ROMANO-BARBARICI


Formazione di vere e proprie entità politiche che solo apparentemente hanno in comune la territorialità. Si
formeranno dei regni con una duplice componente sociale e politica, rappresentata dai conquistatori
(popolazioni barbariche), in netta minoranza dal punto di vista numerico rispetto ai romani. Dobbiamo
pensare a popolazioni di origine nomade o seminomade che si stabiliscono nell’occidente nel momento in cui
si formano situazioni favorevoli per il loro stanziamento politico e militare.
Alterità etnica
Le popolazioni barbariche sono di origine nomade e seminomade, gruppi tribali fortemente articolati in un
gruppo di capi militari (leader dei barbari). L’identificazione di un re è finalizzata ad una conquista.
Alterità politica
Società con istituti giuridici completamente diversi. Vedremo anche due diritti compresenti. I Romani e i
barbari continueranno a regolarsi ciascuno in base al proprio diritto. Gli USI GIURIDICI SONO
CONSUETUDINARI, basati su una consuetudine TRAMANDATA ORALMENTE. L’editto di Rotari è la
prima codificazione scritta. “Editto” è una parola impropria, che imita il modello giustinianeo, ma che
tradisce una diversa concezione del diritto. Nelle popolazioni barbariche il diritto è conservato dalla memoria
rappresentata dagli anziani.
Un uomo è libero nella misura in cui può portare le armi: Arimanni < heer “esercito” + mann “uomo”.
L’aspetto militare prevale su tutti gli altri. Quando da popoli nomadi o seminomadi diventano stanziali c’è la
necessità di darsi un assetto politico e militare, legato alla produzione scritta.
DIRITTO FATTIZIO: concordato, pattuito tra diverse componenti sociali (anziani ed esercito), dai vertici
della società.
Alterità religiosa e sociale
All’inizio c’è una prevalenza del cristianesimo ariano. Ad un tratto, a partire dalla conversione di Clodoveo, i
barbari cominciano a convertirsi al cattolicesimo.
Quando l’imperatore ad oriente darà il via ad una persecuzione dell’arianesimo, Teodorico si irrigidirà. Le
due società rimangono impermeabili quanto più netta rimane la distinzione religiosa.
589: conversione (sempre per motivi politici) al cattolicesimo del re Recaredo dei Visigoti, che si rende
conto di aver bisogno di funzionari esperti, rappresentati dall’episcopato. L’episcopato visigoto si legherà
profondamente all’autorità regia.
Nel momento della conversione religiosa le due società cominciano a fondersi: la conversione del re
comporta a cascata quella dei suoi sudditi. I diversi clan etnici maturano a poco a poco l’idea di essere un
popolo unitario (etnogenesi).
Quando i Vandali si stanzieranno in Spagna (l’impero userà contro di loro i Goti federati), si daranno a razzie
di proprietà ecclesiastiche (non per persecuzione religiosa ma solo per conquista).
Qui si parla ancora, genericamente, di “Occidente”.

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La parola EUROPA viene ad affermarsi solo con Carlo Magno e indica un uno SPAZIO GEOGRAFICO,
NON GEOPOLITICO. I regni romano-barbarici sono un esercizio politico prima sulle persone che sul
territorio (anche perché il territorio è estremamente frammentato).

VISIGOTI
- 378: sconfitta dell’esercito romano a Adrianopoli
- 410: sacco di Roma ad opera di Alarico
- 418: formazione del regno barbarico in Aquitania
- 507: sconfitta di Vouillè -> i Visigoti vengono sconfitti dai Franchi e perdono l’Aquitania
- 589: conversione al cattolicesimo di re Recaredo, con conversione di finalità pratica e politica
(legare a sé l’episcopato al governo, episcopato che è esperto dal punto di vista culturale e politico,
importante per dare una base territoriale al regno).

Legislazione dei Visigoti


- 453/466 Lex visigothorum: primo corpus giuridico scritto in latino, sul modello di quello romano,
ma con istituti giuridici completamente diversi. Es: in queste società non esiste il testamento ma
l’eredità è di tutti, c’è la faida (vendetta privata), con concezione dell’individuo completamente
estranea a quella del mondo romano.
- 506 Lex romana visigothorum: si applica solo per la popolazione romanizzata della penisola iberica
- 654 Liber iudiciorum: corpus normativo che si applica indifferentemente ad entrambe le componenti
etniche (visigoti e romani), che ormai sono fuse.
Quando c’era una disputa fra romani e barbari le soluzioni erano diverse a seconda del regno a cui ci si
riferiva, uno degli usi era il duello, le armi regolavano le cose, uccisione rituale di chi era sospettato di
tradimento. In questo periodo problema di VUOTO DI FONTI.

OSTROGOTI
476 -> deposizione di Romolo Augustolo per opera di Odoacre, generale sciro, che riconosce l’autorità
dell’imperatore d’Oriente. Quando l’imperatore d’Oriente inasprirà le persecuzioni contro gli ariani si
arriverà all’uccisione dei vertici dell’amministrazione romana da parte dei Goti e ad una guerra aperta con
l’oriente. Giustiniano opterà per una politica di renovatio imperii, di recupero sullo spazio del Mediterraneo.
Fra il 535 e il 553 si combatte la più faticosa delle guerre intraprese da Giustiniano, che porta alla riconquista
di tutta la penisola italiana, ma a prezzo di un indebolimento delle strutture politiche, giuridiche e militari.
Sotto Giustiniano abbiamo la sconfitta dei Vandali, il recupero della penisola italiana: ultimo tentativo di una
riconquista dell’Occidente da parte dell’imperatore d’Oriente.
Giustiniano cerca di dare autorità alla sua riconquista ponendo due esarchi (rappresentante dell’autorità
imperiale con pieni poteri politici e militari). Infatti, quando i Longobardi conquistano Ravenna, sede
dell’esarcato, capiscono che la strada verso Roma è spianata.

LEZIONE 8 – 10 OTTOBRE
FRANCHI -> popolazione che è andata a segnare i secoli successivi dell’Occidente. È un insieme di tribù
disomogenee, che entrano nell’Impero Romano già dal III secolo.
Si dividono in Franchi Salii (area dei paesi bassi lungo l’Issen) e Ripuari (sud lungo le rive del basso Reno).
Con la Lex Salica del 510 abbiamo la messa per iscritto di consuetudini, valide per i Salii.
CLODOVEO 481-511
- Promulga la Lex Salica
- Conversione al cattolicesimo nel 496 (senza passare per l’arianesimo)
Clodoveo è un re che ha bisogno del consenso dell’episcopato e vuole dare sostegno a un regno che si sta
ingrandendo. La vittoria sui Visigoti a Vouillè è importanti; quando si espande, il regno franco è talmente

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vasto che ha bisogno di una divisione e l’autorità centrale regia è obbligata a suddividere dal punto di vista
amministrativo il regno in più porzioni. Il regno viene frazionato in quattro parti:
- Austrasia: parte centro-orientale
- Neustria: parte occidentale
- Aquitania: parte del sud ovest riconquistata dai Visigoti
- Borgogna: parte rimanente
La capitale sarà Aquisgrana.
Come governare un regno così vasto? Forma di decentramento del potere il cui governo dei singoli segni è
dato ai maggiordomi. figure ognuna per ciascuno dei quattro regni, che emanano l’autorità regia con pieni
poteri politici e militari. Tende ad affermarsi un principio di ereditarietà e la maggior parte dei maggiordomi
proviene dall’Austrasia.

PIPINIDI -> maggiordomi provenienti dall’Austrasia


Il momento decisivo per le sorti del regno franco è rappresentato da Carlo Martello. Egli riesce a imporre la
sua autorità grazie a vittorie decisive contro una nuova minaccia da occidente: l’avanzata dell’impero
islamico, che nel 711 giunge dalla penisola arabica mediorientale, attraversa l’Africa settentrionale e
rovescia il regno visigoto. La battaglia più importante è quella di Poitiers del 732, che oggi la storiografia
tende a ridimensionare. L’avanzata araba si svolgeva tramite incursioni rapide. Carlo Martello capisce di
avere più possibilità in campo aperto. Quando i musulmani si trovano di fronte al grande esercito franco si
spaventano e si arrendono. Questa battaglia è sempre stata un po’ enfatizzata e oggi si tende a
ridimensionarla.
Queste battaglie valsero a Carlo l’appellativo di Martello (=piccolo Marte). Dal punto di vista simbolico,
anche agli occhi dell’autorità papale, queste guerre verranno esaltate come sconfitta degli infedeli. Con Carlo
Martello si apre la dinastia dei Pipinidi.
751: Pipino il Breve depone il re Childerico III della dinastia merovingia con un colpo di mano. Essendo la
supremazia politica quella del maggiordomo, Pipino depone chi non faceva nulla, cioè l’ultimo dei re
fannulloni merovingi (atto di real politik).
NB: incoronazione di Carlo Magno: quando Carlo Magno viene incoronato HA GIA’ DA TEMPO DUE
CORONE (quella dei Franchi e quella dei Longobardi). Gli bastavano queste due corone per essere definito
imperatore MA l’incoronazione papale arriva in un momento in cui il papa è in estrema difficoltà perché
rischia il processo da parte dell’aristocrazia romana e quindi chiede protezione politica a Carlo Magno.
Carlo non unisce regno franco e longobardo. Rimarranno due entità separate.

Pipino di Herstal. Fu maestro di palazzo dell’Austrasia. Si costruisce un’egemonia


dei meggiordomi di Austrasia che riescono ad assoggettare le altre zone -
ereditarietà della carica + allargamento a Nestria e Burgundia.
Carlo Martello (figlio di Pipino di Heristal). è stato Maggiordomo di palazzo dei
regni merovingi di Austrasia dal 716, di Burgundia dal 717 e di Neustria dal 719
sino alla sua morte.

LONGOBARDI
Popolazione di origine germanica. Provenivano da Oriente.

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Erano organizzati in fare: raggruppamenti familiari con a capo il duca.
- Ducato di Spoleto e di Benevento -> Il Ducato di Spoleto fu uno dei ducati istituiti dai Longobardi in
Italia e sopravvisse a lungo dopo la caduta del Regno longobardo (774), passando sotto il controllo
dei Franchi prima e della nobiltà pontificia poi, fino al 1198. Insieme al Ducato di Benevento
costituiva la Langobardia Minor.

- Il ducato di Spoleto crolla presto.


- Quello di Benevento dura molto più a lungo e capitola nel 1076 (al duca rimane l’appellativo di princeps
Longobardorum). Paolo Diacono scrive la sua Historia Longobardorum a Montecassino, nelle terre del duca
di Benevento.  si pensa che l’opera sia nata per trasmettere ai duchi di Benevento la memoria
dell’etnogenesi dei Longobardi (dato che Pavia è caduta).

569: nel giro di cinque anni conquistano tutta l’Italia settentrionale (conquista a macchia di leopardo). Questi
regni hanno un governo di tipo personale prima che territoriale.
Guidati da capi dell’esercito, che sono i DUCHI (<dux). Paolo Diacono ci dice che i duchi si insediano
ognuno presso una specifica città. Dopo gli anni di conquista che vanno dal 569 al 574 non c’è bisogno per i
Longobardi di darsi un re perché la campagna militare è conclusa.
574-584 decennio di interregno, senza un sovrano unico, perché non c’è bisogno di condurre campagne
militari.
I duchi daranno origine al fisco regio, cioè una base che consenta l’esercizio del potere su un criterio di tipo
patrimoniale (su fondi e terre). I duchi doneranno una parte del loro patrimonio per aiutare il governo.
Secondo Paolo Diacono, il rapporto tra il potere centrale e i duchi sarà conflittuale fino ad appianarsi alla
metà del VII secolo, attorno al 643.
Il processo di rafforzamento dell’autorità regia è un processo lento che ha bisogno di una solidità dal punto
di vista normativo, di disciplinamento dei rapporti sociali. L’editto di Rotari ha l’ambizione di spiegare un

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potere che viene dall’alto (editto = viene dal re) ma necessità di concordare il diritto del potere con le altre
componenti della società: anziani ed esercito.
L’autorità regia è inizialmente legata ad un’attività di conquista (cinque anni di conquista). I ducati autonomi
di Spoleto e di Benevento, scollegati dal regnum, ci testimoniano il frazionamento di un’etnia nelle FARE
(raggruppamenti familiari su base molto larga finalizzata ad attività di carattere militare con a capo l’autorità
dei duchi). Il termine duca deriva da dux: i duchi sono fondamentalmente capi militari. L’affermazione
progressiva di un’autorità regia richiederà l’approvazione dei duchi. Ci sono alcuni duchi, nel periodo di
interregno, che si muovono autonomamente: ecco perché abbiamo dei ducati autonomi. DUCATO:
TERRITORIO SOGGETTO ALL’AUTORITA’ DI UN DUCA (mentre nel regno c’è il potere di un re).
Quando nel 569 arrivano i Longobardi, la penisola italiana era stata appena riconquistata a fatica dagli
Ostrogoti. In questa penisola italiana messa a dura prova, hanno facilmente successo i Longobardi: popolo di
origine germanica, molto violento e completamente diverso da quello romano.
-Quando nel 774 Carlo Magno conquista Pavia, abbiamo la fine del regnum longobardo (solo della parte
settentrionale).

La resistenza ai Longobardi è rappresentata da un lato dai Bizantini, nella persona dell’esarca (resistenza
debole), dall’altro da Pipino prima e Carlo Magno poi.
- Resistenza verso la possibile espansione dei Longobardi lungo tutta la penisola rappresentata
dall’esarcato.
- Conquista di Pavia da parte di Carlo Magno: agevolata dal rapporto con il papa
Già Pipino nel 754 fa una prima spedizione contro i Longobardi, ma Pavia, capitale del regno, viene
assediata ma non capitola. C’è una tregua. Nel 774 Carlo Magno conquista Pavia, imprigiona il re Desiderio
e lo costringe ad una monacazione volontaria.
Cessato il primo quinquennio di conquista, avremo 10 ANNI DI INTERREGNO (in cui i Longobardi non si
danno un re). Gli anni dall’interregno all’editto di Rotari sono importanti.
CONVERSIONE: i Longobardi erano ariani. Figura molto importante di Teodolinda durante il pontificato di
Gregorio Magno (590-604), che si trova a difendere Roma dai Longobardi, quando essa viene attaccata da
Agilulfo. Di lui viene raccontata la stessa impresa di Leone Magno. Gregorio Magno fa convertire Agilulfo e
poi obbliga l’imperatore d’Oriente a dare un indennizzo in denaro al re longobardo: primo segnale di un papa
che agisce autonomamente senza consultare né l’imperatore bizantino né l’esarca di Ravenna. Con Gregorio
Magno, che è un papa monaco, diventa sempre più nutrita la serie di competenze civili di cui si fregia
l’autorità papale.
La moglie di Agilulfo, Teodolinda, è una barbara cattolica e Carlo Magno intrattiene rapporti con la coppia
regnante. Quando i due re hanno come successore il figlio cattolico, questo viene spodestato. Per avere
un’autorità regia pienamente cattolica, bisogna aspettare LIUTPRANDO.
- Come avviene il rafforzamento dell’autorità regia?
- È molto importante proprio il periodo di Rotari (636-652). Le cose iniziano a cambiare da Rotari in poi,
soprattutto con la figura di Liutprando, che favorisce la costruzione di nuovi monasteri -> governare
monasteri significava governare enormi patrimoni dal punto di vista fondiario.

Nell’editto di Rotari è evidente la volontà dell’autorità regia di porsi come potere centrale di una società che
è in buona sostanza una società orizzontale. Questo termine improprio, editto (che nella società romana è il
pronunciamento dell’autorità pubblica), non fa trapelare il fatto che in questo momento l’autorità regia deve
Il re vuole il consenso e la concessione di parte del territorio dei duchi in favore del fisco regio. I duchi non
sono poveri. È importante la figura dei GASTALDI, cioè gli amministratori delle curtes regiae ai quali nel
tempo vengono conferite anche funzioni giudiziarie, militari e di ordine pubblico nei ducati.

LEZIONE 9 – 12 OTTOBRE

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Fonte: editto di Rotari
Compilazione giuridica di tipo aperto: vuol dire che è suscettibile di aggiunte (con Liutprando, ad esempio,
si aggiungono diverse norme).
Rotari è stato re dei Longobardi e re d’Italia dal 636 al 652.
Editto promulgato il 22 novembre 643 a Pavia, capitale del regno. Fu la prima raccolta scritta delle leggi dei
Longobardi e vuole rafforzare l’autorità regia.
Fonte importante perché è la PRIMA COMPILAZIONE SCRITTA (prima non c’era un diritto scritto) ed è
scritta IN LATINO (i Longobardi la mettono per iscritto in una tradizione che non è la propria): processo di
acculturazione e volontà di richiamarsi alla trazione del diritto romano e al Corpus iuris civilis di
Giustiniano. Questo è un diritto diverso, di tipo:
- CONSUETUDINARIO
- GERMANICO, che prevede istituti diversi (ad esempio non esiste il testamento e la proprietà viene
divisa equamente tra i figli), una società nella quale si valorizzano i legami di tipo dinastico e familiare. Uno
degli aspetti più qualificanti dell’editto di Rotari è l’abrogazione della FAIDA (vendetta privata fra individui
che genera una continua violenza ed è disgregatrice dell’ordine sociale nel momento in cui l’autorità regia
vuole stabilire la sua potenza personale; l’editto stabilisce che parte di ciò che viene dato all’offeso dopo una
faida vada anche alle casse regie. Nella società longobarda non tutti gli uomini sono liberi, ci sono anche i
semiliberi e i servi. Dal punto di vista sociale la società longobarda ha una forte differenziazione che
corrisponde ad un diverso valore anche economico legato alle persone. Non è la stessa cosa uccidere una
donna in età da avere figli e una donna anziana, non è la stessa cosa uccidere un libero e un semilibero. La
faida si conclude sempre con un INDENNIZZO IN DENARO).
Nella società longobarda non tutti gli uomini sono uguali: c’è una profonda differenziazione anche
economica. Oltre ai militari cominciano ad esserci anche dei possessores (latifondisti). Il re smette di essere
solo un capo militare e diventa un’autorità più vicina alla definizione occidentale.
Il diritto penale è assolutamente prevalente nelle popolazioni barbariche.
In questa pratica è molto importante l’allitterazione, per la memorizzazione del diritto. DUELLO
GIUDIZIARIO: le controversie si potevano risolvere con un duello in diverse modalità.

L’editto tratta della faida -> prevede l’abolizione delle faide, sostituite con risarcimenti. Intendo di
arricchimento del fisco regio tramite la compensazione in denaro (punto 74).

Fonte: historia longobardorum


Scritta da Paolo Diacono. Fonte di primaria importanza per conoscere questo popolo, di tradizione in gran
parte mitica, in cui la scrittura era assente. Racconto di un’etnogenesi. È una fonte primaria, sopravvissuta in
un gran numero di codici.
“Diacono” è un ordine sacro: Paolo diacono era un monaco.
La scrive a Montecassino, in un monastero che è politicamente dentro la Longobardia Minor, sotto l’autorità
dei duchi di Benevento. Molti storici credono che sia stata scritta da Paolo come committenza dei duchi
come prosecutori di quel regno che è stato assoggettato da Carlo.

Opera scritta probabilmente a Montecassino fra il 787 e il 796, in un momento in cui è già caduto il regno
dell’Italia settentrionale.
Ecclesiastico che è in contatto con la corte franca e con Carlo Magno. Inizialmente la regola benedettina vale
solo per Montecassino: sarà il figlio di Carlo ad estenderla a tutti i monasteri benedettini.
- Perché un monaco scrive una storia dei Longobardi?
1. Lo fa per i duchi di Benevento (unica entità politica che ancora sopravviveva dei Longobardi)
2. Proprio Carlo Magno ha commissionato un’opera sulla popolazione che ha conquistato
Storia in 6 libri, dalle origini a Liutprando (712): periodo d’oro. Interruzione dell’opera:

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 Volontà di consegnare solo la parte migliore della storia longobarda
 Morte dell’autore
.
In questa parte della fonte, Paolo diacono ci racconta cosa succede dopo la morte violenta di Clefi. Dopo la
morte di Clefi per dieci anni i Longobardi sono sottomessi ai duchi, che si stabiliscono nelle città per i
confort che offrono.
Valori di solidarietà: nel regno dei Longobardi non esisteva violenza (ma il re era morto sgozzato, qui si
tratta effettivamente di una LODE di un popolo, di un’opera encomiastica come è solito nel Medioevo, per
esempio abbiamo degli elogi, delle LODI di Carlo Magno, con tratti di enfasi e di esaltazione), non ci sono
furti e rapine, ognuno va dove vuole (esagerazione propagandistica come nell’Editto di Rotari).
Secondo Paolo diacono, sono proprio i duchi ad avvertire la necessità di un’autorità centrale. La società non
era più nomade e c’era bisogno di un potere centrale perché l’area da tenere sotto controllo era molto vasta. I
duchi vogliono un primus inter pares.

MONACHESIMO (fenomeno che nasce nella metà del terzo secolo in Egitto)
Fenomeno tipicamente medievale.
I monasteri sono i luoghi in cui si formavano i pochi intellettuali dell’epoca e sono anche centri di potere
politico.
Questo argomento non riguarda soltanto la storia religiosa, ma anche la sfera culturale e politico-economica.
I monasteri diventano degli importanti protagonisti economici e politici perché detengono delle proprietà
enormi. Questo controllo di vasti territori e di vaste aree si traduce in un controllo di carattere politico (alla
carica di ABATE sono connessi poteri politici).

NASCITA DEL MONACHESIMO


Prime esperienze eremitiche tra Egitto, Palestina e Siria nel III secolo, ispirate all’isolamento di Gesù nel
deserto. Il monachesimo conosce due grandi polarità:
1. Eremitica: isolamento individuale (monachesimo < monos)
2. Cenobitica: comunitaria, che diventa assolutamente prevalente in occidente (koinos bios)
Il monachesimo nasce in aree che sono le più progredite sia culturalmente sia economicamente: alcune
persone scelgono di fuggire dalla frenesia (FUGA MUNDI). Anche nel monachesimo occidentale si
formeranno alcuni ordini, come quello dei certosini, che praticano la vita cenobitica ma conoscono anche
momenti di isolamento.
I monasteri sono spazi chiusi, costruiti nelle campagne. Il mondo del monaco è il chiostro. (Per i mendicanti
sarà il mondo a farsi chiostro).
Nella Bibbia non esistono figure di monaci, ma si scelgono personaggi che richiamano alla sottomissione
divina: Abramo, Giovanni Battista, Cristo. L’isolamento di Cristo nel deserto ispira la vocazione eremitica
dei primi monaci. I primi eremiti conoscono pratiche fisiche terribili (piaghe fisiche, digiuno, silenzio):
lottano contro il demone meridiano (nell’ora di picco del sole si rischia di cedere all’ozio). Anche nel mondo
orientale, tuttavia, nascono alcune esperienze di carattere cenobitico. Quella di Benedetto non è la prima, ma
è quella che ha più successo perché si basa sulla MODERAZIONE. Le prime esperienze cenobitiche sono
basate sul modello di Cristo e degli Apostoli: quella dei monaci è una famiglia su cui veglia l’ABATE
(<abba), che è un padre amorevole. Benedetto sperimenta la vita eremitica, ma è per pochi e potrebbe far
diventare superbi. Il monachesimo eroico prevede una grande prova fisica: si isolano in luoghi impervi e
selvaggi oppure sulle isole.
I monaci sono intellettuali. Presso i primi monasteri nascono delle scuole, presso le quali si insegnano le
ARTI DEL TRIVIO (ARTES SERMOGINALES) E DEL QUADRIVIO (ARTES REALES). I monaci
devono lavorare (questo è un punto fondamentale della regola benedettina). Nell’ambito del monachesimo

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irlandese si diffonde particolarmente la pratica della scrittura: in questo periodo si dibatte se tramandare
anche i testi di autori pagani (alla fine vengono ricopiati con intento didattico).
INIZIALMENTE I MONACI SONO LAICI.
Alcuni paletti vengono fissati dal concilio di Calcedonia del 451:
 Vincola i monaci alla stabilità (STABILITAS LOCI): il monaco deve fermarsi a vivere in un unico
monastero, senza girovagare.
 Ogni cenobio deve avere un superiore, che viene individuato nell’AUTORITÀ VESCOVILE. Il
vescovo ha la facoltà di dirimere questioni fra diversi monasteri; i monasteri sono obbligati a versare
una decima al vescovo stesso. Altri monasteri, come quello di Cluny, conoscono un meccanismo
diverso: ESENZIONE MONASTICA (sono esenti dal vescovo).

LEZIONE 10 – 13 OTTOBRE
REGOLA DI SAN BENEDETTO
Il monachesimo benedettino obbedisce alle regole di Calcedonia.
 Formulata inizialmente soltanto per il monastero di Montecassino, non come ordine. Carlo Magno
passerà da Montecassino e si farà realizzare una copia della regola per diffonderla in Europa.
 Questa regola si basa sulla moderazione, è lontana dagli estremismi. L’esperienza di ascesi e
perfezionamento interiore si raggiunge stando in famiglia, in comunità. Benedetto scandisce la
giornata in orari: il monaco deve pregare (7 preghiere diurne e 1 notturna) e deve fare lavori
manuali. Questa scelta è dettata anche dal bisogno di sostentarsi, ma è funzionale al percorso
interiore di lotta contro il vizio, (l’ozio e la superbia sono i più pericolosi). Il lavoro è funzionale
all’ascesi. La milizia è una parte fondamentale della vita del monaco (ispirata alle prove cui viene
sottoposto Giobbe). Il monaco milita sotto la regola e sotto l’abate.
Questo stile di vita è praticabile da chiunque ed è attuabile in un ambiente rurale: la giornata che Benedetto
propone è simile a quella del contadino, il lavoro è regolato in base alle ore di luce, e la quantità di cibo è
regolata in base alle ore di lavoro. Quando si lavora di più si può mangiare di più. Benedetto è attento che ai
monachi non manchi nulla.
La regola benedettina conosce una diffusione graduale, che gli storici non riescono sempre a tracciare con
certezza. Quando Carlo Magno la sceglie come regola, ne fa modello della romanità. Poi è Benedetto di
Aniane a modificarla e a estenderla a tutti i monasteri di Europa (per questo san Benedetto è ancora oggi
patrono d’Europa).

Fonte: regola benedettina


Gregorio Magno verrà definito il “papa monaco” e sarà lui a tramandare tutto quello che sappiamo su
Benedetto da Norcia. Regola scritta in maniera incoativa nella prima metà del VI secolo. Benedetto attinge
da un testo dialogico, la REGULA MAGISTRI, che propone un dialogo tra l’abate e il proprio novizio.
Nel prologo, articolato in 73 capitoli, vengono individuati i diversi tipi di monaco ed elogiato il modello
cenobitico. L’eretico è nemico della fede: contro l’eretico vanno utilizzate delle armi straordinarie. Concetto
di MILITIA. Domenico li ha combattuti con la predicazione (milizia della parola).
Nel caso dei primi ordini monastici parliamo di MONACI. Nel caso degli ordini Mendicanti parliamo di
FRATI (fratres nelle fonti). Gli ordini Mendicanti sono aperti al mondo e nascono come una famiglia. Gli
ordini Mendicanti hanno all’interno un proprio sistema formativo e sono molto importanti per lo studio della
teologia. A Bologna viene istituita una facoltà di teologia nel 1360: fino ad allora il polo di riferimento per lo
studio della teologia erano state le scuole degli ordini mendicanti, che erano aperte a tutti. Dante stesso, dopo
la morte di Beatrice, frequenta queste scuole. Le scuole monastiche invece sono appannaggio esclusivo dei
monaci.

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L’obiettivo dei monaci è la SEQUELA CHRISTI: imitare la vita di cristo. Nelle prime comunità monastiche
sono i monaci a scegliere l’abate. Dopo aver parlato dei cenobiti, Benedetto passa a criticare stili di vita di
monaci assolutamente nefasti.
MONACI ANACORETI (EREMITI): pochi eletti che, dopo aver appreso la vita cenobitica, possono
combattere contro il diavolo.
MONACI SARABAITI: vivono a contatto con il mondo, ma lontano da Dio, sono insinceri per la loro
tonsura. MONACI GIROVAGHI: infrangono il precetto della stabilitas loci.
ABATE: personalità dal carisma evidente a tutti, deve essere una sorta di padre spirituale. L’abate deve
confermare con i fatti il suo ruolo (deve essere un modello non dispotico); fa le veci di Cristo.
L’insegnamento impartito dall’abate non va inteso in senso didattico, ma è fondamentale. Benedetto fa
riferimento al giudizio di Dio: già Gelasio aveva detto una cosa simile qualche decennio prima. Duplice
magistero dell’abate: indichi con i fatti le azioni sante e presenti con la parola gli insegnamenti del Signore;
non deve fare preferenze fra i suoi monaci.
Il monaco deve ricercare sempre e costantemente la sobrietà. I due vizi peggiori sono la superbia (i monaci
eremiti rischiano di diventare superbi e di credersi santi) e la ricchezza.
“Amare la castità”: alcuni membri del clero venivano accompagnati da mogli e concubine e avevano figli. A
un certo punto questa cosa viene vietata perché altrimenti i figli possono chiedere di prendere parte
all’eredità, appropriandosi delle res ecclesiae. I monaci nono vivono solo di elemosina, ma ricevono delle
entrate basate sui benefici.
Sulla proprietà: oltre al monachesimo benedettino, ci sono gli Ordini Mendicanti, che non devono possedere
NESSUNA PROPRIETÀ, NÉ INDIVIDUALE NÉ COLLETTIVA.
Nel monachesimo benedettino la povertà non è un valore in sé, ma è una condizione necessaria della fuga
mundi. I monaci degli ordini Mendicanti invece vivono dell’elemosina dei fedeli. I monaci benedettini
devono sottostare al divieto di povertà individuale, ma non di povertà collettiva (tutte le proprietà vengono
messe in comune). Ci sono alcune abbazie, come quella di Nonantola, che hanno possedimenti immensi,
anche sovraregionali. Questo fenomeno di grande ricchezza dei monasteri è presente anche nel mondo
orientale (si pensi all’iconoclastia). La storiografia pensa che l’azione iconoclasta fosse volta a colpire chi
faceva delle statue e delle ricchezze un punto di riferimento, cioè i monaci orientali.
Sulla quantità del cibo: la regola è calibrare la quantità di cibo in base al clima, al lavoro svolto, all’età,
sempre attenendosi alla sobrietà. La regola benedettina diventa famosa in tutta Europa nell’800 sotto
l’impero carolingio. Questa viene in parte modificata e adattata, ma ci sono monasteri che avevano una
propria regola. In questi casi, oltre alla regola, si parla di CONSUETUDINES LOCI. Uno dei monasteri più
importanti in Italia, quello di Pomposa, modifica la regola del mangiare magro e la adatta alla propria
situazione: Pomposa era inizialmente un’isola (poi diventata terraferma) e quindi si rischiava di peccare di
gola mangiando sempre del buon pesce -> viene istituita la regola di non mangiare pesce più di due volte alla
settimana.
Concezione del lavoro: il lavoro manuale è finalizzato all’ascesi. La giornata del monaco è scandita in ore
ben precise di lavoro manuale e di lavoro spirituale. La giornata comincia all’alba con le Lodi, continua con
la Prima, la Terza, la Sesta, la Nona, i Vespri. La preghiera è collettiva e c’è una precisa scansione della
salmodia (lettura dei Salmi).

LEZIONE 11 – 17 OTTOBRE
Il monachesimo irlandese è molto importante e si distingue per la propria specificità perché sorge in un’area
non romanizzata. I Romani non sono mai arrivati in Irlanda, dove mancano i grandi municipia che avevano
caratterizzato l’occidente. Il monaco Patrizio comincia un’opera di evangelizzazione delle popolazioni
pagane. La particolarità è che la conversione non viene promossa dai vescovi, ma da semplici monaci che
sono in grado di proporre il messaggio evangelico, anche legandosi al simbolismo celtico. Questi monaci si

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trovano davanti al problema di fuggire il mondo: se si stabiliscono in un territorio popolato, dove fondano
diocesi e diventano oggetto della devozione popolare, non riescono più a fuggire il mondo.
L’esempio più celebre è quello di COLOMBANO, che fa tutto l’opposto dei dettami di Calcedonia (stabilitas
loci). Colombano conosce a Bobbio la regola di Benedetto e ne rimane molto colpito e fonda una regola per
Bobbio, che va sotto il nome di REGULA COLUMBANI ET BENEDICTI.
Il monachesimo irlandese ha un ruolo importante nella diffusione della cultura con gli scriptoria.
Parliamo di SLANCIO “MISSIONARIO”: c’è una lettura del pellegrinare senza una meta precisa secondo il
modello della sequela Christi, ricreare sulla terra quell’iter che li porterà alla vita eterna, senza nessun
condizionamento affettivo ed economico. Questo monachesimo fa dell’instabilitas loci il proprio valore.
Colombano segue un percorso contorto arrivando in Borgogna (Luxeuil), in Svizzera (San Gallo) e a Bobbio.
Quello di Bobbio è un monastero di fondazione regia, voluto da Agilulfo, convertitosi grazie al Papa e alla
moglie Teodolinda.
La fondazione del monastero di Bobbio è strategica: la Liguria, con la quale confina, non era stata ancora
conquistata dai Longobardiil monastero ha una funzione sì devozionale ma anche di controllo territoriale.
Esportazione del modello della PENITENZA TARIFFATA, PRIVATA E ITERABILE. Nei libri
penitentiales abbiamo un elenco di peccati a cui corrispondono delle precise penitenze fisse. Nel Medioevo
la penitenza ha una dimensione pubblica. La novità con i monaci irlandesi è che le penitenze possono essere
espletate in forma individuale e privata.
La crociata si configura come forma di penitenza estrema per i peccati di sangue e di sesso, che sono i più
gravi, commessi dai cavalieri e dagli aristocratici. Oggi la storiografia tende a rivalutare il motivo realmente
devozionale di coloro che partivano per le crociate. Anche l’indulgenza plenaria aveva un ruolo importante.
Le crociate canoniche sono 8. Si smette di contare le crociate quando crolla l’ultimo avamposto in Terra
Santa (San Giovanni d’Acri). Se l’indulgenza plenaria veniva concessa tramite la crociata, dopo la fine delle
Crociate nel 1291 si deve trovare un nuovo mezzo: sarà il Giubileo del 1300.

ORDINE CLUNIACENSE
Abbazia di fondazione laica, fondata nel 909/910 dal duca Guglielmo d’Aquitania. Molti monasteri e molte
chiese entrano nell’orbita dei signori che abitano le terre circostanti. Per questa abbazia abbiamo delle
novità: viene fondata da un duca (significato diverso da quelli longobardi; i ducati sono i territori di recente
conquista) che fa un gesto rivoluzionario -> fonda l’abbazia donando parte del proprio patrimonio ma non
rivendica nessun tipo di autorità e diritto su di essa. Cluny è una FONDAZIONE LAICA.
Esenzione monastica: questa abbazia quest’ordine sono esenti dal controllo vescovile. Guglielmo
d’Aquitania stabilisce che devono rispondere solo al controllo degli apostoli Pietro e Paolo, incarnati sulla
terra dal Papa. Cluny inaugura un modello di monachesimo fortemente piramidale. Si parla in questo caso di
una vera e propria rete monastica.
Il monachesimo cluniacense costituirà una fitta rete di priorati, fortemente verticistica. In piena “CHIESA
IMPERIALE”, Cluny rappresenta una svolta e una possibilità di indipendenza dal potere imperiale. Nell’XI
secolo c’è anche un fenomeno molto diffuso, che è quello di Chiesa privata (compromissione tra sfera laica e
religiosa).
CHIESA PRIVATA: qualsiasi signore laico avesse costruito sui propri terreni un istituto ecclesiastico
(monastero, abbazia, chiesa) aveva il diritto di nomina dei beneficiari  poteva metterci la propria famiglia o
la propria clientela. La riforma dell’XI secolo nasce in ambito imperiale e porterà alla separazione fra due
sfere d’influenza.
Il duca di Aquitania devolve il controllo dell’abbazia agli apostoli Pietro e Paolo: germina il principio di
indipendenza dell’autorità ecclesiastica dal condizionamento di poteri laici. Il punto fondamentale della
riforma dell’XI secolo è la libertas ecclesiae. Da Costantino in poi tutto quello che riguardava la religione era
condizionato e gestito dal potere imperiale. Il monachesimo fornisce un modello piramidale alla Chiesa
universale, che di lì a poco verrà attuato con la creazione di un vertice della Chiesa universale nella persona

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del pontefice. Nei primi secoli del Medioevo la chiesa ha una struttura orizzontale, in cui il vescovo di Roma
detiene un primato solo di tipo morale. Un documento molto sfruttato, ma che non fu mai reso pubblico, è il
Dictatus Papae, nel quale c’è scritto ad esempio che il papa può deporre i vescovi. Il primato del papa è
giuridico, normativo, canonico. La svolta dell’XI secolo investe il papa ma anche l’impero, il sacerdotium e
il regnum si scindono, c’è una pretesa superiorità del potere spirituale su quello imperiale.

Fonte: la carta di fondazione di Cluny


Guglielmo ordina la fondazione di un monastero “regolare”, cioè disciplinato da una regola (sostanzialmente
la sfera monastica). Quello “secolare” comprende i sacerdoti, i canonici, chi sta nella Chiesa.
Nel Medioevo un metodo per garantirsi la salvezza era, ad esempio, costruire un monastero (fare una
donazione).
L’ordine cluniacense si caratterizza per una assoluta devozione alla preghiera e alla liturgia: tutte le ricchezze
venivano devolute alla liturgia, perché fosse sfarzosa. In questo caso abbiamo un monachesimo esente dal
controllo diocesano. Nel X secolo la chiesa è in un momento di grandissima crisi e la massima
subordinazione dell’autorità papale all’autorità imperiale (si pensi al Privilegium Otonis del 962, per cui il
papa deve sottostare all’autorità imperiale).
- Guglielmo proclama l’assoluta autonomia dei monaci da qualsiasi condizionamento (LIBERO
AUTOGOVERNO). Per spiegare il gesto insolito di Guglielmo non c’è nessuna ipotesi migliore di una
sincera devozione. Il monastero è totalmente libero di eleggere il proprio abate.
- STRUTTURA GERARCHICA: rete sovraregionale di priorati (per fondazione, riforma, annessione), con a
capo l’abbazia di Cluny.
- Incremento rapido del patrimonio grazie a DONAZIONI (soprattutto ad sepolturam). Tutte le famiglie più
importanti, ma anche gli uomini comuni, aspirano ad essere sepolti in questi monasteri.
- Centralità della PREGHIERA e della LITURGIA, che deve essere sfarzosa. Il monastero diventerà una
vera e propria cittadella, con un cospicuo numero di monaci.

ORDINE CISTERCENSE
1098: fondazione di Citeaux ad opera di Roberto Molesme.
La congregazione conosce una straordinaria diffusione, nasce come reazione pauperista rispetto
all’affermazione di Cluny.
“CAPITOLO GENERALE E ISTITUTO DELLA VISITA”: luogo dove i monaci si riuniscono, è
un’istituzione che disciplina l’intero ordine con un capitolo, cioè un’assemblea, dove siano presenti tutti i
rappresentanti dei singoli monasteri. È un momento fortemente democratico, dove le norme che disciplinano
la congregazione vengono stabilite in collegialità e hanno valenza generale. La visita controlla se le decisioni
prese nel capitolo vengono effettivamente applicate. Si istituiscono delle vere e proprie figure di visitatores.
Il monachesimo cistercense, anche grazie alla figura di san Bernardo di Chiaravalle, dominerà il XII secolo.
In questo ordine hanno un valore chiave i CONVERSI: sono dei confratelli laici che non hanno preso gli
ordini, ma condividono in parte la vita dei monaci, con momenti di preghiera comune, e svolgono una
funzione
essenziale dal punto di vista della gestione economica.

Sono importanti nella produzione delle GRANGE. Originariamente il termine “grangia” indica il granaio;
sotto i cistercensi passa ad indicare vere e proprie aziende agrarie. Il monachesimo cistercense è protagonista
di quella che oggi definiremmo una politica fondiaria aggressiva: per la propria ricchezza agricola determina
la soppressione di alcuni villaggi e la costruzione di nuovi.
Norme che manifestano l’opposizione dei cistercensi ai cluniacensi
- L’abito sia semplice e povero (quello dei cluniacensi è nero, mentre quello dei cistercensi è bianco o
grigio chiaro).

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- Il nutrimento deve provenire dal lavoro delle mani, dalla coltivazione della terra, dall’allevamento.
- I paramenti e le tovaglie siano senza seta; gli utensili senza oro né argento (eccetto il calice)

Bernardo di Chiaravalle
Monaco profondamente inserito nella vita politica del suo tempo; si espone sulla crociata e ha un ruolo
fondamentale nella seconda; è capace di orientare le elezioni papali (già alla metà del XII secolo abbiamo un
papa cistercense); si impegna per la promozione di nuovi ordini, come quello dei Templari (novità: agli
ordini monastici è consentito usare le armi); combatte le eresie del suo tempo. A lui si deve la famosa
immagine di spada spirituale e spada temporale che sarà usata da Bonifacio VIII.

LEZIONE 12 – 19 OTTOBRE
Ordini monastico – cavallereschi (nascono nel XII secolo in associazione al fenomeno delle crociate)
Sono legati alla difesa dei pellegrini verso la Terra Santa, nel momento in cui Gerusalemme è stata
riconquistata dai cristiani (1099). Nascono nel XII secolo, in connessione alle crociate.
Il termine crociata risale al Duecento: prima si parlava di iter, passagium. Era un pellegrinaggio in armi,
finalizzato al recupero della Terra Santa, non una guerra di religione. Questi ordini hanno la funzione di
garantire il pellegrinaggio anche mentre non si combatte. È lecito l’uso delle armi con scopo difensivo.
I principali sono:
 -  l’ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme
 -  l’ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme
 -  l’ordine dei Templari (c’è il riconoscimento di questo ordine con un’opera di Bernardo di
Chiaravalle)
 -  l’ordine dei Cavalieri teutonici

Sono ordini che acquisiscono consenso -> grandi donazioni


 Filippo il Bello -> demolizione dell’ordine dei Templari con l’accusa di eresia.
Nel 1291 crolla l’ultimo avamposto cristiano a Gerusalemme, San Giovanni d’Acri, e il re di Francia Filippo
il Bello preme su papa Bonifacio VIII, che si è appena trasferito ad Avignone, per ottenere la soppressione
dell’ordine.
L’obiettivo di Filippo era impadronirsi dei ricchissimi beni dei Templari., e riuscì nel suo intento.

Gli ordini perdono d’importanza dopo le coricate perché non ci sono più avamposti cristiani in terra santa.

LEZIONE 13 – 20 OTTOBRE + LEZIONE 14 – 24 OTTOBRE + LEZIONE 15 – 26 OTTOBRE


ERESIE
Le eresie hanno un ruolo scatenante nella nascita degli Ordini Mendicanti e negli indirizzi della politica
papale dagli inizi del Duecento, dal momento in cui l’autorità papale si scontra con Federico II. Le eresie a
un tratto spariscono dalle fonti e riappaiono nell’XI secolo, quando il papato va a connotarsi come autorità
gerarchica, quando è il papa a stabilire cosa è ortodosso e cosa no, ed è eretico chi non concorda cum domino
Papa.
Le eresie nascono per disobbedienza all’autorità papale.
Valdo di Lione, figlio di un ricco mercante, ha una conversione improvvisa, capisce che è importante
liberarsi di tutte le ricchezze, ha la missio della predicazione (annunciazione del vangelo con forte ritorno
dell’evangelismo), ha il proposito ben chiaro e va a Roma al concilio lateranense III del 1179 a chiedere
l’approvazione del suo proposito di vita. La stessa cosa fa Francesco: dopo aver militato in battaglia si
spoglia dei propri beni, il padre lo disconosce, decide di vivere in povertà. Valdo va a Roma, e Francesco va
a Roma (papa Innocenzo III) ed entrambi ottengono l’approvazione del papa. Valdo ottiene il riconoscimento

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della propria PROFESSIONE DI FEDE (poteva essere l’inizio di una regola). 1184: Lucio III incontrandosi
con l’imperatore Federico I Barbarossa stabilisce il DIVIETO DI PREDICAZIONE SENZA IL CONSENSO
DELL’AUTORITA’ ECCLESIASTICA. Valdo che è convinto che sia più importante obbedire a Dio e su
questo punto trasgredisce: quando l’arcivescovo di Lione non lo autorizza va per la sua strada. Quindi Valdo
diventa direttamente eretico. Francesco ha un proposito di vita della regola prima che non gli viene approvata
e Francesco obbedisce all’autorità papale e accetta la regola bullata anche se lontana dal suo criterio, scende
a compromessi in nome dell’obbedienza.
Perché parliamo di eresie? C’è un nesso causale soprattutto con la nascita dell’ordine dei Predicatori. Il punto
centrale è l’EVANGELISMO. C’è uno scollamento dei fedeli da una chiesa ritenuta eccessivamente
mondana e sfarzosa, che ha perso la vicinanza al modello evangelico. Balzano alla ribalta i temi della
POVERTA’ e della PROFLIFERAZIONE DI MOVIMENTI ERETICALI. Questi nascono come
contestazione dell’autorità papale.
Ci sono figure chiave, come quella di Arnaldo da Brescia.
Innocenzo III (1198-1216):
 ha un obiettivo molto forte: vuole portare avanti una crociata contro i catari e, per far questo, riannette
alcuni ordini prima dichiarati eretici, come gli umiliati
 indice il concilio ecumenico lateranense, che i cui dettami varranno fino al Concilio di Trento
 inaugura la procedura inquisitoria (“ricerca della verità”), in cui non c’è più bisogno dell’accusatore:
la fama, la vox populi possono svolgere il ruolo di accusatore
Il diritto romano funzionava che se un accusatore non fosse riuscito a dimostrare la colpevolezza di un
imputato, le accuse sarebbero state rivolte contro di lui.  capiamo bene come questa riforma di Innocenzo
III abbia avuto un impatto. Questa procedura viene adottata dai tribunali cittadini.
- Propone una crociata contro gli eretici
- Non approva gli ordini mendicanti, ma è in contatto con Francesco e Domenico
- Pensa che ci sia un’unica minaccia per la Chiesa: l’eresia, e in particolare l’eresia dualista
La crociata aveva lo scopo di recuperare il sepolcro e la Terra Santa dagli infedeli. Papa Innocenzo III fa una
cosa rivoluzionaria: applica questa stessa arma all’interno della cristianità. La canonistica medievale arriverà
a dire che più la minaccia è vicini a Roma, più la crociata diventa importante (anche più di quella in terra
Santa).
ERESIA DUALISTA
Negli anni quaranta del XII secolo assistiamo ai primi focolai di eresia dualista in Occidente, probabilmente
provengono dall’impero bizantino. L’eresia dualista nasce in Persia nel Tardoantico, conosce delle
esperienze in Armenia, Turchia con i bogomili. Probabilmente proprio un gruppo di bogomili perseguitati
dall’impero bizantino inizia a condividere il credo.
I gruppi dualisti non conoscono nessuna autorità in terra: tutto ciò che è materiale proviene da un dio
malvagio, che è principe di questo mondo.
I dualisti si pongono il problema dell’“unde malum?”. Moderati e radicali danno risposte diverse:
- Dualismo radicale/assoluto: i principi del bene e del male hanno una contrapposizione a livello ontologico,
nascono come due opposti.
- Dualismo moderato: la creazione del male è dovuta alla ribellione di Lucifero, in qualche modo permessa
da Dio.
I DUALISTI VENGONO CHIAMATI “CATARI”, che vuole dire “puro”. Il termine “catari” è da usare con
prudenza perché le fonti non li chiamano sempre allo stesso modo.
I dualisti si autodefiniscono “boni homines”, buoni cristiani; loro ritengono di essere la Chiesa giusta in
contrapposizione alla chiesa cattolica corrotta. Contestano l’autorità dell’Antico testamento, che ritengono
essere frutto di un dio malvagio.
Le fonti ci parlano di una vera e propria “ANTICHIESA”:
- hanno una loro gerarchia con vescovi e diocesi

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- hanno un unico sacramento, il CONSOLAMENTUM, che avviene tramite l’imposizione delle mani. Chi
riceveva questo sacramento veniva chiamato PERFECTUM e doveva vivere una vita perfetta, senza nessun
accesso alla materialità.
NB: questa non è ascesi. Qui c’è l’idea di liberarsi dal Male, problema assolutamente centrale nella vita dei
dualisti.
Il Papa e le fonti cattoliche parlano di una vera e propria MALATTIA (l’eresia come lebbra, come cancro
intestino che corrode le membra della chiesa di Cristo). Quando si arriva alla repressione, gli eretici vengono
associati ad esempi di eversione sociale (ex. l’eretico è un falsario per Tommaso d’Aquino).
QUESTA ERESIA HA UNA GRANDE DIFFUSIONE, proprio l’ansia di liberazione dalla materialità
riscuote proseliti (soprattutto nel sud della Francia). C’è una predicazione, che non è incolta!
Ex. Salimbene ricorre al classico topos del letteralismo degli eretici.
Questi eretici mettono sotto scacco i predicatori cattolici, che a un certo punto imitano il modo di fare dei
catari. Proprio Domenico, ad esempio, ha saputo recuperare la parte cattolica dagli indecisi (anche adottando
i metodi dei catari).
Innocenzo III aveva pensato di impiegare contro gli eretici i predicatori cistercensi, che erano i più progrediti
fra i monaci dal punto di vista dell’interpretazione teologica. Un legato papale viene mandato dal Papa e
assume gli stessi poteri del Papa. Nel sud della Francia Innocenzo III si affida ai cistercensi, molto presenti
nella zona, ma la loro predicazione non è efficace. L’eresia catara si espande a macchia d’olio.
Questo movimento dualista ha portato grandi cambiamenti all’interno della Chiesa. C’è una parte di
storiografia che ritiene che il fondamento del potere papale sia di natura teocratica. Noi non abbiamo quasi
per nulla fonti degli eretici, perché sono state o distrutte o modificate dalla parte “vincente”. C’è un filone
storiografico, soprattutto francese e anglosassone, che vuole negare che le eresie siano mai esistite e che il
Papa le abbia inventate per cercare consensi: si appoggiano, ad esempio, ad una fonte che, per descrivere il
dualismo, cita le righe scritte da Agostino sui manichei.
Nei comuni, molto importanti nel rapporto tra papato e impero, è prescritta la presenza di un inquisitore, che
è il delegato del Papa. Quello degli inquisitori, per ottanta/novant’anni, è un potere privo di ogni controllo: il
principio di punibilità degli inquisitori viene stabilito nel 1311 a Vienna (l’inquisizione era nata nel 1231).
Questi storici decostruzionisti credono che il papato abbia amplificato un problema molto molto minore,
sfruttato e strumentalizzato dal potere religioso e politico. Il problema centrale per il Papa è il
CONTEMPTUS CLAVIUM (“disprezzo delle chiavi”), cioè il disprezzo e l’opposizione all’autorità papale.
Ovviamente un fondo di verità e una certa consistenza del fenomeno dualista doveva esserci, altrimenti non
ci sarebbe stata una reazione così forte da parte del Papa. Dobbiamo capire se la risposta della Chiesa sia
stata dettata dall’urgenza. L’eretico attacca e minaccia il bene comune, cioè la fede. I dualisti non
riconoscono né l’autorità papale né quella imperiale  papa e imperatore faranno quadrato per combattere
l’eresia catara. Il rilievo dell’eresia cambia di molto la prospettiva legata alla nascita degli Ordini
Mendicanti.
C’è molto accanimento contro le donne perché loro rivestono un ruolo molto importante nell’ambito del
dualismo, possono amministrare i sacramenti. Nel libro De duobus principiis di Giovanni di Lugio
- ERESIARCHI: coloro che insegnano e scrivono libri
- ERETICI: sono i “perfetti”, fanno parte della “chiesa” dualista (hanno ricevuto il consolamentum)

E tutti gli altri? Quelli che credono nell’eresia dualista e supportano gli eretici?
 Vengono perseguitati anche loro. La crociata contro gli albigesi non è contro gli eretici, ma contro
coloro che proteggono gli eretici.

Repressione dell’eresia

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I primi focolai di eresia dualista risalgono agli anni quaranta, la prima fonte è del 1143.
L’eresia diventa oggetto di un canone specifico di un concilio universale. Questo significa che l’eresia non è
più un problema di singole diocesi e singoli vescovi, ma diventa universale.
1. 1179: canone Sicut ait beatus Leo del Concilio Lateranense III. Il contrasto all’eresia assume un
rilievo universale e non più locale.
2. 1184: decretale Ad abolendam di Lucio III. Il papa e Federico Barbarossa si impegnano nel
contrastare l’eresia. Il papa vieta la predicazione non autorizzata dall’autorità ecclesiastica. Così
cadono automaticamente nell’eresia i Valdesi, gli Umiliati. Pochi anni dopo Innocenzo III riapprova
gli Umiliati e parte dei Valdesi purché si impegnino nella lotta al dualismo. IL PERICOLO NON È
L’ERESIA IN GENERALE MA PROPRIO QUELLA DUALISTA.
3. 1199: decretale Vergentis in senium di Innocenzo III. Riprende quanto detto da Giustiniano contro i
manichei e gli eretici, dicendo che l’eretico è un criminale di lesa maestà, perché non riconosce
l’autorità imperiale. Innocenzo III, papa giurista, riprende questa descrizione e la irrobustisce tramite
la motivazione a fortiori (a maggior ragione). Questo documento segna la criminalizzazione degli
eretici. Se l’eretico è colpevole contro l’imperatore a maggior ragione è colpevole perché, oltre ad
offendere la maestà terrena, offende la maestà eterna (grande insistenza su questo aggettivo).
4. 1208: viene assassinato un legato di papa Innocenzo III
5. 1208-1229: crociata contro i catari Albigesi -> in realtà è una crociata contro la fascia politica che
appoggia i dualisti. Questa crociata è inefficace, conosce varie fasi di stasi. Gli eretici attentano al
bene comune.
6. 1231: troviamo per la prima volta il termine INQUISITORES. Gregorio IX comanda che coloro che
credono all’eresia siano puniti come gli eretici veri e propri. Non bisognava per forza aver ricevuto il
consolamentum, ma bastava aver dato ai perfetti cibo, favori, credito.

1282/3 processo postumo a Farinata degli Uberti. La sua condanna non ha un grande valore politico perché
la città è pacificata e Farinata è già morto. Nello stesso anno viene processato post mortem un altro Uberti,
suo parente, che viene condannato come credente degli eretici per far sì che il suo patrimonio venga
confiscato. (Per un crimine eccezionale si può agire dopo la morte, processando, confiscando i beni agli
eredi). Si poteva fare lo stesso anche per Farinata, per confiscare i suoi beni, ma egli fu condannato come
credente e come consolato. Se la condanna era la stessa anche se si era solo credenti, perché dire che era un
perfetto?
1. Era vero (Farinata era cataro perfetto)
2. Si voleva screditare una persona morta da almeno 15 anni (motivazione poco convincente)

Nel momento in cui un eretico era cataro consolato la platea dei condannati aumentava a dismisura perché
bastava avergli dato da mangiare o averlo favorito in qualche modo.

LEZIONE 16 - 9 NOVEMBRE + LEZIONE 17 – 10 NOVEMBRE

- ORDINE DEI PREDICATORI “Domenicani”, fondato da Domenico di Guzmàn


La predicazione diventa il loro tratto distintivo. Domenico elabora un nuovo tipo di pastorale, verbo
et exemplo, che coniuga la parola ad un esempio di vita coerente. Portano delle novità straordinarie
nella predicazione. Domenico predica contro gli eretici nella Francia meridionale e si scontra con
loro tramite dispute. Domenico manda i suoi primi discepoli a Parigi e a Bologna, che sono i due
centri universitari della cristianità (Parigi per la teologia, Bologna per il diritto). Entra nell’ordine un
sapere di tipo dotto.

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Noi oggi identifichiamo i domenicani con gli inquisitori ma Domenico non è mai stato un
inquisitore, è la luce del papa che fa questo.
- ORDINE DEI FRATI MINORI “Francescani”, fondato da Francesco d’Assisi. Ultimi degli ultimi,
modestia, autosvalutazione, “minori” in segno di umiltà.
Connessione fra queste religioni nuove (gli Ordini Mendicanti) e il loro impatto sui Comuni.
Le eresie hanno un legame causale con la nascita di questi ordini, che sono una reazione all’eresia. La lotta
alle eresie e la canonizzazione di Domenico sono profondamente influenzate dalla figura di Gregorio IX,
papa molto importante anche per la nascita dell’Inquisizione e per lo scontro con l’impero.
Nelle città italiane si creano due partiti: uno di indirizzo filopapale e uno filoimperiale, proprio nel momento
in cui si acuisce lo scontro tra Gregorio IX e Federico II. Quello che scrive Domenico è in linea con le
direttive dell’autorità papale.
Gli ordini Mendicanti hanno una forte caratterizzazione urbana. Quello che si indicava come nuovo
monachesimo, è in realtà l’inverso: se per i monaci il chiostro diventa il mondo, per i membri degli ordini
Mendicanti il mondo intero diventa chiostro. Le fonti parlano di RELIGIONES NOVAE.
I membri di questi due ordini, per quanto molto diversi, vengono chiamati “frati”.
Pur essendo due ordini molto diversi, col tempo conosceranno una progressiva omologazione e
schiacciamento delle identità, proprio per volere di Gregorio IX, che ha una forte influenza sugli ordini e
intrattiene relazioni strette con Domenico e con i frati minori.
Questi due ordini nascono perché la pastorale tradizionale della Chiesa è inefficace di fronte al dilagare
dell’eresia, alla gerarchia eretica anche nelle scuole. L’ordine dei Predicatori è nato proprio in risposta
all’eresia dualista.
Genesi degli Ordini
Sono ordini che oggi diremmo “borderline”.
- Ordine francescano
Francesco e i suoi frati sono degli straccioni, trasandati nell’aspetto (immaginiamo l’impressione che
questi primi fratres possono aver fatto sulla Curia romana).
Francesco fonda una FRATERNITAS DI LAICI: è un illitteratus, è un laico.
Viene santificato meno di due anni dopo la sua morte (muore nel 1226 e viene canonizzato nel
1228).
- Ordine domenicano
Domenico ha ricevuto gli Ordini Sacri, è un chierico. È il canonico della cattedrale di Osma, dove
predica (ma sempre accanto al vescovo). Domenico è un uomo delle istituzioni, non ha un carisma
religioso forte come quello di Francesco.
Viene santificato tredici anni dopo la morte (muore nel 1221 e viene canonizzato nel 1234).
Altri ordini:
- Carmelitani
- Eremitani di sant’Agostino (agostiniani)
- Servi di Maria
Questi ordini, che hanno avuto un successo enorme, hanno suscitato l’opposizione delle strutture tradizionali
del clero (vescovi, capitoli, parroci). In questi anni c’è una fortissima ondata di antimendicantismo, contro
queste espressioni religiose profondamente innovative. Si chiamano “mendicanti” per il rifiuto di proprietà
sia individuale sia collettiva (questa è una grande differenza con il monachesimo tradizionale).
Vivono nelle città sia perché la loro funzione è annunciare il vangelo a contatto con le persone sia perché per
sostentarsi hanno bisogno dell’elemosina. Ottengono successo con la predicazione nelle piazze. Hanno
chiese enormi per accogliere un enorme numero di persone. I nuovi ordini rubano la scena a quelli
tradizionali.
Per sostentarsi, questi ordini hanno bisogno dell’elemosina dei fedeli. Teoria dell’uso povero (uso ma non
possesso).

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Innocenzo III approva la presenza di questi ordini che si affianchino ai vescovi nella predicazione. Domenico
ha combattuto gli eretici con la parola, in dispute dirette, ma senza violenza. La lettera di canonizzazione di
Domenico dice che il suo merito non è stato tanto convertire gli eretici, quanto piuttosto convertire gli
indecisi. Il giudizio degli eretici spettava al vescovo, che rimane il giudice competente in maniera di fede
nella diocesi. Quando nasce l’Inquisizione, gli inquisitori sono i membri degli Ordini Mendicanti (soprattutto
i domenicani). -> si crea un conflitto di interessi perché persone diverse agiscono sulla stessa problematica.
DOMENICO DI GUZMAN
Domenico, alla metà degli anni dieci, prende la decisione di inviare il primo gruppo di frati da Tolosa in
Spagna, a Parigi e a Bologna (queste ultime città sono i centri di eccellenza in Occidente per lo studio), sia
perché si formino per lo studio sia per reclutare membri. Domenico è un uomo di istituzione, non ha un
carisma forte come quello di Francesco. Nel combattere i catari, Domenico arriva ad imitarne lo stile di vita
coerente con la predicazione evangelica.

LEGAME CON IL MONDO UNIVERSITARIO: importante per il legame con la città e la dimensione
culturale. Entrano attraverso questi docenti che sono docenti di diritto ma anche di arti e di medicina.
Entrano nell’ordine nuovi saperi, che vengono riversati nello studio della teologia che diventa fortemente
interdisciplinare. Portano delle novità dal punto di vista della parola divina, si parla di CANONICI
BOLOGNESI che si incontrano, ascoltano le scritture, discutono e quello che hanno imparato lo portano
nella predicazione. Quindi novità nella PREDICAZIONE che fa breccia nella società che ha come tema la
lotta all’eresia, nesso del testo ufficiale della genesi dello sviluppo dell’ordine che dice che l’ordine viene
fondato da Domenico a Tolosa SPECIALITER contro gli eretici. Il nesso della presenza degli eretici è
direttamente causale per la genesi. L’annessione di saperi nuovi, poi, ha una valenza autonoma che prescinde
dalla declinazione anticlericale. Si crea un sistema di studi intorno all’ordine. C’è un iter di studi, delle
costituzioni con creazioni di centri di insegnamento. Il sistema di studio della teologia e il sistema scolastico
della formazione dei frati in funzione della predicazione viene esportato anche ai frati minori e lì sarà
Gregorio IX a volere una assimilazione fra questi due ordini.
FRANCESCO D’ASSISI
Francesco è un laico, figlio di un commerciante. Viene ferito, combatte all’inizio del Duecento. Ha una
conversione improvvisa perché avverte un’incongruenza tra il messaggio di Cristo e la vita che stava
conducendo. Si spoglia dei suoi beni e costituisce un seguito di laici. Il suo ordine viene clericalizzato molto
dopo, all’epoca di san Bonaventura. Il suo gruppo era una fraternitas di laici che credeva nell’annuncio del
Vangelo. Questi ordini conoscono anche una DIMENSIONE MISSIONARIA piuttosto forte: ad esempio,
Domenico era andato nel nord Europa. Francesco ordina una povertà radicale, assoluta. L’approvazione della
fraternitas (1209), poi la proposizione di una regola prima all’inizio degli anni venti prima respinta e poi
approvata nel 23 e aspetto importante del testamento di Francesco che acquista un valore molto discusso.
Molto precocemente, infatti, all’interno dell’ordine dei frati minori si sviluppano due anime: una più pronta
al compromesso con la curia contro l’area degli SPIRITUALI, più vicini alla regola stessa di Francesco.
Divisione intorno all’interpretazione del testamento di Francesco.
C’è addirittura nel 1309-10 un dibattito pubblico promosso dalla curia papale per mettere fine a queste
controversie.
- Ordini innovatori
- Ordini di vocazione cittadina
- Ordini che mettono al centro il problema della povertà
- Innovano nella predicazione: prima consisteva nel ripetere i Padri della Chiesa (sermo antiquus);
loro fondano il sermo modernus, cioè una predicazione diversa nei caratteri esteriori e nel contenuto.
Abbiamo una predica di Francesco in piazza Maggiore nel 1222, in cui egli parla come un oratore
politico e predica la pacificazione tra le fazioni cittadine.

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INQUISIZIONE
Non c’è un atto fondativo dell’inquisizione. Dopo la Ad abolendam il vescovo andava in giro e mandava
degli boni homines a controllare e inquisire, ma il giudice comunque è il vescovo che rimane colui che
decide riguardo alla fede nella diocesi. C’è un conflitto di competenza. Ci sono due giudici inquirenti sullo
stesso crimine con la nascita dell’inquisizione. Ma gli inquisitori poi riducono molto il ruolo del vescovo.
Nel 1298 sarà papa Bonifacio VIII nel liber sextus in una raccolta canonica a ripristinare le funzioni dei
vescovi insieme agli inquisitori. Dice che gli inquisitori devono mandare gli atti processuali al vescovo. Di
fatto gli inquisitori hanno il sopravvento.
Abbiamo degli ordini che inizialmente come singoli si pongono alla guida di un tribunale che ha delle
caratteristiche incerte. Periodo di grande confusione.
Poi c’è la svolta decisiva per la creazione di un tribunale sistematico, di una struttura sistematica di
repressione che avviene in coincidenza di alcuni “Omicidi eccellenti”:
- l’assassinio di due inquisitori che determina come risposta un rogo di massa. Il teatro rimane la
Francia meridionale, l’esito sarà l’estinzione del conte di Tolosa e l’inglobamento della Francia
meridionale da parte della dinastia capetingia.
- In Italia si parte dall’assassinio di Pietro da Verona. Qui avviene una svolta: viene ucciso un
inquisitore. Pietro da Verona è il santo che subisce il più rapido processo di canonizzazione della
storia (santo in 9 mesi) e soprattutto a un mese e mezzo dalla sua morte nasce una forma sistematica
di inquisizione con un corpo di polizia, con confisca dei beni degli eretici (incameramenti di enormi
risorse da parte degli inquisitori), con introduzione della tortura, con l’inquisitore che politicamente
deve controllare ciò che fa il podestà.

Il papa crea una struttura di repressione dividendo l’Italia in otto province: il nord ai domenicani (tranne il
triveneto ai Francescani) e tutto il resto ai Francescani. Si avvia una costruzione di un tribunale con misure e
normative sempre più stringenti. Poi l’inquisizione conosce delle azioni di lotta politica.
Questi ordini monastici sono a stretto contatto con il popolo e sono, sotto Federico II, uno strumento della
propaganda anti-imperiale. Sono ordini predicatori, che hanno grande presa sulla società.
 A pochi anni dalla morte di san Domenico e di san Francesco, alcuni monaci degli ordini
domenicano e francescano diventano podestà; molti monaci di questi ordini sono consiglieri dei
signori.

FONTE: BOLLA DI CANONIZZAZIONE “FONS SAPIENTIAE”


Lettera di papa Gregorio IX, nella quale l’immagine di Domenico viene declinata in senso militare (milizia
contro gli eretici). Il processo di canonizzazione inizia nel 1233 a Bologna e si conclude nel 1234.
Questa lettera (affresco di teologia della storia) descrive la chiesa trainata da quattro carri: benedettini,
cistercensi, florensi (Gioachino da Fiore, lettera probabilmente scritta da un florense, fa della dimensione
profetica la dimensione fondamentale delle sue opere), francescani e domenicani insieme.
Lessico che si richiama al lessico militare e orizzonte e dimensione profetico apocalittica. Il papa descrive la
vigna in balia delle volpi (eretici). La chiesa è attaccata dagli eretici, si dice che il giorno sta volgendo al
tramonto (metaforicamente ci si sta avvicinando alla fine dei tempi) e l’attacco degli eretici è funzionale
all’attacco dell’anticristo (Federico II). Ecco qui che arrivano in senso provvidenziali questi nuovi ordini
chiamati a difendere e a combattere contro gli eretici. Questi ordini si giocano la loro legittimazione
fisiologica, la loro funzione utile nella chiesa. Ed è Gregorio IX a decretare la nascita dell’inquisizione anche
se inizialmente in maniera molto caotica.

LEZIONE 18 – 21 NOVEMBRE
IL MEDITERRANEO NELL’ALTO MEDIOEVO

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Il Mediterraneo era il baricentro della geopolitica del mondo antico.
Questo è un momento (da Giustiniano fino all’XI secolo) in cui si vanno formando tre imperi:
- Quello di Bisanzio
- Quello islamico
- Quello carolingio
Impero bizantino
Nasce in continuità all’Impero Romano. Come? Eraclio sposta il baricentro dell’impero verso Oriente e
abbandona completamente qualsiasi tentativo di renovatio imperii.
Giustiniano è l’unico che in qualche modo prova ad riunire tutto l’impero, facendo alcune conquiste. Con la
guerra greco-gotica, nel 553 riconquista la penisola italiana. Nel momento in cui morirà, l’impero guarderà
tutto verso Oriente.
Guerra greco-gotica (535-553)
Porta alla riconquista di tutta la penisola italiana con Istria e Dalmazia.
Anche qui Belisario è grande protagonista. Quando i Goti si riorganizzano sotto Totila, è fondamentale il
contributo di Narsete. Con le due battaglie decisive di Gualdo Tadino e dei Monti Lattari.
Il tentativo di Giustiniano è il canto del cigno dell’impero, perché la riconquista non viene mantenuta e lascia
l’Italia esposta alla conquista dei Longobardi. Ai bizantini rimarranno solo l’esarcato (fino al 750) e la
pentapoli. Ci saranno dei tentativi da parte degli esarchi di conservare queste conquiste.
L’imperatore MAURIZIO crea la figura degli ESARCHI, dei governatori militari, ma con attribuzioni anche
in ambito civile e amministrativo (sono dei plenipotenziari delegati dall’impero). La presenza bizantina
rimarrà poi in parte dell’aria campana ma soprattutto nell’area della Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Questa parte dell’impero verrà attaccata prima dai Musulmani e poi dai Franchi fino a quando non verrà
conquistata dai Normanni.
Appena riunificata la penisola italiana, Giustiniano ne fece il centro nevralgico di Governo, aggiungendo
potere religioso. Fu Giustiniano a decretare RAVENNA SEDE METROPOLITICA (=sede di una provincia
ecclesiastica) nel 540 e vi pose a capo Massimiano. Ravenna divenne la sede del prefetto del pretorio,
ordinando da lì il controllo dell’intera penisola.
L’impero cerca di assicurarsi tutti questi affacci sul Mediterraneo. L’ultimo provvedimento, PRAGMATICA
SANCTIO (554), ristabilisce l’autorità dell’imperatore sull’intera penisola, ripristina gli antichi assetti sociali
ed estende le leggi del Corpus all’area peninsulare. Ma di lì a un quindicennio arriveranno i Longobardi.

Con Eraclio (610-641) -> conquista impero persiano. Sarà però una conquista effimera: dopo dieci anni
nasce l’impero islamico. Inizialmente guarda Oriente con scopo di conquista, ma poi deve difendersi
dall’islam, quindi con scopo di difesa.
Eraclio segna la definitiva grecizzazione dell’impero bizantino.

GIUSTINIANO
Nel 527 diventa nuovo imperatore d’Oriente. Era nipote dell’imperatore Giustino I.
1. Renovatio imperii
2. Corpus iuris civilis
528-534, è la compilazione normativa di riferimento per l’Occidente per quanto riguarda il diritto
civile. Nel medioevo di sono due poteri: papa e imperatore. L’imperatore è visto come fonte del
diritto a causa dell’origine divina del proprio potere.
Quando nasce l’università gli studiosi si dedicato alla glossa di quest’opera.
CODEX Riprende molto il codice Teodosiano. Raccoglie tutte le leggi emanate da
Adriano a Giustiniano stesso.
ISTITUTION Ha un carattere eminentemente didattico e si richiama al modello delle

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ES istituzioni di Gaio.
DIGESTO È strutturato in 50 libri e raccoglie le interpretazioni dei giuristi con frammenti
di opere e interpretazioni legali.
NOVELLE Sono le nuove costituzioni emanate da Giustiniano dopo la chiusura del Codice.
Sono in larga misura scritta in lingua greca.

Giustiniano fu molto condizionato dalla moglie Teodora, che fu molto discussa nelle fonti.
3. Rivolta di Nika
Avviene nell’ippodromo di Costantinopoli nel 532. È una rivolta contro l’imperatore, di carattere
politico e religioso. È una rivolta importante perché tradisce una forte contrapposizione interna allo
stesso Oriente. La rivolta scoppia tra due diverse tifoserie: azzurri (ancorati al credo niceno) e verdi
(aderiscono al monofisismo).
L’idea di Giustiniano di iniziare una campagna del Mediterraneo -> oneroso sborso di fatica + spese
militare -> tutto ciò fu possibile sono con l’imposizione di tasse = grande dissenso.
Ci fu un grande dissenso da parte dei monofisiti (che procurarono ostilità a Giustiniano).
Teodora e Belisario ebbero un luogo fondamentale in questa rivolta: Belisario era generale della
guerra greco-gotica e del recupero del Nord Africa. Ebbe la capacità di sedare la rivolta.
Giustiniano fa di tutto per ingraziarsi i monofisiti -> Giustiniano emana l’editto dei Tre Capitoli:
condanna le tre tesi di tre teologi nestoriani (vedi punto 4). Giustiniano li fa condannare per
simpatizzare con i monofisiti (cosa che alla fine non otterrà).
4. Concilio di Costantinopoli
Nel 553. Fa rettificare la condanna dei Tre capitoli. Sancisce la condanna dei tre capitoli dei vescovi
nestoriani, approvati invece dal concilio di Calcedonia. Giustiniano interviene contro i nestoriani per
guadagnarsi il consenso dei monofisiti che si trovano sui confini dell’impero. Il pontefice romano fu
costretto a firmare questo atto. Di qui capiamo come la dimensione politica si serviva di quella
religiosa.

DOPO LA MORTE DI GIUSTINIANO


Con Maurizio (582-602), viene creata la figura degli esarchi
Eraclio (610-641): possiamo parlare del primo “imperatore d’Oriente”. Avviene la conquista di Ctesifonte. Si
assume una direzione culturale nettamente grecizzante. È un periodo di continue campagne militari. Si
assiste anche a una modifica della forma di retribuzione dell’esercito: non si attinge più alla cassa imperiale,
ma i soldati vengono ricompensati con appezzamenti di terra -> i soldati diventano stanziali, nasce la figura
del SOLDATO- COLONO. L’attribuzione di queste terre è ereditaria. Questa riforma nella retribuzione dei
soldati determina una pluralizzazione e uno spopolamento delle città.
Le campagne militari impegnano da vicino Costantinopoli, che viene assediata nel 626 e 630 dagli AVARI,
una popolazione turcico-mongola, che verrà definitivamente sconfitta da Carlo Magno.
L’impero viene diviso in circoscrizioni locali (TEMI), che fanno capo a un coordinamento amministrativo e
militare affidato a uno stratego. Nel sud Italia ci sarà una figura intermedia tra lo stratego e i temi, che sarà il
catapano (con sede a Bari). Il sovrano viene chiamato basileus.

LEONE III ISAURICO


Nel 740 ottiene la vittoria di AKROINON contro i Musulmani garantendo per tre secoli un’integrità
dell’impero bizantino, tanto che l’Anatolia viene persa solo nel 1071. Vittoria dal punto di vista simbolico
fondamentale, che gli dà prestigio.
Leone III è un imperatore divisivo perché alimenta il disprezzo del culto delle immagini,
l’ICONOCLASTIA. In Occidente si ritiene che le immagini sacre abbiano una funzione didattica, le
immagini sono catechismo visivo per chi non sa leggere e scrivere.

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- Anche in Oriente si adoravano le immagini presso gli ambienti monastici: i monaci erano delle figure
carismatiche che calamitavano la devozione popolare ed erano destinatari di grandi ricchezze. La maggior
parte della storiografia ritiene che l’iconoclastia volesse colpire proprio i monaci, per confiscare i loro beni.
- Un’altra ipotesi è che nelle aree di frontiera al confine con l’Islam, il probabile influsso musulmano abbia
creato una certa avversione al culto delle immagini e che l’imperatore volesse tenere sotto controllo le
frontiere.
C’è una distinzione tra culto (nei confronti della divinità) e latria (culto delle immagini). Sotto Leone III era
stata rimossa dal palazzo imperiale la calché, cioè l’immagine del volto di Cristo. Con l’imperatore Costante
V (che fu soprannominato “copronimo”), fu tolto dalle monete il volto di Cristo e fu sostituito con la croce e
si inizia la persecuzione dei monaci. Scisma di Fozio (patriarca di Costantinopoli imposto dall’imperatore).
Questo scisma dà il via alla scomunica reciproca tra Oriente e Occidente.

LEZIONE 19 – 23 NOVEMBRE
Il momento d’oro per l’Impero Bizantino inizia con Basilio I, con la dinastia dei macedoni, che finisce nel
1059. In questo periodo vengono recuperate diverse zone, come l’Armenia, la Cappadocia e quella dei
Balcani.
In questo periodo viene creata la figura del catapano (figura superiore allo stratego, corrispettivo all’esarca),
viene posto a capo di tutti i temi dell’Italia meridionale.

Durante l’impero bizantino ci sono incursioni delle popolazioni slave (VI secolo), che poi si insediano in
area balcanica (VII-VIII secolo).
Slavizzazione: marginalizzazione del ruolo delle città; fanno collassare i cardini dell’amministrazione greco-
latina.
Un’altra popolazione dell’Oriente che arriva nel VII secolo sono i Bulgari (popolo turco).
 Si creano quindi delle formazioni miste (bulgare-slave), con cui Bisanzio arriva ad accordi di pace.
Sono organizzate in base al tipo di cristianizzazione: si dividono in parte romana e in parte ortodossa
(Cirillo e Metodio, due fratelli che elaborano un alfabeto dal greco corsivo -> si crea una lingua
liturgica slava, da cui deriva poi l’alfabeto cirillico).

NASCITA IMPERO ISLAMICO

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La grandezza dell’Islam: ha fornito un collante (anche culturale: lingua araba) ad un insieme di tribù che
popolano la penisola arabica. Questa era un’area percorsa dalle vie carovaniere che corrono lungo le coste (la
parte interna è caratterizzata da rilievi) ed abitata da popolazioni bellicose che per sostenersi facevano attività
predatorie dei centri urbani.
Perché questa grandezza? Perché da un’identità comune + legittimazione nel Corano delle attività predatorie
e di costumi di società preislamiche.

Alla morte di Maometto, l’Islam si estende su tutta la penisola arabica (periodo dei califfati elettivi).

MAOMETTO
- Nasce nel 570
- Era membro di uno dei clan (Qurashiti) egemoni di La Mecca (città santa dell’Islam e importante per
la presenza di una pietra lunare venerata nella Ka’va), anche se lui era in una posizione molto
marginale.
 Nel 610: rivelazione del Corano: non è lui che scrive ma ha ricevuto da Allah; quindi, lui non è
autore ma mediatore. È QUESTO IL COLLANTE LINGUISTICO: l’arabo viene usato per la
rivelazione.
- 622: Quando Maometto inizia la predicazione, incontra ostilità. Viene costretto quindi all’Egira a
Medina. Qui fa costruire una casa che funge da luogo di preghiera. Ha un seguito limitato ma che
piano piano comincia a crescere, di prevalenza militare (elemento religioso + elemento militare).
- Riesce così a conquistare La Mecca e inizia la sua predicazione. Anche il suo clan si converte.
- L’Islam si diffonde rapidamente. Il Corano diventa il testo esclusivo dell’intera penisola arabica.

I CINQUE PILASTRI DELL’ISLAM


1. Doppia professione di fede (Shahada): non c’è Dio se non Allah e Maometto suo profeta. Il
messaggio diventa irripetibile. Regola che non verrà mai cambiata dai suoi successori.

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Se un musulmano si sposa con una donna di un’altra religione, lei può mantenere la sua fede, ma i
figli devono essere cresciuti secondo la fede musulmana. Se invece un musulmano vuole sposare una
donna musulmana deve convertirsi per forza. C’è l’obbligo di conversione per i politeisti.
2. Preghiera: costante, disciplinata (almeno cinque volte al giorno, con il volto verso la Mecca, secondo
gli orari scanditi dalla voce del muezzin). Si può praticare sia in forma privata sia in un luogo sacro,
l'importante è stare sul tappeto. Il venerdì si prega in moschea. La preghiera è diretta dall'IMAM,
una guida religiosa scelta dalla comunità: ha la funzione di rispondere ai dubbi dei fedeli
sull'interpretazione del testo. Si prega per chiedere a Dio protezione e perdono.
3. Ramadan: celebra il momento in cui Maometto avrebbe ricevuto la rivelazione e si colloca nel nono
mese del calendario islamico (che inizia nel 622). Divieto di mangiare, bere… Ha il compito di
mantenere vivi gli insegnamenti del corano.
4. Pellegrinaggio: verso la Terra Santa. Ha il compito di rinsaldare il senso di appartenenza a una
religione comune. Senso di fratellanza.
5. Elemosina: ha un valore di purificazione. Può essere obbligatoria o volontaria, basata suo beni e che
serviva per aiutare i fratelli in difficoltà.

CORANO
Il Corano è un testo chiuso, che non ammette revisioni, e in certi momenti è necessario dare interpretazioni
della Sunna (consuetudine e abitudini di Maometto nelle varie circostanze della vita). I primi quattro califfi
sono tutti membri della famiglia di Maometto. Il problema, alla morte del profeta, è dover trovare una figura
che ricopra un ruolo religioso e politico allo stesso tempo.
Nel Corano vengono conservati alcuni elementi, caratteristiche, istituti tipici della società preislamica: ad
esempio la razzia contro i politeisti, il pellegrinaggio a La Mecca, la poligamia. La chiave del successo di
questo testo è stata raccogliere molti elementi comuni a varie tribù e unirle in nome di una nuova
uguaglianza e identità.
Testo che non è organico, articolato in SURE (114 capitoli) che sono delle unità testuali profondamente
asimmetriche. Le sure sono divise in versetti, circa 6200.
Le sure più brevi sono quelle “meccane”, le più mistiche e folgoranti, oggetto della prima rivelazione. E poi
ci sono le sure “medinesi”, che riflettono un contenuto di tipo politico, normativo e pragmatico.
Maometto non è l’autore del Corano, ma è solo lo scriba, che trascrive le parole dell’arcangelo Gabriele.
QURʾĀN “lettura, recitazione liturgica” (espressione che viene ripetuta con insistenza nel testo)
ISLAM “sottomissione a Dio e alla legge divina”
Uso dei pronomi significativo:
- TU con il quale Allah si rivolge a Maometto
- VOI gli uomini credenti
- LORO per i nemici infedeli, i politesiti
Oltre al Corano ci sono i Sunna (che parlano della vita di Maometto).
ELEMENTI DELLE SOCIETA’ PREISLAMICHE
- Legittimità delle razzie
- Poligamia
- Legittimazione schiavitù
- Pellegrinaggio
- Culto pietra nera
Fonte: il Corano
Indicazioni relative al paradiso dei fedeli. Forte tensione escatologica, anche nell’islam c’è la figura del
diavolo e una parte infernale, ci sono delle entità intermedie fra gli uomini e Dio simili agli angeli.
Inizia con una serie di interrogazioni retoriche reiterate, che facilitano la memorizzazione e la recitazione del
testo (come nell’editto di Rotari avevamo l’allitterazione).

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Poi abbiamo la promessa per ogni credente: la vita eterna, la descrizione del paradiso.
Si parla poi delle lunazioni: periodi stabiliti a vantaggio degli uomini e per il pellegrinaggio.
La guerra santa va disciplinata: combattete coloro che vi combattono senza oltrepassare i limiti.
Il 10 è un numero ricorrente nell’Islam (l’accordo di Federico II con il sultano vale 10 anni 10 mesi e 10
giorni). C’è un riferimento ai libri del Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), accenno
a Satana. Il termine jihad traduce un combattimento che è non solo contro i politeisti ma anche interiore. La
guerra è vietata nel mese sacro, con delle eccezioni. Anche nella religione cristiana ci sono alcuni giorni
vietati, ma anche lì ci sono delle eccezioni. Ad esempio, la battaglia di Bouvines (27 luglio 1214) viene
combattuta di domenica, perché dietro Federico II c’è la protezione del Papa.
Valore del Corano: AUTENTICO COAGULO PER LE TRIBU’ DISOMOGENEE che porta alla prepotente
conquista della Penisola arabica e in un trentennio (632-661) di una gran parte di territorio. Queste aree di
confine erano continuamente teatri di guerre che costavano impegni finanziari notevoli sia all’impero
d’oriente che a quello sasanide.
L’uso delle armi deve essere disciplinato.

ISLAM DOPO MAOMETTO


632-661: califfato elettivo. Il califfo è un vicario ma senza ruolo profetico. Il primo fu un suocero di
Maometto.
Tra i califfi ricordiamo Alì, nonché ultimo dei califfi (656-661). È stato il protagonista dello spostamento
della capotale a Cufa. Da Alì si spacca la umma (etnia, nazione, comunità) musulmana:
 SCIITI: sostenitori di Alì. Sono favorevoli alla linea dinastica. Sostengono che i califfi devono
essere necessariamente appartenere alla famiglia di Maometto.
 SUNNITI: si richiamano prevalentemente ai testi della tradizione, alla vita di Maometto e alla
tradizione degli atti compiuti da Maometto, la Sunna. Per i sunniti il ruolo del califfo non è solo
religioso ma è prevalente l’aspetto del potere esecutivo. Lo studio è l’interpretazione della legge non
sono prerogativa del califfo ma sei maggiori consulti e la sfera politica è riservata al califfo che deve
agire nel rispetto del sunna e del corano.

LEZIONE 20 – 24 NOVEMBRE

Torniamo all’impero Islamico


Con la morte di Alì, abbiamo un califfato non più elettivo ma ereditario.
 Dinastia degli Omayyadi (661-750): è uno dei clan più potenti de La Mecca all’interno del mondo
kuraishita. La città di riferimento sarà Damasco. Questa dinastia richiama il modello persiano.

Espansione su un’area vastissima -> grandi conquiste. Allargamento dell’impero che non va solo verso
Occidente ma anche verso Oriente. In quaranta anni vengono conquistati il nord Africa e la penisola iberica.
La conquista della penisola iberica rappresenta un punto di partenza per tutte le altre conquiste.
- Conquista della Sicilia: durante in periodo della presenza musulmana in Sicilia, c’è uno dei periodi
più fiorenti dal punto di vista commerciale ma anche dal punto di vista culturale.

Con gli Omayyadi si afferma una dinastia caratterizzata dall’esclusività del potere esecutivo è come se il
potere religioso si scollasse da un valore di governo. Stiamo andando verso una dimensione politica
dell’islam, è come se con gli Omayyadi fosse prevalente la componente politica su quella religiosa mentre
per gli sciiti doveva essere teocratico, le due componenti dovevano essere inscindibili. Gli omayyadi, infatti,
erano sunniti.

DINASTIA ABBASIDE (750-945)

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 Apogeo della civiltà araba
Il baricentro con la dinastia degli abassidi (apogeo della civiltà araba e poi il momento dell’inizio della
frantumazione) si sposta ancora di più ad oriente, la sede diventa Bagdad e l’assetto amministrativo diventa
quasi imitativo di quello bizantino e persiano -> viene suddiviso in circoscrizioni amministrative che sono
caratterizzate da una tripartizione di ambiti burocratici:
- Cancelleria: pratica della produzione della documentazione
- Esattoria fiscale: riscossione dei tributi di queste popolazioni
- Amministrazione militare
Queste circoscrizioni vengono subordinate al governo di un funzionario: il Visir, che le gestisce in base alle
prerogative del califfo.

Si formano degli ulteriori frazionamenti territoriali governati dagli emiri (comandanti militari). C’è un
ulteriore frammentazione su base locale di questi poteri che vengono detenuti in maniera organica dell’emiro
che tendono nel corso del tempo a rendersi autonomi. Questa delega del potere in sede locale diventa piena
(investe sia la sfera amministrativa che quella militare).

Poi, però, questi emiri tendono a diventare autonomi. Un esempio è nell’impero carolingio -> quando cade
l’impero, queste figure rimangono sul territorio.

Durante la dinastia degli Abbasidi c’è l’affermazione di grandi città, che controllano le isole centrali del
Mediterraneo -> sviluppo delle attività commerciali, garantite dal collante rappresentato dalle vie
carovaniere.

Il periodo abasside viene chiamato il periodo d’oro dell’islam perché è il periodo in cui si affermano le
grandi città (come Cordova, samarcanda, ecc), queste affermazioni delle città aumentano i commerci, una
circolazione più dinamica garantita anche da un unico collante politico-religioso che unisce le rive dell’indo
sino agli affacci sull’atlantico. L’unità di fatto si rompe al termine della dinastia abasside.
Il momento del crollo di questo califfato avviene con la presa di Bagdad nel 945 con l’affermazione di una
nuova dinastia: Bubbaydi.
Si afferma anche la frammentazione di un modello unitario proprio da questa tendenza alla dinasticizzazione
di queste cariche di emiri, e gli emirati tendono a diventare dei territori sempre più indipendenti dal punto di
vista del governo, uniti dalla religione ma slegati e indipendenti e autori di secessioni indipendenti. Da quel
punto in poi si affermano diverse dinastie, ad esempio:
 Turchi selgiuchidi (XI secolo): a loro si deve la miccia per le crociate. Solo coloro che
conquisteranno l’Anatolia Bizantina, che Leone III aveva conquistato nel 740 grazie alla vittoria ad
Acroinon.
Ora che viene conquistata dall’Islam, l’impero bizantino diventa di fatto su base regionale.

1071 -> richiesta di aiuto militare ai cavalieri d’occidente contro gli infedeli. Diventa una missione di
recupero della terra Santa, che era stata persa nel 636 durante i califfati elettivi (le crociate nascono con la
specifica finalità di andare in Terra Santa).

FONTE: APPELLO DI CLARMONT DI URBANO II


Fonte che ci viene restituita a posteriori.
Appello che avviene nel concilio di Clermont. La crociata che parte dopo il bando è la cosiddetta “crociata
degli straccioni”, perché partono persone di tutti i tipi, con diverse condizioni di vita e di mezzi.

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Appello che segna l’avvio dell’idea di crociata e della prima crociata: battersi per difendere i cristiani dagli
infedeli e per diffondere il Cristianesimo, anche con la forza.

Si deve far riferimento anche al precedente concilio, quello di Piacenza dello stesso anno, in cui serpeggiava
un sentimento analogo -> nel maggio 1095 a Piacenza era arrivata una delegazione dell’imperatore Alessio I
Comneno per chiedere aiuto: l’impero bizantino stava subendo una forte avanzata dei turchi selgiuchidi
(quelli che si erano presi l’Anatolia bizantina).

Potrebbe sembrare paradossale che l'impero bizantino chieda aiuto ai cristiani d'Occidente, quando si era
consumato da pochissimo lo scisma del 1054.

- “popolo eletto dei franchi”: eletto a partire dall’incontro tra Stefano II e Pipino il Breve, perché
Clodoveo è il primo fra i re franchi a convertirsi e anche perché Carlo Magno di fatto è un sovrano
franco. (Pipino riceve il titolo di Patricius Romanorum = patrizio dei romani ma anche protettore del
papato).
- Si rivolge al clero e all’aristocrazia francese
- “persiani” è usato in modo improprio: si riferisce ai turchi selgiuchidi

La Prima Crociata venne indetta da papa Urbano II, a conclusione del Concilio di Clermont, allo


scopo di portare aiuto alla Chiesa d’Oriente preoccupata dall’insediamento nell’area dei Turchi
selgiuchidi. Nel 1085 era infatti caduta la città di Antiochia, mentre una grande componente
selgiuchide si stabilì a Nicea. L’intento di questa crociata era di riprendere il controllo di Gerusalemme,
del Santo Sepolcro e di tutta la Terra Santa, allentando nel contempo la pressione turca sull’ Impero
Bizantino. Dopo la richiesta d’aiuto dell’Imperatore Alessio, avvenuta nel mese di marzo del 1095 nel
corso del Concilio di Piacenza, al papa premeva molto di più trovare una via di ricongiungimento tra la
Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente, che dal 1054 erano divise da uno scisma, che al momento
sembrava ancora sanabile. Quello che il papa non capì fu che Alessio non richiedeva nè l’invio di
eserciti e nè una crociata, ma solo dei mercenari disposti a difendere Costantinopoli e riconquistare i
territori bizantini perduti. La città di Gerusalemme, dominio musulmano fin dal 638, per l’imperatore
era meno importante di Antiochia, baluardo con funzione antisiriana. Il papa per invogliare i fedeli a
partecipare alla spedizione, promise la remissione dei peccati, cosa che avvenne anche in Spagna per
la Reconquista, e usò toni propagandistici estremamente accesi, accusando i musulmani delle più
efferate crudeltà ai danni dei Cristiani. Nella visione di papa Urbano II i soldati non avrebbero dovuto
fungere da scorta armata ai pellegrini che si recavano in Terra Santa, ma avrebbero dovuto essere
pellegrini essi stessi. Egli cercò di dissuadere in ogni modo i chierici, le donne, i poveri e gli ammalati a
mettersi in viaggio, ma con scarsi risultati. Il papa pensava più che altro ad una spedizione composta e
guidata dai signori feudali europei, ma l’entusiasmo che si era diffuso tra l’opinione pubblica fu tale,
che i primi a muoversi furono proprio le classi meno adatte per affrontare un’operazione del genere.
Questa miscellanea di individui si raccolse intorno ai vari predicatori e cavalieri.

LEZIONE 21 – 28 NOVEMBRE
RECONQUISTA (XI secolo – 1492)
Fenomeno che parte dalla parte settentrionale della penisola iberica. Questo movimento non a caso parte dal
settentrione: i musulmani erano arrivati a Santiago de Compostela nel 997 (luogo di pellegrinaggio insieme a
Roma e Gerusalemme).

SANTIAGO DE COMPOSTELA E TEMA DEL PELLEGRINAGGIO

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La parte rimasta indenne dall’offensiva musulmana era quella su cui si sviluppava una delle principali vie di
pellegrinaggio. Il Medioevo è un periodo in cui il comune denominatore è dato dalla fede cristiana, in cui si
ha l’ansia della salvezza, discorso dell’espiazione dei peccati che conosceva la via preferenziale di
redenzione attraverso il compimento di pellegrinaggi verso i luoghi sacri.

Questi luoghi non erano molti: Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela. Proprio qui sarebbero
ricomparsi i resti dell’apostolo Giacomo. Il segreto della crociata e uno dei motori della Reconquista è che il
tema di pellegrinaggio si unisce profondamente a quello della crociata. Il papa non usa assolutamente il
termine di crociata, usa ITER, PASSAGIUM (oltre mare). La crociata è un pellegrinaggio armato per la
riconquista del santo sepolcro: questo è il concetto che rende vincente l’idea della crociata. I cristiani si
riappropriavano di qualcosa che era di loro diritto: un’impresa che legittimava l’uso delle armi.

La reazione cristiana comincia prima con dei tentativi di reazione disorganici, senza iniziative coordinate, nel
IX e del X secolo. Ma è solo nell’XI secolo che si forma in maniera più strutturata. Queste reazioni cristiane
partono dall’area a maggiore popolamento che è quella della Castiglia.

Nel momento in cui collassa anche il califfato omayyade nel 1031 (resta la debole frammentazione in taifas)
si realizza una reazione che ha un collante ideologico anche dall’autorità papale.

IL PORSI DEL PAPA ALLA GUIDA DELLA RECONQUISTA E DELLE CROCIATE HA UNA
VALENZA POLITICA ED IDEOLOGICA. Il papato tenta di imporsi concretamente alla guida di fenomeni
o su scala regionale (reconquista) o su scala universale (crociata). Quando parte l’idea di crociata la teoria
della storiografia è che il papa sfrutti quell’antecedente culturale della lotta contro chi non condivide la fede
cristiana, in quanto usurpatori di patrimoni e luoghi che appartengono di diritto alla cristianità.
La Reconquista serve per inquadrare lo sviluppo di una dinamica che ha un impatto universale cioè
l’affermazione dell’autorità papale, che è una rivoluzione.

In questo periodo storico nella parte settentrionale si consolidano alcuni regni protagonisti della reconquista:
regno di Leon nella parte nord occidentale, dal quale si separerà la contea del Portogallo, gli altri sono il
regno di Navarra, nella parte nord occidentale, e soprattutto il regno di Castiglia, che è il più forte. In
particolare, ai tempi del crollo del califfato Omayyade abbiamo il recupero della Castiglia e del regno di
Leon (ai tempi di Ferdinando I). In questo periodo di reggenza di Alfonso VI ci fu una reconquista fino a
Toledo (ruolo della città cardine del regno Visigoto, vescovo di Toledo che era importantissimo). Nel giro di
poche decine d’anni c’è stato un prepotente recupero.

L’altra zona che avrà un ruolo molto importante anche nel basso Medioevo (guerra del Vespro) è il regno di
Aragona, che arriverà nel 1137 a inglobare la contea di Catalogna, la zona della marca hispanica del periodo
carolingio, zona molto dinamica nell’ambito commerciale, ed è per questo che il regno di Aragona si fa
pressante nel Mediterraneo (Sicilia). Questa zona della Catalogna era una delle zone maggiormente difese
dall’impero Carolingio proprio perché è un territorio di confine tra Francia e Spagna, e quindi governato da
un Marchese (da qui anche il nome Marche della regione italiana, a confine dell’impero carolingio).

CROCIATE
La parola “crociata” comincia a circolare nel Duecento e nelle lettere papali soltanto a partire dal
Quattrocento, un secolo in cui il fenomeno della crociata si è sclerotizzato. Quando si parla di “crociate” si fa
riferimento alle prime otto, dal 1096 alla morte di Luigi IX Santo a Tunisi nel 1270. Nel 1291 cadrà San
Giovanni d’Acri e la presenza di entità politiche occidentali in Terra Santa verrà meno.

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A lungo la storiografia ha visto la crociata come una conquista e colonizzazione (c’è chi ha visto in esse un
anticipo del colonialismo di età moderna), ma di recente le crociate sono state reinterpretate come un
fenomeno religioso: l’obiettivo dell’uomo medievale è la salvezza. All’inizio il premio per i crociati è
l’INDULGENZA PLENARIA, e cioè l’assicurazione della vita eterna. L’iter della crociata era molto
rischioso, comportava una lunga assenza dalla terra d’origine: la Chiesa mette in atto provvedimenti pratici,
come ad esempio la moratoria sui debiti o la protezione delle terre.
Nel 1215, con il Quarto Concilio Lateranense, sotto Innocenzo III, vengono disciplinate le istituzioni
ecclesiastiche fino al Concilio di Trento. L’ultimo canone è dedicato alla spedizione ultramarina “ad
liberandam Terram Sanctam”.
Innocenzo III è responsabile di un ampliamento del concetto di crociata. Nella fonte di Urbano II è
chiarissimo che la crociata ha una meta ben precisa, cioè la Terra Santa, il Santo Sepolcro.
Quando Federico II, imperatore in pectore, resta orfano di Enrico VI e Costanza d’Altavilla, viene affidato
alla tutela di Innocenzo III perché la madre, in quanto normanna, è vassalla del papa.
La sesta crociata è particolare perché Federico II parte da scomunicato perché continuava a rimangiarsi la
promessa della crociata. Nel 1227 il nuovo papa Gregorio IX obbliga Federico a fare la crociata; Federico
usa una scusa dicendo che i soldati dell’esercito erano stati colpiti da un’epidemia, ma il papa lo scomunica.
Federico parte da scomunicato, tratta diplomaticamente con il sultano d’Egitto Malik al-Kamil, non
combatte, ottiene l’obiettivo auspicato di Gerusalemme.
Questo ci richiama a vedere non esclusivamente i rapporti conflittuali di occidente e oriente. C’era una
convenienza reciproca, anche per il sultano. Federico II era un intellettuale, ma aveva una presenza notevole
di intellettuali musulmani presso la propria corte. Conosceva forse egli stesso la lingua araba ed entourage
importante che conosceva l’arabo.
Momento genetico della crociata: 1095 in cui Urbano II manda l’appello di Clermont, sulla via di
pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, un appello che è un successo che va oltre le aspettative.
Richiama un’impresa armata per portare aiuto ai confratelli di oriente per l’avanzata musulmana; non parla
di “crociata”, ma di recupero dei luoghi sacri; il motto è DEUS VULT. L’esito è superiore e vede
protagonista una classe in ascesa della cavalleria.
Con Innocenzo III (1198-1216) è passato un secolo abbondante dalla prima crociata (1096-1099), si
raggiunge l’apogeo dell’evoluzione monarchica del papato e avviene un ampliamento del concetto di
crociata. Nel Duecento inizia una crociata interna all’occidente, interna alla cristianità. Questa crociata è
rivolta contro il conte di Tolosa, che protegge gli eretici catari. Il papa usa negotium pacis et fidei:
problematiche di ordine POLITICO e RELIGIOSO già dalle parole pax e fides. La crociata pian piano perde
il legame con la Terra Santa. Si arriva a teorizzare che se il nemico è vicino a Roma, la crociata è ancora più
importante.

Solo nove anni dopo la caduta di San Giovanni d’Acri ci sarà il primo Giubileo, che è un nuovo modo di
promettere l’indulgenza plenaria. Il fenomeno del Giubileo garantisce un grande afflusso di denaro nelle
casse del papato.
Nel canone Ad liberandam viene istituito il principio della commutazione del voto: chi intraprende la
crociata emette un voto (l’impegno di miles Christi), che consiste nel voler liberare la Terra Santa e si
concretizza con la cucitura della croce sulla veste. Chi non può o non vuole partire, ma finanzia la spedizione
di un’altra persona, avrebbe ottenuto la stessa ricompensa del crociato.
Le crociate non sono delle guerre religiose, non hanno funziona anti-islamica, ma sono dei pellegrinaggi
volti a restituire alla cristianità quello che le apparteneva. A occidente c’era una scarsa conoscenza di quello
che era realmente il mondo islamico.
LA CROCIATA È UN PELLEGRINAGGIO ARMATO. Il pellegrinaggio è la forma devozionale più
diffusa nell’XI secolo. C’era chi partiva per scontare un peccato (penitenza tariffata come nel monachesimo
irlandese), c’era chi partiva per devozione. Doppio ordine di idee: devozione e penitenza. Gerusalemme è la

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meta più importante, poi Roma, poi Santiago de Compostela. Nell’XI secolo c’era stato l’importante
millenario della morte di Cristo.
Un altro degli scopi della crociata, oltre a conquistare e mantenere Gerusalemme, era assicurare un
pellegrinaggio sicuro ai fedeli che volessero intraprendere questa strada. Inizialmente non è chiaro se questo
unico pellegrinaggio possa redimere un solo grande peccato, oppure se sia già in nuce l’indulgenza plenaria.
Chi si esponeva ai peccati più gravi (di sangue e di sesso) era più facilmente soggetto ad esperienze di
penitenza estrema come la crociata.
Tratti fondamentali dell’XI secolo:
1. L’autorità papale si sta affermando come unica autorità superiore alle altre nella cristianità
2. Pellegrinaggio come forma di penitenza e di devozione per eccellenza
3. Lotta fra papato e impero
4. Cavalleria
Forte ascesa sociale di questo ceto, soprattutto all’indomani del crollo dell’impero carolingio dopo l’887. Pur
nel crollo dell’istituzione, quest’impero rimane la cornice di riferimento. Carlo ha articolato l’impero in unità
amministrative, i cui titolari si chiamano conti, marchesi, duchi. Al crollo dell’impero questi ruoli rimangono
in vigore e, nell’assenza dell’autorità centrale, si pongono in conflitto per aumentare il proprio potere e
vanno ridefinendo le loro sfere di influenza. È l’epoca del tutti contro tutti, in cui si affermano anche delle
signorie de facto, basate sulla forza e sulla clientela militare. È un periodo di frammentazione per
l’Occidente.
Il re di Francia è un’autorità solo sulla carta, si vanno formando tante entità politiche in continuo contrasto 
si ha una forte conflittualità interna e c’è bisogno di qualcuno che sappia combattere. Combattere a cavallo è
meglio, ma il cavallo costa molto. Si vanno affermando i LIGNAGGI, cioè una linea di discendenza in cui
prevaleva la primogenitura ed escludeva le femmine e i secondogeniti. Questi aristocratici cadetti, esclusi
dalla primogenitura, avevano due vie prioritarie per cercare fortuna: entrare nei monasteri e nelle strutture
ecclesiastiche oppure cercare fortuna diventando cavalieri al servizio di un senior.
In questo periodo si afferma il cosiddetto “omaggio feudale”: diventare uomo di un altro uomo.
L’iniziativa papale della crociata è stata funzionale ad allontanare dall’Occidente un ceto molto dinamico ma
molto “pericoloso”: offrendo ai cadetti possibilità di conquista, li si incentivava a partire.
Gregorio VII è il primo papa che ha scomunicato un imperatore. Enrico IV mette come papa Clemente III,
l’antipapa per eccellenza. Anche il re di Inghilterra preferisce non partire in prima persona, ma solo
finanziare la spedizione e mandare suo fratello, perché ha problemi interni nel regno. In generale, i vertici
politici non partono e le crociate sono un fenomeno di massa. Nella prima crociata un ruolo fondamentale lo
avranno la cavalleria francese e i Normanni, nuovi alleati del papa. I Normanni arrivano dal nord Europa per
cercare fortuna e mettersi al soldo di qualcun altro. Arrivano nell’Italia meridionale all’inizio come
mercenari dei bizantini e dei longobardi, poi divengono così potenti che arrivano a sconfiggere l’autorità
papale nel 1053 nella battaglia di Civitate.
Nel 1059 i Normanni diventano vassalli dell’autorità papale perché il papa capisce di doversi accordare con
loro.

Elenco crociate
- Crociata contro gli albigesi (con obiettivo politico atta a combattere la parte politica che protegge
l’eretico). Evoluzione del concetto di crociata che inizia a prescindere dal raggiungimento dei luoghi
sacri fino ad arrivare ad essere crociata contro gli avversari dell’autorità papale e viene meno quella
dimensione del pellegrinaggio ma viene messa in primo piano l’autorità papale e la difesa
dell’autorità papale. Abuso e inflazione dell’uso della crociata.
- Terza crociata: è una crociata che fallisce. Riccardo Cuor di Leone riconquista San Giovanni d’Acri.
Parte dopo la conquista musulmana di Gerusalemme da parte della dinastia fatimide. Saladino vince
nella battaglia di Hattin, cadono in mani musulmane le reliquie della vera croce. Tutti questi gesti

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sdegnano i cristiani, che si impegnano nella crociata (Federico I muore in Anatolia). È una delle più
famose in assoluto.
- Quarta crociata: non va a Gerusalemme per il condizionamento della flotta veneziana che è talmente
impegnativa dal punto di vista economico che l’esercito crociato non riesce a far fronte all’ingente
debito. I crociati poi arrivano a Costantinopoli instaurando un regno a Costantinopoli che durerà per
qualche anno.
- Quinta crociata: predica di san Francesco al sultano Malik-al-Kamil.
- Sesta crociata: vede richiamato dal papa Gregorio IX (papa con cui si apre lo scontro con Federico
II, pontefice riformatore, richiamo a Gregorio VII papa che per primo scomunica un imperatore),
non crede alla malattia dell’esercito di Federico, scomunica Federico e quindi Federico parte da
scomunicato per la crociata. Parte da non appartenente ai fedeli, incontra il sultano Malik al-Kamil
che ha dei problemi con suo fratello e quindi ha una sua convenienza a non combattere con Federico
II.
La cosa più rivoluzionaria è che gli atti compiuti da uno scomunicato non erano validi così come non erano
validi i diritti legati agli eretici. Uno scomunicato che tratta con un infedele che però recupera la terra santa.
Le fonti non sanno se privilegiare l’autorità papale o la riconquista di Gerusalemme. Federico si
autoincorona nella città santa. Temporanea riappacificazione di Federico e l’autorità papale. Crociata che
non si combatte per convenienza reciproca.
- Ottava crociata: il protagonista è Luigi IX detto il santo, parte dalla Francia meridionale, che diventa
per la propria fede il prototipo del re santo morendo in una crociata per un’epidemia. Nel 1291 cade
san Giovanni d’Acri (che era stata riconquistata durante la terza da Riccardo Cuor di Leone) e quindi
cade l’ultimo avamposto nell’aria mediorientale e quindi l’ultimo regno occidentale in oriente.
È importante vedere il Mediterraneo come un mare dal quale si allontana il baricentro della politica
occidentale che si sposta verso nord però un bacino sul quale si affacciano tre imperi: impero carolingio,
bizantino e islamico in relazione e in conflitto fra di loro consentendo uno sviluppo del commercio e la
creazione di spazi e di rotte sotto più punti di vista.
Alcuni dei caratteri negativi del Medioevo arrivano ai giorni nostri per ignoranza, pregiudizio sull’uso della
Crociata.

IMPERO CAROLINGIO
COSA SUCCEDE ALLA MORTE DI PIPINO IL BREVE
Figura decisiva per l’instaurazione di una sinergia con l’autorità papale per una reciproca convenienza:
Pipino, che si impegna militarmente con i Longobardi, impegno che intraprenderà anche Carlo Magno
riproponendo quell’asse di rapporto preferenziale fra regno franco e autorità papale fino a trasformarsi in
guerre di conquista sotto la facciata di guerre di religione alla conquista di un vero e proprio impero.
Alla morte di Pipino ci sono due figli. Nel regno franco in cui non c’era un diritto di primogenitura, ma la
trasmissione degli averi era proporzionale ai figli.  PIPINO DISPONE CHE IL REGNO FRANCO SIA
DIVISO IN DUE AREE APPANNAGGIO DEI PROPRI FIGLI, UNO CARLO E L’ALTRO
CARLOMANNO.
Unzione di Stefano II accompagnata dal titolo di patricius Romanorum e trasmessa anche ai figli
(=legittimare una discendenza). Pipino fa un colpo di stato incarcerando Ulderico III e diventa iniziatore di
una dinastia inizialmente irregolare e poi con la sanatoria dell’unzione del sacro crisma diventa legittima.
Divisione piuttosto proporzionale, in realtà la storiografia ritiene che fosse un po’ più vantaggiosa quella di
Carlo anche perché quella di Carlomanno scontava la vicinanza con il regno longobardo, che era un alleato
non pienamente affidabile. Carlo ha come sposa la cosiddetta Ermengarda, figlia di re Desiderio. I rapporti
fra i fratelli non sappiamo come siano anche perché Carlomanno muore nel 771. Quello che si sa è che nei
tre anni non c’è un’opposizione reciproca e questo è riconosciuto come merito a Bertrada (la madre) perché

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forse non erano in buoni rapporti (c’è una rivolta in Aquitania e Carlomanno non dà un aiuto al fratello Carlo
e Carlo è risentito di questo).

Carlo nel 771 rimane titolare dell’intero regno, la vedova e i figli di Carlomanno riparano presso re
Desiderio, re dei Longobardi che era anche il suocero di Carlo Magno, Carlo ripudia la propria moglie figlia
di re Desiderio non sappiamo bene i motivi (motivazione principale per cui Ermengarda non avrebbe dato
figli e non avrebbe dato una successione). Desiderio non aveva abbandonato il desiderio di espansione, si
rimangia le promesse fatte all’autorità papale nel 756 con la sconfitta a opera di Pipino (sconfitta non
definitiva perché non arriva a Pavia). Re Desiderio voleva reinsediare i figli di Carlomanno e in quegli anni
non ha restituito e non ha abbandonato le terre dell’esarcato e dimostra di voler puntare verso Roma e verso
il controllo del ducato romano. Il papa Adriano I invita Carlo Magno a muoversi verso il regno longobardo e
muovere guerra a re Desiderio. Questa spedizione di Carlo ha successo. Ha successo anche perché nel 774 si
arriva alla conquista di Pavia con un capolavoro militare, Carlo effettua una spedizione militare valicando le
Alpi in due punti diversi: coordinando sull’arco alpino due eserciti a larga distanza fra di loro (uno da Gran
San Bernardo, dall’attuale Piemonte e uno dalla Valle d’Aosta in due punti diversi e cogliendo di sorpresa
alla Chiusa di San Michele vicino Torino l’esercito longobardo). Carlo punta verso Pavia, era una città ben
difesa con un assedio difficile ma Carlo è sicuro della vittoria e poi nel 774 si reca a Roma per festeggiare la
Pasqua a Roma e rinsaldare quella sinergia fa l’autorità papale e regno franco.

Carlo rinnova ad Adriano I la promessa di Quierzy (concessione di tutta l’Italia centromeridionale al papato)
e nel 774 giunge ad espugnare pavia e a conquistare l’intero regno longobardo. Qui fa un gesto importante:
mantiene formalmente in vita il regno longobardo e ne assume solo la corona; quindi, il regno rimane
autonomo con delle peculiarità dal punto di vista giuridico, lui si incorona re cingendosi delle due corone che
poi lo porteranno alla futura elezione imperiale. Forma di rispetto verso re Desiderio che viene costretto da
Carlo a rinchiudersi in un convento così come aveva fatto Pipino con Ulderico III.

Perché l’incoronazione avviene nell’800 (ventisei anni dopo Pavia)?


Carlo Magno è un signore della guerra, da questo nucleo piccolo del regno franco con una serie di guerre di
conquiste arriva a conquistare un vero e proprio impero (parola che possiamo usare solo dopo
l’incoronazione imperiale). Tutte queste guerre hanno motivazione religiosa:
- guerra contro i Sassoni (772-804) con continue campagne, guerra più difficile. I Sassoni non hanno città,
vivono sparpagliati, hanno un’attività di guerriglia.
- guerra di religione con i musulmani di Spagna che vale la conquista della Catalogna (anche qui è una
guerra di conquista sostenuta dal califfo di Baghdad che era abbaside contro quello spagnolo che era
omayyade)
- guerra contro gli abitanti della Baviera e contro gli Avari (pagani della zona balcanica che avevano
conquistato l’impero di Costantinopoli)
- guerra di religione contro i Longobardi (che erano cattolicissimi ma in disaccordo con l’autorità papale,
Carlo combatte per la chiesa e rispetta il suo titolo di Patricius Romanorum).

Quando cadrà l’impero di Carlo, il riferimento ideale nella titolarità dei poteri rimarrà ancora quello che
aveva stabilito Carlo; quindi, l’orizzonte rimane a lungo quello carolingio anche se l’impero carolingio era
da tempo caduto. Ritrovata centralità della zona del cuore dell’Europa.

Carlo è uno stratega della guerra, non combatte, è abile come pianificatore militare, il Reno diventa
strategico anche dal punto di vista simbolico. Quando Carlo verrà incoronato non avrà la percezione di essere
un imperatore medievale: lui credeva di ripristinare un impero in senso romano e di essere in continuità con
gli imperatori romani. Lui non discendeva da Enea ma da Francione (principe troiano, navigazione che non

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arrivò al Tevere ma al Reno). La riscoperta dei classici del periodo carolingio non è casuale, risponde a un
doppio ordine di esigenze:

- Esigenza di ordine pratico. Questi testi vengono considerati funzionali dal punto di vista
dell’educazione, in modo particolare per le arti del trivio (forme di istruzione che troviamo nel
mondo monastico). È importante cogliere un largo coinvolgimento di ecclesiastici con compiti di
governo da parte di Carlo. Il principale consigliere è Alcuino di York che è un monaco. Carlo si
circonda di ecclesiastici perché l’élite colta mantiene una forma di istruzione in ambito monastico
con una forma di trasmissione dei testi. La formazione basica era garantita nel Medioevo per leggere
e scrivere per un’élite composta da monaci e chierici e prevede lo studio di 7 arti (schema che ha
riferimento a Marziano Capella) con sistema di tre arti SERMOCINALES (della parola) e quattro
arti REALES (di natura pratica). Questa combinazione di tre e quattro arti converge nella
composizione dello schema ideale delle sette arti liberali che sono il cardine dell’istruzione. Le arti
del trivio sono dialettica, retorica e grammatica. Le arti reali del quadrivio sono la musica,
l’astronomia, l’aritmetica e la geometria. I classici vengono recuperati e mantenuti con una grande
dibattito nel mondo monastico sul mantenimento della classicità pagana. La maggior parte dei testi
vengono salvati perché funzionali allo studio all’interno delle arti del trivio, in modo particolare la
lettura e la scrittura. Scuola del palazzo imperiale (SCHOLA PALATINA) popolata da ecclesiastici
in cui vengono insegnate le arti. Da questa scuola di ecclesiastici Carlo poteva contare su uomini
preparati culturalmente.
Missi dominici: inviati dell’imperatore che avranno la funzione di controllo sul territorio
dell’operato di tutte quelle figure delegate a compiti di governo dall’autorità imperiale.
- Riscoperta dei classici per una rinascita culturale dell’impero. Si parla di rinascita carolingia. In
questo la prospettiva di Carlo di considerarsi il prosecutore dell’eredità romana è molto significativa.
Carlo ama discutere di teologia con i dotti, si interessa di questioni dottrinali, ma sa leggere e non sa
scrivere (sapeva fare solo il proprio monogramma). Tra l’altro all’epoca di Carlo abbiamo un
desiderio di uniformità religiosa, giuridica, culturale e grafico, con una scrittura chiave semplice,
rotonda ed elegante: SCRITTURA CAROLINA. Proprio per la chiarezza dei tratti questa scrittura è
alla base per i primi caratteri della stampa.

Carlo affronta guerre continue fino agli ultimi anni della vita, che trascorre ad AQUISGRANA, il cuore
dell’impero (a confine fra Germania e Olanda), sede del Palatium imperiale, sede della CAPPELLA
PALATINA (cappella: custodia della cappa di San Martino, santo patrono del regno franco).
Modelli propri del regno franco vengono esportati su una vasta area. Uno di questi era il rapporto tra
individui: un legame tipico delle società barbariche e in particolare della società franca, che era un legame
fra due individui di estrazione e condizione diversa: un individuo era riconosciuto come DOMINUS, senior,
cioè come superiore per condizione e diritti, e un altro subordinato, un VASSUS, un servitore. Questo
accordo si formalizza attraverso il riconoscimento da parte del vassus di un giuramento di fedeltà al senior.
Fedeltà nelle società barbariche significa soprattutto FEDELTA’ ARMATA (pensiamo ai Normanni che
ricevono in feudo l’Italia meridionale dal papato e danno protezione militare al papato). In particolare, per
l’impero carolingio fedeltà in senso più lato (Carlo costituirà delle vere e proprie circoscrizioni che affiderà a
un delegato dell’autorità imperiale nella maggioranza dei casi legati da un legame personale di fedeltà, ma la
storiografia dice che non tutti i delegati sono legati a Carlo da un rapporto personale).

Il senior concede al subordinato un BENEFICIUM in cambio della fedeltà (= base di sostentamento, gli
concede dei territori e delle proprietà fondiarie fonte di reddito).

SUDDIVISIONE DELLA DIVISIONE DELL’AREA DI IMPERO DI CARLO MAGNO

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L’impero di Carlo si estendeva su circa un milione di km2 e c’è la necessità di un raccordo fra centro e
periferia. Sistema di Carlo: città di Aquisgrana che è la sede principale del Palatium imperiale e della
cappella palatina, luogo importante per il potere ma Carlo dà origine ad una corte itinerante per la grandezza
del suo impero. Tra l’altro le stesse dinamiche di itineranza imperiale verranno mutuate anche dall’autorità
papale. Aquisgrana: località termale, Carlo negli ultimi anni si ferma anziano ad Aquisgrana cessando di
muovere guerra. Sovrano che dà delle strutture che rimangono con delle trasformazioni per il periodo
successivo. Carlo suddivide in CIRCOSCRIZIONI il suo territorio, in ambiti territoriali a cui dà nomi
diversi.
- COMITATI (comitates): l’unità di base normalmente modellata sui confini della diocesi, hanno
come nucleo di riferimento UNA CITTÀ. Cellula di base dell’impero che sono i COMITATI SU
CUI GOVERNA UN CONTE (comes). Conte che è titolare della pienezza dei poteri in sede locale
per DELEGA IMPERIALE (delega consistente e importante, per questo c’è un legame personale
con l’imperatore, che vuole sceglierli personalmente).
- MARCHE: le marche sono tutte a confine, nelle competenze dei marchesi, quindi predomina
l’aspetto militare in ottica difensiva. Si tratta di attribuzioni ad personam: Carlo sceglie il singolo
duca, il singolo marchese e il singolo duca, non è una carica dinastica inizialmente. Questo è
importante perché già con Carlo si svilupperanno delle dinastie di conti, marchesi e duchi e quando
crollerà l’ombrello dell’autorità imperiale e quando crollerà l’impero carolingio queste unità
rimarranno in vita formalmente redefinendosi e soprattutto rimarrano in vita conti, duchi, marchesi
ma affidati a dinastie familiari, (non è più l’affidamento al singolo ma ad una discendenza, dinamica
che parte dal basso).
- DUCATI: zone di più recente conquista, come il ducato di Baviera. I ducati sono più ampi per
estensione.
- Nella strutturazione del palazzo imperiale e anche nell’organigramma di governo c’era la presenza di
un CONTE PALATINO (conte con il compito di coordinare dal centro e sorvegliare l’esercizio della
giustizia). Può creare i notai e conferire le lauree.
- C’era anche un ARCICAPPELLANO, che era l’equivalente in ambito ecclesiastico, che aveva il
compito di controllare gli ecclesiastici.

Esercizio di pieni poteri sul territorio in nome dell’autorità imperiale per delega dell’autorità imperiale, ecco
perché queste famiglie che dinasticizzano la carica rimangono nelle loro funzioni, perché è vero che l’impero
è crollato ma la delega al tempo l’avevano ricevuta dall’autorità imperiale. Figure di duchi marchesi e conti
che dopo la caduta dell’impero carolingio affermano progressivamente la pienezza dei poteri sulla porzione a
loro affidata in origine ridefinendola e tendendo all’espansione costante.

MISSI DOMINICI: personalità legate da un vincolo personale a Carlo, che ha saputo coniugare una
dimensione territoriale e una dimensione personale. Il legame fra il dominus e il vassus in cambio del
beneficio è il sistema prevalente nell’attribuzione della scelta dei conti, marchesi e duchi ma non è che tutti
fossero legati da un legame vassallatico beneficiario con l’imperatore, questa è la linea principale.

La maggior parte sono legati a Carlo da un legame personale. La figura dei missi dominici controlla la
fedeltà effettiva di questi delegati dell’autorità imperiale. Unità e suddivisioni amministrative che rimarranno
anche una volta che scompare un’autorità imperiale, una volta che crolla l’impero carolingio. Queste unità
andranno ridefinendosi anche dal punto di vista onomastico, parleremo di CONTEE (non più di comitates) e
questo varrà anche per marchesi e duchi. Rimarrà una delega dell’autorità imperiale, ma l’autorità imperiale
non c’è più  chi aveva ricevuto la delega tenta di ridefinire l’ambito di influenza del proprio potere, epoca
del tutti contro tutti, i vari conti e i vari marchesi e duchi si fanno guerra in continuazione per ridefinire i loro

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ambiti di influenza e con la disponibilità di clientele armate riescono ad affermare con la forza un insieme di
diritti sul territorio.

Si sviluppano dei poteri IMMUNITARI (=aree che risultano immuni rispetto al potere pubblico), questo già
in periodo carolingio, esenzione da MUNERA (imposte), esenzione da interventi dell’autorità pubblica a
qualsiasi livello. Risultano destinatarie di queste realtà le istituzioni ecclesiastiche con le grandi abbazie
(isole immunitarie). Quando l’impero collassa, anche chi ha avuto queste concessioni immunitarie afferma
una propria signoria territoriale.

In questo tutti contro tutti ci sono non solo laici ma anche ecclesiastici e anche familiari di Carlo (a cui Carlo
affida i comitati, le marche e i ducati) che vedono aprirsi un potere di tipo dinastico. La fedeltà di conti,
marchesi e duchi va controllata dall’imperatore. Il mondo franco è quello da cui Carlo attinge per
l’espressione della sua politica nell’impero. I missi dominici hanno il compito di controllare la fedeltà e il
rispetto delle norme dell’imperatore. Di norma, agiscono in coppia e c’è sempre un ecclesiastico.

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