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Il Trecento

IL CONTESTO STORICO-SOCIALE
- La crisi economica e demografica
Il Trecento è uno dei secoli più difficili nella storia dell'Europa. Frequenti carestie riducono alla fame gli
abitanti di numerose regioni. Anche il clima contribuisce a peggiorare la situazione: i periodi di pioggia
aumentano e i raccolti diminuiscono.
Le persone, malnutrite e spesso costrette a vivere in condizioni di estrema povertà, diventano meno
resistenti alle malattie e muoiono più facilmente.
Scoppiano inoltre numerose epidemie; la più rovinosa è l'epidemia di peste del 1347-1350. la <<peste
nera>> immortalata da Boccaccio nel Decameron, che provoca una vera e propria catastrofe
demografica, riducendo di circa un terzo il numero degli abitanti d'Europa. Le conseguenze di questo
stato di cose sono disastrose sul piano economico: regredisce la produzione agricola, si blocca
parzialmente il commercio, si riduce l'attività artigianale e manifatturiera, entra in crisi l'attività bancaria.

- La crisi sociale
il <<ritorno alla fame>> ha rilevanti ripercussioni sociali. Infatti, il generale in impoverimento esaspera le
già drammatiche condizioni dei ceti più sfruttati, causando in varie regioni d'Europa, soprattutto nella
seconda metà del secolo, lo scoppio di rivolte contadine e cittadine che creano uno stato di forte
tensione e di conflittualità.
Anche in Italia, a Firenze, scoppia nel 1378 una sommossa degli artigiani della lana, i cosiddetti Ciampi.

- La crisi profonda della chiesa


Nel Trecento una crisi gravissima investe la Chiesa. Il secolo si apre con il primo Giubileo della storia
cristiana, indetto da papa Bonifacio VIII: con esso il prestigio del Papato risulta rinsaldato e accresciuto,
tanto che Bonifacio VIII si sente forte abbastanza per lanciare la sfida ai sovrani europei a riconoscere la
sua autorità non sono in campo spirituale ma anche in quello temporale. Il papa, paerò, entra in
conflitto con i sovrani dei nuovi Stati nazionali, in particolare con il re di Francia Filippo IV il Bello,
Il più risoluto nel rifiutare di sottomettersi all'autorità del pontefice. Seguono 72 anni in cui la sedia
papale viene spostata da Roma ad Avignone (1309-1377). Si tratta del lungo periodo della <<cattività
avignonese>>, durante il quale il re di Francia impone il proprio controllo sui papi.
condizionandone l'elezione e determinando la loro politica a proprio vantaggio. Ciò porta a una divisione
all'interno della Chiesa cattolica, detta <<Scisma d'Occidente>> (1378-1417). Si tratta della prima grande
lacerazione nel corpo della cristianità occidentale che vede l'esistenza contemporanea di due papi: uno
con sede a Roma e uno con sede a Avignone. Tale situazione naturalmente provoca un grande
sconvolgimento e disorientamento nel mondo cristiano e la nascita di nuovi movimenti ereticali.

- Conflitti fra Stati e passaggio dal comune alla signoria

Nel Trecento in Europa cominciano ad affermarsi gli Stati nazionali. Se lo stato feudale era frazionato e la
sovranità dispersa in una miriade di piccole Signorie locali, in moderno Stato nazionale tende
all'accentramento dei poteri e all'unificazione del territorio sotto un unico governo centrale.

Gli Stati nazionali, però, sono spesso lacerati da conflitti dinastici interni; il contrasto fra Francia e
Inghilterra sfocia addirittura nella lunghissima Guerra dei Cent'anni. In Italia i Comuni sono caratterizzati
da una notevole vivacità economica ma, nello stesso tempo, da una scarsa stabilità politica. Si
susseguono sanguinosi conflitti interni che hanno come protagoniste le diverse fazioni in lotta per la
conquista del potere. La stessa divisione tra Guelfi e Ghibellini, cioè fra i sostenitori del papa e quelli dell'
imperatore, rappresenta un'occasione di scontro.

Spesso, inoltre, gli esponenti della fazione sconfitta vengono esiliati e i loro beni sequestrati. Vengono
messe in atto diversi tentativi per risolvere una tale situazione, tra cui la nomina di un podestà
proveniente da un'altra città e quindi al di sopra delle parti. Dal momento, però, che nessuna soluzione
si dimostra efficace, le città finiscono con l'affidare il potere a un solo uomo, un Signore, Cessano così di
esistere i Comuni, che vengono sostituiti da un diverso sistema di governo: la Signoria.
Attraverso lo sviluppo di questi centri, l'Italia si avvia a diventare un punto di riferimento importante per
i letterati e gli artisti europei, per i quali il viaggio nella penisola comincia a diventare quasi d'obbligo. La
cultura italiana inizia così ad assumere quella centralità che la caratterizzerà nel secolo successivo: una
conquista favorita certamente dalla ricchezza delle sue opere d'arte, ma anche dalla diffusione in
Europa, soprattutto in Francia e Inghilterra, delle opere di Dante, di Petrarca, di Boccaccio, che porta la
letteratura italiana ad acquisire una posizione di egemonia in buona parte del mondo occidentale.

L'evoluzione della lingua


Il Trecento è periodi di fondamentale importanza per l'evoluzione della lingua italiana. Proprio in questo
secolo, infatti, si verifica un fenomeno molto significativo: il prevale del volgare fiorentino su tutti gli altri
volgari italiani. Perché? Fondamentalmente per quattro motivi:
*perché il volgare fiorentino non si è allontanato molto dal latino letterario;
*per la posizione geografica di Firenze posta quasi al centro della penisola, che favorisce la efficace
diffusione del suo dialetto sia al Nord sia al Sud;
*perché nel Trecento Firenze è diventata una delle città più importanti e ricche d'Italia grazie alle attività
commerciali e finanziarie;
*per Il fatto che, proprio nel volgare fiorentino, la loro lingua d'origine, Dante, Petrarca e Boccaccio
compongono le loro opere immortali.
L'ITALIA NEL TRECENTO:
VERSO UNA NUOVA CULTURA
Nel Trecento, come hai potuto constatare, tutta l'Europa appare sconvolta da una profonda crisi
economica, demografica, sociale e politica. Tuttavia, proprio da questa crisi del sistema feudale e delle
grandi istituzioni del Papato e dell'Impero nasceranno le condizioni per una <<rinascita>> che segnerà la
fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna.
Anche l'Italia è interessata a fondo da questo generale sconvoglimento e da questo processo di
trasformazione che si verifica non solo in ambito economico, sociale e politico, ma anche in ambito
culturale. Infatti, nella produzione letteraria del Trecento, se i temi e i valori dell'età comunale
rimangono presenti in particolare nelle opere di Dante Alighieri, a partire dalla metà del secolo inizia a
sviluppare una cultura diversa rispetto a quella precedente, di impronta strettamente religioso-clericale.
Si tratta di una cultura caratterizzata da una sensibilità nuova nei confronti delle cose terrene, dei
problemi pratici, politici e sociali e da un interesse nuovo per le sorti dell'esistenza umana.
Questi elementi di trasformazione e di novità sono soprattutto presenti nelle opere di Francesco
Petrarca e Giovanni Boccaccio.

I CENTRI CULTURALI
Tra i centri cultural di maggiore importanza e prestigio del Trecento, Firenze conserva un ruolo di primo
piano per la vitalità e il numero dei suoi uomini di cultura che contribuiscono anche, con i loro
spostamenti e la diffusione delle loro opere, alla divulgazione del volgare e dei modelli letterari
fiorentini: si pensi, in questo senso, all'importanza delle peregrinazioni di Dante, Petrarca e Boccaccio
della loro presenza in svariate città italiane.
Anche Napoli costituisce per molti letterati una residenza attraente, almeno sino alla metà del secolo.
Notevole è inoltre il prestigio di città come Venezia, Padova ( la cui università conserva una fama pari
soltanto a quella di Bologna), Verona, Milano: tutte città che si arricchiscono della presenza di numerosi
uomini di cultura e di artisti provenienti da altre parti d'Italia, richiamati dal generoso mecenatismo dei
Signori, che fanno a gara nell'attirare intellettuali di varia competenza (letteraria, scientifica, artistica),
disponibili a dare lustro alla città o alla corte signorile.
Roma, invece, impoverita dall'assenza del papa, non costituisce per il momento un polo di attrazione
culturale di rilievo.

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