INTRODUZIONE
di Devon Scott
Non � facile tracciare i limiti storici del Rinascimento: alcuni fissano la sua
nascita addirittura al 1337, anno d�inizio della Guerra dei Cento Anni; altri al
1347, anno della pi� spaventosa epidemia di peste che l'Europa conoscesse da
secoli, che si port� via pi� di un quarto della popolazione. Altri ancora, e sono
i pi� numerosi, saltano al 1453, anno della caduta di Costantinopoli e della fine
dell'Impero Romano d'Oriente. Di certo il Trecento e la met� del secolo successivo
furono anni durissimi di transizione fra il Medioevo e l'Evo Moderno (1). Anni di
calamit� naturali, di carestie e di pestilenze, di crisi economica e di moti
sociali, nei quali si assistette ad una drastica riduzione della popolazione,
all'abbandono di villaggi, alla caduta dei redditi familiari e della produzione.
Per fare qualche esempio, intorno al 1300 Tolosa aveva 35.000 abitanti, Prato
19.600 e Barcellona pi� di 42.000; attorno al 1450 ne erano rimasti
rispettivamente 8.000, 1.250 e 31.000. Le aree urbane diventavano troppo vaste per
una popolazione cos� ridotta; i terreni abbandonati erano in numero sempre
maggiore e le case restavano deserte. Si registrarono le lamentele dei signori,
che vedevano abbassarsi le tasse versate dai loro sudditi, sempre pi� scarsi;
aumentavano le ipoteche su case e terreni, calava la produzione di cereali, il
commercio vacillava. Nelle campagne i contadini erano ridotti alla fame per gli
affitti che erano costretti a pagare, per l'imposizione delle decime da dare al
clero e per le pesanti corv�es, prestazioni dovute al signore e consistenti in
giornate di quindici ore di lavoro agricolo. Georges Duby ha detto che
l'organizzazione sociale del tardo Medioevo era composta da tre categorie: quelli
che pregavano, quelli che combattevano e quelli che lavoravano per mantenere
tutti; venne il momento in cui questi ultimi si stancarono
Nel 1347 arriv� la peste nera; le epidemie (2) non erano certo una novit�, ogni
tanto ne capitava qualcuna che passava in pochi mesi, ma questa fu un vero
flagello ed impervers� per quattro anni continui; si ripresent� poi nel 1360, nel
1369, nel 1374 e nel 1382. Le vittime furono in numero altissimo, perch� nei primi
decenni del secolo c'era gi� stata una serie di disastrosi eventi meteorologici,
con stagioni gelide alternate a periodi di siccit� e poi a piogge torrenziali;
tutto questo aveva rovinato i raccolti e la carestia che era seguita aveva ucciso
milioni di persone in tutta l'Europa. All'inizio del 1300 la popolazione europea
contava 73 milioni di persone, nel 1350 ne erano rimaste meno di 50 milioni.
L'unico effetto positivo fu che la peste, creando anticorpi, immunizz�
parzialmente da un'altra malattia che aveva decimato la popolazione per secoli: la
lebbra. Il terribile spettacolo della sofferenza e della morte rest� impresso a
fuoco nella mente degli Europei; fiorirono i trattati che preparavano al trapasso:
Gerson scrisse l'Ars bene moriendi, che raggiunse lusinghiera diffusione da best-
seller. Ricomparvero i Flagellanti del Duecento, che si frustavano allo scopo di
placare la collera divina. Si ebbe un'ennesima ondata di antisemitismo: gli Ebrei
furono accusati di spargere il contagio della peste avvelenando i pozzi, per cui
venne considerato socialmente utile massacrarne il pi� possibile. Riprese lustro
la figura dell'Anticristo, dimenticata insieme alla paura dell'Anno Mille.
Si fecero sempre pi� frequenti i disordini popolari: nel 1378 a Firenze si ebbe il
tumulto dei Ciompi (i salariati delle manifatture della lana), l'anno dopo i
contadini della Linguadoca scesero in piazza contro la riscossione delle decime da
parte del clero, gridando "uccidiamo tutti i preti e tutti i ricchi". Nel 1381
John Ball, sacerdote inglese rivoluzionario, guid� la rivolta contro la poll-tax,
la tassa personale imposta per sostenere le spese della guerra, e compose la
strofa: "Quando Adamo zappava ed Eva filava, dov'era il gentiluomo?". Il popolo
bruci� i registri dei debiti e si scagli� contro i ricchi borghesi ed i nobili,
"infierendo su coloro che avevano mani morbide e non callose". In Germania la
situazione era ancora peggiore, perch� mancava un potere centrale e pochi grandi
feudatari avevano in mano la maggior parte delle terre coltivabili; poich� il loro
passatempo preferito era di farsi la guerra, i loro contadini si vedevano spesso
bruciare case e raccolti, quando non venivano addirittura deportati in seguito
alla sconfitta del loro signore. Questo innesc� una serie di rivolte che durarono
quarant'anni.
Nel 1378 il grande Scisma della Chiesa d'Occidente divise in due l�Europa: la
Francia, il regno di Napoli e la Spagna rimasero fedeli al papa avignonese;
l'impero, l'Inghilterra ed il resto dell'Italia al papa di Roma. La divisione
disorient� i fedeli e favor� le eresie, combattute democraticamente da entrambi i
pontefici. Il teologo inglese John Wycliff condann� l'uso delle indulgenze e
sostenne un ritorno alla povert� evangelica; acclamato dal popolo, inviso alla
corona, gli fu proibito di predicare e fu costretto a ritirarsi in una parrocchia
sperduta, dove mor� nel 1384. Il boemo Jan Hus, insegnante di teologia
all'universit� di Praga, raccolse le sue tesi e predic� contro la Chiesa,
colpevole di corruzione e di indegnit�, chiedendo riforme che assicurassero
giustizia sociale ai poveri; questo gli attir� le ire del papa, che egli aveva
accusato di simonia, e provoc� violente sollevazioni popolari. Per porre fine alla
pericolosa situazione Hus fu accusato di eresia e bruciato sul rogo a Costanza nel
1415. Le sue idee furono raccolte da Lutero ed ispirarono nei secoli seguenti i
moti nazionalistici boemi.
"la sensibilit� verso l'antico fu solo un sintomo; essa aveva radici profonde in
fenomeni sociali, cos� come il rifiuto dell'antico all'inizio dell'era cristiana.
(...) Il mondo antico divenne fonte di insegnamento morale, parametro del vivere
repubblicano, che � l'incarnazione di impegno etico, di attivit� sociale" (4).
L'uomo del Rinascimento si riconosceva nel proprio mondo e di questo mondo voleva
fare il suo regno: come disse Cardano: "L'uomo � il grado pi� alto delle cose
terrestri, creato per conoscere Dio, servire da mediatore tra divino e terreno e
dominare le cose terrene". I problemi dell'uomo divennero pi� importanti di quelli
metafisici. L'uomo rinascimentale lavorava, guadagnava, era in grado di cambiare
il proprio status sociale, poteva intervenire nella vita della sua citt�, era pi�
colto, critico, ribelle, animato da spirito di sperimentazione e di indagine. La
riscoperta del suo ruolo centrale lo avrebbe portato a gettare le basi della
scienza, processo che agli inizi spesso coincise con la magia ed in particolare
con l'alchimia. E fu proprio la magia rinascimentale, come dice De Martino, la
"mediatrice della celebrazione dell'uomo e della sua cosmica centralit�,
partecipando al grande tema umanistico della civilt� moderna".
Pubblicato dopo undici anni di lavoro, il testo ebbe un successo strepitoso, che
dur� fino ai primi anni del '600, quando Isaac Casaubon, pastore protestante di
Ginevra, dimostr� che il testo risaliva al II secolo dopo Cristo; poich� lo si era
creduto molto pi� antico, l'interesse per il Corpus si affievol� notevolmente.
Ospite della corte medicea fu anche Giovanni Pico della Mirandola, straordinaria
figura di genio. Nato a Mirandola nel 1463, studi� a Bologna ed a Ferrara. Venuto
in contatto con gli Averroisti padovani, per studiare meglio i filosofi arabi and�
a Parigi, che lasci� per recarsi a Roma, dove affisse ben novecento tesi da
discutere pubblicamente, molte delle quali di argomento cabalistico e magico.
Pico non ebbe fortuna: a Roma tirava un'aria grama per i sospetti stregoni: il
papa di allora, Innocenzo VIII, aveva emanato nel 1484 una bolla contro le
streghe, su modello di quella "Super illius specula" del 1320, fatta dal papa
avignonese Giovanni XXII. Tre anni dopo era stato pubblicato il famigerato Malleus
maleficarum, il martello delle streghe, che si dice gli Inquisitori avessero fatto
stampare in una edizione tascabile in sedicesimo da consultare durante i processi.
E' logico aspettarsi dal papa la reazione che ci fu; una commissione venne
incaricata di esaminare le tesi, tredici delle quali furono respinte con pesanti
accuse di eresia, errore e paganesimo.
Pico sosteneva nei suoi scritti (8) che il giudaismo esoterico della cabala si
poteva identificare con il cristianesimo e che cabala e magia erano le prove pi�
certe della natura divina di Cristo. Alla teologia scolastica di vecchio stampo
egli sostituiva la sua magia naturale, basata sulle corrispondenze fra astri,
erbe, metalli, pietre, animali e uomo. La magia era, per Pico, una sapienza
originaria, tramandata dai tempi di Mos�, ma suscettibile di cambiamenti e
perfezionamento ad opera di popoli pi� evoluti. Non am� molto l'astrologia, perch�
era un tenace sostenitore della libert� di arbitrio dell'uomo di fronte al suo
destino. In una delle sue tesi egli, incautamente, sostenne la validit� della
predizione simile a quella dei sacerdoti dell'antica Roma, mediante interiora di
animali; la cosa suscit� disgusto, sdegno ed orrore.
Pico fu condannato ed a nulla valse la sua Apologia, con cui rispose alla
commissione, per difendere le tredici tesi: accusando i suoi stessi accusatori di
essere "barbari balbettanti" e di non sapersi neppure esprimere in un latino
corretto, Pico si diede la zappa sui piedi con le sue stesse mani. Sfugg� al
castigo rifugiandosi in Francia, ma fu arrestato l� da emissari papalini ed
imprigionato. Solo Alessandro VI, il papa succeduto ad Innocenzo, gli concesse il
perdono e la protezione dall'Inquisizione, ma un anno dopo Pico mor�, distrutto
nel fisico e nello spirito, appena trentunenne