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Letteratura francese

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I parte

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Dalle origini al Medioevo

Il medioevo è un periodo della storia


dell’Europa compresa tra l’antichità e il
rinascimento il termine “medioevo”
sarebbe stato proposto per la prima volta
da Flavio Biondo (foto) di Forlì, storico e
segretario apostolico a Roma, nella sua
opera “Le decadi storiche dal declino
dell'impero romano», pubblicato per la
prima volta nel 1483.

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Il medioevo è definito in diversi modi negativi nel tempo. Le date di inizio e di
fine sono arbitrarie perché non vi è un netta rottura tra i periodi nello sviluppo
politico, sociale e culturale dell’Europa.
Nel V secolo i territori dell’ex Impero Romano vengono spartiti tra le popolazioni
provenienti dall'Europa centro-orientale e la lingua di ciascuna di esse viene così a
contatto con il latino volgare dando origine alla grande diversità d’Europa.
Dai documenti rinvenuti a partire dal X secolo si comprende la graduale ma
definitiva trasformazione della Gallia in uno stato-nazione la cui dignità linguistica e
letteraria prende forma a partire dal XII.
L’epoca di intenso sviluppo sociale, economico, artistico e culturale dei secoli XII e
XIII (caratterizzati dalla nascita e dallo sviluppo delle città e dei commerci, di uno
Stato monarchico centrale e di un felice connubio con la chiesa, dalla pluralità
linguistica e dal crescente prestigio letterario e culturale) è seguito da anni di
difficoltà e di involuzioni durante i secoli XIV e XV (i secoli delle epidemie di peste e
delle guerre, dello Scisma con la Chiesa romana, del cambio dinastico alla guida del
paese e della crisi della monarchia).

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Durante il Medioevo francese prende forma l’identità nazionale, soprattutto dopo
la fine della guerra dei Cent’Anni e l’inizio di un maggiore accentramento politico da
parte dei sovrani.

Gli storici fanno terminare il medioevo nel XV secolo con l’avvento del
Rinascimento italiano, l’apparizione delle nazioni moderne, la caduta dell’impero
romano d’oriente nel 1453 e la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo
nel 1492.

Il Medioevo si chiude con il diffondersi di un nuovo ottimismo e fiducia, dovuti


alle nuove scoperte scientifiche e avanzamenti in campo culturale.

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Cronologia: 476-1099
842 Serments de Strasbourg

843 Suddivisione dell'impero di Carlo Magno tra i suoi tre figli

880 Cantilène de Sainte Eulalie

987-990 Regno di Ugo Capeto

1031 Henri I re di Francia

1040 Vie de Saint Alexis

1054 Rottura definitiva tra la Chiesa romana d'Occidente e la Chiesa bizantina d'Oriente

1059 Philippe I re di Francia

1066 Guillaume de Normandie conquista l'Inghilterra

1070 La chanson de Roland

1096-99 Prima crociata e conquista di Gerusalemme

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Contesto storico-culturale: l’Alto
Medioevo
Nel 486 d.C. la Gallia subì l’attacco e occupazione dei Franchi, un aggiornamento
di diverse tribù germaniche occidentali. Con il re Clodoveo nacque la dinastia dei
Merovingi.

Nel 496 Clodoveo si convertì al cristianesimo conquistando la fedeltà delle sue


popolazioni e il latino fu adottato come lingua delle funzioni religiose. Il territorio di
gran parte della Gallia fu riunito sotto un unico re franco nel 536, dando vita alla
prima unità politica d’Europa.

Durate il VII secolo la monarchia si indebolì a causa della cattiva


amministrazione dei re, fino a quando, nel 687, Pépin de Herstal assunse la guida dei
tre regni in cui era diviso il territorio della Gallia.

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Nei primi anni dell’VIII secolo Charles Martel (Carlo Martello) sconfisse gli arabi
musulmani e fu proclamato re. Nel 751 Pépin le Bref (Pipino il Breve) assunse il
controllo del paese, dando vita alla dinastia dei Carolingi. Nel 771 Charlemagne
(Carlo Magno) subentrò come nuovo re dei Franchi (768-814) e nell’800 fu incoronato
imperatore del sacro Romano Impero (800-814). Fu la sua profonda devozione alla
religione cristiana a indurlo a intraprendere guerre e crociate in difesa dei valori
della chiesa e a spingerlo fino ai territori dei Longobardi, della Spagna e della
Germania.
Data l’incapacità del figlio di Carlo magno, il re Louis le Pieux (Ludovico il Pio),
a mantenere un’unità politica, l’Impero fu diviso a Verdun nell’843 tra i suoi tre figli:
Charles le Chauve (Carlo il Calvo) divenne re di Francia, Louis (Ludovico il
Germanico) re di Baviera e di Germania e Lothaire (Lotario) imperatore del Regno
d’Italia e di Lorena. Charles le Chauve fu dunque il primo re della Francia
occidentale (840-877), in un’epoca in cui si andava diffondendo un nuovo tipo
di governo basato sul feudalesimo.

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A Charles V, ultimo sovrano carolingio, succedette Hugues Capet (Ugo Capeto,
987-990), il primo della dinastia dei Capetingi.

Nel secolo Xl andavano preparandosi le basi dell'organizzazione sociale


medioevale: da un lato i signori, detentori delle armi, ai vertici della scala sociale;
dall'altro i lavoratori, privi di potere militare, sfruttati dai primi e al fondo della
scala. Fu una vera e propria frattura della società, prodotta non senza insurrezioni e
rivolte. I signori, intanto, erano in lotta tra loro per la conquista delle varie regioni e
contee di Francia. Sul fronte religioso, ormai le invasioni pagane non erano più
temute: nel 1009 Cordova, baluardo musulmano in Spagna, cadde nelle mani dei
cristiani.

Evento politico di rilievo fu anche la conquista normanna del suolo inglese nel
1066, che permise di esportare la lingua francese in terra anglosassone. Il secolo si
chiuse con la presa di Gerusalemme nel 1099 da parte delle forze cristiane.

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Contesto culturale
Sino alla caduta dell'Impero Occidentale la lingua riconosciuta ufficialmente nei
domini di Roma è il latino, ma già alla fine del V secolo si avvertono profondi
cambiamenti nella lingua scritta e il latino parlato o volgare presenta forti segni di
mutamento sia dal punto di vista morfologico, sia dal punto di vista fonetico-
ortografico. Sono le successive invasioni barbariche a permettere influenze e scambi
intensi che sono decisivi per l'origine alle lingue moderne.
Fino al IX secolo il latino volgare parlato nei territori dell'ex Impero subisce uno
"sgretolamento" o diversificazione in base ai singoli influssi delle lingue portate dagli
invasori. Le lingue parlate nei territori più a Sud dell'ex Impero (corrispondenti alle
attuali Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Romania), dove il latino conserva la sua
importanza e non è ampiamente soppiantato come nelle regioni del Nord dell'Europa,
attraversano la cosiddetta «fase romanza», ovvero uno sviluppo indipendente non
ancora registrato per iscritto.

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Una prima svolta sociale e culturale nella Francia si registra sotto il regno di
Carlo Magno. Monarca sensibile ai valori dell'unità della famiglia, dell'istruzione e
del rispetto delle istituzioni, egli opera una serie di riforme che ne fanno il primo
grande sovrano del paese: in materia di amministrazione territoriale e legislazione
nomina commissari reali incaricati di far conoscere e rispettare le leggi; incoraggia la
ricerca di nuove tecniche agricole; fa riscrivere dai copisti antichi manoscritti alterati
fornendo loro lo strumento della scrittura carolingia o carolina; fonda scuole e
accademie in tutto il regno affinché si impari a leggere, scrivere e contare; si circonda
di grandi pensatori e sostiene i religiosi e la Chiesa. Grazie al suo intervento la
scrittura non è più appannaggio della sola teologia e della liturgia, ma diventa anche
mezzo per l'espressione scritta di filosofia, astrologia, astronomia, matematica e
medicina.

I primi testi che decretano l'esistenza delle lingue evolutesi dal latino volgare
risalgono al IX secolo, tuttavia non si può supporre l'esistenza di una vera e propria
lingua letteraria uniforme prima del X secolo.

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Nel Basso Medioevo (XI-XV secolo)
si formano i generi letterari: la lingua
scritta estende il suo uso al di là dei
documenti ufficiali e nascono le prime
opere letterarie. Emergono figure ben
precise, come il poeta, e i temi
affrontati nei testi si discostano dalla
religione o dal fine puramente didattico
per trarre ispirazione dai sentimenti e
dalla vita interiore quotidiana.

Carlo Magno

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Le origini della lingua francese
Con l'arrivo dei Franchi nella Gallia settentrionale la lingua parlata, il gallo-
romanzo, subisce l'influsso della lingua germanica dei Franchi. Gli influssi germanici
si avvertono nella pronuncia e nella formazione delle parole. A differenza dei Visigoti
e degli Ostrogoti, I Franchi non hanno attraversato la cosiddetta fase della
«romanizzazione», pertanto la loro lingua non subisce alcuna intrusione da parte
della lingua parlata in Gallia. Il quadro che risulta è quello di un paese bilingue dove
le due parlate si fondono progressivamente fino all'VIII secolo, grazie anche ai
matrimoni misti: la prevalenza del gallo-romanzo nel nuovo idioma è dovuto
all'importanza delle città, che impongono modelli linguistici e di costume. Sul confine
orientale con la Germania rimangono notevoli influenze germaniche riscontrabili
ancora oggi.

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L'immissione ininterrotta di prestiti latini e italiani nel francese fa in modo che
l'elemento francone si diluisca nel tempo. Tuttavia, l'Influenza del francone
arricchisce notevolmente le capacità linguistiche della lingua: suffissi e prefissi di
origine germanica aiutano la formazione di nuove parole gallo-romanze.

Per concludere, l’influenza del francone nei territori del Nord della Gallia
smantella l’unità del latino fino a generare la diversità tra «lingua d’oïl» e «lingua
d’oc» e dare vita a una nuova lingua politica e letteraria poi riconosciuta e adottata in
tutto il paese.

La Francia medioevale multilingue

Se si esclude il latino, diffuso in ambito ecclesiastico, dal VI al VII le lingue


parlate in Gallia, collocabili in diverse aree geografiche, sono le seguenti.

• Langue d'oc (da hoc: «questo».) I territori di lingua d'oca corrispondono a quelli
abitati dai Visigoti: Francia meridionale o Provenza o Linguadoca.

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Detto anche "provenzale", la lingua d'oca dà origine alla poesia lirica
inaugurando il tema dell'amore cortese. Inizialmente la poesia è religiosa, essendo
incentivata dai monasteri, e il testo più antico rinvenuto è Boecis, dell'inizio dell'XI
secolo; Chanson de sainte Foi (della metà dell'XI secolo) è il secondo testo in
provenzale facente parte di un'opera più ampia scritta in latino. Da questi versi si
comprende che il provenzale è la prima lingua romanza a introdurre la rima al posto
dell'assonanza.

La lingua letteraria provenzale, tuttavia, è già entrata nell'uso parlato attraverso


la letteratura didattico-religiosa e agiografica.

• Langue d'oïl (da hoc illud, oggi oui: «questo»/ «quello») o franciano. Dalla regione
dell’Ile-de-France si diffonde nell'intero paese, assumendo dignità di lingua
nazionale nel XIII secolo. È dunque il principio del francese moderno.

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La storia della lingua d’oïl è così la storia della lingua francese. La lingua d'oïl o
franciano si afferma gradualmente in quanto lingua della corte, e con il
rafforzamento della monarchia. sopraggiunge presto il suo riconoscimento come
lingua letteraria e della Francia.

La langue d'oïl dà origine all'epica profana.

• Franco-provenzale. È nato nel territorio dei Burgundi, che comprende la


fascia meridionale della Francia che si affaccia sul Mediterraneo e l'attuale Svizzera
francese. In questa area nasce un terzo tipo di produzione letteraria testimoniata dal
«frammento di Alessandro», del XII secolo, inizio di un poema celebrativo delle gesta
di Alessandro Magno.

Il franco-provenzale dà origine al romanzo antico, fonte del romanzo cortese.

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La nascita della letteratura
Il primo documento rinvenuto in francese volgare è Serments de Strasbourg
(Giuramenti di Strasburgo), dell’ 842. Si tratta del primo brano ininterrotto di prosa
scritto in lingua romanza, ma non può ancora essere considerato propriamente un
testo letterario, poiché sancisce in realtà un'alleanza tra i fratelli Carlo il Calvo e
Ludovico il Germanico contro l'altro fratello, l’imperatore Lotario. Il documento è
redatto in due versioni: la prima in francese volgare e la seconda in lingua
germanica.

La letteratura ha origine con scritti di natura religiosa, quali la Cantilène de


Sainte-Eulalie (Cantilena di S. Eulalia), poemetto in ventinove versi scritto tra l'880
e l'882 sul martirio della santa e comprende la richiesta della sua intercessione.
L'argomento è tratto da un inno latino composto da Prudenzio per celebrare la santa
martire.

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La Cantilène si ispira alla tradizione agiografica latina adattata al linguaggio
volgare: poiché l'educazione religiosa del popolo avviene oralmente, l'uso del volgare
si diffonde a tal punto che nell'813 al Concilio di Tours viene ordinato ai preti di
predicare in lingua volgare, riconoscendole quindi dignità.
La lingua di questi due testi è diversa: la Cantilène rispecchia maggiormente
l'uso popolare, dato il maggiore contatto che suppone con il volgo. Pertanto, tra
Chiesa e corte è inizialmente la prima a determinare le regole del francese letterario.
Più tardi, con i Capetingi, la situazione si rovescia.
Del X secolo sono i "Poemi di Clermont": Passion du Christ e Vie de saint Légar,
scritti in ottosillabi. Il primo si ispira al Vangelo, il secondo al martirio del vescovo
Leodegario. I poemi sono scritti in un misto di francese e provenzale, ma si suppone
che siano stati composti nella Francia settentrionale e poi tradotti in una versione
provenzale. Allo stesso secolo appartiene un passo di prosa di un sermone scritto in
francese misto al latino, "Frammento di Valenciennes", composto nella Francia
settentrionale.

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Della seconda metà dell'XI secolo è il poemetto didattico-religioso Vie de saint
Alexis (Vita di sant'Alessio), scritto in decasillabi, il metro della successiva epica
profana. Il primo testo riconducibile all'area dell'ile-de-France, e dunque scritto in
dialetto franciano, è Pèlerinage de Charlemagne (della prima metà del XII secolo),
scritto per essere cantato.

Tutti questi testi hanno comunque una base linguistica comune, dovuta
evidentemente agli intensi scambi tra i monasteri.

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La courtoisie e la poesia cortese
L'amore assume un orientamento mistico, ma, poiché basato su una sorta di
adulterio, seppur platonico, quindi in contrasto con la morale cristiana, verso la fine
del XIII secolo diventerà devozione alla Vergine Maria. L'amante è il poeta stesso, il
quale esprime i suoi sentimenti attraverso le canzoni.

L'amor cortese o fin amor è oggetto della prima lirica in lingua volgare, in auge
dalla fine dell'XI secolo alla prima metà del XII secolo. Gli autori e diffusori di questa
poesia sono i troubadours (trovatori) in Provenza, terra originaria della poesia lirica
amorosa, e i trouvères (trovieri) nella Francia settentrionale.

Il termine courtoisie è usato per definire una modalità di comportamento, quasi


un'etica, un ideale diffusosi nelle corti verso la fine dell'XI secolo, che consiste in una
concezione quasi mistica dell'amore per la dama.

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L'uomo, solitamente cavaliere, arricchisce
il suo sistema di valori feudali basati sulla
prodezza e la fedeltà al signore: nella
poesia cortese la dimostrazione delle virtù
guerriere diventa strumento per
conquistare le attenzioni dell'amata,
signora di rango superiore e nobile, ma
sposata, la quale sottopone il cavaliere in
cerca di ricompense a ogni tipo di
capriccio della propria volontà.

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La lirica provenzale e i trovatori
Sebbene nella Francia meridionale il latino sia presente nei testi scritti fino ai
primi anni del XII secolo, già prima della fine dell'XI secolo Guillaume IX
d'Aquitaine, conte di Poitiers e duca di Aquitania, dà vita a una produzione letteraria
che prelude a quella diffusa dai trovatori. Egli scrive poesie amorose, spesso ardite,
anche di stampo erotico, che più tardi, tuttavia, si colorano di note più gentili.
Dopo Guglielmo IX altri nobili di rango inferiore e giullari compongono versi.
Dopo anni di instabilità, dovuta al disgregamento dell'Impero di Carlo Magno e
all'insistente minaccia musulmana, il Meridione riacquista prestigio grazie ai
successi della prima crociata, che produce un cambiamento nella mentalità feudale e
porta una crescente consapevolezza e ostentazione di ricchezze, beni e vita mondana.
È in questa atmosfera che nelle corti vengono valorizzate le buone maniere, le donne
acquistano un ruolo di primo piano e i trovatori cantano le proprie poesie
accompagnati dalla musica.

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Il centro della cultura trobadorica è Poitiers, ma ben presto essa si diffonde da
Bordeaux all'Italia settentrionale e alla Catalogna. I trovatori sono persone
altamente istruite e veri e propri "tecnici" del verso, in grado di combinare musica e
poesia al servizio dell'ideale cortese. Compongono versi i nobili, i giullari e chiunque
altro voglia diffondere gli ideali cortesi attraverso il canto. Oltre all'amore, si
celebrano la prodezza e il coraggio del cavaliere nell'affrontare il male in difesa della
sua comunità, del suo re, della dama e dei valori cristiani, sfidando le forze del
meraviglioso o del soprannaturale.
Le poesie sono scritte in decasillabi uniti per assonanza e rima in numerose
strofe. Il loro andamento è volutamente ripetitivo al fine di insistere sui temi cantati.
Tra i trovatori si contano la contessa di Dia, Bernart de Ventadorn, Bertrand de
Born (paladino della poesia politica), Arnaut Daniel (iniziatore di una poesia
ermetica), Raimbaut de Vaqueyras (giullare, predilige il discorso multilingue:
provenzale, italiano, francese, guascone e portoghese) e molti altri (più di 460). Non
mancano poeti satirici che intendono denigrarli, perché li ritengono responsabili di
uno stato di disgregazione morale e sociale.

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Il maggior centro politico di diffusione della cultura trobadorica diventa la
Linguadoca sotto il conte Raimondo V di Tolosa (1148-1194); la prestigiosa
Aquitania, infatti, perde il suo valore diventando oggetto di contesa tra Francia e
Inghilterra. La fine dell'ideale cortese e della poesia provenzale sopraggiunge con la
crociata contro gli Albigesi nel Sud della Francia che la Chiesa già guarda di cattivo
occhio a causa della stessa vita cortese.

Da allora la poesia amorosa ripiega su temi


religiosi e sull'adorazione della Vergine. La
letteratura va così gradualmente adeguandosi ai
modelli importati dal Nord, adottando tematiche
moralistiche e didattiche.

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I trovieri
Aliénor d'Aquitaine, nipote di Guillaume IX, regina di Francia al fianco di Louis
VII, e successivamente regina d'Inghilterra al fianco di Henri Il Plantageneto, è
responsabile della diffusione dell'etica cortese nel Nord della Francia, dove viene in
qualche modo adattata a uno stile più cavalleresco.

I poeti dell’amore cortese e della lirica profana sono qui chiamati trouvères o
trovieri. A differenza dei trovatori, la loro lingua è disomogenea, un misto di dialetti
e parlate regionali. Anch’essi, come i trovatori, si recano di corte in corte, di città
in città e di piazza in piazza per arricchire e diffondere la loro poesia
accompagnata dalla musica.

Dal XIII secolo l’ideologia cortese passa dalla poesia lirica a una letteratura
romanzesca, riscuotendo un grande successo.

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La nascita della letteratura: i
secoli XII e XIII
Cronologia: 1100-1299

1150 Apogeo dell'arte gotica con la costruzione di cattedrali

1160 Primi fabliaux; Jeu d'Adam (teatro religioso)

1160-70 Lais di Marie de France

1172 Branches principali di Le roman de Renart

1179 Tristan di Thomas d'Inghilterra

1180 Lancelot ou Le chevalier à la charrette di Chrétien de Troyes

1181 Yvain ou Le chevalier au lion di Chrétien de Troyes

1202 Perceval ou Le conte du Graal di Chrétien de Troyes; Tristan di Béroul Congés


di J. Bodel

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1204 Quarta crociata e conquista di Costantinopoli

1209 Crociata contro gli Albigesi

1221 Lai de l'ombre di J. Renart

1230 Le roman de la Rose di Guillaume de Lorris

1262 Complainte di Rutebeuf

1275 Jeu de Robin et Marion di Adam de la Halle; Le roman de la Rose di Jean de


Meun

1276-1277 Jeu de la feuillée di Adam de la Halle

1284 Jeu de Robin et Marion di Adam de la Halle


1285-1314 Regno di Philippe le Bel e rafforzamento della monarchia

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Contesto storico: il Basso Medioevo

Gli anni del XII secolo furono per la Francia anni di fermento. L'agricoltura era
l'attività alla base dell'economia e un primo sviluppo fu permesso grazie alla
crescente organizzazione dell'amministrazione sociale e del lavoro agricolo. Furono
concessi privilegi economici e politici alle comunità rurali e urbane e protezione ai
mercanti: tutto questo favorì afflusso di manodopera, aumento dei mercati e dei
commerci.

La monarchia conobbe un momento di crisi dopo la conquista del trono


d'Inghilterra da parte del duca di Normandia (1066): nel 1152 Aliénor d'Aquitaine,
allontanata dal marito, il sovrano Louis VII, andò in sposa al conte d'Anjou Henri
(Plantageneto), proprietario di numerose terre in Francia, che, diventando re
d’Inghilterra nel 1154, portò l'Aquitania fra i possedimenti del regno inglese.

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La monarchia si rafforzò con i re capetingi Louis VI (1108-1137) e Louis VII
(1137-1180), sostenuti anche dal clero (che vantava, tra i suoi membri, consiglieri dei
sovrani), che emanarono ordinanze ed effettuarono controlli; l'ordine sociale fu
raggiunto attraverso l'allontanamento di rivoltosi ed emarginati e l‘istituzione della
signoria rurale, del vassallaggio e del principio di reciprocità dei servigi. Philippe II
Auguste (1180-1223), figlio del re Louis VII, recuperò i territori francesi e dette
l’avvio a un processo di consolidamento e accentramento del potere monarchico in
Francia. Il potere temporale crebbe parallelamente all'influenza del clero; le scuole
urbane laiche vantavano un prestigio notevole (a Parigi, a Laon e a Chartres) e
ospitavano insigni maestri (tra cui Abelardo); l'attività intellettuale era intensa,
giustificata dalla concezione della translatio studii (tale espressione designava quel
processo per cui il sapere, secondo gli studiosi del XII secolo, era passato dalla Grecia
a Roma, e da Roma a Parigi.

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Con questo si intendeva decretare la
supremazia dell’Occidente come
detentore del sapere e delle scienze,
esaltando in particolare il ruolo di Parigi.
Questo trasferimento permise anche
l’arricchimento dei temi letterari,
sebbene nascessero nuovi concetti e nuovi
generi.

Philippe II Auguste

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Il mondo laico si rafforzò attorno alle confraternite e alle corporazioni delle arti e
dei mestieri, si diffuse una maggiore alfabetizzazione e la ricchezza acquisita grazie
all'economia in crescita permise un decentramento del potere.
L'impegno religioso era altrettanto rilevante: la Francia
prese parte alle Crociate e vi svolse un ruolo di primo piano
attestato dalla partecipazione diretta di due monarchi
(Louis VII nel 1147-1148 e Philippe-Auguste nel 1190-1191).
Anche la Chiesa esercitava un forte controllo sociale, grazie
agli Ordini Mendicanti (francescani e domenicani), e
contribuì al mantenimento dell'ordine tramite la lotta
all'eresia. La Chiesa si rafforzò grazie alle numerose
Crociate organizzate contro i musulmani, che controllavano
la Terra Santa e il Medio Oriente. La regalità capetingia
tramontò con la morte del sovrano Chartes IV le Bel (foto)
nel 1328.

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Contesto culturale
In questo contesto di crescita sociale e laica, all'insegna del consolidamento del
potere temporale attorno a signori e vassalli, nascono e si diffondono l'ideale
cavalleresco e dell'amore cortese, argomenti privilegiati della prima importante
letteratura.
La letteratura precedente il XII secolo è ancora scritta in più lingue, non
esistendo ancora quella che diventerà ufficialmente il francese. Inoltre, tutto è ancora
da scrivere e il fervore letterario è intenso.
Il franciano si diffonde come lingua nazionale perché favorita dal consolidamento
territoriale avvenuto sotto Philippe Auguste (1180-1223) e grazie alla vittoriosa
crociata contro gli Albigesi nel Sud della Francia. Il potere crescente della corte laica
fa sì che essa giochi un ruolo fondamentale nella formazione della lingua e del
costume letterario. Altre ragioni che determinano la supremazia del franciano sono
lo sviluppo del sistema scolastico (la fondazione dell'Università di Parigi, 1231), delle
corti di giustizia (a Parigi), gli intrattenimenti in volgare dei giullari.

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Alla fine del XII secolo la Francia è lo Stato europeo più forte e centralizzato,
unificato anche da una lingua il cui prestigio è riconosciuto sul piano internazionale.
La sua letteratura si arricchisce e la prosa acquista pari dignità della poesia. I temi
che imperano in tutta la letteratura sono l’amore cortese e l’ideale cavalleresco.
L’avventura, la battaglia e la ricerca, che diventa anche ricerca personale in vista di
un'elevazione spirituale, rientrano tra le forme di celebrazione dell'amore cortese. Per
la prima volta si indaga la natura umana e il sentimento. Dal poema epico-
cavalleresco nasce il romanzo e si distinguono cicli tematici ben definiti. Verso la fine
del secolo XII i poeti non si celano più nell'anonimato e scrivono nell'oramai
accreditato francese dell’Ile-de-France.

Università di Parigi
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La letteratura orale: le chansons de
geste
Le chansons de geste o canzoni di gesta sono poemi eroici appartenenti alla
tradizione epica orale, concepita per il pubblico anche esterno alle corti, nata alla fine
dell'XI secolo e fiorita tra il 1150 e il 1250. Le canzoni di gesta vengono considerate i
primi capolavori della letteratura francese profana in lingua d'oïl. Il genere nasce
quindi nella Francia del Nord, in particolare in Normandia, grazie a trovieri anonimi.

L'epica profana ha la meglio sulla tradizione agiografica verso la fine dell'XI


secolo, quando, grazie a La chanson de Roland, sì affermano le canzoni di gesta.

Il consolidamento della monarchia e della struttura sociale, basata sui rapporti


tra signori e vassalli, crea i presupposti della diffusione di ideali cavallereschi (il
valore, il coraggio, la fedeltà al proprio sovrano e lo spirito cristiano) attraverso
narrazioni epiche.

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L'epoca ispiratrice è quella di Carlo Magno, che, con il trionfo del cristianesimo,
segna appunto la nascita di una nuova era per la Francia. I poemi vengono cantati al
popolo e ai signori di tutte le città, sulle piazze e nelle corti e sono accompagnati dalla
musica.

I critici ipotizzano che le canzoni di gesta siano nate da leggende e racconti


popolari tramandati oralmente da cantori e giullari a partire dalle epoche merovinge
e carolinge. La critica più recente, tuttavia, osserva come il loro stile riveli in realtà
l'intervento colto di autori o, più probabilmente, di un singolo autore.

Le chansons sono sopravvissute fino al XIII secolo attraverso manipolazioni


continue e ramificazioni dei cicli stessi. Il genere declina dopo il 1250, quando la
prodezza cede il passo ad altri temi narrativi presi a prestito dal romanzo, fino a
conformarsi totalmente allo stile romanzesco. Nei secoli successivi vi saranno
rimaneggiamenti delle chansons e rinnovamenti della materia con nuovi personaggi.
Ai nostri giorni sono giunte ottanta canzoni.

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Tematiche e stile
Le canzoni di gesta celebrano le imprese cavalleresche di personaggi leggendari o
reali impegnati nella lotta contro i pagani o in difesa della patria. Gli eroi descritti,
solitamente cavalieri divenuti leggendari, riflettono ideali e modelli dello spirito
cavalleresco del tempo: il guerriero combatte e sconfigge il male (spesso
rappresentato dal pagano) con singolare prodezza, in un percorso che porta anche
alla sua elevazione spirituale; egli agisce nel rispetto della propria fedeltà al suo
signore, a Dio, alla comunità e alla dama amata. Esiste un vero e proprio codice etico
del perfetto cavaliere, tra le cui caratteristiche figura anche l'amore platonico per
una dama di rango superiore, da servire e da eleggere a propria ispiratrice di nobili
gesta.

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Le imprese affrontate sono caratterizzate anche dalla presenza del
"meraviglioso", ovvero dell'elemento sovrannaturale o mitico. Quindi, la canzone di
gesta può essere letta come trasposizione nel mondo guerriero dei racconti agiografici
dei secoli precedenti.
Le materie trattate permettono di distinguere diversi cicli; di quelli relativi alla
storia francese La chanson de Roland è la canzone più rappresentativa.
Le vicende narrate si riferiscono al periodo che va dalla fine dell'VIII secolo al X
secolo, e sono reinterpretate alla luce degli avvenimenti del tempo presente (crociate,
battaglie contro i musulmani). Le canzoni diventano così opere dalla forte carica
ideologica: esse esaltano la lotta della Cristianità contro il mondo saraceno, che
rappresenta il Male. È quindi un genere sociale, vicino al teatro: si rivolge a tutte le
classi sociali, al popolo e ai nobili. La genealogia dei personaggi cantati, infatti, è
fondatrice dell'ordine feudale e della sovranità. Proprio in quegli anni, infatti, la
società comincia a prendere coscienza delle proprie origini e anche a esprimere il
culto per il proprio passato.

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Dal punto di vista dello stile e della metrica, le canzoni di gesta sono scritte in
lingua volgare in ottosillabi (Chanson de Gormont et Isembart), decasillabi (La
chanson de Roland) o dodecasillabi (Chanson de Willelme), legati in lasse (strofe)
dall'assonanza o dalla rima. Le strofe sono di lunghezza diseguale e costruite su una
sola vocale (assonanza). Ciascuna canzone conta migliaia di versi e viene cantata dai
giullari con un accompagnamento musicale. In virtù della natura "divulgativa" del
genere, le lasse si ripetono insieme ai motivi.

Verso la fine del XII secolo gli argomenti narrati vengono arricchiti con il tema
del meraviglioso di tipo «magico» e con l'introduzione dell'intrigo amoroso. Le lasse si
allungano, la rima sostituisce l'assonanza e si passa dall'alessandrino all'ottosillabo.
Anche il romanzo avventuroso e il racconto folcloristico avranno la loro influenza a
partire dalla fine del XII secolo.

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I cicli
I cicli in cui si differenziano le canzoni si generano durante la seconda metà del
XII secolo. Jean Bodel, autore della Chanson des Saisnes (del 1200 circa) distingue,
in base agli argomenti, la "materia di Francia", la "materia di Roma" e la ·materia di
Bretagna". Le canzoni, infatti, narrano le avventure non solo di personaggi francesi
(da cui deriva la definizione di ciclo francese), ma anche di figure della classicità
(da cui la definizione di ciclo classico o antico o di Alessandro: sono canzoni ispirate
alle leggende di Alessandro, di Tebe e di Troia) e di re Artù e dei cavalieri della
Tavola Rotonda (oggetto delle canzoni del ciclo bretone, ispirato alle leggende
tramandate oralmente dalle popolazioni celtiche). Queste ultime, in particolare,
saranno adattate al genere romanzesco e conosceranno il loro momento di massima
diffusione con Chrétien de Troyes. Successivamente, Bertran de Bar-sur Aube, autore
di Chanson de Girart de Vienne (prima metà del XII secolo), suddivide la materia di
Francia in altrettanti cicli.

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• Ciclo carolingio o di Carlo Magno o la geste du roi: narra le guerre di Carlo
Magno, dei suoi paladini, di alcuni predecessori e successori, come Clodoveo e Ugo
Capeto; si sviluppa tra la fine del secolo XII e la metà del secolo XIII; tra i titoli si
ricordano: Pèlerinage de Charlemagne; Berte au grand pied, La Reine Sebile; Guy de
Bourgogne; Anséis de Carthage.

• Ciclo narbonense o di Guillaume o geste de Garln de Mangiane (gesta di Guarino di


Monglana): il personaggio principale è Guillaume au Court Nez, figlio di Garin, e il
ciclo narra le vittorie riportate in guerra sui saraceni da parte di eroi della Francia
meridionale, come Amerigo di Narbona; si ricordano: La Chanson de Guillaume; Le
couronnement de Louis; Le Charroi de Nimes; La Prise d'Orange; Le Moniage
Guillaume; Girart de Vienna; Les Narbonnais; Garin de Monglane.

• Ciclo dei baroni ribelli o la geste de Doon de Mayence (gesta di Dudone di


Magonza): narra i conflitti interni alla società feudale, le lotte tra baroni e contro il re;
si ricordano: La Chanson de Gormont et Isembart, Girart de Roussillon, Raoul de
Cambrar, Renaud de Montauban, La Chevalerie Ogier.

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Il ciclo carolingio
Le vicende di Carlo Magno e dei paladini di Francia che erano state cantate nei
poemi cavallereschi si diffusero, tramite i giullari, anche a livello popolare e
costituirono il ciclo carolingio, che ben presto venne ad assumere gli stessi caratteri
del ciclo bretone.

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Caratteri del romanzo carolingio
Il romanzo cavalleresco presenta caratteri costanti, che ne fanno un genere dai
contorni ben definiti. Vediamoli.

1. Protagonista è un cavaliere dai caratteri fissi: bello, nobile, coraggioso, sprezzante


dei pericoli, leale, primo in tutto e molto al di sopra di chiunque altro, sottomesso
al suo sovrano, sempre pronto ad affrontare pericoli e avventure, a combattere in
difesa dei deboli e delle donne, malinconico e preda di un amore infelice.

2. Oggetto d'amore del cavaliere è una dama, spesso figlia del re o di un signore
feudale, dai tratti di una perfezione ideale: lunghi capelli biondi, occhi azzurri,
carnagione candida, innamorata, infelice, coraggiosa. A lei spesso si contrappone
una donna altrettanto bella, ma bruna e cattiva.

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3. Tutti i personaggi sono distinti nettamente in buoni, valorosi, leali, e cattivi,
codardi, bugiardi. È inutile dire che vincono sempre i buoni, anche se spesso l'amore
conduce alla morte i protagonisti.

4. Le avventure sono caratterizzate dalla presenza dell'elemento meraviglioso,


che va dalla magia agli esseri mostruosi della tradizione fiabesca.

5. Anche lo spazio presenta alcuni degli stereotipi caratteristici della fiaba: il


bosco e il mare frequentemente popolati di mostri, il castello, i luoghi incantati, con
una scarsa attenzione alle descrizioni.

6. L’intreccio in genere è complesso, intricato, sul modello del romanzo d'amore


greco.

7. Il tempo è trattato in modo meraviglioso (i personaggi ad esempio non


invecchiano, né maturano come i comuni esseri umani), tuttavia compaiono
riferimenti a eventi storici precisi.

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Una storia esemplare
La più celebre storia d'amore del Medioevo è
quella di Tristano e Isotta. Ispirata a leggende
celtiche, ebbe una prima versione a opera del
poeta anglo-normanno Thomas, intitolata
Tristan, andata perduta come le successive:
erano talmente famose che venivano imparate a
memoria e subivano tante modifiche che se ne
perdeva il testo originale. Ne è stata fatta una
ricostruzione dal francese J. Bedier (1864-1938),
ne Il romanzo di Tristano e Isotta (1951).

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La chanson de Roland
(La canzone di Orlando)
Il più importante poema epico è La chanson de Roland, scritto in francese
volgare, composto da 4002 decasillabi raggruppati in 291 lasse assonanzate, scritto
nell’Ile-de-France alla fine dell'XI secolo e giunto in Inghilterra, dove la copia più
antica è conservata a Oxford. Si crede che l'autore sia un certo Turold il cui nome
appare alla fine del manoscritto di Oxford. In Italia, il poema viene introdotto grazie
a diverse traduzioni in lingua franco-veneta, e ispira l’opera di numerosi poeti dei
secoli a seguire, tra cui Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto.
Lo spunto della narrazione è ricavato da un reale avvenimento storico: dopo una
breve e vittoriosa spedizione in Spagna di Carlo Magno nel 778, la retroguardia
dell’esercito franco è annientata nel passaggio dei Pirenei, a Roncisvalle. L’autore
modifica in parte i fatti realmente accaduti, inserendo personaggi ed episodi di
invenzione propria.

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Riassunto dell'opera
Nel 778 Carlo Magno, imperatore dei francesi, ha conquistato tutta la Spagna
salvo Saragozza, in mano al re saraceno Marsilio, che vuole evitare l'attacco dei
francesi. Dopo sette anni in terra spagnola per lottare contro il nemico, l'imperatore
negozia con Marsilio, ritorna in Francia e lascia Orlando, il nipote e il più coraggioso
dei cavalieri, nella retroguardia dell'esercito.

Gano, un pari di Francia, tradisce Carlo Magno e così


l'esercito basco attacca quello francese, la cui retroguardia
viene colta di sorpresa dai Saraceni al valico del Pirenei e lo
scontro che segue causa la morte del cavaliere Orlando.
Carlo Magno avrà infine la meglio sui Saraceni vincendo la
battaglia, mentre Gano sarà condannato.

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La Chanson de Roland può essere divisa in quattro parti:

• (Lasse 1-79): Gano, geloso della preferenza accordata da Carlo Magno a


Orlando, si allea con il re dei Saraceni, Marsilio, e con il suo ambasciatore per
uccidere Orlando.

• (Lasse 80-176): battaglia di Roncisvalle tra I soldati saraceni e quelli francesi,


tra i quali sono Orlando e Oliviero; morte di Orlando e dell'amico Oliviero.

• (Lasse 177-266): rivincita e trionfo di Carlo Magno sui Saraceni.

• (Lasse 267-291): condanna di Gano per «giudizio divino».

Il poema è ispirato dalla spedizione di Carlo Magno in Spagna, conclusa il 15


agosto 778. Roland stesso fu effettivamente il comandante dell'esercito di Carlo
Magno e nipote di quest'ultimo. Gli episodi storici, tuttavia, sono stati modificati.
Pertanto, la Chanson acquista valore solo in quanto documentaria della società:
l'universo prettamente maschile della canzone di gesta è dominato dai due
sentimenti dell'onore e della vergogna.

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L'elemento meraviglioso è di tipo «cristiano», rappresentato cioè dai miracoli
dell'angelo Gabriele intervenuto in aiuto dei francesi. Il testo ripete continuamente le
gesta dei prodi di Carlo Magno; le scene sono stereotipate e simili, come la
descrizione e la simbolicità del paesaggio (le valli tenebrose, le montagne alte, l'erba
verde). L'"amplificazione epica" del testo rientra in una retorica dell'esagerazione che
vorrebbe portare alla mitizzazione dell'eroe. Lo stile è incantatorio, spesso liturgico.

I versi sono raggruppati in lasse di lunghezza variabile e assonanzati. La morte


di Roland viene descritta nella lassa 168.

« Co sent Rollant que la mort Il est pres: / Par les oreiles fors s'e ist li cervel. / De
ses pers priet Deu ques apelt, / E pois de luia l'angle Gabriel. / Prist l'olifan, que
reproce n'en ait, / E Durendal, s'espee, en l'altra main. / Plus qu'arcbaleste ne poet
traire un quarrel, / Devers Espaigne en vait en un guaret; / Muntet sur un tertre;
desuz dous arbres bels / Quatre perruns i ad, de marbre faiz; / Sur l'erbe verte si est
caeit envers: / La s'est pasmet, kar la mort li est pres. »

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La letteratura nelle corti: il
romanzo cortese o de chevalerie
Poco dopo le canzoni di gesta, fa la sua comparsa il romanzo. Verso la metà del
XII secolo il termine «roman» designa tutta quella letteratura non scritta in latino
ma in una lingua soggetta a continue trasformazioni. La lingua volgare (o romanza),
inizialmente usata per testi agiografici o storici, diventa la lingua di un nuovo genere
che ha per oggetto le coraggiose imprese compiute dai cavalieri al fine di ottenere i
favori e l'amore della donna amata: un secolo più tardi, infatti, la parola "roman"
definisce il genere stesso. Il primo romanzo è "Roman de Thèbes" (1155-1160),
scritto in ottosillabi a rima baciata, sul combattimento dei figli di Edipo; seguono
"Eneas", traduzione de "Eneide di Virgilio", e "Roman de Troie", che
racconta le origini leggendarie della civiltà romana e occidentale e la guerra di
Troia.

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Il romanzo cortese inaugura la letteratura scritta non più per il pubblico in
generale, ma per le corti. Esso, infatti, è destinato alla lettura privata. L'aggettivo
«cortese» è dovuto alla presenza della figura femminile, la dama, il cui amore
completa la figura dell'eroe.

Scritto in versi, il genere pare essere un'unione dei due precedenti: la poesia
cortese o del fin amor e la tradizione epico-cavalleresca rappresentata dalle
chansons de geste. Nel Nord della Francia, infatti, la lirica cortese assorbe
maggiormente lo spirito cavalleresco e tende a privilegiare la forma romanzata.

La novità nella narrazione delle gesta eroiche è data appunto dallo scopo di tali
imprese: la dimostrazione dell'amore per la dama. La crescita spirituale dell'eroe
resta comunque un punto fermo.

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I temi
I temi sono l'amore, che deriva dalla poesia lirica, e l'avventura, che deriva
dall'epica. I due temi sono strettamente collegati perché le imprese più audaci e le
avventure meravigliose sono compiute per amore di una donna. L'eroe è solitario,
isolato dalla società, anche se le sue imprese sono finalizzate a mantenere l'ordine a
vantaggio di una comunità minacciata. I romanzi prediligono tre temi in particolare:
episodi dell'antichità classica, vicende d'amore ispirate ai romanzi greci, la cosiddetta
materia di Bretagna, in cui confluisce anche il ciclo carolingio.

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Ente individuato ope legis sia per la
realizzazione dei corsi, che per il rilascio degli
attestati

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