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Department of Industrial and Information Engineering

Second University of Naples

Lezioni del corso di Costruzione di Macchine


Parte II
Alessandro Soprano - Francesco Caputo
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Lezione 14
Esercitazione statica

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Lezioni 15 16 -17

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Percentuali di rottura componenti delle macchine

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Cause rottura componenti delle macchine

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La Fatica

La fine di una nave Liberty (anni 40)

LAloha Flight del 1988

Il disastro dei Comet


(anni 50)

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La Fatica

Rottura statica a trazione

Rottura statica taglio e


torsione pura

La rottura statica a flessione si manifesta sempre con forti deformazioni


permanenti
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La Fatica
Rottura fatica

La rottura a fatica di un componente si


sviluppa in tre fasi: innesco della cricca,
propagazione della cricca, collasso della
struttura per propagazione instabile della
cricca.
Il primo stadio pu avere durata molto breve (ed difficile, quasi impossibile,
identificarlo) il secondo impiega la maggior parte del processo di rottura a
fatica, lultimo istantaneo.
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La Meccanica della Frattura

Spesso gli elementi strutturali sono soggetti a rotture improvvise per sollecitazioni
inferiori alla tensione di rottura del materiale, senza che si verifichino deformazioni
macroscopiche apprezzabili.
In molti casi la rottura prende inizio da una discontinuit (cricca) nel materiale,
anche di piccolissime dimensioni, che, in certe condizioni, pu propagare con una
certa velocit.

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La Meccanica della Frattura


Formulare appropriate metodologie di indagine del comportamento di una cricca
allinterno di una struttura sono lobiettivo principale della teoria della meccanica
della frattura.
In essa sono coinvolte molteplici discipline, tra cui ritroviamo:
lingegneria strutturale, che si occupa principalmente di descrivere il
campo tensionale e di deformazione allapice della cricca e, in funzione di questi,
di definire dei metodi atti a prevederne il comportamento;
la scienza dei materiali, che invece studia il comportamento di una
cricca a partire dalla struttura atomica del materiale, legando i processi di
propagazione alle dislocazioni e alle impurit presenti a livello granulare.

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La Meccanica della Frattura


Una cricca in un solido pu essere sollecitata in tre differenti modi
Mode I: il carico applicato in direzione perpendicolare al piano della cricca;
Mode II: il carico applicato nel piano della cricca e perpendicolarmente al
suo fronte;
Mode III: il carico deve essere applicato parallelamente al fronte nel piano
della cricca.
Il Mode I generalmente il pi pericoloso ed quello di cui ci occuperemo di
seguito.

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La Meccanica della Frattura


In campo lineare elastico (LEFM) la distribuzione delle tensione allapice di una
cricca completamente definita da un parametro che va sotto il nome di fattore
di concentrazione delle tensioni (Stress Intensity Factor SIF) e viene
comunemente indicato con KI (se il carico applicato di modo I).

Il campo tensionale in un qualsiasi


piano perpendicolare al fronte della

cricca pu essere espresso in
ij
prossimit dellapice della cricca
dalla seguente relazione:
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I f
2 r ij

(f una funzione
adimensionale nota
dipendente dal tipo di
sollecitazione
considerato)

La Meccanica della Frattura


Nella meccanica della frattura il K viene generalmente utilizzato come parametro
di confronto: si considerino due corpi dello stesso materiale su cui sono presenti
due crepe di forma e dimensioni differenti. Il campo tensionale allapice, per
entrambe i corpi, espresso da:

ij

I f
2 r ij

Se i due solidi hanno lo stesso K allora avranno lo stesso stato tensionale


allapice.
Il comportamento dei due solidi in termini di comportamento alla frattura sar
identico.
Il valore limite di K per un dato componente, di geometria e materiale noti, detto
tenacit del materiale (toughness), comunemente indicata con KCR .
Si assume che una cricca in una struttura propaga in modo instabile quando il
suo KI raggiunge il valore della tenacit del materiale.
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La Meccanica della Frattura

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I carichi affaticanti

m = tensione media
a = ampiezza delloscillazione di tensione
= campo di variazione della tensione
R = min/max
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I carichi affaticanti

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I meccanismi di propagazione della cricca a fatica

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Fase di carico:
Avanzamento della cricca.
Deformazioni
plastiche
allapice della cricca.
Arrotondamento dellapice
della cricca.
Arresto della fessura.
Fase di scarico:
Lapice della cricca torna ad
essere acuto.
Ha origine una notevole
concentrazione di tensione
che favorisce la progressione
della cricca nel corso della
successiva fase di carico.

La Fatica in laboratorio

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La Fatica in laboratorio

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La Fatica in esercizio

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Lanalisi a fatica

Lanalisi a fatica basato sui seguenti approcci alternativi:


approccio basato sulla tensione - analisi basata sulla tensione nominale
agente nella sezione del componente,
approccio basato sulla deformazione - analisi delle deformazioni plastiche
localizzate durante i cicli di carico,
approccio basato sulla meccanica della frattura.
Lapproccio basato sulla tensione nominale quello pi utilizzato da un punto
di vista pratico in quanto pi semplice.
Il dato di ingresso per la valutazione della vita a fatica la tensione nominale
ottenuta con le formule semplici della sollecitazione, considerando il materiale
elastico lineare ( n nominale =F/A, Mh/I) da correggere con opportuni
coefficienti.
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La Fatica: la curva di Wohler

a C N k

Ogni punto delle curve la media dei risultati sperimentali ottenuti su pi provini.

Alcuni materiali mostrano un limite di fatica ben riconoscibile, per altri materiali, invece, si
fissa un valore convenzionale, usualmente compreso tra 106 e 108 cicli.

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La Fatica: la curva di Wohler

Altre forme di rappresentazione analitica della curva di Wohler sono:

con e K costanti del materiale; f ampiezza del ciclo alterno simmetrico; Nf


numero di cicli a rottura.

Altra forma la seguente:

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La Fatica: la curva di Wohler

a C N k
in scala bilogaritmica
ln a ln C k ln N

oppure
a ln C k ln N
(per il solo tratto della
resistenza a termine)
I - fatica oligociclica (<1034 cicli con a = 0,9 r )
II - resistenza a termine
III - resistenza indefinite (>1068 cicli)
Per una prova a 108 cicli a 50hz ci vogliono circa 23 gg.!
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La Fatica: la curva di Wohler

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La Fatica: la curva di Wohler

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La vita a fatica
I principali fattori che influenzano la vita a fatica sono elencati di seguito.
Fattori legati all'applicazione del carico:
entit della tensione alternata,
presenza di una tensione media,
tipo di sollecitazione (normale-tangenziale, sollecitazione mono/bi/tri-assiale),
gradiente della tensione.
Fattori legati alla resistenza e alle condizioni del materiale:
caratteristiche meccaniche,
temperatura,
corrosione,
tensioni residue.
Fattori legati alla geometria dell'elemento:
forma,
dimensioni,
finitura superficiale.
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La vita a fatica
Per caratterizzare la resistenza del materiale, evitando di introdurre fattori legati
alla geometria del componente, nelle prove vengono utilizzati provini
standardizzati, a sezione circolare di diametro pari a 7.5 mm, con ottimo grado di
finitura superficiale, soggetti a flessione pura (taglio nullo) rotante.

Per migliorare la vita a fatica il progettista pu intervenire principalmente su:


scelta della geometria,
scelta del materiale,
miglioramento della finitura superficiale,
introduzione di tensioni residue superficiali,
uso di trattamenti termici.
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Curva di resistenza a fatica (carico alternosimmetrico)

e C L C D CS C T C R e K f

con
CL = coeff. dip. dal tipo di carico
CD = coeff. dip. dalle dimensioni
CS = coeff. dip. dallo stato superficiale
CT = coeff. dip. dalla temperatura
CR = coeff. dip. dallaffidabilit desiderata
KF = coeff. effettivo di intaglio
CL Influenza del carico
Flessione CL = 1.0
Trazione CL = 0.7
Torsione CL = 0.55

CD = Influenza delle dimensioni


0 d 8 mm CD = 1.0
d 2 0.95 d 2
2

0
.
0766

d
-0.097

95
8 d 250 mm CD = 1.189d
4

Se lelemento non cilindrico, si deve calcolare larea sottoposta a tensioni tra il 95% ed
il 100% di quella massima (a flessione pure il 5% della sezione) e da qui calcolare il
diametro equivalente
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Curva di resistenza a fatica (carico alternosimmetrico)

Influenza dello stato superficiale

CS A XR
Lavorazione
Grezzo
Rettificato
Laminato a caldo
Stampato

A
1.579
4.503
57.560
272.196

X
-0.085
-0.265
-0.718
-0.995

Influenza della temperatura

Influenza dellaffidabilit

T 450C CT = 1.0
450C T 550 C CT = 1.0-0.0058(T-450)

R=
0.50 CR = 1.000
R=
0.90 CR = 0.897
R=
0.99 CR = 0.814
R = 0.999 CR = 0.753
R = 0.9999 CR = 0.702
R = 0.99999 CR = 0.659

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Curva di resistenza a fatica (carico alternosimmetrico)

Fattore di intaglio
Si definisce intaglio una brusca
variazione di sezione nel
componente.

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Curva di resistenza a fatica (carico alternosimmetrico)

A) Fattore di forma o geometrico

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Kt

t max
nom

Curva di resistenza a fatica (carico alternosimmetrico)

B) Fattore effettivo di intaglio

Kf

eff max
nom

(q=1 massima sensibilit del


componente allintaglio)

eff max nom eff max nom 1 K f 1


q

t max nom 1 Kt =1 fattore di sensibilit allintaglio


t max nom
134
1
K 1
u 1520
log u
q
q f
K f 1 q K t 1
K t 1

grande significa grande variazione


di sezione ( una misura delle
dimensioni dellintaglio) e quindi
maggiore sensibilit allintaglio da
parte del componente (q=1 => Kf=Kt);
piccolo significa piccola variazione
di sezione, per cui la sensibilit
allintaglio minore (q piccolo e quindi
Kf piccolo rispetto a Kt); nullo non
c intaglio e le formule di cui sopra
perdono di significato.
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acciaio

586

Curva di resistenza a fatica (carico alternosimmetrico)

Analogia idrodinamica
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Esempio 1

Esempio. Supponiamo di avere una barra di sezione quadrata 150x150 mm2 laminata a caldo,
che sottoposta ad una flessione alternosimmetrica con a = 100 MPA alla temperatura di 500
C; vogliamo conoscerne la durata con laffidabilit del 99,9%, sapendo che la tensione di rottura vale 600 Mpa e non si tenga conto delleffetto di intaglio.

1) Il limite di fatica per un provino vale approssimatamente a 106 cicli :


e 0.5 R 300MPa

2) Trattandosi di flessione, CL = 1.0


3) Effetto grandezza:

A 95 0.05 b h 1125 mm 2 0.0766 d 2

C D 1.189 d 0.097 1.189 121.2

0.097

4) Effetto della finitura superficiale:


CS A XR 57.56 600

0.718

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0.583

d 121.2 mm

0.747

Esempio 1

5) Effetto della temperatura:


C T 1.0 0.0058 T 450 1.0 0.0058 500 450 0.710

6) Effetto dellaffidabilit:

R 0.999 C R 0.753

7) Non teniamo conto delleffetto dintaglio, cos come richiesto;


8) La resistenza al 1000 cicli vale, approssimativamente:
1000 0.90 R 0.90 600 540MPa

9) Il limite di fatica a 106 cicli per il componente meccanico vale dunque:


e C L C D CS C T C R e K f 1.0 0.747 0.583 0.710 0.753 300 1.0 69.85 70.0 MPa

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Esempio 1

10) La curva di durata esprimibile come:


a C N k

utilizzando le condizioni:

ln a ln C k ln N

540 MPa per N 103 cicli


a
6
70 MPa per N 10 cicli

Otteniamo in breve: C 4165.714 MPa

k 0.2957652 a 4165.714 N 0.2957652 MPa

11) Pertanto, in corrispondenza di 100 MPa, la durata a fatica risulta data da:
lnN k ln100 C N 100 299410 cicli 3.0 105 cicli

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Esempio 2

Esempio. Si vuole conoscere se la mensola rappresentata in figura, di larghezza (non rappresentata) pari a b = 25 mm, realizzata in un acciaio commerciale con R = 550 Mpa ed E =
210.000 MPa, possa sostenere il carico alternosimmetrico indicato, di valore massimo Fmax =
2000 N, con una freccia massima non eccedente il valore fmax = 0.25 mm e con un coefficiente
di sicurezza minimo pari a 2.0, tenendo conto che la temperatura di esercizio T = 50 C e
che la durata richiesta pari a 109 cicli; in caso negativo, ridisegnare la mensola.

Poich desideriamo che la durata sia pressocch illimitata, dobbiamo assicurarci che la
tensione effettiva max sia inferiore alla
sollecitazione al limite di fatica.

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Esempio 2

Trascurando il taglio, abbiamo la sola sollecitazione da flessione, con un momento


massimo allincastro dato da:

Poich il momento dinerzia vale:

M max F a 2000 125 2.50 105 mmN

b d 3 25 203
I

1.667 10 4 mm 4
12
12

La massima tensione nominale (alternosimmetrica) da flessione data da:


a

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M max d
149.97 MPa
2I

Esempio 2

Dovendo valutare la tensione massima


effettiva per lo stato monoassiale da
flessione, dobbiamo calcolare il
coefficiente effettivo di intaglio. Dal
diagramma (valido per analogia anche
nel nostro caso, in cui la sezione non
circolare) essendo:
d D 0.833 e d 2r 5 K t 1.73
log

550 134
u 134

0.195 q
586
586

1
r

0.762 K f 1 q K t 1 1.556

Si ottiene quindi la tensione effettiva max da flessione: a K f a 233.35 MPa


Trattandosi di un acciaio, la sollecitazione al limite di fatica per un provino vale circa:
e 0.5 R 0.5 550 275 MPa
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Esempio 2

Occorre quindi calcolare la medesima tensione limite di fatica per il componente; seguendo la
via ormai nota, abbiamo nellordine:
C L 1.0

A 95 0.05 b d 25 mm 2

CS 4.503 R

0.265

0.846

d eq

C T 1 .0

A 95
0.097
18.066 mm C D 1.189 d eq
0.898
0.0766

C R 0.753

e pertanto
e C L C D CS C T C R e 1.0 0.898 0.846 1.0 0.753 275 157.32 MPa

Pertanto, a fronte delle specifiche del problema, abbiamo:


157.32
nf e
0.674 1.0
a 233.35

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f max

Fa2
3L a 0.438 mm f amm

6EI

Esempio 2

Pertanto il disegno non soddisfacente e va cambiato; supponiamo di desiderare un coefficiente di sicurezza minimo pari a 2.0; poich da una parte ci accingiamo a tentare una
riduzione di Kf e dallaltra dobbiamo tener conto degli arrotondamenti e delle nonlinearit,
assumiamo provvisoriamente pari ad 2.05 tale coefficiente; con ci occorre sia:
a e 2.05 76.741 MPa , a a K f 49.320 MPa e f max f amm 2.05 0.122 mm

Calcoliamo su tale base le possibili nuove dimensioni:


a
f max

M max
Wf

b d
2

min

Fa2
3L a

6EI

6 M max
3.041 10 4 mm3
a

b d
3

min

2Fa2
3L a 7.928 105 mm 4

Ef max

In tal modo otteniamo i valori minimi


d min

7.928 105

26.07 mm 26.0 mm
3.041 10 4

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b min

3.041 10 4

44.99 mm 45.0 mm
262

Esempio 2

Inoltre, volendo portare il raggio di raccordo al valore r = 3 mm (per ridurre leffetto di intaglio dovuto al cambio di sezione), assumiamo D = 26+23 = 32 mm. Verifichiamo allora la
nuova geometria, per rilevare se abbiamo raggiunto il coefficiente di sicurezza 2.0 rispetto ai
valori limite.
Procedendo quindi rapidamente abbiamo:
M d
b d3
I
6.591 10 4 mm 4 a max 49.31 MPa
2I
12
d D 0.813 e d 2r 4.33 K t 1.678
0.195 q 0.797 K f 1 q K t 1 1.540

a K f a 75.937 MPa

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Esempio 2

C L 1 .0

A 95 0.05 b d 58.5 mm 2

CS 4.503 R

0.265

0.846

d eq

C T 1 .0

A 95
0.097
27.635 mm C D 1.189 d eq
0.862
0.0766

C R 0.753

e C L C D CS C T C R e 1.0 0.862 0.846 1.0 0.753 275 151.01 MPa


151.01
nf e
1.989
a 75.937

f max

Fa2
3L a 0.122 mm

6EI

Tali risultati sono pressocch accettabili e risulta quindi sufficiente qualche lievissimo
arrotondamento per rispettare le specifiche

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Effetto della tensione media

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Effetto della tensione media

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Effetto della tensione media e domini di resistenza

a m

1
S S

a m

1
e R

Piano di Soderberg

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Via Roma 29 Aversa (CE)- Italy

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Calcolo del coeff. di sicurezza

Caso 1: aumenta solo la m

Caso 3: m e a variano proporzionalmente

Caso 2: aumenta solo la a

Caso 4: m e a variano indipendentemente

Indichiamo con mL e aL le coordinate dei punti sul contorno del dominio di sicurezza
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Calcolo del coeff. di sicurezza

Caso 1: aumenta solo la m

ns

mL S a
1

m m S

1.2) a > BL

Caso 2: aumenta solo la a


mL S 1 a
S

1.1) a BL

ns


mL R 1 a
e

mL R a
1

m m e


aL e 1 m
R

ns

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aL e m

1
a a R

Calcolo del coeff. di sicurezza

Caso 3: m e a variano proporzionalmente


Il coefficiente di sicurezza pu essere espresso indifferentemente in uno di questi tre modi:
OQ OZ

n s mL m

aL a

Utilizziamo ad esempio il secondo modo:

mL

aL
e 1

aL a mL

m
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mL

ns

e R m
R a e m

e R
mL

m R a e m

Calcolo del coeff. di sicurezza

Caso 4: m e a variano indipendentemente

Il coefficiente di sicurezza deve tener conto


della minima distanza del punto di lavoro dal
contorno del dominio di resistenza, e quindi
della distanza ZQ presa normalmente alla AB.
Se ribaltiamo ZQ nella direzione di OZ
otteniamo il segmento ZQ, da cui

ZQ
ZQ
OQ OZ ZQ

1
1
OZ
OZ
OZ
OZ
e
Per la frontiera del dominio abbiamo evidentemente: aL e mL
R
R
Pertanto la ZQ deve essere espressa da: a m
e

E, dovendo passare per il punto di lavoro, risulta: a R m m a


e
ns

In definitiva quindi le coordinate di Q valgono:


mL

da cui:
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e2 e a R m
R
2R e2

ns 1

mL m 2 aL a 2
2m a2

e2 e a R m
aL e 1

2R e2

Esempio 3
Esempio. Riprendiamo lesempio precedente, come ottenuto dal ridisegno, e supponiamo che la
mensola venga ora caricata da un forza variabile nel campo F = 5005000 N; nelle stesse condizioni precedenti, e supponendo sia S = 415 MPa, vogliamo valutare il coefficiente di sicurezza
per una durata di 109 cicli.

Se indichiamo con i pedici:


n = valor minimo
m = valor medio
a = ampiezza
x = valor massimo
Evidentemente abbiamo:
Fn 500 N Fm 2750 N Fa 2250 N Fx 5000 N

M n 6.25 10 4 mmN M m 3.438 105 mmN M a 2.813 105 mmN M x 6.25 105 mmN
I 6.59110 4 mm 4

n 12.327MPa m 67.811MPa a 55.483MPa x 123.27MPa

d D 0.813 e d 2r 4.33 K t 1.678 0.195 q 0.797 K f 1.540


e 151.01 MPa m K f m 104.429 MPa
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a K f a 85.444 MPa

Esempio 3
aL mL
mL B 363.903 MPa

Punto B e

aL B 51.097 MPa
aL mL S
R 550 MPa
S 415 MPa
e 151.01 MPa
m 104.429 MPa
a 85.444 MPa

Caso 1
Caso 2
Caso 3

mL R a
1 2.2867

m m e

N 2 aL e 1 m 1.432
a a R
N1

N3

mL
e R

1.323
m R a e m

Caso 4

e2 e a R m
mL 4 R
113.850 MPa
2R e2

N4 1
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e2 e a R m
aL 4 e 1
119.751 MPa
2
2

R
e

mL 4 m 2 aL 4 a 2
m2 a2

1.264

Esempio 4
Esempio. La struttura in figura realizzata in lega dalluminio 2024-T4 (R=470 MPa, S =325
MPa) ed soggetta ad un carico F = -9001600 N; valutare il coefficiente di sicurezza per N =
6.0107 cicli, supponendo che la parte cilindrica tubolare, con De = 50 mm e Di = 38 mm e
che lincastro alla parete caratterizzato da un raccordo con r = 6 mm; per tale collegamento si
assumano Ktf = 1.70 e Ktt = 1.35, mentre per la lega utilizzata risulta = 0.517.
A) Costruzione del dominio di resistenza
(el. tubolare non rotante)

R 330 MPa

e 130 MPa

C L 1.0 A 95 0.01046 D e2

d eq 18.477 mm C D 0.896

CS 4.503 470
0.881 C T 1.0 C R 0.753 R 99.9%
e 1.0 0.896 0.881 1.0 0.753 130 77.272 MPa
0.265

m 0.9 R 423 MPa N 1000 cicli


a C N

423 C 103 k

77.272 C 5 108

a C 6 10 7

C 1035.477

k 0.1296

101.646 MPa

Si noti che questa a, rappresentando lampiezza del ciclo alternosimmetrico, risulta proprio
la e del dominio di resistenza
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56

Esempio 4

B) Stato di sollecitazione
K 1 q K tf 1 1.541
0.517 q 0.773 ff
K ft 1 q K tt 1 1.271
A 829.38 mm 2
I f 2.044 105 mm 4
I t 4.088 105 mm 4
M fa Fa L 2.0 10 5 mmN

M fm Fm L 5.6 10 4 mmN

M tm Fm a 7.0 10 4 mmN Ta Fa 1250.0 N

fa K ff

M fa D e
37.696 MPa
If 2

fm 19.555 MPa

M ta Fa a 2.5 10 5 mmN

Tm Fm 350.0 N

aM K ft

Ta
3.831 MPa
mT 1.073 MPa con 2.0
A
2 3 2 50.535 MPa
fa
aM
Punto B:
Punto A: aeq
2
2

meq fm 3 mM 14.150 MPa

M ta D e
19.432 MPa
It 2

mM 5.441 MPa

aT K ft

aeq 3 aM aT 40.293 MPa

meq 3 mM mT 11.282 MPa

Poich le sollecitazioni variano in modo proporzionale, il coeff. di sicurezza va valutato secondo il caso 3:
1.894 (punto A)

e 101.646 MPa
R 470 MPa
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N3

e R
mL

m R a e m 2.378 (punto B)

Diagramma di Goodman

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Diagramma di Goodman-Smith

Sullasse delle ordinate si riportano i valori


del carico di rottura statico Rm, del carico di
snervamento ReL, del limite di resistenza a
fatica pulsante dallo zero 'Fa e del limite di
resistenza a fatica alternata Fa.
Sullasse delle ascisse, invece, si riportano
le corrispondenti tensioni medie m.
Collegando i punti C, A, E, H, si ottiene la
linea LFmax delle tensioni limite massime di
fatica; congiungendo i punti D, B, F, K, G,
si ricava la linea LFmin delle tensioni limite
minime di fatica.
Infine, le due linee LFmax e LFmin sono
limitate allaltezza della tensione di
snervamento.
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Diagramma di Goodman-Smith

- il segmento AB rappresenta un ciclo


alterno asimmetrico;
il segmento CD rappresenta un ciclo
alterno simmetrico;
il segmento EF rappresenta un ciclo
pulsante dallo zero;
il segmento HG la linea della
deformazione plastica, corrispondente
al raggiungimento della tensione di
snervamento ReL.
Il diagramma di Goodman-Smith, quindi,
consente di leggere, per un valore
qualunque della tensione media, i rispettivi
valori delle tensioni limite
di fatica, corrispondenti ai diversi tipi di
sollecitazione.
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Diagramma di Goodman-Smith

max aR

2 a 0 aR

a0
a 0 s aR
m1
2 a 0 aR

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Diagramma di Goodman-Smith

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