DINAMICA
DEL
VEICOLO
2013-14
Alberto Doria, Vittore Cossalter
INDICE
1.
Introduzione ......................................................................................................................... 3
2.
3.
3.1 Principali propriet delle forze di interazione tra pneumatico e strada ............................... 10
4.
Cinematica del veicolo a 4 ruote senza sospensioni nel piano orizzontale xy ...................... 18
5.
8.
Ammortizzatori ................................................................................................................... 88
1. Introduzione
Da un punto di vista teorico, la Dinamica del Veicolo quella scienza che studia il
movimento del veicolo in relazione alle azioni di controllo esercitate dal pilota (su volante,
acceleratore, freni) ed alle azioni resistenti presenti.
Da un punto di vista applicativo, lo sviluppo dellIngegneria dei veicoli nei recenti decenni ha
portato a notevoli incrementi delle prestazioni, forti riduzioni dei consumi e delle emissioni,
significativi miglioramenti delle caratteristiche di guidabilit, sicurezza e comfort, questi successi
sono spesso legati al miglioramento delle caratteristiche dinamiche.
Le prestazioni di un veicolo (velocit, accelerazione, tempo su giro) dipendono fortemente dalle
caratteristiche del propulsore, ma anche dalla distribuzione di massa e dalle caratteristiche
dinamiche del veicolo (trasferimenti di carico, aderenza).
I consumi e le emissioni sono pure fondamentalmente legate al propulsore.
Le caratteristiche di guidabilit dipendono fondamentalmente dal comportamento dinamico del
veicolo e dal suo accoppiamento con il propulsore.
La sicurezza dipende da molteplici fattori tra cui il comportamento dinamico del veicolo.
Infine il comfort dipende dal comportamento vibratorio del veicolo (modi, frequenze naturali,
smorzamenti) e dal bilanciamento del motore.
Questo corso ha come oggetto proprio lo studio del comportamento dinamico del veicolo in
relazione alle caratteristiche di guidabilit, sicurezza e comfort.
Si tratteranno anche alcuni sottosistemi del veicolo (pneumatici e sospensioni) particolarmente
legati al comportamento dinamico su strada.
Infine verranno presentati alcuni dei dispositivi automatici che in questi anni sono stati introdotti
per migliorare la dinamica del veicolo: ABS (Antilock Braking System) o tedesco
(Antiblockiersystem), TCS (dall'inglese Traction Control System), chiamato anche antislittamento o
antipattinamento (ASR, dall'inglese Anti-Slip Regulation o Anti-Spin Regulation), ESC acronimo
dell'inglese Electronic Stability Control, noto anche con i nomi commerciali di ESP dal tedesco
Elektronisches Stabilittsprogramm, VDC Vehicle Dynamic Control o DSC Dynamic Stability.
Le problematiche di prestazioni del propulsore, emissioni e consumi saranno trattati da altri corsi.
Vale la pena sottolineare che al giorno doggi la scelta di un veicolo da parte del consumatore
sempre pi influenzata proprio dalle caratteristiche di guidabilit, sicurezza e comfort.
A questo punto opportuno definire in maniera pi precisa guidabilit, sicurezza e comfort.
4
Un veicolo che riesce a compiere manovre molto difficili solo grazie ad una grande abilit del pilota
ed a prezzo di un grande sforzo, anche se pu essere definito intrinsecamente manovrabile,
presenta una bassa guidabilit.
Le condizioni di riferimento ovviamente cambiano a seconda del tipo di veicolo: per una piccola
utilitaria le condizioni di riferimento possono essere dei percorsi urbani o autostradali a velocit
limitata, manovre di parcheggio.
Per una vettura sportiva le condizioni di riferimento possono essere dei percorsi impegnativi ad
alta velocit o dei giri in pista.
Molti sistemi automatici introdotti nei veicoli, dal servosterzo allESP oltre a migliorare la sicurezza
tendono a migliorare la guidabilit.
Sicurezza
La sicurezza pu essere suddivisa in preventiva, passiva ed attiva.
La sicurezza preventiva comprende tutte quelle soluzioni che permettono di migliorare la viabilit,
laddestramento dei piloti, lattenzione e la correttezza del comportamento su strada. Euna
tematica fortemente interdisciplinare (Ingegneria Meccanica, Civile, Psicologia, Normativa..).
La sicurezza passiva comprende tutte quelle soluzioni tecniche relative alle infrastrutture ed ai
veicoli che permettono di rendere meno gravi le conseguenze di un incidente. Limitando
lattenzione al lato veicolo rientrano nellambito della sicurezza passiva gli air-bag, gli indumenti
protettivi per motociclisti, le barre anti-intrusione, le caratteristiche di deformabilit differenziale
della scocca. Queste soluzioni tecniche sono molto correlate ai campi delle costruzioni di macchine
e della biomeccanica.
La sicurezza attiva comprende tutte quelle soluzioni tecniche che permettono di migliorare la
tenuta di strada del veicolo, di frenare il veicolo anche in condizioni difficili (fondo bagnato o
ghiacciato), di garantirne la stabilit, sono tematiche fortemente legate alla dinamica del veicolo
ed allo sviluppo di sistemi di assistenza alla guida.
Comfort
Il corpo umano sensibile alle vibrazioni principalmente nel campo 1- 8 Hz, le mani
presentano la massima sensibilit nel campo 12-16 Hz. Infine lorecchio umano sensibile nel
campo 20-20000 Hz. Aumentare il comfort di un veicolo significa adottare tutte quelle soluzioni
tecniche che permettono di ridurre le vibrazioni ed il rumore trasmesse al pilota ed ai passeggeri.
Le principali sorgenti di vibrazioni e rumore sono il rotolamento su strada irregolare (0.25-20 Hz),
lo sbilanciamento del motore e delle ruote, le interazioni aerodinamiche.
Vale la pena sottolineare che le problematiche di guidabilit, sicurezza e comfort sono
strettamente collegate. Ad esempio una vettura confortevole e guidabile presenta un maggiore
sicurezza preventiva in quanto un pilota meno affaticato anche pi attento e pronto ad
affrontare situazioni di emergenza.
Dinamica longitudinale
Si considera il veicolo a 4 ruote privo di sospensioni in moto rettilineo in direzione x. In
questo caso il comportamento di ruote di destra e di sinistra del tutto identico. Il modello
possiede 3 gradi di libert nel caso in cui non si faccia alcuna ipotesi sul moto delle ruote: ovvero
traslazione x, e rotazioni delle due ruote.
Se si ipotizza che le ruote rotolino senza strisciare il modello possiede un solo grado di libert: la
traslazione x del veicolo.
y
FD
G
mg
h
Pf
Pr
x
z
Nr
Nf
Questo modello alla base dello studio dei fenomeni di accelerazione e frenatura.
Eventualmente il modello pu essere integrato tenendo conto della dinamica del motore,
ricordando che, a frizione inserita, gli organi del motore sono collegati alla rotazione delle ruote
motrici da un rapporto di trasmissione constante.
x
y
x
CM
ym
zm
7
Si ipotizza il veicolo in moto rettilineo o in curva a raggio costante.
La cassa ed i braccetti delle sospensioni formano nel piano trasversale zy (alla direzione della
velocit di avanzamento) una sistema articolato chiuso avente due gradi di libert:
la traslazione verticale dalla cassa (z)
la rotazione della cassa intorno allasse longitudinale x, angolo di rollio .
Se in pi si considera lelasticit dei pneumatici si devono aggiungere altri due gradi di libert: le
traslazioni dei mozzi rispetto al suolo permessi dalla cedevolezza radiale dei pneumatici.
Se si considera il moto in curva del veicolo questo modello serve a studiare il trasferimento di
carico trasversale ed ad integrare il modello nel piano xy per lo studio del comportamento
direzionale del veicolo.
Se si considera il moto rettilineo in presenza di irregolarit della strada lo studio in questo piano
serve ad analizzare il comfort del veicolo.
CM
kr
kf
mf
kpf
mr
kpr
zr
massa
sospesa z
Zr
m, IyG
zr
massa posteriore
non sospesa
Zf
cf , kf
cr , kr
mf
mr
cpf , kpf
cpr , kpr
b
zf
zf
massa anteriore
non sospesa
p-b
passo = p
3. Mecccanica dello
o pneu
umaticco
Perr intraprend
dere lo stu
udio della dinamica del
d veicolo necessaario introdu
urre alcunee
nozioni di meccanica dello pneum
matico.
oni reali, per effetto di carichi gravvanti sugli pneumatici,
p
il contatto tra ruota e strada non
In condizio
lineare nel
n caso di veicolo
v
a 4 ruote
r
e pun
ntiforme nel caso di veicolo a 2 ruo
ote. Ma, in entrambi i
casi, per effetto delle deformazzioni il contaatto avviene
e su una superficie estesa intorno
o alla zona
idealee di contattto, che ha le
e seguenti forme:
My
Fs
S
X
P
N
Mx
V speed of t ravel
Y
contactt point
Mz
ote.
essere ancche superiorre a 45 nel caso dei veeicoli a 2 ruo
Si chiama velocit di avanzamen
nto V la veelocit del mozzo,
m
che per il mom
mento viene suppostaa
costante.
9
Si chiama angolo di deriva langolo misurato sul piano stradale tra la direzione della velocit di
avanzamento (parallela a V) e la traccia del piano di simmetria della ruota.
Si osservi che, per effetto della sezione toroidale, il punto di contatto teorico P (centro
dellimpronta) si sposta lateralmente.
Si stabilisce un sistema di riferimento con origine nel centro dellimpronta e:
asse x orizzontale diretto in avanti e parallelo al piano di simmetria della ruota;
asse z verticale diretto verso il basso;
asse y trasversale che completa la terna.
Le azioni che la strada esercita sullo pneumatico possono essere rappresentate da 3 forze e 3
momenti:
una forza normale N applicata sul centro dellimpronta e diretta verso lalto (opposta a z);
una forza longitudinale applicata nel centro dellimpronta e allineata allasse x, se essa
concorde con il verso positivo dellasse x la forza motrice S (di trazione), se essa
discorde la forza di frenata F;
una forza laterale Fs diretta lungo lasse y, essa dovuta alla presenza degli angoli di deriva
e camber.
10
F = N
Si noti la similitudine con lattrito colombiano.
La forza laterale di deriva dipende in maniera pi complessa dalla forza normale N ed in generale
aumenta meno che proporzionalmente con il carico, come mostra questa figura relativa ad un
pneumatico motociclistico:
11
F/N
stabile
instabile
1
area slittamento
crescente
20%
100%
12
In particolare la forza longitudinale 0 in presenza di scivolamento nullo, cresce in maniera quasi
lineare fino a raggiungere un massimo per = 1020%, poi decresce in maniera meno accentuata
allaumentare dello scivolamento e tende ad un valore asintotico per valori grandi di (100%).
Dato che F=N questo andamento anche landamento del coefficiente di forza longitudinale.
La zona con pendenza positiva la zona stabile, se aumenta lo scivolamento aumenta anche F. La
sona con pendenza negativa la zona instabile, perch un aumento dello scivolamento d luogo
ad un riduzione della forza molto rapidamente la ruota si blocca.
I sistemi ABS sono progettati per far funzionare lo pneumatico nella zona stabile.
Per molto piccoli l'intera impronta in aderenza, intorno al massimo c gi una zona di
slittamento, che poi aumenta fino ad interessare lintera impronta (=100%).
La forza di deriva (Fs) dipende non linearmente dallangolo di deriva. In generale aumenta con la
deriva, raggiunge un massimo per poi decrescere tendendo ad un valore asintotico. Tale
dipendenza ben rappresentata dalla formula di Pacejka.
Anche il rapporto Fs/N per un certo valore del carico presenta un andamento di questo tipo.
tratto lineare
Fs/N
N assegnata
10
Anche in questo caso la forma della curva legata al progressivo aumento dellarea di slittamento
nellimpronta.
13
Con un angolo di deriva di 3 lo pneumatico in assenza di slittamento longitudinale riesce ad
esercitare una forza laterale normalizzata pari a circa 0.7, che serve a garantire lequilibrio laterale
bilanciando la forza centrifuga in curva.
Se il pilota inizia a frenare nascono anche degli slittamenti longitudinali, il coefficiente di forza
longitudinale cresce, ma la forza laterale normalizzata decresce vistosamente. In termini intuitivi lo
scivolamento microscopico tra pneumatico e strada ora viene utilizzato per generare forza
longitudinale, non laterale.
N assegnata
F/N
1
=0
Fs/N
=3
=3
20%
100%
14
Fs/N
N assegnata
assegnata
12
8
4
F/N
S/N
15
Stato
pneumatico
Strada
asciutta
Strada
bagnata
Pioggia
forte
Pozzanghere
Ghiaccio
50
nuovo
0.85
0.65
0.55
0.5
0.1
50
usato
0.5
0.4
0.25
<0.1
90
nuovo
0.8
0.6
0.3
0.05
90
usato
0.95
0.2
0.1
<0.050
130
nuovo
0.75
0.55
0.2
130
usato
0.9
0.2
0.1
Infine F/N diminuisce fortemente quando lo pneumatico sollevato dalla strada per effetto di un
meato dacqua, questo fenomeno lacquaplaning.
Tale fenomeno abbastanza simile alla lubrificazione fluidodinamica : anche in questo caso si ha
un meato cuneiforme di fluido che separa le superfici.
16
La tendenza allacquaplaning dipende da:
Profondit dellacqua.
Velocit del veicolo.
Scolpitura.
Larghezza dello pneumatico (pneumatici larghi sono pi soggetti ad acquaplaning).
Magic Formula
Il modello a spazzola fornisce uninterpretazione fisica dei principali fenomeni che
determinano la nascita di forze e momenti tra strada e pneumatico.
Un modello fisico in grado di spiegare tutti i dettagli della complessa interazione pneumaticostrada diventerebbe estremamente complesso e poco adatto allimplementazione nei codici di
simulazione.
Per questo motivo si preferisce fittare i dati sperimentali con relazioni empiriche e poi introdurre
queste relazioni nei modelli per la simulazione.
La formula empirica pi diffusa la Magic formula, che nella sua versione di base ha questa forma:
Si distinguono:
un tratto iniziale quasi lineare, la cui pendenza la rigidezza di deriva k [1/rad], se la forza non
fosse adimensionalizzata la rigidezza di deriva si indicherebbe con K [N/rad];
un massimo;
la tendenza asintotica ad un valore limite per deriva molto grande.
I vari parametri della formula hanno un preciso significato:
D coincide con il massimo e di fatto rappresenta il coefficiente di attrito statico;
C determina il valore asintotico;
B influenza la pendenza della curva vicino allorigine;
E influenza la curvatura nella zona del massimo.
17
E facile verificare che la rigidezza di deriva pari al prodotto BCD.
Le seguenti figure mostrano leffetto dei vari parametri sulla forma della curva.
Effetto di B
Effetto di C
Effetto di E
18
fl
fr
front
xm
u
a
v
cm
ym
p
b
rear
r
Vcm = uim + vjm
r
& = & k
m
19
0 - '
' 0
a
t
2
da cui
ufr
=
vfr
1
' t + u
2
a ' + v
langolo di assetto della ruota langolo che la velocit del centro della ruota forma con il sistema
solidale, vale la relazione:
a ' + v
1
- ' t + u
2
tan fr =
Anteriore sinistra:
0 - '
' 0
ufl
u
=
+
vfl
v
a
-
t
2
da cui
ufl
=
vfl
1
' t + u
2
tan fl =
a ' + v
a ' + v
1
' t + u
2
Posteriore destra
u
urr
=
+
v
vrr
0 - '
' 0
-b
t
2
20
da cui
urr
=
vrr
1
' t + u
2
tan rr =
- b ' + v
- b ' + v
1
- ' t + u
2
Posteriore sinistra
-b
0 - '
' 0
u
url
=
+
v
vrl
t
2
da cui
url
=
vrl
1
' t + u
2
- b ' + v
tan rl =
- b ' + v
1
' t + u
2
0 - '
' 0
xci
yci
xci
=
yci
v
'
u
'
u
.
&
u 2 + v2
.
&
In una curva a raggio costante il c.i. fisso. R in tal caso il raggio di curvatura della traiettoria del
punto sullasse che ha la minima distanza da c.i. Rc il raggio di curvatura della traiettoria del
centro di massa.
21
Semplificazioni e linearizzazione
I denominatori degli angoli di assetto possono essere semplificati se:
u>
1
' t
2
tan f =
a ' + v
u
tan r =
- b ' + v
u
Se gli angoli di assetto sono piccoli queste espressioni possono poi essere linearizzate:
f =
r =
a ' + v
u
- b ' + v
u
Anche gli angoli di sterzo delle due ruote anteriori possono essere ritenuti uguali in molte
condizioni di esercizio (ad esempio a velocit elevate):
fr = fl =
Equazioni di congruenza
Queste equazioni esprimono il legame tra gli angoli di deriva (a cui sono legate le forze
esercitate dai pneumatici) le velocit del centro di massa e di imbardata e langolo di sterzo.
Per le ruote sterzanti in una curva a destra si ha la seguente relazione tra gli angoli (vale anche a
sinistra):
Per le ruote anteriori:
f = - f
f = Per le ruote posteriori:
a ' + v
u
r = - r
da cui
r = -
- b ' + v
u
E possibile anche calcolare langolo di sterzo necessario per avere una certa distanza R=xci del c.i.
dal veicolo.
22
xm
xm
V
f f
r
r
ym
ym
f - r = -
a ' + v - b ' + v
+
+
u
u
f r =
& ( a b )
u
u
'
si ottiene:
p
+ f - r
R
p
detto angolo di Ackerman (sterzatura a bassa velocit).
R
R = p + R ( f r ) , da cui si pu ricavare R:
R=
f + r
La seguente figura (ricavata in base al teorema di Chasles) mostra la relazione tra angolo di sterzo
e passo quando gli angoli di deriva sono nulli (sterzata cinematica).
23
cm
Rc
R
c.i
La presenza di un angolo di deriva anteriore aumenta il raggio di curvatura a pari angolo di sterzo:
f
cm
Rc
R
c.i
cm
Rc
r
c.i
24
Fyf = Cf f
dove Cf la rigidezza di deriva anteriore, somma delle rigidezze di deriva delle due ruote. Da cui:
Fyr = Cr r
Fyr = Cr -
- b ' + v
+ r
u
d uim + vjm
r
& m + vj
&m + ukm& im + vkm& jm
acm =
= ui
dt
r
& m + vj
&m + u&
acm = ui
r
& m + vj
&m + u&
acm = ui
( k
( j )
m
im + v& km jm
m
( )
+ v& im
25
Pertanto le componenti x e y dellaccelerazione assoluta del centro di massa espresse nel sistema
solidale sono:
r
acm = ( u& v& ) im + ( v& + u& ) jm
Equazioni del moto
Si mantengono le precedenti ipotesi:
angoli di sterzo piccoli e uguali per le due ruote anteriori sin = cos = 1
angoli di deriva uguali per le due ruote anteriori e per le due ruote posteriori, di
conseguenza le forze di deriva sono uguali e pari alla met delle forze di deriva totali.
inoltre si ipotizzano quattro ruote motrici con forze motrici sulle ruote di destra e sinistra uguali e
pari alla met delle forze motrici totali.
Le equazioni di Newton sono:
Direzione xm:
1
2
u - ' v = Ff + Fr - Fsf - S cx u
t
2
La forza di deriva anteriore ha una componente anche secondo xm, S larea della sezione e cx il
coefficiente di drag.
Direzione ym:
m
Iz
26
Ff/2
front
Fsf/2
Ff/2
Fsf/2
xm
u
a
v
cm
ym
p
b
Fr/2
Fr/2
rear
Fsr/2
Fsr/2
a ' + v
1
2
u - ' v = - Cf + f f + Ff + Fr - S cx u
u
t
2
a ' + v
Cr - b ' + v
m ' u + v = Cf + f + f Ff
t
u
u
a ' + v
Cr b - b ' + v
Iz ' = Cf a + f +
+ a f Ff
t
u
u
m
27
Molto spesso si cercano delle soluzioni supponendo la velocit u assegnata. In questo la prima
equazione diventa algebrica e una nuova incognita sar una delle forze di trazione (anteriore o
posteriore).
La massima semplificazione si ottiene ipotizzando il veicolo a trazione posteriore (Ff=0), le
equazioni cos si semplificano:
a ' + v
1
2
u - ' v = - kf + + Fr - S cx u
t
2
u
m ' u +
Iz
kr - b ' + v
a ' + v
v = kf + t
u
u
b kr - b ' + v
a ' + v
' = a kf + +
t
u
u
kf + kr v
m u + a kf - b kr '
m v+
+
= kf
t
u
u
2
a kf + b kr '
a kf - b kr v
+ Iz ' +
= a kf
t
u
u
Questo sistema pu essere risolto con tecniche standard. Una volta calcolate v e dalla prima
equazione (algebrica) si pu calcolare la forza motrice totale anteriore.
v = vo e
st
' = o' e
st
Le possibili soluzioni si ottengono risolvendo il problema agli autovalori e ponendo uguale a zero il
determinante:
28
Riordinando:
+
Da cui, ricordando che a + b = p , si ricava:
Lo studio del segno delle radici permette di analizzare la stabilit del sistema.
Lequazione ha la forma a2 s + a1 s + a0 = 0 e pu essere applicato il criterio di Routh-Hurvitz.
2 2
Le parti reali delle radici sono tutte negative, quindi il sistema stabile, se:
tutti i coefficienti hanno lo stesso segno.
tutti le seguenti funzioni hanno lo stesso segno:
T1 = a1 , T2 =
a1
0
a2
= a1a0
a0
a2 = 1
Il coefficiente a1 sempre positivo perch la somma di termini sempre positivi:
29
Al di sopra della velocit critica il veicolo ingovernabile e anche a velocit vicine alla critica la
vettura estremamente sensibile allo sterzo ed a colpi di vento o disturbi della strada.
E interessante analizzare pi in dettaglio gli autovalori.
Se il veicolo sottosterzante essi possono essere reali distinti o complessi coniugati, in funzione
della velocit:
Il seguente grafico si riferisce al caso
m=1000 [kg], Iz=1650 [kgm2], p=2.5 [m], a=1[m], b=1.5[m], Cf=Cr=2*30000 [N/rad].
u [m/s]
La velocit di transizione 5.48 m/s e la frequenza di oscillazione circa 4 rad/s e non cambia
molto con la velocit.
Se il veicolo sovrasterzante essi sono sempre reali e distinti, come mostra la seguente figura che
si riferisce al caso:
m=1000 [kg], Iz=1650 [kgm2], p=2.5 [m], a=1.5[m], b=1 [m], Cf=Cr=2*30000 [N/rad].
u [m/s]
Si osservi che al di sopra della velocit critica (27.4 m/s) il primo autovalore diventa reale positivo.
30
u
'
la distanza del c.i. dallasse di simmetria del veicolo. Introducendo i valori calcolati si ottiene:
Si osserva che il primo termine rappresenta la distanza del c.i. che si avrebbe se la velocit uo fosse
molto bassa, la forza centrifuga trascurabile e quindi anche le forze di deriva che la bilanciano.
Questa condizione di riferimento detta sterzatura cinematica.
In condizioni pi realistiche il secondo termine pu dare luogo ad un aumento o decremento della
distanza dal c.i.
Se
31
Si noti che leffetto sotto/sovra sterzante dipende dalle caratteristiche dei pneumatici e dalla
distribuzione dei carichi (che determina la posizione del c.m.).
La seguente figura mostra come con un angolo di sterzo fissato a 0.1 rad varia il raggio R al variare
della velocit per il veicolo sottosterzante (R aumenta) e per il veicolo sovrasterzante (R
diminuisce) e diventa zero alla velocit critica (27.4 m/s).
Sottosterzante
Sovrasterzante
u [m/s]
E interessante osservare che, se le rigidezze di deriva anteriore e posteriore fossero proporzionali
al carico, la dipendenza dalla geometria scomparirebbe. Se infatti:
Ricordando che
Si ottiene:
Da cui
In realt le forze di deriva e le rigidezze di deriva non dipendono linearmente dal carico.
32
La seguente figura mostra invece come variano la velocit laterale (curve continue) e la velocit di
imbardata (curve a tratti) con la velocit di avanzamento
u [m/s]
Per il veicolo sottosterzante hanno un andamento regolare, mentre per il veicolo sovrasterzante
divergono allavvicinarsi alla velocit critica.
E anche interessante notare che la velocit laterale alle basse velocit positiva in entrambi i casi,
mentre alle alte velocit sempre negativa.
xm
V
u
cm
ym
33
In una traiettoria circolare a raggio costante la velocit del centro di massa sempre tangente alla
circonferenza, il fatto che ci sia una componente trasversale (nel sistema solidale xm ym) significa
che lasse del veicolo non allineato alla tangente alla traiettoria. In particolare a bassa velocit la
componente positiva e quindi la vettura inclinata con il muso verso lesterno. (succede anche
nella sterzata cinematica)
xm
V
v
cm
u
ym
Ad alta velocit la componente negativa e quindi la vettura inclinata con il muso verso
linterno.
34
35
Nel caso di veicolo sottosterzante il modulo della FRF presenta un massimo alla frequenza a cui
appaiono i modi oscillanti (autovalori complessi coniugati a circa 4 rad/s).
Se la velocit miniore della velocit di transizione non compare il massimo.
36
3
c32
12
4
I membri 1 e 3 sono le ruote, 2 la massa sospesa 4 la strada
La traiettoria del centro del mozzo un arco di circonferenza. Langolo di camber varia per effetto
del moto della sospensione.
2
32
12
6
8
37
Il centro di istantanea rotazione della ruota 1, che coincide con la biella, rispetto alla massa
sospesa, che coincide con il telaio, dato dallintersezione degli assi dei bilancieri (teorema di
Chasles).
Il centro di istantanea rotazione della ruota 3 si trova in maniera analoga.
E possibile dimensionare il quadrilatero articolato in modo tale che sia una guida di corpo rigido
per la ruota, con il punto al centro del mozzo che descrive una traiettoria quasi verticale e la ruota
cha cambia molto poco il proprio orientamento nellintorno della configurazione considerata.
Eanche possibile dimensionare il meccanismo in modo che in curva il moto della sospensione
esterna produca una variazione dellangolo di camber del pneumatico, in modo tale da contrastare
il camber positivo dovuto al rollio del veicolo
B 5
2
1
c 32
12
O
a
8
4
Il centro di istantanea rotazione delle ruota 1 rispetto alla massa sospesa (2) si pu trovare
nel seguente modo.
38
La velocit del punto A perpendicolare alla congiungente di O con A, quindi per il teorema di
Chasles il centro di istantanea rotazione si trova sulla retta a che coincide con lasse del membro 7.
La velocit del punto solidale alla massa non sospesa (1) ed istantaneamente sovrapposto a B
sulla direzione di scorrimento della coppia prismatica, quindi per il teorema di Chasles il centro di
istantanea rotazione deve stare sulla retta b ortogonale alla direzione di scorrimento e passante
per il punto B.
Il centro di istantanea rotazione si trova allintersezione tra a e b.
Sospensione Multilink
Le sospensioni Multilink (a bracci multipli) realizzano il collegamento tra il mozzo delle ruote e la
cassa tramite un meccanismo spaziale con 5 braccetti, ciascuno con 2 coppie sferiche alle
estremit.
Ne computo dei gradi di libert si deve considerare che si hanno in tutto 7 membri mobili, ovvero
la ruota i 5 braccetti ed il telaio e 10 coppie sferiche (2 per braccetto) di classe C3, che tolgono 3
gradi di libert nello spazio. Applicando lequazione di struttura si ottiene:
n = 6 (7 1) 3 10 = 6
% di questi gradi di,libert sono legati alle rotazioni di ciascun braccetto intorno al proprio asse,
perci non sono gradi di libert dellintero meccanismo.
Il sesto grado di libert invece del meccanismo nel suo insieme e permette il movimento della
ruota rispetto alla cassa.
39
Langolo di camber definito come langolo tra il piano equatoriale della ruota e la direzione della
verticale (asse z del sistema fisso).
Langolo di camber viene considerato positivo se i piani equatoriali delle due ruote si incontrano
sotto il piano della strada, negativo se si incontrano sopra.
La situazione ideale quella di camber nullo, infatti in presenza di camber non nullo gli pneumatici
generano delle forze laterali (spinta di camber) anche in rettilineo, in assenza di deriva.
40
Le forze di camber sono dirette verso lesterno del veicolo nel caso di camber positivo verso
linterno nel caso di camber negativo.
Se il sistema perfettamente simmetrico le due spinte di camber si cancellano completamente.
La presenza di un angolo di camber non nullo modifica la distribuzione dellusura del battistrada.
Quando la vettura percorre una curva la cassa s'inclina verso lesterno (angolo di rollio) e in
generale cambiano gli angoli di camber delle ruote per effetto delle sospensioni. Pertanto nelle
vetture sportive talvolta si usa un piccolo angolo di camber per controllare meglio questo
fenomeno.
Altre volte si assegna un piccolo valore di camber positivo a veicolo scarico in modo tale cha a
pieno carico il camber sia circa nullo.
Talvolta si adotta invece un piccolo angolo di camber positivo per ridurre un altro parametro: il
braccio a terra.
Langolo di convergenza definito come langolo tra il piano equatoriale della ruota e lasse
longitudinale del veicolo (asse xm del sistema solidale al veicolo).
Langolo di convergenza viene considerato positivo se i piani equatoriali delle due ruote si
intersecano davanti al veicolo, negativo se si intersecano dietro.
Per effetto dellangolo di convergenza le ruote operano anche in rettilineo con un angolo di deriva
non nullo.
In una curva a raggio costante le ruote esterne si trovano ad essere pi caricate (trasferimento di
carico laterale) e se langolo ci convergenza nullo lavorano con angoli di deriva minori di quelli
41
delle ruote interne e di conseguenza le ruote sullo stesso asse non raggiungono
contemporaneamente la condizione limite di aderenza, con penalizzazione della tenuta di strada.
Per questo motivo in genere si adotta una piccola convergenza positiva.
le derive
si sottraggono
v rett
vrett v le derive
si sommano
EXT
Curva a sx
In presenza di un braccio a terra trasversale un piccolo angolo di convergenza serve ad evitare che
per effetto dei giochi in marcia rettilinea le ruote condotte (forza longitudinale rivolta allindietro)
tendano ad aprirsi, un piccolo angolo di convergenza anche serve ad evitare che le ruote motrici
(forza longitudinale diretta avanti) tendano a chiudersi.
42
langolo nel piano longitudinale xz compreso tra lasse di sterzo della ruota e la verticale
al terreno (asse z del sistema fisso)
E considerato positivo se lasse di sterzo incontra il terreno avanti rispetto al punto teorico
di contatto tra pneumatico e terreno, negativo se incontra il terreno dietro il punto di contatto.
Se langolo di incidenza positivo una ruota risulta pi stabile.
43
Si supponga che un veicolo avanzi in moto rettilineo uniforme con velocit V e che, a causa
di una piccola perturbazione, la ruota anteriore ruoti verso sinistra (a destra sarebbe la stessa
cosa) di un piccolo angolo. In corrispondenza del centro dellimpronta la velocit V ha ora una
componente sul piano di simmetria della ruota ed una componente ortogonale al piano di
simmetria e rivolta a sinistra rispetto alla ruota. Dato che la ruota pu rotolare solo nel suo piano
di simmetria, alla componente ortogonale al piano di simmetria corrisponde uno scivolamento
verso sinistra. Per la meccanica del pneumatico ad uno scivolamento verso sinistra corrisponde
una forza di deriva verso destra, generata dal terreno sul pneumatico. Poich lasse di sterzo in
avanti la forza di deriva verso destra produce intorno allasse di sterzo un momento che riporta la
ruota verso la posizione originaria. Ci corrisponde alla condizione di stabilit.
La distanza tra intersezione dellasse con il suolo e punto teorico di contatto viene detta braccio a
terra longitudinale o avancorsa.
Per effetto dellangolo di incidenza la sterzatura fa abbassare di poco la cassa.
Il veicolo tender perci naturalmente e ritornare verso la posizione pi bassa di equilibrio stabile.
La distanza trasversale tra centro dellimpronta e intersezione del terreno con lasse di sterzo della
ruota viene detto braccio a terra trasversale.
Si osservi che il braccio a terra trasversale dipende dallangolo di inclinazione trasversale e
dallangolo di camber. Il braccio a terra trasversale pu essere non nullo anche con angoli di
inclinazione trasversale e camber nulli (asse semplicemente traslato).
Dato che la risultante delle forze longitudinali passa approssimativamente per il centro
dellimpronta il braccio a terra determina lentit del momento di queste forze intorno allasse di
sterzo e di conseguenza pu sfavorire o favorire la sterzatura.
Per aumentare la maneggevolezza meglio che il braccio a terra trasversale sia molto piccolo.
44
Avanti
p
asse
sterzo
o
p'
asse
sterzo
E importante osservare che se questi angoli sono fissati a certi valori in condizioni di veicolo fermo
essi possono cambiare i loro valori con veicolo in movimento, proprio per effetto delle
sospensioni. Il software Shark della Lotus consente di studiare queste variazioni.
45
c24
q
c
14
3
c 32
12
c 34
t/2
t/2
z
Se le ruote possono compiere solo delle piccole rotazioni intorno al centro dellimpronta (ipotesi
da verificare), il contatto ruota-strada, da un punto di vista cinematico pu essere rappresentato
da una coppia rotoidale.
Il sistema allora riconducibile ad un quadrilatero articolato, la biella 2 la cassa, i bilancieri sono
formati dalle ruote 1 e 3 con i relativi bracci oscillanti, il telaio 4 la strada.
2
q
of
4
y
c
t
z
Si chiama centro si rollio di una sospensione (anteriore o posteriore) il centro intorno a cui
istantaneamente l avantreno o il retrotreno del veicolo ruota rispetto al suolo.
46
La linea che unisce il centro di rollio anteriore con il centro di rollio posteriore viene chiamato asse
di rollio dellintero veicolo.
Il centro di rollio pu essere trovato semplicemente in base al teorema di Chasles prolungando gli
assi dei bilancieri e trovando il punto di intersezione .
E possibile effettuare lanalisi cinematica di questo sistema articolato nellintorno della
configurazione non rollata.
Si pu tracciare questo poligono di chiusura:
z2
z1
z3
z4
of
Da cui:
Per scrivere le equazioni scalari di chiusura a la lunghezza dei bracci, t la carreggiata, c e q sono
le distanze orizzontale e verticale dei perni dei bracci dai centri delle impronte, la biella lunga t2c. Si chiama langolo di rollio della cassa. Si chiamano 1 , 3 le piccole variazioni degli angoli
dei bracci 1 , 3 , che coincidono con gli angoli di camber delle due ruote.
Poich si considerano solo piccoli spostamenti rispetto alla configurazione disegnata si possono
sviluppare in serie i termini negli angoli di rollio e camber:
47
Ricordando che per la geometria :
c+1q+t-2c+c-3q-t=0
Questo grafico mostra il rapporto tra camber delle ruote e rollio della cassa in funzione del
rapporto tra semipasso e parametro c (lunghezza del braccio proiettata sulla strada)
Se, come nello schema della sospensione, il semipasso maggiore di c, langolo di camber ha verso
opposto allangolo di rollio.
Se il semipasso confrontabile con c il camber molto piccolo.
Se invece il semipasso minore di c, rollio e camber sono dalla stessa parte.
Si ricordi che nei veicoli a 4 ruote il rollio in genere verso lesterno della curva, quindi un camber
delle ruote con verso opposto diretto verso linterno della curva.
48
1/
Questa condizione pu ottenersi con una sospensione con bracci molto pi lunghi ed incrociati. Lo
schema cinematico un quadrilatero articolato con bilancieri incrociati. Il centro di rollio pu
essere trovato con la solita tecnica.
c32
c
14
c 24
4
12
c34
c/(t/2)
La lunghezza dei bracci e il loro ingombro rende impossibile lutilizzo di questa sospensione
nellavantreno, dove si deve alloggiare il motore.
La relazione approssimata tra camber e rollio pu essere ottenuta anche utilizzando il concetto di
centro di rollio.
49
c 24
ruota
c
q
c 32
12
cassa
14
c 34
t/2
t/2
z
Si considerino piccoli angoli di camber positivi delle due ruote. I punti c32 e c12 si spostano in
direzione verticale (z positivo diretto verso il basso) rispettivamente di:
zc32 = c
zc12 = +c
Si considera ora una piccola rotazione positiva della cassa. I punti c32 e c12 si spostano in direzione
verticale rispettivamente di:
zc32 = ( t / 2 c )
zc12 = ( t / 2 c )
(t / 2 c )
c
Quadrilatero
Questa figure mostra lo schema di una sospensione pi complessa, effettivamente realizzabile e
basata su due quadrilateri. I perni dei due bracci sono sostituiti dai centri di istantanea rotazione
delle ruote rispetto alla cassa.
50
4
Il sistema articolato presenta 8 membri, 10 coppie rotoidali e 3 catene chiuse. Applicando la
equazione di Grubler si ottiene: n = 3(8 1) 2 10 = 1
Il sistema possiede un grado di libert associato alla rotazione di rollio.
Per determinare il centro di rollio si pu dapprima procedere in maniera pi intuitiva.
Si trovano i centri di istantanea rotazione delle ruote rispetto alla cassa (membri biella 1 e 3
rispetto a 2). Dato che i sottosistemi sono due quadrilateri i centri C12 e C32 si trovano con la solita
tecnica.
2
32
12
4
Nellintorno della configurazione disegnata le ruote si muovono come se fossero collegate al telaio
con due bracci oscillanti aventi perni nei punti C12 e C32 rispettivamente.
c 32
c
14
c 24
4
12
c 34
perci il centro di istantanea rotazione della cassa rispetto al suolo si pu trovare come
intersezione delle due rette che passano C32 C34 e per C12 C14.
51
c 32
c 12
7
c
c
24
14
34
Mac Pherson
5
2
1
c32
12
CR
4
Per un veicolo con sospensioni Mac Pherson il sistema articolato presenta 8 membri, 8 coppie
rotoidali, 2 prismatiche e 3 catene chiuse. Applicando la equazione di Grubler si ottiene:
n = 3(8 1) 2 10 = 1
Il centro di rollio si trova con la solita tecnica (teorema di Kennedy.
C24 deve stare sulla congiungente di C12 C14.
C24 deve stare sulla congiungente di C32 C34.
52
CM
ym
zm
53
54
55
56
57
58
59
primo dipendente linearmente dal carico verticale il secondo dipendente dal quadrato del carico
verticale, per cui la rigidezza di deriva dellavantreno risulta:
Dove cL il coefficiente del termine lineare e cNL quello del termine non lineare. Nfi il carico sulla
ruota interna, Nfe quello sulla ruota esterna.
La rigidezza di deriva del retrotreno risulta:
Ricordando che i carichi verticali variano per effetto dei trasferimenti di carico trasversali:
Si osserva che il raggio di curvatura la somma di tre contributi, i primi due erano presenti anche
nel caso di pneumatico lineare, il terzo termine si somma ad essi ed dovuto ai trasferimenti di
carico e alla non linearit degli pneumatici.
In particolare, poich tutte le grandezze sono al quadrato o positive, il trasferimento di carico
trasversale dellavantreno Nf aumenta sempre il raggio di curvatura per un assegnato angolo di
sterzo, quindi un effetto sottosterzante.
Invece il trasferimento di carico trasversale del retrotreno diminuisce il raggio di curvatura, quindi
d luogo ad un effetto sovrasterzante.
60
I termini quadratici sono piccoli rispetto a 1 e quindi le espressioni possono essere semplificate
con uno sviluppo in serie arrestato al primo ordine:
posto
Si ottiene :
61
E quindi:
Introducendo x e y :
Si osserva che il raggio di curvatura la somma di tre contributi, i primi due erano presenti anche
nel caso di pneumatico lineare, il terzo termine si somma ad essi ed dovuto ai trasferimenti di
carico e alla non linearit degli pneumatici.
In particolare, poich tutte le grandezze sono al quadrato o positive, il trasferimento di carico
trasversale dellavantreno Nf aumenta sempre il raggio di curvatura per un assegnato angolo di
sterzo, quindi un effetto sottosterzante.
Invece il trasferimento di carico trasversale del retrotreno diminuisce il raggio di curvatura, quindi
d luogo ad un effetto sovrasterzante.
= - C ay m uo o'
Nelle automobili il coefficiente Cay in genere positivo: in una curva a sinistra laccelerazione
laterale negativa, la forza centrifuga positiva (verso destra), il rollio positivo verso destra ovvero
verso lesterno della curva.
CM
int
h
.
mu 0
ym
ext
C ext
C int
zm
t
.
Per effetto della cinematica delle sospensioni ad un rollio della cassa corrispondono degli angoli di
camber delle ruote (positivi se concordi con il verso di rotazione positivo intorno a x).
Nellintorno della configurazione corrispondente al moto rettilineo uniforme gli angoli di camber
delle ruote interna ed esterna sono uguali e valgono le relazioni:
62
f = C f
r = C r
Tipicamente le costanti sono positive per sospensioni a quadrilatero o Mac Pherson.
Per grandi deformazioni i coefficienti dipendono anche dal rollio.
Le forze esercitate dagli pneumatici anteriori e posteriori in presenza di camber diventano:
Fsf = Cf f + cf f
Fsr = Cr r + cr r
Fsf = Cf f - cf m uo C f C ay '
Fsr = Cr r - cr m uo C r C ay '
Introducendo queste espressioni nelle equazioni del moto nel piano xy con velocit uo assegnata e
trazione posteriore si ottiene:
a ' + v
Cr - b ' + v
v = Cf + f - m uo cf C f + cr C r C ay '
uo
uo
t
a ' + v
Cr b - b ' + v
Iz ' = Cf a + f +
- m uo a cf C f - b cr C r C ay '
uo
uo
t
m uo ' +
Gli ultimi termini sono proprio quelli dovuti alle forze di camber.
La soluzione a regime nellipotesi di angolo di sterzo anteriore costante (sterring pad) fornisce:
2
p
- Cf a + Cr b m uo
cf m uo
cr m uo
Rc =
+
+
C f C r C ay
fo Cf Cr p
fo Cf
fo Cr
fo
I primi due termini sono i soliti, il terzo rappresenta leffetto del camber su sotto-sovrasterzo.
Per valutare leffetto del camber delle ruote anteriori si ipotizza nulla la rigidezza di camber delle
ruote posteriori, si ottiene:
Se Cay>0, ovvero una forza centrifuga positiva secondo y produce un rollio positivo, e se Cf> 0,
ovvero il camber dalla stessa parte del rollio verso lesterno della curva, leffetto
sottosterzante. Infatti dato che la forza di camber dalla parte sbagliata, verso lesterno della
curva occorre una maggiore deriva anteriore per compensarla, con un effetto sottosterzante.
63
CM
int
.
mu 0
C int
C ext
ym
ext
zm
t
.
CM
int
h
.
mu 0
P
C int
C ext
ym
ext
zm
t
.
Se Cay Cr>0, leffetto sovrasterzante perch occorre una maggiore deriva posteriore per
produrre la stessa forza laterale.
64
8.
Requisiti
Il continuo sviluppo dellimpianto frenante negli automezzi adibiti a trasporto passeggeri ha
portato ad avere un sistema potente e affidabile capace di fornire un ottimo rallentamento da
65
velocit anche molto elevate. In condizioni normali questo sistema fornisce un arresto veloce ed
efficiente del veicolo.
Ci nonostante frenare in condizioni critiche quali:
Superfici stradali bagnate o scivolose
Reazioni di panico dellautista dovute a situazioni impreviste
Errori commessi da altri autisti
pu portare al bloccaggio delle ruote durante larresto, con il risultato di perdita di aderenza e
direzionalit del veicolo.
Questo il tipo di situazioni in cui lABS entra in gioco: Il sistema riconosce un bloccaggio
incipiente di una o pi ruote e reagisce inibendo un aumento o iniziando un decremento della
coppia frenante con il risultato di mantenere la possibilit di sterzare e una forza frenante
ottimale.
LABS deve soddisfare un larga gamma di requisiti con particolare attenzione a considerazioni sulla
dinamica della frenata e la tecnologia dei freni.
Il sistema di controllo deve essere in grado di mantenere capacit di sterzata e la stabilit del
veicolo in ogni condizione indipendentemente dalle condizioni della strada.
LABS deve cercare di minimizzare lo spazio di frenata, sfruttando al meglio il coefficiente di
attrito ruote-strada, con la condizione che il mantenimento della stabilit del veicolo e della
capacit di sterzata abbia la priorit sulla minimizzazione dello spazio di frenata.
Il sistema di controllo deve funzionare correttamente in tutto il campo di velocit del veicolo.
Il sistema deve funzionare correttamente in curva.
Il sistema di controllo deve essere in grado di adattarsi rapidamente a variazioni del coefficiente
di attrito ruote-strada.
Il sistema di controllo deve essere in grado di riconoscere e rispondere a fenomeni di
aquaplaning.
Se la frenata avviene su una superficie con differenti coefficienti di attrito sui due lati
dellautomezzo (destro sinistro), lasimmetria delle forze longitudinali di frenata crea un
momento di imbardata intorno al centro di massa, tale momento deve essere ridotto in modo che
un pilota di medie capacit possa contrastarlo con una manovra di contro-sterzo.
Il sistema deve essere in grado di adattarsi allisteresi del freno e allinfluenza del motore.
Il veicolo non deve rispondere alle oscillazioni cominciando a beccheggiare
Il sistema deve essere dotato con sistemi di auto-diagnostica, per disabilitarsi in caso di un
malfunzionamento che possa influire negativamente sulla capacit di arresto del veicolo. [2]
66
2. Strada bagnata
3. Strada con neve
4. Strada con ghiaccio.
Figura 7.1
Per analizzare i campi di intervento dellABS in curva, si devono considerare insieme, in funzione
dello slittamento longitudinale, sia il coefficiente di forza longitudinale (F/N), sia la forza laterale
normalizzata (Fs/N), che sono rappresentati nella figura 2.2.
Se la forza centrifuga (mV2/Rc) modesta, perch la velocit modesta e/o il raggio della curva
molto grande, le forze laterali chieste agli pneumatici sono modeste e di conseguenza anche le
derive laterali (a titolo indicativo 2). Il campo di intervento dellABS pu essere vicino a quello del
caso di frenata in rettilineo, perch si ha il massimo del coefficiente di forza longitudinale (F/N),
che garantisce la riduzione dello spazio di frenata, e nel contempo le modeste forze laterali
realizzabili (Fs/N0.3) sono sufficienti a bilanciare le modeste forze centrifughe.
67
Figura 7.2
Nel caso di forze centrifughe pi elevate le forze laterali devono crescere e langolo di deriva pu
raggiungere i 10. In questo caso il campo di intervento dellABS deve essere esteso perch cambia
la forma delle curve F/N e Fs/N. In particolare F/N presenta un massimo pi basso in presenza di
slittamenti longitudinali molto maggiori (circa 60%) e Fs/N, pur essendo ancora decrescente, per
effetto del grande angolo di deriva, parte da valori molto pi alti.
Quando il pilota applica la massima forza frenante durante una curva con grande accelerazione
laterale il sistema ABS funziona in maniera progressiva.
Allinizio della frenata il sistema ABS consente solo degli slittamenti longitudinali modesti (circa
10%) e il coefficiente di forza longitudinale modesto (circa 0.35), per la capacit di generare
grandi forze laterali rimane quasi inalterata (forza laterale normalizzata circa 0.8).
Quando la velocit comincia a diminuire cala anche la forza centrifuga e quindi anche la richiesta
di forza laterale, ma allora il sistema ABS pu consentire degli slittamenti longitudinali maggiori,
che consentono di aumentare la forza frenante. La conseguente riduzione della forza laterale
normalizzata ora tollerabile.
Pi il veicolo rallenta, pi il sistema ABS permette maggiori slittamenti longitudinali e la forza
frenente aumenta.
Alla fine lo spazio di frenata di poco superiore a quello in rettilineo.
68
Sistema di controllo
Come si nota in fig 2.3 il sistema di controllo dellABS composto da :
Sistema controllato
Regolatori
Grandezze di regolazione
Grandezza di riferimento
Grandezza manipolabile (pressione).
Grandezze perturbatrici.
I
mg
m
V
Mb
F=c(V- R)
N
Figura 2.4
69
Se la ruota motrice si deve considerare anche il momento dinerzia ridotto di motore e
trasmissione.
Il contatto pneumatico-strada schematizzato in maniera semplice, ipotizzando che il coefficiente
di forza longitudinale sia linearmente crescente nella zona stabile (a) e costante nella zona
instabile (b).
Figura 2.5
Nella zona stabile (a in figura 2.5), se si considerano modeste variazioni di velocit, si pu
esprimere la forza longitudinale nella forma:
F = ks
(V R ) ks (V R ) = c
V
V0
(V R )
in cui V0 la velocit media ed il segno gi considerato con il verso scelto per F in figura 2.4.
Le equazioni del moto sono:
Dalla seconda equazione si ricava laccelerazione lineare, mentre dalla prima si ricava il prodotto
del raggio per laccelerazione angolare.
Se si sottrae alla seconda equazione la prima si ottiene
Si osservi che
la velocit di slittamento, perci si ottiene:
70
Equazione differenziale del primo ordine nella velocit di slittamento. Essa simile a quella di un
sistema RC e fornisce la velocit di slittamento Vs in funzione del tempo. Nota Vs si possono
calcolare tutte le altre variabili, ad esempio il momento che la strada esercita sulla ruota:
Si analizza ora la soluzione dellequazione.
Lequazione omogenea:
ha una soluzione non oscillante che rappresenta un ritorno verso la posizione di regime del tipo :
Vs = Vso e
Introducendo nellequazione:
da cui
2
I+R m c
=Im
e la costante di tempo :
.
Per lo studio del sistema ABS importante lo studio della risposta a rampa, si pu ipotizzare infatti
che il pilota aumenti linearmente nel tempo la pressione sul pedale e quindi Mb aumenti con una
legge del tipo Mb=kt.
Figura 2.6
Lequazione non omogenea con ingresso a rampa :
71
b=
Rmk
2
I+R m c
I+R m ac
+b=0
Im
Introducendo il valore di b e risolvendo si ottiene:
2
a=-
IRm k
2
I+R m c
Vs = -
IRm k
2
I+R m c
Rmkt
2
I+R m c
+ Vso e
I+R m ct
Im
Nota Vs si possono calcolare le altre grandezze. La coppia di attrito Mf= RF data da:
Mf = R c Vs
Il grafico di Mf, una volta esaurito il transitorio iniziale una linea quasi parallela a Mb:
Pertanto ad un certo istante t Mf<Mb o in altri termini per raggiungere il valore di Mf assegnato
c un certo ritardo T.
Laccelerazione angolare della ruota durante la frenata data da:
72
Figura 2.7
Tutto questo valido finch V non molto minore di Vo e soprattutto fino a quando ri rimane
nella zona stabile di funzionamento del pneumatico.
Nel momento in cui lo pneumatico entra nella zona di instabilit (b in figura 2.5) le equazioni del
moto cambiano e diventano:
Dove N il carico normale sulla ruota e max il massimo del coefficiente di forza longitudinale.
Il passaggio dalla zona stabile alla zona instabile caratterizzato da una grande accelerazione
negativa dalla ruota (figura 2.8), infatti il pilota pu continuare ad aumentare Mb, ma Mr non pu
salire oltre il valore maxNR.
73
Fig 2.8
Grandezze di regolazione
La scelta delle grandezze di regolazione determinante per il buon funzionamento del
sistema ABS.
Le informazioni di base di cui dispone la centralina elettronica sono le velocit angolari delle
quattro ruote misurate da appositi sensori. Tali sensori, un esempio dei quali riportato in figura
2.9, sono costituiti da un disco metallico rotante in maniera solidale con il mozzo ruota e avente,
sulla superficie esterna, una serie regolare di cavit, sulle quali affacciato, a distanza millimetrica,
un sensore elettromagnetico fissato al veicolo. Il passaggio alternato di zone piene e di cavit
produce periodiche alterazioni del flusso magnetico nella zona del sensore e quindi delle deboli
correnti indotte ad andamento ondulatorio nel circuito di rilevazione ad esso collegato. Tali segnali
vengono opportunamente filtrati e convertiti nel valore di velocit angolare della ruota istante per
istante dalla centralina elettronica.
Dalle velocit angolari si ricavano direttamente le accelerazioni angolari delle ruote. Il calcolo degli
slittamenti longitudinali pi complesso e richiede una stima della velocit di avanzamento del
veicolo, detta velocit di riferimento.
La velocit di riferimento viene calcolata in base alle velocit delle varie ruote, ad esempio si
considerano le velocit delle ruote su una della diagonale (ruota anteriore destra e posteriore
sinistra) e si utilizza quella della ruota pi veloce (che slitta meno in frenata).
Questa strategia adeguata durante una frenata moderata, ma durante una frenata di emergenza
le velocit periferiche di tutte le ruote possono essere molto diverse da quella del veicolo, allora si
usa una strategia diversa e la velocit di riferimento basata su unestrapolazione della velocit
allinizio dellintervento dellABS con una legge a rampa (figura 2.10). A questo proposito si ricordi
che:
74
e quindi:
Figura 2.9
75
periferica delle ruote. Questo diverso andamento pu quindi essere sfruttato per ricavare il valore
di scorrimento corrispondente allincipiente bloccaggio dei pneumatici quindi allottimo della
frenata.
2] [3] [4]
Figura 2.11
Logiche di controllo
Le logiche di controllo dei sistemi ABS non sono uniformate si deciso di trattare il controllo Bosch
essendo questo il pi diffuso in commercio.
76
della ruota. Con VRef , invece, viene rappresentato landamento della velocit di riferimento,
fondamentale per il funzionamento del controllo. In alcuni tratti VRe coincidente con la velocit
della ruota, mentre in altri si discosta da questa seguendo landamento approssimativamente
rettilineo rappresentato con la linea tratto-punto. Allinizio della frenata, la velocit di riferimento
viene considerata uguale a quella della ruota fino a quando la sua accelerazione periferica non
assume un valore tale (-a) da far attivare il controllo automatico.
Velocit
Acc
Press
Tempo
Figura 2.12
La curva individuata dal parametro 1 rappresenta il valore della velocit periferica della ruota per
cui si ha un certo slittamento longitudinale assegnato pari a 1. Infatti dall equazione:
Vref R Vref VR
k =
=
Vref
Vref
se si pone-k= 1 si ottiene:
V VR
1 = ref
VR = Vref 1Vref
Vref
Il secondo dei diagrammi riportati, in detta figura, rappresenta laccelerazione angolare della ruota
ottenuta dalla derivazione della velocit VR. Nello stesso diagramma sono riportate le soglie di
controllo a (negativa), +a e +A (positive con la prima sempre pi piccola della seconda), che
vengono mantenute costanti per tutta la durata del controllo.
Infine lultimo diagramma mostra la variazione della pressione idraulica allinterno del circuito
frenante a valle della servovalvola del sistema ABS: pressione che agisce direttamente sui
pistoncini di comando delle pastiglie.
77
Il pilota comincia a frenare per t=0. Si opera nella zona stabile, la coppia dovuta allinterazione tra
ruota e strada (Mf) cresce insieme alla coppia frenante Mb (si ricordi la figura 2.6), la
decelerazione circa costante (si ricordi la figura 2.7) e la velocit decresce linearmente.
Nel punto 1 viene superata la zona stabile ed il sistema percepisce questo evento perch la
decelerazione supera la soglia a. Il sistema di controllo comincia ad intervenire e la pressione
dellolio viene bloccata al valore che aveva raggiunto precedentemente. La pressione dellolio non
viene ridotta subito, perch un superamento istantaneo della soglia di accelerazione pu avvenire
anche nella zona stabile e, se si riduce subito la pressione, si potrebbe avere un inutile aumento
dello spazio di frenata. Quello che invece il sistema fa non appena viene superata la soglia di
accelerazione calcolare una velocit di riferimento aggiornata, basata sulla velocit nel punto in
cui stata superata la soglia di accelerazione e decrescente in maniera monotona.
Il controllo ora basato sullo slittamento. Nel punto 2 lo slittamento supera la soglia 1 allora il
controllore comanda al modulatore di rilasciare la pressione.
La riduzione della pressione termina solo quando la decelerazione ritorna al di sopra della soglia
a , ci avviene al punto 3.
La pressione viene mantenuta costante per una certa durata. La ruota ora comincia ad accelerare
dato che:
I & = Mb + FR
e, poich lo slittamento grande, Mb < FR
Alla fine della fase di rilascio della pressione, che ha una durata assegnata, laccelerazione
angolare della ruota ancora maggiore di +A (punto 4). Il sistema percepisce questo fatto e
aumenta la pressione finch laccelerazione maggiore di +A, ovvero fino al punto 5.
Quando laccelerazione scende al di sotto della soglia positiva +A, ma rimane sopra la soglia
positiva +a, la pressione viene mantenuta costante. Questo stato indica infatti che la ruota
rientrata nella zona stabile del diagramma di figura 2.5 e la ruota leggermente sotto-frenata.
Quando laccelerazione positiva scende sotto la soglia +a la pressione comincia a salire lentamente
a piccoli gradini.
La salita a gradini termina nel punto 7 quando la decelerazione scende di nuovo sotto la soglia a a
questo punto la pressione rilasciata immediatamente senza fare uso del controllo sulla velocit
di slittamento.
78
79
La difficolt risiede nel fissare questo limite infatti lo scorrimento che genera la massima forza di
trazione varia notevolmente con le condizione della strada ed difficilmente individuabile.
80
Normalmente, per, lobbiettivo del controllo non quello di generare la massima forza di
trazione ma quello di prevenire leccessivo decremento della forza laterale e quindi lo
sbandamento. Si tende quindi a scegliere un valore costante per lo scorrimento che permetta di
mantenere sia la forza di trazione che quella laterale ad un valore ragionevole (figura 1). Bisogna
notare come la scelta di questo limite dipenda anche dallobiettivo del controllo un limite basso
infatti porta ad un vantaggio in termini di sicurezza assieme ad una riduzione delle prestazioni.
Bisogna poi notare come un limite inferiore utile nel caso in cui sia necessario trasmettere anche
una forza trasversale attraverso le ruote (ad esempio in curva), controlli moderni adattano questo
limite quindi alle condizioni dinamiche istantanee del veicolo, ricavandole dalla velocit di
rotazione delle ruote; ad esempio a basse velocit si da priorit alla trazione tenendo scegliendo
un valore dello scorrimento pi alto per lintervento, il contrario si fa ad alta velocit dove la
sicurezza e quindi la
tenuta di strada diventano un fattore chiave nei confronti della capacit di aumentare la velocit
del veicolo.
Infine si tende a confrontare la velocit di rotazione delle due ruote motrici al fine di rilevare se il
veicolo si trova in curva, se le due ruote sullo stesso asse ruotano a velocit differenti il limite
viene ulteriormente abbassato al fine di massimizzare la forza laterale trasmissibile dal
pneumatico.
Alcuni sistemi sfruttano un accelerometro per indagare la situazione dinamica dellautoveicolo e
regolare quindi lo scorrimento in base alla forza laterale richiesta al veicolo, si tratta di controlli
molto sofisticati montati su autovetture sportive ad alte prestazioni, un esempio il PDAS
(Porsche Dynamische Allrad Steurung) montato sulla Porche Carrera 4.
Tipologie di intervento
Le varie tipologie di intervento influenzano la capacit di azione dei diversi sistemi TCS, i
sistemi pi comuni intervengono riducendo la copia fornita dal motore agendo sullapertura della
valvola a farfalla, sulliniezione (sopprimendo un impulso delliniezione) e sullaccensione
(inibendo un impulso allaccensione) per quanto riguarda i sistemi a benzina, sulla riduzione della
quantit di carburante iniettato dalla pompa di iniezione nei sistemi diesel o attivando e
disattivando la tubina per motori turbo, e sulla coppia frenante generata dal sistema ABS.
81
La differenza tra i vari tipi di intervento molto vistosa specialmente per quanto riguarda i temi di
risposta, in particolare nella figura 2 vengono messi in rapporto sistemi basati su:
1. Intervento sulla valvola a farfalla e sui freni
2. Intervento sulliniezione e sulla valvola a farfalla
3. Intervento unicamente sulla valvola a farfalla
Come si pu notare il solo intervento sulla farfalla da una risposta troppo lenta che impedisce il
raggiungimento di risultati soddisfacenti.
Qui di seguito si riporta unevoluzione dei vari tipi di intervento che sono stati sfruttati
82
Se il controllo di trazione non utilizzasse il freno, la coppia motrice dovrebbe essere fortemente
ridotta per evitare lo slittamento della sola ruota sul ghiaccio. Di conseguenza la forza motrice
sarebbe molto modesta da entrambi i lati (Fl) con penalizzazione della trazione.
Lapplicazione di una coppia frenante sulla ruota sul ghiaccio consente di aumentare le coppia
motrice che poi si ripartisce al 50% sulle due ruote. Infatti sulla ruota sul ghiaccio la coppia motrice
pur essendo mantenuta elevata viene quasi completamente bilanciata dalla coppia frenate e di
conseguenza non si ha lo slittamento. DAltra parte lelevata coppia motrice sulla ruota su asfalto
permette di generare una elevata forza di trazione Fh.
In totale la forza di trazione risulta pari a Fi+Fh.
In questo modo fornendo una coppia frenante alla ruota sulla superficie a basso attrito si aumenta
la coppia complessiva trasmissibile dal differenziale.
Uno svantaggio di questo sistema la generazione di un momento dimbardata.
Oltre alla gi citata lentezza di risposta di un sistema basato solo sul sistema frenante bisogna
anche tenere conto del fatto che un controllo di questo tipo ha indubbi svantaggi per quanto
riguarda il consumo del sistema frenante stesso e del carburante, oltre a non essere molto
indicato per ridurre lo slittamento delle ruote in curva. I vantaggi invece sono nella relativa facilit
di adozione per veicoli gi dotati di ABS.
83
Se il TCS interviene, lattuatore 9 sposta la posizione relativa tra i membri 8 e di fatto provoca un
allungamento del cavo, per cui la valvola a farfalla pu parzialmente chiudersi per effetto della
molla di richiamo 2.
Quando lintervento del TCS non pi necessario, perch le ruote hanno smesso di slittare, il
controllore comanda allattuatore di riportarsi nella posizione iniziale.
C da notare che questa soluzione pu creare dei fastidi al guidatore che sente un feedback sul
pedale quando il TCS entra in funzione, perci le soluzioni pi moderne implicano la
disconnessione meccanica tra acceleratore e valvola a farfalla [2]
Figura 5
84
adottato da Volvo, il sistema disabilita il turbo quando lo scorrimento raggiunge il 5% se dopo
questo intervento lo scorrimento continua ad aumentare la centraline dimezza gli impulsi di
iniezione per un cilindro e prosegue in questo senso fino allo spegnimento di uno o pi cilindri se
la situazione lo richiede.
Figura 6
85
Sensori
Misuratore dellangolo di sterzo, che rileva linput del pilota,
sensore di velocit di imbardata,
sensore di accelerazione laterale,
sensori velocit ruote (come ABS),
sensori pressione
dallaccelerazione laterale si pu ricavare la velocit laterale e da questa langolo di assetto del
veicolo : angolo tra la velocit del cm ed lasse di simmetria del veicolo.
86
Unit di controllo
Al livello superiore c il controllore ESP vero e proprio con il blocco per il monitoraggio dello stato
e il blocco per il calcolo dei valori di riferimento.
Al livello inferiore ci sono i controllori che controllano i vari sottosistemi ABS TCS.
Attuatore
Modulatori pressione freni, che in certi casi devono anche far aumentare la pressione dei circuiti
frenanti.
Attuatori su farfalla, iniezione,accensione
Funzionamento
La frequenza circa 25 Hz, le principali variabili controllate sono langolo di assetto e la velocit di
imbardata.
In base allazione del pilota (angolo di sterzo), velocit del veicolo, stato della strada, il sistema
calcola dei valori di riferimento per angolo di assetto e velocit di imbardata.
Il blocco di monitoraggio fornisce i valori attuali di angolo di assetto e di velocit di imbardata.
87
Se la differenza tra i valori attuali ed i valori di riferimento eccessiva, il sistema agisce frenando
selettivamente le varie ruote per generare un monento di imbardata che riporta il veicolo sulla
traiettoria voluta e, se necessaqrio riduce lerogazione del motore.
88
9. Ammortizzatori
Tipologie ed elementi costruttivi
Lammortizzatore un elemento chiave delle sospensioni di tutti i veicoli e la sua scelta influenza
profondamente le caratteristiche di tenuta di strada, comfort e sicurezza.
Il principio fisico su cui si basano gli ammortizzatori molto semplice: un pistone con degli orifizi si
muove entro un cilindro riempito di fluido viscoso che trafila da una camera allaltra. Fino a che il
numero di Reynolds piccolo la resistenza offerta dallolio al moto del pistone proporzionale alla
velocit secondo una legge del tipo F=cv
Figura 1
La figura gi evidenzia una delle problematiche degli ammortizzatori reali, lo stelo nelle comuni
realizzazioni tecniche non pu essere passante, quindi necessario sviluppare delle soluzioni
costruttive volte a compensare il volume dello stelo che entra nel cilindro (e riduce quello a
disposizione dellolio) o esce dal cilindro.
Figura 2
Ammortizzatori monotubo
Figura 3
89
In questi ammortizzatori la compensazione della variazione di volume dovuta al moto dello stelo
avviene grazie alla presenza di una terza camera riempita da azoto a media pressione (circa 10 bar)
e separata dallolio tramite un pistone flottante Quando lo stelo entra nella camera lazoto si
comprime compensando la variazione di volume, quando lo stelo esce lazoto si espande.
In alcuni casi la camera integrata nel cilindro principale; in altri essa fisicamente separata ma
connessa allammortizzatore tramite un tubo flessibile o un condotto rigido.
Ladozione della camera di compensazione esterna contribuisce anche a migliorare il
raffreddamento dellolio, assicurando maggiore durata sia allolio stesso sia ai componenti interni.
Nelle versioni pi semplici gli ammortizzatori monotubo sono dotati di orifizi e valvole solo nel
pistone principale.
Ammortizzatori bitubo
Nella configurazione pi semplice, lammortizzatore bitubo costituito da due tubi concentrici.
Nel cilindro interno, riempito dolio, scorre il pistone principale. Lintercapedine tra i due tubi funge da
camera di compensazione contiene olio nella parte bassa e azoto in pressione nella parte alta, in essa
fluisce dalla camera principale il volume variabile dolio corrispondente a quello occupato dallo stelo in
movimento.
Figura 4
Lo stelo di un ammortizzatore bitubo, paragonato a quello di un monotubo, ha una corsa
generalmente maggiore ed il cilindro pu contenere una maggior quantit dolio a parit di
dimensioni esterne, a causa dellassenza della camera di compensazione alla sua base.
Gli ammortizzatori bitubo tipicamente hanno valvole ed orifizi sul pistone principale ma anche tra
la camera principale e la camera anulare di compensazione.
Questo tipo d'ammortizzatore permette una elevata flessibilit nella regolazione delle
caratteristiche di smorzamento e la presenza di azoto in pressione minimizza i fenomeni di
cavitazione e l'emulsione dell'olio
Nei modelli pi evoluti la camera di compensazione fisicamente separata dal corpo
dellammortizzatore, per ottenere un pi efficace raffreddamento dellolio con conseguenti
benefici sui vari componenti interni.
Questa figura mostra un ammortizzatore bitubo con camera di compensazione separata e valvole
poste sul corpo dellammortizzatore (nel pistone non c alcuna valvola), questa soluzione
favorisce le possibilit di regolazione e il raffreddamento delle valvole.
90
Figura 5
Valvole e orifizi
Si fa riferimento al caso di un semplice ammortizzatore monotubo. Tipicamente sul pistone non ci
sono solo degli orifizi, ma delle valvole con vari percorsi. Alcuni di questi percorsi sono mantenuti
chiusi per effetto della precompressione di un pacco di molle, tipicamente un pacco di molle a
lamelle.
Quando la velocit dello stelo modesta e quindi la portata di olio piccola, lolio trafila
attraverso un semplice orifizio ricavato su stelo e pistone. Questo percorso viene detto percorso di
bleed o trafilamento.
Figura 6
Quando portata e velocit crescono il salto di pressione tra le due camere aumenta e, quando la
forza di pressione sul pacco lamellare supera il pre-carico, si apre un nuovo, percorso attraverso il
pacco lamellare, detto percorso di shim, in questa fase si hanno quindi due flussi in parallelo.
91
La seguente figura schematizza da un punto di vista idraulico questo funzionamento evidenziando:
il percorso di bleed attraverso lorifizio, la rigidezza k del pacco lamellare che mantiene chiuso
fino ad una certa differenza di pressione il secondo percorso.
Figura 7
Le seguenti figura mostra un esempio del pacco lamellare ed evidenzia che sul pistone sono
presenti percorsi diversi per lolio in fase di compressione (bound) e rimbalzo (rebound), questo
permette di avere diversi comportamenti nelle due fasi.
Figura 8
Tutti gli ammortizzatori, anche i pi sofisticati, sono caratterizzati da un percorso di trafilamento e
da uno che si apre ad alta pressione. La figura 9 seguente evidenzia questi percorsi nel caso della
valvola di compressione di un sofisticato ammortizzatore bitubo con valvole poste sul corpo
dellammortizzatore.
Regolazioni
Gli ammortizzatori, soprattutto i pi sofisticati utilizzati nelle competizioni, sono dotati di una serie
di regolazioni che consentono di variare la forza da essi generata in compressione e rimbalzo.
92
Lazionamento delle regolazioni interne avviene mediante piccole manopole esterne, la rotazione
delle manopole produce dei click caratteristici, ci permette di associare a ciascuna regolazione
un ben preciso numero di click.
La figura 9 ci permette anche di capire come agiscono le regolazioni. La regolazione di bassa
velocit modifica la sezione dellorifizio di bleed tramite il progressivo inserimento dellago
conico nel condotto cilindrico. La regolazione di alta velocit modifica il precarico del pacco di
molle a lamelle.
Figura 9
La velocit :
Supponiamo che la forza sia puramente viscosa, la relazione forza velocit rappresentata da una
semplice retta:
93
Figura 10
Il diagramma della forza contro lo spostamento invece una curva chiusa, infatti:
v
x = xo 2 e per ogni valore di v si hanno due valori di x.
L area racchiusa dalla curva rappresenta lenergia dissipata ad ogni ciclo dallammortizzatore.
La complessit di un reale ammortizzatore ci indica che esso non sar solo sede di fenomeni
viscosi lineari. Supponiamo anzitutto che la forza sia puramente viscosa, ma dipendente da una
potenza maggiore della velocit ad esempio F=c v2.
Si ottiene questa caratteristica progressiva velocit-forza a cui corrisponde un diagramma
spostamento-forza pi spigoloso.
94
Dove il secondo termine elastico, il terzo inerziale e lultimo rappresenta lattrito cinetico di
strisciamento. Per questultimo stata scelta unespressione con larcotangente per consentire
una transizione pi graduale attraverso lo zero (inversione del senso del moto), che corrisponde
alla realt. Lattrito di strisciamento vale allora zero quando si inverte il moto, poi grazie al fattore
di amplificazione della velocit (amp) largomento dellarcotangente cresce rapidamente a valori
elevati fornendo un valore +/2 o /2 in relazione al verso della velocit.
Consideriamo dapprima leffetto dellattrito cinetico di strisciamento.
95
Figura 13
Nel diagramma velocit-forza notiamo un salto intorno allo zero che corrisponde alleffetto
dellattrito cinetico di strisciamento che va a sommarsi alla forza viscosa e poi si mantiene
praticamente invariato a tutte le velocit. Nel diagramma spostamento-forza notiamo dei salti
alle massime elongazioni, che corrispondono al passaggio per la velocit nulla e alla conseguente
inversione del moto.
Si considera ora leffetto della presenza di una forza elastica che si somma a quella viscosa.
96
Figura 14
Il fenomeno pi evidente si nota nel diagramma velocit forza. La forza generata
dallammortizzatore ad una cera velocit quando la velocit cresce diversa da quella generata
alla stessa velocit quando la velocit decresce, ci d origine ad un ciclo di isteresi percorso in
senso orario. Lasse di simmetria del diagramma spostamento-velocit si inclina e linclinazione
proprio legata alla rigidezza, Si ricordi che il diagramma spostamento-forza di una molla un
segmento inclinato.
Consideriamo ora leffetto della forza dinerzia, laccelerazione :
Questo termine importante soprattutto alle alte frequenze. A una fissata frequenza il temine
inerziale ha un effetto per certi aspetti simile a quello della rigidezza, perch anche la forza
dinerzia varia con il seno, per vi il segno meno.
Figura 15
Anche in questo caso il diagramma velocit spostamento mostra il ciclo disteresi, che per viene
percorso in verso antiorario. Anche lasse di simmetria del diagramma spostamento vleocit si
presenta inclinato, per con inclinazione dalla parte opposta.
97
Tutti i fenomeni che abbiamo analizzato (e ne esistono molti altri) ci fanno comprendere come i
diagrammi velocit-forza e spostamento-forza per una fissata regolazione dellammortizzatore si
presentano abbastanza complessi.
Le figure seguenti mostrano dei diagrammi ricavati presso il laboratorio del MDRG.
Figura 16
Esse si riferiscono a prove con eccitazione armonica di ampiezza costante e frequenza variabile, si
noti laumento dellisteresi al crescere della frequenza e quanto essa mascheri la relazione velocit
forza dovuta ai soli effetti viscosi (lo scheletro delle curve).
La seguente figura mostra i corrispondenti diagrammi spostamento forza, detti diagrammi a
patata.
98
Figura 17
Lo scheletro della curva velocit-forza e della corrispondente curva velocit-differenza di pressione
(eliminata listeresi) possiede in genere un andamento del tipo rappresentato in figura 18 (che si
riferisce ad un ammortizzatore con orifizio di bleed e lamelle). La curva risultante deriva
dallunione tra due curve ed un tratto intermedio.
Figura 18
La curva A del grafico di figura 18 rappresenta la differenza di pressione a bassa velocit quando il
flusso dolio attraversa solamente lorifizio di bleed.
La curva B, di analogo andamento, rappresenta invece la differenza pressione ad alta velocit
dovuta al passaggio dellolio sia attraverso lorifizio di bassa velocit sia attraverso le lamelle
completamente aperte.
La fase intermedia rappresenta la differenza di pressione dovuta al passaggio dellolio attraverso
lorifizio di bleed a le lamelle che stanno aprendosi progressivamente. Alla pressione Pvfc inizia
lapertura delle lamelle, alla pressione Pvfo esse risultano completamente aperte.
99
Grafico della Forza in funzione dello Spostamento
2000
1500
Forza [N]
1000
500
-500
-1000
-10
-8
-6
-4
-2
0
2
Corsa [mm]
10
Congiungendo i punti sperimentali per mezzo di curve si ottengono due aree, una per la fase di
estensione ed una per quella di compressione; cos possibile calcolarne il valore e sommarne i
moduli ottenendo l'area totale sperimentale del diagramma:
(1)
Se le unit di misura del diagramma spostamento-forza dello stelo sono espresse nel Sistema
Internazionale con la forza in Newton e la corsa in metri, l'area totale sperimentale misurata in
Joule ed l'energia dissipata dall'ammortizzatore durante il suo funzionamento ad una
determinata frequenza.
Osservando la figura possibile estrapolare poi i valori massimi positivi e negativi della forza e
della corsa. La differenza massima tra i dati sperimentali si ricava pertanto sommando i valori
assoluti delle componenti:
cmax = cmax + cmin
(2)
(3)
(4)
RF C =
Asperimentale( F c )
Ateorica( F c )
(5)
Questo indice mostra quanto (in una certa condizione di sollecitazione) l'ammortizzatore testato si
avvicini alle prestazioni massime raggiungibili e permette di confrontarlo con altri. La trattazione
matematica riportata sopra pu essere riassunta graficamente per mezzo della seguente figura:
100
Grafico della Forza in funzione dello Spostamento
2000
1500
Forza [N]
1000
500
-500
-1000
-10
-8
-6
-4
-2
0
2
Corsa [mm]
10
Figura 22: Diagramma spostamento-forza nel quale sono raffigurate anche l'area sperimentale, l'area teorica massima
ed il rapporto tra le due.
Il diagramma seguente raffigura invece la forza esercitata in funzione della velocit dello stelo:
Grafico della Forza in funzione della Velocit
2000
1500
Forza [N]
1000
500
-500
-1000
-250
-200
-150
-100
-50
0
50
Velocit [mm/s]
100
150
200
250
Figura 23 Diagramma che raffigura la forza sullo stelo in funzione della velocit dello stesso.
Come in precedenza la parte positiva rappresenta la fase di estensione mentre la parte negativa
quella di compressione.
Anche in questo grafico sono presenti delle grandezze fisiche misurabili che forniscono dei
parametri di riscontro sulla qualit di un ammortizzatore permettendone un confronto pi
agevole.
Esprimendo le unit del diagramma velocit-forza per mezzo del Sistema Internazionale la forza
deve essere misurata in Newton mentre la velocit in metri/secondo. Interpolando i punti
sperimentali per mezzo di curve si ottengono due aree, una per la fase di rebound ed una per
quella di bound, aventi una determinata superficie. L'area totale sperimentale la somma dei
valori dei moduli delle due componenti:
(6)
L'area totale sperimentale ora misurata in Watt: essa mostra l'entit dell'area d'isteresi che si
verifica nell'ammortizzatore.
101
Dall'immagine si ricavano poi i valori massimi positivi e negativi della forza e della velocit. La
differenza massima tra i dati sperimentali si calcola sommando i valori assoluti dei massimi e
minimi:
vmax = vmax + vmin
(7)
(8)
(9)
L'area teorica massima misurata in Watt ed l'area d'isteresi massima che si pu avere in una
determinata di prova con un ammortizzatore in grado di fornire prestazioni massime in termini di
velocit e di forza equivalenti a quello analizzato.
Si pu poi calcolare il rapporto:
RF V =
Asperimentale( F v )
(10)
Ateorica( F v )
1500
Forza [N]
1000
500
-500
-1000
-250
-200
-150
-100
-50
0
50
Velocit [mm/s]
100
150
200
250
Figura 24. Grafico che raffigura la forza sullo stelo in funzione della velocit dello stesso nel quale sono raffigurate
anche l'area sperimentale, l'area teorica massima ed il rapporto tra le due.
I due indici presentati sopra aiutano chi legge i grafici a comprendere il comportamento di un
ammortizzatore ed a capirne le prestazioni